Programma dettagliato

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Programma dettagliato
MEDITERRANEO È CULTURA
L’associazione culturale
“Mediterraneo è Cultura”
presenta
FESTIVAL
DELLA LETTERATURA
MEDITERRANEA
xiii edizione
LUCERA (FG)
16/20 SETTEMBRE
2015
DONNE E SCRITTURA
Al centro del tema scelto per la tredicesima edizione del Festival della Letteratura
Mediterranea, STILE OSTILE. DONNE E SCRITTURA, c’è la donna: la sua forza e la sua
capacità di reagire in situazioni “ostili”. Gli ospiti presenti condivideranno con il pubblico
esperienze – reali o immaginarie - simboliche di percorsi di autodeterminazione,
ancora oggi troppo spesso contrastati e non sempre possibili. Donne che, insoddisfatte,
decidono di alzarsi in piedi e agire sovvertendo lo stato dei fatti contro condizioni
umilianti, contro un sistema sociale e politico denigrante o più semplicemente contro
tutto ciò che ostacola la propria libertà d’essere nella società, nella famiglia, nell’amore.
Donne che scelgono di vivere inseguendo la propria libertà, cercando di risalirne
l’apice, a volte vittoriose a volte perdenti. Le storie narrate dall’Albania al Marocco, dalla
Palestina all’Italia saranno lo specchio di una realtà che supera i confini nazionali e che
abbraccia il vissuto di tanti popoli che animano il Mediterraneo, comune denominatore
del profilo di donna che questo Festival vuole tracciare.
Mercoledì 16 Settembre
Ore 9.00
Istituto scolastico “Bozzini-Fasani”
Ore 11.00
Istituto scolastico “Lombardo Radice”
“Il Genio”
Conferenza scenica per gli alunni delle Scuole Primarie di Lucera
Ideato e condotto da Carlo Carzan
Da Leonardo a Einstein, come risolvevano i problemi i grandi pensatori del nostro passato? Ci si può allenare per
diventare geni? Con esercizi, giochi e allenamenti mentali per stimolare i nostri sensi. Si scoprirà che non esiste differenza di genere dinanzi alla genialità, che il cervello femminile e quello maschile possono raggiungere risultati identici,
pur utilizzando strade diverse. Gli alunni conosceranno figure geniali al femminile per scoprire grandi personaggi della
scienza e della creatività, per capire quanto a volte possa essere complesso essere donne nel mondo della cultura. Un
percorso che si propone di sviluppare le capacità cognitive, la memoria, la riflessione, la concentrazione, la logica. Utilizzando giochi di vario genere, ognuno con un proprio ruolo ed identità, si scoprirà come poterli usare quotidianamente
a scuola per...diventare una persona GENIALE.
Carlo Carzan, nato a Palermo nel 1967, è un Ludomastro, come lui stesso ama definirsi. Ha dato vita a Così per Gioco,
la prima ludoteca palermitana per ragazzi, e a molte iniziative ludiche sin dai primi anni novanta. Crede profondamente
nel gioco come strumento di crescita e di formazione e negli ultimi anni si è specializzato nella didattica ludica, convinto
che si possa imparare giocando. Si occupa di formazione per docenti e operatori ludici, dell’organizzazione di laboratori
per bambini e collabora con enti pubblici e privati, case editrici ed operatori culturali. L’associazione Così per gioco,
di cui è membro ha ricevuto nel 2009 il “Premio Andersen”, per le numerose proposte laboratoriali, la creatività e per
aver fatto conoscere a bambini e ragazzi il patrimonio fiabesco siciliano. Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo
“Ri-Animare la lettura”(Ed. La Meridiana), “Ti ricordi il calcio?” (Sinnos), “Coraggio da lupi” (Ed. Paoline), “La banda dei
Giufa” (Mesogea) e “La ricreazione non si tocca” (Coccole Books).
Ore 20.00
Chiostro della Nuova Biblioteca Convento San Pasquale
Apertura Festival e saluti
“traVolti – corpi dell’immaginario contemporaneo”
Inaugurazione mostra
A cura di Mosè La Cava, con Luigi Sardella, Barbara La Ragione, Domenico
Carella, Giuseppe Petrilli, Concetta Russo, Mosè la Cava
Testi di Guido Pensato
Igiaba Scego, scrittrice e ricercatrice, a colloquio con Stefano Lamorgese
Igiaba Scego presenta al pubblico il suo ultimo libro “Adua” (Giunti)
Adua è oggi una donna matura e vive a Roma da quando ha diciassette anni. È una vecchia lira, così i nuovi immigrati
chiamano le donne giunte in Italia durante la diaspora somala degli anni settanta. Ha da poco sposato un giovane chiedente asilo sbarcato a Lampedusa e ha con lui un rapporto ambiguo, complicato. Non a caso lo chiama sempre Titanic,
lo fa per rimarcare una differenza e forse per ferirlo un po’. Adua medita di tornare in Somalia per questo confida i suoi
tormenti alla statua dell’elefantino del Bernini che regge l’obelisco in piazza Santa Maria sopra Minerva…piano piano
racconta a questo suo amico di marmo la sua storia.
Igiaba Scego, nata a Roma nel 1974, è scrittrice e ricercatrice. Ha un Dottorato di ricerca in Pedagogia (in temi postcoloniali) e all’attivo diverse collaborazioni con università all’estero. Ha scritto il libro per ragazzi “La nomade che amava
Alfred Hitchcock” (Sinnos), i romanzi “Rhoda” (Sinnos) e “Oltre Babilonia” (Donzelli). Ha curato il volume di racconti
“Italiani per vocazione” (Cadmo) e insieme alla collega Ingy Mubiayi “Quando nasci è una roulette” (Terre di Mezzo), un
reportage sui figli di migranti. Diversi suoi racconti sono apparsi in antologie a più mani, come “Pecore Nere” (Laterza)
e “Amori Bicolori” (Laterza). Il memoir “La mia casa è dove sono” (Rizzoli), premiato con il Mondello 2011. Il suo ultimo
lavoro saggistico si intitola “Roma Negata. Percorsi postcoloniali nella città” (in collaborazione con il fotografo Rino
Bianchi, Ediesse). Collabora con la rivista Internazionale. Il suo nuovo romanzo si intitola “Adua” (Giunti).
Stefano Lamorgese, nato a Roma nel 1966 è giornalista, autore televisivo, tecnologo e multimedia designer. Alla RaiTv
dal 1990. Docente di giornalismo digitale. Tra i fondatori del sito liberainformazione.org (http://liberainformazione.org) e
della Scuola di Giornalismo della Fondazione Lelio Basso. Insegna presso la Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi
di Ferrara. Ha curato, a Gerusalemme, il progetto europeo PET-Med (Peace Through the Media) per la collaborazione
tra giornalisti palestinesi, israeliani e italiani. Per Rainews24 - la testata allnews della Rai con la quale collabora fin dal
1998 - realizza ogni settimana la rubrica “Scenari” (http://scenari.blog.rainews24.it/).
La mostra “traVolti – Corpi dell’immaginario contemporaneo” si prefigge lo scopo di dare
‘corpo’ e vita (visivamente parlando), in maniera sempre nuova e originale, al tema che sarà affrontato nelle diverse
serate del Festival. La mostra rimarrà aperta fino al 26 settembre e sarà visitabile secondo gli orari della Biblioteca di
San Pasquale. Inoltre, in concomitanza con gli incontri letterari del Festival, i diversi artisti (uno a sera) presenteranno
una loro opera, scelta appositamente tra le tante in mostra per la sua attinenza al tema della serata.
Artisti in mostra
Barbara La Ragione, Fotografa e Incisore è nata nel 1974 a Napoli, dove vive e lavora. Ha frequentato l’Accademia di
Belle Arti di Napoli. Ha esposto in mostre personali presso le gallerie: 2001– Mantova, Galleria d’Arte Contemporanea
Massimo Carasi con “Apparenze” a cura di S. Turzio. 2002– Napoli, Galleria d’Arte Contemporanea Umberto Di Marino
con “INT.Webcam” a cura di S. Barucco. 2006 – Napoli, Galleria d’Arte Contemporanea Overfoto con “Freaks Portraits”
a cura di D. Saccani. 2014 - Berlino, Paolo Erbetta Gallery con “Burlesque” a cura di P. Erbetta. 2014 – Milano, Galleria
Sabrina Raffaghello Arte Contemporanea con “Apocalypto Vogue”. Partecipa a mostre collettive dal 1998, ricordiamo
tra queste: “X Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo”, Sarajevo, a cura di I. Spahic; “Confini 03”,
Palazzo Medici Riccardi, Firenze, a cura di Ivan Margheri; “XII Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo”, Napoli, a cura di A. Bonito Oliva e Gigiotto Del Vecchio; “54° Biennale di Venezia”, Padiglione Accademie”, Venezia; “Campania Senses”, 54° Biennale di Venezia Padiglione Italia, CAM di Casoriai;
Domenico Carella, nasce a Foggia nel 1976. Studia presso l’Accademia di Belle Arti della sua città e conclude il proprio
ciclo di studi nel corso di “Decorazione”. Nel 2006 si abilita in “Discipline Pittoriche”; nello stesso anno si trasferisce a
Milano e consegue a Brera un master
in “Landscape Design” (nel 2008). Attualmente copre la Cattedra di “Decorazione” presso l’Accademia di Belle Arti di
Frosinone. Con le prime personali “Sindone” ed “Estrazioni” inaugura quello che sarà il suo percorso artistico basato su
continue sperimentazioni con materiali molteplici. Tra le esposizioni recenti, la mostra “Coniugando... il tempo presente” del 2006 a Roma, “Operazioni” del 2010a Foggia, fino “Paesaggi verbali”, del 2014 al Palazzetto dell’Arte Andrea
Pazienza di Foggia. Partecipa ad importanti esposizioni collettive in Italia e all’estero.
Mosè La Cava, nato nel 1969 a Lucera, ha frequentato e terminato l’Istituto Statale d’Arte e l’Accademia di Belle Arti di
Foggia nel 1993. Vive e lavora a Lucera.
Nei temi che affronta solitamente compare una costante legata alla particolare
attenzione verso i grandi temi sociali, la guerra e la violenza in genere, e i mass-media. Non manca nel suo operato
artistico la sperimentazione e la contaminazione, passando abilmente dalla pittura ad opere digitali e installazioni,
utilizzando i più vari media.
Ha esposto negli ultimi due decenni, in molti paesi europei e ha partecipato ad alcune manifestazioni artistiche di rilievo, come la 54a Biennale d’Arte di Venezia, 1a biennale d’arte di Salerno, Artfactory03 di
Catania, Museo dell’Ara Pacis a Roma, Limonaia di Villa Strozzi a Firenze, Siena Art Institute “Pool Getti III”.
Del 2012 la pubblicazione di un e-book degli ultimi 20 anni di percorso artistico, Grenzi Editore.
Giuseppe Petrilli, è nato a Lucera nel 1970 dove vive e lavora. La sua attività artistica si sviluppa in una doppia produzione: quella pittorica e quella digitale. In particolare la serie erotica “Piante Carnivore” è il risultato di una personale
ricerca volta a trovare la giusta alchimia tra il gesto artistico più classico, il disegno, e le nuove tecniche digitali, al
fine di utilizzare e sviluppare le numerose soluzioni espressive che esse offrono. La serie “True_Fakes” è un’ulteriore
evoluzione di tale alchimia e consiste in manifesti di film inventati, ispirati ai b-movies degli anni 60/70. Ha partecipato
a diverse mostre collettive e personali a Miami, Chicago, Los Angeles, San Francisco, Montreal, Berlino, Zurigo, Roma,
Milano, Firenze, Verona, Napoli, Salerno, Catania, Bari, Lecce, Taranto, Foggia.
Concetta Russo, è nata a Foggia nel 1965. Attualmente vive e lavora come pittrice ad Ortanova. Formatasi presso la
bottega del maestro d’arte Mina Re David, dal 1984 al 1985, acquisisce competenze e nozioni sulle tecniche pittoriche.
Dal 1998 fino al 2004 frequenta con esiti eccellenti la bottega del maestro Franco Lacerenza, noto copista del territorio,
da cui apprende la tecnica pittorica iperrealista. Dal 2004 fino al 2010 si specializza presso la bottega del maestro Zahi
Issa, noto pittore iperrealista siriano, ed acquisisce inoltre la competenza di decorazione, pitto-scultura e iconografia
del sacro. Da anni il suo stile verte alla realizzazione iperrealista dai decisi toni cromatici di grande forza espressiva.
Dal 1991 protagonista di diverse mostre personali e collettive. Nel 2013 viene selezionata per la mostra internazionale
“Human Right” tenutasi a Specchia (Le). Nel 2014 espone “Sogno cosmico” e “Artemide” nel Chiostro di San Benedetto
a Troia (Fg) in occasione di “Troia città aperta” ed è invitata ad esporre “Sogno cosmico” presso la sede dell’Associazione Donne in Rete a Foggia.
Luigi Sardella, nasce a Foggia nel 1977. Dopo la maturità di geometra frequenta l’accademia di belle arti di Foggia, dove
nel luglio 2003 si diploma in scultura. Nel 2005 si specializza in scultura ed oltre alla ricerca plastica, comincia a coltivare le arti pittoriche che affronta in chiave materica , in continua ricerca della superficie e del colore. Abilitato all’insegnamento di Storia dell’arte e disegno nel 2007, nel 2014 si laurea in storia dell’arte magistrale presso l’università
Aldo Moro di Bari. Insegnate di Storia dell’arte, artista visivo, vive e lavora a Foggia. Tra le mostre a cui ha partecipato
ci sono: “Capiatanata Grand Tour” - Palazzetto Andrea Pazienza - Foggia 2015, “ La Biennale di arte contemporanea
- Palazzo Fruscione - Salerno 2014, “Unti” Pinacoteca Miani Perrotti - Cassano delle Murge 2013, “Ingresso libero”
Castello Chiaramontano - Racalmuto (AG) 2013, “Alimentum s.p.a.” Fondazione Banca del Monte Domenico Siniscalco
Ceci - Foggia 2012, “Umanità e natura” Premio nazionale “Luigi Brambati” San Cristoforo - Lodi 2005.
Giovedì 17 Settembre
Ore 9.00
Istituto scolastico “E. Tommasone”
“Il Genio”
Conferenza scenica per gli alunni delle Scuole Primarie di Lucera
Ideato e condotto da Carlo Carzan
Ore 20.00
Piazza San Giacomo
Anilda Ibrahimi, autrice albanese, a colloquio con Giovanni Belluscio
Pur non rappresentando una vera e propria trilogia, i suoi romanzi “Rosso come una sposa”, “Non c’è dolcezza” e
“L’amore e gli stracci del tempo” hanno diverse cose in comune: ad esempio un certo senso di fatalità dei personaggi
e un sapore epico nelle atmosfere evocate, quando descrive il suo paese ai tempi della dittatura, prima del crollo del
Muro di Berlino e del regime di Enver Hoxha.
Anilda Ibrahimi, nata a Valona nel 1972, è scrittrice e giornalista. Dopo la laurea in Lettere moderne all’Università di
Tirana, ha lavorato nel suo paese come giornalista radiotelevisiva e della carta stampata. Nel 1994 ha lasciato l’Albania,
trasferendosi prima in Svizzera e poi, dal 1997, in Italia. Il suo primo romanzo “Rosso come una sposa’ è uscito presso
Einaudi nel 2008 e ha vinto i premi Edoardo Kihlgren - Città di Milano, Corrado Alvaro, Città di Penne, Giuseppe Antonio
Arena. Per Einaudi ha pubblicato anche “L’amore e gli stracci del tempo” e “Non c’è dolcezza”. I suoi romanzi sono
tradotti in sei Paesi.
Giovanni Belluscio, nato nel 1961 a San Basile, in arbëresh di Shën Vasili, è ricercatore di lingua e letteratura albanese
all’Università della Calabria. Oltre agli impegni accademici negli ambiti della fonetica e della dialettologia arbëreshe e
albanese, si interessa di letteratura e in particolare di poesia e di traduzione.
Venerdì 18 Settembre
Ore 20.00
Vico Cassella (entrata in via Luigi Zuppetta)
Jamila Hassoune, scrittrice marocchina, a colloquio con Aldo Nicosia.
La presentazione sarà intervallata dalle danze di Ada Santamaria.
Jamila Hassoune presenta al pubblico il suo ultimo libro
“La libraia di Marrakech” (Mesogea)
È il racconto dell’esperienza di una libraia marocchina, Jamila Hassoune. Un’infanzia trascorsa tra le mura di casa, immersa tra i libri come orizzonte di libertà, poi la libreria e l’idea della Carovana itinerante per portare libri e autori in giro
per i villaggi. Un inserto fotografico documenta ampiamente le giornate della carovana, fitte di incontri con i giovani e
con le comunità locali. Un réportage agile e colloquiale, in cui la voce di Jamila descrive e commenta le vicende del suo
paese: il ruolo delle donne, la riforma del codice di famiglia, gli esiti degli «anni di piombo», l’islamismo, la condizione
dei giovani, la situazione del mercato librario, l’analfabetismo, fino ad arrivare alle piazze in tumulto delle «primavere
arabe».
Jamila Hassoune è libraia e scrittrice. Vive a Marrakech, dove ha diretto dal 1993 al 2011 la libreria di famiglia. Nel
1995 ha fondato il «Club del libro e della lettura». È stata coordinatrice organizzativa delle Carovane civiche promosse
da Fatema Mernissi dal 1999 al 2005. Ha lavorato come direttore di produzione e consulente per video documentari
sulla condizione delle donne, la società civile e la realtà dell’Islam in Marocco e ha condotto inchieste sui giovani e il
loro rapporto con la lettura e Internet.
Dal 2006 ha creato la Carovana del Libro e tiene una fitta rete di rapporti internazionali.
Ha pubblicato interviste e articoli sulle riviste Una città e Meridiani. Ha pubblicato il libro autobiografico “La libraia di
Marrakech” (Mesogea), curato da Santina Mombiglia. Ha ricevuto nell’Ottobre 2013 il “Premio per la cultura mediterranea” della città di Cosenza.
Aldo Nicosia, nato a Gela nel 1968, è ricercatore di Lingua e Letteratura araba all’Università di Bari. E’ autore di articoli
e contributi in volumi sulla settima arte, la letteratura moderna e contemporanea, la censura e le dinamiche sociopolitiche del mondo arabo. E’ autore de “Il cinema arabo” e de “Il romanzo arabo al cinema. Microcosmi egiziani e
palestinesi”, editi entrambi da Carocci.
Ada Santamaria, nata a Foggia nel 1977, è danzatrice, coreografa e insegnante. Dopo aver studiato per diversi anni
hip-hop, danza moderna/jazz e contemporanea, acrobatica, tango, afro, ed essere stata nella compagnia di danza
“Mathos”, si approccia alla danza orientale. Le ultime esperienze la vedono seguire un percorso di Formazione per
Insegnanti di Danza Orientale con Wael Mansour, Maestro egiziano tra i maggiori esponenti della danza orientale nel
mondo, con cui ha conseguito una certificazione di 1° livello, e contestualmente gli studi di Danza Contemporanea e
Teatro-danza con Olimpia Scardi, docente c/o la prestigiosa Scuola di Formazione Teatrale Pegasus di Dresda (Germania). Tra le numerose performance ed esibizioni, da segnalare la sua figura di danzatrice nella compagnia “Ziganamama
Brass Orkestar” e “Balcan Arab Ensemble”, oltre che come solista sul palco di prestigiosi Festival ed eventi di fama
internazionale.
Sabato 19 Settembre
Ore 10.00
I.T.E.T. “Vittorio Emanuele III”
“Essere in Scrittura”
Laboratorio di scrittura creativa per gli studenti degli Istituti Superiori di Lucera
A cura di Violetta Bellocchio
Cosa significa scrivere una storia personale? Ci sono molti modi per parlare di noi raccontando una storia: possiamo
raccontare quello che (per noi) è più importante sapere su di noi, possiamo raccontare quello che tutti già conoscono
(ma farlo in maniera nuova), oppure possiamo raccontare un segreto. La femminilità e la mascolinità è essenziale nella
scrittura? O è solo un filtro? Un modo per raccontare se stessi oltre le etichette e i cliché sessuali.
Ore 20.00
Vico Pergola (piazzetta interna)
Violetta Bellocchio, giornalista e scrittrice, a colloquio con Raffaella R. Ferrè
Le autrici presenteranno al pubblico la raccolta “Quello che hai amato” (Utet)
“State per leggere undici storie d’amore molto diverse tra loro. Al centro di queste storie trovate le città, le case, gli
oggetti, le persone, le famiglie, il lavoro, le immagini, gli uomini e le donne: i legami che durano per tutta la vita e
quelli che segnano un momento di passaggio; le scelte accurate, le decisioni impulsive e le conseguenze di entrambe.
Questa antologia nasce dal mio desiderio di leggere racconti inediti di dieci scrittrici italiane. A tutte loro ho fatto la
stessa domanda: raccontami quello che hai amato. Le autrici erano libere di muoversi in qualsiasi direzione, bastava
che la storia fosse vera. Per molte di loro - autrici di romanzi, saggi, reportage - dire ‘io’ era una novità quasi assoluta.
Attraverso i loro racconti ho sentito che stavo cominciando a conoscerle. Per cominciare a conoscere qualcuno, devo
vedere cosa gli provoca una reazione forte. Il modo più semplice è fare una domanda. Che cosa ami? Scelgo questa
domanda perché non ho idea di quale risposta sto per ricevere. L’amore, in concreto, prende forme strane e specifiche,
e l’amore come concetto si può intendere in migliaia di modi. Che cosa ti piace? Che cosa ti muove? A cosa scegli di
dare importanza? Che cosa ti spinge a cambiare, o a stabilire una tregua con una parte di te? Se esiste un collegamento
tra queste scrittrici italiane, è il forte senso dell’identità individuale: la maniera in cui sta sempre cambiando, unita alla
consapevolezza che alcune parti di noi, nel bene e nel male, sono destinate a farci compagnia per molto tempo.”
Violetta Bellocchio, nata nel 1977, è giornalista e scrittrice. Ha scritto per Rolling Stone, IL, Rivista Studio, Wired, Marie
Claire, Grazia. Dall’Ottobre 2014 è docente ospite della Scuola Holden di Torino. Ha pubblicato nel 2009 il romanzo
“Sono io che me ne vado” (Mondadori), dopo aver terminato questo libro ha fondato la rivista online Abbiamo le prove,
un contenitore di storie non fiction scritte da donne italiane. Nel 2014 ha pubblicato “Il corpo non dimentica” (Mondadori) e il reportage personale “La ragazza alla finestra”, edito nella collana I Corsivi del Corriere. E’ tra gli autori presenti
in “L’età della febbre” (minimum fax, 2015). Ha curato l’antologia “Quello che hai amato”, edita da Utet, in libreria dall’8
settembre.
Raffaella R. Ferré, nata a Eboli nel 1983, vive a Napoli ed è scrittrice. Ha pubblicato tre romanzi: “Inutili Fuochi”
(66thand2nd) finalista al Premio Fiesole, “La mia banda suona il porn” (80144) e “Santa Precaria” (Stampa Alternativa).
Suoi racconti sono stati pubblicati da Mondadori nell’antologia “Non è un paese per donne” , Aliberti nella raccolta
“Strozzateci Tutti” e da Marcos y Marcos in “Trenta secondi di universo”. Nel 2008 ha ricevuto il Premio Giancarlo
Siani dedicato alla memoria del giovane cronista napoletano ucciso dalla camorra e nel 2010 ha vinto il Born to Write
per la promozione della giovane creatività italiana a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri. È suo il testo scelto
per aprire la manifestazione “Se non ora, quando?” a Roma il 13 febbraio 2011, attraverso la voce dell’attrice Isabella
Ragonese. Scrive per “Il Mattino” di Napoli e lavora per un gruppo di Imprese Sociali. Nella raccolta “Quello che hai
amato” (Utet), in libreria dall’8 settembre, a cura di Violetta Bellocchio è incluso un suo racconto “Napoli quando devi
attraversare la strada”.
Ore 22.00
Vico Pergola (piazzetta interna)
“Impronte”
Tupa Ruja in concerto
“Impronte Live” è il nome dello spettacolo dei “Tupa Ruja”, Martina Lupi, Fabio Gagliardi, Alessandro Chessa. L’unione
di alcuni tra gli strumenti musicali più antichi al mondo, come il didgeridoo, percussioni africane, arabe, peruviane, la
voce, in molte delle sue espressioni: vocalizzi, canto armonico tuvano, canzoni tradizionali, flauti irlandesi e boliviani,
danno vita ad un genere musicale innovativo, che unisce tradizione e sperimentazione, dando origine ad un vero e
proprio viaggio nei suoni che risiedono in noi.
Il trio Tupa Ruja, formato da Martina Lupi, Fabio Gagliardi e Alessandro Chessa, porta avanti un singolare progetto
musicale, che fonde melodie di sapore mediterraneo composte e cantate da Martina, che è anche autrice dei testi in
italiano, al suono del didgeridoo (strumento normalmente associato alla cultura degli aborigeni australiani), e di varie
percussioni di natura multietnica suonate da Fabio, al suono melodico e al contempo ritmico della chitarra di Alessandro.
Voce, didgeridoo, percussioni, chitarra; sonorità antiche ed ancestrali si fondono a melodie di sapore mediterraneo.
Domenica 20 Settembre
Ore 11.00
Via Lombardi
Daniele Biella, giornalista, a colloquio con Emiliano Moccia
Daniele Biella presenterà al pubblico il suo libro “Nawal, l’angelo dei profughi”
(Ed. Paoline)
Nawal è l’angelo dei siriani in fuga dalla guerra. Ha 27 anni, di origini marocchine, è arrivata a Catania da piccola: da
lì aiuta in modo volontario migliaia di migranti a sopravvivere al viaggio della disperazione nel Mediterraneo e a non
cedere al racket degli “scafisti di terra”. Vive con il cellulare sempre all’orecchio? Anche per le autorità e per Mare nostrum è un punto di riferimento, anche se non l’hanno mai incontrata ufficialmente. Ha cambiato anche l’atteggiamento
della città in cui vive: tutti l’aiutano ad aiutare? Se le persone che viaggiano con i barconi della morte nel Mediterraneo
hanno un angelo, il suo nome è Nawal. Se i funzionari dell’Operazione Mare nostrum e le Capitanerie di porto di tutto il
Sud Italia devono ringraziare qualcuno per facilitare il loro compito, ovvero il salvare più vite possibili, devono dire grazie
a Nawal. Se i giornalisti possono fare il loro mestiere raccontando per filo e per segno quello che accade, superando
anche i silenzi e le attese delle risposte istituzionali, lo si deve a persone come Nawal.
Daniele Biella, nato in Brianza nel 1979, è giornalista ed educatore. Ha iniziato a scrivere di storie di “ultimi” mentre
era nell’anno di servizio civile in America Latina, prima di approdare alla testata Vita e collaborare con altri periodici
cartacei e web per occuparsi di tematiche sociali a 360 gradi, con un occhio particolare alle migrazioni e ai conflitti
internazionali, in particolare in Medio Oriente. Nel 2006 ha fondato un’associazione che si occupa di promuovere la
risoluzione nonviolenta delle dispute interpersonali, e di recente ha ottenuto la qualifica di mediatore civile. Laureato
in Lingue e Letterature straniere, sposato e padre di due figli è sempre alla ricerca di storie di persone che, con azioni
concrete, migliorano il mondo senza troppo clamore. “Nawal, l’angelo dei profughi” (Ed. Paoline),pubblicato nel 2015,
segna il suo esordio come scrittore.
Emiliano Moccia, nato a Foggia nel 1975, è giornalista professionista. Dirige Frontiera TV, il giornale web dedicato ai
temi dell’intercultura, e collabora con il Corriere Sociale, la sezione del Corriere della Sera che parla di volontariato,
terzo settore e solidarietà. Fondatore e volontario dell’associazione “Fratelli della Stazione”, impegnata nell’accoglienza
di senza fissa dimora e migranti che vivono nella città di Foggia, cura il giornale di strada “FogliodiVia” in cui vengono
raccolte le storie dei clochard e dei migranti. Ha pubblicato le raccolte di racconti “Il pagliaccio Brontolone” e “Foglio
per due” (entrambi con Prospettiva Editore) ed i romanzi “Non fuggo da Foggia… almeno per ora!” (Rainoneditore) e
“L’ultimo che c’è” (Arduino Sacco Editore).
Ore 20.00
Via Gramsci
Susan Abulhawa, scrittrice palestinese a colloquio con Elisabetta Bartuli
Susan Abulhawa presenta al pubblico il suo ultimo libro
“Nel blu tra il cielo e il mare”, (Feltrinelli)
Il romanzo si apre con una voce narrante, quella di Khaled, bambino di dieci anni la cui morte è vicina. Prima di entrare
definitivamente nel blu, lo spazio¬ tempo degli spiriti, racconta la sua storia e quella delle donne della sua famiglia. Una
storia che si apre molti anni prima, a Beit Daras, sulla via diretta che dalla Palestina conduce verso il Cairo. Lì vivono
Umm Mamdouh con le figlie Nazmiyeh e Mariam e il figlio Mamdouh. La donna è tristemente nota nella zona per non
avere un marito e temuta per il suo essere in connessione col mondo degli spiriti. Poi il disastro, è il 1948, l’anno della
Nakbah, e la famiglia, cacciata dal paesino dai bombardamenti israeliani, subisce le prime perdite: Mariam è uccisa,
Nazmiyeh stuprata e Mamdouh ferito gravemente a una gamba. La madre scatena il djinn contro gli invasori, uccidendone molti prima di soccombere a sua volta. Per i sopravvissuti comincia la dura esistenza di profughi: Mamdouh si
trasferisce all’estero in cerca di fortuna e finisce negli Usa con la moglie. Ha un figlio che morirà giovane, dopo aver
rinnegato le sue origini arabe, e che gli lascerà un’amatissima nipotina, Nur. Nazmiyeh scopre di essere incinta e sa
che il figlio è frutto dello stupro: con il sostegno del marito decide di tenerlo (Mazen diventerà un leader della lotta palestinese, torturato e incarcerato per oltre vent’anni); col tempo arrivano altri nove figli tra cui l’unica femmina Alwan,
a sua volta l’erede della speciale capacità di sentire e vedere i djinn della famiglia.
Susan Abulhawa, nata in Kuwait nel 1970, è scrittrice e attivista per i diritti umani. Cittadina americana, nasce da una
famiglia palestinese in fuga dopo la Guerra dei Sei Giorni e vive i suoi primi anni in un orfanotrofio di Gerusalemme.
Dopo aver abitato in diversi paesi, tra cui nuovamente il Kuwait e la Giordania, attualmente vive in Pennsylvania. Ha
conseguito la laurea in Scienze biomediche all’Università della South Carolina e ha avuto una brillante carriera nell’ambito delle scienze mediche. Autrice di numerosi saggi sulla Palestina, per cui è stata insignita nel 2003 del premio
Edna Andrade, ha fondato l’associazione Playgrounds for Palestine, che si occupa soprattutto dei bambini dei Territori
Occupati. I suoi articoli sulla situazione palestinese sono apparsi su numerose riviste, tra le quali New York Daily News,
Chicago Tribune, Christian Science Monitor e Philadelphia Inquirer. Ha pubblicato con Feltrinelli “Ogni mattina a Jenin”
e “Nel blu tra il cielo e il mare”, entrambi diventati bestseller e tradotti in ventitré lingue.
Elisabetta Bartuli, nata al Cairo nel 1955, è traduttrice e docente universitaria presso la Ca’ Foscari di Venezia per il
Master Universitario Europeo ‘Mediazione intermediterranea: investimenti e integrazione’. Membro del comitato scientifico del Master ‘Traduzione letteraria arabo-italiano’ presso la Scuola Superiore Mediatori linguistici di Vicenza. Ha collaborato con varie riviste letterarie in qualità di responsabile per il settore di cultura araba e mediorientale. Ha tradotto
numerosi romanzi di autori arabi, tra cui “Specchi rotti” e “La porta del sole” di Elias Khuri. Vanta inoltre la curatela di
svariati volumi, da “Racconti di scrittrici egiziane” a “Islam e democrazia” di Fatima Mernissi, fino a “L’infelicità araba”
di Samir Kassir e “Il gioco dell’oblio” di Muhammad Barrada. Ha curato per la Feltrinelli la raccolta “Darwish. Una
trilogia Palestinese”.
Ore 22.00
Via Gramsci
“Donna Ginevra e Le Stazioni Lunari”
Spettacolo musicale con Ginevra di Marco · Ideato e diretto da Francesco Magnelli
Ginevra Di Marco, inizia la sua carriera negli anni novanta, cantando nel gruppo degli ESP, ma il successo arriva nel
1993 quando partecipa come ospite nel disco Ko de mondo dei CSI. Le sue qualità vocali la fanno subito notare, e già
dal seguente disco In quiete, registrato dal vivo, la si può considerare prima voce al fianco di Giovanni Lindo Ferretti,
cantante del gruppo. Avvia una parallela carriera solista con la collaborazione di Francesco Magnelli e ha inoltre varie
collaborazioni con Max Gazzè e Cristiano Godano dei Marlene Kuntz. Tra le sue produzioni come solista: “Trama Tenue”,
“Disincanto” (2005), “Stazioni lunari prende terra a Puerto Libre” (2006), “Donna Ginevra” (2009) e “Canti, richiami
d’amore” (2011). È del 2013 l’ultimo lavoro dal titolo ‘Stelle, dal vivo (live)’
‘Donna Ginevra e le Stazioni Lunari’ è uno spettacolo che ripercorre gli ultimi sei anni della ricerca musicale di Ginevra
Di Marco, volta a scoprire e riscoprire pezzi della tradizione popolare a partire dal bacino del Mediterraneo fino alle coste del Sudamerica e oltre. In questi anni Ginevra ha incrociato volti, suoni, memorie, ha fatto suoi canti in lingue diverse
provenienti da tutto il mondo, si è confrontata con artisti del panorama nazionale in uno scambio musicale e umano, ha
approfondito tematiche sociali importanti che oggi sono il nodo cruciale del nostro vivere: lavoro, emigrazione, corruzione, condizione della donna, sostenibilità ambientale. Il tutto legato all’immensa tradizione popolare che ha nella musica
un veicolo per essere tramandata di generazione in generazione. Durante il concerto un susseguirsi di emozioni e colori
diversi che, qua e là, danno spazio anche al patrimonio cantautorale da cui Ginevra nasce e a cui è indissolubilmente
legata: Battiato, CSI, De Andrè, Leo Ferrè, Modugno sono solo alcuni dei capisaldi che caratterizzano la cifra stilistica
della cantante fiorentina. Il concerto sarà ulteriormente arricchito dalle proiezioni tratte dallo spettacolo ‘L’anima della
terra vista dalle stelle’, ideato e diretto da Francesco Magnelli, in cui il canto di Ginevra Di Marco è ‘il motivo’, il racconto
di Margherita Hack diventa “la memoria”, e dalla cui unione nasce ‘il pensiero’, rappresentato in scena da un bambino.
Un concerto che vuole coinvolgere il pubblico in un’onda emotiva continua. Accompagnano Ginevra in questo viaggio
Francesco Magnelli (piano-magnellophoni), Andrea Salvadori (chitarre, tzouras).
L’associazione organizzatrice
L’Associazione “Mediterraneo è Cultura”, nata a Lucera (Fg) nel gennaio del 2003 dalla forte volontà di un gruppo di
persone che, in modi diversi, opera nell’ambito della cultura, ha come principale scopo quello di promuovere l’interesse verso la letteratura, l’arte, le tradizioni e le conoscenze in tutte le loro forme con particolare interesse per i Paesi
dell’area mediterranea ed europea.
Tra le diverse iniziative culturali di cui “Mediterraneo è Cultura” è promotrice spicca il “Festival della Letteratura Mediterranea” che si tiene ogni anno nella seconda metà di settembre nelle piazze e nelle corti più suggestive dell’antica
città di Lucera (Fg), nel cuore del Tavoliere delle Puglie.
Sin dalla sua prima edizione, nel 2003, il Festival ha posto al proprio centro la letteratura e la cultura nelle sue più svariate declinazioni, raccontando e valorizzando lo spirito, le anime e le storie dei popoli del Mediterraneo. Nei giorni del
Festival Lucera diventa crocevia di incontro e dialogo tra autori e lettori, palcoscenico di confronti e riflessioni nell’incontro con culture “altre” e attorno ai temi più attuali e universali.
Oggetto di numerosi riconoscimenti, tra i quali la Medaglia della Presidenza della Repubblica, il Festival della Letteratura Mediterranea di Lucera è ormai diventato un appuntamento fisso per tutti gli amanti della letteratura e non solo.
Anche per questa XIII edizione, come per le precedenti, ci sarà la possibilità di seguire tutti gli incontri e gli eventi del
Festival della Letteratura Mediterranea attraverso i principali social network ossia Twitter (@med_cultura), Facebook
(la pagina “Festival della Letteratura Mediterranea”) e Google+ (Mediterraneo Cultura) con le ultime notizie, gli aggiornamenti, gli approfondimenti relativi alla kermesse, facilmente rintracciabili grazie all’hashtag #XIIIFLMed.
Ufficio stampa “Mediterraneo è Cultura”
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Contatti
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Comitato organizzatore Festival:
Marco Terenzio Barbaro (Presidente)
Luciana Apicella
Nicola Faccilongo
Modestina Cedola
Raffaele De vivo
Marianna Palatella
Roberto Venditti
Progetto grafico e comunicazione:
Litchistudio · Foggia