Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della
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Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro Il presente lavoro è stato realizzato dalla Camera di Commercio di Catanzaro, in collaborazione con l’Istituto G. Tagliacarne. Gruppo di lavoro Camera di Commercio di Catanzaro Dott. Maurizio Ferrara, Segretario Generale Dott.ssa Raffaella Gigliotti, Responsabile Servizio VI - Promozione e Azienda Speciale Gruppo di lavoro Istituto G. Tagliacarne Dott. Paolo Cortese, Responsabile Osservatori Economici Dott.ssa Roberta D’Arcangelo, Ricercatrice Dott. Andrea Mazzitelli, Ricercatore Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro INDICE Presentazione Introduzione 5 6 Sezione 1- legalità e sviluppo economico 15 1.1 1.1.1 1.2 1.2.1 1.3 1.3.1 1.3.2 1.4 1.4.1 1.4.2 1.4.3 1.5 1.5.1 1.5.2 1.5.3 1.5.4 16 16 33 33 50 50 56 67 67 75 81 85 85 98 112 121 Vulnerabilità territoriale e attrattività dei fenomeni criminali La vulnerabilità delle province Una visione interdisciplinare I meccanismi di interazione tra economia legale e illegale Il quadro sociale ed economico di riferimento Un terreno fertile Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie La criminalità in provincia di Catanzaro I mutamenti degli assetti criminali che operano sul territorio Delitti e criminalità secondo le fonti ufficiali Gli indici di criminalità La percezione dell’illegalità Crisi, credito e burocrazia illegale Fenomeni illegali e sviluppo economico Lavoro sommerso e illegalità Le politiche di contrasto Sezione 2 - appendice 129 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6 2.7 130 138 147 149 155 157 163 Logica statistica e territorio Metodologia: indicatori e indici di sintesi Le fonti statistiche ufficiali Le statistiche giudiziarie al 2011 Metodologia dell’indagine Appendice statistica dell’indagine Bibliografia 3 Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro Presentazione Per la prima volta la Camera di Commercio di Catanzaro promuove e diffonde uno studio sugli effetti dei fenomeni illegali sull’economia del proprio territorio di competenza. E lo fa in collaborazione con l’associazione che, a livello nazionale, nasce e cresce per contrastare tali fenomeni: Libera. Una scelta seria, responsabile, importante, e tutto questo per diverse ragioni, che sinteticamente vorrei descrivere. Seria, perché questa ricerca si differenzia da altri studi che indagano sul fenomeno della criminalità organizzata, per la rigorosità del metodo scientifico utilizzato e per la qualità dei dati impiegati nell’analisi. Una ricerca, questa, scrupolosissima condotta con l’ormai consolidato partner dei nostri studi, l’Istituto Tagliacarne. Responsabile, perché ciascuno per il proprio ruolo ha il dovere di intervenire con gli strumenti e le iniziative che gli competono per arginare i fenomeni di illegalità, non solo e non tanto perché sono di per sé deprecabili, ma soprattutto perché soffocano e deturpano il volto dell’economia sana, che con tanta dedizione, impegno e bellezza si struttura anche in zone dove l’habitat non è sempre ideale. Importante, perché il nostro obiettivo nell’offrire il frutto delle nostre ricerche, è di fornire spunti e indirizzi strategici alle Istituzioni e agli attori che a vario titolo operano concretamente sul territorio, fornendo loro un quadro chiaro e preciso delle criticità, ma anche indicazioni per possibili e praticabili soluzioni. Parlare di illegalità genera sempre qualche ritrosia e perplessità, quasi si temesse che nel conclamare lo stato delle “malattie” del nostro sistema sociale, politico ed economico, se ne decretasse in qualche modo l’invincibilità. Noi - e molti come noi - crediamo che la verità stia esattemente all’antipodo di questa posizione. È per questo che abbiamo voluto scandagliare i fondali del tessuto connettivo catanzarese, scendendo nelle maglie più sottili e risalendo a quelle più evidenti. E dal viaggio emerge che solo la conoscenza profonda e consapevole può portarci a comprendere dinamiche ed elaborare stategie di risposta a fenomeni che, lo vogliamo ricordare e rimarcare: “sono umani, terreni, e come tali hanno un inizio ed avranno anche una fine”. Per dire questa verità abbiamo scelto di citare una delle figure che di più ha dato alla lotta contro la criminalità organizzata, il giudice Giovanni Falcone. Tale fine può essere decretata solamente dall’azione consapevole, responsabile e congiunta di noi tutti, attori della società civile e istituzionale, ciascuno per il proprio insostituibile ruolo. Noi, nel nostro piccolo, ci stiamo impegnando e stiamo cercando di seminare: questo anno che si avvia a concludersi ci ha visti realizzare azioni insistenti e di straordinaria qualità, come richiede il momento di straordinaria difficoltà. Azioni che ci auguriamo abbiano un forte impatto sul sistema economico e sociale, e che già 4 Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro cominciano a dare i primi frutti. Parlo, in primis, del sostegno ai Confidi e all’incentivazione della loro diffusione sul territorio provinciale, per facilitare l’accesso al credito “sano” da parte delle imprese; parlo della semplificazione della burocrazia e assistenza alle imprese nei rapporti con la Pubblica Amministrazione; parlo dell’assistenza alle imprese “antimafia”, ad esempio per sporgere denuncia, ottenere la certificazione antimafia e l’iscrizione nella “white list” della prefettura, accedere agli incentivi pubblici per le imprese vittime, ottenere il rating di legalità, ecc.; e ancora, parlo della promozione delle reti di impresa e dell’associazionismo; di consulenza sulla normativa del lavoro, sull’accesso agli incentivi a sostegno dell’occupazione giovanile, ecc., per favorire l’occupazione e l’emersione del lavoro irregolare; parlo della formazione presso imprenditori e giovani per la diffusione di una cultura della legalità imprenditoriale; parlo del sostegno alle imprese confiscate alla mafia, in termini di assistenza tecnica, sviluppo delle competenze manageriali, internazionalizzazione, marketing, adempimenti burocratici, ecc. Insomma, noi ci stiamo provando! Facciamolo assieme per riuscirci! Paolo Abramo Presidente Camera di Commercio di Catanzaro 5 Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro INTRODUZIONE Il punto di vista da cui muove questo studio della CaLa posizione del Sistema delle Camere di commercio Gli obiettivi della ricerca mera di Commercio di Catanzaro è lo stesso che ispira tutte le attività del sistema camerale: tutelare e promuovere la libertà di impresa e di mercato, la trasparenza e la libera concorrenza tra aziende, senza alcun condizionamento. L’economia illegale (in tutte le sue svariate accezioni: mercati illeciti, usura e racket, corruzione e burocrazia illegale, contraffazione, riciclaggio, lavoro nero, ecc.) altera le regole dell’economia e distorce il mercato, svilendo il lavoro, mortificando gli investimenti, distruggendo la proprietà intellettuale, ostacolando il credito, intimidendo la libertà di impresa. La presenza di criminalità modifica insomma la struttura del circuito economico, e comporta un allontanamento strutturale dal modello di efficienza dell’economia di mercato, pregiudicandone la possibilità di conseguire l’“ottimo”. L’obiettivo della ricerca è pertanto duplice: da un lato esaminare i fattori di vulnerabilità del sistema socio-economico della provincia di Catanzaro, utilizzando metodologie innovative ed esclusive, nonché gli indicatori macroeconomici “ufficiali”; dall’altro, attraverso una indagine svolta presso un campione di imprese della provincia (500), esaminare la percezione dei fenomeni illegali, la loro presenza e pervasività sul contesto economico locale. Promuovere lo studio dei fenomeni illegali, contribuire ad ampliare le conoscenze sul tema, anche da prospettive originali, e favorire la circolazione di dati e informazioni da fonti diverse, sono passi importanti nell’ambito di una strategia più ampia di contrasto alla criminalità e promozione della legalità che la Camera di Commercio di Catanzaro porta avanti sul territorio provinciale, insieme a numerosi altri soggetti del mondo istituzionale e del partenariato sociale. Le azioni di contrasto volte a frenare la diffusione di fenomeni criminali e l’adozione di strumenti di supporto alle imprese, specialmente nell’attuale situazione di crisi, costituiscono momento fondamentale sia per proteggere gli operatori economici dai condizionamenti della pressione mafiosa, sia per ricondurre il 6 Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro mercato nell’alveo delle “normali” regole di concorrenza economica. Ciò è tanto più vero in quei territori, quale la provincia di Catanzaro, che più di altri avrebbero bisogno di far leva sui propri fattori di competitività per superare le penalizzanti fragilità intrinseche del sistema produttivo, e che sono “ostaggio” di un’illegalità diffusa, che trova peraltro terreno fertile nella crisi economica. Il presente Rapporto è strutturato in due sezioni: nella prima vengono esaminate le condizioni di vulnerabilità della provincia rispetto alla criminalità organizzata di stampo economico, nonché il sistema di concause ed effetti della presenza criminale all’interno del circuito economico provinciale; nella seconda, si riportano le metodologie di calcolo degli indicatori, le fonti statistiche, le statistiche giudiziarie ufficiali, i dati dell’indagine disaggregati per settore, la bibliografia di riferimento. Nella prima sezione, il primo capitolo analizza la vulnerabilità socio-economica delle province italiane e la relativa attrattività rispetto ai fenomeni criminali. Il focus su Catanzaro è stato realizzato confrontando la provincia con gruppi di controllo, costituiti dalle provincie italiane più rappresentative a livello politico, finanziario, economico, universitario e dell’innovazione. L’analisi condotta ha portato alla selezione di specifici indicatori riguardanti la vulnerabilità delle infrastrutture, delle imprese, delle famiglie e del territorio. In particolare, la vulnerabilità del territorio è stata osservata utilizzando sia l’indice di criminalità organizzata che i reati di natura ambientale, inerenti il ciclo del cemento ed il ciclo dei rifiuti, variabili proxy dell’emergere di una nuova tipologia di criminalità, quella imprenditrice. La ricerca si differenzia da altri studi che indagano sul fenomeno della criminalità organizzata per la rigorosità del metodo scientifico utilizzato e per la qualità dei dati impiegati nell’analisi, che soddisfano ai requisiti di attendibilità e replicabilità. Il principale risultato conseguito è che il processo di diffusione territoriale della criminalità organizzata è trasversale a tutte le provincie italiane, anzi prevalica i confini amministrativi 7 La struttura del Rapporto Le mappe di vulnerabilità e attrattività dei fenomeni criminali Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro Il dibattito scientifico su legalità e sviluppo economico perché è interprovinciale e interregionale: ciò consente di definire l’“armatura mafiosa del territorio” e quindi di individuare delle partizioni territoriali funzionali a una migliore interpretazione della distribuzione lungo la nostra Penisola dei gruppi criminali. Analizzando, infatti, le mappe della vulnerabilità e dell’attrattività della criminalità organizzata, si evince immediatamente che le aree a più alta vulnerabilità ed a più alta attrattività sono le provincie della Calabria, segno evidente dell’ascesa prepotente della ‘ndrangheta negli ultimi decenni. Escludendo le regioni meridionali, è possibile osservare come la criminalità abbia risalito la Penisola sia lungo la dorsale adriatica, per penetrare economicamente nelle Marche ed in Emilia Romagna, sia attraversando l’Appennino centro-meridionale, per estendere i propri interessi nell’economia legale in Umbria, bassa Toscana e Marche. Osservando le nuove forme di criminalità legate al ciclo del cemento e dei rifiuti e le aree del made in Italy, la mappa dell’attrattività della criminalità organizzata evidenzia come la criminalità sia arrivata anche in Lombardia ed abbia percorso tutta la dorsale adriatica fino a Trieste. Al netto della criminalità organizzata, l’indice di sintesi della criminalità del territorio non mostra valori elevati per la provincia di Catanzaro: il Capoluogo calabrese non si segnala come fronte rilevante di nuovi reati criminali in ambito ambientale, al contrario delle altre provincie della Calabria. Tuttavia, sebbene Catanzaro non mostri elevati valori di attrattività per la criminalità organizzata, gli indici devono essere interpretati con cautela. Occorre, infatti, affermare che gli investimenti sono diminuiti negli ultimi anni e ciò implica un minore interesse della criminalità organizzata. Inoltre, non è possibile escludere coinvolgimenti tra imprese e criminalità che comportano, per le prime, tutele, vantaggi di mercato o, addirittura, immissione di risorse derivanti da proventi illegali finalizzate al riciclo. Attraverso un’ampia rassegna di fonti informative e bibliografiche, nel secondo capitolo vengono delineati i principali profili di interazione tra criminalità organizzata ed economia, con particolare riferimento 8 Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro ai processi di internazionalizzazione criminale, ai lavori pubblici, alle grandi opere (come ad es. la SalernoReggio Calabria), alle frodi finanziarie. Il tutto approfondendo la letteratura scientifica, i metodi di calcolo e gli effetti sul circuito economico. Il terzo capitolo del rapporto delinea il quadro sociale ed economico di riferimento, evidenziandone in particolare gli elementi di fragilità, quelli che da un lato rendono la provincia di Catanzaro terreno fertile per la criminalità, dall’altro sono la migliore rappresentazione dei danni che la criminalità può arrecare ad un modello di sviluppo. È doveroso sottolineare come, nel contesto regionale, Catanzaro presenti numerosi parametri per molti versi migliori rispetto alle altre province calabresi. In tale scenario, è difficile non associare le difficoltà strutturali e congiunturali della provincia con “la storica presenza della ‘ndrangheta in gran parte della regione Calabria ed in tutti i suoi ambiti sociali, economici, e politici”, come dimostrano le investigazioni e le analisi della Direzione Nazionale Antimafia e i dati del Ministero dell’Interno, di cui è dato ampio conto nel quarto capitolo. Come nel resto della Calabria, anche nella provincia di Catanzaro la criminalità si impone all’attenzione tanto per i mercati illeciti che essa detiene (traffico di stupefacenti in primis) e i delitti denunciati (negli ultimi anni si registrano comunque meno atti efferati ma ancora molti “reati-spia”, in particolare racket e conseguenti attività intimidatorie, oltre a reati “sommersi”, non catturati cioè dalle statistiche ufficiali), quanto per un modus operandi tipico, che mira a esercitare sul territorio un diffuso e capillare controllo delle attività economiche, politiche e amministrative, creando pericolose contiguità con i ceti produttivi, le forze dell’ordine, la classe dirigente, gli apparati professionali, ecc. Il controllo delle istituzioni e del tessuto produttivo da parte della criminalità risponde, più che a motivazioni economiche, soprattutto alla volontà di rendere ben visibile alle comunità locali che il proprio dominio si estende anche alla governance locale. Il risultato, illustrato nel quinto capitolo, è un fenomeno criminoso che anche le imprese della provincia 9 Modelli di interazione e controllo del territorio L’incidenza dei fenomeni criminali secondo le imprese della provincia di Catanzaro Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro Assi di intervento per il contrasto della criminalità e la promozione della legalità Lo Sportello Legalità di Catanzaro giudicano importante o addirittura determinante in circa il 75% delle interviste; secondo gli stessi imprenditori la quota di illegalità nel circuito economico provinciale si attesterebbe al 17,5% della ricchezza prodotta in provincia. Le pratiche estorsive e usurarie, spesso connesse a atti minatori e vandalici, sono i comportamenti criminosi ritenuti più gravi da circa due imprese su tre; sull’usura in particolare le imprese non tacciono la “potenziale” responsabilità di una Pubblica Amministrazione inefficiente, che paga in fortissimo ritardo (oltre 9 mesi) i propri debiti alle imprese. Anche il lavoro sommerso è ritenuto un fenomeno diffuso dalla grande maggioranza delle imprese (88%), che inciderebbe per il 23,8% sul mercato del lavoro, giocando a sfavore della concorrenzialità di mercato e di una crescita effettiva dell’occupazione. Se disoccupazione e disagio economico sono tra i principali motivi che spingono gli individui a commettere azioni illegali, secondo i due terzi degli imprenditori intervistati, la sfiducia nelle istituzioni e nella politica è per la maggior parte di essi causa di comportamenti omertosi presso i cittadini. Per contrastare l’illegalità, gli imprenditori evidenziano l’utilità di due assi d’intervento, tra loro complementari: da un lato l’approccio “repressivo”, e cioè interventi delle forze dell’ordine, controllo del territorio e severità delle leggi, che agiscono sulla repressione degli atti criminosi ma anche sul rafforzamento della fiducia nelle istituzioni; dall’altro quello “preventivo”, vale a dire politiche per la coesione sociale, promozione del senso civico e della cultura della legalità, che mirano soprattutto a sradicare la matrice socio-culturale della criminalità. I risultati dell’indagine suggeriscono inoltre specifici campi d’azione su cui la Camera di Commercio può favorevolmente intervenire a sostegno delle imprese, anche attraverso il proprio Sportello Legalità, oltre alle iniziative ad ampio raggio messe in campo dal Sistema Camerale per il contrasto della criminalità. In particolare: - sostegno ai Confidi e loro diffusione sul territorio provinciale, per facilitare l’accesso al credito “sano” da parte delle imprese; 10 Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro - semplificazione della burocrazia e assistenza alle imprese nei rapporti con la Pubblica Amministrazione; - assistenza alle imprese “antimafia”, ad esempio per sporgere denuncia, ottenere la certificazione antimafia e l’iscrizione nella “white list” della prefettura, accedere agli incentivi pubblici per le imprese vittime, ottenere il rating di legalità, ecc.; - promozione delle reti di impresa e dell’associazionismo; - consulenza sulla normativa del lavoro, sull’accesso agli incentivi a sostegno dell’occupazione giovanile, ecc., per favorire l’occupazione e l’emersione del lavoro irregolare; - formazione presso imprenditori e giovani per la diffusione di una cultura della legalità imprenditoriale; - sostegno alle imprese confiscate alla mafia, in termini di assistenza tecnica, sviluppo delle competenze manageriali, internazionalizzazione, marketing, adempimenti burocratici, ecc. Nella provincia di Catanzaro, sono numerosi gli assi su cui si potrebbe agire per favorire l’imprenditorialità e ridurre le diseconomie esterne: la dotazione infrastrutturale; l’apertura ai mercati internazionali; l’offerta turistica; una maggiore integrazione delle filiere locali, in un’ottica di rete; il circuito del credito e il costo del denaro; le politiche per l’occupazione, soprattutto giovanile; le energie alternative; la semplificazione della burocrazia, solo per citarne alcuni1. Ma condicio sine qua non per attuare tali politiche in modo efficace e rendere l’ambiente economico provinciale veramente attrattivo per le imprese è l’affermarsi di una cultura della legalità a tutto campo: una Pubblica Amministrazione sana, lotta alla corruzione e all’affarismo, denuncia e contrasto dei fenomeni estorsivi e usurari, emersione del sommerso, appalti puliti (si pensi ad esempio al caso dell’eolico calabre- 1 - Si veda anche Camera di Commercio di Catanzaro, Osservatorio Economico della provincia di Catanzaro 2013, a cura dell’Istituto G. Tagliacarne, giugno 2013. 11 La legalità come leva per la competitività Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro se), etc. Per questi motivi l’impegno della Camera di commercio per la legalità acquista, oltre al valore civile e morale, anche un importante valore economico per le aziende, per le istituzioni, per la comunità, per il territorio tutto. L’IMPEGNO DEL SISTEMA CAMERALE PER LA LEGALITÀ Il presente studio, promosso dalla Camera di Commercio di Catanzaro e realizzato in collaborazione con l’Istituto Guglielmo Tagliacarne, si colloca nell’ambito di una serie di iniziative di ampio respiro che il Sistema camerale sta sviluppando sul territorio italiano per diffondere la cultura della legalità, sostenere gli imprenditori esposti al rischio di illegalità e favorire il ripristino di un corretto funzionamento del mercato. Dalle prime esperienze avviate nel 2010, con la sottoscrizione del Protocollo d’intesa contro la criminalità per la legalità, da parte di Unioncamere e quattro Camere di Commercio “apripista” (una sorta di “patto” camerale per l’impegno congiunto contro ogni forma di criminalità, poi esteso ad altre CCIAA), l’impegno camerale per la legalità ha oramai assunto una dimensione “di sistema”, nella convinzione che la costruzione di un mercato veramente libero, trasparente, regolato e competitivo richieda l’impegno concreto e la collaborazione di tutte le istituzioni che operano sul territorio. Questo percorso comune per l’affermazione di una cultura della legalità si è snodato in altri passi decisivi: - l’istituzione del Comitato Nazionale per la Legalità, guidato dal Presidente di Unioncamere e composto da 20 Presidenti delle Camere e da rappresentanti delle Amministrazioni centrali (Ministeri dell’Interno, della Giustizia, dello Sviluppo Economico, Agenzia Nazionale per i beni confiscati, ABI); - la sottoscrizione di un Protocollo d’intesa per la lotta alla criminalità tra Ministero dell’Interno e Unioncamere, in rappresentanza dell’intero Sistema camerale; - la sottoscrizione di Protocolli di intesa e accordi di partenariato tra Unioncamere e importanti soggetti della società civile, tradizionalmente impegnati nella diffusione della cultura della legalità, cui spesso si affiancano forme di collaborazione o accordi analoghi siglati dalle singole CCIAA o Unioni regionali; nel 2013 in particolare Unioncamere ha sottoscritto i protocolli con l’associazione “Libera”, “Fondazione Antiusura Interesse Uomo” e “Transparency International Italia”. Attraverso la rete di rapporti così creata sul territorio, sono stati avviati numerosi progetti e azioni congiunte a rilevanza nazionale, cui si aggiungono iniziative specifiche messe in atto da singole Camere di Commercio, su diverse tematiche: - collaborazioni con tutte le istituzioni preposte all’ordine pubblico e la sicurezza, Prefetture in primis, per favorire l’acquisizione e lo scambio di dati e informazioni attinenti ai fenomeni criminosi che colpiscono il sistema economico, attraverso strumenti di analisi e mappatura del tessuto imprenditoriale messi a disposizione dal Registro delle Imprese (in sinergia con Infocamere) e altre banche dati gestite dal Sistema camerale; - attività di studio, monitoraggio e analisi, di tipo qualitativo e quantitativo, dei fe- 12 Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro nomeni legati all’economia sommersa e illegale e dei contesti territoriali a maggior rischio di racket, usura e infiltrazioni criminali; - collaborazione con l’Agenzia nazionale per i beni confiscati e l’associazione Libera per fornire supporto alle attività di re-immissione sul mercato dei beni confiscati alle mafie, in particolare attraverso un progetto pilota realizzato con tre Camere di commercio e finanziato da fondi europei; - percorsi educativi e divulgativi rivolti alle imprese e al mondo giovanile e scolastico; - promozione della “Giornata nazionale della trasparenza e della legalità”, la cui prima edizione sarà celebrata nell’autunno 2013, diretta a comunicare l’impegno del sistema camerale e dei suoi partner e lanciare nuove intese e proposte progettuali, animando il Forum itinerante “Reti e progetti per la legalità”. - la messa a punto, presso le Camere, di una rete di Sportelli della Legalità. Per quanto riguarda nello specifico gli Sportelli della Legalità, ad oggi (ottobre 2013) ne sono operativi circa una trentina in altrettante Camere di Commercio o Unioni Regionali disseminate sul territorio italiano, e sono destinati ad aumentare anche grazie alle risorse messe a diposizione per questo progetto dal Fondo di Perequazione camerale. Anche la Camera di Commercio di Catanzaro, nella primavera del 2013, ha istituito in collaborazione con Libera il proprio Sportello della Legalità, denominato “SOS Giustizia - Servizio di ascolto e assistenza agli imprenditori”. Gli Sportelli della legalità costituiscono un momento di sinergia con altre realtà del mondo istituzionale e del partenariato sociale presenti sul territorio (Prefetture, Forze del’Ordine, Libera, gli sportelli SOS Giustizia della Fondazione Interesse Uomo, SOS Impresa, ecc) e forniscono attività di supporto alle imprese che sono a rischio di cadere in situazioni d’illegalità o che sono già state colpite. A seguito di una domanda di aiuto, lo sportello camerale, rappresentato da personale adeguatamente formato, può agire su più livelli. Prima che l’impresa cada vittima dell’usura o di altre forme di illegalità, esso può guidare l’impresa nell’accesso ai fondi previsti per far fronte alle emergenze o agevolare l’accesso al micro credito; può inoltre favorire l’accesso all’assistenza legale e garantire un sostegno psicologico adeguato. Quando l’impresa è caduta vittima della criminalità economica, lo sportello può fornire supporto per l’accesso al fondo di solidarietà per le vittime delle richieste estorsive, o per sporgere denuncia. SOS Giustizia TA ASCOL GNA ACCOMPA DENUNCIA SERVIZIO DI ASCOLTO E DI ASSISTENZA AGLI IMPRENDITORI Sportello della Legalità della Camera di Commercio di Catanzaro 13 SEZIONE 1 LEGALITÀ E SVILUPPO ECONOMICO 1.1 - Vulnerabilità territoriale e attrattività dei fenomeni criminali 1.1 - VULNERABILITÀ TERRITORIALE E ATTRATTIVITÀ DEI FENOMENI CRIMINALI 1.1.1 - LA VULNERABILITÀ DELLE PROVINCE Fenomeni criminali e PIL reale Come è noto, la criminalità, l’economia illegale ed il sommerso sono fattori che, alterando le regole del mercato, comportano perdite di efficienza all’interno del circuito economico, impedendo ai sistemi produttivi di raggiungere il PIL potenziale, ovvero il risultato massimo ottenibile con il pieno impiego dei fattori produttivi a disposizione. In via del tutto propedeutica alla lettura dell’intero documento, il presente capitolo ha la finalità di analizzare la vulnerabilità e l’attrattività delle province rispetto ai fenomeni criminali endogeni ed esogeni. In particolare, attraverso la costruzione di matrici di confronto (la cui metodologia di calcolo è riportata in appendice, cap. 2.2 Indicatori e indici di sintesi), sarà analizzata la vulnerabilità delle province italiane rispetto a una serie di indicatori selezionati. Successivamente, il campo di osservazione si concentrerà sulla definizione di quali siano le aree di maggiore attrattività economica per la criminalità organizzata, anche per investimenti del tutto legali2. I risultati ottenuti sono stati riportati in una matrice di dati (matrice di vulnerabilità)3. Nelle righe sono state collocate le province; nelle colonne sono state collo- 2 - Per un approfondimento sulle attività legali ascrivibili ad organizzazioni criminali si veda il capitolo 1.2.1 - I meccanismi di interazione tra economia legale ed illegale: una visione interdisciplinare. 3 - La costruzione della matrice di vulnerabilità è ancora in fase sperimentale così come la selezione di alcuni indicatori è in via di definizione: ad esempio, nel presente lavoro non sono stati considerati: 1) gli indici relativi al riciclaggio del denaro ovvero alle operazioni finanziarie sospette; 2) gli indicatori relativi al fenomeno della corruzione (soprattutto negli appalti pubblici); 3) gli indicatori relativi a turn-over “mafiosi” delle imprese, che presentano andamenti anti-economici, soprattutto quando si analizza a livello provinciale il rapporto tra imprese nate e imprese fallite. Ciò ha garantito l’equi-rappresentatività degli indicatori per ciascuna provincia in modo tale da avere un tableau completo e bilanciato. 16 1.1.1 - La vulnerabilità delle province cate le variabili delle unità statistiche, vale a direi diversi indicatori misurati per ogni provincia4. Il calcolo dell’indice di vulnerabilità provinciale ha restituito la mappa a livello nazionale, dopo aver suddiviso i valori ottenuti per ciascuna provincia in quartili (cfr. Graf. 1). Successivamente, è stato calcolato l’indice di sintesi di vulnerabilità provinciale applicato a una matrice ridotta, in cui sono stati selezionati solo gli indicatori di vulnerabilità economica5, al fine di evidenziare le aree di attrattività della criminalità organizzata, ovvero le province dove la criminalità imprenditoriale investe legalmente (cfr. Graf. 2). È bene ricordare che nell’analisi qui presentata sono stati utilizzati solo indicatori elementari riguardanti l’economia legale: non sono stati considerati indici che potessero evidenziare l’emergere di fenomeni di attività economica illegale. In tale ottica vanno osservate le due cartine dell’Italia, in particolare la mappa relativa all’attrattività della criminalità organizzata: è possibile che alcune aree denotino una bassa vulnerabilità, contrariamente a quanto accade se si analizzasse il fenomeno economico da un punto di vista illegale. Tuttavia, dall’analisi grafica emerge che progressivamente la criminalità organizzata sta penetrando nel tessuto della società civile e nelle attività economiche legali. Nessun territorio è esente da possibili infiltrazioni di gruppi mafiosi (sia italiani che stranieri): affermare che in un’area (specialmente quelle del Nord) è presente una bassa vulnerabilità e/o attrattività signi- Le mappe di vulnerabilità e attrattività 4 - Nella sua forma più comune, una matrice dei dati è una tabella contenente le informazioni disponibili relativamente ad un insieme di unità statistiche. In generale, se vengono osservati i valori di p caratteri su un collettivo di n unità statistiche, la matrice dei dati, denotata X, sarà di dimensione n x p. Ciascuna riga della matrice contiene le p informazioni relative ad una determinata unità statistica,mentre ciascuna colonna contiene le modalità assunte da un determinato carattere nelle diverse unità statistiche. Il suo generico elemento xij rappresenta dunque la modalità che il j-esimo carattere assume in corrispondenza della i-esima unità. Per ulteriori approfondimenti cfr. Rizzi A., Fraire M. (2011) Analisi dei dati per il data mining, Carocci, Roma. 5 - Gli indicatori selezionati per la costruzione della mappa di attrattività della criminalità organizzata sono di seguito rappresentati: 1) Indicatore di vulnerabilità criminale: a) Indice di reati del ciclo del cemento; b) Indice di reati del ciclo dei rifiuti; 2) Indice di vulnerabilità delle imprese: a) Sofferenze delle imprese; b) Procedure concorsuali su totale imprese; c) Scioglimenti/Liquidazioni su totale imprese; 3) Indice di vulnerabilità delle famiglie: a) Tasso di disoccupazione; b) Credito al consumo delle famiglie pro-capite/patrimonio pro-capite; c) Sofferenze delle famiglie pro-capite. 17 1.1 - Vulnerabilità territoriale e attrattività dei fenomeni criminali Fenomeni criminali e contiguità territoriale Le “dorsali” italiane della criminalità fica che l’introduzione della criminalità organizzata all’interno del tessuto imprenditoriale e sociale è solo parziale. Analizzando le mappe della vulnerabilità e dell’attrattività della criminalità organizzata, si evince immediatamente che le aree a più alta vulnerabilità ed a più alta attrattività sono le province della Calabria, segno evidente dell’ascesa prepotente della ‘ndrangheta negli ultimi decenni. In particolare, si rileva che le province a maggiore intensità criminale sono Crotone e Vibo Valentia, province che si sono staccate amministrativamente da Catanzaro solo nel 1992. Il risultato conseguito non deve sorprendere, dato che le suddivisioni amministrative non riflettono le vere partizioni economiche (e sociali) del territorio oltre che le dinamiche imprenditoriali, trasversali tra le aree confinanti. Catanzaro, ponendosi tra le due province, ne garantisce la contiguità territoriale. In generale, escludendo Sardegna e Sicilia, il cui punto di contatto con la Penisola è costituito dall’asse Messina-Reggio Calabria, la criminalità organizzata è fortemente radicata in Calabria e Campania, le cui province presentano i più alti valori sia come vulnerabilità del territorio che come attrattività per le organizzazioni criminali (cfr. Tabb 1-2). Tali aree rappresentano i poli per eccellenza della criminalità: da esse si diramano importanti direttrici per la diffusione della stessa, specialmente nella zona del Basso Sannio, fino al Tavoliere pugliese. La criminalità risale la Penisola lungo la dorsale adriatica (Campobasso, Pescara e Teramo) per penetrare economicamente sia nelle Marche (Ancona e Ascoli Piceno), sia in Emilia Romagna (Rimini), sia attraversando l’Appennino centro-meridionale per estendere i propri interessi nell’economia legale nel basso Lazio, in Umbria e in bassa Toscana. Se la mappa della vulnerabilità è omogenea per le province del Mezzogiorno a causa dell’elevato tasso di criminalità organizzata rispetto al resto dell’Italia (sebbene negli ultimi anni i reati violenti e criminali siano diminuiti al Sud), la mappa dell’attrattività mostra una geografia del fenomeno differente. Analizzando le nuove forme di criminalità legate al ciclo del cemen- 18 1.1.1 - La vulnerabilità delle province 19 1.1 - Vulnerabilità territoriale e attrattività dei fenomeni criminali Infrastrutture e criminalità to e dei rifiuti e le aree del made in Italy, dove le imprese una volta fiorenti oggi sono in crisi, tale mappa denota come l’imprenditorialità criminale (anche di origine straniera) oltre che in Umbria, Marche e Toscana sia arrivata in Lombardia ed abbia percorso tutta la dorsale adriatica fino a Trieste, nuovo polo emergente insieme a Gorizia delle infiltrazioni in campo economico da parte dei gruppi criminali. Il processo di penetrazione al Nord procede a velocità alternata e inizialmente riguarda quei settori e quelle attività, localizzate in province strategiche dal punto di vista della dotazione infrastrutturale e turistica, in cui è più facile riciclare il denaro attraverso investimenti immobiliari. Ciò spiega perché nell’alto Tirreno si segnalano come nuovi possibili centri della criminalità organizzata le province di Livorno, La Spezia e Imperia e le aree a esse limitrofe (in particolare le province di Lucca e Grosseto), tutte dotate, oltre che di importanti infrastrutture portuali, di strutture ricettive e di ristorazione, oggetto di acquisizione e investimento nell’ultimo decennio da parte della criminalità organizzata, soprattutto dell’est Europa. Analogo discorso vale per la dorsale adriatica marchigiana e romagnola fino a giungere al polo di Trieste, cruciale snodo ferroviario e marittimo, fulcro di una nuova mitteleuropa di matrice criminale e di scambi terra-mare tra i mercati dell’Europa centro-orientale e dell’Asia. Restringendo l’analisi solo ad alcune province rappresentative dei fenomeni sociali, culturali ed economici, classificate in nove gruppi di controllo, si è confrontata la vulnerabilità e l’attrattività (rispetto ai fenomeni criminali) di Catanzaro con le province appartenenti a ciascun cluster selezionato. Nella scelta delle singole province da classificare in ciascun gruppo di controllo si è operato nel seguente modo: 1) la provincia individuata è stata inserita nel gruppo di controllo in cui risulta maggiormente rappresentativa; 2) ogni provincia non può appartenere a due o più gruppi di controllo. In tal senso, le province di Perugia e Ancona sono state inserite nel cluster delle PMI del made in Italy per le loro dinamiche economiche, sebbene potevano essere inserite tra le province interessate dalla 20 1.1.1 - La vulnerabilità delle province Tab.1 - Classifica delle province più vulnerabili: partizioni funzionali del territorio e direttrici di vulnerabilità Ranking Province 1 2 3 4 Crotone Vibo Valentia Reggio Calabria Cosenza 5 Benevento 6 Avellino 7 Matera 8 Potenza 9 Nuoro 10 Campobasso 11 Isernia 12 Rieti 13 Taranto 14 Latina 15 Foggia 16 Salerno 17 L'Aquila 18 19 20 Catanzaro Lecce Imperia** 21 Enna 22 23 Prato Palermo Province Confinanti Cosenza, Catanzaro Reggio Calabria, Catanzaro Vibo Valentia, Catanzaro, Messina* Catanzaro, Potenza, Matera Avellino, Caserta*, Napoli, Campobasso, Isernia, Foggia Benevento, Napoli, Salerno, Potenza, Foggia Potenza, Cosenza, Taranto, Bari Matera, Cosenza, Avellino, Salerno Sassari, Cagliari*, Oristano* Isernia, Benevento, Caserta*, Foggia Campobasso, L'Aquila, Caserta*, Frosinone* L'Aquila, Teramo, Perugia, Terni* Bari, Lecce, Brindisi*, Matera Valore Quartile Regioni confinanti Direttrice vulnerabilità Calabria Calabria Dorsale Mar Ionio - Mar Tirreno Dorsale Mar Ionio - Mar Tirreno Calabria, Sicilia Dorsale Mar Ionio - Mar Tirreno Calabria, Basilicata Dorsale Appennino meridionale Campania, Molise, Puglia Area del Basso Sannio Campania, Puglia Area del Basso Sannio Basilicata, Basilicata, Calabria, Puglia Basilicata, Campania Calabria, 183,3 182,6 177,3 167,3 Area del Basso Sannio 164,2 Area del Basso Sannio Sardegna Dorsale centro-orientale Sardegna Molise, Campania, Puglia Area Alto Sannio Molise, Campania, Lazio Area Alto Sannio Abruzzo, 227,0 195,9 della Dorsale Appennino Abruzzese Appennino Umbro Puglia, Basilicata Direttrice Salento - Murgia Frosinone*, Caserta* Lazio, Campania Bari, Potenza, Avellino, Benevento, Campobasso Direttrice Agro Pontino Appennino Abruzzese - Sannio Puglia, Basilicata, Direttrice Tavoliere - Basso Sannio Campania, Molise Direttrice Costiera Amalfitana Campania, Basilicata Basso Sannio Dorsale Appennino Abruzzese Abruzzo, Lazio, Molise Mar Adriatico Pescara*, Teramo, Frosinone*, Rieti, Isernia Vibo Valentia, Crotone, Cosenza, Reggio Calabria Taranto, Brindisi* Palermo, Catania*, Caltanissetta, Messina* Calabria Dorsale Mar Ionio - Mar Tirreno Puglia Liguria Salento Riviera di Ponente 160,7 145,2 Lazio, Abruzzo, Umbria Napoli, Avellino, Potenza 163,3 - Sicilia Sicilia Pistoia*** Toscana Enna, Agrigento*, Caltanissetta*, Messina*, Trapani* Direttrice Piana Firenze - Prato Pistoia Sicilia Sicilia 144,3 142,9 141,0 140,0 139,8 138,6 137,2 132,2 131,4 130,1 126,6 126,0 125,7 Direttrice Golfo dell'Asinara Nuoro, Oristano* Sardegna Dorsale centro - orientale della 24 Sassari Sardegna 123,7 Umbria, Lazio, Marche, Dorsale Appennino Umbro Terni*, Rieti, Ascoli Piceno*, Toscana Marchigiano 123,7 Macerata*, Siena* 25 Perugia L'Aquila, Pescara*, Rieti, Dorsale Mar Adriatico Appennino Abruzzo, Lazio, Marche 26 Teramo Ascoli Piceno Centro - Meridionale 121,9 Caserta*, Avellino, Direttrice Mar Tirreno - Basso Campania 27 Napoli Benevento, Salerno Sannio 121,7 Brindisi*, Foggia, Taranto, Direttrice Basso Sannio - Murgia Puglia, Basilicata Salento 121,6 28 Bari Matera, Potenza * Per la contiguità territoriale sono state inserite alcune province la cui vulnerabilità è medio-alta. Ciò si è reso necessario per definire meglio sia le traiettorie spaziali della vulnerabilità che per costruire delle partizioni funzionali del territorio ** Imperia non confina con alcuna provincia che presenta una vulnerabilià almeno medio-alta. Tuttavia la sua collocazione geografica è di notevole importanza perché al confine con la Francia sulla direttrice per Marsiglia, importante centro della criminalità organizzata francese *** Pistoia presenta una vulnerabilità medio-bassa. E' stata inserita perché presenta infiltrazioni della criminalità organizzata simili a quelle di Prato In rosso sono evidenziate le province che risultano essere le più vulnerabili ma non contemporaneamente le più attrattive per la criminalità organizzata. Al contrario, le altre province sono sia le più vulnerabili che le più attrattive per la criminalità organizzata. Fonte: Elaborazione Tagliacarne (2013) 21 1.1 - Vulnerabilità territoriale e attrattività dei fenomeni criminali Tab. 2 - Classifica delle province più attrattive per la criminalità organizzata: partizioni funzionali del territorio e direttrici di vulnerabilità Valore Ranking Province Province Confinanti Regioni confinanti Direttrice vulnerabilità Quartile 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 Vibo Valentia Napoli Reggio Calabria, Caserta*, Avellino, Benevento, Salerno Vibo Valentia, Messina* Calabria Campania Cosenza Benevento, Napoli, Salerno, Potenza, Foggia* Calabria, Sicilia Emilia Romagna Calabria Campania, Basilicata, Puglia Prato Pistoia***, Firenze* Toscana Latina Roma, Caserta* Lazio, Campania Reggio Calabria Rimini Crotone Avellino Livorno Gorizia Siracusa Bari Frosinone*, Trieste* Catania* Brindisi*, Foggia*, Taranto, Matera*, Potenza Toscana Friuli Venenzia Giulia Sicilia Puglia, Basilicata Ancona Perugia Perugia Terni, Ascoli Ancona, Siena Salerno Napoli, Avellino, Potenza Campania, Basilicata Terni Perugia, Siena* Avellino, Caserta*, Napoli, Campobasso*, Foggia* Umbria, Toscana Potenza Calabria Benevento Cosenza Marche, Umbria Piceno, Umbria, Toscana Marche, Campania, Molise, Puglia Sardegna Cagliari Roma Latina, L'Aquila* Frosinone*, Taranto Bari, Brinidisi*, Matera* Puglia, Basilicata La Spezia Massa-Carrara*, Lucca* Matera*, Cosenza, Avellino, Salerno Toscana Basilicata, Campania Liguria Lazio, Abruzzo Calabria, Dorsale Mar Ionio - Mar Tirreno Direttrice Mar Tirreno - Basso Sannio Dorsale Mar Ionio - Mar Tirreno Dorsale Mar Adriatico Dorsale Mar Ionio - Mar Tirreno Area del Basso Sannio Direttrice Piana Firenze - Prato Pistoia Direttrice Litorale romano, Litorale pontino - Garigliano Sannio Dorsale Nord Tirreno Dorsale Altopiano Carsico Sicilia orientale Direttrice Basso Sannio - Murgia Salento Dorsale Appennino Umbro Marchigiano - Mar Adriatico Dorsale Appennino Umbro Marchigiano - Mar Adriatico Direttrice Costiera Amalfitana Basso Sannio Dorsale Appennino Umbro Area del Basso Sannio Dorsale Appennino meridionale Mar Ionio - Mar Tirreno Sardegna Meridionale Direttrice Litorale romano, Litorale pontino - Appennino Abruzzese Direttrice Basso Sannio - Murgia Salento Dorsale Appennino Tosco - Ligure 199,2 172,9 161,1 137,7 134,6 133,6 132,8 131,9 130,8 130,0 127,3 125,3 123,6 119,0 117,7 117,4 117,2 117,1 115,3 115,1 114,5 111,9 Area del Basso Sannio 109,6 Riviera di Ponente 107,6 L'Aquila*, Pescara*, Ascoli Dorsale Mar Adriatico Appennino Teramo Abruzzo, Marche 25 Piceno Centro - Meridionale 107,5 Dorsale Appennino Umbro Ascoli Piceno Teramo, Perugia Marche, Abruzzo, Umbria 26 Marchigiano - Mar Adriatico 106,6 Sicilia Sicilia Settentrionale 106,4 27 Palermo Messina*, Trapani* Direttrice Golfo dell'Asinara Sassari Nuoro* Sardegna Dorsale centro - orientale della 28 Sardegna 105,7 * Per la contiguità territoriale sono state inserite alcune province la cui vulnerabilità è medio-alta. Ciò si è reso necessario per definire meglio sia le traiettorie spaziali della vulnerabilità che per costruire delle partizioni funzionali del territorio ** Imperia non confina con alcuna provincia che presenta una vulnerabilià almeno medio-alta. Tuttavia la sua collocazione geografica è di notevole importanza perché al confine con la Francia sulla direttrice per Marsiglia, importante centro della criminalità organizzata francese *** Pistoia presenta una vulnerabilità medio-bassa. E' stata inserita perché presenta infiltrazioni della criminalità organizzata simili a quelle di Prato In rosso sono evidenziate le province che risultano essere le più attrattive per la criminalità organizzata ma non contemporaneamente le più vulnerabili. Al contrario, le altre province sono sia le più attrattive per la criminalità organizzata che le più vulnerabili 23 24 Potenza Imperia** Fonte: Elaborazione Tagliacarne (2013) 22 1.1.1 - La vulnerabilità delle province ricostruzione post-terremoto (avvenuto in Umbria e nella Marche nel 1997). Parimenti, L’Aquila è stata inserita nel gruppo di controllo inerente la ricostruzione post-terremoto, data la gravità del fenomeno occorso e tutto ciò che ne è scaturito a livello di scandali sugli appalti pubblici per la ricostruzione di importanti comuni della provincia, compreso il capoluogo della regione. L’Aquila per la sua università e per gli eccellenti centri di ricerca che le gravitano attorno, sebbene ora in declino, poteva essere inserita nel cluster delle province dell’innovazione (e dell’università) del Sud Italia. Di seguito lo schema di classificazione delle province e dei gruppi di controllo: - Capoluoghi del Sud e Isole: Bari, Cagliari, Napoli, Palermo, Potenza. - Le capitali politiche ed economiche: Milano, Roma. - Industria del Nord: Genova, Torino, Venezia. - Ricostruzione post-terremoto: Campobasso, Ferrara, L’Aquila, Modena. - PMI del made in Italy: Ancona, Bologna, Firenze, Perugia. - PMI del Nord-Est: Forli-Cesena, Treviso, Udine, Verona. - Le province dell’innovazione (e dell’università) del Nord: Padova, Parma, Pavia, Trento, Trieste. - Le province dell’innovazione (e dell’università) del Centro: Pisa, Siena. - Le province dell’innovazione (e dell’università) del Sud: Catania, Cosenza. Per costruzione il valore massimo che possono assumere i singoli indicatori elementari e i relativi indici di sintesi è pari a 100. Un indice di vulnerabilità e/o attrattività provinciale pari a 100 implica che la provincia è totalmente vulnerabile e/o completamente attrattiva per la criminalità organizzata. Nessuna delle province analizzate presenta un valore degli indici di sintesi pari a 100. Catanzaro non evidenzia il più alto valore dell’indice di vulnerabilità finale, sebbene sia superiore a quello nazionale. Altre province si segnalano per elevati valori dell’indice di vulnerabilità: in primis Napoli e Cosenza seguite da Campobasso e 23 I cluster di confronto I Gruppi di controllo 1.1 - Vulnerabilità territoriale e attrattività dei fenomeni criminali L’Aquila, tra quelle selezionate nei gruppi di controllo. Come già rimarcato, Catanzaro è il trait-d’union tra le province di Crotone e Vibo Valentia, le più vulnerabili d’Italia. Tuttavia, analizzando i singoli indicatori, Catanzaro evidenzia un’elevata vulnerabilità soprattutto a livello sociale e culturale come è testimoniato dai valori conseguiti per l’indice di dotazione delle infrastrutture culturali (indice pari 48,6; cfr. Tab. 3); per l’indice di criminalità organizzata (indice pari a 46,8; cfr. Tab. 4);per il tasso di disoccupazione sia generale (indice pari a 73,7; cfr. Tab. 6) che giovanile (indice pari a 63,2; cfr. Tab. 6) e per l’indice del credito al consumo delle famiglie (indice pari a 82,7; cfr. Tab. 6). Dal punto dell’education e della formazione delle competenze, il cui iniziale investimento produce reddito in futuro, Catanzaro mostra un’alta vulnerabilità soprattutto per la quota di persone impiegate nel settore della cultura (indice pari a 75,4; cfr. Tab. 6). In definitiva, tra i quattro macro-indicatori di vulnerabilità provinciale, quello che mostra i valori più elevati è proprio l’indicatore di vulnerabilità delle famiglie (indice pari a 51,8, cfr. Tab. 6), inferiore solo ai valori delle province di Potenza, Cosenza e Campobasso (cfr. Grafico 3). Al netto della criminalità organizzata, l’indice di sintesi della criminalità del territorio non mostra valori elevati (cfr. Tab. 8): Catanzaro non si segnala come fronte di nuovi reati criminali in ambito ambientale, al contrario delle altre province della Calabria (cfr. Grafico 4). In generale, Catanzaro non mostra elevati valori di attrattività per la criminalità organizzata, ovvero gli indici di attrattività rilevano valori al di sotto della media nazionale (cfr. Graf. 4). Tuttavia, i dati vanno letti in relazione anche al territorio in cui vengono rilevati. Valori non eccessivamente alti per gli indicatori di vulnerabilità delle imprese, in particolare 6 - Si ricorda che gli indicatori selezionati per la costruzione della mappa di attrattività della criminalità organizzata sono i seguenti: 1) Indicatore di vulnerabilità criminale: a) Indice di reati del ciclo del cemento; b) Indice di reati del ciclo dei rifiuti; 2) Indice di vulnerabilità delle imprese: a) Sofferenze delle imprese; b) Procedure concorsuali su totale imprese; c) Scioglimenti/Liquidazioni su totale imprese; 3) Indice di vulnerabilità delle famiglie: a) Tasso di disoccupazione; b) Credito al consumo delle famiglie pro-capite/patrimonio pro-capite; c) Sofferenze delle famiglie pro-capite. 24 1.1.1 - La vulnerabilità delle province per quelli inerenti le sofferenze, gli scioglimenti e le procedure concorsuali non devono essere necessariamente interpretati come virtuosità imprenditoriale di Catanzaro. Se è vero che nella provincia di Catanzaro esistono imprenditori capaci, competenti e onesti, che sanno “fare impresa”, dall’altra parte è pur vero che gli investimenti sono diminuiti negli ultimi anni (si consideri che gli impieghi medi per impresa presentano valori modesti) e quindi è diminuita anche la probabilità di fallire e/o di entrare in sofferenza. Ciò potrebbe implicare un minore interesse della criminalità organizzata verso quelle aree meno attrattive economicamente perché poco redditive. Al tempo stesso però, è possibile, osservando l’indicatore di criminalità organizzata, che le imprese siano gestite dai gruppi criminali direttamente o indirettamente mediante la complicità degli imprenditori “onesti” che traggono da tale collusione con la criminalità, i propri vantaggi economici. In tal modo le imprese vengono “aiutate” con immissioni di denaro, derivante da proventi illegali, che deve essere riciclato. A conferma di alcuni risultati conseguiti con l’analisi di vulnerabilità e attrattività della criminalità organizzata per la provincia di Catanzaro, si riportano brevemente i dati di sintesi relativi alle operazioni svolte nel 2012 dai Reparti della Guardia di Finanza in Calabria. Nel corso del 2012, ultimo anno di rilevazione, è proseguita incessante l’attività di contrasto alla criminalità organizzata e alla sua strategica infiltrazione nel tessuto economico, realizzata mediante la partecipazione ad iniziative imprenditoriali del settore privato come di quello a partecipazione pubblica, resa possibile dalle ingenti risorse finanziarie provenienti dai traffici illeciti. Ciò consente alle organizzazioni criminali di penetrare e occupare interi settori economici. Il dato più rilevante di questa azione di contrasto contro la criminalità organizzata è quello di un apparente disinvestimento dei beni e delle imprese della ‘ndrangheta: l’individuazione degli effettivi titolari di attività e di beni intestati a insospettabili prestanome ha permesso di sottrarre alla ‘ndrangheta una quota significativa del mercato dei beni e servizi, nonché patrimoni 25 L’indice di sintesi di vulnerabilità e attrattività Criminalità organizzata e imprese 1.1 - Vulnerabilità territoriale e attrattività dei fenomeni criminali immobiliari cospicui in Calabria e in altre regioni del Paese. Analogamente, l’attività di contrasto al riciclaggio di denaro ha visto i finanzieri impegnati nell’approfondimento delle segnalazioni di operazioni finanziarie sospette, provenienti dall’Unità di Informazione Finanziaria, nonché nell’analisi dei flussi finanziari, dopo la scoperta dei casi più rilevanti di evasione fiscale, di indebita percezione di finanziamenti pubblici, di usura, bancarotta e di tutti i reati di natura o con finalità economica, allo scopo di intercettare le operazioni di “ripulitura” del denaro proveniente da reato e di reimpiego nei circuiti dell’economia legale. ALCUNI “NUMERI” DEL 2012 Ammontano a 422 milioni di euro i beni posti sotto sequestro dalla Guardia di Finanza di Catanzaro nell’ambito delle attività di contrasto alla criminalità organizzata portata avanti nel corso del 2012; l’ammontare accertato delle operazioni finanziarie sospette, compiute tramite il ricorso al contante, è di circa 4 milioni di euro. Tale somma rappresenta circa il 40% delle operazioni sospette effettuate tramite il ricorso al contante in tutta la Calabria7. Ammontano a 18 milioni di euro, infine, le indebite concessioni di finanziamenti comunitari, nazionali ed europei accertate dalla Guardia di Finanza di Catanzaro nel corso del 2012. In tal senso, sono state bloccate indebite contribuzioni per oltre 6 milioni di euro ed eseguiti sequestri per equivalente per oltre 2 milioni. Parimenti, nell’ambito delle attività della Guardia di Finanza del Capoluogo calabrese contro la criminalità organizzata si inseriscono anche gli accertamenti per danni erariali che ammontano a circa 80 milioni di euro. 7 - L’intensità del ricorso al contante come mezzo di pagamento rimane eterogenea nel territorio nazionale: in particolare, il valore registrato nella media dell’Italia meridionale e insulare continua a essere superiore a quello registrato, sempre in media, nel resto d’Italia. Questo dato riflette soprattutto il diverso livello di “finanziarizzazione” delle varie aree geografiche del paese; recenti evidenze disponibili in letteratura suggeriscono che l’incidenza dell’economia sommersa fiscale e criminale regolata attraverso un massiccio ricorso al contante assume valori di rilievo su tutto il territorio nazionale. Per ulteriori approfondimenti cfr. U.I.F. (2012) Rapporto annuale 2011, Banca d’Italia-U.I.F. (Unità d’informazione finanziaria), maggio. 26 1.1.1 - La vulnerabilità delle province Tab. 3 - Indicatore di vulnerabilità infrastrutturale Provincie e cluster PROVINCIA OSSERVATA CATANZARO CAPOLUOGHI DEL SUD E ISOLE BARI CAGLIARI NAPOLI PALERMO POTENZA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER LE CAPITALI POLITICHE ED ECONOMICHE MILANO ROMA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER INDUSTRIA DEL NORD GENOVA TORINO VENEZIA MEDIA (GEOMETRICA ) CLUSTER RICOSTRUZIONE POST TERREMOTO CAMPOBASSO FERRARA L'AQUILA MODENA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER PMI DEL MADE IN ITALY ANCONA BOLOGNA FIRENZE PERUGIA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER PMI DEL NORD-EST FORLI-CESENA TREVISO UDINE VERONA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL NORD PADOVA PARMA PAVIA TRENTO TRIESTE MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL CENTRO PISA SIENA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL SUD CATANIA COSENZA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER ITALIA Dotazione infrastrutture di trasporto Dotazione infrastrutture servizi alle imprese Dotazione banda larga Dotazione infrastrutture culturali Indice di sintesi di vulnerabilità infrastrutturale 20,4 28,9 21,7 48,6 28,1 22,6 33,2 15,2 17,9 60,3 26,2 18,5 29,7 15,0 22,0 43,8 24,0 11,7 23,2 6,8 13,0 12,4 21,3 17,9 10,8 32,4 40,2 22,2 17,9 25,3 11,4 20,2 47,4 20,4 20,0 9,3 13,7 7,3 9,8 8,4 9,1 10,2 9,6 13,0 5,3 8,3 11,5 8,4 9,8 9,0 26,5 4,8 10,5 12,6 11,5 13,9 12,6 11,1 13,1 13,3 12,5 11,2 15,2 11,7 12,6 10,9 15,7 10,1 12,0 37,9 39,4 34,5 38,1 37,4 38,2 24,3 46,6 14,3 28,0 41,1 22,7 41,1 15,5 27,8 45,7 23,5 39,1 13,3 27,3 40,6 26,7 40,1 18,3 29,9 13,6 13,1 16,9 32,5 17,7 14,9 13,1 13,5 23,2 15,7 15,4 15,2 14,4 25,0 17,0 17,3 16,9 3,7 26,5 13,0 15,2 14,5 10,5 26,6 15,7 21,4 28,1 29,9 19,3 24,3 18,9 13,0 19,7 14,1 16,2 19,1 15,4 29,9 15,6 19,2 23,3 24,1 24,0 24,6 24,0 20,6 19,2 25,5 18,0 20,6 22,0 23,7 36,1 51,2 3,5 20,2 12,6 18,6 20,6 20,4 10,4 15,9 13,5 23,4 23,1 30,7 8,8 18,2 11,5 13,3 13,5 30,7 4,9 12,5 14,4 19,2 22,0 31,5 6,3 16,5 17,1 43,9 27,4 17,7 27,5 22,1 18,8 35,4 25,8 10,3 26,7 16,6 15,6 32,7 22,6 25,0 35,0 29,6 19,4 23,6 35,3 28,8 18,4 11,9 27,0 17,9 17,0 27,9 37,6 32,4 18,9 21,0 33,4 26,5 18,4 Fonte: Elaborazione Tagliacarne 27 1.1 - Vulnerabilità territoriale e attrattività dei fenomeni criminali Tab. 4 - Indicatore di criminalità territoriale Provincie e cluster PROVINCIA OSSERVATA CATANZARO CAPOLUOGHI DEL SUD E ISOLE BARI CAGLIARI NAPOLI PALERMO POTENZA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER LE CAPITALI POLITICHE ED ECONOMICHE MILANO ROMA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER INDUSTRIA DEL NORD GENOVA TORINO VENEZIA MEDIA (GEOMETRICA ) CLUSTER RICOSTRUZIONE POST TERREMOTO CAMPOBASSO FERRARA L'AQUILA MODENA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER PMI DEL MADE IN ITALY ANCONA BOLOGNA FIRENZE PERUGIA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER PMI DEL NORD-EST FORLI-CESENA TREVISO UDINE VERONA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL NORD PADOVA PARMA PAVIA TRENTO TRIESTE MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL CENTRO PISA SIENA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL SUD CATANIA COSENZA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER ITALIA Reati ciclo del cemento - Incidenza per 100 kmq Reati ciclo dei rifiuti Incidenza per 10000 abitanti Indice di criminalità organizzata Indice di sintesi di criminalità del territorio 3,8 4,5 46,8 9,3 21,5 8,8 100,0 11,2 10,0 18,4 11,2 14,9 7,5 4,5 14,2 9,5 16,4 12,3 14,8 18,6 31,3 17,7 15,8 11,8 22,3 9,8 16,4 14,6 2,7 13,5 6,0 2,2 3,7 2,9 12,7 11,1 11,9 4,2 8,2 5,9 12,3 1,9 3,5 4,3 5,2 1,5 5,2 3,4 9,7 9,2 3,8 7,0 8,6 3,0 4,1 4,7 3,1 1,2 6,2 3,5 2,9 14,9 3,0 24,6 1,5 6,4 30,2 9,1 18,1 12,3 15,7 11,2 3,2 14,0 4,0 6,7 6,9 1,2 8,5 8,5 4,9 15,7 3,0 6,0 16,4 8,2 8,6 12,7 16,0 18,2 13,4 9,8 3,5 9,3 13,6 8,1 6,5 2,3 3,5 3,1 3,6 2,2 3,7 4,5 1,5 2,7 11,5 2,8 5,2 9,8 6,4 5,5 2,9 4,3 3,6 4,0 1,9 0,8 1,9 13,5 28,8 4,1 1,5 2,2 4,5 9,0 5,2 3,7 4,9 10,9 8,1 8,2 5,1 7,1 2,4 2,7 4,1 10,0 9,2 4,8 1,9 4,6 3,0 2,2 15,7 5,9 25,4 15,6 19,9 4,8 10,4 7,1 9,2 11,9 10,5 8,1 4,5 10,4 6,8 6,7 12,8 84,1 32,8 17,0 8,1 21,9 13,3 9,7 Fonte: Elaborazione Tagliacarne 28 1.1.1 - La vulnerabilità delle province Tab. 5 - Indicatore di vulnerabilità delle imprese Quota previsioni di Indice di sintesi di assunzione vulnerabilità delle personale high imprese skill Sofferenze imprese Propensione all’export Procedure concorsuali Scioglimenti imprese Quota impieghi immobili uso produttivo 28,5 26,9 45,3 38,1 89,0 27,0 38,3 BARI 38,2 3,4 47,5 50,8 66,5 27,9 28,9 CAGLIARI 34,2 1,0 42,8 49,8 68,2 37,8 23,9 NAPOLI 41,7 4,4 43,6 57,2 61,7 25,2 29,9 PALERMO 38,7 46,6 44,2 47,5 88,3 21,9 44,1 POTENZA 41,4 3,6 25,5 38,7 64,5 40,5 26,9 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 38,7 4,8 39,8 48,4 69,2 29,8 30,1 MILANO 76,3 1,6 80,7 78,7 85,5 12,6 30,6 ROMA 78,9 6,8 50,8 100,0 72,8 18,6 39,4 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 77,6 3,3 64,0 88,7 78,9 15,3 34,7 57,3 52,5 Provincie e cluster PROVINCIA OSSERVATA CATANZARO CAPOLUOGHI DEL SUD E ISOLE LE CAPITALI POLITICHE ED ECONOMICHE INDUSTRIA DEL NORD GENOVA 31,2 2,6 43,3 23,3 25,0 TORINO 33,5 1,6 54,7 67,2 91,2 19,8 26,8 VENEZIA 55,0 2,9 58,0 63,1 62,6 38,2 33,4 MEDIA (GEOMETRICA ) CLUSTER 38,6 2,3 51,6 62,4 66,9 26,0 28,1 RICOSTRUZIONE POST TERREMOTO CAMPOBASSO 38,7 8,5 34,9 34,8 53,9 45,9 31,5 FERRARA 76,6 1,8 31,9 36,4 69,6 30,1 26,4 L'AQUILA 39,8 4,4 19,4 53,8 43,6 MODENA 67,6 1,0 50,1 64,5 87,8 17,4 26,5 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 53,1 2,9 32,2 45,8 61,6 31,2 27,5 39,5 26,1 PMI DEL MADE IN ITALY ANCONA 93,3 1,7 72,0 55,9 81,5 20,5 32,0 BOLOGNA 71,8 1,4 42,5 66,3 98,4 20,9 28,9 FIRENZE 72,5 1,7 59,9 62,9 75,9 18,9 29,4 PERUGIA 64,7 3,3 53,1 44,9 60,0 35,1 31,9 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 74,9 1,9 55,9 56,9 77,8 23,1 30,5 PMI DEL NORD-EST FORLI-CESENA 60,4 2,0 46,1 52,2 57,3 34,3 28,8 TREVISO 64,5 1,2 48,9 63,0 69,8 21,8 26,9 UDINE 39,6 1,5 49,8 44,8 67,4 34,3 26,0 VERONA 61,7 1,4 44,2 57,6 61,2 22,4 25,8 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 55,5 1,5 47,2 54,0 63,7 27,5 26,9 PADOVA 70,3 1,5 48,9 55,8 61,5 19,9 26,6 PARMA 53,7 1,1 50,9 55,7 71,1 22,4 25,5 PAVIA 53,0 1,5 39,5 46,5 72,0 29,3 26,1 TRENTO 52,3 2,3 30,5 46,3 59,2 19,1 24,0 TRIESTE 29,7 1,9 41,9 70,5 66,6 21,0 24,8 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL NORD 49,9 1,6 41,7 54,3 65,9 22,1 25,4 PISA 53,7 2,0 47,8 53,0 66,7 20,5 26,8 SIENA 77,4 3,1 39,2 55,6 50,6 21,1 28,7 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 64,4 2,5 43,3 54,3 58,1 20,8 27,7 LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL CENTRO LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL SUD CATANIA 36,8 6,9 41,3 50,2 93,2 32,7 34,2 COSENZA 32,7 65,4 43,4 41,8 84,8 22,8 44,3 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 34,7 21,2 42,4 45,8 88,9 27,3 38,9 ITALIA 53,0 1,8 48,4 57,0 70,9 23,4 27,6 Fonte: Elaborazione Tagliacarne 29 1.1 - Vulnerabilità territoriale e attrattività dei fenomeni criminali Tab. 6 - Indicatore di vulnerabilità delle famiglie Provincie e cluster Tasso di Credito al Tasso di Sofferenze disoccupazione consumo delle disoccupazione delle famiglie giovanile famiglie Quota impieghi immobili residenziali Turisti stranieri (arrivi) su popolazione Popolazione con titolo universitario Occupati industria culturale Indice di sintesi di vulnerabilità delle famiglie 51,8 PROVINCIA OSSERVATA CATANZARO 73,7 63,2 82,7 38,2 70,8 15,4 42,7 75,4 BARI 61,2 67,8 45,1 41,0 57,8 15,0 51,0 52,7 CAGLIARI 59,5 84,8 74,9 37,5 49,6 6,3 39,8 61,9 42,7 NAPOLI 86,7 78,8 68,4 56,5 70,4 4,3 61,1 71,8 49,3 PALERMO 74,5 73,7 78,4 53,5 60,6 6,1 53,6 71,9 49,0 POTENZA 49,7 74,5 62,0 54,9 84,8 38,0 56,5 64,9 59,1 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 65,1 75,7 64,6 48,0 63,6 9,9 51,9 64,2 48,8 MILANO 29,9 42,2 22,8 100,0 91,3 1,8 32,8 38,1 29,7 ROMA 38,5 58,9 44,8 74,1 67,5 1,3 30,0 42,6 30,9 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 33,9 49,9 32,0 86,1 78,5 1,5 41,2 40,3 30,3 GENOVA 29,8 40,7 25,1 42,2 66,8 2,9 33,5 70,7 TORINO 37,7 49,9 32,4 46,8 62,0 19,4 45,2 44,9 40,3 VENEZIA 33,8 49,4 25,0 43,6 68,6 0,3 40,6 60,1 23,3 MEDIA (GEOMETRICA ) CLUSTER 33,6 46,4 27,3 44,1 65,7 2,5 39,4 57,6 30,3 CAMPOBASSO 52,2 72,0 53,4 38,3 63,3 40,7 50,4 61,5 52,9 FERRARA 42,5 59,5 25,7 47,7 54,1 4,9 47,7 84,7 36,8 L'AQUILA 35,9 53,6 45,6 45,3 46,2 19,9 36,2 63,1 41,2 MODENA 22,2 37,2 26,8 75,7 73,5 8,5 40,9 67,9 36,1 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 36,5 54,0 36,0 50,0 58,4 13,6 43,5 68,8 41,3 35,8 49,7 34,2 66,6 72,2 7,7 41,3 47,6 CAPOLUOGHI DEL SUD E ISOLE 45,4 LE CAPITALI POLITICHE ED ECONOMICHE INDUSTRIA DEL NORD 29,6 RICOSTRUZIONE POST TERREMOTO PMI DEL MADE IN ITALY ANCONA 38,1 BOLOGNA 26,5 42,5 24,8 56,8 99,3 3,4 34,3 54,3 31,6 FIRENZE 27,1 38,9 35,0 46,2 78,1 0,6 32,1 39,2 23,9 PERUGIA 39,1 52,1 44,3 56,2 71,8 2,5 39,3 54,8 34,4 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 31,7 45,5 33,9 56,0 79,6 2,5 36,6 48,6 31,5 FORLI-CESENA 30,0 46,6 24,7 52,0 81,2 4,0 44,0 51,0 32,7 TREVISO 22,7 32,8 26,4 62,8 78,5 5,0 52,7 35,0 31,2 UDINE 26,7 54,3 26,1 32,7 67,7 1,9 54,9 49,0 28,4 VERONA 17,0 28,9 27,3 60,6 79,0 0,8 46,8 40,8 23,6 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 23,6 39,4 26,1 50,4 76,4 2,3 49,4 43,5 28,7 PADOVA 24,4 30,5 26,2 57,5 62,5 2,9 43,7 44,6 28,2 PARMA 24,2 28,2 23,9 35,0 64,8 5,5 34,9 53,4 28,0 PAVIA 30,0 49,6 36,0 80,0 52,4 28,7 44,5 71,3 46,1 TRENTO 23,6 30,2 18,6 35,9 85,1 0,8 41,1 54,3 22,9 TRIESTE 23,5 44,9 31,2 27,8 81,9 3,0 38,2 57,5 29,0 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 25,0 35,7 26,5 43,8 68,2 4,1 40,3 55,6 30,0 PISA 26,2 34,6 44,5 43,7 55,9 1,6 41,4 37,7 26,5 SIENA 30,4 37,1 28,2 38,9 84,5 0,7 43,6 54,1 25,3 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 28,2 35,8 35,4 41,2 68,8 1,0 42,5 45,2 25,9 CATANIA 62,7 68,5 85,5 67,9 52,6 8,7 53,8 68,6 50,4 COSENZA 78,1 92,0 74,6 44,0 67,8 25,8 49,2 66,2 58,3 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 70,0 79,4 79,8 54,7 59,7 15,0 51,4 67,4 54,2 ITALIA 41,0 51,9 39,2 54,5 70,6 2,5 45,3 53,0 34,4 PMI DEL NORD-EST LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL NORD LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL CENTRO LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL SUD Fonte: Elaborazione Tagliacarne 30 1.1.1 - La vulnerabilità delle province Tab. 7 - Indicatore di vulnerabilità province Provincie e cluster PROVINCIA OSSERVATA CATANZARO Indice di sintesi di vulnerabilità infrastrutturale Indice di sintesi di criminalità del territorio Indice di sintesi di vulnerabilità delle imprese Indice di sintesi di vulnerabilità delle famiglie Indice di sintesi di vulnerabilità provinciale 28,1 9,3 38,3 51,8 26,8 CAPOLUOGHI DEL SUD E ISOLE BARI 17,9 15,8 28,9 45,4 24,7 CAGLIARI 25,3 11,8 23,9 42,7 23,5 NAPOLI 11,4 22,3 29,9 49,3 24,7 PALERMO 20,2 9,8 44,1 49,0 25,5 POTENZA 47,4 16,4 26,9 59,1 33,4 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 20,4 14,6 30,1 48,8 25,7 MILANO 11,5 4,2 30,6 29,7 14,5 ROMA 8,4 8,2 39,4 30,9 17,0 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 9,8 5,9 34,7 30,3 15,7 GENOVA 10,9 8,6 25,0 29,6 16,2 TORINO 15,7 3,0 26,8 40,3 15,0 VENEZIA 10,1 4,1 33,4 23,3 13,4 MEDIA (GEOMETRICA ) CLUSTER 12,0 4,7 28,1 30,3 14,8 CAMPOBASSO 40,6 11,2 31,5 52,9 29,5 FERRARA 26,7 3,2 26,4 36,8 16,9 L'AQUILA 40,1 14,0 26,1 41,2 27,9 MODENA 18,3 4,0 26,5 36,1 16,3 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 29,9 6,7 27,5 41,3 21,8 ANCONA 15,2 9,8 32,0 38,1 20,6 BOLOGNA 14,5 3,5 28,9 31,6 14,7 FIRENZE 10,5 9,3 29,4 23,9 16,2 PERUGIA 26,6 13,6 31,9 34,4 25,1 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 15,7 8,1 30,5 31,5 18,7 LE CAPITALI POLITICHE ED ECONOMICHE INDUSTRIA DEL NORD RICOSTRUZIONE POST TERREMOTO PMI DEL MADE IN ITALY PMI DEL NORD-EST FORLI-CESENA 20,6 5,5 28,8 32,7 18,1 TREVISO 19,2 2,9 26,9 31,2 14,7 UDINE 25,5 4,3 26,0 28,4 16,9 VERONA 18,0 3,6 25,8 23,6 14,1 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 20,6 4,0 26,9 28,7 15,8 PADOVA 14,4 2,4 26,6 28,2 12,7 PARMA 19,2 2,7 25,5 28,0 13,8 PAVIA 22,0 4,1 26,1 46,1 18,2 TRENTO 31,5 10,0 24,0 22,9 20,4 TRIESTE 6,3 9,2 24,8 29,0 14,3 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 16,5 4,8 25,4 30,0 15,6 LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL NORD LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL CENTRO PISA 15,6 4,8 26,8 26,5 15,2 SIENA 32,7 10,4 28,7 25,3 22,3 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 22,6 7,1 27,7 25,9 18,4 LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL SUD CATANIA 21,0 8,1 34,2 50,4 23,3 COSENZA 33,4 21,9 44,3 58,3 37,1 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 26,5 13,3 38,9 54,2 29,4 ITALIA 18,4 9,7 27,6 34,4 20,3 Fonte: Elaborazione Tagliacarne 31 1.1 - Vulnerabilità territoriale e attrattività dei fenomeni criminali Tab. 8 - Indice di sintesi di attrattività della criminalità organizzata Provincie e cluster PROVINCIA OSSERVATA Indice di sintesi di criminalità del territorio Indice di sintesi di vulnerabilità delle imprese Indice di sintesi di vulnerabilità delle famiglie Indice di sintesi di attrattività 4,1 36,6 61,5 21,1 15,5 11,5 27,3 7,1 11,9 13,3 45,2 41,8 47,0 43,3 34,4 42,1 48,4 55,1 69,5 67,9 55,3 58,7 32,4 29,8 44,7 27,5 28,3 32,0 2,5 7,1 4,2 78,5 73,7 76,1 40,8 50,4 45,4 19,9 29,8 24,3 8,0 1,7 4,3 3,9 42,6 49,8 58,6 49,9 31,6 38,5 33,3 34,3 22,1 14,8 20,2 18,8 6,8 1,9 12,3 2,3 4,3 36,1 44,6 34,6 60,2 42,8 47,5 37,3 42,0 35,6 40,3 22,6 14,6 26,2 17,0 19,6 10,4 1,9 7,1 11,8 6,3 72,2 58,7 64,9 53,6 62,0 43,4 33,4 35,3 46,0 39,2 31,9 15,4 25,3 30,8 24,9 3,8 2,9 3,9 2,1 3,1 52,6 58,4 44,5 54,0 52,1 33,8 33,5 28,4 30,4 31,4 18,9 17,9 17,1 15,2 17,2 1,7 1,3 2,9 11,0 12,3 3,9 57,7 53,4 46,0 42,0 44,4 48,3 33,3 27,3 44,2 25,0 27,3 30,7 14,8 12,4 18,1 22,6 24,6 17,9 2,1 8,5 4,2 51,4 55,3 53,3 37,1 32,2 34,5 15,8 24,7 19,8 6,4 11,2 8,5 7,4 42,4 39,0 40,7 52,7 71,4 63,5 67,3 44,4 26,9 30,2 28,5 25,8 CATANZARO CAPOLUOGHI DEL SUD E ISOLE BARI CAGLIARI NAPOLI PALERMO POTENZA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER LE CAPITALI POLITICHE ED ECONOMICHE MILANO ROMA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER INDUSTRIA DEL NORD GENOVA TORINO VENEZIA MEDIA (GEOMETRICA ) CLUSTER RICOSTRUZIONE POST TERREMOTO CAMPOBASSO FERRARA L'AQUILA MODENA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER PMI DEL MADE IN ITALY ANCONA BOLOGNA FIRENZE PERUGIA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER PMI DEL NORD-EST FORLI-CESENA TREVISO UDINE VERONA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL NORD PADOVA PARMA PAVIA TRENTO TRIESTE MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL CENTRO PISA SIENA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL SUD CATANIA COSENZA MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER ITALIA Fonte: Elaborazione Tagliacarne 32 1.2 - Una visione interdisciplinare 1.2 - UNA VISIONE INTERDISCIPLINARE 1.2.1 - I MECCANISMI DI INTERAZIONE TRA ECONOMIA LEGALE E ILLEGALE La criminalità organizzata ha un’elevata capacità di infiltrarsi nel tessuto economico e sociale, riesce ad instaurare relazioni con la società civile, si alimenta con la collusione e la corruzione. Ne risultano intaccati il comportamento civico, la fiducia, l’onestà intellettuale, le reti di relazione, cioè il capitale sociale di un territorio. Si instaura un sistema di relazioni perverso tra società civile e “società mafiosa” che si autoalimenta e di cui è difficile valutare la complessiva portata (Tarantola, 2012). D’altra parte è evidente quando si analizza la presenza della criminalità organizzata che le regioni meridionali registrano un alto numero di omicidi o di altri reati La valenza del problema superiore rispetto alla media nazionale. Sono reati particolarmente complessi e rischiosi che richiedono la collaborazione di molti individui appartenenti anche a associazioni mafiose straniere, specialmente dell’Eu33 1.2 - Una visione interdisciplinare Criminalità e territorio ropa dell’Est e dell’Asia Orientale. Questi crimini infliggono alla società danni economici e sociali ben maggiori che nel caso di reati più semplici, come i furti, con il rischio di sfibrare il tessuto di una società; ciò può mettere a repentaglio la democrazia, frenarla dove debba ancora consolidarsi (Draghi, 2012). Pensare che la Mafia sia un fenomeno tipicamente meridionale e che tocca marginalmente le altre regioni italiane è fuorviante: le opportunità connesse al più veloce sviluppo economico e finanziario del Centro Nord inevitabilmente attraggono l’interesse delle cosche, come già evidenziato nel 1994 dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia (Commissione Antimafia) che dimostrava l’esistenza di “una vastissima ramificazione di forme varie di criminalità organizzata di tipo mafioso, praticamente in tutte le regioni d’Italia”8. Se nel Centro Nord i crimini che destano maggior allarme sociale, ovvero gli omicidi, siano meno numerosi che al Sud è altrettanto vero che altre tipologie di crimine sono emerse negli ultimi anni, soprattutto legati ai danni procurati all’ambiente: si tratta dei reati di stampo mafioso connessi al ciclo del cemento e al ciclo dei rifiuti, in cui spiccano principalmente le province del Centro Nord. Se nelle principali regioni del Nord, in primis la Lombardia, la Mafia appare un fenomeno d’importazione dato che la maggior parte delle denunce di stampo mafioso ha riguardato individui provenienti dalla Sicilia, dalla Calabria, e dalla Campania è altrettanto vero che la stessa criminalità locale appare coinvolta in molti reati tipicamente riconducibili al crimine organizzato di stampo mafioso, come l’usura, il riciclaggio e le estorsioni. Ne emerge una preoccupante saldatura con le mafie tradizionali (Draghi, 2012)9. Misurare la rilevanza economica delle attività criminali è tuttavia assai complesso, in particolare quando 8 - Cfr. Commissione Antimafia (1993) Relazione su: insediamenti e infiltrazioni di soggetti ed organizzazioni di tipo mafioso in aree non tradizionali. Roma, 17 dicembre. 9 - Cfr. Draghi M. (2011) Le Mafie a Milano e nel Nord: aspetti sociali ed economici, Università degli Studi di Milano, 11 marzo. 34 1.2.1 - I meccanismi di interazione tra economia legale e illegale ciò riguarda i costi della criminalità, il fatturato delle organizzazioni criminali e la loro infiltrazione nei mercati legali. Le statistiche ufficiali prodotte dall’ISTAT, dal Ministero dell’Interno, Ministero di Giustizia, dalla Banca d’Italia, dall’UIF (Unità d’Informazione Finanziaria) che forniscono informazioni sulla criminalità derivano da quanto è stato scoperto dall’attività delle Forze dell’Ordine, ovvero DIA (Direzione Investigativa Antimafia), DDA (Direzione Distrettuale Antimafia), DNA (Direzione Nazionale Antimafia), GICO (Gruppo d’Investigazione sulla Criminalità Organizzata) e, quindi, ne rappresentano una sottostima. Ad esempio, quando si vuole calcolare il fatturato dell’economia criminale non sempre i dati sono attendibili e completi: nel caso delle indagini di vittimizzazione c’è sempre il rischio di omertà da parte degli imprenditori o dei cittadini onesti che vogliono evitare ulteriori ritorsioni e minacce da parte delle associazioni mafiose con la conseguenza che la compilazione delle graduatorie delle province più mafiose risulta distorta. Parallelamente, la stima del traffico di droga o di prostituzione solleva numerosi dubbi riguardo alla loro attendibilità. È difficile che una vittima di tali attività possa denunciare il reato. Le denunce dipendono quindi dalla maggiore o minore capacità e attività investigativa delle forze dell’ordine nonché dall’efficacia delle politiche di contrasto. Enti, pubblici e privati, produttori di statistiche ufficiali e non svolgono analisi per cercare di quantificare il fenomeno utilizzando diversi metodi di stima che possono essere distinti tra diretti e indiretti. La tendenza a misurare la dimensione economica delle organizzazioni criminali ha generato un numero consistente di valutazioni e di stime: tuttavia, non sempre si osserva un rigore metodologico da parte degli autori, che pur di dimostrare le proprie teorie forzano e torturano i dati affinché questi producano qualche forma di correlazione tra sviluppo economico di un territorio e presenza o meno della criminalità organizzata. Il problema della poca validità scientifica di tali lavori è dovuta non solo ad una mancanza di dati o al difficile reperimento degli stessi uniti alla tempestività con cui 35 Fonti statistiche e informative Stime e rigore metodologico 1.2 - Una visione interdisciplinare Le attività legali ascrivibili alla criminalità vengono pubblicati dagli Istituti di Statistica Ufficiale, ma anche al fatto che spesso tali documenti riflettono l’opinione e il sentimento di questo o quel gruppo di ricercatori e di conseguenza i risultati prodotti risultano parziali e incompleti10. I metodi diretti si basano fondamentalmente su indagini svolte presso famiglie e imprese e su dati scaturiti principalmente dall’attività di vigilanza tributaria. I metodi indiretti deducono l’entità del fenomeno dal confronto tra indicatori macroeconomici: a questa seconda tipologia possono essere riferiti il model approach (o MIMIC method, Giles, 199911) che si basa sulla stima di modelli teorici ad hoc, e il currency demand approach che utilizza, per stimare l’entità dell’economia sommersa di un dato paese, la relazione tra l’uso del contante e l’ammontare degli scambi non registrati tra le transazioni regolari (Tarantola, 2012)12. Esempi in tal senso sono stati prodotti negli ultimi anni dagli economisti della Banca d’Italia, che nel tentativo di stimare la componente di economia sommersa collegata ad attività classificabili come legali ma esercitate irregolarmente dalla componente criminale hanno utilizzato come metodi varianti del currency demand approach (Ardizzi et al., 2012)13 o il model approach (Argentiero et al., 2008)14. Nel primo caso, dai risultati ottenuti si evidenzia un valore medio del sommerso fiscale e criminale in Italia nel quadriennio osservato 2005-2008 pari, rispettivamente, al 16,5% e al 10,9% del PIL. Disaggregando poi le stime a livello territoriale, le province del Centro-Nord mostrano in media un’incidenza maggiore, sia del sommerso da evasione, sia di quello associato ad attività illegali, rispetto alle province del Sud. Ciò è 10 - Cfr. § Logica statistica e territorio: un’analisi ragionata dei dati socio-economici. 11 - Cfr.Giles D. (1999) Measuring the hidden economy: implications for econometric modelling, The Economic Journal, 109, F370-F380. 12 - Tarantola A.M. (2012) Dimensione delle attività criminali, costi per l’economia, effetti della crisi economica, Testimonianza presso Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, 6 giugno. 13 - Cfr. Ardizzi, G., Petraglia, C., Piacenza, M., Turati G. (2012) Measuring the underground economy with the currency demand approach: a reinterpretation of the methodology, with an application to Italy, WP 864, Banca d’Italia. 14 - Cfr. Argentiero, A., Bagella, M., Busato F. (2008) Money laundering in a two-sector model: using theory for measurement, European Journal of Law and Economics 26:341-359. 36 1.2.1 - I meccanismi di interazione tra economia legale e illegale dovuto al fatto che l’utilizzo di contante per transazioni illegali riguarda specificamente attività criminali, traffico di stupefacenti e prostituzione che, pur avendo centri decisionali localizzati in prevalenza al Sud, per effetto della mobilità delle risorse della criminalità organizzata e della concentrazione del mercato al dettaglio” per questi beni e servizi nelle aree più ricche del Paese, trovano una diffusione più intensa nelle province del Centro-Nord (Ardizzi et al. 2012)15. Il secondo lavoro utilizza il model approach e propone una stima macro-economica dell’attività di riciclaggio di denaro in Italia nel periodo compreso tra il 1981 e il 2001 (Argentero et al., 2008)16. Nel modello si assume che esistano due tipologie di imprese: quelle regolari che producono beni legali, e quelle irregolari che producono beni dell’economia criminale. Le seconde utilizzano il riciclaggio per nascondere all’economia legale i proventi rivenienti dalla loro attività. Il riciclaggio costituisce lo strumento attraverso il quale si trasforma il capitale illegale in capitale legale. I risultati della stima del modello suggeriscono che nel periodo considerato l’attività di riciclaggio abbia avuto una dimensione pari a circa il 12% del PIL. Lo studio mostra inoltre come l’attività di riciclaggio abbia natura anti-ciclica, e quindi aumenti nei periodi di crisi (Tarantola, 2012)17. Come emerge anche dalla elevata dispersione tra i valori, le indicazioni rivenienti dai vari metodi di stima vanno considerate con estrema cautela; possono suggerire la notevole rilevanza economica del fenomeno ma non ne consentono una quantificazione sufficientemente precisa (Tarantola, 2012)18. D’altra parte, a partire dalla crisi finanziaria del 2008, la criminalità organizzata sta traendo profitto dal perdurare della crisi economica europea e, più in generale, della crisi economica dell’Occidente, per infiltrarsi in maniera capillare nell’economia legale. Eppure i capi- 15 - Cfr Ardizzi et al. (2012) op cit. 16 - Cfr. Argentero et al. (2008) op. cit. 17 - Cfr. Tarantola A. M. (2012) op. cit. 18 - Cfr. Tarantola A. M. (2012) op. cit. 37 Metodi e quantificazioni 1.2 - Una visione interdisciplinare Flussi internazionali illegali tali della criminalità organizzata non sono solo l’effetto della crisi globale, ma anche e soprattutto la causa, perché presenti nei flussi economici sin dalle origini di questa crisi. Il riciclaggio di denaro proveniente da attività criminali è uno dei più insidiosi canali di contaminazione fra il lecito e l’illecito. Per i criminali è un passaggio fondamentale, senza il quale il potere d’acquisto ottenuto con il crimine resterebbe solo potenziale, utilizzabile all’interno del circuito illegale ma incapace di tradursi in potere economico vero (Draghi, 2011)19. Secondo le stime del Fmi tra gennaio 2007 e settembre 2009 le banche statunitensi ed europee persero più di 1 milione di dollari in titoli tossici e prestiti inesigibili e più di 200 erogatori di mutui ipotecari andarono in bancarotta. Molti grandi istituti di credito fallirono, furono rilevati o commissionati dal governo. È possibile dunque individuare il momento esatto in cui le organizzazioni criminali italiane, russe, balcaniche, giapponesi, africane, indiane sono diventate determinanti per l’economia internazionale. Ciò è avvenuto nella seconda metà del 2008, quando la liquidità era diventata il problema principale del sistema bancario. Il sistema era praticamente paralizzato a causa della riluttanza delle banche a concedere prestiti e solo le organizzazioni criminali sembravano avere enormi quantità di denaro contante da investire, da riciclare (Saviano, 2012)20. Un recente lavoro di due economisti colombiani, Gaviria e Mejiia (2011)21, ha rivelato che il 97,4% degli introiti provenienti dal narcotraffico in Colombia viene puntualmente riciclato da circuiti bancari di Usa ed Europa attraverso varie operazioni finanziarie. Il riciclaggio di centinaia di miliardi di dollari avviene attraverso un sistema di pacchetti azionari, un meccanismo di “scatole cinesi” per cui i soldi contanti vengono trasformati in titoli elettronici, fatti passare da un Paese 19 - Cfr. Draghi M. (2011) op. cit. 20 - Cfr. Saviano R. (2012) Mafia, i padroni della crisi. Perché i boss non fanno crac, La Repubblica, 27 agosto 2012. 21 - Cfr. Gaviria A., Mejia D. (2011) Anti drugs policies in Colombia: successes, failure and wrong turn, Ediciones Uniandes. 38 1.2.1 - I meccanismi di interazione tra economia legale e illegale all’altro da un Continente all’altro affinché diventino puliti e, soprattutto, irrintracciabili. Così i prestiti interbancari iniziarono a essere sistematicamente finanziati con i soldi provenienti dal traffico di droga e da altre attività illecite. Questo non dimostra soltanto che in tempo di crisi le difese immunitarie delle banche si abbassano pericolosamente, ma anche che in tempo di ripresa economica i capitali criminali determineranno le politiche finanziarie delle banche salve grazie ai capitali criminali. Questa dinamica spinge a interrogarsi sul peso che le organizzazioni criminali hanno sul sistema economico in tempo di crisi e a considerare necessario un maggiore controllo del settore bancario (Saviano, 201222; UNODOC23). E se i soldi della droga sono così utili alle banche e ai Paesi che li riciclano, ciò aiuta a spiegare anche come mai la lotta alla droga in molti Paesi occidentali viene fatta “con il freno a mano”, soprattutto in momenti di crisi in cui la liquidità monetaria è vista come un’oasi nel deserto. Si prendono di mira solo la fase produttiva e le attività dei cartelli criminali, e si trascura la fase di riciclaggio dei proventi. In definitiva si combatte la microeconomia della droga, ma non la macroeconomia (Saviano, 2012)24. Dalla relazione di Draghi (2011, pag. 5) si evince che i costi delle attività delittuose per la collettività, che si aggiungono ai danni inflitti alle singole vittime, s’innalzano a dismisura se il crimine è organizzato. Ad esempio, le estorsioni, oltre a sottrarre direttamente risorse agli imprenditori assoggettati al racket, disincentivano gli investimenti nelle economie locali. In un’economia infiltrata dalla Mafia la concorrenza viene distorta, per molte vie: un commerciante vittima del racket può finire con il considerare il “pizzo” come il compenso per un servizio di protezione contro la concorrenza nel suo quartiere; il riciclaggio nell’economia legale di proventi criminali impone uno svantaggio competitivo alle imprese che non usufruiscono I costi della criminalità organizzata 22 - Cfr. Saviano R. (2012) op. cit. 23 - Cfr. UNODOC (United Nations of Drugs and Crime) Annual Report, vari anni. 24 - Cfr. Saviano R. (2012) op. cit. 39 1.2 - Una visione interdisciplinare di questa fonte di denaro a basso costo; i legami corruttivi tra associazioni criminali e pubblica amministrazione condizionano la fornitura di beni e servizi pubblici. Un primo effetto sulle condizioni di offerta del credito passa per l’aumento dei costi operativi delle banche che, nelle aree con intensa attività criminale, devono sostenere maggiori spese per la sicurezza e la protezione. Un secondo effetto è connesso alla difficoltà per le banche di valutare correttamente la qualità dei soggetti che richiedono un prestito: può conseguire una richiesta generalizzata di maggiori garanzie e una minore propensione alla concessione di credito a parità di altre condizioni (Tarantola, 2012)25. Inoltre, l’alta incidenza di frodi e truffe nelle aree dove è più estesa la presenza della criminalità organizzata si associa a un maggior costo del credito per le imprese. Lo studio condotto da Bonaccorsi di Patti (2009)26 su un campione complessivo di circa 515.000 relazioni banca-impresa, riferite a un totale di 839 banche e 170.000 imprese, rileva che le aziende operanti nelle aree caratterizzate da alti livelli di criminalità pagano tassi d’interesse che sono di circa 30 punti base maggiori rispetto a quelli pagati dalle imprese attive nelle zone con bassa criminalità. In particolare, le imprese di piccole dimensioni, a parità di altre condizioni, sopportano un differenziale più alto; i prestiti sono più collateralizzati rispetto alle aree con minore presenza di criminalità; è più elevatala la quota di prestiti erogati mediante linee di credito e sono minori le operazioni auto-liquidanti. Questo risultato suggerisce che dove maggiore è la presenza della criminalità organizzata, le banche preferiscono finanziare le imprese mediante linee di credito maggiormente controllabili e sulle quali è possibile operare nel brevissimo periodo. La presenza della criminalità organizzata e i relativi costi economici che tale presenza implica frenano lo sviluppo economico delle Regioni coinvolte e dell’intero 25 - Cfr. Tarantola A. M. (2012) op. cit. 26 - Cfr. Bonaccorsi di Patti, E. (2009), Weak institutions and credit availability: the impact of crime on bank loans, WP 52, Banca d’Italia. 40 1.2.1 - I meccanismi di interazione tra economia legale e illegale Paese. A supporto di tale considerazione si osservano una serie di evidenze: il Mezzogiorno, in cui è maggiore la presenza della criminalità organizzata, è anche l’area italiana caratterizzata dal prodotto pro capite più basso, da un elevato tasso di disoccupazione giovanile e da una forte perdita di competitività, dovuta ad una crescente emigrazione verso il Nord di giovani laureati. Tuttavia, questa correlazione non basta da sola a provare l’assunto: i fattori che influenzano negativamente lo sviluppo economico al Sud possono essere tanti e interconnessi (Draghi, 2011). La presenza mafiosa nelle grandi opere pubbliche è uno dei casi studiati nell’ambito della ricerca svolta per il Rapporto 2010 della Fondazione Res presieduta da Carlo Trigilia27, con particolare riferimento all’ampliamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, oggetto di indagine da parte della Procura di Reggio Calabria e di Catanzaro. In questa sede si riportano brevemente le linee guida del rapporto tra Mafia e imprese (multi) nazionali (Mete, 2001)28. Le imprese mafiose nelle gare relative a grandi appalti concorrono molto di rado. A sconsigliare la loro partecipazione è sia l’elevata visibilità pubblica dell’affare sia le particolari competenze necessarie alla realizzazione dei lavori, delle quali sono in genere sprovviste. Pertanto, per la costruzione di grandi opere infrastrutturali nel Mezzogiorno l’interlocutore dell’ente appaltante è, di norma, una grande e specializzata impresa del Centro-Nord del Paese, spesso con un profilo internazionale. Tuttavia, una volta aggiudicatosi l’appalto, per realizzare concretamente i lavori, la grande impresa li suddivide in subappalti, affidandoli in molti casi - documentati da indagini giudiziarie - a imprese locali “consigliate” dai gruppi criminali. Il ruolo di primo piano svolto dai gruppi mafiosi nel settore dei lavori pubblici in ampie aree del Sud, è determinato dalle caratteristiche peculiari di questo campo di at- I costi aggiuntivi per i lavori pubblici 27 - Cfr. Mete V. (2011a)I lavori di ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Il ruolo delle grandi imprese nazionali, in Sciarrone R. (a cura di) Alleanze nell’ombra. Mafie ed economie locali in Sicilia e nel Mezzogiorno, Donzelli, Roma, cap. X pp. 339-383. 28 - Cfr. Mete V. (2011b) Mafia e Grandi Opere, Strumenti RES - Rivista on line della Fondazione RES, Anno III, n. 2, maggio. 41 1.2 - Una visione interdisciplinare Le grandi opere tività economica. La costruzione di grandi opere infrastrutturali è intrinsecamente legata al controllo del territorio, tema assai caro storicamente ai gruppi mafiosi per prestigio sociale. Da un punto di vista tecnico ci sono alcuni materiali, come il bitume, che devono essere necessariamente reperiti sul posto. Non solo, ma per ragioni imprenditoriali ed economiche è preferibile utilizzare alcune forniture locali, come le gabbie di ferro29. Inoltre, l’intero ciclo dell’appalto pubblico è strettamente connesso alle decisioni di politici, pubblici ufficiali, grandi burocrati di Stato nei confronti dei quali la criminalità organizzata, anche indirettamente, può esercitare la propria arte persuasoria basata su un mix variabile di corruzione e minaccia. Sul piano economico, i gruppi della criminalità organizzata ottengono degli ulteriori vantaggi: le ingenti quantità di denaro che circolano intorno alle grandi commesse pubbliche rendono possibili le attività di riciclaggio del denaro proveniente dai traffici illeciti, quello del commercio internazionale di stupefacenti in primis. Gestire i lavori relativi alle opere infrastrutturali è, in definitiva, in termini costi/benefici, un’attività relativamente più appetibile di altre: è più remunerativa, meno rischiosa e più “comoda” del traffico di droga, delle estorsioni, del traffico di armi, dei sequestri di persona. Tutti traggono vantaggi da tale attività: dai mafiosi ai controllori pubblici, ai subappaltatori, alla grande impresa nazionale, a condizione di non essere scoperti dagli apparati investigativi. A farne le spese è invece la collettività che, a causa di questi accordi collusivi, si ritroverà ad usare infrastrutture di cattiva qualità e con un costo superiore a quello necessario. I lavori di rifacimento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria sono iniziati agli inizi degli anni ’90. Se oggi 29 - Il controllo esercitato sul territorio da parte dei gruppi mafiosi impone alle imprese nazionali tutta una serie di forniture legate direttamente e indirettamente all’appalto:fornitura di calcestruzzo, forniture del gasolio, fornitura del servizio mensa per gli operai, degli abiti da lavoro, della vigilanza e di altri aspetti marginali dell’indotto. In tal modo, i mafiosi ribadiscono la loro centralità nella rete relazionale locale,guadagnandoci in reputazione, prestigio stima e riconoscenza da parte dei soggetti che grazie a loro, in un contesto occupazionale difficile, si procurano una preziosa occasione di lavoro. 42 1.2.1 - I meccanismi di interazione tra economia legale e illegale tale opera è ancora incompiuta ciò è anche imputabile all’ingerenza della criminalità organizzata, campana nel tratto nord e di matrice ‘ndranghetistica per il lungo e insidioso tracciato calabrese. Le inchieste giudiziarie hanno documentato la volontà di alcune imprese nazionali impegnate nei lavori di ammodernamento dell’autostrada di scendere a patti con i gruppi criminali e le loro imprese locali di riferimento30, vero punto di contatto tra i vari attori: oltre ai gruppi criminali e alle imprese nazionali vanno aggiunti i controllori (ANAS in primis), altri fornitori e imprenditori locali, altri soggetti in grado di usare la violenza, istituzioni locali, soggetti preposti al controllo ed alla repressione di eventuali illeciti (forze dell’ordine, magistratura). Lo schema mafioso, ormai collaudato lungo l’intero tratto calabrese dell’autostrada, sebbene a livello micro-territoriale può assumere contorni diversi in termine di faide e violenze di ogni genere per il controllo dell’area, denota come i gruppi criminali abbiano individuato sin dall’inizio, da svincolo a svincolo, il gruppo criminale titolato a esigere un pagamento da parte dell’impresa nazionale. D’altra parte, alcune grandi imprese nazionali hanno accettato, per vie traverse, di scendere a patti con i gruppi criminali, riconoscendo loro un importo, generalmente, pari al 3% del capitolato. Il denaro distribuito ai mafiosi non è, tuttavia, un vero costo per l’impresa nazionale in quanto, attraverso la realizzazione di truffe, esso verrebbe scaricato sull’ente appaltante, vale a dire l’ANAS. Così facendo, sarebbe realizzata “un’estorsione su una truffa”: l’estorsione sarebbe dei mafiosi ai danni delle grandi imprese nazionali; la truffa, resa possibile dalla“collaborazione” con imprese mafiose, sarebbe perpetrata dalle grandi imprese nazionali ai danni dell’ente appaltante. Non sempre le logiche e gli interessi mafiosi prevalgono sempre e ovunque. È possibile delineare diversi scenari nel rapporto tra criminalità organizzata e grandi imprese nazionali nella realizzazione delle grandi opere a seconda che le im- L’autostrada Salerno-Reggio Calabria 30 - Cfr. Mete V. (2011a) op.cit. per i riferimenti specifici alle fonti giudiziarie. 43 1.2 - Una visione interdisciplinare La grande impresa tra mafia e antimafia prese decidano di denunciare all’autorità competente eventuali minacce ricevute ovvero di essere colluse con i gruppi mafiosi. D’altra parte è opportuno mettere in relazione l’atteggiamento di apertura/chiusura nei confronti dei gruppi mafiosi (vale a dire di collusione con la mafia o di collaborazione con le autorità) delle grandi imprese e la capacità di reazione dello Stato, che dovrebbe, comunque sia, compiere degli sforzi eccezionali. 1) Se le imprese nazionali decidono di non colludere coi mafiosi e denunciare fin da subito anche il più piccolo gesto intimidatorio e, parallelamente, lo Stato è in grado di garantire la sicurezza dei cantieri e punire efficacemente gli autori di tali gesti intimidatori, è possibile ipotizzare uno scenario di realizzazione regolare dei lavori. Ciò comporterebbe il completamento dell’opera pubblica, una diminuzione dei costi, una migliore qualità, l’indebolimento del potere economico e imprenditoriale delle mafie, il contenimento della violenza mafiosa, l’attenuarsi del controllo sociale delle mafie,il progressivo sviluppo di un settore imprenditoriale locale sano. 2) Se l’impresa nazionale adotta un atteggiamento di chiusura nei confronti dei mafiosi, ma le autorità pubbliche non riescono a garantire condizioni di sicurezza, né certezza delle regole, allora si corre il rischio di trovarsi in una situazione di estrema sofferenza per l’impresa nazionale. È questa una situazione di legalità debole in cui la violenza mafiosa avrebbe facilmente la meglio. I costi derivanti dai danneggiamenti e le minacce nei confronti del personale condurrebbero, probabilmente, a una situazione di immobilismo distruttivo. Le opere rimarrebbero incompiute, le imprese nazionali non disponibili a scendere a patti con i gruppi criminali si avvicenderebbero, i mafiosi resterebbero impuniti. Questa situazione durerebbe fin quando lo Stato non fosse in grado di neutralizzare la minaccia mafiosa, oppure fino a quando non si aggiudicasse i lavori una grande impresa propensa ad avere un atteggiamento più compiacente nei confronti dei mafiosi, che prefigurerebbe una situazione di collusione. 3) Accordo tra grandi imprese (multi) nazionali e 44 1.2.1 - I meccanismi di interazione tra economia legale e illegale gruppi mafiosi, stabiliti grazie alla presenza in loco dei rispettivi rappresentanti: in queste circostanze, il riconoscimento di una somma di denaro (e altre utilità) ai gruppi mafiosi non si configura come una mera estorsione. Domanda e offerta di protezione si incontrano con grande soddisfazione reciproca, dando luogo a una situazione di collusione. La visibilità delle pratiche associate a questo scenario è molto limitata e quindi difficilmente documentabile. Le conseguenze prevedibili sono perfettamente speculari a quelle che si producono nel caso della regolare realizzazione: cattiva costruzione delle opere, costi elevati, rafforzamento dei gruppi mafiosi, svilimento della imprenditoria locale sana e, più in generale, effetti depressivi e di lungo periodo nei processi di sviluppo delle aree interessate. 4) L’atteggiamento collusivo della grande impresa nazionale si combina con una buona capacità di reazione della magistratura e delle forze dell’ordine, si delinea uno scenario di repressione. Svolgere i lavori in questa condizione comporta alti rischi e costi elevati per tutti i nodi della rete collusiva. I rappresentanti delle grandi imprese, i controllori, gli emissari mafiosi, gli imprenditori locali al servizio dei mafiosi, i mafiosi stessi sono esposti all’azione repressiva degli apparati di controllo. L’impresa nazionale mette in gioco la propria reputazione e, alla fine, se l’azione è portata alle sue estreme conseguenze, non riuscirà a completare i lavori, rischiando di subire ingenti danni economici31. Anche i mafiosi, alla fine, di fronte all’efficacia dell’azione repressiva, pur in presenza della disponibilità delle grandi imprese, potrebbero desistere dall’impegnarsi nel campo dei lavori pubblici. Lo scenario della repressione è più probabile che si delinei quando il gruppo mafioso è particolarmente imprudente nel condurre gli affari, il che rimanda al grado di professionalizzazione e affidabilità criminale dei suoi appartenenti: basta la presenza di un solo “anello debole” per spezzare l’intera catena imprenditoriale-mafiosa. 31 - Controlli accurati sulla qualità delle opere possono portare alla demolizione e rifacimento dell’infrastruttura o al sequestro della stessa da parte della magistratura. 45 1.2 - Una visione interdisciplinare Quanto incide la Mafia sulla crescita economica In definitiva, tenuto conto della forza esercitata dalla criminalità organizzata e della risposta che ci si aspetta dalle autorità, considerando i profitti che si possono conseguire, la reputazione che bisogna difendere, i costi apparentemente da sopportare perché scaricati alla fine sull’ente appaltante (ANAS) e quindi sulla collettività intera, è la grande impresa (multi) nazionale che decide quanto spazio offrire alla criminalità e alle aree grigie che si estendono tra essa e i gruppi mafiosi. Quanto costa la criminalità organizzata in termine di PIL pro-capite, ovvero quale sarebbe il PIL pro-capite se non fosse presente la criminalità organizzata? Per isolare l’effetto della presenza mafiosa sulla crescita economica da quello di ogni altra causa, è stato condotto in Banca d’Italia32, su invito della Commissione Antimafia, un’analisi intorno alle due regioni meridionali oggetto negli ultimi decenni (in particolare tra gli anni ‘70 e ‘80) di una forte infiltrazione da parte della criminalità organizzata, la Puglia e la Basilicata33. È stato confrontato lo sviluppo economico in queste due regioni nei decenni precedenti e successivi al diffondersi del contagio mafioso, avvenuto verso la fine degli anni ‘70, con quello di un gruppo (di controllo) di regioni del Centro Nord che avevano simili condizioni socio-economiche iniziali34. I risultati empirici mostrano che, in concomitanza con il contagio, la Puglia e la Basilicata sono passate da una crescita del prodotto pro capite che era più rapida di quella del gruppo di regioni inizialmente simili a una più lenta: nell’arco di trenta anni, all’insorgere della criminalità organizzata sarebbe attribuibile una perdita di PIL di 20 punti percentuali, essenzialmente per minori investimenti privati35. La criminalità organizzata può influenzare l’allocazione degli incenti- 32 - Cfr. Pinotti P. (2010) I costi economici della criminalità organizzata, www.parlamento.it/documenti/repository/commissioni/bicamerali/antimafiaXVI/Relazione. 33 - L’attenzione si è concentrata sulla Puglia e Basilicata, dato che nelle regioni limitrofe, Campania, Calabria e Sicilia il fenomeno della criminalità organizzata è già presente e attivo a partire dal XIX secolo. 34 - L’analisi è stata condotta applicando il metodo del controllo sintetico. Per ulteriori approfondimenti cfr. Abadie A., Diamond A., J. Hainmueller J., (2010) Synthetic control methods for comparative case studies: estimating the effect of California’s tobacco control program. Journal of the American Statistical Association,105 (490), 493-505. 46 1.2.1 - I meccanismi di interazione tra economia legale e illegale vi alle imprese? Un’analisi in tal senso è rilevante sia per verificare l’allocazione del denaro pubblico sia per evidenziare: 1) la creazione di imprese fittizie; 2) episodi di corruzione e/o minacce ai pubblici ufficiali; 3) collusione con il settore pubblico locale (ad esempio una modifica ai piani regolatori); 4) eventuali connessioni con banche (incaricate di pezzi dell’istruttoria e/o dell’erogazione). Uno studio in tale direzione è stato condotto da Barone et al. (2013)36: i principali risultati conseguiti dimostrano come la presenza della criminalità organizzata sia un fattore attrattivo per l’allocazione dei fondi pubblici e come ciò abbia un effetto depressivo sullo sviluppo economico delle aree interessate, comportando sia un cattivo funzionamento del mercato del credito che un’allocazione non corretta degli aiuti alle imprese. Non solo reati violenti contro le istituzioni, contro le imprese e contro le persone: negli ultimi anni i gruppi mafiosi si sono specializzati anche nel compiere reati ambientali37. I dati delle segnalazioni di operazioni sospette da parte dell’UIF (Unità d’informazione Finanziaria) e quelli rilevati dalle Forze dell’Ordine, evidenziano che l’infiltrazione della criminalità organizzata è particolarmente rilevante in alcuni settori specifici, tra cui lo smaltimento dei rifiuti, l’abusivismo edilizio e la produzione di energia eolica. Le segnalazioni relative a imprese operanti nel settore dello smaltimento e riciclaggio di rifiuti (in particolare rottami metallici e rifiuti pericolosi) sono state oltre 300 nel 2010; tale attività è di particolare interesse per le organizzazioni criminali in quanto offre la possibilità di ottenere profitti molto consistenti: a fronte di guadagni unitari bassi, i volumi di fatturato sono elevati. Altro settore catturato dalle mafie è quello del movimento terra e della gestione di cave. L’infil- Criminalità organizzata e incentivi alle imprese I reati ambientali 35 - Cfr. Pinotti P. (2012) The economic costs of organized crime: evidence from southern Italy, WP 868, Banca d’Italia. 36 - Cfr. Barone G., Narciso G. (2013) The effect of organized crime on public funds, WP 916, Banca d’Italia. 37 - Cfr Osservatorio Ambiente e Legalità (2013) Ecomafia 2013, Edizioni Ambiente; Tarantola A. M. (2012) op. cit. 47 1.2 - Una visione interdisciplinare Il ruolo dell’UIF trazione avviene attraverso l’utilizzo delle cave abusive che, una volta esaurite, vengono usate come discariche illegali: ciò comporta un costo collettivo rilevante in termini di danno per l’Erario e per l’ambiente, con la conseguente “declassificazione” dei rifiuti da pericolosi a non pericolosi, nonché effetti distorsivi per il mercato. Significativa è anche l’infiltrazione dalle mafie nel settore dell’energia eolica in alcune regioni meridionali, soprattutto Sicilia, Calabria e ultimamente la Puglia. Come emerge dalle segnalazioni ricevute e dalle relative analisi, il coinvolgimento della criminalità organizzata nella realizzazione dei parchi di produzione eolica (ciascuno del valore di decine di milioni di euro) avviene tramite la partecipazione, o il supporto, ad apposite società veicolo che si occupano delle fasi propedeutiche dei progetti. In particolare, tali società negoziano sul territorio i diritti di uso dei terreni dove saranno edificati i parchi, e ottengono, anche attraverso pratiche corruttive, le necessarie concessioni e autorizzazioni delle amministrazioni pubbliche competenti; esse vengono poi cedute con grande profitto alle aziende, nazionali o internazionali, che realizzeranno gli impianti. Un efficace osservatorio per monitorare l’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia del nostro Paese è rappresentato dall’Unità di Informazione Finanziaria (UIF), costituita, presso la Banca d’Italia, con compiti di prevenzione e contrasto del riciclaggio attraverso l’esame e l’analisi delle operazioni sospette. In Italia le banche, gli altri intermediari finanziari e i professionisti (avvocati, notai, ecc.) sono obbligati dalla legge a segnalare ogni operazione sospetta all’Unità di Informazione Finanziaria (UIF), una struttura costituita presso la Banca d’Italia nel 2008 per prevenire e combattere il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo, in cooperazione con le autorità di supervisione (Vigilanza della Banca d’Italia, ISVAP, Consob), con gli organi investigativi e con le Procure. In linea generale, le segnalazioni di operazioni sospette che l’UIF riceve, sebbene in numerosi casi abbiano consentito di scoprire attività di riciclaggio delle mafie, non sono, anche per la loro natura, uno strumento 48 1.2.1 - I meccanismi di interazione tra economia legale e illegale particolarmente adatto alla quantificazione del volume di attività criminali ma sono piuttosto degli spunti, basati su singole operazioni finanziarie, per un’attività investigativa. Come afferma Tarantola (2012, pag. 10)38 il sistema delle “sospette” ha mostrato una crescita esponenziale, pari al 147 per cento nel biennio 2010-2011 rispetto al biennio precedente, ma è ancora in una fase di maturazione; perché esso possa esprimere tutte le sue potenzialità nel contrasto delle forme più articolate e sofisticate di riciclaggio, tipiche della grande criminalità organizzata, è necessario perseguire un ulteriore affinamento della capacità diagnostica dei segnalanti. Pur con questi limiti, circa 800 segnalazioni, tra quelle ricevute nel biennio 2010-2011, sono relative a soggetti che risultano arrestati o indagati per reati legati alla criminalità organizzata. La maggior parte di queste segnalazioni, circa il 75%, proviene da sportelli bancari ubicati nelle quattro regioni meridionali più infiltrate dalle mafie; tuttavia, una quota significativa pari al 15% proviene da regioni del Centro-Nord, in particolare dalla Lombardia, dal Lazio, dal Veneto e dalla Toscana. Tuttavia con riferimento all’analisi dei flussi finanziari potenzialmente legati alla criminalità organizzata, la UIF sta attualmente sviluppando nuovi indicatori che dovranno consentire l’individuazione di flussi anomali nei bonifici tra le regioni e i comuni meridionali maggiormente infiltrati dalle mafie e il resto del territorio nazionale, con particolare attenzione al Nord-Italia. La validità e la robustezza di questi indicatori sono ancora in fase di studio. 38 - Cfr. Tarantola A. M. (2012) op. cit. 49 1.3 - Il quadro sociale ed economico di riferimento 1.3 - IL QUADRO SOCIALE ED ECONOMICO DI RIFERIMENTO 1.3.1 - UN TERRENO FERTILE Economia e società Un contesto difficile: i fattori di svantaggio del territorio In un contesto economico in difficoltà, è lecito attendersi che imprese e famiglie siano potenzialmente più fragili rispetto a numerosi fattori, tra cui quelli criminali. Le stesse convinzioni riguardanti i significati del concetto di legalità diventano meno solide se minate da un livello di benessere in declino o mai del tutto accettabile, generando comportamenti sociali all’insegna di un rispetto meno rigido delle regole di comportamento quotidiano comunemente condivise. Ciò, sulla scorta di una percezione del sé spesso distaccata da quella della sfera sociale, che spinge l’individuo in difficoltà ad una osservanza flessibile (ed autogiustificata) dei principi di legalità. Dall’Osservatorio Economico della provincia di Catanzaro pubblicato in occasione dell’undicesima Giornata dell’Economia (giugno 2013), emerge che la provincia di Catanzaro sta attraversando una fase di complessità, derivante dal sovrapporsi degli effetti della crisi economica a fragilità intrinseche del sistema produttivo provinciale. Per quanto riguarda il secondo aspetto, occorre considerare innanzitutto alcuni fattori di fragilità che notoriamente penalizzano l’attività imprenditoriale in Italia, e non risparmiano certamente l’economia di Catanzaro: complessità delle normative, peso della burocrazia e lunghi tempi della giustizia favoriscono il mancato rispetto delle regole e processi di marginalizzazione, soprattutto per le imprese minori. A ciò si aggiungono altri fattori di svantaggio specifici del modello di sviluppo del territorio catanzarese: la lontananza dei principali mercati di approvvigionamento e di sbocco, un bassissimo livello di apertura internazionale (il peso dell’export sul valore aggiunto è pari a solo l’1,2%; quanto ad arrivi turistici stranieri Catanzaro è all’85-esimo posto in Italia), un tessuto produttivo molto frammentato e a bassa intensità tecnologica, un’insoddisfacente dotazione infrastruttu- 50 1.3.1 - Un terreno fertile rale (al 2011 l’indice di dotazione infrastrutturale della provincia è pari all’88,1% della media nazionale39), una limitata finanziarizzazione dell’economia e un difficile accesso al credito, oltre naturalmente alla presenza delle organizzazioni criminali. Catanzaro del resto sconta un ritardo economico che caratterizza l’intera Calabria, e tutto sommato presenta dati macroeconomici migliori rispetto alla media regionale: quanto a valore aggiunto pro capite, ad esempio, nel 2011 con 14.804 euro la Calabria si colloca al 19-esimo posto tra le regioni italiane (media Italia: 23.238); Catanzaro, con 16.915 euro di valore aggiunto, presenta il valore più alto a livello regionale ma è solo 78-esima nella graduatoria nazionale. Su tale modello di sviluppo - fragile - l’intervento della crisi economica ha chiaramente prodotto, negli ultimi anni, risultati economici negativi, pur se la provincia mostra una sensibilità alle dinamiche recessive non particolarmente marcata. Le stime sull’andamento del valore aggiunto a prezzi correnti indicano come il 2012 sia nuovamente un anno recessivo (Catanzaro -1,4%; Italia: -0,8%), dopo un 2011 di particolare difficoltà (Catanzaro -2,6%; Italia +1,4%). In ambito regionale, tuttavia, per lo meno nel 2012 la provincia mostra una maggior resilienza alla crisi, anche in relazione della rilevante presenza del settore pubblico che, per caratteristiche intrinseche, è anelastico rispetto al ciclo. Le periodiche indagini congiunturali condotte dall’Istituto Tagliacarne per la Camera di Commercio mostrano chiaramente come il progressivo deteriorarsi del ciclo economico si rifletta presso le imprese della provincia di Catanzaro con una crescente contrazione delle attività e delle performance d’impresa. Nel periodo tra il 2009 e il 2012, i tassi di variazione del fatturato dichiarati dalle imprese rimangono sempre in area negativa: nel 2009, il volume di affari ha fatto registrare una variazione su base annua del -12,4%. Una attenuazione di tali difficoltà si è verificata nel 2010 (-6,2%)… Le dinamiche del 2012 della provincia di Catanzaro Le performance delle imprese 39 - Nel dettaglio, l’indice, elaborato da Unioncamere-Istituto G. Tagliacarne, risulta penalizzato da un’offerta ferroviaria poco sviluppata (87,4%), infrastrutture di tipo economico poco performanti, in particolare servizi di banda larga (78,3%) e servizi per le imprese (61,3%), e un forte ritardo nell’offerta di strutture e servizi culturali (38,6%). 51 1.3 - Il quadro sociale ed economico di riferimento Gli effetti sul mercato del lavoro: picco di disoccupazione nel 2012 mentre nel 2012 l’intensità della contrazione del volume d’affari si è nuovamente rivelata a due cifre, facendo registrare una diminuzione del -13,2% (affiancata da una perdita occupazionale pari al -3,7%)40. Sempre nel 2012, le difficoltà sono state riscontrate in tutti i settori dell’economia locale; tra questi, la flessione più severa del fatturato si è avuta nel settore turistico (-21,1%); seguono trasporti e commercio, settori nei quali nel corso del 2012 il volume d’affari si è attestato rispettivamente al -14,7% e al -14,4% rispetto all’anno precedente. L’industria manifatturiera locale ha assistito a un calo del fatturato del -10,3%. Il mercato del lavoro risente ovviamente delle difficoltà congiunturali e delle debolezze strutturali del sistema produttivo. L’Osservatorio Economico ha messo in luce come il mercato del lavoro della provincia di Catanzaro sia caratterizzato da elevate barriere all’ingresso, anche per professioni non qualificate. Spesso le difficoltà di accesso si tramutano in lavoro sommerso, che ostacola i processi di convergenza economica del territorio, oppure in nuove imprese, spesso fragili dal punto di vista patrimoniale e poco in grado di sostenere gli attuali standard di competitività. Il tasso di disoccupazione provinciale è tradizionalmente più alto della media nazionale ma, almeno tra 2008 e 2011, presenta un andamento asincrono rispetto al Paese, riducendosi dal 13,9% all’11,2%. Nel 2012, invece, la disoccupazione raggiunge livelli altissimi, con un picco di ben 28.235 senza lavoro censito proprio nell’ultimo anno (+88% rispetto al 2011), in cui il tasso di disoccupazione raggiunge il valore record di 19,2%, quasi il doppio del valore nazionale (10,7). Tale valore colloca Catanzaro all’11esimo posto della graduatoria provinciale, con le altre province calabresi che non sono da meno (Crotone è al primo posto, con il 26,1%), delineando un contesto regionale complessivamente molto difficile (Calabria: 19,3%). Tra le fasce più penalizzate dall’impennata della disoc- 40 - Camera di Commercio di Catanzaro, Osservatorio Economico della provincia di Catanzaro 2013, a cura dell’Istituto G. Tagliacarne, giugno 2013. 52 1.3.1 - Un terreno fertile cupazione nell’ultimo anno vi sono i giovani tra i 15 e i 24 anni: il relativo tasso di disoccupazione tocca il 43%, dal 26,2% del 2011, valore comunque relativamente “contenuto” se paragonato alla media regionale (53,5%) e a quella italiana, inferiore di soli otto punti (35,3%). Alcune osservazioni sul mercato del lavoro provinciale. Innanzitutto, quando a Catanzaro la disoccupazione diminuisce il motivo risiede essenzialmente nell’uscita di lavoratori dalla forza lavoro (quindi ad un aumento dell’inattività e dello scoraggiamento) e non ad un effettivo incremento dell’occupazione: per gli espulsi dal mercato del lavoro provinciale risulta cioè molto difficile trovare una nuova collocazione lavorativa. Ad alti livelli di inattività, inoltre, corrisponde di solito una presenza significativa di lavoro irregolare: la diffusione del sommerso fa decrescere la forza lavoro in favore dei soggetti inattivi41. Infine, l’“inversione” cui si assiste nel 2012 con il repentino aumento delle persone in cerca di lavoro e quindi dei tassi di attività (dal 53,4 al 58,7% per la fascia 15-64 anni; dal 20,2 al 25,3% per 15-24 anni) sembra indicare un aggravarsi del disagio economico, che induce le componenti inattive dei nuclei familiari, anche quelle più giovani, ad affacciarsi sul mondo del lavoro, senza che il tessuto produttivo riesca tuttavia ad assorbirle. Le dinamiche dell’attività produttiva e del mercato del lavoro si riflettono nei livelli di benessere economico della popolazione. La povertà è tradizionalmente più diffusa nel Mezzogiorno, tra le famiglie più ampie, ed è normalmente associata a bassi livelli d’istruzione, bassi profili professionali ed esclusione dal mercato del lavoro. Per la provincia di Catanzaro Unioncamere ha stimato un’incidenza della povertà relativa, vale a dire la quota di famiglie collocate al di sotto della soglia convenzionale di povertà in termini di spesa per consumi, del 21,7% nel 201142. Ciò significa che il 41 - Ibidem. 53 La povertà 1.3 - Il quadro sociale ed economico di riferimento problema della povertà riguarda più di un nucleo familiare su cinque (corrispondente a circa 31.600 famiglie), una quota doppia rispetto alla media nazionale (11%). A Catanzaro l’incidenza della povertà sembra comunque relativamente più contenuta rispetto ad un contesto regionale sconfortante, in cui l’indicatore raggiunge un valore medio di 26,1%, superiore al dato del Mezzogiorno (23,2%) e secondo soltanto a quello siciliano (27,2%). 42 - Unioncamere Calabria, Rapporto Calabria 2013. Il futuro presente, in collaborazione con CamCom Universitas Mercatorum, luglio 2013. Per la definizione di povertà relativa e la metodologia di calcolo dell’indicatore si veda anche Istat, La povertà in Italia, http://www.istat.it/it/archivio/ povertà. 54 1.3.1 - Un terreno fertile Tab. 1 – Famiglie in condizioni di povertà relativa nelle province calabresi, in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia (2009 - 2011; incidenza % sul totale delle famiglie) Cosenza Catanzaro Reggio di Calabria Crotone Vibo Valentia CALABRIA Mezzogiorno ITALIA 2009 25,8 22,4 27,9 31,1 31,5 26,7 22,5 10,7 2010 25,2 22,9 26,1 29,4 30,3 25,8 22,9 10,9 2011 24,9 21,7 28,7 27,5 31,9 26,1 23,2 11,0 Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Unioncamere-CamCom Universitas Mercatorum 55 1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie 1.3.2 - ECONOMIA E FINANZA: LA VULNERABILITÀ DI IMPRESE E FAMIGLIE La vulnerabilità del tessuto imprenditoriale La crisi come opportunità per la criminalità Il mercato del credito e il “rischio usura” Il sistema imprenditoriale della provincia di Catanzaro, analogamente al quadro regionale, si presenta strutturalmente piuttosto fragile con le forme organizzative più elementari e sottocapitalizzate, ossia le ditte individuali, che nel 2012 rappresentano ancora il 75,7% del totale delle imprese, a fronte del 62,2% nazionale, e le società di capitale, ovvero le forme giuridiche più robuste e capitalizzate, che rappresentano soltanto il 12,2% (Italia: 18,4%). Ne viene fuori un tessuto produttivo estremamente frammentato, in cui le ditte individuali, che si concentrano nei settori del commercio, dell’agricoltura, delle costruzioni e delle manifatture tradizionali, sono maggiormente esposte alla selezione del mercato e a difficoltà finanziarie, commerciali e organizzative, soprattutto in periodi di recessione, come dimostra la continua espansione del numero di ditte individuali che cessa l’attività. In tale contesto, periodi di shock geopolitico ed economico, o di crisi congiunturali e strutturali possono rappresentare occasioni prontamente sfruttate dalla criminalità per trarre motivo di più ingenti profitti, ulteriore arricchimento e più profonda penetrazione nell’economia e nella finanza. In presenza di criminalità, un tessuto imprenditoriale debole, spesso fondato sulla conduzione familiare e sulla sostanziale coincidenza tra il patrimonio aziendale e quello della proprietà, colpito duramente dagli effetti sfavorevoli della crisi economica diventa terreno ancora più fertile per l’espandersi di fenomeni al limite della legalità e legati all’economia sommersa. Quanto maggiore è la vulnerabilità finanziaria ed economica di un territorio tanto più alta sarà la domanda potenziale di “sommerso”, ad esempio per far fronte a crisi di solvibilità o a razionamenti del credito. Nelle aree dove si registrano ampie sacche di disoccupazione, alti tassi di interesse, maggiori sofferenze, pochi sportelli bancari e tanti protesti è facile attendersi un numero crescente di imprenditori che rischiano di cadere vittime di fenomeni di racket e usura, mentre potrebbero affiorare nuove opportu56 1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie nità di fatturato illecito, grazie a fonti malavitose di liquidità collegate alla cosiddetta mafia imprenditoriale, soprattutto in quei settori economici e produttivi che sono tradizionalmente terreno più fertile per l’economia sommersa, come l’edilizia e i servizi. Che l’usura e le estorsioni siano tra i reati sommersi di maggiore rilievo nel territorio provinciale di Catanzaro lo confermano le attività della Prefettura, come evidenziato più avanti. Per questi motivi appare utile approfondire l’analisi di alcune variabili sensibili relative al rapporto tra il tessuto socio-produttivo e il sistema bancario, iniziando con l’andamento dei protesti e delle procedure concorsuali aperte nella provincia di Catanzaro. In pratica, il protesto e la procedura concorsuale rendono difficoltoso se non impossibile per l’imprenditore l’accesso al credito: un elevato numero di protesti e di procedure concorsuali possono essere considerati sintomatici di un irrigidimento del sistema creditizio e dunque rivelatori di un rischio usura effettivo. Per quanto riguarda i protesti, lo scenario regionale del 2012 è piuttosto sintomatico: in Calabria si registrano 36,16 protesti ogni mille abitanti contro i 23,71 della media italiana, per un ammontare di quasi 74mila euro, sempre ogni mille abitanti (Italia: 57.180); l’ammontare medio dei protesti supera di poco i duemila euro, valore più contenuto della media nazionale (2.411). Il sistema economico calabrese appare dunque in uno stato di diffusa insolvenza per una consolidata difficoltà nell’onorare i propri pagamenti. Protesti in provincia di Catanzaro: diminuisce il valore ma aumentano di numero Tab. 1 - Protes per specie dei toli di credito in Calabria (Numero e ammontare per 1.000 abitan e ammontare medio) Numero per 1.000 abitan 28,9 2,3 5,0 36,16 23,71 Pagherò o vaglia cambiari e tr e acc Tr non acc te Assegni* Totale ITALIA totale **Assegni bancari e postali Fonte: elaborazioni su da Istat Province * Cosenza Ammontare per 1.000 abitan 41.624,92 3.455,34 28.870,24 73.950,50 57.180,26 Ammontare medio 1.440,70 1.493,16 5.822,86 2.044,84 2.411,94 Tab. 2 - Protes per specie dei toli di credito nelle province calabresi 57 (2012; valori assolu - ammontare in migliaia di euro)* Pagherò o vaglia Tra non cambiari e tra Assegni** Totale acce ate acce ate N. 18.761 Amm. 28.465 N. 1.394 Amm. 1.935 N. 3.351 Amm. 18.059 N. 23.506 Amm. 48.459 Pagherò o vaglia cambiari e tr e acc 28,9 41.624,92 3.455,34 Tr non acc te 2,3 28.870,24 Assegni* 5,0 73.950,50 Totale 36,16 ITALIA totale 23,71 57.180,26 **Assegni bancari e postali 1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie Fonte: elaborazioni su da Istat Province * Cosenza Crotone Catanzaro Vibo Valen a R. Calabria Calabria Italia 1.440,70 1.493,16 5.822,86 2.044,84 2.411,94 Tab. 2 - Protes per specie dei toli di credito nelle province calabresi (2012; valori assolu - ammontare in migliaia di euro)* Pagherò o vaglia Tra non cambiari e tra Assegni** Totale acce ate acce ate N. Amm. N. Amm. N. Amm. N. Amm. 18.761 28.465 1.394 1.935 3.351 18.059 23.506 48.459 5.752 8.768 465 520 1.223 6.543 7.440 15.831 13.104 21.689 1.380 1.483 2.495 17.592 16.979 40.764 3.414 5.020 891 2.211 404 2.648 4.709 9.879 15.552 17.578 402 618 2.237 11.698 18.191 29.894 56.583 81.519 4.532 6.767 9.710 56.540 70.825 144.826 1.032.974 1.791.604 62.527 150.278 312.570 1.454.293 1.408.071 3.396.176 * Province e regioni in cui è situata la Camera di commercio che iscrive l’eff **Assegni bancari e postali Fonte: elaborazioni su da Istat o nel registro. A livello provinciale, Catanzaro nel 2012 registra un numero complessivo di protesti (assegni, cambiali e tratte) pari a 16.979, circa il 24% degli effetti protestati in regione; il valore complessivo dei titoli protestati ammonta a 40.764 euro, il 28% del totale regionale. Tra le province calabre, Catanzaro si colloca in terza posizione per numero di protesti, dopo Cosenza e Reggo Calabria, mentre è seconda per valore, dopo Cosenza. Tra il 2011 e il 2012 il numero di effetti protestati in provin58 1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie cia di Catanzaro è aumentato dell’11,5%, variazione superiore a quella registrata in regione (+1,0%) e in Italia (+1,6%). Al contrario, il valore complessivo degli effetti protestati è sensibilmente diminuito (-39,2%), amplificando a livello provinciale una tendenza in atto in tutto il Paese (-7,8%): diminuisce la quantità di ricchezza che circola e si emettono più titoli di credito a vuoto per somme minori, che tuttavia non si riesce a pagare. L’importo medio dei titoli protestati a Catanzaro si è infatti quasi dimezzato: da 4.400 a 2.400 euro circa. Tale riduzione è dovuta essenzialmente agli assegni, che registrano un calo sia in numero (-7,9%) sia e soprattutto in valore complessivo (-61,8%); crescono invece i protesti sulle cambiali, che rappresentano quasi l’88% dei titoli di credito protestati in provincia di Catanzaro e che rappresentano una sorta di impegno a pagare in futuro. Insomma imprenditori e cittadini, consapevoli delle difficoltà finanziarie, sembrano più prudenti nello staccare assegni (che di fatto corrispondono a soldi liquidi), mentre continuano a impegnarsi in promesse future di pagamento che però non riescono a mantenere. Riguardo le aziende in uscita dal mer59 Le procedure concorsuali 1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie Tab. 3 - Protesti per specie dei titoli di credito nelle province calabresi (variazioni percentuali 2012-2011)* Pagherò o vaglia Tratte non Assegni ** cambiari e tratte accettate PROVINCE accettate Totale N. Ammont. N. Ammont. N. Ammontare N. Cosenza 5,7 -3,7 31,8 68,0 -18,1 -11,9 2,6 Crotone -5,7 -23,4 4,7 -12,6 -27,2 -10,9 -9,6 Catanzaro 17,2 14,2 3,3 -27,9 -7,9 -61,8 11,5 326,8 -39,7 -10,6 12,8 Vibo Valentia 8,6 -26,3 147,5 Reggio di Calabria -2,4 -4,7 -7,8 11,4 -30,8 -31,5 -7,2 Calabria 4,5 -4,4 24,7 38,8 -21,6 -39,8 1,0 Italia 5,3 -1,3 -0,5 1,4 -8,5 -15,5 1,6 * Province e regioni in cui è situata la Camera di commercio che iscrive l’effetto nel registro. **Assegni bancari e postali Fonte: elaborazioni su dati Istat Ammont. -5,4 -18,3 -39,2 -4,0 -17,1 -21,3 -7,8 Tab. 4 - Distribuzione delle imprese entrate in scioglimento/liquidazione per anno di entrata di liquidazione nelle province calabresi, in Calabria ed in Italia (valori assoluti; 1990-2012) Province Prima 199019952000 2001 2002 2003 2004 e regioni del 1990 1994 1999 Cosenza Catanzaro R. di Calabria Crotone Vibo Valentia CALABRIA ITALIA 955 933 267 121 157 2.433 210.590 1.144 1.255 919 279 245 3.842 214.810 1.843 1.072 1.172 400 335 4.822 295.125 402 178 199 53 88 920 64.107 451 224 231 68 90 1.064 71.130 446 201 237 88 88 1.060 69.032 483 203 259 94 97 1.136 72.497 531 233 328 127 109 1.328 78.493 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Cosenza 467 466 Catanzaro 255 248 Reggio di Calabria 280 333 Crotone 107 97 Vibo Valentia 108 92 CALABRIA 1.217 1.236 ITALIA 78.964 60.285 Fonte: elaborazioni su dati Infocamere 697 325 419 144 95 1.680 96.162 708 317 362 124 128 1.639 95.604 610 304 411 139 87 1.551 89.964 631 280 320 116 121 1.468 87.226 390 999 576 316 135 2.416 96.902 799 358 429 140 119 1.845 100.001 Province e regioni cato, nel 2012 sono state 358 le imprese della provincia di Catanzaro entrate in scioglimento o liquidazione, in netta riduzione rispetto al 2011, quando l’indicatore aveva toccato la cifra record di 999 unità, ma comunque il secondo valore più alto dal 2000. La tendenza all’aumento delle crisi aziendali si evidenzia anche nel dato relativo all’entrata in procedura concorsuale, spesso propedeutica alla liquidazione vera e propria: tra 2008 e 2012 si è passati da 57 a 76 imprese, con un incremento di 12 unità solo nell’ultimo anno. A livello regionale, 60 1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie Tab. 5 - Indicatore di vulnerabilità delle imprese Quota previsioni di Indice di sintesi di assunzione vulnerabilità delle personale high imprese skill Sofferenze imprese Propensione all’export Procedure concorsuali Scioglimenti imprese Quota impieghi immobili uso produttivo 28,5 26,9 45,3 38,1 89,0 27,0 38,3 BARI 38,2 3,4 47,5 50,8 66,5 27,9 28,9 CAGLIARI 34,2 1,0 42,8 49,8 68,2 37,8 23,9 NAPOLI 41,7 4,4 43,6 57,2 61,7 25,2 29,9 PALERMO 38,7 46,6 44,2 47,5 88,3 21,9 44,1 POTENZA 41,4 3,6 25,5 38,7 64,5 40,5 26,9 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 38,7 4,8 39,8 48,4 69,2 29,8 30,1 MILANO 76,3 1,6 80,7 78,7 85,5 12,6 30,6 ROMA 78,9 6,8 50,8 100,0 72,8 18,6 39,4 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 77,6 3,3 64,0 88,7 78,9 15,3 34,7 Provincie e cluster PROVINCIA OSSERVATA CATANZARO CAPOLUOGHI DEL SUD E ISOLE LE CAPITALI POLITICHE ED ECONOMICHE INDUSTRIA DEL NORD GENOVA 31,2 2,6 43,3 57,3 52,5 23,3 25,0 TORINO 33,5 1,6 54,7 67,2 91,2 19,8 26,8 VENEZIA 55,0 2,9 58,0 63,1 62,6 38,2 33,4 MEDIA (GEOMETRICA ) CLUSTER 38,6 2,3 51,6 62,4 66,9 26,0 28,1 RICOSTRUZIONE POST TERREMOTO CAMPOBASSO 38,7 8,5 34,9 34,8 53,9 45,9 31,5 FERRARA 76,6 1,8 31,9 36,4 69,6 30,1 26,4 L'AQUILA 39,8 4,4 19,4 53,8 43,6 39,5 26,1 MODENA 67,6 1,0 50,1 64,5 87,8 17,4 26,5 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 53,1 2,9 32,2 45,8 61,6 31,2 27,5 PMI DEL MADE IN ITALY ANCONA 93,3 1,7 72,0 55,9 81,5 20,5 32,0 BOLOGNA 71,8 1,4 42,5 66,3 98,4 20,9 28,9 FIRENZE 72,5 1,7 59,9 62,9 75,9 18,9 29,4 PERUGIA 64,7 3,3 53,1 44,9 60,0 35,1 31,9 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 74,9 1,9 55,9 56,9 77,8 23,1 30,5 FORLI-CESENA 60,4 2,0 46,1 52,2 57,3 34,3 28,8 TREVISO 64,5 1,2 48,9 63,0 69,8 21,8 26,9 UDINE 39,6 1,5 49,8 44,8 67,4 34,3 26,0 VERONA 61,7 1,4 44,2 57,6 61,2 22,4 25,8 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 55,5 1,5 47,2 54,0 63,7 27,5 26,9 PADOVA 70,3 1,5 48,9 55,8 61,5 19,9 26,6 PARMA 53,7 1,1 50,9 55,7 71,1 22,4 25,5 PAVIA 53,0 1,5 39,5 46,5 72,0 29,3 26,1 PMI DEL NORD-EST LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL NORD TRENTO 52,3 2,3 30,5 46,3 59,2 19,1 24,0 TRIESTE 29,7 1,9 41,9 70,5 66,6 21,0 24,8 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 49,9 1,6 41,7 54,3 65,9 22,1 25,4 PISA 53,7 2,0 47,8 53,0 66,7 20,5 26,8 SIENA 77,4 3,1 39,2 55,6 50,6 21,1 28,7 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 64,4 2,5 43,3 54,3 58,1 20,8 27,7 CATANIA 36,8 6,9 41,3 50,2 93,2 32,7 34,2 COSENZA 32,7 65,4 43,4 41,8 84,8 22,8 44,3 MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER 34,7 21,2 42,4 45,8 88,9 27,3 38,9 ITALIA 53,0 1,8 48,4 57,0 70,9 23,4 27,6 LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL CENTRO LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL SUD Fonte: Elaborazione Tagliacarne tuttavia, le difficoltà aziendali sembrano interessare in misura più vasta le province di Cosenza e Reggio Calabria, sia per quanto riguarda le procedure concorsuali che le liquidazioni (con l’unica eccezione dell’anno 2011). 61 1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie La vulnerabilità delle famiglie letta attraverso il reddito disponibile La vulnerabilità di un territorio non riguarda solamente il tessuto imprenditoriale ma anche la situazione economica e finanziaria delle famiglie. Negli ultimi anni in Italia la recessione ne ha determinato un evidente deterioramento, facendo lievitare l’incidenza dei casi di deprivazione materiale e di disagio economico anche tra quelle fasce della popolazione che si ritenevano immuni dal rischio di povertà. Il fenomeno si manifesta con maggiore intensità nelle regioni meridionali e insulari, dove più basso è il livello del reddito pro-capite, maggiore l’incidenza delle famiglie numerose e più alta la percentuale delle persone anziane, prive di mezzi di sostentamento adeguati. Oltre all’indice di povertà relativa, visto sopra, un altro indicatore della vulnerabilità economica della popolazione è rappresentato dal reddito disponibile delle famiglie consumatrici pro-capite, ovvero il reddito effettivamente fruibile per i consumi dopo il prelievo fiscale. In provincia di Catanzaro tale indicatore registra un incremento dell’1,4% tra 2008 e 2011 (ultimi dati disponibili): si tratta di una crescita più rapida rispetto a quella registrata mediamente a livello regionale (+0,9%) e in controtendenza con la flessione maturata in Italia (-1,1%). Nonostante il discreto risultato di Catanzaro, l’incremento osservato resta largamente inferiore a quello registrato dall’inflazione nel medesimo periodo, se si considera che i prezzi al consumo sono lievitati in media di quasi il 6%, con conseguente riduzione del potere di acquisto reale delle famiglie della provincia. Per effetto di tali dinamiche, il reddito disponibile pro capite in provincia di Catanzaro nel 2012 risulta pari a 13.381 euro, equivalenti al 77,2% del valore medio nazionale (17.337). Tra le province italiane Catanzaro si colloca così al 79-esimo posto, ma è la prima tra le province calabresi, analogamente a quanto avviene in termini di patrimonio familiare medio (Catanzaro con 238.542 euro è la prima provincia calabrese ma solo 95-esima in Italia). Rispetto alla media italiana, quindi, le famiglie della provincia di Catanzaro mostrano condizioni di fragilità in quanto sono penalizzate sia da livelli di reddito non certo elevati, peraltro 62 1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie erosi dall’inflazione, sia da una minore protezione fornita dalla base patrimoniale, che rischia di consumarsi progressivamente. Nel panorama calabrese, tuttavia, il Capoluogo si distingue per un livello di ricchezza superiore alla media. In un tale contesto non stupisce che le famiglie calabresi facciano ampio ricorso al credito al consumo: nel 2012 il valore pro-capite del credito al consumo per le famiglie consumatrici calabresi è pari a 1.046 euro, il quarto valore in Italia dopo Sardegna, Lazio e Sicilia (Italia: 901 euro); Catanzaro, con 1.201 euro supera la media regionale e si colloca al 7-imo posto nella graduatoria provinciale italiana, prima tra le province calabresi. Nell’ultimo anno si nota tuttavia una flessione generalizzata nel ricorso al credito al consumo, in Calabria e a Catanzaro più marcata che nel resto d’Italia (rispettivamente -11,4%, -9,7% e -6,6%), sia per una maggior debolezza della domanda sia evidentemente per un atteggiamento più cauto delle banche stesse. Del resto, come evidenziato nell’Osservatorio Economico 2013, in provincia di Catanzaro il ruolo delle famiglie consumatrici (mutui o credito al consumo) nel ricorso al credito bancario è più importante rispetto alla media nazionale, ma a fronte di flussi di reddito disponibile che non crescono e di una erosione degli attivi patrimoniali ciò si traduce in un crescente scompenso debitorio delle famiglie stesse. Il peggioramento della qualità del credito sembra in effetti coinvolgere in misura crescente famiglie e imprese della provincia di Catanzaro. Un indicatore in tal senso è rappresentato dall’andamento delle sofferenze bancarie (in termini di utilizzato netto): l’ammontare delle partite deteriorate è significativamente cresciuto del 74,3% tra 2009 e 2012 (Calabria: 91,9%) e del 15,5% nel solo ultimo anno (Calabria: 10,9%). Nel 2012, si registrano a Catanzaro insolvenze per un valore di 380 milioni di euro, con un peso piuttosto rilevante dei prestiti erogati alle famiglie consumatrici (Catanzaro: 29,2%; Calabria: 27,5%). Nel medio periodo sono proprio le famiglie consumatrici che hanno visto peggiorare in misura maggiore il 63 Le famiglie si indebitano In crescita le sofferenze, appannaggio soprattutto di piccoli affidati 1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie proprio stato di insolvenza (+88,1% dal 2009) rispetto alle imprese (+69,2%, riferito a famiglie produttrici e società non finanziarie). Nell’ultimo anno, invece, le sofferenze delle imprese aumentano di più (+17%, contro il +12,1% delle famiglie consumatrici). Nella struttura delle sofferenze per tipologia di affidati, a Catanzaro in maniera ancor più evidente rispetto al resto della Calabria le sofferenze sembrano essere appannaggio soprattutto di piccoli mutuatari (famiglie consumatrici e famiglie produttrici). Ciò, se da un lato riduce il rischio di crisi di sistema dovuta alla sofferenza di un grande prenditore, dall’altro può generare azioni legali del tutto rovinose per i piccoli prenditori. In termini assoluti, l’esposizione debitoria dei prenditori del Capoluogo calabro è più contenuta di quanto registrato nelle province di Cosenza (882 milioni di euro) e Reggio Calabria (617 milioni). A Crotone si rileva invece il peggioramento più marcato nell’ultimo quadriennio (+126,5%). Tab. 6 - Reddito disponibile delle famiglie consumatrici pro capite* nelle province calabresi (2008 - 2011; valori in euro, in % e numero Indice Italia = 100) Cosenza Catanzaro Reggio di Calabria Crotone Vibo Valentia CALABRIA ITALIA 2008 2009 2010 2011 Variaz. % 2008-2011 Numero indice 2011 13.052 13.191 12.120 10.992 11.250 12.486 17.525 12.790 13.425 12.286 10.912 11.142 12.465 16.964 12.790 13.285 12.327 10.947 11.274 12.465 17.073 12.993 13.381 12.410 11.078 11.433 12.604 17.337 -0,5 1,4 2,4 0,8 1,6 0,9 -1,1 74,9 77,2 71,6 63,9 65,9 72,7 100,0 * La popolazione presa come riferimento per i valori pro capite per il 2011 è quella al 30 giugno, mentre per gli altri anni corrisponde alla semisomma della popolazione a inizio e a fine anno. Fonte: Unioncamere-Istituto Guglielmo Tagliacarne 64 1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie Tab. 7 - Credito al consumo delle famiglie consumatrici pro capite : distribuzione regionale per localizzazione della clientela (2012/2011; valori in euro ed in %) Credito al consumo pro capite (euro) 1.183,0 1.173,6 1.089,9 1.046,9 932,9 928,9 917,7 908,1 891,7 864,9 849,9 839,1 835,7 795,1 777,1 765,9 759,6 741,7 677,3 538,0 901,4 Sardegna Lazio Sicilia Calabria Campania Abruzzo Piemonte Valle d'Aosta Umbria Puglia Lombardia Toscana Molise Emilia-Romagna Friuli-Venezia Giulia Marche Liguria Basilicata Veneto Trentino Alto Adige Italia Var. % 2011/2012 -7,5 -3,7 -9,9 -11,4 -10,7 -9,7 -6,0 -7,9 -5,7 -8,9 -5,2 -2,9 -6,0 -3,0 -5,8 -6,5 -7,6 -10,8 -3,2 -5,5 -6,6 Fonte elaborazioni su dati Banca d’Italia Tab. 8 - Credito al consumo delle famiglie consumatrici pro capite: prime venti province (2012/2011; valori in euro ed in %) Pos. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Credito al consumo pro capite (euro) 1.265,4 1.256,4 1.244,7 1.227,9 1.202,8 1.202,2 1.201,0 1.200,7 1.191,6 1.189,6 1.159,3 1.126,8 1.121,2 1.121,2 1.119,5 1.103,9 1.101,8 1.101,5 1.077,4 1.060,3 Province Carbonia-Iglesias Palermo Sassari Cagliari Olbia-Tempio Medio Campidano Catanzaro Roma Siracusa Frosinone Catania Messina Ogliastra Taranto Latina Rieti Asti Reggio Calabria Nuoro L'Aquila Fonte elaborazioni su dati Banca d’Italia 65 Var. % 2011/2012 -5,1 -8,8 -9,1 -7,9 -5,0 -5,3 -9,7 -3,9 -10,0 -0,5 -10,3 -13,2 -6,7 -12,1 -3,6 -3,3 -0,8 -15,0 -9,9 -8,7 1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie Tab. 9 - Sofferenze (utilizzato netto*) nelle province calabresi e in Calabria delle famiglie e delle imprese** (valori assoluti in milioni di euro; 2012) Famiglie 111 254 160 76 42 643 Catanzaro Cosenza Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia Calabria Imprese 269 628 457 223 114 1.692 TOTALE 380 882 617 299 156 2.335 * l’utilizzato netto comprende la totalità dei rapporti per cassa in essere con soggetti in stato d'insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili, a prescindere dalle garanzie che li assistono, al lordo delle svalutazioni e al netto dei passaggi a perdita eventualmente effettuati. Eventuali differenze tra i dati di fonte "Segnalazioni di Vigilanza" e quelli di fonte "Centrale dei rischi" possono essere ricondotte a marginali differenze di carattere normativo esistenti nei criteri di rilevazione dei due sistemi informativi. ** per imprese si intendono le sofferenze a carico di famiglie produttrici e di società non finanziarie Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia Tab. 10 - Dinamica delle sofferenze (utilizzato netto) delle province calabresi e in Calabria delle famiglie e delle imprese (variazioni percentuali; 2012-2009) 2012-2009 2012-2011 Famiglie Imprese TOTALE Famiglie Imprese TOTALE Catanzaro Cosenza Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia Calabria 88,1 92,4 100,0 100,0 75,0 94,3 69,2 90,3 95,3 137,2 60,6 91,0 74,3 90,9 96,5 126,5 64,2 91,9 Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia 66 12,1 5,8 9,6 10,1 10,5 8,6 17,0 11,9 8,8 15,5 4,6 11,8 15,5 10,1 9,0 14,1 6,1 10,9 1.4 - La criminalità in provincia di Catanzaro 1.4 - LA CRIMINALITÀ IN PROVINCIA DI CATANZARO 1.4.1 - I MUTAMENTI DEGLI ASSETTI CRIMINALI CHE OPERANO SUL TERRITORIO L’Istituto G. Tagliacarne cura, per il Ministero dell’Interno e la Scuola Superiore della PA, la rilevazione annuale sull’attività delle singole Prefetture. Da tale indagine, svolta nel mese di giugno 2013, emerge che in provincia di Catanzaro hanno continuato ad operare circa 25 associazioni criminali per una forza complessiva di 560 unità. L’area più critica resta quella di Lamezia (fascia tirrenica) ove sono concentrati rilevanti interessi economici (lavori A3, riqualificazione area ex SIR) che hanno determinato contrasti in seno alle famiglie Iannazzo, Giampà, Cerra-Torcasio-Gualtieri, per il monopolio dei proventi illeciti derivanti dal traffico di stupefacenti e dalle estorsioni contro imprenditori e commercianti. La fascia jonica si distingue in: comprensorio del basso jonio dove dopo l’eliminazione dei capi storici, si registra un’apparente “Pax mafiosa” preludio ad una riorganizzazione delle cosche che comunque subiscono l’ influenza di quelle delle limitrofe province di Reggio Calabria e Vibo Valentia; dell’alto jonio con collegamenti diretti con le associazioni criminali crotonesi. La città di Catanzaro ed i maggiori centri della provincia rimangono però condizionati dai predetti sodalizi che ne influenzano lo sviluppo economico-sociale. Questo capoluogo risulta poi caratterizzato dalla sistematica presenza della cd. “criminalità rom” che seppur limitata ad ambiti settoriali (spaccio di stupefacenti, furti etc.) desta particolare allarme sociale. Ad essa si aggiungono le infiltrazioni nel settore boschivo, mediante tagli abusivi per il prelievo di massa legnosa da destinare all’illecita rivendita, nonché la realizzazione dei parchi eolici e dei centri di grande distribuzione, proliferati a dismisura negli ultimi anni. Il capoluogo è caratterizzato da una proficua attività di spaccio di stupefacenti (anche per utenza ultra provinciale) a cura di 2 gruppi rom contrapposti, dediti anche 67 I numeri delle organizzazioni criminali in provincia L’articolazione territoriale della criminalità 1.4 - La criminalità in provincia di Catanzaro L’usura Le estorsioni al furto di automezzi finalizzato alla restituzione ed altri gravi reati. Nel basso ionio catanzarese, nel 2012, le varie consorterie criminali vivono un latente clima di tensione connesso alla possibilità del riacutizzarsi delle faide fra le seguenti tre cosche locali: Gallace , Iozzo-Chiefari Procopio-Lentini- Sia-Tripodi. Nell’alto ionio (comprensorio di Botricello) persistono gruppi delinquenziali sotto l’influenza di cosche crotonesi (Grande Aracri ed Arena) in lotta per il predominio del territorio. L’area più critica è rimasta quella di Lamezia ove si sono verificati gravi delitti ascrivibili alle tre cosche principali, in contrasto per i rilevanti interessi economici ivi concentrati. Nel 2012, l’usura si è confermata tra i reati sommersi di maggiore rilievo nel territorio provinciale, soprattutto in considerazione della difficile congiuntura economica in atto - che ne allarga il bacino di utenza anche alle famiglie, in ragione della diminuzione del potere di acquisto - e della difficoltà di individuazione del reo usuraio, spesso soggetto incensurato, apparentemente non collegato ad organizzazioni criminali. Per tale tipologia di reato, comunque, il dato numerico relativo alle denunce si conferma scarsamente indicativo della reale portata del fenomeno, atteso che alla sua esigua consistenza fa da contrappeso il dato sulle richieste di assistenza ed aiuto, rivolto alle due fondazioni antiusura del territorio che resta notevolmente alto. Nel medesimo periodo, si conferma la diffusa pratica dell’estorsione che condiziona in maniera fortemente negativa il corretto svolgimento delle locali attività economico-commerciali. Le forme di manifestazione restano quelle classiche del “pizzo”, richiesto dal referente della cosca a fronte di una garanzia di “protezione” in favore dell’imprenditore, o della “tangente”, da versarsi ai mafiosi per l’acquisizione delle commesse, soprattutto nel settore edile. Quest’ultima si articola anche attraverso l’introduzione nelle fasi di realizzazione dell’opera o del servizio pubblico - soprattutto per le attività a valle dell’aggiudicazione (fornitura di mezzi, servizi e manodopera) - di società satellite che, pur prive di apparenti ingerenze, risultano stabilmente inquadrate o controllate da cosche mafiose. Il ricorso agli strumenti intimidatori è riservato ai casi limite, nei 68 1.4.1 - I mutamenti degli assetti criminali che operano sul territorio confronti di chi si oppone o si mostra riottoso al condizionamento. Gli atti in menzione generalmente si manifestano con incendi e/o danneggiamenti di beni e mezzi di proprietà dell’operatore economico che, per non incorrere in ulteriori ritorsioni, assume il più delle volte un atteggiamento omertoso. Nel 2012, inoltre, si sono confermati fenomeni diffusi di illegalità connessa all’abbandono dei rifiuti, al punto tale che la situazione ha assunto a volte contorni di assoluta gravità ed emergenza, soprattutto a causa dei ritardi generali nell’attuazione del ciclo di gestione dei rifiuti. Al fine di comprendere ulteriormente l’evoluzione e l’articolazione della criminalità organizzata nel territorio di Catanzaro, si riportano alcuni stralci dalla Relazione Annuale della Direzione Nazionale Antimafia sulla criminalità organizzata di tipo mafioso, con particolare riferimento alle attività investigative condotte sulla “’ndrangheta” (dicembre 2012)43. Per quanto riguarda le strategie e le infiltrazioni dell’organizzazione criminale calabrese, secondo la DNA anche nel distretto di Catanzaro44, la ‘ndrangheta manifesta la sua volontà di controllare tutte le attività economiche e politiche presenti sul territorio. E così dove non arriva la collusione, la volontà di egemonizzare la pubblica amministrazione e la politica si manifesta attraverso un continuo ricorso ad atti intimidatori nei confronti di amministratori locali. Tale fenomeno risulta comunque attenuato in provincia di Catanzaro rispetto alle limitrofe province calabresi: nel 2012 la DIA registra tre eventi intimidatori contro rappresentanti delle amministrazioni locali, contro i 25 di Cosenza, 11 di Crotone, 24 di Reggio Calabria e 18 di Vibo Valentia45. Le indagini, proprio in tema di collusioni, hanno evidenziato la contiguità tra gli apparati criminali ed esponenti La gestione dei rifiuti La relazione annuale della DNA Le collusioni con i ceti produttivi e la classe dirigente 43 - Direzione Nazionale Antimafia, Relazione annuale sulle attività svolte dal Procuratore nazionale antimafia e dalla Direzione nazionale antimafia nonché sulle dinamiche e strategie della criminalità organizzata di tipo mafioso nel periodo 1 luglio 2011-30 giugno 2012, dicembre 2012. 44 - Si fa riferimento al Distretto della Corte di Appello di Catanzaro, che investe le province calabre di Catanzaro, Crotone, Vibo Valentia e Cosenza. 45 - Ministero dell’Interno, Relazione al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia, II semestre 2012. 69 1.4 - La criminalità in provincia di Catanzaro I “settori di attività” e il modus operandi ‘ndranghetista Spaccio ed estorsione delle forze dell’ordine, ceti produttivi, apparati professionali (operatori del settori della giustizia e della finanza, quali avvocati, periti medico-legali, commercialisti) e la classe dirigente politico/amministrativa, dei quali i sodalizi si avvalgono per accrescere il loro potere criminale46. Sotto un profilo investigativo - dando per scontata la pervasiva presenza della ‘ndrangheta in gran parte della regione Calabria ed in tutti i suoi ambiti sociali, economici, e politici - l’anno trascorso ha confermato la preoccupante e soprattutto, “strutturata” presenza della ‘ndrangheta (con la costituzione di vere e proprie “Locali”) in ampie zone del Nord Italia. Le indagini hanno confermato come in tutta Italia la ‘ndrangheta eserciti una indiscussa leadership nel settore del traffico degli stupefacenti ad altissimo livello, dal quale si traggono profitti poi investiti in diversi settori economici e finanziari. Egualmente confermato è il costante ricorso da parte dell’organizzazione all’attività estorsiva in danno di imprenditori piccoli e grandi, sia nel sud che nel Nord Italia. Sempre più sofisticate poi, sono apparse, le attività di riciclaggio e reimpiego dei proventi illeciti, poste in essere dall’organizzazione, con il continuo ricorso a prestanomi e professionisti specializzati. L’attività estorsiva pura, sotto un profilo storico, precede in ordine di tempo quella imprenditoriale, in quanto costituisce (insieme al traffico di stupefacenti e, illo tempore, i sequestri di persona) il meccanismo attraverso cui la ‘ndrangheta si è capitalizzata; con quei capitali gli ndranghetisti sono poi entrati nel mondo dell’impresa (e lo hanno distorto). Perché la ‘ndrangheta oggi, nel 2012, nonostante sia straordinariamente “capitalizzata” e priva di qualsiasi problema di liquidità, continua ad impegnare i suoi uomini nell’attività estorsiva? L’estorsione, al di là dei suoi ritorni in termini economici, è l’attività criminale che più di ogni altra induce assoggettamento verso la ‘ndrangheta da parte 46 - Nell’operazione Showdown II, ad esempio, conclusa a maggio 2012, sono state tratte in arresto 14 persone nel Soveratese, ritenute a vario titolo responsabili dei reati di associazione di stampo mafioso, omicidio, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti ed armi; nelle indagini è emerso anche il coinvolgimento di un ex vice sindaco e di appartenente alle forse dell’ordine, indagati per favoreggiamento. Fonte: Ministero dell’Interno, Relazione al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia, I semestre 2012. 70 1.4.1 - I mutamenti degli assetti criminali che operano sul territorio della società civile e del tessuto economico e conferma la posizione di supremazia sul territorio dell’associazione. E questo, a sua volta, consente all’organizzazione di imporre nuovi affari, di entrare sul mercato imprenditoriale e su quello politico e conquistarli. Allo stesso modo è possibile spiegare l’interesse delle cosche per forme di infiltrazione negli enti locali e di intimidazione nei confronti di pubblici amministratori: la matrice motivazionale appare risiedere non tanto (o non solo) nei vantaggi economici derivanti dalle ingerenze negli appalti pubblici quanto piuttosto nell’esercizio di un immanente controllo delle istituzioni, in modo da rendere ben visibile alle comunità calabresi che il proprio dominio si estende anche alla governance locale. La vocazione imprenditoriale della ‘ndrangheta è inoltre un elemento da tempo tracimato dal territorio calabrese verso altre regioni e all’estero, rendendo necessario elevare il livello della vigilanza, anche in funzione di impedire alle cosche di intercettare i flussi di denaro impiegato nelle commesse pubbliche. Sotto tale aspetto gli investigatori ritengono decisivo il sistema dei controlli diretti a prevenire l’infiltrazione della criminalità negli appalti, in via di progressiva e costante affinazione. Dal punto di vista “geo-criminale”, per quanto riguarda nello specifico l’area provinciale di Catanzaro, la Direzione Distrettuale antimafia ha conseguito importanti risultati investigativi nel 2012. In particolare, nell’area lametina gli equilibri mafiosi hanno subito profondi mutamenti nell’ultimo anno, in conseguenza dell’esito di attività di indagine che hanno inciso pesantemente su alcune delle consorterie mafiose radicate in quel territorio. Nella fascia tirrenica della provincia di Catanzaro, sino agli interventi giudiziari del 2011, risultavano dominanti le cosche facenti capo alle famiglie Giampà e Iannazzo; queste ultime, dopo un periodo di forte conflittualità, avevano stipulato un accordo finalizzato alla spartizione della parte più significativa del territorio urbano. In posizione decisamente residuale risultavano attivi altri gruppi criminali: i Torcasio, i Cerra, i Gualtieri. 71 Il controllo degli appalti L’assetto territoriale: l’area lametina-tirrenica 1.4 - La criminalità in provincia di Catanzaro L’area ionica Le due principali cosche mafiose che operano sul territorio hanno caratteristiche del tutto diverse: quella riferibile ai Giampà corrisponde ad un’idea “tradizionale” di cosca mafiosa, contraddistinta dal frequente uso della violenza e dalla dedizione ad attività criminali sintomatiche quali le estorsioni ed il traffico di stupefacenti; il gruppo Iannazzo, al contrario, costituisce un esempio tipico di “mafia imprenditoriale” capace di avvalersi di un fittissimo reticolo di imprese intestate o comunque facenti capo ad esponenti della famiglia, operanti nel settore delle costruzioni e segnatamente in quelli delle forniture e del movimento terra, orientando i suoi rapporti con i titolari di attività produttive essenzialmente verso il procacciamento di liquidità da investire nelle attività imprenditoriali da loro direttamente gestite. La pax mafiosa raggiunta tra le cosche non ha avuto lunga durata, come dimostrato da una serie di omicidi consumati nel corso del 2011, significativi per le ricadute che hanno determinato sugli assetti criminali locali. Dalle investigazioni svolte, emerge il quadro di un sodalizio criminoso immutato quanto all’area di operatività ed al ruolo di vertice da sempre riconosciuto a Giampà, parzialmente rinnovato quanto alle famiglie/’ndrine che costituiscono parte integrante della stessa cosca (“Notarianni” e “Cappello”) e quanto alle alleanze con le simili associazioni criminali dei “Iannazzo” di Sambiase, degli “Anello” di Filadelfia (VV) e dei “Bellocco” di Rosarno (RC), e con ramificazioni in Giussano (Monza-Brianza). Va detto che l’azione giudiziaria ha solo marginalmente inciso sulla cosca Iannazzo, alleata dei Giampà. Tale sodalizio si caratterizza per il capillare controllo dell’economia cittadina che è riuscito a porre in essere e, ancor più, per l’allarmante ed elevatissima potenzialità militare, che lo rende egemone su tutti gli altri sodalizi operanti sul medesimo territorio ai quali comunque è collegato. L’area ionica della provincia di Catanzaro è stata al centro di una violenta contrapposizione tra i gruppi criminali storicamente radicati su quel territorio. Una cruenta guerra di ‘ndrangheta con decine di vittime negli anni 2009/2010 ha caratterizzato il territorio del soveratese, al confine con le province di Vibo Valentia, Catanzaro e Reggio Calabria. 72 1.4.1 - I mutamenti degli assetti criminali che operano sul territorio Tutte le cosche coinvolte nel conflitto presentano caratteristiche assolutamente peculiari, soprattutto per l’impenetrabilità di cui sono riuscite a circondare le loro attività ed il grado di omertà che sono in grado di imporre nel territorio dalle stesse controllato. Presentano un’elevata vocazione imprenditoriale, risultano interessate, in particolare, al settore del turismo, attraverso la gestione di condomini turistici ovvero la realizzazione di strutture alberghiere di analoga destinazione. Denotano, infine, una singolare capacità di infiltrazione nel tessuto istituzionale ed imprenditoriale (con particolare riferimento alle imprese dedite alla gestione dei pubblici appalti), sia nei rapporti con gli enti territoriali sia con gli apparati investigativi, taluni esponenti dei quali risultano coinvolti nelle loro illecite attività. Le vicende e le ragioni sottostanti le dinamiche mafiose accertate durante le indagini svolte negli anni 20102011 appaiono direttamente influenzate dallo sviluppo turistico e commerciale di alcune zone dell’area ionica, in particolare, del territorio di Soverato e dall’imponenza di alcune opere pubbliche (la c.d. trasversale delle Serre; le modifiche al tracciato della s.s. n. 106; la realizzazione di parchi eolici) che, apportando risorse economiche e finanziarie consistenti in aree tradizionalmente depresse dal punto di vista economico, hanno contribuito ad alimentare nei gruppi criminali locali, caratterizzati da connotazioni proprie della ‘ndrangheta, mire espansionistiche per l’affermazione di predominio assoluto finalizzato all’accaparramento di sempre maggiori profitti. Negli anni duemila, l’assetto inizia a subire alcuni mutamenti a seguito del contrasto, sempre più acceso, tra i vertici della cosca di Guardavalle (Gallace e Novella), che aveva l’incontrastato predominio dell’intera area. Le mire indipendentiste di alcune famiglie hanno modificato l’assetto criminale del territorio generando una guerra di mafia che solo nel soveratese ha dato luogo ai numerosi atti omicidiari registrati negli anni 2009/2010 (cd. “Faida dei Boschi”); sembra che la faida ha visto prevalere nettamente il gruppo Gallace, riuscito ad eliminare quasi tutti gli esponenti apicali del sodalizio avverso. In altre parole, l’area a sud della provincia di Catanzaro, al confine con quella di Reggio Calabria, è attualmente 73 1.4.1 - I mutamenti degli assetti criminali che operano sul territorio L’area di Catanzaro caratterizzata dalla presenza della cosca finora egemone riconducibile a Gallace in Guardavalle, in stretta alleanza con le cosche reggine riconducibili al defunto Ruga in Monasterace e a Leuzzi in Stignano, e con propaggini significative sul territorio di Badolato. La criminalità che gravita intorno alla città di Catanzaro è caratterizzata prevalentemente dalla presenza di associazioni costituite da soggetti di etnia rom che hanno il sostanziale monopolio del traffico di sostanze stupefacenti. La tradizionale vicinanza dei soggetti di etnia rom alle cosche mafiose dell’area del crotonese, l’intensificarsi di atti intimidatori anche nei confronti di attività economiche di rilevante importanza, in cui sembrerebbero avere avuto un ruolo materiale detti soggetti di etnia rom, la segnalata presenza di contatti tra soggetti del contesto criminale di Stalettì ed esponenti della criminalità organizzata dell’area del crotonese, le propalazioni circa le attuali dinamiche nel mutamento degli equilibri dei sodalizi di ‘ndrangheta inducono a ipotizzare che si stia realizzando una significativa influenza nell’area delle cosche di mafia della zona crotonese, tradizionalmente influenti anche nella zona della Presila catanzarese, in quella compresa nella zona jonica a nord della provincia di Catanzaro al confine della provincia di Crotone fino ad estendersi nei territori limitrofi di quest’ultima provincia. In particolare, l’ipotesi è che l’area sia oggetto di influenza della cosca definibile come Grande Aracri, alla quale fanno riferimento i Nicoscia. Va infine evidenziato che le indagini segnalano nel corso degli anni la presenza di contatti tra esponenti delle famiglie egemoni nella diverse zone della costa ionica tra le province di Crotone, Catanzaro e la zona nord della provincia di Reggio Calabria. 74 1.4.2 - Delitti e criminalità secondo le fonti ufficiali 1.4.2 - DELITTI E CRIMINALITÀ SECONDO LE FONTI UFFICIALI Poste le premesse viste sopra circa il contesto criminale che opera sul territorio catanzarese, in questo paragrafo si analizzano i dati di fonte ufficiale sui reati commessi nella provincia nel 2012. Come sottolineato in appendice, le statistiche ufficiali che forniscono informazioni sulla criminalità derivano da quanto è stato “scoperto” dalle Forze dell’Ordine o a queste denunciato, e, quindi, ne rappresentano evidentemente una sottostima. La trattazione si concentrerà soprattutto sulle tabelle 1 e 2, relative ai dati forniti dalla Direzione Nazionale Antimafia per l’anno 2012, mentre si rimanda alle tabelle in allegato per le statistiche sulla numerosità e la dinamica dei delitti denunciati negli anni precedenti, elaborate a partire da dati di fonte Istat-Ministero della Giustizia. A Catanzaro, nel 2012, sono stati commessi complessivamente 14.304 delitti (il 21% circa del totale della Calabria), vale a dire 3.975 reati per centomila abitanti. Tale indice risulta inferiore a quello nazionale (4.705) ma superiore al dato medio regionale (3.500). Nell’ultimo anno il numero di delitti commessi registra peraltro un trend negativo, con una variazione del -1,11%, di segno ed entità opposti a quanto verificatosi sul territorio calabro (+1,07%) e su quello nazionale (+1,20%). Tale calo conferma la tendenza in atto anche negli anni immediatamente precedenti: tra 2008 e 2011, infatti, il numero dei delitti commessi nel Capoluogo si era ridotto del -3,0%. Il dato aggregato, per quanto rilevante, non fornisce però sufficienti informazioni sull’articolazione della criminalità sul territorio; l’analisi per tipologia di reati sembra invece confermare gli assetti e le dinamiche viste sopra: una significativa persistenza di “reati-spia” (incendi, danneggiamenti e intimidazioni a danno della comunità), riconducibili alla pressione dei sodalizi sul territorio, una diffusa e crescente criminalità di stampo non necessariamente mafioso (furti e truffe), e un calo dei delitti più efferati (omicidi volontari, associazione per delinquere, lesioni dolose, attentati), 75 Le statistiche della DNA: a Catanzaro nel 2012 diminuiscono i delitti ma persiste una forte pressione sul territorio 1.4.2 - Delitti e criminalità secondo le fonti ufficiali I “reati-spia” La criminalità comune si espande I delitti più efferati diminuiscono probabilmente in virtù di una pax mafiosa temporaneamente raggiunta tra le cosche e dei successi recentemente conseguiti dalla DDA di Catanzaro. Per quanto riguarda il primo aspetto, la continua pressione esercitata sul territorio dalla criminalità organizzata è deducibile dall’osservazione di alcuni “reati-spia”, che sono poi quelli che incidono più direttamente sull’economia reale e sulle relazioni sociali, indicando il grado di infiltrazione e controllo criminale nel sistema locale. Nel 2012 nella provincia di Catanzaro si registrano ben 2.442 reati di danneggiamento (679 per centomila abitanti), 301 incendi (84 per centomila abitanti), 264 danneggiamenti seguiti da incendio (73) e, tra i delitti contro la persona, 403 lesioni dolose (112). Dietro questi valori assoluti si nascondono dinamiche diverse: rispetto al 2011 diminuiscono infatti i danneggiamenti (-14,1%) e le lesioni dolose (-11,6%) mentre aumentano gli incendi (+28,1%) e i danneggiamenti seguiti da incendi (+32%). Un secondo gruppo di dati riguardano gli altri delitti contro il patrimonio, quali furti, rapine e truffe, normalmente appannaggio della criminalità comune ma utilizzati anche dalle consorterie criminali come forme di intimidazione (ne è un esempio il furto di veicoli o attrezzature da lavoro restituiti dietro compenso con il metodo estorsivo del cosiddetto “cavallo di ritorno”). Nella provincia di Catanzaro l’incidenza di questi reati si conferma molto alta anche nel 2012, in crescita rispetto all’anno precedente: sono stati commessi 5.227 furti, 1.452 per ogni centomila abitanti, +9% dal 2011 (soprattutto furti di autovetture, nelle abitazioni e negli esercizi commerciali); 91 rapine (25 per centomila abitanti, +21%), con particolare incidenza di quelle in pubblica via (32 denunce, +18,5%) e in esercizi commerciali (12 denunce, +500%); e 605 truffe e frodi informatiche (168 rapportate alla popolazione, sostanzialmente stabili rispetto al 2011). Rimangono dunque preoccupanti i dati relativi a danneggiamenti e azioni intimidatorie di varia natura contro imprenditori, pubblici amministratori, destinatari di azioni violente o minacce, dirette o indirette, peraltro sintomatici dell’attività estorsiva perpetrata 76 1.4.2 - Delitti e criminalità secondo le fonti ufficiali dai sodalizi criminali, spesso solo residualmente oggetto di denuncia da parte delle vittime. Un terzo gruppo di reati, per cui si hanno a disposizione i dati al 2012, riguardano i delitti più gravi contro la persona (omicidi volontari, tentati omicidi), considerati delitti di violenza per eccellenza e reati che mettono radicalmente in discussione l’ordine sociale e le garanzie di sicurezza personale e incolumità fisica, e quelli a stampo più prettamente mafioso (associazione per delinquere, attentati) commessi nel territorio di Catanzaro: per questi nel complesso si nota, nell’ultimo anno, una certa riduzione dopo la guerra tra clan che si era scatenata negli anni immediatamente precedenti. In dettaglio, le Forze dell’Ordine hanno rilevato nel 2012: 5 omicidi volontari (1,39 per ogni centomila abitanti), in calo del 28,6% rispetto al 2011; 13 tentati omicidi (3,61; +18,2%); 7 denunce per associazione per delinquere (1,95; -22,2%) e 5 attentati (1,39; -28,6%). A ciò si aggiungono 25 casi di violenze sessuali (circa 7 ogni centomila abitanti, +25% dal 2011) e 8 denunce per sfruttamento della prostituzione (2,2; -27,3%), altro delitto nelle mani della criminalità organizzata. Volgendo lo sguardo ai delitti commessi nel 2011 nella provincia di Catanzaro (per maggiori dettagli si rinvia alle tabelle 3 e seguenti), saltano all’occhio nuovamente i dati sulle violenze, in particolare percosse, lesioni dolose, minacce, sequestri di persona, ingiurie: molto numerose in valore assoluto e superiori alla media regionale e a quella nazionale se rapportati alla popolazione. Non stupisce pertanto che, sempre al 2011, siano state registrate a Catanzaro 64 denunce per estorsione, quasi il 24% del totale della Calabria, l’incidenza maggiore dopo quella di Cosenza (35,4%); in rapporto alla popolazione si tratta per il Capoluogo di 17,4 estorsioni ogni centomila abitanti (Calabria: 13,3; Italia: 10,0). È peraltro noto che la numerosità di questi eventi denunciati nel Sistema di Indagine delle forze dell’ordine costituisce probabilmente solo una minima parte di un verosimile contesto sommerso di ben più ampie dimensioni, in cui la pressione estorsiva è 77 Estorsione e usura 1.4.2 - Delitti e criminalità secondo le fonti ufficiali Ecomafie finalizzata all’acquisizione del pieno controllo di realtà imprenditoriali47. Ancora più eclatante in tal senso è il dato relativo all’usura: degli undici casi denunciati in Calabria nel 2011, solo uno riguarda la provincia di Catanzaro (numero indice: 0,3 ogni centomila abitanti; Calabria: 0,5; Italia: 0,6). Il ricorso a pratiche usuraie ed estorsive costituisce una modalità tipica del potere criminale di controllo, soprattutto nei confronti di imprenditori e commercianti i quali, sottoposti a sistematica intimidazione e al timore di subire ulteriori rischi per la propria incolumità e l’integrità dei beni, sono certamente restii a denunciare il fatto-reato. Secondo la DIA, infatti, l’usura costituisce uno degli strumenti privilegiati con cui la criminalità organizzata reimpiega il denaro di provenienza illecita; soprattutto nelle regioni ad alto rischio, come la Calabria, dove la condizione di assoggettamento è elevata, le denunce non possono ritenersi proporzionali alla portata del fenomeno. Un approfondimento merita, infine, la cosiddetta “illegalità ambientale” o “Ecomafia”, vale a dire settori della criminalità organizzata che hanno scelto di operare soprattutto in attività illecite che arrecano danni diretti dell’ambiente, oltre che al mercato concorrenziale e al tessuto socio-economico di un territorio. Il fenomeno, analizzato di recente nell’annuale “Rapporto Ecomafia”, coordinato da Legambiente e in collaborazione con tutte le forze dell’ordine, riguarda il ciclo dei rifiuti (illecito), l’abusivismo edilizio e ciclo del cemento, incendi, delitti contro la fauna e i beni culturali (inclusi i traffici clandestini di opere d’arte, il ciclo alimentare). La Calabria, con 3.455 infrazioni accertate in questi settori, pari al 10% del totale nazionale, si classifica terza regione in Italia, dopo Campania e Sicilia; quasi 2.500 sono le persone denunciate e 95 i clan attivi nell’illegalità ambientale (Tabella 17)48. Emerge inoltre un vero e proprio “caso Calabria” quanto a corruzione ambientale (280 arresti eseguiti), vale a dire un 47 - Ministero del’Interno, Relazione semestrale sui risultati della DIA, I semestre 2012. 48 - Legambiente, Ecomafia 2013. Nomi e numeri dell’illegalità ambientale, giugno 2013. 78 1.4.2 - Delitti e criminalità secondo le fonti ufficiali sistema ben collaudato in cui le tangenti incassate da amministratori, esponenti politici e funzionari pubblici servono a “fluidificare” appalti e concessioni edilizie, varianti urbanistiche o discariche di rifiuti. In apertura dell’anno giudiziario 2013, il Presidente della Corte d’Appello di Catanzaro ha sottolineato come tra le tipologie di reato registrate nel distretto sia notevolmente peggiorata la situazione legata ai reati in materia di inquinamento e rifiuti, con un significativo incremento dei procedimenti relativi a reati contro l’incolumità pubblica e la salute dei cittadini, in materia di tutela dell’ambiente e del territorio, riconnessi alla situazione di emergenza ambientale in materia di smaltimento dei rifiuti e inquinamento delle acque, cui si aggiungono gli incendi boschivi e i reati in materia di edilizia e urbanistica49. A livello provinciale, Catanzaro appare tuttavia relativamente “virtuosa” e la meno infiltrata dalla criminalità ambientale tra le province calabre, posizionandosi in quasi tutte le graduatorie dopo le altre quattro, tranne che per numero di incendi. Nello specifico di Catanzaro occorre però menzionare alcune grandi inchieste in tema di ciclo dei rifiuti e del cemento, quale l’inchiesta “Pecunia non olet” sulla gestione della discarica di Alli, scandalo esploso nel 2011 e con oltre 20 indagati tra imprenditori e funzionari accusati a vario titolo di associazione per delinquere, abuso d’ufficio, evasione fiscale, corruzione, falso e disastro ambientale, oppure l’inchiesta del 2011 sulle infiltrazioni negli appalti nel Comune di Catanzaro, con l’iscrizione nel registro degli indagati di oltre 40 persone tra cui imprenditori, professionisti, funzionari pubblici. A ciò si aggiungono le inchieste sui parchi eolici, una ventina in Calabria concentrati soprattutto nelle province di Crotone e Catanzaro e quasi tutti sottoposti ad indagini della magistratura su maxitangenti e distrazioni. Il coinvolgimento della criminalità organizzata nella realizzazione dei parchi di produzione Grandi inchieste ambientali a Catanzaro I parchi eolici 49 - Inaugurazione anno giudiziario 2013, Presidente della Corte D’Appello di Catanzaro, Gianfranco Migliaccio. 79 1.4.2 - Delitti e criminalità secondo le fonti ufficiali eolica (ciascuno del valore di decine di milioni di euro) avviene tramite la partecipazione di apposite “società veicolo” che si occupano delle fasi propedeutiche dei progetti. Tali società negoziano sul territorio i diritti di uso dei terreni dove saranno edificati i parchi, e ottengono, anche attraverso pratiche corruttive, le necessarie concessioni e autorizzazioni delle amministrazioni pubbliche competenti oltre alle sovvenzioni pubbliche, in Italia tra le più alte d’Europa; esse vengono poi cedute con grande profitto alle aziende, nazionali o internazionali, che realizzeranno gli impianti. Tab. 1 – Delitti commessi in provincia di Catanzaro, Calabria e Italia nel biennio 2011 – 2012 (valori assoluti e percentuali) DELITTI COMMESSI (Dati interforze) Catanzaro Calabria ITALIA DATI ANNUALI 2011 14.465 67.841 2.763.012 QUOZIENTE PER 100.000 ABITANTI 2012 2011/2012 2011 2012 14.304 -1,11 4.019,83 3.975,09 68.566 1,07 3.462,95 3.499,96 2.796.350 1,20 4.648,89 4.704,99 Variazione % Fonte: Direzione Nazionale Antimafia Tab. 2 – Articolazione dei delitti commessi in provincia di Catanzaro nel biennio 2011 – 2012 (valori assoluti e percentuali) OMICIDI VOLONTARI (fonte DCPC) TENTATI OMICIDI LESIONI DOLOSE VIOLENZE SESSUALI FURTI (totale) Furti con strappo Furti con destrezza Furti in abitazione Furti in esercizi commerciali Furti di autovetture RAPINE (totale) Rapine in abitazione Rapine in banca Rapine in uffici postali Rapine in esercizi commerciali Rapine in pubblica via ASS. DELINQUERE – ART. 416 C.P. INCENDI DANNEGGIAMENTI DANN. SEGUITI DA INCENDIO ATTENTATI TRUFFE E FRODI INFORMATICHE SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE ALTRI DELITTI TOTALE DELITTI DATI ANNUALI 2011 2012 7 5 11 13 456 403 20 25 4.792 5.227 23 45 71 119 531 684 283 323 886 922 75 91 15 14 4 4 1 5 2 12 27 32 9 7 235 301 2.844 2.442 200 264 7 5 609 605 X 100.000 ABITANTI 2011 2012 1,95 1,39 3,06 3,61 126,72 111,99 5,56 6,95 1.331,70 1.452,59 6,39 12,51 19,73 33,07 147,57 190,08 78,65 89,76 246,22 256,22 20,84 25,29 4,17 3,89 1,11 1,11 0,28 1,39 0,56 3,33 7,50 8,89 2,50 1,95 65,31 83,65 790,35 678,63 55,58 73,37 1,95 1,39 169,24 168,13 VARIAZIONE % 2011/2012 -28,57 18,18 -11,62 25,00 9,08 95,65 67,61 28,81 14,13 4,06 21,33 -6,67 0,00 400,00 500,00 18,52 -22,22 28,09 -14,14 32,00 -28,57 -0,66 11 8 3,06 2,22 -27,27 5.189 14.465 4.908 14.304 1.442,03 4.019,83 1.363,94 3.975,09 -5,42 -1,11 Fonte: Direzione Nazionale Antimafia 80 1.4.3 - Gli indici di criminalità Tab. 3 - Le prime 10 regioni in Italia per infrazioni accertate di illegalità ambientale (2012; valori assoluti e percentuali) Campania Sicilia Calabria Puglia Lazio Toscana Sardegna Liguria Lombardia Emilia Romagna Italia Infrazioni accertate % sul totale Persone denunciate Persone arrestate Sequestri effettuati 4.777 4.021 3.455 3.331 2.800 2.524 2.208 1.597 1.390 1.035 34.120 14,0% 11,8% 10,1% 9,8% 8,2% 7,4% 6,5% 4,7% 4,1% 3,0% 100% 3.394 2.938 2.485 3.251 2.045 1.989 2.698 1.428 1.308 944 28.132 34 25 20 28 6 2 15 1 14 0 161 1.153 926 723 1.303 518 596 643 216 432 310 8.286 Fonte: Legambiente su dati Forze dell’ordine, Capitanerie di porto e polizie provinciali (2012) 1.4.3 - GLI INDICI DI CRIMINALITÀ Per effettuare rapidi confronti territoriali e intertemporali e per sintetizzare in indicatori compositi le informazioni viste sopra circa la numerosità dei delitti, è possibile analizzare gli indici di criminalità, normalmente utilizzati come indicatori territoriali per le politiche di sviluppo e strutturali. Tali indici vengono calcolati dall’Istat a partire dai dati del Ministero dell’Interno sulla numerosità di determinati delitti denunciati dalle Forze dell’ordine all’Autorità giudiziaria e rapportata alla popolazione del territorio in esame. Osservando gli indici di criminalità per la provincia di Catanzaro al 2011, occorre innanzitutto sottolineare come questi, nonostante la diffusione della criminalità organizzata nel Capoluogo calabro, siano sempre inferiori al dato nazionale, trainato verso l’alto soprattutto dall’incidenza dei reati nelle province delle grandi città italiane. In particolare, le attività di tipo predatorio sono senz’altro più diffuse nei grandi poli economici, finanziari ed amministrativi del Paese e nelle grandi città mentre sembrano tutto sommato contenute nelle province più piccole e periferiche: nel 2011 l’indice di criminalità diffusa (furti e rapine meno gravi per mille abitanti) 81 Indici inferiori alla media nazionale, soprattutto nelle attività di tipo predatorio 1.4.3 - Gli indici di criminalità Indice di criminalità violenta preoccupante Nel contesto calabro Catanzaro ha tassi di criminalità uguali o superiori alla media a Catanzaro è pari a 13,1, contro il 24,6 della media italiana (valore quasi doppio rispetto a quello della Calabria, 12,4). Anche l’indice di microcriminalità nelle città (furti con strappo, con destrezza, di autovetture ogni mille abitanti) assume un valore piuttosto basso, pari a 3,9, del tutto simile a quello regionale ma tre volte inferiore al dato nazionale (12,2). Una lettura alquanto diversa si ottiene invece dall’indice di criminalità violenta (delitti per strage, omicidi volontari, tentati omicidi, infanticidi, omicidi preterintenzionali, attentati, rapine, sequestri, lesioni dolose e violenze sessuali per diecimila abitanti): pur se ancora inferiore al dato nazionale (19,8), l’indicatore relativo alla provincia di Catanzaro vi si avvicina molto di più (16,3; Calabria: 16,0), ad indicare una presenza significativa di criminalità di tipo violento che opera direttamente sul territorio. Tale confronto geografico richiede tuttavia una lettura prudente in quanto rischia di semplificare la realtà e di sacrificare le peculiarità delle diverse aree territoriali. Gli indici qui analizzati si fondano sui soli delitti “denunciati”, che spesso rappresentano una stima al ribasso della situazione reale, soprattutto in determinate aree del Paese. I tassi di criminalità, infatti, possono risentire di comportamenti molto diversi nei confronti della giustizia: una scarsa propensione a denunciare delitti frequenti ma di gravità limitata, ad esempio i borseggi, può portare ad un calo dell’indice in una zona, senza che a ciò corrisponda una effettiva riduzione del fenomeno. Allo stesso modo, nelle province in cui il controllo del territorio operato dalla criminalità organizzata è più capillare e minaccioso, non vengono denunciate tipologie di delitto anche gravi e diffuse, come le estorsioni. Osservazioni forse più interessanti possono trarsi dal confronto degli indici tra le diverse annualità e le altre province della Calabria. L’analisi intertemporale degli indici di criminalità del Capoluogo calabro mostra inoltre un trend in calo tra 2008 e 2011 per i delitti di criminalità diffusa e comune; viceversa l’indice di criminalità violenta rimane alto nel periodo 2009-2011, probabilmente a causa dell’acuirsi della guerra tra co- 82 1.4.3 - Gli indici di criminalità sche in quel periodo, soprattutto nel Soveratese. Tra le province calabre, inoltre, nel 2011 Catanzaro si piazza al primo posto con l’indice di criminalità diffusa, al secondo, dopo Reggio Calabria, con quello di microcriminalità nelle città e al terzo, dopo Vibo Valentia e Cosenza per indice di criminalità violenta. I valori degli indicatori nella provincia di Catanzaro sono uguali o superiori alla media regionale. Sembra dunque confermarsi quanto già sopra evidenziato: in un contesto regionale severamente affetto da criminalità organizzata, la provincia di Catanzaro si caratterizza soprattutto per una diffusione importante di reati “minori”, che in tale contesto devono essere letti soprattutto come sintomatici dell’attività mafiosa sottostante, di pratiche estorsive e intimidatorie piuttosto che come atti predatori tout court. E che la criminalità organizzata abbia ridotto il ricorso a crimini “efferati” nella provincia catanzarese rispetto alle altre della Calabria, almeno nel 2011, è indicato anche dal valore di un altro indice, quello dei delitti legati alla criminalità organizzata ponderati con le pene medie edittali (indice che prende in considerazione le conseguenze dei delitti commessi in termini di pene somministrabili agli autori). L’indicatore nel 2011 assume valore 18.472 a Catanzaro (leggermente aumentato dal 2010 ma sensibilmente inferiore al 30.000 del 2008), che si colloca molto dietro Cosenza (quasi 66.000) e Reggio Calabria (circa 25.000), e poco al di sotto anche di Crotone (18.752); Vibo Valentia segue a distanza con poco meno di 5.000, valore però raddoppiato rispetto all’anno precedente. La criminalità organizzata colpisce in modo meno efferato Tab. 1 - Indice di criminalità diffusa* nelle province calabresi (valori ogni 1.000 abitanti; 2008-2011) 2008 2009 2010 2011 Cosenza 13,5 12,5 12,2 12,3 Catanzaro 15,9 14,8 14,4 13,1 Reggio di Calabria 13,8 13,6 12,9 12,9 Crotone 9,4 6,7 6,5 7,1 Vibo Valentia 11,3 11,0 8,9 11,3 Calabria 13,5 12,5 12,0 12,4 Italia 23,3 21,9 21,9 24,6 * La definizione di criminalità diffusa, secondo il sistema informativo del Ministero dell'interno, include i furti di ogni tipo e le rapine in abitazioni (quelle cioè meno gravi). Fonte: elaborazioni su dati Istat e Ministero dell’Interno 83 1.4.3 - Gli indici di criminalità Tab. 2 - Indice di criminalità violenta* (valori ogni 10.000 abitanti; 2008-2011) 2009 2008 2010 Cosenza 17,4 14,5 15,7 Catanzaro 15,1 16,0 17,1 Reggio di Calabria 16,3 14,6 14,7 Crotone 16,2 14,4 11,5 Vibo Valentia 18,6 14,2 15,1 Calabria 16,7 14,8 15,2 Italia 20,2 18,3 17,7 2011 16,4 16,3 14,4 14,3 20,6 16,0 19,8 * Crimini violenti - La definizione di delitto "violento" comprende, secondo il sistema informativo del Ministero dell'interno: i delitti per strage, gli omicidi volontari consumati, i tentati omicidi, gli infanticidi, gli omicidi preterintenzionali, le lesioni dolose, le violenze sessuali, i sequestri di persona, le rapine e gli attentati. Fonte: elaborazioni su dati Istat e Ministero dell’Interno. Tab. 3 - Indice di microcriminalità* nelle città (valori ogni 1.000 abitanti; 2008-2011) 2008 2009 2010 2011 Cosenza 4,2 4,2 3,7 2,9 Catanzaro 4,6 5,4 4,6 3,9 Reggio di Calabria 4,9 5,0 4,8 4,3 Crotone 2,1 1,5 1,4 1,4 Vibo Valentia 3,2 3,3 2,4 3,3 Calabria 4,6 5,4 4,6 3,9 Italia 11,9 11,6 11,3 12,2 * Delitti legati alla microcriminalità nelle città (numero per mille abitanti). L'indice è calcolato ponendo al numeratore la somma dei seguenti delitti: furto con strappo, furto con destrezza, furto su auto in sosta, furto di autovettura; al denominatore la popolazione residente al 31/12. Fonte: elaborazioni su dati Istat e Ministero dell’Interno Tab. 4 - Delitti legati alla criminalità organizzata ponderati con le pene medie edittali* (valori assoluti; 2008-2011) 2008 2009 2010 2011 Cosenza 62.143 49.983 43.705 65.926 Catanzaro 29.853 14.103 17.547 18.472 Reggio di Calabria 35.969 17.873 22.254 24.917 Crotone 17.839 7.213 10.201 18.752 Vibo Valentia 6.547 3.061 2.431 4.921 Calabria 152.350,0 95.597,0 96.136,5 132.987,0 Italia 1.214.052,0 1.009.668,0 892.217,0 1.122.753,5 * Delitti legati alla criminalità organizzata ponderati con le pene medie edittali (numero). La definizione di criminalità organizzata comprende, secondo il sistema informativo del Ministero dell'Interno: omicidi per mafia, attentati, incendi e rapine gravi (rapine in banche e rapine in uffici postali). Fonte: elaborazioni su dati Istat e Ministero dell’Interno 84 1.5 - La percezione dell’illegalità 1.5 - LA PERCEZIONE DELL’ILLEGALITÀ 1.5.1 - CRISI, CREDITO E BUROCRAZIA ILLEGALE Come visto sopra, il mercato del credito in provincia di Catanzaro è piuttosto debole, con una qualità del credito che va rapidamente deteriorandosi e un atteggiamento prudenziale delle banche nell’erogazione del credito a famiglie e imprese. Un alto livello di rischiosità del credito e modesti livelli di fido determinano un costo del denaro particolarmente oneroso per le imprese: in provincia di Catanzaro, nel 2012, il valore dei tassi di interesse (tassi effettivi sui finanziamenti per cassa nel breve termine) a carico delle imprese raggiunge il 10% (stesso valore medio della Calabria), contro il 7,8% medio nazionale. Non si può peraltro negare che sul sistema creditizio calabrese pesa un contesto socio-economico ad alta presenza criminale: nelle aree con intensa attività illegale le condizioni di offerta del credito vengono deteriorate da numerosi fattori, tra cui gli alti costi operativi che le banche devono sostenere per la sicurezza e la protezione, una forte incidenza di frodi e truffe, e la difficoltà per il sistema finanziario di valutare correttamente la qualità dei soggetti richiedenti prestiti50. Ne consegue tipicamente una richiesta generalizzata di maggiori garanzie, una minore propensione alla concessione di fidi e un maggior costo del credito per le imprese, a parità di altre condizioni: uno studio condotto nel 2009 dalla Banca d’Italia sull’intero territorio nazionale ha indicato come le aziende operanti nelle aree caratterizzate da alti livelli di criminalità paghino tassi di interesse molto più alti rispetto alle zone con bassa Il costo del denaro Sistema creditizio e criminalità 50 - Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, Dimensione delle attività criminali, costi per l’economia, effetti della crisi economica, Testimonianza del vice direttore generale della Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola, 6 giugno 2012. 85 1.5 - La percezione dell’illegalità Un terzo delle imprese ha problemi di liquidità I ritardi dei pagamenti, in entrata e in uscita criminalità e sopportino elevati costi indiretti, dovuti al razionamento del credito e a peggiori condizioni sui prestiti51. In un tale contesto, l’indagine campionaria mira a fornire ulteriori informazioni circa il grado di vulnerabilità delle imprese della provincia di Catanzaro, il loro rapporto con il sistema bancario e, quindi, il rischio che esse siano finanziariamente vincolate e possano incorrere in situazioni di racket e usura, o altre attività “sommerse”. Un primo aspetto investigato è la capacità delle imprese della provincia di Catanzaro di far fronte al proprio fabbisogno finanziario: nel complesso, circa due aziende su tre (66,8%) dichiarano di essere riuscite a fronteggiare le proprie necessità di liquidità nel 2012, mentre un altro terzo (33,2%) ha incontrato delle difficoltà. Le maggiori difficoltà sono segnalate dalle imprese di piccole dimensioni (33,6% non è riuscito a far fronte al fabbisogno) e da quelle dei comparti della manifattura (39,2%), delle costruzioni e del turismo (36,2%). Tra le principali cause delle difficoltà legate al fabbisogno finanziario denunciate da un terzo delle imprese provinciali, spicca, in un caso su due, il fatturato non conseguito (51,2%), seguito per quasi quattro imprese su dieci dai ritardi dovuti ad altre entrate (38,6%) e altre difficoltà non prevedibili (36,1%, come il pagamento di cartelle esattoriali inaspettate). Il 12% delle imprese in difficoltà lamenta inoltre i ritardi delle entrate dalla Pubblica Amministrazione (soprattutto nel settore delle costruzioni: 29,4%); solo l’8,4% attribuisce i problemi a errori di valutazione delle spese e il 7,2% a problemi di deficit strutturale. Emergono quindi delle complicazioni soprattutto di tipo congiunturale che incidono su una fetta consistente della filiera produttiva, generando, a cascata, difficoltà finanziarie per le imprese più deboli. Quanto alle strategie messe in campo dalle imprese per risolvere le esigenze di liquidità che si presentano 51 - Bonaccorsi Di Patti E., Weak Institutions and Credit Availability: The Impact of Crime on Bank Loans, in Questioni di Economia e Finanza, Occasional Paper N. 52, Banca d’Italia, giugno 2009. 86 1.5.1 - Crisi, credito e burocrazia illegale nella gestione aziendale, quasi un imprenditore su due dichiara di ricorrere a pagamenti ritardati ai fornitori (48,8%, quota che sfiora il 60% nell’edilizia e nella manifattura) e uno su quattro a pagamenti ritardati ai lavoratori (24,7%, per arrivare a oltre uno su due nel terziario avanzato). Sembra di assistere, in pratica, ad un fenomeno di “istituzionalizzazione” dei ritardi, almeno per quella porzione di imprese del territorio in affanno o che operano nei settori che maggiormente stanno soffrendo per la crisi economica e che ritardano, quasi sistematicamente, il saldo delle fatture o degli stipendi. Il fenomeno della tardività nei pagamenti, sia in entrata che in uscita, ormai ampiamente diffuso anche a livello nazionale non solo nei rapporti con la PA ma anche tra privati, mette ovviamente a rischio la sopravvivenza delle stesse imprese e la solidità delle filiere ma anche la tenuta sociale del territorio. Il ritardo nei pagamenti delle fatture sottrae liquidità alle imprese e le espone maggiormente al rischio di infiltrazioni criminali, che possono facilmente sopperire ad eventuali fenomeni di razionamento, mentre l’incertezza sui pagamenti degli stipendi, come anticamera della crisi aziendale, aumenta la vulnerabilità delle famiglie. Tra le altre strategie indicate per far fronte al fabbisogno finanziario, un quarto circa degli intervistati ricorre ad “altri canali” di finanziamento ed a scoperti di conto corrente: è quindi ancora importante il ruolo svolto dal sistema bancario, anche se “altre” forme di finanziamento vengono esplorate. Solo un imprenditore su dieci, invece, ricorre a prestiti da soci o azionisti (9,6%) e un altro 3% alla Cassa Integrazione. Per la maggior parte delle imprese di Catanzaro (circa tre su quattro), inoltre, il rapporto con il sistema bancario è andato deteriorandosi negli ultimi due anni: solo il 25% degli intervistati, infatti, non rileva alcun aspetto peggiorato (quota che scende al 15% tra le imprese edili), mentre al contrario circa uno su tre denuncia una maggiore richiesta di garanzie (35,2%), un aumentato costo del denaro (34%) ed un maggior costo delle commissioni bancarie (30,6%). Altri aspetti che sono peggiorati secondo una quota significativa di imprese sono 87 Il rapporto banche-imprese peggiora per tre imprese su quattro almeno sotto un aspetto 1.5 - La percezione dell’illegalità Il ruolo dei Confidi, ancora sottoutilizzati l’adeguatezza del credito concesso (17,2%), la severità dei criteri di approvazione del fido (16,2%) e la flessibilità della durata del finanziamento (14,6%). Nel contesto economico della provincia di Catanzaro, caratterizzato da una struttura produttiva fatta essenzialmente di imprese di piccola e piccolissima dimensione, i rapporti di indebitamento con le banche sono particolarmente importanti, poiché rappresentano l’unico (o quasi) intermediario che “caratterizza” il sistema creditizio regionale. L’obiettivo è dunque cercare di capire se, in seguito al peggioramento denunciato di tali rapporti, aumentino gli spazi potenzialmente “occupabili” dalla criminalità. Da questa angolazione, particolare enfasi può essere data alle recenti evoluzioni dei Consorzi di Garanzia Fidi in Regione. I Confidi, infatti, affiancano e supportano le PMI ai fini dell’accesso al credito bancario: tramite l’erogazione di servizi quali concessione di garanzie, valutazione del merito di credito, consulenza, affiancamento negli adempimenti burocratici, ecc., la loro funzione è quella di permettere l’erogazione del credito anche a soggetti considerati troppo rischiosi dagli istituti finanziari. Essi svolgono, in pratica, una funzione di ponte tra le imprese e le banche facilitando l’accesso al credito da parte delle imprese locali attraverso dei fondi consortili, costituiti attraverso risorse pubbliche e i contributi degli imprenditori associati. Secondo la Banca d’Italia, in Calabria i Confidi potrebbero rappresentare, ove adeguatamente organizzati, concrete opportunità per le imprese presenti nel territorio: tra il 2009 e il 2012 l’ammontare totale delle garanzie concesse a soggetti residenti in regione è aumentata in media del 10,6% annuo; focalizzando l’attenzione sul segmento delle imprese di piccole dimensioni, l’incidenza dei prestiti garantiti da confidi sul totale del credito erogato ha raggiunto il 4,7% a fine 2012, in crescita rispetto al 2009 (3,4%), ma ancora distante dalla media italiana (13%)52. 52 - Banca d’Italia, Economie Regionali. L’economia della Calabria, N. 19 - giugno 2013, tavv. a29 e a30. Nel quadro delle strategie di intervento volte a favorire l’accesso al credito da parte delle imprese regionali, la Regione Calabria ha lanciato un bando nel 2011, mirante a favorire processi di riorganizzazione e aggregazione di Confidi operanti sul territorio regionale (Azione 1) e ad integrare i fondi rischi dei Confidi regionali (Azione 2). 88 1.5.1 - Crisi, credito e burocrazia illegale In provincia di Catanzaro solo il 6,6% di imprese dichiara di aver fatto ricorso alla garanzia di un Confidi nella richiesta di credito, a fronte del 62,4% che ha richiesto un finanziamento ma senza il sostegno di tali organismi; un altro 31% di imprese, invece, non ha richiesto alcun finanziamento. Il ricorso ai Confidi è relativamente più frequente (attorno al 10%) nel settore delle costruzioni e nel commercio e, come prevedibile, soprattutto tra le imprese di piccole e medie dimensioni. Tab. 1 - Tassi effettivi sui finanziamenti per cassa nel breve termine in provincia di Catanzaro, in Calabria ed in Italia (2012; in %) Catanzaro CALABRIA ITALIA Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia IMPRESE 10,0 10,0 7,8 FAMIGLIE 9,7 8,9 5,3 89 TOTALE 9,9 9,8 6,6 1.5 - La percezione dell’illegalità 90 1.5.1 - Crisi, credito e burocrazia illegale 91 1.5 - La percezione dell’illegalità Il peso del settore pubblico sul tessuto imprenditoriale di Catanzaro: un’impresa su 4 opera per la PA Pagamenti a 280 giorni… Sale il rischio usura Un altro aspetto rilevante per valutare lo “stato di salute” delle aziende è dato dal rapporto tra queste ultime e Pubblica Amministrazione. L’indagine ha in particolare approfondito il tema dei tempi di pagamento alle imprese da parte del settore pubblico. La contabilità delle imprese, infatti, già stressata dal razionamento del credito operato dalle banche, viene ulteriormente sollecitata, in assenza del pagamento da parte del committente pubblico, per garantire le risorse necessarie a dare continuità all’attività imprenditoriale. In alcuni casi è la sopravvivenza stessa delle imprese ad essere messa a rischio; in altri, come visto sopra, i ritardi vengono ribaltati sull’indotto a valle dell’appalto, generando un potenziale effetto a catena o addirittura il fallimento di un’intera filiera. In provincia di Catanzaro circa un’impresa su quattro vanta il settore pubblico tra i propri clienti (23,6%); tra i principali commissionari vi sono le imprese operanti nell’edilizia (42,6%). Per le imprese che lavorano con la P.A., quest’ultima riveste una quota di fatturato pari al 36,3%, che sale al 54,1% nell’edilizia e al 58,4% per le imprese tra 10 e 20 addetti. Ciò significa che la quota di imprese che lavora con il settore pubblico dipende da quest’ultima per una parte significativa del proprio giro d’affari, oltre un terzo nella media e più della metà in alcuni casi specifici. È evidente come un deterioramento di tale rapporto possa essere, per queste imprese, motivo di forte vulnerabilità. Dal punto di vista delle imprese, infatti, i tempi di pagamento della P.A. si aggirano mediamente intorno ai 9,1 mesi, con tempi di attesa maggiori registrati per le imprese più grandi (12,5 mesi) e il settore agricolo (14 mesi, ma il comparto è interessato solo marginalmente dal fenomeno). La stretta sul credito bancario da un lato e la crisi di liquidità imputabile ai ritardati pagamenti da parte di soggetti pubblici e privati possono certamente favorire la diffusione del fenomeno criminoso dell’usura, morsa in cui cade un numero sempre più alto di imprenditori in difficoltà finanziarie, che si rivolgono al di fuori del circuito legale per ottenere prestiti. Tale fenomeno non risparmia la provincia di Catanzaro, come mostra- 92 1.5.1 - Crisi, credito e burocrazia illegale no le recenti operazioni condotte dalle Forze dell’Ordine, nonostante un numero di denunce per usura non particolarmente alto. Del resto dimensionare l’usura solo attraverso il numero di denunce non è sufficiente, perché il fenomeno rimane in larga parte sommerso e deve essere letto insieme ad altri dati, di natura più qualitativa, che provino a spiegare le motivazioni per le quali molti cadono nelle mani degli strozzini. Il giudizio delle imprese di Catanzaro conferma l’esistenza di un nesso piuttosto evidente tra fenomeno dell’usura e ritardati pagamenti della P.A.: per quasi la metà degli intervistati, i lunghi tempi di pagamento delle commesse pubbliche hanno un peso determinante o incidono “molto” sul fenomeno usurario (47,5%), per un altro 38,1% incidono “abbastanza”. Solo un imprenditore su dieci afferma che il peso è poco o nullo (10,2%), mentre un altro 4,2% non risponde. Il nesso è maggiormente avvertito dalle imprese della manifattura, del turismo e del terziario avanzato (circa 60% tra “determinante” e “molto”). Le imprese più piccole (meno di 10 addetti) sembrano percepire in modo più netto il rapporto tra ritardati pagamenti della P.A. e rischio usura (48,6% tra “determinante” e “molto”), probabilmente perché sono maggiormente suscettibili di subire pregiudizi da tali ritardi, per via delle difficoltà di accesso al credito, una minore capacità di fronteggiare problemi di liquidità e una tradizionale ritrosia ad adire le vie legali per far valere i propri diritti, nel timore di perdere il cliente pubblico. L’inefficienza del settore pubblico è un campanello d’allarme particolarmente preoccupante in un contesto, come quello calabrese, in cui l’infiltrazione della criminalità nella “cosa pubblica”, così come gli episodi di collusione e corruzione nelle amministrazioni locali, sono fenomeni noti e diffusi. La criminalità organizzata, la ‘ndrangheta in particolare, cura sempre più le forme di condizionamento dei rami dell’apparato pubblico, le intromissioni nei circuiti finanziari, politici, amministrativi, oltre che economici, ritagliandosi spazi di potere nel territorio e visibilità nella società civile. Particolare importanza assume, in tale contesto, il 93 L’infiltrazione criminale nell’amministrazione della cosa pubblica 1.5 - La percezione dell’illegalità La diffusione di burocrazia illegale, denunciata da un imprenditore su due Enti locali sciolti per mafia fenomeno della “burocrazia illegale”, facilitato da fattori quali l’entità e la natura dei rapporti tra pubblico e privato nella gestione degli affari economici, una farraginosità delle norme che moltiplica le opportunità di corruttela, una situazione di vulnerabilità della società civile che silenziosamente avalla. La patologia che inquina l’apparato pubblico si realizza in un’ampia varietà di modalità esecutive, quali la concessione di autorizzazioni, licenze o varianti urbanistiche, l’omissione di controlli, l’assegnazione di posti di lavoro, condizionamenti sulle procedure concorsuali, l’affidamento di lavori, incarichi di progettazione e manutenzioni, concessione di appalti, ecc. Dall’indagine emerge che circa la metà delle imprese intervistate percepisce la presenza in provincia di Catanzaro del fenomeno della “burocrazia illegale” (49,8%), mentre il 34,2% non la rileva e ben il 16% non sa o preferisce non rispondere alla domanda. Il fenomeno è particolarmente avvertito dalle micro e piccole imprese (51,1%) e da quelle del settore edile (57,4%). L’importanza del fenomeno in provincia di Catanzaro trova del resto la sua massima rappresentazione nei 19 comuni che tra il 2001 ed il 2011 sono stati sciolti per mafia ai sensi dell’art. 143 T.U.E.L. (sono 51 in tutta la Calabria, regione che detiene il triste primato in Italia di enti locali sciolti per accertate forme di infiltrazione e condizionamento mafioso, seguita dai 43 della Campania e i 33 della Sicilia). Secondo la DNA, la frontiera delle Amministrazioni locali è sempre più esposta: nell’attuale contesto di crisi economica, non può escludersi il pericolo che per svolgere i propri compiti esse si trovino a dover fronteggiare le lusinghe di associazioni criminali che, non soffrendo di alcuna crisi di liquidità, si offrono sul mercato dei pubblici servizi con caratteristiche tali da ridurre o eliminare la concorrenza delle imprese virtuose. “In altre parole è ben possibile ipotizzare, che oltre ai consueti strumenti illegali di corruzione, voto di scambio e minacce, l’infiltrazione possa effettuarsi con metodi ben più sofisticati e solo apparentemente leciti, consistenti nell’offerta di beni e servizi a condizioni economiche più vantaggiose rispetto a quelle di altri concorrenti, 94 1.5.1 - Crisi, credito e burocrazia illegale talmente economicamente appetibili da indurre il sospetto che attraverso tali strumenti si possano realizzare, con più facilità, condotte di infiltrazione criminale nella P.A.”53. 53 - Direzione Nazionale Antimafia, Relazione annuale 2012, op. cit., pag. 395. 95 1.5 - La percezione dell’illegalità 96 1.5.1 - Crisi, credito e burocrazia illegale 97 1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico 1.5.2 - FENOMENI ILLEGALI E SVILUPPO ECONOMICO “Legalità”: un concetto relativo? Legalità = rispetto delle leggi Il concetto di “legalità”, che in senso giuridico richiama l’assoggettamento alla legge, deve poi confrontarsi con lo specifico sistema sociale, relazionale e culturale di cui si tratta: il problema del rispetto delle regole diviene così soprattutto una questione culturale, una condivisione basata sul sentire comune, che può differire da territorio a territorio. In zone in cui le mafie sono radicate, come spiegava il procuratore Pignatone nel 2011 “la vera forza delle mafie è il consenso sociale di cui godono, fondato sulla paura e sul rispetto, il loro tessuto di relazione che permette, ad esempio a Rosarno, a non più di 250 mafiosi di condizionare la vita di un paese di 15mila abitanti, ricorrendo solo raramente alla violenza. Il cittadino in queste realtà non ha mai diritti, ma deve solo chiedere favori”54. Sempre secondo il procuratore Pignatone, tra le categorie maggiormente in contatto con le organizzazioni criminali vi è quella degli imprenditori: “Gli imprenditori vengono avvicinati attraverso il sistema della tangente e sono particolarmente importanti per due motivi nell’ottica mafiosa: consentono di investire i proventi illeciti e permettono ai mafiosi di entrare in contatto con ambienti professionali, politici e giudiziari ai quali altrimenti non avrebbero accesso”. L’imprenditore, però, non è sempre una vittima. Talvolta il sistema viziato conviene anche a lui. “L’imprenditore scende a patti con la criminalità perché, dato per scontato che deve pagare la tangente, in questo modo otterrà protezione, vincerà più appalti, non avrà problemi con i sindacati”. Il procuratore propone così di istituire “oltre alla black list degli imprenditori collusi, anche la white list di quelli che invece rispettano le regole e perciò da privilegiare, attraverso per esempio 54 - Lectio magistralis del procuratore Giuseppe Pignatone su criminalità, economia e legalità, presso Università Bocconi, 15/11/2011. http://www.viasarfatti25.unibocconi.it 98 1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico l’assegnazione di appalti pubblici. Un sistema parallelo punitivo e premiale”55. In provincia di Catanzaro, il 62% degli imprenditori intervistati ritiene che il concetto di legalità coincida con il rispetto delle leggi, ossia delle norme e delle regole necessarie per una pacifica convivenza. Un intervistato su sette, invece, identifica la legalità nella libertà di impresa (14,6%) e nello sviluppo sociale ed economico (14,2%), l’8,6% nella sicurezza e ordine pubblico. Del resto, il margine tra legalità e illegalità diventa sempre più labile: l’aggressione della criminalità organizzata al sistema economico, finanziario e produttivo è divenuto coessenziale alle organizzazioni mafiose, che si dedicano ad attività illecite con lo scopo finale di ingerirsi nell’economia reale, distorcendo le regole del mercato e della concorrenza, alla luce della potenzialità altamente corruttiva del capitale illecito di cui dispongono. Per verificare la labilità del confine tra lecito e illecito, azioni illegali e azioni altrimenti “giustificabili” in base alla situazione contingente, si è chiesto agli imprenditori della provincia di Catanzaro di indicare quali azioni ritenessero giustificate, considerando appunto il contesto socio-economico locale. Oltre a fattori culturali e “storici”, su tale contesto incide chiaramente anche la crisi economica, che può alimentare la tendenza a trovare una sorta di giustificazione morale alla decisione di operare nel sommerso o di ricorrere a fonti illecite di finanziamento, quali unici strumenti possibili per la sopravvivenza dell’impresa stessa. Quasi un imprenditore su due ritiene accettabile ritardare i pagamenti (47,6%), e un altro 16,6% non pagare del tutto i fornitori: il circolo vizioso dei mancati o ritardati pagamenti, prassi che incrina profondamente lo stato di salute della filiera produttiva, da “cattiva pratica” sembra dunque assumere i tratti della norma- Azioni che diventano “giustificabili” in base al contesto 55 - La legge 190/2012 ha previsto l’istituzione di tale elenco presso ogni Prefettura. È recentissima (settembre 2013) l’istituzione della white list contro le infiltrazioni mafiose da parte della Prefettura di Catanzaro, vale a dire la possibilità per le imprese del territorio di chiedere volontariamente l’iscrizione nell’elenco delle aziende trasparenti (con certificazione antimafia), a seguito della preventiva verifica da parte della Prefettura che i richiedenti non siano soggetti a tentativi di infiltrazione. http:// www.prefettura.it/catanzaro/contenuti/65181.htm 99 1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico Il labile confine tra economia integra e “sommerso” lità tra le imprese della provincia, confermando il dato visto sopra circa le strategie adottate per sopperire al fabbisogno finanziario. I ritardi nei pagamenti sono maggiormente giustificati tra le imprese di più piccole dimensioni, probabilmente perché più esposte a crisi di liquidità. Tra le altre azioni “giustificabili” seguono, a distanza, l’evasione delle tasse, parziale (18% delle risposte) o totale (14,6%), il ricorso a lavoro irregolare, nero (16,2%) o grigio (3,6%), e la mancata osservanza delle norme sulla sicurezza (9,2%). Tra le aziende di dimensioni più grandi prevale la tendenza a giustificare l’evasione fiscale, tra quelle più piccole il lavoro irregolare. Il progressivo indebolimento dei principi di legalità cui si assiste nella società contemporanea sembra quindi favorire l’espandersi di condotte illecite, come l’evasione fiscale e contributiva, che rendono più vicino, anche per imprenditori lontani da ogni contatto con la criminalità organizzata, il ricorso a pratiche scorrette, ad esempio il riciclaggio dei proventi in nero o l’adozione di forme di contabilità opache, creando un fertile terreno di contiguità ed osmosi tra l’economia “sana” e quella sommersa e criminale. 100 1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico Passando dalla “teoria alla pratica”, si è chiesta agli imprenditori della provincia la loro percezione in merito all’importanza e agli effetti del fenomeno criminale sull’economia locale e sulla vita delle imprese nel territorio di riferimento, e ai fattori che ne alimentano la diffusione. Oltre il 43% del campione ritiene che la criminalità incida molto (12,4%) o abbastanza (30,8%) sulla vita economica del proprio comune di localizzazione; oltre la metà degli intervistati ritiene, invece, che l’influenza della criminalità sia poca (31,2%) o nulla (24%). Circa tre imprese su quattro, inoltre, ritengono che il fenomeno della criminalità nella provincia sia importante (abbastanza: 47,6%, molto: 21%) o addirittura determinante (7,6%), mentre il 19,4% lo considera poco importante e solo il 4,4% praticamente inesistente. In entrambi i casi sono soprattutto le imprese di più piccole dimensioni a sottostimare il fenomeno criminale, mentre le più grandi tendono a percepire il feno101 Rilevanza della criminalità sul contesto locale secondo le imprese 1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico Secondo le imprese, il 17,5% del PIL provinciale è influenzato dalla criminalità La criminalità lontana dalla vita delle imprese? meno come più grave e determinante per l’economia locale. È estremamente difficile valutare i costi diretti della criminalità e quantificarne in modo preciso l’impatto economico: senz’altro, però, l’economia illegale sottrae una fetta rilevante di benessere e ricchezza alla collettività. Per cercare di dare una misura della presenza e degli effetti della criminalità sul sistema economico-produttivo della provincia di Catanzaro dal punto di vista degli imprenditori che operano su quel territorio, si è chiesto loro di valutarne l’incidenza sul totale della ricchezza prodotta in provincia, in termini di percentuale del PIL. Secondo il campione, la criminalità incide sul PIL provinciale in misura del 17,5% del totale: poco meno di un quinto della ricchezza prodotta sul territorio catanzarese sarebbe in realtà frutto di attività che “sconfinano” dal perimetro della legalità e subiscono l’incidenza del fenomeno criminale o mafioso56. Anche in questo caso le imprese più grandi quantificano tale incidenza in modo più consistente, fino al 20,9% per quelle oltre i 21 addetti; tra i settori, agricoltura (22,6%), trasporti (19,3%) e manifatturiero (18,1%) indicano quote superiori alla media. Le imprese segnalano dunque una presenza piuttosto diffusa sul territorio di forme di illegalità che alterano, condizionano e manipolano tanto il contesto sociale quanto la sfera economica e produttiva della provincia. Quando però si è chiesto agli stessi imprenditori di indicare la presenza di forme di illegalità o prepotenza che limitano la normale attività imprenditoriale nella provincia di Catanzaro, il 70,4% dichiara di non averne mai percepite, mentre il 16,6% solo raramente; appena un 12% del campione dichiara di avvertire tale fenomeno in modo più frequente (spesso: 5,4%; talvolta: 7%). Stavolta sono soprattutto le aziende più grandi a dichiararsi esenti dal fenomeno (rispondono mai il 78,8% di quelle con 10-20 addetti e il 75% di 56 - Occorre precisare che tale valutazione non riguarda in senso stretto la ricchezza prodotta dai soli mercati illegali in mano alla criminalità (ad es. contrabbando, traffico di droga, usura, estorsioni, ecc.) ma anche tutta quella parte di ricchezza prodotta in provincia che può essere ricondotta, in senso lato, sotto l’influenza di fenomeni criminosi o illegali. 102 1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico quelle con oltre 21 addetti); tra i settori produttivi, a dichiarare di non aver mai percepito forme di “pressione” sull’attività d’impresa sono in misura maggiore i trasporti (76,9%), il turismo (74,5%), il commercio (73,9%) e l’edilizia (72,3%). A fronte di un giudizio abbastanza netto sugli effetti complessivi della criminalità sul territorio, stupisce quindi la posizione antitetica degli stessi imprenditori interpellati sugli ostacoli da questa imposti all’attività di impresa, quella da loro svolta quotidianamente. Sembrano quasi dire: la criminalità esiste e prolifera ma è tenuta a distanza, è “altro” da noi, non ci riguarda. Un muro pare ergersi tra legalità e illegalità, come se quella zona grigia di contiguità tra le due facce dell’economia sia d’un tratto sparita. Se gli imprenditori catanzaresi sono restii a parlare di forme di prepotenza o illegalità subite nella loro attività d’impresa, sono tuttavia molto consapevoli degli effetti negativi che la presenza di criminalità può avere nello sviluppo economico della propria provincia: solo l’11,6% del campione, infatti, ritiene che essa sia del tutto ininfluente, mentre oltre uno su tre indica come effetto principale l’aumento della concorrenza sleale (36,4%), un altro terzo indica gli ostacoli alla crescita occupazionale (32%) e il 19,2% ritiene che essa impedisca l’innovazione57. In effetti, quell’economia illegale e “sommersa”, che tipicamente si genera in contiguità alle attività criminali vere e proprie, non ha generalmente la stessa capacità di innovazione e di crescita dell’imprenditoria “regolare”, è caratterizzata da livelli di produttività molto bassa e da dimensioni d’impresa piuttosto ridotte, tende a sfruttare il lavoro irregolare e soffre di un difficile accesso al sistema finanziario legale, con effetti negativi complessivi sullo sviluppo economico dell’area in cui opera. Tra i motivi principali che favoriscono la diffu- Gli effetti negativi dell’illegalità sullo sviluppo economico I fattori che alimentano la criminalità 57 - Non è un caso che occupazione e investimenti siano due fattori di debolezza dell’economia provinciale, come già evidenziato nell’Osservatorio Economico della provincia di Catanzaro 2013, a cura della Camera di Commercio di Catanzaro e dell’Istituto Tagliacarne. 103 1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico sione dell’illegalità in provincia di Catanzaro, secondo le imprese il primo posto spetta proprio al sistema economico poco sviluppato (61,6%). Si determina così una sorta di circolo vizioso, un ciclo che si autoalimenta: il basso grado di sviluppo del territorio costituisce terreno fertile per le organizzazioni criminali e la diffusione di comportamenti o pratiche illecite; l’illegalità diffusa, a sua volta, ostacola il riscatto del territorio e il suo pieno sviluppo economico, turbando le regole della concorrenza e del libero mercato, ostacolando investimenti e occupazione, insomma impedendo la “normale” attività imprenditoriale. Tra gli altri fattori che favoriscono la diffusione dell’illegalità, il 36,4% del campione indica quello culturale, seguito dalla poca rigidità delle leggi (29,8%) e dalla modesta presenza di attività innovative (18,6%). Una quota minoritaria di imprenditori indica anche la presenza di extracomunitari non regolari o immigrazione clandestina (10,6%). 104 1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico 105 1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico 106 1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico Un ulteriore gruppo di domande di questa sezione dell’indagine riguarda i comportamenti criminosi e gli atti persecutori percepiti dagli imprenditori della provincia di Catanzaro come più pericolosi o più gravi per il regolare svolgimento dell’attività imprenditoriale, per il corretto funzionamento delle aziende. Tra i comportamenti criminosi ritenuti più gravi, spiccano al primo posto le estorsioni e il fenomeno usuraio, indicati da quasi due imprese su tre (64,6%); la percentuale sale tra le imprese con 10-20 addetti (72,7%), nel settore delle costruzioni (74,5%), nel terziario avanzato (72,9%) e nel turismo (70,2%). Come già sottolineato più volte, l’assoggettamento degli operatori economici all’imposizione “tributaria” mafiosa è modus operandi tipico della cosca ‘ndranghetista. Il “pizzo” è e rimane, pure nel contesto di una ‘ndrangheta milionaria, modernizzata e cosmopolita, una delle pietre miliari del suo potere; la posizione di supremazia della criminalità calabrese è mantenuta viva, avvertita, pres107 I comportamenti criminosi più gravi: usura e estorsioni in primis 1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico Incentivare la collaborazione delle vittime di usura Le violenze a cose e persone sante ed effettiva sul territorio dominato proprio in quanto si concretizza in una pratica estorsiva di massa. Come noto, il fenomeno estorsivo, nei contesti a forte controllo della criminalità organizzata, è associato ad un forte senso di omertà che produce un elevato “numero oscuro” del fenomeno: per questo motivo i dati ufficiali relativi alle denunce di tali delitti all’Autorità giudiziaria non ne forniscono, tipicamente, una rappresentazione della portata reale, anzi spesso sono correlati negativamente rispetto all’effettiva presenza del fenomeno. Occorre continuare ad incentivare la collaborazione delle vittime, grazie al sostegno di amministrazioni locali e delle associazioni antiracket e antiusura. Uno strumento in tal senso è anche il Fondo di solidarietà per le vittime del racket e dell’usura, attivo dal 1996 grazie al quale chi ha subito, per essersi opposto agli estorsori, danni alla persona o alla propria impresa o che risulti offesa dal reato di usura in un procedimento penale può ricevere, a titolo di risarcimento, un’elargizione che gli consenta di riprendere l’attività58. Recenti interventi normativi59, inoltre, hanno previsto agevolazioni per le imprese virtuose sotto forma di assegnazione di un rating di legalità volto a compensare le distonie indotte nel mercato dalle organizzazioni criminali; il principio ispiratore è rendere conveniente per l’impresa l’attività legale attraverso uno strumento che ne misuri l’affidabilità e favorire le aziende che denunciano il pizzo o che aderiscono alle associazioni antimafia in termini di priorità nell’aggiudicazione degli appalti e di accesso al credito. 58 - Nel periodo gennaio-settembre 2013 il Comitato di Solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura ha deliberato per la Calabria l’accoglimento di 21 istanze per estorsione (per un totale di 1.227.873 euro), il 21% del totale nazionale (101 delibere accolte), e 15 istanze per usura (3.730.923 euro), equivalenti al 10% del totale nazionale (147). www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/temi/antiracket/ 59 - Decreto Legge 24/01/2012 n. 1 recante “Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività”, convertito con modificazioni in Legge n. 27 del 24/3/2012, integrato dal DL n. 29 del 24/3/2012, convertito in Legge n. 62 del 18/5/2012. Nel novembre 2012 l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha varato il regolamento che stabilisce criteri e modalità di attribuzione dei punteggi del rating di legalità delle aziende. 108 1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico Altri comportamenti ritenuti gravi da una quota consistente di intervistati sono le lesioni, percosse e minacce (30,6%), seguiti da furti e rapine in strada (23,8%) e incendi e danneggiamenti ritorsivi (23,2%); infine le violenze di gruppo e sessuali (18%). Confrontando le risposte degli imprenditori con i dati ufficiali relativi ai delitti denunciati sul territorio di Catanzaro, è evidente come gli atti violenti ritenuti gravi, in particolare lesioni personali, percosse, minacce e ingiurie, incendi e danneggiamenti, siano in effetti molto frequenti nella provincia, dove presentano un’incidenza più elevata rispetto alla media nazionale (spesso anche rispetto alla media calabrese) in rapporto alla popolazione. Si tratta peraltro di reati spesso connessi con il fenomeno più generale del racket (“reati-spia”). Tra gli atti criminali, gli intervistati valutano come “minacce reali”, rischi cioè cui è possibile andare incontro per le imprese della provincia di Catanzaro, in primo luogo gli atti di vandalismo a danno di cose (39,6%) e in secondo luogo gli atti violenti contro la persona, quali minacce o intimidazioni (29,8%) e il vandalismo a persone (16,4%). In ultimo, è stato chiesto al campione quali settori economici ritengano maggiormente interessati da racket, usura e intimidazioni in provincia di Catanzaro. Non sorprende che le risposte si concentrino soprattutto nel settore delle costruzioni (56,4%) e in quello dei lavori pubblici (47,8%), seguiti più a distanza dal commercio (31,8%). La letteratura sul tema, in modo unanime, identifica proprio negli appalti pubblici, nel ciclo dell’edilizia e nel commercio i settori a maggior rischio di infiltrazioni criminali, credito illegale ed estorsioni: lavori pubblici e costruzioni sono ormai da tempo un mercato di cruciale importanza per l’ndrangheta, in cui le “imprese sane” diventano facile bersaglio; d’altro canto i commercianti, soprattutto quelli di piccole e medie dimensioni, possono trovarsi più facilmente in condizioni di difficoltà nel reperire finanziamenti o affrontare una congiuntura sfavorevole, finendo così per cedere ai “servizi” offerti dalla mafia. Edilizia e commercio rappresentano inoltre due comparti tipici della specializzazione produttiva della provincia di 109 Racket e intimidazioni: edilizia, lavori pubblici e commercio i settori più esposti 1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico Racket e sviluppo economico Catanzaro, raccogliendo rispettivamente il 13,5% e il 38% del totale delle imprese attive nel 2012. Essi hanno recentemente evidenziato difficoltà economiche significative: la crisi del mercato immobiliare e i tagli dei lavori per le opere pubbliche hanno portato ad un calo di oltre 7 punti percentuali del valore aggiunto delle costruzioni tra 2008 e 2011; le performance economiche delle imprese del commercio provinciali nel 2012 si sono rivelate negative e peggiori rispetto ai risultati medi della provincia (fatturato: -14,4%)60. È dunque evidente quanto pericolosa possa essere la loro permeabilità all’intimidazione criminale. Le estorsioni, oltre a sottrarre direttamente risorse agli imprenditori assoggettati al racket, disincentivano gli investimenti. In un’economia infiltrata dalle mafie, la concorrenza viene distorta in molti modi: un commerciante vittima del racket può finire con il considerare il “pizzo” come il compenso per un servizio di protezione contro la concorrenza nel suo quartiere; il riciclaggio nell’economia legale di proventi criminali impone uno svantaggio competitivo alle imprese che non usufruiscono di questa fonte di denaro a basso costo; i legami corruttivi tra associazioni criminali e pubblica amministrazione condizionano gli appalti e la fornitura di beni e servizi pubblici. Nel complesso, viene compromesso lo sviluppo economico ma anche sociale dei territori in cui le mafie si diffondono61. 60 - Dati Infocamere, Istituto G. Tagliacarne e Osservatorio Economico di Catanzaro. Si veda Camera di Commercio di Catanzaro 2013. 61 - Testimonianza del Vice Direttore generale della Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola, alla Commissione Parlamentare d’inchiesta, 6 giugno 2012. 110 1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico 111 1.5.3 - Lavoro sommerso e illegalità 1.5.3 - LAVORO SOMMERSO E ILLEGALITÀ Lavoro sommerso, criminalità e sviluppo Il mercato del lavoro è un settore estremamente sensibile alle infiltrazioni criminali, specialmente in territori ad alto tasso di disoccupazione e irregolarità. Da un lato, infatti, la criminalità organizzata può fornire “protezione” per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro, che rientra nella logica mafiosa dell’aumentare il proprio grado di consenso nella popolazione; dall’altro l’irregolarità generalmente praticata è il terreno fertile su cui essa interviene, trovando la strada spianata per introdurre violenza e sfruttamento. A tale proposito viene in evidenza il cosiddetto fenomeno del “caporalato”, cioè l’intermediazione illecita della manodopera di cui si avvale l’imprenditore disonesto spesso in accordo con le organizzazioni criminali del territorio in cui opera. Fenomeno che coinvolge 112 1.5.3 - Lavoro sommerso e illegalità lavoratori “invisibili”, per lo più di origine straniera, privi di qualunque forma di tutela, all’interno di un regime di economia sommersa che produce evasione ed elusione fiscale e contributiva62. Il fenomeno del cosiddetto “sommerso”, nelle sue diverse articolazioni, si intreccia quindi fortemente con quello della criminalità ma ne supera i confini e si estende anche a parte del tessuto produttivo “legale” che svolge però la propria attività contravvenendo a norme fiscali e contributive, alimentando l’evasione. Nella letteratura economica, infatti, oltre alla presenza di criminalità vengono associati alla diffusione del lavoro sommerso altri fattori, quali gli elevati livelli di regolamentazione, tassazione e corruzione nel sistema economico. Il sommerso sarebbe, in pratica, negativamente correlato al grado di sviluppo locale, al tasso di partecipazione della forza lavoro e all’intensità di utilizzo del fattore lavoro, mentre la correlazione è positiva con il tasso di disoccupazione, il prelievo fiscale (diretto), la regolamentazione dell’attività economica e il livello di corruzione ambientale63. In un sistema socio-economico avanzato, in cui l’insieme delle norme che regolano l’economia formale è complesso e articolato, una quota del tessuto produttivo tende a voler sfuggire alle norme e ai meccanismi istituzionali per rifugiarsi in un contesto economico irregolare, in cui prevalgono transazioni di tipo informale e la non osservanza dei vincoli imposti dalla legge, anche per evitare di sopportarne gli oneri. L’irregolarità trova quindi terreno fertile in territori economicamente depressi e poco sviluppati, e nei periodi di crisi: essa rappresenta un’opportunità di reperire personale a basso costo, sia per la criminalità sia per l’imprenditoria “sana” che attraversa momenti congiunturali difficili, non fosse altro perché sono disponibili sul mercato fasce di popolazione impoverite 62 - Direzione Nazionale Antimafia 2012. Nel 2011 è stato introdotto nel codice penale all’art. 603bis il reato di caporalato, “reato spia” di infiltrazioni mafiose nel settore. La tipizzazione dell’illecito è certamente un passo avanti ma le denunce monitorate nel 2012 non sembrano dare giustizia dell’entità del fenomeno. 63 - Lucifora C., Economia sommersa e lavoro nero, Bologna, Il Mulino 2003. 113 1.5.3 - Lavoro sommerso e illegalità La Calabria in testa per tasso di irregolarità del lavoro In provincia di Catanzaro il sommerso è un fenomeno “importante” e preoccupate che accettano condizioni penalizzanti pur di lavorare. Nel paragrafo precedente si è visto come, nel contesto della provincia di Catanzaro, una quota significativa di imprenditori ritenga giustificabile il ricorso al lavoro nero o grigio, la non-osservanza delle norme sulla sicurezza, l’evasione fiscale. Negli indicatori territoriali per le politiche di sviluppo la Calabria è al primo posto nella classifica regionale per tasso di irregolarità del lavoro, vale a dire il rapporto tra le unità di lavoro irregolari, secondo la definizione statistica, e il totale delle unità di lavoro. Nel 2011, contro una media nazionale del 12,2%, il tasso di irregolarità in Calabria si attesta al 28,8% (seguono Molise, Sardegna e Basilicata con tassi attorno al 2322%)64. A fronte di questi dati ufficiali, le valutazioni espresse direttamente dagli imprenditori della provincia di Catanzaro non si discostano molto: il 15% degli intervistati ritiene il fenomeno del lavoro sommerso determinante nell’economia locale, il 27,2% molto importante e un altro 45,8% abbastanza importante. Nel complesso, quindi, quasi nove imprenditori su dieci ritengono il lavoro nero una caratteristica rilevante dell’economia locale, mentre solo il 12% liquida il fenomeno come poco importante o inesistente. Nelle aree dove più forte risulta l’infiltrazione della criminalità organizzata, il lavoro irregolare assume dimensioni spropositate, perché si insinua trasversalmente in tutte le attività economiche, estendendosi dall’agricoltura all’industria manifatturiera, dalle costruzioni alla distribuzione commerciale, dalla ristorazione ai servizi alle famiglie, e così via. Al fine di fornire una valutazione più concreta del peso del sommerso nel sistema economico provinciale di Catanzaro, si è chiesto al campione di imprenditori di provare a quantificarne l’incidenza rispetto al lavoro regolare. In media, gli imprenditori stimano l’inciden- 64 - Secondo la definizione statistica, le unità di lavoro irregolari comprendono le seguenti tipologie di attività lavorative: continuative, svolte senza il rispetto della normativa vigente; occasionali, svolte da persone che si dichiarano non attive in quanto studenti, casalinghe o pensionati; degli stranieri residenti e non regolari; plurime non dichiarate alle istituzioni fiscali. Fonte: Istat, Conti economici territoriali. 114 1.5.3 - Lavoro sommerso e illegalità za del lavoro irregolare al 23,8%. Le imprese più piccole forniscono la stima più alta (meno di 10 addetti: 24%), seguite da quelle più grandi (oltre 21 addetti: 23,3%). Tra i comparti produttivi, alcuni si caratterizzano, notoriamente, per essere a maggior rischio di sommerso, quali quello dell’edilizia, ove tutta la filiera produttiva delle costruzioni è facile preda delle attività estorsive della criminalità. Le stime relative all’incidenza del lavoro irregolare rivelano queste differenze settoriali: valori al di sopra alla media provinciale sono indicati proprio dagli imprenditori delle costruzioni (27,4%), seguiti da quelli dei trasporti (25,5%), dell’agricoltura (25,3%) e della manifattura (24,2%), settori ad alta intensità di lavoro ed elevato turnover del personale, e in cui è esteso il ricorso alla sub-fornitura. Secondo gli imprenditori catanzaresi, inoltre, nel 2012 il ricorso a forme di lavoro irregolare nella loro provincia non accenna ad arretrare: oltre un terzo degli intervistati ritiene, infatti, che esso sia aumentato molto (10,4%) o abbastanza (25,4%) mentre per il 58,4% è rimasto pressoché stazionario; solo il 5,8% indica una diminuzione del fenomeno. Il differenziale positivo tra le risposte di aumento e diminuzione è di ben 30 punti percentuali. Il perdurare della crisi economica e delle difficoltà congiunturali della provincia di Catanzaro certo non contribuisce a limitare la portata del fenomeno: le maggiori difficoltà in questo senso sono segnalate dalle imprese con 10-20 addetti (solo il 3% dichiara una diminuzione del lavoro sommerso), mentre quelle più grandi (oltre 21 addetti) sembrano più ottimiste (con il 12,5% di risposte di diminuzione). A livello settoriale, il dato più marcato proviene dalle imprese delle costruzioni e da quelle agricole, tra cui la percezione di aumento del fenomeno tocca soglie molto alte (rispettivamente il 49 e il 41%). La diffusione dell’economia non regolare pone questioni di ordine sociale e di tipo economico. Se i “costi privati” del sommerso possono considerarsi minimi, esso ha per la comunità “costi sociali” altissimi, relativi alle distorte condizioni di erogazione e di retribuzione 115 Quasi un quarto dell’occupazione provinciale sarebbe irregolare Il fenomeno continua a crescere, edilizia e agricoltura in difficoltà Questioni di ordine sociale ed economico 1.5.3 - Lavoro sommerso e illegalità Gli effetti del sommerso sulla competitività delle imprese e sullo sviluppo della provincia di Catanzaro del lavoro nero (creando un’alterazione del costo del lavoro), alle situazioni di grave sfruttamento che possono generarsi, al forte squilibrio tra domanda e offerta, alla scarsa tutela dei lavoratori. D’altro lato sono evidenti gli effetti negativi sullo sviluppo economico e sul corretto funzionamento del mercato: oltre a causare una riduzione del gettito erariale, l’economia sommersa costituisce una perdita di efficienza per il sistema economico che si trova ad operare in assenza di regole; riducendo i costi aziendali e distorcendo il sistema dei prezzi, il sommerso influenza le condizioni di competitività del sistema economico e genera una concorrenza sleale fra imprese. Infine, comporta una deformazione dell’informazione economica, e ciò impedisce una lettura corretta dello stato di salute dell’economia locale. Questo è ciò che ci dice la letteratura economica sul tema. Le opinioni degli imprenditori della provincia di Catanzaro vanno più o meno nella stessa direzione, con oltre tre intervistati su quattro (76,6%) concordi nel ritenere che il sommerso produce effetti negativi per la competitività della propria azienda, in quanto favorisce la concorrenza sleale delle altre imprese (54,4%), la riduzione delle quote di mercato (11,8%) o l’esclusione da interi segmenti di mercato (10,4%). Maggiormente penalizzate dal lavoro nero sembrano ritenersi le imprese dell’edilizia (85% la somma di concorrenza sleale, riduzione quote di mercato, esclusione da segmenti) e del turismo (81%). Non può tacersi, tuttavia, di quella quota rilevante di imprenditori, pari al 23,4% del campione, per i quali il sommerso non produce alcun effetto significativo sulla competitività d’impresa, cui si affianca il 18,2% di imprenditori che, interrogati sugli effetti del sommerso sullo sviluppo economico provinciale, lo ritengono ininfluente. Insomma, una sorta di “avallo culturale” del fenomeno del lavoro irregolare sembra diffusa sul territorio, come scelta in qualche modo “giustificabile” (come si è visto nel paragrafo precedente) se non addirittura necessaria in determinate condizioni socio-economiche. Riguardo gli effetti che il sommerso produce sullo sviluppo economico complessivo della 116 1.5.3 - Lavoro sommerso e illegalità provincia, il giudizio prevalente degli intervistati è comunque negativo: per il 52,4% degli imprenditori esso impedisce un effettivo incremento della popolazione, per il 41,2% contribuisce ad aumentare la concorrenza sleale e per il 31,4% impedisce la crescita professionale. Di contro, i giudizi positivi sul fenomeno sono marginali: per il 5,2% del campione il sommerso consente una migliore redistribuzione dei redditi, per il 3,4% un abbattimento dei costi e per il 2,2% sopperisce alle rigidità del mercato del lavoro. A sostenere in misura maggiore gli effetti positivi del sommerso sono le imprese di più piccole dimensioni. È stata infine chiesta agli imprenditori della provincia di Catanzaro anche un’opinione sui motivi principali che possono favorire la diffusione del lavoro sommerso sul loro territorio. Al primo posto, in assoluto, spiccano i motivi fiscali (61,6%), indicati in misura maggiore dalle imprese medio-grandi, soggette in Italia a una tassazione molto penalizzante. Un cuneo fiscale sempre più alto, percepito quasi come “vessatorio” da parte delle imprese, di certo non contribuisce a far emergere il lavoro irregolare65. Tra le altre motivazioni, le più indicate dalle imprese sono la necessità di contenere i costi per assunzioni e licenziamenti (23,8%) e l’eccessiva rigidità della legislazione sul lavoro (22%): non solo quindi l’evasione fiscale e contributiva, ma anche il non rispetto dei minimi salariali, delle necessarie autorizzazioni e della regolamentazione vigente, nonché l’elusione degli obblighi alla sicurezza sul lavoro (indicato come motivo dal 13,2% del campione), sono tutti fattori che rendono “appetibile” l’opzione irregolare per i datori di lavoro. Ma la richiesta di rimanere nella zona grigia a volte è avanzata dagli stessi lavoratori, che per vari motivi preferiscono non essere messi in regola (motivi fiscali, Una fiscalità “monstre” e troppa rigidità nel mercato del lavoro tra le motivazioni del sommerso 65 - Secondo i dati Eurostat sui livelli di tassazione nei Paesi europei, nel 2011 in Italia la tassazione sulle imprese è stimata al 27,5% contro una media dell’Eurozona del 26,5%; la pressione fiscale sul lavoro è stata del 42,3% (secondo posto in Europa dopo il Belgio), contro una media dell’Eurozona del 37,7%. http://ec.europa.eu/taxation_customs/taxation/gen_info/economic_analysis/tax_ structures/index_en.htm 117 1.5.3 - Lavoro sommerso e illegalità fruizione di ammortizzatori sociali o sussidi di disoccupazione, ecc): la pensa così il 15,4% degli imprenditori provinciali. Opportuni interventi del legislatore per riformare il mercato del lavoro, ridurne i costi e aumentarne la flessibilità, senza pregiudicare i diritti dei lavoratori, sono quindi strumenti importanti sia per incoraggiare l’occupazione sia per far emergere parte di quella “sommersa”. Con percentuali di risposta più basse, infine, sono indicati il fattore ambientale (10%) e altre motivazioni legate alla possibilità di instaurare rapporti di lavoro più flessibili o sporadici, quindi meno costosi ma anche meno tutelati (il ricorso a manodopera stagionale o saltuaria è indicato dal 10,2%, quello ad immigrati irregolari dal 7%). 118 1.5.3 - Lavoro sommerso e illegalità 119 1.5.3 - Lavoro sommerso e illegalità 120 1.5.4 -Le politiche di contrasto 1.5.4 - LE POLITICHE DI CONTRASTO L’indagine ha sin qui evidenziato come il fenomeno dell’illegalità e delle infiltrazioni criminali nell’economia territoriale sia fortemente avvertito e denunciato dagli imprenditori della provincia di Catanzaro, soprattutto quando sono chiamati ad esprimersi sul contesto generale. Di certo il tessuto produttivo così come la popolazione della provincia di Catanzaro devono affrontare quotidianamente le difficoltà, le tensioni e il disagio causati dai divari strutturali tipici dell’economia locale, inaspriti dalla recessione, dalla crescente disoccupazione, dalla diffusione del sommerso e, non ultimo, dal deficit di legalità che grava sulla provincia. Secondo gli imprenditori sarebbero proprio la disoccupazione (66,2% di risposte) e i bisogni economici (63,8%) a spingere le persone a commettere azioni 121 La vulnerabilità economica come spinta all’illegalità 1.5.4 -Le politiche di contrasto Sfiducia e paura creano omertà Le imprese chiedono maggior presidio del territorio ma anche più cultura della legalità illegali. Meno rilevante, ma comunque indicato dal 20,6% del campione, è l’ambiente sociale circostante. La vulnerabilità economica delle famiglie e delle imprese locali diventa quindi volano d’illegalità, terreno fertile per la criminalità, come già messo in evidenza nel secondo capitolo di questo rapporto. Allo stesso tempo, non si può negare un certo grado di “tolleranza” se non vera e propria adesione allo status quo da parte di imprenditori gravati da un lato da fisco, peso della burocrazia, costo del lavoro, problemi finanziari e, dall’altro, dall’espansione della criminalità, con tutta la sua prepotenza ed aggressività, nella vita sociale ed economica della provincia. Una serie di tradizioni e di prassi di natura criminale sono considerati, da una moltitudine di persone, parte integrante della normalità, della regola, della vita quotidiana; diventa sempre più difficile denunciare se si è persa la fiducia nelle istituzioni, anch’esse in gran parte infiltrate. Secondo le imprese della provincia di Catanzaro è proprio la sfiducia nelle istituzioni (58,8% di risposte) e nella politica (40,2%) ad alimentare, in primo luogo, comportamenti omertosi nella popolazione; ciò è comprensibile in una regione che si piazza al primo posto per numero di comuni sciolti per mafia. La seconda spinta al silenzio è data dalle intimidazioni esercitate dalla criminalità: un terzo del campione ritiene, infatti, che motivo di omertà sia la paura di subire ritorsioni in prima persona (35,4%) o nei confronti della propria famiglia (33,2). Passando alle politiche di contrasto all’illegalità e agli interventi che potrebbero migliorare il clima di fiducia sul territorio, si è chiesto agli imprenditori della provincia di Catanzaro quali fattori potrebbero essere utili per incrementare la sicurezza nei nuclei urbani di appartenenza delle imprese. Il 57,2% degli intervistati considera opportuno rinforzare la presenza delle Forze dell’Ordine sul territorio, optando per un approccio “punitivo”, repressivo, sicuramente efficace nel breve e brevissimo periodo; al secondo posto, con il 41,8% di risposte, gli imprenditori indicano invece un maggior senso civico, un investimento cioè in misure di in- 122 1.5.4 -Le politiche di contrasto clusione sociale, prevenzione, diffusione della cultura della legalità che costituiscono la faccia soft della sicurezza, quella che probabilmente garantisce risultati di maggior impatto nel medio-lungo periodo. Per la sicurezza delle loro città, gli imprenditori chiedono inoltre, con percentuali di risposta più basse, un maggior utilizzo di sistemi di videosorveglianza (24%), il potenziamento dell’illuminazione pubblica (13,4%), interventi che fungono da deterrente anche alle azioni intimidatorie della criminalità, forme più strette di associazionismo imprenditoriale (11,6%) e il ricorso a vigilanza privata (8,6%). Sono soprattutto le imprese di più piccole dimensioni, più esposte ai fattori di insicurezza, a puntare l’attenzione sul senso civico e l’associazionismo: il fare rete diventa un fattore protettivo. Le imprese di dimensioni più grandi sono invece più interessate agli strumenti di contrasto diretto, come l’intervento delle Forze dell’Ordine e della vigilanza privata. A un livello più generale, in tema di azioni utili per contrastare la diffusione del fenomeno della criminalità sul territorio provinciale, gli imprenditori del catanzarese ritengono soprattutto efficace un incremento del controllo sul territorio (55,2% di risposte); in seconda battuta indicano una maggiore rigidità delle leggi (43,2%) e politiche per la coesione sociale (42,8%); solo il 4,8% ritiene utile la creazione di un telefono anonimo. Tra i comparti economici un maggior presidio del territorio da parte delle autorità è chiesto soprattutto dalle imprese agricole e da quelle terziarie del turismo, le prime probabilmente perché particolarmente vessate dalla criminalità, le seconde per migliorare il livello di attrattività turistica della provincia. Gli imprenditori della provincia di Catanzaro alzano quindi l’attenzione sulla combinazione di forme mirate e complementari di contrasto e prevenzione dell’illegalità che agiscano contestualmente sulla repressione degli atti criminosi e sulla loro matrice socio-culturale. I successi dell’azione investigativa e giudiziaria delle Forze dell’Ordine e della magistratura nel territorio provinciale contribuiscono sicuramente a migliorare 123 Per contrastare la criminalità servono politiche di lungo periodo 1.5.4 -Le politiche di contrasto Azioni di contrasto e promozione della cultura della legalità il clima di sicurezza e la fiducia nelle istituzioni ma da soli non bastano: l’azione di polizia dovrebbe agire come extrema ratio a difesa di istituzioni e società civile che hanno costruito in sé quegli “anticorpi” capaci di favorire lo sviluppo di un sistema economico trasparente e a prova di infiltrazione criminale. Ma per costruire tali anticorpi occorrono politiche di promozione della legalità di medio e lungo periodo. Questa è peraltro la direzione cui tendono le progettualità più complesse, come quelle promosse dal Sistema Camerale (si veda box specifico) o quelle finanziate dai fondi strutturali europei, che si stanno realizzando nella regione, dal POR Calabria al PON Sicurezza. Tra le attività previste e i progetti finanziati nella provincia di Catanzaro si trovano molte iniziative in materia di diffusione della cultura della legalità e di gestione condivisa della sicurezza. Occorre tuttavia sottolineare che le risorse messe a disposizione dai fondi strutturali restano un’opportunità da sfruttare meglio ed in modo più efficace in Calabria: nel complesso, infatti, la regione si distingue per una capacità di spesa inferiore alla media meridionale e rischia in ogni ciclo di programmazione europeo di incorrere nella procedura di disimpegno automatico. Anche la Direzione Nazionale Antimafia, nella propria relazione sulla Calabria, lamenta l’ancora insufficiente presenza di una società civile vigile, che cioè “non solo non sia essa stessa ‘ndrangheta o favoreggiatrice, ma che vi si contrappone ripudiando pubblicamente e visibilmente la sua mentalità, i suoi metodi, i suoi valori”. Esistono certamente segnali positivi in tal senso, legati all’azione di movimenti per la legalità ed associazioni antiracket e antiusura tanto meritevoli di considerazione quanto ancora numericamente esigui, ma, sempre secondo la DNA, “mancano risposte strutturali stabili, che con continuità evidenzino la verità, verità che è l’unica premessa di un possibile riscatto: il disastro morale, sociale ed economico in cui la ‘ndrangheta ha precipitato la Calabria”66. 66-Direzione Nazionale Antimafia 2012, pag. 132. 124 1.5.4 -Le politiche di contrasto 125 1.5.4 -Le politiche di contrasto 126 1.5.4 -Le politiche di contrasto I BENI SEQUESTRATI E CONFISCATI ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA La confisca dei patrimoni illecitamente acquisiti dalla criminalità organizzata si è intensificata negli ultimi anni e ha assunto un forte valore, anche simbolico, sotto il profilo tanto della lotta alle mafie, rappresentando il risultato palmare del lavoro svolto dalle forze dell’ordine e dalla magistratura, tanto sociale, poiché consente di restituire i beni oggetto di ablazione alle territorialità che subiscono il fenomeno criminale. L’azione di contrasto mira a colpire l’organizzazione criminale nella sua dimensione economico-finanziaria, ma anche a promuovere una politica preventiva, innalzando la fiducia nelle istituzioni da parte della società civile e indebolendo il prestigio degli associati mafiosi, spesso amplificato dall’acquisizione e dall’esibizione di un patrimonio immobiliare vasto e di pregio. I beni sottratti alla criminalità sono essenzialmente immobili (unità immobiliari per alloggi e usi collettivi, a destinazione commerciale e industriale, terreni) e aziende (imprese e società), oltre a beni mobili. La maggior parte degli immobili confiscati, dopo una fase di gestione da parte dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC), viene destinato e trasferito al patrimonio indisponibile degli enti territoriali (solitamente i comuni, che possono poi darlo in gestione ad associazioni, comunità, ecc) per finalità sociali o istituzionali, oppure alle forze dell’ordine o ad altri ministeri ed enti pubblici. Le aziende invece possono essere date in affitto ad altre società o consegnate a costituende cooperative di lavoratori dipendenti delle stesse o, se ciò non risulti possibile, vendute o liquidate. L’ANBSC ha censito, a fine 2012, circa 13mila beni confiscati in tutta Italia, tra immobili (oltre 11mila) e aziende infiltrate dalla criminalità (1.700). Di questi, circa l’80% si trova nelle quattro regioni “convergenza”, con la Sicilia che da sola ne concentra quasi la metà (42,6%), seguita da Campania (14,8%), Calabria (14%), e Puglia (8,7%). In Calabria, in particolare, si trova un totale di oltre 1.800 beni confiscati tra immobili (1.650) e aziende (161). Tra le province calabre, il primato spetta senz’altro a Reggio Calabria, sul cui territorio si trovano oltre i due terzi dei beni sottratti alla criminalità in Calabria, per un totale di 1.200 tra immobili e aziende; il solo comune di Reggio Calabria conta 250 beni immobili confiscati, piazzandosi al secondo posto tra i comuni italiani dopo Palermo (che da sola conta 1.945 immobili confiscati) e prima di Milano (230) e Roma (225). Quanto a numerosità dei beni sottratti alla criminalità, la provincia di Catanzaro si colloca al secondo posto in Calabria, con 271 beni confiscati, pari al 15% del totale regionale. Si tratta per la maggior parte (259 beni) di immobili, concentrati soprattutto nel comune di Lamezia Terme (ben 200 immobili confiscati, quinto comune in Italia); solo 11, invece, i beni confiscati nel comune capoluogo di provincia. Le aziende “illegali” confiscate definitivamente nella provincia di Catanzaro sono invece 13, di cui 4 nel comune di Lamezia Terme e 3 in quello di Catanzaro. Oltre alla normativa nazionale in materia, si ricorda che il Consiglio regionale della Calabria è impegnato della valutazione della proposta di legge n. 359/9^ (in attesa di parere finanziario) recante: “Interventi per favorire il riutilizzo e la valorizzazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali in Calabria“, in base alla quale si propone di istituire un fondo regionale per favorire il riutilizzo ai fini sociali e la valorizzazione dei beni confiscati, attraverso il finanziamento di progetti di recupero67. 67 - www.consiglioregionale.calabria.it 127 1.5.4 -Le politiche di contrasto Tab. 1 - Beni (immobili e aziende) confiscati nelle province calabre, in Calabria e in Italia. Situazione al 7 gennaio 2013 (valori assoluti e %) Provincia Imm. in gestion e Imm. destinati consegnat i Imm. destinati non consegnat i 12 3 2 133 Imm. usciti da gestion e confiscati in via autonoma * 2 1 0 6 Catanzaro 81 156 10 Cosenza 17 83 17 Crotone 36 56 12 R. Calabria 286 639 37 Vibo Valentia 24 36 8 2 0 Calabria 444 970 158 78 9 Italia 3.995 5.859 907 477 1.073 * Immobili che costituiscono il patrimonio di beni aziendali confiscati ** Il totale va inteso al netto degli immobili non confiscati in via autonoma Fonte: Elaborazioni su dati Agenzia del Demanio – ANBSC 128 10 9 3 67 Aziende uscite da gestion e 3 6 2 41 16 105 1.211 4 56 497 Aziende in gestion e Totale* * % su tot Calabri a 272 135 111 1.203 15,0 7,5 6,1 66,4 90 1.811 12.946 5,0 100,0 -- SEZIONE 2 APPENDICE 2.1 - Logica statistica e territorio 2.1 - LOGICA STATISTICA E TERRITORIO L’attendibilità degli indicatori statistici Le fonti di distorsione Negli ultimi anni, in campo socio-economico ed, in particolare, nelle analisi sullo sviluppo economico correlate alla legalità e alla Mafia, si è assistito a una vasta produzione non ufficiale e occasionale di dati e di elaborazioni “improprie” di statistiche ufficiali, tramite il ricorso ad indicatori di sintesi metodologicamente poco robusti. Se da una parte non è certificata la qualità dell’informazione prodotta, dall’altra la mera occasionalità del dato statistico, pur proveniente da una fonte ufficiale, non consente di eseguire correttamente confronti spaziali e temporali, dato che viene a mancare un requisito scientifico fondamentale, vale a dire la replicabilità e di conseguenza l’attendibilità della statistica prodotta. Spesso le analisi condotte sono guidate più da schemi preconfezionati e dal “desiderio” di applicare modelli statistici ed econometrici complessi, che prevedono un utilizzo tout court dei dati, piuttosto che indirizzate verso una logica statistica della ricerca del dato e della sua replicabilità. Si assiste a un proliferare di eccessi di formalismo a danno di un più chiaro ed efficiente rapporto tra analisi tecnica e logica sostanziale. Oltretutto, impostazioni assai complesse si risolvono talora in risultati sfocati o banali (Marbach, 2001)68. È possibile costruire statistiche, che descrivano compiutamente il fenomeno oggetto di analisi, basate su evidenze empiriche e non soltanto su opinioni, più o meno occasionali, che riflettono quasi sempre l’interesse di questo o quel gruppo di ricercatori. La formulazione di teorie e leggi basata su idee preconcette e percezioni della realtà, implica una scarsa qualità del dato prodotto e un deficit complessivo nella produzione di statistiche attendibili ed utili nei processi decisionali, al fine da rendere più informate e consapevoli le scelte di policy da attuare nelle singole amministrazioni. 68 - Cfr. Marbach, G. (2001) in Logica statistica dei dati economici (Introduzione), trad. it. a cura di Zelli R., UTET Torino 130 2.1 - Logica statistica e territorio La Statistica Economica, al contrario, è una disciplina dalla natura prevalentemente applicativa, in cui gli strumenti metodologici costituiscono sempre un mezzo (e non un fine) per fornire risposte, indicazioni, suggerimenti per l’interpretazione della realtà, a partire da informazioni disponibili, siano esse il frutto di misurazioni sperimentali, di dati raccolti mediante questionari o informazioni reperite da annuari statistici (Rinaldi, 2009)69. Compito della Statistica Economica è di sviluppare concetti, definizioni, classificazioni e metodi utili a produrre informazioni sullo stato dei fenomeni economici e/o sociali (Giovannini, 2006)70. Inoltre, se è difficile una conoscenza esaustiva del quadro economico o socio-economico che si intende analizzare, appare tuttavia necessario perseguirla, rifiutando la logica di scegliere come soluzione ottimale la creazione di modelli che tendano a spiegare solo la parte del quadro che si conosce, senza sentire l’esigenza di adeguare alla domanda l’offerta di documentazione statistica dei fenomeni economici (Erba, 2003)71. Da un punto di vista dell’analisi si è di fronte ad un eclettismo metodologico assunto spesso acriticamente: chi si occupa di studiare i fenomeni della criminalità organizzata legati allo sviluppo economico “accosta” semplicemente le metodologie poiché le considera equivalenti e interscambiabili. Questo relativismo metodologico comporta gravi errori di misura e distorsione. Il rischio è di trovarsi davanti ad un appiattimento metodologico che tende a far prevalere il metodo econometrico sull’osservazione e verifica empirica propri della Statistica (Economica), ovvero a utilizzare “forzatamente” dei modelli senza che ne esistano le condizioni in termini di dati e di ipotesi iniziali72. Quando si affrontano argomenti di natura socio-economica e si cerca di analizzarne l’impatto in Eclettismo metodologico 69 - Cfr. Rinaldi A. (2009) Statistica economica e territorio. Fonti statistiche, indicatori e metodologie di analisi per lo studio delle economia locali. Aracne Roma. 70 - Cfr. Giovannini E., (2006) Le statistiche economiche, Il Mulino, Bologna. 71 - Cfr. Erba A. (2003) Territorio e analisi statistico-economica, Statistica anno LXIII, n.3. 72 - Cfr Breiman L. (2001) Statistical modelling the two cultures, Statistical Science, Vol. 16, No. 3, 199-231. 131 2.1 - Logica statistica e territorio La qualità del dato termini di policy, il primo problema da affrontare è di valutare se le statistiche utilizzate siano idonee al problema che si vuole studiare e se gli indicatori di sintesi siano costruiti coerentemente. Non tutto è misurabile e ciò che viene misurato a volte è ridondante. Al contrario, si assiste a una “confusione” nell’utilizzo delle statistiche senza fare distinzione tra dati spaziali e territoriali, tra micro-dati e macro-dati, tra dati censuari e dati campionari, tra indagine statistica e indagine amministrativa, tra dati statistici provenienti da fonti ufficiali e quelli provenienti da fonti ufficiose, tra dati spaziali/territoriali e temporali73. Gli indicatori che vengono costruiti su tali basi sono distorti: l’informazione che producono è di natura “sensazionale” piuttosto che statistica, si basa più sul sentiment e su processi mentali piuttosto che su misure oggettive dei fenomeni74. In breve, un indicatore di sintesi deve essere costruito rispettando le proprietà e i requisiti dei numeri indice della Statistica Economica ufficiale utilizzando approcci metodologici riconosciuti a livello internazionale: l’approccio economico, l’approccio assiomatico, l’approccio stocastico soddisfano il superamento di specifici test (Diewert et al., 2010)75. I produttori di statistiche economiche e sociali devono essere in grado da una parte di identificare con anticipo alcuni comportamenti degli agenti economici e dall’altra di costruire modelli robusti di misurazione, capaci di armonizzare e integrare diversi fonti ufficiali. È bene ricordare che ciascun dato da solo non è in grado di fornire tutta l’informazione necessaria né tale informazione è possibile desumerla da un’unica fonte per quanto ufficiale e attendibile. Per una migliore 73 - Esempi di produzione di informazione e di elaborazione dei dati che procedono in tal senso si possono trovare nei seguenti lavori: Transcrime (2013) Gli investimenti delle mafie, Progetto PON Sicurezza 2007-2013; Sciarrone R. (a cura di) (2011) Alleanze nell’ombra, Fondazione Res, Donzelli editore. 74 - Spesso si assiste ad una costruzione di numeri indice che non rispettano tali requisiti. Anzi, le singole componenti dell’indicatore di sintesi riflettono diverse anime o livelli di misurazione: convivono insieme indici puntuali, indici tendenziali, pseudo-indici dinamici (talvolta costruiti con variabili ridondanti), indici territoriali definiti erroneamente indici spaziali. 75 - Cfr Diewert W.E., Balk B.M., Fixler D., Fox K.J., Nakamura A.O., (2010) Price and productivity measurement, Volume 6 - Index Number Theory, Trafford Press 132 2.1 - Logica statistica e territorio comprensione dei fenomeni socio-economici è utile armonizzare coerentemente le diverse fonti ufficiali: le singole informazioni contenute in ciascuna fonte devono rispettare un quadro di coerenza metodologica e non possono risultare contradditorie per costruzione (Zuliani, 2006)76. A tal proposito, le fonti di dati quantitativi possono essere raggruppate in due grandi categorie77: 1.le statistiche economiche e sociali ufficiali; 2.i dati sistematici e non prodotti da altri soggetti. I dati prodotti dalle istituzioni della Statistica Ufficiale rispondono a requisiti di qualità concordati a livello internazionale (EUROSTAT, OCSE, FMI) e riguardano la pertinenza, la precisione, la tempestività, la puntualità, l’accessibilità, l’interpretabilità, la coerenza, la completezza, la credibilità. 1. La pertinenza concerne la capacità dell’informazione di soddisfare le esigenze conoscitive degli utilizzatori finali. 2. La precisione rappresenta il grado con cui l’informazione statistica descrive correttamente il fenomeno per cui la misurazione è stata sviluppata. 3. La tempestività si riferisce all’intervallo di tempo intercorrente fra il momento della diffusione dell’informazione prodotta e il periodo di riferimento della stessa. La tempestività di un’informazione influenza significativamente la sua pertinenza. 4. La puntualità implica l’esistenza di un calendario di rilascio dell’informazione statistica e misura il grado di aderenza a tale calendario da parte del produttore del dato. 5. L’accessibilità di un’informazione statistica riguarda la facilità con cui l’informazione stessa può essere individuata ed utilizzata dall’utente finale. 6. L’interpretabilità riflette la facilità con cui l’utente può comprendere le caratteristiche fondamentali del dato rilevato e quindi valutarne l’utilità in relazione ai propri fini conoscitivi. I requisiti scientifici della statistica 76 - Cfr. Zuliani A., (2006) in Le statistiche economiche (Prefazione), di Giovannini E., Il Mulino, Bologna 77 - È possibile aggiungere una terza categoria relativa ai dati sistematici prodotti da fonti riconosciute come autorevoli. Rientrano in questa sezione, ad esempio, i dati inerenti i brevetti rilasciati dagli istituti nazionali o internazionali a protezione dei diritti di proprietà intellettuali (Cfr, Giovannini, 2006, op. cit). 133 2.1 - Logica statistica e territorio 7. La coerenza consente di effettuare confronti nel tempo e nello spazio. La coerenza si esplica nella possibilità di combinare inferenze semplici in induzioni più complessi (nel caso di fonte unica) e l’utilizzo di definizioni, classificazioni e standard metodologici comuni (nel caso di più fonti). 8. La completezza,infine, consiste nella capacità dei vari processi di integrarsi per fornire un quadro informativo soddisfacente del dominio di interesse. 9. La credibilità dell’informazione si riferisce alla fiducia che gli utilizzatori ripongono nel soggetto che l’ha prodotta (Giovannini, 2006, pag. 190)78. Al contrario, i dati prodotti da altri soggetti non ufficiali non sono in generale sottoposti a procedure di validazione, sono prodotti occasionalmente ed hanno un tasso di evoluzione elevato. Il riconoscimento della qualità nonché la reputazione del soggetto produttore di dati è affidata esclusivamente agli utilizzatori. Seguendo tale approccio si può comprendere quanto una definizione di qualità della produzione statistica sia articolata e complessa e costituisca una sfida ben più complessa di quella derivata dalla semplice produzione di dati accurati. Tale sfida investe l’intera filiera produttiva del prodotto statistico, a partire dalla sua progettazione, passando per la sua realizzazione e diffusione (Giovannini, 2006, pag. 191). Diversamente, a causa dell’enorme mole di dati che oggi è possibile avere a disposizione grazie anche alla presenza di numerosi strumenti elettronici di diffusione, l’informazione finale che giunge agli utenti finali (agenti economici) è distorta, ovvero caratterizzata da asimmetria informativa. È necessario, quindi, saper “trasformare” bene un dato statistico, sia esso di natura economica, finanziaria o sociale, in “conoscenza”. In altri termini, l’informazione anche se proveniente da fonti attendibili e ufficiali deve essere sempre ar- 78 - Cfr, Giovannini E. (2006), op. cit. 134 2.1 - Logica statistica e territorio monizzata e standardizzata al fine da comporre una “filiera” logica e razionale della conoscenza da mettere a disposizione dell’utente finale79. Il problema della disponibilità di fonti informative ufficiali e delle loro principali caratteristiche assume nel caso delle analisi territoriali una rilevanza particolare a causa sia della scarsità e della minore tempestività delle informazioni rispetto alle analisi aggregate a livello nazionale, che della accentuata eterogeneità della variabile territorio80. I dati spaziali e/o territoriali hanno delle caratteristiche ben diverse da quelli temporali. Queste sono riconducibili ad alcune osservazioni di massima: a.i dati spaziali/territoriali sono dipendenti tra di loro; b.la dipendenza dei dati è multidirezionale; c.le unità spaziali sono costruite dal ricercatore; d.le unità territoriali sono scelte dal ricercatore. Generalmente i termini “spaziale” e “territoriale” sono usati nel linguaggio corrente come sinonimi: ciò comporta una specificazione errata sia delle statistiche che dei modelli propri dell’inferenza statistica. A tal proposito, Zani (1993)81 propone la seguente suddivisione: a. analisi spaziale (in senso stretto) quella che si basa su griglie, costituite da celle regolari o meno, ovvero fa riferimento alla distribuzione dei punti su una superficie; b. analisi territoriale quella relativa a dati inerenti le suddivisioni amministrative (regioni, province, ecc.) che sono generalmente precostituire da unità territoriali irregolari. La variabile territorio 79 - Qualora si evinca che il fabbisogno di dati quantitativi non sia soddisfatto dalle statistiche esistenti si pone il problema dell’identificazione della modalità più idonea per soddisfare tale esigenza. In particolare, si dovrà valutare l’opportunità di impiantare una vera e propria indagine contro quella di utilizzare archivi o fonti amministrative già esistenti. Al momento dell’attivazione del processo decisionale sarà necessario tenere conto di vari aspetti degli archivi amministrativi, che possono essere raggruppati in due categorie: il grado di sostituzione rispetto all’indagine statistica e le caratteristiche proprie dell’archivio. Per maggiori dettagli sull’argomento si rimanda a Fortini M. (2000) Linee guida metodologiche per le rilevazioni statistiche, Istat, Roma. 80 - Per ulteriori approfondimenti cfr Rinaldi A. (2009) op. cit.; Arbia G., Espa G. (1996) Statistica economica territoriale, Cedam Padova; Erba A., D’Angiò A., Marzulli S. (1990) Partizioni funzionali del territorio: il modello Isers, Franco Angeli Milano; Mazzitelli A. (2008) Misure e metodi di concentrazione spaziale nei settori industriali italiani, Quaderni 2008 n. 7 DSPSA La Sapienza Roma. 81 - Zani S. (a cura di) (1993), Metodi statistici per le analisi territoriali, Franco Angeli, Milano. 135 2.1 - Logica statistica e territorio L’approccio meso-economico Tralasciando l’aspetto istituzionale del territorio, riconducibile alle aggregazioni territoriali previste dalle norme sul decentramento politico e amministrativo dello Stato (ad es., in Italia, le Regioni, le Province, ecc.), nel presente documento si è provveduto a costruire una matrice di competitività/vulnerabilità delle principali province italiane suddivise in clusters, seguendo un approccio funzionale, che tende a stabilire delle affinità tra le aree selezionate in rapporto all’obiettivo che si vuole raggiungere. Essendo svincolate dai confini istituzionali, le aree funzionali possono valicare anche i confini amministrativi e diventare quindi trans-regionali, trans-provinciali, fornendo in tal caso strumenti solo parzialmente conoscitivi per le istituzioni locali e nazionali responsabili delle politiche di intervento (Erba et. al, 1990; Rinaldi, 2009)82. Non sempre, infatti, può essere felice la scelta di riferirsi, nell’interpretare le diverse unità territoriali, ad unità amministrative la cui delimitazione e la cui dimensione riflettono situazioni di carattere politicostorico e non certo di carattere economico” (Erba et al., 1990)83. Volendo generalizzare, le informazioni statistiche territoriali si collocano su un livello che possiamo definire meso-economico. A differenza dell’approccio micro, che indaga relazioni inerenti le singole unità elementari, e dell’approccio macro, in cui la dimensione territoriale si perde del tutto o non è prevalente, l’approccio meso-economico, collocandosi su un livello intermedio rispetto ai due precedenti, comporta un’arbitrarietà nella scelta della posizione in cui collocare l’analisi, più o meno vicina all’uno o all’altro degli estremi (Arbia et al., 1996; Rinaldi, 2009)84. Uno dei principali problemi nella costruzione di indici di sintesi territoriali che permettono di eseguire correttamente dei confronti sia a livello spaziale che temporale riguarda la scelta della metodologia da uti- 82 - Cfr. Erba et al. (1990) op. cit.; Rinaldi A. (2009) op. cit. 83 - Cfr. Erba et al. (1990) op. cit. 84 - Cfr. Rinaldi A. (2009) op. cit.; Arbia G., Espa G. (1996) op. cit. 136 2.1 - Logica statistica e territorio lizzare. Misurare il livello di attrattività e competitività di un territorio, ovvero di vulnerabilità, comporta la misurazione di fenomeni multidimensionali con particolare riguardo a due aspetti fondamentali: 1. la scelta delle informazioni rilevanti, che costituiscono la base informativa; 2. l’aggregazione delle informazioni, ovvero il trattamento dei dati. La soluzione consiste nella costruzione di un indice sintetico, mediante l’applicazione di un’opportuna combinazione degli indicatori elementari più rappresentativi. Tuttavia, tale scelta non è così facile e immediata sia per la difficoltà nel reperimento dei dati sia per l’arbitrarietà nella scelta degli indicatori elementari o per i diversi aspetti metodologici connessi ai criteri di normalizzazione, standardizzazione e sintesi dei dati (Brunini et al., 2002)85. D’altra parte, un’errata scelta della funzione di sintesi, mediante aggregazione dei singoli indici elementari, comporta la perdita di informazioni utili a comprendere l’evoluzione dei fenomeni livello territoriale, rendendo troppo semplicistica l’analisi dei dati. Né la costruzione di graduatorie semplifica la lettura dei dati stessi se l’indice sintetico scelto non è in grado di raccogliere i molteplici aspetti del fenomeno oggetto di studio evidenziandone le variazioni territoriali (e temporali). L’obiettivo di un’analisi territoriale dei dati è di poter disporre, per ciascuna area geografica, di una quantificazione univoca (unidimensionale) che raccolga in sé “tutte” le informazioni, in modo da renderle immediatamente visibili e interpretabili, completando e non sostituendo quanto già emerso dall’analisi dei singoli indicatori (Mazziotta et al., 2012)86. Inoltre, una misurazione unica può costituire un valido ausilio per il policy maker che, dovendo trasformare le informazioni in decisioni, può risultare particolarmente favorito dall’immediata fruibilità degli indici sintetici e dall’andamento che essi tracciano nello spazio e nel tempo. La costruzione dell’indicatore di sintesi 85 - Brunini C., Messina A., Paradisi F. (2002) L’infrastrutturazione delle province italiane: metodi e sperimentazione, VI Conferenza Nazionale di Statistica, Roma. 86 - Cfr. Mazziotta M., Pareto A. (2012) Indici sintetici per confronti spazio-temporali: un’applicazione alla dotazione infrastrutturale, XXIII Conferenza Italiana di Scienze Regionali. 137 2.2 - Meotdologia: indicatori e indici di sintesi Nel presente lavoro, la metodologia seguita per una corretta costruzione degli indici territoriali può essere così riassunta (Mazziotta et al., 2012)87: 1.costruzione di una batteria di indicatori elementari espressi in opportune unità di misura; 2.normalizzazione degli indicatori elementari in modo che siano indipendenti dalla dimensione delle aree geografiche; 3.standardizzazione degli indicatori per depurarli dalle diverse unità di misura; 4.costruzione di indici sintetici mediante aggregazione degli indicatori standardizzati. 2.2 - METODOLOGIA: INDICATORI E INDICI DI SINTESI Obiettivi e metodologia L’obiettivo del primo capitolo è quello di osservare quali territori siano più vulnerabili ed appetibili per la criminalità organizzata ed esaminare quali siano le principali direttrici a livello nazionale della criminalità organizzata. È chiaro che un territorio chiuso senza interazioni con l’esterno è maggiormente vulnerabile e controllabile da parte della criminalità organizzata: un basso valore dell’indicatore delle infrastrutture di trasporto (o della dotazione di infrastrutture a banda larga) può rilevare ciò, oltre che evidenziare un ritardo nello sviluppo economico dell’intera area poco accessibile alle interconnessioni a rete tra le diverse infrastrutture e quindi lontana da potenziali mercati di sbocco. La ricchezza di un territorio si denota anche attraverso la dotazione di una serie di infrastrutture non solo economiche ma anche sociali e culturali. In tal senso, un basso valore dell’indice di dotazione delle infrastrutture culturali evidenzia una poca accessibilità verso una migliore qualità della vita sia in termini di 87 - Cfr. Mazziotta M., Pareto A. (2012) op. cit. 138 2.2 - Meotdologia: indicatori e indici di sintesi formazione extra-scolastica che di accesso ad attività ricreative e di svago. Ciò significa che in determinate aree, specialmente quelle dei piccoli centri, la “strada” rimane l’unico luogo di raduno dei giovani. D’altra parte, uno sviluppo economico orientato verso un potenziamento dell’industria culturale ha i suoi vantaggi soprattutto nei momenti di maggior crisi economica, sia in termini di valore aggiunto che di occupazione: tuttavia manca ancor una piena consapevolezza del potenziale produttivo del settore culturale. Tali potenzialità non si sono per il momento tradotte in un modello di sviluppo socialmente ed economicamente efficace, centrato sul giusto connubio tra innovazione e valorizzazione del territorio, sebbene per l’88% degli italiani la cultura svolga un ruolo molto importante nella propria vita (Unioncamere-Symbola, 2012)88. In questa sede, è stata analizzata la vulnerabilità delle province italiane rispetto a una serie di indicatori selezionati: successivamente, il campo di osservazione è stato ristretto solo ad alcuni degli indicatori precedentemente individuati, al fine di verificare quali siano le aree di maggiore attrattività economica per la criminalità organizzata, ovvero dove la mafia imprenditrice investe legalmente. Seguendo tal direzione, è possibile che alcune aree contraddistinte da un’elevata penetrazione criminale in termini di attività economiche illegali presentino bassi indici di vulnerabilità se l’analisi è incentrata solo sulle (potenziali) infiltrazioni mafiose all’interno del circuito del PIL legale. La correlazione tra sviluppo economico e legalità (sicurezza) di un territorio ha sempre avuto un tradizionale significato negativo: la criminalità si radica in aree arretrate e ne prosciuga le risorse, compromettendo ogni prospettiva di crescita economica e di competitività. Se vale l’ipotesi che più un territorio è luogo di reati criminali di matrice mafiosa più lo sviluppo economico-legale subisce delle fasi di arresto, è altrettanto vero che la tipologia dei reati criminali e di insicurezza di un’area non può essere associata alla sola delittuosi- Legalità e sviluppo economico 88 - Unioncamere-Symbola (2012) L’Italia che verrà. Industria culturale, made in Italy e territori. 139 2.2 - Meotdologia: indicatori e indici di sintesi Delitti e illeciti economici tà. In altri termini, non è corretto imputare a un’area (Regione, Provincia, Comune) un alto indice di penetrazione mafiosa correlato solo al numero di delitti commessi89, ma un tale indicatore deve contemplare anche un’altra serie di reati riconducibili alla presenza della criminalità organizzata, quali gli illeciti ambientali legati al ciclo del cemento e dei rifiuti, con annessi i reati di corruzione, il business legato all’energia eolica conseguito tramite il pagamento di cospicue tangenti ai funzionari del Demanio per ottenere le autorizzazioni necessarie, e i reati contro le imprese in difficoltà che vengono sistematicamente “indotte” a fallire o a diventare delle lavanderie per il riciclaggio di denaro. In periodi di crisi, le banche restringono le linee di credito non concedendo, se non occasionalmente, prestiti alle imprese: queste per sopravvivere si rivolgono alla criminalità. Con le mafie i soldi scorrono in mille rivoli tra finanziarie, prestanome e società similari: più i soldi camminano, più diventa difficile individuarli. Così l’impresa in difficoltà viene “aiutata” da società di consulenza aziendale “legali” che risiedono al Sud, che spesso trasferiscono la sede legale dell’azienda in difficoltà dal Nord nel Mezzogiorno, creando una società fittizia intestata a un prestanome. L’impresa così creata, mediante operazioni di alta finanza, viene man mano “svuotata” e fatta fallire; alternativamente al suo interno vengono fatti affluire capitali dall’estero. In questo caso l’azienda viene salvata, il vecchio titolare continua ancora a lavorare e a gestire l’azienda che di fatto viene trasformata da un’attività economica legale in una “lavanderia”. Diversamente, le società di consulenza finanziaria e aziendale con finalità mafiose svolgono il ruolo di K.I.B.S. (Knowledge Intensive Business 89 - Negli ultimi anni,in base agli indici di criminalità prodotti dall’ISTAT, i delitti compiuti dalla Mafia sono diminuiti nel Sud, sebbene in tutte le regioni si è registrata, contemporaneamente, una forte presenza della criminalità organizzata (non solo le mafie tradizionali): è una Mafia diversa quella che attraversa l’Italia, è una galassia di aggregazioni, spesso su base etnica e con carattere transnazionale. Per ulteriori approfondimenti sulla penetrazione in Italia della mafie straniere si veda Forgione F. (2009) Mafia export, Dalai Editore, Milano; Varese F. (2011) Mafie in movimento, Einaudi, Torino; Iadeluca F. (2012) La criminalità mafiosa straniera in Italia, Armando Curcio Editore, Roma; Conzo G., Crimaldi G. (2013) Mafie. La criminalità straniera alla conquista dell’Italia, Edizioni Cento Autori, Villaricca (Na). 140 2.2 - Meotdologia: indicatori e indici di sintesi Services) ovvero svolgono servizi ad alto contenuto di conoscenza e di mercato. Ciò spiega il fatto perché negli ultimi anni i K.I.B.S. mafiosi si siano dotati di competenze high-skill, in primis avvocati, commercialisti, notai, specializzati in operazioni di ristrutturazione del debito e in finanza straordinaria. La selezione degli indicatori di vulnerabilità a livello provinciale è stata condotta nell’ottica di individuare le principali criticità del territorio che impediscono uno sviluppo economico dello stesso in termini di competitività e attrattività.La selezione ha portato all’individuazione di quattro macro-indicatori, ognuno dei quali ulteriormente suddiviso in k componenti, come di seguito elencato: 1.Indicatori di vulnerabilità infrastrutturali90 a.Dotazione infrastrutture di trasporto91 b.Dotazione infrastrutture servizi alle imprese c.Dotazione infrastrutture banda larga d.Dotazione infrastrutture culturali 2.Indicatori di vulnerabilità criminale (socio-economica e ambientale)92 a.Indice di reati del ciclo del cemento Gli indicatori per la costruzione della Matrice di confronto 90 - Per gli indicatori di vulnerabilità infrastrutturale la fonte è Istituto G. Tagliacarne (2012). 91- Le dotazioni fisiche sono maggiormente rilevanti quando l’esistenza di una struttura è in sé l’elemento prevalente, come nel caso della strade e delle autostrade, sulle quali si organizza individualmente il trasporto privato; sono invece meno informative quando anche il servizio erogato sull’infrastruttura è un elemento fondamentale, come nel caso delle ferrovie, dei porti e degli aeroporti. Quando si calcola la dotazione fisica delle infrastrutture, l’operazione di standardizzazione non è banale: per confrontare indicatori aggregati di dotazioni fisiche di trasporto tra aree geografiche diverse è necessario rapportarsi a fattori di scala quali il PIL, la popolazione o l’ampiezza del territorio, che costituiscono delle stime approssimate della domanda potenziale di trasporto. L’operazione di standardizzazione può quindi influenzare ampiamente la graduatoria delle regioni per dotazione di infrastrutture. Per ulteriori approfondimenti, cfr. Bronzini R., Casadio P., Marinelli G. (2011) Quello che gli indicatori sulle infrastrutture di trasporto possono, e non possono dire, pp. 101-130, in Banca d’Italia (2011) Le infrastrutture in Italia: dotazione, programmazione e realizzazione, aprile. Ai fini di una maggior comprensione dell’indicatore infrastrutture di trasporto, nel presente lavoro si analizza solo l’offerta potenziale di trasporto connessa alle caratteristiche fisiche delle strutture e non alla loro accessibilità e interconnessione. Tali misurazioni fisiche oramai si palesano come insufficienti e debbono essere accompagnate da misure di accessibilità e di utilità, senza le quali si potrebbe avere a che fare con territori riccamente dotati ma la cui presenza di infrastrutture può essere più un danno che un beneficio, proprio per l’impossibilità materiale di accedervi. Per ulteriori approfondimenti sul tema, cfr. Giusti G. (2011) in Bronzini et al. (2011) op. cit, pp.131-132. 92 - Per gli Indici di reati del ciclo del cemento e del ciclo dei rifiuti la fonte è Legambiente (2013) Ecomafia 2012, Edizioni Ambiente. Per l’indice di criminalità organizzata la fonte è ISTAT (2012) Banca dati degli Indicatori territoriali per le politiche di sviluppo. 141 2.2 - Meotdologia: indicatori e indici di sintesi L’indice di sintesi b.Indice di reati del ciclo dei rifiuti c.Indice di criminalità organizzata 3.Indicatori di vulnerabilità delle imprese93 a.Sofferenze delle imprese b.Propensione all’export Procedure concorsuali su totale imprese c.Scioglimenti/Liquidazioni su totale imprese d.Quota impieghi immobiliuso produttivo e.Quota previsione di assunzione di personale high skill 4.Indicatori di vulnerabilità delle famiglie94 a.Tasso di disoccupazione b.Tasso di disoccupazione giovanile c.Credito al consumo delle famiglie pro-capite/patrimonio pro-capite d.Sofferenze delle famiglie pro-capite e.Quota impieghi immobili uso residenziale f.Arrivi stranieri su popolazione residente g.Quota popolazione con titolo universitario su totale popolazione h.Quota occupati industria culturale su totale economia Come già introdotto, il problema della valutazione quantitativa del grado di vulnerabilità (competitività) di un’area geografica è estremamente complesso: oltre alle difficoltà di reperimento dei dati esistono problemi di aggregazione e interpretazione dei risultati. La complessità principale risiede nella multidimensionalità del fenomeno, la misurazione del quale richiede, inizialmente, il superamento di ostacoli di natura con- 93 - Per gli indicatori Sofferenze delle imprese e Quota impieghi immobili uso produttivo la fonte è Banca d’Italia (2012); per l’indicatore Propensione all’export la fonte è Unioncamere (2012); per gli indicatori Procedure concorsuali su totale imprese e Scioglimenti/Liquidazioni su totale imprese la fonte è Infocamere (2012); per l’indicatore Quota previsione di assunzioni di personale high-skill la fonte è Unioncamere-Ministero del Lavoro (2012) Sistema Informativo Excelsior. 94 - Per gli indicatori Tasso di disoccupazione, Tasso di disoccupazione giovanile e Quota popolazione con titolo universitario su totale popolazione la fonte è ISTAT (2012) Rilevazione sulle forze di lavoro; per gli indicatori Credito al consumo delle famiglie pro-capite/patrimonio pro-capite e Sofferenze delle famiglie pro-capite le fonti sono Banca d’Italia (2012) e ISTAT (2012); per l’indicatore Quota impieghi immobili uso residenziale la fonte è Banca d’Italia (2012); per l’indicatore Arrivi stranieri su popolazione residente la fonte è ISTAT (2011); per l’indicatore Quota occupati industria culturale su totale economia la fonte è Unioncamere-Symbola (2012) L’Italia che verrà. Industriale culturale, made in Italy e territori. 142 2.2 - Meotdologia: indicatori e indici di sintesi cettuale e definitoria e, successivamente, la scelta, non banale, tra il limitarsi a fornire una misura di natura analitica, rappresentata da un sistema di indicatori semplici, oppure costruire una misura sintetica che, mediante un’opportuna funzione di aggregazione sia capace di raccogliere i molteplici aspetti del fenomeno oggetto di studio (Mazziotta et al., 2012). Tale funzione deve essere in grado di cogliere le variazioni territoriali (e spaziali) oltre che temporali. Procedendo in tale direzione, per ogni macro-indicatore si è calcolato il relativo indice di sintesi: l’indice scelto è quello di Jevons (rapporto di medie geometriche semplici)95. L’indice di Jevons è stato applicato a un insieme di indicatori di vulnerabilità (competitività), rilevati a livello provinciale, in campo economico, sociale, culturale e ambientale. Seguendo l’approccio assiomatico dei numeri indice96, l’indice di Jevons, a differenza di quelli di Dutot e di Carli, soddisfa il superamento di specifici test, ovvero rispetta sia le “condizioni essenziali” che le proprietà derivate o desiderate (Eichhorn-Voeller, 1976; Diewert, 1976, 1995; Martini, 1992, 2001)97. L’indice di vulnerabilità provinciale complessivo sarà la media geometrica dei quattro macro-indicatori di Jevons. D’altra parte, l’utilizzo della media geometrica come indice di sintesi non ammette compensazione tra i diversi valori ottenuti, in quanto La metodologia di calcolo 95 - Nelle analisi di concentrazione dei fenomeni socio-economici, la media geometrica è una delle tecniche più usate nella sintesi degli indicatori, in quanto rappresenta una soluzione intermedia tra metodi compensativi, come la media aritmetica, e metodi non-compensativi, come l’analisi multicriteria. Per ulteriori approfondimenti cfr. OECD (2008) Handbook on Constructing Composite Indicators. Methodology and userguide, OECD Publications, Paris. 96 - Per definire un numero indice si devono chiarire quali siano le “condizioni di equivalenza” che si intendono rispettare: queste condizioni non devono essere verificate a posteriori ma chiarite a priori, nella definizione stessa di numero indice. Occorre cioè passare dall’impostazione dei “mechanical tests” a posteriori a un’impostazione assiomatica che fissi a priori le condizioni da rispettare. Alla luce di questa impostazione, non è lecito, quindi, definire il numero indice come media, senza specificare le condizioni di equivalenza che attribuiscono significato alla nozione stessa di media. Per ulteriori approfondimenti cfr. Martini M. (1992) I numeri indice in un approccio assiomatico, Giuffrè Editore, Milano. 97 - Cfr. Eichhorn W., Voeller J. (1976) Theory of price index: Fisher’s test approach and generalizations, Lectures notes in economics and mathematical systems, Springer-Verlag, Berlino; Diewert W. E. (1976) Exact and superlative index numbers, Journal of Econometrics, Vol 4., pp. 115-145;Diewert W. E. (1995) Axiomatic and Economic Approaches to Elementary Price Indexes.Cambridge: National Bureau of Economic Research. NBER Working Papers n. 5104; Martini M. (1992) op. cit.; Martini M. (2001) I numeri indice nel tempo e nello spazio, Edizioni CUSL, Milano. 143 2.2 - Meotdologia: indicatori e indici di sintesi Gli algoritmi per il calcolo della vulnerabilità provinciale assume che ciascuna componente della vulnerabilità del territorio non sia sostituibile, o lo sia solo in parte, con le altre componenti. I valori ottenuti consentono di classificare le province in base al loro livello di vulnerabilità (superiore o inferiore alla media) rispetto all’anno di osservazione: lo strumento proposto può costituire un valido ausilio per la misura della vulnerabilità per qualsiasi scala territoriale scelta98. La metodologia si sviluppa per step. Per illustrare il calcolo degli indici proposti, si indichi con I_ijk^til valore della k-macomponente del (macro) indicatore j per la provincia i al tempo t (k=1...m; j =1…4; i =1…n). Si indichi con I_ijk^til valore base o di riferimento posto uguale alla media nazionale. L’operazione di standardizzazione consente all’indicatore elementare di essere trasformato in numero indice: valori superiori a 100 evidenziano province con un livello dell’indicatore j superiore alla media nazionale, mentre valori minori di 100 indicano province con valori inferiori alla media nazionale. Poiché bisogna tener conto del segno e del significato attribuito a ciascun indicatore, la semplice standardizzazione non consente di applicare direttamente l’indice di Jevons: alcuni valori degli indici sopra la media nazionale evidenziano una situazione di competitività; diversamente altri indici con valori superiori a quella della media nazionale segnalano fenomeni di vulnerabilità del territorio. Di conseguenza, si è effettuata una seconda operazione di standardizzazione sulla provincia i-ma che è risultata più vulnerabile. 98 - Nel presente lavoro l’analisi è stata condotta a livello statico. Per ulteriori approfondimenti sulla dinamica degli indicatori per qualsiasi area territoriale si rimanda a Mazziotta et al. (2012) op. cit. 144 2.2 - Meotdologia: indicatori e indici di sintesi L’indice di vulnerabilità per la provincia i-ma relativo al macro (indicatore)j può essere definito nel seguente modo: La scelta di utilizzare l’indice di Jevons semplice deriva dal fatto che gli indicatori selezionati sono caratteristici e rappresentativi per tutte le province italiane (ogni provincia è vulnerabile dal punto di vista sociale ed economico; il valore di ciascun indicatore elementare è sensibilmente diverso da zero per ogni provincia). Nel calcolo dell’indice di sintesi, gli indicatori semplici sono stati considerati egualmente importanti ovvero non è stato introdotto alcun sistema di ponderazione. Ciò consente a tutte le province di essere comparabili tra loro, dato che il tableau degli indicatori elementari, così costruito, è bilanciato. È possibile definire tali indicatori come i basic heading mafiosi: essi rappresentano il più basso livello di aggregazione dei dati per i quali l’informazione è disponibile, attendibile e puntuale, specialmente per le piccole province. I valori ottenuti con l’indice di Jevons standard sono uguali a quelli che è possibile ricavare utilizzando l’indice Jevons-GEKS, applicato nel caso in cui gli indicatori elementari non siano caratteristici di tutte le province. In tal caso, il calcolo dell’indice di sintesi è limitato al sottoinsieme di province i cui indicatori sono caratteristici: nel computo, infatti, non sono considerate quelle province in cui non è possibile 145 L’indice di sintesi 2.2 - Meotdologia: indicatori e indici di sintesi stimare il valore dell’indicatore elementare, a causa, ad esempio, della mancanza di dati o perché questi non sono attendibili99. Anche in questo caso non si introduce alcun sistema di pesi per gli indicatori che sono “trattati” in modo equo. In termini analitici, indicando con pc il cluster delle province caratteristiche, con M_(pc ) l’insieme degli indicatori caratteristici per le province osservate, l’indice di sintesi di vulnerabilità per la provincia i-ma relativo al macro (indicatore) j è espresso dalla seguente formula: Tuttavia, il solo indice di Jevons non garantisce la transitività: per effettuare i confronti multi-spaziali tra le province si deve ricorrere alla procedura GEKS (Rao, 2009)100. 99 - Qualora gli indicatori selezionati fossero rappresentativi per alcuni province e non rappresentativi per altre, perché si è scelto, ad esempio, un valore soglia per determinare la rappresentatività, si può ricorrere all’utilizzo dell’indice Jevons-GEKS* con tableau incompleto, dove l’asterisco indica la rappresentatività degli indicatori che sono calcolati senza alcun introduzione di un sistema di pesi. Alternativamente, si ricorre all’indice Jevons-GEKS* (S) nella versione di Sergev, in cui viene introdotto un sistema di pesi per differenziare gli indicatori in base al loro grado di rappresentatività. Per ulteriori approfondimenti sull’argomento cfr. Diewert W. E. (2004) Elementary Indices, in Consumer Price Index Manual: Theory and Practice, cap. 20, Geneva: International Labour Organization; Sergeev S. (2003) Equirepresentativity and Some Modifications of the EKS Method at the Basic Heading Level. ECE-UN Consultation on the European Comparison Programme, Geneva, March 31- April 2; Rao D.S. Prasada (2013) Computation on basic heading PPPs comparisons within and between regions, in Measuring the real size of the world economy, The World Bank. 100 - Cfr. Rao D. S. Prasada (2009) Generalized Eltetö-Köves-Szulc (EKS) and Country-Product-Dummy (CPD): Methods for International Comparisons, in Purchasing Power Parities of Currencies: Recent Advances in Methods and Applications, Ed. D. S. Prasada Rao, 86-120, Chelthenam, U.K., Edward Elgar. 146 2.3 - Le fonti statistiche ufficiali 2.3 - LE FONTI STATISTICHE UFFICIALI In Italia, le statistiche ufficiali della delittuosità fanno riferimento ai reati registrati dalle Forze dell’Ordine e, da questi, denunciati all’Autorità Giudiziaria. Si tratta, quindi, di dati rilevati dalle agenzie e prefetture per mezzo di attività di investigazione o, più semplicemente, a seguito delle denunce dei cittadini e fanno riferimento al numero di delitti e di persone denunciate. Misurare la dimensione della criminalità a livello locale è un’operazione complicata da una serie di motivi. I dati relativi ai delitti denunciati a partire dall’anno 2004 non sono omogenei rispetto a quelli degli anni precedenti, per profonde modificazioni nel sistema di rilevazione, nonché per variazioni nell’universo di rilevazione. Fino al 2003 il sistema di rilevazione faceva riferimento al cosiddetto “modello 165”. Si trattava di un modello cartaceo che veniva compilato dalle diverse prefetture dislocate sul territorio nazionale e che veniva trasmesso all’Istat e al Ministero dell’Interno che, congiuntamente, elaboravano i dati. Tale modello rilevava i reati denunciati su un determinato territorio da Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza e non quelli effettivamente avvenuti nel territorio. Dal 2004 la nuova banca dati utilizzata per le statistiche della delittuosità è il Sistema di Indagine (S.D.I.), ovvero lo strumento utilizzato per le attività interforze di polizia. In tale Sistema sono contenute tutte le informazioni su ogni fenomeno rilevato dalle Forze dell’Ordine, compresa l’esatta indicazione del periodo e del luogo del delitto commesso. Dal 2004 vengono quindi considerati, oltre ai delitti denunciati all’Autorità giudiziaria da Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza, anche quelli denunciati dal Corpo Forestale dello Stato, dalla Polizia Penitenziaria, dalla Direzione Investigativa Antimafia e da altri uffici (Servizio Interpol, Guardia Costiera, Polizia Venatoria ed altre Polizie locali). Ulteriori differenze derivano da una diversa classificazione di alcune tipologie di reato. Per via di questo profondo cambiamento nel sistema di registrazione dei 147 Le fonti statistiche della delittuosità Il Sistema di Indagine (S.D.I.) 2.3 - Le fonti statistiche ufficiali reati è necessario leggere le statistiche della delittuosità con grande cautela, soprattutto nella sua estensione spazio-temporale. È evidente come i dati sulla criminalità così riportati possano coprire solo una parte dell’insieme dei reati effettivamente avvenuti. Molti delitti, infatti, restano ignoti perché non vengono denunciati da chi ne rimane vittima, per via della ridotta gravità del danno subito o della scarsa convenienza nel denunciarlo. La fiducia nelle Istituzioni, inoltre, insieme a vari fattori di natura psicologica, possono indurre la vittima a non denunciare il reato subito, che resterà in questo senso ignoto. Ancora, bisogna tenere conto che nelle diverse aree geografiche anche la propensione alla denuncia dei reati da parte dei cittadini cambia. Nel quarto capitolo, la trattazione ha fatto riferimento ai dati forniti dalla Direzione Nazionale Antimafia per l’anno 2012; nel paragrafo successivo della presente sono riportate le statistiche sulla numerosità e la dinamica dei delitti denunciati fino al 2011 di fonte Istat-Ministero della Giustizia. 148 2.4 - Le statistiche giudiziarie al 2011 2.4 - LE STATISTICHE GIUDIZIARIE AL 2011 Tab. 1 - Delitti in totale e con presunti autori noti, denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per territorio del commesso delitto (2011-2008; valori assoluti e variazioni percentuali) Delitti con presunti autori noti Delitti in totale Cosenza Catanzaro Reggio di Calabria Crotone Vibo Valentia Calabria Italia Valori assoluti Var% 20112008 Var% 20112010 Riferiti al periodo 23.347 14.465 18.808 4.620 6.519 67.841 2.763.012 -7,2 -3,0 -5,6 -20,0 0,8 -6,2 2,0 1,2 -3,3 -0,7 6,5 12,3 1,0 5,4 5.487 3.750 3.916 1.681 1.818 16.695 506.463 Riferiti a periodi precedenti 1.084 894 1.022 246 379 3.690 92.796 Totale 6.571 4.644 4.938 1.927 2.197 20.277 599.259 Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia Tab. 2 - Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per territorio del commesso delitto (2011-2008; valori per 100.000 ab.) Var% 2011-2008 Var % 20112010 Cosenza -7,5 1,2 Catanzaro -3,2 -3,3 Reggio di Calabria -5,6 -0,8 Crotone -20,7 6,4 Vibo Valentia 1,6 12,6 Calabria -6,3 0,9 Italia 0,5 5,0 Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia Delitti con presunti autori noti Riferiti a periodi Totale precedenti 747 148 894 1.018 243 1.260 691 180 871 963 141 1.104 1.094 228 1.322 830 184 1.014 834 153 987 Riferiti al periodo Tab. 3 – Delitti (omicidi) denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio del commesso delitto (2011; valori assoluti) Strage Cosenza Catanzaro Reggio di Calabria Crotone Vibo Valentia Calabria Italia 0 0 1 0 0 1 14 Omicidi volontari consumati Omicidi colposi Tentati Omicidi Di cui a Di cui Di cui a Di cui da omi- Infanticidi preterintenTotale scopo di tipo scopo Totale incidente zionali cidi rapina mafioso terroristico stradale 14 0 1 0 36 0 1 21 10 7 0 2 0 11 0 0 17 6 22 0 7 0 28 0 2 20 15 7 0 0 0 8 0 0 4 4 9 1 1 0 13 0 1 4 2 59 1 11 0 96 0 4 66 37 550 28 53 0 1.401 2 31 1.783 1.285 Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia 149 2.4 - Le statistiche giudiziarie al 2011 Tab. 4 - Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio del commesso delitto (2011; valori per 100.000 abitanti) Strage Cosenza Catanzaro Reggio di Calabria Crotone Vibo Valentia Calabria Italia 0 0 0,2 0 0 .. .. Omicidi volontari consumati Omicidi colposi Omicidi Di cui a Di cui Di cui a Tentati Di cui da Infanticidi preterintenTotale scopo di tipo scopo omicidi Totale incidente zionali rapina mafioso terroristico stradale 1,9 1,9 3,9 4 5,4 2,9 0,9 0 0 0 0 0,6 .. .. 0,1 0,5 1,2 0 0,6 0,5 0,1 0 0 0 0 0 0 0 4,9 3 4,9 4,6 7,8 4,8 2,3 0 0 0 0 0 0 .. 0,1 0 0,4 0 0,6 0,2 0,1 2,9 4,6 3,5 2,3 2,4 3,3 2,9 1,4 1,6 2,6 2,3 1,2 1,8 2,1 Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia Tab. 5 - Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio del commesso delitto (2011; valori assoluti) Atti Sfruttamento e Corruzione Lesioni Sequestri Violenze sessuali favoreggiaPercosse Minacce Ingiurie di dolose di persona sessuali con mento della minorenne minorenne prostituzione Cosenza Catanzaro Reggio di Calabria Crotone Vibo Valentia Calabria Italia 180 848 1.414 156 456 1.043 91 403 787 39 175 262 57 192 433 523 2.074 3.942 15.196 68.500 83.316 13 10 11 2 5 43 1.443 833 52 605 20 368 25 125 11 185 11 2.117 119 65.370 4.617 Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia 150 3 2 3 1 0 9 489 1 0 1 1 0 3 143 16 8 4 2 5 36 1.505 Pornografia minorile e detenzione di materiale pedopornografico 3 2 3 0 1 9 322 2.4 - Le statistiche giudiziarie al 2011 Tab. 6 - Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio del commesso delitto (2011; valori per 100.000 ab.) Sequestri Lesioni Violenze di Percosse Minacce Ingiurie dolose sessuali persona Cosenza 24,5 115,4 192,4 1,8 113,4 Catanzaro 42,3 123,7 283 2,7 164,2 Reggio di Calabria 16,1 71,1 138,9 1,9 64,9 Crotone 22,3 100,3 150,1 1,1 71,6 Vibo Valentia 34,3 115,5 260,5 3 111,3 Calabria 26 103,1 196 2,1 105,3 Italia 25 112,8 137,2 2,4 107,7 Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia 7,1 5,4 4,4 6,3 6,6 5,9 7,6 Pornografia Atti Sfruttamento minorile e Corruzione sessuali e favoreggia- detenzione di con mento della di materiale minorenne prostituzione pedopornominorenne grafico 0,4 0,5 0,5 0,6 0 0,4 0,8 0,1 0 0,2 0,6 0 0,1 0,2 2,2 2,2 0,7 1,1 3 1,8 2,5 0,4 0,5 0,5 0 0,6 0,4 0,5 Tab. 7 - Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio del commesso delitto (2011; valori assoluti) Furti Di cui Di cui Di cui Di cui furti in Tot. furti furti con furti in esercizi FURTI con destrezza abitazioni comm. strappo Cosenza 8.967 72 228 1.414 Catanzaro 4.792 23 71 531 R. Calabria 7.303 69 202 743 Crotone 1.232 16 15 171 Vibo Valentia 1.869 9 52 282 Calabria 24.172 189 569 3.141 Italia 1.460.205 17.657 134.121 204.891 598 283 305 62 58 1.306 92.736 Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia 151 Di cui furti in auto in sosta 764 410 757 100 110 2.141 196.265 Di cui Di cui furti furti di di autoopere mezzi d'arte merci 7 1 5 2 0 15 728 9 10 6 0 1 26 1.212 Di cui Di cui Di cui furti furti di furti di di auto ciclo motocicli vetture motori 119 56 202 21 27 425 28.108 92 62 227 23 25 429 42.545 990 886 1.329 112 363 3.681 126.909 2.4 - Le statistiche giudiziarie al 2011 Tab. 8 - Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio del commesso delitto (2011; valori per 100.000 abitanti) Furti Tot. FURTI Cosenza Catanzaro R. Calabria Crotone Vibo Valentia Calabria Italia Di cui Di cui Di cui Di cui Di cui Di cui furti furti furti furti in furti con furti in in esercizi di con auto in destrezza abitazioni comm. opere strappo sosta d'arte 1220,3 9,8 1300,4 6,2 1288,5 12,2 706 9,2 1124,3 5,4 1202,1 9,4 2404,7 29,1 31 19,3 35,6 8,6 31,3 28,3 220,9 192,4 144,1 131,1 98 169,6 156,2 337,4 81,4 76,8 53,8 35,5 34,9 64,9 152,7 104 111,3 133,6 57,3 66,2 106,5 323,2 1 0,3 0,9 1,1 0 0,7 1,2 Di cui Di cui furti di furti di autociclo mezzi motori merci Di cui furti di motocicli Di cui furti di auto vetture 1,2 2,7 1,1 0 0,6 1,3 2 12,5 16,8 40,1 13,2 15 21,3 70,1 134,7 240,4 234,5 64,2 218,4 183,1 209 16,2 15,2 35,6 12 16,2 21,1 46,3 Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia Tab. 9 - Rapine denunciate dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio del commesso delitto (2011-2008; valori assoluti e variazioni percentuali) Tot. rapine Cosenza Catanzaro Reggio di Calabria Crotone Vibo Valentia Calabria Italia * Vedi nota tab. 1 202 75 291 37 105 710 40.549 rapine in rapine in abitazione banca 34 15 34 5 19 107 2.858 rapine in rapine in rapine in Var 2011pubblica uffici esercizi 2010 via postali commerciali 4 4 6 1 0 15 1.360 Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia 152 4 1 11 0 0 16 403 44 2 38 11 15 110 6.260 66 27 124 12 33 262 20.657 1,5 0,0 10,2 0,0 200,0 16,4 20,1 Var 20112008 -20,5 5,6 -12,1 32,1 38,2 -6,6 -11,6 2.4 - Le statistiche giudiziarie al 2011 Tab. 10 - Rapine denunciate dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio del commesso delitto (2011; valori per 100.000 abitanti) Tot. rapine Rapine in abitazione Rapine in banca Rapine in uffici postali 27,5 20,4 51,3 21,2 63,2 35,3 66,8 4,6 4,1 6 2,9 11,4 5,3 4,7 0,5 1,1 1,1 0,6 0 0,7 2,2 0,5 0,3 1,9 0 0 0,8 0,7 Cosenza Catanzaro Reggio di Calabria Crotone Vibo Valentia Calabria Italia Rapine in esercizi Rapine in commerciali pubblica via 6 0,5 6,7 6,3 9 5,5 10,3 9 7,3 21,9 6,9 19,9 13 34 Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia Tab. 11 - Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio del commesso delitto (2011; valori assoluti) Truffe e frodi informatiche Cosenza 1.015 Catanzaro 609 Reggio di Calabria 1.069 Crotone 205 Vibo Valentia 344 Calabria 3.253 Italia 105.692 Delitti informatici 33 26 62 14 10 145 6.933 Incendi Riciclaggio Violazione DannegContraf. di denaro, della Di cui giamento di marchi RicettaDannegbeni di Usura proprietà incen- seguito zione giamenti Tot. e prodotti intelda provenienza di industriali lettuale illecita boschivi incendio 91 67 69 26 30 286 9.201 18 4 21 7 0 50 1.935 185 131 184 64 91 657 23.773 Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia 153 19 5 11 2 4 44 1.350 3 1 4 0 2 11 352 3.764 894 2.844 235 3.105 287 618 255 1.302 63 11.634 1.734 398.521 12.980 686 247 178 200 162 384 183 106 38 205 1.247 1.142 5.870 10.499 2.4 - Le statistiche giudiziarie al 2011 Tab. 12 - Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio del commesso delitto (2011; valori per 100.000 abitanti) Riciclaggio Contraf. Incendi Danneg. Violazione di denaro, di marchi Truffe e della Delitti RicettaDannegDi cui seguito Usura beni di e frodi da proprietà zione informatici giamenti Totale incendi provenienza prodotti informatiche intellettuale boschivi incendio illecita industriali Cosenza Catanzaro Reggio di Calabria Crotone Vibo Valentia Calabria Italia 138,1 165,3 188,6 117,5 206,9 161,8 174,1 4,5 7,1 10,9 8 6 7,2 11,4 12,4 18,2 12,2 14,9 18 14,2 15,2 2,4 1,1 3,7 4 0 2,5 3,2 25,2 35,6 32,5 36,7 54,7 32,7 39,1 2,6 1,4 1,9 1,1 2,4 2,2 2,2 0,4 0,3 0,7 0 1,2 0,5 0,6 512,3 121,7 93,4 771,8 63,8 48,3 547,8 50,6 28,6 354,1 146,1 104,9 783,2 37,9 22,9 578,6 86,2 62 656,3 21,4 9,7 33,6 54,3 67,8 60,7 123,3 56,8 17,3 Tab. 13 -Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio del commesso delitto (2011; valori assoluti e variazioni percentuali) Normativa Associazione Associazione Attentati sugli per di tipo Contrabbando stupefacenti delinquere mafioso Cosenza Catanzaro Reggio di Calabria Crotone Vibo Valentia Calabria ITALIA 314 169 248 85 69 887 34.034 8 7 10 4 1 30 439 13 9 14 4 5 46 906 Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia 154 0 0 10 1 2 14 93 1 2 0 0 0 3 1.034 Altri delitti 4.043 2.888 3.906 1.307 1.469 13.654 403.735 Var% Var% 2011- 20112010 2008 5,1 5,9 7,5 6,0 8,5 6,4 -1,0 0,7 16,7 7,6 -15,6 3,7 4,1 -2,5 2.5 - Metodologia dell’indagine Tab. 14 – Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio del commesso delitto (2011; valori assoluti per 100.000 abitanti) Cosenza Catanzaro Reggio di Calabria Crotone Vibo Valentia Calabria Italia Attentati Associazione Per delinquere Associazione di Tipo mafioso Contrabbando Altri Delitti 1,1 1,9 1,8 2,3 0,6 1,5 0,7 1,8 2,4 2,5 2,3 3 2,3 1,5 0 0 1,8 0,6 1,2 0,7 0,2 0,1 0,5 0 0 0 0,1 1,7 550,2 783,7 689,2 749 883,6 679 664,9 Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia 2.5 - METODOLOGIA DELL’INDAGINE L’intreccio tra crisi economica, vulnerabilità di imprese e famiglie sul territorio calabrese e di Catanzaro in particolare, e massiccia presenza di criminalità ha stimolato la presente indagine, che si pone come uno strumento di valutazione ulteriore e complementare alle statistiche giudiziarie ufficiali viste sopra. Tramite interviste condotte direttamente su un campione di imprese della provincia di Catanzaro, l’indagine mira a restituire un quadro in parte diverso e comunque più specifico su quale sia la percezione del tessuto produttivo locale sulla diffusione di fenomeni illegali o comportamenti illeciti nel proprio territorio, e quale ne sia l’impatto sullo sviluppo economico. In questo modo, l’indagine cerca di far emergere anche parte del “numero oscuro” dell’illegalità, vale a dire quei comportamenti criminosi o al limite della legalità che le statistiche ufficiali non riescono a cogliere e che invece incidono fortemente sull’attività delle imprese, non solo in quanto vittime di reati ma anche in termini di perdita di competitività, alterazione delle regole di mercato, concorrenza sleale, difficoltà finanziarie. Le indagini di questo tipo presentano alcuni limiti, da tenere a mente nella lettura del rapporto: si tratta infatti di indagini campionarie che raccolgono informazioni così come percepite dagli intervistati in quel momento, e si scontrano con la naturale reticenza degli imprenditori a rispondere su argomenti particolarmente “delicati”. Si nota in particolare una bassa propensione 155 Gli obiettivi Il campione 2.5 - Metodologia dell’indagine Il contenuto a riportare informazioni che possano in qualche modo essere ricondotte all’esperienza diretta dell’intervistato. Per svolgere l’indagine sono state intervistate telefonicamente 500 imprese attraverso la tecnica C.A.T.I. Il campione è stato selezionato sulla base della caratteristiche del tessuto imprenditoriale della provincia, con una stratificazione proporzionale ragionata ad estrazione casuale. I settori su cui si è concentrata l’indagine sono tutti quelli presenti nel tessuto imprenditoriale catanzarese: i servizi (turismo, trasporti, commercio e terziario avanzato) rappresentano il 49% del campione, seguiti dal manifatturiero (36,2%), dalle costruzioni (9,4%) e dall’agricoltura (5,4%)101. Il campione è stato inoltre disaggregato in base ad alcune caratteristiche tipiche dell’impresa, prima fra tutte la dimensione in termini di numero di addetti, parametro in base al quale sono stati anche ponderati i risultati dell’indagine. La maggior parte (91,8%) delle imprese intervistate è di piccola dimensione (1-9 addetti); il 6,6% sono imprese con 10-20 addetti e l’1,6% ha più di 21 addetti. L’indagine si snoda in quattro sezioni: la prima dedicata agli assetti finanziari delle aziende ed eventuali difficoltà, incluse quelle derivanti dal peso di una pubblica amministrazione poco efficiente; la seconda sezione riguarda invece la percezione delle imprese sulla diffusione di fenomeni illegali e comportamenti criminali nel territorio e il loro impatto sullo sviluppo economico; la terza esamina da vicino il fenomeno del lavoro sommerso e la quarta, infine, raccoglie le opinioni degli intervistati sulle politiche di contrasto ritenute utili. Tab. 1 – Articolazione del campione di indagine per settore economico (In %) Agricoltura 5,4 Manifatturiero 36,2 Costruzioni 9,4 Servizi 49,0 Tab. 2 – Articolazione del campione di indagine per dimensione di impresa (In %) Da 1 a 9 addetti Da 10 a 20 addetti Oltre 21 addetti Totale 91,8 6,6 1,6 100,0 101- I risultati disaggregati per settore sono consultabili nell’Appendice Statistica. 156 Totale 100,0 2.6 - Appendice statistica dell’indagine 2.6 - APPENDICE STATISTICA DELL’INDAGINE CRISI, CREDITO E BUROCRAZIA ILLEGALE Tab. 1 - Capacità di fare fronte al fabbisogno finanziario da parte delle imprese della provincia nel 2012 per settore (In %) Agricoltura Si No Totale 70,4 29,6 100,0 Manifatturiero Costruzioni 60,8 39,2 100,0 63,8 36,2 100,0 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 63,8 36,2 100,0 69,4 30,6 100,0 79,5 20,5 100,0 77,1 22,9 100,0 66,8 33,2 100,0 Fonte: Camera di commercio di Catanzaro Tab. 2 - Cause delle difficoltà legate al fabbisogno finanziario delle imprese della provincia di Catanzaro per settore nel 2012 (In %)* Agricoltura Fatturato non conseguito Altre entrate in ritardo Altre difficoltà non prevedibili Entrate PA in ritardo Errori di valutazione delle spese Problemi di deficit strutturale Totale 37,5 37,5 62,5 12,5 12,5 0,0 100,0 Manifatturiero Costruzioni 57,7 42,3 39,4 12,7 4,2 4,2 100,0 52,9 35,3 11,8 29,4 17,6 5,9 100,0 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 47,1 41,2 41,2 5,9 17,6 5,9 100,0 47,1 26,5 29,4 5,9 8,8 17,6 100,0 25,0 25,0 62,5 12,5 12,5 0,0 100,0 54,5 63,6 27,3 9,1 0,0 9,1 100,0 51,2 38,6 36,1 12,0 8,4 7,2 100,0 * Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100 Fonte: Camera di commercio di Catanzaro Tab. 3 - Strategie utilizzate dalle imprese della provincia di Catanzaro per fare fronte al fabbisogno finanziario per settore (In %)* Agricoltura Pagamenti ritardati ai fornitori Pagamenti ritardati ai lavoratori Scoperti di conto corrente Altri canali di finanziamento Prestiti dai soci, azionisti Cassa Integrazione Guadagni Altro Totale 25,0 25,0 37,5 25,0 25,0 0,0 0,0 100,0 Manifatturiero Costruzioni 59,2 16,9 23,9 28,2 9,9 2,8 1,4 100,0 58,8 23,5 17,6 11,8 5,9 11,8 0,0 100,0 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 41,2 41,2 17,6 29,4 5,9 0,0 0,0 100,0 41,2 20,6 32,4 20,6 11,8 2,9 2,9 100,0 37,5 37,5 12,5 50,0 0,0 0,0 12,5 100,0 27,3 54,5 27,3 9,1 9,1 0,0 0,0 100,0 48,8 24,7 24,7 24,7 9,6 3,0 1,8 100,0 * Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100 Fonte: Camera di commercio di Catanzaro Tab. 4 - Aspetti del rapporto banche - imprese peggiorati nel corso degli ultimi due anni per settore (In %)* Agricoltura Manifatturiero Costruzioni Richiesta di garanzie Costo del denaro Costo delle commissioni Nessun aspetto Adeguatezza credito concesso Severità nei criteri di approvazione del fido Flessibilità della durata del finanziamento Riduzione temporale del debito Durata dell’istruttoria Trasparenza della valutazione della banca Altri aspetti Totale 33,3 29,6 33,3 22,2 18,5 18,5 11,1 7,4 3,7 0,0 0,0 100,0 36,5 36,5 28,7 26,5 15,5 21,0 11,6 2,2 3,3 0,6 0,6 100,0 31,9 29,8 36,2 14,9 29,8 8,5 25,5 6,4 2,1 0,0 2,1 100,0 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 31,9 38,3 34,0 25,5 14,9 12,8 14,9 2,1 2,1 0,0 0,0 100,0 35,1 29,7 32,4 25,2 19,8 10,8 18,9 1,8 1,8 0,0 0,0 100,0 48,7 23,1 28,2 25,6 15,4 20,5 15,4 5,1 5,1 5,1 0,0 100,0 27,1 45,8 25,0 29,2 8,3 16,7 6,3 2,1 2,1 0,0 0,0 100,0 35,2 34,0 30,6 25,0 17,2 16,2 14,6 3,0 2,8 0,6 0,4 100,0 * Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100. Fonte: Camera di commercio di Catanzaro Tab. 5 - Ricorso a consorzi di garanzia fidi da parte delle imprese della provincia di Catanzaro per settore (In %) Agricoltura Manifatturiero Costruzioni Si No Non ha richiesto un finanziamento nel 2012 Totale 3,7 74,1 22,2 100,0 6,6 60,8 32,6 100,0 19,1 10,6 70,2 100,0 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 2,1 63,8 34,0 100,0 9,9 60,4 29,7 100,0 2,6 46,2 51,3 100,0 4,2 70,8 25,0 100,0 6,6 62,4 31,0 100,0 Fonte: Camera di commercio di Catanzaro Tab. 6 - Presenza della Pubblica Amministrazione tra i clienti delle imprese della provincia di Catanzaro per settore (In %) Agricoltura Si No Ns/nr Totale 14,8 85,2 0,0 100,0 Manifatturiero Costruzioni 24,3 72,9 2,8 100,0 42,6 57,4 0,0 100,0 Fonte: Camera di commercio di Catanzaro 157 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 12,8 83,0 4,3 100,0 18,9 77,5 3,6 100,0 28,2 71,8 0,0 100,0 25,0 72,9 2,1 100,0 23,6 74,0 2,4 100,0 2.6 - Appendice statistica dell’indagine Tab. 7 - Incidenza del ritardo dei pagamenti della Pubblica Amministrazione sul fenomeno dell’usura in provincia per settore (In %) Agricoltura È determinante Molto Abbastanza Poco Nulla Ns/nr Totale 0,0 0,0 50,0 50,0 0,0 0,0 100,0 Manifatturiero Costruzioni 22,7 36,4 29,5 4,5 4,5 2,3 100,0 15,0 15,0 55,0 5,0 5,0 5,0 100,0 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 16,7 50,0 0,0 33,3 0,0 0,0 100,0 14,3 33,3 33,3 0,0 4,8 14,3 100,0 27,3 0,0 63,6 9,1 0,0 0,0 100,0 25,0 33,3 41,7 0,0 0,0 0,0 100,0 19,5 28,0 38,1 6,8 3,4 4,2 100,0 Fonte: Camera di commercio di Catanzaro Tab. 8 - Presenza del fenomeno della “burocrazia illegale” in provincia di Catanzaro secondo le imprese della provincia per settore (In %) Agricoltura Si No Ns/nr Totale 51,9 29,6 18,5 100,0 Manifatturiero Costruzioni 52,5 32,6 14,9 100,0 57,4 38,3 4,3 100,0 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 48,9 23,4 27,7 100,0 43,2 36,0 20,7 100,0 51,3 35,9 12,8 100,0 45,8 43,8 10,4 100,0 49,8 34,2 16,0 100,0 Fonte: Camera di commercio di Catanzaro FENOMENI ILLEGALI E SVILUPPO ECONOMICO Tab. 9 - Valore associato al concetto di legalità dalle imprese della provincia di Catanzaro per settore (In %) Agricoltura Rispetto delle leggi Libertà d’impresa Sviluppo sociale ed economico Sicurezza ed ordine pubblico Altro Totale 59,3 7,4 18,5 14,8 0,0 100,0 Manifatturiero Costruzioni 63,5 11,6 14,4 9,4 1,1 100,0 48,9 29,8 12,8 6,4 2,1 100,0 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 70,2 12,8 12,8 4,3 0,0 100,0 65,8 9,0 15,3 9,9 0,0 100,0 61,5 25,6 5,1 7,7 0,0 100,0 54,2 20,8 18,8 6,3 0,0 100,0 62,0 14,6 14,2 8,6 0,6 100,0 Fonte: Camera di commercio di Catanzaro Tab. 10 - Influenza del fenomeno criminale nell’economia del comune di localizzazione delle imprese della provincia di Catanzaro per settore (In %) Agricoltura Molto Abbastanza Poco Per nulla Ns/nr Totale 11,1 40,7 29,6 18,5 0,0 100,0 Manifatturiero Costruzioni 15,5 32,0 29,3 21,5 1,7 100,0 14,9 23,4 38,3 21,3 2,1 100,0 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 19,1 19,1 29,8 29,8 2,1 100,0 5,4 30,6 32,4 29,7 1,8 100,0 2,6 35,9 43,6 17,9 0,0 100,0 16,7 35,4 20,8 25,0 2,1 100,0 12,4 30,8 31,2 24,0 1,6 100,0 Fonte: Camera di commercio di Catanzaro Tab. 11 – Presenza di forme di illegalità (o prepotenza) che limitano la “normale” attività delle imprese della provincia di Catanzaro per settore (In %) Agricoltura Si, Spesso Si, talvolta Si, raramente No, mai Ns/nr Totale 3,7 11,1 18,5 63,0 3,7 100,0 Manifatturiero Costruzioni 6,6 6,6 19,3 67,4 0,0 100,0 6,4 6,4 14,9 72,3 0,0 100,0 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 10,6 0,0 14,9 74,5 0,0 100,0 0,9 9,9 14,4 73,9 0,9 100,0 5,1 0,0 17,9 76,9 0,0 100,0 6,3 12,5 12,5 66,7 2,1 100,0 5,4 7,0 16,6 70,4 0,6 100,0 Fonte: Camera di commercio di Catanzaro Tab. 12 - Azioni possono essere giustificate nel contesto locale secondo le imprese della provincia di Catanzaro per settore (In %)* Agricoltura Ritardo nei pagamenti Evasione parziale delle tasse Non pagare i fornitori Lavoro nero Evasione Totale delle tasse Altro Non osservare le norme di sicurezza Lavoro grigio Totale 40,7 29,6 11,1 14,8 11,1 22,2 7,4 14,8 100,0 Manifatturiero Costruzioni 45,3 17,1 18,2 17,7 14,9 12,7 11,0 3,3 100,0 42,6 17,0 27,7 23,4 19,1 6,4 8,5 2,1 100,0 * Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100. Fonte: Camera di commercio di Catanzaro 158 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 48,9 23,4 12,8 17,0 12,8 12,8 8,5 4,3 100,0 60,4 18,9 14,4 12,6 13,5 11,7 8,1 1,8 100,0 35,9 12,8 20,5 12,8 5,1 15,4 5,1 5,1 100,0 43,8 12,5 8,3 14,6 22,9 20,8 10,4 2,1 100,0 47,6 18,0 16,6 16,2 14,6 13,4 9,2 3,6 100,0 2.6 - Appendice statistica dell’indagine Tab. 13 - Importanza del fenomeno della criminalità in provincia di Catanzaro secondo le imprese per settore(In %) Agricoltura E’ determinante E’ molto importante E’ abbastanza importante E’ poco importante E’ praticamente inesistente Totale Manifatturiero Costruzioni 14,8 22,2 48,1 7,4 7,4 100,0 7,7 22,7 48,6 17,7 3,3 100,0 6,4 29,8 36,2 19,1 8,5 100,0 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 12,8 14,9 48,9 21,3 2,1 100,0 5,4 18,9 49,5 20,7 5,4 100,0 7,7 12,8 59,0 17,9 2,6 100,0 4,2 22,9 39,6 29,2 4,2 100,0 7,6 21,0 47,6 19,4 4,4 100,0 Fonte: Camera di commercio di Catanzaro Tab. 14 - Valutazione dell’incidenza dei fenomeni criminali sul totale della ricchezza prodotta in provincia (PIL) secondo le imprese per settore (In %) Agricoltura 22,6 Manifatturiero 18,1 Costruzioni 14,2 Turismo 15,8 Commercio 17,3 Trasporti 19,3 Terziario avanzato Totale 15,2 17,5 Fonte: Camera di commercio di Catanzaro Tab. 15 - Settori economici maggiormente interessati da racket, usura ed intimidazioni in provincia di Catanzaro secondo le imprese (In %)* Agricoltura Edilizia Lavori pubblici Commercio Turismo Trasporti Servizi alle imprese Manifatturiero Servizi alla persona Agricoltura Artigianato Totale Manifatturiero Costruzioni 40,7 63,0 33,3 14,8 3,7 3,7 3,7 7,4 3,7 0,0 100,0 56,9 51,9 30,9 8,3 7,2 2,2 4,4 1,1 1,1 1,7 100,0 55,3 42,6 46,8 4,3 2,1 2,1 6,4 0,0 6,4 6,4 100,0 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 53,2 34,0 36,2 14,9 10,6 6,4 4,3 6,4 6,4 0,0 100,0 57,7 48,6 23,4 13,5 10,8 7,2 2,7 4,5 1,8 1,8 100,0 59,0 48,7 35,9 10,3 10,3 2,6 2,6 0,0 2,6 0,0 100,0 62,5 39,6 31,3 10,4 4,2 8,3 4,2 4,2 0,0 2,1 100,0 56,4 47,8 31,8 10,4 7,6 4,4 4,0 2,8 2,4 1,8 100,0 Fonte: Camera di commercio di Catanzaro Tab. 16 - Principali effetti che la criminalità ha nello sviluppo economico della provincia di Catanzaro secondo le imprese per settore (In %) Agricoltura Manifatturiero Costruzioni Turismo Commercio Negativi contribuisce crescita concorrenza sleale Negativi impedisce crescita occupazione Negativi impedisce l’innovazione E’ ininfluente Altro Totale 40,7 25,9 18,5 14,8 0,0 100,0 38,1 35,9 15,5 10,5 0,0 100,0 29,8 21,3 25,5 23,4 0,0 100,0 34,0 31,9 25,5 8,5 0,0 100,0 38,7 31,5 17,1 10,8 1,8 100,0 Trasporti Terziario avanzato Totale 38,5 35,9 17,9 5,1 2,6 100,0 29,2 29,2 27,1 12,5 2,1 100,0 36,4 32,0 19,2 11,6 0,8 100,0 Fonte: Camera di commercio di Catanzaro Tab. 17 - Principali motivi che favoriscono la diffusione dell’illegalità in provincia di Catanzaro secondo le imprese per settore (In %)* Agricoltura Economia poco sviluppata Fattore culturale Poca rigidità delle Leggi Modesta presenza di attività innovative Presenza di extracomunitari non regolari Altro Totale 55,6 40,7 29,6 14,8 11,1 0,0 100,0 Manifatturiero Costruzioni 62,4 34,3 30,4 22,1 10,5 0,6 100,0 55,3 34,0 40,4 19,1 10,6 0,0 100,0 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 53,2 55,3 29,8 10,6 8,5 0,0 100,0 66,7 30,6 27,9 18,0 13,5 0,9 100,0 61,5 38,5 23,1 25,6 7,7 0,0 100,0 64,6 37,5 27,1 10,4 8,3 0,0 100,0 61,6 36,4 29,8 18,6 10,6 0,4 100,0 Tab. 18 - Comportamenti criminosi ritenuti più gravi dalle imprese della provincia di Catanzaro per settore (In %)* Agricoltura Estorsioni, usura Lesioni, percosse,minacce Furti e rapine per strada Incendi e danneggiamenti ritorsivi Violenze di gruppo e sessuali Totale 63,0 37,0 18,5 40,7 11,1 100,0 Manifatturiero Costruzioni 63,0 27,6 28,7 22,1 18,2 100,0 74,5 29,8 17,0 19,1 23,4 100,0 * Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100. Fonte: Camera di commercio di Catanzaro 159 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 70,2 25,5 25,5 17,0 19,1 100,0 62,2 32,4 27,9 22,5 14,4 100,0 51,3 43,6 12,8 33,3 20,5 100,0 72,9 29,2 12,5 20,8 20,8 100,0 64,6 30,6 23,8 23,2 18,0 100,0 2.6 - Appendice statistica dell’indagine Tab. 19 – Atti di criminalità ritenuti minacce reali dalle imprese della provincia di Catanzaro per settore (In %) Agricoltura Atti di vandalismo a danno di cose Minacce o intimidazioni Atti di vandalismo a danno di persone Altro Totale Manifatturiero Costruzioni 51,9 25,9 14,8 7,4 100,0 41,4 23,2 19,3 16,0 100,0 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 34,0 29,8 19,1 17,0 100,0 40,5 33,3 15,3 10,8 100,0 35,9 33,3 10,3 20,5 100,0 35,4 35,4 16,7 12,5 100,0 39,6 29,8 16,4 14,2 100,0 36,2 40,4 10,6 12,8 100,0 Fonte: Camera di commercio di Catanzaro LAVORO SOMMERSO ED ILLEGALITÀ Tab. 20 – Importanza del fenomeno del “lavoro sommerso” in provincia di Catanzaro secondo gli imprenditori per dimensione (In %) Agricoltura E’ determinante E’ molto importante E’ abbastanza importante E’ poco importante E’ praticamente inesistente Totale Manifatturiero Costruzioni 11,1 33,3 37,0 11,1 7,4 100,0 17,7 30,9 43,1 7,7 0,6 100,0 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 2,1 42,6 44,7 10,6 0,0 100,0 13,5 19,8 55,9 9,9 0,9 100,0 12,8 23,1 48,7 12,8 2,6 100,0 12,5 22,9 45,8 18,8 0,0 100,0 15,0 27,2 45,8 10,6 1,4 100,0 27,7 19,1 36,2 12,8 4,3 100,0 Fonte: Camera di commercio di Catanzaro Tab. 21 - Incidenza del “lavoro sommerso”, rispetto al lavoro ufficiale, nella provincia di Catanzaro secondo gli imprenditori per aettore (In %) Agricoltura Manifatturiero 25,3 Costruzioni 24,2 Turismo 27,4 Commercio 21,9 Trasporti 21,9 Terziario avanzato Totale 25,5 22,6 23,8 Fonte: Camera di commercio di Catanzaro Tab. 22 – Ricorso al “lavoro sommerso” nel 2012 nella provincia di Catanzaro secondo gli imprenditori per settore (In %) Agricoltura Molto aumentato Abbastanza aumentato Rimasto stazionario Abbastanza diminuito Molto diminuito Totale Manifatturiero Costruzioni 18,5 22,2 55,6 3,7 0,0 100,0 8,3 28,7 56,4 3,3 3,3 100,0 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 10,6 21,3 66,0 2,1 0,0 100,0 9,0 25,2 61,3 3,6 0,9 100,0 7,7 12,8 69,2 7,7 2,6 100,0 10,4 25,0 54,2 8,3 2,1 100,0 10,4 25,4 58,4 3,8 2,0 100,0 19,1 29,8 48,9 0,0 2,1 100,0 Fonte: Camera di commercio di Catanzaro Tab. 23 - Effetti che il “sommerso” rivela sulla competitività delle imprese della provincia di Catanzaro per settore (In %) Agricoltura Manifatturiero Costruzioni Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Negativi per la concorrenza sleale delle altre aziende Non ha nessun effetto rilevante Riduzione di quote di mercato Esclusione da segmenti di mercato Altro Totale 55,6 25,9 14,8 3,7 0,0 100,0 58,6 22,1 12,7 6,6 0,0 100,0 46,8 14,9 21,3 17,0 0,0 100,0 51,1 19,1 14,9 14,9 0,0 100,0 53,2 25,2 8,1 13,5 0,0 100,0 53,8 28,2 5,1 12,8 0,0 100,0 52,1 31,3 8,3 8,3 0,0 100,0 Totale 54,4 23,4 11,8 10,4 0,0 100,0 Fonte: Camera di commercio di Catanzaro Tab. 24 - Effetti che il “sommerso” rivela sullo sviluppo della provincia di Catanzaro secondo le imprese per settore (In %)* Agricoltura Manifatturiero Costruzioni Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Negativi impedisce incremento occupazione Negativi contribuisce a crescita concorrenza sleale Negativi impedisce crescita professionale E’ ininfluente Positivi consente redistribuzione redditi Positivi consente abbattere i costi Positivi sopperisce rigidità mercato del lavoro Totale 40,7 40,7 37,0 22,2 7,4 7,4 7,4 100,0 55,2 44,8 25,4 17,7 5,0 5,5 1,7 100,0 * Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100. Fonte: Camera di commercio di Catanzaro 160 46,8 40,4 34,0 14,9 10,6 0,0 2,1 100,0 44,7 36,2 38,3 21,3 2,1 2,1 4,3 100,0 50,5 40,5 33,3 18,0 6,3 3,6 0,9 100,0 61,5 41,0 41,0 10,3 0,0 0,0 2,6 100,0 58,3 35,4 29,2 25,0 4,2 0,0 2,1 100,0 Totale 52,4 41,2 31,4 18,2 5,2 3,4 2,2 100,0 2.6 - Appendice statistica dell’indagine Tab. 24 - Principali motivi che favoriscono la diffusione del lavoro "sommerso" in provincia di Catanzaro secondo gli imprenditori per settore (In %)* Agricoltura Manifatturiero Costruzioni Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Motivi fiscali Contenimento costi assunzione/licenziamenti Eccessiva rigidità delle Leggi sul lavoro Richieste specifiche del lavoratore Motivi legati alla sicurezza Possib. utilizzare manodopera solo quando serve Ambientali Possibilità utilizzare lavoratori extracom. non regolari Altro Totale 55,6 18,5 37,0 22,2 3,7 11,1 18,5 0,0 0,0 100,0 59,7 26,5 21,5 12,2 11,6 10,5 11,0 6,1 0,0 100,0 61,7 23,4 17,0 19,1 14,9 17,0 10,6 4,3 0,0 100,0 66,0 25,5 17,0 17,0 14,9 10,6 8,5 10,6 2,1 100,0 64,9 20,7 22,5 18,9 18,0 3,6 8,1 8,1 0,0 100,0 51,3 33,3 25,6 12,8 17,9 17,9 0,0 10,3 0,0 100,0 68,8 14,6 20,8 12,5 6,3 10,4 14,6 8,3 4,2 100,0 Totale 61,6 23,8 22,0 15,4 13,2 10,2 10,0 7,0 0,6 100,0 * Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100. Fonte: Camera di commercio di Catanzaro LE POLITICHE DI CONTRASTO Tab. 25 - Principali motivi che spingono gli individui a commettere azioni illegali secondo le imprese della provincia di Catanzaro per settore (In %)* Agricoltura Disoccupazione Bisogno economico L’ambiente sociale Brama di potere Avidità Spinta ad opporsi allo Stato Problemi psicologici Non sa / Non risponde Altro Totale 55,6 55,6 22,2 18,5 11,1 0,0 3,7 3,7 0,0 100,0 Manifatturiero Costruzioni 62,4 65,7 21,5 9,4 7,7 2,8 2,8 0,0 0,0 100,0 70,2 57,4 31,9 0,0 4,3 0,0 0,0 0,0 2,1 100,0 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 70,2 66,0 10,6 6,4 6,4 2,1 4,3 2,1 0,0 100,0 73,9 63,1 20,7 5,4 6,3 0,0 0,0 0,0 0,0 100,0 61,5 74,4 15,4 12,8 15,4 7,7 0,0 0,0 0,0 100,0 64,6 58,3 18,8 6,3 6,3 0,0 2,1 2,1 0,0 100,0 66,2 63,8 20,6 7,8 7,6 1,8 1,8 0,6 0,2 100,0 * Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100. Fonte: Camera di commercio di Catanzaro Tab. 26 – Principali motivi che spingono i cittadini a comportamenti omertosi secondo le imprese della provincia di Catanzaro per settore (In %)* Agricoltura Manifatt. Costruzioni Turismo Commercio Trasporti Terz. Av. Totale 59,3 40,7 37,0 22,2 3,7 0,0 7,4 100,0 55,8 39,2 36,5 35,4 5,0 1,7 0,6 100,0 59,6 44,7 34,0 25,5 6,4 2,1 2,1 100,0 70,2 55,3 25,5 27,7 2,1 0,0 0,0 100,0 62,2 39,6 34,2 30,6 3,6 3,6 1,8 100,0 38,5 28,2 43,6 43,6 5,1 2,6 2,6 100,0 66,7 35,4 37,5 41,7 0,0 2,1 0,0 100,0 58,8 40,2 35,4 33,2 4,0 2,0 1,4 100,0 Sfiducia nelle istituzioni Sfiducia nella politica Paura subire ritorsioni confr. di se stessi Paura subire ritors. confr. propria famiglia Indifferenza all’atto criminale Altro Ns/nr Totale * Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100. Fonte: Camera di commercio di Catanzaro Tab. 27 – Fattori ritenuti utili dalle imprese della provincia di Catanzaro per migliorare la sicurezza della città di appartenenza (In %)* Agricoltura Manifatturiero Costruzioni Maggiore presenza delle forze dell’ordine Maggiore senso civico Più utilizzo dei sistemi di videosorveglianza Potenziare l’illuminazione pubblica Maggiore associazionismo imprenditoriale Vigilanza privata Altro Ns/nr Totale 74,1 48,1 18,5 3,7 14,8 7,4 0,0 0,0 100,0 56,9 37,0 23,8 14,9 11,0 8,3 1,1 0,6 100,0 53,2 31,9 25,5 21,3 14,9 10,6 2,1 0,0 100,0 * Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100. Fonte: Camera di commercio di Catanzaro 161 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 68,1 42,6 19,1 17,0 10,6 12,8 0,0 0,0 100,0 57,7 45,9 26,1 10,8 7,2 8,1 0,0 0,0 100,0 41,0 51,3 30,8 17,9 15,4 2,6 0,0 2,6 100,0 54,2 47,9 20,8 4,2 16,7 10,4 4,2 0,0 100,0 57,2 41,8 24,0 13,4 11,6 8,6 1,0 0,4 100,0 2.6 - Appendice statistica dell’indagine Tab. 28 - Azioni ritiene utili per contrastare la diffusione del fenomeno della criminalità in provincia secondo gli imprenditori per dimensione (In %)* Agricoltura Incremento controllo del territorio Incremento rigidità delle Leggi Politiche per la coesione sociale Telefono anonimo Ns/nr Altro Totale 59,3 29,6 44,4 7,4 3,7 0,0 100,0 Manifatturiero Costruzioni 55,8 40,9 38,1 6,1 1,1 0,6 100,0 59,6 48,9 40,4 4,3 2,1 0,0 100,0 * Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100. Fonte: Camera di commercio di Catanzaro 162 Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato Totale 63,8 51,1 40,4 2,1 0,0 0,0 100,0 48,6 43,2 47,7 3,6 0,9 0,0 100,0 59,0 43,6 48,7 2,6 0,0 0,0 100,0 50,0 45,8 47,9 6,3 0,0 0,0 100,0 55,2 43,2 42,8 4,8 1,0 0,2 100,0 2.7 - Bibliografia 2.7 - BIBLIOGRAFIA - Abadie A., Diamond A., J. Hainmueller J., (2010) Synthetic control methods for comparative case studies: estimating the effect of California’s tobacco control program. Journal of the American Statistical Association. - Arbia G., Espa G. (1996) Statistica economica territoriale, Cedam Padova. - Ardizzi, G., Petraglia, C., Piacenza, M., Turati G. (2012) Measuring the underground economy with the currency demand approach: a reinterpretation of the methodology, with an application to Italy, WP 864, Banca d’Italia. - Argentiero, A., Bagella, M., Busato F. 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