Società e costume Storia
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Società e costume Storia della Moda Il Settecento A VENEZIA I personaggi che hanno lasciato la loro impronta sulla moda veneziana per tutto il „700, sicuramente, sono due: Giacomo Casanova e Carlo Goldoni. A questi si potrebbe aggiungere Antonio Vivaldi, anche se operò solo nella prima metà del secolo e la sua musica barocca esprime continuità con il „600. Il modus vivendi del primo è tale che il nome, per antonomasia, assume ancora oggi il significato di libertino e seduttore1. Fu anche scrittore raffinato o à la page. Il suo nome è legato molto all‟autobiografia, opera in cui narra le numerose avventure galanti, scritta in francese, lingua allora molto diffusa e salottiera. Vanta, inoltre, una produzione letteraria molto ricca e varia che va dalla tragedia, alla storia, alla politica e all‟epica. Ha pure tradotto in dialetto veneziano l‟Iliade e l‟Odissea di Omero. Spesso il personaggio è associato a Don Giovanni2, ma molte sono le differenze tra i due: la principale è che Casanova è realmente esistito, mentre don Giovanni è frutto della fantasia e Figura 1 G. Casanova dell‟invenzione, anche se rappresenta la peculiarità del tempo. Un altro fenomeno di moda è dato dalla presenza del cicisbeo, cavalier servente e accompagnatore di dame, il quale, insieme con don Giovanni, costituisce una figura di valenza universale 3. Chi, invece, connota e descrive comportamenti e abitudini limitati alla Serenissima è il Goldoni con le sue numerosissime maschere e figure delle commedie in dialetto veneziano e in francese. La variegata rappresentazione di intrighi, equivoci, raggiri e scherzi era affidata ad attori professionisti che improvvisavano il dialogo e recitavano secondo un canovaccio (= trama), dando luogo, nel rispetto della propria personalità, a stereotipi tutt‟ora validi. Il Settecento veneziano, ad ogni modo, non rispecchia più lo splendore e il dominio esercitato dalla repubblica dei tempi migliori, però, permangono la frivolezza e la mondanità dei costumi per sopperire alla decadenza politica ed economica. Molta acqua, infatti, è passata sotto i ponti: la regina del Mediterraneo è ormai stretta nella morsa di altre due potenze alleate tra di loro: Spagna e Austria. La nostalgia del passato risveglia il sentimento della grandezza perduta, mentre l‟appariscente declino è contrastato da un accresciuto interesse per la cultura e Venezia appare pur sempre come la città d‟arte per eccellenza. I numerosi teatri, l‟architettura, l‟università, le sale da gioco e da ballo ne fanno ancora, in Europa, la Figura 2 C. Goldoni capitale della cultura e dei divertimenti. A questo punto, per ben capire il modo di vestire tipico del Settecento a Venezia, non si può omettere di ricordare il suo passato, a volte molto fascinoso, di grandi relazioni internazionali. E‟ vero pure che spesso ha dovuto usare la forza delle armi, ma bisogna considerare che i suoi mercanti avevano bisogno di lasciapassare e di ambascerie, cioè, di pacifica convivenza con popolazioni lontane e ricche di 1 La figura del libertino è positivamente presentata dal Mandeville nel suo poemetto “La favola delle api”, la cui morale è: vizi privati pubbliche virtù. 2 W. A. Mozart ha occupato solo la seconda metà del „700, periodo che trova il proprio emblema nell‟opera don Giovanni. 3 Molti autori hanno voluto rappresentare e descrivere personaggi e situazioni come fotografia del tempo, il Parini, invece, ci ha lasciato un‟analisi critica della quotidianità, attraverso l‟ironia e la satira del suo poema “Il giorno” . E‟ veramente difficile dimenticare alcuni episodi come “il risveglio del giovin signore” o “la vergine cuccia”. risorse per l‟occidente. Si pensi un attimo alla famiglia Polo o Emilione4 e alle reali avventure da mille e una notte di Marco. L‟oriente misterioso è sempre stato il sogno dei veneziani. Da qui importavano spezie, stoffe, metalli preziosi, gemme, perle e tanto altro materiale pregiato che serviva sia per la conservazione dei cibi sia per l‟abbigliamento delle famiglie nobili. La tradizione rappresenta la vita mondana delle persone di tutti i ceti come improntata esclusivamente al divertimento e ai bagordi: ecco, allora, la necessità di coprirsi il volto con delle maschere per non essere riconosciuti. Ora, ricordando le origini storiche della città, si potrebbe tentare anche una interpretazione psicoanalitica del fenomeno. Venezia nacque sulle numerose isole della laguna veneta, ove si rifugiarono le popolazioni del nord-est che, incalzate dalle invasioni barbariche del V–VI secolo, si nascondevano per non essere trucidate e annientate. Allora il nascondersi, pure solo con una maschera5, è quasi un bisogno ancestrale derivante dal terrore, rimosso, degli invasori dal viso sfregiato per incutere timore 6. In virtù di quanto detto, sulle origini sulla storia e sui personaggi, va considerata la moda del „700 a Venezia: più ricercata e raffinata rispetto al secolo precedente, poiché bisognava apparire e fare vita da salotto o di corte, anche se lungo le calli o nelle piazze. In tutta Europa, nel XVIII secolo, dominava la moda francese, già presentata nel contributo precedente di questo giornalino. Anche Venezia, quindi, ne fu soggetta. Le nobildonne amavano vestire abiti sfarzosi, ricchi di strascichi e di accessori, di ricami in oro e impreziositi da monili, gemme e perle. Fu proprio ciò a far intervenire un‟apposita magistratura, con le leggi suntuarie, che proibiva lo sfarzo e il lusso eccessivo. All‟inizio del secolo una legge vietava d‟indossare in pubblico gioielli, abiti colorati ed eleganti ed imponeva, rigorosamente, il nero. Avverso a tali divieti ci furono delle rivolte da parte di nobildonne che vantavano il diritto allo sfarzo. La Chiesa, per di più e per sua implicita missione, interveniva drasticamente contro l‟ostentazione di tanta ricchezza. Spesso molte famiglie patrizie si sono rovinate proprio per seguire la moda. Vista la vocazione tipicamente mercantile di Venezia, gli abiti venivano confezionati con i più svariati e costosi tessuti, quali: damasco, taffetà, seta, velluto, broccato. Di contro, i ceti popolari vestivano con tessuti più tradizionali e grossolani, quasi sempre lavorati in casa: il panno era il più usato. La moda maschile, pure, subisce una progressiva trasformazione, acquisendo molto in leggerezza e raffinatezza: la marsina (giacca) tende a snellire e la sottomarsina diventa gilet. Le armi, ormai , fungono da semplici accessori: non più le pesanti e lunghe spade con inestetiche cinture o tracolle per la guaina, ma pugnali o spadini con foderi spesso arricchiti di gemme. Parrucche con boccoli e fiocchi e cappelli variopinti per le donne completavano un abbigliamento che diventa sempre più sobrio e pratico verso la fine del secolo, come imposto dalla Rivoluzione Giacobina e diffuso dai soldati napoleonici che conquistano l‟intera Europa e vi esportano le abitudini e i costumi francesi, che perdono quel carattere tipicamente cortigiano per diventare borghese e popolano. L‟incipiente Rivoluzione Industriale, di cui si parlerà nel prossimo intervento, omologherà certi tessuti e certe fogge. Michele Ciliberti 4 Da questo soprannome, Emilione, trae origine il titolo del libro Il Milione, dettato da Marco Polo a Rustichello da Pisa nel carcere di Genova, ove i due si trovavano prigionieri perché le loro repubbliche, Pisa e Venezia, furono sconfitte dai genovesi rispettivamente alla Meloria (agosto 1284) e alla Curzola (8 settembre 1298). 5 La parola maschera, in spagnolo e in portoghese, significa dipingersi il viso di nero. Si pensi un attimo alla mascara, cosmetico per ciglia e sopracciglia. 6 Usanza propria degli Unni.