Ciclo di vita ed impatti ambientali
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Ciclo di vita ed impatti ambientali
Corso di Laurea in Design per la moda Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso [email protected] 24. 05 12 1 Ciclo di vita ed impatti ambientali Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Concetto di qualità La qualità di un prodotto è un fenomeno complesso e si può definire un prodotto di elevata qualità come "un bene che possiede, rispetto ad un prodotto base, una o più caratteristiche addizionali per le quali I compratori sono disposti a pagare un premio“1. Le caratteristiche che fanno aumentare la disponibilità a pagare possono essere di natura materiale come velocità (più elevata ad es. per un auto), efficacia (maggiore, come ad esempio per un farmaco), dimensioni (minori, come ad esempio per un telefono cellulare), o di natura immateriale come affidabilità (come per un elettrodomestico), design (come per i prodotti del sistema moda o di arredamento). La qualità può aumentare semplicemente per la flessibilità d'uso del bene, per il grado di compatibilità con altri beni con il bene cui interagisce, per la quantità di informazioni disponibili su di esso, per i servizi post vendita o la semplicità della manutenzione. K.Ainginer, Measuring the intensity of quality competition in Industry, WIFO Quarterly 1-01 CNEL, Commissione VI - Attività produttive e risorse ambientali Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Concetto di qualità Tale nozione di qualità non è strettamente connessa al valore intrinseco o materiale del bene. Certificazioni di qualità, etichettature, rispondenza a standard tecnici riconosciuti sono componenti importanti ma non esclusivi della qualità nel senso qui considerato. Un capo di abbigliamento confezionato con tessuti pregiati e con manifattura sartoriale è di qualità superiore, ma allo stesso modo è di qualità un capo confezionato con tessuti e manifatture standard ma che per i consumatori interpreta, in quel dato momento, in moda particolarmente efficace il fugace e instabile spirito del tempo. Il principale vantaggio di cui un prodotto di qualità elevata gode è quello di poter essere venduto sistematicamente ad un prezzo più elevato senza causare perdite di mercato. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Concetto di qualità I fattori che consentono di produrre beni di qualità più elevata sono molteplici, tra i principali si possono indicare: lavoro maggiormente qualificata, macchinari, materie prime e lavorazioni sofisticate, ma anche una migliore organizzazione degli impianti, dell'impresa e del processo di ideazoneingegnerizzazione-manifattura e commercializzazione. Le attività di R&S, ma anche l'imitazione delle migliori tecniche e processi produttivi disponibili possono essere fonti di miglioramento qualitativo, le politiche di marketing possono contribuire ad accrescere la disponibilità a pagare dei consumatori, fornendo maggiori informazioni sulle caratteristiche di elevata qualità del prodotto inclusi quegli aspetti immateriali che derivano delle qualità comunicazionali del prodotto (moda, status ecc). Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Prodotto moda La combinazione tra il bagaglio di conoscenze tecniche organizzative, la capacità di prefigurare i desideri dei consumatori e l’ampio uso di strumenti di comunicazione distingue l’industria della moda dalla semplice produzione di abiti, scarpe, borse, occhiali, accessori eccetera. I prodotti moda sono indissolubilmente legati alla evoluzione dei costumi che cercano di assecondare facendo leva sulla innovazione di prodotto e sulla comunicazione. La moda non si identifica con prodotti di fascia di prezzo elevata e con un mercato riservato a poche élites o ad una ristretta cerchia di fashion victims. Al contrario il fattore moda tocca trasversalmente tutte le fasce di prezzo ed è una variabile competitiva importante nel mercato di massa. CNEL, Commissione VI - Attività produttive e risorse ambientali - Competitività e sostenibilità dei modelli di innovazione del sistema produttivo italiano L'innovazione nei settori di specializzazione. Il ruolo delle PMI e dei distretti. Il sistema-moda, Roma, 25 giugno 2002. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Prodotto moda Ad ogni stagione, nei negozi di abbigliamento si confrontano le decisioni dei clienti - consumatori con quelle dei gestori di negozi e, indirettamente, con quelle operate da produttori di filati, tessuti e vestiti. I costi dei disallineamenti tra le scelte dei primi con le decisioni dei secondi sono particolarmente rilevanti, superiori a quelli di molte componenti di costo tipicamente manifatturiere. Prima della affermazione dell’industria del prèt-à-porter, negli atelier dei grandi sarti il problema non si poneva o i rischi erano comunque ridotti; in termini assoluti, il numero dei capi prodotti era contenuto e questi, inoltre, venivano cuciti solo quando i clienti avevano manifestato le proprie decisioni con un contratto formale (l’acconto). Il rischio di errori di assortimento era circoscritto agli stock dei tessuti acquistati. Il discorso cambia radicalmente quando la produzione è effettuata su scala industriale (migliaia e decine di migliaia di capi) e senza alcun tipo di contratto con i consumatori finali. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Il ciclo della moda Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Sostenibilità prodotto moda Analisi del ciclo di vita Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Life Cycle Assessment (LCA) Il LCA è una metodologia utilizzata per valutare l’impatto ambientale associato a un prodotto e quindi a tutti i processi e attività legati alla sua produzione. Il Life Cycle Assessement (LCA) sta acquistando sempre più popolarità tra coloro che si occupano di problemi ambientali. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Oggi l’uso della LCA si sta estendendo anche alla piccola e media industria grazie a una crescente comprensione del suo campo di applicazione e dei benefici che può dare. Gli studi di LCA non interessano solamente l’impresa, ma anche gli ambientalisti e la pubblica amministrazione. L’Analisi del Ciclo di Vita è un’analisi sistematica che valuta i flussi di materia ed energia durante tutta la vita di un prodotto: • • • • estrazione delle materie prime; produzione; utilizzo; eliminazione del prodotto stesso una volta divenuto rifiuto. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso L’obiettivo generale di una LCA è valutare gli impatti ambientali associati alle varie fasi del ciclo di vita di un prodotto, nella prospettiva di un miglioramento ambientale di processi e prodotti. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso La caratteristica fondamentale di LCA è costituita dal modo assolutamente nuovo di affrontare l’analisi dei sistemi industriali: dall’approccio tipico dell’ingegneria tradizionale, che privilegia lo studio separato dei singoli elementi dei processi produttivi, si passa ad una visione globale del sistema produttivo, in cui tutti i processi di trasformazione a partire dall’estrazione delle materie prime fino allo smaltimento dei prodotti a fine vita, sono presi in considerazione in quanto partecipano alla realizzazione della funzione per la quale essi sono progettati. Questa impostazione di studio del sistema produttivo fa parte di una cultura che pensa alla produzione industriale nell’ottica del concetto di sviluppo sostenibile, i cui obiettivi fondamentali sono la conservazione delle risorse naturali e la minimizzazione degli effetti delle attività antropiche sull’ambiente. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Perché effettuare l’analisi del ciclo di vita di un prodotto? • Per realizzare una raccolta completa ed organica di tutti i dati relativi alla fabbricazione di un prodotto, creando così un sistema informatico che supporti un sistema di gestione ambientale, tenendo sotto controllo le emissioni, i consumi delle risorse e gli effetti connessi. • Per raggiungere un maggior controllo delle prestazioni ambientali di un prodotto e/o di un processo. • Per evidenziare i "punti deboli" del processo produttivo: individuando le fasi sulle quali è possibile intervenire per diminuire l’impatto ambientale del prodotto, si può arrivare a ridurre i consumi di energia, di materie prime e la produzione di rifiuti, diminuendo di conseguenza i costi di produzione. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso • Per valutare la "prestazione ambientale" di un prodotto rispetto a un prodotto analogo, in modo tale da poter fare delle opportune scelte. • Per progettare e quindi realizzare un prodotto che causi un minor impatto sull’ambiente (Ecodesign). • Per individuare le possibili migliorie tecnologiche e gestionali di un prodotto e del suo indotto nell’ottica dello sviluppo sostenibile. • Per migliorare l’immagine del prodotto e dell’Azienda, nei confronti del pubblico. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Risalgono agli anni '60 i primi studi sull'analisi del ciclo di vita. Fin da allora lo scopo per cui presero avvio fu quello di riuscire a quantificare le emissioni e gli impieghi di risorse necessari per la produzione e lo sviluppo dei prodotti. Successivamente a queste prime esperienze si è avuta una progressiva e costante diffusione dell'impiego di tali tecniche riconosciuta da subito la loro indubbia utilità per analizzare in modo globale i problemi ambientali. Dovremo, tuttavia, aspettare gli anni '90 perché le preoccupanti condizioni ambientali rilevate negli anni '80, portino, durante il congresso SETAC (Society of Environmental Toxicology and Chemistry_Società di Tossicologia Chimica ed Ambientale) di Vermount in Canada, a definire compiutamente l'LCA e ad impostarne le necessarie metodologie di studio. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso La Society of Enviromental Toxicology and Chemistry (SETAC), durante il congresso di Vermount in Canada del 1993 ha così definito la Life Cycle Assessment: "è un procedimento oggettivo di valutazione di carichi energetici ed ambientali relativi ad un processo o un'attività, effettuato attraverso l'identificazione dell'energia e dei materiali usati e dei rifiuti rilasciati nell'ambiente. La valutazione include l'intero ciclo di vita del processo o attività, comprendendo l'estrazione e il trattamento delle materie prime, la fabbricazione, il trasporto, la distribuzione, l'uso, il riuso, il riciclo e lo smaltimento finale“ Per ciclo di vita si intendono gli stadi consecutivi e collegati del sistema produttivo, dall'acquisizione della materia prima, al ciclo produttivo, all'uso e allo smaltimento finale. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso A livello internazionale la metodologia LCA è regolamentata dalle norme ISO della serie 14040 in base alle quali uno studio di valutazione del ciclo di vita prevede 4 fasi: 1. la definizione dell’obiettivo e del campo di applicazione dell’analisi (ISO 14041); 2. la compilazione di un inventario degli input e degli output di un determinato sistema (ISO 14041); 3. la valutazione del potenziale impatto ambientale correlato a tali input ed output (ISO 14042); 4. l’interpretazione dei risultati (ISO 14043) Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso MATERIALI OBIETTIVO UNITA’ FUNZIONALE FUNZIONE DEL SISTEMA CONFINI ENERGIE INVENTARIO PROCESSI EMISSIONI CLASSIFICAZIONE CARATTERIZZAZIONE COMPETENZE: INGEGNERIA, FISICA, BIOLOGIA, CHIMICA, MEDICINA, ECONOMIA NORMALIZZAZIONE VALUTAZIONE DEL DANNO AMBIENTALE PROPOSTE PER LA RIDUZIONE DEL DANNO VALUTAZIONE Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Life Cycle Assessment (LCA)_Struttura metodologica_Fase 1 Definizione dell’obiettivo e del campo di applicazione dell’analisi (ISO 14041) : • • • • • • le finalità dello studio; l’unità funzionale; i confini del sistema analizzato; i dati necessari; eventuali assunzioni; le procedure di verifica. Questa fase preliminare è indubbiamente critica in quanto determina tutta la successiva impostazione LCA, inoltre decidere su cosa siano la "culla" e la "tomba", quindi i confini nell’esecuzione di tale analisi, è uno dei punti di maggiore discussione. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Life Cycle Assessment (LCA)_Struttura metodologica_Fase 2 Scopo della fase 2 Compilazione di un inventario degli input e degli output di un determinato sistema (ISO 14041) è quello di evidenziare tutti i flussi di input e output riferibili alle diverse fasi relative al prodotto. E’ in questo secondo step che vengono contabilizzati i flussi delle materie prime, delle emissioni e delle loro componenti. Seguendo la definizione che troviamo nella ISO è in questa fase che vengono "individuati e quantificati flussi in ingresso e in uscita da un sistema-prodotto, lungo tutta la sua vita". Verranno quindi identificati e quantificati i consumi di risorse (materie prime, acqua, prodotti riciclati), di energia (termica ed elettrica) e le emissioni in aria, acqua e suolo, arrivando così al termine a strutturare un vero e proprio bilancio ambientale. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Oltre agli impatti relativi al processo dovranno essere disaggregati i dati riguardanti: • Impatti e consumi relativi all’Energia Elettrica importata nel sistema • Impatti e consumi relativi al sistema di trasporti: Se volessimo fornire un dato sappiamo, ad esempio, che un prodotto trasportato su autocarro produrrà, quale effetto indiretto sull’ambiente, un emissione di NOx (ossido di azoto) pari a 1,0332 g/km t, mentre il trasporto su ferrovia causerà un emissione di NOx pari a 0,0401 g/km t. • Impatti e consumi relativi al sistema di smaltimento rifiuti che verranno prodotti. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso In conclusione si può affermare che nella stesura di un inventario occorre fare attenzione a: • Indicare l’origine dei dati; • Indicare l’anno a cui i dati si riferiscono; • Rispettare i parametri minimi di disaggregazione dei dati; • Nel caso di valori medi di processo indicare sempre i valori minimi e massimi. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Life Cycle Assessment (LCA)_Struttura metodologica_Fase 3 La fase 3 Valutazione del potenziale impatto ambientale correlato agli input ed output inventariati (ISO 14042) consiste nella valutazione della significatività degli impatti ambientali potenziali, associati ai dati derivanti dalla fase di inventario. In questo step dovrebbero essere valutati gli effetti sulla salute e sull’ambiente causati da un prodotto nel corso del suo ciclo di vita. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso L’analisi e la valutazione dell’impatto ambientale nell’LCA, si articola generalmente in quattro punti: 1. Classificazione 2. Caratterizzazione 3. Normalizzazione 4. Valutazione Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Life Cycle Assessment (LCA)_Struttura metodologica_Fase 4 La fase 4 Interpretazione dei risultati (ISO 14043) consiste nell’interpretazione dei risultati delle fasi di inventario e di valutazione degli impatti e nell’eventuale redazione di conclusioni e di raccomandazioni per il miglioramento della performance ambientale del sistema studiato. In questa fase quindi si valutano le opportunità per minimizzare l’impatto associato ad un prodotto. L’analisi del ciclo di vita permette di identificare gli ambiti in cui si potrebbero attuare dei miglioramenti. Si possono così valutare le varie proposte di miglioramento costruendo i relativi profili ambientali e tenendo conto di altri criteri decisionali, scegliere l’alternativa più appropriata. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Esistono diversi metodi e sono disponibili numerosi software per effettuare l’analisi dell’impatto ambientale associato al ciclo di vita, in quanto non è stata ancora sviluppata una metodologia standard. Uno di questi software è il SimaPro che è costituito da due componenti principali: un database per la fase di inventario (costituito dai processi e dagli input ed output associati ai processi) ed un database per l’analisi dell’impatto ambientale. Con il software SimaPro è possibile analizzare e confrontare prodotti con cicli di vita anche molto complessi, in quanto le banche dati di cui dispone, oltre a contenere un numero molto ampio di dati, possono essere modificare e completate in modo molto flessibile e senza limitazioni da parte dell’utente. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Caso studio_Latte Granarolo Latte Prima Natura Bio Pastorizzato a Temperatura Elevata Il Latte Prima Natura è realizzato impiegando esclusivamente latte fresco da Agricoltura Biologica, e grazie ad un trattamento termico innovativo e alla conservazione in frigorifero a + 6°C, mantiene le e ccellenti caratteristiche nutrizionali e di gusto per un tempo nettamente superiore rispetto al latte fresco. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Tra le principali realtà alimentari italiane, il Gruppo Granarolo è da tempo impegnato concretamente nello sviluppo del settore lattiero-caseario biologico e propone una linea completa di prodotti (latte pastorizzato a temperatura elevata, latte a lunga conservazione uht, yogurt, stracchino, ricotta) in grado di offrire al consumatore tutta la genuinità ed il gusto del latte con la garanzia di una produzione rigorosamente biologica in ogni fase della filiera. Il latte Prima Natura Bio a pastorizzazione elevata rappresenta un impegno di GRANAROLO per offrire a clienti e consumatori un latte biologico idoneo per una commercializzazione e una distribuzione regolare anche in località lontane dalle zone di produzione agro-zootecnica biologica; inoltre esprime l’impegno a sviluppare un’agricoltura e una zootecnia biologiche a bassi impatti ambientali basate sul massimo rispetto dell’uomo, degli animali e dell’ambiente. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso La quantificazione della prestazione ambientale del prodotto è stata effettuata utilizzando come strumento di valutazione la metodologia di Analisi del Ciclo di Vita (LCA – Life Cycle Assessment) regolata dagli standard internazionali ISO Serie 14040, la quale permette di determinare gli impatti ambientali in termini di consumo di risorse e rilasci verso l’ambiente di un prodotto o servizio da un punto di vista complessivo (“dalla culla alla tomba”). Nel caso specifico, l’analisi LCA è stata sviluppata utilizzando anche alcune banche dati LCA quali Ecoivent, Boustead Model4 e SIMAPRO (V.7.2.4) e il contributo dei dati generici sui risultati finali è inferiore al 10%. Lo studio ha coinvolto direttamente i fornitori-produttori diretti, ai quali sono stati inviati questionari dettagliati per la caratterizzazione completa della attività di produzione. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Il sistema oggetto dello studio è stato valutato a partire dalla produzione delle materie prime fino al trasporto del latte confezionato ai transit point (confini). Più nello specifico, l’analisi complessiva di tale processo include sia la produzione del latte presso le aziende agricole, sia la produzione degli imballaggi, sia le attività di pastorizzazione e confezionamento presso lo stabilimento di Bologna. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Uno schema dettagliato del sistema analizzato è riprodotto nella figura sottostante, ove si possono distinguere quattro diversi livelli o sottosistemi (indicati nei riquadri) relativi alle seguenti attività produttive: • • • • Sottosistema “aziende agricole” relativo alla produzione del latte crudo presso le stalle; Sottosistema “materiali per il confezionamento”, comprende le attività di produzione delle bottiglie in PET, dei tappi in PE e degli imballaggi previsti nella distinta base del prodotto. Sottosistema “processo GRANAROLO”, comprendente le attività di pastorizzazione del latte e confezionamento Sottosistema “trasporto prodotto finito” relativo al trasporto del latte Biologico confezionato in PET alle piattaforme distributive ed ai transit point. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Le prestazioni ambientali riferite al litro di latte sono suddivise in informazioni legate: - alle risorse naturali consumate; - alle emissioni di sostanze inquinanti verso l’ambiente e alla produzione di rifiuti. CONSUMO DI RISORSE Il fabbisogno di risorse viene riportato in due sezioni distinte: • risorse rinnovabili (Tabella 2) • risorse non rinnovabili (Tabella 3). Il consumo di acqua complessivo e suddiviso in base alle diverse fasi del processo produttivo e viene riportato separatamente (Tabella 4). Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Arch. Raffaela DE MARTINO Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso PRODUZIONE DI RIFIUTI Altro dato importante relativamente alla descrizione degli impatti ambientali del sistema è quello legato alla produzione di rifiuti. In questo senso, la Tabella 5 mostra i rifiuti complessivamente prodotti per produrre un litro di latte Biologico. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso EMISSIONI IN ARIA E ACQUA Relativamente alle emissioni di sostanze inquinanti, sono state presentate in maniera “aggregata” andando a valutare degli indicatori riferiti a differenti tipologie di impatto ambientale espressi in termini di opportune sostanze equivalenti. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso GESTIONE A FINE VITA DELLA BOTTIGLIA PET Gli impatti associati alla fase d’uso del latte e alla gestione dell’imballaggio primario al termine dell’utilizzo sono strettamente correlati al comportamento del consumatore. CONSUMO DEL LATTE BIOLOGICO In riferimento alla fase d’uso, l’impatto ambientale principale è associato alla conservazione in frigorifero del prodotto fresco considerando che i tempi di utilizzo del latte Biologico dopo la pastorizzazione è quantificabile in 5 giorni. FINE VITA DELL’IMBALLAGGIO PRIMARIO La bottiglia bianca da 1 litro in PET è un remake in chiave moderna della confezione in vetro (utilizzata in Italia fino agli anni ’70); il nuovo packaging è stato concepito con l’obiettivo di compendiare il valore della tradizione accanto al rispetto per l’ambiente e all’esigenza di una maggiore praticità d’uso. Questo packaging è infatti caratterizzato da praticità, leggerezza e migliore garanzia di conservazione del prodotto; la bottiglia in PET da 28 g., oltre ad essere più leggera ed infrangibile rispetto a quella di vetro, presenta anche il vantaggio di poter essere posizionata in frigo, una volta aperta, anche orizzontalmente, in quanto dotata di un tappo di chiusura a tenuta di liquido. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Tuttavia per quanto riguarda la gestione delle bottiglie in PET a fine vita è importante osservare che gli impatti ambientali dipendono prevalentemente dal comportamento dell’utente finale e dalla disponibilità, sul territorio, di opportune filiere di raccolta differenziata; statisticamente lo scenario medio di destinazione del rifiuto PET in Italia è caratterizzato da: • Riciclo: 41%; • Termovalorizzazione per il recupero energetico 30%. • Deposizione in discarica: 29% Focalizzando l’attenzione sulle possibili valorizzazioni del PET è importante evidenziare che esso presenta sostanzialmente due possibilità di recupero: il riciclo con la trasformazione in materia prima secondaria oppure la valorizzazione energetica. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Un marchio unico, nazionale o europeo, che certifichi l’ecosostenibilità dei capi d’abbigliamento non esiste ancora. L’unica soluzione per le aziende del settore consiste nel puntare sulle certificazioni volontarie, che comunque non garantiscono la sostenibilità ambientale e sociale dell’intero prodotto finito bensì, separatamente, l’utilizzo di materie prime a basso impatto o di provenienza biologica, l’assenza di sostanze chimiche nocive per la salute umana, il trattamento equo dei lavoratori nel rispetto dei diritti umani. Moda green: quando un tessuto può dirsi «ecologico» download da: www.rietienergia.it/ Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso - Ecolabel: nata nel 1992 dall'esigenza di uniformare diversi marchi indipendenti nazionali, è l'etichetta ecologica europea, rappresentata da una margherita il cui bottone è una «e» con dodici stelline come petali; - Oeko-Tex: si trova su tessuti, capi d'abbigliamento, accessori e biancheria da letto. Questo marchio austro-tedesco certifica, grazie a prove di laboratorio, l'assenza di sostanze dannose per la salute; - Gots: è un’etichetta internazionale che certifica la sostenibilità e la responsabilità sociale dei produttori di tessuti biologici. Il gruppo di lavoro che redige lo standard è formato da quattro associazioni: Ota (Stati Uniti), Ivn (Germania), Soil Association (Regno Unito) e Joca (Giappone); - Icea: l'Istituto per la certificazione etica e ambientale italiano valuta che i coloranti e le sostanze chimiche ad uso tessile siano conformi ai criteri dello standard Gots. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Quello della moda è, in linea di massima, il settore meno ‘a chilometro zero’ esistente: una comune T-shirt parte dai campi di cotone di Cina, India o Pakistan, dove tra l’altro le coltivazioni intensive sono irrorate di pesticidi chimici classificati come pericolosi dall’Oms, per raggiungere un’altra area del Sud del mondo in cui essere tessuta a basso costo. Per la tinta si sposta nuovamente, raggiungendo quei Paesi dove le leggi in materia sono assenti e le acque reflue possono essere scaricate nei corsi d’acqua. A questo punto la nostra T-shirt deve essere tagliata e cucita, ma questo avviene in un nuovo Paese e in un altro ancora sarà etichettata prima di raggiungere i punti vendita in Europa. Ecco allora che una semplice maglietta (e con essa falda e terreno) avrà assimilato sostanze chimiche dannose, ma avrà anche fatto il giro del mondo, consumando fonti fossili e liberando nell’atmosfera grandi quantità di CO2. Lo stesso procedimento interessa generalmente tutti i capi di vestiario. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Il ciclo produttivo del tessile prevede che gli indumenti vengano trattati, impregnati o vaporizzati con una miriade di sostanze chimiche. Stabilizzanti, acidi, sali, ossidanti, ignifuganti, tinture di ogni tipo sono solo alcuni dei preparati destinati ai nostri vestiti. Tutte sostanze potenzialmente nocive e costantemente sotto osservazione dagli scienziati, perché possono facilmente lasciare residui sugli indumenti sotto forma di metalli pesanti come arsenico, nichel, cromo, rame, cadmio, piombo, mercurio, ma anche formaldeide, coloranti allergenici e così via. Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Petit H_ Hermes Laboratorio di Progettazione Tecnologica a.a. 2011/12 Prof. arch. Caterina Frettoloso Petit H_ Hermes