JUSTSOLUTION - galleria foto Il Lungo viaggio dei

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JUSTSOLUTION - galleria foto Il Lungo viaggio dei
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Il Lungo viaggio dei rifugiati palestinesi: una cronologia di privazioni e migrazioni forzate.
I rifugiati palestinesi, a partire dalla catastrofica migrazione del 1948, sono costantemente
in viaggio e rimangono, ad oggi, un popolo disperso, provato da anni di conflitti, embargo e
occupazione, emarginati dalle legislazioni nazionali, privati dei diritti e da sempre in cerca
di una soluzione al loro esilio e alle espropriazioni subite.
UNRWA, l’agenzia ONU creata per fornire aiuti di emergenza e sviluppo umano ai rifugiati
palestinesi, è stata al fianco di queste persone a ogni passo della loro vita. I fotografi di
UNRWA hanno narrato l’esperienza dei rifugiati palestinesi sin dall’inizio delle operazioni
nel 1950. Questa gallery è solo una piccola parte dell’intera mostra fotografica inaugurata
nel novembre 2013 a Gerusalemme, e portata in Italia l’anno dopo a Roma e Torino e nel
2015 a Palermo, Il lungo viaggio della popolazione palestinese rifugiata. Le immagini sono
tratte dallo straordinario archivio di UNRWA, che è stato iscritto nel 2009 nel registro
UNESCO Memorie del Mondo, riconoscendo così il suo inestimabile valore storico.
Si può accedere all’archivio ciccando il seguente link http://archive.unrwa.org/.
Mentre tutte le informazioni sulle prossime tappe italiane della mostra si trovano sul sito
www.unrwaitalia.org
La galleria di foto mostra la storia della crisi di questi rifugiati – uno dei più lunghi e irrisolti
casi di migrazione forzata della storia recente. Secondo le parole del Commissario
Generale di UNRWA Pierre Krähenbühl, “I rifugiati palestinesi non hanno bisogno solo di
aiuto. Serve loro una giusta soluzione”.
Foto 1
Tra il 1920 e il 1948, l’area della Palestina Storica è governata dal governo britannico come
parte del mandato della Società delle Nazioni. Il 29 novembre 1947, la seconda seduta del
Consiglio Generale delle Nazioni Unite approva la divisione della Palestina in stati ebraici
e arabi, con 33 voti favorevoli e 13 contrari, 10 astenuti e un assente. I vertici arabi (dentro
e fuori la Palestina) si oppongono alla spartizione, sostenendo che violi i diritti della
maggioranza dei palestinesi. © 1949 Archivi UNRWA, fotografo sconosciuto.
Foto 2
A causa dell’escalation di violenza scaturita a seguito del piano di spartizione e alla fine
del mandato britannico in Palestina, oltre 700,000 palestinesi lasciano le proprie terre che
dal 15 maggio 1948 appartengono a Israele. Questa migrazione forzata è nota come Nakba,
la catastrofe in arabo. Nella foto, un convoglio di camion trasporta i rifugiati palestinesi e
i loro averi da Gaza a Hebron, in Cisgiordania.
© 1949 Archivi UNRWA, fotografo sconosciuto.
Foto 3
I palestinesi cominciano a lasciare le loro terre alla fine del 1947, ma la più grande
migrazione si ha tra aprile e agosto 1948. A partire dall’autunno 1948, prende forma una
catastrofe umanitaria di immense proporzioni, con oltre 700,000 persone in fuga. © 1948
Archivi UNRWA, fotografo sconosciuto.
Foto 4
Le vite dei rifugiati palestinesi sono sconvolte, alle prese con malattie, sovraffollamento,
mancanza di cibo e acqua e vivendo in posti sconosciuti. Molti posseggono ormai solo le
cose che trasportavano; hanno perso casa, terra, famiglia: una vita intera. 1948 Archivi
UNRWA, fotografo sconosciuto.
Foto 5
Una donna rifugiata palestinese estromessa dalla sua casa dalla linea di armistizio del
1949 (Linea Verde), dopo il conflitto arabo-israeliano del 1948.
© Senza data. Archivi UNRWA, fotografo sconosciuto.
Foto 6
UNRWA, l’Agenzia creata dall’Assemblea Generale nel novembre 1949 per portare
sviluppo e assistenza di emergenza alle comunità, comincia le operazioni sul campo in
Medio-Oriente nel 1950. Questa foto ritrae alcuni giovani rifugiati palestinesi su un trattore
vicino ad una scuola dell’UNRWA.
© Senza data. Archivi UNRWA, fotografo sconosciuto.
Foto 7
Il 5 giugno del 1967, scoppiano le ostilità tra Israele e gli stati Arabi confinanti. Circa
400,000 palestinesi fuggono verso la Giordania dalla Cisgiordania e Gaza attraversando il
ponte di Allenby, distrutto nel corso dei combattimenti. A piedi, i rifugiati trasportano sulle
spalle i malati, gli anziani e i pochi averi rimasti.
© 1967. Archivi UNRWA, fotografo sconosciuto.
Foto 8
Molti degli sfollati durante il conflitto arabo-israeliano del 1967 erano già registrati come
rifugiati, e per questo rifugiati una seconda volta. Circa 150,000 rifugiati registrati
scappano dalla Cisgiordania verso la Giordania. Altri 38,500 lasciano Gaza per la Giordania.
Circa 16,000 rifugiati registrati dalle alture del Golan in Siria si rifugiano principalmente a
Damasco e Dera’a, nel sud. Per gestire il flusso di nuovi migranti, vengono creati 9 campi,
sei di questi in Giordania. 48 anni dopo, l’occupazione israeliana nei territori palestinesi
continua.
In questa foto una ragazza si trova sul ponte Allenby, a 8 km da Gerico e 43 da
Gerusalemme. © 1967. Archivi UNRWA, George Nemeh.
Foto 9
Per tutta la durata del violento periodo che va dal 1974 al 1990, compresa l’invasione
israeliana del 1982, i campi palestinesi in Libano sono terreno di pesanti battaglie e
tragedie. Dei 16 campi sul territorio libanese, ne rimangono solo 12 nel 1990. La foto
mostra una donna con il figlio mentre fanno ritorno al campo di Burj al-Barajneh, dopo
aver appreso che un parente stretto è stato ucciso. © 1986 Archivi UNRWA foto di H.
Haidar.
Foto 10
Il massacro di diverse centinaia di palestinesi e altri civili nel campo di Sabra e Shatila, a
sud di Beirut, tra il 16 e il 18 settembre 1982, mostra in maniera drammatica la
vulnerabilità dei rifugiati palestinesi.
© 1982 Archivi UNRWA, fotografo sconosciuto.
Foto 11
Nel dicembre 1987, scoppiano gli scontri tra le forze di sicurezza israeliane e i palestinesi
nel campo di Jabalia, per poi estendersi alla Striscia di Gaza e alla Cisgiordania. I violenti
scontri tra le truppe israeliane e i palestinesi non si fermano e, alla fine del mese, si
contano più di 20 palestinesi uccisi e molti altri feriti. È l’inizio dell’Intifada, la sollevazione,
durante la quale oltre 1300 tra israeliani e palestinesi perdono la vita. In questa foto
vediamo una scena di vita quotidiana, nella Striscia di Gaza, durante la prima Intifada. ©
1988 Archivi UNRWA foto di George Nemeh.
Foto 12
La speranza per le generazioni future arriva nel 1993 quando il Governo di Israele e l’OLP
firmano gli Accordi di Pace di Oslo, accordandosi su un processo di pace che lascerebbe
alla Palestina il diritto all’autogoverno. Questa foto mostra un gruppo di palestinesi nel
campo di Bureji a Gaza, mentre guardano la storica firma degli Accordi del Cairo il 4
maggio del 1994, un seguito degli accordi di Oslo I, in cui vengono inclusi i dettagli
dell’autonomia palestinese.
© Archivi UNRWA foto di Munir Nasr.
Foto 13
Nel 2000 un’ondata di proteste e violenze porta a quella che poi è stata conosciuta come la
Seconda Intifada nei territori palestinesi occupati. Le violenze continuano per diversi anni,
con un gran numero di morti e feriti.
I rifugiati palestinesi in Cisgiordania e Gaza si trovano in una situazione economica
disastrosa: embargo e violenza hanno distrutto la maggior parte delle infrastrutture e reso
centinaia di migliaia di persone dipendenti totalmente dall’assistenza umanitaria. Nella
foto, un palestinese corre di fronte ad un carrarmato israeliano mentre distrugge case
vicino al confine egiziano, nel campo rifugiati di Rafah, nella parte sud della Striscia di
Gaza.
© 2004 UNRWA foto Khalil Hamra
Foto 14
Nell’Aprile del 2002, un’incursione militare israeliana nel campo Jenin in Cisgiordania
distrugge 150 edifici lasciando circa 435 famiglie senza casa. In seguito, il campo è stato
ricostruito completamente grazie al più grande progetto di ricostruzione compiuto finora
dall’UNRWA.
© 2002 UNRWA foto Mia Grondahl
Foto 15
Nell’estate del 2002 il Governo israeliano approva la costruzione di una barriera con
l’obbiettivo di prevenire l’ingresso di attentatori suicidi palestinesi in Israele. La maggior
parte del percorso della Barriera, circa l’87%, si srotola all’interno della Cisgiordania
includendo Gerusalemme Est, invece che verso la linea dell’Armistizio del 1949.
Il 9 luglio del 2004, la Corte di Giustizia emette un Giudizio Consultivo sulle Conseguenze
Legali della Costruzione del Muro nei Territori Palestinese Occupati, stabilendo che la
costruzione del Muro e il regime associato, anche nei territori attorno e dentro
Gerusalemme Est, sono contrari alla legge internazionale. Nella foto, pastori e le loro
capre davanti alla Barriera, vicino al Monte degli Ulivi a Gerusalemme.
© Senza data UNRWA foto di J.D. Tordai
Foto 16
La barriera in Cisgiordania, con i suoi checkpoint, i blocchi stradali e il sistema di permessi
necessari all’ingresso, ha creato un regime di chiusura che ha avuto effetti disastrosi su
tutti gli aspetti della vita dei rifugiati palestinesi in Cisgiordania; isolando comunità e
separando decine di migliaia di persone dai servizi, dalle proprie terre e dai mezzi di
sussistenza.
Con una popolazione mediamente composta al 27% da rifugiati palestinesi, circa 170
comunità in Cisgiordania risentono direttamente della costruzione della Barriera. Questa
immagine mostra rifugiati palestinesi del villaggio di Biddu (vicino Gerusalemme) mentre
aspettano all’ingresso della barriera per entrare nei propri campi durante la raccolta delle
olive nell’Ottobre 2008.
© 2008 UNRWA foto Isabel de la Cruz
Foto 17
La maggior parte dei beduini attualmente in Cisgiordania sono rifugiati palestinesi
originari dei territori tribali dove si trova ora il deserto del Negev. Molti vivono sotto la
soglia di povertà. L’Amministrazione Civile israeliana sta creando un piano per il loro
trasferimento forzato dalle aree centrali della Cisgiordania alle città recentemente
costruite, come Jabal (vicino a Gerusalemme) e Nweima (vicino a Gerico). La comunità
beduina si è espressamente e ripetutamente opposta allo spostamento. Come rifugiati
palestinesi, i beduini sperano di poter tornare nella loro terra madre nel Negev. Se questo
non fosse possibile, la loro richiesta è di continuare a far parte dei piani temporanei e
restare nel luogo dove ormai vivono da tempo. La minaccia cui devono far fronte
rispecchia– benché in scala minore - il destino della gran parte dei rifugiati palestinesi che
più di 60 anni fa furono forzatamente esiliati da centinaia di borghi, villaggi e città per
rifugiarsi in campi sovraffollati.
Questa fotografia rappresenta due giovani beduini della comunità di Khan al-Ahmar, vicino
Gerusalemme.
© 2013 UNRWA foto Alaa Ghosheh
Foto 18
Nel maggio 2007, scoppiano gli scontri tra le Forze Armate libanesi e il gruppo radicale
Fatah Al-Islam, infiltrato nel campo rifugiati di Nahr elBared, nel nord del Libano, che usa
come base per sferrare attacchi all’esercito libanese. Il campo viene completamente raso
al suolo e i suoi 27.000 abitanti sfollati.
© 2007 UNRWA fotografo sconosciuto
Foto 19
Nonostante la ricostruzione del campo di Nahr el-Bared iniziata nel 2009, il progetto più
grande mai realizzato finora da UNRWA, ancora oggi la maggior parte della comunità è
indifesa e continua ad essere fortemente dipendente dall’assistenza di UNRWA. Le prime
fasi della ricostruzione – per permettere ai rifugiati di tornare nelle proprie case - sono in
corso. Nella foto, persone davanti alle abitazioni temporanee costruite nelle aree adiacenti
al campo distrutto, nell’attesa che la ricostruzione sia completata.
© 2010 UNRWA foto Isabel de la Cruz
Foto 20
Nell’Agosto 2005, Israele si ritira unilateralmente dalla Striscia di Gaza. A seguito della
vittoria di Hamas alle elezioni legislative del 2006, Israele impone il blocco di terra nel
giugno del 2007. Gli anni successivi sono stati caratterizzati da un incremento della
tensione e della violenza: incluso il lancio di razzi da Gaza verso Israele, il rapimento del
militare israeliano Gilad Shalit e attacchi israeliani verso Gaza. Nel Dicembre 2008, Israele
lancia un’operazione militare su larga scala nella Striscia di Gaza di 3 settimane, descritta
come “l’attacco più devastante” nella storia dell’occupazione dei territori palestinesi. Altri
otto giorni di violenza nel Novembre 2011 hanno visto razzi partire dalla Striscia di Gaza
verso Israele, che a sua volta ha colpito Gaza ripetutamente.
© 2009 foto cortesia di AFP
Foto 21
La disastrosa situazione di Gaza, causata dal blocco imposto da Israele e dalla distruzione
dei tunnel dentro Gaza, è diventata crisi umanitaria durante i 50 giorni di guerra dell’estate
2014. Al culmine dell’emergenza, più di 290.000 persone sfollate hanno trovato rifugio nei
centri di accoglienza temporanea di UNRWA predisposti per l’emergenza. Come risultato
delle ostilità, il numero di palestinesi dipendenti da UNRWA per il cibo è cresciuto da
80.000 nel 2000 a più di 800.000 oggi. Circa un milione di bambini ha vissuto sofferenze
incredibili, con una stima di 400.000 minori che hanno bisogno di assistenza psicologica.
© 2014 UNRWA foto Shareef Sarhan
Foto 22
UNRWA stima in più di 110.000 le abitazioni di rifugiati palestinesi rase al suolo durante la
guerra dei 50 giorni nell’estate 2014, che ha provocato un livello di distruzione inestimabile
e la demolizione in egual numero di infrastrutture pubbliche e attività commerciali e
private, peggiorando la già grave situazione economica in cui versava la popolazione prima
della guerra. Il collasso economico ha avuto un impatto immediato sulla disoccupazione,
portando la percentuale di disoccupati al 50%. Distruzione e sfollamento, insieme a
disoccupazione, assenza di libertà di movimento e lentezza della ricostruzione hanno
portato il Commissario Generale dell’UNRWA Krähenbϋhl a definire la situazione “una
bomba a orologeria”.
© 2014 UNRWA foto Shareef Sarhan
Foto 23
Nel frattempo è iniziata la guerra civile in Siria. Nel Marzo 2011, manifestazioni popolari
accendono la scintilla di quello che diverrà il conflitto armato in Siria. Tutti e 12 i campi di
rifugiati palestinesi e i 560.000 palestinesi regolarmente registrati nel Paese vengono
duramente colpiti. Dall’agosto 2013, più della metà dei rifugiati palestinesi in Siria è
sfollata; molti, tra cui anche alcuni membri del personale dell’UNRWA, vengono feriti o
perdono la vita. Tutti hanno bisogno di assistenza da parte dell’UNRWA. Questa è una
fotografia di Aya (con il vestito rosso) e della sua famiglia nel soggiorno della loro casa a
Jaramana vicino a Damasco. Aya (5 anni) e sua sorella Maram sono state ferite da colpi di
mortaio mentre tornavano a casa da scuola nell’Ottobre 2013. Aya è dilaniata dalle ferite
fisiche e psicologiche che non solo hanno cambiato la vita della sua famiglia, ma
raccontano la storia di vulnerabilità estrema di numerose famiglie che come la sua sono
colpite dal conflitto in Siria.
© 2014 UNRWA foto Carole Alfarah
Foto 24
Molti rifugiati in Siria e in tutta la regione, tra Libano e Giordania, vivono in rifugi collettivi
temporanei da più di due anni. Per molti di loro questo è il secondo o il terzo sfollamento
dal 1948. Il Commissario generale dell’UNRWA, Krähenbühl, ha detto che “appartengono
ad una comunità che è stata destabilizzata storicamente, e che aspetta ancora una
soluzione definitiva che ponga fine alla loro sofferenza”. Questa fotografia mostra dei
rifugiati palestinesi che innalzano le tende in una struttura dell’UNRWA vicino a Damasco
durante la tempesta Huda, che ha allagato tutta la regione nel Gennaio 2015.
© 2014 UNRWA foto Taghrid Mohammad
Foto 25
Il campo rifugiati di Yarmouk, a sud di Damasco, è stato una casa per più di 170.000 rifugiati
palestinesi. Dopo che i gruppi armati hanno raggiunto l’area, è iniziato l’assedio
dall’esercito siriano. Dall’estate del 2013, 18.000 civili, perlopiù rifugiati palestinesi inclusi
3.500 bambini, sono imprigionati nel quartiere in condizioni disumane, senza cibo, acqua e
medicine, tagliati fuori dal mondo. Questa immagine, scattata da UNRWA nel febbraio
2014, mostra un fiume di persone disperate, in fila per le razioni di cibo tra le case
distrutte, dopo mesi di privazioni e isolamento. Yarmouk non solo è diventato il simbolo
della profonda sofferenza dei rifugiati palestinesi in Siria, ma rappresenta anche i continui
sfollamenti dei rifugiati palestinesi che proseguono da più di 60 anni. A seguito
dell’infiltrazione a Yarmouk il 1 Aprile 2015 di un gruppo armato conosciuto per la sua
brutalità e dell’intensificarsi degli scontri, il Segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon
ha definito Yarmouk “l’ultimo girone dell’inferno”.
© 2014 foto UNRWA