LA LEGGENDA narra che un agricoltore ungherese fu il primo che

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LA LEGGENDA narra che un agricoltore ungherese fu il primo che
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narra che un agricoltore ungherese fu il primo che importò il
Malbec in Francia. Non si è capito esattamente se fu lui, ma certamente
nella regione del Bordeaux il Malbec è ora una delle sei varietà d’uvaggio
consentita per la produzione del famosissimo vino francese. Negli anni il Malbec si è diffuso cosí tanto che, grazie soprattutto alle aziende argentine, si trova
in molte lounge degli Stati Uniti, anche in quelle di compagnie aeree Europee:
non ho avuto difficoltà a trovarne una bottiglia alla sala d’attesa della Lufthansa.
Non amo quel gusto troppo intenso, quella sensazione di prugna mista a ciliegia,
ma oggi qualunque vino «full body» andrebbe bene per dimenticare un’avventura
cominciata tanti anni fa e conclusasi con una delusione che probabilmente dimenticherò solamente tra qualche mese.
Però non scorderò la sensazione di freddo provata oggi alla Boston Marathon,
nemmeno se dovessi indulgere in un secondo o terzo bicchiere di Malbec: le due
ore per raggiungere la partenza, le tre ore di attesa a Hopkinton, ma soprattutto
le 2 ore e 47 di gara e l’ora post gara per recuperare gli indumenti puliti al Boston
Common e i 45 minuti di ritorno in hotel hanno tutti lasciato il segno. Un segno
indelebile, pur in una mente forte di chi ama la corsa e si allena solo per il piacere
di farlo.
Ero partito per correre Boston ed ottenere un ottimo risultato, visto che gli
allenamenti davano segnali estremamente positivi. Ma all’arrivo a Boston le
previsioni meteo non consentivano grosse speranze: ai molti podisti incontrati
in giro per Boston la domanda più frequente era il potenziale tempo perso causa
A LEGGENDA
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il fortissimo vento e la possibile pioggia sul percorso. Non ho voluto spiegare la
mia opinione (tra i 3 e 5 minuti), le mie conoscenze statistiche e le mie numerose
letture sull’argomento potevano portare valore aggiunto alla conversazione, ma
parlare con il podista americano di corsa non è il mio hobby preferito.
All’attento lettore sorge spontanea la domanda: «perché bevo il Malbec?»
Risposta facile: per dimenticare. Dimenticare la gara: oggi non è andata per
nulla bene, ho fatto una magra figura, mi sono fatto superare da troppe persone
nella seconda parte della gara. Dimenticare l’atteggiamento mentale: pur essendo passato alla mezza in 1h20:13, in gara si deve restare focalizzati anche
non correndo al miglior ritmo possibile e oggi non l’ho fatto. Ho mollato, non
è da podista amatore, quello che onora la gara dal primo all’ultimo chilometro.
Dimenticare la pianificazione delle gare: non si possono correre due maratone a distanza di 5 settimane, lasciamolo fare ai pacer, non agli amatori che
cercano di migliorarsi. Infine, dimenticare gli allenamenti: pochi km a tempo
run, troppi pochi allenamenti veloci, veramente limitati i lunghi, mai cosí pochi
da quando corro! Non ci s’improvvisa podisti, ci vuole rigore e passione (e il
DNA), altrimenti è meglio usare le scarpette per uscite aerobiche.
Dopo questa grossa delusione, la vera domanda è «lascio o raddoppio?», con
il vino intendo....
Articolo originariamente pubblicato sul sito TheRunningPitt.com.
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