C:\Dati Don Luigi\Programmi Don - Comunità cristiana di Pianezze

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C:\Dati Don Luigi\Programmi Don - Comunità cristiana di Pianezze
Francesco è il dono di Dio come nuovo
Pastore.
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Diamo il benvenuto e lo accogliamo con fede,
rinnoviamo la nostra obbedienza e l'impegno
di seguirlo nei suoi insegnamenti.
La nostra preghiera sarà costante e lo
affidiamo a Maria madre di Dio perchè lo
protegga, lo costudisca da ogni pericolo.
Ringraziamo insieme lo Spirito Santo che ci ha
dato un vero uomo di Dio.
PRIMA OMELIA DEL PAPA AI CARDINALI
«Edifichiamo la Chiesa sul sangue del Signore»
Il Papa, nella sua prima omelia da Pontefice, pronunciata a braccio in italiano
e di cui la Radiovaticana fornisce una trascrizione di lavoro, ha sottolineato che nelle tre
Letture c'è qualcosa di comune: "È il movimento. Nella prima Lettura il movimento è il
cammino; nella seconda Lettura, il movimento è nell'edificazione della Chiesa; nella terza,
nel Vangelo, il movimento è nella confessione. Camminare, edificare, confessare".
Spiegando l'invito di Dio ad Abramo a "camminare nella sua presenza", il Papa ha
commentato: "Quando ci fermiamo, la cosa non va. Camminare sempre, alla presenza del
Signore, alla luce del Signore, cercando di vivere con quella irreprensibilità che Dio chiede
ad Abramo nella promessa".
Quindi ha proseguito: "Edificare. Edificare la Chiesa, si parla di pietre: le pietre hanno
consistenza; ma pietre vive, pietre unte dallo Spirito Santo. Edificare la Chiesa, la Sposa di
Cristo, su quella pietra angolare che è lo stesso Signore". Terzo punto: confessare. "Noi
possiamo camminare quanto vogliamo, possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo
a Gesù Cristo, la cosa non va. Camminare, edificare, confessare, ma non la Chiesa, sposa
del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa
succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno i castelli di
sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza".
Il Papa ha quindi citato una frase di Leon Bloy riferita a quando non si confessa Gesù
Cristo: "Chi non prega il Signore, prega il diavolo", perché "quando non si confessa Gesù
Cristo - ha spiegato - si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio".
E ha proseguito: "Camminare, edificare-costruire, confessare. Ma la cosa non è così facile,
perché nel camminare, nel costruire, nel confessare delle volte ci sono scosse, ci sono
movimenti che non sono proprio movimenti del cammino: sono movimenti che ci tirano
indietro".
Il brano evangelico proposto dalla liturgia - ha sottolineato - prosegue in realtà con una
situazione speciale: "Lo stesso Pietro che ha confessato Gesù Cristo, gli dice: 'Tu sei Cristo,
il Figlio del Dio vivo. Io ti seguo, ma non parliamo di Croce. Questo non c'entra. Ti seguo ...
senza la Croce'. Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e
quando confessiamo un Cristo senza Croce - ha osservato - non siamo discepoli del Signore:
siamo mondani: siamo vescovi, preti, cardinali, papi, ma non discepoli del Signore!".
"Iovorrei che tutti, dopo questi giorni di grazia - ha detto papa Francesco - abbiamo il
coraggio - proprio il coraggio - di camminare in presenza del Signore, con la Croce del
Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di
confessare l'unica gloria, Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti".
Quindi ha concluso: "Io auguro a tutti noi che lo Spirito Santo, la preghiera della Madonna,
nostra Madre, ci conceda questa grazia: camminare, edificare, confessare Gesù Cristo
Crocifisso. Così sia".
Risurrezione del Signore
Marzo 2013
I Giorni della Pasqua
Programma della Settimana Santa,
del Triduo Pasquale e
Ottava
Gv. 20,27-29
Poi disse a Tommaso: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non
essere incredulo, ma credente!”. Gli rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi
hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”.
Speciale Pasqua 2013 Anno della Fede
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i giorni della Pasqua - 3
Le Palme
Sabato 23 Marzo
ore 19.00 S. Messa Festiva
Ascolta
Dal V
angelo secondo Giovanni. Gv 11,45-56
Vangelo
In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria,
alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la
risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro
andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva
fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio
e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti
segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in
lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e
la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo
sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non
vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo
uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione
intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo
sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva
morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma
anche per riu-nire insieme i figli di Dio che erano dispersi.
Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù dunque
non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò
nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim,
dove rimase con i discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei
e molti dalla regio-ne salirono a Gerusalemme prima della
Pasqua per purificar-si. Essi cercavano Gesù e, stando nel
tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla
festa?».
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4 - i giorni della Pasqua
3
Domenica delle Palme
24 Marzo
ore 8.00:
S. Messa Festiva
or
e 10.00: Benedizione degli olivi
ore
Processione alla chiesa
S. Messa Solenne CANTATA
IN PIAZZA
Un invito par
ticolar
e ai rragazzi
agazzi del primo anno di catechismo e di
particolar
ticolare
tutte le classi con i loro genitori.
Ador
azione delle “40 ORE”
dorazione
Invito tutti a cogliere questa occasione.
Si raccomanda di essere fedeli al proprio turno in modo da assicurare sempre la presenza di persone in Adorazione.
or
e 15.00: SOLENNE
ore
APER
TURA DELLE
APERTURA
"40
ORE " PER TUT
TI
TUTTI
or
e 16.00: gruppi Giovani e Giovanissimi con animatori;
ore
Piccolo Coro con genitori
or
e 17.00: Gruppo del Rosario Perpetuo, A.C. adulti e
ore
Terz'Ordine Francescano, Gruppo Alpini,
Consiglio Pastorale ed Economico; Gruppo Sposi .
Presso la Por
ortta Maggior
Maggiore
e della Chiesa si raccoglie L'OFFERTA per la
cera, secondo tradizione..
ter
settimana
sacerdoti
visiteranno
porter
teranno
In set
timana i sacer
doti visiter
anno e por
anno la comunione ad ammalati e anziani
i giorni della Pasqua - 5
Lunedì Santo
25 Marzo
Tutta la casa si riempì dell'aroma di quel profumo.
Giovanni 12,3
or
e 8.00:
ore
Industria
ore 9.00:
Luciani
S.Messa vie Gazzo, De Gasperi, S.Pio X e
piazze Alpini e IV novembre, vie Einaudi e
or
e 15.00: vie Roma, Creazzo, dell’Agù e Monte
ore
ore 16.00: vie Monteferro, Rinalda e S.Giuseppe
or
e 17.00: vie Toaldo, Tezze e Pilastro,
ore
or
e
ore 18.00: Gruppo Missionario Uganda e Caritas
Martedì Santo
26 Marzo
Non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia
rinnegato tre volte. Giovanni 13,38
ore 8.00: S.Messa
ore 9.00: vie 25 Aprile, Colombare, Sandri, Moscardina
e Libertà
or
e 15.00: Gruppi di Catechismo e A.C.R.
ore
con Catechisti e Animatori.
or
e 16.00: via Ten. Lorenzon.
ore
ore 17.00: vie Oldelle, Antonio Lanaro, S.Nicolò e
Dalle Laste
or
e 18.00: vie Beltrame, Fanti e Manzardo
ore
ore 19.00: Cantori, Lettori e Ministri dell'Eucarestia
ore 20.00 VESPERO
chiusur
a delle "40 or
e" Pr
ocessione e
chiusura
ore
Processione
Benedi zione Eucaristica
un particolare invito ai ragazzi di Catechismo
6 - i giorni della Pasqua
Mercoledì Santo
27 Marzo
4
5
Mor
te che rivela il cuor
e di Dio
Morte
cuore
Rabbì, sono forse io? Mat
Matteo
teo 26,25
ore 8.00: S. Messa
or
e 20.30: Confessioni P
asquali per tutti i gioore
Pasquali
os
tica con la
vani del Vicariato a S.Maria di Mar
Maros
ostica
ti i Sacer
doti del V
icariato
presenza di tut
tutti
Sacerdoti
Vicariato
Medita
Ascolta
DEDICA
RADITO
EDICAT
O
TO A CHI CREDE DI ESSERE TRADIT
La presenza di Giuda in mezzo ai Dodici, intorno alla mensa di
Gesù, è indubbiamente il fatto più inquietante tra quelli, pure tutti
inquietanti, che si addensano alla vigilia della passione del Signore.
È la presenza del nemico fra gli amici, di colui che colpisce nel
momento e nel luogo in cui soprattutto necessaria è la fiducia,
perché nessuno può ormai più difendersi nei confronti di nessuno.
Gesù non ignora questa presenza, non la tace; ma insieme non
scopre Giuda, non l’accusa, non discute con lui, non cerca di
difendersene. Non tace a proposito di questa presenza, per essere
fino all’ultimo presente anche a lui. I Dodici invece cercano di
scoprire chi di loro mente: e in questo tentati-vo soccombono e
ricadono sotto l’antica legge del sospetto reci-proco generalizzato,
dell’accusa, della divisione. È sempre da qui che ha inizio la crisi di
un rapporto di fraternità e di comunione: dal timore di essere
traditi, dal timore che un altro ne approfitti, dall’impossibile pretesa
di mettere alla prova e verificare l’attendibilità dell’altro. Non c’è
altro modo per vincere il traditore che quello di consegnarsi nelle
sue mani, e rimettere nelle mani di Dio la propria causa. Pensiamo
quanti disaccordi, quante offese, quante prepotenze nascono nella
nostra vita dal sospetto. Per sedere intorno alla mensa di Gesù
occorre fidarsi l’uno dell’altro, senza nascondersi il prezzo che può
costare questa fiducia.
i giorni della Pasqua - 7
Ecco l’uomo! Appare al balcone dell’universo il
volto di Gesù intriso di sangue. Il dolore sotto cui
vacilla è il dolore di tutti gli uomini: molte volte ho
visto il volto di Dio cosparso di sangue lungo le
strade della vita sempre uguale, nei sentieri indifesi
della storia dell’uomo, e non ho saputo avvicinarmi.
Ecco il Figlio di Dio! Ciò che appare non è lo
splendore dell’eterno, ma il patire di un Dio appassionato. «Dio
prima patì e poi si incarnò. Patì vedendo la condizione dell’uomo.
Patì perché l’amore è passione. Caritas est passio» ( Origene).
«Amare signfica patire e appassionarsi. E chi ama di più si prepari
a patire di più» (sant’Agostino). Lo vedo in Cristo, come le donne al
Calvario, che stavano ad osservare da lontano. Gesù non ha avuto
nemici tra le donne, solo fra loro non aveva nemici. Le donne,
ultimo nucleo fedele, sono con Gesù, non possono staccare gli occhi
da lui, si immergono in lui. Primo nucleo di Chiesa, guardano Gesù
con lo stesso sguardo di passione con cui Dio guarda l’uomo. La
Chiesa nasce, oggi come allora, dalla contemplazione del volto del
crocifisso. «A fare il cristiano non sono i riti religiosi, ma il partecipare
alla sofferenza di Dio» ( Dietrich Bonhoffer). Veramente quest’uomo
era Figlio di Dio! Quando la Parola di Dio è diventata grido, poi è
diventata muta, ecco la prima parola di un uomo, un soldato esperto
di morte. Che cosa ha visto nell’agonia di un morente da fargli
pronunciare il primo atto di fede cristiano? L’esperto di morte in
quella morte ha visto Dio. L’ha visto nella morte, non nella
risurrezione. Morire così è cosa da Dio, rivelazione del cuore di
Dio. Scendi dalla croce, gridavano. Ma se scende non è Dio, è ancora
la logica umana che vince, quella del più forte. Solo un Dio non
scende dal legno. Si consegna alla Notte, si abbandono all’Altro
per gli altri, e passa dall’abbandono di Dio («perché mi hai
abbandonato?») all’abbandono a Dio («nelle tue mani...»),
rappresentandoci tutti nei nostri abbandoni, nelle desolazioni, nelle
notti. Io so che non capirò mai la croce, l’uomo non regge questo
amore, è troppo limpido, ma Cristo non è venuto perché lo
comprendessimo, ma perché ci aggrappassimo alla sua croce,
lasciandoci semplicemente sollevare da lui. La fede è abbandonarsi
all’abbandonato amore.
Ogni grido, ogni abbandono, può sembrare una sconfitta. Ma se è
affidato al Padre, ha il potere, senza che noi lo sappiamo, di far
tremare la pietra di ogni nostro sepolcro.
Ermes Ronchi
6
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Giovedì Santo - Cena del Signore
28 Marzo
or
e 9.00 in Cattedrale a Vicenza, Pasqua di Comunione
ore
con tutti i preti. Consacrazione degli Olii Santi per i Sacramenti
or
e 15.30 Confessioni per i ragazzi di 5^ elementare e
ore
delle medie
or
e 20.00: S.MESSA Commemorazione delore
TIA. Rito della lavanda
l’IISTITUZIONE DELL’EUCARIS
UCARISTIA
dei piedi ai ragazzi di Prima Comunione
Riposizione e A
dor
azione del SantisAdor
dorazione
simo nella Cappellina della Misericordia. Adorazione per tutti fino alle 22.30
1^ Corinzi 11,23-26
Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi
ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito,
prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse:
«Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria
di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il
calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio
sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di
me. Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al
calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga».
Ascolta
Esodo 12,1-8.11-14
«Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo
mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello
per casa. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due
stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno.
Lo mangerete con i f ianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone
in mano; lo mangerete in fretta. In quella notte io passerò
per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra
d’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi
troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue
e passerò oltre”».
dal Salmo 115
Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza
i giorni della Pasqua - 9
Giovanni 13,1-15
Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora
di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che
erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il
diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di
tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e
che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le
vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò
dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad
asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon
Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù:
«Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse
Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non
ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore,
non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù:
«Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto
puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per
questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi,
riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho
fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene,
perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi
a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un
esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
Medita
8 - i giorni della Pasqua
Diff
icile immaginar
e lo ssttato d
Difficile
immaginare
d’’animo dei discepoli durante la cena
pasquale con Gesù. Si rendevano conto di quello che sarebbe successo
da lì a poco? Chiaro invece è il sentimento di Gesù: «li amò sino alla
fine». Per questo nella più importante festa per il popolo di Israele,
Gesù consegna i cardini costitutivi della chiesa: i sacramenti del pane e
del vino e del servizio, segni del dono totale, eterno, incancellabile.
Così Gesù ama sino alla fine dei tempi dando se stesso e lasciando in
eredità il suo stile. Giovanni ci aiuta a riflettere sul dono del servizio
fraterno, luogo dove si concretizza lo stile dell’amore e il sacramento
eucaristico. E lo fa con il gesto difficile del lavare i piedi, che era riservato
agli schiavi. Gesù trasforma questo gesto umiliante in un segno di amore
profondo, di delicatezza, di disponibilità affettuosa e senza riserve, senza
tempi stabiliti o scadenze. Quante volte nelle nostre case questo avviene:
quante volte un genitore si accosta al figlio malato per lavargli i piedi,
per servirlo; quante volte un figlio assiste il genitore anziano e in
sofferenza per alleviare la fatica di un’età difficile... Co-me Gesù, amano
sino alla fine, cioè senza riserve, senza patti, senza contraccambio. Che
cosa poteva ottenere in cambio Gesù dai suoi dscepoli, che dopo poco
lo avrebbero addirittura abbandonato? Che cosa si può avere in cambio
da un figlio malato, da un anziano non autosufficiente?
8
9
Venerdì Santo - Passione del Signore
29 Marzo
Dalle 9.00 alle 11.30 Adorazione libera per tutti in
Cappellina della Misericordia
or
e 15.00
ucis animat
a dai Ragazzi e
ore
15.00: V ia Cr
Crucis
animata
Ador
azione della Cr
oce
dorazione
Croce
ter
ut
porter
teranno
frut
utto
loro
I Ragazzi del Catechismo por
anno il fr
to dei lor
o sacrif ici
quaresimali contenuti nel loro salvadanaio.
Dalle 17.00 alle 18.00 a disposizione per le Confessioni
or
e 20.00: Celebr
azione della PASSIONE E MORore
Celebrazione
TE DI GESÙ Lettura del Passio - Preghiere universali - Adorazione della Croce - Santa Comunione
a vuole
nata
giornat
questta gior
L'offer
nat
ffer t a di ques
L'o
essere un concreto aiuto ai Cristiani
Santa.
errr a Sant
a.
er
della TTer
dal Salmo 30
Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
Ebrei 4,14-16;5,7-9
Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti
grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno
abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza
da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti
coloro che gli obbediscono.
Giovanni 19,12-37
Pilato cercava il modo di rimettere in libertà Gesù. Ma i giudei gridarono: «Se
liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare».
Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel
luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parasceve della Pasqua,
verso mezzogiorno. Pilato disse ai giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli
gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il
vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare».
Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi presero Gesù ed egli,
portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Golgota,
dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e
Gesù inmezzo.
Ascolta
Isaia 52,13-53,12
Egli è stato trafitto per le nostre colpe.
i giorni della Pasqua - 11
Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù
il Nazareno, il re dei giudei». Molti giudei lessero questa iscrizione, perché il
luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino
e in greco. I capi dei sacerdoti dei giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere:
“Il re dei giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei giudei”».
Rispose Pilato: »Quel che ho scritto, ho scritto». I soldati poi, quando ebbero
crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti, -una per ciascun
soldato- e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo
da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte
a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie
vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così. Stavano
presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di
Cleopa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il
discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse
al discepolo: »Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse
la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una
spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca.
Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò
lo spirito. Era il giorno della Parasceve e i giudei, perché i corpi non rimanessero
sul-la croce durante il sabato -era infatti un giorno solenne quel sabato- chiesero
a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero
dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi
insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli
spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e
subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua
testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo
infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun
osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a
colui che hanno trafitto».
Medita
10 - i giorni della Pasqua
Sulla croce Cristo ha dato la più alta lezione di amore. Gesù ormai aveva dato
tutto. Dall’alto della croce aveva visto che i soldati che si dividevano le vesti.
Anche la tunica era stata tirata a sorte. La dignità era stata per sempre ritirata da
quell’uomo che sulla croce si confondeva con i malfattori. Rimaneva la madre ai
piedi della sua croce. «Ecco il tuo figlio» le disse indicando il discepolo amato;
«Ecco tua madre» disse ancora a lui. Sulla croce il Figlio di Dio si è spogliato
proprio di tutto. Nessun uomo avrebbe osato spingersi a tanto. Egli era Dio,
per questo poté arrivare fin qui. Gli rimaneva la divinità. La sua unione col Padre,
la dolcissima e ineffabile unione con lui. Ebbene, sperimentò perfino l’abbandono
del Padre. Ha voluto assaporare fino in fondo la morte dei malfattori, senza
aver nessuno che sperimentasse l’abbandono di Dio come lui. E non aveva più
nessuno.
Lionello Canto
10
12 - i giorni della Pasqua
11
Sabato Santo
Veglia Pasquale 30 Marzo
Costtante è disponibile per le ConfesDon Cos
sioni al mattino dalle ore 9.00 alle 12.00 e
al pomeriggio dalle 15.00 alle 18.00.
Giornat
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a della Carità
Alle porte della chiesa si raccolgono le offerte di “Un
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a Comunità
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Poveri
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Pasquale,
del Fuoco e dell'Acqua;
Solenne Annuncio pasquale,
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sali,
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Universali,
Rinnovamento delle Promesse Battesimali e
S. MESSA
DI
RISUR
REZIONE
ISURREZIONE
Medita
or
e 20.30: VEGLIA P
ASQU
ALE
ore
PASQU
ASQUALE
Il sabato santo è vissuto dai discepoli nella paura e nel timore del peggio. Tutto
sembrava riservare loro sconfitte e umiliazioni crescenti. Tra i discepoli, Maria
vive un’attesa fiduciosa e paziente; ella sa che le promesse di Dio si avvereranno.
Ella ci è maestra: non è finito per i discepoli di Cristo il tempo dell’attesa.
Quando i frutti sperati stentano a venire, quando a tanti sforzi nell’ambito
ecclesiale, sociale o nel campo educativo sembra corrispondere un misero
risultato, le nostre anime si lasciano attanagliare dal pessimismo. lJassenza di
speranza è forse la malattia mortale delle coscienze in quest’epoca segnata
dalla fine di tanti sogni ideologici e delle aspirazioni a essi connesse.
All’indifferenza e alla frustrazione, alla concentrazione sul puro godimento
dell’attimo presente, senza attese di futuro, può opporsi come antidoto soltanto
la speranza. Non quella fondata su calcoli, previsioni e statistiche, ma la speranza
che ha il suo unico fondamento nella promessa di Dio. Credere in Cristo,
morto e risorto per noi, significa essere testimoni di speranza con la parola e
con la vita. Con la parola: non dobbiamo temere di toccare i grandi temi
oggetto della speranza ultima (morte, giudizio, inferno, purgatorio e paradiso).
Come cristiani siamo i grandi banditori di un’esistenza che trova la sua sorgente
nel cuore eterno di Dio e il suo traguardo nell’eternità. Con la vita: siamo
chiamati a dare segni credibili della luce che un’esistenza destinata all’eternità
getta sulla storia. Dunque, chiamati ad amare ancora di più questo tempo,
questo mondo, perché destinato alla gloria di Dio. Ci è modello e aiuto la
“donna forte” del sabato santo, Maria, che ha dimostrato di saper sperare
contro ogni speranza e di credere nell’impossibile possibilità di Dio al di là
di ogni evidenza della sua sconfitta.
LA P
AROL
A del Sabato Santo
PAROL
AROLA
PAROLA DI OGGI
Noi non sappiamo, o Maria, da quale tipo di consolazione profonda sei stata
sostenuta nel tuo Sabato santo.
Tu nel sabato della delusione sei la Madre della speranza e ci ottieni la consolazione
del cuore.
Che cosa ci dici, o Maria, dal silenzio che ti avvolge? Ti sento ripetere, come un
sospiro, la parola del tuo Figlio: «Con la vostra perseveranza salverete le vostre
anime». Tu, o Maria, hai imparato ad attendere e a sperare. Hai sperato contro
ogni speranza sotto alla croce e fino al sepolcro, hai vissuto il Sabato santo
infondendo speranza ai discepoli smarriti e delusi. Tu ottieni per loro e per noi la
consolazione della speranza, la consolazione del cuore.
Noi ti preghiamo, o madre della speranza e della pazienza: chiedi al tuo Figlio
che abbia misericordia di noi e ci venga a cercare sulla strada delle nostre fughe
e impazienze, come ha fatto con i discepoli di Emmaus. Chiedi che ancora una
volta la sua parola riscaldi il nostro cuore.
Intercedi per noi affinché viviamo nel tempo con la speranza dell’eternità, con la
certezza che il disegno di Dio sul mondo si compirà a suo tempo e noi potremo
contemplare con gioia la gloria del Risorto, gloria che già è presente, pur se in
maniera velata, nel mistero della storia.
tini
Martini
Carlo Maria Mar
i giorni della Pasqua - 13
O Signore,
stringici al tuo cuore e
asciuga le lacrime
della nostra disperazione.
Vieni, Signore, vieni
e risorgi in mezzo a noi!
Giuliano Landolfi
Scatta l'ora legale
12
13
Domenica di Pasqua
Risurrezione del Signore
31 Marzo
CRIS
TO NOS
TRA P
ASQU
A E’ RISOR
TO.
CRIST
NOST
PASQU
ASQUA
RISORT
ALLEL
UIA!
ALLELUIA!
SS. Messe ore 8.00
or
e 10.00 Solenne cant
at
a
ore
cantat
ata
or
e 11.15 Solenne cant
at
a
ore
cantat
ata
dal Salmo 117
Questo è il giorno che hafatto il Signore: rallegriamoci ed esaltiamo
Colossesi 3,1-4
Fratelli, siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo,
seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a
quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando
Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparire-te con lui
nella gloria.
«Met
tiamoci mia pietr
a sopr
a!». Può capitare di sentire qualcuno uscire
«Mettiamoci
pietra
sopra!».
con un’espressione del genere che riveste vari significati: in genere
rappresenta l’epilogo di una discussione accesa o di una serie di
fraintendimenti. “Metterci una pietra sopra” costituisce una specie di
accordo, un modo per guardare al futuro lasciando alle spalle quanto può
aver procurato del male. Se da una parte questa scelta può favorire il
quieto vivere, dall’altra non mette del tutto in pace la coscienza. Chi è in
grado di dimenticare un torto subito? Altro che pietra sopra! Certe parole
rimangono dentro e sono pesanti come pietre. . . ma sullo stomaco! Forse
diciamo di metterci una pietra sopra perché sotto sotto non vogliamo
affrontare queste difficoltà: la paura ce lo sconsiglia.
Ascolta
Atti 10,34a.3743
In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in
tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da
Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito santo e ptenza Gesù di Nàzaret, il
quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere
del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui
compiute nella regione dei giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero
appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che
si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che
abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha
ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi
e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza:
chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».
i giorni della Pasqua - 15
Luca 24,1-12
Il primo giorno della settimana, al mattino presto le donne si recarono al
sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la
pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del
Signore Gesù.
Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini
presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto
chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è
vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in
Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai
peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”». Ed esse si ricordarono delle
sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a
tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo.
Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli.
Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad
esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E
tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto.
Medita
14 - i giorni della Pasqua
Al mat
tino di pasqua tr
oviamo che una pietra è stata spostata, tolta da un
mattino
troviamo
sepolcro. Quella pietra voleva essere l’epilogo di una storia che, per i gusti
di scribi, farisei e capi del popolo, era andata fin troppo per le lunghe.
Appunto, proprio loro avevano desiderato ardentemente di mettere una
pietra sopra alla storia di Gesù di Nazaret e finalmente ritenevano di aver
messo fuori gioco un personaggio che aveva dato a tutti del filo da torcere.
Anche Ponzio Pilato poteva dirsi soddisfatto: lavandosi le mani credeva di
aver risistemato l’ordine pubblico senza sporcare più di tanto la sua coscienza.
Forse anche gli apostoli ci “avevano messo una pietra sopra” Dopo aver
visto il Maestro frustato a sangue, stremato sulla via del Calvario sotto il
peso della croce, dopo aver udito i colpi del martello sui chiodi che gli
laceravano la carne, dopo aver sentito l’urlo straziante di dolore mentre
era appeso alla croce, alla chiusura del sepolcro, si saranno detti: «È tutto
finito! Gesù è morto e sepolto! È stata una bella esperienza, ma adesso
For
tunato Agos
tini
basta... mettiamoci una pietra sopra!».
Fortunato
Agostini
16 - i giorni della Pasqua
14
In occasione della Pasqua presento il documento integrale del Rito delle
Esequie. E' bene che prendiamo visione e in occasione dei funerali siamo
informati.
DIOCESI DI VICENZA
RIT
O DELLE ESEQUIE
RITO
INDICA ZIONI P
AS
TORALI
PAS
AST
La liturgia cristiana dei funerali è celebrazione del mistero pasquale di Cristo Signore.
Nelle esequie la Chiesa prega che i suoi figli, incorporati per il Battesimo a Cristo
morto e risorto, passino con lui dalla morte alla vita e, debitamente purificati nell’anima,
vengano accolti con i santi e gli eletti nel cielo, mentre il corpo aspetta la beata speranza
della venuta di Cristo e la resurrezione dei morti. (RE Premesse 1)
La seconda edizione del Rito delle esequie in lingua italiana presentata ufficialmente lo
scorso 2 marzo 2012 e obbligatoriamente in uso a partire dal 02 novembre 2012, propone
un accompagnamento, da parte di tutta la comunità, del defunto dal letto di morte sino al
sepolcro, attraverso una ampia e articolata proposta rituale.
Per una significativa celebrazione delle esequie, pertanto, la Diocesi di Vicenza stabilisce
le seguenti indicazioni pastorali, da comunicare ai fedeli delle comunità cristiane, alle
agenzie funebri e a tutti gli operatori del settore (fioristi, organisti, ministri del canto etc.)
e alle quali i presbiteri e i responsabili delle comunità sono impegnati ad attenersi.
1. Al momento della morte di un proprio caro, i familiari informino direttamente quanto
prima la Parrocchia, anche qualora ci si rivolgesse immediatamente ad una Impresa funebre.
La data e l’ora del funerale vengano stabilite con i responsabili della Comunità cristiana,
direttamente o attraverso l’intermediazione dell’impresa funebre, in modo da tener conto
anche della vita e degli impegni della Comunità parrocchiale.
2. Attraverso le diverse tappe celebrative delle esequie la Chiesa annuncia che la morte è una
realtà comunitaria, poiché la persona defunta non è esistita solo per i suoi cari, ma in quanto
credente è stata parte della comunità cristiana e come cittadino è stata membro della città de-gli
uomini. Per questo è opportuno incoraggiare la preferenza, per la celebrazione nella chiesa
della comunità a cui si appartiene, piuttosto che nelle cappelle degli ospedali, dei cimiteri e
delle case di riposo.
3. In una delle sere che precedono le esequie, la comunità familiare è invitata a pregare
per il proprio caro defunto. La Veglia può esseresvolta in casa o in chiesa; la comunità
cristiana si farà vicina ai familiari attraverso il prete o un altro ministro laico o religioso/
a incaricato e appositamente mandato per guidare la preghiera.
Pur mantenendo la prassi del rosario, è auspicabile qualificare liturgicamente la Veglia
con una proclamazione più specifica della Parola di Dio, con opportuni e brevi interventi,
non senza qualche elemento che si richiami alla devozione popolare.
In questa veglia è possibile dare spazio alle “testimonianze / ricordo” da parte di familiari,
15
i giorni della Pasqua - 17
amici e delle varie associazioni a cui il defunto ha partecipato durante la sua vita. Una di
queste testimonianze, concordata precedentemente tra i familiari e il parroco, può essere
collocata, prima dell’ultimo saluto, al momento delle esequie.
4. Un momento delicato è costituito dalla chiusura della bara, quando il volto del defunto
scompare per sempre dalla vista dei familiari: è importante viverlo nella preghiera. Se, però,
la salma si trova all’obitorio sta diventando sempre più difficile per il parroco essere presente;
anche i cappellani d’ospedale, vivono la medesima difficoltà. Per questo (come prevede il
Rituale) la celebrazione della chiusura della bara potrà essere guidata da un
rappresentante della comunità (ministro della consolazione) oppure affidata agli stessi
familiari. In tal caso il parroco attenderà la salma alla porta della chiesa. Le comunità
parrocchiali sono chiamate ad individuare al più presto le persone da incaricare per questo
compito e di curarne la formazione secondo il progetto predisposto dall’Ufficio liturgico
diocesano.
5. Le esequie, in chiesa, possono essere celebrate con la liturgia della Parola o con la
Messa. La famiglia del defunto può scegliere, in dialogo col sacerdote, una delle due modalità
in coerenza con la effettiva partecipazione del defunto alla Messa nel corso della sua esistenza.
Nell’uno e nell’altro caso la comunità cristiana cura l’intera celebrazione con la presenza, di
tutti i ministeri che essa è in grado di esprimere (lettori, cantori, organista, ministri della
comunione, ministri della consolazione ecc...). Si ricorda che il funerale con la Liturgia della
Parola mantiene tutta la dignità di celebrazione cristiana della Chiesa! Questa forma celebrativa,
inoltre, lascia uno spazio più ampio per un adattamento delle parole e dei gesti che esprimono
la vicinanza e la preghiera nel lutto.
6. I fiori, posti accanto al feretro, esprimono l’affetto verso il defunto, i legami di amicizia
che si prolungano oltre la morte e la speranza che egli possa ritrovare il giardino del Paradiso.
La ricchezza comunicativa di questo segno può, però, essere vanificata quando c’è esagerazione
e ostentazione. Agli sprechi per le onoranze funebri si preferiscano piuttosto autentici gesti di
solidarietà a vantaggio di reali necessità.
I fiori portati per l’arredo della chiesa e posti davanti all’altare e all’ambone, sono un
atto di offerta al Signore e alla comunità, per cui dopo la celebrazione è opportuno
lasciarli in chiesa, a ornamento della casa di. Dio. Anche la raccolta delle offerte in
chiesa, se viene fatta, come ha stabilito il Sinodo della Chiesa Vicentina (n. 99), va
destinata dalla parrocchia ad una iniziativa di bene.
7. La bara normalmente porta incisi segni e figure cristiani che, durante la celebrazione,
è opportuno rimangano visibili. È preferibile sistemare altri oggetti, (ricordo di
appartenenze a gruppi, testimonianza di passioni vissute etc.), nelle vicinanze, piuttosto
che sopra la bara, dove, invece, può essere collocato il Libro della Parola di Dio che
illumina il cammino dei fedeli, ne nutre la fede, rafforza la speranza, accende la carità.
Bandiere, gagliardetti etc, vanno tenuti fuori dall’area presbiterale, in zona discosta rispetto
all’altare.
8. Le intenzioni della Preghiera dei fedeli vanno preparate con i familiari e con il gruppo
18 - i giorni della Pasqua
16
liturgico (o con i ministri della consolazione). Non ci si limiti a pregare per il solo defunto, ma si
abbracci tutta la realtà ecclesiale e sociale. Il prete verifichi le intenzioni, le corregga, dia loro il
giusto ordine prima della Messa. Eventuali altre preghiere possono essere raccolte e consegnate
ai familiari alla fine della celebrazione.
9. Il rito delle esequie già prevede la possibilità dell’intervento di una persona che pronunci
brevi parole di cristiano ricordo nei riguardi del defunto. Altri interventi e testimonianze,
se non sono stati fatti in occasione della Veglia, siano collocati comunque fuori dalla
celebrazione eucaristica (prima o al cimitero). Va evitata l’esecuzione di canti o musiche
estranei alla liturgia.
10. Tenuto conto che sempre più spesso al rito dell’ultima raccomandazione e commiato
l’assemblea si scioglie e solo i familiari accompagnano il feretro al luogo della sepoltura,
la celebrazione in chiesa si conclude sempre con la benedizione ed il congedo.
11. Terminata la celebrazione in chiesa, la salma viene accompagnata al cimitero. Infatti, il
rito delle esequie ha il significato di un ‘accompagnamento’, pertanto termina con la
deposizione del corpo nella tomba. Le agenzie funebri siano di aiuto per ricordare ai familiari
l’importanza di procedere subito verso il luogo della sepoltura.
12. La processione al cimitero è, ormai, fattibile solo là dove il cimitero non dista molto dalla
chiesa. Quando si svolge, la processione può essere accompagnata nella preghiera dal prete (o
dal diacono), oppure da un ministro della consolazione, segno della presenza della comunità.
13. Al cimitero, in assenza del prete o del diacono, la comunità si rende presente attraverso un
ministro della consolazione che accompagna questo momento con la luce della Parola di Dio e
con il conforto di quella preghiera che esprime e alimenta la speranza cristiana.
14. La Chiesa cattolica ha sempre preferito la sepoltura del corpo dei defunti come forma più
idonea ad esprimere la pietà dei fedeli verso coloro che sono passati da questo mondo al Padre.
Tuttavia, in assenza di motivazioni contrarie alla fede, non si oppone alla cremazione. In tal
caso la celebrazione liturgica precede la cremazione e si ritiene conclusa solo al momento della
deposizione dell’urna in cimitero.
La Chiesa è, però, decisamente contraria alla prassi di spargere le ceneri oppure di
conservarle in luoghi diversi dal cimitero, luogo della memoria che raccoglie la comunità
intorno al ricordo dei propri morti. Tale prassi, infatti, sottintende una concezione
privatistica della morte in contrasto con il significato delle esequie cristiane.
15. Le preghiere nel luogo della cremazione e per la deposizione dell’urna in cimitero
vengono affidate ad uno dei familiari, attraverso un sussidio che sarà fornito dalla Diocesi.
Per il FUNERALE non è prevista una tariffa se non l'offerta delle SS. Messe del
funerale, di settimo e trentesimo: in totale • 30. In genere, per chi desidera, liberamente,
dare una offerta per la chiesa può dare quanto può; diventa un modo per sostenere le
spese ordinarie e straordinarie necessarie. La Buona Usanza rimane una delle entrate
indispensabil per affrontare le spese della vita della chiesa. Il consiglio pastorale ha
deciso da tempo che tale offerta rimane solo per la Parrocchia e pertanto chi vuole riservare
offerte per iniziative diverse si organizzi in altro modo.
2 - i giorni della Pasqua
2
BUONA SETTIMANA SANTA
ALLE CARISSIME COMUNITÀ DI MOLVENA E VILLA!
Si apre con la domenica delle palme e trova
il suo culmine nel triduo pasquale: Gesù
patisce, muore e risuscita. E’ conosciuta
come “settimana maggiore”: è considerata
“fonte e culmine” di tutto l’anno liturgico.
Vista la centralità che riveste, con quale
spirito bisogna viverla? Lasciamo pure i
tradizionalismi che rendono il mistero di Dio
inefficace e banale. Prendiamo coscienza
che siamo chiamati alla contemplazione,
superando gli ostacoli e la nostra connaturale pigrizia, per “naufragare”
nel mare dell’amore e del perdono di Dio.
Siamo chiamati a una partecipazione costante e appassionata alle varie
celebrazioni: la “pasqua” è troppo bella e troppo grande perché si possa
ridurre ad alcuni riti che scegliamo noi sulla base della nostra “sensibilità”.
L’ “incontenibile” solennità della Pasqua è spalmata, come unica festa,
su tre giorni, dei quali il più importante, il più significativo, il più solenne
è quello della Veglia pasquale. Fin d’ora la raccomando a tutti coloro
che amano la Chiesa e la comunità parrocchiale, in particolare agli
operatori della pastorale (CPP, catechisti, animatori, educatori, volontari),
agli aderenti a vari gruppi e associazioni, ai ragazzi cresimatidi recente .
E’ “il Maestro” che ci dà appuntamento!
Osanna! Iniziamo la settimana con questo grido che esprime un desiderio:
“salvaci”, “difendici”! E’ anche il grido della nostra comunità, che invoca
perdono e difesa da ogni forma di egoismo.
Apriremo i “tre giorni” della pasqua nel segno del grembiule e
dell’Eucaristia. Gesù inaugura un nuovo stile: una vita donata è una
vita ritrovata. Oggi il suo mistero vive e perdura nella Chiesa.
Continueremo in silenziosa contemplazione davanti all’Amore crocifisso, in orante attesa di squarciare la notte con una esplosione di
“alleluia”! E ci tufferemo nel mare di grazia della grande veglia
pasquale per essere rigenerati a vita nuova.
Con la nostra partecipazione crescerà la festa nel cuore di tutti!
Buona settimana santa, sorelle e fratelli carissimi!
Vostro fratello don Luigi
3
O TTAVA
DI
i giorni della Pasqua - 19
P ASQUA
LUNEDÌ dell’Angelo 8 Aprile 2012
Ore 10.00 S. Messa: Battesimo
Martedì 09 Aprile: ore 15.00 S.Messa
Mercoledì 10 Aprile: ore 15.00 S.Messa
Giovedì 11 Aprile: ore 15.00 S.Messa
Venerdì 12 Aprile: ore 15.00 S.Messa
Sabato 13 Aprile: ore 19.00 S.Messa Festiva
Domenica 14 Aprile: 2a di Pasqua
(della Divina Misericordia)
S.S. Messe ore 08.00 - 10.00
N.B.
Per ricordare eventuali Defunti ci accordiamo a
voce, con chi desidera: dove e quando.
NUOVA FIGLA DI DIO
Emma Loren zon
entra nella Comunità Cristiana come figlia di Dio, sorella di
Gesù Cristo, Figlia della Chiesa.
Benvenuta Emma, preghiamo per te e per i tuoi Genitori
perché insieme tu cresca in una fede gioiosa.
E' doveroso porgere i ringraziamenti alle persone che hanno contribuito a
rendere questa Pasqua, serena e dignitosa: dalle Suore, persone delle pulizie,
coloro che si occupano delle composizioni floreali, Generosi chierichetti, lettori,
cantori e a quanti si adoperano per la distribuzione delle buste e bollettini per
le famiglie.
Durante le S.S. Messe di Sabato 13 Aprile
e Domenica 14 Aprile faremo l' ultima raccolta di
"Un Pane per amor DI Dio”.