C:\Dati Don Luigi\Programmi Don - Comunità cristiana di Pianezze
Transcript
C:\Dati Don Luigi\Programmi Don - Comunità cristiana di Pianezze
Francesco è il dono di Dio come nuovo Pastore. 4 Diamo il benvenuto e lo accogliamo con fede, rinnoviamo la nostra obbedienza e l'impegno di seguirlo nei suoi insegnamenti. La nostra preghiera sarà costante e lo affidiamo a Maria madre di Dio perchè lo protegga, lo costudisca da ogni pericolo. Ringraziamo insieme lo Spirito Santo che ci ha dato un vero uomo di Dio. PRIMA OMELIA DEL PAPA AI CARDINALI «Edifichiamo la Chiesa sul sangue del Signore» Il Papa, nella sua prima omelia da Pontefice, pronunciata a braccio in italiano e di cui la Radiovaticana fornisce una trascrizione di lavoro, ha sottolineato che nelle tre Letture c'è qualcosa di comune: "È il movimento. Nella prima Lettura il movimento è il cammino; nella seconda Lettura, il movimento è nell'edificazione della Chiesa; nella terza, nel Vangelo, il movimento è nella confessione. Camminare, edificare, confessare". Spiegando l'invito di Dio ad Abramo a "camminare nella sua presenza", il Papa ha commentato: "Quando ci fermiamo, la cosa non va. Camminare sempre, alla presenza del Signore, alla luce del Signore, cercando di vivere con quella irreprensibilità che Dio chiede ad Abramo nella promessa". Quindi ha proseguito: "Edificare. Edificare la Chiesa, si parla di pietre: le pietre hanno consistenza; ma pietre vive, pietre unte dallo Spirito Santo. Edificare la Chiesa, la Sposa di Cristo, su quella pietra angolare che è lo stesso Signore". Terzo punto: confessare. "Noi possiamo camminare quanto vogliamo, possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo a Gesù Cristo, la cosa non va. Camminare, edificare, confessare, ma non la Chiesa, sposa del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno i castelli di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza". Il Papa ha quindi citato una frase di Leon Bloy riferita a quando non si confessa Gesù Cristo: "Chi non prega il Signore, prega il diavolo", perché "quando non si confessa Gesù Cristo - ha spiegato - si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio". E ha proseguito: "Camminare, edificare-costruire, confessare. Ma la cosa non è così facile, perché nel camminare, nel costruire, nel confessare delle volte ci sono scosse, ci sono movimenti che non sono proprio movimenti del cammino: sono movimenti che ci tirano indietro". Il brano evangelico proposto dalla liturgia - ha sottolineato - prosegue in realtà con una situazione speciale: "Lo stesso Pietro che ha confessato Gesù Cristo, gli dice: 'Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivo. Io ti seguo, ma non parliamo di Croce. Questo non c'entra. Ti seguo ... senza la Croce'. Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce - ha osservato - non siamo discepoli del Signore: siamo mondani: siamo vescovi, preti, cardinali, papi, ma non discepoli del Signore!". "Iovorrei che tutti, dopo questi giorni di grazia - ha detto papa Francesco - abbiamo il coraggio - proprio il coraggio - di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l'unica gloria, Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti". Quindi ha concluso: "Io auguro a tutti noi che lo Spirito Santo, la preghiera della Madonna, nostra Madre, ci conceda questa grazia: camminare, edificare, confessare Gesù Cristo Crocifisso. Così sia". Risurrezione del Signore Marzo 2013 I Giorni della Pasqua Programma della Settimana Santa, del Triduo Pasquale e Ottava Gv. 20,27-29 Poi disse a Tommaso: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!”. Gli rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”. Speciale Pasqua 2013 Anno della Fede 0 1 i giorni della Pasqua - 3 Le Palme Sabato 23 Marzo ore 19.00 S. Messa Festiva Ascolta Dal V angelo secondo Giovanni. Gv 11,45-56 Vangelo In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riu-nire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regio-ne salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificar-si. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». 2 4 - i giorni della Pasqua 3 Domenica delle Palme 24 Marzo ore 8.00: S. Messa Festiva or e 10.00: Benedizione degli olivi ore Processione alla chiesa S. Messa Solenne CANTATA IN PIAZZA Un invito par ticolar e ai rragazzi agazzi del primo anno di catechismo e di particolar ticolare tutte le classi con i loro genitori. Ador azione delle “40 ORE” dorazione Invito tutti a cogliere questa occasione. Si raccomanda di essere fedeli al proprio turno in modo da assicurare sempre la presenza di persone in Adorazione. or e 15.00: SOLENNE ore APER TURA DELLE APERTURA "40 ORE " PER TUT TI TUTTI or e 16.00: gruppi Giovani e Giovanissimi con animatori; ore Piccolo Coro con genitori or e 17.00: Gruppo del Rosario Perpetuo, A.C. adulti e ore Terz'Ordine Francescano, Gruppo Alpini, Consiglio Pastorale ed Economico; Gruppo Sposi . Presso la Por ortta Maggior Maggiore e della Chiesa si raccoglie L'OFFERTA per la cera, secondo tradizione.. ter settimana sacerdoti visiteranno porter teranno In set timana i sacer doti visiter anno e por anno la comunione ad ammalati e anziani i giorni della Pasqua - 5 Lunedì Santo 25 Marzo Tutta la casa si riempì dell'aroma di quel profumo. Giovanni 12,3 or e 8.00: ore Industria ore 9.00: Luciani S.Messa vie Gazzo, De Gasperi, S.Pio X e piazze Alpini e IV novembre, vie Einaudi e or e 15.00: vie Roma, Creazzo, dell’Agù e Monte ore ore 16.00: vie Monteferro, Rinalda e S.Giuseppe or e 17.00: vie Toaldo, Tezze e Pilastro, ore or e ore 18.00: Gruppo Missionario Uganda e Caritas Martedì Santo 26 Marzo Non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte. Giovanni 13,38 ore 8.00: S.Messa ore 9.00: vie 25 Aprile, Colombare, Sandri, Moscardina e Libertà or e 15.00: Gruppi di Catechismo e A.C.R. ore con Catechisti e Animatori. or e 16.00: via Ten. Lorenzon. ore ore 17.00: vie Oldelle, Antonio Lanaro, S.Nicolò e Dalle Laste or e 18.00: vie Beltrame, Fanti e Manzardo ore ore 19.00: Cantori, Lettori e Ministri dell'Eucarestia ore 20.00 VESPERO chiusur a delle "40 or e" Pr ocessione e chiusura ore Processione Benedi zione Eucaristica un particolare invito ai ragazzi di Catechismo 6 - i giorni della Pasqua Mercoledì Santo 27 Marzo 4 5 Mor te che rivela il cuor e di Dio Morte cuore Rabbì, sono forse io? Mat Matteo teo 26,25 ore 8.00: S. Messa or e 20.30: Confessioni P asquali per tutti i gioore Pasquali os tica con la vani del Vicariato a S.Maria di Mar Maros ostica ti i Sacer doti del V icariato presenza di tut tutti Sacerdoti Vicariato Medita Ascolta DEDICA RADITO EDICAT O TO A CHI CREDE DI ESSERE TRADIT La presenza di Giuda in mezzo ai Dodici, intorno alla mensa di Gesù, è indubbiamente il fatto più inquietante tra quelli, pure tutti inquietanti, che si addensano alla vigilia della passione del Signore. È la presenza del nemico fra gli amici, di colui che colpisce nel momento e nel luogo in cui soprattutto necessaria è la fiducia, perché nessuno può ormai più difendersi nei confronti di nessuno. Gesù non ignora questa presenza, non la tace; ma insieme non scopre Giuda, non l’accusa, non discute con lui, non cerca di difendersene. Non tace a proposito di questa presenza, per essere fino all’ultimo presente anche a lui. I Dodici invece cercano di scoprire chi di loro mente: e in questo tentati-vo soccombono e ricadono sotto l’antica legge del sospetto reci-proco generalizzato, dell’accusa, della divisione. È sempre da qui che ha inizio la crisi di un rapporto di fraternità e di comunione: dal timore di essere traditi, dal timore che un altro ne approfitti, dall’impossibile pretesa di mettere alla prova e verificare l’attendibilità dell’altro. Non c’è altro modo per vincere il traditore che quello di consegnarsi nelle sue mani, e rimettere nelle mani di Dio la propria causa. Pensiamo quanti disaccordi, quante offese, quante prepotenze nascono nella nostra vita dal sospetto. Per sedere intorno alla mensa di Gesù occorre fidarsi l’uno dell’altro, senza nascondersi il prezzo che può costare questa fiducia. i giorni della Pasqua - 7 Ecco l’uomo! Appare al balcone dell’universo il volto di Gesù intriso di sangue. Il dolore sotto cui vacilla è il dolore di tutti gli uomini: molte volte ho visto il volto di Dio cosparso di sangue lungo le strade della vita sempre uguale, nei sentieri indifesi della storia dell’uomo, e non ho saputo avvicinarmi. Ecco il Figlio di Dio! Ciò che appare non è lo splendore dell’eterno, ma il patire di un Dio appassionato. «Dio prima patì e poi si incarnò. Patì vedendo la condizione dell’uomo. Patì perché l’amore è passione. Caritas est passio» ( Origene). «Amare signfica patire e appassionarsi. E chi ama di più si prepari a patire di più» (sant’Agostino). Lo vedo in Cristo, come le donne al Calvario, che stavano ad osservare da lontano. Gesù non ha avuto nemici tra le donne, solo fra loro non aveva nemici. Le donne, ultimo nucleo fedele, sono con Gesù, non possono staccare gli occhi da lui, si immergono in lui. Primo nucleo di Chiesa, guardano Gesù con lo stesso sguardo di passione con cui Dio guarda l’uomo. La Chiesa nasce, oggi come allora, dalla contemplazione del volto del crocifisso. «A fare il cristiano non sono i riti religiosi, ma il partecipare alla sofferenza di Dio» ( Dietrich Bonhoffer). Veramente quest’uomo era Figlio di Dio! Quando la Parola di Dio è diventata grido, poi è diventata muta, ecco la prima parola di un uomo, un soldato esperto di morte. Che cosa ha visto nell’agonia di un morente da fargli pronunciare il primo atto di fede cristiano? L’esperto di morte in quella morte ha visto Dio. L’ha visto nella morte, non nella risurrezione. Morire così è cosa da Dio, rivelazione del cuore di Dio. Scendi dalla croce, gridavano. Ma se scende non è Dio, è ancora la logica umana che vince, quella del più forte. Solo un Dio non scende dal legno. Si consegna alla Notte, si abbandono all’Altro per gli altri, e passa dall’abbandono di Dio («perché mi hai abbandonato?») all’abbandono a Dio («nelle tue mani...»), rappresentandoci tutti nei nostri abbandoni, nelle desolazioni, nelle notti. Io so che non capirò mai la croce, l’uomo non regge questo amore, è troppo limpido, ma Cristo non è venuto perché lo comprendessimo, ma perché ci aggrappassimo alla sua croce, lasciandoci semplicemente sollevare da lui. La fede è abbandonarsi all’abbandonato amore. Ogni grido, ogni abbandono, può sembrare una sconfitta. Ma se è affidato al Padre, ha il potere, senza che noi lo sappiamo, di far tremare la pietra di ogni nostro sepolcro. Ermes Ronchi 6 7 Giovedì Santo - Cena del Signore 28 Marzo or e 9.00 in Cattedrale a Vicenza, Pasqua di Comunione ore con tutti i preti. Consacrazione degli Olii Santi per i Sacramenti or e 15.30 Confessioni per i ragazzi di 5^ elementare e ore delle medie or e 20.00: S.MESSA Commemorazione delore TIA. Rito della lavanda l’IISTITUZIONE DELL’EUCARIS UCARISTIA dei piedi ai ragazzi di Prima Comunione Riposizione e A dor azione del SantisAdor dorazione simo nella Cappellina della Misericordia. Adorazione per tutti fino alle 22.30 1^ Corinzi 11,23-26 Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me. Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga». Ascolta Esodo 12,1-8.11-14 «Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. Lo mangerete con i f ianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre”». dal Salmo 115 Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza i giorni della Pasqua - 9 Giovanni 13,1-15 Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». Medita 8 - i giorni della Pasqua Diff icile immaginar e lo ssttato d Difficile immaginare d’’animo dei discepoli durante la cena pasquale con Gesù. Si rendevano conto di quello che sarebbe successo da lì a poco? Chiaro invece è il sentimento di Gesù: «li amò sino alla fine». Per questo nella più importante festa per il popolo di Israele, Gesù consegna i cardini costitutivi della chiesa: i sacramenti del pane e del vino e del servizio, segni del dono totale, eterno, incancellabile. Così Gesù ama sino alla fine dei tempi dando se stesso e lasciando in eredità il suo stile. Giovanni ci aiuta a riflettere sul dono del servizio fraterno, luogo dove si concretizza lo stile dell’amore e il sacramento eucaristico. E lo fa con il gesto difficile del lavare i piedi, che era riservato agli schiavi. Gesù trasforma questo gesto umiliante in un segno di amore profondo, di delicatezza, di disponibilità affettuosa e senza riserve, senza tempi stabiliti o scadenze. Quante volte nelle nostre case questo avviene: quante volte un genitore si accosta al figlio malato per lavargli i piedi, per servirlo; quante volte un figlio assiste il genitore anziano e in sofferenza per alleviare la fatica di un’età difficile... Co-me Gesù, amano sino alla fine, cioè senza riserve, senza patti, senza contraccambio. Che cosa poteva ottenere in cambio Gesù dai suoi dscepoli, che dopo poco lo avrebbero addirittura abbandonato? Che cosa si può avere in cambio da un figlio malato, da un anziano non autosufficiente? 8 9 Venerdì Santo - Passione del Signore 29 Marzo Dalle 9.00 alle 11.30 Adorazione libera per tutti in Cappellina della Misericordia or e 15.00 ucis animat a dai Ragazzi e ore 15.00: V ia Cr Crucis animata Ador azione della Cr oce dorazione Croce ter ut porter teranno frut utto loro I Ragazzi del Catechismo por anno il fr to dei lor o sacrif ici quaresimali contenuti nel loro salvadanaio. Dalle 17.00 alle 18.00 a disposizione per le Confessioni or e 20.00: Celebr azione della PASSIONE E MORore Celebrazione TE DI GESÙ Lettura del Passio - Preghiere universali - Adorazione della Croce - Santa Comunione a vuole nata giornat questta gior L'offer nat ffer t a di ques L'o essere un concreto aiuto ai Cristiani Santa. errr a Sant a. er della TTer dal Salmo 30 Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito Ebrei 4,14-16;5,7-9 Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono. Giovanni 19,12-37 Pilato cercava il modo di rimettere in libertà Gesù. Ma i giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Golgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù inmezzo. Ascolta Isaia 52,13-53,12 Egli è stato trafitto per le nostre colpe. i giorni della Pasqua - 11 Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei giudei». Molti giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei giudei”». Rispose Pilato: »Quel che ho scritto, ho scritto». I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti, -una per ciascun soldato- e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Cleopa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: »Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parasceve e i giudei, perché i corpi non rimanessero sul-la croce durante il sabato -era infatti un giorno solenne quel sabato- chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto». Medita 10 - i giorni della Pasqua Sulla croce Cristo ha dato la più alta lezione di amore. Gesù ormai aveva dato tutto. Dall’alto della croce aveva visto che i soldati che si dividevano le vesti. Anche la tunica era stata tirata a sorte. La dignità era stata per sempre ritirata da quell’uomo che sulla croce si confondeva con i malfattori. Rimaneva la madre ai piedi della sua croce. «Ecco il tuo figlio» le disse indicando il discepolo amato; «Ecco tua madre» disse ancora a lui. Sulla croce il Figlio di Dio si è spogliato proprio di tutto. Nessun uomo avrebbe osato spingersi a tanto. Egli era Dio, per questo poté arrivare fin qui. Gli rimaneva la divinità. La sua unione col Padre, la dolcissima e ineffabile unione con lui. Ebbene, sperimentò perfino l’abbandono del Padre. Ha voluto assaporare fino in fondo la morte dei malfattori, senza aver nessuno che sperimentasse l’abbandono di Dio come lui. E non aveva più nessuno. Lionello Canto 10 12 - i giorni della Pasqua 11 Sabato Santo Veglia Pasquale 30 Marzo Costtante è disponibile per le ConfesDon Cos sioni al mattino dalle ore 9.00 alle 12.00 e al pomeriggio dalle 15.00 alle 18.00. Giornat nata Gior nat a della Carità Alle porte della chiesa si raccolgono le offerte di “Un Offer overi nella nos tr a Comunità Offertta i P Poveri nostr tra Benedizione del Cer o P asquale, Cero Pasquale, del Fuoco e dell'Acqua; Solenne Annuncio pasquale, Pr eghier e Univer sali, Preghier eghiere Universali, Rinnovamento delle Promesse Battesimali e S. MESSA DI RISUR REZIONE ISURREZIONE Medita or e 20.30: VEGLIA P ASQU ALE ore PASQU ASQUALE Il sabato santo è vissuto dai discepoli nella paura e nel timore del peggio. Tutto sembrava riservare loro sconfitte e umiliazioni crescenti. Tra i discepoli, Maria vive un’attesa fiduciosa e paziente; ella sa che le promesse di Dio si avvereranno. Ella ci è maestra: non è finito per i discepoli di Cristo il tempo dell’attesa. Quando i frutti sperati stentano a venire, quando a tanti sforzi nell’ambito ecclesiale, sociale o nel campo educativo sembra corrispondere un misero risultato, le nostre anime si lasciano attanagliare dal pessimismo. lJassenza di speranza è forse la malattia mortale delle coscienze in quest’epoca segnata dalla fine di tanti sogni ideologici e delle aspirazioni a essi connesse. All’indifferenza e alla frustrazione, alla concentrazione sul puro godimento dell’attimo presente, senza attese di futuro, può opporsi come antidoto soltanto la speranza. Non quella fondata su calcoli, previsioni e statistiche, ma la speranza che ha il suo unico fondamento nella promessa di Dio. Credere in Cristo, morto e risorto per noi, significa essere testimoni di speranza con la parola e con la vita. Con la parola: non dobbiamo temere di toccare i grandi temi oggetto della speranza ultima (morte, giudizio, inferno, purgatorio e paradiso). Come cristiani siamo i grandi banditori di un’esistenza che trova la sua sorgente nel cuore eterno di Dio e il suo traguardo nell’eternità. Con la vita: siamo chiamati a dare segni credibili della luce che un’esistenza destinata all’eternità getta sulla storia. Dunque, chiamati ad amare ancora di più questo tempo, questo mondo, perché destinato alla gloria di Dio. Ci è modello e aiuto la “donna forte” del sabato santo, Maria, che ha dimostrato di saper sperare contro ogni speranza e di credere nell’impossibile possibilità di Dio al di là di ogni evidenza della sua sconfitta. LA P AROL A del Sabato Santo PAROL AROLA PAROLA DI OGGI Noi non sappiamo, o Maria, da quale tipo di consolazione profonda sei stata sostenuta nel tuo Sabato santo. Tu nel sabato della delusione sei la Madre della speranza e ci ottieni la consolazione del cuore. Che cosa ci dici, o Maria, dal silenzio che ti avvolge? Ti sento ripetere, come un sospiro, la parola del tuo Figlio: «Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime». Tu, o Maria, hai imparato ad attendere e a sperare. Hai sperato contro ogni speranza sotto alla croce e fino al sepolcro, hai vissuto il Sabato santo infondendo speranza ai discepoli smarriti e delusi. Tu ottieni per loro e per noi la consolazione della speranza, la consolazione del cuore. Noi ti preghiamo, o madre della speranza e della pazienza: chiedi al tuo Figlio che abbia misericordia di noi e ci venga a cercare sulla strada delle nostre fughe e impazienze, come ha fatto con i discepoli di Emmaus. Chiedi che ancora una volta la sua parola riscaldi il nostro cuore. Intercedi per noi affinché viviamo nel tempo con la speranza dell’eternità, con la certezza che il disegno di Dio sul mondo si compirà a suo tempo e noi potremo contemplare con gioia la gloria del Risorto, gloria che già è presente, pur se in maniera velata, nel mistero della storia. tini Martini Carlo Maria Mar i giorni della Pasqua - 13 O Signore, stringici al tuo cuore e asciuga le lacrime della nostra disperazione. Vieni, Signore, vieni e risorgi in mezzo a noi! Giuliano Landolfi Scatta l'ora legale 12 13 Domenica di Pasqua Risurrezione del Signore 31 Marzo CRIS TO NOS TRA P ASQU A E’ RISOR TO. CRIST NOST PASQU ASQUA RISORT ALLEL UIA! ALLELUIA! SS. Messe ore 8.00 or e 10.00 Solenne cant at a ore cantat ata or e 11.15 Solenne cant at a ore cantat ata dal Salmo 117 Questo è il giorno che hafatto il Signore: rallegriamoci ed esaltiamo Colossesi 3,1-4 Fratelli, siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparire-te con lui nella gloria. «Met tiamoci mia pietr a sopr a!». Può capitare di sentire qualcuno uscire «Mettiamoci pietra sopra!». con un’espressione del genere che riveste vari significati: in genere rappresenta l’epilogo di una discussione accesa o di una serie di fraintendimenti. “Metterci una pietra sopra” costituisce una specie di accordo, un modo per guardare al futuro lasciando alle spalle quanto può aver procurato del male. Se da una parte questa scelta può favorire il quieto vivere, dall’altra non mette del tutto in pace la coscienza. Chi è in grado di dimenticare un torto subito? Altro che pietra sopra! Certe parole rimangono dentro e sono pesanti come pietre. . . ma sullo stomaco! Forse diciamo di metterci una pietra sopra perché sotto sotto non vogliamo affrontare queste difficoltà: la paura ce lo sconsiglia. Ascolta Atti 10,34a.3743 In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito santo e ptenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome». i giorni della Pasqua - 15 Luca 24,1-12 Il primo giorno della settimana, al mattino presto le donne si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”». Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto. Medita 14 - i giorni della Pasqua Al mat tino di pasqua tr oviamo che una pietra è stata spostata, tolta da un mattino troviamo sepolcro. Quella pietra voleva essere l’epilogo di una storia che, per i gusti di scribi, farisei e capi del popolo, era andata fin troppo per le lunghe. Appunto, proprio loro avevano desiderato ardentemente di mettere una pietra sopra alla storia di Gesù di Nazaret e finalmente ritenevano di aver messo fuori gioco un personaggio che aveva dato a tutti del filo da torcere. Anche Ponzio Pilato poteva dirsi soddisfatto: lavandosi le mani credeva di aver risistemato l’ordine pubblico senza sporcare più di tanto la sua coscienza. Forse anche gli apostoli ci “avevano messo una pietra sopra” Dopo aver visto il Maestro frustato a sangue, stremato sulla via del Calvario sotto il peso della croce, dopo aver udito i colpi del martello sui chiodi che gli laceravano la carne, dopo aver sentito l’urlo straziante di dolore mentre era appeso alla croce, alla chiusura del sepolcro, si saranno detti: «È tutto finito! Gesù è morto e sepolto! È stata una bella esperienza, ma adesso For tunato Agos tini basta... mettiamoci una pietra sopra!». Fortunato Agostini 16 - i giorni della Pasqua 14 In occasione della Pasqua presento il documento integrale del Rito delle Esequie. E' bene che prendiamo visione e in occasione dei funerali siamo informati. DIOCESI DI VICENZA RIT O DELLE ESEQUIE RITO INDICA ZIONI P AS TORALI PAS AST La liturgia cristiana dei funerali è celebrazione del mistero pasquale di Cristo Signore. Nelle esequie la Chiesa prega che i suoi figli, incorporati per il Battesimo a Cristo morto e risorto, passino con lui dalla morte alla vita e, debitamente purificati nell’anima, vengano accolti con i santi e gli eletti nel cielo, mentre il corpo aspetta la beata speranza della venuta di Cristo e la resurrezione dei morti. (RE Premesse 1) La seconda edizione del Rito delle esequie in lingua italiana presentata ufficialmente lo scorso 2 marzo 2012 e obbligatoriamente in uso a partire dal 02 novembre 2012, propone un accompagnamento, da parte di tutta la comunità, del defunto dal letto di morte sino al sepolcro, attraverso una ampia e articolata proposta rituale. Per una significativa celebrazione delle esequie, pertanto, la Diocesi di Vicenza stabilisce le seguenti indicazioni pastorali, da comunicare ai fedeli delle comunità cristiane, alle agenzie funebri e a tutti gli operatori del settore (fioristi, organisti, ministri del canto etc.) e alle quali i presbiteri e i responsabili delle comunità sono impegnati ad attenersi. 1. Al momento della morte di un proprio caro, i familiari informino direttamente quanto prima la Parrocchia, anche qualora ci si rivolgesse immediatamente ad una Impresa funebre. La data e l’ora del funerale vengano stabilite con i responsabili della Comunità cristiana, direttamente o attraverso l’intermediazione dell’impresa funebre, in modo da tener conto anche della vita e degli impegni della Comunità parrocchiale. 2. Attraverso le diverse tappe celebrative delle esequie la Chiesa annuncia che la morte è una realtà comunitaria, poiché la persona defunta non è esistita solo per i suoi cari, ma in quanto credente è stata parte della comunità cristiana e come cittadino è stata membro della città de-gli uomini. Per questo è opportuno incoraggiare la preferenza, per la celebrazione nella chiesa della comunità a cui si appartiene, piuttosto che nelle cappelle degli ospedali, dei cimiteri e delle case di riposo. 3. In una delle sere che precedono le esequie, la comunità familiare è invitata a pregare per il proprio caro defunto. La Veglia può esseresvolta in casa o in chiesa; la comunità cristiana si farà vicina ai familiari attraverso il prete o un altro ministro laico o religioso/ a incaricato e appositamente mandato per guidare la preghiera. Pur mantenendo la prassi del rosario, è auspicabile qualificare liturgicamente la Veglia con una proclamazione più specifica della Parola di Dio, con opportuni e brevi interventi, non senza qualche elemento che si richiami alla devozione popolare. In questa veglia è possibile dare spazio alle “testimonianze / ricordo” da parte di familiari, 15 i giorni della Pasqua - 17 amici e delle varie associazioni a cui il defunto ha partecipato durante la sua vita. Una di queste testimonianze, concordata precedentemente tra i familiari e il parroco, può essere collocata, prima dell’ultimo saluto, al momento delle esequie. 4. Un momento delicato è costituito dalla chiusura della bara, quando il volto del defunto scompare per sempre dalla vista dei familiari: è importante viverlo nella preghiera. Se, però, la salma si trova all’obitorio sta diventando sempre più difficile per il parroco essere presente; anche i cappellani d’ospedale, vivono la medesima difficoltà. Per questo (come prevede il Rituale) la celebrazione della chiusura della bara potrà essere guidata da un rappresentante della comunità (ministro della consolazione) oppure affidata agli stessi familiari. In tal caso il parroco attenderà la salma alla porta della chiesa. Le comunità parrocchiali sono chiamate ad individuare al più presto le persone da incaricare per questo compito e di curarne la formazione secondo il progetto predisposto dall’Ufficio liturgico diocesano. 5. Le esequie, in chiesa, possono essere celebrate con la liturgia della Parola o con la Messa. La famiglia del defunto può scegliere, in dialogo col sacerdote, una delle due modalità in coerenza con la effettiva partecipazione del defunto alla Messa nel corso della sua esistenza. Nell’uno e nell’altro caso la comunità cristiana cura l’intera celebrazione con la presenza, di tutti i ministeri che essa è in grado di esprimere (lettori, cantori, organista, ministri della comunione, ministri della consolazione ecc...). Si ricorda che il funerale con la Liturgia della Parola mantiene tutta la dignità di celebrazione cristiana della Chiesa! Questa forma celebrativa, inoltre, lascia uno spazio più ampio per un adattamento delle parole e dei gesti che esprimono la vicinanza e la preghiera nel lutto. 6. I fiori, posti accanto al feretro, esprimono l’affetto verso il defunto, i legami di amicizia che si prolungano oltre la morte e la speranza che egli possa ritrovare il giardino del Paradiso. La ricchezza comunicativa di questo segno può, però, essere vanificata quando c’è esagerazione e ostentazione. Agli sprechi per le onoranze funebri si preferiscano piuttosto autentici gesti di solidarietà a vantaggio di reali necessità. I fiori portati per l’arredo della chiesa e posti davanti all’altare e all’ambone, sono un atto di offerta al Signore e alla comunità, per cui dopo la celebrazione è opportuno lasciarli in chiesa, a ornamento della casa di. Dio. Anche la raccolta delle offerte in chiesa, se viene fatta, come ha stabilito il Sinodo della Chiesa Vicentina (n. 99), va destinata dalla parrocchia ad una iniziativa di bene. 7. La bara normalmente porta incisi segni e figure cristiani che, durante la celebrazione, è opportuno rimangano visibili. È preferibile sistemare altri oggetti, (ricordo di appartenenze a gruppi, testimonianza di passioni vissute etc.), nelle vicinanze, piuttosto che sopra la bara, dove, invece, può essere collocato il Libro della Parola di Dio che illumina il cammino dei fedeli, ne nutre la fede, rafforza la speranza, accende la carità. Bandiere, gagliardetti etc, vanno tenuti fuori dall’area presbiterale, in zona discosta rispetto all’altare. 8. Le intenzioni della Preghiera dei fedeli vanno preparate con i familiari e con il gruppo 18 - i giorni della Pasqua 16 liturgico (o con i ministri della consolazione). Non ci si limiti a pregare per il solo defunto, ma si abbracci tutta la realtà ecclesiale e sociale. Il prete verifichi le intenzioni, le corregga, dia loro il giusto ordine prima della Messa. Eventuali altre preghiere possono essere raccolte e consegnate ai familiari alla fine della celebrazione. 9. Il rito delle esequie già prevede la possibilità dell’intervento di una persona che pronunci brevi parole di cristiano ricordo nei riguardi del defunto. Altri interventi e testimonianze, se non sono stati fatti in occasione della Veglia, siano collocati comunque fuori dalla celebrazione eucaristica (prima o al cimitero). Va evitata l’esecuzione di canti o musiche estranei alla liturgia. 10. Tenuto conto che sempre più spesso al rito dell’ultima raccomandazione e commiato l’assemblea si scioglie e solo i familiari accompagnano il feretro al luogo della sepoltura, la celebrazione in chiesa si conclude sempre con la benedizione ed il congedo. 11. Terminata la celebrazione in chiesa, la salma viene accompagnata al cimitero. Infatti, il rito delle esequie ha il significato di un ‘accompagnamento’, pertanto termina con la deposizione del corpo nella tomba. Le agenzie funebri siano di aiuto per ricordare ai familiari l’importanza di procedere subito verso il luogo della sepoltura. 12. La processione al cimitero è, ormai, fattibile solo là dove il cimitero non dista molto dalla chiesa. Quando si svolge, la processione può essere accompagnata nella preghiera dal prete (o dal diacono), oppure da un ministro della consolazione, segno della presenza della comunità. 13. Al cimitero, in assenza del prete o del diacono, la comunità si rende presente attraverso un ministro della consolazione che accompagna questo momento con la luce della Parola di Dio e con il conforto di quella preghiera che esprime e alimenta la speranza cristiana. 14. La Chiesa cattolica ha sempre preferito la sepoltura del corpo dei defunti come forma più idonea ad esprimere la pietà dei fedeli verso coloro che sono passati da questo mondo al Padre. Tuttavia, in assenza di motivazioni contrarie alla fede, non si oppone alla cremazione. In tal caso la celebrazione liturgica precede la cremazione e si ritiene conclusa solo al momento della deposizione dell’urna in cimitero. La Chiesa è, però, decisamente contraria alla prassi di spargere le ceneri oppure di conservarle in luoghi diversi dal cimitero, luogo della memoria che raccoglie la comunità intorno al ricordo dei propri morti. Tale prassi, infatti, sottintende una concezione privatistica della morte in contrasto con il significato delle esequie cristiane. 15. Le preghiere nel luogo della cremazione e per la deposizione dell’urna in cimitero vengono affidate ad uno dei familiari, attraverso un sussidio che sarà fornito dalla Diocesi. Per il FUNERALE non è prevista una tariffa se non l'offerta delle SS. Messe del funerale, di settimo e trentesimo: in totale • 30. In genere, per chi desidera, liberamente, dare una offerta per la chiesa può dare quanto può; diventa un modo per sostenere le spese ordinarie e straordinarie necessarie. La Buona Usanza rimane una delle entrate indispensabil per affrontare le spese della vita della chiesa. Il consiglio pastorale ha deciso da tempo che tale offerta rimane solo per la Parrocchia e pertanto chi vuole riservare offerte per iniziative diverse si organizzi in altro modo. 2 - i giorni della Pasqua 2 BUONA SETTIMANA SANTA ALLE CARISSIME COMUNITÀ DI MOLVENA E VILLA! Si apre con la domenica delle palme e trova il suo culmine nel triduo pasquale: Gesù patisce, muore e risuscita. E’ conosciuta come “settimana maggiore”: è considerata “fonte e culmine” di tutto l’anno liturgico. Vista la centralità che riveste, con quale spirito bisogna viverla? Lasciamo pure i tradizionalismi che rendono il mistero di Dio inefficace e banale. Prendiamo coscienza che siamo chiamati alla contemplazione, superando gli ostacoli e la nostra connaturale pigrizia, per “naufragare” nel mare dell’amore e del perdono di Dio. Siamo chiamati a una partecipazione costante e appassionata alle varie celebrazioni: la “pasqua” è troppo bella e troppo grande perché si possa ridurre ad alcuni riti che scegliamo noi sulla base della nostra “sensibilità”. L’ “incontenibile” solennità della Pasqua è spalmata, come unica festa, su tre giorni, dei quali il più importante, il più significativo, il più solenne è quello della Veglia pasquale. Fin d’ora la raccomando a tutti coloro che amano la Chiesa e la comunità parrocchiale, in particolare agli operatori della pastorale (CPP, catechisti, animatori, educatori, volontari), agli aderenti a vari gruppi e associazioni, ai ragazzi cresimatidi recente . E’ “il Maestro” che ci dà appuntamento! Osanna! Iniziamo la settimana con questo grido che esprime un desiderio: “salvaci”, “difendici”! E’ anche il grido della nostra comunità, che invoca perdono e difesa da ogni forma di egoismo. Apriremo i “tre giorni” della pasqua nel segno del grembiule e dell’Eucaristia. Gesù inaugura un nuovo stile: una vita donata è una vita ritrovata. Oggi il suo mistero vive e perdura nella Chiesa. Continueremo in silenziosa contemplazione davanti all’Amore crocifisso, in orante attesa di squarciare la notte con una esplosione di “alleluia”! E ci tufferemo nel mare di grazia della grande veglia pasquale per essere rigenerati a vita nuova. Con la nostra partecipazione crescerà la festa nel cuore di tutti! Buona settimana santa, sorelle e fratelli carissimi! Vostro fratello don Luigi 3 O TTAVA DI i giorni della Pasqua - 19 P ASQUA LUNEDÌ dell’Angelo 8 Aprile 2012 Ore 10.00 S. Messa: Battesimo Martedì 09 Aprile: ore 15.00 S.Messa Mercoledì 10 Aprile: ore 15.00 S.Messa Giovedì 11 Aprile: ore 15.00 S.Messa Venerdì 12 Aprile: ore 15.00 S.Messa Sabato 13 Aprile: ore 19.00 S.Messa Festiva Domenica 14 Aprile: 2a di Pasqua (della Divina Misericordia) S.S. Messe ore 08.00 - 10.00 N.B. Per ricordare eventuali Defunti ci accordiamo a voce, con chi desidera: dove e quando. NUOVA FIGLA DI DIO Emma Loren zon entra nella Comunità Cristiana come figlia di Dio, sorella di Gesù Cristo, Figlia della Chiesa. Benvenuta Emma, preghiamo per te e per i tuoi Genitori perché insieme tu cresca in una fede gioiosa. E' doveroso porgere i ringraziamenti alle persone che hanno contribuito a rendere questa Pasqua, serena e dignitosa: dalle Suore, persone delle pulizie, coloro che si occupano delle composizioni floreali, Generosi chierichetti, lettori, cantori e a quanti si adoperano per la distribuzione delle buste e bollettini per le famiglie. Durante le S.S. Messe di Sabato 13 Aprile e Domenica 14 Aprile faremo l' ultima raccolta di "Un Pane per amor DI Dio”.