PROFILO Mi chiamo Marilena Baggio sono architetto dal 1988 e

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PROFILO Mi chiamo Marilena Baggio sono architetto dal 1988 e
PROFILO
Mi chiamo Marilena Baggio sono architetto dal 1988 e paesaggista dal 1997.
Fin da piccola sono stata una curiosa con un forte senso della giustizia e una ammirazione per
quelle persone, sopratutto donne, libere nel pensiero e coraggiose nell'azione, capaci di seguire un
ideale con dedizione e ironia! Così in una delle mie interminabili discussioni nel lontano 2003, per
una scommessa fatta con un medico esperto di Medicine Naturali al quale dicevo: "Voi medici
olistici vi occupate della persona ma non dell'ambiente della persona in cui lavora o vive” La
risposta, è stata "Bene architetto, se ne occupi lei!"
Così ho iniziato ad occuparmi dell'ambiente inteso come cura, collaborando con il Centro Ricerche
in Bioclimatologia e Medicine Naturali, Centro Collaborante dell'Organizzazione Mondiale della
Sanità e insegnando poi alla Facoltà di Medicina dell'Università degli Studi di Milano.
Il mio lavoro nasce dall'osservazione della mancata qualità di vita del nostro vivere in città sempre
più malate che sono diventate dei non-luoghi con il desiderio di occuparmi dell'Abitare del mondo e
nel mondo secondo il concetto di Norberg Schulz. Un mondo inteso come organismo vivente che
ha bisogno di essere curato la cui "Medicina dell'Habitat" affonda le sue radici nella cultura della
cura secondo la Medicina Tradizionale Cinese, la medicina conventuale (in particolare di
Hildegarda di Bingen) e la psicologia comportamentale senza trascurare il supporto della botanica
e della composizione paesaggistica perché l’ambiente incide profondamente sullo stato di
benessere o malessere della persona. Così come un medico osserva il suo paziente, così
l'architetto deve osservare come l'uomo vive nel suo spazio e quali condizionamenti subisce
perchè l'abitare non è neutro, produce stress o relax. Da questo lavoro inter-multidisciplinare in
continua evoluzione è nato il confronto similitudini/diversità tra l'Architettura Organica e il FengShui da cui è nata una corrente di pensiero e quindi di vivere che è diventata la mia filosofia di fare
architettura in modo diverso: l'Architettura del Benessere. I miei primi maestri sono stati: A. Aalto
per la luce , A. Gaudì per la spiritualità, C. R. Mackintosh per il genius loci, C. Scarpa per i
materiali, F.L. Wright per la forma organica. Con l'aiuto della ricerca scientifica e con l'esperienza
lavorativa condivisa con diverse figure professionali il mio interesse si è spostato dalle dimore degli
uomini alle dimore degli dei, i giardini.
Credo che ogni luogo manifesti come le persone, una energia e così come il geomante e il
rabdomante allora captavano e incanalavano queste energie, ora arditamente considero
l'architetto il nuovo agopuntore, colui che individua nei meridiani, in questo caso luoghi strategici,
energeticamente importanti, (quelli che Renè Tome nella sua Teoria delle catastrofi parlava di
nuclei morfogenetici), capaci di liberare energie se pensati e costruiti per realizzare un abitare
poetico dell'uomo. Dunque intervenire secondo una agopuntura terrestre. I giardini sono questi
aghi per il benessere delle persone, intendendo per giardino sia un paesaggio che un semplice
vaso.
Per questo ho scoperto attraverso la ricerca scientifica e lo studio che i giardini terapeutici definiti
healing gardens o therapeutic gardens sono sicuri alleati ai diversi mali del nostro tempo, in
particolare contro lo stress, ma essi ci aiutano anche a coltivare il senso della bellezza e
dell’appartenere a un mondo in continuo divenire.
Le parole chiave della mia metodologia di lavoro sono: conoscenza, identita’, narrazione,
design, interdisciplinarieta’. Infatti oltre alla committenza, a un lavoro di progettazione
partecipata sono coinvolte a seconda dei progetti diverse figure professionali, quali il botanico, il
forestale, l’agronomo, l’ingegnere ambientale, il medico esperto in psicosomatica e medicine
naturali, il neuropsichiatra, il chimico, il biotecnologo, il sociologo, l’esperto in comunicazione e lo
economista.
Accanto a questa specifica tematica legata alla progettazione prevalente di luoghi di cura, terme,
ospedali o luoghi di infanzia ho realizzato anche diversi progetti di opere a verde, in particolare in
ambiti rurali e paesaggi culturali, aree ambientali critiche e degradate, aree urbane e industriali, di
edilizia domestica, social housing e ambienti di lavoro con un’attenzione allo studio dei benefici
delle piante indoor. I progetti descritti sono solo quelli pionieri riferiti ai giardini, frutto di
sperimentazione e di tentativi, in parte raggiunti altri solo progettuali, per continuare nella sfida
iniziale di quel 2003 e raccontare che la più bella soddisfazione è quando chi frequenta questi
luoghi che alle fine ti dice:" Qui mi sento a casa!" come il piccolo Knut nel racconto norvegese di
Tarji Vesaas L'ultimo a rincasare.