Felci e piante affini in Liguria e in Italia

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Felci e piante affini in Liguria e in Italia
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H ymenophyllaceae
Piante con rizomi lunghi, radicanti, ramificati e superficiali. Fronde sparse; lamina
traslucida, glaucescente, con un solo strato di cellule; sporangi più o meno raccolti
in sori disposti su piccole appendici della lamina entro indusi cilindroidi o bivalvi.
1. Vandenboschia
Vandenboschia speciosa (Willd.) G. Kunkel
FELCETTA
ATLANTICA
Caratteri
Rizoma robusto, bruno, paleaceo, di 3
mm di diametro. Fronde lunghe fino a
40 cm, più o meno pendule. Lamina
ovale o triangolare, 3-4 volte pennata,
con pinne pressoché simmetriche e divisioni ultime non denticolate. Indusio
con cellule provviste di clorofilla, bialato, cilindroide, allungato, nettamente
superato dall’asse degli sporangi.
Sporificazione
I-XII.
Altezza
7-40 cm.
Distribuzione generale
Macaronesia, Europa Occidentale.
Riproduzione e ploidìa
Sessuale. Tetraploide (2n=144).
Ecologia
Rocce molto umide e ombrose, stillicidi, cascatelle, su arenaria e verrucano,
tra 165 e 275 m.
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Distribuzione italiana
Alpi Apuane nella Valle del Serra, presso Seravezza: RR.
Distribuzione regionale
Per il solo gametofito (v. nota), tre stazioni nella Liguria orientale: lungo il Vara nei pressi di Piana Battolla, ad un’altitudine di 100 m, e in due ruscelletti
sopra Bocca di Magra, a 30-40 m (SP).
Il substrato è costituito da arenaria nel
primo caso e da verrucano nel secondo.
lità che i gametofiti producano anteridi
e archegoni, quindi eventuali sporofiti,
con il ristabilimento della normale alternanza delle generazioni. Il gametofito
penetra nel continente fino in Germania
e nella Repubblica Ceca. In Italia, oltre
che sulle Apuane, è noto per il Monte
Pisano e per le tre stazioni citate della
Liguria Orientale.
Nota
Il gametofito ha la singolare capacità di
vivere a lungo, anche indipendentemente dallo sporofito, talvolta a distanze enormi e in condizioni climatiche relativamente severe: in effetti ha una
struttura filamentosa fortemente ramificata che produce gemme, le quali, staccandosi, danno origine a nuovi filamenti e quindi a nuovi individui. Il fenomeno
rappresenta l’unica forma di moltiplicazione per le varie popolazioni di questa
generazione, che sopravvivono in siti
ombrosi e riparati di territori a clima fresco-umido. Quanto più gli insediamenti
si localizzano in ambienti maggiormente idonei, tanto più aumenta la possibi-
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H ypolepidaceae
Piante con rizoma lungo, bruno, sotterraneo; fronde sparse, da pelose a glabrescenti, molto suddivise; pseudoindusio e indusio presenti.
1. Pteridium
Pteridium aquilinum (L.) Kuhn subsp. aquilinum
FELCE
AQUILINA
Caratteri
Stipite peloso al piede, lungo più o meno come la lamina, che è triangolare,
coriacea, 3-4 volte divisa, eretto-patente, non svernante, di solito sterile. Pinne ovate o triangolari, spesso disposte
sul piano orizzontale. Divisioni ultime
piuttosto strette, un po’ falcate, ottuse.
Pseudoindusio col bordo cigliato.
Altezza
4-40 dm.
Sporificazione
V-IX.
Riproduzione e ploidìa
Sessuale. Tetraploide (2n=104).
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Ecologia
Boschi radi, brughiere, poggi erbosi,
campi incolti, su substrato acido ma anche a roccia madre calcarea, tra 0 e
2100 m.
Distribuzione generale
In tutti i continenti.
Distribuzione italiana
In tutto il territorio da CC a C.
Distribuzione regionale
In tutto il territorio da CC a C.
Nota
Pianta molto competitiva, possiede un
rizoma profondo (a cui, in caso d’incendio, le fiamme non arrecano danno), un’attiva produzione di gemme
da questo rizoma, una notevole valenza ecologica, potendo diventare molto
invasiva e rappresentare un vero flagello nelle aree spesso incendiate: tende a sostituire su vastissime superfici le
foreste equatoriali e tropicali incendiate dagli uomini. Per di più gli incendi,
riducendo drasticamente la presenza
di altre specie, favoriscono la produzione di nuovi gametofiti a partire dalle spore.
A proposito di P. aquilinum, due problemi importanti, riguardanti la salute
umana, meritano di essere ricordati. In
primo luogo le popolazioni di Pteridium
possono ospitare grandi quantità di
zecche, la cui puntura può trasmettere
all’uomo un batterio responsabile di
dolori articolari conosciuti sotto il nome
di “malattia di Lyme” o “artrite di
Lyme”. Secondariamente la specie è responsabile della genesi di carcinomi
dell’apparato digerente nei ruminanti
domestici ai quali sia stata data tritata e
mescolata al foraggio normale; nell’uomo può provocare carcinomi dell’apparato urinario, in particolare della vescica, e, in subordine, dell’esofago e dello
stomaco, presso quei popoli in cui i giovani germogli sono impiegati nell’alimentazione, in particolare in Giappone.
L’azione cancerogena, dimostrata pure
su animali di laboratorio, potrebbe verificarsi anche attraverso l’inalazione di
spore, per fortuna di rado prodotte in
grande quantità in natura.
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Asplenium x sleepiae (v. pag. 228).
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P olypodiaceae
Rizoma robusto, strisciante. Fronde sparse, normalmente pennate, con piede dello stipite articolato. Sori allineati su due file ai lati del nervo principale della pinna;
indusio mancante. Famiglia subcosmopolita, rappresentata, con un numero di
specie particolarmente grande, nei paesi tropicali. Circa 600 specie nel mondo, e
solamente 3 in Europa. Un solo genere indigeno in Europa: Polypodium.
1. Polypodium
1. Lamina da largamente triangolare ad ovata, con pinne apicali bruscamente decrescenti; pianta
termofila….……………………............................................................…...… 1. P. cambricum
. Lamina da lineare a strettamente ovata, con pinne apicali non o poco bruscamente decrescenti;
piante non o meno termofile….......................................................................………........... 2
2. Lamina da strettamente ovata ad ovato-lanceolata, con pinne apicali gradatamente decrescenti;
sporangi di rado con anulus a più di 10 cellule; perisporio, nel secco, fino a 93 mµ....................
……………………....................................................................................... 2. P. interjectum
. Lamina lineare-oblunga, con pinne apicali un po’ bruscamente decrescenti; sporangi con anulus
anche a più di 15 cellule, a parete ispessita; perisporio, nel secco, fino a 75 mµ.........................
..………….…………………….......................................................................….. 3. P. vulgare
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Polypodium cambricum L.
POLIPODIO
MERIDIONALE
Caratteri
Rizoma robusto, strisciante, con palee
lunghe fino a 16 mm, lineari-lanceolate. Fronde sparse, con piede dello stipite paleaceo e articolato. Lamina triangolare-ovata o largamente deltoidea,
con pinne più spesso acute e non di rado seghettato-lobate, le apicali bruscamente decrescenti. Sori con parafisi.
Cellule dell’anulus fino ad 11. Perisporio, nel secco, fino a 84 mµ.
Altezza
1-7 dm.
Sporificazione
XII-V.
Riproduzione e ploidìa
Sessuale. Diploide (2n=74).
Ecologia
Rupi, muri, corteccia di alberi, tra 0 e
1000 m.
Distribuzione generale
Europa atlantica, bacino del Mediterraneo, coste del Mar Nero.
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Distribuzione italiana
Zone calde della Liguria, Penisola, Sicilia, Sardegna e isole minori: da CC a C.
A nord del Po: R e concentrato nel Triestino e nelle vallate prealpine e alpine a
clima più mite.
Distribuzione regionale
Frequente lungo tutta la costa ligure e
nell’immediato entroterra del versante
marittimo. Sul versante padano raro e
localizzato in ambienti aridi e caldi.
pinne pinnulate, che, comunque, non
paiono corrispondere morfologicamente alle piante del Galles le quali, è bene
ribadirlo, restano sempre incapaci di
produrre strutture sporigene. Fronde
più o meno pinnulate si osservano a
volte in P. interjectum ed eccezionalmente in P. vulgare.
Nota
P. cambricum è il binomio adottato da
Linneo nel 1753 per piante sterili, con
pinne riccamente pinnulate, osservate
nel Galles e risultate diploidi in seguito
ad un recente conteggio cromosomico
(Gibby, 1985). Questo dato ha rafforzato la convinzione di quanti ritenevano
la popolazione a fronde molto suddivise conspecifica con le piante a fronde
semplicemente pennate e conosciute
come P. australe. Per ragioni di priorità
viene riconosciuto valido il nome specifico “cambricum” per entrambe le forme. Tuttavia qua e là s’incontrano, insieme agli altri, individui fertili e con
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Polypodium interjectum Shivas
POLIPODIO
SOTTILE
Caratteri
Rizoma con palee lunghe fino a 10
mm, ovato-lanceolate. Lamina un po’
più lunga dello stipite, da ovata a ovato-lanceolata, con pinne acute od ottuse, a margini interi o un po’ crenato-lo-
bulati, le apicali più spesso gradatamente decrescenti. Cellule dell’anulus
fino ad 11. Sori senza parafisi.
Altezza
10-70 cm.
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Sporificazione
I-VI.
Distribuzione regionale
Frequente in quasi tutta la regione,
generalmente in luoghi umidi e ombrosi.
Riproduzione e ploidìa
Sessuale. Alloesaploide (2n=222).
Ecologia
Rupi, muri, cortecce di alberi, tra 50 e
1300 m.
Distribuzione generale
Macaronesia, Europa, Asia occidentale.
Distribuzione italiana
Triestino, Prealpi, Appennini, Sicilia,
Sardegna: da C a R.
Nota
P. interjectum deriva, per raddoppiamento cromosomico, da P. x font-queri
Rothm., ibrido tra P. cambricum e P.
vulgare. La specie, pur nella gamma di
variabilità all’interno del genere, mostra
una morfologia intermedia tra i due genitori; analogamente per quanto riguarda l’ecologia.
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Polypodium vulgare L.
POLIPODIO
COMUNE
Caratteri
Rizoma provvisto di palee lunghe fino a
6 mm, ovate. Lamina generalmente assai più lunga dello stipite, lineare-oblunga, di rado lanceolata, con pinne a margini interi, le apicali un po’ bruscamente decrescenti. Sori senza parafisi. Anulus formato anche da più di 15 cellule.
Altezza
1-5 dm.
Sporificazione
V-X.
Riproduzione e ploidìa
Sessuale. Allotetraploide (2n=148).
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Ecologia
Rupi, muri, cortecce di alberi, tra 100 e
2600 m.
Distribuzione generale
Emisfero boreale in Europa e Asia; Madeira, Marocco e, forse, Africa Meridionale; naturalizzato in Nuova Zelanda.
Distribuzione italiana
Alpi, Appennino Settentrionale: C. Pianura Padana: da R a RR. Procedendo
verso sud: R e reperibile ad altitudini via
via maggiori.
Distribuzione regionale
Zone interne di tutta la regione, frequente dalla fascia submontana ad oltre il limite degli alberi. Raro e localizzato nella fascia collinare, in ambienti freschi ed umidi.
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Asplenium x bouharmontii (v. pag. 229).
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