Visualizza - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera

Transcript

Visualizza - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Editoriale
di Giangi Cretti
H
anno fatto una bella riuscita. Con questa (stilisticamente poco elegante) parafrasi
di una vecchia canzone di Edoardo Bennato, si può riassumere l’esito del percorso,
va da sé agli inizi piuttosto accidentato, che ha portato il Liceo Artistico italo-svizzero
di Zurigo al traguardo dei suoi primi vent’anni.
Un’impresa tutt’altro che scontata. Creare la giusta osmosi fra due lingue, due culture e,
quel che ancora è più complicato, fra due sistemi scolastici diversi, se, in via teorica,
è un’aspirazione alimentata da un’intuizione senz’altro intelligente, resta operazione
ardua nella sua realizzazione pratica.
Un progetto che nasce come esperimento pilota, e che, unico nel suo genere, si trasforma
in un’esperienza. Di nicchia, se si pensa alle dimensioni: 5 livelli ciascuno con 2 classi,
per totale di poco più di 200 studenti, di cui, mediamente, solamente un quarto italofoni.
Ma non elitaria. Semmai impegnativa.
Ha un indubbio pregio: è l’unica scuola pubblica (pre-universitaria) dove l’italiano, al
pari del tedesco, è lingua veicolare. La maturità che vi si consegue, di tipo svizzero, ha
valenza bilingue, automaticamente riconosciuta in tutte le facoltà universitarie: non solo
nella Confederazione, ma anche in Italia. Inoltre, avendo anche un indirizzo artistico
(l’altro è il linguistico), consente l’accesso alle Accademie delle Belle Arti senza esame
i ammissione.
Un’iniziativa pionieristica che, dopo vent’anni - superati i disagi e le lungaggini
burocratiche, le diffidenze, i timori e le invidie (non solo in ambito italiano), ma
soprattutto coniugate filosofie scolastiche e culturali differenti (e talora divergenti) – si
propone oggi come modello. Da affinare, da adattare, sicuramente da non ignorare.
Quanto costa allo stato italiano? Il salario di 8 docenti: un quarto del corpo insegnante.
Il resto, al pari dei costi strutturali, è a carico del Cantone di Zurigo.
Un costo ingiustificato e miope o un investimento calcolato e lungimirante?
Un interrogativo che, forse, anche dopo vent’anni (un lasso di tempo che qualcosa
dovrebbe pur significare), non ha ancora unanime risposta.
Difficile però non prenderne atto: in un contesto, temporale e geografico, in cui in
costante involuzione sono le prospettive della nostra lingua e anche della nostra cultura
(ovviamente non di quella classica, che, in quanto tale, è ormai patrimonio universale,
pertanto se ne parla in tutte lingue), contribuire alla formazione linguistica e culturale
declinandola anche in italiano di una piccola parte della futura classe dirigente
rappresenta un elemento di novità, il cui valore non è di facile ponderabilità.
[email protected]
Rivista – Dicembre 2009
La
1
collezione hadis
InterOffice, il numero uno
per arredamenti d’ufficio
in Svizzera
Esposizioni in : Basilea, Berna,
Hünenberg (ZG), Lucerna, San Gallo,
Zurigo, Losanna, Ginevra, Givisiez (FR),
Martigny, Neuchâtel, Sierre, Sion,
Camorino / Bellinzona.
www.interofficeag.ch
[email protected]
living@work
Sommario
RUBRICHE
In breve
8
Italiche
11
Europee
13
Internazionali
15
Oltrefrontiera
17
Benchmark
33
Burocratiche
35
Angolo Fiscale
39
Angolo legale
41
Convenzioni Internazionali
42
L’elefante invisibile
47
Carnet
56
Scaffale
59
Sequenze
65
Diapason
67
Convivio
72
Motori
77
Editore: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Direttore - Giangi CRETTI
Comitato di Redazione
L. ATTANASIO, G.M. BONADA, A.G. LOTTI,
C. NICOLETTI, S. SGUAITAMATTI
Collaboratori
Ph. BERNASCONI, C. BIANCHI PORRO, M. CALDERAN,
G. CANTONI, M. CARACCIOLO DI BRIENZA, V. CESARI LUSSO,
P. COMUZZI, L. CORTESE, D. COSENTINO, A. CROSTI,
L. D’ALESSANDRO, M. DIORIO, T. GATANI, G. GUERRA, F. Macrì,
G. MERZ, A. ORSI, G. SORGE, N. TANZI, I. WEDEL
La Rivista
Seestrasse 123 - Cas. post. 1836 - 8027 Zurigo
Tel. ++41(0)44 2892328 - Fax ++41(0)44 2015357
[email protected], www.ccis.ch
Pubblicità
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123 - Casella postale - 8027 Zurigo
Tel. ++41(0)44 2892323 - Fax ++41(0)44 2015357
e-mail: [email protected]
Abbonamento annuo
Fr. 60.- Estero: 50 euro - Gratuito per i soci CCIS
Le opinioni espresse negli articoli non impegnano la CCIS.
La riproduzione degli articoli è consentita con la citazione della
fonte. Periodico iscritto all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana). Aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa Italiana
all’Estero)
Appare 11 volte l’anno.
Progetto grafico, stampa e confezione
Nastro & Nastro srl
21010 Germignaga (Va) - Italy
Tel. +39 0332 531463 - Fax +39 0332 510715
www.nastroenastro.it
In copertina:
Giovani studenti davanti all’entrata principale di Villa Dem Schönen, prestigiosa sede del Liceo artistico italo-svizzero di Zurigo.
1
Editoriale
PRIMO PIANO
19
21
25
27
4
Non solo “Dolce Vita„
Giornata di studio dell’Osec dedicata all’Italia
21
La vera crisi è quella sociale
Sergio Marchionne ospite a Zurigo della CCIS
Il Rapporto Italiani nel Mondo 2009
Promosso dalla Fondazione Migrantes
è stato presentato a Roma
27
Un ponte fra due lingue e due tradizioni
Il Liceo Artistico compie i suoi primi vent´anni
Rivista – Dicembre 2009
La
www.maserati.com
Consumo combinato: 14,7 l/100 km (4.2), 15,7 l/100 km (4.7) I Emissioni di CO2: 345 g/km (4.2), 365 g/km (4.7)
Categoria d’efficienza energetica G I Emissioni di CO2 di tutte le vetture in vendita in Svizzera: 204 g/km
THE NEW MASERATI QUATTROPORTE
OPERA D’ARTE PER INTENDITORI.
Maserati Quattroporte S 4,7 litri da 430 CV e Maserati Quattroporte 4,2 litri da 400 CV. Motore V8, design Pininfarina.
La rete ufficiale dei concessionari Maserati in Svizzera
Loris Kessel Auto SA, 'RANCIA,UGANOs Garage Foitek AG,5RDORF:àRICHsNiki Hasler AG, 4052 Basel,
s Krähenmann Autocenter AG, -EILENs Sportgarage Leirer AG, 3TEINs Automobile Németh AG,
(INTERKAPPELENs Auto Pierre Sudan, :UGs Modena Cars SA, 'ENÒVEs Garage Zénith SA,
,AUSANNEs Garage Zénith SA, 3IONs Maserati (Svizzera) SA , 8952 Schlieren, 044 556 25 00
INCONTRI
45
79
Credo nel bisogno di spiritualità
Temo l’uomo prigioniero
della propria cultura
Donne in carriera: Luciana Savignano
IL MONDO IN FIERA
84
CULTURA
49
53
57
60
62
Cesare Lombroso e l’uomo delinquente
1909-2009: a cento anni dalla morte
del discusso psichiatra
85
Credo nel bisogno di spiritualità
Temo l’uomo prigioniero
della propria cultura
A colloquio con Corrado Augias
86
87
Casa Museo Fellini
Inaugurata a Rimini
Maxxi: un gioiello per la Roma del futuro
Il museo del XXI secolo
Musei delle Attività Subacque,
dei Burattini e figure
e il Museo Internazionale delle Ceramiche
Gli scrigni delle curiosità10
DOLCE VITA
68
71
72
78
88
90
92
93
I migliori vini italiani
Presentati da Luca Maroni
Il Mandorlato
Torrone, ma molto diverso
Stagione sportiva 2009 di successo
Pirelli Motorsport Svizzera
60
Costruire il futuro della Svizzera
Swissbau 2010: Basilea
12 - 16 gennaio 2010
Il Salone Internazionale della casa
fra suggestioni e business
Macef: Milano 15 - 18 gennaio
La rassegna dedicata all’agricoltura
sempre più internazionale
Fieragricola: Verona, 4 - 7 febbraio 2010
Energie rinnovabili pronte al balzo
Bioenergy Expo: Verona 4-7 febbraio 2010
Il paradiso dei motociclisti veri
Motor Bike Expo: Verona
15- 17 gennaio 2010
IL MONDO IN CAMERA
91
«Esplorare le zone sconosciute
dell’inconscio»
Ludovico Einaudi presenta
il suo nuovo album «Nightbook»
La nuova Fiat Punto Evo a partire
da 15’900 CHF
Vino Italiano e selvaggina locale
Tavolata italo-svizzera
Hotel Parco Paradiso
Nuovo socio Camerale
Europa di oggi: Europa di Coppet
Dibattito al Castello di Coppet
Italian-Swiss Tax and Legal Forum 2009»
A Ginevra lo scorso 20 novembre
94
Contatti commerciali
96
Servizi camerali
71
7
In Breve
Record di affluenza
alla 5a edizione di “neue räume”
La “neue räume 09” ha fatto
registrare un nuovo record di
affluenza: dai 24‘000 visitatori
registrati nel 2007 si è passati
infatti a quota 27‘000, con un
aumento del 10% La 5a edizione della più grande piattaforma
svizzera per il design del mobile e l’arredamento si è svolta
dal 24 ottobre al 1° novembre
2009 nei padiglioni ABB di Zurigo-Oerlikon. La crescita costante del numero
di visitatori ci rende orgogliosi e dimostra anche
l’importanza del design nella vita contempo-
La Cinquecento entra
nella top ten inglese
C’era una volta, in Inghilterra,
la Mini. La piccolissima auto
è stata (ma nella old version)
uno dei simboli del Regno
Unito. Cosa sarebbe Mr.Bean
senza la sua utilitaria? Ma oggi
potrebbe prendere il suo posto una minicar tutta made in
Italy.Per la prima volta la Fiat
500 è infatti entrata nella clas-
ranea. Evidentemente, questa mostra dedicata
all’arredamento ed all’Interior Design in tutte
le sue espressioni risponde agli interessi di un
pubblico sempre più vasto. Un altro motivo di
successo è la formula della manifestazione, con
il suo mix di aziende affermate ed emergenti e
con il suo programma di esposizioni speciali.
Una concezione che verrà ulteriormente sviluppata nell’edizione 2011. L’ampia panoramica del mercato, con 90 marche di arredamento
nazionali ed internazionali – un’area era dedicata al design della Brianza - le serate a tema
con personalità di spicco del mondo del design
e dell’architettura ed un’offerta gastronomica
di alto livello hanno dato vita ad una manifestazione ricca e varia, che per nove giorni si è
trasformata in un originale e suggestivo punto
d’incontro per consumatori, architetti, arredatori, progettisti e studenti di design.
sifica delle 10 auto più vendute nel Paese di sua
maestà Elisabetta II. Decimo posto con 2.989
unità acquistate nel mese di ottobre, la casa torinese ha totalizzato complessivamente ad ottobre 6.570 immatricolazioni, che rappresentano
un incremento del 117,5% rispetto allo stesso
mese del 2008 (3.020 unità). La quota di mercato di Fiat in quel mercato è salita da 2,58%
al 2,90%. A questo risultato hanno contribuito
il crescente gradimento del pubblico e il lancio
della versione 500 C nella scorsa estate. Davanti alla piccola di casa Fiat, ma di poche unità
(3.120 auto vendute) la nuova Mini. In cima alla
top ten, la Ford Fiesta (8.812).
Svizzera, il potere è rosa
La Confederazione è
in mano alle donne.
Con la nomina del
capo
dipartmento
dell’Economia Doris Leuthard, classe
1963, a presidente di
turno della Confederazione per il 2010,
le tre più alte cariche
istituzionali del Paese saranno, per la prima volta nella storia del
Paese, sono in mano a tre donne. Prima della
Leuthard già due donne sono state designate
alla presidenza del Consiglio nazionale e a
quella del Consiglio degli Stati, i due rami del
Parlamento svizzero (Assemblea Federale).
I consiglieri nazionali (deputati) hanno infatti
eletto Pascale Bruderer Wyss alla guida della Camera bassa con 174 voti su 182 schede
valide. La socialista 32enne del canton Argo-
8
via, che prende il posto della ticinese Chiara
Simoneschi-Cortesi, è la più giovane parlamentare chiamata a ricoprire questo incarico. Dal
1848, è solo la decima volta che il presidente
del Consiglio nazionale è una donna.
Al Consiglio degli Stati, Erika Forster Vannini,
65 anni, è stata scelta per sostituire il socialista
Alain Berset. La liberale radicale del canton San
Gallo, eletta con 43 voti su 44 schede valide,
è la terza donna a presiedere la Camera alta,
dopo Josi Meier nel 1992 e Francoise Saudan
nel 2001. Il consigliere federale signora Doris
Leuthard è stata designata dal parlamento alla
presidenza della Confederazione per il 2010,
succedendo ad Hans Rudolf Merz.
In Svizzera il presidente della Confederazione
è eletto solo per un anno a rotazione fra i sette
membri del Consiglio federale, il governo, del
quale è un «primus inter pares». Dirige le sedute del Consiglio federale e assume particolari
funzioni di rappresentanza.
Rivista – Dicembre 2009
La
La Svizzera presidente di turno
del Consiglio d’Europa
La Svizzera ha assunto lo scorso 18 novembre
la presidenza semestrale del Consiglio d’Europa. Durante i sei mesi di mandato si impegnerà
per assicurare un futuro alla Corte europea dei
diritti dell’uomo e per il rafforzamento della democrazia. Lo ha dichiarato o Paul Widmer, rappresentante permanente della Confederazione
a Strasburgo. Per Paul Widmer, il Consiglio
d’Europa è un’importante autorità, perché raggruppa Stati importanti - come Russia, Turchia
e Ucraina - che non sono membri dell’Unione
Aperta la bretella del collegamento
autostradale tra Zurigo e Zugo
Il tassello autostradale mancante dell’A4 tra
Zurigo e Zugo è stato finalmente realizzato,
rendendo ora transitabile la bretella di 18 chilometri del Knonaueramt. Viene quindi messo il
punto finale a una lunga vicenda partita all’inizio degli anni 70 quando il tratto autostradale
che collega Zurigo alla Svizzera centrale era
stato inserito nella rete delle future strade nazionali, che ha dovuto affrontare numerose op-
Rivista – Dicembre 2009
La
europea (UE). Alla presidenza del Comitato dei
ministri, l’organo esecutivo del Consiglio d’Europa, fino all’11 maggio 2010, la Svizzera si è
fissata tre obiettivi. In primo luogo quello di assicurare un futuro alla Corte europea dei diritti
dell’uomo. Punterà anche al rafforzamento della democrazia in Europa. Si impegnerà nella difesa dei diritti dell’uomo e dello stato di diritto.
Fondato nel 1949, il Consiglio d’Europa conta
47 stati membri. Una delle sue realizzazioni
più importanti è la “Convenzione europea dei
diritti dell’uomo”. Fino ad ora, la Confederazione ha ratificato 104 delle 202 convenzioni del
Consiglio che costituiscono la base di modificazioni e armonizzazioni legislative nei differenti Stati membri.
posizioni soprattutto degli ambientalisti, sfociate nel 1990 nella votazione sull’iniziativa popolare promossa per far naufragare il progetto.
Ora, come ha detto il Consigliere federale Leuenberger, abbiamo “la strada più sostenibile di
tutti i tempi”.
Ne è testimonianza la galleria di 5 chilometri
sotto l’Islisberg che risparmia la popolazione
da rumori e inquinamento.
Il nuovo tragitto va ad aggiungersi al raccordo
inaugurato in maggio che ad ovest di Zurigo
collega l’A1 (Berna-San Gallo) all’A3 (ZurigoCoira). Le due opere sono costate complessivamente 4 miliardi di franchi.
9
www.navyboot.ch
Italiche
di Corrado Bianchi Porro
Gli ultimi dati dell’Ocse segnalano che l’Italia
sta uscendo dalla severa recessione che ha caratterizzato il 2009. Il Pil del Paese, stimato infatti a 1.572 miliardi di euro, è visto in calo del
4,5% quest’anno, per poi salire dell’1,1% l’anno prossimo e aumentare dell’1,5% nel 2011.
Come altri Paesi europei, l’Italia ha sofferto del
brusco calo dell’export di beni e servizi, con
un salasso superiore al 20% (-20,3% secondo l’Organizzazione dei Paesi industrializzati)
che a sua volta ha determinato una pesante
flessione negli investimenti (-12,6%) specie
nel settore dei macchinari ed equipaggiamenti
(-19%). Molto più rosea, invece, la situazione
dei consumi privati che quest’anno dovrebbero scendere solo dell’1,9%. Che la situazione
del mercato interno sia molto migliore rispetto a quella degli altri grandi Paesi, lo conferma l’ultima analisi di Euler Hermes, il primo
Crisi edilizia: più acuta,
ma di minor durata
gruppo mondiale dell’assicurazione crediti ed
uno dei principali operatori nel recupero dei
crediti commerciali. Infatti, le insolvenze - che
si situeranno quest’anno a livello del 67 mila
in Francia, di 37.500 in Gran Bretagna e di
33.800 in Germania - raggiungeranno in Italia
appena quota 10 mila, il doppio della Svizzera, la quale nel 2009 dovrebbe toccare quota
5.300. Sono ovviamente a rischio le aziende
che non dispongono di solide basi di capitali,
con un posizionamento di mercato vulnerabile
agli effetti della crisi. E il numero delle insolvenze aziendali dovrebbe diminuire non prima
del 2011, perché vige un principio di trascinamento prima che si radichino gli effetti della
ripresa. Particolarmente colpiti risulteranno i
dettaglianti, la piccola e media industria (specie quella collegata e subfornitrice del settore
dell’auto) e l’edilizia.
I dati dell’Ocse indicano per l’Italia un calo
del 6,7% negli investimenti indirizzati al settore delle costruzioni, ma una ripresa che nel
comparto residenziale si preannuncia pari
all’1,4% nel 2010 e al 4% nel 2011. Considerando solo l’ultimo trimestre dell’anno sui 12
mesi precedenti, possiamo ipotizzare un recupero progressivo di velocità. Infatti, le stime
Ocse indicano quest’anno, dicembre su dicembre, un calo del 3,6%, una ripresa del 3,5%
nell’ultimo trimestre del 2010 e del 4,4% nel
2011. Secondo Paolo Mameli di Intesa Sanpaolo, potrebbe effettivamente essere vicina
per l’Italia una stabilizzazione degli indici di
attività e dei prezzi nel settore residenziale. In
questa ipotesi la crisi edilizia potrebbe essere
più acuta, ma assai meno duratura di quella di
inizio anni ’90, quando la flessione del valo-
Rivista – Dicembre 2009
La
re aggiunto del ramo si spalmò su ben 11 trimestri, continuando per altri 4 dopo la ripresa
del Prodotto Interno Lordo. Il motivo di quella
lunga stasi è piuttosto semplice: allora la discesa fu in parte condizionata dal blocco degli
investimenti pubblici a causa di Tangentopoli,
che determinò una flessione generalizzata per
tutto il comparto a livello di investimenti. Oggi
dagli operatori giunge invece l’indicazione che
il numero delle compravendite si stia stabilizzando e già si registra un aumento in alcuni
capoluoghi, come Milano e Bologna. Ovviamente bisognerà tener conto della maggior
cautela degli operatori bancari a concedere
oggi prestiti nell’immobiliare e dell’aumento
della disoccupazione, un fattore che incide
drasticamente dal lato della domanda. Tuttavia,
in Italia, a differenza di quanto registrato in altri Paesi (Usa, Gran Bretagna, Spagna e Irlanda)
non sembrano essersi concretizzati fenomeni
di bolla immobiliare, con un eccesso di offerta
che risulti da correggere. Dunque, secondo il
servizio Studi e Ricerche della grande banca
italiana, è plausibile che la contrazione degli
investimenti in costruzioni sia meno accentuata rispetto a quanto si registra in altri Paesi e
- grazie agli effetti del Piano Casa deciso dal
Governo - nel 2010 le costruzioni dovrebbero tornare a crescere. Secondo l’Economist la
flessione dei prezzi immobiliari in Italia alla
fine del primo semestre 2009 è stata pari ad un
-3,5% rispetto al calo del -8,1% (anno su anno)
recensito nella media dei principali Paesi. Prima di un’effettiva ripresa del livello dei prezzi
bisognerà comunque aspettare ancora qualche
trimestre. Secondo alcune stime, una ripresa a
pelle di leopardo nel mercato italiano potrebbe
tuttavia concretizzarsi nelle regioni del nordest del Paese dato che una quota dei rimpatri
previsti dallo scudo fiscale potrebbe in parte
riversarsi (fino al 40% ipotizza il Corriere della
Sera) sul ramo immobiliare e aziendale, come
per altro già avvenuto in occasione dei due precedenti scudi. In occasione del primo scudo si
ipotizza in effetti che un quarto della cifra rientrata sia stata reinvestita nel ramo immobiliare,
specie nel settore degli immobili di pregio e ora
la tendenza potrebbe riconfermarsi, considerato il livello favorevole dei costi. Ma su questo
non tutti sono d’accordo. Secondo l’Economist, infatti, i prezzi immobiliari in Italia, pur
in calo rispetto all’anno precedente, risultano
ancora doppi rispetto a quelli datati 1997, una
variazione per altro in linea con la media delle
altre grandi economie dal 1997 al 2009. Ma
secondo uno studio del FMI, dopo che altri Paesi hanno corretto vigorosamente i loro prezzi,
oggi l’Italia si troverebbe ancora in una fase
di sopravvalutazione dei prezzi: sopra il 12%
assieme a Irlanda, Gran Bretagna e Francia e
poco avanti alla Spagna. Dunque, le scommesse tra ottimisti e pessimisti sono aperte.
11
5500
CINQUANT’ANNI CON TE
Con te, abbiamo compiuto 50 anni. Con te cliente di ieri e di domani. Con te che scegli noi, perché sai riconoscere il valore
di chi crede nelle cose belle e investe ogni giorno nel vero Made in Italy: italiano nella produzione ma anche nell’idea, nella
creatività, nel design. Con te Natuzzi continuerà a scrivere la storia dello stile italiano.
NATUZZI STORES:
DIETIKON
• DÜBENDORF
• ZÜRICH
ETOY •address
LAUSANNE
Address
address
address addreess
Address• address
addreess
Address address
0
Europee
di Philippe Bernasconi
9 novembre 1989. Una data che ha fatto la storia: quella con la S maiuscola. In queste settimane si sono sprecate le rivisitazioni storiche
per celebrare il crollo del Muro di Berlino e la
fine della Guerra fredda, del mondo diviso in
due blocchi e – di fatto – del socialismo reale.
Non sono mancate – e non poteva essere altrimenti – le lodi sperticate al momento storico
nato sulle ceneri di quell’evento.
La globalizzazione economica e politica che
ne è conseguita. Ma in pochi si sono chiesti
che cosa è diventata l’Europa oggi a 20 anni da
quei fatti. E se quell’immenso potenziale generato dalla ritrovata libertà di milioni di persone
sia stato sfruttato fino in fondo. O se non si sia
buttata via un’occasione irripetibile.
Le lezioni della Storia
Oggi l’Europa è un continente in gran parte
unito. L’Unione europea conta ormai 27 Paesi
membri, alcuni di loro solo 20 anni fa facevano ancora parte dell’allora blocco sovietico.
A pensarci con gli occhi di oggi sembrerebbe
tutto normale. Un dato di fatto, indiscutibile.
Ma nel 1989 tutto questo pareva impossibile.
Un sogno irrealizzabile. Eppure oggi l’Europa è un grande continente, aperto e interdipendente. Un miracolo si è realizzato. O così
sembra, a prima vista. La democrazia ha trionfato e con essa ha trionfato il libero mercato.
Il pensiero unico che tanti auspicavano l’ha
fatta da padrone. E ha prodotto ricchezza e
benessere. Inutile nasconderlo, da un punto di
vista prettamente contabile oggi l’Europa nel
suo insieme sta meglio rispetto a 20 anni fa.
Nonostante la crisi finanziaria ed economica
dell’ultimo anno e mezzo. Ma non è oro tutto
quel che luccica.
Oggi il mondo è ancora diviso in due blocchi.
Da una parte gli Stati Uniti e l’Unione europea, dall’altra la Russia non più “comunista”,
ma pur sempre caso particolare, impossibile
da “occidentalizzare”. Ne sanno qualcosa
quegli ex satelliti sovietici che – non essendo riusciti ad allontanarsi da quell’area di
influenza nell’immediato dopo caduta Muro
di Berlino – hanno cercato di farlo più tardi,
suscitando le ire dell’ex padre padrone.
La guerra del gas tra Russia e Ucraina – che
ha rischiato di lasciare al freddo mezza Europa - ne è l’esempio lampante. E poi ,nel dopo
1989, si è manifestata un’altra divisione, forse
ancora più preoccupante, quella tra Occidente e mondo islamico.
Rivista – Dicembre 2009
La
Soffocato e tenuto a bada dalle due grandi
superpotenze nell’era della Guerra fredda,
l’integralismo islamico ha trovato negli ultimi
vent’anni uno spazio libero e l’ha immediatamente occupato. Con tutte le conseguenze
che conosciamo. A tutto questo si è aggiunta
un’Unione europea che – nonostante le spinte ideali e le illusioni di vent’anni fa – non
è riuscita a consolidarsi e ad assumere quel
ruolo internazionale che in teoria gli spetterebbe. Oggi l’Unione europea è sì più grande
e rappresentativa, è sì riuscita a superare le divisioni nate dopo la Seconda Guerra mondiale, ma per farlo ha probabilmente accelerato
colpevolmente i tempi e oggi si ritrova senza
le necessarie fondamenta per poter resistere
in un mondo tempestoso che viaggia a mille all’ora. L’iter ad ostacoli che ha preceduto
la nascita del Trattato di Lisbona e le assurde
resistenze del presidente ceco Klaus (proprio
lui, rappresentante di una nazione accolta da
Bruxelles dopo la fine e l’abiura del socialismo reale), che hanno rischiato di fare abortire anche questo secondo tentativo di dare
all’Europa una costituzione degna di questo
nome, sono l’esempio di come le cose a Bruxelles e dintorni non vadano ancora per il verso giusto. L’Unione europea, per trasformarsi
da unione di Stati a una vera “Stati uniti d’Europa” – così per poter fare da contraltare agli
altri due blocchi economici e politici esistenti,
quello americano e quello indo-cinese – dovrebbe ritrovare quello spirito ideale dei suoi
padri fondatori, che sembra però aver perso
per strada.
E poi c’è la crisi finanziaria ed economica.
Scoppiata negli Stati Uniti si è ben presto trasferita in Europa. Una crisi devastante, senza
precedenti, i cui effetti – nonostante il peggio
sembri essere passato – potrebbero accompagnarci per molto tempo ancora. Ma ci si è
chiesti perché mai la finanza abbia potuto per
troppo tempo agire senza limiti e senza restrizioni, e per di più impunita, fino a quando la
grande bolla è scoppiata, senza possibilità di
ritorno? Il pensiero unico nato sulle ceneri del
Muro di Berlino ha tolto quei freni inibitori,
anche in campo finanziario ed economico. È
così nata una generazione di manager senza
scrupoli che ci ha portati al disastro odierno.
Questo per dire che le enormi speranze create
dalla fine della Guerra fredda e dalla fine di
un mondo diviso in due avrebbero meritato
miglior sorte. Ma non tutto è perso. La speranza, in fondo, è l’ultima a morire. Purché dagli
accadimenti del passato si traggano le dovute
lezioni.
13
La nuova pasta integrale Barilla.
Ricca di fibre e sostanze nutritive.
100% di gusto.
Tipicamente Barilla. Pasta al dente, con tutto il gusto dell’italianità, di una bontà senza compromessi. La nuova pasta Barilla Integrali nasce con un procedimento di macinatura esclusivo, è
ricca di fibre naturali e contiene preziose sostanze nutritive. Barilla Integrali esiste in quattro formati di pasta classici: gli Spaghetti no. 5, le Pennette Rigate, i Fusilli o le Pipe Rigate. Barilla
Integrali: l’alimentazione sana diventa anche varia e gustosa!
No 1 in Italia
Internazionali
di Michele Caracciolo di Brienza
All’inizio di novembre i due cittadini svizzeri,
vittime della contromisura illegittima del governo di Tripoli, hanno finalmente lasciato le galere
libiche dopo quasi un anno e mezzo. Max Göldi, direttore del gruppo ABB a Tripoli, e lo svizzero di origini tunisine Rachid Hamdani, agente
di una società svizzera di costruzioni, furono
arrestati nel luglio del 2008 con il pretesto che
il loro visto non era in regola. In realtà, questa
mossa fu una delle tante conseguenze dell’arresto a Ginevra di Hannibal Gheddafi, uno degli
otto figli del dittatore libico.
personalistico. Per buona parte della crisi Berna ha affrontato in maniera isolata le relazioni
turbolente con Tripoli. Non è una novità che la
Confederazione sconti di fatto un certo isolamento, tutto sommato volontario, a livello internazionale. Solo recentemente il ministro degli
Esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos ha proposto i buoni uffici del suo Paese per aiutare la
Confederazione in questa difficile situazione. La
Spagna assumerà poi la presidenza dell’Unione
Europea nel primo semestre del 2010. Questa
mano tesa arriva però in ritardo rispetto all’immediata alzata di scudi delle cancellerie dei paesi dell’UE in seguito
all’arresto di alcuni diplomatici britannici in Iran alla fine di giugno.
La spirale delle contromisure tra la
Libia e la Svizzera non è ancora conclusa ed è difficile prevedere degli
esiti a breve. Certo è che i voli della
compagnia aerea Swiss sono stati sospesi per Tripoli e non vengono più
rilasciati visti ai cittadini libici. I fondi libici in
Svizzera sono stati ritirati: 5,5 miliardi di franchi
sono stati trasferiti altrove e sono circa lo 0,3%
dei fondi affidati in gestione agli istituti svizzeri.
Le reazioni libiche hanno poi avuto aspetti coloriti come la proposta di Muammar Gheddafi
all’Assemblea generale dell’ONU a settembre a
New York di smembrare la Confederazione. La
sua idea era di far annettere le varie regioni ai
paesi confinanti a seconda della lingua. L’importante nella vita è di essere convinti di quello
che si dice.
La crisi è iniziata a causa dell’eccessivo rigore
delle autorità ginevrine, che non hanno afferrato la delicatezza della situazione. Se si fosse
rispedito al mittente il “docile” Hannibal probabilmente tutto questo polverone non si sarebbe
mai sollevato. “Avere a che fare con un membro
della famiglia Gheddafi, significa avere a che
fare con lo Stato libico” - così ha dichiarato alla
Rivista, Hasni Abidi, direttore del CERMAM di
Ginevra (Centre d’études et de recherche sur le
monde arabe et la Méditerranée). Questo aspetto è stato capito in Francia ed in Italia, ma non
nella pur cosmopolita Ginevra. L’atteggiamento di alcuni parlamentari a Berna è stato molto
critico nei confronti della visita di scuse che il
presidente della Confederazione Hans-Rudolph
Merz ha compiuto alla fine di agosto. Il mea
culpa ufficiale non ha avuto l’effetto sperato nei
confronti di un regime che se ne infischia del bon
ton diplomatico. Stranamente infatti appena gli
Stati Uniti, Amnesty International, la Spagna e le
Nazioni Unite hanno manifestato la loro disponibilità ad intervenire nella crisi, gli ostaggi sono
ricomparsi senza che il governo libico desse alcuna spiegazione. L’azione al di fuori dell’isolamento montanaro ha almeno fatto terminare la
permanenza in una galera libica di due persone
completamente estranee alla vicenda.
La crisi diplomatica
tra la Libia e la Svizzera
Verso una soluzione europea?
I fatti risalgono al 15 luglio 2008 quando Hannibal Gheddafi e la moglie, incinta di nove mesi
alloggiavano all’Hotel Wilson di Ginevra. I dipendenti dell’albergo avvertirono la polizia dei
maltrattamenti che la coppia aveva inflitto ai
propri domestici. L’intervento dei gendarmi finì
con l’arresto del libico, che dopo due giorni fu
liberato sotto cauzione.
Non è la prima volta che Hannibal Gheddafi fa
parlare di sè. Il suo vero nome è Motassim Bilal,
32 anni, ha il grado di tenente egiziano ed è
medico. Nell’agosto del 2001, all’uscita di una
discoteca a Roma si scontrò con una pattuglia
della polizia e li attaccò con un estintore. Non
venne sporta denuncia. Nel settembre del 2004,
il giovane Gheddafi era sugli Champs-Elysées a
Parigi. All’incirca alle due del mattino ubriaco
sfrecciava a 140 Km/h controsenso nella sua
Porche nera. La polizia francese lo arrestò, ma
le sue guardie del corpo provocarono una rissa pazzesca con i gendarmi parigini. Il bilancio
fu di un poliziotto gravemente ferito. Anche
questa volta non fu sporta denuncia. Di fatti, il
caro Hannibal fu accompagnato discretamente
all’Ambasciata di Libia e rimpatriato.
Possibile che con questi precedenti non sia venuto in mente a nessuno a Ginevra di prestare
maggiore attenzione? Insomma, quel personaggio non era nuovo ad eccessi umorali del genere
e, se la polizia italiana e quella francese hanno
invitato l’ospite a lasciare il paese, forse a Ginevra si sarebbe potuto agire allo stesso modo,
evitando così lo scoppio di una crisi diplomatica ancora aperta.
La Svizzera ha sempre fatto della mediazione
uno dei cavalli di battaglia della sua politica
estera, ma non era mai stata confrontata direttamente ad una crisi con un altro Stato. Il caso
della Libia è molto particolare e le reazioni elvetiche non sono state adatte a quel tipo di regime
Rivista – Dicembre 2009
La
15
Oltrefrontiera
di Fabrizio Macrì
“Gli italiani sono un popolo geniale, abbiamo
spesso a che fare con persone che nel nostro settore sono decisamente al di sopra della media”
ed ancora “se dovessi dare un consiglio al mio
migliore amico gli direi: vieni in Italia e lavora con
i suoi giovani, è un’esperienza entusiasmante”.
Con queste due frasi David Herzog, CEO della
ditta Hoval di Bergamo, azienda del Liechtenstein operante in Italia nel settore degli impianti
di riscaldamento ha colpito il pubblico che ha
partecipato giovedi 19 novembre al seminario di
una mattinata organizzato da OSEC, in cooperazione con la CCIS, dedicato al mercato italiano
come bacino di esportazione ed investimento per
le aziende svizzere.
Senza i se e senza i ma
sulenza ed incontri individuali con aziende della
subfornitura veneta: ingegnose, motivate, oneste
e laboriose, tanto che ci si chiese: sono questi
gli imprenditori in rivolta del Nord-Est, pieni di
rabbia e senza senso dello Stato descritti dai giornali?
Dagli interventi dei relatori emerge che in Italia
per un’azienda svizzera muoversi è difficile, perché il codice di funzionamento delle relazioni
economiche non è prevalentemente il mercato
ma la rete di relazioni personali, che le comunicazioni scritte cui in Svizzera e su altri mercati
normalmente si ottiene riposta in Italia cadono
nel nulla, che mentre altrove la risposta ad una
domanda è sempre sì o no, da noi molto spesso
è “dipende”, che spesso un colloquio formale con tanto di protocollo e firme accompagnate da
promesse di collaborazione non
porta a nulla, mentre una cena informale porta a decisioni che danno il via a progetti in tempi così brevi da essere
inimmaginabili in altri paesi.
Insomma, l’Italia non è solo Dolce Vita come recitava il titolo della manifestazione, è un mercato
cui gli svizzeri guardano con interesse ed ammirazione. Gli interventi, le domande e le riflessioni
emerse durante il seminario sembrano a grandi
linee confermare qualche possibile indicazione
strategica sullo sviluppo futuro del Paese: indicazioni che riguardano prevalentemente il Mezzogiorno. Con un reddito pro-capite fermo al 58%
di quello del Nord Italia e con tassi di crescita del
PIL inferiori della metà a quelli del resto del Paese, il Mezzogiorno ha per definizione un enorme potenziale di sviluppo. Una riqualificazione
dell’offerta turistica e dell’ambiente naturale insieme con lo sviluppo del settore delle energie
rinnovabili, tramite l’attrazione di investimenti e
tecnologie estere sono emerse nel corso del seminario come due grandi direttive di sviluppo per
quest’area del Paese. Parole al vento, aggiungiamo noi, se prima non verranno sciolti i nodi della
criminalità organizzata, del clientelismo e della
corruzione: basti una cifra a sottolineare la rilevanza economica di questo aspetto, recentemente confermata anche da un’inchiesta di Repubblica che scrive: “la corruzione pesa sulle spalle di
ogni italiano 25.000 Euro; diventa un costo fisso
per le imprese e un onere che incide pesantemente nelle decisioni di investimento. Sono costi, per
le piccole e medie imprese, che possono essere
determinanti per l'entrata nel mercato, così come
possono causarne l'uscita dal mercato. E in ogni
caso sono costi che hanno rilevanti ricadute su
altri fronti: ricerca, innovazioni tecnologiche, manutenzione, sicurezza personale, tutela ambientale”. Tra l’Italia ed il suo futuro insomma c’è la
decisione di liberare le enormi energie e risorse
umane di questo Paese: liberarle significa anche
avere il coraggio di stabilire condizioni minime
di legalità e trasparenza che caratterizzano le
economie dei maggiori paesi europei.
(sarebbe un Paese dal grande futuro)
L’Italia è in forte crisi, lo si sa, oltre ai dati congiunturali che danno nel 2009 il PIl in calo del 5%
ed il commercio estero in contrazione del 20%,
il Paese vive una crisi economica strutturale che
si prolunga ormai dall’ultimo boom delle esportazioni avvenuto nella prima metà degli anni ’90
a seguito dell’ultima grande svalutazione della
vecchia Lira. La crisi oltre che economica appare anche come crisi di fiducia e sociale: il Paese
sembra aver perso uno scopo, una missione; la
classe dirigente sempre più screditata e concentrata su temi che poco hanno a che vedere con il
bene pubblico, ha smesso di indicare ai giovani
opportunità ed un’idea di società; il sistema educativo, sanitario e dei trasporti peggiora; lo scontento è diffuso ed il lavoro precario impedisce ad
un’intera generazione di fare progetti per il futuro. Si è parlato di declino e di progressivo allontanamento dell’Italia dal club dei paesi più avanzati economicamente. Del resto le classifiche sulla
produttività e sulla competitività parlano chiaro:
i vecchi problemi strutturali del Paese quali il
deficit infrastrutturale, la burocrazia, la corruzione, il fisco, la criminalità nel Mezzogiorno sono
lontani dall’essere risolti e pesano sulla capacità
del Paese di assicurare benessere economico e
sociale ai cittadini. Questa l’immagine dell’Italia
che i media ormai descrivono da 15 anni, ma, è
certo che, ascoltando le impressioni di chi come
David Herzog ha scelto l’Italia, non per andarci
in vacanza, ma per lavorarci e far crescere la sua
azienda, ci si rende conto che i giochi non sono
chiusi.
Basterebbe iniziare a dare spazio al materiale
umano di cui il nostro paese dispone, per interrompere questa caduta libera cui l’Italia sembra
inesorabilmente destinata: quando incontri un
italiano per lavoro ti entusiasma per velocità di
reazione, intuizione, humor, preparazione tecnica, impegno, convinzione, motivazione a far
bene. Sono le stesse considerazioni che questa
rubrica fece mesi fa, dopo due giornate di con-
Rivista – Dicembre 2009
La
17
N
Giornata di studio dell’Osec dedicata all’Italia
on solo “Dolce Vita„
Axel Bermeitinger,
Direttore Regionale
Europa per l’Osec,
introduce l’incontro.
Da lungo tempo Svizzera e Italia sono
legate da stretti rapporti. L’amicizia fra
i due Paesi non è mai venuta meno, tuttavia molte aziende svizzere riscontrano
delle difficoltà a farsi strada nel mercato
italiano.
Per rispondere a questo disagio l’Osec,
l’associazione che si occupa della promozione dell’economia elvetica, ha organizzato un incontro durante il quale
esponenti delle piccole e medie imprese
svizzere hanno avuto l’opportunità di
informarsi sul perché oggi valga ancora
la pena d’interessarsi e di rivolgersi con
sempre maggiore attenzione al mercato
italiano.
Avvalendosi del sostegno e della collaborazione organizzativa della Camera
di Commercio Italiana per la Svizzera
(CCIS) e della sua omologa Svizzera
per l’Italia, l’Osec ha allestito un panel
di interventi che, di volta in volta, hanno
focalizzato il variegato spettro di opportunità che offre la Penisola, senza evitare
di segnalare quegli elementi di criticità,
che si possono riassumere soprattutto
nell’eccesso di burocrazia e nella diversa mentalità sia nella cultura d’impresa
sia nelle relazioni interpersonali, talvolta
decisive nella conclusione di affari.
Introdotti da Axel Bermeitinger, Direttore Regionale Europa per l’Osec, i lavori sono stati cadenzati dagli interventi
di Cataldo Castagna, del Consiglio della
Camera di Commercio Italiana per la
Svizzera, il quale ha illustrato le caratteristiche principali dell’economia italiana;
Rivista – Dicembre 2009
La
di Chiara Petrò, dell’Istituto nazionale
per il Commercio Estero (ICE) di Milano, che ha spiegato perché la Lombardia
sia un interessante obiettivo di mercato
anche per le imprese svizzere; di David
Herzog, Amministratore Delegato di
Hoval Italia S.r.l. Grassobbio (Bergamo), che ha proposto una testimonianza
di successo relativa all’insediamento di
un’azienda svizzera sul territorio italiano; di Massimiliano Zagni, di Invitalia,
che, accanto a quelli più tradizionali,
ha indicato alcuni settori di grande prospettiva: segnatamente nel campo delle
energie rinnovabili e della logistica; da
Fabrizio Macrì, responsabile marketing
Italia per la CCIS e da Paola Davoso,
dello Swiss Business hub di Milano, ciascuno dei quali, per l’organizzazione di
propria competenza, ha presentato la
molteplicità dei servizi che sono in grado di offrire alla varie aziende.
Moderati da Christoph Lang, della
Scuola per il Business internazionale
di Zurigo, che ha sollecitato il dibattito
coinvolgendo il pubblico in una serrata
ed incalzante sequenza di domande e
risposte, i lavori sono stati conclusi da
Giorgio Berner, Presidente della Camera di Commercio Svizzera in Italia, che,
descrivendo il panorama della presenza
imprenditoriale svizzera in Italia (320
aziende che danno lavoro a 43'000 persone), ha ribadito l’importanza di una
solida collaborazione fra Italia e Svizzera specie in un mercato sempre più
globale.
19
L
L’Amministratore Delegato della Fiat, Sergio Marchionne
ospite a Zurigo della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
a vera crisi è quella sociale
È appena arrivato da Detroit, reduce da due giorni molto
intensi, dedicati alla presentazione del piano di rilancio
di Crysler. È piuttosto stropicciato. Lo sa: “ho ancora
i capelli bagnati per la doccia veloce”. Si dice felice di
essere presente, anche per sottolineare il centenario della
Camera: come manager e come italiano, perché crede che
l’apertura economica e culturale sia il primo elemento di
forza per qualunque organizzazione. “La vostra - dice
- ha dato prova, in un secolo di vita, di come i rapporti
commerciali servano anche ad avvicinare i popoli e a
migliorare le relazioni umane”. Felice lo è anche dal
punto di vista più strettamente personale: “per la stima e
Sergio Marchionne
al suo arrivo
a Zurigo, accolto
dal Segretario
generale della CCIS
Andrea G. Lotti.
Segnali contrastanti
Precisa che capire cosa ci aspetta non è un
compito facile, “perché continuano ad arrivarci segnali contrastanti.” Ma anche perché sarebbe importante concordare su quale sia
la crisi di cui stiamo parlando. Cita il direttore del Fondo monetario internazionale, Strauss-Kahn, convenendo con lui sul
fatto che “abbiamo vissuto - e stiamo ancora
vivendo - almeno tre crisi insieme: una finanziaria, una economica e una sociale”. Si tratta
ovviamente di tre aspetti collegati tra loro
secondo una logica di causa ed effetto.
Ma quello che, secondo Marchionne, ormai è evidente è che non è sufficiente rimuovere il primo problema per sanare anche gli altri e solo quando tutte e tre queste
crisi saranno definitivamente superate sarà
Rivista – Dicembre 2009
La
l’amicizia che mi legano a questa Camera di Commercio.
È un rapporto che si è consolidato nel periodo in cui ho
avuto I’opportunità di far parte del vostro Consiglio
direttivo e che non si è mai interrotto”. E poi via, con
la sua parlata spedita, che trasmette determinazione.
Capace di dire cose, magari sgradite senza mai apparire
presuntuoso o sgarbato. Ignorando intenzionalmente gli
accomodamenti diplomatici o le scorciatoie della reticenza,
senza per questo essere scortese. Esordisce dicendo di
voler condividere alcune riflessioni sulla crisi che stiamo
attraversando a livello internazionale, “sui diversi modi
di affrontarla e sulle prospettive che abbiamo di fronte”
possibile cantare vittoria. A dispetto dei
facili ottimismi, non è ancora il momento.
Sul fronte finanziario, grazie anche all’immissione di ingenti somme di denaro pubblico, c r e d e c h e o r m a i i l peggio sia
alle spalle. La vera sfida che resta da portare a termine, si chiama fiducia. La crisi,
le crisi, hanno fatto vacillare i valori più
profondi su cui si reggeva il sistema sociale: l'onestà, la trasparenza, I'affidabilità.
Mai come ora dobbiamo essere consapevoli della loro importanza e della necessità
di proteggerli.
Marchionne non ha dubbi: “chi ha la responsabilità di guidare le istituzioni finanziarie
di tutto il mondo ha soprattutto questo compito
davanti: ricostruire una base solida di valori in
cui tornare a credere e a identificarsi”.
21
A conclusione del suo intervento Marchionne riceve
i ringraziamenti del Presidente della CCIS Richard Friedl.
L’Amministratore delegato
di Fiat durante il suo intervento.
L’inizio della fine
Per quanto riguarda la crisi economica, abbiamo tirato fuori la testa e forse iniziamo a scorgere la fine.
I primi indizi di un processo di risanamento sono visibili in tutte le principali economie del mondo.
Gli indicatori macro-economici stanno iniziando lentamente a risalire. Anche in Europa le ultime stime
dell'Ocse parlano di segnali positivi. La prospettiva
di una ripresa, in grado di diventare meno pallida nel
corso del 2010, riscuote la maggioranza dei consensi.
“Ma – ammonisce Marchionne - la fine della recessione non significa la fine della crisi”. Perché c'è un terzo
aspetto che grava come un macigno sulle nostre prospettive: la crisi sociale. Gli ultimi dati sul mercato
del lavoro negli Stati Uniti hanno visto schizzare il
tasso di disoccupati al 9,8 per cento: il livello più alto
dal 1983, cioè da quando hanno iniziato a rilevare i
dati su base mensile. In Spagna il tasso di disoccupazione sembra lanciato verso il 20 per cento. Sta crescendo anche in Gran Bretagna; in Giappone ha raggiunto livelli insoliti; in Francia aumenta nonostante
la ripresa del Pil.
Anche in Svizzera, che ha viaggiato per anni con un
tasso inferiore all'1 per cento e che resta comunque
una delle migliori piazze d'Europa, questa percentuale ha ormai superato il 4 per cento.
In Italia, in confronto con gli altri Paesi, il mercato del
lavoro mostra segnali di tenuta, ma non possiamo nasconderci che in un anno hanno perso il lavoro circa
400 mila persone, e le previsioni non sono incoraggianti. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, la disoccupazione toccherà il suo picco negli Stati Uniti il prossimo anno mentre potrebbe sfiorare il 12 per cento nella zona euro entro il 2011. In
questa situazione, il vero pericolo e che i consumi
si deprimano ancor di più, mettendo una forte ipote22
ca sulle prospettive di crescita. “Per questo – sottolinea Marchionne - è necessario continuare a sostenere
la domanda fino a che l'economia non si sarà rafforzata
e la disoccupazione scenderà”. A tal fine, é necessario
agire con interventi fiscali e di sostegno al reddito
dei lavoratori e delle famiglie, a cominciare dalle
fasce più basse.
Non si vince con la logica
della contrapposizione
Secondo l’AD di Fiat: “I'uscita dal tunnel della crisi
globale e ancora lontana. Molto dipenderà dalle politiche
industriali che saranno messe in atto nei prossimi mesi e
dalla velocità di reazione del mondo delle imprese”.
È nelle difficoltà che si vedono meglio le strutture
portanti di un sistema. Questo, rileva Marchionne, vale anche per I'Italia. Il nostro Paese è spesso
stato spesso additato come arretrato e provinciale, soprattutto per la scarsità di grandi imprese e per I'enfasi sulle piccole e medie.
Eppure la reazione che ha avuto di fronte alla grave
situazione economica globale sta in parte smentendo
questo pregiudizio, spingendo qualche economista a
parlare di un paradosso: la forza di essere arretrati.
Marchionne ritiene che entrambe le visioni siano
esagerate. “Sappiamo bene che il modello italiano ha tanti
problemi, da non sottovalutare, e la mancanza di liquidità
rischia di bloccare le imprese, colpendo le più piccole in modo
più duro”. È pur vero, però, che ci sono alcune aree
del Paese che hanno tenuto meglio proprio grazie a
quelle caratteristiche considerate spesso un segno di
scarsa modernità: cioè la dimensione ridotta, il più
forte rapporto con la famiglia, I'intreccio più stretto
tra reti sociali e reti produttive, il basso livello di indebitamento. Dove le imprese si aggregano in reti,
distretti, consorzi, cordate allora trovano la forza per
resistere, affrontare gli investimenti in pool e svilup-
Rivista – Dicembre 2009
La
parsi. Tutto questo, secondo Marchionne, dimostra
che non è con la logica della contrapposizione che si
può battere una crisi.
In questi mesi troppi cori si sono levati, invocando un
ritorno all'economia reale, ponendo la finanza contro
l'industria. Ma non esiste nessuna industria – lo ribadisce con forza l’AD di Fiat - che possa funzionare
senza un solido sistema finanziario alle spalle.
Altro errore da non compiere, rifugiarsi nel protezionismo. È assurdo – spiega Marchionne - perché
“non solo rischia di falsare I'equilibrio dei mercati, ma tradisce anche quei principi su cui si regge la Comunità Europea”. C’è anche chi continua a mettere le imprese
le une contro le altre, le piccole contro le grandi. “È
una cultura che non mi appartiene” – puntualizza, incalzando: “una cosa deve essere chiara: o si cresce tutti insieme
oppure insieme si soccombe”.
Il modello americano
Un’altra cosa è determinante secondo Marchionne:
il modo di affrontare i problemi. “La ragione per cui
l'Europa sta subendo in modo così drammatico una
crisi che non è nata al suo interno; la ragione per cui
sta facendo addirittura peggio degli Stati Uniti, che
ne sono l'epicentro, è sempre la stessa: non e riuscita
a dare risposte in modo omogeneo”.
L'esempio più lampante è quanto è successo in
campo automobilistico. A tal proposito ritiene che
“la direzione scelta dagli Stati Uniti è qualcosa di unico. Il
presidente Obama ha dato vita ad una task force dedicata,
per trasformare l'handicap della crisi in una straordinaria
opportunità”.
Quello che e stato ribattezzato il "new deal verde" vuole
incidere in profondità su un intero comparto e sulle
abitudini dei consumatori. Intende, allo stesso tempo,
salvaguardare questa industria e sostenerla nello sforzo di ridurre i livelli di emissioni e dei consumi delle
auto. Negli Stati Uniti, secondo Marchionne, stiamo
assistendo ad un cambiamento strutturale e coraggioso, che ha chiamato a raccolta il Governo, le aziende,
i sindacati, le istituzioni finanziarie, con un obiettivo
che è qualcosa di più del salvataggio dell'industria
dell'auto, ma prevede un vero e proprio ripensamento
del sistema in chiave ecologica. Un modo per creare
una base sana su cui ricostruire il settore.
“Fiat, - puntualizza - grazie all'alleanza con Chrysler, ha il
privilegio di essere coinvolta in questo processo di rifondazione
dell'auto americana”.
Anche in Europa molti governi sono intervenuti nel
settore, ma ognuno a modo proprio.
Lo hanno fatto sia attraverso l'erogazione di ecoincentivi, per stimolare la domanda e indirizzarla
verso scelte più ecologiche, sia attraverso sostegni
finanziari diretti ai costruttori nazionali.
Senza voler entrare nel merito delle singole scelte,
Marchionne esprime il timore che in Europa la mancanza di una visione comune si possa tradurre in un
pericoloso freno, proprio quando ci sarebbe bisogno
di muoversi il più velocemente possibile.
Rivista – Dicembre 2009
La
Accomunati negli obiettivi: salvare e ridare vita a industrie cruciali per l'economia, americani ed europei
rischiano di ottenere effetti profondamente differenti.
L’Ad di Fiat ne è convinto: il piano americano si tradurrà nel superamento di problemi che da anni affliggono l'industria dell'auto, primo fra tutti quello della
sovraccapacità produttiva, con particolare attenzione
alla costruzione di un nuovo futuro, più sostenibile
dal punto di vista sia economico sia ambientale.
I piani europei, invece, non stanno affrontando i problemi alla radice, proprio perché mancano di una visione d'insieme, ognuno è chiuso su se stesso in modo
autoreferenziale. Insomma, dice Marchionne gli europei “Guardano il dito senza accorgersi della luna che c'e
dietro”.
Un’azienda pronta per le sfide più difficili
Riferendosi al Gruppo Fiat, che quest'anno festeggia
i 110 anni dalla fondazione, l’AD afferma che si sta facendo tutto il possibile per reagire alle difficoltà generate dalla crisi internazionale: con una severa azione
di contenimento dei costi, ripensando le strategie in
funzione di un contesto che è completamente cambiato. L’accordo con la Chrysler dovrebbe permettere
di raggiungere nuovi mercati, di condividere competenze e tecnologie, di realizzare importanti sinergie
produttive.
I primi sforzi pare siano paganti: “ci hanno permesso
di chiudere il terzo trimestre con un risultato netto in positivo
e di raggiungere un margine del 2,6 per cento, uno dei più alti
del settore”.
“La Fiat di oggi – dice Marchionne - ha maturato un forte spirito di adattamento ai venti del mercato. È un'azienda
che ha abbracciato da tempo la sfida del nuovo, la cultura del
cambiamento e la tensione verso le sfide più difficili”.
Avviandosi alla conclusione, Marchionne si aggancia alla teoria dell’evoluzione. Assodato che il mondo
è cambiato e nulla sarà più come prima, forse non e
un caso che il 2009 coincida con un anniversario importante: 200 anni dalla nascita di Charles Darwin. I
problemi, diceva lo studioso inglese, stimolano i passi
avanti degli individui e delle civiltà. Ora, di fronte a
una congiuntura cosi delicata, Marchionne ritiene “che
la capacità di guardare oltre le tipiche misure di emergenza
rimanga fondamentale. Le crisi, come quella attuale, pur nella loro gravitä, offrono I'opportunità di affrontare problemi
strutturali con la necessaria determinazione e rapidità”.
Ciò vale anche per il settore dell'auto, che sarà spinto
verso la ricerca di organizzazioni più efficienti, produzioni più ecologiche, una più convinta adesione ai
valori dello sviluppo sostenibile.
Creare le condizioni per il cambiamento virtuoso, per
ricostruire economie efficienti ma giuste, severe ma
solidali questa la sfida che indica l’AD di Fiat.
Una sfida per promuovere una globalizzazione che
sia davvero al servizio dell'uomo, di tutti gli uomini.
L'augurio e che chiunque sia chiamato ad affrontare
questa sfida si dimostri all'altezza del compito.
23
NUOVA PUNTO EVO. DRIVE THE EVOLUTION.
Installazione…
da CHF 15 900.–*.
La nuova Punto Evo vi aspetta per una prova su strada dal vostro
partner Fiat. I nuovi motori Multiair con sistema Start&Stop, 13%
in più di potenza e 17% in meno di emissioni di CO2** vi entusiasmeranno.
* Prezzo di vendita da CHF 17 400.– (1.2 Active 65 CV, 3 porte), meno Eco-Bonus CHF 1500.– = CHF 15 900.–. Valevole fino al
31.12.09. ** FIAT Punto Evo 1.4 16V Multiair Turbo 135 CV, consumo: 5,6 l/100 km (ciclo misto). Emissioni di CO 2: 129 g/km.
Categoria d’efficienza energetica: A. Valore medio di CO 2 di tutti i veicoli immatricolati in Svizzera: 204 g/km.
www.fiat.ch
I
Promosso dalla Fondazione Migrantes
è stato presentato a Roma
l Rapporto Italiani nel Mondo 2009
È stata presentata lo scorso 19 novembre presso l’Auditorium del Lavoro di Roma la quarta edizione del
Rapporto Italiani nel Mondo promosso dalla Fondazione Migrantes per
raccontare
l’emigrazione
italiana.
Secondo i dati del Rapporto, gli italiani
residenti all’estero, che hanno conservato la cittadinanza sono 3.915.767 (pari al
6,6% della popolazione italiana), grosso
modo in numero equivalente a quello
dei cittadini stranieri residenti in Italia
(3.891.295). Un equilibrio numerico che
nei prossimi anni sarà superato per via
della crescita esponenziale degli immigrati presenti nel nostro paese.
Il numero degli italiani all’estero è comunque in continua evoluzione. Più di
un terzo dei residenti è nato all’estero.
Le donne rappresentano il 47,6% del
totale, mentre la dislocazione continentale delle collettività vede in testa l’Europa (2.184.534, pari al 55,8%) seguita dall’America (1.520.652, il 38,8%),
dall’Oceania (126.413, il 3,2%), dall’Africa (51.232, l’1,3%) e dall’Asia (32.936, lo
0,8%). I primi tre paesi di residenza sono
la Germania, l’Argentina e la Svizzera
che vengono seguiti a distanza, da Francia, Brasile, Belgio, Stati Uniti, Regno
Unito, Canada e Australia. Per quanto
riguarda invece le aree di provenienza il
rapporto precisa come il 54,8% degli italiani all’estero sia di origine meridionale, il
30,1% provenga da regioni settentrionali
e il 15% sia originario delle regioni centrali. La regione italiana con più emigrati
è la Sicilia con oltre 600 mila residenti
all’estero. Più della metà degli italiani fuori dell’Italia sono giovani al disotto dei 35
anni e di questi il 30% sono minorenni.
L’indagine segnala che annualmente
40.000 italiani, spesso con elevati titoli di
studio, continuino ad emigrare, principalmente al seguito delle attività intraprese
dalle nostre aziende all’estero. Secondo
un’indagine dell’Associazione Nazionale
Costruttori Edili le imprese italiane sarebbero infatti presenti nel mondo con
109 cantieri, che nel 2007 hanno realiz-
Rivista – Dicembre 2009
La
zato un fatturato all’estero paragonabile
a quello in realizzato in Italia (5,5 miliardi di euro rispetto a 6,3 miliardi).
Un’altra faccia della moderna emigrazione è senza dubbio quella degli universitari italiani iscritti all’estero che sono presenti in Germania (7.457 studenti), Austria e Gran Bretagna (6.000), Francia
e Svizzera (4.000), Stati Uniti e Spagna
(3.000) e Belgio (1.500). I ricercatori del
Rapporto hanno inoltre valutato attorno
alle 50'000 unità la quota annua di connazionali rientrati in Italia.
Da ulteriori indagini è
emerso come nel triennio 2006-2008, 259.000
connazionali rientrati
dall’estero fossero lavoratori dipendenti, almeno 60.000 lavorassero
come imprenditori e circa 180.000 pensionati.
La nuova edizione –
oltre 500 pagine, 50
capitoli, molte tabelle
statistiche realizzate da
più di 60 autori – ha
cercato di arricchirsi
sempre più unendo l’attenzione all’attualità con la memoria del passato. Il
volume si divide in 5 sezioni: flussi e
presenze tra storia e attualità; aspetti
socio-culturali e religiosi; aspetti socioeconomici; approfondimenti tematici.
Chiudono il sussidio le schede regionali e provinciali sui dati principali e una
carrellata di tabelle quanti-qualitative.
“Descrivere semplicemente l’emigrazione –
scrive mons. Saviola Direttore Generale
della Fondazione Migrantes - è tutt’altro
che un compito banale, perché questa realtà
sfugge per lo più al gran pubblico, non solo per
quanto riguarda il passato ma anche relativamente al presente e al futuro: tra gli stessi addetti ai lavori si riscontrano incertezze
quando si tratta di inquadrare cosa significhi
il concetto di “italianità” nel mondo e il fatto
di essere italiani (tanto più se nati all’estero)
in altri paesi”.
Il Rapporto
Migrantes –
pubblicato
dalle edizioni
IDOS – nasce
come manuale
da consultare
ma anche come
sussidio per
la sensibilizzazione
al fine di favorire
una migliore
conoscenza
dell’emigrazione
italiana e fornire
i dati statistici
più aggiornati
altrimenti
difficilmente
reperibili.
www.rapportoitalianinelmondo.it
25
Grancereale – i biscotti ricchi di fibre
Grancereale – il biscotto integrale che regala un vero piacere. Ricco di salutari fibre e ingredienti
naturali selezionati. Grancereale esiste nelle tre varietà Classico, Frutta e Croccante.
20 ANNI LICEO ARTISTICO
U
Il Liceo Artistico compie i suoi primi vent´anni
n ponte fra due lingue e due tradizioni
Vent’anni, mille mesi all´incirca. Per il giovane che da
poco ha superato l´esame di maturità al Liceo Artistico e
sta per affrontare la vita adulta vent’anni significano la
sua vita intera. Nel momento in cui gli viene consegnato
il diploma di maturità, prova indiscutibile del più
grande successo nella sua biografia lui (o lei) riflette un
momento sul passato e poi lo sguardo va verso un futuro
ancora sconosciuto, ma senz´altro pieno di speranze,
di lotte, di successi. Gli anni più significativi erano
senz´altro gli ultimi cinque passati al Liceo Artistico
di Zurigo questa scuola del tutto particolare, del tutto
straordinaria che è rimasta sin dai suoi primi giorni fino
ad oggi un “Geheimtipp“. Vent’anni un periodo breve per
un’istituzione come una scuola. Infatti, il Liceo Artistico
italo-svizzero è la più recente creazione nell´ambito dei
licei cantonali (Mittelschulen) del Cantone di Zurigo.
Ci sono licei che vantano una tradizione centenaria, che
si sentono portabandiera di cultura, che possono citare
lunghi elenchi di ex-studenti, che poi nella vita hanno
ricoperto ruoli importanti nella società, nella politica,
negli ambiti economici e culturali. I primi studenti del
Liceo Artistico invece hanno lasciato la scuola, diploma
di maturità in mano, solo nel 1994. Quindi, sono ancora
adesso da considerarsi giovani adulti, anche se hanno
avuto i loro primi successi come architetti, medici,
dentisti, disegnatori, interpreti, insegnanti, artisti e
uno addirittura come ufficiale di carriera dell´esercito
svizzero
di Ronald Schweizer*
*Già direttore
Liceo Artistico
La splendida villa
“Dem Schönen“
situata a due passi
dal “Freudenberg“
è la sede del liceo
artistico con
la scritta in ferro
battuto sulla porta
principale.
Vent’anni, mille mesi all’incirca. Per il
giovane che da poco ha superato l’esame
di maturità al Liceo Artistico e sta per
affrontare la vita adulta vent’anni significano la sua vita intera. Nel momento
in cui gli viene consegnato il diploma
di maturità, prova indiscutibile del più
grande successo nella sua biografia lui
(o lei) riflette un momento sul passato e
poi lo sguardo va verso un futuro ancora
sconosciuto, ma senz’altro pieno di speranze, di lotte, di successi. Gli anni più
significativi erano senz’altro gli ultimi
cinque passati al Liceo Artistico di Zurigo questa scuola del tutto particolare,
Rivista – Dicembre 2009
La
del tutto straordinaria che è rimasta sin
dai suoi primi giorni fino ad oggi un “Geheimtipp“.
Vent’anni un periodo breve per un’istituzione come una scuola. Infatti, il Liceo
Artistico italo-svizzero è la più recente
creazione nell’ambito dei licei cantonali
(Mittelschulen) del Cantone di Zurigo.
Ci sono licei che vantano una tradizione
centenaria, che si sentono portabandiera di cultura, che possono citare lunghi
elenchi di ex-studenti, che poi nella vita
hanno ricoperto ruoli importanti nella
società, nella politica, negli ambiti economici e culturali. I primi studenti del
27
20 ANNI LICEO ARTISTICO
Le fotografie degli
studenti, che hanno
frequentato durante
i primi vent’anni,
esposte sulla pareti
dell’entrata.
Liceo Artistico invece hanno lasciato
la scuola, diploma di maturità in mano,
solo nel 1994. Quindi, sono ancora adesso da considerarsi giovani adulti, anche
se hanno avuto i loro primi successi
come architetti, medici, dentisti, disegnatori, interpreti, insegnanti, artisti e
uno addirittura come ufficiale di carriera
dell’esercito svizzero.
La più impegnativa
fra le scuole svizzere
Di che genere di scuola si tratta dunque?
Un liceo che consegna una maturità svizzera con riconoscimento automatico per
tutti gli studi superiori anche in Italia.
Che allude nel suo nome alla formazione
artistica e si vanta allo stesso tempo di
essere la scuola più impegnativa fra tutte
le scuole svizzere. Che combina un programma di liceo linguistico svizzero con
quello italiano dell’artistico. Una scuola
il cui corso di studi dura un anno di più
di quello degli altri licei e che richiede un
impegno settimanale che supera quello
degli altri di quasi il dieci per cento.
Le particolarità di questa scuola – che
sono anche i suoi pregi – consistono nella combinazione di due filosofie, quella
svizzera e quella italiana, su che cosa sia
una buona formazione pre-universitaria
e nel bilinguismo, non solo dichiarato e
limitato ad alcune materie d’apprendimento e ad alcune lezioni scolastiche,
28
ma vissuto quotidianamente. A questo
si aggiunge un clima molto famigliare
dovuto alle dimensioni della scuola: due
classi per annata, dieci in tutto, all’incirca 220 studenti. Come poteva nascere
una tale creatura in un ambiente scolastico preesistente già molto differenziato tra classico, scientifico, linguistico e
“musisch“ come si chiamavano i tipi di
licei zurighesi negli anni Ottanta? L’idea
di fondo veniva dall’allora Console Generale d’Italia in Zurigo, Giuseppe de
Michelis, il quale si accorse che la scuola
elementare della Casa d’Italia e la scuola
media “E. Fermi“ non offrivano nessun
proseguimento degli studi presso licei
pubblici del Cantone di Zurigo a causa
della loro diversità nell’ordine delle lingue insegnate.
In primo luogo in queste scuole di antica tradizione, fondate per aiutare gli
ambienti di emigrati italiani propensi a
tornare in Italia dopo alcuni anni lavorativi in Svizzera, mancava il francese e
quindi gli allievi di queste scuole dell’età
dell’obbligo non avevano sbocco alla formazione presso licei pubblici (possibilità di studi liceali esistevano solo presso
istituzioni private). L’idea di creare un
liceo pubblico gestito dalle autorità del
Cantone di Zurigo con una stretta collaborazione da parte dello Stato italiano non solo si proponeva l’obiettivo di
creare una strada di proseguimento per
i ragazzi italiani (le cui famiglie non tornavano più in Italia), ma anche di creare
un luogo d’incontro con studenti svizzeri. Quindi, la scuola doveva diventare
un luogo di scambio fra due culture, facendo conoscere agli svizzeri non solo la
lingua, ma anche la cultura e la realtà di
vita italiana, superando così il pregiudizio del paese di sole, sabbia, spiaggia.
L’entusiasmo dalle autorità zurighesi
L’idea promossa a metà degli anni Ottanta fu accolta con entusiasmo dalle
autorità zurighesi. L’allora ministro della pubblica istruzione (Erziehungsdirektor) Alfred Gilgen decise di creare
questa scuola quale sezione di un liceo
già esistente, per non dovere passare
dal parlamento cantonale a cui sarebbe
spettato il benestare per la fondazione di
nuovi licei, temendo correnti xenofobe,
Rivista – Dicembre 2009
La
20 ANNI LICEO ARTISTICO
che eventualmente avrebbero impedito
quest’iniziativa. Nella fase della fondazione l’eccitazione presso i licei cantonali, soprattutto quelli situati nella città di
Zurigo, era notevole. Tre di queste scuole colsero l’opportunità di arricchire le
proprie strutture con questa novità riconosciuta subito come gioiello nell’ambito
delle “Mittelschulen“. Tante altre scuole
invece intervennero per paura di perdere
allievi a favore di un istituto talmente attraente e chiesero di limitarne l’affluenza tramite l’introduzione di un numero
chiuso di studenti da ammettere ogni
anno, impedimento del resto sconosciuto
negli ambienti scolastici del Cantone.
In questa fase entrò in gioco anche lo
scrivente, purtroppo sul fronte perdente.
La mia scuola, dove ero vice-preside, la
Kantonsschule Oerlikon, non ebbe successo con la richiesta di ospitare il Liceo
Artistico tra le sue mura e dovette cederlo alla Kantonsschule Freudenberg.
Decisiva fu la posizione geografica e in
più la possibilità di ristrutturare la splendida villa “Dem Schönen“ situata a due
passi dal “Freudenberg“ e da tempo in
possesso del Cantone senza che si avessero delle idee chiare su cosa ne dovesse
succedere. C’era addirittura chi ne chiedeva la demolizione per realizzare delle
costruzioni moderne, quale riserva di
spazio per il “Freudenberg“.
Una volta cristallizzatasi la volontà di
proseguire l’idea del Liceo Artistico biculturale e bistatale furono promossi i lavori di restauro di questa sontuosa villa.
Il poco spazio a disposizione unitamente alle richieste delle altre scuole di non
far crescere la concorrenza sfociarono
nel citato numero chiuso. Così nell’anno
1989 le prime due classi potevano iniziare i loro studi in un ambiente straordinario. Lo spazio disponibile nell’edificio
era limitato. Più di due classi per le cinque annate con al massimo 24 studenti
non trovano posto. Per le aule speciali
come quelle delle scienze o le palestre si
dovette sin dall’inizio (e si deve tuttora)
collaborare col Freudenberg.
Coniugare diverse mentalità
Fu nominato primo preside il Dr. Carlo
Moos già direttore della Scuola Svizzera
di Milano e in quel momento insegnante
Rivista – Dicembre 2009
La
di ruolo al Freudenberg. E le difficoltà
cominciarono. Non tanto per gli studenti che dovevano portarsi dietro le sedie
quando cambiavano aula, perché non ce
n’era più di una a testa. E nemmeno gli
insegnanti risentivano dei problemi; loro
avevano il posto fisso al Freudenberg e
si divertivano ad insegnare qualche ora
in questa nuova scuola con degli studenti molto particolari, diversi da quelli che
conoscevano, perchè propensi a far valere le proprie doti creative sia nel campo
artistico sia in quello linguistico. Tanti
ragazzi si sentivano già sin dall’inizio artisti o scrittori o critici d’arte, prima di
avere la base formale ed intellettuale che
si doveva acquisire a scuola. Ma siccome
la scuola si rivelava sì artistica ma anche
molto seria le prime classi si ridussero per uscite volontarie (senza nessuna
bocciatura ufficiale!) da 48 studenti ai
29 che superarono gli esami di maturità. A partire dal secondo anno, invece, le
cose si normalizzarono: chi aveva superato l’esame d’ammissione e si impegnava dopo negli studi quasi con sicurezza
arrivava a conseguire anche la maturità.
I problemi di cui abbiamo parlato riguardavano invece solo il preside: si trovava
davanti a un compito che nessuno prima
di lui aveva dovuto affrontare. Combinare non solo due programmi scolastici
– svizzero e italiano - ma due mentalità
e due concezioni di quel che vuol esse-
Giorgio Lardi che con Romano
Mero condivide
la direzione pro
tempore ad interim
del liceo, durante
il periodo di congedo
temporaneo di cui
sta godendo
il direttore Markus
Fischer –
e Nicola D’Aguanno,
figura fondamentale
sul piano tecnico e
organizzativo,
mentre tagliano
la torta
dell’anniversario.
29
La sontuosa aula magna del liceo artistico.
re una buona scuola con insegnanti di formazioni
abbastanza diverse si dimostrò un compito titanico. Quel che intendevano le autorità del Walcheturm (sede della Pubblica Istruzione zurighese)
non quadrava in tanti punti con le esigenze dalla
Farnesina (sede del Ministero degli Esteri a Roma
responsabile anche per le scuole all’estero). Servivano reciproche spiegazioni del perché si dovesse
fare una cosa così e non in altra maniera. Naturalmente, c’erano anche delle chances per realizzare delle idee proprie in questa ambiguità, ma in
primo luogo la collaborazione fra i due sistemi e
le due filosofie scolastiche si rivelò compito difficile e snervante. Non c’era da meravigliarsi che il
preside quando vide l’opportunità di una carriera
universitaria decise dopo soli tre anni e mezzo di
lasciare il liceo per dedicarsi a studi storici all’università di Zurigo, carriera che ha intrapreso tra
l’altro con molto successo. Nella sua lettera d’addio al liceo pubblicata nel terzo annuario ribadiva
tutti i pregi della scuola, costatando però che questo istituto portava grande gioia a studenti, genitori, insegnanti, ma era logorante per il preside che
si trovava sempre tra incudine e martello.
Quella giornata indimenticabile
alla Farnesina e la cena a Fregene
Nel febbraio 1993, lo scrivente, che aveva perso
la gara per l’assegnazione del Liceo Artistico alla
sua scuola tre anni prima, entra di nuovo in gioco.
Infatti, feci richiesta per il posto di preside, che mi
fu assegnato dalle autorità zurighesi. Precedentemente avevo avuto un certo numero di colloqui col
mio predecessore, col preside del Freudenberg,
30
con rappresentanti della Erziehungsdirektion e
mi sembrava di essere ben preparato per il nuovo compito. Ma siccome la vita è sempre piena di
sorprese, dovevo imparare coll’andare del tempo
che tutto era veramente così complicato come mi
era stato descritto e qualche volta anche un po’ di
più. Per esempio: esisteva uno scambio di note fra
le autorità zurighesi e quelle di Roma, ma un trattato con valore vero e proprio, dove si stabilivano
le reciproche competenze e i compiti in maniera
vincolante non c’era e per elaborarlo ci vollero
anni, così che fu firmato solo dopo quattordici
anni quando io avevo già finito la mia presidenza e
mi stavo preparando per la pensione. In occasione
della prima maturità quando chiedemmo in anticipo il riconoscimento dei diplomi da parte dell’Italia qualcuno a Roma si accorse che non sapevano
nulla dei nostri programmi dettagliati e che non
esisteva neanche una versione italiana del nostro
programma d’insegnamento (Lehrplan). L’elaborazione l’abbiamo fatta noi quasi da soli nel giro di
due settimane e poi seguì quella giornata indimenticabile alla Farnesina, dove il povero preside da
solo dovette difendere la sua bozza per un regolamento per gli esami di maturità a confronto con
due commissioni di sei persone ciascuna: una della
Pubblica Istruzione, l’altra degli Esteri! Si discuteva frase per frase, parola per parola, accento per
accento, dalle nove del mattino fino alle sette di
sera: senza interruzione per il sottoscritto, mentre intorno a mezzogiorno le due commissioni si
davano il cambio per poter pranzare. Io mi nutrii
di due bicchieri d’acqua e di un caffè. Comunque
alla fine ne uscì un regolamento perfetto (spettava
solo a me tradurlo in tedesco e sottoporlo al Walcheturm per l’approvazione). In tutte quelle ore di
discussione vivace da duri avversari diventammo
amici, così che qualcuno propose una cena comune in casa sua a Fregene in riva al mare. Ma neanche la cena si fece sul serio, perché tutti erano
attaccati al televisore per conoscere i risultati delle
elezioni politiche avvenute proprio quel giorno.
Uscì vincente dopo tutto lo scombussolamento di
Mani Pulite il primo governo Berlusconi (ciò che
non mi sembrò proprio del gusto dei miei nuovi
amici). Tornai in albergo verso le due di notte, lo
lasciai alle sette del mattino dopo per presentarmi
nel mio ufficio al Parkring verso mezzogiorno –
stanco morto, ma contentissimo.
Le settimane di studio
e il bilinguismo sistematico
Dal lato pedagogico vorrei parlare delle settimane
di studio. Ogni anno tutte le classi si recano nella
seconda metà di ottobre per due settimane in Ita-
Rivista – Dicembre 2009
La
20 ANNI LICEO ARTISTICO
lia, con un programma di lavoro (non di vacanze!)
elaborato dagli insegnanti che li accompagnano.
Il luogo varia secondo le idee di chi lo organizza.
Negli ultimi vent’anni abbiamo avuto in programma quasi tutte le grandi città come Roma, Firenze,
Venezia, Napoli, ma anche piccoli centri in Puglia,
in Calabria, in Toscana, in Emilia-Romagna e in
Sicilia. Le mete estreme, a nord e a sud, sono state
il passo dello Stelvio (all’altezza di 2700m in Valtellina) e Modica nell’estremo sud della Sicilia. Il
preside di solito fa un giro per vedere come sono
sistemate le classi, come lavorano, come sia il clima meteorologico e umano. Ammetto che mi ha
sempre fatto piacere questo viaggio, che per alcuni
anni ho fatto addirittura in moto arricchendo così
la mia personale conoscenza dell’Italia – e posso
affermare per esperienza diretta che lo stivale è
lungo lungo lungo!
Il passo più importante nella didattica era forse
l’introduzione di un bilinguismo sistematico. Le
due lingue, il tedesco e l’italiano, sono state presenti nella scuola sin dal primo giorno per la presenza di insegnanti di ambedue gli stati e anche
di ragazzi delle due lingue madri. Negli anni Novanta abbiamo fissato come regola vincolante che
il primo anno di studio serve a dare ai ragazzi una
base solida nella seconda lingua con sette lezioni
settimanali di tedesco per gli italofoni e altrettante
lezioni d’italiano per i tedescofoni. A partire dal
secondo anno alcune materie come la matematica,
la biologia, in parte anche la storia dell’arte vengono insegnate solo in italiano, mentre la storia e le
scienze si svolgono soltanto in tedesco. Nelle tre
materie artistiche l’insegnante parla la sua lingua
madre, così che le classi si trovano davanti ad insegnanti dell’una e dell’altra lingua. Per i ragazzi
svizzeri di lingua tedesca questo sistema significa
un’immersione profonda nella lingua italiana. Gli
italofoni invece imparano bene il tedesco e allo
stesso tempo possono mantenere il livello nella lingua materna se non addirittura migliorarlo nel caso
che avessero fatto prima del Liceo le scuole svizzere. Infatti, abbiamo visto che dopo la maturità non
c’è difficoltà per gli italiani a continuare gli studi a
livello universitario in Svizzera o Germania come
dall’altra parte ci sono svizzeri (che entrando nel
Liceo non sapevano neanche una parola d’italiano) che studiano tranquillamente in Italia.
Nel frattempo anche altre scuole nel Cantone di
Zurigo hanno introdotto un ciclo di insegnamento
bilingue, nella maggior parte dei casi fra tedesco
e inglese, ultimamente anche fra tedesco e francese. Il livello linguistico del Liceo Artistico, però
non possono raggiungerlo per il semplice fatto che
le due lingue nella nostra scuola sono parlate da
Rivista – Dicembre 2009
La
“native-speakers“, vuol dire
da insegnanti che parlano la
loro lingua madre in tutta naturalezza. Infatti, gli studenti
si adeguano anche fuori delle
lezioni scolastiche – nel corridoio della scuola, per strada,
in gita, ovunque – alla lingua
del partner a cui rivolgono la
parola e quindi si crea una
situazione molto naturale
nell’uso delle due lingue.
Il prof Ronald Schweizer, autore di questo articolo, è stato
direttore del Liceo artistico.
Primo per ambiente
e preparazione
Vent’anni sono passati, vent’anni di lavoro parzialmente duro, ma sempre allettante. Ormai la scuola
viene diretta dal terzo preside, il Dr. Fischer. La
collaborazione tra il Ministero degli Esteri a Roma
e la Bildungsdirektion di Zurigo è fissata da un
trattato interstatale (di cui la Confederazione elvetica fa da garante). Il numero degli insegnanti
italiani è fissato in otto persone che coprono quasi
un quarto delle lezioni. Gli insegnanti con contratto zurighese devono conoscere l’italiano, nelle
riunioni degli insegnanti ognuno parla la sua lingua senza che venga tradotto niente. Gli studenti
(che sono all’ottanta percento di genere femminile) parlano ambedue le lingue. E in un’inchiesta
recente della Bildungsdirektion fra ex-alunni di
tutti i licei cantonali risulta che il Liceo Artistico
viene valutato come prima scuola riguardo al clima scolastico e alla solidità della preparazione per
gli studi di terzo grado. Tutto ciò non vuol dire che
non ci siano anche problemi come ci sono in tutti
gli ambienti, dove devono collaborare tante persone. Ma questi problemi sono noti alla presidenza
e al corpo insegnante che non riposeranno sugli
allori ma si impegneranno sempre per mantenere
il livello raggiunto e per migliorarlo ove possibile.
Venti anni di crescita – un periodo che può sembrare allo stesso tempo lungo e breve. Lungo per
chi ha passato una notevole parte della sua vita lavorativa in questa scuola; breve quando si pensa al
possibile futuro dell’istituzione. Il Liceo Artistico
ha trovato il suo grado di maturità, di equilibrio, di
serietà. Ma come i giovani studenti e studentesse
che ogni anno lasciano la scuola pieni di idee per
un futuro personale, anche l’istituzione scolastica
si sente fresca e ben disposta ad affrontare per tanti anni ancora il suo compito di formare persone
giovani che faranno da ponte tra due lingue e due
tradizioni culturali e che si sentono ben radicate
sia al nord che al sud delle Alpi. Tanti auguri per
il futuro!
31
Benefici immediati
e vantaggi futuri
2.75%
netto annuo
Alto rendimento e massima sicurezza.
Massima flessibilità.
Vantaggi fiscali.
Facilitazione all’acquisto della propria abitazione.
Garantirsi una buona qualità di vita anche in pensione.
Direzione Generale e Agenzia di città
Lugano, Via G. Luvini 2a
Tel. +41 58 855 32 00
Fondazione di previdenza 3° pilastro della
Banca Popolare di Sondrio (SUISSE) SA
Sede Principale
Lugano, Via Maggio 1
Tel. +41 58 855 31 00
Succursali ed Agenzie
Chiasso, Mendrisio, Lugano-Cassarate,
Bellinzona, Biasca, Locarno, San Gallo,
Basilea, Zurigo, St. Moritz, Celerina,
Poschiavo, Castasegna, Pontresina,
Coira, Davos, MC-Monaco
Banca Popolare di Sondrio (SUISSE)
Call Center
00800 800 767 76
www. bps-suisse.ch
Benchmark
di Nico Tanzi
In questa rubrica mi occupo spesso di marketing e a 360°, ma la mia attività principale si
svolge in un’azienda di radiotelevisione. È un
osservatorio privilegiato per osservare le tendenze in atto nel mondo dei media e in generale nell’universo della comunicazione. Ci
lavoro da molti anni, e a volte – considerata
la mia insofferenza per esperienze di lavoro a
lungo termine – mi sono chiesto come abbia
potuto resistere così a lungo nello stesso posto. Non ho fatto fatica a trovare una risposta.
Molto semplicemente, non si tratta dello stesso posto. O meglio: l’ufficio, in un corridoio o
in un altro, è lo stesso; ma il lavoro, soprattutto negli ultimi anni, è cambiato, cambia continuamente e continuerà a cambiare a ritmi
sempre più vertiginosi.
que anni. Mia figlia, che ha quindici anni,
la tv la guarda ogni tanto, per un film o un
documentario, o per fare il tifo per Silver a XFactor. Tutto il tempo libero (beh, quasi tutto)
lo passa su internet, a chattare con le amiche
(magari facendo i compiti assieme, il che in
fondo ha anche qualcosa di rassicurante), su
Facebook o a guardare video su YouTube.
Il problema per noi – per chi fa televisione –
è dunque molto semplice: se è sempre stato
difficile “catturare” il pubblico giovane, oggi
sembra un’impresa impossibile. E allora, se
lavori in una tv privata e per mestiere fai il
trafficante di esseri umani – e cioè vendi pubblico agli inserzionisti – i problemi ci sono,
ma in misura minore: basta concentrarti sulle fasce di telespettatori che guardano ancora la tv, e fare programmi che
piacciano a quel “target”. Ma
se lavori per una tv di servizio
pubblico, se ti rivolgi ai cittadini e non ai consumatori, hai il
dovere di parlare a tutti: giovani compresi.
Fra il dire e il fare, però, ce ne
passa. Il nodo della questione
in fondo è semplice: parlare il linguaggio del
pubblico a cui ti rivolgi, e farlo lì dove quel
pubblico si trova: su internet, sui blog, sui telefonini. Provare a creare una serie di collegamenti fra i diversi vettori, offrire programmi
(“prodotti”, li chiamano oggi) che funzionino
per quel pubblico. Ma fra il dire e il fare, appunto.
E il problema non è solo di una tv “piccola”
(fatte le debite proporzioni) come la televisione svizzera. Tutte le televisioni del mondo,
oggi, si trovano nella stessa situazione: il pubblico tende a disaffezionarsi, acquisisce nuove abitudini, frequenta luoghi diversi (luoghi
virtuali, intendo). E bisogna inseguirlo. Certo, se hai a disposizione mezzi stratosferici,
le cose cambiano: la BBC ha lanciato BBC
Three, un canale dedicato al pubblico fra i
16 e i 24 anni. Uno spettacolo, da tutti i punti
di vista. Ma è la BBC, appunto. Per gli altri, è
davvero dura.
Intendiamoci: non ce lo ha ordinato nessuno di restare telespettatori in eterno. E chissà,
forse per le prossime generazioni la tv come
la conosciamo oggi sarà un bizzarro oggetto
relegato nel passato. Secondo molti esperti,
la prima a morire sarà la tv generalista, quella
che si rivolge in modo indifferenziato a tutte
le fasce di pubblico.
C’è chi dice che sarà fra pochi anni (cinque,
massimo dieci). Le prime avvisaglie ci sono
già adesso: i canali tematici, quelli che trasmettono programmi di un solo genere (sport,
film,cucina, documentari storici) acquistano
terreno di anno in anno....
La tv nell’era di YouTube
Fenomenologia di un medium
dal futuro problematico
È un luogo comune affermare che le nuove
tecnologie hanno trasformato il mondo. Chi
lavora in un mass media elettronico, questi
mutamenti li vive in modo esasperato. Le logiche del cambiamento sono del tutto non
lineari e imprevedibili, e ogni giorno si è costretti a reinventare il proprio ruolo se si vuole
sperare di restare al passo con i tempi.
I nostri padri, i nostri nonni, usavano dire “l’ha
detto la televisione” per etichettare come sacra e definitiva, in modo inequivocabile, una
notizia. Non è passato così tanto da allora.
Ma il ruolo della tv non è più lo stesso, e lo
sarà sempre di meno.
Forse il mutamento fisico – da scatolone incombente nel salotto a sottile schermo appiattito sulla parete – a suo modo è emblematico
di un mutamento sostanziale: la tv resta dominante (almeno per ora, ma non sappiamo
ancora per quanto) fra i vettori di immagini
in movimento, ma tende sempre più a mimetizzarsi fra la miriade di altri apparecchi che
nutrono la nostra esistenza quotidiana.
Il divario generazionale, che è sempre esistito a livello di costume, abitudini, consumi, si
traduce in un divario forse ancora più drammatico: il digital divide, il divario digitale, che
separa gli “analfabeti digitali” da quanti sono
cresciuti con il mouse fra le dita – o quantomeno hanno imparato in fretta ad usarlo. È
un divario che proietta la sua ombra anche
nel consumo di immagini in movimento: il
focolare elettronico – come lo si definiva un
tempo – ha perso parte (buona parte) del suo
appeal per chi ha meno di venti o venticin-
Rivista – Dicembre 2009
La
33
Burocratiche
di Luigi Cortese
Non ha diritto al risarcimento del danno per
«perdita di chance» il cliente di un avvocato
che non ha fatto i passi giusti per proseguire
la causa, facendogli perdere il diritto ad impugnare la sentenza e rendendo vano, così,
tutto il procedimento. Dovrebbe riuscire a
provare che quella causa l’avrebbe sicuramente vinta. Lo ha stabilito la Suprema Corte
di Cassazione che, con la sentenza n. 12354
del 27 maggio 2009, ha respinto il ricorso
di due clienti che non erano stati informati
in tempo dall’avvocato sull’esito della causa non avevano potuto fare appello. Questo
perché, ha spiegato la seconda sezione civile,
«in materia di responsabilità del professionista, il cliente è tenuto a provare non solo di
Le responsabilità del cliente…
…e quelle del professionista
Tutela per le morti bianche
aver sofferto un danno, ma anche che questo
è stato causato dalla insufficiente o inadeguata attività del professionista e cioè da difettosa prestazione professionale». In particolare,
spiega poi la Cassazione riferendosi alle attività degli avvocati, «trattandosi dell‘attività
del difensore, l‘affermazione della sua responsabilità implica l‘indagine sul sicuro e chiaro
fondamento dell‘azione che avrebbe dovuto
essere proposta e diligentemente coltivata e,
quindi, la certezza morale che gli effetti di una
diversa attività del professionista medesimo
sarebbero stati più vantaggiosi per il cliente,
rimanendo in ogni caso, a carico del professionista l‘onere di dimostrare l‘impossibilità, a
lui non imputabile, della perfetta esecuzione
della prestazione». Insistendo su questa linea
il Collegio di legittimità ha quindi concluso
che «la perdita del diritto di impugnare una
sentenza non può configurarsi di per sé come
conseguenza patrimoniale pregiudizievole,
tenuto conto che, ai sensi dell‘art. 1223 c.c.,
il riconoscimento del risarcimento del danno
postula che il creditore dimostri l‘esistenza di
un concreto danno, consistito in una effettiva diminuzione patrimoniale derivata, quale
conseguenza immediata e diretta, dall‘inadempimento del debitore».
Nel caso un dipendente finisca in carcere
Non va incontro a un licenziamento il dipendente che finisce in carcere per fatti estranei
al rapporto di lavoro, se l’azienda datrice di
lavoro ha i mezzi necessari per far fronte,
senza ricorrere a nuove assunzioni, ai cambiamenti organizzativi conseguenti alla sua
assenza. Lo si evince da una sentenza con cui
la Cassazione ha confermato il verdetto della
Corte d’Appello di Napoli che aveva dichia-
Rivista – Dicembre 2009
La
rato illegittimo il licenziamento disposto da
una società nei confronti di un lavoratore che
era assente dal lavoro a causa del suo stato di
detenzione. I giudici avevano anche disposto
il risarcimento del danno al dipendente con
una somma non inferiore alle mensilità maturate dal licenziamento al reintegro nel posto
di lavoro, escluso il periodo di detenzione. Gli
ermellini della sezione lavoro, con sentenza
n. 12721, hanno ricordato come sia «pacifico che la carcerazione per fatti estranei allo
svolgimento del rapporto di lavoro non costituisce inadempimento degli obblighi contrattuali, ma è un fatto oggettivo che determina la
sopravvenuta temporanea impossibilità della
prestazione lavorativa». In questa ipotesi, «la
persistenza o non persistenza di un apprezzabile interesse del datore a ricevere le ulteriori
prestazioni del lavoratore detenuto deve essere valutata alla stregua di criteri oggettivi, costituiti dalle esigenze oggettive dell‘impresa che
devono essere valutate con giudizio ex ante e
non ex post, tenendo conto delle dimensioni
della stessa, del tipo di organizzazione tecnico-produttiva, della natura e importanza delle
mansioni del lavoratore detenuto, nonché del
maturato periodo di assenza, della prevedibile
durata della carcerazione, della possibilità di
affidare temporaneamente ad altri le sue mansioni senza necessità di nuove assunzioni e,
più in generale, di ogni altra circostanza rilevante ai fini della determinazione della misura
della tollerabilità dell‘assenza».
Multa valida anche in pieno centro
È valida la multa per eccesso di velocità fatta con un autovelox e senza la contestazione
del vigile anche in pieno centro. Il fatto che
solitamente in città la velocità debba essere
contenuta per via del traffico e che quindi è
il vigile a dover fermare l’automobilista non
vale ad annullare il verbale.
La brutta notizia per chi schiaccia un po’
troppo l’acceleratore arriva dalla Corte di
Cassazione che, con la sentenza n. 12843 del
3 giugno 2009, ha accolto il ricorso del comune di Vicopisano rovesciando la decisione
del Giudice di Pace che aveva invece annullato il verbale. L’automobilista aveva infatti
lamentato che in centro e con il traffico non
poteva essere multato da una postazione fissa
di autovelox e che nulla avrebbe impedito la
contestazione da parte dell’agente.
Ma questa tesi, risultata vincente di fronte al
Giudice di Pace, non è piaciuta alla seconda sezione civile cha ha invece accolto il ricorso dell’ente locale precisando, fra l’altro,
che «in tema di autovelox non vi è dubbio
che il rilevamento della velocità a mezzo di
apparecchiature elettroniche, può aver luogo
in ogni tipo di strada». Ciò anche perché, ha
affermato il Collegio di legittimità, «in tema
di accertamento delle violazioni dei limiti di
35
velocità a mezzo di apparecchiature elettroniche poiché
l‘art. 142 cds si limita a prevedere che possono essere
considerate fonti di prova apparecchiature omologate e
l‘art. 345 del regolamento dispone che le suddette apparecchiature, la cui gestione è affidata direttamente agli organi di polizia stradale, devono essere costruite in modo
tale da raggiungere detto scopo, fissando la velocità in
un dato momento in modo chiaro ed accertabile, senza
prevedere che detta rilevazione debba necessariamente
ed esclusivamente essere attestata da documentazione
fotografica, è legittima la rilevazione della velocità di un
veicolo a mezzo apparecchiatura elettronica, che non
rilascia documentazione fotografica ma consente unicamente l‘accertamento della velocità in un determinato
momento, restando affidata all‘attestazione dell‘organo
di polizia».
Stessi diritti per moglie e marito
In Italia la famiglia è intoccabile, a moglie e marito vanno garantiti gli stessi diritti: le tradizioni di alcuni popoli
di relegare le proprie donne in un ruolo subordinato, di
vessarle e sottoporle a violenze qui è un grave reato e per
cui non sono ammessi sconti di pena. Il monito arriva
dalla Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 22700
36
del 29 maggio 2009, ha confermato la condanna per
maltrattamenti nei confronti di un marocchino che aveva
sottoposto a continue violenze e vessazioni la moglie,
anche se lei in aula aveva ritrattato tutto. In un passaggio
chiave delle motivazioni si legge che «tutti coloro che,
cittadini o stranieri, si trovano nel territorio dello Stato
sono tenuti a osservare la legge italiana». Ma non basta. La rilevanza della disciplina e le ragioni di carattere generale su cui si fonda escludono che possa esservi
apportata qualsiasi deroga non espressamente prevista
dal diritto pubblico interno o dal territorio internazionale e implicano che le tradizioni etico-sociali di coloro che sono presenti nel territorio dello Stato, di natura
essenzialmente consuetudinaria, benché nel complesso
di indiscusso valore culturale, possano essere praticate
solo fuori dall’ambito di operatività della norma penale.
Il principio assume particolare valore morale e sociale
allorché la tutela riguardi la famiglia che la legge fondamentale dello Stato riconosce quale società naturale,
ordinata sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi,
uguaglianza che costituisce pertanto un valore garantito,
in quanto inserito in un ordinamento incentrato sulla dignità della persona umana e sul rispetto e la garanzia dei
diritti insopprimibili a lei spettanti.
Rivista – Dicembre 2009
La
… E SOPRATTUTTO …
Tutela per le morti bianche anche se l’infortunio è avvenuto per strada. La vedova del lavoratore deceduto in
un incidente stradale con la propria auto o comunque
con un mezzo privato ha infatti diritto alla rendita Inail.
Ma ai figli spetta l’indennizzo solo se hanno meno di
26 anni. Ritornando sul tema caldo della sicurezza lavoro e in particolare degli infortuni in itinere la Corte
di Cassazione, con la sentenza 12326 del 27/05/2009,
ha accordato la rendita alla vedova di un professore che
era rimasto ucciso in uno scontro fra il motorino di uno
studente che gli aveva dato un passaggio e un’auto. La
sezione lavoro ha precisato come l’infortunio in itinere
sia indennizzabile anche quando il lavoratore è tornato a
casa per la pausa pranzo. E il paletto è sempre lo stesso: il
dipendente deve avere preso la propria auto per mancanza di mezzi pubblici (in quella zona e in quell’orario) e
la mancanza della mensa. La Cassazione ha confermato
la decisione dei giudici di merito di accordare alla vedova del professore l’indennità Inail perché la scelta del
passaggio in motorino «era necessaria», considerando
che «nel periodo estivo il servizio pubblico di trasporto
cittadino diradava i propri orari talché tal mezzo privato
diventava una vera e propria necessità». Sul fronte della
rendita agli eredi la Cassazione ha invece dato torto alla
famiglia del professore perché «il presupposto del beneficio non è la qualità di erede: la quota della rendita spetta
al figlio superstite fino al raggiungimento del diciottesimo
anno di età e per i figli viventi a carico che non lavorano
spetta fino al ventunesimo, se studenti di scuola media o
professionale ma mai oltre il ventiseiesimo anno di età».
Nulla da fare neppure per la richiesta, avanzata dalla famiglia, di risarcimento del danno biologico per la morte
dell’uomo. Infatti, «il cosiddetto danno tanatologico o
da morte immediata va ricondotto nella dimensione del
danno morale, inteso nella più ampia accezione, come
sofferenza della vittima che lucidamente assiste allo spegnersi della propria vita.
Ciò perché la lesione all‘integrità fisica con esito letale intervenuta immediatamente o a breve distanza dall‘evento lesivo non è configurabile quale danno biologico dal
momento che la morte costituisce la massima lesione
possibile del diritto alla salute».
Tavolo move in combinazione con BMBox. ,AVOSTRALINEACHIARA
ci trovate presso:
)NTERSITAG"UROROY3! Route de Lyon 55, 1203 Genève
Tél: 022 339 08 88, [email protected], www.intersitag.ch
Rivista – Dicembre 2009
La
37
Per voi è
commercio.
Per noi è anche
«Best Trade
Finance Bank».
Quest’anno, Global Finance ha nominato
il Credit Suisse per l’ottava volta
consecutiva come migliore banca per i
Ȁnanziamenti commerciali in Svizzera.
Quest’anno, il Credit Suisse è stato premiato per l’ottava
volta consecutiva dalla celebre rivista Ȁnanziaria Global
Finance come migliore banca per i Ȁnanziamenti commerciali in Svizzera. Ringraziamo i nostri clienti e partner
commerciali per la Ȁducia accordataci. Per saperne di
più, contattateci al numero 0800 880 885.
www.credit-suisse.com/pmiinternational
Nuove Prospettive. Per Voi.
Angolo Fiscale
di Tiziana Marenco
Avendo dedicato negli scorsi mesi uno
spazio importante al progetto di circolare
FINMA sui sistemi di remunerazione degli
istituti finanziari, ci pare doveroso dedicare
quest'ultimo Angolo alla circolare finale
pubblicata dalle autorità (www.finma.ch) in
data 11 novembre 2009 e che entrerà in vigore come previsto all'inizio del 2010. Malgrado l'outfit identico al progetto, la circolare nella sua versione definitiva si distanzia
chiaramente dal progetto su questioni fondamentali che riassumiamo qui di seguito:
attualmente in vigore per le azioni e opzioni
di collaboratori, bloccate riguardo al potere
di disporne ma per il resto acquisite al momento dell'assegnazione.
La FINMA sottopone inoltre esplicitamente
all'arbitrio del Consiglio di Amministrazione
l'applicabilità e i limiti della remunerazione
differita, specificando peraltro che il differimento potrà essere previsto in forma di un
pagamento scaglionato su più anni. Non più
quindi il blocco totale di tre anni previsto
Fiscalità dei “Sistemi di remunerazione”
Circolare FINMA (11.11.2009)
1. In generale
La versione definitiva della circolare conferma i principi formulati nel progetto dello
scorso mese di giugno, relativizzandone tuttavia i contenuti con lo scopo dichiarato di
evitare da una parte distorsioni di concorrenza e dall'altro un cambiamento sistematico che costituirebbe un onere amministrativo insopportabile per il settore finanziario.
2. Campo di applicazione
Il campo di applicazione della circolare è
stato ridotto agli istituti con obbligo di detenere fondi propri per almeno 2 miliardi di
Franchi Svizzeri. Attualmente solo 12 istituti
finanziari, la maggior parte banche, ma pure
singole compagnie di assicurazione, saranno
quindi obbligati ad applicare la circolare.
Per tutti gli altri l'applicazione della circolare non è obbligatoria ma viene considerata best practice, costringendo di fatto
tutti gli istituti che si ritengono di qualche
peso all'applicazione volontaria. Decisione
facilitata dal fatto che i principi materiali
sono stati smussati per non costringere gli
istituti svizzeri ad adottare regole più severe
di quelli esteri.
3. Remunerazione differita e periodo
di blocco
La FINMA non fa più riferimento ad una
definizione nuova di remunerazione differita, ma riprende il linguaggio comune che
già ritroviamo nei sistemi di remunerazione
Rivista – Dicembre 2009
La
nel progetto di circolare, ma un pagamento
differito su più anni, per esempio 3 nel caso
dei quadri dirigenti, ma anche inferiore per
altri collaboratori a dipendenza dei rischi
connessi alle singole attività.
Questa correzione "del tiro" permette agli
istituti di rifarsi a sistemi già in vigore, per
i quali probabilmente non sarà necessario
rivedere fondamentalmente il sistema di remunerazione. Tale era la rivendicazione dei
piccoli e medi istituti, che avevano fermamente criticato in sede di consultazione la
FINMA per essere stati trattati alla stregua
di UBS malgrado la loro attività e struttura
non prevedessero minimamente i rischi immanenti alle attività delle grandi banche, in
modo specifico quelli relativi all'investment
banking e agli affari internazionali.
Le norme sul periodo di blocco sono state
rivedute anche dal punto di vista del diritto
civile. Non si trova più infatti nella versione
definitiva della circolare la disposizione
da noi ritenuta contraria alla legge attuale
secondo la quale il periodo di blocco resta
in vigore anche in caso di termine del rapporto di lavoro precedente allo scadere del
blocco.
La versione attuale della circolare permetterà agli istituti un'introduzione graduale
dei principi e un riesame ponderato dei loro
sistemi di remunerazione che tenga conto
del quadro di disposizioni giuridiche e fiscali, ma anche dell'organizzazione interna
e IT dell'istituto finanziario.
[email protected]
39
Cio’ che pratichiamo dal 1958
ha oggi un nome:
Fair-Relationship-Banking.
Tutte le pubblicazioni bancarie affermano che il cliente è il «centro
dell’attenzione»: cosa significa concretamente questa frase?
E come fare per non perdere di vista questo «centro dell’attenzione»,
fra i tantissimi impegni di un’azienda moderna?
Da 50 anni Finter Bank Zurich, banca svizzera di qualità, percorre la
propria strada in autonomia: la nostra presenza sul mercato è sempre
stata molto riservata, ma chi ha voluto conoscerci meglio ha presto
scoperto che da noi il concetto di «valori» assume un’importanza
molto rilevante.
Fair-Relationship-Banking è ciò che i clienti possono chiederci e
che noi dobbiamo dare loro: per tutti i clienti che non si accontentano
di promesse, ma che desiderano provare davvero quanto possa essere
diverso il Private Banking.
Per ulteriori informazioni > www.finter.ch
Fair-Relationship-Banking
Sede centrale: Finter Bank Zürich AG Claridenstrasse 35 CH-8002 Zürich
Sedi e Affiliata: Lugano, Chiasso, Nassau Bahamas
Assicurazione vita: FinterLife Vaduz Liechtenstein
dal 1958
Angolo Legale
di Massimo Calderan
La business judgment rule è stata creata dalla
giurisprudenza statunitense. La possibilità di
esaminare l’operato e le decisioni dell’organo
che amministra una società (board of directors)
e la profondità di tale sindacato sono gli aspetti essenziali. La regola stabilisce che l’agire dei
membri del board si presume corretto e non
criticabile fino alla prova che hanno violato un
duty of care. Di fatto è molto forte la presunzione in favore del board: si ritiene che, per
definizione, esso sia orientato in buona fede
al bene della società e che agisca utilizzando
la diligenza e la prudenza che qualunque persona nella stessa situazione avrebbe. Tale prudenza si potrebbe identificare con la diligenza
del buon padre di famiglia.
In Italia, a seguito di alcuni casi di scelte di
gestione aziendale dalle conseguenze negative abbastanza eclatanti, si è percepita diffusamente l’esigenza di capire sino a che punto
amministratori di importanti realtà economiche fossero responsabili dell’insuccesso di
quest’ultime. Il codice civile prevede un’azione sociale di responsabilità contro gli amministratori di una società per azioni che abbiano violato i loro doveri. Una deliberazione
dell’assemblea (oppure una deliberazione del
collegio sindacale a maggioranza dei due terzi dei suoi componenti) deve stabilirlo. Se vi
è stato voto favorevole da parte di un quinto
del capitale sociale la promozione dell’azione
comporta la revoca dall’ufficio degli ammini-
Business judgment rule e responsabilità
degli amministratori in Italia
Il giudice è chiamato a decidere della responsabilità dei membri del board solo nel caso in
cui vi sia stata una violazione di norme di diligenza che avrebbero dovuto seguire durante
il loro operato. La responsabilità sussiste se si
dimostra che essi non si sono attenuti alle regole di diligenza del buon padre di famiglia. Il
livello di attenzione e cura richiesto è quindi
non eccessivamente severo. É molto difficile
riuscire a produrre una prova di questo tipo.
L’aver assunto informazioni insufficienti in
merito ad operazioni finanziarie o commerciali, l’aver agito in maniera palesemente
grossolana senza considerare tutte le possibili
alternative, l’aver seguito una condotta parziale e dipendente da valutazioni diverse dal
bene della società e non conforme a quanto
previsto dalla legge sono tutti fatti che, se provati, possono fondare il riconoscimento di una
responsabilità in capo ai membri del board.
La business judgment rule consente che il tribunale faccia un controllo meramente procedurale volto a stabilire se i membri del board
abbiano agito con la diligenza necessaria.
Qualora tale verifica abbia esito negativo andrà accertata la responsabilità, ma in nessun
caso è consentito procedere a riesaminare nel
merito le decisioni del board, identificabile
in quell’insieme di valutazioni d’opportunità
e di carattere tecnico (commerciale-finanziario). Per decisioni di questo tipo i membri del
board hanno una competenza di tipo specialistico che non appartiene tendenzialmente ad
un giudice. Non si giudica del contenuto della
decisione del board ma solamente del rispetto
o meno delle regole di diligenza da parte del
board nell’assumere la decisione e nel perseguire in buona fede il bene della società.
Rivista – Dicembre 2009
La
stratori. L’azione può essere promossa anche
dai soci che rappresentano un quinto del capitale sociale o un quarantesimo nel caso di
società che fanno ricorso a capitale di rischio.
Una misura diversa può essere decisa nello
statuto. Il codice civile, in seguito alla riforma
del 2003, ha imposto un livello di diligenza
leggermente superiore a quello che si richiedeva prima. Ora gli amministratori, oltre ad
attenersi agli obblighi di legge e a quanto previsto dallo statuto, devono operare secondo la
diligenza dettata dalla natura dell’incarico e
dal possesso di competenze professionali di
settore. Il livello di diligenza è stato quindi approfondito e calibrato sulla natura dell’attività
da compiersi e sull’esperienza professionale
degli amministratori. La responsabilità è solidale tra gli amministratori e riguarda un obbligazione di mezzi, non di risultato. Anche nella
disciplina italiana è dunque escluso il potere
del giudice di valutare in un secondo momento, ad operazione conclusa, la ragionevolezza
e la convenienza della decisione presa dagli
amministratori. Questo perchè non può essere pretesa garanzia da parte degli amministratori di un risultato positivo certo, essendo
quest’ultimo dipendente da molteplici fattori
non tutti dominabili dagli amministratori stessi. È essenziale lasciare un ampio margine di
discrezionalità a chi prende le principali decisioni gestionali. In Italia é consolidata l’applicazione di un parametro di giudizio che si
potrebbe sostanzialmente accostare alla business judgment rule. Non sono sindacabili le
valutazioni di opportunità e convenienza fatte
dal consiglio di amministrazione.
[email protected]
41
Convenzioni Internazionali
È ormai chiaro, vedasi al proposito l’articolo
12 del Decreto Legge 78/2009, che il governo italiano prosegue senza sosta nella lotta ai
paradisi fiscali e che per farlo non esita a rovesciare aspetti di carattere procedurale lasciando al contribuente e non all’Amministrazione
Finanziaria il compito di provare che i fondi
eventualmente disponibili in paesi a fiscalità
privilegiata non sono il frutto di evasione.
Si tratta di una tendenza processuale (si pensi
al tema della residenza fiscale) che ormai trova
ampio sviluppo: in sostanza l’Amministrazione
Finanziaria viene sollevata da onerosi temi di
carattere probatorio e questi sono rovesciati sul
contribuente.
Scoperto il fatto (i soldi e / o altre disponibilità
nei paradisi fiscali) non tocca all’Amministra-
di Paolo Comuzzi
schermo societario, uno schermo che consente
una apprensione delle somme passate da (A)
a (B) senza particolare riguardo e senza che la
Amministrazione Finanziaria dello Stato ove (B)
risieda si senta in dovere di informare la Amministrazione Finanziaria dello Stato ove si trova
(A) in merito ai percettori, alla loro posizione
ed al loro ruolo. Di fatto quando la situazione
fiscale è opaca allora è il contribuente che, se
scoperto, deve provare di essere nella regolarità e non la Amministrazione che deve provare
la situazione irregolare: questa si presume e su
questa presunzione viene a basarsi l’avviso di
accertamento. Questa posizione comporta che
in sede di giudizio l’avviso di accertamento
può limitarsi a dare indicazione dei fatti accertati e non discutibili (e attenzione, lo diciamo
Lotta ai paradisi fiscali: presunzione
che i fondi siano frutto di evasione fiscale
zione Finanziaria procedere oltre ma tocca al
contribuente dare prova che i fondi sono il risultato di una attività lecita.
Commenti
La norma, che introduce chiaramente una presunzione relativa, mette l’Amministrazione Finanziaria in una posizione di vantaggio e del
resto è chiaro che quando si ha a che fare con
una controparte opaca (contribuente e paradiso fiscale) una qualsiasi diversa forma di azione rischia di non condurre a quel risultato (la
tassazione del reddito) che invece deve essere
ottenuto.
La norma non fissa alcuna presunzione assoluta
ma consente al contribuente di provare che:
1. egli ha fatto corretto uso del quadro RW
della dichiarazione e quindi nulla ha nascosto alla Amministrazione Finanziaria;
2. egli ha costituito le sue disponibilità esteri
con redditi esenti da tassazione (o esclusi),
si pensi al contribuente che ha vinto alla
lotteria (quindi ha percepito redditi che
hanno già subito una tassazione e non era
tenuto a includerli nella dichiarazione).
Si tratta di una impostazione normativa che, almeno sul piano teorico, appare del tutto equilibrata e tesa ad impedire il classico gioco per
cui il titolare della società italian (A) mediante
una parte a lui correlata (diciamo una società
B) pone in essere operazioni tese a ridurre in
modo “fraudolento” il reddito della stessa (A)
e quindi a apprendere i soldi in prima battuta
finiti nei conti di (B) in quanto (B) è un esile
al contribuente, al principio di non contestazione1) mentre il contribuente deve formulare
il suo ricorso dando chiara indicazione sia della eventuale contestazione in diritto, sia della
contestazione dei fatti (se vi sia motivo), sia degli elementi di prova che consentono di smontare la presunzione. Solo un ricorso che copra
tutti questi elementi consente la formulazione
di una efficace difesa in sede di CT mentre una
qualsiasi contestazione diversa (si pensi al contribuente che non contesta i fatti) è monca e
certamente destinata a cadere quando il giudice dovrà prendere in considerazione il caso.
Lo scopo di queste norme, come è chiaramente
indicato nel comma dell’articolo 12 del Decreto legge citato, è quello che sulle colonne di
questa rivista abbiamo indicato sempre come
un elemento essenziale delle convenzioni contro le doppie imposizioni:
“ … migliorare l’attuale insoddisfacente livello
di trasparenza fiscale e di scambio di informazioni nonché di incrementare la cooperazione
amministrativa tra Stati …”.
Appare del tutto evidente come l’Amministrazione Fiscale Italiana dia una lettura delle convenzioni in essere (ma al di là di quelle del rapporto generale tra gli Stati) per cui è necessario:
• aumentare la trasparenza cosa questa che
significa ridurre quelle zone opache nelle quali si rifugia il contribuente e che gli
consentono di muoversi a suo piacimento
generando magari redditi che sfuggono a
qualsiasi forma di tassazione nello Stato in
cui egli risiede;
Il principio di non contestazione appare ormai applicabile anche al processo tributario e di fatto comporta che un affermazione non contestata si considera vera e quindi la parte che quella affermazione ha fatto non ha obbligo di prova.
1
42
Rivista – Dicembre 2009
La
•
aumentare lo scambio delle informazioni: è chiaro
che la tendenza ormai è quella americana per cui le
informazioni devono essere scambiate in modo spontaneo e per qualsiasi imposta senza alcuna limitazione (sia essa da riferire all’oggetto dello scambio e / o
al soggetto dello scambio); si chiede insomma che la
cooperazione sia ampia, generale, senza riserve e che
comprenda una forma spontanea di scambio per cui
la Amministrazione Finanziaria sia sempre al passo
con la posizione del contribuente;
• aumentare la cooperazione amministrativa: qui si
pone il problema dello scambio di informazioni ma
anche quello della assistenza alla riscossione; uno
scambio di informazioni che porti a individuare la
evasione, a sancirla come fatto acclarato (con condanna in giudizio) ma che non consenta la riscossione
è solo una vittoria di Pirro in quanto la Amministrazione non riesce a mettere le mani proprio su quello che
il contribuente voleva nascondere ovvero il frutto del
suo atteggiamento opaco (il denaro nascosto).
In questa ottica la norma italiana si pone in una linea coerente con quelle che sono le direttrici di altri paesi (possono esserci differenze tecniche ma non mutazioni nello spirito) ed in questa ottica si situa anche la istituzione di una
unità specializzata nell’ambito della Guardia di Finanza
per procedere alle verifiche del caso.
In sostanza l’Italia rivolge una critica indiretta a tutti quegli
Stati che non procedono nello scambio delle informazioni
e / o che rifiutano una qualsiasi forma di assistenza amministrativa e, come già detto su questa rivista, invita a
modificare le convenzioni in essere quando le stesse non
appaiono più adeguate ai tempi attuali.
Rivista – Dicembre 2009
La
In questo senso possiamo dire che l’Italia ha chiaro il concetto del contribuente globale che muove nel mondo i suoi
capitali e che ha il pieno di diritto di farlo ma non di farlo
per evitare obblighi fiscali e / o pensando di porsi al riparo
di testi convenzionali che comunque contengono una formulazione per cui sono tesi anche alla prevenzione della
frode fiscale.
In questo senso possiamo dire che l’Italia richiede (con
norma unilaterale) che sia corso magari ad una interpretazione evolutiva delle convenzioni quando lo scambio
delle informazioni è necessario per giungere alla lotta alla
frode fiscale.
Resta da dire che il contribuente non opaco meglio farebbe a continuare a investire all’estero mediante intermediari abilitati che possono consentire di sollevare da aspetti
amministrativi in quanto tenuti essi stessi a procedere con
le dovute comunicazione e con la applicazione delle imposte sui proventi che nascono da investimenti esteri.
Conclusione
Possiamo affermare che la norma italiana è coerente con
quella che è sempre stata la impostazione della nostra Amministrazione almeno negli ultimi 10 anni ovvero una impostazione per cui si danno e si chiedono informazioni.
Si tratta di una impostazione che è necessaria per reagire
al cd contribuente globale ovvero alla società multi nazione e / o alla persona fisica che orma mobile sposta il suo
denaro e / o la sua residenza (o semplicemente il luogo in
cui vive) e che resta libera di farlo ma di farlo nel rispetto
in vigore che non possono non prevedere una grande forma di trasparenza in merito alla sostanza accumulata ed al
luogo ove la stessa si trova.
43
Una seconda opinione
di prima scelta.
Il portatore può incassare questo assegno per una
consulenza e un’analisi sul portafoglio del valore fino a
IN LETTERE: CINQUE MILA/OO FRANCHI SVIZZERI
Offerta valida fino al 31 dicembre 2009.
Nessun rimborso in contanti né possibilità di accumulo.
300309LR
La invitiamo a incassare questo assegno per ottenere una consulenza specialistica sulla struttura del suo portafoglio. Potrà così beneficiare
delle fondate informazioni di ricerca della nostra istituzione come pure della nostra presenza globale e delle nostre relazioni di lungo periodo
con i gruppi di clienti privati più esigenti al mondo.
Staccate il presente annuncio e speditelo unitamente al vostro biglietto da visita ad ABN AMRO BANK (Svizzera), Beethovenstrasse 33,
CH-8002 Zurigo. Potete inoltre visitare il nostro sito web all’indirizzo: www.abnamro.ch e cliccare sull’assegno che appare nella finestra
pop-up oppure telefonarci al: +41 44 631 41 11. Abbiamo uffici anche a Basilea, Ginevra e Lugano.
N
Donne in carriera: Luciana Savignano
on sono una ballerina, ma un essere
che ha bisogno di esprimersi, danzando
di Ingeborg Wedel
Luciana Savignano
(foto di Alessio Buccafusca)
Ho avuto il grande privilegio di intervistare
nuovamente Luciana Savignano, questa volta
nella sua bella casa milanese che rispecchia
tutta la sua originale personalità. In questa
occasione mi ha fatto omaggio del libro Savignano: Anomalia di una stella, scritto da Valeria Crippa, su precise indicazioni di Luciana,
che contiene anche una stupenda raccolta di
scatti fotografici che illustrano i momenti più
importanti della sua carriera, la sua biografia,
i suoi pensieri più intimi e le risposte alle domande per conoscerla meglio.
Luciana – in fondo – è una persona schiva,
che non ama particolarmente citare i suoi successi, ma si illumina se illustra il suo modo
unico di danzare: cosa sente quando è in scena e riesce a trasmettere agli spettatori le sue
sensazioni attraverso le movenze sinuose e
sensuali e, senza bisogno di commenti, tutti
possono comprendere che cosa intende esprimere. Luciana è nata a Milano e si è formata
alla scuola di ballo del Teatro alla Scala. Nel
1965 – dopo solo quattro anni di “tirocinio”
– è stata promossa solista, poi prima ballerina
nel 1971 ed étoile nel 1975.
La sua prima, importante apparizione della
sua lunga, straordinaria carriera è stata nel
Ballo dei Cadetti nel 1962, anno che l’ha vista
perfezionarsi al Bolscioi di Mosca.
Per mancanza di spazio non possiamo elencare tutte le sue interpretazioni e commentare
la sua carriera luminosa, ma desideriamo riservare un posto d’onore al grande coreografo
Maurice Béjart, che ha creato su misura per
lei molti balletti, come una speciale versione
del Bolero di Ravel, in cui veniva attorniata
non dai danzatori, ma dall’orchestra: un successo senza precedenti per la sua appassionata e sensuale interpretazione!
Abbiamo iniziato la nostra intervista chiedendo a Luciana cosa significa essere donna
piuttosto che uomo in carriera. Ci ha risposta
che – oggi come oggi – non c’è più una grande differenza. Nel suo campo, poi, esiste una
danza femminile ed una maschile, che non
sono mai in concorrenza, ma spesso si completano. Certamente per farsi apprezzare è
necessario del tempo, che tuttavia non si può
quantificare: viene il momento in cui tutto diventa fantastico. La sua consacrazione è avvenuta con Il Mandarino meraviglioso, che ha
interpretato con grande successo al Teatro alla
Scala di Milanom con la coreografia di Mario
Pistoni. A seguire altri capolavori, tra cui Poema dell’estasi, firmato da Roland Petit, interpretato magistralmente con Rudolf Nureyev.
Rivista – Dicembre 2009
La
Luciana asserisce di non aver incontrato nella
sua professione grandi difficoltà. Per esempio,
non ha mai voluto un agente ed i suoi contatti personali sono sempre stati ottimi. Neppure ha dovuto superare particolari ostacoli
sul suo cammino. Semmai, ha lanciato delle
sfide. Ossia ha accettato con entusiasmo e
partecipazione proposte inedite di coreografi,
che l’hanno sempre trovata interessata e disponibile; contenta di poter offrire delle novità nell’ambito della danza.
Svantaggi, Luciana li rileva forse nella mancanza di tempo da dedicare ad una vita sociale più ampia, ma l’arte della danza richiede la
massima dedizione, in cui lei si immerge in
un mondo tutto suo.
Il vantaggio per la nostra artista è di avere e
di avere avuto la possibilità di una vita privilegiata nel settore della danza, al quale ha
dedicato tutta se stessa con gioia e grande partecipazione. Per quanto riguarda le intuizioni,
Luciana afferma che la donna ha una sensibilità che non appartiene al mondo maschile.
Luciana esclude di aver mai usato l’arte della
seduzione nella vita di tutti i giorni, ma, proprio su specifica richiesta dei coreografi, l’ha
ampiamente sviluppata in scena, in quanto gli
spettatori dovevano vedere in lei il simbolo
del fascino femminile.
La più grande soddisfazione consiste nel preparare accuratamente un progetto, curare minuziosamente i particolari, vederlo crescere e
poi presentarlo in scena.
Sulle eventuali rinunce, Luciana precisa: “non
si può parlare di rinunce, in quanto l’arte è
parte di me e quindi non ho mai sentito questa forma di malessere. Ho sempre cercato di
riservare parte del mio tempo libero a mio marito (Carlo Bagliani) a tutti i miei affetti e alla
vita sociale e penso di esserci riuscita.”
L’attività di Luciana è proseguita anche in altri
settori: “consigliera” e “giudice” delle nuove
leve di danza femminile e maschile in Akkademy, programma trasmesso a puntate nel
2009 su RAI 2.
Durante le lezioni di coreografia ha cercato
di far comprendere loro quello che avveniva
tra un passo e l’altro, in quanto la danza non
è fatta solamente di esecuzione, ma soprattutto di interpretazione: anche le mani devono
esprimersi!
Attualmente impegnata con una tournèe che
avrà termine entro il 2009, possiamo preannunciare la sua presenza a Milano, al Teatro
Franco Parenti, con La Lupa di Verga, nella primavera del 2010.
45
Ernst & Young,
il vostro partner
competente per:
Assurance
Tax
Legal
Transactions
Advisory
www.ey.com/ch
1
Elefante invisibile
di Vittoria Cesari Lusso
Come sorge un grande amore?
Da una scintilla che scocca all’improvviso, da
un colpo di fulmine che accende la passione,
come ad esempio nel grande mito di Giulietta e
Romeo? Oppure è frutto di un cammino di scoperta che trasforma un’iniziale indifferenza (o
addirittura antipatia) in trasporto amoroso, come
succede a Elisabeth e Darcy, i protagonisti del
celebre romanzo di Jane Austin Orgoglio e pregiudizio?
Perché proprio LUI?
Perché proprio LEI?
(Seconda parte: le radici arcane dell’amore)
Una vecchia
leggenda indiana
narra di
un elefante che
pur muovendosi
tra le folle
con la sua imponente
mole passava
comunque
inosservato.
Come se fosse
invisibile…
Stando a recenti inchieste il 76% degli italiani
sembra ritenere che la sorgente dell’amore sia il
colpo di fulmine. Non so come suoni tale dato ai
vostri orecchi; per quanto mi concerne, non mi
stupisce affatto. Ciò per tre ragioni principali.
In primo luogo, si pensi a tutte le leggende e
favole che hanno nutrito il nostro immaginario
durante l’infanzia e a tutte le fiabe cinematografiche e televisive per adulti di cui ci alimentiamo quotidianamente. Cosa ci dicono? In fondo
ci fanno credere che esista una scorciatoia che
abbrevia la lunga – e spesso difficoltosa – strada
verso l’amore. Visto insomma che siamo in tanti
a crederci, gli autori di romanzi, film e fictions
televisive ci catturano con affascinanti storie di
colpi di fulmine, ben sapendo che spesso le persone desiderano vedere confermate le loro convinzioni. Specie in materia di innamoramento. E
poco importa se poi per mantenere viva l’attenzione degli spettatori, gli autori sono costretti a
non lasciare che la scintilla si trasformi in calore
benefico e duraturo, e devono così continuamente inventare nuovi incendi.
Ma l’innamoramento non è solo frutto di romantiche leggende, è anche un’esperienza fisiologica ed emotiva che capita realmente di vivere
(una o più volte nella vita), e che rende speciale,
insostituibile e indispensabile un singolo essere
umano. È lui che mi fa battere il cuore! Solo lui!
È lei che mi attira come una potente calamita.
Solo lei! È logico che chi ha provato tali esaltanti turbamenti, pensi poi che essi preludano
all’amore eterno.
Inoltre, la passione amorosa è diventata nell’ultimo secolo anche tema di studio per schiere
di psicologici. Che grande sfida pretendere di
studiare le sorgenti dell’amore! Freud e il folto
stuolo dei suoi discepoli e seguaci individuano
la fonte del colpo di fulmine nell’inconscio individuale, fortemente impregnato delle esperienze
vissute con gli “oggetti d’amore” (come dicono
appunto gli psicanalisti quando parlano delle
pulsioni affettive importanti) della nostra prima
infanzia: noi stessi e le figure parentali.
Rivista – Dicembre 2009
La
Da tali esperienze scaturiscono, a seconda dei
casi, due modalità di amare: una di tipo narcisistico, che porta a cercare nel partner una conferma di sé; un’altra di tipo sostitutivo, che spinge
alla ricerca di un qualche prolungamento delle
figure genitoriali. Se prendiamo ad esempio Tizio come prototipo di funzionamento narcisistico, egli avrà la tendenza a sentirsi attratto da una
donna che funzioni da specchio magico capace
di rinviargli un’immagine lusinghiera e grandiosa della sua identità. Oppure (l’altra possibilità)
da una donna che possiede le prerogative che
gli fanno difetto per corrispondere all’ideale che
vorrebbe raggiungere. Se avete voglia di pensare quali personaggi pubblici appaiono attratti
da “donne–specchio”, non esitate a farlo… gli
esempi non dovrebbero mancare!
Quali esempi di pulsioni che spingono, invece,
alla ricerca di prolungamenti materni, possiamo
ipotizzare i casi di Caio e Sempronio. Caio ha
avuto una madre eccessivamente seduttiva e un
padre quasi del tutto assente. In età adulta potrebbe perciò manifestare due comportamenti
nelle relazioni con l’altro sesso: tendenza a mortificare i propri impulsi sessuali per la paura inconscia di rischi di seduzione incestuosi; oppure, nel caso si sia fortemente identificato con la
“seduttrice”, bisogno compulsivo di moltiplicare
le conquiste emulando Don Giovanni.
Sempronio invece ha vissuto l’esperienza di un
padre eccessivamente competitivo nei suoi confronti e una madre soggiogata dall’immagine del
marito. Da grande potrà sviluppare la tendenza
a occultare le sue doti, innamorandosi però nel
contempo di “supposte fate” a cui attribuisce il
potere magico di svelare le sue indubbie qualità. Oppure, potrà cercare di mostrare in tutti i
modi la sua superiorità sull’antico e potente rivale, dando sfogo al suo bisogno in inconscio di
sedurre a ripetizione solo donne già legate. Le
donne libere non sono affascinanti per lui, anche se assomigliano a Monica Bellucci. Ciò che
lo affascina è il “furto di mogli altrui”. Ho parlato
di Tizio, Caio e Sempronio al maschile, ma è evidente che le situazioni possono riferirsi, mutatis
mutandis, anche a Tizia, Caia e Sempronia.
Ma allora per il Dottor Freud non esistono innamoramenti capaci di generare legami amorosi
duraturi e sereni? Sì esistono, ma a una condizione: che i due partner siano (o diventino) sufficientemente affrancati dagli elefanti invisibili dei
tortuosi conflitti interni e sviluppino una sana
capacità di riconoscere e conciliare i reciproci
bisogni. Mai due vasi rotti diventano sani per il
fatto di stare l’uno accanto all’altro. L’innamoramento sfocia in amore promettente solo quando
unisce NON due metà, ma due interi!
Buone feste e auguri per un 2010
ricco di relazioni felici!
Per chi volesse saperne di più:
Cesari Lusso V. Se Giulietta e Romeo fossero
invecchiati assieme, Trento, Erickson.
47
Lucasdesign.ch
BANCHIERI SVIZZERI DAL 1873
FIDUCIA E PASSIONE.
È BSI.
BSI AG
Schützengasse 31
CH-8021 Zürich
tel. + 41 058 809 81 11
fax + 41 058 809 83 68
www.bsibank.com
BSI si prende cura di voi e del vostro
patrimonio ogni giorno.
Con la competenza di un esperto
e la sensibilità di un amico.
A company of the Generali Group
C
1909-2009: a cento anni dalla morte del discusso psichiatra
esare Lombroso
e l’uomo delinquente
Cesare Lombroso nacque a Verona il 6 novembre del 1835 da una facoltosa famiglia ebraica. Nei primi
anni, passati nella sua città natale, si dedicò agli studi classici e delle lingue orientali, poi si iscrisse
alla facoltà di medicina dell’Università di Pavia, dove conseguì la laurea nel 1858. La sua fama è
legata in particolar modo alla teoria fisiognomica dell’uomo delinquente. Per lui ogni individuo che
delinque riporta nella struttura fisica i caratteri degenerativi in contrapposizione all’uomo normale
e socialmente inserito. La propensione a delinquere secondo le sue teorie dipenderebbe da particolari
fattori dominanti, tra i quali ci sono anche i tratti somatici, il colore della pelle, l’appartenenza alle
varie «razze umane»
di Tindaro Gatani
Cesare
Lombroso.
L’uomo bianco e l’uomo di colore
Per dimostrare le teorie che lo avrebbero poi reso celebre in tutto il mondo,
nel 1860 iniziò a scrivere un trattato su
L’uomo bianco e l’uomo di colore, pubblicato poi a Padova nel 1871: una disamina
sull’origine, la varietà, le differenze e
le analogie anatomiche, morali e intellettuali fra le varie razze e fra l’uomo
e la scimmia. L’opera costituì uno dei
primi tentativi italiani di esporre una
sistematica teoria antropologica volta a
stabilire la superiorità della «razza bianca», lanciando l’ipotesi del primitivismo
attraverso la dinamica del processo di
evoluzione. Secondo la sua teoria, «quasi
inevitabilmente, il “Negro”», come «gradino
inferiore della scala evolutiva» era quello più
vicino a «l’uomo primitivo», il quale, sempre secondo lui, non sarebbe derivato
dalla scimmia, ma piuttosto da una sorta di «anello mancante», tra le due specie,
quella bianca e quella nera. Nello stesso anno 1871 usciva L’Origine dell’uomo,
nel quale Charles Darwin (1809-1882)
cercava di dimostrare come si possano
estendere all’uomo le leggi dell’evoluzione per selezione naturale che regolano il
ciclo vitale di animali e piante, leggi che
lo stesso naturalista inglese aveva già
esposto, nel 1859, nell’Origine delle specie
(vedi «La Rivista», n. 3 marzo 2009). Pur
conoscendo bene gli studi dello scienziato inglese, Lombroso rimase sempre sostanzialmente estraneo e quindi lontano
dalle ipotesi darwiniane. Abbracciato il
principio secondo il quale «le specie zoologiche superiori si formano dal perfezionamento delle inferiori», Lombroso era testar-
Rivista – Dicembre 2009
La
damente convinto che dal «Negro dovette
derivare il Giallo e il Bianco» e che esistesse
«una parallela evoluzione» o trasformazione «anche nelle pratiche criminali».
Retaggio atavico
Così l’omicidio commesso da un uomo
civilizzato era un retaggio dell’atavica
legittima lotta per la sopravvivenza praticata dagli antenati più remoti. Egli elaborava allora la tesi «dell’uomo delinquente
nato o atavico», di un individuo cioè marchiato sì dalla nascita e predisposto a delinquere perché già nei suoi geni portava
«nella struttura fisica i caratteri degenerativi
che lo differenziano dall’uomo normale e so49
Tre schede autografe di Cesare Lombroso per «sordomuta», «cretino» ed «ebete».
cialmente inserito». Il delinquente era, insomma,
tale per nascita. Egli archiviava dunque tutti quei
concetti già ampiamente trattati anche dal ginevrino Jean-Jacques Rousseau (1712-1778), soprattutto con il Contratto sociale e Emilio o dell’educazione,
che, aveva sottolineato, la forte e determinante influenza esercitata dalla società sull’inclinazione al
bene e al male dell’individuo. Contrapponendosi
alla tesi di una natura umana di per sé “cattiva”
di Voltaire (1694-1778), Rousseau era giunto alla
conclusione che essa è, invece buona, ma è la società a corromperla.
Per dimostrare le sue teorie, Cesare Lombroso,
sin dai primi anni dei suoi studi di medicina, non
esitò, con dedizione quasi maniacale, a sezionare
cadaveri e soprattutto a mozzare teste di morti
ritenuti colpevoli di gravi delitti, per misurare ed
esaminare la massa cerebrale. Attraverso la misura del cranio o di altre parti del corpo, egli voleva
trovare le cause della predestinazione a delinquere. Il caso volle che, dopo essersi arruolato nel
Corpo sanitario militare piemontese (1859), nel
1861 fosse inviato al seguito delle truppe incaricate di combattere il brigantaggio in Calabria, con
l’incarico speciale di «consulente medico». Di fronte
a tanta miseria, alle condizioni disumane di vita,
all’ignoranza delle classi contadine, all’analfabetismo dell’oltre l’80% della popolazione, restando
sordo e muto davanti a tanto dolore, Lombroso
approfittò della situazione per iniziare il suo personale «studio criminologico» su quelle disgraziate
50
popolazioni, che si erano ribellate all’invasione
piemontese. E invece di ricercare le cause di quella ribellione nei modi e nei tempi del passaggio dal
Regno delle Due Sicilie al forzato accorpamento
al Regno d’Italia, Lombroso considerò delinquenti incalliti tutti i ribelli, fornendo così alle truppe
l’alibi per reprimere nel sangue ogni protesta e tenere nascosta la vera natura di quella rivolta che
era tutta di carattere sociale e politico.
La «fossetta occipitale interna»
Così, mentre schiere di studiosi, soprattutto stranieri, si recavano nell’Italia meridionale per studiare usi, costumi, tradizioni popolari e suggerire i provvedimenti da prendere per risollevare la
penosa situazione di quelle popolazioni, Cesare
Lombroso se ne andava in giro a bollare di delinquenti tutti quei poveracci che, per sventura della
sorte, avevano, secondo il suo schema, anormali
misure del cranio. Dai suoi studi del periodo calabrese ne viene fuori l’immagine di una persona
che si accaniva a tagliare e a sezionare cadaveri e
a sottoporre ad umilianti misurazioni tutti quegli
individui che avevano presunte caratteristiche somatiche delinquenziali. C’era in lui anche un maniacale interesse per gli strumenti di tortura. Negli
elenchi della sua collezione si possono leggere, tra
l’altro, le didascalie autografe per la «macchina da
squarciare le dita» e per quella «per aprire la bocca onde
strappare la lingua» e tante altre simili amenità. In
Calabria, Lombroso fu anche assiduo frequenta-
Rivista – Dicembre 2009
La
tore delle locali carceri per osservare e studiare i
delinquenti più incalliti alla ricerca di prove che
avrebbero dovuto avvalorare le sue tesi. In una di
quelle visite fece l’incontro con Giuseppe Villella,
un brigante già in età avanzata con un curricolo di
tutto rispetto e di particolare ferocia. Chiese alle
autorità di mettergli a disposizione, a morte avvenuta, il suo corpo. E così, nel novembre 1872,
Lombroso da un anno direttore del manicomio di
Pesaro, si mise a studiare i miseri resti del Villella,
deceduto all’età di 70 anni, alla ricerca di qualcosa
che potesse dimostrare ciò che aveva determinato
quel suo comportamento delinquenziale. E, si sa,
chi cerca trova! Osservando il cranio di quell’uomo egli “scoprì”, nella parte posteriore del cranio
una «fossetta occipitale interna», da lui poi individuata in altri soggetti deviati, ma mancante, sempre
secondo le sue osservazioni, negli individui «normali», era, infatti per lui, la prova che «delinquenti
si nasce». La scoperta della «fossetta» era la conferma che esistevano dei fattori degenerativi e biologici che determinavano il comportamento delle
persone. Dalla scoperta della «fossetta» alla teoria
di L’uomo delinquente il passo fu breve. La prima
edizione di quel volume è del 1876, lo stesso anno
in cui Lombroso si trasferì da Pesaro a Torino,
dove dal 1878 sarà professore di medicina legale
in quella università, fondandovi, tra l’altro, un laboratorio di psichiatria sperimentale.
Le regressioni evolutive
E fu a Torino che Lombroso iniziò in modo sistematico la raccolta di strumenti medici, di scheletri
e soprattutto di crani, di scritti, di corpi di reato,
di macchine e congegni di tortura, che, dal 1904,
sarebbe diventata Museo psichiatrico e criminologico
con sede al Valentino. Per accrescere la sua collezione, Lombroso riuscì ad ottenere, a più riprese,
circolari governative e persino decreti legge che
imponevano a carceri e tribunali di tutto il Regno
di consegnare al suo museo gli oggetti e i corpi
dei reati più gravi. Dal 1947 il museo, trasferito in
corso Galileo Galilei 22, abbandonata la visualizzazione di un sistema scientifico definitivamente
superato, ha assunto caratteristiche fortemente
interdisciplinari con reparti di criminologia, arti
figurative, linguistica e semiologia, diritto, vita e
cultura materiale, igiene, alimentazione e lavoro,
mentalità collettiva. Tra le altre opere del Lombroso ricordiamo: Genio e follia (1864), Studi per
una geografia medica d’Italia (1865), La medicina legale dell’alienazione (1873), L’uomo criminale (1875),
L’antisemitismo e le scienze moderne (1894), Gli anarchici (189), Grafologia (1895), La donna criminale
(1895), Il crimine, causa e rimedi (1899), Nuovi studi
sul genio (1902). Ma la sua opera principale restò
L’uomo delinquente, che si arricchì di aggiunte nelle
Rivista – Dicembre 2009
La
successive tre edizioni.
Con il passare del tempo, il determinismo biologico di
Lombroso si trasformò in una corrente di pensiero che considerava l’anatomia e poi i geni fattori
fondamentali del comportamento umano. Per cui
solo ai singoli individui, ma anche ad interi gruppi
intesi come “razza” corrispondevano comportamenti sociali e morali. Ad alcuni gruppi particolari
come alle persone di pelle nera, ma anche di altri
colori, esclusi naturalmente i bianchi, veniva associata una maggiore propensione a delinquere. Per
lui, e per la folta schiera dei suoi seguaci, sarebbe
stato quindi possibile identificare i «criminali» da
tutte quelle particolarità anatomiche che rivelavano vere e proprie «regressioni evolutive». In base
a queste teorie avrebbero avuto più propensione
a delinquere gli individui che avevano maggiore
spessore delle ossa del cranio, grandi mascelle,
braccia relativamente lunghe, fronte stretta e bassa, orecchie grandi, pelle più scura, diminuita sensibilità al dolore, incapacità di arrossire.
La nomenclatura binaria di Linneo
I criminali, essendo tali per nascita, sono irrecuperabili perché «tutte le cure sociali s’infrangono come
contro una roccia». Di teoria in teoria poteva infine
essere giustificata anche la pena di morte per gli
individui considerati appunto predisposti per natura a delinquere.
Lombroso non era comunque il primo, né sarà
l’ultimo a sostenere le tesi di correlazione tra comportamenti e caratteri ereditari e somatici. Tra i
suoi precursori troviamo il napoletano Giambattista Della Porta (1535-1615), che era convinto di
poter riconoscere il carattere di un individuo in
base alla rassomiglianza del suo volto con quello
di un animale, e lo zurighese Johann Kaspar Lavater (1741-1801), considerato il fondatore della
fisiognomica, cioè di quella pseudo-scienza che sostiene di poter conoscere il carattere degli uomini
mediante la «lettura» del loro viso. C’era stato poi
anche il celebre Carlo Linneo (1707-1778) che,
con la sua nomenclatura binaria, aveva dato un
consapevole contributo alle teorie razziste. Così
il celebre naturalista svedese classificava infatti le
razze umane: 1) Europaeus albus: ingegnoso, inventivo, bianco; 2) Americanus rubescens: soddisfatto
del proprio destino, amante della libertà, irascibile; 3) Asiaticus luridus: orgoglioso, avaro, giallastro,
melanconico; 4) Afer niger: astuto, pigro, negligente, nero.
E l’idea che le razze, ancora nella seconda metà
del XIX secolo, venivano ordinate gerarchicamente con in testa quella bianca europea, fu sottintesa anche dal medico inglese John Langdon
Haydon Langdon-Down (1828-1896), contemporaneo del Lombroso, che, nel 1862, nel descrivere
51
Il monumento in memoria di Cesare Lombroso a Verona sua città natale.
la patologia causata in alcuni individui
dalla presenza di un cromosoma 21 in
più (o parte di esso), a causa dei tratti
somatici del viso dei pazienti, che richiamano vagamente quelli di alcune popolazioni della Siberia orientale, la chiamò
mongoloidismo. Era una definizione
non solo impropria ma anche offensiva e
razzista, per questo negli ultimi decenni
è stata sostituta dall’espressione sindrome
di Down.
A mettere in crisi gli ambienti scientifici tradizionali del tempo di Lombroso,
dopo Darwin, ci pensò il monaco austriaco Gregorio Mendel (1822-1884),
elaborando i principi fondamentali della
trasmissione dei caratteri. Le scoperte
scaturite dagli esperimenti fatti da Mendel, ulteriormente sviluppati da un gran
numero di genetisti, stanno alla base
della moderna teoria dell’evoluzione.
«Pare impossibile », come sostiene Adriano Buzzati Traverso in L’uomo su misura,
Bari, Laterza, 1968, «che a cent’anni dalle scoperte di Mendel il mondo debba ancora
essere profondamente turbato dal troppo prolungato uso del concetto di razza, reso insostenibile in seguito alla nascita ed allo sviluppo
della genetica moderna».
Il “bello” non è sempre “buono”
Sulla scia di Darwin e di Mendel sarà,
tra gli altri, Jay M. Savage a chiarire un
fatto fondamentale del processo evolu52
tivo: l’evoluzione non avviene a carico
e per le trasformazioni di singoli geni o
singoli individui. Sono le moltitudini di
individui, le popolazioni con la somma
delle loro caratteristiche, il soggetto e
l’oggetto delle modificazioni evolutive.
Quindi, quanto le società sono più aperte e più dinamiche tanto più accelerata
risulta l’evoluzione. Ma attenti, perché
è ormai scientificamente provato che
esistono differenze somatiche ma non
mentali tra i vari ceppi della razza umana e lo stesso concetto di razza si avvia
verso il definitivo superamento. Come
ha dimostrato il genetista Luca Cavalli
Sforza «le differenze tra i singoli individui
sono più importanti di quelle tra popolazioni
diverse». Cesare Lombroso resta comunque una figura emblematica del Positivismo italiano, che sull’esempio di quello
inglese e francese, mirava all’abbandono
delle astrattezze della metafisica per limitarsi a organizzare i dati delle scienze
sperimentali. E lui lo fece ponendo al
centro della sua attenzione l’uomo delinquente. L’errore più grave fu quello di
voler stabilire una diretta correlazione
tra anomalia fisica e degenerazione morale, perché non è vero che “bellezza” sia
sempre “ordine”, né tantomeno che “bello” sia sempre “buono”.
Tre anni prima che nascesse Lombroso,
Victor Hugo (1802-1885), in Notre Dame
de Paris (1831), celebre romanzo più volte musicato con successo, aveva cowmmosso il mondo con la storia di Quasimodo, il campanaro brutto e gobbo, vero
innamorato della bella gitana Esmeralda,
da lui difesa dalle insane voglie di Febo,
il capitano bello e fulgido, ma arido e
senza cuore, e da Frollo, l’elegante e viscido arcidiacono della stessa cattedrale.
I due, senza scrupoli, fecero condannare
a morte la ragazza della quale volevano
solo il corpo, mentre il deforme Quasimodo, invece, si sarebbe fatto poi morire d’amore sulla sua tomba. Le teorie
del Lombroso contribuirono comunque
ad affermare la pretesa superiorità di un
gruppo umano sugli altri, presunta in
base a caratteristiche biologiche e anche
culturali, e quindi alla «violenta formazione» di sistemi sociali basati su pregiudizi ed emarginazioni, fino alla «dichiarata
volontà di soppressione delle alterità culturali
che inquinano la purezza della razza considerata dominante».
Rivista – Dicembre 2009
La
C
A colloquio con Corrado Augias
redo nel bisogno di spiritualità
Temo l’uomo prigioniero della propria cultura
Invitato dall’Associazione Svizzera per Rapporti culturali ed economici con l’Italia (ASRI) di Zurigo - presieduta
dal dinamico avvocato Paolo Solari Bozzi - il noto giornalista, scrittor e saggista italiano ha tenuto un conferenza
presso l’università di Zurigo. Com’era lecito attendersi, un incontro vivo, ricco di spunti interessanti e di stimoli
ad una riflessione attiva, durante il quale, forte delle approfondite ricerche fatte per la scrittura di alcuni dei suoi
saggi dedicati all’argomento, ha proposto la sua visione laica di una personalità fondamentale nella nostra civiltà
come lo fu Gesù. Un’occasione per un confronto pacato attorno a temi che spesso vengono tabuizzati o sui quali
si preferisce soprassedere rifugiandosi in un’infastidita genericità. A margine della conferenza, per noi anche
un’opportunità di un rilassato tête-à-tête di cui proponiamo i passaggi più interessanti
di Giangi Cretti
“Io non vedo magari i miei
nipoti sì, ma io no
- come uno schermo
di un computer
o un e-book, possa
consentire la lettura
di un testo che
induca a sentimenti
forti, come il riso,
il pianto o
l’eccitamento
erotico, in grado
di trasmettere
la stessa intensità
che veicola la lettura di un libro.”
Evito intenzionalmente ogni riferimento alla vicenda, sgonfiatasi fin dal suo nascere, che lo voleva
coinvolto nello spionaggio al servizio di una nazione
del vecchio Patto di Varsavia e, dopo aver ricordato
i tempi in cui i giornalisti, gli inviati soprattutto,
ricorrevano alle dimafoniste per dettare un articolo al telefono quasi in tempo reale, inizio con una
domanda che ammetto un po’ pretenziosa, visto che
lui ci ha scritto un libro.
Perché i libri ci rendono migliori
allegri e più liberi?
Perché i libri sono ancora oggi, nonostante
internet, lo strumento di comunicazione più
duttile. La pagina scritta è in grado di trasmettere qualunque tipo di informazione cosa che
né la televisione né il computer possono fare.
Ci sono temi o argomenti che necessitano del
contato fisico di un pagina, perché favorisce
la riflessione. Penso ad un trattato di filosofia, ad esempio. Ma anche se abbandoniamo
il campo della ragione ed entriamo in quello
dei sentimenti e delle emozioni, io non vedo
- magari i miei nipoti sì, ma io no - come uno
schermo di un computer o un e-book, possa
consentire la lettura di un testo che induca a
sentimenti forti, come il riso, il pianto o l’eccitamento erotico, in grado di trasmettere la
stessa intensità che veicola la lettura di un
libro. Se poi prendiamo in considerazione le
immagini, non vi è dubbio che esse hanno un
impatto forte e immediato, ma proprio quello
che potrebbe sembrare un limite della pagina
scritta è il suo pregio: tutto quello che non è
detto è consegnato alla fantasia del lettore.
Se io leggo di un amplesso o se lo vedo in video o al cinema non è la stessa cosa. L’immagine imbriglia la fantasia, non la lascia libera.
Cosa che invece ci succede quando leggiamo
e allora i volti, le voci, i gesti, lo scenario hanno la nostra impronta, li costruiamo noi.
È un ragionamento che si può trasferire
pari pari dai libri ai giornali?
Effettivamente è più difficile. Riducendo
Rivista – Dicembre 2009
La
Corrado Augias
all’essenziale il mio pensiero, visto che lei
mi pone domande che meriterebbero ore, le
posso dire che credo che la stampa abbia un
avvenire non brillantissimo con un restringimento del suo campo di intervento. Quelli come noi, intendo milioni persone come
noi, quando prendono in mano il giornale la
mattina, in termini di notizie, sanno già tutto
quello che c’è scritto, perché l’hanno sentito
la sera prima in televisione. Ciò che la stampa scritta conserva è la capacità di analizzare
e commentare la notizia.
In questo caso, la stampa dovrebbe servire
a fornire gli elementi che dovrebbero contribuire a creare un’opinione su quanto accade. In Italia però si legge poco.
È vero che si legge relativamente poco. Per
diverse ragioni, già evidenziate da Leopardi
nel 1832, nel suo Discorso sopra lo stato presente
dei costumi degli italiani, i quali, per loro natura, complice anche il clima, secondo il poeta
erano: dissipati, superficiali, dediti al divertimento. È vero si è sempre letto poco. Oggi è
ancora così. I quotidiani, compresi gli sportivi vendono 6 milioni di copie, tante quante
se ne vendevano nel 1938.
53
Quindi l’impatto della stampa
scritta sull’opinione pubblica…
…è incomparabile con quello che ha la televisione. Infatti, in Italia, controllare la televisione è il primo strumento per guadagnare o conservare il potere.
A tal proposito, in Italia è molto animato - va da sé
per interessi partigiani, variamente addomesticato il dibattito sulla libertà di stampa. Non ha l’impressione che non si tratti nei fatti di mancanza di libertà,
ma piuttosto di un marcato asservimento dei giornalisti? Ci sono tutt’e due le cose. C’è una forte azione del
governo, che non è che censuri direttamente questo o
quell’articolo, che in modo sottile scoraggia la pubblicazione di un certo tipo di critica.
In che modo?
Contando sul fatto che l’editore avvertito sa che la pubblicità è in drammatico calo, che i giornali hanno bisogno dell’aiuto del governo per sopravvivere. Pertanto,
l’editore accorto sa come si deve regolare.
Questo vale per la stampa scritta. Per la televisione, il
discorso è addirittura brutale. Nel seno che l’attuale
Presidente del Consiglio possiede 3 televisioni e ne controlla altre 3. Indirettamente, controlla anche la settima
rete a diffusione nazionale, La7. Perché anche quelli
della 7 sanno benissimo che si possono spingere fino
ad un certo punto, senza però “rompere” più di tanto.
La ripartizione del mercato pubblicitario, guarda caso,
avvantaggia le reti private e penalizza quelle pubbliche.
Non è che ci sia il commissario politico che censura, ma
il risultato lo si ottiene comunque
Lei, che nel settore è un capitano di lungo corso,
come percepisce oggi la professione del giornalista?
C’è ancora una deontologia professionale alla quale riferirsi? È cambiato. Ma non per tutti allo stesso
modo. Il reporter, o l’inviato speciale del grande giornale, continua a svolgere il suo compito in giro per il
mondo, rincorrendo e raccontando i vari eventi. È cambiato il mestiere del redattore ordinario, perché nella
generalità dei casi è un impiegato che, per sette ore e un
quarto al giorno, sta davanti ad un computer e monta i
dispacci d’agenzia. Vale per la stampa scritta. Se penso
ai giornalisti televisivi penso che tutto sia molto facile.
Per via del supporto delle immagini?
Insomma, un testo televisivo…
…ha le dimensioni della didascalia di una foto.
Esattamente. Non comporta lo stesso sforzo che merita
un articolo in cui si debba raccontare in modo circostanziato cosa sia successo, ad esempio, durante i lavori
del Congresso degli Stati Uniti. È tutta un’altra cosa.
Lei, oltre che giornalista, è anche scrittore. Dopo un
esordio come giallista, in tempi più recenti si è cimentato con una serie dei saggi che ruotano attorno
alla religione. Come mai?
Per una somma di fattori: storici, che ci riguardano tutti, e biografici. Storici, perché la religione, soprattutto
in Italia e in Spagna, ma non solo, dopo il crollo delle
54
ideologie ha acquistato uno spazio pubblico che prima
non aveva. Fino agli anni 70/80 del secolo scorso, la
religione aveva una dimensione intima che concerneva
le scelte individuali. Oggi, la religione - le religioni, le
chiese, per quanto ci concerne la chiesa cattolica - pretende di regolare la vita personale degli individui. Per
quanto riguarda invece la mia biografia, precisando che
io sarei, dico sarei perché non provengo da una famiglia religiosa, di origine ebraica, ad un certo punto mi
sono reso conto che sapevo quasi nulla. Allora la mia
ignoranza, sommata all’invadenza della religione cattolica, mi ha spinto ad interrogarmi. Ma insomma chi era
Gesù? E allora, di fronte a questo interrogativo, ho deciso di rivolgermi ad un sapiente – nel caso specifico il
prof Mario Pesce che insegna all’Università di Bologna
– perché mi aiutasse a trovare la risposta. Ne è nato un
libro che in Italia ha venduto seicentomila di copie. A
dimostrazione che quello che sentivo io da uomo comune era sentito da molti.
Da quello che lei dice, deduco che lei pensi
sia messa a repentaglio la laicità dello stato?
In Italia senza dubbio. Per ragioni incrociate. Si pensi
al dibattito affrontato recentemente dal Parlamento su
quello che comunemente chiamiamo testamento biologico. Dal Senato è uscita una legge ridicola. Nel senso
che, da un lato, il medico può non tenere conto della
dichiarazione di volontà del diretto interessato, dall’altro, il nutrimento e l’idratazione, che in tutto il mondo
la comunità scientifica considera terapia, secondo questa legge terapia non sono ma sostegno vitale, quindi,
sempre secondo questa legge, in nessun caso essere
interrotto. Perché questo testo passerà probabilmente
in questa forma assurda anche alla Camera e diventerà
legge dello stato? Perché il Presidente del Consiglio attuale ha bisogno di riguadagnare l’appoggio delle Chiesa cattolica dopo tutte le vicende che lo hanno visto
protagonista.
Una legge gradita, come merce di scambio?
Esattamente.
In questo scenario, il popolo elettore
è semplicemente succube? Non è succube. In questo
momento l’Italia è un paese così malato, anche perché la
reattività delle persone si è azzerata. Le faccio un esempio. In Francia, quando è scoppiata la faccenda di Jean
Sarkozy – il figlio del Presidente, che a 23 anni doveva
diventare presidente dell’ente di gestione del quartiere della Défense, dove sono concentrate le aziende e le
società internazionali – la reazione dei giornali è stata
fortissima, ma più ancora è stata fortissima la reazione degli elettori dello stesso partito di Sarkozy. Questo
ha indotto il Presidente, e di conseguenza il figlio, a ritornare sulle sue ambizioni, lasciando libero il campo.
Questa è una reattività che in Italia oggi non possiamo
neppure immaginare. All’inizio degli anni ’70, quando
venne approvata la legge su divorzio, ci fu un movimento cattolico che promosse il referendum abrogativo.
Ma la popolazione si ribellò in massa e sappiamo quale
fu l’esito di quel referendum popolare. Oggi una simile
capacità di reazione purtroppo non c’è.
Rivista – Dicembre 2009
La
Il perché lo potremmo scoprire leggendo i suoi libri.
“La mia ignoranza, sommata all’invadenza della religione cattolica, mi
ha spinto ad interrogarmi. Ma insomma chi era Gesù? E allora, di
fronte a questo interrogativo, ho deciso di rivolgermi ad un sapiente – nel
caso specifico il prof Mario Pesce che
insegna all’Università di Bologna –
perché mi aiutasse a trovare la risposta. Ne è nato un libro che in Italia
ha venduto seicentomila di copie”
Ritorniamo al discorso sulla religione e alla sua “invasione di campo”. Al di là di quanto accade in Italia,
oggi, in Occidente si diffonde la paura di un Islam
sempre più incalzante per via del fatto che religione e politica sono spesso un tutt’uno nella gestione
del potere pubblico. In tal senso, si agitano paure e
tensioni. Le religioni sono sempre state fonte di tensioni, di guerre, di massacri. In particolare le religioni
monoteiste, che poi sarebbe l’ebraismo declinato nelle
sue due confessioni figlie: il cristianesimo e l’islamismo.
Oggi i contrasti sono ancora più forti perché c’è tutta
una fascia di Paesi, molti dei quali ex colonie sovietiche,
dove la fede religiosa è emersa, occupando lo spazio lasciato libero da quell’altra “fede” imposta dal tallone di
ferro del comunismo.
dagli ebrei. Lo stesso non vale per l’islamismo che invece tende al proselitismo, a mantenere la sua separatezza
e i suoi costumi, alcuni dei quali stridono con i nostri. I
fatti di cronaca, anche nera, sono purtroppo segnati in
modo increscioso e spesso drammatico. Mi ha molto colpito la frase di un padre che ha ammazzato figlia, perché
frequentava un ragazzo italiano e vestiva come le sue
coetanee nei nostri paesi, il quale ha detto: “Dovevo farlo”.
Lì, ho visto l’uomo prigioniero della sua cultura, dalla
quale è incapace di uscire e di capire che quei principi
che lui ha assorbito da ragazzino sono povere cose e che
si può vivere forse in modo più libero anche con altre
leggi. Sono cose complicatissime, difficili da concepire
e da spiegare.
Le ha detto: provengo da una famiglia ebrea, non
sono un praticante, ho una mia visione morale, mi
sento ignorante, mi informo, rifletto. Alla fine di questo percorso la domanda è d’obbligo: crede?
In che?
In Dio? Quale Dio?
In un al di là, in un dopo extraterreno?
In un dopo extraterreno sicuramente no. Non capisco
perché noi esseri, fatti di cellule, dovremmo aver un’esistenza diversa da quella degli organismi fatti anch’essi di cellule. Quando lei mi chiede se credo in Dio, mi
pone una domanda vaga. Perché Dio è un concetto indefinito. Lei mi deve chiedere se credo nel Dio degli
Aztechi, se credo in Manitou. Non ci credo. Credo però
nel bisogno di una spiritualità.
La paura di una progressiva islamizzazione dell’Occidente, viene puntualmente sbandierata ogni qualvolta
si parli di immigrazione e di processi di integrazione
degli stranieri nei nostri paesi industrializzati.
È una paura strumentale. Ma da che mondo si è sempre
fatto così. Ogni governante ha cercato di sfruttare una
causa di timori esterna per cercare di risolvere i problemi
interni. Io credo però che la presenza massiccia islamica
in Europa qualche problema lo crei e continuerà a crearlo. Non sarà facile venirne a capo. Si potrebbe dire che
anche gli ebrei sono una presenza considerata parallela
a quella che segna la storia della nostra cultura religiosa,
ma ci sono alcune differenze. Intanto, gli ebrei non vogliono fare alcun proselitismo, generalmente stanno fra
di loro. Inoltre, gli ebrei, pur originari del Medio Oriente sono profondamente assimilati. Pensiamo alla storia
d’Italia: il Risorgimento è stato in gran parte sostenuto
Il perché lo potremmo scoprire leggendo i suoi libri.
Corrado Augias è nato a Roma nel 1975. Come giornalista
ha trascorso molti anni all'estero: Parigi prima, poi New York
da dove è stato corrispondente del settimanale L'Espresso e
del quotidiano La Repubblica. Attualmente risiede a Roma.
Ha svolto attività di autore televisivo.
Tra i suoi programmi (Raitre): Telefono giallo, settimanale
dedicato ai grandi delitti irrisolti (pubblici e privati); Babele: dedicato ai libri; Le storie, diario italiano. Come scrittore,
ha lavorato per il teatro (L' onesto Jago, festival di Venezia
1985). E’ autore di apprezzati romanzi a sfondo storico-politico. Tra i suoi titoli: Quel treno da Vienna, Rizzoli 1981;
Il fazzoletto azzurro, Rizzoli 1983; L’ultima primavera, Rizzoli 1985. Per la serie dedicata alle città, I segreti di Parigi
è stato pubblicato nel Settembre 1996 da Mondadori ed ha
avuto un rilevante successo (dieci edizioni). Tre edizioni ha
avuto il successivo Il viaggiatore alato, biografia di Amedeo
Modigliani. I segreti di New York (sempre per Mondadori) ha
avuto sei edizioni e una vendita superiore alle 50 mila copie.
I segreti di Roma (300 mila copie) ha avuto numerose traduzioni estere e una riduzione in DVD. Inchiesta su Gesù, chi
era l’uomo che ha cambiato il mondo (dialogo con il Prof.
Mauro Pesce) ha venduto in Italia 700 mila copie e ha avuto
anch’esso numerose traduzioni estere. Sono seguiti Inchiesta
sul cristianesimo (dialogo con il Prof. Remo Cacitti) e Disputa su Dio e dintorni, dialogo con il Prof. Vito Mancuso – tutti
editi da Mondadori.
Rivista – Dicembre 2009
La
Credere nel bisogno di credere?
Credo nel bisogno di… Credo che l’affermazione chiave sia quella di Spinosa: “Deus sive natura”. È chiaro che
questo caos nel quale viviamo, che chiamiamo Terra,
dentro un universo di cui così poco conosciamo, ci chiami ad avere una visione che superi la razionalità della materia. Oltre la materia c’è qualcosa d’altro che io
chiamo spiritualità.
Nel titolo della conferenza che lei tiene a Zurigo, Chi
ha ucciso Gesù, c’è un’affermazione: Gesù è morto.
Chi è il colpevole? Lui stesso
55
Gli appuntamenti di dicembre
❱ 10 dicembre - ore 18.00
Romanisches Seminar UZH
Zürichbergstr. 8, Zurigo
Leon Battista Alberti e il volgare
Dr. Mariantonietta Passarelli (Università La Sapienza di Roma
e Università di Zurigo)
La conferenza si incentrerà sulla nozione di ”volgare” e su
cosa essa significhi nel progetto letterario e culturale del grande architetto, matematico e poeta umanista.
Organizza: Centre for Renaissance Studies dell’Università di
Zurigo. Aula D31 - ingresso libero
❱ 12 dicembre ore 16.00-23.00
Casa d’Italia, Sala Pirandello, Erismannstr. 6, Zurigo
Registi italiani di oggi
Mini-rassegna cinematografica sui temi dell’amore e del
lavoro ai nostri giorni. Presentazione: d.ssa M. A. Le Foche,
lettrice Università di Zurigo
Ore 16.00: Scusa ma ti chiamo amore (di Federico Moccia, 08)
Ore 18.15: Volevo solo dormirle addosso (di E. Cappuccio, 04)
Ore 20.30: Manuale d’Amore 2 (di Giovanni Veronesi, 2007)
I film sono sottotitolati. Ingresso libero
Organizzano: Il Consolato Generale di Zurigo, Comites
❱ 13 dicembre ore 17.00-18.00
Zwinglihaus, Aemtlerstr. 23, Zurigo
Tempio di concerti
Concerto per pianoforte e voce di soprano
Chiara Skerath, soprano; Maria Grazia Sorrentino, pianoforte
Musiche di Bellini, Donizetti, Rossini, Verdi, Puccini, Tosti
Dopo il concerto: rinfresco e incontro con i musicisti
Organizzano: Chiesa Evangelica di Lingua italiana Zurigo,
Kulturverein Hitz-Sorrentino
Ingresso libero (colletta)
❱ 20 dicembre ore 11.30-12.30
Zwinglihaus, Aemtlerstr. 23, Zurigo
Tempio di concerti: ”Back to Bach!”
Maestro Eugenio Giovine, organo
Un’immersione nel variegato mondo del repertorio organistico (non solo natalizio) di J. S. Bach
Dopo il concerto: rinfresco e incontro con il musicista
Organizza: Chiesa Evangelica di Lingua italiana Zurigo
Ingresso libero (colletta)
Fino al 21 marzo 2010 nel Castello Sforzesco di Milano
La Monaca di Monza
Resterà aperta fino al 21 marzo 2010, nelle Sale Panoramiche del Castello Sforzesco di Milano si terrà la mostra
che ripercorre, per la prima volta, la vicenda della Monaca di Monza, uno dei più noti personaggi manzoniani.
Tra verità documentaria e trasposizione letteraria, oltre
60 opere di artisti dell’Ottocento italiano, quali France-
sco Hayez, Mosè Bianchi, Giuseppe Molteni, Gaetano
Previati, restituiscono l’affascinante volto di una donna
la cui vicenda, segnata da passioni e delitti, culmina nella terribile condanna che riecheggia tra le pagine degli
Atti del processo, eccezionalmente esposti.
L’iniziativa, curata da Lorenza Tonani, è promossa dal
Comune di Milano, ideata e prodotta da Alef, col patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali,
della Regione Lombardia, della Provincia di Milano,
della Provincia di Monza e Brianza; sponsor tecnico
LeNord.
A Magliaso fino al 20 gennaio
Il qui e l’altrove di Anna Sala
Nel raffinato spazio della Residenza
Privata Rivabella a
Magliaso, nel Canton Ticino, fino al
20 gennaio 2010 è
allestita una mostra
personale di pittura
di Anna Sala, con
Ombre azzurre, 2009, olio su tavola.
il titolo Il qui e l’altrove. Anna Sala, nata a Milano, si è laureata in Lettere
ad indirizzo artistico con Enrico Crispolti a Siena. Dopo
una lunga permanenza nella città toscana si trasferisce in
Egitto. Le immagini ritratte nel paese africano suscitano
56
la sua sensibilità immaginativa. Nell’arco di questi anni
Anna Sala ha avuto un percorso espositivo in spazi pubblici e privati, in Italia e in Svizzera.
Molto varia è stata l’attenzione critica in testimonianze,
presentazioni, articoli su giornali.
L’esposizione raccoglie una sequenza di marine e di nature morte. Le marine tendono a uno splendore dell’assenza, a un lucido nitore, ad una immota malinconia.
Le nature morte escono dal soggetto pittorico: diventano
la continua variazione dell’io, la magia e l’ombra di una
sparizione che non muore.
Orari di apertura
tutti i giorni dalle 10 alle 21
Rivista – Dicembre 2009
La
Carnet
De Courbet à Picasso:
Casa-Museo Fellini
È stata inaugurata ufficialmente la
nuova sede della Fondazione, via
Nigra 26, la Casa-Museo Fellini,
generosamente messa a disposizione dal Comune di Rimini.
L’esposizione permanente ha dato
vita ad un istituto polifunzionale,
come avviene nelle grandi metropoli culturali, convivono così gli
uffici con l’archivio Fellini, consultabile su prenotazione
da studiosi e cinefili. L’allestimento risulta altamente coreografico, in cui i fantasiosi costumi di scena di alcuni
film del Maestro riminese, Il Casanova e Roma, appaiono
all’improvviso entrando nella biblioteca tematica.
Alcuni magici disegni del Maestro, tratti dal Libro dei
Sogni, adornano le pareti accompagnati dalle storiche
locandine delle pellicole più famose, Fellini-Satyricon,
E La nave va, Intervista, Lo sceicco bianco, Il bidone,
Amarcord, Il Casanova, Roma, La città delle donne, La
voce della luna, Luci del Varietà e I vitelloni, nonché dalle foto di scena de Lo sceicco bianco, Le notti di Cabiria, Amarcord, Boccaccio ’70, e altre ancora. Il giardino
della Casa-Museo si affaccia su uno dei parchi cittadini
da cui emerge la possente mole dell’Arco D’Augusto, in
questo quadro storico la mitica prua del Rex fa capolino
emergendo dal verde metaforico dell’erba, su una parete
esterna dell’edificio giganteggiano icone felliniane: I Vitelloni e il Grand Hotel. La Casa-Museo si propone come
il polo cinematografico cittadino, in attesa del completamento della ristrutturazione del Cinema Fulgor, ad opera
del Maestro Dante Ferretti, prevista per la fine del 2012,
in cui Museo, Fondazione, archivio e cineteca prenderanno dimora.
All’interno del museo un piccolo book shop propone volumi e oggettistica a tema. La Rivista di cinema Fellini
Amarcord, pubblicata dalla Fondazione e curata dal Direttore Vittorio Boarini, è acquistabile anche on-line sul
sito dell’ente stesso.
Casa Museo Fellini
Via Nigra, 26 - 47923 Rimini
zona Arco D’Augusto-Parco Cervi
Tel 0541. 50085- 50303
A Stabio fino al 20 dicembre
illeggibile
Un centinaio di opere e diciotto artisti a testimonianza
della vivacità e delle potenzialità artistiche della moderna calligrafia: con illeggibile, collettiva allestita ai Bagni
di Stabio fino al 20 dicembre, l’associazione “Calligrafia
in Ticino” si presenta per la prima volta al pubblico.
A sette anni dalla sua creazione - allora si chiamava
“Gruppo Calligrafia Ticino” – l’associazione si è progressivamente ampliata sino a contare una ventina di membri, che praticano la calligrafia come forma di espressione personale e artistica. Emblematico, in proposito,
il titolo scelto per l’esposizione: illeggibile, volutamente
aperto alle diverse interpretazioni del segno calligrafico
da parte degli artisti, la cui ricerca - pur partendo dalla
scrittura - può discostarsi a tal punto dal segno alfabetico
da sfociare talvolta in un gesto espressivo privo di significati direttamente comprensibili.
Opere, dunque, che prendono spunto dalla “calligrafia
classica” per sondarne le potenzialità espressive - in una
ricerca che, paradossalmente, può andare sino all’annullamento dell’essenza stessa della scrittura: la leggibilità,
appunto. A dimostrazione che la calligrafia è sì padronanza del gesto, ma anche suo superamento, poiché lin-
Rivista – Dicembre 2009
La
guaggio dell’anima che rende ogni opera esposta diversa
ed unica. L’esposizione rimarrà aperta dal 13 novembre
al 20 dicembre 2009, nei giorni di sabato e domenica
dalle 14:00 alle 18:00. Su appuntamento:
tel.: 079 681 12 16 / 079 602 45 00
57
DALLA PUGLIA CON GUSTO
Lunga tradizione in tavola
L
a F. Divella S.p.A. è produttrice di pasta di semola di grano duro da più di 100 anni. Oggi,
nei moderni stabilimenti di Rutigliano e Noicattaro, la Divella produce ogni giorno 1000 tonnellate
di semola di grano duro, 350 tonnellate di farina di
grano tenero e 700 tonnellate di pasta. I molini macinano grani duri selezionati tra i più pregiati trasformandoli in semola per la produzione della pasta Divella: gli spaghetti, i rigatoni, le famosissime
«orecchiette, la pasta all’uovo, l’integrale, trafilata
al bronzo ed, infine, la pasta arricchita di verdure
disidratate (peperoncino, aglio e basilico, pomodoro e spinaci); oltre 150 formati per una scelta
vastissima che soddisfa le richieste più esigenti. La
Divella offre al pubblico una vasta gamma di prodotti a prezzi convenienti e competitivi.
Lo stabilimento della Divella.
Pasta, farina, semola, riso, pomodori, legumi,
olio extravergine di oliva e biscotti:
un mix vincente per il vostro business.
Importatore per la Svizzera - Importeur für die Schweiz - Importateur pour la Suisse:
Revini S.A. / Corso San Gottardo 72 / 6830 CHIASSO
Tel. 091 641 62 15 / Fax 091 641 62 16
Deposito - Lager - Depôt:
La
58
Rivista – Dicembre 2009
Via Cantonale 1 / 6855 STABIO
B&P IMMAGINE&COMUNICAZIONE
Da oltre 100 anni garantiamo l’alta qualità dei nostri prodotti.
Ogni giorno portiamo gusto e qualità sulle tavole di tutto il mondo.
di Liber
Bruno Vespa
Donne di cuori
Mondadori
pp: 564
€ 20.00
Giulio Cesare e Silvio Berlusconi, Elena di Troia e Patrizia D’Addario, Cleopatra e Carla Bruni, Marilyn Monroe e Noemi Letizia, Vittorio Emanuele II e Gianfranco Fini, Giuseppe Garibaldi
e Benito Mussolini, Madame Pompadour e Monica Lewinsky,
Eleanor Roosevelt e Michelle Obama, Richelieu, Cavour e Massimo D’Alema... Sono centinaia i protagonisti di questo sorprendente libro di Bruno Vespa, che va a scavare in secoli di
esistenze umane per raccontare un unico tema: il ruolo delle
donne - e, quindi, il peso dell’eros e del sesso, ma anche la loro
presenza rassicurante e protettrice - accanto agli uomini che
hanno fatto la storia.
L’attualità italiana è dirompente. Per le vicende che hanno coinvolto le frequentazioni femminili del presidente del
Daniele Garbuglia
Musica leggera
Edizioni Casagrande
pp.128
€15.00 - CHF 24.—
C’è un momento, a metà strada tra l’infanzia e l’età adulta,
in cui tutto appare immobile ma sul punto di esplodere. In
Musica leggera Daniele Garbuglia trova le parole e le immagini per raccontare la crudeltà e la tenerezza di questo
momento, uno dei passaggi più misteriosi e inevitabili della
vita. Un ragazzo perde il padre in un incidente stradale e si
ritrova all’improvviso sospeso nel vuoto. Il vuoto invade la
casa dove vive con la madre, lo insegue durante le fughe in
motorino in una provincia grigia e fuori dal tempo (con un
Gianfranco Fini
Il futuro della libertà
Rizzoli
pp. 168
Consigli non richiesti ai nati nel 1989
“Gli italiani si trovano davanti a sfide nuove. Dovranno ridefinire il senso del loro stare insieme come nazione davanti a
fenomeni giganteschi ed epocali. Ci troviamo di fronte a un
grande movimento storico che non dobbiamo subire ma di
cui dobbiamo essere protagonisti attivi. E voi, ragazzi nati
con il crollo del Muro di Berlino, dovrete essere in prima fila.”
La caduta del Muro di Berlino ha cambiato la vita degli europei, a Est come a Ovest. Nel ventesimo anniversario, Gianfranco Fini prende spunto da quell’evento epocale per analizzare
i radicali cambiamenti che il mondo ha vissuto negli ultimi
Rivista – Dicembre 2009
La
Scaffale
Consiglio e dettato una parte rilevante dell’agenda politica del 2009. E per la discussione che si è aperta sulle molte, troppe violazioni della privacy di uomini pubblici, siano essi il presidente del Consiglio o quello della regione
Lazio protagonista dell’ultimo scandalo a sfondo sessuale.
Ma il libro spazia nei secoli passati e in ogni paese del mondo,
e ci mostra che quasi tutti i potenti hanno avuto un enorme interesse per le donne, e che le donne hanno saputo approfittarne
in modo talvolta intelligente, spesso spregiudicato. Al lettore si
aprono scenari inediti: papi rinascimentali che accrescono il
loro potere sistemando figli e nipoti, le favorite dei re di Francia
più colte e brillanti (oltre che più belle) delle stesse regine, Napoleone vittima delle sue amanti e della sua incredibile ingenuità, Garibaldi scrittore di appassionate lettere d’amore, Cavour
che rinuncia al matrimonio per il potere. Ma anche la bulimia
sessuale di John F. Kennedy e di Bill Clinton, gli amanti segreti
di lady Diana, la furia erotica di François Mitterrand e di Carla
Bruni, l’andirivieni sentimentale di Cécilia e Nicolas Sarkozy.
E poi, la castità di De Gasperi e Berlinguer, le tante amanti di
Gronchi e Craxi, le seconde unioni di Fini, Casini, Bossi, D’Alema, le compagne discrete di Veltroni, Bersani e Franceschini. E
tanto altro ancora. In un grande affresco che rivela l’insospettabile influenza avuta dalle “donne di cuori” nella storia umana.
misterioso bunker che incombe sul paesaggio piatto e ricoperto di pioggia) e lo aspetta nella falegnameria dove impara
il mestiere. Chi ha ucciso suo padre, spingendolo fuori strada e allontanandosi poi dalla curva come un criminale?
Insieme all’esigenza di scoprire il colpevole dell’incidente,
altri elementi giungono a scalfire il vuoto che lo immobilizza: il fascino di una coetanea, la storia dell’incontro e
dell’innamoramento dei genitori, le avvisaglie di una nuova
complicità con la madre, la macchina fotografica ereditata
dal padre.
Con questo libro Garbuglia conferma la sua straordinaria
capacità di scavare nei sentimenti attraverso una narrazione
che deve molto a certo cinema contemporaneo - quello più
ostinatamente fedele alla vita reale delle persone.
Daniele Garbuglia è nato a Recanati nel 1967 e vive a Senigallia. È autore della serie per ragazzi Soqquadro (Giunti,
2006) e dei romanzi Fagotto e Sparafucile (Pequod 1998) e
Home (Casagrande 2006).
anni e puntare lo sguardo su un futuro ancora da costruire.
Crollate le barriere e venute meno le grandi opposizioni ideologiche, è finalmente diventato possibile lavorare per una
nuova libertà, piena e allargata: risultato cui si può puntare
solo affrancandosi dalla pesante eredità delle vecchie ideologie, per interpretare il mondo secondo codici nuovi, trovando
punti di vista originali.
È proprio per questo che il presidente della Camera si rivolge,
qui, ai ventenni di oggi, la prima generazione di italiani ed
europei ad aver vissuto davvero in un’epoca di libertà, democrazia e possibilità. Sono loro che, alleati in un nuovo patto
generazionale con i loro padri e fratelli maggiori, hanno il
compito di raccogliere le sfide da vincere: perché la libertà
possa essere un bene sempre più esteso e diffuso. Sfide che
coincidono con i temi caldi del dibattito politico attuale: dalla
questione sociale all’immigrazione e alla coesione nazionale;
dalla crescita dell’Unione europea alla necessità di mettere di
nuovo la persona al centro dei processi economici e politici.
Per ognuno di questi temi Fini propone idee e spunti di riflessione che, proprio perché liberi dai vincoli di ideologie arroccate e passatiste, suscitano ogni giorno appassionati dibattiti.
59
M
Il museo del XXI secolo
axxi: un gioiello per la Roma del futuro
Inaugurato ufficialmente ma ancora vuoto entrerà in funzione nella prossima primavera
Non solo l’arte del passato, ma più che mai le opere del
futuro. La città degli imperatori che ha come simbolo
il Colosseo mostra il volto dell’architettura moderna e
innovativa: il Maxxi, Museo dell’Arte del XXI secolo è
stato ufficialmente inaugurato. Alla presenza del ministro dei Beni e delle Attività Culturali Sando Bondi e
del ministro dei Trasporti Altero Matteoli, Zaha Ha-
did, l’architetto e designer anglo-irachena che lo ha realizzato ha detto: «L’esperienza è stata positiva, anche
se un po’ cinematica. Ogni volta che c’è un cambio di
governo si ha un attimo di panico ma poi scopri che la
situazione si può risolvere». L’inaugurazione, dopo dieci anni di lavori e sei governi differenti, sarà definitiva
nella primavera del 2010
Anche il Bernini ne apprezzerebbe
le curve
Nicolai Ouroussoff, il severissimo critico di architettura del New York Times è
entusiasta: «scuote la città come un rombo di
tuono, riportandola nel presente. Le sue linee
sensuali sembrano catturare le energie della
città portandole nel suo ombelico, rendendo
timido tutto ciò che si trova attorno... Anche
il Bernini, suppongo, ne avrebbe apprezzato le
curve».
Il Museo del XXI secolo, opera architettonica innovativa e spettacolare, ha
aperto, previa prenotazione obbligatoria
straordinariamente al pubblico sabato 14
e domenica 15 novembre. Secondo Pio
Baldi, il direttore del Museo, «l'edificio di
Zaha Hadid è talmente straordinario, che abbiamo deciso di inaugurarlo due volte: la prima,
60
vuoto come non sarà mai più, animato dall'installazione coreografica di Sasha Waltz. La
seconda, nella primavera del 2010, con le opere
d'arte che dialogheranno - a volte armoniosamente, a volte per contrasto - con le forme estreme dell'architetto Hadid». L'apertura straordinaria è stata un'altra tappa del percorso «Vede la luce», la serie di eventi preinaugurazione iniziata lo scorso 3 ottobre
con l'installazione di Tobias Rehberger,
Leone d'oro alla Biennale di Venezia,
che sarà visibile fino al 10 gennaio 2010.
Rivista – Dicembre 2009
La
Nei due giorni di apertura straordinaria,
la coreografia tedesca Sasha Waltz, ha
offerto uno spettacolo di danza, una performance unica, dal titolo Dialoge 09-MAXXI. Si tratta di un omaggio alle linee
fluide e dinamiche di Zaha Hadid, che si
animano nei movimenti e nei corpi di un
gruppo di danzatori e musicisti.
Due musei nel Museo
È il primo museo pubblico nazionale dedicato alla creatività contemporanea. È
un'istituzione del Ministero per i beni e
le attività culturali, gestita dalla Fondazione Maxxi presieduta dall'architetto
Pio Baldi, il dirigente del MiBAC che
ha seguito il progetto in ogni sua fase. Il
complesso ospita due istituzioni: Maxxi
Arte, diretto da Anna Mattirolo e Maxxi Architettura, diretto da Margherita
Guccione. Ad oggi, fanno parte della
collezione del Maxxi Arte oltre 350 opere, tra cui quelle di Boetti, Clemente,
Kapoor, Kentridge, Merz, Penone, Pintaldi, Richter, Warhol e molti altri di altrettanto rilievo. Il Maxxi Architettura
ospita oltre 75mila documenti, i disegni
di Carlo Scarpa, Aldo Rossi, Pierlugi
Nervi e molti progetti contemporanei di
autori come Toyo Ito, Italo Rota e Giancarlo De Carlo.
Inserito nel quartiere Flaminio di Roma
il complesso museale che si pone come
riferimento per le istituzione pubbliche
e private in Italia e all'estero, ricopre
ventisettemila metri quadrati. All'interno, oltre ai due musei, l'auditorium, la
biblioteca e la mediateca, un bookshop,
una caffetteria e un ristorante. Ci saranno inoltre spazi per esposizioni temporanee e spazi all'aperto, per eventi dal vivo
e attività commerciali, laboratori, luoghi
per lo studio e lo svago.
Rivista – Dicembre 2009
La
Il Victoria Albergo Romano di primissima classe •
costruito nel 1899 • Ristrutturato rispettando
stile e opere d’arte • Situazione calma nel centro
storico, di fronte al Parco di Villa Borghese a
due passi dalle vie più famose per lo «shopping» •
Rinomato per il suo ristorante italiano classico,
il BELISARIO • Il VIC’S-BAR come punto d’incontro • Roof-garden romantico per cocktails e cene
estive • Sale conferenze funzionali • Garage 24
ore • Servizio tempestivo, cortese e multilingue •
R.H. Wirth - H. Hunold
Amministratori delegati
Via Campania 41 | oo187 Roma
Tel. oo39 o6 42 37 o1
Fax oo39 o6 48 71 89o
E-mail: [email protected]
Internet: www.hotelvictoriaroma.com
61
M
Gli scrigni delle curiosità11
usei delle Attività Subacque, dei Burattini
e figure e il Museo Internazionale delle Ceramiche
di Lucor
Subacquea
Il Museo Subacquea, inaugurato il 14 novembre
1998, a Marina di Ravenna (Ravenna), in Viale IV
Novembre 86/a è nel suo genere unico in Italia. Al
Museo si giunge attraverso uno spazio verde, ove
sono ora esposte una campana per alto fondale ed
una sfera batoscopica. All'ingresso è appeso un pannello musivo con il logo HDS (Historical Diving Society) Italia, rappresentato dall'elmo da palombaro
dei fratelli Deane (1828). Dopo la biblioteca e il bookshop si aprono quattro sale tematiche.
Sala A - MARINA MILITARE:
con manichini con mute da incursore, stampe d'epoca e foto che illustrano la nascita e l'evoluzione dei
siluri a lenta corsa, comunemente chiamati "maiali",
usati dagli incursori italiani nell'ultima guerra, oltre
Museo della subacquea.
Il Museo dei Burattini
e delle Figure di Cervia
Il Museo dei Burattini e delle Figure di Villa Inverno
propone un programma di visite guidate tanto interessante quanto divertente. Attraverso l’allestimento e l’impostazione del percorso i visitatori, nel loro
passaggio da una sala all’altra, sono accompagnati
alla scoperta delle vicende storiche di questa antica
arte dal racconto competente della guida del museo e
vengono sorpresi da piccole scenette e apparizioni di
personaggi divertenti. Dopo il primo incontro con le
Museo dei burattini.
ad un'ampia testimonianza dell'evoluzione degli scafandri rigidi articolati nel mondo.
Sala B - CRISTO DEGLI ABISSI:
dove troviamo stampe del 1700 e 1800 che ripercorrono l'avventura subacquea dell'uomo; vari esemplari di custodie stagne per macchine fotografiche,
alcune costruite artigianalmente negli anni Cinquanta, oltre ai primi esempi di tipo industriale; una delle prime camere di decompressione. La sala prende
il nome dal "pezzo forte" del museo e cioè la statua
originale in gesso del "Cristo degli Abissi" dello scultore Guido Galletti, il cui bronzo giace nei fondali
di S.Fruttuoso a simbolo della subacquea mondiale.
Completa la sala un'ampia cronistoria della statua
stessa.
Sala C - "LAVORO SUBACQUEO":
Ospita due diorami a grandezza naturale, uno sull'attività del palombaro, con attrezzature d'epoca, ed
uno su quella del moderno sommozzatore commerciale con attrezzature attuali; una copia funzionale
della prima custodia subacquea di Louis Boutan del
1895; custodie stagne per cineprese donate da Folco
62
Quilici, Alessandro Olschki, ed altri; - attrezzature
del lavoro subacqueo e vari erogatori.
Sala D - "MOSTRE TEMATICHE": riservata ad
esposizioni temporanee, periodicamente rinnovate.
Museo della ceramica.
figure principali della tradizione italiana ed europea
come Pulcinella, Fagiolino, Vasilache e Punch, il visitatore può ammirare in successione le varie tipologie
di baracche, attrezzi di scena, fondali dipinti, marionette, burattini antichi, pupi siciliani e molto altro.
Insomma, può seguire l’intero sviluppo di questa specialità teatrale dagli albori ai giorni nostri, viaggiando nel tempo ma anche nello spazio, inseguendola in
Italia, in Europa e nel resto del mondo. Gli oggetti
esposti, infatti, hanno le provenienze più diverse e includono veri gioielli come le figure del teatro d’ombre
giavanesi, tratte da un fondo di più di 300 pezzi appartenenti al repertorio sia sacro che profano.
Il museo ospita anche una ricca sezione dedicata alla
contemporaneità del teatro di figura. Dopo un periodo di decadenza durato fino alla fine degli anni
’50, infatti, l’arte del burattinaio ha conosciuto una
nuova vitalità che a Cervia trova uno dei suoi centri
propulsori. Non per caso lo stesso termine teatro di
figura è un neologismo coniato proprio nella città del
latino fictio (modellare) e nato dalla volontà di sottolineare lo spirito creativo e orientato alla ricerca
Rivista – Dicembre 2009
La
di forme sempre nuove, che anima gli interpreti di
questa arte. I risultati di questa voglia di sperimentare e inventare sono tanto più sorprendenti quando
essa è coniugata all’utilizzo di materie prime insospettate, come per esempio i materiali di recupero.
Proprio dal riutilizzo di bulloni, gomma, plastica,
cartone ecc. sono nati infatti alcuni dei personaggi di
ultima generazione in mostra al museo come Alice,
tratto da Favole al telefono di Gianni Rodari, i mostri
meccano dell’artista argentino Orazio Pigantelli, la
mucca-pentola, ricavata da utensili da cucina e tanti
altri stupefacenti personaggi che incantano non solo
i più piccoli.
l
E
ING
,EAS ENTI
M
A
I
Z
NAN
DOM
I
AGG
VANT
U
I
ZIOD
,gINI IONE
S
S
A
NAP
A
AND
Museo della Ceramica di Faenza
Faenza è in tutto il mondo sinonimo di ceramica. Già
cinque secoli fa le manifatture faentine erano diventate un riferimento fondamentale per la produzione
ceramica europea. Basti pensare che il termine "faenza - faience" è in alcune regioni d'Europa utilizzato
come sinonimo di maiolica. Il Museo Internazionale
delle Ceramiche in Faenza, fondato nel 1908 da Gaetano Ballardini, è così diventato un importante centro culturale di ricerca e di documentazione per la
ceramica di tutto il mondo e può proporre al pubblico un'ampia campionatura di quanto è stato prodotto dall'antichità classica fino ai giorni nostri. Il Mu-
seo è attualmente interessato da un ampio processo
di trasformazione che, grazie all'aumento degli spazi
espositivi, permetterà (ed in parte ciò è già visibile)
una più razionale e comprensibile presentazione delle opere al pubblico.
Il percorso prende avvio con le ceramiche precolombiane, proposte con il supporto di una raffinata didattica, cui seguono quelle dell'antichità classica dalla preistoria all'epoca romana - e quindi i manufatti
provenienti dall'Estremo e dal Medio Oriente.
Al piano superiore del vecchio quadrilatero è presentata l'evoluzione delle ceramiche di Faenza dal Basso
Medioevo al Rinascimento, che può essere messa a
confronto con la produzione del Rinascimento italiano, ripartita per le varie regioni. Una sezione illustra
i successivi sviluppi della ceramica italiana dal Seicento all'Ottocento mentre nella Sala Europa si può
ammirare una selezione dei prodotti delle principali
manifatture europee. Il Museo non si rivolge solo alle
ceramiche del passato, ma è attento a quanto ancora
oggi si produce nel settore. Ecco allora i vasti spazi
dedicati al contemporaneo che prende le mosse dalle
opere dei Premi Faenza, un concorso internazionale
che si celebra dal 1938. La sezione accoglie, oltre ad
una selezione di designers, anche capolavori di artisti
universalmente riconosciuti come Picasso, Matisse,
Rounault, Léger, Chagall, Fontana, Burri, Baj.
)LPARTNERSICUROPER
LEASINGElNANZIAMENTI
2ICHIEDETEUNgOFFERTALEASINGALPIáVICINO
CONCESSIONARIOOPPURETELEFONATECI
:àRCHERSTRASSE
3CHLIEREN
4EL
&AX
WWWlDISlNANCECH
Rivista – Dicembre 2009
La
63
Zurigo
Brindisi
Lamezia Terme
Palermo
Palermo
Catania
Piano di volo festivo 2009 / 2010
Destinazioni
da/per Zurigo
Gennaio 2010
Dicembre 2009
18
19
20
Ve
Sa Do
21
22
23
24
25
26
27
Lu Ma Me
Gi
Ve
Sa Do
28
29
30
31
1
Lu Ma Me
Gi
Ve
2
3
Sa Do
4
5
6
Lu Ma Me
7
8
Gi
Ve
10
11
Sa Do
9
Lu
Brindisi
Lamezia Terme
Catania
Palermo
Con Helvetic Airways avrete modo di godervi il Vostro volo nonstop in un ambiente personale. Vi porteremo da Zurigo alle Vostre
destinazioni in Italia e Macedonia senza alcuno scalo. Prenotate su www.helvetic.com o al +41 (0)44 270 85 00.
64
Rivista – Dicembre 2009
La
Sequenze
di Jean de la Mulière
Fish Tank
di Andrea Arnold
Mia, adolescente irrequieta e sensibile di 15
anni, in perenne conflitto con la madre single, passa le sue giornate in giro nella periferia
dove abita, litigando con le coetanee e ballando l'hip hop di nascosto in un appartamento abbandonato. Ma la vita di Mia cambia radicalmente quando la madre porta a casa il nuovo boyfriend, Connor:
bello, simpatico, generoso. Ovvio che Mia ha per lui più di una semplice simpatia. Secondo film della regista inglese Andrea Arnold - che per
il suo esordio aveva stimolato alcuni paragoni con gente come Von Trier
e Haneke - Fish Tank si lega al filo del cinema verità targato Ken Loach.
Non c’è praticamente inquadratura, nel film, dove non appaia la sua
giovane protagonista, la sorprendente esordiente Katie Jarvis. Mia viene
pedinata con attenzione, studiata, seguita, raccontata attraverso l’uso
costante di una camera a mano che riesce con abilità ad evitare le trappole e le retoriche eccessive di un simile stile di regia. E quindi Mia ci
The immaginarium of doctor
Parnassus di Terry Gilliam
È una compagnia teatrale davvero particolare
quella del Dottor Parnassus. Gira per le strade
disastrate di una Londra ottocentesca, con il
suo carrozzone dalle qualità a dir poco favolose. In compagnia di un giovane, una fanciulla
(sua figlia Valentina) e un nano mette in scena ovunque uno spettacolo
che ha al suo centro uno specchio. Chi lo oltrepassa si trova in un mondo
in cui può realizzare i suoi desideri più fantasiosi. Parnassus è immortale,
ma ha conquistato questa dote grazie a una scommessa vinta con il Diavolo, che ha assunto le sembianze del perfido Mr. Nick. Sono trascorsi
i secoli e, nel momento in cui ha trovato il vero amore, il Dottore ha
stipulato un nuovo patto con Mr. Nick, il quale vuole che Valentina sia
sua al compimento del sedicesimo anno di età. La data è ormai prossima.
Terry Gilliam è indubbiamente uno di quei pochi registi che fanno del
cinema la vera arte dell'immaginario. Sin dal suo primo film Brazil aveva
dato prova di una creatività e di una cultura vastissima in campo figurativo. Le sue sono state produzioni spesso tormentate e anche in questo caso non sono mancati i problemi. La morte improvvisa di Heath
Die Päpstin
di Sömke Wortmann
Il ristoratore Zino vorrebbe disfarsi del suo locale per seguire la fidanzata Nadine che ha
trovato lavoro a Shangai. Dopo aver ingaggiato l'eccentrico chef Shayn, anche i clienti più
affezionati lo stanno abbandonando. Come
se non bastasse si fa vivo suo fratello, Ilias,
un piccolo mascalzone in semilibertà a rendere ancora più complicato
il suo progetto di trasferimento in Cina, dove nel frattempo Nadine ha
trovato un compagno dagli occhi mandorla.
Premio speciale della giuria all’ultima edizione della Mostra d’arte cinematorgrafica di Venezia, Soul Kitchen è un film concepito sull'idea
di patria, dunque, modernamente, di comunità, di famiglia, di appartenenza. Il che può essere veramente scontato in un film girato e diretto
da figli e nipoti di immigrati. Non fosse che rappresenta una novità
nell’opera di Fatih Akin, regista tedesco di origini turche, abitualmente
Rivista – Dicembre 2009
La
viene restituita in tutta la sua complessa sincerità, in tutte le pieghe del suo carattere, in
tutti i difficili passi di una “maturazione” che
arriva troppo in fretta ed attraverso dinamiche non esattamente ortodosse. Così come
attraverso piccoli dettagli solo apparentemente in secondo piano, la Arnold riesce a
raccontare la realtà sociale di quella che un
tempo veniva chiamata la working class, solitamente confinata nelle periferie desolate
La trama è anche facilmente prevedibile nel
suo sviluppo, e magari certe piccole insistenze si potevano evitare, così come le concessioni ad un finale un poco scontato. Resta il
fatto che la capacità di infondere una sensazione di sincerità e dedizione (di racconto e
intenti) forse solo apparente, la rendono una
pellicola comunque pervasiva ed efficace.
Un film realistico, di indubbia attualità.
Ledger ha portato a una revisione profonda
della sceneggiatura che ha prodotto l'affidamento del suo personaggio anche a Johnny
Depp, Colin Farrell e Jude Law che hanno
devoluto il compenso alla figlia dell'attore.
Gilliam ha saputo fare, come si dice, di
necessità virtù riuscendo a realizzare un
omaggio davvero particolare all'attore
scomparso. Perché questo suo film è un
inno alla vita e all'immaginario che debbono poter vincere nonostante tutto e, spesso,
anche nonostante i lati oscuri delle fantasie
che ci pervadono. La storia, come sempre
nei film di Gilliam, è un puro pretesto, rimangono le scene fantastiche, il bello e
il brutto che si mescolano senza soluzione di continuità, il sogno allo stato puro.
Da sottolineare la bellissima interpretazione di Tom Waits, un diavolo scatenato, è il
caso di dirlo!
drammatico, che in questo caso realizzatore
di una commedia svitata, romantica, fraterna e culinaria di pregevole fattura.
Il film mantiene le promesse del titolo, perché la cucina è sensuale, amicale e di spettacolare coreografia. Il soul c'è, eccome. In
una colonna sonora raffinata e coinvolgente, che spazia da Kool & The Gang a Quincy
Jones,da Sam Cooke e Ruthe Brown, con il
controcampo hip-hop ed elettronico amburghese. Mancano, per gavoni budget, solo i
Doors di Jim Morrison – a cui Akin ha scippato il titolo - che dedicò la canzone Soul
Kitchen, al soul food restaurant Olivia's,
dove faceva le ore piccole, fino a farsi cacciare a calci. Tutto il resto è divertimento,
corale e a tratti incontenibile: una gioia per
gli occhi, e non solo.
65
È IL MARCHIO CHE DISTINGUE
LA MIGLIORE OSPITALITÀ ITALIANA.
CERCATELO E TROVERETE
ACCOGLIENZA DI QUALITÀ.
Lo espongono alberghi, ristoranti, agriturismo, camping
e stabilimenti balneari che hanno ottenuto la certificazione
rilasciata dalle Camere di Commercio d’Italia.
Per saperne di più cliccate su www.10q.it
di Marco Diorio
Capoverde è fado e il fado è anche la sua
voce. Parliamo di Cesaria Evora, la superba
interprete della profonda tradizione lusofona che all´insegna del “destino“ segna le vie
della propria malinconia come delle proprie
gioie. Anche Cesaria ha ottenuto la propria
notorietà internazionale non proprio in gioventù e la sua carriera artistica è stata segnata da notevoli sofferenze. Indubbiamente la
Cesaria Evora Nha sentimento (Sony)
Dopo l´album d’esordio Fiori su marte, ecco
i Lomé alla loro seconda prova La ragione
(non ce l´ha nessuno) con la produzione
artistica di Peter Walsh (Simple Mind, Steve Wonder, Cristina Donà,). Ogni traccia
con un suono e un´intenzione differente,
una sorta di “concept compilation”, più che
album, dove la musica si muove a seconda dell´istinto dei propri autori. Un album
Lomé La ragione… (L´eubage)
Sarà anche spocchioso con il suo nascondersi alla stampa, ma Kode è indiscutibilmente
un talent scout e un produttore di valore. 5:
Five Years of Hyperdub è la summa di tutto
quello che è stato Hyperdub per la musica
elettronica. In due dischi per quasi tre ore di
musica, questa super raccolta sintetizza cinque anni di movimenti urbani, di sottoculture musicali, ma anche sociali; per dire che il
Aa.Vv 5: Years of hipe (Hyperdub)
Alessandro Magnanini, affermato compositore, arrangiatore, produttore, polistrumentista emiliano, dà alle stampe un lavoro
d´esordio che strizza l´occhio al passato, ma
è assolutamente contemporaneo in quanto
vettore di speranza e ottimismo. Someway
Still I Do è una raccolta di brani meravigliosi, arrangiati divinamente, che annoverano
eccellenti contributi di grandi vocalist quali,
Alessandro Magnanini Someway still... (Schemarecord)
Il nuovo cd di Harmonic313 è un trip assurdo, un disco sferico molto affascinante.
Harmonic 313 è Mark Pritchard, eclettico
musicista elettronico, dai gusti ultra fini.
Ascoltando il disco, la prima immagine che
viene in mente è la copertina: quel ghigno
robotico che non è nient´altro che un artefatto della nostra mente, mentre ci fissa algido e impassibile nella sua incontestabile
Harmonic 313 When machines exceed... (Warp)
Rivista – Dicembre 2009
La
Diapason
sua voce è stata la vera ed unica ambasciatrice di quella storia sonora di un´isola per
molto tempo battente bandiera portoghese.
Nha Sentimento è il suo ultimo viaggio musicale, che accompagna su terre lontane ora
con malinconia ora con allegria, ma sempre
con molta dolcezza. La 65enne cantante
presenta un lavoro nel quale si incontrano la
morna (musica tradizionale dell´arcipelago),
la malinconia del fado portoghese e le atmosfere della bossanova. Bellissimo.
riuscito, anche se non rende giustizia alle
capacità di questi ragazzi, che, a mio parere escono fuori molto meglio durante i live.
In ogni caso i Lomé sono la prova vivente
che in Italia si può ancora intraprendere la
strada della sperimentazione, che ci possono essere giovani artisti che cercano di fare
cose nuove (riuscendoci ed ottenendo anche riconoscimenti), senza perdere di vista
il punto di partenza, in questo caso la canzone d’autore italiana.
dubstep non è mai stato solo bassi profondi
e profumi etnici, ma anche e soprattutto una
nuova idea di musica e di aggregazione. La
musica ci porta in un ambiente deep, mescola le carte del passato e le riorganizza
in un ordine emozionale perfetto. La scena
inglese è dinamica, e dinamiche sono in
particolare le uscite Hyperdub. Non c´è da
stupirsi, dunque, che i brani raccolti presentino una varietà ritmica molto intensa. Affascinante.
tra gli altri, la grandissima Rosalia de Souza e Liam McKahey. Le principali fonti di
ispirazione sono le grandi produzioni del
pop adulto del passato, dove le melodie facili vengono filtrate attraverso un approccio
jazz e un linguaggio più colto. L´album è
il punto d’incontro di sonorità differenti che
si amalgamano alla perfezione (soul, jazz,
lounge) per un risultato elegante e ammirevole. Il capolavoro del momento. È davvero
un gran bel disco: un disco da avere!
logica. “Quando le macchine superarono
l´intelligenza umana”: un titolo programmatico. Un manifesto, quasi.
Il nuovo progetto di Pritchard, il cui immaginario va dalla fantascienza di film come
Tron (1982) alle prospettive apocalittiche di
macchine capaci di prendere il sopravvento
sulla razza umana.
Gli strumenti che prendono il sopravvento.
Un disco dal ritmo incalzante.
67
E splorare le zone sconosciute dell’inconscio
Ludovico Einaudi presenta il suo nuovo album «Nightbook»
A tre anni dal successo internazionale di Divenire, settembre scorso è uscito Nightbook, libro della notte, l’ultimo album del pianista e compositore italiano Ludovico
Einaudi ora in tournée Europea. Un’opera che – come suggerisce il titolo – s’ispira
alla notte, che secondo l’autore permette di entrare negli universi del desiderio, del
sogno, del mistero. «Nightbook è un percorso: ogni brano è il capitolo di una storia,
la sfaccettatura di un prisma, uno sguardo possibile sulle esperienze che appartengono al lato più onirico, più interno di noi stessi»
Maestro, a Lei la parola…
Grazie – Nightbook è il mio diario sulla notte. Il titolo fornisce la chiave di lettura di
questa visione buia, rappresenta una parte oscura dell’animo, che vive attraverso
il mio percorso musicale. Che in alcuni
momenti tocca le zone dell’inconscio.
di Luca
D’Alessandro
Luigi Einaudi.
(foto di Oliver Mark)
68
Ludovico Einaudi porta con sé un nome
di una famiglia importante: il padre,
Giulio, è il fondatore della casa editrice
che porta il suo nome, e il nonno, Luigi, è stato uno dei padri fondatori della
Repubblica Italiana. Ludovico nella sua
infanzia era circondato da letterati e musicisti; un ambiente artistico che lo ha
stimolato ad affrontare una formazione
basata sulla musica. Ha perfezionato la
propria tecnica e lo stile sotto la guida
del compositore Luciano Berio, ottenendo il diploma in composizione al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Una
formazione che fa figurare oggi Ludovico Einaudi tra i pianisti più celebri non
solo in Italia, ma in tutta Europa. Regolarmente viene convocato dalle grandi
sale da concerto e dall’industria cinematografica per la composizione di colonne
sonore.
La Rivista si è messa in contatto con il
maestro per parlare di Nightbook, chiedendogli di decifrare il concetto di questo libro acustico.
Come mai ha voluto esplorare
ed esprimere questa parte oscura?
Capita spesso che nasca prima un titolo
poi la musica. In questo caso le musiche
sono nate attraverso una serie di esperienze vissute in certi luoghi. Ho suonato
a Milano nell’Hangar Bicocca, nell’exquartiere industriale, in un’installazione
dell’artista tedesco Anselm Kiefer: i Sette
Palazzi Celesti. Sette torri, ciascun’alta
più di 13 metri, costruite con pareti prefabbricate in cemento armato. Nel momento del concerto ho capito che in quel
luogo dovevo presentare delle musiche
che non avevo ancora composto. Più
tardi, raccogliendo il materiale del concerto, ho notato qualcosa di particolare
in questi suoni. In un altro concerto a
Roma, collegato al tema del mito, ho ripreso alcuni degli elementi, e sviluppato
il corpus. Man mano mi sono avvicinato
ad un filo rosso, quello del tono oscuro.
Si può quindi affermare che vi ho letto
dentro il tema della notte.
Stando alle critiche, Nightbook viene
definito un album introspettivo. Il collegamento fra questa riflessione intima
e l’oscurità fa sembrare che lei stia scoprendo i propri lati negativi
Non si può dire che guardare dentro sé
stessi sia una cosa preoccupante. È un
fatto positivo, se si è in grado di aprirsi,
per vedere le zone interiori. In un certo senso, la musica lo fa sempre; con lei
si possono esplorare zone sconosciute
Rivista – Dicembre 2009
La
dell’inconscio. Non stare alla superficie
delle cose è un tema che mi intriga. Del
resto, la notte ha ispirato sempre tanti
poeti e musicisti, quindi non vedo perché
non potevo farlo anch’io.
Certi titoli sono legati alla notte. Rêverie ad esempio, o l’ultimo brano del disco, The Planets
Quest’ultimo è il brano più sospeso,
come entrare nell’ultima stanza; una
stanza senza pavimento in cui di colpo ci
si trova sospesi nel vuoto.
È una costruzione musicale che ha delle
piccole variazioni, con quattro melodie
sovrapposte, e ciascuna di esse corrisponde a un pianeta. C’è una piccola variazione di ognuno che nel tempo s’incrocia con l’altro sempre in modo diverso.
I pianeti hanno un ruolo mistico,-simbolico. Quali sono i simboli abbinati ai
suoi pianeti?
Non parlerei di simboli, piuttosto di un
pensiero di come sono interpolate le cose
della vita, che a volte interagiscono tra di
loro, con dei movimenti inaspettati.
Dal punto di vista stilistico, Nightbook
è difficile da schedare. È un album primariamente classico, contiene altresì
degli elementi elettronici e del jazz. In
che genere si vede?
Le etichette non mi piacciono. Ci sono
delle influenze in ogni musicista che
derivano dalla propria storia e dalle riflessioni, con l’ascolto di tanti generi di
musica. Ho avuto esperienze ricche e variegate.
Può precisare?
Parlo della mia formazione classica e dei
miei interessi verso la musica popolare, il
jazz, il rock. Tutti generi con una radice
popolare. La mia musica riflette sicuramente il linguaggio di queste melodie.
Grazie alla mia preparazione classica,
sono in grado di costruire delle forme
musicali più libere di quelle popolari.
In Nightbook lei collabora con diversi
musicisti, tra l’altro, con Marco Decimo al violoncello. Lei al pianoforte fa
da traino, mentre il violoncello risponde al tema. Un’impostazione inusuale:
di solito sono i violini o i violoncelli ad
assumere il ruolo del solista, mentre il
Rivista – Dicembre 2009
La
pianoforte segue, facendo da accompagnatore
Ci sono delle forme nella musica classica tradizionale, dove il violoncello canta
e il pianoforte accompagna. Una regola
che definisce i ruoli nella musica non esiste. Nel passato ho spesso avuto il ruolo dell’accompagnatore, con il tempo ho
invertito tutto. Poi, essendo io l’autore e
l’interprete delle musiche, mi sono permesso di pormi al centro. Sono io quello
che canta.
Un canto in parte sottolineato da una
batteria elettronica
Esatto. C’è la collaborazione di un artista
di Berlino che si chiama Robert Lippok.
Intorno alla musica del pianoforte egli
crea degli ambienti che nascono dalla
natura del suono del pianoforte.
“Ho suonato
a Milano
nell’Hangar Bicocca,
nell’ex-quartiere
industriale,
in un’installazione
dell’artista tedesco
Anselm Kiefer:
i Sette Palazzi
Celesti. Sette torri,
ciascun’alta più
di 13 metri, costruite
con pareti
prefabbricate in
cemento armato.
Nel momento del
concerto ho capito
che in quel luogo
dovevo presentare
delle musiche che
non avevo ancora
composto”.
Si tratta quindi di una collaborazione
spontanea, non predefinita
Sì, la nostra è un’improvvisazione. Lui
ascolta me, io lui, e in questa collaborazione nasce qualcosa di nuovo.
L’elettronica negli ultimi anni è entrata
sempre più nella tradizione classica
Il motivo è evidente: oggi abbiamo più
possibilità di un tempo. L’applicazione dei
mezzi elettronici è diventata più semplice.
Quali sono i suoi prossimi passi?
Intanto mi godo quest’album e vedo di
portare a termine la tournée in Europa,
per intraprendere quella in Italia.
E la Svizzera? Un concerto in Svizzera
al momento non è previsto. Mi ricordo
di averne dato uno a Zurigo negli anni
passati. Un’esperienza positiva, spero di
poterne rivivere una simile nei prossimi
tempi. Staremo a vedere.
Info: www.einaudiwebsite.com
69
Cisalpino II.
È cominciata
una nuova era!
Salga a bordo del nuovo Cisalpino II (ETR610) e approfitti dei seguenti collegamenti:
Ginevra – Milano
Ginevra
Losanna
Montreux
Sion
Briga
Domodossola
Stresa
Milano
Per ulteriori informazioni: www.cisalpino.com
Milano – Ginevra
CIS 35
5.45
6.20
6.39
7.14
7.44
8.17
8.39
9.35
Milano
Stresa
Domodossola
Briga
Sion
Montreux
Losanna
Ginevra
CIS 40
16.25
17.21
17.48
18.20
18.47
19.21
19.45
20.18
I
migliori vini italiani
Presentati da Luca Maroni Giovedì, 10 dicembre 2009
presso la Kammermusiksaal, Kongresshaus Zurigo
l corso della degustazione guidata Luca Maroni*
presenterà un vasto assortimento dei migliori e stimati vini italiani. Tra questi saranno presenti però
anche numerose piccole cantine, meno conosciute e
scoperte, appunto dal nostro moderatore. Da brillante oratore, egli condurrà i partecipanti attraverso una particolare esperienza di degustazione. Venite a conoscere l’affascinante personalità di Luca
Maroni che, durante questo primo appuntamento
svizzero, ci rivelerà il mondo del vino italiano.
Ore 14:00
Ore 17:00
Ore 20:00
Degustazione guidata per giornalisti, ristoratori e operatori di settore
(gratuita)
Degustazione guidata per visitatori
privati (CHF 20.-)
Degustazione guidata per visitatori
privati (CHF 20.-)
60 posti a seminario
Per le degustazioni guidate in inglese (italiano) sono
disponibili 60 posti a seminario. Le iscrizioni saranno prese in considerazione in ordine cronologico dal
giorno dell’arrivo della ricevuta. È possibile iscriversi
entro il 9 dicembre 2009.
La partecipazione comporta un pagamento di CHF
20.- al numero di conto corrente postale 85-321649-5
- Da intestare a GS Wine Marketing, Giancarlo Schwendener
Per ulteriori informazioni:
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Lara Francesca Cucinotta
Seestrasse 123 - 8027 Zürich
Tel. 044 289 23 23
[email protected] - www.ccis.ch
Rivista – Dicembre 2009
La
Luca Maroni presenterà, tra gli altri, i vini dei seguenti produttori:
Azienda Agricola D’Alessandro (Sicilia)
Barone di Valforte (Abruzzo)
Ducato Grazioli (Puglia / Abruzzo)
Farnese Vini (Abruzzo)
Feudi di San Marzano (Puglia)
Iris Vigneti (Veneto)
Tenuta Monteti (Toscana) di Archetti Vini, Bassersdorf
Tenuta San Pietro (Piemonte)
Tenuta Terre Nobili (Calabria)
Vigneti Zabù (Sicilia)
Il metodo
Luca Maroni valuta i vini a seconda della loro consistenza, integrità ed equilibrio. Egli dà valore alle
note fruttate del vino e alla sua piacevolezza. Per
questo valorizza una particolare tipologia di vino
che, già da giovane, si posiziona oltremodo su livelli
alti, senza perdere qualità nello stoccaggio. Tutto
ciò è soprattutto interessante per i ristoratori, ma
non solo. Attraverso i suoi chiari criteri di qualità e
i suoi giudizi rigorosi, Luca Maroni ha caratterizzato in maniera essenziale lo sviluppo della viticoltura
in Italia negli ultimi anni. Assaggia tutti i vini che i
produttori gli inviano. Ed è proprio in questo modo
che egli scopre tutte le novità e i colori che rendono
così ricco il panorama dei vini italiani.
Luca Maroni* è a capo
della casa editrice LM Edizioni e dal 1993 pubblica
l’annuario dei vini italiani. Nello stesso anno ha
fondato il portale sul vino
più ricco del mondo, che
contiene 250.000 pagine:
www.sensonline.com.
Si sono poi succedute
diverse
collaborazioni
con grandi media italiani
quali Corriere della Sera,
Panorama, Il Mondo, e
anche Rai Radiodue. Egli
inoltre organizza regolarmente la manifestazione SensofWine a Roma, già
svoltasi anche a Washington D.C., New York e Mosca. Dal 1988 a oggi Luca Maroni ha assaggiato oltre
135.000 vini.
71
Convivio
di Domenico Cosentino
Torrone, ma molto diverso
Il Mandorlato
Quel classico Torrone natalizio della Serenissima, semplice nella sua versione veneta, dove gli ingredienti sono quelli minimi indispensabili, ma di gran pregio,
perché per i Dogi, a Venezia, doveva arrivare sempre il meglio
La qualità
nella semplicità.
La bontà e
la diversità
del mandorlato
dipende certamente
dalle materie prime:
uova, mandorle e….
72
A raccontarmelo, a parlarmi del mandorlato, interpreti di eccellenza ed eredi di Rocco
Garzotto antica torroneria di Cologna Veneta.
“Segua la Stella di Natale” mi aveva detto in
tono scherzoso al telefono, una graziosa voce
femminile del call Center Granzotto, quando
avevo chiesto di indicarmi la via più breve per
arrivare fino a Cologna Veneta. “Segua bene
le mie istruzioni e vedrà che la Cometa, non
lo condurrà a Betlemme! Certamente arriverà
a Cologna Veneta, cittadina che, in questo periodo sta organizzando e proponendo incontri
con le magiche atmosfere delle tradizioni natalizie, con un ricco calendario di iniziative e
occasioni da non perdere. Tra queste, anche
un suggestivo itinerario che, partendo dal caratteristico Mercatino di Natale, scorrerà tra
incantevoli vie, antichi palazzi e splendide
piazze, per giungere fino alla nostra torroneria
dove si potrà gustare il nostro friabile mandor-
lato che, se in Veneto si fa da quando esiste la
Serenissima, a Cologna Veneta la tradizione è
nata nel 1840, una delle più antiche d’Italia.
Mandorlato, ovviamente, molto diverso dagli
altri torroni classici che si producono in giro
per tutta la penisola”
Il Torrone del banchetto nuziale
A volerla dire tutta, il Mandorlato di Cologna
Veneta è un “torroncino” buono, morbido,
friabile, fatto solo d’ingredienti semplici e genuini come mandorle, miele, bianco d’uovo
e zucchero, nato nel 1850, ma non è il più
antico torrone d’Italia.
A onor del vero, bisogna, invece dire, che il
vero e proprio torrone moderno, come oggi lo
conosciamo, sarebbe nato molti e molti anni
prima: avrebbe avuto origine da un dolce servito il 25 ottobre 1441 al banchetto nuziale
che si tenne dopo le nozze, celebrate a Cre-
Rivista – Dicembre 2009
La
mona, fra Francesco Sforza e Bianca Maria
Visconti. Pare, tuttavia, che già un ignoto pasticciere cremonese, intorno al 1300, avesse
“scoperto”, come spesso succede in cucina,
l’impasto: per non buttare gli albumi avanzati,
costui li montò a neve e li mescolò con ottimo miele, quindi, dopo aver cotto il tutto a
fuoco lento, ancora caldo, forgiò delle torri,
da cui il nome “torrone” Queste torri, però,
erano molto dure, per cui lui le usò solo come
decorazioni natalizie.
Vero o falso quanto raccontano i cremonesi,
in realtà, aggiungo io, se il dolce poi servito
agli Sforza consisteva, come è storicamente
accertato, in un composto di mandorle, miele e bianco d’uovo molto compatto, la novità
stava solo nel fatto che era modellato in modo
da riprodurre la forma del campanile del
Duomo, il noto Torrazzo (all’epoca chiamato
Torrione). Perché gli ingredienti di base del
torrone, cioè le mandorle e il miele, abbondantemente disponibili il tutto il bacino mediterraneo, fin da i tempi più remoti sono stati
abbinati per creare alcuni dolciumi come la
romana cupedia (già citata in Terenzio, Marrone e Plauto pur se, talvolta, col significato
generico di prelibatezza) e l’arabo turun, da
cui, attraverso una lenta evoluzione neppure
troppo complessa, è derivato, nei nomi e nella
struttura, il nostro torrone.
E se a Venezia giungevano le mandorle
più buone…
Furono certamente i rapporti con Milano,
e ancor prima con la Cina e l’Oriente, che
fecero di Venezia un centro di grande diffu-
Rivista – Dicembre 2009
La
sione del torrone: nelle province del Veneto,
in quegli anni, ha già la caratteristica di un
dolce candido e ricco di mandorle, per cui gli
abitanti della laguna lo chiamarono mandorlato. Questo è potuto accadere – e non va dimenticato – perché nella serenissima Venezia,
giungevano le merci migliori da ogni parte del
mondo, tra le quali le pregiate mandorle del
Sud-Italia: Puglia, Sicilia e Calabria. E fu altrettanto ovvio che, prima o poi, diventassero
capitali di torrone le località dove mandorle e
nocciole erano prodotti importanti e di qualità, in fondo il miele, e ovviamente le chiare
d’uovo, c’erano e ci sono dappertutto: eccolo
quindi – il Torrone – a Benevento, a Sulmona,
ad Avellino, ad Aquila, a Reggio Calabria, nel
Lazio, in Piemonte e in Sardegna e in molti
altri paesi d’Italia.
… miele
…è a Cologna Veneta che nasce
il Mandorlato più famoso
Sarà pur vero che il Torrone si fa buono in
molte città d’Italia.
Nel Veneto, però, la qualità è rimasta nella
semplicità, sono state curate più le materie
prime che la fantasia e il mandorlato ha acquisito fama, tanto da comparire nelle liste dei
Prodotti Agroalimentari Tradizionali, in quel
sito dove una famiglia ha saputo eccellere: è il
caso di Rocco Garzotto, che nel 1850 ha dato
origine a una diffusa tradizione a Cologna
Veneta, nella Bassa veronese. Ed è in questo
storico torronificio che il viaggiatore goloso è
giunto in un pomeriggio nebbioso di novembre, dopo aver partecipato ad una “Prima” degustazione di Amarone della Valpolicella.
73
La posatura
avviene a mano.
Tradizione dal 1850.
Mandorle dal guscio duro e color panna e
miele ecologico…
“La bontà e la diversità del mandorlato Garzotto – raccontano al goloso i pronipoti di
Rocco – dipende certamente dalle materie prime, selezionate con cura maniacale: mandorle di prima scelta provenienti da Puglia, Sicilia
o Calabria. Sono mandorle a guscio duro di
forma ovoidale, della grandezza di circa 2 cm,
di color panna, di consistenza tenera e friabile
all’esterno, più dura e croccante e di sapore
dolce con lieve retrogusto di nocciola. E questo vale anche per il miele, che deve essere di
ottima qualità. Anche dal punto di vista ecologico la scelta aziendale è meritoria: il fiore è
fortemente mellifero perché attrae molto le api
favorite dalla fioritura tardiva (seconda decade
di marzo). Il nostro motto è quindi: Attenti ai
prodotti che acquistiamo! Che normalmente
devono essere di ottima qualità e quindi non
costano troppo poco, questo perché i veneti
non mangiano mandorlato – e quindi non ne
venderemmo - che ha gusto rancido o danno sensazioni sgradevoli quando si addenta la
mandorla o la nocciola!”
…e la “posatura a mano”
“Oltre alle materie prime – ha continuato a
raccontare Rocco Jr. - c’è pure un segreto nella tecnica di preparazione: il torrone è interamente posato a mano, fiocco per fiocco, su
74
di un letto di cialde e assume la caratteristica
conformazione a stalagmite. Il procedimento,
che non prevede l’utilizzo di mezzi meccanici, evita lo schiacciamento o l’estrusione del
prodotto e dunque la fuoriuscita dell’aria incamerata durante la cottura. Il dolciume mantiene dunque intatta la friabilità e la sua consistenza originaria. In pratica, dopo un processo
di cottura di 10 ore, in cui il prodotto si asciuga e perde l’acqua in eccesso, con una pala
viene estratto a mano dalla pentola di rame e
porzionato nelle forme e confezioni aziendali.
Trattandosi di un procedimento manuale, ogni
confezione è diversa dalle altre e diventa una
piccola e dolce opera d’arte”.
Ma cosa succede nella torroniera
Da quello che il viaggiatore goloso ha visto a
Cologna Veneta, le impastatrici del mandorlato sono vecchie caldaie di rame con una pala
rotante che girando velocemente, ha la funzione di montare l’albume d’uovo e di mescolarlo con lo zucchero e il miele. L’impastatrice
è formata da due pentole. Quella esterna di
rame, poggia su dell’acqua (raccolta da una
seconda pentola in acciaio) che viene riscaldata dal vapore acqueo attraverso delle condutture. Il mandorlato viene quindi cucinato
a bagnomaria: questo metodo di cottura assicura un calore uniforme, umido e non troppo
intenso. La scelta del rame – e non dell’accia-
Rivista – Dicembre 2009
La
Impossibile da fare in casa
Niente Ricetta questo mese. A Cologna Veneta hanno assicurato al Viaggiatore goloso che
in casa è impossibile fare il mandorlato
Dunque, urge per le Feste di Natale e Capo
d’Anno procurarselo: In pasticceria, naturalmente, o in altri negozi specializzati!
Buone Feste ai lettori della Rivista ed in particolar modo a quelli del Convivio.
LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA
io inox – è importante perché recentemente si
è scoperto che gli oligoelementi rilasciati dal
rame stesso facilitano il montaggio dell’albume. L’operazione base è versare nella pentola
l’albume e montarlo a neve, a una temperatura inferiore ai 50 °C. Cominciando a sbattere
l’albume, per effetto meccanico qualche “gomitolino” comincia a formarsi e poi a “srotolarsi”.
Quando i filamenti srotolati di proteine cominciano a legarsi tra loro, inizia “la coagulazione”: i bianchi d’uovo sono montati! A questo
punto nella torroniera vengono messi anche
tutti gli altri ingredienti tranne l’ostia, ovvero la particolare miscela di mieli, mandorle,
zucchero a velo e la vaniglia grattugiata. L’ordine e il momento in cui vengono inseriti è
innanzitutto il “segreto di fabbrica”, perché è
determinante nella friabilità del prodotto, poi,
ovviamente, è diverso per i mandorlati morbidi e per quelli classici.
Viva Italia
Cucina tradizionale!
Da noi apprezzerete la vera italianità con le nostre
specialità tipiche, che normalmente solo in Italia potete apprezzare.
Lasciatevi incantare dal nostro ambiente mediterraneo e da un
servizio impeccabile, dalle nostre eccellenti pizze, preparate
secondo le ricette originali del campione del mondo di pizzaioli e
con il marchio «Vera Pizza napoletana DOC», dalle tipiche pietanze
a base di carne o di pesce, nonché dalla nostra prelibata pasta
fresca e dai succulenti dolci. E se amate le tradizioni culinarie
del bel Paese, da noi troverete consiglio sui migliori, eccellenti vini
selezionati da tutte le regioni italiane.
«Buon appetito!»
Il team Molino si fara piacere di accoglierla alla
sua prossima visita con un cordiale «benvenuto»!
Nei 16 Ristoranti MOLINO in Svizzera,
Lei è un’ospite sempre gradito durante tutti
i 365 giorni dell’anno:
MOLINO Berna
Waisenhausplatz 13
3011 Berna
Telefono 031/ 311 21 71
MOLINO Uster
Poststrasse 20
8610 Uster
Telefono 044 / 940 18 48
MOLINO Dietikon
Badenerstrasse 21
8953 Dietikon
Telefono 044 / 740 14 18
MOLINO Wallisellen
Glattzentrum
8304 Wallisellen
Telefono 044 / 830 65 36
MOLINO Friborgo
93, rue de Lausanne
1700 Friborgo
Telefono 026 / 322 30 65
MOLINO Winterthur
Marktgasse 45
8400 Winterthur
Telefono 052 / 213 02 27
MOLINO Ginevra
Place du Molard 7
1204 Ginevra
Telefono 022 / 307 99 88
MOLINO Zurigo
Limmatquai 16
8001 Zurigo
Telefono 044 / 261 01 17
MOLINO Ginevra
Centre La Praille
1227 Carouge
Telefono 022 / 307 84 44
MOLINO Zurigo
Stauffacherstrasse 31
8004 Zurigo
Telefono 044 / 240 20 40
LE LACUSTRE Ginevra
Quai Général-Guisan 5
1204 Ginevra
Telefono 022 / 317 40 00
FRASCATI Zurigo
Bellerivestrasse 2
8008 Zurigo
Telefono 043 / 443 06 06
MOLINO Montreux
Place du Marché 6
1820 Montreux
Telefono 021/ 965 13 34
SEILERHAUS
MOLINO Zermatt
Bahnhofstrasse 52
3920 Zermatt
Telefono 027 / 966 81 81
MOLINO S. Gallo
Bohl 1
9000 S. Gallo
Telefono 071/ 223 45 03
MOLINO Thônex
106, Rue de Genève
1226 Thônex
Telefono 022 / 860 88 88
Rivista – Dicembre 2009
La
75
www.molino.ch
AgipPLUS
Motori
di Graziano Guerra
Moto Guzzi Norge 1200 GT con ABS di serie
Nata per viaggiare
In prova una motocicletta di grossa cilindrata, degna di
quella Marca italiana che ha fatto dell’affidabilità il suo
mito. Fatta per durare, sia nello stile sia nella tecnologia. La Moto Guzzi, da quando è nata nel 1921, è simbolo di robustezza. Innovativa, ma senza stravolgere gli
schemi che l’hanno posta nella storia del motociclismo
mondiale. La Norge GT, con la quale ho percorso strade, stradone e stradine, sotto la pioggia e sotto il sole,
con il caldo e con il freddo, per molti chilometri, appartiene alla schiera delle turistiche senza tempo. È stata
pensata e fatta per macinare chilometri. Basta osservarla
e si capisce subito, dalla carenatura, per esempio, che
integra i paragambe nella parte anteriore e il paraspruzzi posteriore, che può superare senza problemi qualsiasi
condizione atmosferica. Il parabrezza, oltre a deflettere
le turbolenze dal busto del pilota, è regolabile (anche
elettricamente su allestimenti di lusso accessibili in Svizzera) e si può adattare alle diverse condizioni di guida. Il
potente gruppo ottico anteriore offre un’ottima visibilità,
anche su strade scarsamente illuminate.
Il design riesce ad esaltare la combinazione tra forma e
funzione. Sotto il bel vestito, elegante e aggressivo comunque misurata, pulsa il celebre motore dalla tipica architettura trasversale a V di 90°, nella cilindrata 1200cc,
che stupisce per l’assenza di vibrazioni e per la capacità
di coniugare bassi consumi di carburante ed emissioni
ridotte. Le prestazioni sono buone. Il temperamento del
bicilindrico Moto Guzzi eroga una coppia motrice sempre disponibile, raggiungendo il valore di potenza massima a regimi quasi automobilistici. Il bel carattere del
propulsore assicura una guida confortevole e disimpegnata, durante la quale si apprezza la morbida azione del
cambio a sei marce e l’efficacia della trasmissione finale
affidata all’innovativo CA.R.C. (acronimo per CArdano
Reattivo Compatto). L’interasse corto la rende particolarmente agile e maneggevole. In sella si apprezza l’accurata ergonomia fin nei dettagli, per esempio la sella, a
soli 80 cm da terra, è imbottita con schiume capaci di
adattarsi conformazione del corpo ed è dotata di rivestimento antiscivolo, le pedane sono dotate di rivestimento
antivibrazioni. Sontuoso cockpit di guida, che racchiude
un quadro strumenti d’immediata lettura arricchito da un
trip computer in grado di fornire, oltre ai dati di viaggio
(precedenti e in corso), anche intervalli di manutenzione
e check control. Non manca una presa di corrente esterna da 220 Volt, un capiente vano sotto sella, la predisposizione alle manopole riscaldate e molte altre attenzioni,
come le sospensioni regolabili e le maniglie del passeggero integrate. La Norge 1200 è un modello Gran Turismo fuoriclasse, potente e di grande comfort che ha tutte
le carte in regola per venire apprezzata anche nel traffico
in città. Con un impianto frenante con ABS disattivabile
Rivista – Dicembre 2009
La
e tanti altri particolari, la Norge 1200 GT (22’450.-) offre tutto ciò che da una Gran Turismo ci si attende. Chi
cerca il lusso senza compromessi troverà soddisfazione
nella 1200 GTL (23’950), che porta in dote un ricchissimo equipaggiamento, navigatore compreso.
DATI TECNICI
Motore bicilindrico a V di 90°, 4 tempi, raffreddato ad aria
Potenza max: 95 CV a 7.500 giri/minuto
Coppia max oltre 100 Nm a 5.800 giri/minuto
Alimentazione: iniezione elettronica Multipoint,
sequenziale
Avviamento elettrico
Cambio: 6 marce
Trasmissione primaria a denti elicoidali / finale:
Cardano Reattivo Compatto CA.R.C.
Frizione: doppio disco a secco
Telaio: tubolare di acciaio
Sospensioni: ant. forcella telescopica idraulica / posteriore
monobraccio
Freni: anteriore a doppio disco flottante, Ø 320 mm / posteriore disco fisso, Ø 282 mm
Cerchi in lega: ant. 3.50” x 17”, post. 5.50” x 17”
Pneumatici: ant. 120/70 ZR17”, post. 180/55 ZR17”
DIMENSIONI (mm)
Lung./larg. (al manubrio)/ h (al cruscotto): 2.195/870/1.125
Luce minima da terra (mm): 185;
h pedane conducente: 377
Interasse: 1.495 mm
Peso a secco: 244 kg
Capacità serbatoio carburante: 23 litri / riserva 4
Prezzo base: 22’450, trasporto escluso.
2 anni di garanzia
77
Automotonews
a cura di Graziano Guerra
Pirelli Motorsport Svizzera
Stagione sportiva 2009 di successo
Pirelli Svizzera può guardare con soddisfazione alla stagione sportiva 2009, che ha visto il
suo impegno coronato da grandi successi a livello nazionale e internazionale, per esempio
nel Campionato Nazionale Svizzero Rally, nei GP della Montagna, sui circuiti e nelle gare di
durata. La Marca italiana ha sostenuto nel 2009 numerose squadre, impegnate nello sport motoristico svizzero in molte categorie e tipologie di gara. Il servizio pneumatici Pirelli è divenuto
insostituibile ai box, come pure la qualificata assistenza tecnica sul posto, e il know how messo
a disposizione nelle più importanti competizioni svizzere del 2009
78
Campionato Svizzero Rally 2009
La 50ma edizione del RIV è stata la prova
regina che ha concluso il Campionato Nazionale Rally 2009. Il Rallye du Valais (RIV),
compreso il Clio R3 Pirelli Trophy, ha decretato il Campione Svizzero Rally, il vincitore
del Clio R3 Pirelli Swiss Trophy come pure i
primi classificati nelle varie categorie. 107 i
teams iscritti all’European Rallye Championship nel Vallese, tra questi anche il campione d’Europa in carica Giandomenico Basso e
il polacco Sololov, entrambe su Fiat Grande
Punto Abarth. Gommate Pirelli hanno gareggiato anche le squadre: Gonon/Arlettaz, Hotz/
Ravasi, Burri/Rey, Schmidlin/Goette, Althaus/
Svizzera protagonista: DTB (Deutsche Tourenwagen Bergmeisterschaft 2009), il pilota
svizzero Reto Meisel, sulla sua Mercedes V8,
ha portato a casa il titolo nella classe Touren.
Gli slicks hanno funzionato perfettamente, e
Pirelli è molto orgogliosa della collaborazione, che dura da anni, con il team di Meister
Meisel. Su pista: il pilota svizzero Fredy Barth
si è piazzato secondo al Nürburgring nella categoria VLN (Veranstaltergemeinschaft
Langstreckenmeisterschaften Nürburgring).
Assieme a Stefano Comini e Peter Wyss ha
vissuto, alla 34ma Coppa DMV-Münsterland,
un’esperienza unica al volante della sua potente Aston Martin; Barth nel 2009 è sempre
Loset e il team belga Radoux/Gregoire. Hanno
terminato la competizione in 58. Vincitore del
50mo RIV è risultato il team Grégoire Hotz/
Pietro Ravasi, al secondo posto Basso, al terzo
Sololov/Baran. Pirelli ha festeggiato con Hotz/
Ravasi la vittoria in classifica generale del RIV
e con Gonon/Arlettaz il titolo nel Campionato
Svizzero Rally.
Il Clio R3 Pirelli Swiss Trophy ha visto darsi
battaglia ben 13 squadre, in 4 prove di rally e due GP della Montagna. La vittoria finale è andata al team svizzero Perroud/Aubry.
Dal 2010 prenderà il via il Fiat Abarth Trofeo
Rallye, Pirelli è stata scelta quale partner ed
accompagnerà le nuove equipe. Le altre importanti manifestazioni che hanno visto Pirelli
stato nelle prime posizioni con ottimi tempi
in tutte le gare. Pirelli assiste il team sul posto, quale fornitore ufficiale, con un servizio
pneumatici inappuntabile.
LO Renault Clio Cup – Hadorn è da anni il
pilota da battere, grazie anche ai suoi pneumatici Pirelli. Nella DMV (Deutschen Motorsport Verbandes) Challenge è Edy Kamm il
dominatore: sulla sua Audi A4 gommata Pirelli ha vinto 9 gare su 18. Opel Corsa OPC
Challenge 2009: dal 2006, Pirelli è partner
esclusivo della Serie Slalom Svizzera OPC
Challenge, con una novità stagionale: i Pirelli
P Zero C Semi-Slick. Dopo 9 slaloms il nuovo
campione OPC Challenge è risultato Marcel
Muzzarelli.
Rivista – Dicembre 2009
La
La nuova Fiat Punto Evo
a partire da 15’900 CHF
La carrozzeria e gli interni della nuova Fiat Punto Evo,
disponibile con 3 o 5 porte, sono stati completamente
rinnovati. Le caratteristiche distintive che colpiscono a
prima vista sono il frontale ancora più pronunciato, dominato dai fari principali caratteristici con luci diurne intergrate, e lo stile più marcato della coda.
All’interno, la nuova Fiat Punto Evo offre materiali sempre più pregiati ed una qualità superiore delle finiture. Lo
stile ricercato viene sottolineato anche dal quadro strumenti modernizzato, dal mobiletto centrale ridisegnato
e dai sedili ottimizzati dal punto di vista dell’ergonomia.
Anche i comandi presentano un nuovo design. Grazie a
questi interventi, tutto l’abitacolo è reso ancora più elegante e funzionale.
La nuova Fiat Punto Evo sorprende con soluzioni e dettagli innovativi. La casa costruttrice italiana offre in cooperazione con TomTom, specialista in sistemi di navigazione, un’evoluzione del sistema di infotainment Blue&Me
basato su Bluetooth. Navigazione satellitare, vivavoce e
funzioni di intrattenimento sono integrate in un dispositivo portatile nel nuovo Blue&Me TomTom. La gestione del
sistema è possibile attraverso lo schermo touchscreen,
comando vocale oppure tasti sul volante. Blue&Me TomTom consente inoltre la rappresentazione visiva dei dati
raccolti dall’innovativo software eco:Drive per l’analisi
dello stile di guida ed aiuta in questo modo il guidatore a
risparmiare ulteriormente carburante, ad esempio grazie
ad una gestione ottimale del cambio marcia.
Prezzo di ingresso attraente con la Fiat Punto Evo Active
Grazie all’Eco Bonus di 1’500 CHF offerto da Fiat Svizzera, la Fiat Punto Evo è disponibile ancora fino alla fine
del 2009 all’attraente prezzo di ingresso di 15’900 CHF.
Fiat offre l’Eco Bonus di 1’500 CHF fino alla fine dell’anno per tutte le versioni della nuova Punto Evo.
Rivista – Dicembre 2009
La
Della dotazione di serie della Fiat Punto Evo nella versione base Active fanno parte sette airbag – di cui un airbag
ginocchia per il guidatore – il servosterzo Dualdrive assistito elettricamente e le luci diurne integrate nei fari principali. Anche la chiusura centralizzata, l’antifurto elettronico e gli alzacristalli anteriori sono offerti di serie.
La nuova Fiat Punto Evo assicura altissimi livelli in tutte
le altre varianti del modello. La tecnologia e le dotazioni
presentano numerose innovazioni che stabiliscono nuovi
standard nel segmento. È possibile scegliere tra quattro
allestimenti. La dotazione di serie della Fiat Punto Evo
Dynamic, presente nel listino prezzi a partire da 20’200
CHF (con l’Eco Bonus 18’700 CHF), comprende, oltre
ai contenuti della versione Active, un’autoradio integrata
con lettore CD e MP3 con comandi radio al volante e un
climatizzatore manuale.
Se il cliente sceglie l’allestimento Sporting (con l’Eco Bonus a partire da 19’700 CHF), fanno parte della dotazione di serie anche i fendinebbia con funzione cornering
integrata. All’aspetto sportivo contribuiscono i cerchi in
lega da 15”, le speciali minigonne e lo spoiler sul tetto
nel colore della vettura, il paraurti sportivo anteriore e
posteriore “metallic look” e i fari bruniti.
L’allestimento top della nuova Fiat Punto Evo si chiama
Sport (con l’Eco Bonus a partire da 25’790 CHF) ed offre
la nuova, rivoluzionaria tecnologia del motore MultiAir
come anche il brillante e al contempo economico motore diesel 1.6 Multijet da 120 CV. L’allestimento Sport è
riconoscibile dai cerchi in lega da 17”, dallo spoiler sul
tetto, dai profili paracolpi laterali nel colore della vettura
e dalle pinze freni verniciate di rosso. L’abitacolo è reso
ancora più accogliente dall’illuminazione ambiente ed il
sistema infotainment Blue&Me rende ancora più piacevole le telefonate e l’ascolto di musica.
79
Starbene
I videogames
che fannno bene al cuore
Qualche perplessità c’è: lo studio è stato sponsorizzato dalla Nintendo, che produce videogames come Wii sports e Wii fit. Va detto però che
è stato presentato e discusso in un ambito scientificamente ineccepibile come il meeting annuale
dell’American Heart.
I risultati, se non proprio sorprendenti sono interessanti e si possono riassumere così: giocare con
i videogames di Wii sports (in cui troviamo, ad
esempio, il golf, il tennis o la boxe) e con alcuni di
Wii fit (che propone una serie di attività fra cui la
ginnastica aerobica) equivale a un esercizio fisico
di moderata intensità.
Secondo le indicazioni dell’American Heart Association, un esercizio di lieve intensità equivale
Troppi esami
danneggiano il cuore?
Donna, 52 anni, sposata, in grado di svolgere
le attività quotidiane ma che non è seguita da
uno psicologo né da uno psichiatra. È questo
l’identikit delle consumatrici di antidepressivi e
ansiolitici che emerge dalla ricerca Stili di vita,
stato di salute psicofisica delle donne, il primo
studio condotta nelle farmacie venete, promosso
dalla commissione Pari Opportunità della Regione Veneto. L’indagine, pubblicata da Dialogo sui
farmaci ha coinvolto 11.357 donne intervistate
in farmacia da 249 farmacisti e ha analizzato sia
le cause di stress degli ultimi 6 mesi che eventuali assunzioni di farmaci psicotropi. Risultato:
il 44% del campione ha denunciato un forte
stress emotivo dovuto alla morte di un parente,
il 43% per problemi familiari e affettivi (malattie
Piercing alla lingua causa
di infezioni pericolose
Il piercing alla lingua può anche rappresentare
una moda, ma i rischi per la salute sono altissimi, fino al possibile decesso. A lanciare l’allarme uno studio pubblicato dagli Archives of
Neurology che riferisce di un ragazzo di 22 anni
deceduto in un ospedale israeliano per molteplici ascessi al cervello causati dal piercing alla
lingua. I medici fanno notare che dal piercing
alla lingua si possono originare infezioni che
passano nel sangue e arrivano fino al cervello,
anche se si tratta di casi rari. Più frequenti sono
i danni ai denti e le infezioni orali, ma è anche
80
a meno di tre Met (il Met è il cosiddetto un equivalente metabolico e indica il consumo di energia per una qualsiasi attività: un Met equivale al
consumo a riposo), uno di moderata intensità va
da 3 a 6 Met e uno intenso va oltre i 6 Met. Per
capirci: un adulto che cammina a una velocità di
circa cinque chilometri all’ora su una superficie
piana spende circa 3,3 Met, mentre secodno le
indicazioni dei medici un adulto può ottenere un
reale beneficio per la salute in termini di prevenzione quando pratica un esercizio fisico aerobico
di moderata intensità per almeno due ore e mezza alla settimana.
Questo vale anche per l’attività fisica virtuale con
i videogames. Per quantificare: la boxe è la più
efficace con un dispendio di 4,5 Met, seguono il
baseball (3,0 Met), il tennis (3) e il golf (solo 2). Fra
gli Wii fit efficace è un esercizio che prevede lo
stare in piedi su una gamba (5,6 Met), mentre lo
yoga è meno impegnativo, consente di mantenere
la flessibilità del corpo.
e incidenti), il 27% per difficoltà finanziarie, il
6% per violenza subita tra le mura domestiche.
In seguito a questi eventi il 34% delle intervistate ha dichiarato di assumere ansiolitici e/o
antidepressivi negli ultimi 6 mesi. Non solo: tra
chi si recava in farmacia con una ricetta di medicinali psicotropi il 48% aveva una prescrizione per ansiolitici, il 33% per ansiolitici e anche
antidepressivi, e il 19% solo per antidepressivi.
Emerso anche un uso prolungato degli ansiolitici, quando invece le linee guida ne suggeriscono
l’uso per periodi brevi. In generale, comunque,
tra i farmaci acquistati dal campione prevalgono
quelli cardiovascolari, per l’apparato gastrointestinale e il metabolismo e per l’apparato muscolo scheletrico. Lo studio, secondo gli esperti
mette in evidenza come il disagio femminile
sia associato in una certa misura all’uso dei farmaci antidepressivi e ansiolitici. Fondamentali,
inoltre, la capacità del farmacista nell’ascoltare,
consigliare e informare le donne e nel fare da
mediatore per la ricerca epidemiologica.
possibile incorrere in problemi cardiaci. I dentisti conoscono bene i problemi di salute che
possono essere causati dai piercing nella bocca.
Ci sono molte possibili complicazioni, dal dolore al gonfiore, fino alla scheggiatura o rottura
dei denti. I pazienti con piercing orali possono
anche soffrire di recessione delle gengive e sanguinamento. Forte anche il rischio di infezioni. Il
messaggio è: il piercing in bocca non è una buona idea, meglio evitarlo. Sicuramente parte del
problema è legato alla scarsa igiene durante la
procedura di realizzazione del piercing (vale per
qualunque parte del corpo, non solo la lingua) o
al fatto che molte persone non seguono le cure
necessarie dopo l’intervento quando tornano a
casa. I professionisti del piercing replicano: una
procedura realizzata in condizioni igieniche raramente causa complicazioni.
Rivista – Dicembre 2009
La
Sposate e 50enni: l’identikit
delle consumatrici di psicofarmaci
Donna, 52 anni, sposata, in grado di svolgere le
attività quotidiane ma che non è seguita da uno
psicologo né da uno psichiatra.
È questo l’identikit delle consumatrici di antidepressivi e ansiolitici che emerge dalla ricerca Stili di vita, stato di salute psicofisica delle donne,
il primo studio condotta nelle farmacie venete,
promosso dalla commissione Pari Opportunità
della Regione Veneto. L’indagine, pubblicata da
Dialogo sui farmaci ha coinvolto 11.357 donne
intervistate in farmacia da 249 farmacisti e ha
analizzato sia le cause di stress degli ultimi 6
mesi che eventuali assunzioni di farmaci psicotropi.
Risultato: il 44% del campione ha denunciato
un forte stress emotivo dovuto alla morte di un
parente, il 43% per problemi familiari e affettivi (malattie e incidenti), il 27% per difficoltà
finanziarie, il 6% per violenza subita tra le mura
domestiche. In seguito a questi eventi il 34%
delle intervistate ha dichiarato di assumere ansiolitici e/o antidepressivi negli ultimi 6 mesi.
Non solo: tra chi si recava in farmacia con una
ricetta di medicinali psicotropi il 48% aveva una
prescrizione per ansiolitici, il 33% per ansiolitici
e anche antidepressivi, e il 19% solo per antidepressivi.
Emerso anche un uso prolungato degli ansiolitici, quando invece le linee guida ne suggeriscono
l’uso per periodi brevi. In generale, comunque,
tra i farmaci acquistati dal campione prevalgono
quelli cardiovascolari, per l’apparato gastrointestinale e il metabolismo e per l’apparato muscolo scheletrico.
Lo studio, secondo gli esperti mette in evidenza
come il disagio femminile sia associato in una
certa misura all’uso dei farmaci antidepressivi e
ansiolitici.
Fondamentali, inoltre, la capacità del farmacista
nell’ascoltare, consigliare e informare le donne
e nel fare da mediatore per la ricerca epidemiologica.
Albergo • Ristorante “Donna Carolina” • Bar • Piscina • Centro Benessere
Viale Magna Grecia - 84058 Ascea-Velia - Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano - Salerno - Italia
Telefono +39.0974.971945 - Fax +39.0974.374063 - www.villamarelea.it - [email protected]
Rivista – Dicembre 2009
La
81
The All Blacks logo, the Silver Fern Device and ALL BLACKS® are registered trademarks of the NZRU.
Ci guidano gli stessi valori
Grazie agli innumerevoli modelli disponibili, la nuova gamma di mezzi Iveco offre soluzioni
specifiche, dalla convenienza impareggiabile, per ogni incarico di trasporto. Da STRALIS,
la punta di diamante per i trasporti internazionali a lunga percorrenza, alle serie di modelli
EUROCARGO, TRAKKER e DAILY, fino al fuoristrada MASSIF: Iveco stabilisce in ogni classe di peso nuovi parametri di riferimento in fatto di convenienza, versatilità e affidabilità.
Per ogni evenienza, ovunque andiate, Iveco è sicuramente con voi.
IVECO (Svizzera) SA, Oberfeldstrasse 16, 8302 Kloten, www.iveco.ch
www.allblacks.iveco.com
Il
Mondo in Fiera
Swissbau 2010: Basilea, 12 - 16 gennaio 2010
Costruire il futuro della Svizzera
Bioenergy Expo: Verona 4-7 febbraio 2010
Energie rinnovabili pronte al balzo
Macef: Milano 15 - 18 gennaio
Il Salone Internazionale della casa
fra suggestioni e business
Fieragricola: Verona, 4 - 7 febbraio 2010
La rassegna dedicata all’agricoltura sempre
più internazionale
Motor Bike Expo: Verona, 15- 17 gennaio 2010
Il paradiso dei motociclisti veri
Fiere
Swissbau 2010: Basilea, 12 - 16 gennaio 2010
Costruire il futuro della Svizzera
Il 12 gennaio 2010 aprirà i battenti a Basilea la prossima Swissbau. Per cinque giorni la Fiera
sarà al centro dell’attenzione del settore dell’edilizia e dell’economia immobiliare. Sarà così l’argomento di discussione per tutti i progettisti, specialisti della costruzione, fornitori, prestatori di
servizi e investitori. 1’300 espositori circa, provenienti dalla Svizzera e dall’estero, esporranno su
una superficie di più di 140’000 m2 i prodotti più nuovi e gli interessanti risultati della ricerca
14 e il 15 gennaio 2010 l’Associazione svizzera dell’economia immobiliare (SVIT), organizzerà due simposi dal titolo «Vincitori e perdenti nel mercato immobiliare» e «Opportunità e soluzioni per il paziente “Immobile”».
L’esposizione settoriale Tendenze Bagno, una delle novità
di quest’anno, è la piattaforma ideale per i leader del settore, per mettere in scena le loro concezioni e design in un
ambiente straordinario.
Costruire in modo sostenibile
Swissbau 2010 mette l’accento sui temi costruire in modo
sostenibile e efficienza energetica. Assume così un ruolo
importante come rampa di lancio per innovazioni e novità. Un primo accento sarà già posto al momento dell’inaugurazione ufficiale il 12 gennaio 2010 al Congress Center
Basel. Il motto della cerimonia, cui parteciperà la consigliera federale Doris Leuthard, sarà «Efficienza energetica:
slogan o realtà?».
Filo conduttore attraverso numerose altre manifestazioni
saranno le questioni essenziali sul futuro e i temi efficienza
energetica e sostenibilità.
Sempre il giorno dell’inaugurazione, l’associazione Piattaforma avvenire della costruzione inviterà a partecipare
al simposio dal titolo «Costruzione Svizzera: con ricerca e
prassi dall’innovazione alla visione».
Che tutti questi argomenti non siano presentati soltanto
come pura teoria, i visitatori lo costateranno da vicino con
l’esempio di «Self». Si tratta di una cellula abitativa concepita come luogo d’abitazione di lavoro per due persone e
che si approvvigiona autonomamente con acqua ed energia. Mercoledì 13 gennaio 2010 si terrà al Congress Center
Basel il secondo Swissbau Future Forum. Due grandi personalità del mondo della cultura, il famoso filosofo Peter
Sloterdijk e il ricercatore Matthias Horx, specialista nel
settore “tendenze del futuro”, parleranno e dibatteranno
su Future Living e i futuri sviluppi delle nostre città. Moderatore sarà Roger de Weck. Con il nome Swissbau Real
Estate la Fiera offrirà all’economia immobiliare un’importante piattaforma del tutto nuova.
Si ritroveranno qui insieme quello che anche nella realtà
è sempre più interconnesso: settore dell’edilizia ed economia immobiliare, lungo la catena di creazione di valore. Il
84
Tre esposizioni speciali estremamente interessanti
Global Building sarà l’occasione per avere una visione
d’insieme sul tema costruire in modo sostenibile. In modo
conciso, chiaro e con l’aiuto di media interattivi l’esposizione fornirà conoscenze fondate sulla scelta sostenibile
dell’ubicazione, su bilancio ecologicao e costi del ciclo
di vita.
Sulla stessa lunghezza d’onda è anche l’esposizione speciale Woodstock; il prototipo di una casa a tre piani, realizzata secondo i criteri dell’efficienza energetica sulla
piazza della fiera.
L’esposizione speciale SvizzeraEnergia completa in modo
ideale l’argomento. Specialisti della costruzione e progettisti vi troveranno tutto quello che c’è di più importante
sull’offerta di corsi di formazione di base e di formazione
continua e perfezionamento nel campo dell’energia.
Chi non crede possibile che in soli cinque giorni bravi professionisti svizzeri siano in grado di costruire una casetta
efficiente dal punto energetico, dovrebbe andare a dare
un’occhiata al campionato dei policostruttori. Ma si tratta
di più di un semplice campionato: il concorso dimostrerà
in modo chiaro e pratico che oggi, anche nella formazione
di artigiani, costruire in modo da salvaguardare le risorse,
assume un’importanza capitale.
Nonostante le sue dimensioni e i molteplici aspetti presentati nell’ambito della fiera, Swissbau rimane strutturata un
modo estremamente chiaro. Questo grazie alla suddivisione degli spazi secondo temi. I settori Costruzione grezza
+ involucri di edifici si trovano nel padiglione 1, Finitura
d’interni nel padiglione 2, Impianti tecnici + cantiere nei
padiglioni 3 e 5, Progettazione e pianificazione nel padiglione 4.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123, 8002 Zurigo
Tel. 044 289 23 23 - Fax 044 201 53 57
e-mail: [email protected] - wwww.ccis.ch
Rivista – Dicembre 2009
La
Macef: Milano 15 - 18 gennaio
Il Salone Internazionale
della casa fra suggestioni e business
Un evento dedicato all’India come Paese Ospite, una mostra di oggetti di design in Triennale, iniziative sul tema
del food (dove il protagonista è lo strumento, cioè l’oggetto pensato per ottimizzare tempi e modi della preparazione e della cottura dei cibo). E ancora: grandi aree
riposo riservate ai buyer, la “diagonale” che attraversa il
padiglione 1 in maniera creativa e inusuale, progetti di
promozione mirati a portare in fieramilano gli operatori
commerciali che contano, da tutto il mondo. Questo e anche di più è Macef, Salone Internazionale della Casa, che
dal 15 al 18 Gennaio terrà la sua 88ª edizione dopo quarantasei anni di servizio al mondo produttivo, in omaggio
e a sostegno delle “3 P” dell’Italia (pensare, progettare e
produrre). Una mostra che, dopo gli anni del boom, è in
fase di consolidamento: gli espositori attesi saranno circa
1.800, sparsi su oltre 100mila metri quadrati netti e ripartiti nei tradizionali quattro assetti merceologici (Tavola
e Cucina, Regalo, Decorazione della Casa, Bijoux e accessori moda) cui per l’occasione è stata aggiunta l’area
del Salone Mondiale degli Argenti – in omaggio a una
specificità tutta italiana e tipica di Macef – e soprattutto
è stata aggiunta l’area Il Laboratorio: tradizione e innovazione, destinata a diventare l’asse portante della mostra,
l’elemento che caratterizza, distingue e valorizza Macef
rispetto alle altre mostre concorrenti sullo scenario internazionale. Attesi, come di consueto, almeno 80 mila visitatori, tutti operatori professionali, architetti e designer,
progettisti, operatori della comunicazione e del mondo
culturale. Rivestimenti innovativi come la ceramica e gli
smalti, nuovi materiali (pensiamo all’irruzione del silicone sul mercato), nuove funzionalità (il led che si illumina
quando la padella raggiunge il calore ottimale, consentendo di abbassare la fiamma), vernici eco-compatibili
Con la Camera di Commercio al Macef
La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, in qualità di rappresentante ufficiale in Svizzera di Fiera Milano,
guiderà una delegazione di operatori al MACEF Gennaio
2010 – Salone Internazionale della Casa, rassegna dedicata al mondo della tavola e cucina, decorazione, tessile, accessori, bigiotteria, regalo e complementi d’arredo.
Le spese di soggiorno saranno a carico di Fiera Milano; ai
buyers verrà offerta l’ospitalità in hotel per due notti e il
pacchetto servizi a terra che comprende:
• Due pernottamenti con prima colazione in Hotel
(da coordinare con gli organizzatori)
• Tessera d’ingresso a MACEF Gennaio 2010
• Servizio Shuttle Hotel-Fiera-Hotel
• Cena di Gala
Rivista – Dicembre 2009
La
che si possono smaltire senza danni per l’ambiente: il
mondo degli strumenti per il trattamento del cibo è in piena effervescenza, a dispetto del luogo comune che voleva
ormai esaurita la spinta all’innovazione in un comparto
considerato troppo semplicisticamente “maturo”. Al contrario Macef – vero e proprio laboratorio dell’innovazione
- oggi esprime un design altissimo e al top della qualità;
esprime ricerca e innovazione anche laddove si parla di
“semplici” piatti, bicchieri, posateria e pentolame. Per non
dire dello sterminato campo del dono, della decorazione
della casa, della bigiotteria e gioielleria, con generazioni
di prodotti ben concepiti e ben fatti. Per quanto concerne i progetti Macef ripropone l’area Creazioni con la sua
“gemella” Creazioni Designer (sono entrambe dedicate
all’innovazione e all’artigianato di qualità che sconfina
nell’arte dei pezzi unici), e ripropone, come ogni edizione di Gennaio da sei anni a questa parte, il Premio Design
Massimo Martini, dedicato ai giovani progettisti e bandito
online attraverso il sito Designboom, cui da sempre si registra un’adesione massiccia di progetti (mediamente gli
iscritti sono 5mila) da tutto il mondo.
Gli operatori interessati sono pregati di annunciarsi tramite
il seguente link:
http://www.macef.it/modulobuyer/Modulo_ita.aspx
Oppure rivolgendosi direttamente agli uffici della Camera.
Sarà nostra premura confermare la vostra partecipazione
definitiva.
Il numero dei partecipanti è limitato; la partecipazione
verrà determinata in base all'ordine di iscrizione e in base
ai criteri fissati da Fiera Milano.
Informazioni
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Luigi Palma, Simona Ninni
Seestrasse 123, P.O. Box, CH - 8027 Zürich
Tel +41 44 289 23 23, Fax +41 44 201 53 57
e-mail: [email protected]; [email protected]; www.ccis.ch
85
Fieragricola: Verona, 4 - 7 febbraio 2010
La rassegna dedicata all’agricoltura
sempre più internazionale
L’impianto di Fieragricola 2010 si aggiorna, arricchendo
di nuovi contenuti l’impianto che ha portato al rilancio
della manifestazione in questi ultimi anni. Rendendola
sempre più dinamica e all’avanguardia. E non soltanto
per l’attenzione dedicata nei quattro giorni di fiera alle
prove in campo. E nemmeno per il contatto quotidiano
che Fieragricola ha instaurato grazie al portale www.
agricolturaonweb.info, strumento di informazione che
ogni settimana raggiunge una community di oltre 59mila
utenti professionali iscritti.
A Veronafiere si potranno così trovare cinque aree tematiche: Agrimeccanica (area dedicata alle innovazioni
tecnologiche e di processo nel campo della meccanica,
delle macchine e delle attrezzature agricole), Agriservice (spazio dedicato ai servizi innovativi per lo sviluppo dell’agricoltura), Zoosystem (galassia di strutture tra
tecnologie ed attrezzature per l’allevamento da reddito,
prodotti per la nutrizione e la salute animale, centri di
86
fecondazione e società per la commercializzazione del
seme, strumenti ed apparecchi veterinari), Bioenergy
Expo (il salone dedicato alle energie da fonti rinnovabili
in agricoltura, dalle biomasse al biogas, dall’energia ottenuta dalle alghe ai microimpianti attivati dalle risorse
idriche), e il Salone della Multifunzione, un ventaglio di
opportunità per differenziare l’attività e le fonti di reddito
degli imprenditori agricoli.
Fieragricola è stata la prima fiera dinamica in Europa
che ha scelto di coinvolgere tutti gli addetti ai lavori:
imprenditori agricoli, allevatori, imprese di meccanizzazione agricola, veterinari, costruttori e commercianti di
macchine agricole. Un obiettivo che resterà tale anche
per l’appuntamento di febbraio 2010, consapevoli della
pluralità di protagonisti che gravitano intorno al settore
agricolo.
Fieragricola guarda avanti. Alle nuove sfide: ogm e colture tradizionali, la sostenibilità ambientale, il benessere
animale e il rispetto delle risorse idriche, l’agricoltura di
precisione e quella a basso impatto ambientale e di lavorazione dei terreni. Senza dimenticare il reddito delle
imprese e la sicurezza della filiera.
Cercando di essere fedele al proprio motto: «Nuove tecnologie alimentano la terra». Sempre di più.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123, 8002 Zurigo
Tel. 044 289 23 23 - Fax 044 201 53 57
e-mail: [email protected] - wwww.ccis.ch
Rivista – Dicembre 2009
La
Bioenergy Expo: Verona 4-7 febbraio 2010
Energie rinnovabili pronte al balzo
Energia da biogas e grassi animali, biomasse
vegetali, potature da alberi da frutto e dal verde pubblico, oli vegetali. Filiere agro-energetiche e anelli della catena del tutto inediti: è il
caso dei professionisti nel servizio di cippatura. Contoterzisti per l’energia.
Senza dimenticare che la rivoluzione legata agli incentivi di 280 euro per Megawatt di
energia pulita prodotta, fissati dal governo italiano, costituiscono un trampolino di lancio
non indifferente per le bioenergie.
Certamente, nel panorama internazionale,
l’Italia deve ancora recuperare terreno rispetto
a quanti sono partiti prima nell’avventura delle
energie da fonti rinnovabili. Un dato su tutti:
in Italia al momento sono attivi 179 impianti
di biogas, in Austria 324, in Germania addirittura 3.800 (fonte: Eu-Agro Biogas). Proprio per
questo i margini di crescita e i benefici sia per
l’ambiente che per i redditi agricoli sono estremamente interessanti. Tanto che si calcola che
il settore delle energie rinnovabili, in Italia,
porterà ad investimenti complessivi – entro il
2020 – per 75 miliardi di euro, creando in previsione 235mila posti di lavoro e un aumento
del Pil dello 0,35 per cento netto (fonte: AsperL’Informatore Agrario).
È dunque il momento degli investimenti bioenergetici. A dirlo non è soltanto un paladino
delle energie verdi come il presidente degli
Stati Uniti, Barak H. Obama, sostenitore di un
«Clean Energy act», ma anche a casa nostra
il ritornello è il medesimo. «Fate presto, se
potete», ha dichiarato infatti Luigi Paganetto,
presidente di Enea, in occasione dell’ultimo
Rapporto energia presentato a Roma.
Soprattutto ora che l’Agenzia delle Entrate è
intervenuta con una circolare per affermare
che «il fotovoltaico è agricoltura», cioè che rientra in un regime fiscale agevolato. Premesse
dunque per percorrere una strada parallela,
ma assimilata all’agricoltura. Con quali conseguenze? La risposta la dà Bioenergy Expo, il
Salone dedicato alle energie rinnovabili e che
si svolgerà a Veronafiere dal 4 al 7 febbraio
2010, in concomitanza con l’edizione numero
109 di Fieragricola.
Un appuntamento che taglia il traguardo di
due ettari e mezzo di esposizione e prove dimostrative. In crescita di oltre il 60 per cento
rispetto alla precedente edizione del 2008.
Rivista – Dicembre 2009
La
Anche il numero di espositori è in forte e costante crescita e si dovrebbero superare le 250
aziende.
Non mancheranno, a Bioenergy Expo presentazioni, workshop, appuntamenti con delegazioni internazionali. Fra i convegni organizzati
in collaborazione con Veneto Agricoltura, si
parlerà di produzione di polveri sottili nella
combustione del legno e di applicazioni pratiche nella produzione di biometano.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123, 8002 Zurigo
Tel. 044 289 23 23 - Fax 044 201 53 57
e-mail: [email protected] - wwww.ccis.ch
87
Motor Bike Expo: Verona, 15- 17 gennaio 2010
Il paradiso dei motociclisti veri
Senza essere appassionati non si può realizzare un progetto come il Motor Bike Expo. Lî,
attenzione verso il mondo delle due ruote va
ben oltre l’organizzazione di una fiera.
È con questo spirito che gli organizzatori si
apprestano a replicare il trionfale esordio dello scorso gennaio, con una nuova edizione,
in calendario dal 15 al 17 gennaio 2010, che
confermerà tutti i punti di forza della prima
edizione ed aggiungerà altrettante novità.
Obiettivo, portare a Verona il meglio delle novità del mercato mondiale, le grandi stelle del
firmamento custom, lo sport, i prodotti aftermarket più interessanti e performanti, e spazi
dedicati a temi importanti quali la sicurezza,
l’ambiente, l’economia. Anche il mototurista
troverà una rinnovata motivazione alla visita
del Motor Bike Expo.
Di fronte ai primi segnali di ripresa, è necessario un impegno ancora maggiore: 7 padiglioni
(6 nella passata edizione), 72.000 metri quadrati di esposizione al coperto, 35.000 metri
quadrati di aree esterne (suddivisi in 7 aree),
650 aziende espositrici (a fronte delle 600 di
quest’anno).
Circa 1.000 mq (suddivisi nelle aree hospitality e business lounge) verranno destinati agli
incontri business, 2.000 mq saranno invece
riservati ai temi sopra indicati mentre ammontano a poco meno di 4.000 mq. le aree che
ospiteranno premiazioni, convegni ed eventi
(già più di 20 in agenda).
Naturalmente il tutto nel quartiere fieristico di
Verona, una struttura di altissimo livello che,
al debutto nel settore moto, ha incontrato l’incondizionato gradimento sia degli espositori
sia del pubblico. Viabilità scorrevole, facilità
di parcheggio e di accesso, posteggio interno per le moto, ampi spazi e servizi efficienti
88
hanno contribuito a raggiungere il tetto dei
90.000 visitatori; ora l’obiettivo è superare
questo numero.
Per quanto riguarda i contenuti, gli organizzatori confermano la presenza, anche in forma
diretta, delle case già tradizionalmente legate
al salone che porteranno le novità della stagione 2010. Spazio ed attenzione saranno dedicate anche alla componentistica, agli accessori ed all’abbigliamento proveniente da ogni
angolo del mondo.
Il mondo custom continua ad essere nel DNA
(e nel cuore) del Motor Bike Expo e, in attesa di poter rendere noti i nomi, è comunque
garantita la presenza di un gruppo di grandi
firme delle personalizzazioni.
Nelle aree esterne sfrecceranno le supermotard mentre sono confermati i test – drive, le
esibizioni e le presentazioni di nuovi modelli
e formule sportive.
Un padiglione sarà riservato al mercato:
un’area in cui chi è a caccia di una moto usata
(ma anche di un accessorio o di un ricambio
particolarmente ricercato) potrà incontrare il
rivenditore e, senza intermediari, concludere
il proprio affare.
Tutte le novità sono costantemente riportate
sul sito ufficiale del Motor Bike Expo
www.motorbikeexpo.it
recentemente rinnovato nella grafica e nei contenuti.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123, 8002 Zurigo
Tel. 044 289 23 23 - Fax 044 201 53 57
e-mail: [email protected] - wwww.ccis.ch
Rivista – Dicembre 2009
La
Il
Mondo in Camera
Tavolata italo-svizzera
Vino Italiano e selvaggina locale
Nuovo socio Camerale
Hotel Parco Paradiso
Dibattito al Castello di Coppet
Europa di oggi: Europa di Coppet
A Ginevra lo scorso 20 novembre
Italian-Swiss Tax and Legal Forum 2009
Il mondo in Camera
Tavolata italo-svizzera
Vino Italiano e selvaggina locale
Cena con degustazione
Il segnale era di quelli positivi: la mezzanotte
sarebbe stata il prossimo traguardo della lancetta piccola dell’orologio e nessun sembrava
intenzionato ad alzarsi da tavola. Insomma,
serata decisamente riuscita quella organizzata dalla CCIS lo scorso giovedì 19 novembre
2009 presso l’accogliente e calda sala PECAVI
alla Seestrasse 123 di Zurigo.
Puramente conviviale il pretesto del piacevole incontro del gruppo dei convenuti (pochi e
fortunati, visto che la sala fra gli evidenti pregi
ha anche quello di limitare ad un massimo di
26 il numero dei commensali) chiamati a consumare un virtuoso e per certi versi originale
matrimonio, in tre atti, fra vino italiano e selvaggina locale.
Originale, non tanto per l’interpretazione in
Aperitivo
Sauvignon, Magnás Az. Agricola - DOC 2008 - Friuli
Venezia Giulia, Cormòns
Antipasto
Capriolo affumicato “Belvoirpark“
Capuns con prosciutto crudo
Vino: Franciacorta “Valentino Majolini” Riserva, DOCG
1994 - Lombardia, Ome
Piatto principale
Scaloppine di capriolo con salsa di selvaggina
alla panna
Spätzli al burro, cavoli rossi stufati, castagne glassate e
mela al mirtillo rosso
90
cucina – sicura, raffinata e al contempo rigorosa nel rispetto e nella valorizzazione delle
vivande proposte – quanto invece per l’abbinamento con i vini che, in un’occasione almeno, è parsa inusuale.
Se da manuale è stata l’entrata in materia con
un Sauvignon friulano dell’azienda agricola Magnàs- intenso nei profumi, complesso,
ma equilibrato ed elegante, al palato – servito come aperitivo, tutt’altro che scontata
è apparsa la proposta di un vino spumante
(va da sé, metodo classico) un Franciacorta
Valentino Majolini riserva1994 (con sboccatura del maggio 2007) da accompagnare ai
capuns con prosciutto crudo e alla salsiccia
affumicata di capriolo serviti come antipasto.
È stato sufficiente portare il bicchiere al naso
Vino: Rosso Conero “Adeodato”, La Vite Monteschiavo,
DOC 2002 - Marche, Maiolati Spontini
Variazione di desserts - Friandises
Vino: Assoluto, Isola dei Nuraghi, Pala Vini, IGT 2003 Sardegna, Serdiana
Il menù, la sua preparazione e il servizio sono stati
curati dallo staff del Belvoirpark
(Seestr. 125, www.belvoirpark.ch).
I vini selezionati e presentati dal sommelier
Nicola Mattana della Buonvini
(Zeughausstrasse 67
CH-8004 Zurigo, T: +41 (0)43 444 74 74 F: +41 (0)43
444 74 75 – www.buonvini.c
Rivista – Dicembre 2009
La
per riconoscere la bontà dell’azzardo: il vino,
sensazione puntualmente confermata in bocca, liberava in raffinato equilibrio i suoi aromi,
confermando di aver mantenuto la sua giusta
freschezza (è pur sempre stato sui lieviti chiuso in bottiglia per 12 anni) con caratteristica
nota minerale.
Una bella scoperta: se non per il vino, sicuramente conosciuto agli appassionati, certamente per l’abbinamento. Altrettanto piacevole l’incontro fra un Rosso Conero, l’Adeodato 2002 da uve Montepulciano in purezza,
e le scaloppine di capriolo arrivate nel piatto
con la consueta corte di cavoli rossi, spätzli,
castagna glassate e mela al mirtillo rosso. Un
vino – visto il nome non poteva essere diversamente - che rende giustizia di un vitigno,
tipico dell’Abruzzo, che anni e anni di scriteriata esportazione, aveva indotto molti ad
accomunare a prodotti di infimo lignaggio.
Fortunatamente questo Rosso Conero, si iscrive nella schiera felicemnet sempre più folta,
di quei vini che ci fanno riscoprire la nobiltà
dei vari Montepulciano prodotti nelle regioni dell’Adriatico centrale. L’Adeodato, della
cantina La Vite di Monteschiavo, fin dal primo
sorso si è subito presentato come un vino di
carattere, ben definito, senza asperità, intenso
caldo, pieno e al contempo asciutto. Anche in
questo caso abbinamento riuscito.
L’ultimo atto, come da consolidato copione,
ha avuto come protagonisti una delicata variazione di dessert in connubio di gustosi sensi
con un vino sardo, ottenuto con vendemmia
tradiva di uve nasco e fermentino, che già dal
nome non nasconde le sue giustificate ambizioni. Si chiama Assoluto e rispetta le attese:
profumato, maturo, speziato, caldo, naturalmente dolce per niente stucchevole. Avrebbe
fatto la sua bella figura anche con del formaggio (stagionato o comunque erborinato), che
qualcuno, insaziabile nel piacere, avrebbe
gradito al posto dei dolci.
Sarà per la prossima volta: che sicuramente
ci sarà. Con nuove proposte: nel piatto e nel
bicchiere.
Nuovo socio Camerale
Hotel Parco Paradiso
Il Suite Hotel Parco Paradiso**** vi affascina con il suo
stile, il comfort e una meravigliosa vista sul lago. Situato
in una posizione da sogno e rilassante, ai piedi del Monte Salvatore, dista solamente 500 metri dall’incantevole
lungolago e dal centro di Lugano.
Le camere sono arredate con stile e le suite fornite di ogni
comfort, dotate di balcone o di terrazza. Il ristorante La
Favola vizia i vostri palati con prelibatezze mediterranee
di stagione, il ristorante giapponese Tsukimi-Tei con delicate specialità Teppanyaki mentre il bar Havana Deck,
con vista mozzafiato sull’incantevole golfo di Lugano,
vi offre cocktails, drink rinfrescanti e un’ampia scelta di
sigari in un’atmosfera piacevole e distensiva come nella
migliore tradizione cubana. L’hotel dispone di un centro
fitness & benessere con piscina, sauna, bagno turco, solarium e squash. Vi offre inoltre parcheggio, garage e un
servizio di bus-navetta.
L’Hotel Parco Paradiso dispone di una sala convegni con
una capienza dalle 2 alle 120 persone e ha una copertura massima di 350 posti letto.
La terrazzo del ristorante la Favola: delizie per il palato e per la vista.
Rivista – Dicembre 2009
La
Suite con ogni comfort e splendida vista sul golfo di Lugano
La terrazzo del ristorante la Favola: delizie per il palato e per la vista.
Offerte speciali per i soci della Camera di Commercio
Italiana in Svizzera
❱ Pernottamento in camera doppia:
CHF 275.-❱ Pernottamento in Suite doppia:
CHF 320.-❱ Pernottamento in Suite doppia con vista lago:
CHF 350.-I prezzi si intendono per notte e per due persone, inclusi
di ricco buffet colazione con prosecco, internet, utilizzo
del centro fitness & benessere con piscina, sauna, bagno
turco, solarium e squash, parcheggio o garage nonché
transfer dalla stazione ferroviaria di Lugano o all’aeroporto di Agno.
Offerta limitata, valida dal 1° dicembre 2009 fino al 31
marzo 2010 (festività escluse).
Prenotazioni in base alle richieste e alla disponibilità.
Informazioni e prenotazioni
Suitenhotel Parco Paradiso**** Lugano
Via Carona 27, 6900 Lugano-Paradiso
Tel. 091 993 11 11
Email: [email protected]
www.parco-paradiso.com
91
Il mondo in Camera
Dibattito al Castello di Coppet
Europa di oggi: Europa di Coppet
La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, in collaborazione con l’Associazione Culturale Calimala e con il patrocinio ed il contributo
della Rappresentanza Permanente d’Italia presso le OOII, ha organizzato lo scorso 14 novembre 2009, presso il castello di Coppet, a pochi
km da Ginevra, un dibattito dal titolo «Europa
di oggi: Europa di Coppet».
In maniera estremamente attuale il volume
scritto da Paolo Garonna - L’Europa di Coppet
1780-1820. Una lezione dalla storia per il futuro
dell’Europa, 2008, Franco Angeli -, che ha dato
il là al dibattito, propone un confronto tra l’Europa di oggi e la “lezione” di Coppet, dove un
gruppo di intellettuali formulò un’idea moderna di Europa, volta al superamento del modello
napoleonico e allo sviluppo di una società liberale e riformista, aperta al federalismo e all’integrazione. Dopo i saluti di apertura d’apertura
del sindaco di Coppet, Pierre André Romanens,
del Console generale d’Italia in Losanna, Adolfo
Barattolo e del Segretario Generale della CCIS
Andrea G. Lotti,
sono intervenuti:
- Avv. Renzo Baldino – Direttore del Castello
di Coppet;
- Dr.ssa Marilena Berardo – Responsabile
dell’ufficio di Ginevra della CCIS;
- Avv. Stefano Catelani – Presidente dell’Associazione Culturale Calimala di Ginevra;
-Prof. Paolo Garonna, Direttore Generale
dell’ANIA – Associazione nazionale Italiana
Assicurazioni di Roma.
Ospite d’onore è stato l’On. Gianni Pittella –
Vice Presidente del Parlamento Europeo a Bruxelles – che, con Paolo Garonna, sostiene un
Manifesto di valori per l’Europa politica, fondato sulle idee di liberalismo, europeismo federalista, e “corretta declinazione di una modernità
dal volto umano”. L’iniziativa coinvolge numerosi esponenti della comunità imprenditoriale e
92
diplomatica, i settori della ricerca e delle organizzazioni internazionali presenti in Svizzera.
È nato così il gruppo degli Amici di Coppet,
per l’analisi e la proposizione di nuove scelte, assetti ed interventi, di fronte al processo di
consolidamento istituzionale europeo e le sue
nuove sfide.
Rilanciando l’avanguardia culturale sviluppatasi
al Castello di Coppet nel XVIII-XIX sec --incentrata sui principi della libertà, emancipazione,
diritti e coscienza critica-- il gruppo sottolinea
come efficaci risposte alle sfide della globalizzazione risiedano sempre maggiormente nella
dimensione soprannazionale e comunitaria. In
tale cornice, l’iniziativa mira a riflettere su nuove visioni, missioni e azioni che possano aggiornare la capacità decisionale e di intervento, a
sostegno dell’architettura istituzionale europea
– al momento di entrata in vigore del Trattato di
Lisbona e nelle sue prospettive future. Si auspica che personalità francamente europeiste assumano la guida dei settori chiave per le politiche
dell’Unione, nelle sue dinamiche interne come
nelle relazioni esterne, per la formulazione e la
messa in atto di politiche che, con costruttività, creatività e dinamismo, sappiano ‘guardare
oltre’ le definizioni. Gli Amici di Coppet propongono la costruzione di un nuovo alfabeto
di diritti come base per il superamento della
crisi economica e sociale odierna. Il gruppo
evidenzia la necessità di un equilibrato governo delle migrazioni, ribadisce la centralità delle
politiche di coesione, la parità di genere, e un
sistema di welfare che sappia proteggere coloro che affrontano nuove precarietà e povertà.
Stimolando una larga adesione all’iniziativa, e
rivolgendosi in particolare ai giovani, il gruppo lavorerà affinché il motore di trasformazione
europea possa assicurare uno sviluppo equilibrato all’interno dell’UE e solidità d’azione nella governance globale multilaterale.
Rivista – Dicembre 2009
La
A Ginevra lo scorso 20 novembre
Italian-Swiss Tax and Legal Forum 2009
La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS), in collaborazione con la Chambre de commerce, d’industrie et des services
de Genève (CCIG) ha organizzato l’«Italian –
Swiss Tax and Legal Forum». Come ogni anno,
nel corso del seminario - che non si rivolge
esclusivamente ai consulenti specializzati ma
anche alle imprese ed ai privati - sono stati
presentati ai partecipanti alcuni temi di diritto
fiscale e di diritto generale italiano riguardante le relazioni tra Svizzera ed Italia.
Dopo i discorsi d’apertura del Dr. Andrea
G. Lotti, Segretario Generale della CCIS, di
Jacques Jeannerat, Direttore della CCIG e
dell’Avvocato Massimo Calderan.
I lavori sono stati introdotti dagli interventi dei
seguenti relatori:
-
Avv. Alberto CROSTI;
Avv. Mattia DALLA COSTA;
Avv. Maximilien GASLINI;
Consulente commerciale
e revisore contabile Mauro MICHELINI;
- Dr. Alessandro MEO.
Vino italiano in degustazione nel primo trimestre 2010
Nel primo trimestre del 2010lLa Camera di Commercio
Italiana per la Svizzera organizza le seguenti degustazioni
di vini italiani:
25.01.10 Barolo Barbaresco... & Freunde
Lunedì, 25 gennaio 2010, Baur au Lac, Zurigo
11.00 – 13.00
Degustazione per giornalisti
13.00 – 17:00
Degustazione per ristoratori, sommelier
e operatori di settore
17:00 – 19:00
Degustazione per visitatori privati
Rivista – Dicembre 2009
La
15.02.10 Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene
Lunedì, 15 febbraio 2010, Baur au Lac, Zurigo
La degustazione sarà suddivisa in 5 momenti
08.03.10 Trentino Wine on Tour Zurigo
Lunedì, 8 marzo 2010, Baur au Lac, Zurigo
La degustazione sarà suddivisa in 5 momenti
Per ulteriori informazioni
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Lara Francesca Cucinotta
Seestrasse 123, 8027 Zürich , Tel. 044 289 23 23
[email protected], www.ccis.ch
93
Contatti Commerciali
Offerte di merci e servizi
Olio
Oleificio Pasquinoni snc
Via T. Tasso, 3
47852 Coriano (RN)
Tel. +39.0541.759225
Fax. +39.0541.756544
E-mail: [email protected]
www.pasquinoni.it
Sale e spezie
Parco della Salina di Cervia srl
Via Salara 6
I - 48015 Cervia RA
Tel: +39 0544971765
Fax: +39 0544978016
E-mail: [email protected]
www.salinadicervia.it
Vino
Azienda Agricola Bissoni
Via Colecchio 280
I - 47032 Bertinoro FC
Tel: +39/0543460382
Fax: +39/0543461014
E-mail: [email protected]
www.vinibissoni.com
Funghi sott’olio
Galfrè antipasti d’Italia Srl
V.le Torino 13 - 12032 BARGE (CN)
Tel: 0039/0175.346286
Fax: 0039/0175.343358
E-mail: [email protected]
www.galfreantipasti.it
Packaging per industria alimentare
e cosmetica
Ideal Plast di Ivano Sironi
via Vignazzola 117
I - 20036 Meda (MI)
Tel.: +39 0362-343731
Fax: +39 0362-343733
E-mail: [email protected]
www.idealplastpackaging.it
Lavorazioni meccaniche
di precisione
Zocca Officine Meccaniche srl
Via Agucchi 41/45
I - 40050 Funo BO
Tel. +39 051861455
Fax: +39 051863988
E-mail: [email protected]
www.zoccarivestimenti.it
94
Impianti e macchinari
per l’industria cosmetica
Ve.tra.co Group srl
Via E. Mattei, 25
I - 26020 Madignano (Cr)
Tel.: +39 0373 65185
Fax: +39 0373 65713
E-mail: [email protected]
www.vetraco.com
Moquette
Besana Moquette
Via Don Giacinto Dell'Acqua, 24
I - 23890 Barzago, frazione Verdegò, (LC)
Tel. +39 031.860113
Fax. +39 031.860202
E-Mail: [email protected]
www.besanamoquette.com
Abbigliamento
SEIDIMILANO srl
Corso Concordia 5
I - 20129 Milano
Tel: 0039 3925737601
[email protected] - www.nuvoline.it
Reti per salotti e divani
Armetal S.r.l.
Via Nazionale, 7-9-11
I - 47017 Rocca S. Casciano - Forlì
Tel. 0039/0543.960139
Fax 0039/0543.950063
E-Mail: [email protected]
www.armetalitalia.com
Porte in legno
Falegnameria Bellaria snc
Via Bellaria 1/b I - 40139 Bologna
Tel/Fax +39 0541 540106
[email protected]
www.falegnameriabellaria.it
Progettazione e produzione
di strumenti ottici su misura
Beta Nit srl
Applied Optics
via Roma 57
I - 26865 San Rocco al Porto
(Lodi)
Tel: +39-0377-569530
Fax: +39-0377-568083
E-mail: [email protected]
www.betanit.com
Vino
Calafè srl
Via Ariavecchia 9
I - 83039 Pratola Serra AV
Tel. +39 0825781010
E-Mail: [email protected]
www.calafe.it
Prodotti alimentari tipici romagnoli
La Romagnola
Via Martiri Ponte Bastia 11
I - 44016 San Biagio Argenta (FE)
Tel. +39 0532809666
Fax.+39 0532809477
E-Mail: [email protected]
www.la-romagnola.it
Pasta all’uovo
Pastificio Valentini
Via Arno 4
I - 52010 Poppi AR
Tel: +39 0575550187
Fax: +39 0575500246
Email: [email protected]
www.pastificiovalentini.com
Mobili per bagno in legno
Eban srl
Zona Ind.le F.lli Guzzini
Via Maestri del Lavoro 28/30
I - 62019 Recanati MC
Tel. +39 0717578025
Fax.+39 071987119
E-Mail: [email protected]
www.ebansrl.com
Certificazioni e consulenza energetiche
Acel srl
Via San Carlo 12/18-R
I - 40023 Castel Guelfo di Bologna
Tel. +39 0542692860
Fax +39 0542488061
Email: [email protected]
www.acel.it
Athena’s srl
Via del Lavoro 32
I - 40065 Pianoro BO
Tel. +39 051777202
Fax.+39 051774101
E-Mail: [email protected]
www.athenas.it
Rivista – Dicembre 2009
La
Richieste di ricerca
agenti-rappresentanti
• La società IGB opera nel settore
del packaging per l’industria cosmetica e farmaceutica. IGB realizza astucci in cartoncino per
mezzo delle migliori tecnologie
esistenti e sotto certificazione
ISO. IGB gradirebbe entrare in
rapporti d’affari con produttori
di prodotti cosmetici e farmaceutici interessati a reinventare
il look dei propri prodotti.
• L’azienda GIAS SpA è speci a
lizzata nella produzione di verdure grigliate e di piatti pronti
italiani surgelati di diverse qualità, sia con la pasta sia col riso,
sia con la carne che con i frutti
di mare. GIAS vorrebbe ampliare il proprio mercato e intraprenderebbe volentieri nuove relazioni commerciali con
grossisti di prodotti alimentari
che danno valore alla qualità
dei prodotti e sono interessati
a inserire sul mercato svizzero
i prodotti citati.
• La società Gamba srl di Milano
attiva nel settore delle lavorazioni di subfornitura meccanica per produttori di macchine
e articoli industriali. La società Gamba srl opera nel settore
delle lavorazioni meccaniche
per conto terzi e con l’ausilio
di stazioni CAD progetta e realizza articoli e lavorazioni in
metallo di sicura qualità ed affidabilità per qualsiasi tipo di
applicazione industriale.
• L'azienda Lisap SpA di Milano,
specializzata nella produzione
di articoli per la cura e il trattamento dei capelli destinati a
centri estetici, parrucchieri e
saloni di bellezza. L'azienda è
attiva dal 1952 ed è presente in
tutto il mondo ed è alla ricerca
di nuovi parner e collaboratori
soprattutto nella Svizzera italiana e francese; Lisap sarebbe interessata ad effettuare un incontro conoscitivo per presentare i
propri prodotti direttamente
presso la Vostra sede.
Vi invitiamo a visitare il sito
www.lisapitalia.com per scoprire il mondo Lisap e la varietà
dei prodotti che l'azienda è in
grado di offrire.
Per le richieste di cui sopra rivolgersi a:
Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera, Seestrasse 123
casella postale, 8027 Zurigo
Tel. 044/289 23 23, Fax 044/201 53 57
e-mail: [email protected], www.ccis.ch
Destrosio
Confiserie Michel AG
Im Grund 12
CH - 5405 Baden-Dättwil
Tel. 0041 564930377
Fax 0041 564930378
[email protected]
www.confiseriemichel.ch
Coriandoli
Peter Bossart und Marianne Pulver
CH 4123 Allschwil
Tel. 0041 613124418
[email protected]
www.pulver-bossart.ch
Offerte di merci e servizi
Ricerca di merci e servizi
Macchine industriali
per la bigiotteria
OPTOMA
rte d'Allaman 36 Pf 99
1163 Etoy
Tel. 0041/21 8071333
Fax 0041/21 8071334
[email protected]
La società Nastro & Nastro Srl, operante a Luino ( Va ) nel settore delle arti
grafiche dal 1885, ha recentemente ampliato la propria gamma di prodotti
con l’introduzione di una nuova linea di carta regalo, carta personalizzata
e carta da imballo. Questi prodotti possono essere forniti sia in fogli (stesi
o piegati) sia in rotolo. Cerchiamo per il mercato Svizzero importatori / distributori / grossisti e rappresentanti introdotti nei settori cartolerie, librerie
e imballaggi.
Per informazioni contattare
Nastro & Nastro S.r.l.
Via Stehli, 15 - 21010 Germignaga (VA) - Tel. + 39 0332 531463
Fax + 39 0332 510715 - E-mail: [email protected]
Rivista – Dicembre 2009
Prodotti in ferro
Signor Dani Rutz
Rorschacherstrasse 180a
CH - 9000 St. Gallen
Tel. +41 712454092
[email protected]
www.rutz-feuerstellen.ch
DAL MERCATO SVIZZERO
Carta regalo, personalizzata o da imballo
La
Articoli in argento
Signora Susanne Wenger
Route de la Croix 140
CH-1095 Lutry
Tel. 0041/0794801016
[email protected]
Prodotti chimici naturali
Jungbunzlauer AG
St. Alban-Vorstadt 90
P.O. Box
CH-4002 Basel
Tel.: ++41 61 295 51 00
Fax: ++41 61 295 52 90
[email protected]
www.jungbunzlauer.com
Trasporti internazionali
Martin Transports SA
Iles Falcon
CH - 3960 Sierre
Tel: +41 274518080
Fax +41 274518089
E-mail: [email protected]
www.martin-transports.ch
Per ulteriori info rivolgersi alla
Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera, Seestrasse 123
casella postale, 8027 Zurigo
Tel. 044/289 23 23, Fax 044/201 53 57
e-mail: [email protected], www.ccis.ch
95
Attività e Servizi
Con i suoi circa 800 Soci la Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente ai sensi del Codice Civile Svizzero. Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del
Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi, certificati ISO
9001, è molto variegata e comprende tra l‘altro:
• Ricerche su banche dati di produttori e/o importatori dAuoi seguenti Paesi: Italia e Svizzera
• Collegamenti online per visure, protesti, bilanci, statistiche ecc.
• Segnalazioni di potenziali fornitori ed acquirenti
• Ricerca e mediazione di rappresentanti, agenti e distributori
• Organizzazione di incontri tra operatori, con l‘ausilio di
servizi di interpretariato e segretariato
• Recupero di crediti commerciali, con particolare riguardo
alla ricerca di soluzioni amichevoli e extragiudiziali
Pubblicazioni
• Recupero crediti in Svizzera
• Regolamento di Arbitrato e di Conciliazione
della Camera Arbitrale della CCIS
• Compra-vendita di beni immobili in Italia
• Costituzione di società affiliate
di imprese estere in Italia
• Servizi camerali
• Das neue italienische Gesellschaftsrecht
• ”La Rivista“ periodico ufficiale mensile
(11 edizioni all‘anno)
• Calendario delle Fiere italiane
• Annuario Soci
• Indicatori utili Italia-Svizzera
• Facilitazioni per i Soci
Seestrasse 123,
Casella postale,
8027 Zurigo
Tel. ++41(0)44 289 23 23,
• Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani,
nonché dell‘IVA italiana per imprese elvetiche
• Consulenza ed assistenza legale in materia di diritto
commerciale, societario e fiscale
• Assistenza e consulenza in materia doganale
• Informazioni finanziarie e riservate sulla solvibilità di imprese italiane e svizzere
• Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento
di brevetti
• Azioni promozionali e di direct marketing
• Arbitrato internazionale
• Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti gli insiediamenti in Svizzera ed in Italia
• Seminari e manifestazioni su temi specifici di attualità
• Traduzioni
• Viaggi di Studio
• Certificato di Italiano Commerciale rilasciato in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Roma
• Swiss Desk Porti italiani
• La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane.
Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di VeronaFiere
Fax ++41(0)44 201 53 57
http://www.ccis.ch,
e-mail: [email protected]
IVA-Nr. 326 773
Rue du Cendrier 12-14,
Casella postale,
1211 Ginevra 1
Tel. ++41(0)22 906 85 95,
Fax ++41(0)22 906 85 99
e-mail: [email protected]
IVA-Nr. 326 773
Tagliando d’abbonamento
Nome ......................................................................................................
Cognome .................................................................................................
Indirizzo ..................................................................................................
Tel. ....................................
e-mail .......................................................
Intendo sottoscrivere un abbonamento annuo
(11 copie) a La Rivista al costo di 60CHF (estero: 50 euro)
Data e firma ............................................................................................
Ritagliare ed inviare a:
La Rivista, Seestrasse 123, Postfach, 8027 Zurigo
Oppure inviare un eA-mail a: [email protected]