Los Angeles vuole solo tecnologie pulite

Transcript

Los Angeles vuole solo tecnologie pulite
14 Mondo
IL GIORNALE DELL’ARCHITETTURA, N. 89, NOVEMBRE-DICEMBRE 2010
Premiati, premiati!
POLITICHE URBANE
I premi Fad 2010 in Spagna
Los Angeles vuole solo tecnologie pulite
La giuria della
52° edizione
del Fomento
de las artes
d e c o r a t i v a s,
p resieduta da
J o rdi Garcés, ha
p remiato le migliori opere realizzate nel 2010
(541 quelle in
gara, di cui 330
per l’architettura). Nella categoria Architettura,
Francisco Leiva per l’Istituto d’insegnamento secondario Rafal a Alicante; nella categoria Città e paesaggio, Carlos Ferrater e Xavier Martí per la passeggiata lungomare di
B e n i d o rm(nella foto); negli Interni, M e rche Alcalá e Marion Donneweg per il locale I + D r i n k
a Oviedo; negli Interventi effimeri, Francisco e
Manuel Aires Mateus per l’allestimento della mostra «Weltliteratur» a Lisbona. Invece, il Premio nazionale
d ’ a rchitettura, assegnato dal governo spagnolo, è andato al barc e l l o n ese Lluís Clotet Ballús (1941; nella foto), definito dalla giuria «un architetto del suo tempo, la cui architettura riflette una geometria ort o d o ssa, di ampio alfabeto, fedele alla gravità e che aspira a una bellezza senza dogmi». F.C.
Parla danese il primo European Prize
Bjarke Ingels,
38 anni, ha vinto la prima edizione del premio annuale assegnato (durante il simposio
«The City and
The World», a
Madrid dal 4 al
7 novembre) dall’European Centre for Arc h i t e ct u re Art Design and Urban Studies e dal The
Chicago Athenaeum: Museum of Arc h i t e c t u re
and Design con lo scopo di riconoscere il lavoro di
un progettista vivente la cui opera costruita «esemplifichi gli alti ideali della civiltà europea e incarni visione, impegno e un profondo rispetto per le persone e
per l’ambiente sociale e fisico». Laureatosi nel 1998
p resso la Royal Academy di Copenaghen e l’Escola Technica Superior de
A rquitectura di Barcellona, poi collaboratore dello studio Oma, nel 2001
Ingels fonda col belga Julien de Smedt a Copenaghen lo studio Plot (Leone d’Oro alla Biennale del 2004 per la casa della musica a Stavanger, Norvegia). Nel 2006 si separa dal collega e fonda lo studio Bjarke Ingels
G ro u p (Big), le cui realizzazioni richiamano l’attenzione della critica: su
tutte, Mountain Dwellings a Copenaghen, 80 appartamenti terrazzati sopra un garage multipiano per 480 auto. Sulla scia delle ricerche megastrutturali, l’ultimo lavoro completato quest’anno, sempre nella capitale
danese, è «The 8 House»: complesso polifunzionale con 540 unità abitative (nella foto). Ingels è anche visiting professor all’Università di Harv a rd. www.europeanarch.eu
Il migliore edificio alto del mondo
La Downing’s Bro a dcasting To w e r, progettata dallo studio inglese Feilden Clegg
Bradley e facente parte
della Metropolitan’s
Faculty of Arts, Environment and Te c hnology di Leeds ( n e lla foto), ha vinto il B e s t
Tall Building Aw a rd.
Il premio internazionale, conferito a Chicago a
metà ottobre dal Council on Tall Buildings and
Urban Habitat, è in realtà andato a un edificio
«basso»: solo 23 piani per 70 m, se pensiamo
che in gara c’era anche il Burj Khalifa di Dubai,
attuale detentore del re c o rd mondiale d’altezza
con 828 m.
Il Premio biennale del grattacielo conferito dalla
Città di Francoforte e da Dekabank è andato invece alla torre residenziale «The Met» a Bangkok, alta 230 m.
SANTIAGO DEL CILE Tschumi antismog
«S C L 2 1 1 0», evento di architettura, arte e performance
organizzato dall’architetto
cileno Rodrigo Tisi, ha presentato a ottobre il «Parque
atmósfera para Santiago» di
Bernard Tschumi. Il progettoperformance dell’architetto
svizzero propone di utilizzare
il Cerro San Cristobal, collina
centrale della capitale cilena,
per eliminare l’inquinamento
(Santiago è la seconda città più inquinata a livello mondiale) con un
sistema di convezione atmosferica su scala territoriale. «SCL2110»
presenterà altri progetti-performance affidati a Diller & Scofidio, Lot
Ek, Roselee Goldberg, Vito Acconci e Alfredo Jaar. «Scl2110» è concepito come un’occasione per riflettere, nell’anno del bicentenario
dell’indipendenza, su ciò a cui bisognerebbe aspirare per la città capitale del tricentenario, attraverso progetti avveniristici ma teoricamente possibili. www.scl2110.cl Fulvio Rossetti
Bandite due gare per rivitalizzare un comparto da trasformare in parco
e zona industriale «verde»
(CAL.). A metà
del 2009, mentre era nel bel
mezzo di una profonda recessione, nel suo discorso annuale sullo stato della città il
sindaco Antonio Villaraigosa
ha annunciato il piano per rendere Los Angeles «c a p i t a l e
mondiale della tecnologia
pulita». Lo spunto era l’idea
annunciata dalla Los Angeles
Community
Redevelopment Agency (CRA/LA) di
re a l i z z a re il Corridoio
CleanTech subito a est del
c e n t ro. La zona proposta copre circa 900 ettari ed è divisa in quattro quarti a cavallo
del fiume Los Angeles. Lo
State Historic Park costituisce il perimetro settentrionale. Il secondo e il terzo quarto si trovano sul sito del futuro Centro di ricerca del ministero per l’Acqua e l’energ i a
e dell’Artist-in Residence
district, sede del Southern California Institute of Architecture (SCI-Arc) e di edifici storici, industriali e magazzini.
All’estremità meridionale c’è
il C l e a n Tech Manufacturing Site. Il governo spera di
trasformarlo in una zona industriale «verde» per l e
aziende che si occupano
d’innovazione.
Poiché Los Angeles ha già
perso un terzo dei suoi posti
di lavoro in questo settore, il
sindaco vorrebbe attirare futuri motori economici allettando giovani imprenditori e
società operanti nel campo
delle tecnologie verdi per
ideare, sviluppare e produrre
a Los Angeles. Per la città è
l’occasione di rigenerarsi e
accrescere la sua importanza
al di là dell’industria dell’intrattenimento. Tuttavia, m a lgrado gli incentivi economici, le importanti part n e r ship e gli sforzi dell’ufficio
del sindaco per corteggiare le
società chiave, l’idea deve
ancora materializzarsi, sollevando dubbi sulla reale capacità delle città americane di
convertire con successo una
solida politica pubblica in uno
sviluppo urbano vitale su larga scala.
Lo slancio del governo e della comunità locale ha condotto al bando di due gare. Il 3
settembre CRA/LA ha diff uso alle società una «richiesta
di pro p o s t e », con scadenza il
3 dicembre, per sviluppare
gli otto ettari del CleanTech
Manufacturing Site. Poiché
il sito è stato messo in vendita o in affitto, l’offerta vinLOS ANGELES
Corridoio Cleantech. Un’immagine della proposta vincitrice del concorso, dei norvegesi Constantin
Boincean, Ralph Bertram e Aleksandra Danielak
cente realizzerà il nuovo complesso industriale.
L’ a l t ro concorso, patrocinato da SCI-Arc, richiedeva
p roposte per lo sviluppo dell ’ i n t e ro Corridoio CleanTech. L’intento è quello di
t r a t t e g g i a re le potenzialità
del sito in decadenza e sus c i t a re l’interesse off re n d o
immagini e idee inedite. La
competizione ha attirato 70
p rop os te di professionisti e
studenti da svariati paesi. Tra
i giurati c’erano architetti, il
preside della facoltà di A r c h itettura della Princeton University, rappresentanti della
L A County Metropolitan
Transportation Authority e il
vicesindaco della città. Si è
imposto un gruppo di professionisti di Oslo la cui visione,
intitolata «Ombrello», integra strutture a fungo a energia solare che sfruttano la
rete fognaria e depurano
l’acqua per definire un intreccio di paesaggi urbani dal
verde lussureggiante; replicate lungo tutto il corridoio, le
strutture dovrebbero definire
varie piazze. Il secondo posto
è andato al team parigino Labtop: il progetto, intitolato
«Greenoplasty», offre un approccio più chirurgico allo
sviluppo, riciclando gran parte dell’infrastruttura esistente
e proponendo quartieri colorati con giardini verticali. Il
primo posto nella categoria è
stato invece assegnato a Randall Winston, Jennifer Jones e
Renee Pean (University of
Virginia), che hanno proposto
un’infrastruttura flessibile
alimentata da energia eolica e
solare.
È interessante notare come, in
una città ancora contro l l a t a
dalle automobili, tutte e tre
le proposte vincenti le escludano dalle loro prefigura-
zioni. Molti degli altri partecipanti hanno tratto ispirazione anche dal ritorno del fiume
Los Angeles dal suo attuale
stato di bacino imbrigliato dal
cemento al suo rigoglioso stato storico naturale.
Deeba Haider
LOS ANGELES 1 Intanto, a Culver City
Eric Owen Moss ha recentemente ultimato il cantiere della Samitaur Tower
per Federick e Laurie Samitaur-Smith,
attivamente impegnati nella rinascita
della cittadina industriale della contea
di Los Angeles, tramite la sua trasformazione in sede di società che si occupano di nuovi media, design e intrattenimento. La struttura inclinata di
acciaio, vetro e calcestruzzo, alta poco più di 20 m, è al tempo stesso parco urbano, manifesto, teatro, torre panoramica, centro della comunità locale e galleria d’arte. Aprirà ufficialmente nel 2011, in concomitanza con il lancio della metropolitana leggera che dal cuore di Los Angeles arriva proprio di fronte alla torre. D.H.
LOS ANGELES 2 Chi vuole la casa di Dennis Hopper?
È sul mercato la casa dell’attore
protagonista di Easy Rider, scomparso a maggio. Situata a Ve n i c e,
consta di cinque edifici e una pis c i n a. L’abitazione principale, progettata dall’architetto inglese
Brian Murphy, è connessa a tre
strutture a due piani progettate da
Frank Gehry e a un antico cottage di fine Ottocento. Hopper ha dapprima comprato due loft progettati da Gehry e poi ha chiesto a Murphy
di renderli «vivibili»; qualche anno dopo Murphy gli ha costruito una
sorta di deposito per la sua vasta collezione d’arte (tra cui Ed Ruscha, Julian Schnabel, Kenny Scharf, Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, Richard Serra, George Herms e Andy Warhol). Hopper poi ha
comprato ancora uno studio di Gehry e ha chiesto a Murphy di collegare il tutto. Il prezzo di 6,24 milioni di dollari richiesto a inizio estate è già sceso a 5,19, ma gli acquirenti latitano. C.C.
Tutela: Khan profeta negletto in patria
Le opere di Louis I. Khan negli Stati Uniti non
godono di grande fortuna. Molte sono state demolite altre rischiano di esserlo, altre ancora
versano in gravi condizioni di degrado per totale abbandono: il quartiere Mill Creek e l’American
Federation of Labor Health Center, entrambe a Philadelphia, sono state interamente demolite; la First Unitarian Church a Rochester, sta subendo trasformazioni radicali delle strutture, la prestigiosa sede dell’Olivetti a Harrisburg, trasfigurata ma ancora intatta nelle sue possenti strutture a fungo, è lasciata in uno
stato di abbandono che potrebbe preluderne la demolizione totale. Anche un’opera misconosciuta come
Temple Beth-El, la sede di una comunità ebraica, con sale riunione e rituali e aule per bambini, costruita tra 1966 e 1972, a Chappaqua (New York), quest’estate è stata totalmente trasfigurata. Nascosta in un bosco, è
avvolta da un insolito involucro di legno, scelto da Khan sia per ragioni di
economia sia per radicare l’opera nel suo contesto. Gli attuali proprietari
hanno demolito la scatola di calcestruzzo a vista che ne costituiva l’indispensabile pronao. Ossature in calcestruzzo armato affioravano dall’involucro, per poi materializzarsi nella scatola che forma l’ingresso al tempio, un
vero portico astratto. La geometria mistica del volume principale (in pianta
un ottagono) si conclude, alla sommità, con un oggetto inatteso quanto elementare, una vera e propria rappresentazione della casa originaria, tutta di
legno, in forma di prisma a pianta quadrata, forata da grandi finestre quadrangolari e coperta con un rudimentale tetto a falde, voluta da Khan come
metafora dell’arca di Noè. Anna Rosellini