Mattucci
Transcript
Mattucci
Lucia Mattucci – Post Impressionisti – 12 dicembre 2011 - Pagina 1 di 5 POSTIMPRESSIONISMO Sono detti post-impressionisti tutti quegli orientamenti artistici che si diffusero prima in Francia e in seguito nel resto d’Europa nell’ultimo ventennio dell’800, e furono fondamentali per lo sviluppo successivo delle Avanguardie storiche e dell’arte del ‘900. Il Post-impressionismo è una tendenza artistica che supera i concetti dell'Impressionismo, conservandone solo alcune caratteristiche. Alla base dell’esistenza di questi orientamenti, vi era la conquista impressionistica della natura, indagata senza che l’artista scegliesse soggetti particolari, poiché tutto ciò che si presentava agli occhi sembrava degno di essere raffigurato così come appariva alla vista. I post-impressionisti, intraprendono, però, una ricerca più approfondita, indagando ogni aspetto della natura in un processo quasi infinito di ricerca, che divenne estremamente personale e sempre più legato alla cultura, all’interiorità e alle intime vicende di coloro che si avventurarono per strade nuove e non ancora percorse. Le caratteristiche comuni che si riscontrano nella corrente post-impressionistica sono: rifiuto della sola impressione visiva e la tendenza a ricercare la solidità dell’immagine; utilizzo del contorno; la certezza e la libertà del colore; incisive influenze impressioniste; Fra i più importanti post-impressionisti vanno ricordati Paul Cézanne, Edvard Munch, Paul Gauguin e Vincent van Gogh, che influenzeranno significatamente tutta l'arte pittorica del Novecento. PAUL CEZANNE “l’arte è armonia parallela alla natura, l’artista ha il compito di realizzare una sintesi tra ciò che è la reale esistenza delle cose e la sua personale percezione” Vita: Nasce ad Aix-en-Provenee nel 1839 e muore nella stessa località nel 1906. Fu avviato dal padre, un borghese benestante, agli studi di diritto, ma nei suoi vari soggiorni a Parigi, a partire dal 1861, si dedicò alla pittura, studiando al Louvre gli antichi maestri del Seicento ed entusiasmandosi, tra i moderni, per Courbet, Delacroix. Strinse amicizia col gruppo degli impressionisti, specie con Pissarro, e partecipò alla loro prima mostra del 1874 e poi a quella del 1877. Ma, perseguitato dall'insuccesso e dall'incomprensione, si staccò progressivamente dall'ambiente parigino per ritirarsi in Provenza, in completa solitudine. La sua vita fu senza avvenimenti o difficoltà particolari: l'unico suo pensiero fu la pittura, lavorò, infatti, con accanimento e dedizione totali ad approfondire i problemi della forma e del colore. I suoi quadri vennero sempre rifiutati dalle mostre ufficiali poiché contro le convenzioni pittoriche; nel 1895 alcuni amici allestirono una esposizione a Parigi che venne accolta con freddezza e ostilità dal pubblico, ma non dai giovani artisti. Solo nel 1907, un anno dopo la sua morte, alcuni suoi dipinti trionfarono in una grande retrospettiva al "Salon d'Automne": cominciava così a emergere la figura del “maestro dei pittori moderni”. La mostra rivelò al pubblico la sua enorme statura e la visione delle sue ultime tele ebbe un impatto enorme su molti giovani artisti. In questo modo spalancò la strada a gran parte della ricerca artistica del '900. Stile: Lucia Mattucci – Post Impressionisti – 12 dicembre 2011 - Pagina 2 di 5 Sebbene influenzato nel corso della sua vita dall’arte impressionista, dalla quale apprese il dipingere “en plein air” e la massima ricerca della luminosità, mostrò da subito il suo distacco dalla loro visione effimera e fuggevole della realtà. Il disegno di Cezanne è deciso ed è realizzato con linee ondulate che si sovrappongono nel delimitare i contorni, mentre un rapido tratteggio indica le zone in ombra e modella i volumi. Nelle sue immagini vi è una rappresentazione della natura costruita in maniera autonoma, era l’artista a stabilire le regole formali per realizzare un’immagine. L’arte è quindi per Cezanne un “armonia parallela alla natura”, in qui l’artista ha il compito di realizzare una sintesi tra ciò che è la vera essenza delle cose e la sua personale percezione di esse. Fu questa componente meditativa e intellettuale a porre le basi per lo sviluppo dell’avanguardia cubista e delle avanguardie successive. Alcuni studiosi come Venturi, hanno suddiviso il suo percorso creativo in 4 parti: periodo romantico o fantastico; in questo periodo, ritroviamo richiami estremamente personali dell’artista, uniti a tematiche ritenute bizzarre all’epoca. Predomina l’uso dei colori forti, scuri, spatolati in grandi quantità sulla tela. Questo periodo va dalla formazione, avvenuta sotto il segno della cultura romantica, all’incontro con gli impressionisti. Fino agli anni settanta, queste due correnti convivono in lui. Ma, nel periodo immediatamente successivo, Cézanne rifiutò quel tipo d’approccio verso l’arte e incominciò ad orientarsi maggiormente verso la pittura impressionista. periodo impressionista, Nei primi anni Settanta, vediamo il formarsi della seconda fase del artista, il cosiddetto periodo impressionista, quello che lo vede più legato a Pissarro. nostro La Casa dell’impiccato (1873), appare l’opera maggiormente indirizzata all’arte impressionista, sia per la rappresentazione en plein air, sia per lo stile con piccoli tocchi di colore. Allo stesso tempo, l’ipnotismo con cui lascia guardare i suoi muri scalcinati e i tronchi degli alberi, così rugosi, l’assenza di personaggi nella scena, mostrano già la volontà dell’artista di andare oltre la ricerca impressionista. Cézanne riesce a trasformare questo quadro in una cosa a se stante, e già possiamo intravedere la vera natura dell’artista, al di fuori d’ogni corrente, ma anche partecipe a tutte. Vediamo come il suo studio sul colore, gli fosse stato utile per esaltare la forma in ciò che ha di volumetrico, ovvero, Cézanne tramite i colori, riusciva a dare al dipinto una sua vibrazione interna periodo costruttivo, Negli ultimi anni settanta e negli anni ottanta, Cézanne entra nella sua terza fase, conosciuta come “costruttiva”, caratterizzata da un orientamento dell’artista verso un rigoroso equilibrio compositivo. Cezanne proseguì inoltre i suoi studi sui colori, sfociando nell’uso di tonalità più chiare e nella reintroduzione di una linea di contorno per definire le forme. In questo periodo, i lavori di Cézanne sono caratterizzati da una pennellata breve e obliqua, che produceva in maniera “costruttiva” l’opera, formata con rigore geometrico da tocchi di pennello che da se stessi producevano il senso di massa. Un’opera da ricordare di questo periodo è: “ I giocatori di carte” Il dipinto raffigura due uomini in un osteria mentre giocano a carte. Qui Cézanne non ci vuole descrivere un semplice episodio, ma una forma. Le figure, costruite con complessi accordi di colore, tendenti al giallo-bruno nel giocatore di destra, e blu-violetto in quello di sinistra, toni ripresi anche nel paesaggio di sfondo. Oltre a questo, notiamo anche lo stacco costruito Lucia Mattucci – Post Impressionisti – 12 dicembre 2011 - Pagina 3 di 5 dalla tovaglia rossa, che da un lato divide i due giocatori, mentre dall’altro li unisce come volumi. Il tavolo, inoltre, come perno della composizione, è instabile, i giocatori non sembrano vivi, ma dei semplici manichini, e il paesaggio è estremamente confuso, tutto sembra per cadere a pezzi. Ma nell’unione, nella visione d’insieme, c’è una perfezione, dovuta proprio a una serie di equilibri tra frammenti in atto di rompersi. Il tavolo al centro e la bottiglia, sembrano dividere la scena in due parti ben distinte, occupate dai giocatori, diversi non solo nel fisico, ma anche nell’atteggiamento. Nel suo complesso il dipinto è organizzato simmetricamente per diagonali incrociate, il cui punto d’incontro coincide con la bottiglia. La luce è distribuita in maniera completamente disomogenea, atta a mostrare l’ambiente interno. Già in quest’opera si intravede l’arrivo della terza fase di Cézanne. Nell’opera, non riscontriamo più i caratteri impressionisti. periodo sintetico, dove abbiamo la disgregazione dell’immagine, c on quadri apparentemente non finiti, sarà questo il periodo delle tele dedicate alle bagnanti e alla montagna di Sainte Victoire. Nell’ultimo periodo della sua vita, Cézanne conduce una vita di solitudine ad Aix, quasi volesse rimeditare da solo tutto il patrimonio di conoscenze accumulate negli anni precedenti. È questo il periodo più vicino al classico, in cui Cézanne si pone come obiettivo un’arte monumentale, eterna, da museo, contrapposta a quella veloce e fondata sull’osservazione diretta. Le grandi bagnanti Autore: Paul Cezanne Data: 1906 Tecnica: olio su tela Dimensioni: 208x251 cm Ubicazione: Museum of Art, Philadelphia Il tema dei bagnanti è uno dei preferiti di Cèzanne, tanto che lo stesso pittore dedicò a questo soggetto un intero ciclo, come aveva fatto Renoir. È la tela più grande mai dipinta da Cézanne, che terminò sul punto di morte. La scena si svolge in una radura, dove un gruppo di donne, delimitato a destra e a sinistra da tronchi d’alberi, si concedono un attimo di svago dopo il bagno. Al centro della composizione appaiono il cielo nuvoloso e il paesaggio in lontananza. I personaggi sono disposti in due gruppi, e formano, nella parte bassa un’apertura simmetrica a quella delineata nella parte alta dai due rami convergenti. Le figure sedute sono, infatti, inclinate in direzioni opposte, mentre i due nudi in piedi ai lati, racchiudono e delimitano maggiormente la scena. La composizione risulta così avere una struttura triangolare, che ha per lati i tronchi degli alberi e per base il ruscello retrostante. Linee nere disegnano nettamente i contorni, facendo risaltare i corpi in modo quasi scultoreo e attribuendoli caratteristiche quasi animalesche che trasmettono sensazioni di inquietudine. I tratti del volto sono solo accennati, il verde cupo della vegetazione, il blu intenso del cielo, il bianco brillante delle nuvole e dei drappi aggiungono intensità ed energia alla scena. La luminosità è data dalle incrostazioni di colore sovrapposto a strati. Le figure sono più complesse che nelle altre due versioni: la gamma cromatica varia dal rosa al rosso, al verde e al blu scuro. La luminosità è resa da incrostazioni di colore sovrapposto a strati. Le linee nere che disegnano nettamente i contorni fanno risaltare i corpi in modo quasi scultoreo. La scena è fortemente evocativa e carica di mistero e di energia. La gamma dei colori è ridotta al fine di conferire sensazioni di energia naturale, alle sole sfumature di ocra, lilla e verdi, il blu domina la scena, era considerato dall’artista come un colore “biologico”(=vivente). Lucia Mattucci – Post Impressionisti – 12 dicembre 2011 - Pagina 4 di 5 VINCENT VAN GOGH “se un quadro di contadino sa di pancetta, fumo, vapori…va bene, non è malsano” Vincent van Gogh nacque a Groot Zundert il 30 Marzo 1853 in una famiglia povera, figlio di un pastore protestante olandese. In gioventù pensava di diventare predicatore, dunque non ebbe una formazione artistica accademica. Iniziò, infatti, a dipingere attorno ai 30 anni grazie all’aiuto del fratello Theo che di mestiere era un collezionista. Celebre è una lettera che Van Gogh scrisse al fratello in cui, attraverso la metafora di ”un uccello in gabbia”, mostra il suo stato d’animo di artista, incapace di esprimersi sofferente per la sua incomprensione. Durante la sua vita i suoi studi e mestieri furono incostanti: nel 1876 si licenziò da una casa d’arte dove lavorava, per andare a vivere con dei minatori nel Belgio meridionale. Nelle miniere entrerà in contatto con le problematiche di queste persone emarginate, evento che gli sarà molto utile nel 1885 quando sceglierà di rappresentare quadri a soggetto sociale. Nel 1880 si recò a Bruxelles , dove studiò anatomia e disegno prospettico e successivamente a L’Aja, dove prese lezioni di pittura. Nel 1883 dipinse la vita dei contadini, rifacendosi alla propria esperienza personale di vita nelle miniere e nel 1886 si trasferì a Parigi,dove si trovava il fratello Theo. A Parigi si iscrisse in accademia, ma venne subito allontanato con l’accusa di non saper dipingere; li entrerà in contatto con artisti come Monet, Degas, Renoir, Seurat e nel 1887 stringerà amicizia con Gauguin. Questa amicizia si concluderà tragicamente nel 1888, dopo appena due mesi di coabitazione ad Arles; durante questi mesi tra i due artisti ci furono molte discussioni che culminarono con il gesto autopunitivo di Van Gogh che si tagliò un orecchio. All’inizio del 1889 l’artista fu spesso ricoverato in ospedale per eccessi di follia fino ad essere internato in una clinica per alienati mentali; nel 90 decise di trasferirsi al nord e il 27 luglio dello stesso anno si suicidò. A livello stilistico, Van Gogh, Attraversata l'esperienza dell'Impressionismo, ribadì la propria adesione a una concezione romantica, nella quale l'immagine pittorica è l'oggettivazione della coscienza dell'artista: identificando arte ed esistenza, Van Gogh pose le basi dell'Espressionismo. I mangiatori di patate Autore: Vincent Van Gogh Data: 1885 Tecnica: olio su tela Dimensioni: 82x114 cm Ubicazione: Museo Van Gogh, Amsterdam Questo dipinto mostra, all'interno di una povera stanza, alcuni contadini che consumano il pasto serale servendosi da un unico piatto di patate, mentre una di loro sta versando il caffè. Van Gogh è molto legato a questo soggetto in quanto si sente come "uno di loro", anche i contadini come lui soffrono ed egli trova ingiusto il fatto che nonostante tutti i loro sforzi ed i loro sacrifici debbano vivere in modo così misero; viene sottolineata la continua fatica fisica di chi ha consumato, giorno dopo giorno, la propria vita nel lavoro dei campi. Per questo motivo l'artista è come se volesse esaltare il cibo dei poveri. Van Gogh stesso esprime un suo pensiero riguardo a questo quadro da lui così sentito: “ho voluto, lavorando, far capire che questa povera gente, che alla luce di una lampada mangia patate servendosi dal piatto con le mani, ha zappato essa stessa la terra dove quelle patate sono cresciute; il quadro, dunque, evoca il lavoro manuale e lascia intendere che quei contadini hanno onestamente meritato di mangiare ciò che mangiano. Non vorrei assolutamente che tutti si limitassero a trovarlo bello o pregevole”. Alla resa oggettiva della realtà si sostituisce un'interpretazione di essa. La luce, provenendo dall'alto e colpendo perciò soltanto alcune parti, provoca contrasti chiaroscurali e accentua la caratterizzazione dei volti, delle mani, degli abiti. Singolare è la rappresentazione del volto e delle mani dipinti in modo caricaturale: con questo il pittore vuole esagerare e intensificare la realtà (la caricatura e la deformazione sono, infatti, un'esagerazione della realtà stessa, al fine di renderla più intensa). Il colore, è monocromatico; ciò fa sì che l'occhio non sia appagato ma percepisca la realtà attraverso l'interiorità di Van Gogh. Lucia Mattucci – Post Impressionisti – 12 dicembre 2011 - Pagina 5 di 5 “Campo di grano con volo di corvi” Autore: Vincent Van Gogh Data: luglio 1890 Tecnica: olio su tela Dimensioni: 50x103 cm Ubicazione: Van Gogh Amsterdam Museum, Una delle ultime e più belle opere di Van Gogh è il Campo di grano con corvi, realizzata poco tempo prima del suicidio e giudicata dalla critica il suo "testamento spirituale". L’artista è profondamente infelice, insoddisfatto e malato, il dipinto in questione, infatti, racconta all’osservatore il suo stato d’animo. L’opera non tratta temi sociali, ma rappresenta una veduta di una campagna nel sud della Francia. Una tempesta, quasi un presagio di lutto, si sta per abbattere su un campo di grano nei pressi di Auvers, tagliato da tre viottoli bordati di verde e dai quali si leva. Il campo di grano è così mosso che sembra una foresta in fiamme, in cui strade vuote, che portano verso l'ignoto, cercano di farsi largo e su cui volteggiano tristi presagi: i corvi neri appunto, che sembrano arrivare come avvoltoi su un cadavere. La tela è un grido di dolore, accentuato dal ritmo a strappi, vorticoso, delle pennellate. L’opera fu realizzata con una violenza che mai prima d’allora Van Gogh aveva osato riversare su una tela. Il campo di grano, forse scosso dal vento è trattato con frustate di giallo e il cielo è incupito del nero delle nubi minacciose. La luminosità del cielo azzurro e l’oro lucente del grano stanno per soccombere, vinti da un colore scuro che inesorabilmente li copre. L’artista sembra guardare alla natura in maniera impotente come l’uccellino in gabbia della sua lettera a Theo “Autoritratto con il cappello di feltro grigio” Aritsta: Vincent Van Gogh Data: 1887 Tecnica: olio su cartone Dimensioni: 42x34 cm Ubicazione: Stedelijk Museum, Amsterdam L’autoritratto per van Gogh è quasi una mania e rappresenta la perenne ricerca di se stesso attraverso l’oggettivazione dei propri sentimenti ed anche del proprio aspetto esteriore e forse del proprio ruolo sociale. Gli occhi sono fissi, inquieti e sembra che guardino nel vuoto, le labbra serrate, il viso magro e scavato, tutte queste caratteristiche fanno trasparire da questo autoritratto il carattere instabile di Van Gogh. I colpi di pennello, sono molto veloci e sicuri, buttati giù uno accanto all’altro. Ma accanto alla sperimentazione della tecnica impressionista, c’è anche il suo tratto distintivo, inconfondibile, della tensione energetica delle sue pennellate. Lo sfondo, sui toni dell’azzurro e del violetto, è composto da pennellate di media lunghezza, ordinate secondo una delle diagonali del cartone e vanno dall’alto a destra a sinistra in basso. Sulla giacca, il colore è più denso e si formano dei rilievi che creano un effetto di consistenza ruvida. Sul viso le pennellate cono molto più diluite e chiare, disposte a raggio a partire dal centro della fronte. Gli occhi fissi inquieti, le labbra serrate, l’estrema magrezza, contribuiscono a far trasparire il carattere interiore instabile e sofferente dell’artista.