pdf - Primus Capital
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20 Mercoledì 9 Marzo 2016 MF NON PERFORMING LOAN LA DIRETTIVA UE LO PERMETTE, MA RISCHI E COSTI SONO TROPPI Patto commissorio? Alla banca non piace di Stefania Peveraro L a norma in arrivo che permetterà alle banche di vendere gli immobili senza passare dalle aste giudiziarie, una volta che i debitori siano stati dichiarati insolventi, sulla carta è potenzialmente una vera e propria rivoluzione nella gestione dei crediti immobiliari residenziali retail non performing. E non ha caso nelle ultime settimane se n’è fatto un gran parlare sia tra gli addetti ai lavori sia tra la gente comune dell’imminente cancellazione del divieto di «patto commissorio», previsto dall’art. 2744 del codice civile. Si tratta del «patto col quale si conviene che, in mancanza del pagamento del credito nel termine fissato, la proprietà della cosa ipotecata o data in pegno passi al creditore» . E certo fa spavento la prospettiva di vedersi portare via la casa dopo sole 7 rate di mutuo non pagate, anche non consecutive (perché questo è il limite previsto attualmente dal Testo unico bancario), con la banca che ti può vendere l’abitazione senza passare dalle lungaggini del tribunale. Ma il punto è: quanto realistica è una situazione del genere? Molto poco, è la risposta. Perché questo «regalo» alle banche in realtà regalo sarebbe solo in una minoranza di casi. Troppi rischi e troppi costi connessi, dicono i banchieri interpellati da MF NPL, che non vogliono però parlare apertamente, per non entrare nel bailamme delle polemiche di cui si diceva. Tutto è partito dal fatto che entro il prossimo 21 marzo gli Stati membri dell’unione europea devono recepire la direttiva 2014/17 sulla tutela dei consumatori nei contratti di credito. «Questa direttiva», spiega a MF NPL Tiziana Allievi, partner dello Studio Legale La Scala e Responsabile del team esecuzioni immobiliari, «prevede la possibilità per la banca e il cliente che chiede il mutuo di stabilire al momento della conclusione del contratto che, in caso di inadempimento, la banca entri in possesso dell’immobile dato a garanzia e lo venda privatamente, senza passare da una procedura immobiliare esecutiva, in modo tale da risparmiare i tempi e i costi di una procedura giudiziaria, che in Italia sappiamo esse- LE ESECUZIONI IMMOBILIARI NEL 2015 Regione Numero aste % su totale ◆ ABRUZZO ◆ BASILICATA 8.096 3,58% 1.199 0,53% ◆ CALABRIA ◆ CAMPANIA 10.071 4,46% 13.791 6,11% ◆ EMILIA ROMAGNA ◆ FRIULI VENEZIA GIULIA 10.544 4,67% 4.898 2,17% ◆ LAZIO ◆ LIGURIA 20.796 9,21% 4.694 2,08% ◆ LOMBARDIA ◆ MARCHE 47.264 20,92% 7.915 3,50% Regione Numero aste % su totale ◆ MOLISE ◆ PIEMONTE 2.107 0,93% 13.382 5,92% ◆ PUGLIA ◆ SARDEGNA 12.653 5,60% 10.065 4,46% ◆ SICILIA ◆ TOSCANA 21.161 9,37% 12.169 5,39% ◆ TRENTINO ALTO ADIGE ◆ UMBRIA 4.579 2,03% 1.477 0,65% 382 0,17% 18.648 8,26% ◆ VALLE D’AOSTA ◆ VENETO Fonte: Re/Finance Npl Srl - Comitato Scientifico Astasy - Analytics GRAFICA MF-MILANO FINANZA re quasi sempre molto lunga, attorno ai 5-7 anni, a parte virtuose eccezioni. Quanto ai costi, diciamo che in media parliamo di 10-15 mila euro per procedura a carico delle banche». Ma da qui a dire che tutte le banche sceglieranno di chiedere ai loro clienti di sottoscrivere un simile accordo ce ne corre. Una grande banca ha confidato a MF NPL che il suo istituto non ha alcun interesse a trasformarsi una grande Iacp, perché è questo che temono le banche. Se un cliente non è in grado di pagare un mutuo, evidentemente non sarà in grado di pagare nemmeno un affitto e quindi la banca si troverebbe a essere in possesso di un immobile affittato a un inquilino insolvente, sul quale deve pagare le tasse e le assicurazioni, mentre prima nel ruolo di creditori non aveva questi oneri e anzi maturava gli interessi non pagati. Vendere sul mercato privatamente questo immobile, quindi, non sarebbe una passeggiata, perché la maggior parte degli appartamenti per i quali i mutui sono andati in default non si trovano certo nei quartieri più centrali delle grandi città, ma spesso nelle periferie in immobili non di pregio. Certo, si tratta di un problema che si ritrova anche nel caso in cui quelle stesse case passano da una procedura giudiziaria, ma almeno in quel caso la procedura di sfratto dovrebbe essere più veloce. Se le banche procedessero alla vendita forzata sul mercato di tutti gli immobili relativi a mutui residenziali retail andati in default dovrebbero dotarsi di una struttura dedi- cata alla gestione di questi patrimoni e alla vendita di questi immobili (si veda box in pagina), che è lavoro ben diverso da quello che stanno facendo oggi banche come Unicredit e Intesa Sanpaolo con le rispettive Unicredit Subito Casa e Intesa Sanpaolo Casa. Entrambe nate per cercare di risolvere un problema tutto diverso e cioè quello dei costruttori che per colpa della crisi non sono riusciti a vendere gli immobili in costruzione nei tempi previsti e quindi si sono ritrovati in default sui loro mutui verso la banca. In quel caso gli istituti di credito si sono affiancati ai costruttori per cercare di trovare famiglie che fossero solvibili alle quali cedere gli immobili o che eventualmente si accollassero una quota NON PERFORMING LOAN TREND N Per accelerare il recupero dei crediti inesigibili da parte degli istituti di credito, in attuazione della Direttiva Europea 2014/17 sulla tutela dei consumatori nei contratti di credito, il governo Italiano ha inviato alla Camera l’atto n. 256 per la cancellazione dell’articolo 2744 del Codice civile, che vieta il patto commissorio. Ne sono derivate molte apprensioni e accese polemiche, dato che il superamento di questo divieto permetterà alle banche, solo per i nuovi mutui, di alienare l’immobile per soddisfare il proprio credito, nei casi in cui il debitore sia in ritardo con il pagamento di almeno 18 rate, anche non consecutive. La vendita dell’immobile avverrà sul libero mercato, a condizione che il mutuatario alla stipula del contratto abbia liberamente approvato la clausola di inadempimento. Ciò, a nostro avviso, rende infondati i timori che la banca affretti la vendita dell’immobile a qualunque prezzo, al solo fine di recuperare quanto prima il proprio credito; ci sembra più verosimile invece che anche la banca abbia interesse a liquidare l’immobile a una cifra congrua, quanto più elevata possibile, cosa difficile sul mercato coattivo, a danno sia della banca sia del debitore. In Italia il tema è caldissimo, considerato che proprio le inadempienze dei pagatori, insieme alla complessità delle esecuzioni immobiliari, hanno procurato la pesante zavorra di sofferenze gravante sulle banche. Così le banche potrebbero potenzialmente diventare intermediari del mattone, dovranno perciò avvalersi di una rete di agenti convenzionati, cui forse dedicheranno anche appositi corners presso gli sportelli. Si tratterà verosimilmente di una rete di agenzie immobiliari propria, gestita da personale dipendente, in parte reclutato direttamente all’esterno, tra i professionisti del settore, in parte proveniente dall’interno. Le risorse interne verranno probabilmente inserite in un percorso formativo fino ad acquisire le competenze professionali ad hoc per competere nella giungla del mercato immobiliare. Quanto abbiamo conosciuto finora appare oggi in una luce rivoluzionaria, destinato forse a mutare per sempre, ma le problematiche emerse evidenziano comunque la necessità di ulteriori chiarimenti. Vincenzo Macaione amministratore delegato di Primus Capital del mutuo del costruttore. E poi, quando scatta la classificazione a sofferenza da parte della banca? «Il Testo unico bancario oggi dice chiaramente che dopo sette rate non pagate, anche non consecutive, scatta la situazione di insolvenza grave, il che significa che la banca ha diritto di iniziare una procedura esecutiva immobiliare per il recupero dell’intero importo del mutuo concesso e non solo delle rate di mutuo non pagate». Ora, le norme in arrivo hanno allungato il conto delle rate non pagate da 7 a 18 a tutela dei consumatori. Tuttavia, aggiunge l’avvocato, «nella pratica le banche attendono già molto di più prima di ricorrere ai Tribunali. In genere aspettano che almeno 12 rate non siano state pagate prima di prendere una qualche iniziativa, che parte dal semplice tentativo di recupero telefonico sino alla trattativa stragiudiziale, per arrivare solo dopo a iniziare una procedura». A MF NPL una grande banca ha spiegato che dopo le prime rate non pagate, la pratica viene passata a una struttura interna che si occupa dei solleciti, dopodiché, in caso di difficoltà conclamata, come la perdita del lavoro, è prassi concedere una moratoria di un anno. Passati 12 mesi, si tentano poi altre strade di riconciliazione e tempi possono arrivare ad altri 24 mesi, dopodiché come soluzione estrema si arriva alla procedura giudiziale e a quel punto parte il conto dei tempi dei tribunali che, se si tratta di Monza o Frosinone, possono essere contenuti in soli 14-15 mesi, mentre se si tratta di un tribunale del Sud si arriva tranquillamente a oltre cinque anni. Ma tant’è, la direttiva va recepita comunque, poi si vedrà se avrà applicazione oppure no. «Quello però che andrà comunque fatto è rendere coerente questa nuova norma con quella contenuta in un altro articolo del codice civile, il 2740, che allinea i diritti dei creditori chirografari», ha ricordato Allevi: «Nel momento in cui una banca vende un’immobile e incassa più del valore del mutuo e rende la differenza al cliente, di tutto questo non è data alcuna pubblicità, quindi gli altri eventuali creditori chirografari non possono rivalersi». E questo ovviamente non va bene. (riproduzione riservata)