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S E T T E M B R E 2 0 0 8 Mensile edito dall'Associazione di promozione sociale senza scopo di lucro Partito Pirata Iscrizione Tribunale di Rovereto Tn n° 275 direttore responsabile Mario Cossali p.IVA/CF01993330222 anno 1 numero 10 prezzo di vendita: OpenContent (alla soddisfazione del lettore) 10 *L'oscuramento di ThePirateBay di A. Bottoni *Federico Bruni intervista John Sullivan *Guida essenziale al mondo Ogg/Flac *Malastrada risponde a F. Bruni L'oscuramento di ThePirateBay Uno scandalo tipicamente italiano Cos'è successo Il giorno 8 Agosto 2008, mentre l'intera popolazione italiana era intenta a godersi le olimpiadi di Pechino all'ombra dello stabilimento balneare, un comunicato stampa di FIMI, pubblicato sul suo sito (www.fimi.it) annunciava l'oscuramento del più famoso “tracker” di BitTorrent: ThePirateBay.org. La notizia è arrivata alla stampa solo un paio di giorni dopo e, più o meno nello stesso momento, i provider hanno cominciato ad oscurare il sito. In realtà, solo una parte dei provider ha oscurato TPB e non tutti lo hanno fatto nello stesso modo. Alcuni hanno solo cancellato la relativa voce dai loro DNS, altri hanno rediretto il traffico verso il PC dell'utente (127.0.0.1) ed altri ancora hanno rediretto il traffico degli utenti verso un server di una organizzazione internazionale che si occupa di identificare e denunciare coloro che scaricano illegalmente file coperti da copyright (Pro Music). In seguito, la Guardia di Finanza di Bergamo ha rivendicato la paternità di questo reindirizzamento. Attualmente, TPB è raggiungibile senza nessun artifizio da alcuni provider mentre per altri è necessario usare dei DNS alternativi (come www.opendns.com) o far uso di un proxy anonimizzante come www.pagewash.com . Pirateria e Diritti Processuali Nessuno di noi ha intenzione di difendere coloro che diffondono materiali coperti da diritto d'autore attraverso Internet. L'attuale legge sul diritto d'autore è certamente discutibile e va sicuramente modificata ma, fintanto che esiste, va rispettata. Questa è sempre stata la posizione ufficiale del Partito Pirata Italiano. È stata decisa al momento della nascita di questa associazione ed è stata ribadita più volte in molti documenti ufficiali. Tuttavia, nel caso dell'oscuramento di ThePirateBay, la pirateria c'entra veramente molto poco. Non è stata identificata nessuna persona che abbia fisicamente scambiato file coperti da copyright attraverso TPB. Non è mai stata notificata nessuna contestazione che riguardasse questo reato, né a TPB né a nessuno dei suoi utenti. Non è mai stato chiesto a TPB di rimuovere nessun file dai suoi elenchi. Addirittura, gli amministratori di TPB non sono mai stati contattati dalle nostre forze dell'ordine o dalla nostra magistratura. Nemmeno gli utenti di TPB sono mai stati contattati da nessun rappresentante della Legge. In buona sostanza, il reato di violazione della legge sul diritto d'autore non è mai stato effettivamente rilevato e non è mai stato contestato a nessuno durante questa indagine e, di conseguenza, non ha mai potuto essere al centro dell'indagine. Tutta l'indagine è stata condotta nell'ipotesi, assolutamente delirante, che il server di TPB, per sua natura, favorisse una inevitabile e preponderante attività di scambio abusivo di materiali coperti da diritto d'autore. A supporto di questa tesi, chi ha steso il decreto di sequestro preventivo ha usato le stesse parole contenute nel “mantra” che FIMI recita da sempre: il 99% dei file elencati da TPB è illegale. Nessuno di noi ha nessuna intenzione di negare l'evidenza: il 99% dei file elencati dal sito di TPB è coperto da diritto d'autore e non può essere scambiato tra privati in questo modo. Ma non è questo il punto. ThePirateBay è un sito web come molti altri. Ha un host e degli amministratori di sistema come qualunque altro sito. Perché questi amministratori non sono mai stati contattati dalla Magistratura italiana per chiedere loro di rimuovere uno o più file coperti da diritto d'autore? Certo, se la Magistratura avesse agito in questo modo si sarebbe scontrata con la loro prevedibile resistenza ma resta il fatto che la Magistratura e la Guardia di Finanza non hanno nemmeno tentato di ottenere l'interruzione del presunto reato. Cosa ancora più grave: non hanno nemmeno tentato di contestare il reato ai presunti colpevoli. Anzi: non hanno tentato di contattarli in nessun modo (nonostante esista un apposito modulo sul loro sito). E questo non è tutto. Le indagini contro TPB hanno preso l'avvio da una denuncia presentata da FIMI (Federazione dell'Industria Musicale Italiana). Per stessa ammissione di FIMI e della Guardia di Finanza, durante tutta la loro durata, le indagini sono state seguita dall'interno dal personale di FPM (Federazione contro la Pirateria Musicale), una organizzazione interna a FIMI. Secondo la GdF e FIMI, FPM ha fornito la consulenza tecnica necessaria allo svolgimento delle indagini. In altri termini, durante tutto lo svolgimento delle indagini, la parte avversa a ThePirateBay è stata presente, al fianco del personale della GdF, ed ha avuto accesso esclusivo alle prove. Peggio ancora: era proprio il personale di FPM, nella veste di consulente tecnico, a dover reperire, conservare ed interpretare queste prove. Al termine di queste indagini, è stato emesso un decreto di sequestro che riporta frasi e concetti tipici dei “mantra” anti-pirateria di FIMI. Chi ha realmente redatto questo documento? E, di conseguenza, chi ha realmente ispirato, gestito e controllato queste indagini? Qual è stato il vero ruolo di FIMI ed FPM in tutta questa vicenda? Se tutto questo non vi sembrasse ancora abbastanza sospetto, tenete presente che il sito verso il quale è stato rediretto il traffico degli utenti è un sito di Pro Music, una associazione che si occupa di lotta alla pirateria musicale all'interno di IFPI. IFPI è l'associazione internazionale di cui fa parte FIMI e Pro Music svolge più o meno le stesse funzioni di FPM. In buona sostanza, siamo di fronte ad una indagine condotta in modo semplicemente scandaloso, in palese violazione dei più elementari diritti dell'imputato. Pirateria e Privacy Il privato cittadino che avesse tentato di raggiungere il sito ThePirateBay.org dopo il 12 Agosto 2008 attraverso alcuni dei provider italiani (Fastweb e 3HG, sembra), sarebbe stato reindirizzato su una pagina di notifica della Guardia di Finanza di Bergamo ospitata da uno dei server di Pro Music. Come abbiamo detto, Pro Music è legata da vincoli associativi a chi ha fatto causa a TPB, cioè FIMI, ed ai consulenti che hanno assistito la GdF nella esecuzione delle indagini, cioè FPM. In altri termini, gli utenti italiani interessati ai servizi di TPB sono stati buttati, a loro insaputa e senza nessun avvertimento, nella rete di una associazione straniera che, di mestiere, persegue coloro che violano le leggi sul diritto d'autore. Uno dei più noti tecnici di informatica forense italiani, Matteo Flora (www.lastknight.com) ha pubblicato un articolo ed un video in cui dimostra come Pro Music possa essersi facilmente impossessata di tutte le informazioni degli utenti (memorizzate nei cookie) e possa averle usate per accedere a loro nome a TPB per effettuare dei download illegali (e costruire in questo modo delle prove a loro carico). In altri termini, Pro Music potrebbe aver partecipato ad un'azione di “phishing” gentilmente costruita a suo esclusivo vantaggio dalla Guardia di Finanza italiana, in violazione dei più elementari diritti dei cittadini, a partire dal diritto alla privacy. Pirateria e Net Neutrality Internet è una infrastruttura di comunicazione, non un supermercato. Appartiene a tutti coloro che ne sostengono le spese, a partire dagli internauti che pagano un canone per accedervi e dai web master che pagano un host per essere presenti su di essa. La gente paga per sfruttarne le caratteristiche di infrastruttura nel modo che ritiene più opportuno, come paga il pedaggio dell'autostrada per andare dove vuole. Tra i servizi disponibili su Internet c'è anche BitTorrent, il sistema di cui fa parte TPB. Per quale motivo, un privato cittadino che non ha commesso nessun reato deve trovarsi nella impossibilità di accedere ad uno dei server di BT, come TPB? Se qualcuno ha scaricato qualcosa di illegale, da TPB o da un altro sito, è questo specifico “pirata” che deve essere perseguito. Sua è la colpa e sue devono essere le conseguenze. Cosa c'entriamo noi, cittadini italiani innocenti, in tutto questo? Link ai link ai contenuti TPB fornisce due diversi tipi di servizio: agisce da “elenco” e “deposito” di file .torrent e agisce da “arbitro” e da “deposito di informazioni” durante lo scambio di file tra i PC degli utenti. Questi due ruoli si chiamano “indexing” e “tracking”. Il primo ruolo, quello di indexing, è del tutto analogo a quello svolto da qualunque sito di “directory” del web, come le “categorie” di Google, la “directory” di Yahoo e soprattutto la directory di dmoz.org. Come avviene su dmoz.org, sono gli utenti che pubblicano i link sotto la loro responsabilità. Il gestore del sistema non è nella posizione tecnica di sapere se questi link portino a materiale coperto da diritto d'autore o meno. Ciò che pubblicano gli Su dmoz.org vengono pubblicati dei link HTML a dei contenuti (pagine web e simili) che risiedono su dei server. Su TPB vengono pubblicati dei link HTML a dei link di tipo .torrent i quali, a loro volta, portano a dei contenuti (file MP3 o simili) che risiedono sui PC degli utenti (non su dei server e meno che mai sul server di TPB). Il secondo ruolo, quello di tracking, è simile a quello svolto dai router di Internet. I router instradano i pacchetti verso le sottoreti e verso i server di destinazione. In pratica, agiscono da “scambi ferroviari” della Rete. Il tracker svolge una funzione simile ma molto meno cruciale: si limita a fornire un elenco iniziale di PC da cui scaricare il file ed a mantenere aggiornata una tabella con i PC che via via si aggiungono allo “sciame” di download. Il ruolo del tracker è così secondario che esistono da anni sistemi che non fanno più uso di esso (le reti BT che usano DHT come protocollo di tracking). Se il solo fatto di fornire un servizio di indexing e di tracking costituisce reato, allora l'intera Internet è illegale, visto che i servizi di directory e di routing che essa inevitabilmente deve fornire possono essere usati, e sono effettivamente usati nel 99% dei casi, per scambiare illegalmente file coperti da diritto d'autore. Se la responsabilità è individuale, allora Internet e TPB sono entrambe innocenti e vanno perseguiti gli specifici “pirati”. Se la responsabilità non è individuale, allora Internet e TPB sono entrambe colpevoli, nello stesso modo, e vanno entrambe chiuse. Pronto? Qui Svezia... ThePirateBay viene perseguitata da anni da quasi tutte le associazioni e le aziende che operano nel settore dei contenuti. Ha già subito svariati processi in Svezia ed è sempre risultata innocente. La legge svedese prevede che il gestore di un sito web, o di una infrastruttura, di qualunque tipo, non sia responsabile dell'uso che ne fanno i suoi utenti. I gestori di TPB non sono responsabili, nel loro paese, dell'uso che i loro utenti fanno del servizio che loro mettono a disposizione. Non sono nemmeno tenuti ad esercitare nessuna forma di sorveglianza. TPB ha potuto risultare innocente anche perché il server, come tale, non entra mai in contatto con nessuno dei file che vengono scambiati, siano essi legali o illegali. TPB entra in contatto solo con dei link a dei PC che contengono questi materiali. Sono gli utenti a detenere questi file sui loro PC ed a scambiarli direttamente tra loro. TPB fornisce solo l'infrastruttura tecnica necessaria a questi utenti per “scoprirsi” l'un l'altro ed entrare in contatto. TPB non è nella posizione tecnica di sapere se i materiali a cui fanno riferimento questi link siano coperti da diritto d'autore o meno. Per poterlo sapere, dovrebbe scaricare ognuno di questi file ed avviare una vera inchiesta su ogni singolo caso. Soprattutto, il servizio messo a disposizione da TPB non è orientato in modo specifico allo scambio di file illegali: può essere usato (ed è effettivamente usato) per scambiare file di qualunque tipo, ad esempio le distribuzioni di Linux (coperte da una licenza che autorizza questo tipo di distribuzione). Certo, sulle pagine del suo sito TPB dichiara apertamente di non essere disponibile a rimuovere nessun file dai suoi elenchi solo sulla base di una pretesa violazione del copyright. Questa è una posizione politica espressa da liberi cittadini svedesi su un sito che opera sul territorio svedese. Non può essere intesa come “incitazione a delinquere” o cose simili in Italia. Non è nemmeno destinata ai lettori italiani (è in inglese). Non solo: questa posizione politica stabilisce come i gestori del sito intendono agire in caso di ipotetiche richieste di rimozione di materiali. Non dice nulla riguardo a come gli utenti dovrebbero comportarsi riguardo al copyright. Infine, esistono diverse leggi europee, derivate da apposite “direttive”, che stabiliscono il diritto di un operatore internet di agire liberamente sull'intero territorio dell'unione, una volta che siano rispettate le leggi del paese in cui l'operatore risiede (la Svezia, nel caso di TPB). Oscurare un sito di un operatore straniero in questo modo è palesemente illegale. Le azioni di contrasto A seguito di questa scandalosa vicenda, molte associazioni di utenti hanno deciso di intervenire a difesa dei loro associati e dei cittadini italiani. Lo hanno fatto ADUC ed ALCEI, con degli esposti alla Magistratura, e lo sta facendo anche il Partito Pirata Italiano. Quando leggerete queste righe, saranno già stati depositati due ricorsi. Il primo è una denuncia a carico della Guardia di Finanza di Bergamo per lo scandaloso caso di “phishing” prodotto dal reindirizzamento del traffico degli utenti italiani verso il sito di Pro Music. In questo caso noi ravvisiamo una evidente violazione della legge sulla privacy ed un probabile abuso di ufficio (il decreto di sequestro parlava di blocco del traffico, non di reindirizzamento). Il secondo è un esposto alla Magistratura per chiedere che si indaghi sul ruolo realmente svolto dalle varie parti (Guardia di Finanza, Magistratura, Consulenti tecnici, etc.) nella esecuzione delle indagini a carico di TPB. In questa istanza chiederemo anche che si indaghi per stabilire se sono stati rispettati i più elementari diritti dell'accusato, tra cui il diritto ad essere informato dell'esistenza di una indagine a suo carico ed il diritto a nominare un difensore. Si noti, infatti, che TPB non risulta aver avuto nessuna notifica da parte della Magistratura italiana nemmeno al momento in cui scrivo queste righe (1 Settembre 2008), cioè ben 20 giorni dopo che è stato eseguito il sequestro del sito e che quindi è venuta meno ogni esigenza di segretezza dell'azione giudiziaria. Ovviamente, i proprietari di ThePirateBay stanno già portando avanti una loro azione legale contro la Magistratura italiana. Alessandro Bottoni Segr. Assoc. Partito Pirata Italiano Play OGG – John Sullivan di Free Software Foundation intervista di Federico Bruni Come è nata la campagna PlayOGG? C'è stata una ragione o una circostanza particolare che ha spinto FSF a sostenere i formati aperti per l'audio proprio un anno fa? La FSF incoraggia da tempo i distributori e i creatori di musica ad usare formati liberi da brevetti e DRM. Con la crescente quantità di materiale multimediale che viene distribuito online, e i crescenti problemi che questo stava creando per il software libero, decidemmo che questi sforzi meritavano una campagna mirata. Non era poi passato molto tempo da alcune notizie problematiche di grande rilievo a proposito dei brevetti Mp3 – come la sconfitta in tribunale di Microsoft contro Alcatel-Lucent. Il problema principale degli Mp3 è che tutti gli sviluppatori di software, per poter scrivere programmi che implementino il formato Mp3, devono pagare una licenza. Puoi riassumere gli effetti negativi – economici, etici,.. - di tale situazione? E quali cambiamenti positivi porterebbe un'ampia diffusione di Ogg? Richard Stallman probabilmente spiega meglio i problemi generali con i brevetti in questo suo articolo: http://www.gnu.org/philosophy/software-literarypatents.html. È impossibile per un programmatore essere sicuro, mentre scrive un programma, di non stare camminando su un terreno minato da qualche brevetto -- ogni programma contiene molte idee, e ognuna di queste idee può essere coperta da un brevetto. La multa contro Microsoft per violazione di brevetto era originariamente di 1,5 miliardi di dollari! Questo è molto intimidatorio per uno sviluppatore di software libero. Brevetti come questi sono un altro meccanismo legale che nega le libertà di base che utenti e sviluppatori dovrebbero avere. Ogg invece è sicuro – i programmatori sanno di poter scrivere programmi che utilizzano il formato senza rischiare di camminare su un terreno minato, almeno in quell'area. Ogg è anche libero da DRM, dunque una sua larga adozione sarebbe una forte affermazione contro la capacità dei distributori di contenuti di restringere la libertà dei loro clienti. Il fatto che Ogg sia libero da DRM potrebbe limitare la sua adozione da parte dell'industria dei contenuti? Si tratta di un problema concreto? Ad esempio, questa è proprio la ragione per cui il W3C non ha ancora incluso Ogg Theora come standard video per il web. Cosa ne pensi? Non crediamo che questo limiterà l'adozione del formato, ma abbiamo organizzato la campagna perché c'è ancora lavoro da fare per assicurarsi che questa adozione avvenga. Neanche alle aziende piace essere portate in tribunale per i brevetti sui formati. Le tecnologie di Digital Restrictions Management stanno progressivamente passando di moda, dal momento che sempre più persone diventano consapevoli dei modi in cui questi sistemi sono contrari a importanti libertà. Il nuovo negozio di musica Mp3 libera da DRM di Rhapsody, per esempio, si promuove esplicitamente con un appello alle idee di libertà. Il prossimo logico passo per loro ed altri è passare a un formato libero da brevetti. Non è per niente un affare fatto – ci vorrà del duro lavoro – ma ci sono segnali che indicano che la sua ampia adozione è raggiungibile. Per quanto riguarda Ogg Theora quale standard per il web, Mozilla si è impegnata a includere il supporto nativo per Ogg in Firefox 3.1. Questa scelta andrà nella direzione del lungo cammino verso l'ampia adozione di Ogg. Ci sono delle ragioni per cui le persone potrebbero non scegliere Ogg? Credo che l'unico problema sia forse il supporto hardware, anche se ci sono alcuni lettori multimediali che supportano Ogg e perfino Flac (come i prodotti di Cowon, ad esempio). Ma il consumatore medio è solito scegliere ciò che è di moda (iPod, iPhone, etc.) ed è poco consapevole della questione delle libertà; dunque è principalmente un problema di informazione ed educazione. Cosa ne pensi? Si tratta anche di un problema di software libero. Il fatto che molti di questi dispositivi portatili non permettano (o rendano difficile) agli utenti di modificare e migliorare il loro software significa che c'è una barriera che impedisce agli utenti di scegliere le cose che vogliono, come i formati liberi. Bisogna lavorare sia sul lato dell'offerta – incoraggiando i produttori di hardware a supportare Ogg, e i distributori di contenuti e i creatori ad usare Ogg – sia sul lato della domanda, portando l'informazione là fuori per aumentare la consapevolezza tra le persone che comprano questi dispositivi e contenuti. Tuttavia esistono delle opzioni hardware disponibili, dunque non credo che questo sia l'ostacolo primario. Sarà fantastico quando sarà facile per le persone usare Ogg, ma la cosa più importante è ancora sensibilizzare sul valore e l'importanza dei formati liberi. Quando la gente comprende questa importanza, è disposta ad affrontare qualche inconveniente – e in seguito, più persone comprendono, più diventa conveniente nel tempo. Forse la domanda è più importante perché può influenzare l'offerta. Quali produttori e quali negozi di musica online o radio ti senti di consigliare a coloro che intendono sostenere Ogg? In primo luogo, vogliamo trasmettere un insieme di valori diversi da quelli tipici del consumatore. I produttori dovrebbero supportare i formati liberi come Ogg per ragioni etiche, e non solo perché la gente vuole comprarli. È difficile per noi consigliare dei lettori portatili di musica ora come ora, perché purtroppo quasi tutti, anche quelli che supportano Ogg, supportano anche i formati DRM – il che vuol dire che comprandone uno si premiano le aziende che producono sistemi DRM. Questo tipo di problema si pone se usiamo un approccio rivolto solo alle questioni di mercato – i produttori magari inizieranno ad offrire il supporto ad Ogg, ma non si faranno problemi a continuare ad offrire anche il supporto a DRM e MP3, perfino sugli stessi dispositivi. Dunque è importante, quando ci avviciniamo a questi temi, che ne parliamo come una questione etica. Questo è in parte il motivo per cui abbiamo dato enfasi alle stazioni radiotelevisive pubbliche come punto di partenza della campagna di supporto a Ogg. Le considerazioni etiche fanno già parte del loro operato e quindi sono spesso più aperte ad ascoltare questi problemi. Abbiamo una lista dei siti che trasmettono o offrono contenuti in Ogg, a questo indirizzo: http://www.fsf.org/resources/formats/ogg_data/oggsites. La campagna PlayOGG ha solo un anno di vita...comunque, quali risultati ha prodotto finora? E quali sono le aspettative per il futuro? Abbiamo più di mille persone che hanno espresso il desiderio di aiutare la campagna e si sono iscritte alla mailing list per ricevere gli aggiornamenti e gli avvisi sulle azioni. Abbiamo appena concluso una grande iniziativa pubblicitaria per VLC, un lettore multimediale e software libero multipiattaforma che la gente può usare per riprodurre i file Ogg. In precedenza eravamo riusciti a far fare uno streaming in diretta in Ogg Vorbis a un'importante stazione radio pubblica, la WBUR di Boston. Le persone si sono sintonizzate per mostrare il proprio sostegno su http://www.wbur.org/listen/. Puoi indicarci i modi in cui le persone possono dare il proprio contributo affinché questa campagna abbia successo? In tutto il mondo ci sono stazioni radio locali che trasmettono online, utilizzando formati proprietari. Queste stazioni hanno molto a cuore il proprio pubblico locale, dunque un importante contributo sarebbe quello di organizzarsi con altri che vivono in una stessa zona per contattare la propria stazione locale e chiederle di aderire a "Play Ogg". Si può aiutare anche iscrivendosi alla mailing list per ricevere gli aggiornamenti e gli avvisi relativi alle azioni in corso, inserire i bottoni grafici della campagna sui propri blog e siti web, e assicurarsi che qualsiasi audio e video distribuito da loro stessi sia disponibile nei formati Ogg. La base di tutte le campagne di FSF è il nostro programma per i membri associati, dunque si può aiutare anche facendo una donazione e partecipando: http://fsf.org/join. Link: http://www.fsf.org/news/playogg.html http://www.fsf.org/resources/formats/playogg http://en.wikipedia.org/wiki/Ogg http://www.xiph.org/ http://www.rockbox.org/ http://en.wikipedia.org/wiki/MP3#Licensing_and_patent_issues http://en.wikipedia.org/wiki/Alcatel-Lucent_v._Microsoft http://www.wired.com/software/coolapps/news/2007/05/playogg http://www.boingboing.net/2007/12/09/nokia-to-w3c-ogg-is.html http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2138017 http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2143288 Guida essenziale al mondo Ogg/Flac di Federico Bruni Se l'intervista precedente non vi ha convinto, e se siete interessati ad approfondire le questioni giuridiche e tecniche dei brevetti software, trovate alcuni documenti interessanti qui: http://www.italy.fsfeurope.org/projects/swpat/documents.it.html. Se invece vi sentite già empaticamente favorevoli all'idea che la tecnologia debba essere *libera*, per gli sviluppatori come per gli utenti, vi invito a seguirmi in questa breve guida step by step al mondo dei formati audio/video liberi. Passo 1: rippare i propri cd Estrarre i propri cd, regolarmente acquistati, e trasferirli su un hard disk per avere una copia di backup, è assolutamente legale oltre che molto comodo: se vai in vacanza, invece di portare 200 dischi ingombranti e preziosi, puoi comprare un hard disk capiente in cui inserire i file della tua collezione musicale. L'altro grande vantaggio è il poter accedere a questa musica attraverso programmi – come iTunes, per intendersi – che permettono di trovare facilmente i brani o i generi musicali che si desiderano, senza perdersi tra mille cartelle. Ci sono tanti software disponibili, in gran parte gratuiti e open source; trovate una lista aggiornata qui: http://en.wikipedia.org/wiki/CD_ripper. Per Linux consiglio Soundjuicer, estremamente semplice e funzionale. Su Windows, una buona soluzione può essere CDex. Ecco i passi fondamentali per fare un trasferimento a regola d'arte (uso Soundjuicer su Linux come esempio, ma i concetti di base valgono per qualsiasi applicazione): - essere connessi a Internet. Non è indispensabile, ma è molto utile: infatti, appena inserito il cd, Soundjuicer va alla ricerca della lista dei brani su MusicBrainz, un database online contenente migliaia di album e tutte le informazioni necessarie (titolo, artista, durata dei brani, etc.). La buona notizia è che vi risparmia la fatica di scrivere il nome dei brani uno ad uno, a patto ovviamente che il disco sia presente nel database (se non c'è potete inviare i dati a MusicBrainz, così che in seguito altri possessori di quel disco non debbano scrivere tutto a mano; bisogna però registrarsi). - Naturalmente, tutto può essere modificato. Se preferite i titoli in un altro modo, non dovete far altro che cliccarci sopra e scrivere quel che volete. Tenete conto di questo: le caselle Titolo e Artista in alto daranno il nome alle cartelle pre- senti nella vostra cartella Musica; modificando il campo artista si modifica in automatico anche il tag Artista (quello che si trova accanto ad ogni traccia). Capita a volte, ad esempio con le raccolte di autori vari, che si voglia inserire dei tag artista diversi dal nome della cartella che li contiene. In questo caso, se il database ha inserito correttamente i diversi artisti traccia per traccia, guai a modificare il campo Artista in alto, ovvero il nome della cartella...altrimenti il tag artista verrà riscritto e vi toccherà riscaricare le informazioni dal database online (Ctrl+R). I nomi delle cartelle possono essere comunque semplicemente rinominate dopo l'estrazione. Anche i tag possono essere modificati, ma in questo caso è richiesto l'utilizzo di software appositi, come Easytag (software libero multipiattaforma), e la procedura è più complessa. - A questo punto non ci resta che eseguire l'estrazione. In Modifica>>Preferenze è possibile decidere il formato che desideriamo. Per i file musicali abbiamo tre opzioni di default: qualità cd con perdita (Ogg a 160k), qualità cd senza perdita (Flac) e l'Mp3. È possibile aumentare o diminuire il bitrate di default cambiando il profilo di ciascuna opzione: basta modificare la stringa Pipeline Gstreamer in Modifica profili. Trovate delle istruzioni su come fare qui: http://wiki.ubuntu-it.org/Multimedia/Audio/SoundJuicer. Ecco fatto, non resta che copiare la libreria musicale su hard disk o lettori portatili. Passo 2: ascoltare Ogg/Flac Quali media player sono in grado di riprodurre i file Ogg e Flac? Non tanti, purtroppo. Il più conosciuto ad esempio, iTunes, ha un supporto molto limitato. Trovate tutte le informazioni utili qui: http://en.wikipedia.org/wiki/Comparison_of_media_players. Il software migliore è probabilmente VLC, un software libero multipiattaforma capace di aprire qualsiasi cosa. Se invece desiderate qualcosa di più raffinato, ovvero capace. come iTunes, di creare playlist e di selezionare facilmente la propria musica visualizzando i generi e gli album attraverso una bella interfaccia, anche qui esiste tanto software libero, ben disposto nei confronti dei formati liberi da brevetto: Banshee e Amarok (solo per Linux), e Rhythmbox (multipiattaforma). Passo 3: trovare musica/voce/video in formato Ogg Ricordo questo link: http://www.fsf.org/resources/formats/ogg_d ata/oggsites. Conviene tenere presente che Ogg è un formato contenitore che può includere diversi codec audio/video: Vorbis per la musica, Theora per i video, Speex per la voce. Dunque la campagna PlayOgg si rivolge a tanti diversi soggetti che offrono vari tipi di contenuti multimediali: dalle radio agli audiolibri (LibriVox), dalle Tv ai portali di musica (Jamendo). Torneremo su alcuni di questi progetti nei prossimi numeri di Piratpartiet. Passo 4: creare Ogg Ovviamente, se siete musicisti, autori di podcast, video, audiolibri, etc. potreste prendere in considerazione l'idea di diffondere questi contenuti in Ogg. Anche qui non sono i software a mancare. Ad esempio, per l'audio esistono Audacity (editor multipiattaforma semplice da usare) e Ardour (per Linux e Mac), più complesso ma di livello professionale. Passo 5: l'hardware per Ogg/Flac Ecco, questo è l'unico punto leggermente dolente della questione...almeno per il momento. Tuttavia bisogna dire che, pur se rari, esistono dei prodotti che supportano Ogg, e in alcuni casi anche Flac. Il fatto è che spesso sono un po' più costosi rispetto alla media; del resto pare – a giudicare dai commenti in vari forum – che abbiano una qualità migliore dei lettori più venduti, come gli iPod. Una guida completa e aggiornata dei dispositivi supportati è presente nel wiki della Xiph Foundation, la fondazione che si occupa dello sviluppo di Ogg: http://wiki.xiph.org/index.php/PortablePlayers. Come regola generale, consiglio di cercare informazione nei forum adatti prima di procedere all'acquisto. Comunque, i lettori portatili più amati dalla comunità Linux sembrano essere i Cowon e gli iRiver. Io consiglierei di scegliere possibilmente le marche supportate da Rockbox, un firmware open source che può affiancare i firmware dei produttori e che è in grado di riprodurre sia Ogg che Flac. Attualmente, Rockbox gira solo su alcuni lettori, elencati nella home del progetto: http://www.rockbox.org/. Ma ci sono altri port in corso (http://www.rockbox.org/twiki/bin/view/Main/TargetStatus#Pre_Development _Ports); chi ne ha la capacità e la volontà può anche proporre dei port a nuovi dispositivi. Come diceva John Sullivan nell'intervista, si tratta prevalentemente di un problema di libertà del software: finché i firmware che fanno funzionare i dispositivi vengono prodotti in modo esclusivo dalla casa madre, gli utenti non potranno che subire le scelte imposte dall'alto da ogni singola azienda. Ma se esiste un buon software libero capace – come Rockbox – di funzionare su diversi dispositivi, allora gli utenti possono risolvere il problema alla radice. Federico Bruni Risposta di Malastrada sull'utilizzo delle licenze Creative Commons Scrivo queste righe in riferimento ad una recente comunicazione con Federico.......che pone questioni di non poco conto che ci permettono di mettere un punto (esterno) ad una discussione che abbiamo più volte affrontato (internamente, cioè tra noi e nelle occasioni di proiezione). Premetto intanto di essere molto colpito dalla recensione pubblicata su Piratpartiet n°9: in qualche maniera riesce a stendere un percorso tra due esperienze filmiche parecchio differenti tra loro (13 variazioni e meme pere), anche se ci sarebbe parecchio da dire a riguardo. Credo però sia poco importante in questa sede, cercherò piuttosto di dare seguito alle critiche mosse in relazione all'utilizzo delle licenze CC. E' necessario ripercorrere a ritroso alcuni passi. Sin dal momento dell'uscita di 13 Variazioni su un tema Barocco, avevamo avuto l'idea che in qualche modo nel panorama cinematografico italiano, era stato compiuto un passo non indifferente dal punto di vista delle licenze e delle potenzialità insite (e più volte già discusse) del “materiale” pubblicato in tal modo. In questo senso giudichiamo 13 Variazioni come un esperimento piuttosto puro. Se infatti da una parte le musiche di Lee Madderford permettono di costruire una colonna sonora al film di una qualità molto elevata a costo zero, dall'altra l'aspetto determinante passato completamente inosservato è stato l'utilizzo di più di un quarto d'ora di materiale di archivio audiovisivo scaricato dal sito www.archive.org, all'interno del quale abbiamo ritrovato l'intero Prelinger Archive pubblicato addirittura in Public Domain, vale a dire che potevamo fare esattamente quello che volevamo con tutto il materiale (tra le altre cose in alta qualità!). Questo comportò un vantaggio abnorme nella costruzione filmica, soprattutto per un documentario, utilizzavamo cioè materiale di archivio di assoluta pertinenza con il film che costruivamo, senza dover passare da nessun detentore di diritti e, meglio ancora, senza doversi relazionare con una struttura sciacallica come la Rai che, ad esempio, continua a chiedere circa 2000 € al minuto per materiale contenuto nei “propri” archivi. Detto ciò il film veniva rilasciato con licenza CC e il ciclo si chiudeva. Concepita l'entità dell'esperimento prendemmo contatto con il lead italiano di creative commons argomentando il tutto. Proponevamo un incontro, un studio, una pubblicazione per rendere chiaro ciò che avevamo fatto e divulgare una metodologia di base che, magari, sarebbe potuta risultare utile anche per altri cineasti, ed in ogni caso poteva rappresentare un “caso” italiano nel panorama internazionale delle CC. Mandammo il dvd a Torino e dopo una ventina di giorni arrivò una lettera con l' intestazione del politecnico contenente un cartoncino ben rifinito con su scritto a penna “ il dvd è arrivato, grazie, lo vedrò il prima possibile, Juan”; da là più nulla. Considerato come piacevole il gesto elegante, questo episodio definì in maniera più chiara quale poteva essera la nostra posizione nei confronti di un progetto che non è il nostro, e in che senso la malastrada.film avrebbe continuato a utilizzare quel tipo di licenze. La scelta in effetti non fu minimamente discussa nel momento in cui ci ritrovammo a progettare il percorso di creazione e diffusione (rispettivamente i due ex concetti di produzione e distribuzione) di Meme Pere Meme Mere. Dopotutto avevamo alla mano dati piuttosto confortanti rispetto a 13 Variazioni: 600 copie preacquistate dai coproduttori, circa 600 copie vendute tra proiezioni, web e librerie, più di quaranta proiezioni in tutta italia, più di 3000 visioni da arcoiris.tv e chissà quanti download dalla rete p2p. Era chiaro che avremmo continuato per quella strada, come diventava sempre più chiaro il perché di questa scelta. In questo senso, dopo la prima esperienza, non ritenevamo più necessario ideologizzare l'utilizzo di licenze CC o simili, ma applicarle, punto. La questione divenne di sostanza analizzando cioè nel contemporaneo la caratterizzazione del nostro lavoro in tutto il suo processo, da quello creativo a quello distributivo appunto. Detto ciò, per una struttura come malastrada.film, politicamente, creativamente e volutamente “altro” rispetto all'industria cinematografica, il concetto dell'applicazione delle licenze libere diventava (ed è) necessariamente una questione di opportunità e interesse: non blindando il nostro lavoro potevamo e possiamo contare su una più rapida circolazione delle nostre opere, dei nostri film. La questione diventa di interesse (e non ideologica dunque) nel momento in cui spostiamo il nostro fare dall'aleatoria concezione di una diffusione del sapere libero, alla ragionata e ricercata intenzione di far circolare massicciamente ciò che noi pensiamo attraverso i nostri film. Per quanto la linea di demarcazione tra i due confini:“il libero sapere” da un lato e “il nostro sapere” dall'altro possa essere abbastanza sottile, evidenziare in questa sede questo preciso approccio mi sembra determinante per chiarire un equivoco di fondo che si ripropone continuamente, restituendo sinceramente la nostra opinione e contestualizzando l'uso di queste licenze ad un settore economico (creazione e diffusione di cinema di ricerca) quasi invisibile ma che in questo momento, nel nostro caso, determina in qualche modo (e completamente) la nostra dimensione lavorativa. Per cui da questo momento in poi l'utilizzo da parte nostra delle licenze creative commons risponde a due considerazioni principali (mutevoli anche loro, nel divenire periodico delle considerazioni): 1) Creative Commons è il luogo di una precisa contestualizzazione culturale contemporanea alla quale ci rivolgiamo (fare molta attenzione a non trasformare questa frase nella generica versione/visione di “marketing culturale”, si perderebbero in tal senso le caratteristiche di: generazione, epoca, evoluzione) 2) Creative Commons ha definito in poco tempo un linguaggio (e in questo caso si, un logoconcetto) capace nell'immediato, sinteticamente e chiaramente, di dare istruzioni rispetto all'utilizzo possibile di una determinata opera, di cui ci serviamo. Detto ciò mi ricoleggo a “quell'enorme svista” di cui parla l'autore dell'articolo, dovendoci accorgere sinceramente che di “svista” si è trattato. Ciò nella misura in cui, l'autore stesso chiarisce, intuendolo, quale sia il nostro orientamento rispetto alla “sensibilizzazione” di un “pubblico” alle CC. Per 13 Variazioni controllammo per tre mesi filati la rete p2p per vedere quando qualcuno avrebbe messo in circuitazione il film (faceva parte del nostro studio sull'utilizzo di queste licenze), ci interessava capire (e continua ad interessarci) quale fosse il tipo di reazione e/o interattività rispetto a quella scelta. Dovettero passare tre mesi ma alla fine il film arrivò e con la stessa sincerità di prima: fummo parecchio soddisfatti. Questo per dire che è del tutto erroneo considerare la “svista” come la scelta ragionata per tendere a un aumento delle vendite del dvd (i suggerimenti sono per noi cosa utile, tant'è che dopo la lettura del testo abbia- mo aggiunto l'indicazione della licenza nel sito). Il contesto economico, nella sua idea-entità di “aumento delle vendite”, per la malastrada.film, in virtù di una riconsiderazione del bisogno di cui abbiamo ampiamente scritto (trovate i testi nella sezione M. del nostro sito), è del tutto di secondo piano e anche in questo caso non in virtù di un pretesto ideologico ma bensì per la considerazione delle condizioni storico/economiche del cinema e dell'uomo di questa contemporaneità. Spiegare il perchè e il come in questo momento sarebbe enormemente complesso e prolisso (ciononostante se ci fosse un vostro interesse saremmo disposti a lavorare a un testo specifico da consegnarvi). In questa occasione ci sembra inoltre opportuno anticipare che nella prossima produzione dal basso che verrà avviata a fine settembre (per la produzione di tre film di cui vi diremo) non sarà più previsto (se non come opzionale) il dvd, pubblicando una volta pronto il film un unico file .vob da scaricare e masterizzare (per coproduttori e non), il tutto chiramente licenziato in CC. Tutto questo per dire, in un pomeriggio di confusione d'agosto tra mille carte e discussioni in un montagna ritirata, all'interno della casa concetto Attraversamente, che condividiamo in pieno questo periodo dell'articolo “se gli autori non se ne curano, è compito del pubblico realizzare davvero il libero accesso [...] immagino che questo comportamento faccia piacere agli autori, altrimenti non avrebbero scelto CC, no?”. La risposta è si. P.S. Sulle concezioni di: 1)pubblico; 2)risposta economica alla CC; 3)dimensione economico/pratica del cinema contemporaneo; 4)libero accesso; 5)diritto d'autore; 6) Produzioni dal basso; n) etc. etc, avremmo davvero un gran dire e se a voi interessa basterebbe porre delle domande, diversamente ci perderemmo all'interno di testi che necessitano mesi di scrittura. di cuore malastrada.film