Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della

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Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della
Gli effetti dei fenomeni illegali
sullo sviluppo economico
della provincia di Catanzaro
Il presente lavoro è stato realizzato dalla Camera di Commercio
di Catanzaro, in collaborazione con l’Istituto G. Tagliacarne.
Gruppo di lavoro Camera di Commercio di Catanzaro
Dott. Maurizio Ferrara, Segretario Generale
Dott.ssa Raffaella Gigliotti, Responsabile Servizio VI - Promozione
e Azienda Speciale
Gruppo di lavoro Istituto G. Tagliacarne
Dott. Paolo Cortese, Responsabile Osservatori Economici
Dott.ssa Roberta D’Arcangelo, Ricercatrice
Dott. Andrea Mazzitelli, Ricercatore
Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro
INDICE
Presentazione
Introduzione
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Sezione 1- legalità e sviluppo economico
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1.1
1.1.1
1.2
1.2.1
1.3
1.3.1
1.3.2
1.4
1.4.1
1.4.2
1.4.3
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1.5.2
1.5.3
1.5.4
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Vulnerabilità territoriale e attrattività dei fenomeni criminali
La vulnerabilità delle province
Una visione interdisciplinare
I meccanismi di interazione tra economia legale e illegale
Il quadro sociale ed economico di riferimento
Un terreno fertile
Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie
La criminalità in provincia di Catanzaro
I mutamenti degli assetti criminali che operano sul territorio
Delitti e criminalità secondo le fonti ufficiali
Gli indici di criminalità
La percezione dell’illegalità
Crisi, credito e burocrazia illegale
Fenomeni illegali e sviluppo economico
Lavoro sommerso e illegalità
Le politiche di contrasto
Sezione 2 - appendice
129
2.1
2.2
2.3
2.4
2.5
2.6
2.7
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Logica statistica e territorio
Metodologia: indicatori e indici di sintesi
Le fonti statistiche ufficiali
Le statistiche giudiziarie al 2011
Metodologia dell’indagine
Appendice statistica dell’indagine
Bibliografia
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Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro
Presentazione
Per la prima volta la Camera di Commercio di Catanzaro promuove e diffonde
uno studio sugli effetti dei fenomeni illegali sull’economia del proprio territorio
di competenza. E lo fa in collaborazione con l’associazione che, a livello nazionale,
nasce e cresce per contrastare tali fenomeni: Libera. Una scelta seria, responsabile,
importante, e tutto questo per diverse ragioni, che sinteticamente vorrei descrivere.
Seria, perché questa ricerca si differenzia da altri studi che indagano sul fenomeno
della criminalità organizzata, per la rigorosità del metodo scientifico utilizzato e
per la qualità dei dati impiegati nell’analisi. Una ricerca, questa, scrupolosissima
condotta con l’ormai consolidato partner dei nostri studi, l’Istituto Tagliacarne.
Responsabile, perché ciascuno per il proprio ruolo ha il dovere di intervenire con
gli strumenti e le iniziative che gli competono per arginare i fenomeni di illegalità,
non solo e non tanto perché sono di per sé deprecabili, ma soprattutto perché soffocano e deturpano il volto dell’economia sana, che con tanta dedizione, impegno e
bellezza si struttura anche in zone dove l’habitat non è sempre ideale.
Importante, perché il nostro obiettivo nell’offrire il frutto delle nostre ricerche, è di
fornire spunti e indirizzi strategici alle Istituzioni e agli attori che a vario titolo operano concretamente sul territorio, fornendo loro un quadro chiaro e preciso delle
criticità, ma anche indicazioni per possibili e praticabili soluzioni.
Parlare di illegalità genera sempre qualche ritrosia e perplessità, quasi si temesse
che nel conclamare lo stato delle “malattie” del nostro sistema sociale, politico ed
economico, se ne decretasse in qualche modo l’invincibilità. Noi - e molti come
noi - crediamo che la verità stia esattemente all’antipodo di questa posizione. È per
questo che abbiamo voluto scandagliare i fondali del tessuto connettivo catanzarese, scendendo nelle maglie più sottili e risalendo a quelle più evidenti. E dal viaggio
emerge che solo la conoscenza profonda e consapevole può portarci a comprendere
dinamiche ed elaborare stategie di risposta a fenomeni che, lo vogliamo ricordare e
rimarcare: “sono umani, terreni, e come tali hanno un inizio ed avranno anche una
fine”. Per dire questa verità abbiamo scelto di citare una delle figure che di più ha
dato alla lotta contro la criminalità organizzata, il giudice Giovanni Falcone. Tale
fine può essere decretata solamente dall’azione consapevole, responsabile e congiunta di noi tutti, attori della società civile e istituzionale, ciascuno per il proprio
insostituibile ruolo.
Noi, nel nostro piccolo, ci stiamo impegnando e stiamo cercando di seminare: questo anno che si avvia a concludersi ci ha visti realizzare azioni insistenti e di straordinaria qualità, come richiede il momento di straordinaria difficoltà. Azioni che
ci auguriamo abbiano un forte impatto sul sistema economico e sociale, e che già
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Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro
cominciano a dare i primi frutti. Parlo, in primis, del sostegno ai Confidi e all’incentivazione della loro diffusione sul territorio provinciale, per facilitare l’accesso al
credito “sano” da parte delle imprese; parlo della semplificazione della burocrazia e
assistenza alle imprese nei rapporti con la Pubblica Amministrazione; parlo dell’assistenza alle imprese “antimafia”, ad esempio per sporgere denuncia, ottenere la
certificazione antimafia e l’iscrizione nella “white list” della prefettura, accedere agli
incentivi pubblici per le imprese vittime, ottenere il rating di legalità, ecc.; e ancora,
parlo della promozione delle reti di impresa e dell’associazionismo; di consulenza
sulla normativa del lavoro, sull’accesso agli incentivi a sostegno dell’occupazione
giovanile, ecc., per favorire l’occupazione e l’emersione del lavoro irregolare; parlo
della formazione presso imprenditori e giovani per la diffusione di una cultura della
legalità imprenditoriale; parlo del sostegno alle imprese confiscate alla mafia, in
termini di assistenza tecnica, sviluppo delle competenze manageriali, internazionalizzazione, marketing, adempimenti burocratici, ecc.
Insomma, noi ci stiamo provando! Facciamolo assieme per riuscirci!
Paolo Abramo
Presidente Camera di Commercio
di Catanzaro
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Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro
INTRODUZIONE Il punto di vista da cui muove questo studio della CaLa posizione del Sistema
delle Camere di commercio
Gli obiettivi della ricerca
mera di Commercio di Catanzaro è lo stesso che ispira
tutte le attività del sistema camerale: tutelare e promuovere la libertà di impresa e di mercato, la trasparenza e la libera concorrenza tra aziende, senza alcun
condizionamento.
L’economia illegale (in tutte le sue svariate accezioni:
mercati illeciti, usura e racket, corruzione e burocrazia illegale, contraffazione, riciclaggio, lavoro nero,
ecc.) altera le regole dell’economia e distorce il mercato, svilendo il lavoro, mortificando gli investimenti,
distruggendo la proprietà intellettuale, ostacolando
il credito, intimidendo la libertà di impresa. La presenza di criminalità modifica insomma la struttura del
circuito economico, e comporta un allontanamento
strutturale dal modello di efficienza dell’economia di
mercato, pregiudicandone la possibilità di conseguire
l’“ottimo”.
L’obiettivo della ricerca è pertanto duplice: da un lato
esaminare i fattori di vulnerabilità del sistema socio-economico della provincia di Catanzaro, utilizzando
metodologie innovative ed esclusive, nonché gli indicatori macroeconomici “ufficiali”; dall’altro, attraverso una indagine svolta presso un campione di imprese
della provincia (500), esaminare la percezione dei fenomeni illegali, la loro presenza e pervasività sul contesto economico locale.
Promuovere lo studio dei fenomeni illegali, contribuire ad ampliare le conoscenze sul tema, anche da
prospettive originali, e favorire la circolazione di dati
e informazioni da fonti diverse, sono passi importanti
nell’ambito di una strategia più ampia di contrasto alla
criminalità e promozione della legalità che la Camera
di Commercio di Catanzaro porta avanti sul territorio
provinciale, insieme a numerosi altri soggetti del mondo istituzionale e del partenariato sociale.
Le azioni di contrasto volte a frenare la diffusione di
fenomeni criminali e l’adozione di strumenti di supporto alle imprese, specialmente nell’attuale situazione di crisi, costituiscono momento fondamentale sia
per proteggere gli operatori economici dai condizionamenti della pressione mafiosa, sia per ricondurre il
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Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro
mercato nell’alveo delle “normali” regole di concorrenza economica. Ciò è tanto più vero in quei territori, quale la provincia di Catanzaro, che più di altri
avrebbero bisogno di far leva sui propri fattori di competitività per superare le penalizzanti fragilità intrinseche del sistema produttivo, e che sono “ostaggio” di
un’illegalità diffusa, che trova peraltro terreno fertile
nella crisi economica.
Il presente Rapporto è strutturato in due sezioni: nella
prima vengono esaminate le condizioni di vulnerabilità della provincia rispetto alla criminalità organizzata
di stampo economico, nonché il sistema di concause
ed effetti della presenza criminale all’interno del circuito economico provinciale; nella seconda, si riportano le metodologie di calcolo degli indicatori, le fonti statistiche, le statistiche giudiziarie ufficiali, i dati
dell’indagine disaggregati per settore, la bibliografia di
riferimento.
Nella prima sezione, il primo capitolo analizza la vulnerabilità socio-economica delle province italiane e la
relativa attrattività rispetto ai fenomeni criminali. Il
focus su Catanzaro è stato realizzato confrontando la
provincia con gruppi di controllo, costituiti dalle provincie italiane più rappresentative a livello politico,
finanziario, economico, universitario e dell’innovazione. L’analisi condotta ha portato alla selezione di
specifici indicatori riguardanti la vulnerabilità delle
infrastrutture, delle imprese, delle famiglie e del territorio. In particolare, la vulnerabilità del territorio è
stata osservata utilizzando sia l’indice di criminalità
organizzata che i reati di natura ambientale, inerenti il
ciclo del cemento ed il ciclo dei rifiuti, variabili proxy
dell’emergere di una nuova tipologia di criminalità,
quella imprenditrice.
La ricerca si differenzia da altri studi che indagano sul
fenomeno della criminalità organizzata per la rigorosità del metodo scientifico utilizzato e per la qualità dei
dati impiegati nell’analisi, che soddisfano ai requisiti
di attendibilità e replicabilità. Il principale risultato
conseguito è che il processo di diffusione territoriale
della criminalità organizzata è trasversale a tutte le provincie italiane, anzi prevalica i confini amministrativi
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La struttura del Rapporto
Le mappe
di vulnerabilità e attrattività
dei fenomeni criminali
Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro
Il dibattito scientifico
su legalità e sviluppo
economico
perché è interprovinciale e interregionale: ciò consente
di definire l’“armatura mafiosa del territorio” e quindi
di individuare delle partizioni territoriali funzionali a
una migliore interpretazione della distribuzione lungo
la nostra Penisola dei gruppi criminali. Analizzando,
infatti, le mappe della vulnerabilità e dell’attrattività
della criminalità organizzata, si evince immediatamente che le aree a più alta vulnerabilità ed a più alta
attrattività sono le provincie della Calabria, segno evidente dell’ascesa prepotente della ‘ndrangheta negli
ultimi decenni. Escludendo le regioni meridionali, è
possibile osservare come la criminalità abbia risalito la
Penisola sia lungo la dorsale adriatica, per penetrare
economicamente nelle Marche ed in Emilia Romagna, sia attraversando l’Appennino centro-meridionale, per estendere i propri interessi nell’economia legale
in Umbria, bassa Toscana e Marche. Osservando le
nuove forme di criminalità legate al ciclo del cemento
e dei rifiuti e le aree del made in Italy, la mappa dell’attrattività della criminalità organizzata evidenzia come
la criminalità sia arrivata anche in Lombardia ed abbia
percorso tutta la dorsale adriatica fino a Trieste.
Al netto della criminalità organizzata, l’indice di sintesi della criminalità del territorio non mostra valori
elevati per la provincia di Catanzaro: il Capoluogo
calabrese non si segnala come fronte rilevante di nuovi reati criminali in ambito ambientale, al contrario
delle altre provincie della Calabria. Tuttavia, sebbene
Catanzaro non mostri elevati valori di attrattività per
la criminalità organizzata, gli indici devono essere interpretati con cautela. Occorre, infatti, affermare che
gli investimenti sono diminuiti negli ultimi anni e ciò
implica un minore interesse della criminalità organizzata. Inoltre, non è possibile escludere coinvolgimenti
tra imprese e criminalità che comportano, per le prime, tutele, vantaggi di mercato o, addirittura, immissione di risorse derivanti da proventi illegali finalizzate
al riciclo.
Attraverso un’ampia rassegna di fonti informative e
bibliografiche, nel secondo capitolo vengono delineati i principali profili di interazione tra criminalità
organizzata ed economia, con particolare riferimento
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Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro
ai processi di internazionalizzazione criminale, ai lavori pubblici, alle grandi opere (come ad es. la SalernoReggio Calabria), alle frodi finanziarie. Il tutto approfondendo la letteratura scientifica, i metodi di calcolo
e gli effetti sul circuito economico.
Il terzo capitolo del rapporto delinea il quadro sociale
ed economico di riferimento, evidenziandone in particolare gli elementi di fragilità, quelli che da un lato
rendono la provincia di Catanzaro terreno fertile per la
criminalità, dall’altro sono la migliore rappresentazione dei danni che la criminalità può arrecare ad un modello di sviluppo. È doveroso sottolineare come, nel
contesto regionale, Catanzaro presenti numerosi parametri per molti versi migliori rispetto alle altre province calabresi. In tale scenario, è difficile non associare
le difficoltà strutturali e congiunturali della provincia
con “la storica presenza della ‘ndrangheta in gran parte
della regione Calabria ed in tutti i suoi ambiti sociali,
economici, e politici”, come dimostrano le investigazioni e le analisi della Direzione Nazionale Antimafia
e i dati del Ministero dell’Interno, di cui è dato ampio
conto nel quarto capitolo.
Come nel resto della Calabria, anche nella provincia
di Catanzaro la criminalità si impone all’attenzione
tanto per i mercati illeciti che essa detiene (traffico di
stupefacenti in primis) e i delitti denunciati (negli ultimi anni si registrano comunque meno atti efferati ma
ancora molti “reati-spia”, in particolare racket e conseguenti attività intimidatorie, oltre a reati “sommersi”,
non catturati cioè dalle statistiche ufficiali), quanto
per un modus operandi tipico, che mira a esercitare sul
territorio un diffuso e capillare controllo delle attività
economiche, politiche e amministrative, creando pericolose contiguità con i ceti produttivi, le forze dell’ordine, la classe dirigente, gli apparati professionali, ecc.
Il controllo delle istituzioni e del tessuto produttivo da
parte della criminalità risponde, più che a motivazioni
economiche, soprattutto alla volontà di rendere ben
visibile alle comunità locali che il proprio dominio si
estende anche alla governance locale.
Il risultato, illustrato nel quinto capitolo, è un fenomeno criminoso che anche le imprese della provincia
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Modelli di interazione
e controllo del territorio
L’incidenza
dei fenomeni criminali
secondo le imprese della
provincia di Catanzaro
Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro
Assi di intervento per il
contrasto della criminalità
e la promozione della
legalità
Lo Sportello Legalità
di Catanzaro giudicano importante o addirittura determinante in circa il 75% delle interviste; secondo
gli stessi imprenditori la quota di illegalità nel circuito
economico provinciale si attesterebbe al 17,5% della
ricchezza prodotta in provincia.
Le pratiche estorsive e usurarie, spesso connesse a atti
minatori e vandalici, sono i comportamenti criminosi
ritenuti più gravi da circa due imprese su tre; sull’usura
in particolare le imprese non tacciono la “potenziale”
responsabilità di una Pubblica Amministrazione inefficiente, che paga in fortissimo ritardo (oltre 9 mesi)
i propri debiti alle imprese. Anche il lavoro sommerso è ritenuto un fenomeno diffuso dalla grande maggioranza delle imprese (88%), che inciderebbe per il
23,8% sul mercato del lavoro, giocando a sfavore della
concorrenzialità di mercato e di una crescita effettiva
dell’occupazione. Se disoccupazione e disagio economico sono tra i principali motivi che spingono gli
individui a commettere azioni illegali, secondo i due
terzi degli imprenditori intervistati, la sfiducia nelle
istituzioni e nella politica è per la maggior parte di essi
causa di comportamenti omertosi presso i cittadini.
Per contrastare l’illegalità, gli imprenditori evidenziano l’utilità di due assi d’intervento, tra loro complementari: da un lato l’approccio “repressivo”, e cioè
interventi delle forze dell’ordine, controllo del territorio e severità delle leggi, che agiscono sulla repressione
degli atti criminosi ma anche sul rafforzamento della
fiducia nelle istituzioni; dall’altro quello “preventivo”,
vale a dire politiche per la coesione sociale, promozione del senso civico e della cultura della legalità, che mirano soprattutto a sradicare la matrice socio-culturale
della criminalità. I risultati dell’indagine suggeriscono
inoltre specifici campi d’azione su cui la Camera di
Commercio può favorevolmente intervenire a sostegno delle imprese, anche attraverso il proprio Sportello Legalità, oltre alle iniziative ad ampio raggio messe
in campo dal Sistema Camerale per il contrasto della
criminalità. In particolare:
- sostegno ai Confidi e loro diffusione sul territorio
provinciale, per facilitare l’accesso al credito “sano” da
parte delle imprese;
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Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro
- semplificazione della burocrazia e assistenza alle imprese nei rapporti con la Pubblica Amministrazione;
- assistenza alle imprese “antimafia”, ad esempio per
sporgere denuncia, ottenere la certificazione antimafia
e l’iscrizione nella “white list” della prefettura, accedere agli incentivi pubblici per le imprese vittime, ottenere il rating di legalità, ecc.;
- promozione delle reti di impresa e dell’associazionismo;
- consulenza sulla normativa del lavoro, sull’accesso
agli incentivi a sostegno dell’occupazione giovanile,
ecc., per favorire l’occupazione e l’emersione del lavoro irregolare;
- formazione presso imprenditori e giovani per la diffusione di una cultura della legalità imprenditoriale;
- sostegno alle imprese confiscate alla mafia, in termini
di assistenza tecnica, sviluppo delle competenze manageriali, internazionalizzazione, marketing, adempimenti burocratici, ecc.
Nella provincia di Catanzaro, sono numerosi gli assi su
cui si potrebbe agire per favorire l’imprenditorialità e
ridurre le diseconomie esterne: la dotazione infrastrutturale; l’apertura ai mercati internazionali; l’offerta turistica; una maggiore integrazione delle filiere locali,
in un’ottica di rete; il circuito del credito e il costo del
denaro; le politiche per l’occupazione, soprattutto giovanile; le energie alternative; la semplificazione della
burocrazia, solo per citarne alcuni1.
Ma condicio sine qua non per attuare tali politiche in
modo efficace e rendere l’ambiente economico provinciale veramente attrattivo per le imprese è l’affermarsi di una cultura della legalità a tutto campo: una
Pubblica Amministrazione sana, lotta alla corruzione
e all’affarismo, denuncia e contrasto dei fenomeni
estorsivi e usurari, emersione del sommerso, appalti
puliti (si pensi ad esempio al caso dell’eolico calabre-
1 - Si veda anche Camera di Commercio di Catanzaro, Osservatorio Economico della provincia di Catanzaro 2013, a cura dell’Istituto G. Tagliacarne, giugno 2013.
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La legalità come leva per la
competitività
Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro
se), etc. Per questi motivi l’impegno della Camera di
commercio per la legalità acquista, oltre al valore civile
e morale, anche un importante valore economico per
le aziende, per le istituzioni, per la comunità, per il territorio tutto.
L’IMPEGNO DEL SISTEMA CAMERALE PER LA LEGALITÀ
Il presente studio, promosso dalla Camera di Commercio di Catanzaro e realizzato in
collaborazione con l’Istituto Guglielmo Tagliacarne, si colloca nell’ambito di una serie
di iniziative di ampio respiro che il Sistema camerale sta sviluppando sul territorio
italiano per diffondere la cultura della legalità, sostenere gli imprenditori esposti al
rischio di illegalità e favorire il ripristino di un corretto funzionamento del mercato.
Dalle prime esperienze avviate nel 2010, con la sottoscrizione del Protocollo d’intesa
contro la criminalità per la legalità, da parte di Unioncamere e quattro Camere di
Commercio “apripista” (una sorta di “patto” camerale per l’impegno congiunto contro ogni forma di criminalità, poi esteso ad altre CCIAA), l’impegno camerale per la
legalità ha oramai assunto una dimensione “di sistema”, nella convinzione che la costruzione di un mercato veramente libero, trasparente, regolato e competitivo richieda
l’impegno concreto e la collaborazione di tutte le istituzioni che operano sul territorio.
Questo percorso comune per l’affermazione di una cultura della legalità si è snodato
in altri passi decisivi:
- l’istituzione del Comitato Nazionale per la Legalità, guidato dal Presidente di Unioncamere e composto da 20 Presidenti delle Camere e da rappresentanti delle Amministrazioni centrali (Ministeri dell’Interno, della Giustizia, dello Sviluppo Economico,
Agenzia Nazionale per i beni confiscati, ABI);
- la sottoscrizione di un Protocollo d’intesa per la lotta alla criminalità tra Ministero
dell’Interno e Unioncamere, in rappresentanza dell’intero Sistema camerale;
- la sottoscrizione di Protocolli di intesa e accordi di partenariato tra Unioncamere
e importanti soggetti della società civile, tradizionalmente impegnati nella diffusione
della cultura della legalità, cui spesso si affiancano forme di collaborazione o accordi analoghi siglati dalle singole CCIAA o Unioni regionali; nel 2013 in particolare
Unioncamere ha sottoscritto i protocolli con l’associazione “Libera”, “Fondazione Antiusura Interesse Uomo” e “Transparency International Italia”.
Attraverso la rete di rapporti così creata sul territorio, sono stati avviati numerosi progetti e azioni congiunte a rilevanza nazionale, cui si aggiungono iniziative specifiche
messe in atto da singole Camere di Commercio, su diverse tematiche:
- collaborazioni con tutte le istituzioni preposte all’ordine pubblico e la sicurezza, Prefetture in primis, per favorire l’acquisizione e lo scambio di dati e informazioni attinenti ai fenomeni criminosi che colpiscono il sistema economico, attraverso strumenti di
analisi e mappatura del tessuto imprenditoriale messi a disposizione dal Registro delle
Imprese (in sinergia con Infocamere) e altre banche dati gestite dal Sistema camerale;
- attività di studio, monitoraggio e analisi, di tipo qualitativo e quantitativo, dei fe-
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Gli effetti dei fenomeni illegali sullo sviluppo economico della provincia di Catanzaro
nomeni legati all’economia sommersa e illegale e dei contesti territoriali a maggior
rischio di racket, usura e infiltrazioni criminali;
- collaborazione con l’Agenzia nazionale per i beni confiscati e l’associazione Libera
per fornire supporto alle attività di re-immissione sul mercato dei beni confiscati alle
mafie, in particolare attraverso un progetto pilota realizzato con tre Camere di commercio e finanziato da fondi europei;
- percorsi educativi e divulgativi rivolti alle imprese e al mondo giovanile e scolastico;
- promozione della “Giornata nazionale della trasparenza e della legalità”, la cui
prima edizione sarà celebrata nell’autunno 2013, diretta a comunicare l’impegno del
sistema camerale e dei suoi partner e lanciare nuove intese e proposte progettuali,
animando il Forum itinerante “Reti e progetti per la legalità”.
- la messa a punto, presso le Camere, di una rete di Sportelli della Legalità.
Per quanto riguarda nello specifico gli Sportelli della Legalità, ad oggi (ottobre 2013)
ne sono operativi circa una trentina in altrettante Camere di Commercio o Unioni
Regionali disseminate sul territorio italiano, e sono destinati ad aumentare anche grazie alle risorse messe a diposizione per questo progetto dal Fondo di Perequazione
camerale. Anche la Camera di Commercio di Catanzaro, nella primavera del 2013,
ha istituito in collaborazione con Libera il proprio Sportello della Legalità, denominato
“SOS Giustizia - Servizio di ascolto e assistenza agli imprenditori”. Gli Sportelli della
legalità costituiscono un momento di sinergia con altre realtà del mondo istituzionale
e del partenariato sociale presenti sul territorio (Prefetture, Forze del’Ordine, Libera,
gli sportelli SOS Giustizia della Fondazione Interesse Uomo, SOS Impresa, ecc) e
forniscono attività di supporto alle imprese che sono a rischio di cadere in situazioni
d’illegalità o che sono già state colpite. A seguito di una domanda di aiuto, lo sportello camerale, rappresentato da personale adeguatamente formato, può agire su più
livelli. Prima che l’impresa cada vittima dell’usura o di altre forme di illegalità, esso
può guidare l’impresa nell’accesso ai fondi previsti per far fronte alle emergenze o
agevolare l’accesso al micro credito; può inoltre favorire l’accesso all’assistenza legale
e garantire un sostegno psicologico adeguato. Quando l’impresa è caduta vittima
della criminalità economica, lo sportello può fornire supporto per l’accesso al fondo di
solidarietà per le vittime delle richieste estorsive, o per sporgere denuncia.
SOS
Giustizia
TA
ASCOL
GNA
ACCOMPA
DENUNCIA
SERVIZIO DI ASCOLTO
E DI ASSISTENZA
AGLI IMPRENDITORI
Sportello della Legalità
della Camera di Commercio
di Catanzaro
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SEZIONE 1
LEGALITÀ E SVILUPPO ECONOMICO
1.1 - Vulnerabilità territoriale e attrattività dei fenomeni criminali
1.1 - VULNERABILITÀ TERRITORIALE
E ATTRATTIVITÀ DEI FENOMENI CRIMINALI
1.1.1 - LA VULNERABILITÀ DELLE PROVINCE
Fenomeni criminali
e PIL reale
Come è noto, la criminalità, l’economia illegale ed
il sommerso sono fattori che, alterando le regole del
mercato, comportano perdite di efficienza all’interno
del circuito economico, impedendo ai sistemi produttivi di raggiungere il PIL potenziale, ovvero il risultato
massimo ottenibile con il pieno impiego dei fattori
produttivi a disposizione.
In via del tutto propedeutica alla lettura dell’intero
documento, il presente capitolo ha la finalità di analizzare la vulnerabilità e l’attrattività delle province
rispetto ai fenomeni criminali endogeni ed esogeni.
In particolare, attraverso la costruzione di matrici di
confronto (la cui metodologia di calcolo è riportata
in appendice, cap. 2.2 Indicatori e indici di sintesi),
sarà analizzata la vulnerabilità delle province italiane
rispetto a una serie di indicatori selezionati. Successivamente, il campo di osservazione si concentrerà sulla
definizione di quali siano le aree di maggiore attrattività economica per la criminalità organizzata, anche
per investimenti del tutto legali2.
I risultati ottenuti sono stati riportati in una matrice di
dati (matrice di vulnerabilità)3. Nelle righe sono state
collocate le province; nelle colonne sono state collo-
2 - Per un approfondimento sulle attività legali ascrivibili ad organizzazioni criminali si veda il capitolo 1.2.1 - I meccanismi di interazione tra economia legale ed illegale: una visione interdisciplinare.
3 - La costruzione della matrice di vulnerabilità è ancora in fase sperimentale così come la selezione
di alcuni indicatori è in via di definizione: ad esempio, nel presente lavoro non sono stati considerati:
1) gli indici relativi al riciclaggio del denaro ovvero alle operazioni finanziarie sospette; 2) gli indicatori relativi al fenomeno della corruzione (soprattutto negli appalti pubblici); 3) gli indicatori relativi
a turn-over “mafiosi” delle imprese, che presentano andamenti anti-economici, soprattutto quando si
analizza a livello provinciale il rapporto tra imprese nate e imprese fallite. Ciò ha garantito l’equi-rappresentatività degli indicatori per ciascuna provincia in modo tale da avere un tableau completo e
bilanciato.
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1.1.1 - La vulnerabilità delle province
cate le variabili delle unità statistiche, vale a direi diversi indicatori misurati per ogni provincia4. Il calcolo
dell’indice di vulnerabilità provinciale ha restituito la
mappa a livello nazionale, dopo aver suddiviso i valori
ottenuti per ciascuna provincia in quartili (cfr. Graf. 1).
Successivamente, è stato calcolato l’indice di sintesi di
vulnerabilità provinciale applicato a una matrice ridotta, in cui sono stati selezionati solo gli indicatori di
vulnerabilità economica5, al fine di evidenziare le aree
di attrattività della criminalità organizzata, ovvero le
province dove la criminalità imprenditoriale investe
legalmente (cfr. Graf. 2).
È bene ricordare che nell’analisi qui presentata sono
stati utilizzati solo indicatori elementari riguardanti
l’economia legale: non sono stati considerati indici
che potessero evidenziare l’emergere di fenomeni di
attività economica illegale. In tale ottica vanno osservate le due cartine dell’Italia, in particolare la mappa
relativa all’attrattività della criminalità organizzata: è
possibile che alcune aree denotino una bassa vulnerabilità, contrariamente a quanto accade se si analizzasse
il fenomeno economico da un punto di vista illegale.
Tuttavia, dall’analisi grafica emerge che progressivamente la criminalità organizzata sta penetrando nel
tessuto della società civile e nelle attività economiche
legali. Nessun territorio è esente da possibili infiltrazioni di gruppi mafiosi (sia italiani che stranieri): affermare che in un’area (specialmente quelle del Nord) è
presente una bassa vulnerabilità e/o attrattività signi-
Le mappe
di vulnerabilità
e attrattività
4 - Nella sua forma più comune, una matrice dei dati è una tabella contenente le informazioni disponibili relativamente ad un insieme di unità statistiche. In generale, se vengono osservati i valori di p
caratteri su un collettivo di n unità statistiche, la matrice dei dati, denotata X, sarà di dimensione n x
p. Ciascuna riga della matrice contiene le p informazioni relative ad una determinata unità statistica,mentre ciascuna colonna contiene le modalità assunte da un determinato carattere nelle diverse unità
statistiche. Il suo generico elemento xij rappresenta dunque la modalità che il j-esimo carattere assume
in corrispondenza della i-esima unità. Per ulteriori approfondimenti cfr. Rizzi A., Fraire M. (2011)
Analisi dei dati per il data mining, Carocci, Roma.
5 - Gli indicatori selezionati per la costruzione della mappa di attrattività della criminalità organizzata
sono di seguito rappresentati: 1) Indicatore di vulnerabilità criminale: a) Indice di reati del ciclo del cemento; b) Indice di reati del ciclo dei rifiuti; 2) Indice di vulnerabilità delle imprese: a) Sofferenze delle
imprese; b) Procedure concorsuali su totale imprese; c) Scioglimenti/Liquidazioni su totale imprese; 3)
Indice di vulnerabilità delle famiglie: a) Tasso di disoccupazione; b) Credito al consumo delle famiglie
pro-capite/patrimonio pro-capite; c) Sofferenze delle famiglie pro-capite.
17
1.1 - Vulnerabilità territoriale e attrattività dei fenomeni criminali
Fenomeni criminali
e contiguità territoriale
Le “dorsali” italiane
della criminalità
fica che l’introduzione della criminalità organizzata
all’interno del tessuto imprenditoriale e sociale è solo
parziale.
Analizzando le mappe della vulnerabilità e dell’attrattività della criminalità organizzata, si evince immediatamente che le aree a più alta vulnerabilità ed a più
alta attrattività sono le province della Calabria, segno
evidente dell’ascesa prepotente della ‘ndrangheta negli
ultimi decenni. In particolare, si rileva che le province
a maggiore intensità criminale sono Crotone e Vibo
Valentia, province che si sono staccate amministrativamente da Catanzaro solo nel 1992. Il risultato conseguito non deve sorprendere, dato che le suddivisioni
amministrative non riflettono le vere partizioni economiche (e sociali) del territorio oltre che le dinamiche imprenditoriali, trasversali tra le aree confinanti.
Catanzaro, ponendosi tra le due province, ne garantisce la contiguità territoriale. In generale, escludendo
Sardegna e Sicilia, il cui punto di contatto con la Penisola è costituito dall’asse Messina-Reggio Calabria, la
criminalità organizzata è fortemente radicata in Calabria e Campania, le cui province presentano i più alti
valori sia come vulnerabilità del territorio che come
attrattività per le organizzazioni criminali (cfr. Tabb
1-2). Tali aree rappresentano i poli per eccellenza della
criminalità: da esse si diramano importanti direttrici
per la diffusione della stessa, specialmente nella zona
del Basso Sannio, fino al Tavoliere pugliese.
La criminalità risale la Penisola lungo la dorsale adriatica (Campobasso, Pescara e Teramo) per penetrare
economicamente sia nelle Marche (Ancona e Ascoli
Piceno), sia in Emilia Romagna (Rimini), sia attraversando l’Appennino centro-meridionale per estendere
i propri interessi nell’economia legale nel basso Lazio,
in Umbria e in bassa Toscana.
Se la mappa della vulnerabilità è omogenea per le province del Mezzogiorno a causa dell’elevato tasso di
criminalità organizzata rispetto al resto dell’Italia (sebbene negli ultimi anni i reati violenti e criminali siano
diminuiti al Sud), la mappa dell’attrattività mostra
una geografia del fenomeno differente. Analizzando le
nuove forme di criminalità legate al ciclo del cemen-
18
1.1.1 - La vulnerabilità delle province
19
1.1 - Vulnerabilità territoriale e attrattività dei fenomeni criminali
Infrastrutture e criminalità
to e dei rifiuti e le aree del made in Italy, dove le imprese una volta fiorenti oggi sono in crisi, tale mappa
denota come l’imprenditorialità criminale (anche di
origine straniera) oltre che in Umbria, Marche e Toscana sia arrivata in Lombardia ed abbia percorso tutta
la dorsale adriatica fino a Trieste, nuovo polo emergente insieme a Gorizia delle infiltrazioni in campo
economico da parte dei gruppi criminali. Il processo
di penetrazione al Nord procede a velocità alternata
e inizialmente riguarda quei settori e quelle attività,
localizzate in province strategiche dal punto di vista
della dotazione infrastrutturale e turistica, in cui è
più facile riciclare il denaro attraverso investimenti
immobiliari. Ciò spiega perché nell’alto Tirreno si segnalano come nuovi possibili centri della criminalità
organizzata le province di Livorno, La Spezia e Imperia e le aree a esse limitrofe (in particolare le province
di Lucca e Grosseto), tutte dotate, oltre che di importanti infrastrutture portuali, di strutture ricettive e di
ristorazione, oggetto di acquisizione e investimento
nell’ultimo decennio da parte della criminalità organizzata, soprattutto dell’est Europa. Analogo discorso
vale per la dorsale adriatica marchigiana e romagnola
fino a giungere al polo di Trieste, cruciale snodo ferroviario e marittimo, fulcro di una nuova mitteleuropa
di matrice criminale e di scambi terra-mare tra i mercati dell’Europa centro-orientale e dell’Asia.
Restringendo l’analisi solo ad alcune province rappresentative dei fenomeni sociali, culturali ed economici,
classificate in nove gruppi di controllo, si è confrontata la vulnerabilità e l’attrattività (rispetto ai fenomeni
criminali) di Catanzaro con le province appartenenti
a ciascun cluster selezionato. Nella scelta delle singole
province da classificare in ciascun gruppo di controllo
si è operato nel seguente modo: 1) la provincia individuata è stata inserita nel gruppo di controllo in cui
risulta maggiormente rappresentativa; 2) ogni provincia non può appartenere a due o più gruppi di controllo. In tal senso, le province di Perugia e Ancona
sono state inserite nel cluster delle PMI del made in
Italy per le loro dinamiche economiche, sebbene potevano essere inserite tra le province interessate dalla
20
1.1.1 - La vulnerabilità delle province
Tab.1 - Classifica delle province più vulnerabili: partizioni funzionali del territorio e direttrici di vulnerabilità
Ranking Province
1
2
3
4
Crotone
Vibo Valentia
Reggio
Calabria
Cosenza
5
Benevento
6
Avellino
7
Matera
8
Potenza
9
Nuoro
10
Campobasso
11
Isernia
12
Rieti
13
Taranto
14
Latina
15
Foggia
16
Salerno
17
L'Aquila
18
19
20
Catanzaro
Lecce
Imperia**
21
Enna
22
23
Prato
Palermo
Province Confinanti
Cosenza, Catanzaro
Reggio Calabria, Catanzaro
Vibo Valentia, Catanzaro,
Messina*
Catanzaro, Potenza, Matera
Avellino, Caserta*, Napoli,
Campobasso,
Isernia,
Foggia
Benevento, Napoli, Salerno,
Potenza, Foggia
Potenza, Cosenza, Taranto,
Bari
Matera, Cosenza, Avellino,
Salerno
Sassari, Cagliari*, Oristano*
Isernia,
Benevento,
Caserta*, Foggia
Campobasso,
L'Aquila,
Caserta*, Frosinone*
L'Aquila, Teramo, Perugia,
Terni*
Bari,
Lecce,
Brindisi*,
Matera
Valore
Quartile
Regioni confinanti
Direttrice vulnerabilità
Calabria
Calabria
Dorsale Mar Ionio - Mar Tirreno
Dorsale Mar Ionio - Mar Tirreno
Calabria, Sicilia
Dorsale Mar Ionio - Mar Tirreno
Calabria, Basilicata
Dorsale Appennino meridionale
Campania, Molise, Puglia
Area del Basso Sannio
Campania,
Puglia
Area del Basso Sannio
Basilicata,
Basilicata, Calabria, Puglia
Basilicata,
Campania
Calabria,
183,3
182,6
177,3
167,3
Area del Basso Sannio
164,2
Area del Basso Sannio
Sardegna
Dorsale centro-orientale
Sardegna
Molise, Campania, Puglia
Area Alto Sannio
Molise,
Campania, Lazio
Area Alto Sannio
Abruzzo,
227,0
195,9
della
Dorsale Appennino Abruzzese Appennino Umbro
Puglia, Basilicata
Direttrice Salento - Murgia
Frosinone*, Caserta*
Lazio, Campania
Bari, Potenza, Avellino,
Benevento, Campobasso
Direttrice
Agro
Pontino
Appennino Abruzzese - Sannio
Puglia,
Basilicata,
Direttrice Tavoliere - Basso Sannio
Campania, Molise
Direttrice Costiera Amalfitana Campania, Basilicata
Basso Sannio
Dorsale Appennino Abruzzese Abruzzo, Lazio, Molise
Mar Adriatico
Pescara*,
Teramo,
Frosinone*, Rieti, Isernia
Vibo Valentia, Crotone,
Cosenza, Reggio Calabria
Taranto, Brindisi*
Palermo,
Catania*,
Caltanissetta, Messina*
Calabria
Dorsale Mar Ionio - Mar Tirreno
Puglia
Liguria
Salento
Riviera di Ponente
160,7
145,2
Lazio, Abruzzo, Umbria
Napoli, Avellino, Potenza
163,3
-
Sicilia
Sicilia
Pistoia***
Toscana
Enna,
Agrigento*,
Caltanissetta*, Messina*,
Trapani*
Direttrice Piana Firenze - Prato Pistoia
Sicilia
Sicilia
144,3
142,9
141,0
140,0
139,8
138,6
137,2
132,2
131,4
130,1
126,6
126,0
125,7
Direttrice Golfo dell'Asinara Nuoro, Oristano*
Sardegna
Dorsale centro - orientale della
24
Sassari
Sardegna
123,7
Umbria, Lazio,
Marche, Dorsale Appennino Umbro Terni*, Rieti, Ascoli Piceno*,
Toscana
Marchigiano
123,7
Macerata*, Siena*
25
Perugia
L'Aquila, Pescara*, Rieti,
Dorsale Mar Adriatico Appennino
Abruzzo, Lazio, Marche
26
Teramo
Ascoli Piceno
Centro - Meridionale
121,9
Caserta*,
Avellino,
Direttrice Mar Tirreno - Basso
Campania
27
Napoli
Benevento, Salerno
Sannio
121,7
Brindisi*, Foggia, Taranto,
Direttrice Basso Sannio - Murgia Puglia, Basilicata
Salento
121,6
28
Bari
Matera, Potenza
* Per la contiguità territoriale sono state inserite alcune province la cui vulnerabilità è medio-alta. Ciò si è reso necessario per definire
meglio sia le traiettorie spaziali della vulnerabilità che per costruire delle partizioni funzionali del territorio
** Imperia non confina con alcuna provincia che presenta una vulnerabilià almeno medio-alta. Tuttavia la sua collocazione geografica è di
notevole importanza perché al confine con la Francia sulla direttrice per Marsiglia, importante centro della criminalità organizzata francese
*** Pistoia presenta una vulnerabilità medio-bassa. E' stata inserita perché presenta infiltrazioni della criminalità organizzata simili a quelle
di Prato
In rosso sono evidenziate le province che risultano essere le più vulnerabili ma non contemporaneamente le più attrattive per la criminalità
organizzata. Al contrario, le altre province sono sia le più vulnerabili che le più attrattive per la criminalità organizzata.
Fonte: Elaborazione Tagliacarne (2013)
21
1.1 - Vulnerabilità territoriale e attrattività dei fenomeni criminali
Tab. 2 - Classifica delle province più attrattive per la criminalità organizzata: partizioni funzionali del territorio e
direttrici di vulnerabilità
Valore
Ranking Province
Province Confinanti
Regioni confinanti
Direttrice vulnerabilità
Quartile
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
Vibo Valentia
Napoli
Reggio Calabria,
Caserta*,
Avellino,
Benevento, Salerno
Vibo Valentia, Messina*
Calabria
Campania
Cosenza
Benevento,
Napoli,
Salerno, Potenza, Foggia*
Calabria, Sicilia
Emilia Romagna
Calabria
Campania,
Basilicata,
Puglia
Prato
Pistoia***, Firenze*
Toscana
Latina
Roma,
Caserta*
Lazio, Campania
Reggio Calabria
Rimini
Crotone
Avellino
Livorno
Gorizia
Siracusa
Bari
Frosinone*,
Trieste*
Catania*
Brindisi*,
Foggia*,
Taranto, Matera*, Potenza
Toscana
Friuli Venenzia Giulia
Sicilia
Puglia, Basilicata
Ancona
Perugia
Perugia
Terni,
Ascoli
Ancona, Siena
Salerno
Napoli, Avellino, Potenza
Campania, Basilicata
Terni
Perugia, Siena*
Avellino, Caserta*, Napoli,
Campobasso*, Foggia*
Umbria, Toscana
Potenza
Calabria
Benevento
Cosenza
Marche, Umbria
Piceno,
Umbria,
Toscana
Marche,
Campania, Molise, Puglia
Sardegna
Cagliari
Roma
Latina,
L'Aquila*
Frosinone*,
Taranto
Bari, Brinidisi*, Matera*
Puglia, Basilicata
La Spezia
Massa-Carrara*, Lucca*
Matera*,
Cosenza,
Avellino, Salerno
Toscana
Basilicata,
Campania
Liguria
Lazio, Abruzzo
Calabria,
Dorsale Mar Ionio - Mar Tirreno
Direttrice Mar Tirreno - Basso
Sannio
Dorsale Mar Ionio - Mar Tirreno
Dorsale Mar Adriatico
Dorsale Mar Ionio - Mar Tirreno
Area del Basso Sannio
Direttrice Piana Firenze - Prato Pistoia
Direttrice
Litorale
romano,
Litorale pontino - Garigliano Sannio
Dorsale Nord Tirreno
Dorsale Altopiano Carsico
Sicilia orientale
Direttrice Basso Sannio - Murgia Salento
Dorsale Appennino Umbro Marchigiano - Mar Adriatico
Dorsale Appennino Umbro Marchigiano - Mar Adriatico
Direttrice Costiera Amalfitana Basso Sannio
Dorsale Appennino Umbro
Area del Basso Sannio
Dorsale Appennino meridionale Mar Ionio - Mar Tirreno
Sardegna Meridionale
Direttrice
Litorale
romano,
Litorale pontino - Appennino
Abruzzese
Direttrice Basso Sannio - Murgia Salento
Dorsale Appennino Tosco - Ligure
199,2
172,9
161,1
137,7
134,6
133,6
132,8
131,9
130,8
130,0
127,3
125,3
123,6
119,0
117,7
117,4
117,2
117,1
115,3
115,1
114,5
111,9
Area del Basso Sannio
109,6
Riviera di Ponente
107,6
L'Aquila*, Pescara*, Ascoli
Dorsale Mar Adriatico Appennino
Teramo
Abruzzo, Marche
25
Piceno
Centro - Meridionale
107,5
Dorsale Appennino Umbro Ascoli Piceno
Teramo, Perugia
Marche, Abruzzo, Umbria
26
Marchigiano - Mar Adriatico
106,6
Sicilia
Sicilia Settentrionale
106,4
27
Palermo
Messina*, Trapani*
Direttrice Golfo dell'Asinara Sassari
Nuoro*
Sardegna
Dorsale centro - orientale della
28
Sardegna
105,7
* Per la contiguità territoriale sono state inserite alcune province la cui vulnerabilità è medio-alta. Ciò si è reso necessario per definire
meglio sia le traiettorie spaziali della vulnerabilità che per costruire delle partizioni funzionali del territorio
** Imperia non confina con alcuna provincia che presenta una vulnerabilià almeno medio-alta. Tuttavia la sua collocazione geografica è di
notevole importanza perché al confine con la Francia sulla direttrice per Marsiglia, importante centro della criminalità organizzata francese
*** Pistoia presenta una vulnerabilità medio-bassa. E' stata inserita perché presenta infiltrazioni della criminalità organizzata simili a quelle
di Prato
In rosso sono evidenziate le province che risultano essere le più attrattive per la criminalità organizzata ma non contemporaneamente le più
vulnerabili. Al contrario, le altre province sono sia le più attrattive per la criminalità organizzata che le più vulnerabili
23
24
Potenza
Imperia**
Fonte: Elaborazione Tagliacarne (2013)
22
1.1.1 - La vulnerabilità delle province
ricostruzione post-terremoto (avvenuto in Umbria e
nella Marche nel 1997). Parimenti, L’Aquila è stata inserita nel gruppo di controllo inerente la ricostruzione
post-terremoto, data la gravità del fenomeno occorso
e tutto ciò che ne è scaturito a livello di scandali sugli appalti pubblici per la ricostruzione di importanti
comuni della provincia, compreso il capoluogo della
regione. L’Aquila per la sua università e per gli eccellenti centri di ricerca che le gravitano attorno, sebbene
ora in declino, poteva essere inserita nel cluster delle
province dell’innovazione (e dell’università) del Sud
Italia.
Di seguito lo schema di classificazione delle province e
dei gruppi di controllo:
- Capoluoghi del Sud e Isole: Bari, Cagliari, Napoli,
Palermo, Potenza.
- Le capitali politiche ed economiche: Milano, Roma.
- Industria del Nord: Genova, Torino, Venezia.
- Ricostruzione post-terremoto: Campobasso, Ferrara, L’Aquila, Modena.
- PMI del made in Italy: Ancona, Bologna, Firenze,
Perugia.
- PMI del Nord-Est: Forli-Cesena, Treviso, Udine,
Verona.
- Le province dell’innovazione (e dell’università) del
Nord: Padova, Parma, Pavia, Trento, Trieste.
- Le province dell’innovazione (e dell’università) del
Centro: Pisa, Siena.
- Le province dell’innovazione (e dell’università) del
Sud: Catania, Cosenza.
Per costruzione il valore massimo che possono assumere i singoli indicatori elementari e i relativi indici
di sintesi è pari a 100. Un indice di vulnerabilità e/o
attrattività provinciale pari a 100 implica che la provincia è totalmente vulnerabile e/o completamente
attrattiva per la criminalità organizzata. Nessuna delle province analizzate presenta un valore degli indici
di sintesi pari a 100. Catanzaro non evidenzia il più
alto valore dell’indice di vulnerabilità finale, sebbene
sia superiore a quello nazionale. Altre province si segnalano per elevati valori dell’indice di vulnerabilità:
in primis Napoli e Cosenza seguite da Campobasso e
23
I cluster di confronto
I Gruppi di controllo
1.1 - Vulnerabilità territoriale e attrattività dei fenomeni criminali
L’Aquila, tra quelle selezionate nei gruppi di controllo. Come già rimarcato, Catanzaro è il trait-d’union
tra le province di Crotone e Vibo Valentia, le più vulnerabili d’Italia. Tuttavia, analizzando i singoli indicatori, Catanzaro evidenzia un’elevata vulnerabilità
soprattutto a livello sociale e culturale come è testimoniato dai valori conseguiti per l’indice di dotazione delle infrastrutture culturali (indice pari 48,6; cfr.
Tab. 3); per l’indice di criminalità organizzata (indice
pari a 46,8; cfr. Tab. 4);per il tasso di disoccupazione
sia generale (indice pari a 73,7; cfr. Tab. 6) che giovanile (indice pari a 63,2; cfr. Tab. 6) e per l’indice del
credito al consumo delle famiglie (indice pari a 82,7;
cfr. Tab. 6). Dal punto dell’education e della formazione delle competenze, il cui iniziale investimento
produce reddito in futuro, Catanzaro mostra un’alta
vulnerabilità soprattutto per la quota di persone impiegate nel settore della cultura (indice pari a 75,4; cfr.
Tab. 6). In definitiva, tra i quattro macro-indicatori
di vulnerabilità provinciale, quello che mostra i valori
più elevati è proprio l’indicatore di vulnerabilità delle
famiglie (indice pari a 51,8, cfr. Tab. 6), inferiore solo
ai valori delle province di Potenza, Cosenza e Campobasso (cfr. Grafico 3).
Al netto della criminalità organizzata, l’indice di sintesi della criminalità del territorio non mostra valori
elevati (cfr. Tab. 8): Catanzaro non si segnala come
fronte di nuovi reati criminali in ambito ambientale, al contrario delle altre province della Calabria (cfr.
Grafico 4). In generale, Catanzaro non mostra elevati
valori di attrattività per la criminalità organizzata, ovvero gli indici di attrattività rilevano valori al di sotto della media nazionale (cfr. Graf. 4). Tuttavia, i dati
vanno letti in relazione anche al territorio in cui vengono rilevati. Valori non eccessivamente alti per gli
indicatori di vulnerabilità delle imprese, in particolare
6 - Si ricorda che gli indicatori selezionati per la costruzione della mappa di attrattività della criminalità organizzata sono i seguenti: 1) Indicatore di vulnerabilità criminale: a) Indice di reati del ciclo
del cemento; b) Indice di reati del ciclo dei rifiuti; 2) Indice di vulnerabilità delle imprese: a) Sofferenze
delle imprese; b) Procedure concorsuali su totale imprese; c) Scioglimenti/Liquidazioni su totale imprese; 3) Indice di vulnerabilità delle famiglie: a) Tasso di disoccupazione; b) Credito al consumo delle
famiglie pro-capite/patrimonio pro-capite; c) Sofferenze delle famiglie pro-capite.
24
1.1.1 - La vulnerabilità delle province
per quelli inerenti le sofferenze, gli scioglimenti e le
procedure concorsuali non devono essere necessariamente interpretati come virtuosità imprenditoriale di
Catanzaro. Se è vero che nella provincia di Catanzaro esistono imprenditori capaci, competenti e onesti,
che sanno “fare impresa”, dall’altra parte è pur vero
che gli investimenti sono diminuiti negli ultimi anni
(si consideri che gli impieghi medi per impresa presentano valori modesti) e quindi è diminuita anche la
probabilità di fallire e/o di entrare in sofferenza. Ciò
potrebbe implicare un minore interesse della criminalità organizzata verso quelle aree meno attrattive economicamente perché poco redditive. Al tempo stesso
però, è possibile, osservando l’indicatore di criminalità organizzata, che le imprese siano gestite dai gruppi
criminali direttamente o indirettamente mediante la
complicità degli imprenditori “onesti” che traggono
da tale collusione con la criminalità, i propri vantaggi
economici. In tal modo le imprese vengono “aiutate”
con immissioni di denaro, derivante da proventi illegali, che deve essere riciclato.
A conferma di alcuni risultati conseguiti con l’analisi
di vulnerabilità e attrattività della criminalità organizzata per la provincia di Catanzaro, si riportano brevemente i dati di sintesi relativi alle operazioni svolte nel
2012 dai Reparti della Guardia di Finanza in Calabria.
Nel corso del 2012, ultimo anno di rilevazione, è proseguita incessante l’attività di contrasto alla criminalità organizzata e alla sua strategica infiltrazione nel tessuto economico, realizzata mediante la partecipazione
ad iniziative imprenditoriali del settore privato come
di quello a partecipazione pubblica, resa possibile dalle ingenti risorse finanziarie provenienti dai traffici
illeciti. Ciò consente alle organizzazioni criminali di
penetrare e occupare interi settori economici. Il dato
più rilevante di questa azione di contrasto contro la
criminalità organizzata è quello di un apparente disinvestimento dei beni e delle imprese della ‘ndrangheta:
l’individuazione degli effettivi titolari di attività e di
beni intestati a insospettabili prestanome ha permesso di sottrarre alla ‘ndrangheta una quota significativa del mercato dei beni e servizi, nonché patrimoni
25
L’indice di sintesi
di vulnerabilità
e attrattività
Criminalità organizzata
e imprese
1.1 - Vulnerabilità territoriale e attrattività dei fenomeni criminali
immobiliari cospicui in Calabria e in altre regioni del
Paese. Analogamente, l’attività di contrasto al riciclaggio di denaro ha visto i finanzieri impegnati nell’approfondimento delle segnalazioni di operazioni finanziarie sospette, provenienti dall’Unità di Informazione
Finanziaria, nonché nell’analisi dei flussi finanziari,
dopo la scoperta dei casi più rilevanti di evasione fiscale, di indebita percezione di finanziamenti pubblici,
di usura, bancarotta e di tutti i reati di natura o con
finalità economica, allo scopo di intercettare le operazioni di “ripulitura” del denaro proveniente da reato e
di reimpiego nei circuiti dell’economia legale.
ALCUNI “NUMERI” DEL 2012
Ammontano a 422 milioni di euro i beni posti sotto sequestro dalla Guardia di Finanza di Catanzaro nell’ambito delle attività di contrasto alla criminalità organizzata
portata avanti nel corso del 2012; l’ammontare accertato delle operazioni finanziarie
sospette, compiute tramite il ricorso al contante, è di circa 4 milioni di euro. Tale
somma rappresenta circa il 40% delle operazioni sospette effettuate tramite il ricorso
al contante in tutta la Calabria7. Ammontano a 18 milioni di euro, infine, le indebite
concessioni di finanziamenti comunitari, nazionali ed europei accertate dalla Guardia
di Finanza di Catanzaro nel corso del 2012. In tal senso, sono state bloccate indebite
contribuzioni per oltre 6 milioni di euro ed eseguiti sequestri per equivalente per oltre
2 milioni. Parimenti, nell’ambito delle attività della Guardia di Finanza del Capoluogo
calabrese contro la criminalità organizzata si inseriscono anche gli accertamenti per
danni erariali che ammontano a circa 80 milioni di euro.
7 - L’intensità del ricorso al contante come mezzo di pagamento rimane eterogenea nel territorio
nazionale: in particolare, il valore registrato nella media dell’Italia meridionale e insulare continua a
essere superiore a quello registrato, sempre in media, nel resto d’Italia. Questo dato riflette soprattutto
il diverso livello di “finanziarizzazione” delle varie aree geografiche del paese; recenti evidenze disponibili in letteratura suggeriscono che l’incidenza dell’economia sommersa fiscale e criminale regolata attraverso un massiccio ricorso al contante assume valori di rilievo su tutto il territorio nazionale.
Per ulteriori approfondimenti cfr. U.I.F. (2012) Rapporto annuale 2011, Banca d’Italia-U.I.F. (Unità
d’informazione finanziaria), maggio.
26
1.1.1 - La vulnerabilità delle province
Tab. 3 - Indicatore di vulnerabilità infrastrutturale
Provincie e cluster
PROVINCIA OSSERVATA
CATANZARO
CAPOLUOGHI DEL SUD E ISOLE
BARI
CAGLIARI
NAPOLI
PALERMO
POTENZA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
LE CAPITALI POLITICHE ED ECONOMICHE
MILANO
ROMA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
INDUSTRIA DEL NORD
GENOVA
TORINO
VENEZIA
MEDIA (GEOMETRICA ) CLUSTER
RICOSTRUZIONE POST TERREMOTO
CAMPOBASSO
FERRARA
L'AQUILA
MODENA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
PMI DEL MADE IN ITALY
ANCONA
BOLOGNA
FIRENZE
PERUGIA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
PMI DEL NORD-EST
FORLI-CESENA
TREVISO
UDINE
VERONA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL NORD
PADOVA
PARMA
PAVIA
TRENTO
TRIESTE
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL CENTRO
PISA
SIENA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL SUD
CATANIA
COSENZA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
ITALIA
Dotazione
infrastrutture di
trasporto
Dotazione
infrastrutture servizi
alle imprese
Dotazione banda
larga
Dotazione
infrastrutture
culturali
Indice di sintesi di
vulnerabilità
infrastrutturale
20,4
28,9
21,7
48,6
28,1
22,6
33,2
15,2
17,9
60,3
26,2
18,5
29,7
15,0
22,0
43,8
24,0
11,7
23,2
6,8
13,0
12,4
21,3
17,9
10,8
32,4
40,2
22,2
17,9
25,3
11,4
20,2
47,4
20,4
20,0
9,3
13,7
7,3
9,8
8,4
9,1
10,2
9,6
13,0
5,3
8,3
11,5
8,4
9,8
9,0
26,5
4,8
10,5
12,6
11,5
13,9
12,6
11,1
13,1
13,3
12,5
11,2
15,2
11,7
12,6
10,9
15,7
10,1
12,0
37,9
39,4
34,5
38,1
37,4
38,2
24,3
46,6
14,3
28,0
41,1
22,7
41,1
15,5
27,8
45,7
23,5
39,1
13,3
27,3
40,6
26,7
40,1
18,3
29,9
13,6
13,1
16,9
32,5
17,7
14,9
13,1
13,5
23,2
15,7
15,4
15,2
14,4
25,0
17,0
17,3
16,9
3,7
26,5
13,0
15,2
14,5
10,5
26,6
15,7
21,4
28,1
29,9
19,3
24,3
18,9
13,0
19,7
14,1
16,2
19,1
15,4
29,9
15,6
19,2
23,3
24,1
24,0
24,6
24,0
20,6
19,2
25,5
18,0
20,6
22,0
23,7
36,1
51,2
3,5
20,2
12,6
18,6
20,6
20,4
10,4
15,9
13,5
23,4
23,1
30,7
8,8
18,2
11,5
13,3
13,5
30,7
4,9
12,5
14,4
19,2
22,0
31,5
6,3
16,5
17,1
43,9
27,4
17,7
27,5
22,1
18,8
35,4
25,8
10,3
26,7
16,6
15,6
32,7
22,6
25,0
35,0
29,6
19,4
23,6
35,3
28,8
18,4
11,9
27,0
17,9
17,0
27,9
37,6
32,4
18,9
21,0
33,4
26,5
18,4
Fonte: Elaborazione Tagliacarne
27
1.1 - Vulnerabilità territoriale e attrattività dei fenomeni criminali
Tab. 4 - Indicatore di criminalità territoriale
Provincie e cluster
PROVINCIA OSSERVATA
CATANZARO
CAPOLUOGHI DEL SUD E ISOLE
BARI
CAGLIARI
NAPOLI
PALERMO
POTENZA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
LE CAPITALI POLITICHE ED ECONOMICHE
MILANO
ROMA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
INDUSTRIA DEL NORD
GENOVA
TORINO
VENEZIA
MEDIA (GEOMETRICA ) CLUSTER
RICOSTRUZIONE POST TERREMOTO
CAMPOBASSO
FERRARA
L'AQUILA
MODENA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
PMI DEL MADE IN ITALY
ANCONA
BOLOGNA
FIRENZE
PERUGIA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
PMI DEL NORD-EST
FORLI-CESENA
TREVISO
UDINE
VERONA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL NORD
PADOVA
PARMA
PAVIA
TRENTO
TRIESTE
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL CENTRO
PISA
SIENA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL SUD
CATANIA
COSENZA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
ITALIA
Reati ciclo del
cemento - Incidenza
per 100 kmq
Reati ciclo dei rifiuti Incidenza per 10000
abitanti
Indice di criminalità
organizzata
Indice di sintesi di
criminalità del
territorio
3,8
4,5
46,8
9,3
21,5
8,8
100,0
11,2
10,0
18,4
11,2
14,9
7,5
4,5
14,2
9,5
16,4
12,3
14,8
18,6
31,3
17,7
15,8
11,8
22,3
9,8
16,4
14,6
2,7
13,5
6,0
2,2
3,7
2,9
12,7
11,1
11,9
4,2
8,2
5,9
12,3
1,9
3,5
4,3
5,2
1,5
5,2
3,4
9,7
9,2
3,8
7,0
8,6
3,0
4,1
4,7
3,1
1,2
6,2
3,5
2,9
14,9
3,0
24,6
1,5
6,4
30,2
9,1
18,1
12,3
15,7
11,2
3,2
14,0
4,0
6,7
6,9
1,2
8,5
8,5
4,9
15,7
3,0
6,0
16,4
8,2
8,6
12,7
16,0
18,2
13,4
9,8
3,5
9,3
13,6
8,1
6,5
2,3
3,5
3,1
3,6
2,2
3,7
4,5
1,5
2,7
11,5
2,8
5,2
9,8
6,4
5,5
2,9
4,3
3,6
4,0
1,9
0,8
1,9
13,5
28,8
4,1
1,5
2,2
4,5
9,0
5,2
3,7
4,9
10,9
8,1
8,2
5,1
7,1
2,4
2,7
4,1
10,0
9,2
4,8
1,9
4,6
3,0
2,2
15,7
5,9
25,4
15,6
19,9
4,8
10,4
7,1
9,2
11,9
10,5
8,1
4,5
10,4
6,8
6,7
12,8
84,1
32,8
17,0
8,1
21,9
13,3
9,7
Fonte: Elaborazione Tagliacarne
28
1.1.1 - La vulnerabilità delle province
Tab. 5 - Indicatore di vulnerabilità delle imprese
Quota previsioni di
Indice di sintesi di
assunzione
vulnerabilità delle
personale high
imprese
skill
Sofferenze
imprese
Propensione
all’export
Procedure
concorsuali
Scioglimenti
imprese
Quota impieghi
immobili uso
produttivo
28,5
26,9
45,3
38,1
89,0
27,0
38,3
BARI
38,2
3,4
47,5
50,8
66,5
27,9
28,9
CAGLIARI
34,2
1,0
42,8
49,8
68,2
37,8
23,9
NAPOLI
41,7
4,4
43,6
57,2
61,7
25,2
29,9
PALERMO
38,7
46,6
44,2
47,5
88,3
21,9
44,1
POTENZA
41,4
3,6
25,5
38,7
64,5
40,5
26,9
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
38,7
4,8
39,8
48,4
69,2
29,8
30,1
MILANO
76,3
1,6
80,7
78,7
85,5
12,6
30,6
ROMA
78,9
6,8
50,8
100,0
72,8
18,6
39,4
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
77,6
3,3
64,0
88,7
78,9
15,3
34,7
57,3
52,5
Provincie e cluster
PROVINCIA OSSERVATA
CATANZARO
CAPOLUOGHI DEL SUD E ISOLE
LE CAPITALI POLITICHE ED ECONOMICHE
INDUSTRIA DEL NORD
GENOVA
31,2
2,6
43,3
23,3
25,0
TORINO
33,5
1,6
54,7
67,2
91,2
19,8
26,8
VENEZIA
55,0
2,9
58,0
63,1
62,6
38,2
33,4
MEDIA (GEOMETRICA ) CLUSTER
38,6
2,3
51,6
62,4
66,9
26,0
28,1
RICOSTRUZIONE POST TERREMOTO
CAMPOBASSO
38,7
8,5
34,9
34,8
53,9
45,9
31,5
FERRARA
76,6
1,8
31,9
36,4
69,6
30,1
26,4
L'AQUILA
39,8
4,4
19,4
53,8
43,6
MODENA
67,6
1,0
50,1
64,5
87,8
17,4
26,5
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
53,1
2,9
32,2
45,8
61,6
31,2
27,5
39,5
26,1
PMI DEL MADE IN ITALY
ANCONA
93,3
1,7
72,0
55,9
81,5
20,5
32,0
BOLOGNA
71,8
1,4
42,5
66,3
98,4
20,9
28,9
FIRENZE
72,5
1,7
59,9
62,9
75,9
18,9
29,4
PERUGIA
64,7
3,3
53,1
44,9
60,0
35,1
31,9
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
74,9
1,9
55,9
56,9
77,8
23,1
30,5
PMI DEL NORD-EST
FORLI-CESENA
60,4
2,0
46,1
52,2
57,3
34,3
28,8
TREVISO
64,5
1,2
48,9
63,0
69,8
21,8
26,9
UDINE
39,6
1,5
49,8
44,8
67,4
34,3
26,0
VERONA
61,7
1,4
44,2
57,6
61,2
22,4
25,8
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
55,5
1,5
47,2
54,0
63,7
27,5
26,9
PADOVA
70,3
1,5
48,9
55,8
61,5
19,9
26,6
PARMA
53,7
1,1
50,9
55,7
71,1
22,4
25,5
PAVIA
53,0
1,5
39,5
46,5
72,0
29,3
26,1
TRENTO
52,3
2,3
30,5
46,3
59,2
19,1
24,0
TRIESTE
29,7
1,9
41,9
70,5
66,6
21,0
24,8
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL NORD
49,9
1,6
41,7
54,3
65,9
22,1
25,4
PISA
53,7
2,0
47,8
53,0
66,7
20,5
26,8
SIENA
77,4
3,1
39,2
55,6
50,6
21,1
28,7
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
64,4
2,5
43,3
54,3
58,1
20,8
27,7
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL CENTRO
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL SUD
CATANIA
36,8
6,9
41,3
50,2
93,2
32,7
34,2
COSENZA
32,7
65,4
43,4
41,8
84,8
22,8
44,3
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
34,7
21,2
42,4
45,8
88,9
27,3
38,9
ITALIA
53,0
1,8
48,4
57,0
70,9
23,4
27,6
Fonte: Elaborazione Tagliacarne
29
1.1 - Vulnerabilità territoriale e attrattività dei fenomeni criminali
Tab. 6 - Indicatore di vulnerabilità delle famiglie
Provincie e cluster
Tasso di
Credito al
Tasso di
Sofferenze
disoccupazione consumo delle
disoccupazione
delle famiglie
giovanile
famiglie
Quota
impieghi
immobili
residenziali
Turisti stranieri
(arrivi) su
popolazione
Popolazione
con titolo
universitario
Occupati
industria
culturale
Indice di sintesi
di vulnerabilità
delle famiglie
51,8
PROVINCIA OSSERVATA
CATANZARO
73,7
63,2
82,7
38,2
70,8
15,4
42,7
75,4
BARI
61,2
67,8
45,1
41,0
57,8
15,0
51,0
52,7
CAGLIARI
59,5
84,8
74,9
37,5
49,6
6,3
39,8
61,9
42,7
NAPOLI
86,7
78,8
68,4
56,5
70,4
4,3
61,1
71,8
49,3
PALERMO
74,5
73,7
78,4
53,5
60,6
6,1
53,6
71,9
49,0
POTENZA
49,7
74,5
62,0
54,9
84,8
38,0
56,5
64,9
59,1
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
65,1
75,7
64,6
48,0
63,6
9,9
51,9
64,2
48,8
MILANO
29,9
42,2
22,8
100,0
91,3
1,8
32,8
38,1
29,7
ROMA
38,5
58,9
44,8
74,1
67,5
1,3
30,0
42,6
30,9
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
33,9
49,9
32,0
86,1
78,5
1,5
41,2
40,3
30,3
GENOVA
29,8
40,7
25,1
42,2
66,8
2,9
33,5
70,7
TORINO
37,7
49,9
32,4
46,8
62,0
19,4
45,2
44,9
40,3
VENEZIA
33,8
49,4
25,0
43,6
68,6
0,3
40,6
60,1
23,3
MEDIA (GEOMETRICA ) CLUSTER
33,6
46,4
27,3
44,1
65,7
2,5
39,4
57,6
30,3
CAMPOBASSO
52,2
72,0
53,4
38,3
63,3
40,7
50,4
61,5
52,9
FERRARA
42,5
59,5
25,7
47,7
54,1
4,9
47,7
84,7
36,8
L'AQUILA
35,9
53,6
45,6
45,3
46,2
19,9
36,2
63,1
41,2
MODENA
22,2
37,2
26,8
75,7
73,5
8,5
40,9
67,9
36,1
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
36,5
54,0
36,0
50,0
58,4
13,6
43,5
68,8
41,3
35,8
49,7
34,2
66,6
72,2
7,7
41,3
47,6
CAPOLUOGHI DEL SUD E ISOLE
45,4
LE CAPITALI POLITICHE ED ECONOMICHE
INDUSTRIA DEL NORD
29,6
RICOSTRUZIONE POST TERREMOTO
PMI DEL MADE IN ITALY
ANCONA
38,1
BOLOGNA
26,5
42,5
24,8
56,8
99,3
3,4
34,3
54,3
31,6
FIRENZE
27,1
38,9
35,0
46,2
78,1
0,6
32,1
39,2
23,9
PERUGIA
39,1
52,1
44,3
56,2
71,8
2,5
39,3
54,8
34,4
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
31,7
45,5
33,9
56,0
79,6
2,5
36,6
48,6
31,5
FORLI-CESENA
30,0
46,6
24,7
52,0
81,2
4,0
44,0
51,0
32,7
TREVISO
22,7
32,8
26,4
62,8
78,5
5,0
52,7
35,0
31,2
UDINE
26,7
54,3
26,1
32,7
67,7
1,9
54,9
49,0
28,4
VERONA
17,0
28,9
27,3
60,6
79,0
0,8
46,8
40,8
23,6
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
23,6
39,4
26,1
50,4
76,4
2,3
49,4
43,5
28,7
PADOVA
24,4
30,5
26,2
57,5
62,5
2,9
43,7
44,6
28,2
PARMA
24,2
28,2
23,9
35,0
64,8
5,5
34,9
53,4
28,0
PAVIA
30,0
49,6
36,0
80,0
52,4
28,7
44,5
71,3
46,1
TRENTO
23,6
30,2
18,6
35,9
85,1
0,8
41,1
54,3
22,9
TRIESTE
23,5
44,9
31,2
27,8
81,9
3,0
38,2
57,5
29,0
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
25,0
35,7
26,5
43,8
68,2
4,1
40,3
55,6
30,0
PISA
26,2
34,6
44,5
43,7
55,9
1,6
41,4
37,7
26,5
SIENA
30,4
37,1
28,2
38,9
84,5
0,7
43,6
54,1
25,3
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
28,2
35,8
35,4
41,2
68,8
1,0
42,5
45,2
25,9
CATANIA
62,7
68,5
85,5
67,9
52,6
8,7
53,8
68,6
50,4
COSENZA
78,1
92,0
74,6
44,0
67,8
25,8
49,2
66,2
58,3
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
70,0
79,4
79,8
54,7
59,7
15,0
51,4
67,4
54,2
ITALIA
41,0
51,9
39,2
54,5
70,6
2,5
45,3
53,0
34,4
PMI DEL NORD-EST
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL NORD
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL CENTRO
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL SUD
Fonte: Elaborazione Tagliacarne
30
1.1.1 - La vulnerabilità delle province
Tab. 7 - Indicatore di vulnerabilità province
Provincie e cluster
PROVINCIA OSSERVATA
CATANZARO
Indice di sintesi di
vulnerabilità
infrastrutturale
Indice di sintesi di
criminalità del territorio
Indice di sintesi di
vulnerabilità delle
imprese
Indice di sintesi di
vulnerabilità delle
famiglie
Indice di sintesi di
vulnerabilità
provinciale
28,1
9,3
38,3
51,8
26,8
CAPOLUOGHI DEL SUD E ISOLE
BARI
17,9
15,8
28,9
45,4
24,7
CAGLIARI
25,3
11,8
23,9
42,7
23,5
NAPOLI
11,4
22,3
29,9
49,3
24,7
PALERMO
20,2
9,8
44,1
49,0
25,5
POTENZA
47,4
16,4
26,9
59,1
33,4
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
20,4
14,6
30,1
48,8
25,7
MILANO
11,5
4,2
30,6
29,7
14,5
ROMA
8,4
8,2
39,4
30,9
17,0
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
9,8
5,9
34,7
30,3
15,7
GENOVA
10,9
8,6
25,0
29,6
16,2
TORINO
15,7
3,0
26,8
40,3
15,0
VENEZIA
10,1
4,1
33,4
23,3
13,4
MEDIA (GEOMETRICA ) CLUSTER
12,0
4,7
28,1
30,3
14,8
CAMPOBASSO
40,6
11,2
31,5
52,9
29,5
FERRARA
26,7
3,2
26,4
36,8
16,9
L'AQUILA
40,1
14,0
26,1
41,2
27,9
MODENA
18,3
4,0
26,5
36,1
16,3
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
29,9
6,7
27,5
41,3
21,8
ANCONA
15,2
9,8
32,0
38,1
20,6
BOLOGNA
14,5
3,5
28,9
31,6
14,7
FIRENZE
10,5
9,3
29,4
23,9
16,2
PERUGIA
26,6
13,6
31,9
34,4
25,1
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
15,7
8,1
30,5
31,5
18,7
LE CAPITALI POLITICHE ED ECONOMICHE
INDUSTRIA DEL NORD
RICOSTRUZIONE POST TERREMOTO
PMI DEL MADE IN ITALY
PMI DEL NORD-EST
FORLI-CESENA
20,6
5,5
28,8
32,7
18,1
TREVISO
19,2
2,9
26,9
31,2
14,7
UDINE
25,5
4,3
26,0
28,4
16,9
VERONA
18,0
3,6
25,8
23,6
14,1
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
20,6
4,0
26,9
28,7
15,8
PADOVA
14,4
2,4
26,6
28,2
12,7
PARMA
19,2
2,7
25,5
28,0
13,8
PAVIA
22,0
4,1
26,1
46,1
18,2
TRENTO
31,5
10,0
24,0
22,9
20,4
TRIESTE
6,3
9,2
24,8
29,0
14,3
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
16,5
4,8
25,4
30,0
15,6
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL NORD
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL CENTRO
PISA
15,6
4,8
26,8
26,5
15,2
SIENA
32,7
10,4
28,7
25,3
22,3
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
22,6
7,1
27,7
25,9
18,4
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL SUD
CATANIA
21,0
8,1
34,2
50,4
23,3
COSENZA
33,4
21,9
44,3
58,3
37,1
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
26,5
13,3
38,9
54,2
29,4
ITALIA
18,4
9,7
27,6
34,4
20,3
Fonte: Elaborazione Tagliacarne
31
1.1 - Vulnerabilità territoriale e attrattività dei fenomeni criminali
Tab. 8 - Indice di sintesi di attrattività della criminalità organizzata
Provincie e cluster
PROVINCIA OSSERVATA
Indice di sintesi di
criminalità del
territorio
Indice di sintesi di
vulnerabilità delle
imprese
Indice di sintesi di
vulnerabilità delle
famiglie
Indice di sintesi di
attrattività
4,1
36,6
61,5
21,1
15,5
11,5
27,3
7,1
11,9
13,3
45,2
41,8
47,0
43,3
34,4
42,1
48,4
55,1
69,5
67,9
55,3
58,7
32,4
29,8
44,7
27,5
28,3
32,0
2,5
7,1
4,2
78,5
73,7
76,1
40,8
50,4
45,4
19,9
29,8
24,3
8,0
1,7
4,3
3,9
42,6
49,8
58,6
49,9
31,6
38,5
33,3
34,3
22,1
14,8
20,2
18,8
6,8
1,9
12,3
2,3
4,3
36,1
44,6
34,6
60,2
42,8
47,5
37,3
42,0
35,6
40,3
22,6
14,6
26,2
17,0
19,6
10,4
1,9
7,1
11,8
6,3
72,2
58,7
64,9
53,6
62,0
43,4
33,4
35,3
46,0
39,2
31,9
15,4
25,3
30,8
24,9
3,8
2,9
3,9
2,1
3,1
52,6
58,4
44,5
54,0
52,1
33,8
33,5
28,4
30,4
31,4
18,9
17,9
17,1
15,2
17,2
1,7
1,3
2,9
11,0
12,3
3,9
57,7
53,4
46,0
42,0
44,4
48,3
33,3
27,3
44,2
25,0
27,3
30,7
14,8
12,4
18,1
22,6
24,6
17,9
2,1
8,5
4,2
51,4
55,3
53,3
37,1
32,2
34,5
15,8
24,7
19,8
6,4
11,2
8,5
7,4
42,4
39,0
40,7
52,7
71,4
63,5
67,3
44,4
26,9
30,2
28,5
25,8
CATANZARO
CAPOLUOGHI DEL SUD E ISOLE
BARI
CAGLIARI
NAPOLI
PALERMO
POTENZA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
LE CAPITALI POLITICHE ED ECONOMICHE
MILANO
ROMA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
INDUSTRIA DEL NORD
GENOVA
TORINO
VENEZIA
MEDIA (GEOMETRICA ) CLUSTER
RICOSTRUZIONE POST TERREMOTO
CAMPOBASSO
FERRARA
L'AQUILA
MODENA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
PMI DEL MADE IN ITALY
ANCONA
BOLOGNA
FIRENZE
PERUGIA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
PMI DEL NORD-EST
FORLI-CESENA
TREVISO
UDINE
VERONA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL NORD
PADOVA
PARMA
PAVIA
TRENTO
TRIESTE
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL CENTRO
PISA
SIENA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL SUD
CATANIA
COSENZA
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
ITALIA
Fonte: Elaborazione Tagliacarne
32
1.2 - Una visione interdisciplinare
1.2 - UNA VISIONE INTERDISCIPLINARE
1.2.1 - I MECCANISMI DI INTERAZIONE
TRA ECONOMIA LEGALE E ILLEGALE
La criminalità organizzata ha un’elevata capacità di
infiltrarsi nel tessuto economico e sociale, riesce ad instaurare relazioni con la società civile, si alimenta con
la collusione e la corruzione. Ne risultano intaccati il
comportamento civico, la fiducia, l’onestà intellettuale, le reti di relazione, cioè il capitale sociale di un territorio. Si instaura un sistema di relazioni perverso tra
società civile e “società mafiosa” che si autoalimenta e
di cui è difficile valutare la complessiva portata (Tarantola, 2012).
D’altra parte è evidente quando si analizza la presenza
della criminalità organizzata che le regioni meridionali
registrano un alto numero di omicidi o di altri reati La valenza del problema
superiore rispetto alla media nazionale. Sono reati particolarmente complessi e rischiosi che richiedono la
collaborazione di molti individui appartenenti anche
a associazioni mafiose straniere, specialmente dell’Eu33
1.2 - Una visione interdisciplinare
Criminalità e territorio
ropa dell’Est e dell’Asia Orientale. Questi crimini
infliggono alla società danni economici e sociali ben
maggiori che nel caso di reati più semplici, come i furti, con il rischio di sfibrare il tessuto di una società; ciò
può mettere a repentaglio la democrazia, frenarla dove
debba ancora consolidarsi (Draghi, 2012).
Pensare che la Mafia sia un fenomeno tipicamente meridionale e che tocca marginalmente le altre regioni
italiane è fuorviante: le opportunità connesse al più
veloce sviluppo economico e finanziario del Centro
Nord inevitabilmente attraggono l’interesse delle cosche, come già evidenziato nel 1994 dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia
(Commissione Antimafia) che dimostrava l’esistenza
di “una vastissima ramificazione di forme varie di criminalità organizzata di tipo mafioso, praticamente in
tutte le regioni d’Italia”8.
Se nel Centro Nord i crimini che destano maggior allarme sociale, ovvero gli omicidi, siano meno numerosi che al Sud è altrettanto vero che altre tipologie
di crimine sono emerse negli ultimi anni, soprattutto legati ai danni procurati all’ambiente: si tratta dei
reati di stampo mafioso connessi al ciclo del cemento
e al ciclo dei rifiuti, in cui spiccano principalmente le
province del Centro Nord. Se nelle principali regioni
del Nord, in primis la Lombardia, la Mafia appare un
fenomeno d’importazione dato che la maggior parte
delle denunce di stampo mafioso ha riguardato individui provenienti dalla Sicilia, dalla Calabria, e dalla
Campania è altrettanto vero che la stessa criminalità
locale appare coinvolta in molti reati tipicamente riconducibili al crimine organizzato di stampo mafioso,
come l’usura, il riciclaggio e le estorsioni. Ne emerge
una preoccupante saldatura con le mafie tradizionali
(Draghi, 2012)9.
Misurare la rilevanza economica delle attività criminali è tuttavia assai complesso, in particolare quando
8 - Cfr. Commissione Antimafia (1993) Relazione su: insediamenti e infiltrazioni di soggetti ed organizzazioni di tipo mafioso in aree non tradizionali. Roma, 17 dicembre.
9 - Cfr. Draghi M. (2011) Le Mafie a Milano e nel Nord: aspetti sociali ed economici, Università degli
Studi di Milano, 11 marzo.
34
1.2.1 - I meccanismi di interazione tra economia legale e illegale
ciò riguarda i costi della criminalità, il fatturato delle
organizzazioni criminali e la loro infiltrazione nei mercati legali. Le statistiche ufficiali prodotte dall’ISTAT,
dal Ministero dell’Interno, Ministero di Giustizia,
dalla Banca d’Italia, dall’UIF (Unità d’Informazione
Finanziaria) che forniscono informazioni sulla criminalità derivano da quanto è stato scoperto dall’attività
delle Forze dell’Ordine, ovvero DIA (Direzione Investigativa Antimafia), DDA (Direzione Distrettuale
Antimafia), DNA (Direzione Nazionale Antimafia),
GICO (Gruppo d’Investigazione sulla Criminalità
Organizzata) e, quindi, ne rappresentano una sottostima. Ad esempio, quando si vuole calcolare il fatturato
dell’economia criminale non sempre i dati sono attendibili e completi: nel caso delle indagini di vittimizzazione c’è sempre il rischio di omertà da parte degli
imprenditori o dei cittadini onesti che vogliono evitare ulteriori ritorsioni e minacce da parte delle associazioni mafiose con la conseguenza che la compilazione
delle graduatorie delle province più mafiose risulta distorta. Parallelamente, la stima del traffico di droga o
di prostituzione solleva numerosi dubbi riguardo alla
loro attendibilità. È difficile che una vittima di tali attività possa denunciare il reato. Le denunce dipendono quindi dalla maggiore o minore capacità e attività
investigativa delle forze dell’ordine nonché dall’efficacia delle politiche di contrasto.
Enti, pubblici e privati, produttori di statistiche ufficiali e non svolgono analisi per cercare di quantificare
il fenomeno utilizzando diversi metodi di stima che
possono essere distinti tra diretti e indiretti.
La tendenza a misurare la dimensione economica delle
organizzazioni criminali ha generato un numero consistente di valutazioni e di stime: tuttavia, non sempre
si osserva un rigore metodologico da parte degli autori, che pur di dimostrare le proprie teorie forzano e torturano i dati affinché questi producano qualche forma
di correlazione tra sviluppo economico di un territorio e presenza o meno della criminalità organizzata. Il
problema della poca validità scientifica di tali lavori è
dovuta non solo ad una mancanza di dati o al difficile
reperimento degli stessi uniti alla tempestività con cui
35
Fonti statistiche
e informative
Stime e rigore
metodologico
1.2 - Una visione interdisciplinare
Le attività legali
ascrivibili
alla criminalità
vengono pubblicati dagli Istituti di Statistica Ufficiale,
ma anche al fatto che spesso tali documenti riflettono
l’opinione e il sentimento di questo o quel gruppo di ricercatori e di conseguenza i risultati prodotti risultano
parziali e incompleti10.
I metodi diretti si basano fondamentalmente su indagini svolte presso famiglie e imprese e su dati scaturiti
principalmente dall’attività di vigilanza tributaria.
I metodi indiretti deducono l’entità del fenomeno dal
confronto tra indicatori macroeconomici: a questa seconda tipologia possono essere riferiti il model approach (o MIMIC method, Giles, 199911) che si basa sulla
stima di modelli teorici ad hoc, e il currency demand
approach che utilizza, per stimare l’entità dell’economia sommersa di un dato paese, la relazione tra l’uso
del contante e l’ammontare degli scambi non registrati
tra le transazioni regolari (Tarantola, 2012)12.
Esempi in tal senso sono stati prodotti negli ultimi
anni dagli economisti della Banca d’Italia, che nel
tentativo di stimare la componente di economia sommersa collegata ad attività classificabili come legali ma
esercitate irregolarmente dalla componente criminale hanno utilizzato come metodi varianti del currency
demand approach (Ardizzi et al., 2012)13 o il model approach (Argentiero et al., 2008)14.
Nel primo caso, dai risultati ottenuti si evidenzia un
valore medio del sommerso fiscale e criminale in Italia
nel quadriennio osservato 2005-2008 pari, rispettivamente, al 16,5% e al 10,9% del PIL. Disaggregando
poi le stime a livello territoriale, le province del Centro-Nord mostrano in media un’incidenza maggiore,
sia del sommerso da evasione, sia di quello associato
ad attività illegali, rispetto alle province del Sud. Ciò è
10 - Cfr. § Logica statistica e territorio: un’analisi ragionata dei dati socio-economici.
11 - Cfr.Giles D. (1999) Measuring the hidden economy: implications for econometric modelling, The
Economic Journal, 109, F370-F380.
12 - Tarantola A.M. (2012) Dimensione delle attività criminali, costi per l’economia, effetti della crisi
economica, Testimonianza presso Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, 6 giugno.
13 - Cfr. Ardizzi, G., Petraglia, C., Piacenza, M., Turati G. (2012) Measuring the underground economy with the currency demand approach: a reinterpretation of the methodology, with an application
to Italy, WP 864, Banca d’Italia.
14 - Cfr. Argentiero, A., Bagella, M., Busato F. (2008) Money laundering in a two-sector model: using
theory for measurement, European Journal of Law and Economics 26:341-359.
36
1.2.1 - I meccanismi di interazione tra economia legale e illegale
dovuto al fatto che l’utilizzo di contante per transazioni illegali riguarda specificamente attività criminali,
traffico di stupefacenti e prostituzione che, pur avendo centri decisionali localizzati in prevalenza al Sud,
per effetto della mobilità delle risorse della criminalità
organizzata e della concentrazione del mercato al dettaglio” per questi beni e servizi nelle aree più ricche del
Paese, trovano una diffusione più intensa nelle province del Centro-Nord (Ardizzi et al. 2012)15.
Il secondo lavoro utilizza il model approach e propone
una stima macro-economica dell’attività di riciclaggio
di denaro in Italia nel periodo compreso tra il 1981 e
il 2001 (Argentero et al., 2008)16. Nel modello si assume che esistano due tipologie di imprese: quelle regolari che producono beni legali, e quelle irregolari che
producono beni dell’economia criminale. Le seconde
utilizzano il riciclaggio per nascondere all’economia
legale i proventi rivenienti dalla loro attività. Il riciclaggio costituisce lo strumento attraverso il quale si
trasforma il capitale illegale in capitale legale. I risultati della stima del modello suggeriscono che nel periodo considerato l’attività di riciclaggio abbia avuto
una dimensione pari a circa il 12% del PIL. Lo studio
mostra inoltre come l’attività di riciclaggio abbia natura anti-ciclica, e quindi aumenti nei periodi di crisi
(Tarantola, 2012)17.
Come emerge anche dalla elevata dispersione tra i valori, le indicazioni rivenienti dai vari metodi di stima
vanno considerate con estrema cautela; possono suggerire la notevole rilevanza economica del fenomeno
ma non ne consentono una quantificazione sufficientemente precisa (Tarantola, 2012)18.
D’altra parte, a partire dalla crisi finanziaria del 2008,
la criminalità organizzata sta traendo profitto dal perdurare della crisi economica europea e, più in generale,
della crisi economica dell’Occidente, per infiltrarsi in
maniera capillare nell’economia legale. Eppure i capi-
15 - Cfr Ardizzi et al. (2012) op cit.
16 - Cfr. Argentero et al. (2008) op. cit.
17 - Cfr. Tarantola A. M. (2012) op. cit.
18 - Cfr. Tarantola A. M. (2012) op. cit.
37
Metodi
e quantificazioni
1.2 - Una visione interdisciplinare
Flussi internazionali illegali
tali della criminalità organizzata non sono solo l’effetto della crisi globale, ma anche e soprattutto la causa,
perché presenti nei flussi economici sin dalle origini di
questa crisi.
Il riciclaggio di denaro proveniente da attività criminali è uno dei più insidiosi canali di contaminazione
fra il lecito e l’illecito. Per i criminali è un passaggio
fondamentale, senza il quale il potere d’acquisto ottenuto con il crimine resterebbe solo potenziale, utilizzabile all’interno del circuito illegale ma incapace di
tradursi in potere economico vero (Draghi, 2011)19.
Secondo le stime del Fmi tra gennaio 2007 e settembre
2009 le banche statunitensi ed europee persero più di
1 milione di dollari in titoli tossici e prestiti inesigibili
e più di 200 erogatori di mutui ipotecari andarono in
bancarotta. Molti grandi istituti di credito fallirono,
furono rilevati o commissionati dal governo. È possibile dunque individuare il momento esatto in cui le
organizzazioni criminali italiane, russe, balcaniche,
giapponesi, africane, indiane sono diventate determinanti per l’economia internazionale. Ciò è avvenuto
nella seconda metà del 2008, quando la liquidità era
diventata il problema principale del sistema bancario.
Il sistema era praticamente paralizzato a causa della
riluttanza delle banche a concedere prestiti e solo le
organizzazioni criminali sembravano avere enormi
quantità di denaro contante da investire, da riciclare
(Saviano, 2012)20.
Un recente lavoro di due economisti colombiani, Gaviria e Mejiia (2011)21, ha rivelato che il 97,4% degli
introiti provenienti dal narcotraffico in Colombia viene puntualmente riciclato da circuiti bancari di Usa ed
Europa attraverso varie operazioni finanziarie. Il riciclaggio di centinaia di miliardi di dollari avviene attraverso un sistema di pacchetti azionari, un meccanismo
di “scatole cinesi” per cui i soldi contanti vengono trasformati in titoli elettronici, fatti passare da un Paese
19 - Cfr. Draghi M. (2011) op. cit.
20 - Cfr. Saviano R. (2012) Mafia, i padroni della crisi. Perché i boss non fanno crac, La Repubblica,
27 agosto 2012.
21 - Cfr. Gaviria A., Mejia D. (2011) Anti drugs policies in Colombia: successes, failure and wrong
turn, Ediciones Uniandes.
38
1.2.1 - I meccanismi di interazione tra economia legale e illegale
all’altro da un Continente all’altro affinché diventino
puliti e, soprattutto, irrintracciabili. Così i prestiti interbancari iniziarono a essere sistematicamente finanziati con i soldi provenienti dal traffico di droga e da altre attività illecite. Questo non dimostra soltanto che
in tempo di crisi le difese immunitarie delle banche si
abbassano pericolosamente, ma anche che in tempo di
ripresa economica i capitali criminali determineranno le politiche finanziarie delle banche salve grazie ai
capitali criminali. Questa dinamica spinge a interrogarsi sul peso che le organizzazioni criminali hanno sul
sistema economico in tempo di crisi e a considerare
necessario un maggiore controllo del settore bancario
(Saviano, 201222; UNODOC23).
E se i soldi della droga sono così utili alle banche e ai
Paesi che li riciclano, ciò aiuta a spiegare anche come
mai la lotta alla droga in molti Paesi occidentali viene
fatta “con il freno a mano”, soprattutto in momenti di
crisi in cui la liquidità monetaria è vista come un’oasi
nel deserto. Si prendono di mira solo la fase produttiva
e le attività dei cartelli criminali, e si trascura la fase
di riciclaggio dei proventi. In definitiva si combatte la
microeconomia della droga, ma non la macroeconomia (Saviano, 2012)24.
Dalla relazione di Draghi (2011, pag. 5) si evince che
i costi delle attività delittuose per la collettività, che si
aggiungono ai danni inflitti alle singole vittime, s’innalzano a dismisura se il crimine è organizzato. Ad
esempio, le estorsioni, oltre a sottrarre direttamente
risorse agli imprenditori assoggettati al racket, disincentivano gli investimenti nelle economie locali. In
un’economia infiltrata dalla Mafia la concorrenza viene distorta, per molte vie: un commerciante vittima
del racket può finire con il considerare il “pizzo” come
il compenso per un servizio di protezione contro la
concorrenza nel suo quartiere; il riciclaggio nell’economia legale di proventi criminali impone uno svantaggio competitivo alle imprese che non usufruiscono
I costi della criminalità
organizzata
22 - Cfr. Saviano R. (2012) op. cit.
23 - Cfr. UNODOC (United Nations of Drugs and Crime) Annual Report, vari anni.
24 - Cfr. Saviano R. (2012) op. cit.
39
1.2 - Una visione interdisciplinare
di questa fonte di denaro a basso costo; i legami corruttivi tra associazioni criminali e pubblica amministrazione condizionano la fornitura di beni e servizi
pubblici.
Un primo effetto sulle condizioni di offerta del credito
passa per l’aumento dei costi operativi delle banche
che, nelle aree con intensa attività criminale, devono
sostenere maggiori spese per la sicurezza e la protezione. Un secondo effetto è connesso alla difficoltà
per le banche di valutare correttamente la qualità dei
soggetti che richiedono un prestito: può conseguire una richiesta generalizzata di maggiori garanzie e
una minore propensione alla concessione di credito a
parità di altre condizioni (Tarantola, 2012)25. Inoltre,
l’alta incidenza di frodi e truffe nelle aree dove è più
estesa la presenza della criminalità organizzata si associa a un maggior costo del credito per le imprese.
Lo studio condotto da Bonaccorsi di Patti (2009)26 su
un campione complessivo di circa 515.000 relazioni
banca-impresa, riferite a un totale di 839 banche e
170.000 imprese, rileva che le aziende operanti nelle
aree caratterizzate da alti livelli di criminalità pagano
tassi d’interesse che sono di circa 30 punti base maggiori rispetto a quelli pagati dalle imprese attive nelle
zone con bassa criminalità. In particolare, le imprese di piccole dimensioni, a parità di altre condizioni,
sopportano un differenziale più alto; i prestiti sono
più collateralizzati rispetto alle aree con minore presenza di criminalità; è più elevatala la quota di prestiti
erogati mediante linee di credito e sono minori le operazioni auto-liquidanti. Questo risultato suggerisce
che dove maggiore è la presenza della criminalità organizzata, le banche preferiscono finanziare le imprese
mediante linee di credito maggiormente controllabili
e sulle quali è possibile operare nel brevissimo periodo.
La presenza della criminalità organizzata e i relativi costi economici che tale presenza implica frenano lo sviluppo economico delle Regioni coinvolte e dell’intero
25 - Cfr. Tarantola A. M. (2012) op. cit.
26 - Cfr. Bonaccorsi di Patti, E. (2009), Weak institutions and credit availability: the impact of crime
on bank loans, WP 52, Banca d’Italia.
40
1.2.1 - I meccanismi di interazione tra economia legale e illegale
Paese. A supporto di tale considerazione si osservano
una serie di evidenze: il Mezzogiorno, in cui è maggiore la presenza della criminalità organizzata, è anche l’area italiana caratterizzata dal prodotto pro capite più
basso, da un elevato tasso di disoccupazione giovanile
e da una forte perdita di competitività, dovuta ad una
crescente emigrazione verso il Nord di giovani laureati. Tuttavia, questa correlazione non basta da sola a
provare l’assunto: i fattori che influenzano negativamente lo sviluppo economico al Sud possono essere
tanti e interconnessi (Draghi, 2011).
La presenza mafiosa nelle grandi opere pubbliche è uno
dei casi studiati nell’ambito della ricerca svolta per il
Rapporto 2010 della Fondazione Res presieduta da
Carlo Trigilia27, con particolare riferimento all’ampliamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, oggetto di indagine da parte della Procura di Reggio Calabria
e di Catanzaro. In questa sede si riportano brevemente
le linee guida del rapporto tra Mafia e imprese (multi)
nazionali (Mete, 2001)28.
Le imprese mafiose nelle gare relative a grandi appalti
concorrono molto di rado. A sconsigliare la loro partecipazione è sia l’elevata visibilità pubblica dell’affare
sia le particolari competenze necessarie alla realizzazione dei lavori, delle quali sono in genere sprovviste.
Pertanto, per la costruzione di grandi opere infrastrutturali nel Mezzogiorno l’interlocutore dell’ente appaltante è, di norma, una grande e specializzata impresa
del Centro-Nord del Paese, spesso con un profilo internazionale. Tuttavia, una volta aggiudicatosi l’appalto, per realizzare concretamente i lavori, la grande impresa li suddivide in subappalti, affidandoli in molti
casi - documentati da indagini giudiziarie - a imprese
locali “consigliate” dai gruppi criminali. Il ruolo di
primo piano svolto dai gruppi mafiosi nel settore dei
lavori pubblici in ampie aree del Sud, è determinato
dalle caratteristiche peculiari di questo campo di at-
I costi aggiuntivi
per i lavori pubblici
27 - Cfr. Mete V. (2011a)I lavori di ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Il ruolo delle grandi imprese nazionali, in Sciarrone R. (a cura di) Alleanze nell’ombra. Mafie ed economie
locali in Sicilia e nel Mezzogiorno, Donzelli, Roma, cap. X pp. 339-383.
28 - Cfr. Mete V. (2011b) Mafia e Grandi Opere, Strumenti RES - Rivista on line della Fondazione
RES, Anno III, n. 2, maggio.
41
1.2 - Una visione interdisciplinare
Le grandi opere
tività economica. La costruzione di grandi opere infrastrutturali è intrinsecamente legata al controllo del
territorio, tema assai caro storicamente ai gruppi mafiosi per prestigio sociale. Da un punto di vista tecnico
ci sono alcuni materiali, come il bitume, che devono
essere necessariamente reperiti sul posto. Non solo,
ma per ragioni imprenditoriali ed economiche è preferibile utilizzare alcune forniture locali, come le gabbie
di ferro29. Inoltre, l’intero ciclo dell’appalto pubblico
è strettamente connesso alle decisioni di politici, pubblici ufficiali, grandi burocrati di Stato nei confronti
dei quali la criminalità organizzata, anche indirettamente, può esercitare la propria arte persuasoria basata
su un mix variabile di corruzione e minaccia. Sul piano economico, i gruppi della criminalità organizzata
ottengono degli ulteriori vantaggi: le ingenti quantità
di denaro che circolano intorno alle grandi commesse
pubbliche rendono possibili le attività di riciclaggio
del denaro proveniente dai traffici illeciti, quello del
commercio internazionale di stupefacenti in primis.
Gestire i lavori relativi alle opere infrastrutturali è, in
definitiva, in termini costi/benefici, un’attività relativamente più appetibile di altre: è più remunerativa,
meno rischiosa e più “comoda” del traffico di droga,
delle estorsioni, del traffico di armi, dei sequestri di
persona.
Tutti traggono vantaggi da tale attività: dai mafiosi
ai controllori pubblici, ai subappaltatori, alla grande
impresa nazionale, a condizione di non essere scoperti
dagli apparati investigativi. A farne le spese è invece la
collettività che, a causa di questi accordi collusivi, si
ritroverà ad usare infrastrutture di cattiva qualità e con
un costo superiore a quello necessario.
I lavori di rifacimento dell’autostrada Salerno-Reggio
Calabria sono iniziati agli inizi degli anni ’90. Se oggi
29 - Il controllo esercitato sul territorio da parte dei gruppi mafiosi impone alle imprese nazionali
tutta una serie di forniture legate direttamente e indirettamente all’appalto:fornitura di calcestruzzo,
forniture del gasolio, fornitura del servizio mensa per gli operai, degli abiti da lavoro, della vigilanza
e di altri aspetti marginali dell’indotto. In tal modo, i mafiosi ribadiscono la loro centralità nella rete
relazionale locale,guadagnandoci in reputazione, prestigio stima e riconoscenza da parte dei soggetti che grazie a loro, in un contesto occupazionale difficile, si procurano una preziosa occasione
di lavoro.
42
1.2.1 - I meccanismi di interazione tra economia legale e illegale
tale opera è ancora incompiuta ciò è anche imputabile all’ingerenza della criminalità organizzata, campana nel tratto nord e di matrice ‘ndranghetistica per
il lungo e insidioso tracciato calabrese. Le inchieste
giudiziarie hanno documentato la volontà di alcune
imprese nazionali impegnate nei lavori di ammodernamento dell’autostrada di scendere a patti con i gruppi criminali e le loro imprese locali di riferimento30,
vero punto di contatto tra i vari attori: oltre ai gruppi criminali e alle imprese nazionali vanno aggiunti i
controllori (ANAS in primis), altri fornitori e imprenditori locali, altri soggetti in grado di usare la violenza, istituzioni locali, soggetti preposti al controllo ed
alla repressione di eventuali illeciti (forze dell’ordine,
magistratura). Lo schema mafioso, ormai collaudato
lungo l’intero tratto calabrese dell’autostrada, sebbene a livello micro-territoriale può assumere contorni
diversi in termine di faide e violenze di ogni genere
per il controllo dell’area, denota come i gruppi criminali abbiano individuato sin dall’inizio, da svincolo a
svincolo, il gruppo criminale titolato a esigere un pagamento da parte dell’impresa nazionale. D’altra parte, alcune grandi imprese nazionali hanno accettato,
per vie traverse, di scendere a patti con i gruppi criminali, riconoscendo loro un importo, generalmente,
pari al 3% del capitolato. Il denaro distribuito ai mafiosi non è, tuttavia, un vero costo per l’impresa nazionale in quanto, attraverso la realizzazione di truffe,
esso verrebbe scaricato sull’ente appaltante, vale a dire
l’ANAS. Così facendo, sarebbe realizzata “un’estorsione su una truffa”: l’estorsione sarebbe dei mafiosi
ai danni delle grandi imprese nazionali; la truffa, resa
possibile dalla“collaborazione” con imprese mafiose,
sarebbe perpetrata dalle grandi imprese nazionali ai
danni dell’ente appaltante. Non sempre le logiche e
gli interessi mafiosi prevalgono sempre e ovunque. È
possibile delineare diversi scenari nel rapporto tra criminalità organizzata e grandi imprese nazionali nella
realizzazione delle grandi opere a seconda che le im-
L’autostrada
Salerno-Reggio Calabria
30 - Cfr. Mete V. (2011a) op.cit. per i riferimenti specifici alle fonti giudiziarie.
43
1.2 - Una visione interdisciplinare
La grande impresa tra
mafia e antimafia
prese decidano di denunciare all’autorità competente
eventuali minacce ricevute ovvero di essere colluse con
i gruppi mafiosi. D’altra parte è opportuno mettere
in relazione l’atteggiamento di apertura/chiusura nei
confronti dei gruppi mafiosi (vale a dire di collusione
con la mafia o di collaborazione con le autorità) delle grandi imprese e la capacità di reazione dello Stato,
che dovrebbe, comunque sia, compiere degli sforzi eccezionali.
1) Se le imprese nazionali decidono di non colludere coi mafiosi e denunciare fin da subito anche il più
piccolo gesto intimidatorio e, parallelamente, lo Stato
è in grado di garantire la sicurezza dei cantieri e punire efficacemente gli autori di tali gesti intimidatori, è
possibile ipotizzare uno scenario di realizzazione regolare dei lavori. Ciò comporterebbe il completamento
dell’opera pubblica, una diminuzione dei costi, una
migliore qualità, l’indebolimento del potere economico e imprenditoriale delle mafie, il contenimento della
violenza mafiosa, l’attenuarsi del controllo sociale delle mafie,il progressivo sviluppo di un settore imprenditoriale locale sano.
2) Se l’impresa nazionale adotta un atteggiamento
di chiusura nei confronti dei mafiosi, ma le autorità
pubbliche non riescono a garantire condizioni di sicurezza, né certezza delle regole, allora si corre il rischio
di trovarsi in una situazione di estrema sofferenza per
l’impresa nazionale. È questa una situazione di legalità
debole in cui la violenza mafiosa avrebbe facilmente la
meglio. I costi derivanti dai danneggiamenti e le minacce nei confronti del personale condurrebbero, probabilmente, a una situazione di immobilismo distruttivo. Le opere rimarrebbero incompiute, le imprese
nazionali non disponibili a scendere a patti con i gruppi criminali si avvicenderebbero, i mafiosi resterebbero impuniti. Questa situazione durerebbe fin quando
lo Stato non fosse in grado di neutralizzare la minaccia
mafiosa, oppure fino a quando non si aggiudicasse i
lavori una grande impresa propensa ad avere un atteggiamento più compiacente nei confronti dei mafiosi,
che prefigurerebbe una situazione di collusione.
3) Accordo tra grandi imprese (multi) nazionali e
44
1.2.1 - I meccanismi di interazione tra economia legale e illegale
gruppi mafiosi, stabiliti grazie alla presenza in loco dei
rispettivi rappresentanti: in queste circostanze, il riconoscimento di una somma di denaro (e altre utilità) ai
gruppi mafiosi non si configura come una mera estorsione. Domanda e offerta di protezione si incontrano
con grande soddisfazione reciproca, dando luogo a
una situazione di collusione. La visibilità delle pratiche associate a questo scenario è molto limitata e quindi difficilmente documentabile. Le conseguenze prevedibili sono perfettamente speculari a quelle che si
producono nel caso della regolare realizzazione: cattiva costruzione delle opere, costi elevati, rafforzamento
dei gruppi mafiosi, svilimento della imprenditoria locale sana e, più in generale, effetti depressivi e di lungo
periodo nei processi di sviluppo delle aree interessate.
4) L’atteggiamento collusivo della grande impresa nazionale si combina con una buona capacità di reazione
della magistratura e delle forze dell’ordine, si delinea
uno scenario di repressione. Svolgere i lavori in questa
condizione comporta alti rischi e costi elevati per tutti
i nodi della rete collusiva. I rappresentanti delle grandi
imprese, i controllori, gli emissari mafiosi, gli imprenditori locali al servizio dei mafiosi, i mafiosi stessi sono
esposti all’azione repressiva degli apparati di controllo.
L’impresa nazionale mette in gioco la propria reputazione e, alla fine, se l’azione è portata alle sue estreme
conseguenze, non riuscirà a completare i lavori, rischiando di subire ingenti danni economici31. Anche
i mafiosi, alla fine, di fronte all’efficacia dell’azione repressiva, pur in presenza della disponibilità delle grandi imprese, potrebbero desistere dall’impegnarsi nel
campo dei lavori pubblici. Lo scenario della repressione è più probabile che si delinei quando il gruppo mafioso è particolarmente imprudente nel condurre gli
affari, il che rimanda al grado di professionalizzazione
e affidabilità criminale dei suoi appartenenti: basta la
presenza di un solo “anello debole” per spezzare l’intera catena imprenditoriale-mafiosa.
31 - Controlli accurati sulla qualità delle opere possono portare alla demolizione e rifacimento
dell’infrastruttura o al sequestro della stessa da parte della magistratura.
45
1.2 - Una visione interdisciplinare
Quanto incide la Mafia
sulla crescita economica
In definitiva, tenuto conto della forza esercitata dalla
criminalità organizzata e della risposta che ci si aspetta
dalle autorità, considerando i profitti che si possono
conseguire, la reputazione che bisogna difendere, i costi apparentemente da sopportare perché scaricati alla
fine sull’ente appaltante (ANAS) e quindi sulla collettività intera, è la grande impresa (multi) nazionale che
decide quanto spazio offrire alla criminalità e alle aree
grigie che si estendono tra essa e i gruppi mafiosi.
Quanto costa la criminalità organizzata in termine di
PIL pro-capite, ovvero quale sarebbe il PIL pro-capite se non fosse presente la criminalità organizzata? Per
isolare l’effetto della presenza mafiosa sulla crescita
economica da quello di ogni altra causa, è stato condotto in Banca d’Italia32, su invito della Commissione
Antimafia, un’analisi intorno alle due regioni meridionali oggetto negli ultimi decenni (in particolare tra
gli anni ‘70 e ‘80) di una forte infiltrazione da parte
della criminalità organizzata, la Puglia e la Basilicata33.
È stato confrontato lo sviluppo economico in queste
due regioni nei decenni precedenti e successivi al diffondersi del contagio mafioso, avvenuto verso la fine
degli anni ‘70, con quello di un gruppo (di controllo)
di regioni del Centro Nord che avevano simili condizioni socio-economiche iniziali34.
I risultati empirici mostrano che, in concomitanza
con il contagio, la Puglia e la Basilicata sono passate da
una crescita del prodotto pro capite che era più rapida di quella del gruppo di regioni inizialmente simili
a una più lenta: nell’arco di trenta anni, all’insorgere
della criminalità organizzata sarebbe attribuibile una
perdita di PIL di 20 punti percentuali, essenzialmente
per minori investimenti privati35. La criminalità organizzata può influenzare l’allocazione degli incenti-
32 - Cfr. Pinotti P. (2010) I costi economici della criminalità organizzata, www.parlamento.it/documenti/repository/commissioni/bicamerali/antimafiaXVI/Relazione.
33 - L’attenzione si è concentrata sulla Puglia e Basilicata, dato che nelle regioni limitrofe, Campania,
Calabria e Sicilia il fenomeno della criminalità organizzata è già presente e attivo a partire dal XIX
secolo.
34 - L’analisi è stata condotta applicando il metodo del controllo sintetico. Per ulteriori approfondimenti cfr. Abadie A., Diamond A., J. Hainmueller J., (2010) Synthetic control methods for comparative
case studies: estimating the effect of California’s tobacco control program. Journal of the American
Statistical Association,105 (490), 493-505.
46
1.2.1 - I meccanismi di interazione tra economia legale e illegale
vi alle imprese? Un’analisi in tal senso è rilevante sia
per verificare l’allocazione del denaro pubblico sia per
evidenziare:
1) la creazione di imprese fittizie;
2) episodi di corruzione e/o minacce ai pubblici ufficiali;
3) collusione con il settore pubblico locale (ad esempio
una modifica ai piani regolatori);
4) eventuali connessioni con banche (incaricate di pezzi
dell’istruttoria e/o dell’erogazione).
Uno studio in tale direzione è stato condotto da Barone et al. (2013)36: i principali risultati conseguiti
dimostrano come la presenza della criminalità organizzata sia un fattore attrattivo per l’allocazione dei
fondi pubblici e come ciò abbia un effetto depressivo
sullo sviluppo economico delle aree interessate, comportando sia un cattivo funzionamento del mercato
del credito che un’allocazione non corretta degli aiuti
alle imprese. Non solo reati violenti contro le istituzioni, contro le imprese e contro le persone: negli ultimi anni i gruppi mafiosi si sono specializzati anche
nel compiere reati ambientali37. I dati delle segnalazioni di operazioni sospette da parte dell’UIF (Unità
d’informazione Finanziaria) e quelli rilevati dalle Forze dell’Ordine, evidenziano che l’infiltrazione della
criminalità organizzata è particolarmente rilevante
in alcuni settori specifici, tra cui lo smaltimento dei
rifiuti, l’abusivismo edilizio e la produzione di energia eolica. Le segnalazioni relative a imprese operanti
nel settore dello smaltimento e riciclaggio di rifiuti (in
particolare rottami metallici e rifiuti pericolosi) sono
state oltre 300 nel 2010; tale attività è di particolare
interesse per le organizzazioni criminali in quanto offre la possibilità di ottenere profitti molto consistenti:
a fronte di guadagni unitari bassi, i volumi di fatturato
sono elevati. Altro settore catturato dalle mafie è quello del movimento terra e della gestione di cave. L’infil-
Criminalità organizzata
e incentivi alle imprese
I reati ambientali
35 - Cfr. Pinotti P. (2012) The economic costs of organized crime: evidence from southern Italy, WP
868, Banca d’Italia.
36 - Cfr. Barone G., Narciso G. (2013) The effect of organized crime on public funds, WP 916, Banca
d’Italia.
37 - Cfr Osservatorio Ambiente e Legalità (2013) Ecomafia 2013, Edizioni Ambiente; Tarantola A.
M. (2012) op. cit.
47
1.2 - Una visione interdisciplinare
Il ruolo dell’UIF
trazione avviene attraverso l’utilizzo delle cave abusive
che, una volta esaurite, vengono usate come discariche
illegali: ciò comporta un costo collettivo rilevante in
termini di danno per l’Erario e per l’ambiente, con
la conseguente “declassificazione” dei rifiuti da pericolosi a non pericolosi, nonché effetti distorsivi per il
mercato. Significativa è anche l’infiltrazione dalle mafie nel settore dell’energia eolica in alcune regioni meridionali, soprattutto Sicilia, Calabria e ultimamente
la Puglia. Come emerge dalle segnalazioni ricevute e
dalle relative analisi, il coinvolgimento della criminalità organizzata nella realizzazione dei parchi di produzione eolica (ciascuno del valore di decine di milioni di
euro) avviene tramite la partecipazione, o il supporto,
ad apposite società veicolo che si occupano delle fasi
propedeutiche dei progetti. In particolare, tali società
negoziano sul territorio i diritti di uso dei terreni dove
saranno edificati i parchi, e ottengono, anche attraverso pratiche corruttive, le necessarie concessioni e autorizzazioni delle amministrazioni pubbliche competenti; esse vengono poi cedute con grande profitto alle
aziende, nazionali o internazionali, che realizzeranno
gli impianti.
Un efficace osservatorio per monitorare l’infiltrazione
della criminalità organizzata nell’economia del nostro Paese è rappresentato dall’Unità di Informazione
Finanziaria (UIF), costituita, presso la Banca d’Italia,
con compiti di prevenzione e contrasto del riciclaggio
attraverso l’esame e l’analisi delle operazioni sospette. In Italia le banche, gli altri intermediari finanziari
e i professionisti (avvocati, notai, ecc.) sono obbligati dalla legge a segnalare ogni operazione sospetta
all’Unità di Informazione Finanziaria (UIF), una struttura costituita presso la Banca d’Italia nel 2008 per prevenire e combattere il riciclaggio e il finanziamento del
terrorismo, in cooperazione con le autorità di supervisione (Vigilanza della Banca d’Italia, ISVAP, Consob),
con gli organi investigativi e con le Procure.
In linea generale, le segnalazioni di operazioni sospette che l’UIF riceve, sebbene in numerosi casi abbiano
consentito di scoprire attività di riciclaggio delle mafie, non sono, anche per la loro natura, uno strumento
48
1.2.1 - I meccanismi di interazione tra economia legale e illegale
particolarmente adatto alla quantificazione del volume
di attività criminali ma sono piuttosto degli spunti,
basati su singole operazioni finanziarie, per un’attività investigativa. Come afferma Tarantola (2012, pag.
10)38 il sistema delle “sospette” ha mostrato una crescita esponenziale, pari al 147 per cento nel biennio
2010-2011 rispetto al biennio precedente, ma è ancora
in una fase di maturazione; perché esso possa esprimere
tutte le sue potenzialità nel contrasto delle forme più
articolate e sofisticate di riciclaggio, tipiche della grande criminalità organizzata, è necessario perseguire un
ulteriore affinamento della capacità diagnostica dei segnalanti. Pur con questi limiti, circa 800 segnalazioni,
tra quelle ricevute nel biennio 2010-2011, sono relative a soggetti che risultano arrestati o indagati per reati
legati alla criminalità organizzata. La maggior parte di
queste segnalazioni, circa il 75%, proviene da sportelli
bancari ubicati nelle quattro regioni meridionali più
infiltrate dalle mafie; tuttavia, una quota significativa
pari al 15% proviene da regioni del Centro-Nord, in
particolare dalla Lombardia, dal Lazio, dal Veneto e
dalla Toscana. Tuttavia con riferimento all’analisi dei
flussi finanziari potenzialmente legati alla criminalità
organizzata, la UIF sta attualmente sviluppando nuovi
indicatori che dovranno consentire l’individuazione di
flussi anomali nei bonifici tra le regioni e i comuni meridionali maggiormente infiltrati dalle mafie e il resto
del territorio nazionale, con particolare attenzione al
Nord-Italia. La validità e la robustezza di questi indicatori sono ancora in fase di studio.
38 - Cfr. Tarantola A. M. (2012) op. cit.
49
1.3 - Il quadro sociale ed economico di riferimento
1.3 - IL QUADRO SOCIALE ED ECONOMICO
DI RIFERIMENTO
1.3.1 - UN TERRENO FERTILE
Economia e società
Un contesto difficile:
i fattori di svantaggio
del territorio
In un contesto economico in difficoltà, è lecito attendersi che imprese e famiglie siano potenzialmente più
fragili rispetto a numerosi fattori, tra cui quelli criminali. Le stesse convinzioni riguardanti i significati del
concetto di legalità diventano meno solide se minate
da un livello di benessere in declino o mai del tutto
accettabile, generando comportamenti sociali all’insegna di un rispetto meno rigido delle regole di comportamento quotidiano comunemente condivise. Ciò,
sulla scorta di una percezione del sé spesso distaccata
da quella della sfera sociale, che spinge l’individuo in
difficoltà ad una osservanza flessibile (ed autogiustificata) dei principi di legalità.
Dall’Osservatorio Economico della provincia di Catanzaro pubblicato in occasione dell’undicesima Giornata
dell’Economia (giugno 2013), emerge che la provincia
di Catanzaro sta attraversando una fase di complessità, derivante dal sovrapporsi degli effetti della crisi economica a
fragilità intrinseche del sistema produttivo provinciale.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, occorre considerare innanzitutto alcuni fattori di fragilità che
notoriamente penalizzano l’attività imprenditoriale
in Italia, e non risparmiano certamente l’economia
di Catanzaro: complessità delle normative, peso della
burocrazia e lunghi tempi della giustizia favoriscono il
mancato rispetto delle regole e processi di marginalizzazione, soprattutto per le imprese minori.
A ciò si aggiungono altri fattori di svantaggio specifici
del modello di sviluppo del territorio catanzarese: la
lontananza dei principali mercati di approvvigionamento e di sbocco, un bassissimo livello di apertura
internazionale (il peso dell’export sul valore aggiunto
è pari a solo l’1,2%; quanto ad arrivi turistici stranieri
Catanzaro è all’85-esimo posto in Italia), un tessuto
produttivo molto frammentato e a bassa intensità tecnologica, un’insoddisfacente dotazione infrastruttu-
50
1.3.1 - Un terreno fertile
rale (al 2011 l’indice di dotazione infrastrutturale della provincia è pari all’88,1% della media nazionale39),
una limitata finanziarizzazione dell’economia e un difficile accesso al credito, oltre naturalmente alla presenza delle organizzazioni criminali. Catanzaro del resto
sconta un ritardo economico che caratterizza l’intera
Calabria, e tutto sommato presenta dati macroeconomici migliori rispetto alla media regionale: quanto a
valore aggiunto pro capite, ad esempio, nel 2011 con
14.804 euro la Calabria si colloca al 19-esimo posto
tra le regioni italiane (media Italia: 23.238); Catanzaro, con 16.915 euro di valore aggiunto, presenta il valore più alto a livello regionale ma è solo 78-esima nella graduatoria nazionale. Su tale modello di sviluppo
- fragile - l’intervento della crisi economica ha chiaramente prodotto, negli ultimi anni, risultati economici
negativi, pur se la provincia mostra una sensibilità alle
dinamiche recessive non particolarmente marcata. Le
stime sull’andamento del valore aggiunto a prezzi correnti
indicano come il 2012 sia nuovamente un anno recessivo (Catanzaro -1,4%; Italia: -0,8%), dopo un 2011 di
particolare difficoltà (Catanzaro -2,6%; Italia +1,4%).
In ambito regionale, tuttavia, per lo meno nel 2012 la
provincia mostra una maggior resilienza alla crisi, anche
in relazione della rilevante presenza del settore pubblico
che, per caratteristiche intrinseche, è anelastico rispetto al
ciclo. Le periodiche indagini congiunturali condotte
dall’Istituto Tagliacarne per la Camera di Commercio
mostrano chiaramente come il progressivo deteriorarsi
del ciclo economico si rifletta presso le imprese della
provincia di Catanzaro con una crescente contrazione
delle attività e delle performance d’impresa. Nel periodo tra il 2009 e il 2012, i tassi di variazione del fatturato dichiarati dalle imprese rimangono sempre in area
negativa: nel 2009, il volume di affari ha fatto registrare
una variazione su base annua del -12,4%. Una attenuazione di tali difficoltà si è verificata nel 2010 (-6,2%)…
Le dinamiche del 2012
della provincia
di Catanzaro
Le performance
delle imprese
39 - Nel dettaglio, l’indice, elaborato da Unioncamere-Istituto G. Tagliacarne, risulta penalizzato da
un’offerta ferroviaria poco sviluppata (87,4%), infrastrutture di tipo economico poco performanti, in
particolare servizi di banda larga (78,3%) e servizi per le imprese (61,3%), e un forte ritardo nell’offerta di strutture e servizi culturali (38,6%).
51
1.3 - Il quadro sociale ed economico di riferimento
Gli effetti sul mercato
del lavoro: picco di
disoccupazione nel 2012
mentre nel 2012 l’intensità della contrazione del volume
d’affari si è nuovamente rivelata a due cifre, facendo registrare una diminuzione del -13,2% (affiancata da una
perdita occupazionale pari al -3,7%)40.
Sempre nel 2012, le difficoltà sono state riscontrate in
tutti i settori dell’economia locale; tra questi, la flessione più severa del fatturato si è avuta nel settore turistico
(-21,1%); seguono trasporti e commercio, settori nei quali nel corso del 2012 il volume d’affari si è attestato rispettivamente al -14,7% e al -14,4% rispetto all’anno precedente. L’industria manifatturiera locale ha assistito a
un calo del fatturato del -10,3%.
Il mercato del lavoro risente ovviamente delle difficoltà congiunturali e delle debolezze strutturali del sistema produttivo. L’Osservatorio Economico ha messo
in luce come il mercato del lavoro della provincia di
Catanzaro sia caratterizzato da elevate barriere all’ingresso, anche per professioni non qualificate. Spesso le difficoltà di accesso si tramutano in lavoro sommerso, che
ostacola i processi di convergenza economica del territorio, oppure in nuove imprese, spesso fragili dal punto di
vista patrimoniale e poco in grado di sostenere gli attuali
standard di competitività.
Il tasso di disoccupazione provinciale è tradizionalmente più alto della media nazionale ma, almeno tra
2008 e 2011, presenta un andamento asincrono rispetto al Paese, riducendosi dal 13,9% all’11,2%. Nel
2012, invece, la disoccupazione raggiunge livelli altissimi, con un picco di ben 28.235 senza lavoro censito
proprio nell’ultimo anno (+88% rispetto al 2011), in
cui il tasso di disoccupazione raggiunge il valore record
di 19,2%, quasi il doppio del valore nazionale (10,7).
Tale valore colloca Catanzaro all’11esimo posto della
graduatoria provinciale, con le altre province calabresi
che non sono da meno (Crotone è al primo posto, con
il 26,1%), delineando un contesto regionale complessivamente molto difficile (Calabria: 19,3%).
Tra le fasce più penalizzate dall’impennata della disoc-
40 - Camera di Commercio di Catanzaro, Osservatorio Economico della provincia di Catanzaro
2013, a cura dell’Istituto G. Tagliacarne, giugno 2013.
52
1.3.1 - Un terreno fertile
cupazione nell’ultimo anno vi sono i giovani tra i 15
e i 24 anni: il relativo tasso di disoccupazione tocca il
43%, dal 26,2% del 2011, valore comunque relativamente “contenuto” se paragonato alla media regionale
(53,5%) e a quella italiana, inferiore di soli otto punti
(35,3%).
Alcune osservazioni sul mercato del lavoro provinciale. Innanzitutto, quando a Catanzaro la disoccupazione diminuisce il motivo risiede essenzialmente
nell’uscita di lavoratori dalla forza lavoro (quindi ad
un aumento dell’inattività e dello scoraggiamento) e
non ad un effettivo incremento dell’occupazione: per
gli espulsi dal mercato del lavoro provinciale risulta
cioè molto difficile trovare una nuova collocazione lavorativa. Ad alti livelli di inattività, inoltre, corrisponde di solito una presenza significativa di lavoro irregolare: la diffusione del sommerso fa decrescere la forza
lavoro in favore dei soggetti inattivi41.
Infine, l’“inversione” cui si assiste nel 2012 con il repentino aumento delle persone in cerca di lavoro e
quindi dei tassi di attività (dal 53,4 al 58,7% per la
fascia 15-64 anni; dal 20,2 al 25,3% per 15-24 anni)
sembra indicare un aggravarsi del disagio economico,
che induce le componenti inattive dei nuclei familiari,
anche quelle più giovani, ad affacciarsi sul mondo del
lavoro, senza che il tessuto produttivo riesca tuttavia
ad assorbirle.
Le dinamiche dell’attività produttiva e del mercato del
lavoro si riflettono nei livelli di benessere economico
della popolazione. La povertà è tradizionalmente più
diffusa nel Mezzogiorno, tra le famiglie più ampie, ed
è normalmente associata a bassi livelli d’istruzione,
bassi profili professionali ed esclusione dal mercato
del lavoro. Per la provincia di Catanzaro Unioncamere
ha stimato un’incidenza della povertà relativa, vale a
dire la quota di famiglie collocate al di sotto della soglia convenzionale di povertà in termini di spesa per
consumi, del 21,7% nel 201142. Ciò significa che il
41 - Ibidem.
53
La povertà
1.3 - Il quadro sociale ed economico di riferimento
problema della povertà riguarda più di un nucleo familiare su cinque (corrispondente a circa 31.600 famiglie), una quota doppia rispetto alla media nazionale
(11%). A Catanzaro l’incidenza della povertà sembra
comunque relativamente più contenuta rispetto ad
un contesto regionale sconfortante, in cui l’indicatore
raggiunge un valore medio di 26,1%, superiore al dato
del Mezzogiorno (23,2%) e secondo soltanto a quello
siciliano (27,2%).
42 - Unioncamere Calabria, Rapporto Calabria 2013. Il futuro presente, in collaborazione con
CamCom Universitas Mercatorum, luglio 2013. Per la definizione di povertà relativa e la metodologia
di calcolo dell’indicatore si veda anche Istat, La povertà in Italia, http://www.istat.it/it/archivio/
povertà.
54
1.3.1 - Un terreno fertile
Tab. 1 – Famiglie in condizioni di povertà relativa nelle province calabresi, in Calabria, nel
Mezzogiorno e in Italia (2009 - 2011; incidenza % sul totale delle famiglie)
Cosenza
Catanzaro
Reggio di Calabria
Crotone
Vibo Valentia
CALABRIA
Mezzogiorno
ITALIA
2009
25,8
22,4
27,9
31,1
31,5
26,7
22,5
10,7
2010
25,2
22,9
26,1
29,4
30,3
25,8
22,9
10,9
2011
24,9
21,7
28,7
27,5
31,9
26,1
23,2
11,0
Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati Unioncamere-CamCom Universitas Mercatorum
55
1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie
1.3.2 - ECONOMIA E FINANZA:
LA VULNERABILITÀ DI IMPRESE E FAMIGLIE
La vulnerabilità
del tessuto
imprenditoriale
La crisi
come opportunità
per la criminalità
Il mercato del credito
e il “rischio usura”
Il sistema imprenditoriale della provincia di Catanzaro, analogamente al quadro regionale, si presenta
strutturalmente piuttosto fragile con le forme organizzative più elementari e sottocapitalizzate, ossia le
ditte individuali, che nel 2012 rappresentano ancora
il 75,7% del totale delle imprese, a fronte del 62,2%
nazionale, e le società di capitale, ovvero le forme giuridiche più robuste e capitalizzate, che rappresentano
soltanto il 12,2% (Italia: 18,4%). Ne viene fuori un
tessuto produttivo estremamente frammentato, in cui
le ditte individuali, che si concentrano nei settori del
commercio, dell’agricoltura, delle costruzioni e delle
manifatture tradizionali, sono maggiormente esposte alla selezione del mercato e a difficoltà finanziarie,
commerciali e organizzative, soprattutto in periodi di
recessione, come dimostra la continua espansione del
numero di ditte individuali che cessa l’attività.
In tale contesto, periodi di shock geopolitico ed economico, o di crisi congiunturali e strutturali possono
rappresentare occasioni prontamente sfruttate dalla
criminalità per trarre motivo di più ingenti profitti,
ulteriore arricchimento e più profonda penetrazione
nell’economia e nella finanza. In presenza di criminalità, un tessuto imprenditoriale debole, spesso fondato
sulla conduzione familiare e sulla sostanziale coincidenza tra il patrimonio aziendale e quello della proprietà, colpito duramente dagli effetti sfavorevoli della
crisi economica diventa terreno ancora più fertile per
l’espandersi di fenomeni al limite della legalità e legati
all’economia sommersa. Quanto maggiore è la vulnerabilità finanziaria ed economica di un territorio tanto
più alta sarà la domanda potenziale di “sommerso”, ad
esempio per far fronte a crisi di solvibilità o a razionamenti del credito. Nelle aree dove si registrano ampie
sacche di disoccupazione, alti tassi di interesse, maggiori sofferenze, pochi sportelli bancari e tanti protesti
è facile attendersi un numero crescente di imprenditori che rischiano di cadere vittime di fenomeni di racket
e usura, mentre potrebbero affiorare nuove opportu56
1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie
nità di fatturato illecito, grazie a fonti malavitose di
liquidità collegate alla cosiddetta mafia imprenditoriale, soprattutto in quei settori economici e produttivi che sono tradizionalmente terreno più fertile per
l’economia sommersa, come l’edilizia e i servizi. Che
l’usura e le estorsioni siano tra i reati sommersi di maggiore rilievo nel territorio provinciale di Catanzaro lo
confermano le attività della Prefettura, come evidenziato più avanti.
Per questi motivi appare utile approfondire l’analisi di
alcune variabili sensibili relative al rapporto tra il tessuto socio-produttivo e il sistema bancario, iniziando
con l’andamento dei protesti e delle procedure concorsuali aperte nella provincia di Catanzaro. In pratica, il
protesto e la procedura concorsuale rendono difficoltoso se non impossibile per l’imprenditore l’accesso al
credito: un elevato numero di protesti e di procedure
concorsuali possono essere considerati sintomatici di
un irrigidimento del sistema creditizio e dunque rivelatori di un rischio usura effettivo.
Per quanto riguarda i protesti, lo scenario regionale del 2012 è piuttosto sintomatico: in Calabria si
registrano 36,16 protesti ogni mille abitanti contro
i 23,71 della media italiana, per un ammontare di
quasi 74mila euro, sempre ogni mille abitanti (Italia:
57.180); l’ammontare medio dei protesti supera di
poco i duemila euro, valore più contenuto della media
nazionale (2.411). Il sistema economico calabrese appare dunque in uno stato di diffusa insolvenza per una
consolidata difficoltà nell’onorare i propri pagamenti.
Protesti in provincia
di Catanzaro: diminuisce
il valore ma aumentano
di numero
Tab. 1 - Protes per specie dei toli di credito in Calabria
(Numero e ammontare per 1.000 abitan e ammontare medio)
Numero
per 1.000
abitan
28,9
2,3
5,0
36,16
23,71
Pagherò o vaglia cambiari e tr e acc
Tr
non acc
te
Assegni*
Totale
ITALIA totale
**Assegni bancari e postali
Fonte: elaborazioni su da Istat
Province *
Cosenza
Ammontare
per 1.000
abitan
41.624,92
3.455,34
28.870,24
73.950,50
57.180,26
Ammontare
medio
1.440,70
1.493,16
5.822,86
2.044,84
2.411,94
Tab. 2 - Protes per specie dei toli di credito nelle province calabresi
57
(2012; valori assolu - ammontare
in migliaia di euro)*
Pagherò o vaglia
Tra non
cambiari e tra
Assegni**
Totale
acce ate
acce ate
N.
18.761
Amm.
28.465
N.
1.394
Amm.
1.935
N.
3.351
Amm.
18.059
N.
23.506
Amm.
48.459
Pagherò o vaglia cambiari e tr e acc
28,9
41.624,92
3.455,34
Tr
non acc
te
2,3
28.870,24
Assegni*
5,0
73.950,50
Totale
36,16
ITALIA totale
23,71
57.180,26
**Assegni bancari e postali
1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie
Fonte: elaborazioni su da Istat
Province *
Cosenza
Crotone
Catanzaro
Vibo Valen a
R. Calabria
Calabria
Italia
1.440,70
1.493,16
5.822,86
2.044,84
2.411,94
Tab. 2 - Protes per specie dei toli di credito nelle province calabresi
(2012; valori assolu - ammontare in migliaia di euro)*
Pagherò o vaglia
Tra non
cambiari e tra
Assegni**
Totale
acce ate
acce ate
N.
Amm.
N.
Amm.
N.
Amm.
N.
Amm.
18.761
28.465
1.394
1.935
3.351
18.059
23.506
48.459
5.752
8.768
465
520
1.223
6.543
7.440
15.831
13.104
21.689
1.380
1.483
2.495
17.592
16.979
40.764
3.414
5.020
891
2.211
404
2.648
4.709
9.879
15.552
17.578
402
618
2.237
11.698
18.191
29.894
56.583
81.519
4.532
6.767
9.710
56.540
70.825
144.826
1.032.974 1.791.604 62.527 150.278 312.570 1.454.293 1.408.071 3.396.176
* Province e regioni in cui è situata la Camera di commercio che iscrive l’eff
**Assegni bancari e postali
Fonte: elaborazioni su da Istat
o nel registro.
A livello provinciale, Catanzaro nel 2012 registra un
numero complessivo di protesti (assegni, cambiali e
tratte) pari a 16.979, circa il 24% degli effetti protestati
in regione; il valore complessivo dei titoli protestati ammonta a 40.764 euro, il 28% del totale regionale. Tra le
province calabre, Catanzaro si colloca in terza posizione
per numero di protesti, dopo Cosenza e Reggo Calabria, mentre è seconda per valore, dopo Cosenza. Tra il
2011 e il 2012 il numero di effetti protestati in provin58
1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie
cia di Catanzaro è aumentato dell’11,5%, variazione
superiore a quella registrata in regione (+1,0%) e in
Italia (+1,6%). Al contrario, il valore complessivo degli
effetti protestati è sensibilmente diminuito (-39,2%),
amplificando a livello provinciale una tendenza in atto
in tutto il Paese (-7,8%): diminuisce la quantità di ricchezza che circola e si emettono più titoli di credito a
vuoto per somme minori, che tuttavia non si riesce a
pagare. L’importo medio dei titoli protestati a Catanzaro si è infatti quasi dimezzato: da 4.400 a 2.400 euro
circa. Tale riduzione è dovuta essenzialmente agli assegni, che registrano un calo sia in numero (-7,9%) sia e
soprattutto in valore complessivo (-61,8%); crescono
invece i protesti sulle cambiali, che rappresentano quasi l’88% dei titoli di credito protestati in provincia di
Catanzaro e che rappresentano una sorta di impegno
a pagare in futuro. Insomma imprenditori e cittadini,
consapevoli delle difficoltà finanziarie, sembrano più
prudenti nello staccare assegni (che di fatto corrispondono a soldi liquidi), mentre continuano a impegnarsi
in promesse future di pagamento che però non riescono a mantenere. Riguardo le aziende in uscita dal mer59
Le procedure
concorsuali
1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie
Tab. 3 - Protesti per specie dei titoli di credito nelle province calabresi
(variazioni percentuali 2012-2011)*
Pagherò o vaglia
Tratte non
Assegni **
cambiari e tratte
accettate
PROVINCE
accettate
Totale
N.
Ammont.
N.
Ammont. N. Ammontare
N.
Cosenza
5,7
-3,7
31,8
68,0
-18,1
-11,9
2,6
Crotone
-5,7
-23,4
4,7
-12,6
-27,2
-10,9
-9,6
Catanzaro
17,2
14,2
3,3
-27,9
-7,9
-61,8
11,5
326,8
-39,7
-10,6
12,8
Vibo Valentia
8,6
-26,3
147,5
Reggio di Calabria
-2,4
-4,7
-7,8
11,4
-30,8
-31,5
-7,2
Calabria
4,5
-4,4
24,7
38,8
-21,6
-39,8
1,0
Italia
5,3
-1,3
-0,5
1,4
-8,5
-15,5
1,6
* Province e regioni in cui è situata la Camera di commercio che iscrive l’effetto nel registro.
**Assegni bancari e postali
Fonte: elaborazioni su dati Istat
Ammont.
-5,4
-18,3
-39,2
-4,0
-17,1
-21,3
-7,8
Tab. 4 - Distribuzione delle imprese entrate in scioglimento/liquidazione per anno di entrata di
liquidazione nelle province calabresi, in Calabria ed in Italia (valori assoluti; 1990-2012)
Province
Prima
199019952000
2001
2002
2003
2004
e regioni
del 1990
1994
1999
Cosenza
Catanzaro
R. di Calabria
Crotone
Vibo Valentia
CALABRIA
ITALIA
955
933
267
121
157
2.433
210.590
1.144
1.255
919
279
245
3.842
214.810
1.843
1.072
1.172
400
335
4.822
295.125
402
178
199
53
88
920
64.107
451
224
231
68
90
1.064
71.130
446
201
237
88
88
1.060
69.032
483
203
259
94
97
1.136
72.497
531
233
328
127
109
1.328
78.493
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
Cosenza
467
466
Catanzaro
255
248
Reggio di Calabria
280
333
Crotone
107
97
Vibo Valentia
108
92
CALABRIA
1.217
1.236
ITALIA
78.964
60.285
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
697
325
419
144
95
1.680
96.162
708
317
362
124
128
1.639
95.604
610
304
411
139
87
1.551
89.964
631
280
320
116
121
1.468
87.226
390
999
576
316
135
2.416
96.902
799
358
429
140
119
1.845
100.001
Province
e regioni
cato, nel 2012 sono state 358 le imprese della provincia
di Catanzaro entrate in scioglimento o liquidazione, in
netta riduzione rispetto al 2011, quando l’indicatore
aveva toccato la cifra record di 999 unità, ma comunque
il secondo valore più alto dal 2000. La tendenza all’aumento delle crisi aziendali si evidenzia anche nel dato
relativo all’entrata in procedura concorsuale, spesso
propedeutica alla liquidazione vera e propria: tra 2008 e
2012 si è passati da 57 a 76 imprese, con un incremento
di 12 unità solo nell’ultimo anno. A livello regionale,
60
1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie
Tab. 5 - Indicatore di vulnerabilità delle imprese
Quota previsioni di
Indice di sintesi di
assunzione
vulnerabilità delle
personale high
imprese
skill
Sofferenze
imprese
Propensione
all’export
Procedure
concorsuali
Scioglimenti
imprese
Quota impieghi
immobili uso
produttivo
28,5
26,9
45,3
38,1
89,0
27,0
38,3
BARI
38,2
3,4
47,5
50,8
66,5
27,9
28,9
CAGLIARI
34,2
1,0
42,8
49,8
68,2
37,8
23,9
NAPOLI
41,7
4,4
43,6
57,2
61,7
25,2
29,9
PALERMO
38,7
46,6
44,2
47,5
88,3
21,9
44,1
POTENZA
41,4
3,6
25,5
38,7
64,5
40,5
26,9
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
38,7
4,8
39,8
48,4
69,2
29,8
30,1
MILANO
76,3
1,6
80,7
78,7
85,5
12,6
30,6
ROMA
78,9
6,8
50,8
100,0
72,8
18,6
39,4
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
77,6
3,3
64,0
88,7
78,9
15,3
34,7
Provincie e cluster
PROVINCIA OSSERVATA
CATANZARO
CAPOLUOGHI DEL SUD E ISOLE
LE CAPITALI POLITICHE ED ECONOMICHE
INDUSTRIA DEL NORD
GENOVA
31,2
2,6
43,3
57,3
52,5
23,3
25,0
TORINO
33,5
1,6
54,7
67,2
91,2
19,8
26,8
VENEZIA
55,0
2,9
58,0
63,1
62,6
38,2
33,4
MEDIA (GEOMETRICA ) CLUSTER
38,6
2,3
51,6
62,4
66,9
26,0
28,1
RICOSTRUZIONE POST TERREMOTO
CAMPOBASSO
38,7
8,5
34,9
34,8
53,9
45,9
31,5
FERRARA
76,6
1,8
31,9
36,4
69,6
30,1
26,4
L'AQUILA
39,8
4,4
19,4
53,8
43,6
39,5
26,1
MODENA
67,6
1,0
50,1
64,5
87,8
17,4
26,5
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
53,1
2,9
32,2
45,8
61,6
31,2
27,5
PMI DEL MADE IN ITALY
ANCONA
93,3
1,7
72,0
55,9
81,5
20,5
32,0
BOLOGNA
71,8
1,4
42,5
66,3
98,4
20,9
28,9
FIRENZE
72,5
1,7
59,9
62,9
75,9
18,9
29,4
PERUGIA
64,7
3,3
53,1
44,9
60,0
35,1
31,9
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
74,9
1,9
55,9
56,9
77,8
23,1
30,5
FORLI-CESENA
60,4
2,0
46,1
52,2
57,3
34,3
28,8
TREVISO
64,5
1,2
48,9
63,0
69,8
21,8
26,9
UDINE
39,6
1,5
49,8
44,8
67,4
34,3
26,0
VERONA
61,7
1,4
44,2
57,6
61,2
22,4
25,8
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
55,5
1,5
47,2
54,0
63,7
27,5
26,9
PADOVA
70,3
1,5
48,9
55,8
61,5
19,9
26,6
PARMA
53,7
1,1
50,9
55,7
71,1
22,4
25,5
PAVIA
53,0
1,5
39,5
46,5
72,0
29,3
26,1
PMI DEL NORD-EST
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL NORD
TRENTO
52,3
2,3
30,5
46,3
59,2
19,1
24,0
TRIESTE
29,7
1,9
41,9
70,5
66,6
21,0
24,8
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
49,9
1,6
41,7
54,3
65,9
22,1
25,4
PISA
53,7
2,0
47,8
53,0
66,7
20,5
26,8
SIENA
77,4
3,1
39,2
55,6
50,6
21,1
28,7
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
64,4
2,5
43,3
54,3
58,1
20,8
27,7
CATANIA
36,8
6,9
41,3
50,2
93,2
32,7
34,2
COSENZA
32,7
65,4
43,4
41,8
84,8
22,8
44,3
MEDIA (GEOMETRICA) CLUSTER
34,7
21,2
42,4
45,8
88,9
27,3
38,9
ITALIA
53,0
1,8
48,4
57,0
70,9
23,4
27,6
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL CENTRO
LE PROVINCIE DELL'INNOVAZIONE DEL SUD
Fonte: Elaborazione Tagliacarne
tuttavia, le difficoltà aziendali sembrano interessare in
misura più vasta le province di Cosenza e Reggio Calabria, sia per quanto riguarda le procedure concorsuali
che le liquidazioni (con l’unica eccezione dell’anno
2011).
61
1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie
La vulnerabilità delle famiglie letta attraverso
il reddito disponibile
La vulnerabilità di un territorio non riguarda solamente il tessuto imprenditoriale ma anche la situazione economica e finanziaria delle famiglie. Negli ultimi anni in Italia la recessione ne ha determinato un
evidente deterioramento, facendo lievitare l’incidenza
dei casi di deprivazione materiale e di disagio economico anche tra quelle fasce della popolazione che si
ritenevano immuni dal rischio di povertà. Il fenomeno si manifesta con maggiore intensità nelle regioni
meridionali e insulari, dove più basso è il livello del
reddito pro-capite, maggiore l’incidenza delle famiglie
numerose e più alta la percentuale delle persone anziane, prive di mezzi di sostentamento adeguati.
Oltre all’indice di povertà relativa, visto sopra, un altro
indicatore della vulnerabilità economica della popolazione è rappresentato dal reddito disponibile delle
famiglie consumatrici pro-capite, ovvero il reddito effettivamente fruibile per i consumi dopo il prelievo fiscale. In provincia di Catanzaro tale indicatore registra
un incremento dell’1,4% tra 2008 e 2011 (ultimi dati
disponibili): si tratta di una crescita più rapida rispetto a quella registrata mediamente a livello regionale
(+0,9%) e in controtendenza con la flessione maturata in Italia (-1,1%). Nonostante il discreto risultato
di Catanzaro, l’incremento osservato resta largamente
inferiore a quello registrato dall’inflazione nel medesimo periodo, se si considera che i prezzi al consumo
sono lievitati in media di quasi il 6%, con conseguente riduzione del potere di acquisto reale delle famiglie
della provincia.
Per effetto di tali dinamiche, il reddito disponibile pro
capite in provincia di Catanzaro nel 2012 risulta pari
a 13.381 euro, equivalenti al 77,2% del valore medio
nazionale (17.337). Tra le province italiane Catanzaro si colloca così al 79-esimo posto, ma è la prima tra
le province calabresi, analogamente a quanto avviene
in termini di patrimonio familiare medio (Catanzaro
con 238.542 euro è la prima provincia calabrese ma
solo 95-esima in Italia). Rispetto alla media italiana,
quindi, le famiglie della provincia di Catanzaro mostrano condizioni di fragilità in quanto sono penalizzate sia da livelli di reddito non certo elevati, peraltro
62
1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie
erosi dall’inflazione, sia da una minore protezione fornita dalla base patrimoniale, che rischia di consumarsi
progressivamente. Nel panorama calabrese, tuttavia,
il Capoluogo si distingue per un livello di ricchezza
superiore alla media.
In un tale contesto non stupisce che le famiglie calabresi facciano ampio ricorso al credito al consumo: nel
2012 il valore pro-capite del credito al consumo per le
famiglie consumatrici calabresi è pari a 1.046 euro, il
quarto valore in Italia dopo Sardegna, Lazio e Sicilia
(Italia: 901 euro); Catanzaro, con 1.201 euro supera la media regionale e si colloca al 7-imo posto nella
graduatoria provinciale italiana, prima tra le province
calabresi.
Nell’ultimo anno si nota tuttavia una flessione generalizzata nel ricorso al credito al consumo, in Calabria e
a Catanzaro più marcata che nel resto d’Italia (rispettivamente -11,4%, -9,7% e -6,6%), sia per una maggior debolezza della domanda sia evidentemente per
un atteggiamento più cauto delle banche stesse.
Del resto, come evidenziato nell’Osservatorio Economico 2013, in provincia di Catanzaro il ruolo delle
famiglie consumatrici (mutui o credito al consumo) nel
ricorso al credito bancario è più importante rispetto alla
media nazionale, ma a fronte di flussi di reddito disponibile che non crescono e di una erosione degli attivi patrimoniali ciò si traduce in un crescente scompenso debitorio
delle famiglie stesse.
Il peggioramento della qualità del credito sembra in
effetti coinvolgere in misura crescente famiglie e imprese della provincia di Catanzaro. Un indicatore in
tal senso è rappresentato dall’andamento delle sofferenze bancarie (in termini di utilizzato netto): l’ammontare delle partite deteriorate è significativamente cresciuto del 74,3% tra 2009 e 2012 (Calabria:
91,9%) e del 15,5% nel solo ultimo anno (Calabria:
10,9%). Nel 2012, si registrano a Catanzaro insolvenze per un valore di 380 milioni di euro, con un peso
piuttosto rilevante dei prestiti erogati alle famiglie
consumatrici (Catanzaro: 29,2%; Calabria: 27,5%).
Nel medio periodo sono proprio le famiglie consumatrici che hanno visto peggiorare in misura maggiore il
63
Le famiglie si indebitano
In crescita le sofferenze,
appannaggio soprattutto
di piccoli affidati
1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie
proprio stato di insolvenza (+88,1% dal 2009) rispetto alle imprese (+69,2%, riferito a famiglie produttrici
e società non finanziarie). Nell’ultimo anno, invece,
le sofferenze delle imprese aumentano di più (+17%,
contro il +12,1% delle famiglie consumatrici).
Nella struttura delle sofferenze per tipologia di affidati, a Catanzaro in maniera ancor più evidente rispetto al resto della Calabria le sofferenze sembrano
essere appannaggio soprattutto di piccoli mutuatari
(famiglie consumatrici e famiglie produttrici). Ciò, se
da un lato riduce il rischio di crisi di sistema dovuta
alla sofferenza di un grande prenditore, dall’altro può
generare azioni legali del tutto rovinose per i piccoli
prenditori.
In termini assoluti, l’esposizione debitoria dei prenditori del Capoluogo calabro è più contenuta di quanto
registrato nelle province di Cosenza (882 milioni di
euro) e Reggio Calabria (617 milioni). A Crotone si
rileva invece il peggioramento più marcato nell’ultimo quadriennio (+126,5%).
Tab. 6 - Reddito disponibile delle famiglie consumatrici pro capite* nelle province calabresi
(2008 - 2011; valori in euro, in % e numero Indice Italia = 100)
Cosenza
Catanzaro
Reggio di Calabria
Crotone
Vibo Valentia
CALABRIA
ITALIA
2008
2009
2010
2011
Variaz. %
2008-2011
Numero indice
2011
13.052
13.191
12.120
10.992
11.250
12.486
17.525
12.790
13.425
12.286
10.912
11.142
12.465
16.964
12.790
13.285
12.327
10.947
11.274
12.465
17.073
12.993
13.381
12.410
11.078
11.433
12.604
17.337
-0,5
1,4
2,4
0,8
1,6
0,9
-1,1
74,9
77,2
71,6
63,9
65,9
72,7
100,0
* La popolazione presa come riferimento per i valori pro capite per il 2011 è quella al 30 giugno, mentre per gli altri anni
corrisponde alla semisomma della popolazione a inizio e a fine anno.
Fonte: Unioncamere-Istituto Guglielmo Tagliacarne
64
1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie
Tab. 7 - Credito al consumo delle famiglie consumatrici pro capite : distribuzione regionale per
localizzazione della clientela (2012/2011; valori in euro ed in %)
Credito al consumo
pro capite (euro)
1.183,0
1.173,6
1.089,9
1.046,9
932,9
928,9
917,7
908,1
891,7
864,9
849,9
839,1
835,7
795,1
777,1
765,9
759,6
741,7
677,3
538,0
901,4
Sardegna
Lazio
Sicilia
Calabria
Campania
Abruzzo
Piemonte
Valle d'Aosta
Umbria
Puglia
Lombardia
Toscana
Molise
Emilia-Romagna
Friuli-Venezia Giulia
Marche
Liguria
Basilicata
Veneto
Trentino Alto Adige
Italia
Var. % 2011/2012
-7,5
-3,7
-9,9
-11,4
-10,7
-9,7
-6,0
-7,9
-5,7
-8,9
-5,2
-2,9
-6,0
-3,0
-5,8
-6,5
-7,6
-10,8
-3,2
-5,5
-6,6
Fonte elaborazioni su dati Banca d’Italia
Tab. 8 - Credito al consumo delle famiglie consumatrici pro capite: prime venti province
(2012/2011; valori in euro ed in %)
Pos.
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
Credito al
consumo pro
capite (euro)
1.265,4
1.256,4
1.244,7
1.227,9
1.202,8
1.202,2
1.201,0
1.200,7
1.191,6
1.189,6
1.159,3
1.126,8
1.121,2
1.121,2
1.119,5
1.103,9
1.101,8
1.101,5
1.077,4
1.060,3
Province
Carbonia-Iglesias
Palermo
Sassari
Cagliari
Olbia-Tempio
Medio Campidano
Catanzaro
Roma
Siracusa
Frosinone
Catania
Messina
Ogliastra
Taranto
Latina
Rieti
Asti
Reggio Calabria
Nuoro
L'Aquila
Fonte elaborazioni su dati Banca d’Italia
65
Var. % 2011/2012
-5,1
-8,8
-9,1
-7,9
-5,0
-5,3
-9,7
-3,9
-10,0
-0,5
-10,3
-13,2
-6,7
-12,1
-3,6
-3,3
-0,8
-15,0
-9,9
-8,7
1.3.2 - Economia e finanza: la vulnerabilità di imprese e famiglie
Tab. 9 - Sofferenze (utilizzato netto*) nelle province calabresi e in Calabria delle famiglie e delle
imprese** (valori assoluti in milioni di euro; 2012)
Famiglie
111
254
160
76
42
643
Catanzaro
Cosenza
Reggio Calabria
Crotone
Vibo Valentia
Calabria
Imprese
269
628
457
223
114
1.692
TOTALE
380
882
617
299
156
2.335
* l’utilizzato netto comprende la totalità dei rapporti per cassa in essere con soggetti in stato d'insolvenza o in situazioni
sostanzialmente equiparabili, a prescindere dalle garanzie che li assistono, al lordo delle svalutazioni e al netto dei passaggi a
perdita eventualmente effettuati. Eventuali differenze tra i dati di fonte "Segnalazioni di Vigilanza" e quelli di fonte "Centrale dei
rischi" possono essere ricondotte a marginali differenze di carattere normativo esistenti nei criteri di rilevazione dei due sistemi
informativi.
** per imprese si intendono le sofferenze a carico di famiglie produttrici e di società non finanziarie
Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia
Tab. 10 - Dinamica delle sofferenze (utilizzato netto) delle province calabresi e in Calabria
delle famiglie e delle imprese (variazioni percentuali; 2012-2009)
2012-2009
2012-2011
Famiglie
Imprese
TOTALE
Famiglie
Imprese
TOTALE
Catanzaro
Cosenza
Reggio Calabria
Crotone
Vibo Valentia
Calabria
88,1
92,4
100,0
100,0
75,0
94,3
69,2
90,3
95,3
137,2
60,6
91,0
74,3
90,9
96,5
126,5
64,2
91,9
Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia
66
12,1
5,8
9,6
10,1
10,5
8,6
17,0
11,9
8,8
15,5
4,6
11,8
15,5
10,1
9,0
14,1
6,1
10,9
1.4 - La criminalità in provincia di Catanzaro
1.4 - LA CRIMINALITÀ IN PROVINCIA DI CATANZARO
1.4.1 - I MUTAMENTI DEGLI ASSETTI CRIMINALI
CHE OPERANO SUL TERRITORIO
L’Istituto G. Tagliacarne cura, per il Ministero dell’Interno e la Scuola Superiore della PA, la rilevazione
annuale sull’attività delle singole Prefetture. Da tale
indagine, svolta nel mese di giugno 2013, emerge che
in provincia di Catanzaro hanno continuato ad operare
circa 25 associazioni criminali per una forza complessiva di 560 unità. L’area più critica resta quella di Lamezia (fascia tirrenica) ove sono concentrati rilevanti
interessi economici (lavori A3, riqualificazione area ex
SIR) che hanno determinato contrasti in seno alle famiglie Iannazzo, Giampà, Cerra-Torcasio-Gualtieri, per il
monopolio dei proventi illeciti derivanti dal traffico di
stupefacenti e dalle estorsioni contro imprenditori e commercianti.
La fascia jonica si distingue in: comprensorio del basso
jonio dove dopo l’eliminazione dei capi storici, si registra
un’apparente “Pax mafiosa” preludio ad una riorganizzazione delle cosche che comunque subiscono l’ influenza di quelle delle limitrofe province di Reggio Calabria e
Vibo Valentia; dell’alto jonio con collegamenti diretti con
le associazioni criminali crotonesi. La città di Catanzaro ed i maggiori centri della provincia rimangono però
condizionati dai predetti sodalizi che ne influenzano lo
sviluppo economico-sociale. Questo capoluogo risulta poi
caratterizzato dalla sistematica presenza della cd. “criminalità rom” che seppur limitata ad ambiti settoriali
(spaccio di stupefacenti, furti etc.) desta particolare allarme sociale. Ad essa si aggiungono le infiltrazioni nel
settore boschivo, mediante tagli abusivi per il prelievo di
massa legnosa da destinare all’illecita rivendita, nonché
la realizzazione dei parchi eolici e dei centri di grande
distribuzione, proliferati a dismisura negli ultimi anni.
Il capoluogo è caratterizzato da una proficua attività di
spaccio di stupefacenti (anche per utenza ultra provinciale) a cura di 2 gruppi rom contrapposti, dediti anche
67
I numeri
delle organizzazioni
criminali in provincia
L’articolazione
territoriale
della criminalità
1.4 - La criminalità in provincia di Catanzaro
L’usura
Le estorsioni
al furto di automezzi finalizzato alla restituzione ed altri
gravi reati. Nel basso ionio catanzarese, nel 2012, le varie
consorterie criminali vivono un latente clima di tensione
connesso alla possibilità del riacutizzarsi delle faide fra le
seguenti tre cosche locali: Gallace , Iozzo-Chiefari Procopio-Lentini- Sia-Tripodi. Nell’alto ionio (comprensorio
di Botricello) persistono gruppi delinquenziali sotto l’influenza di cosche crotonesi (Grande Aracri ed Arena) in
lotta per il predominio del territorio. L’area più critica è
rimasta quella di Lamezia ove si sono verificati gravi delitti ascrivibili alle tre cosche principali, in contrasto per i
rilevanti interessi economici ivi concentrati.
Nel 2012, l’usura si è confermata tra i reati sommersi di
maggiore rilievo nel territorio provinciale, soprattutto in
considerazione della difficile congiuntura economica in
atto - che ne allarga il bacino di utenza anche alle famiglie, in ragione della diminuzione del potere di acquisto
- e della difficoltà di individuazione del reo usuraio, spesso soggetto incensurato, apparentemente non collegato ad
organizzazioni criminali.
Per tale tipologia di reato, comunque, il dato numerico
relativo alle denunce si conferma scarsamente indicativo
della reale portata del fenomeno, atteso che alla sua esigua consistenza fa da contrappeso il dato sulle richieste di
assistenza ed aiuto, rivolto alle due fondazioni antiusura
del territorio che resta notevolmente alto.
Nel medesimo periodo, si conferma la diffusa pratica
dell’estorsione che condiziona in maniera fortemente negativa il corretto svolgimento delle locali attività economico-commerciali.
Le forme di manifestazione restano quelle classiche del
“pizzo”, richiesto dal referente della cosca a fronte di una
garanzia di “protezione” in favore dell’imprenditore, o
della “tangente”, da versarsi ai mafiosi per l’acquisizione
delle commesse, soprattutto nel settore edile. Quest’ultima si articola anche attraverso l’introduzione nelle fasi di
realizzazione dell’opera o del servizio pubblico - soprattutto per le attività a valle dell’aggiudicazione (fornitura
di mezzi, servizi e manodopera) - di società satellite che,
pur prive di apparenti ingerenze, risultano stabilmente inquadrate o controllate da cosche mafiose. Il ricorso
agli strumenti intimidatori è riservato ai casi limite, nei
68
1.4.1 - I mutamenti degli assetti criminali che operano sul territorio
confronti di chi si oppone o si mostra riottoso al condizionamento. Gli atti in menzione generalmente si manifestano con incendi e/o danneggiamenti di beni e mezzi di
proprietà dell’operatore economico che, per non incorrere
in ulteriori ritorsioni, assume il più delle volte un atteggiamento omertoso.
Nel 2012, inoltre, si sono confermati fenomeni diffusi di
illegalità connessa all’abbandono dei rifiuti, al punto tale
che la situazione ha assunto a volte contorni di assoluta
gravità ed emergenza, soprattutto a causa dei ritardi generali nell’attuazione del ciclo di gestione dei rifiuti.
Al fine di comprendere ulteriormente l’evoluzione e
l’articolazione della criminalità organizzata nel territorio di Catanzaro, si riportano alcuni stralci dalla Relazione Annuale della Direzione Nazionale Antimafia
sulla criminalità organizzata di tipo mafioso, con particolare riferimento alle attività investigative condotte
sulla “’ndrangheta” (dicembre 2012)43.
Per quanto riguarda le strategie e le infiltrazioni
dell’organizzazione criminale calabrese, secondo la
DNA anche nel distretto di Catanzaro44, la ‘ndrangheta
manifesta la sua volontà di controllare tutte le attività
economiche e politiche presenti sul territorio. E così dove
non arriva la collusione, la volontà di egemonizzare la
pubblica amministrazione e la politica si manifesta attraverso un continuo ricorso ad atti intimidatori nei confronti di amministratori locali. Tale fenomeno risulta
comunque attenuato in provincia di Catanzaro rispetto alle limitrofe province calabresi: nel 2012 la DIA
registra tre eventi intimidatori contro rappresentanti
delle amministrazioni locali, contro i 25 di Cosenza,
11 di Crotone, 24 di Reggio Calabria e 18 di Vibo
Valentia45.
Le indagini, proprio in tema di collusioni, hanno evidenziato la contiguità tra gli apparati criminali ed esponenti
La gestione dei rifiuti
La relazione annuale
della DNA
Le collusioni
con i ceti produttivi
e la classe dirigente
43 - Direzione Nazionale Antimafia, Relazione annuale sulle attività svolte dal Procuratore nazionale
antimafia e dalla Direzione nazionale antimafia nonché sulle dinamiche e strategie della criminalità
organizzata di tipo mafioso nel periodo 1 luglio 2011-30 giugno 2012, dicembre 2012.
44 - Si fa riferimento al Distretto della Corte di Appello di Catanzaro, che investe le province calabre
di Catanzaro, Crotone, Vibo Valentia e Cosenza.
45 - Ministero dell’Interno, Relazione al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia, II semestre 2012.
69
1.4 - La criminalità in provincia di Catanzaro
I “settori di attività”
e il modus operandi
‘ndranghetista
Spaccio ed estorsione
delle forze dell’ordine, ceti produttivi, apparati professionali (operatori del settori della giustizia e della finanza,
quali avvocati, periti medico-legali, commercialisti) e la
classe dirigente politico/amministrativa, dei quali i sodalizi si avvalgono per accrescere il loro potere criminale46. Sotto un profilo investigativo - dando per scontata
la pervasiva presenza della ‘ndrangheta in gran parte
della regione Calabria ed in tutti i suoi ambiti sociali,
economici, e politici - l’anno trascorso ha confermato la
preoccupante e soprattutto, “strutturata” presenza della
‘ndrangheta (con la costituzione di vere e proprie “Locali”) in ampie zone del Nord Italia.
Le indagini hanno confermato come in tutta Italia la
‘ndrangheta eserciti una indiscussa leadership nel settore del traffico degli stupefacenti ad altissimo livello, dal
quale si traggono profitti poi investiti in diversi settori
economici e finanziari.
Egualmente confermato è il costante ricorso da parte
dell’organizzazione all’attività estorsiva in danno di imprenditori piccoli e grandi, sia nel sud che nel Nord Italia. Sempre più sofisticate poi, sono apparse, le attività di
riciclaggio e reimpiego dei proventi illeciti, poste in essere
dall’organizzazione, con il continuo ricorso a prestanomi e professionisti specializzati. L’attività estorsiva pura,
sotto un profilo storico, precede in ordine di tempo quella
imprenditoriale, in quanto costituisce (insieme al traffico
di stupefacenti e, illo tempore, i sequestri di persona) il
meccanismo attraverso cui la ‘ndrangheta si è capitalizzata; con quei capitali gli ndranghetisti sono poi entrati
nel mondo dell’impresa (e lo hanno distorto). Perché la
‘ndrangheta oggi, nel 2012, nonostante sia straordinariamente “capitalizzata” e priva di qualsiasi problema di
liquidità, continua ad impegnare i suoi uomini nell’attività estorsiva? L’estorsione, al di là dei suoi ritorni in termini economici, è l’attività criminale che più di ogni altra induce assoggettamento verso la ‘ndrangheta da parte
46 - Nell’operazione Showdown II, ad esempio, conclusa a maggio 2012, sono state tratte in arresto
14 persone nel Soveratese, ritenute a vario titolo responsabili dei reati di associazione di stampo mafioso, omicidio, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti ed armi; nelle indagini è emerso anche il
coinvolgimento di un ex vice sindaco e di appartenente alle forse dell’ordine, indagati per favoreggiamento. Fonte: Ministero dell’Interno, Relazione al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti
dalla Direzione Investigativa Antimafia, I semestre 2012.
70
1.4.1 - I mutamenti degli assetti criminali che operano sul territorio
della società civile e del tessuto economico e conferma la
posizione di supremazia sul territorio dell’associazione. E
questo, a sua volta, consente all’organizzazione di imporre nuovi affari, di entrare sul mercato imprenditoriale e
su quello politico e conquistarli.
Allo stesso modo è possibile spiegare l’interesse delle
cosche per forme di infiltrazione negli enti locali e di
intimidazione nei confronti di pubblici amministratori: la matrice motivazionale appare risiedere non
tanto (o non solo) nei vantaggi economici derivanti
dalle ingerenze negli appalti pubblici quanto piuttosto
nell’esercizio di un immanente controllo delle istituzioni, in modo da rendere ben visibile alle comunità
calabresi che il proprio dominio si estende anche alla
governance locale.
La vocazione imprenditoriale della ‘ndrangheta è
inoltre un elemento da tempo tracimato dal territorio calabrese verso altre regioni e all’estero, rendendo
necessario elevare il livello della vigilanza, anche in
funzione di impedire alle cosche di intercettare i flussi
di denaro impiegato nelle commesse pubbliche. Sotto
tale aspetto gli investigatori ritengono decisivo il sistema dei controlli diretti a prevenire l’infiltrazione della
criminalità negli appalti, in via di progressiva e costante affinazione.
Dal punto di vista “geo-criminale”, per quanto riguarda nello specifico l’area provinciale di Catanzaro, la
Direzione Distrettuale antimafia ha conseguito importanti risultati investigativi nel 2012. In particolare, nell’area lametina gli equilibri mafiosi hanno subito
profondi mutamenti nell’ultimo anno, in conseguenza
dell’esito di attività di indagine che hanno inciso pesantemente su alcune delle consorterie mafiose radicate in
quel territorio. Nella fascia tirrenica della provincia di
Catanzaro, sino agli interventi giudiziari del 2011, risultavano dominanti le cosche facenti capo alle famiglie
Giampà e Iannazzo; queste ultime, dopo un periodo di
forte conflittualità, avevano stipulato un accordo finalizzato alla spartizione della parte più significativa del territorio urbano. In posizione decisamente residuale risultavano attivi altri gruppi criminali: i Torcasio, i Cerra, i
Gualtieri.
71
Il controllo
degli appalti
L’assetto territoriale:
l’area lametina-tirrenica
1.4 - La criminalità in provincia di Catanzaro
L’area ionica
Le due principali cosche mafiose che operano sul territorio
hanno caratteristiche del tutto diverse: quella riferibile ai
Giampà corrisponde ad un’idea “tradizionale” di cosca
mafiosa, contraddistinta dal frequente uso della violenza
e dalla dedizione ad attività criminali sintomatiche quali le estorsioni ed il traffico di stupefacenti; il gruppo Iannazzo, al contrario, costituisce un esempio tipico di “mafia imprenditoriale” capace di avvalersi di un fittissimo
reticolo di imprese intestate o comunque facenti capo ad
esponenti della famiglia, operanti nel settore delle costruzioni e segnatamente in quelli delle forniture e del movimento terra, orientando i suoi rapporti con i titolari di
attività produttive essenzialmente verso il procacciamento di liquidità da investire nelle attività imprenditoriali
da loro direttamente gestite. La pax mafiosa raggiunta tra
le cosche non ha avuto lunga durata, come dimostrato da
una serie di omicidi consumati nel corso del 2011, significativi per le ricadute che hanno determinato sugli assetti
criminali locali.
Dalle investigazioni svolte, emerge il quadro di un sodalizio criminoso immutato quanto all’area di operatività
ed al ruolo di vertice da sempre riconosciuto a Giampà,
parzialmente rinnovato quanto alle famiglie/’ndrine che
costituiscono parte integrante della stessa cosca (“Notarianni” e “Cappello”) e quanto alle alleanze con le simili
associazioni criminali dei “Iannazzo” di Sambiase, degli
“Anello” di Filadelfia (VV) e dei “Bellocco” di Rosarno
(RC), e con ramificazioni in Giussano (Monza-Brianza).
Va detto che l’azione giudiziaria ha solo marginalmente
inciso sulla cosca Iannazzo, alleata dei Giampà. Tale sodalizio si caratterizza per il capillare controllo dell’economia cittadina che è riuscito a porre in essere e, ancor più,
per l’allarmante ed elevatissima potenzialità militare, che
lo rende egemone su tutti gli altri sodalizi operanti sul medesimo territorio ai quali comunque è collegato.
L’area ionica della provincia di Catanzaro è stata al centro di una violenta contrapposizione tra i gruppi criminali storicamente radicati su quel territorio. Una cruenta
guerra di ‘ndrangheta con decine di vittime negli anni
2009/2010 ha caratterizzato il territorio del soveratese,
al confine con le province di Vibo Valentia, Catanzaro e
Reggio Calabria.
72
1.4.1 - I mutamenti degli assetti criminali che operano sul territorio
Tutte le cosche coinvolte nel conflitto presentano caratteristiche assolutamente peculiari, soprattutto per l’impenetrabilità di cui sono riuscite a circondare le loro attività
ed il grado di omertà che sono in grado di imporre nel
territorio dalle stesse controllato. Presentano un’elevata
vocazione imprenditoriale, risultano interessate, in particolare, al settore del turismo, attraverso la gestione di
condomini turistici ovvero la realizzazione di strutture
alberghiere di analoga destinazione.
Denotano, infine, una singolare capacità di infiltrazione
nel tessuto istituzionale ed imprenditoriale (con particolare riferimento alle imprese dedite alla gestione dei pubblici appalti), sia nei rapporti con gli enti territoriali sia
con gli apparati investigativi, taluni esponenti dei quali
risultano coinvolti nelle loro illecite attività.
Le vicende e le ragioni sottostanti le dinamiche mafiose accertate durante le indagini svolte negli anni 20102011 appaiono direttamente influenzate dallo sviluppo
turistico e commerciale di alcune zone dell’area ionica, in
particolare, del territorio di Soverato e dall’imponenza di
alcune opere pubbliche (la c.d. trasversale delle Serre; le
modifiche al tracciato della s.s. n. 106; la realizzazione di
parchi eolici) che, apportando risorse economiche e finanziarie consistenti in aree tradizionalmente depresse dal
punto di vista economico, hanno contribuito ad alimentare nei gruppi criminali locali, caratterizzati da connotazioni proprie della ‘ndrangheta, mire espansionistiche
per l’affermazione di predominio assoluto finalizzato
all’accaparramento di sempre maggiori profitti.
Negli anni duemila, l’assetto inizia a subire alcuni mutamenti a seguito del contrasto, sempre più acceso, tra i
vertici della cosca di Guardavalle (Gallace e Novella),
che aveva l’incontrastato predominio dell’intera area. Le
mire indipendentiste di alcune famiglie hanno modificato l’assetto criminale del territorio generando una guerra
di mafia che solo nel soveratese ha dato luogo ai numerosi atti omicidiari registrati negli anni 2009/2010 (cd.
“Faida dei Boschi”); sembra che la faida ha visto prevalere nettamente il gruppo Gallace, riuscito ad eliminare
quasi tutti gli esponenti apicali del sodalizio avverso. In
altre parole, l’area a sud della provincia di Catanzaro,
al confine con quella di Reggio Calabria, è attualmente
73
1.4.1 - I mutamenti degli assetti criminali che operano sul territorio
L’area di Catanzaro
caratterizzata dalla presenza della cosca finora egemone
riconducibile a Gallace in Guardavalle, in stretta alleanza con le cosche reggine riconducibili al defunto Ruga in
Monasterace e a Leuzzi in Stignano, e con propaggini significative sul territorio di Badolato.
La criminalità che gravita intorno alla città di Catanzaro è caratterizzata prevalentemente dalla presenza di
associazioni costituite da soggetti di etnia rom che hanno
il sostanziale monopolio del traffico di sostanze stupefacenti. La tradizionale vicinanza dei soggetti di etnia rom
alle cosche mafiose dell’area del crotonese, l’intensificarsi
di atti intimidatori anche nei confronti di attività economiche di rilevante importanza, in cui sembrerebbero
avere avuto un ruolo materiale detti soggetti di etnia rom,
la segnalata presenza di contatti tra soggetti del contesto
criminale di Stalettì ed esponenti della criminalità organizzata dell’area del crotonese, le propalazioni circa
le attuali dinamiche nel mutamento degli equilibri dei
sodalizi di ‘ndrangheta inducono a ipotizzare che si stia
realizzando una significativa influenza nell’area delle
cosche di mafia della zona crotonese, tradizionalmente
influenti anche nella zona della Presila catanzarese, in
quella compresa nella zona jonica a nord della provincia
di Catanzaro al confine della provincia di Crotone fino
ad estendersi nei territori limitrofi di quest’ultima provincia. In particolare, l’ipotesi è che l’area sia oggetto di
influenza della cosca definibile come Grande Aracri, alla
quale fanno riferimento i Nicoscia.
Va infine evidenziato che le indagini segnalano nel corso
degli anni la presenza di contatti tra esponenti delle famiglie egemoni nella diverse zone della costa ionica tra
le province di Crotone, Catanzaro e la zona nord della
provincia di Reggio Calabria.
74
1.4.2 - Delitti e criminalità secondo le fonti ufficiali
1.4.2 - DELITTI E CRIMINALITÀ SECONDO LE FONTI UFFICIALI
Poste le premesse viste sopra circa il contesto criminale
che opera sul territorio catanzarese, in questo paragrafo si analizzano i dati di fonte ufficiale sui reati commessi nella provincia nel 2012. Come sottolineato in
appendice, le statistiche ufficiali che forniscono informazioni sulla criminalità derivano da quanto è stato
“scoperto” dalle Forze dell’Ordine o a queste denunciato, e, quindi, ne rappresentano evidentemente una
sottostima. La trattazione si concentrerà soprattutto
sulle tabelle 1 e 2, relative ai dati forniti dalla Direzione Nazionale Antimafia per l’anno 2012, mentre si
rimanda alle tabelle in allegato per le statistiche sulla
numerosità e la dinamica dei delitti denunciati negli
anni precedenti, elaborate a partire da dati di fonte
Istat-Ministero della Giustizia.
A Catanzaro, nel 2012, sono stati commessi complessivamente 14.304 delitti (il 21% circa del totale
della Calabria), vale a dire 3.975 reati per centomila
abitanti. Tale indice risulta inferiore a quello nazionale
(4.705) ma superiore al dato medio regionale (3.500).
Nell’ultimo anno il numero di delitti commessi registra peraltro un trend negativo, con una variazione
del -1,11%, di segno ed entità opposti a quanto verificatosi sul territorio calabro (+1,07%) e su quello
nazionale (+1,20%). Tale calo conferma la tendenza in
atto anche negli anni immediatamente precedenti: tra
2008 e 2011, infatti, il numero dei delitti commessi
nel Capoluogo si era ridotto del -3,0%.
Il dato aggregato, per quanto rilevante, non fornisce
però sufficienti informazioni sull’articolazione della
criminalità sul territorio; l’analisi per tipologia di reati sembra invece confermare gli assetti e le dinamiche
viste sopra: una significativa persistenza di “reati-spia”
(incendi, danneggiamenti e intimidazioni a danno
della comunità), riconducibili alla pressione dei sodalizi sul territorio, una diffusa e crescente criminalità
di stampo non necessariamente mafioso (furti e truffe), e un calo dei delitti più efferati (omicidi volontari,
associazione per delinquere, lesioni dolose, attentati),
75
Le statistiche della DNA:
a Catanzaro nel 2012
diminuiscono i delitti ma
persiste una forte pressione
sul territorio
1.4.2 - Delitti e criminalità secondo le fonti ufficiali
I “reati-spia”
La criminalità comune
si espande
I delitti più efferati
diminuiscono
probabilmente in virtù di una pax mafiosa temporaneamente raggiunta tra le cosche e dei successi recentemente conseguiti dalla DDA di Catanzaro.
Per quanto riguarda il primo aspetto, la continua
pressione esercitata sul territorio dalla criminalità organizzata è deducibile dall’osservazione di alcuni “reati-spia”, che sono poi quelli che incidono più direttamente sull’economia reale e sulle relazioni sociali,
indicando il grado di infiltrazione e controllo criminale
nel sistema locale. Nel 2012 nella provincia di Catanzaro si registrano ben 2.442 reati di danneggiamento
(679 per centomila abitanti), 301 incendi (84 per centomila abitanti), 264 danneggiamenti seguiti da incendio (73) e, tra i delitti contro la persona, 403 lesioni
dolose (112). Dietro questi valori assoluti si nascondono dinamiche diverse: rispetto al 2011 diminuiscono
infatti i danneggiamenti (-14,1%) e le lesioni dolose
(-11,6%) mentre aumentano gli incendi (+28,1%) e i
danneggiamenti seguiti da incendi (+32%).
Un secondo gruppo di dati riguardano gli altri delitti
contro il patrimonio, quali furti, rapine e truffe, normalmente appannaggio della criminalità comune ma
utilizzati anche dalle consorterie criminali come forme di intimidazione (ne è un esempio il furto di veicoli o attrezzature da lavoro restituiti dietro compenso con il metodo estorsivo del cosiddetto “cavallo di
ritorno”). Nella provincia di Catanzaro l’incidenza di
questi reati si conferma molto alta anche nel 2012, in
crescita rispetto all’anno precedente: sono stati commessi 5.227 furti, 1.452 per ogni centomila abitanti,
+9% dal 2011 (soprattutto furti di autovetture, nelle
abitazioni e negli esercizi commerciali); 91 rapine (25
per centomila abitanti, +21%), con particolare incidenza di quelle in pubblica via (32 denunce, +18,5%)
e in esercizi commerciali (12 denunce, +500%); e 605
truffe e frodi informatiche (168 rapportate alla popolazione, sostanzialmente stabili rispetto al 2011).
Rimangono dunque preoccupanti i dati relativi a danneggiamenti e azioni intimidatorie di varia natura
contro imprenditori, pubblici amministratori, destinatari di azioni violente o minacce, dirette o indirette,
peraltro sintomatici dell’attività estorsiva perpetrata
76
1.4.2 - Delitti e criminalità secondo le fonti ufficiali
dai sodalizi criminali, spesso solo residualmente oggetto di denuncia da parte delle vittime.
Un terzo gruppo di reati, per cui si hanno a disposizione i dati al 2012, riguardano i delitti più gravi contro la
persona (omicidi volontari, tentati omicidi), considerati delitti di violenza per eccellenza e reati che mettono
radicalmente in discussione l’ordine sociale e le garanzie di sicurezza personale e incolumità fisica, e quelli
a stampo più prettamente mafioso (associazione per
delinquere, attentati) commessi nel territorio di Catanzaro: per questi nel complesso si nota, nell’ultimo
anno, una certa riduzione dopo la guerra tra clan che si
era scatenata negli anni immediatamente precedenti.
In dettaglio, le Forze dell’Ordine hanno rilevato nel
2012: 5 omicidi volontari (1,39 per ogni centomila
abitanti), in calo del 28,6% rispetto al 2011; 13 tentati omicidi (3,61; +18,2%); 7 denunce per associazione per delinquere (1,95; -22,2%) e 5 attentati (1,39;
-28,6%). A ciò si aggiungono 25 casi di violenze sessuali (circa 7 ogni centomila abitanti, +25% dal 2011)
e 8 denunce per sfruttamento della prostituzione (2,2;
-27,3%), altro delitto nelle mani della criminalità organizzata.
Volgendo lo sguardo ai delitti commessi nel 2011
nella provincia di Catanzaro (per maggiori dettagli si
rinvia alle tabelle 3 e seguenti), saltano all’occhio nuovamente i dati sulle violenze, in particolare percosse,
lesioni dolose, minacce, sequestri di persona, ingiurie: molto numerose in valore assoluto e superiori alla
media regionale e a quella nazionale se rapportati alla
popolazione.
Non stupisce pertanto che, sempre al 2011, siano
state registrate a Catanzaro 64 denunce per estorsione, quasi il 24% del totale della Calabria, l’incidenza
maggiore dopo quella di Cosenza (35,4%); in rapporto alla popolazione si tratta per il Capoluogo di 17,4
estorsioni ogni centomila abitanti (Calabria: 13,3; Italia: 10,0). È peraltro noto che la numerosità di questi
eventi denunciati nel Sistema di Indagine delle forze
dell’ordine costituisce probabilmente solo una minima parte di un verosimile contesto sommerso di ben
più ampie dimensioni, in cui la pressione estorsiva è
77
Estorsione e usura
1.4.2 - Delitti e criminalità secondo le fonti ufficiali
Ecomafie
finalizzata all’acquisizione del pieno controllo di realtà
imprenditoriali47. Ancora più eclatante in tal senso è il
dato relativo all’usura: degli undici casi denunciati in
Calabria nel 2011, solo uno riguarda la provincia di
Catanzaro (numero indice: 0,3 ogni centomila abitanti; Calabria: 0,5; Italia: 0,6).
Il ricorso a pratiche usuraie ed estorsive costituisce
una modalità tipica del potere criminale di controllo,
soprattutto nei confronti di imprenditori e commercianti i quali, sottoposti a sistematica intimidazione
e al timore di subire ulteriori rischi per la propria incolumità e l’integrità dei beni, sono certamente restii
a denunciare il fatto-reato. Secondo la DIA, infatti,
l’usura costituisce uno degli strumenti privilegiati con
cui la criminalità organizzata reimpiega il denaro di
provenienza illecita; soprattutto nelle regioni ad alto
rischio, come la Calabria, dove la condizione di assoggettamento è elevata, le denunce non possono ritenersi proporzionali alla portata del fenomeno.
Un approfondimento merita, infine, la cosiddetta “illegalità ambientale” o “Ecomafia”, vale a dire settori
della criminalità organizzata che hanno scelto di operare soprattutto in attività illecite che arrecano danni
diretti dell’ambiente, oltre che al mercato concorrenziale e al tessuto socio-economico di un territorio. Il
fenomeno, analizzato di recente nell’annuale “Rapporto Ecomafia”, coordinato da Legambiente e in collaborazione con tutte le forze dell’ordine, riguarda il
ciclo dei rifiuti (illecito), l’abusivismo edilizio e ciclo
del cemento, incendi, delitti contro la fauna e i beni
culturali (inclusi i traffici clandestini di opere d’arte, il
ciclo alimentare).
La Calabria, con 3.455 infrazioni accertate in questi
settori, pari al 10% del totale nazionale, si classifica
terza regione in Italia, dopo Campania e Sicilia; quasi 2.500 sono le persone denunciate e 95 i clan attivi
nell’illegalità ambientale (Tabella 17)48. Emerge inoltre un vero e proprio “caso Calabria” quanto a corruzione ambientale (280 arresti eseguiti), vale a dire un
47 - Ministero del’Interno, Relazione semestrale sui risultati della DIA, I semestre 2012.
48 - Legambiente, Ecomafia 2013. Nomi e numeri dell’illegalità ambientale, giugno 2013.
78
1.4.2 - Delitti e criminalità secondo le fonti ufficiali
sistema ben collaudato in cui le tangenti incassate da
amministratori, esponenti politici e funzionari pubblici servono a “fluidificare” appalti e concessioni edilizie, varianti urbanistiche o discariche di rifiuti.
In apertura dell’anno giudiziario 2013, il Presidente
della Corte d’Appello di Catanzaro ha sottolineato
come tra le tipologie di reato registrate nel distretto sia
notevolmente peggiorata la situazione legata ai reati in
materia di inquinamento e rifiuti, con un significativo incremento dei procedimenti relativi a reati contro
l’incolumità pubblica e la salute dei cittadini, in materia di tutela dell’ambiente e del territorio, riconnessi
alla situazione di emergenza ambientale in materia di
smaltimento dei rifiuti e inquinamento delle acque,
cui si aggiungono gli incendi boschivi e i reati in materia di edilizia e urbanistica49.
A livello provinciale, Catanzaro appare tuttavia relativamente “virtuosa” e la meno infiltrata dalla criminalità ambientale tra le province calabre, posizionandosi
in quasi tutte le graduatorie dopo le altre quattro, tranne che per numero di incendi.
Nello specifico di Catanzaro occorre però menzionare
alcune grandi inchieste in tema di ciclo dei rifiuti e del
cemento, quale l’inchiesta “Pecunia non olet” sulla gestione della discarica di Alli, scandalo esploso nel 2011
e con oltre 20 indagati tra imprenditori e funzionari
accusati a vario titolo di associazione per delinquere,
abuso d’ufficio, evasione fiscale, corruzione, falso e
disastro ambientale, oppure l’inchiesta del 2011 sulle
infiltrazioni negli appalti nel Comune di Catanzaro,
con l’iscrizione nel registro degli indagati di oltre 40
persone tra cui imprenditori, professionisti, funzionari pubblici.
A ciò si aggiungono le inchieste sui parchi eolici, una
ventina in Calabria concentrati soprattutto nelle province di Crotone e Catanzaro e quasi tutti sottoposti
ad indagini della magistratura su maxitangenti e distrazioni. Il coinvolgimento della criminalità organizzata nella realizzazione dei parchi di produzione
Grandi inchieste
ambientali a Catanzaro
I parchi eolici
49 - Inaugurazione anno giudiziario 2013, Presidente della Corte D’Appello di Catanzaro, Gianfranco Migliaccio.
79
1.4.2 - Delitti e criminalità secondo le fonti ufficiali
eolica (ciascuno del valore di decine di milioni di euro)
avviene tramite la partecipazione di apposite “società
veicolo” che si occupano delle fasi propedeutiche dei
progetti. Tali società negoziano sul territorio i diritti di
uso dei terreni dove saranno edificati i parchi, e ottengono, anche attraverso pratiche corruttive, le necessarie concessioni e autorizzazioni delle amministrazioni
pubbliche competenti oltre alle sovvenzioni pubbliche, in Italia tra le più alte d’Europa; esse vengono poi
cedute con grande profitto alle aziende, nazionali o internazionali, che realizzeranno gli impianti.
Tab. 1 – Delitti commessi in provincia di Catanzaro, Calabria e Italia nel biennio 2011 – 2012
(valori assoluti e percentuali)
DELITTI COMMESSI (Dati interforze)
Catanzaro
Calabria
ITALIA
DATI ANNUALI
2011
14.465
67.841
2.763.012
QUOZIENTE
PER 100.000 ABITANTI
2012 2011/2012
2011
2012
14.304
-1,11
4.019,83 3.975,09
68.566
1,07
3.462,95 3.499,96
2.796.350 1,20
4.648,89 4.704,99
Variazione %
Fonte: Direzione Nazionale Antimafia
Tab. 2 – Articolazione dei delitti commessi in provincia di Catanzaro nel biennio 2011 – 2012
(valori assoluti e percentuali)
OMICIDI VOLONTARI (fonte DCPC)
TENTATI OMICIDI
LESIONI DOLOSE
VIOLENZE SESSUALI
FURTI (totale)
Furti con strappo
Furti con destrezza
Furti in abitazione
Furti in esercizi commerciali
Furti di autovetture
RAPINE (totale)
Rapine in abitazione
Rapine in banca
Rapine in uffici postali
Rapine in esercizi commerciali
Rapine in pubblica via
ASS. DELINQUERE – ART. 416 C.P.
INCENDI
DANNEGGIAMENTI
DANN. SEGUITI DA INCENDIO
ATTENTATI
TRUFFE E FRODI INFORMATICHE
SFRUTTAMENTO DELLA
PROSTITUZIONE
ALTRI DELITTI
TOTALE DELITTI
DATI ANNUALI
2011
2012
7
5
11
13
456
403
20
25
4.792
5.227
23
45
71
119
531
684
283
323
886
922
75
91
15
14
4
4
1
5
2
12
27
32
9
7
235
301
2.844
2.442
200
264
7
5
609
605
X 100.000 ABITANTI
2011
2012
1,95
1,39
3,06
3,61
126,72
111,99
5,56
6,95
1.331,70
1.452,59
6,39
12,51
19,73
33,07
147,57
190,08
78,65
89,76
246,22
256,22
20,84
25,29
4,17
3,89
1,11
1,11
0,28
1,39
0,56
3,33
7,50
8,89
2,50
1,95
65,31
83,65
790,35
678,63
55,58
73,37
1,95
1,39
169,24
168,13
VARIAZIONE %
2011/2012
-28,57
18,18
-11,62
25,00
9,08
95,65
67,61
28,81
14,13
4,06
21,33
-6,67
0,00
400,00
500,00
18,52
-22,22
28,09
-14,14
32,00
-28,57
-0,66
11
8
3,06
2,22
-27,27
5.189
14.465
4.908
14.304
1.442,03
4.019,83
1.363,94
3.975,09
-5,42
-1,11
Fonte: Direzione Nazionale Antimafia
80
1.4.3 - Gli indici di criminalità
Tab. 3 - Le prime 10 regioni in Italia per infrazioni accertate di illegalità ambientale
(2012; valori assoluti e percentuali)
Campania
Sicilia
Calabria
Puglia
Lazio
Toscana
Sardegna
Liguria
Lombardia
Emilia Romagna
Italia
Infrazioni
accertate
% sul totale
Persone
denunciate
Persone
arrestate
Sequestri
effettuati
4.777
4.021
3.455
3.331
2.800
2.524
2.208
1.597
1.390
1.035
34.120
14,0%
11,8%
10,1%
9,8%
8,2%
7,4%
6,5%
4,7%
4,1%
3,0%
100%
3.394
2.938
2.485
3.251
2.045
1.989
2.698
1.428
1.308
944
28.132
34
25
20
28
6
2
15
1
14
0
161
1.153
926
723
1.303
518
596
643
216
432
310
8.286
Fonte: Legambiente su dati Forze dell’ordine, Capitanerie di porto e polizie provinciali (2012)
1.4.3 - GLI INDICI DI CRIMINALITÀ
Per effettuare rapidi confronti territoriali e intertemporali e per sintetizzare in indicatori compositi le informazioni viste sopra circa la numerosità dei delitti,
è possibile analizzare gli indici di criminalità, normalmente utilizzati come indicatori territoriali per le
politiche di sviluppo e strutturali. Tali indici vengono calcolati dall’Istat a partire dai dati del Ministero
dell’Interno sulla numerosità di determinati delitti
denunciati dalle Forze dell’ordine all’Autorità giudiziaria e rapportata alla popolazione del territorio in
esame.
Osservando gli indici di criminalità per la provincia di
Catanzaro al 2011, occorre innanzitutto sottolineare
come questi, nonostante la diffusione della criminalità organizzata nel Capoluogo calabro, siano sempre
inferiori al dato nazionale, trainato verso l’alto soprattutto dall’incidenza dei reati nelle province delle grandi città italiane.
In particolare, le attività di tipo predatorio sono senz’altro più diffuse nei grandi poli economici, finanziari ed
amministrativi del Paese e nelle grandi città mentre
sembrano tutto sommato contenute nelle province più
piccole e periferiche: nel 2011 l’indice di criminalità
diffusa (furti e rapine meno gravi per mille abitanti)
81
Indici inferiori alla media
nazionale, soprattutto nelle
attività di tipo predatorio
1.4.3 - Gli indici di criminalità
Indice di criminalità
violenta preoccupante
Nel contesto calabro
Catanzaro ha tassi
di criminalità uguali o
superiori alla media
a Catanzaro è pari a 13,1, contro il 24,6 della media
italiana (valore quasi doppio rispetto a quello della Calabria, 12,4). Anche l’indice di microcriminalità nelle
città (furti con strappo, con destrezza, di autovetture
ogni mille abitanti) assume un valore piuttosto basso,
pari a 3,9, del tutto simile a quello regionale ma tre
volte inferiore al dato nazionale (12,2).
Una lettura alquanto diversa si ottiene invece dall’indice di criminalità violenta (delitti per strage, omicidi
volontari, tentati omicidi, infanticidi, omicidi preterintenzionali, attentati, rapine, sequestri, lesioni dolose e violenze sessuali per diecimila abitanti): pur se
ancora inferiore al dato nazionale (19,8), l’indicatore
relativo alla provincia di Catanzaro vi si avvicina molto di più (16,3; Calabria: 16,0), ad indicare una presenza significativa di criminalità di tipo violento che
opera direttamente sul territorio.
Tale confronto geografico richiede tuttavia una lettura
prudente in quanto rischia di semplificare la realtà e di
sacrificare le peculiarità delle diverse aree territoriali.
Gli indici qui analizzati si fondano sui soli delitti “denunciati”, che spesso rappresentano una stima al ribasso della situazione reale, soprattutto in determinate
aree del Paese. I tassi di criminalità, infatti, possono
risentire di comportamenti molto diversi nei confronti della giustizia: una scarsa propensione a denunciare delitti frequenti ma di gravità limitata, ad esempio
i borseggi, può portare ad un calo dell’indice in una
zona, senza che a ciò corrisponda una effettiva riduzione del fenomeno. Allo stesso modo, nelle province in
cui il controllo del territorio operato dalla criminalità
organizzata è più capillare e minaccioso, non vengono
denunciate tipologie di delitto anche gravi e diffuse,
come le estorsioni.
Osservazioni forse più interessanti possono trarsi dal
confronto degli indici tra le diverse annualità e le altre
province della Calabria. L’analisi intertemporale degli
indici di criminalità del Capoluogo calabro mostra
inoltre un trend in calo tra 2008 e 2011 per i delitti di
criminalità diffusa e comune; viceversa l’indice di criminalità violenta rimane alto nel periodo 2009-2011,
probabilmente a causa dell’acuirsi della guerra tra co-
82
1.4.3 - Gli indici di criminalità
sche in quel periodo, soprattutto nel Soveratese. Tra le
province calabre, inoltre, nel 2011 Catanzaro si piazza
al primo posto con l’indice di criminalità diffusa, al
secondo, dopo Reggio Calabria, con quello di microcriminalità nelle città e al terzo, dopo Vibo Valentia e
Cosenza per indice di criminalità violenta. I valori degli indicatori nella provincia di Catanzaro sono uguali
o superiori alla media regionale. Sembra dunque confermarsi quanto già sopra evidenziato: in un contesto
regionale severamente affetto da criminalità organizzata, la provincia di Catanzaro si caratterizza soprattutto per una diffusione importante di reati “minori”,
che in tale contesto devono essere letti soprattutto
come sintomatici dell’attività mafiosa sottostante, di
pratiche estorsive e intimidatorie piuttosto che come
atti predatori tout court.
E che la criminalità organizzata abbia ridotto il ricorso
a crimini “efferati” nella provincia catanzarese rispetto
alle altre della Calabria, almeno nel 2011, è indicato
anche dal valore di un altro indice, quello dei delitti legati alla criminalità organizzata ponderati con le pene
medie edittali (indice che prende in considerazione le
conseguenze dei delitti commessi in termini di pene
somministrabili agli autori). L’indicatore nel 2011 assume valore 18.472 a Catanzaro (leggermente aumentato dal 2010 ma sensibilmente inferiore al 30.000
del 2008), che si colloca molto dietro Cosenza (quasi
66.000) e Reggio Calabria (circa 25.000), e poco al di
sotto anche di Crotone (18.752); Vibo Valentia segue
a distanza con poco meno di 5.000, valore però raddoppiato rispetto all’anno precedente.
La criminalità organizzata
colpisce in modo meno
efferato
Tab. 1 - Indice di criminalità diffusa* nelle province calabresi (valori ogni 1.000 abitanti; 2008-2011)
2008
2009
2010
2011
Cosenza
13,5
12,5
12,2
12,3
Catanzaro
15,9
14,8
14,4
13,1
Reggio di Calabria
13,8
13,6
12,9
12,9
Crotone
9,4
6,7
6,5
7,1
Vibo Valentia
11,3
11,0
8,9
11,3
Calabria
13,5
12,5
12,0
12,4
Italia
23,3
21,9
21,9
24,6
* La definizione di criminalità diffusa, secondo il sistema informativo del Ministero dell'interno, include i furti di ogni
tipo e le rapine in abitazioni (quelle cioè meno gravi).
Fonte: elaborazioni su dati Istat e Ministero dell’Interno
83
1.4.3 - Gli indici di criminalità
Tab. 2 - Indice di criminalità violenta* (valori ogni 10.000 abitanti; 2008-2011)
2009
2008
2010
Cosenza
17,4
14,5
15,7
Catanzaro
15,1
16,0
17,1
Reggio di Calabria
16,3
14,6
14,7
Crotone
16,2
14,4
11,5
Vibo Valentia
18,6
14,2
15,1
Calabria
16,7
14,8
15,2
Italia
20,2
18,3
17,7
2011
16,4
16,3
14,4
14,3
20,6
16,0
19,8
* Crimini violenti - La definizione di delitto "violento" comprende, secondo il sistema informativo del Ministero
dell'interno: i delitti per strage, gli omicidi volontari consumati, i tentati omicidi, gli infanticidi, gli omicidi
preterintenzionali, le lesioni dolose, le violenze sessuali, i sequestri di persona, le rapine e gli attentati.
Fonte: elaborazioni su dati Istat e Ministero dell’Interno.
Tab. 3 - Indice di microcriminalità* nelle città (valori ogni 1.000 abitanti; 2008-2011)
2008
2009
2010
2011
Cosenza
4,2
4,2
3,7
2,9
Catanzaro
4,6
5,4
4,6
3,9
Reggio di Calabria
4,9
5,0
4,8
4,3
Crotone
2,1
1,5
1,4
1,4
Vibo Valentia
3,2
3,3
2,4
3,3
Calabria
4,6
5,4
4,6
3,9
Italia
11,9
11,6
11,3
12,2
* Delitti legati alla microcriminalità nelle città (numero per mille abitanti). L'indice è calcolato ponendo al
numeratore la somma dei seguenti delitti: furto con strappo, furto con destrezza, furto su auto in sosta, furto di
autovettura; al denominatore la popolazione residente al 31/12.
Fonte: elaborazioni su dati Istat e Ministero dell’Interno
Tab. 4 - Delitti legati alla criminalità organizzata ponderati con le pene medie edittali*
(valori assoluti; 2008-2011)
2008
2009
2010
2011
Cosenza
62.143
49.983
43.705
65.926
Catanzaro
29.853
14.103
17.547
18.472
Reggio di Calabria
35.969
17.873
22.254
24.917
Crotone
17.839
7.213
10.201
18.752
Vibo Valentia
6.547
3.061
2.431
4.921
Calabria
152.350,0
95.597,0
96.136,5
132.987,0
Italia
1.214.052,0
1.009.668,0
892.217,0
1.122.753,5
* Delitti legati alla criminalità organizzata ponderati con le pene medie edittali (numero). La definizione di
criminalità organizzata comprende, secondo il sistema informativo del Ministero dell'Interno: omicidi per mafia,
attentati, incendi e rapine gravi (rapine in banche e rapine in uffici postali).
Fonte: elaborazioni su dati Istat e Ministero dell’Interno
84
1.5 - La percezione dell’illegalità
1.5 - LA PERCEZIONE DELL’ILLEGALITÀ
1.5.1 - CRISI, CREDITO E BUROCRAZIA ILLEGALE
Come visto sopra, il mercato del credito in provincia
di Catanzaro è piuttosto debole, con una qualità del
credito che va rapidamente deteriorandosi e un atteggiamento prudenziale delle banche nell’erogazione del
credito a famiglie e imprese.
Un alto livello di rischiosità del credito e modesti livelli di fido determinano un costo del denaro particolarmente oneroso per le imprese: in provincia di Catanzaro, nel 2012, il valore dei tassi di interesse (tassi effettivi
sui finanziamenti per cassa nel breve termine) a carico
delle imprese raggiunge il 10% (stesso valore medio
della Calabria), contro il 7,8% medio nazionale.
Non si può peraltro negare che sul sistema creditizio
calabrese pesa un contesto socio-economico ad alta
presenza criminale: nelle aree con intensa attività illegale le condizioni di offerta del credito vengono deteriorate da numerosi fattori, tra cui gli alti costi operativi che le banche devono sostenere per la sicurezza e
la protezione, una forte incidenza di frodi e truffe, e la
difficoltà per il sistema finanziario di valutare correttamente la qualità dei soggetti richiedenti prestiti50.
Ne consegue tipicamente una richiesta generalizzata di
maggiori garanzie, una minore propensione alla concessione di fidi e un maggior costo del credito per le imprese, a parità di altre condizioni: uno studio condotto
nel 2009 dalla Banca d’Italia sull’intero territorio nazionale ha indicato come le aziende operanti nelle aree
caratterizzate da alti livelli di criminalità paghino tassi
di interesse molto più alti rispetto alle zone con bassa
Il costo del denaro
Sistema creditizio
e criminalità
50 - Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, Dimensione delle attività criminali, costi per l’economia, effetti della crisi
economica, Testimonianza del vice direttore generale della Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola, 6
giugno 2012.
85
1.5 - La percezione dell’illegalità
Un terzo delle imprese
ha problemi di liquidità
I ritardi dei pagamenti,
in entrata e in uscita
criminalità e sopportino elevati costi indiretti, dovuti
al razionamento del credito e a peggiori condizioni sui
prestiti51.
In un tale contesto, l’indagine campionaria mira a fornire ulteriori informazioni circa il grado di vulnerabilità delle imprese della provincia di Catanzaro, il loro
rapporto con il sistema bancario e, quindi, il rischio
che esse siano finanziariamente vincolate e possano incorrere in situazioni di racket e usura, o altre attività
“sommerse”.
Un primo aspetto investigato è la capacità delle imprese della provincia di Catanzaro di far fronte al proprio fabbisogno finanziario: nel complesso, circa due
aziende su tre (66,8%) dichiarano di essere riuscite a
fronteggiare le proprie necessità di liquidità nel 2012,
mentre un altro terzo (33,2%) ha incontrato delle
difficoltà. Le maggiori difficoltà sono segnalate dalle
imprese di piccole dimensioni (33,6% non è riuscito a
far fronte al fabbisogno) e da quelle dei comparti della
manifattura (39,2%), delle costruzioni e del turismo
(36,2%). Tra le principali cause delle difficoltà legate
al fabbisogno finanziario denunciate da un terzo delle
imprese provinciali, spicca, in un caso su due, il fatturato non conseguito (51,2%), seguito per quasi quattro imprese su dieci dai ritardi dovuti ad altre entrate (38,6%) e altre difficoltà non prevedibili (36,1%,
come il pagamento di cartelle esattoriali inaspettate).
Il 12% delle imprese in difficoltà lamenta inoltre i
ritardi delle entrate dalla Pubblica Amministrazione
(soprattutto nel settore delle costruzioni: 29,4%); solo
l’8,4% attribuisce i problemi a errori di valutazione
delle spese e il 7,2% a problemi di deficit strutturale. Emergono quindi delle complicazioni soprattutto
di tipo congiunturale che incidono su una fetta consistente della filiera produttiva, generando, a cascata,
difficoltà finanziarie per le imprese più deboli.
Quanto alle strategie messe in campo dalle imprese
per risolvere le esigenze di liquidità che si presentano
51 - Bonaccorsi Di Patti E., Weak Institutions and Credit Availability: The Impact of Crime on Bank
Loans, in Questioni di Economia e Finanza, Occasional Paper N. 52, Banca d’Italia, giugno 2009.
86
1.5.1 - Crisi, credito e burocrazia illegale
nella gestione aziendale, quasi un imprenditore su due
dichiara di ricorrere a pagamenti ritardati ai fornitori (48,8%, quota che sfiora il 60% nell’edilizia e nella
manifattura) e uno su quattro a pagamenti ritardati ai
lavoratori (24,7%, per arrivare a oltre uno su due nel
terziario avanzato).
Sembra di assistere, in pratica, ad un fenomeno di
“istituzionalizzazione” dei ritardi, almeno per quella porzione di imprese del territorio in affanno o che
operano nei settori che maggiormente stanno soffrendo per la crisi economica e che ritardano, quasi sistematicamente, il saldo delle fatture o degli stipendi. Il
fenomeno della tardività nei pagamenti, sia in entrata
che in uscita, ormai ampiamente diffuso anche a livello nazionale non solo nei rapporti con la PA ma anche
tra privati, mette ovviamente a rischio la sopravvivenza delle stesse imprese e la solidità delle filiere ma anche
la tenuta sociale del territorio. Il ritardo nei pagamenti
delle fatture sottrae liquidità alle imprese e le espone
maggiormente al rischio di infiltrazioni criminali, che
possono facilmente sopperire ad eventuali fenomeni
di razionamento, mentre l’incertezza sui pagamenti
degli stipendi, come anticamera della crisi aziendale,
aumenta la vulnerabilità delle famiglie.
Tra le altre strategie indicate per far fronte al fabbisogno finanziario, un quarto circa degli intervistati ricorre ad “altri canali” di finanziamento ed a scoperti
di conto corrente: è quindi ancora importante il ruolo
svolto dal sistema bancario, anche se “altre” forme di
finanziamento vengono esplorate. Solo un imprenditore su dieci, invece, ricorre a prestiti da soci o azionisti
(9,6%) e un altro 3% alla Cassa Integrazione.
Per la maggior parte delle imprese di Catanzaro (circa
tre su quattro), inoltre, il rapporto con il sistema bancario è andato deteriorandosi negli ultimi due anni: solo il
25% degli intervistati, infatti, non rileva alcun aspetto
peggiorato (quota che scende al 15% tra le imprese edili), mentre al contrario circa uno su tre denuncia una
maggiore richiesta di garanzie (35,2%), un aumentato
costo del denaro (34%) ed un maggior costo delle commissioni bancarie (30,6%). Altri aspetti che sono peggiorati secondo una quota significativa di imprese sono
87
Il rapporto banche-imprese
peggiora per tre imprese su
quattro almeno sotto
un aspetto
1.5 - La percezione dell’illegalità
Il ruolo dei Confidi,
ancora sottoutilizzati
l’adeguatezza del credito concesso (17,2%), la severità
dei criteri di approvazione del fido (16,2%) e la flessibilità della durata del finanziamento (14,6%).
Nel contesto economico della provincia di Catanzaro,
caratterizzato da una struttura produttiva fatta essenzialmente di imprese di piccola e piccolissima dimensione, i rapporti di indebitamento con le banche sono
particolarmente importanti, poiché rappresentano
l’unico (o quasi) intermediario che “caratterizza” il sistema creditizio regionale. L’obiettivo è dunque cercare
di capire se, in seguito al peggioramento denunciato
di tali rapporti, aumentino gli spazi potenzialmente
“occupabili” dalla criminalità. Da questa angolazione,
particolare enfasi può essere data alle recenti evoluzioni
dei Consorzi di Garanzia Fidi in Regione. I Confidi,
infatti, affiancano e supportano le PMI ai fini dell’accesso al credito bancario: tramite l’erogazione di servizi
quali concessione di garanzie, valutazione del merito di
credito, consulenza, affiancamento negli adempimenti
burocratici, ecc., la loro funzione è quella di permettere l’erogazione del credito anche a soggetti considerati
troppo rischiosi dagli istituti finanziari. Essi svolgono, in pratica, una funzione di ponte tra le imprese e
le banche facilitando l’accesso al credito da parte delle
imprese locali attraverso dei fondi consortili, costituiti
attraverso risorse pubbliche e i contributi degli imprenditori associati. Secondo la Banca d’Italia, in Calabria i
Confidi potrebbero rappresentare, ove adeguatamente
organizzati, concrete opportunità per le imprese presenti nel territorio: tra il 2009 e il 2012 l’ammontare
totale delle garanzie concesse a soggetti residenti in
regione è aumentata in media del 10,6% annuo; focalizzando l’attenzione sul segmento delle imprese di
piccole dimensioni, l’incidenza dei prestiti garantiti
da confidi sul totale del credito erogato ha raggiunto il
4,7% a fine 2012, in crescita rispetto al 2009 (3,4%),
ma ancora distante dalla media italiana (13%)52.
52 - Banca d’Italia, Economie Regionali. L’economia della Calabria, N. 19 - giugno 2013, tavv. a29
e a30. Nel quadro delle strategie di intervento volte a favorire l’accesso al credito da parte delle
imprese regionali, la Regione Calabria ha lanciato un bando nel 2011, mirante a favorire processi di
riorganizzazione e aggregazione di Confidi operanti sul territorio regionale (Azione 1) e ad integrare
i fondi rischi dei Confidi regionali (Azione 2).
88
1.5.1 - Crisi, credito e burocrazia illegale
In provincia di Catanzaro solo il 6,6% di imprese dichiara di aver fatto ricorso alla garanzia di un Confidi
nella richiesta di credito, a fronte del 62,4% che ha
richiesto un finanziamento ma senza il sostegno di tali
organismi; un altro 31% di imprese, invece, non ha
richiesto alcun finanziamento. Il ricorso ai Confidi è
relativamente più frequente (attorno al 10%) nel settore delle costruzioni e nel commercio e, come prevedibile, soprattutto tra le imprese di piccole e medie
dimensioni.
Tab. 1 - Tassi effettivi sui finanziamenti per cassa nel breve termine in provincia di Catanzaro,
in Calabria ed in Italia (2012; in %)
Catanzaro
CALABRIA
ITALIA
Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia
IMPRESE
10,0
10,0
7,8
FAMIGLIE
9,7
8,9
5,3
89
TOTALE
9,9
9,8
6,6
1.5 - La percezione dell’illegalità
90
1.5.1 - Crisi, credito e burocrazia illegale
91
1.5 - La percezione dell’illegalità
Il peso del settore pubblico
sul tessuto imprenditoriale
di Catanzaro: un’impresa
su 4 opera per la PA
Pagamenti a 280 giorni…
Sale il rischio usura
Un altro aspetto rilevante per valutare lo “stato di salute” delle aziende è dato dal rapporto tra queste ultime
e Pubblica Amministrazione. L’indagine ha in particolare approfondito il tema dei tempi di pagamento alle
imprese da parte del settore pubblico. La contabilità
delle imprese, infatti, già stressata dal razionamento del
credito operato dalle banche, viene ulteriormente sollecitata, in assenza del pagamento da parte del committente pubblico, per garantire le risorse necessarie a dare
continuità all’attività imprenditoriale. In alcuni casi è
la sopravvivenza stessa delle imprese ad essere messa a
rischio; in altri, come visto sopra, i ritardi vengono ribaltati sull’indotto a valle dell’appalto, generando un
potenziale effetto a catena o addirittura il fallimento di
un’intera filiera.
In provincia di Catanzaro circa un’impresa su quattro
vanta il settore pubblico tra i propri clienti (23,6%); tra
i principali commissionari vi sono le imprese operanti
nell’edilizia (42,6%). Per le imprese che lavorano con la
P.A., quest’ultima riveste una quota di fatturato pari al
36,3%, che sale al 54,1% nell’edilizia e al 58,4% per le
imprese tra 10 e 20 addetti. Ciò significa che la quota
di imprese che lavora con il settore pubblico dipende
da quest’ultima per una parte significativa del proprio
giro d’affari, oltre un terzo nella media e più della metà
in alcuni casi specifici. È evidente come un deterioramento di tale rapporto possa essere, per queste imprese,
motivo di forte vulnerabilità.
Dal punto di vista delle imprese, infatti, i tempi di pagamento della P.A. si aggirano mediamente intorno ai
9,1 mesi, con tempi di attesa maggiori registrati per le
imprese più grandi (12,5 mesi) e il settore agricolo (14
mesi, ma il comparto è interessato solo marginalmente
dal fenomeno).
La stretta sul credito bancario da un lato e la crisi di
liquidità imputabile ai ritardati pagamenti da parte di
soggetti pubblici e privati possono certamente favorire
la diffusione del fenomeno criminoso dell’usura, morsa in cui cade un numero sempre più alto di imprenditori in difficoltà finanziarie, che si rivolgono al di fuori
del circuito legale per ottenere prestiti. Tale fenomeno
non risparmia la provincia di Catanzaro, come mostra-
92
1.5.1 - Crisi, credito e burocrazia illegale
no le recenti operazioni condotte dalle Forze dell’Ordine, nonostante un numero di denunce per usura non
particolarmente alto. Del resto dimensionare l’usura
solo attraverso il numero di denunce non è sufficiente, perché il fenomeno rimane in larga parte sommerso
e deve essere letto insieme ad altri dati, di natura più
qualitativa, che provino a spiegare le motivazioni per le
quali molti cadono nelle mani degli strozzini.
Il giudizio delle imprese di Catanzaro conferma l’esistenza di un nesso piuttosto evidente tra fenomeno
dell’usura e ritardati pagamenti della P.A.: per quasi la
metà degli intervistati, i lunghi tempi di pagamento
delle commesse pubbliche hanno un peso determinante o incidono “molto” sul fenomeno usurario (47,5%),
per un altro 38,1% incidono “abbastanza”. Solo un imprenditore su dieci afferma che il peso è poco o nullo
(10,2%), mentre un altro 4,2% non risponde. Il nesso
è maggiormente avvertito dalle imprese della manifattura, del turismo e del terziario avanzato (circa 60% tra
“determinante” e “molto”).
Le imprese più piccole (meno di 10 addetti) sembrano percepire in modo più netto il rapporto tra ritardati
pagamenti della P.A. e rischio usura (48,6% tra “determinante” e “molto”), probabilmente perché sono
maggiormente suscettibili di subire pregiudizi da tali
ritardi, per via delle difficoltà di accesso al credito, una
minore capacità di fronteggiare problemi di liquidità
e una tradizionale ritrosia ad adire le vie legali per far
valere i propri diritti, nel timore di perdere il cliente
pubblico.
L’inefficienza del settore pubblico è un campanello
d’allarme particolarmente preoccupante in un contesto, come quello calabrese, in cui l’infiltrazione della
criminalità nella “cosa pubblica”, così come gli episodi
di collusione e corruzione nelle amministrazioni locali,
sono fenomeni noti e diffusi. La criminalità organizzata, la ‘ndrangheta in particolare, cura sempre più
le forme di condizionamento dei rami dell’apparato
pubblico, le intromissioni nei circuiti finanziari, politici, amministrativi, oltre che economici, ritagliandosi
spazi di potere nel territorio e visibilità nella società civile. Particolare importanza assume, in tale contesto, il
93
L’infiltrazione criminale
nell’amministrazione
della cosa pubblica
1.5 - La percezione dell’illegalità
La diffusione di
burocrazia illegale,
denunciata da
un imprenditore su due
Enti locali
sciolti per mafia
fenomeno della “burocrazia illegale”, facilitato da fattori quali l’entità e la natura dei rapporti tra pubblico
e privato nella gestione degli affari economici, una farraginosità delle norme che moltiplica le opportunità di
corruttela, una situazione di vulnerabilità della società
civile che silenziosamente avalla.
La patologia che inquina l’apparato pubblico si realizza
in un’ampia varietà di modalità esecutive, quali la concessione di autorizzazioni, licenze o varianti urbanistiche, l’omissione di controlli, l’assegnazione di posti di
lavoro, condizionamenti sulle procedure concorsuali,
l’affidamento di lavori, incarichi di progettazione e manutenzioni, concessione di appalti, ecc.
Dall’indagine emerge che circa la metà delle imprese intervistate percepisce la presenza in provincia di Catanzaro del fenomeno della “burocrazia illegale” (49,8%),
mentre il 34,2% non la rileva e ben il 16% non sa o
preferisce non rispondere alla domanda. Il fenomeno è
particolarmente avvertito dalle micro e piccole imprese
(51,1%) e da quelle del settore edile (57,4%). L’importanza del fenomeno in provincia di Catanzaro trova del
resto la sua massima rappresentazione nei 19 comuni
che tra il 2001 ed il 2011 sono stati sciolti per mafia
ai sensi dell’art. 143 T.U.E.L. (sono 51 in tutta la Calabria, regione che detiene il triste primato in Italia di
enti locali sciolti per accertate forme di infiltrazione e
condizionamento mafioso, seguita dai 43 della Campania e i 33 della Sicilia).
Secondo la DNA, la frontiera delle Amministrazioni
locali è sempre più esposta: nell’attuale contesto di crisi
economica, non può escludersi il pericolo che per svolgere i propri compiti esse si trovino a dover fronteggiare
le lusinghe di associazioni criminali che, non soffrendo
di alcuna crisi di liquidità, si offrono sul mercato dei
pubblici servizi con caratteristiche tali da ridurre o eliminare la concorrenza delle imprese virtuose. “In altre
parole è ben possibile ipotizzare, che oltre ai consueti
strumenti illegali di corruzione, voto di scambio e minacce, l’infiltrazione possa effettuarsi con metodi ben
più sofisticati e solo apparentemente leciti, consistenti
nell’offerta di beni e servizi a condizioni economiche
più vantaggiose rispetto a quelle di altri concorrenti,
94
1.5.1 - Crisi, credito e burocrazia illegale
talmente economicamente appetibili da indurre il sospetto che attraverso tali strumenti si possano realizzare, con più facilità, condotte di infiltrazione criminale
nella P.A.”53.
53 - Direzione Nazionale Antimafia, Relazione annuale 2012, op. cit., pag. 395.
95
1.5 - La percezione dell’illegalità
96
1.5.1 - Crisi, credito e burocrazia illegale
97
1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico
1.5.2 - FENOMENI ILLEGALI E SVILUPPO ECONOMICO
“Legalità”:
un concetto relativo?
Legalità = rispetto
delle leggi
Il concetto di “legalità”, che in senso giuridico richiama l’assoggettamento alla legge, deve poi confrontarsi
con lo specifico sistema sociale, relazionale e culturale di cui si tratta: il problema del rispetto delle regole
diviene così soprattutto una questione culturale, una
condivisione basata sul sentire comune, che può differire da territorio a territorio.
In zone in cui le mafie sono radicate, come spiegava
il procuratore Pignatone nel 2011 “la vera forza delle
mafie è il consenso sociale di cui godono, fondato sulla
paura e sul rispetto, il loro tessuto di relazione che permette, ad esempio a Rosarno, a non più di 250 mafiosi
di condizionare la vita di un paese di 15mila abitanti,
ricorrendo solo raramente alla violenza. Il cittadino in
queste realtà non ha mai diritti, ma deve solo chiedere
favori”54.
Sempre secondo il procuratore Pignatone, tra le categorie maggiormente in contatto con le organizzazioni
criminali vi è quella degli imprenditori: “Gli imprenditori vengono avvicinati attraverso il sistema della
tangente e sono particolarmente importanti per due
motivi nell’ottica mafiosa: consentono di investire i
proventi illeciti e permettono ai mafiosi di entrare in
contatto con ambienti professionali, politici e giudiziari ai quali altrimenti non avrebbero accesso”. L’imprenditore, però, non è sempre una vittima. Talvolta
il sistema viziato conviene anche a lui. “L’imprenditore scende a patti con la criminalità perché, dato per
scontato che deve pagare la tangente, in questo modo
otterrà protezione, vincerà più appalti, non avrà problemi con i sindacati”. Il procuratore propone così di
istituire “oltre alla black list degli imprenditori collusi, anche la white list di quelli che invece rispettano le
regole e perciò da privilegiare, attraverso per esempio
54 - Lectio magistralis del procuratore Giuseppe Pignatone su criminalità, economia e legalità, presso
Università Bocconi, 15/11/2011. http://www.viasarfatti25.unibocconi.it
98
1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico
l’assegnazione di appalti pubblici. Un sistema parallelo punitivo e premiale”55.
In provincia di Catanzaro, il 62% degli imprenditori
intervistati ritiene che il concetto di legalità coincida con il rispetto delle leggi, ossia delle norme e delle regole necessarie per una pacifica convivenza. Un
intervistato su sette, invece, identifica la legalità nella
libertà di impresa (14,6%) e nello sviluppo sociale ed
economico (14,2%), l’8,6% nella sicurezza e ordine
pubblico. Del resto, il margine tra legalità e illegalità
diventa sempre più labile: l’aggressione della criminalità organizzata al sistema economico, finanziario e
produttivo è divenuto coessenziale alle organizzazioni
mafiose, che si dedicano ad attività illecite con lo scopo finale di ingerirsi nell’economia reale, distorcendo
le regole del mercato e della concorrenza, alla luce della potenzialità altamente corruttiva del capitale illecito
di cui dispongono.
Per verificare la labilità del confine tra lecito e illecito,
azioni illegali e azioni altrimenti “giustificabili” in base
alla situazione contingente, si è chiesto agli imprenditori della provincia di Catanzaro di indicare quali
azioni ritenessero giustificate, considerando appunto
il contesto socio-economico locale. Oltre a fattori culturali e “storici”, su tale contesto incide chiaramente
anche la crisi economica, che può alimentare la tendenza a trovare una sorta di giustificazione morale
alla decisione di operare nel sommerso o di ricorrere
a fonti illecite di finanziamento, quali unici strumenti
possibili per la sopravvivenza dell’impresa stessa.
Quasi un imprenditore su due ritiene accettabile ritardare i pagamenti (47,6%), e un altro 16,6% non pagare del tutto i fornitori: il circolo vizioso dei mancati o
ritardati pagamenti, prassi che incrina profondamente lo stato di salute della filiera produttiva, da “cattiva
pratica” sembra dunque assumere i tratti della norma-
Azioni che diventano
“giustificabili”
in base al contesto
55 - La legge 190/2012 ha previsto l’istituzione di tale elenco presso ogni Prefettura. È recentissima
(settembre 2013) l’istituzione della white list contro le infiltrazioni mafiose da parte della Prefettura di
Catanzaro, vale a dire la possibilità per le imprese del territorio di chiedere volontariamente l’iscrizione nell’elenco delle aziende trasparenti (con certificazione antimafia), a seguito della preventiva
verifica da parte della Prefettura che i richiedenti non siano soggetti a tentativi di infiltrazione. http://
www.prefettura.it/catanzaro/contenuti/65181.htm
99
1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico
Il labile confine
tra economia integra
e “sommerso”
lità tra le imprese della provincia, confermando il dato
visto sopra circa le strategie adottate per sopperire al
fabbisogno finanziario. I ritardi nei pagamenti sono
maggiormente giustificati tra le imprese di più piccole
dimensioni, probabilmente perché più esposte a crisi
di liquidità. Tra le altre azioni “giustificabili” seguono,
a distanza, l’evasione delle tasse, parziale (18% delle risposte) o totale (14,6%), il ricorso a lavoro irregolare,
nero (16,2%) o grigio (3,6%), e la mancata osservanza
delle norme sulla sicurezza (9,2%). Tra le aziende di
dimensioni più grandi prevale la tendenza a giustificare l’evasione fiscale, tra quelle più piccole il lavoro
irregolare. Il progressivo indebolimento dei principi di
legalità cui si assiste nella società contemporanea sembra quindi favorire l’espandersi di condotte illecite,
come l’evasione fiscale e contributiva, che rendono più
vicino, anche per imprenditori lontani da ogni contatto con la criminalità organizzata, il ricorso a pratiche
scorrette, ad esempio il riciclaggio dei proventi in nero
o l’adozione di forme di contabilità opache, creando
un fertile terreno di contiguità ed osmosi tra l’economia “sana” e quella sommersa e criminale.
100
1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico
Passando dalla “teoria alla pratica”, si è chiesta agli imprenditori della provincia la loro percezione in merito
all’importanza e agli effetti del fenomeno criminale
sull’economia locale e sulla vita delle imprese nel territorio di riferimento, e ai fattori che ne alimentano la
diffusione.
Oltre il 43% del campione ritiene che la criminalità
incida molto (12,4%) o abbastanza (30,8%) sulla vita
economica del proprio comune di localizzazione; oltre
la metà degli intervistati ritiene, invece, che l’influenza
della criminalità sia poca (31,2%) o nulla (24%).
Circa tre imprese su quattro, inoltre, ritengono che il
fenomeno della criminalità nella provincia sia importante (abbastanza: 47,6%, molto: 21%) o addirittura
determinante (7,6%), mentre il 19,4% lo considera
poco importante e solo il 4,4% praticamente inesistente.
In entrambi i casi sono soprattutto le imprese di più
piccole dimensioni a sottostimare il fenomeno criminale, mentre le più grandi tendono a percepire il feno101
Rilevanza della criminalità
sul contesto locale secondo
le imprese
1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico
Secondo le imprese,
il 17,5% del PIL provinciale
è influenzato dalla
criminalità
La criminalità
lontana dalla vita
delle imprese?
meno come più grave e determinante per l’economia
locale. È estremamente difficile valutare i costi diretti
della criminalità e quantificarne in modo preciso l’impatto economico: senz’altro, però, l’economia illegale
sottrae una fetta rilevante di benessere e ricchezza alla
collettività.
Per cercare di dare una misura della presenza e degli
effetti della criminalità sul sistema economico-produttivo della provincia di Catanzaro dal punto di vista
degli imprenditori che operano su quel territorio, si è
chiesto loro di valutarne l’incidenza sul totale della ricchezza prodotta in provincia, in termini di percentuale
del PIL. Secondo il campione, la criminalità incide sul
PIL provinciale in misura del 17,5% del totale: poco
meno di un quinto della ricchezza prodotta sul territorio catanzarese sarebbe in realtà frutto di attività che
“sconfinano” dal perimetro della legalità e subiscono
l’incidenza del fenomeno criminale o mafioso56.
Anche in questo caso le imprese più grandi quantificano tale incidenza in modo più consistente, fino al
20,9% per quelle oltre i 21 addetti; tra i settori, agricoltura (22,6%), trasporti (19,3%) e manifatturiero
(18,1%) indicano quote superiori alla media. Le imprese segnalano dunque una presenza piuttosto diffusa
sul territorio di forme di illegalità che alterano, condizionano e manipolano tanto il contesto sociale quanto
la sfera economica e produttiva della provincia.
Quando però si è chiesto agli stessi imprenditori di
indicare la presenza di forme di illegalità o prepotenza
che limitano la normale attività imprenditoriale nella provincia di Catanzaro, il 70,4% dichiara di non
averne mai percepite, mentre il 16,6% solo raramente; appena un 12% del campione dichiara di avvertire
tale fenomeno in modo più frequente (spesso: 5,4%;
talvolta: 7%). Stavolta sono soprattutto le aziende più
grandi a dichiararsi esenti dal fenomeno (rispondono
mai il 78,8% di quelle con 10-20 addetti e il 75% di
56 - Occorre precisare che tale valutazione non riguarda in senso stretto la ricchezza prodotta dai soli
mercati illegali in mano alla criminalità (ad es. contrabbando, traffico di droga, usura, estorsioni, ecc.)
ma anche tutta quella parte di ricchezza prodotta in provincia che può essere ricondotta, in senso lato,
sotto l’influenza di fenomeni criminosi o illegali.
102
1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico
quelle con oltre 21 addetti); tra i settori produttivi, a
dichiarare di non aver mai percepito forme di “pressione” sull’attività d’impresa sono in misura maggiore i
trasporti (76,9%), il turismo (74,5%), il commercio
(73,9%) e l’edilizia (72,3%).
A fronte di un giudizio abbastanza netto sugli effetti
complessivi della criminalità sul territorio, stupisce
quindi la posizione antitetica degli stessi imprenditori
interpellati sugli ostacoli da questa imposti all’attività di impresa, quella da loro svolta quotidianamente.
Sembrano quasi dire: la criminalità esiste e prolifera ma è tenuta a distanza, è “altro” da noi, non ci riguarda. Un muro pare ergersi tra legalità e illegalità,
come se quella zona grigia di contiguità tra le due facce
dell’economia sia d’un tratto sparita.
Se gli imprenditori catanzaresi sono restii a parlare di
forme di prepotenza o illegalità subite nella loro attività d’impresa, sono tuttavia molto consapevoli degli
effetti negativi che la presenza di criminalità può avere nello sviluppo economico della propria provincia:
solo l’11,6% del campione, infatti, ritiene che essa sia
del tutto ininfluente, mentre oltre uno su tre indica
come effetto principale l’aumento della concorrenza
sleale (36,4%), un altro terzo indica gli ostacoli alla
crescita occupazionale (32%) e il 19,2% ritiene che
essa impedisca l’innovazione57.
In effetti, quell’economia illegale e “sommersa”, che tipicamente si genera in contiguità alle attività criminali
vere e proprie, non ha generalmente la stessa capacità
di innovazione e di crescita dell’imprenditoria “regolare”, è caratterizzata da livelli di produttività molto bassa e da dimensioni d’impresa piuttosto ridotte, tende
a sfruttare il lavoro irregolare e soffre di un difficile accesso al sistema finanziario legale, con effetti negativi
complessivi sullo sviluppo economico dell’area in cui
opera. Tra i motivi principali che favoriscono la diffu-
Gli effetti negativi
dell’illegalità sullo sviluppo
economico
I fattori
che alimentano
la criminalità
57 - Non è un caso che occupazione e investimenti siano due fattori di debolezza dell’economia
provinciale, come già evidenziato nell’Osservatorio Economico della provincia di Catanzaro 2013, a
cura della Camera di Commercio di Catanzaro e dell’Istituto Tagliacarne.
103
1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico
sione dell’illegalità in provincia di Catanzaro, secondo
le imprese il primo posto spetta proprio al sistema economico poco sviluppato (61,6%). Si determina così
una sorta di circolo vizioso, un ciclo che si autoalimenta: il basso grado di sviluppo del territorio costituisce
terreno fertile per le organizzazioni criminali e la diffusione di comportamenti o pratiche illecite; l’illegalità diffusa, a sua volta, ostacola il riscatto del territorio
e il suo pieno sviluppo economico, turbando le regole
della concorrenza e del libero mercato, ostacolando
investimenti e occupazione, insomma impedendo la
“normale” attività imprenditoriale.
Tra gli altri fattori che favoriscono la diffusione dell’illegalità, il 36,4% del campione indica quello culturale, seguito dalla poca rigidità delle leggi (29,8%) e
dalla modesta presenza di attività innovative (18,6%).
Una quota minoritaria di imprenditori indica anche la
presenza di extracomunitari non regolari o immigrazione clandestina (10,6%).
104
1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico
105
1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico
106
1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico
Un ulteriore gruppo di domande di questa sezione
dell’indagine riguarda i comportamenti criminosi e gli
atti persecutori percepiti dagli imprenditori della provincia di Catanzaro come più pericolosi o più gravi per
il regolare svolgimento dell’attività imprenditoriale,
per il corretto funzionamento delle aziende.
Tra i comportamenti criminosi ritenuti più gravi, spiccano al primo posto le estorsioni e il fenomeno usuraio,
indicati da quasi due imprese su tre (64,6%); la percentuale sale tra le imprese con 10-20 addetti (72,7%), nel
settore delle costruzioni (74,5%), nel terziario avanzato (72,9%) e nel turismo (70,2%). Come già sottolineato più volte, l’assoggettamento degli operatori
economici all’imposizione “tributaria” mafiosa è modus
operandi tipico della cosca ‘ndranghetista. Il “pizzo”
è e rimane, pure nel contesto di una ‘ndrangheta milionaria, modernizzata e cosmopolita, una delle pietre
miliari del suo potere; la posizione di supremazia della
criminalità calabrese è mantenuta viva, avvertita, pres107
I comportamenti
criminosi più gravi:
usura e estorsioni
in primis
1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico
Incentivare
la collaborazione
delle vittime di usura
Le violenze
a cose e persone
sante ed effettiva sul territorio dominato proprio in
quanto si concretizza in una pratica estorsiva di massa.
Come noto, il fenomeno estorsivo, nei contesti a forte controllo della criminalità organizzata, è associato
ad un forte senso di omertà che produce un elevato
“numero oscuro” del fenomeno: per questo motivo i
dati ufficiali relativi alle denunce di tali delitti all’Autorità giudiziaria non ne forniscono, tipicamente, una
rappresentazione della portata reale, anzi spesso sono
correlati negativamente rispetto all’effettiva presenza
del fenomeno.
Occorre continuare ad incentivare la collaborazione
delle vittime, grazie al sostegno di amministrazioni
locali e delle associazioni antiracket e antiusura. Uno
strumento in tal senso è anche il Fondo di solidarietà
per le vittime del racket e dell’usura, attivo dal 1996
grazie al quale chi ha subito, per essersi opposto agli
estorsori, danni alla persona o alla propria impresa o
che risulti offesa dal reato di usura in un procedimento
penale può ricevere, a titolo di risarcimento, un’elargizione che gli consenta di riprendere l’attività58.
Recenti interventi normativi59, inoltre, hanno previsto agevolazioni per le imprese virtuose sotto forma di
assegnazione di un rating di legalità volto a compensare le distonie indotte nel mercato dalle organizzazioni
criminali; il principio ispiratore è rendere conveniente
per l’impresa l’attività legale attraverso uno strumento che ne misuri l’affidabilità e favorire le aziende che
denunciano il pizzo o che aderiscono alle associazioni
antimafia in termini di priorità nell’aggiudicazione
degli appalti e di accesso al credito.
58 - Nel periodo gennaio-settembre 2013 il Comitato di Solidarietà per le vittime dell’estorsione e
dell’usura ha deliberato per la Calabria l’accoglimento di 21 istanze per estorsione (per un totale di 1.227.873 euro), il 21% del totale nazionale (101 delibere accolte), e 15 istanze per usura
(3.730.923 euro), equivalenti al 10% del totale nazionale (147).
www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/temi/antiracket/
59 - Decreto Legge 24/01/2012 n. 1 recante “Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo
delle infrastrutture e la competitività”, convertito con modificazioni in Legge n. 27 del 24/3/2012,
integrato dal DL n. 29 del 24/3/2012, convertito in Legge n. 62 del 18/5/2012. Nel novembre 2012
l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha varato il regolamento che stabilisce criteri e
modalità di attribuzione dei punteggi del rating di legalità delle aziende.
108
1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico
Altri comportamenti ritenuti gravi da una quota consistente di intervistati sono le lesioni, percosse e minacce (30,6%), seguiti da furti e rapine in strada (23,8%)
e incendi e danneggiamenti ritorsivi (23,2%); infine
le violenze di gruppo e sessuali (18%). Confrontando
le risposte degli imprenditori con i dati ufficiali relativi ai delitti denunciati sul territorio di Catanzaro, è
evidente come gli atti violenti ritenuti gravi, in particolare lesioni personali, percosse, minacce e ingiurie,
incendi e danneggiamenti, siano in effetti molto frequenti nella provincia, dove presentano un’incidenza
più elevata rispetto alla media nazionale (spesso anche
rispetto alla media calabrese) in rapporto alla popolazione. Si tratta peraltro di reati spesso connessi con il
fenomeno più generale del racket (“reati-spia”).
Tra gli atti criminali, gli intervistati valutano come
“minacce reali”, rischi cioè cui è possibile andare incontro per le imprese della provincia di Catanzaro,
in primo luogo gli atti di vandalismo a danno di cose
(39,6%) e in secondo luogo gli atti violenti contro la
persona, quali minacce o intimidazioni (29,8%) e il
vandalismo a persone (16,4%).
In ultimo, è stato chiesto al campione quali settori economici ritengano maggiormente interessati da racket,
usura e intimidazioni in provincia di Catanzaro. Non
sorprende che le risposte si concentrino soprattutto nel
settore delle costruzioni (56,4%) e in quello dei lavori
pubblici (47,8%), seguiti più a distanza dal commercio (31,8%). La letteratura sul tema, in modo unanime, identifica proprio negli appalti pubblici, nel ciclo
dell’edilizia e nel commercio i settori a maggior rischio
di infiltrazioni criminali, credito illegale ed estorsioni:
lavori pubblici e costruzioni sono ormai da tempo un
mercato di cruciale importanza per l’ndrangheta, in
cui le “imprese sane” diventano facile bersaglio; d’altro canto i commercianti, soprattutto quelli di piccole
e medie dimensioni, possono trovarsi più facilmente
in condizioni di difficoltà nel reperire finanziamenti o affrontare una congiuntura sfavorevole, finendo
così per cedere ai “servizi” offerti dalla mafia. Edilizia
e commercio rappresentano inoltre due comparti tipici della specializzazione produttiva della provincia di
109
Racket e intimidazioni:
edilizia, lavori pubblici
e commercio
i settori più esposti
1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico
Racket e sviluppo
economico
Catanzaro, raccogliendo rispettivamente il 13,5% e il
38% del totale delle imprese attive nel 2012. Essi hanno recentemente evidenziato difficoltà economiche
significative: la crisi del mercato immobiliare e i tagli
dei lavori per le opere pubbliche hanno portato ad un
calo di oltre 7 punti percentuali del valore aggiunto
delle costruzioni tra 2008 e 2011; le performance
economiche delle imprese del commercio provinciali
nel 2012 si sono rivelate negative e peggiori rispetto ai
risultati medi della provincia (fatturato: -14,4%)60. È
dunque evidente quanto pericolosa possa essere la loro
permeabilità all’intimidazione criminale.
Le estorsioni, oltre a sottrarre direttamente risorse agli
imprenditori assoggettati al racket, disincentivano gli
investimenti. In un’economia infiltrata dalle mafie,
la concorrenza viene distorta in molti modi: un commerciante vittima del racket può finire con il considerare il “pizzo” come il compenso per un servizio di
protezione contro la concorrenza nel suo quartiere; il
riciclaggio nell’economia legale di proventi criminali
impone uno svantaggio competitivo alle imprese che
non usufruiscono di questa fonte di denaro a basso
costo; i legami corruttivi tra associazioni criminali e
pubblica amministrazione condizionano gli appalti e
la fornitura di beni e servizi pubblici. Nel complesso,
viene compromesso lo sviluppo economico ma anche
sociale dei territori in cui le mafie si diffondono61.
60 - Dati Infocamere, Istituto G. Tagliacarne e Osservatorio Economico di Catanzaro. Si veda Camera
di Commercio di Catanzaro 2013.
61 - Testimonianza del Vice Direttore generale della Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola, alla Commissione Parlamentare d’inchiesta, 6 giugno 2012.
110
1.5.2 - Fenomeni illegali e sviluppo economico
111
1.5.3 - Lavoro sommerso e illegalità
1.5.3 - LAVORO SOMMERSO E ILLEGALITÀ
Lavoro sommerso,
criminalità e sviluppo
Il mercato del lavoro è un settore estremamente sensibile alle infiltrazioni criminali, specialmente in territori ad alto tasso di disoccupazione e irregolarità. Da
un lato, infatti, la criminalità organizzata può fornire
“protezione” per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro, che rientra nella logica mafiosa dell’aumentare il
proprio grado di consenso nella popolazione; dall’altro l’irregolarità generalmente praticata è il terreno
fertile su cui essa interviene, trovando la strada spianata per introdurre violenza e sfruttamento.
A tale proposito viene in evidenza il cosiddetto fenomeno del “caporalato”, cioè l’intermediazione illecita
della manodopera di cui si avvale l’imprenditore disonesto spesso in accordo con le organizzazioni criminali del territorio in cui opera. Fenomeno che coinvolge
112
1.5.3 - Lavoro sommerso e illegalità
lavoratori “invisibili”, per lo più di origine straniera,
privi di qualunque forma di tutela, all’interno di un
regime di economia sommersa che produce evasione
ed elusione fiscale e contributiva62.
Il fenomeno del cosiddetto “sommerso”, nelle sue
diverse articolazioni, si intreccia quindi fortemente
con quello della criminalità ma ne supera i confini e
si estende anche a parte del tessuto produttivo “legale”
che svolge però la propria attività contravvenendo a
norme fiscali e contributive, alimentando l’evasione.
Nella letteratura economica, infatti, oltre alla presenza di criminalità vengono associati alla diffusione del
lavoro sommerso altri fattori, quali gli elevati livelli di
regolamentazione, tassazione e corruzione nel sistema
economico. Il sommerso sarebbe, in pratica, negativamente correlato al grado di sviluppo locale, al tasso
di partecipazione della forza lavoro e all’intensità di
utilizzo del fattore lavoro, mentre la correlazione è positiva con il tasso di disoccupazione, il prelievo fiscale
(diretto), la regolamentazione dell’attività economica
e il livello di corruzione ambientale63. In un sistema
socio-economico avanzato, in cui l’insieme delle norme che regolano l’economia formale è complesso e
articolato, una quota del tessuto produttivo tende a
voler sfuggire alle norme e ai meccanismi istituzionali
per rifugiarsi in un contesto economico irregolare, in
cui prevalgono transazioni di tipo informale e la non
osservanza dei vincoli imposti dalla legge, anche per
evitare di sopportarne gli oneri.
L’irregolarità trova quindi terreno fertile in territori economicamente depressi e poco sviluppati, e nei
periodi di crisi: essa rappresenta un’opportunità di
reperire personale a basso costo, sia per la criminalità
sia per l’imprenditoria “sana” che attraversa momenti
congiunturali difficili, non fosse altro perché sono disponibili sul mercato fasce di popolazione impoverite
62 - Direzione Nazionale Antimafia 2012. Nel 2011 è stato introdotto nel codice penale all’art.
603bis il reato di caporalato, “reato spia” di infiltrazioni mafiose nel settore. La tipizzazione dell’illecito è certamente un passo avanti ma le denunce monitorate nel 2012 non sembrano dare giustizia
dell’entità del fenomeno.
63 - Lucifora C., Economia sommersa e lavoro nero, Bologna, Il Mulino 2003.
113
1.5.3 - Lavoro sommerso e illegalità
La Calabria in testa
per tasso di irregolarità
del lavoro
In provincia
di Catanzaro
il sommerso
è un fenomeno
“importante”
e preoccupate che accettano condizioni penalizzanti pur di lavorare. Nel paragrafo precedente si è visto
come, nel contesto della provincia di Catanzaro, una
quota significativa di imprenditori ritenga giustificabile il ricorso al lavoro nero o grigio, la non-osservanza
delle norme sulla sicurezza, l’evasione fiscale.
Negli indicatori territoriali per le politiche di sviluppo
la Calabria è al primo posto nella classifica regionale
per tasso di irregolarità del lavoro, vale a dire il rapporto tra le unità di lavoro irregolari, secondo la definizione statistica, e il totale delle unità di lavoro. Nel
2011, contro una media nazionale del 12,2%, il tasso
di irregolarità in Calabria si attesta al 28,8% (seguono
Molise, Sardegna e Basilicata con tassi attorno al 2322%)64. A fronte di questi dati ufficiali, le valutazioni
espresse direttamente dagli imprenditori della provincia di Catanzaro non si discostano molto: il 15% degli
intervistati ritiene il fenomeno del lavoro sommerso
determinante nell’economia locale, il 27,2% molto
importante e un altro 45,8% abbastanza importante.
Nel complesso, quindi, quasi nove imprenditori su
dieci ritengono il lavoro nero una caratteristica rilevante dell’economia locale, mentre solo il 12% liquida
il fenomeno come poco importante o inesistente.
Nelle aree dove più forte risulta l’infiltrazione della
criminalità organizzata, il lavoro irregolare assume
dimensioni spropositate, perché si insinua trasversalmente in tutte le attività economiche, estendendosi
dall’agricoltura all’industria manifatturiera, dalle costruzioni alla distribuzione commerciale, dalla ristorazione ai servizi alle famiglie, e così via.
Al fine di fornire una valutazione più concreta del peso
del sommerso nel sistema economico provinciale di
Catanzaro, si è chiesto al campione di imprenditori di
provare a quantificarne l’incidenza rispetto al lavoro
regolare. In media, gli imprenditori stimano l’inciden-
64 - Secondo la definizione statistica, le unità di lavoro irregolari comprendono le seguenti tipologie
di attività lavorative: continuative, svolte senza il rispetto della normativa vigente; occasionali, svolte
da persone che si dichiarano non attive in quanto studenti, casalinghe o pensionati; degli stranieri
residenti e non regolari; plurime non dichiarate alle istituzioni fiscali. Fonte: Istat, Conti economici
territoriali.
114
1.5.3 - Lavoro sommerso e illegalità
za del lavoro irregolare al 23,8%. Le imprese più piccole forniscono la stima più alta (meno di 10 addetti:
24%), seguite da quelle più grandi (oltre 21 addetti:
23,3%). Tra i comparti produttivi, alcuni si caratterizzano, notoriamente, per essere a maggior rischio di
sommerso, quali quello dell’edilizia, ove tutta la filiera
produttiva delle costruzioni è facile preda delle attività
estorsive della criminalità. Le stime relative all’incidenza del lavoro irregolare rivelano queste differenze
settoriali: valori al di sopra alla media provinciale sono
indicati proprio dagli imprenditori delle costruzioni (27,4%), seguiti da quelli dei trasporti (25,5%),
dell’agricoltura (25,3%) e della manifattura (24,2%),
settori ad alta intensità di lavoro ed elevato turnover
del personale, e in cui è esteso il ricorso alla sub-fornitura.
Secondo gli imprenditori catanzaresi, inoltre, nel 2012
il ricorso a forme di lavoro irregolare nella loro provincia non accenna ad arretrare: oltre un terzo degli intervistati ritiene, infatti, che esso sia aumentato molto
(10,4%) o abbastanza (25,4%) mentre per il 58,4% è
rimasto pressoché stazionario; solo il 5,8% indica una
diminuzione del fenomeno. Il differenziale positivo tra
le risposte di aumento e diminuzione è di ben 30 punti
percentuali.
Il perdurare della crisi economica e delle difficoltà
congiunturali della provincia di Catanzaro certo non
contribuisce a limitare la portata del fenomeno: le
maggiori difficoltà in questo senso sono segnalate dalle imprese con 10-20 addetti (solo il 3% dichiara una
diminuzione del lavoro sommerso), mentre quelle più
grandi (oltre 21 addetti) sembrano più ottimiste (con
il 12,5% di risposte di diminuzione). A livello settoriale, il dato più marcato proviene dalle imprese delle
costruzioni e da quelle agricole, tra cui la percezione di
aumento del fenomeno tocca soglie molto alte (rispettivamente il 49 e il 41%).
La diffusione dell’economia non regolare pone questioni di ordine sociale e di tipo economico. Se i “costi
privati” del sommerso possono considerarsi minimi,
esso ha per la comunità “costi sociali” altissimi, relativi
alle distorte condizioni di erogazione e di retribuzione
115
Quasi un quarto
dell’occupazione
provinciale
sarebbe irregolare
Il fenomeno continua
a crescere, edilizia
e agricoltura in difficoltà
Questioni
di ordine sociale
ed economico
1.5.3 - Lavoro sommerso e illegalità
Gli effetti del sommerso
sulla competitività delle
imprese e sullo sviluppo
della provincia
di Catanzaro
del lavoro nero (creando un’alterazione del costo del
lavoro), alle situazioni di grave sfruttamento che possono generarsi, al forte squilibrio tra domanda e offerta, alla scarsa tutela dei lavoratori.
D’altro lato sono evidenti gli effetti negativi sullo
sviluppo economico e sul corretto funzionamento
del mercato: oltre a causare una riduzione del gettito
erariale, l’economia sommersa costituisce una perdita
di efficienza per il sistema economico che si trova ad
operare in assenza di regole; riducendo i costi aziendali
e distorcendo il sistema dei prezzi, il sommerso influenza le condizioni di competitività del sistema economico e genera una concorrenza sleale fra imprese.
Infine, comporta una deformazione dell’informazione
economica, e ciò impedisce una lettura corretta dello
stato di salute dell’economia locale.
Questo è ciò che ci dice la letteratura economica sul
tema. Le opinioni degli imprenditori della provincia
di Catanzaro vanno più o meno nella stessa direzione,
con oltre tre intervistati su quattro (76,6%) concordi
nel ritenere che il sommerso produce effetti negativi
per la competitività della propria azienda, in quanto favorisce la concorrenza sleale delle altre imprese
(54,4%), la riduzione delle quote di mercato (11,8%)
o l’esclusione da interi segmenti di mercato (10,4%).
Maggiormente penalizzate dal lavoro nero sembrano
ritenersi le imprese dell’edilizia (85% la somma di
concorrenza sleale, riduzione quote di mercato, esclusione da segmenti) e del turismo (81%).
Non può tacersi, tuttavia, di quella quota rilevante di
imprenditori, pari al 23,4% del campione, per i quali il
sommerso non produce alcun effetto significativo sulla competitività d’impresa, cui si affianca il 18,2% di
imprenditori che, interrogati sugli effetti del sommerso sullo sviluppo economico provinciale, lo ritengono
ininfluente. Insomma, una sorta di “avallo culturale”
del fenomeno del lavoro irregolare sembra diffusa sul
territorio, come scelta in qualche modo “giustificabile” (come si è visto nel paragrafo precedente) se non
addirittura necessaria in determinate condizioni socio-economiche. Riguardo gli effetti che il sommerso
produce sullo sviluppo economico complessivo della
116
1.5.3 - Lavoro sommerso e illegalità
provincia, il giudizio prevalente degli intervistati è
comunque negativo: per il 52,4% degli imprenditori
esso impedisce un effettivo incremento della popolazione, per il 41,2% contribuisce ad aumentare la concorrenza sleale e per il 31,4% impedisce la crescita professionale. Di contro, i giudizi positivi sul fenomeno
sono marginali: per il 5,2% del campione il sommerso
consente una migliore redistribuzione dei redditi, per
il 3,4% un abbattimento dei costi e per il 2,2% sopperisce alle rigidità del mercato del lavoro. A sostenere in
misura maggiore gli effetti positivi del sommerso sono
le imprese di più piccole dimensioni.
È stata infine chiesta agli imprenditori della provincia
di Catanzaro anche un’opinione sui motivi principali
che possono favorire la diffusione del lavoro sommerso sul loro territorio. Al primo posto, in assoluto, spiccano i motivi fiscali (61,6%), indicati in misura maggiore dalle imprese medio-grandi, soggette in Italia a
una tassazione molto penalizzante. Un cuneo fiscale
sempre più alto, percepito quasi come “vessatorio”
da parte delle imprese, di certo non contribuisce a far
emergere il lavoro irregolare65.
Tra le altre motivazioni, le più indicate dalle imprese
sono la necessità di contenere i costi per assunzioni e
licenziamenti (23,8%) e l’eccessiva rigidità della legislazione sul lavoro (22%): non solo quindi l’evasione
fiscale e contributiva, ma anche il non rispetto dei
minimi salariali, delle necessarie autorizzazioni e della regolamentazione vigente, nonché l’elusione degli
obblighi alla sicurezza sul lavoro (indicato come motivo dal 13,2% del campione), sono tutti fattori che
rendono “appetibile” l’opzione irregolare per i datori
di lavoro.
Ma la richiesta di rimanere nella zona grigia a volte
è avanzata dagli stessi lavoratori, che per vari motivi
preferiscono non essere messi in regola (motivi fiscali,
Una fiscalità “monstre”
e troppa rigidità nel
mercato del lavoro tra le
motivazioni del sommerso
65 - Secondo i dati Eurostat sui livelli di tassazione nei Paesi europei, nel 2011 in Italia la tassazione
sulle imprese è stimata al 27,5% contro una media dell’Eurozona del 26,5%; la pressione fiscale
sul lavoro è stata del 42,3% (secondo posto in Europa dopo il Belgio), contro una media dell’Eurozona del 37,7%. http://ec.europa.eu/taxation_customs/taxation/gen_info/economic_analysis/tax_
structures/index_en.htm
117
1.5.3 - Lavoro sommerso e illegalità
fruizione di ammortizzatori sociali o sussidi di disoccupazione, ecc): la pensa così il 15,4% degli imprenditori provinciali. Opportuni interventi del legislatore
per riformare il mercato del lavoro, ridurne i costi e aumentarne la flessibilità, senza pregiudicare i diritti dei
lavoratori, sono quindi strumenti importanti sia per
incoraggiare l’occupazione sia per far emergere parte
di quella “sommersa”.
Con percentuali di risposta più basse, infine, sono indicati il fattore ambientale (10%) e altre motivazioni
legate alla possibilità di instaurare rapporti di lavoro
più flessibili o sporadici, quindi meno costosi ma anche meno tutelati (il ricorso a manodopera stagionale
o saltuaria è indicato dal 10,2%, quello ad immigrati
irregolari dal 7%).
118
1.5.3 - Lavoro sommerso e illegalità
119
1.5.3 - Lavoro sommerso e illegalità
120
1.5.4 -Le politiche di contrasto
1.5.4 - LE POLITICHE DI CONTRASTO
L’indagine ha sin qui evidenziato come il fenomeno
dell’illegalità e delle infiltrazioni criminali nell’economia territoriale sia fortemente avvertito e denunciato
dagli imprenditori della provincia di Catanzaro, soprattutto quando sono chiamati ad esprimersi sul contesto generale. Di certo il tessuto produttivo così come
la popolazione della provincia di Catanzaro devono
affrontare quotidianamente le difficoltà, le tensioni e
il disagio causati dai divari strutturali tipici dell’economia locale, inaspriti dalla recessione, dalla crescente
disoccupazione, dalla diffusione del sommerso e, non
ultimo, dal deficit di legalità che grava sulla provincia.
Secondo gli imprenditori sarebbero proprio la disoccupazione (66,2% di risposte) e i bisogni economici
(63,8%) a spingere le persone a commettere azioni
121
La vulnerabilità economica
come spinta all’illegalità
1.5.4 -Le politiche di contrasto
Sfiducia e paura
creano omertà
Le imprese chiedono
maggior presidio
del territorio ma anche più
cultura della legalità
illegali. Meno rilevante, ma comunque indicato dal
20,6% del campione, è l’ambiente sociale circostante.
La vulnerabilità economica delle famiglie e delle imprese locali diventa quindi volano d’illegalità, terreno
fertile per la criminalità, come già messo in evidenza
nel secondo capitolo di questo rapporto.
Allo stesso tempo, non si può negare un certo grado di
“tolleranza” se non vera e propria adesione allo status
quo da parte di imprenditori gravati da un lato da fisco, peso della burocrazia, costo del lavoro, problemi
finanziari e, dall’altro, dall’espansione della criminalità, con tutta la sua prepotenza ed aggressività, nella
vita sociale ed economica della provincia.
Una serie di tradizioni e di prassi di natura criminale
sono considerati, da una moltitudine di persone, parte
integrante della normalità, della regola, della vita quotidiana; diventa sempre più difficile denunciare se si è
persa la fiducia nelle istituzioni, anch’esse in gran parte
infiltrate.
Secondo le imprese della provincia di Catanzaro è proprio la sfiducia nelle istituzioni (58,8% di risposte) e
nella politica (40,2%) ad alimentare, in primo luogo, comportamenti omertosi nella popolazione; ciò è
comprensibile in una regione che si piazza al primo
posto per numero di comuni sciolti per mafia. La seconda spinta al silenzio è data dalle intimidazioni esercitate dalla criminalità: un terzo del campione ritiene, infatti, che motivo di omertà sia la paura di subire
ritorsioni in prima persona (35,4%) o nei confronti
della propria famiglia (33,2).
Passando alle politiche di contrasto all’illegalità e agli
interventi che potrebbero migliorare il clima di fiducia sul territorio, si è chiesto agli imprenditori della
provincia di Catanzaro quali fattori potrebbero essere
utili per incrementare la sicurezza nei nuclei urbani di
appartenenza delle imprese. Il 57,2% degli intervistati
considera opportuno rinforzare la presenza delle Forze
dell’Ordine sul territorio, optando per un approccio
“punitivo”, repressivo, sicuramente efficace nel breve
e brevissimo periodo; al secondo posto, con il 41,8%
di risposte, gli imprenditori indicano invece un maggior senso civico, un investimento cioè in misure di in-
122
1.5.4 -Le politiche di contrasto
clusione sociale, prevenzione, diffusione della cultura
della legalità che costituiscono la faccia soft della sicurezza, quella che probabilmente garantisce risultati di
maggior impatto nel medio-lungo periodo.
Per la sicurezza delle loro città, gli imprenditori chiedono inoltre, con percentuali di risposta più basse,
un maggior utilizzo di sistemi di videosorveglianza
(24%), il potenziamento dell’illuminazione pubblica
(13,4%), interventi che fungono da deterrente anche
alle azioni intimidatorie della criminalità, forme più
strette di associazionismo imprenditoriale (11,6%) e il
ricorso a vigilanza privata (8,6%).
Sono soprattutto le imprese di più piccole dimensioni,
più esposte ai fattori di insicurezza, a puntare l’attenzione sul senso civico e l’associazionismo: il fare rete
diventa un fattore protettivo. Le imprese di dimensioni più grandi sono invece più interessate agli strumenti di contrasto diretto, come l’intervento delle Forze
dell’Ordine e della vigilanza privata.
A un livello più generale, in tema di azioni utili per
contrastare la diffusione del fenomeno della criminalità sul territorio provinciale, gli imprenditori del
catanzarese ritengono soprattutto efficace un incremento del controllo sul territorio (55,2% di risposte);
in seconda battuta indicano una maggiore rigidità
delle leggi (43,2%) e politiche per la coesione sociale (42,8%); solo il 4,8% ritiene utile la creazione di
un telefono anonimo. Tra i comparti economici un
maggior presidio del territorio da parte delle autorità
è chiesto soprattutto dalle imprese agricole e da quelle
terziarie del turismo, le prime probabilmente perché
particolarmente vessate dalla criminalità, le seconde
per migliorare il livello di attrattività turistica della
provincia.
Gli imprenditori della provincia di Catanzaro alzano
quindi l’attenzione sulla combinazione di forme mirate e complementari di contrasto e prevenzione dell’illegalità che agiscano contestualmente sulla repressione
degli atti criminosi e sulla loro matrice socio-culturale.
I successi dell’azione investigativa e giudiziaria delle
Forze dell’Ordine e della magistratura nel territorio
provinciale contribuiscono sicuramente a migliorare
123
Per contrastare la
criminalità servono
politiche
di lungo periodo
1.5.4 -Le politiche di contrasto
Azioni di contrasto
e promozione
della cultura
della legalità
il clima di sicurezza e la fiducia nelle istituzioni ma
da soli non bastano: l’azione di polizia dovrebbe agire come extrema ratio a difesa di istituzioni e società
civile che hanno costruito in sé quegli “anticorpi” capaci di favorire lo sviluppo di un sistema economico
trasparente e a prova di infiltrazione criminale. Ma per
costruire tali anticorpi occorrono politiche di promozione della legalità di medio e lungo periodo.
Questa è peraltro la direzione cui tendono le progettualità più complesse, come quelle promosse dal Sistema Camerale (si veda box specifico) o quelle finanziate
dai fondi strutturali europei, che si stanno realizzando
nella regione, dal POR Calabria al PON Sicurezza. Tra
le attività previste e i progetti finanziati nella provincia di Catanzaro si trovano molte iniziative in materia
di diffusione della cultura della legalità e di gestione
condivisa della sicurezza. Occorre tuttavia sottolineare che le risorse messe a disposizione dai fondi strutturali restano un’opportunità da sfruttare meglio ed in
modo più efficace in Calabria: nel complesso, infatti,
la regione si distingue per una capacità di spesa inferiore alla media meridionale e rischia in ogni ciclo di
programmazione europeo di incorrere nella procedura
di disimpegno automatico. Anche la Direzione Nazionale Antimafia, nella propria relazione sulla Calabria,
lamenta l’ancora insufficiente presenza di una società
civile vigile, che cioè “non solo non sia essa stessa ‘ndrangheta o favoreggiatrice, ma che vi si contrappone ripudiando pubblicamente e visibilmente la sua mentalità, i
suoi metodi, i suoi valori”. Esistono certamente segnali
positivi in tal senso, legati all’azione di movimenti per
la legalità ed associazioni antiracket e antiusura tanto
meritevoli di considerazione quanto ancora numericamente esigui, ma, sempre secondo la DNA, “mancano
risposte strutturali stabili, che con continuità evidenzino
la verità, verità che è l’unica premessa di un possibile riscatto: il disastro morale, sociale ed economico in cui la
‘ndrangheta ha precipitato la Calabria”66.
66-Direzione Nazionale Antimafia 2012, pag. 132.
124
1.5.4 -Le politiche di contrasto
125
1.5.4 -Le politiche di contrasto
126
1.5.4 -Le politiche di contrasto
I BENI SEQUESTRATI E CONFISCATI ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA
La confisca dei patrimoni illecitamente acquisiti dalla criminalità organizzata si è intensificata negli ultimi anni e ha assunto un forte valore, anche simbolico, sotto il
profilo tanto della lotta alle mafie, rappresentando il risultato palmare del lavoro svolto
dalle forze dell’ordine e dalla magistratura, tanto sociale, poiché consente di restituire
i beni oggetto di ablazione alle territorialità che subiscono il fenomeno criminale.
L’azione di contrasto mira a colpire l’organizzazione criminale nella sua dimensione
economico-finanziaria, ma anche a promuovere una politica preventiva, innalzando
la fiducia nelle istituzioni da parte della società civile e indebolendo il prestigio degli
associati mafiosi, spesso amplificato dall’acquisizione e dall’esibizione di un patrimonio immobiliare vasto e di pregio. I beni sottratti alla criminalità sono essenzialmente
immobili (unità immobiliari per alloggi e usi collettivi, a destinazione commerciale e
industriale, terreni) e aziende (imprese e società), oltre a beni mobili. La maggior parte
degli immobili confiscati, dopo una fase di gestione da parte dell’Agenzia Nazionale
per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità
organizzata (ANBSC), viene destinato e trasferito al patrimonio indisponibile degli
enti territoriali (solitamente i comuni, che possono poi darlo in gestione ad associazioni, comunità, ecc) per finalità sociali o istituzionali, oppure alle forze dell’ordine
o ad altri ministeri ed enti pubblici. Le aziende invece possono essere date in affitto
ad altre società o consegnate a costituende cooperative di lavoratori dipendenti delle
stesse o, se ciò non risulti possibile, vendute o liquidate. L’ANBSC ha censito, a fine
2012, circa 13mila beni confiscati in tutta Italia, tra immobili (oltre 11mila) e aziende
infiltrate dalla criminalità (1.700). Di questi, circa l’80% si trova nelle quattro regioni
“convergenza”, con la Sicilia che da sola ne concentra quasi la metà (42,6%), seguita
da Campania (14,8%), Calabria (14%), e Puglia (8,7%). In Calabria, in particolare, si
trova un totale di oltre 1.800 beni confiscati tra immobili (1.650) e aziende (161). Tra
le province calabre, il primato spetta senz’altro a Reggio Calabria, sul cui territorio
si trovano oltre i due terzi dei beni sottratti alla criminalità in Calabria, per un totale
di 1.200 tra immobili e aziende; il solo comune di Reggio Calabria conta 250 beni
immobili confiscati, piazzandosi al secondo posto tra i comuni italiani dopo Palermo
(che da sola conta 1.945 immobili confiscati) e prima di Milano (230) e Roma (225).
Quanto a numerosità dei beni sottratti alla criminalità, la provincia di Catanzaro si
colloca al secondo posto in Calabria, con 271 beni confiscati, pari al 15% del totale
regionale. Si tratta per la maggior parte (259 beni) di immobili, concentrati soprattutto
nel comune di Lamezia Terme (ben 200 immobili confiscati, quinto comune in Italia);
solo 11, invece, i beni confiscati nel comune capoluogo di provincia. Le aziende “illegali” confiscate definitivamente nella provincia di Catanzaro sono invece 13, di
cui 4 nel comune di Lamezia Terme e 3 in quello di Catanzaro. Oltre alla normativa
nazionale in materia, si ricorda che il Consiglio regionale della Calabria è impegnato
della valutazione della proposta di legge n. 359/9^ (in attesa di parere finanziario)
recante: “Interventi per favorire il riutilizzo e la valorizzazione dei beni confiscati
alle organizzazioni criminali in Calabria“, in base alla quale si propone di istituire
un fondo regionale per favorire il riutilizzo ai fini sociali e la valorizzazione dei beni
confiscati, attraverso il finanziamento di progetti di recupero67.
67 - www.consiglioregionale.calabria.it
127
1.5.4 -Le politiche di contrasto
Tab. 1 - Beni (immobili e aziende) confiscati nelle province calabre, in Calabria e in Italia. Situazione al
7 gennaio 2013 (valori assoluti e %)
Provincia
Imm. in
gestion
e
Imm.
destinati
consegnat
i
Imm.
destinati
non
consegnat
i
12
3
2
133
Imm.
usciti da
gestion
e
confiscati
in via
autonoma
*
2
1
0
6
Catanzaro
81
156
10
Cosenza
17
83
17
Crotone
36
56
12
R. Calabria
286
639
37
Vibo
Valentia
24
36
8
2
0
Calabria
444
970
158
78
9
Italia
3.995
5.859
907
477
1.073
* Immobili che costituiscono il patrimonio di beni aziendali confiscati
** Il totale va inteso al netto degli immobili non confiscati in via autonoma
Fonte: Elaborazioni su dati Agenzia del Demanio – ANBSC
128
10
9
3
67
Aziende
uscite
da
gestion
e
3
6
2
41
16
105
1.211
4
56
497
Aziende
in
gestion
e
Totale*
*
% su
tot
Calabri
a
272
135
111
1.203
15,0
7,5
6,1
66,4
90
1.811
12.946
5,0
100,0
--
SEZIONE 2
APPENDICE
2.1 - Logica statistica e territorio
2.1 - LOGICA STATISTICA E TERRITORIO
L’attendibilità
degli indicatori statistici
Le fonti di distorsione
Negli ultimi anni, in campo socio-economico ed, in
particolare, nelle analisi sullo sviluppo economico
correlate alla legalità e alla Mafia, si è assistito a una
vasta produzione non ufficiale e occasionale di dati
e di elaborazioni “improprie” di statistiche ufficiali,
tramite il ricorso ad indicatori di sintesi metodologicamente poco robusti. Se da una parte non è certificata la qualità dell’informazione prodotta, dall’altra la
mera occasionalità del dato statistico, pur proveniente
da una fonte ufficiale, non consente di eseguire correttamente confronti spaziali e temporali, dato che viene
a mancare un requisito scientifico fondamentale, vale
a dire la replicabilità e di conseguenza l’attendibilità
della statistica prodotta. Spesso le analisi condotte
sono guidate più da schemi preconfezionati e dal “desiderio” di applicare modelli statistici ed econometrici complessi, che prevedono un utilizzo tout court dei
dati, piuttosto che indirizzate verso una logica statistica della ricerca del dato e della sua replicabilità. Si
assiste a un proliferare di eccessi di formalismo a danno di un più chiaro ed efficiente rapporto tra analisi
tecnica e logica sostanziale. Oltretutto, impostazioni
assai complesse si risolvono talora in risultati sfocati
o banali (Marbach, 2001)68. È possibile costruire statistiche, che descrivano compiutamente il fenomeno
oggetto di analisi, basate su evidenze empiriche e non
soltanto su opinioni, più o meno occasionali, che riflettono quasi sempre l’interesse di questo o quel gruppo di ricercatori.
La formulazione di teorie e leggi basata su idee preconcette e percezioni della realtà, implica una scarsa
qualità del dato prodotto e un deficit complessivo
nella produzione di statistiche attendibili ed utili nei
processi decisionali, al fine da rendere più informate
e consapevoli le scelte di policy da attuare nelle singole
amministrazioni.
68 - Cfr. Marbach, G. (2001) in Logica statistica dei dati economici (Introduzione), trad. it. a cura di
Zelli R., UTET Torino
130
2.1 - Logica statistica e territorio
La Statistica Economica, al contrario, è una disciplina dalla natura prevalentemente applicativa, in cui
gli strumenti metodologici costituiscono sempre un
mezzo (e non un fine) per fornire risposte, indicazioni, suggerimenti per l’interpretazione della realtà, a
partire da informazioni disponibili, siano esse il frutto
di misurazioni sperimentali, di dati raccolti mediante
questionari o informazioni reperite da annuari statistici (Rinaldi, 2009)69.
Compito della Statistica Economica è di sviluppare
concetti, definizioni, classificazioni e metodi utili a
produrre informazioni sullo stato dei fenomeni economici e/o sociali (Giovannini, 2006)70. Inoltre, se è
difficile una conoscenza esaustiva del quadro economico o socio-economico che si intende analizzare, appare tuttavia necessario perseguirla, rifiutando la logica di scegliere come soluzione ottimale la creazione di
modelli che tendano a spiegare solo la parte del quadro
che si conosce, senza sentire l’esigenza di adeguare alla
domanda l’offerta di documentazione statistica dei fenomeni economici (Erba, 2003)71.
Da un punto di vista dell’analisi si è di fronte ad un
eclettismo metodologico assunto spesso acriticamente: chi si occupa di studiare i fenomeni della criminalità organizzata legati allo sviluppo economico
“accosta” semplicemente le metodologie poiché le
considera equivalenti e interscambiabili. Questo relativismo metodologico comporta gravi errori di misura e distorsione. Il rischio è di trovarsi davanti ad un
appiattimento metodologico che tende a far prevalere
il metodo econometrico sull’osservazione e verifica
empirica propri della Statistica (Economica), ovvero
a utilizzare “forzatamente” dei modelli senza che ne
esistano le condizioni in termini di dati e di ipotesi
iniziali72. Quando si affrontano argomenti di natura
socio-economica e si cerca di analizzarne l’impatto in
Eclettismo metodologico
69 - Cfr. Rinaldi A. (2009) Statistica economica e territorio. Fonti statistiche, indicatori e metodologie
di analisi per lo studio delle economia locali. Aracne Roma.
70 - Cfr. Giovannini E., (2006) Le statistiche economiche, Il Mulino, Bologna.
71 - Cfr. Erba A. (2003) Territorio e analisi statistico-economica, Statistica anno LXIII, n.3.
72 - Cfr Breiman L. (2001) Statistical modelling the two cultures, Statistical Science, Vol. 16, No. 3, 199-231.
131
2.1 - Logica statistica e territorio
La qualità del dato
termini di policy, il primo problema da affrontare è di
valutare se le statistiche utilizzate siano idonee al problema che si vuole studiare e se gli indicatori di sintesi
siano costruiti coerentemente. Non tutto è misurabile
e ciò che viene misurato a volte è ridondante. Al contrario, si assiste a una “confusione” nell’utilizzo delle
statistiche senza fare distinzione tra dati spaziali e territoriali, tra micro-dati e macro-dati, tra dati censuari
e dati campionari, tra indagine statistica e indagine
amministrativa, tra dati statistici provenienti da fonti ufficiali e quelli provenienti da fonti ufficiose, tra
dati spaziali/territoriali e temporali73. Gli indicatori
che vengono costruiti su tali basi sono distorti: l’informazione che producono è di natura “sensazionale”
piuttosto che statistica, si basa più sul sentiment e su
processi mentali piuttosto che su misure oggettive dei
fenomeni74. In breve, un indicatore di sintesi deve essere costruito rispettando le proprietà e i requisiti dei
numeri indice della Statistica Economica ufficiale utilizzando approcci metodologici riconosciuti a livello
internazionale: l’approccio economico, l’approccio
assiomatico, l’approccio stocastico soddisfano il superamento di specifici test (Diewert et al., 2010)75.
I produttori di statistiche economiche e sociali devono
essere in grado da una parte di identificare con anticipo alcuni comportamenti degli agenti economici e
dall’altra di costruire modelli robusti di misurazione,
capaci di armonizzare e integrare diversi fonti ufficiali. È bene ricordare che ciascun dato da solo non è in
grado di fornire tutta l’informazione necessaria né tale
informazione è possibile desumerla da un’unica fonte per quanto ufficiale e attendibile. Per una migliore
73 - Esempi di produzione di informazione e di elaborazione dei dati che procedono in tal senso
si possono trovare nei seguenti lavori: Transcrime (2013) Gli investimenti delle mafie, Progetto PON
Sicurezza 2007-2013; Sciarrone R. (a cura di) (2011) Alleanze nell’ombra, Fondazione Res, Donzelli
editore.
74 - Spesso si assiste ad una costruzione di numeri indice che non rispettano tali requisiti. Anzi, le
singole componenti dell’indicatore di sintesi riflettono diverse anime o livelli di misurazione: convivono
insieme indici puntuali, indici tendenziali, pseudo-indici dinamici (talvolta costruiti con variabili ridondanti), indici territoriali definiti erroneamente indici spaziali.
75 - Cfr Diewert W.E., Balk B.M., Fixler D., Fox K.J., Nakamura A.O., (2010) Price and productivity
measurement, Volume 6 - Index Number Theory, Trafford Press
132
2.1 - Logica statistica e territorio
comprensione dei fenomeni socio-economici è utile
armonizzare coerentemente le diverse fonti ufficiali: le
singole informazioni contenute in ciascuna fonte devono rispettare un quadro di coerenza metodologica e
non possono risultare contradditorie per costruzione
(Zuliani, 2006)76.
A tal proposito, le fonti di dati quantitativi possono
essere raggruppate in due grandi categorie77:
1.le statistiche economiche e sociali ufficiali;
2.i dati sistematici e non prodotti da altri soggetti.
I dati prodotti dalle istituzioni della Statistica Ufficiale
rispondono a requisiti di qualità concordati a livello
internazionale (EUROSTAT, OCSE, FMI) e riguardano la pertinenza, la precisione, la tempestività, la puntualità, l’accessibilità, l’interpretabilità, la coerenza, la
completezza, la credibilità.
1. La pertinenza concerne la capacità dell’informazione di
soddisfare le esigenze conoscitive degli utilizzatori finali.
2. La precisione rappresenta il grado con cui l’informazione statistica descrive correttamente il fenomeno
per cui la misurazione è stata sviluppata.
3. La tempestività si riferisce all’intervallo di tempo
intercorrente fra il momento della diffusione dell’informazione prodotta e il periodo di riferimento della
stessa. La tempestività di un’informazione influenza
significativamente la sua pertinenza.
4. La puntualità implica l’esistenza di un calendario di
rilascio dell’informazione statistica e misura il grado
di aderenza a tale calendario da parte del produttore
del dato.
5. L’accessibilità di un’informazione statistica riguarda
la facilità con cui l’informazione stessa può essere individuata ed utilizzata dall’utente finale.
6. L’interpretabilità riflette la facilità con cui l’utente
può comprendere le caratteristiche fondamentali del
dato rilevato e quindi valutarne l’utilità in relazione ai
propri fini conoscitivi.
I requisiti scientifici
della statistica
76 - Cfr. Zuliani A., (2006) in Le statistiche economiche (Prefazione), di Giovannini E., Il Mulino, Bologna
77 - È possibile aggiungere una terza categoria relativa ai dati sistematici prodotti da fonti riconosciute
come autorevoli. Rientrano in questa sezione, ad esempio, i dati inerenti i brevetti rilasciati dagli istituti
nazionali o internazionali a protezione dei diritti di proprietà intellettuali (Cfr, Giovannini, 2006, op. cit).
133
2.1 - Logica statistica e territorio
7. La coerenza consente di effettuare confronti nel
tempo e nello spazio. La coerenza si esplica nella possibilità di combinare inferenze semplici in induzioni
più complessi (nel caso di fonte unica) e l’utilizzo di
definizioni, classificazioni e standard metodologici comuni (nel caso di più fonti).
8. La completezza,infine, consiste nella capacità dei
vari processi di integrarsi per fornire un quadro informativo soddisfacente del dominio di interesse.
9. La credibilità dell’informazione si riferisce alla fiducia che gli utilizzatori ripongono nel soggetto che l’ha
prodotta (Giovannini, 2006, pag. 190)78.
Al contrario, i dati prodotti da altri soggetti non ufficiali non sono in generale sottoposti a procedure di
validazione, sono prodotti occasionalmente ed hanno
un tasso di evoluzione elevato. Il riconoscimento della
qualità nonché la reputazione del soggetto produttore
di dati è affidata esclusivamente agli utilizzatori.
Seguendo tale approccio si può comprendere quanto
una definizione di qualità della produzione statistica
sia articolata e complessa e costituisca una sfida ben
più complessa di quella derivata dalla semplice produzione di dati accurati. Tale sfida investe l’intera filiera
produttiva del prodotto statistico, a partire dalla sua
progettazione, passando per la sua realizzazione e diffusione (Giovannini, 2006, pag. 191).
Diversamente, a causa dell’enorme mole di dati che
oggi è possibile avere a disposizione grazie anche alla
presenza di numerosi strumenti elettronici di diffusione, l’informazione finale che giunge agli utenti finali
(agenti economici) è distorta, ovvero caratterizzata da
asimmetria informativa. È necessario, quindi, saper
“trasformare” bene un dato statistico, sia esso di natura
economica, finanziaria o sociale, in “conoscenza”.
In altri termini, l’informazione anche se proveniente
da fonti attendibili e ufficiali deve essere sempre ar-
78 - Cfr, Giovannini E. (2006), op. cit.
134
2.1 - Logica statistica e territorio
monizzata e standardizzata al fine da comporre una
“filiera” logica e razionale della conoscenza da mettere
a disposizione dell’utente finale79.
Il problema della disponibilità di fonti informative ufficiali e delle loro principali caratteristiche assume nel
caso delle analisi territoriali una rilevanza particolare a
causa sia della scarsità e della minore tempestività delle informazioni rispetto alle analisi aggregate a livello
nazionale, che della accentuata eterogeneità della variabile territorio80.
I dati spaziali e/o territoriali hanno delle caratteristiche ben diverse da quelli temporali. Queste sono riconducibili ad alcune osservazioni di massima:
a.i dati spaziali/territoriali sono dipendenti tra di loro;
b.la dipendenza dei dati è multidirezionale;
c.le unità spaziali sono costruite dal ricercatore;
d.le unità territoriali sono scelte dal ricercatore.
Generalmente i termini “spaziale” e “territoriale” sono
usati nel linguaggio corrente come sinonimi: ciò comporta una specificazione errata sia delle statistiche che
dei modelli propri dell’inferenza statistica. A tal proposito, Zani (1993)81 propone la seguente suddivisione:
a. analisi spaziale (in senso stretto) quella che si basa
su griglie, costituite da celle regolari o meno, ovvero
fa riferimento alla distribuzione dei punti su una superficie;
b. analisi territoriale quella relativa a dati inerenti le
suddivisioni amministrative (regioni, province, ecc.)
che sono generalmente precostituire da unità territoriali irregolari.
La variabile territorio
79 - Qualora si evinca che il fabbisogno di dati quantitativi non sia soddisfatto dalle statistiche esistenti
si pone il problema dell’identificazione della modalità più idonea per soddisfare tale esigenza. In
particolare, si dovrà valutare l’opportunità di impiantare una vera e propria indagine contro quella
di utilizzare archivi o fonti amministrative già esistenti. Al momento dell’attivazione del processo decisionale sarà necessario tenere conto di vari aspetti degli archivi amministrativi, che possono essere
raggruppati in due categorie: il grado di sostituzione rispetto all’indagine statistica e le caratteristiche
proprie dell’archivio. Per maggiori dettagli sull’argomento si rimanda a Fortini M. (2000) Linee guida
metodologiche per le rilevazioni statistiche, Istat, Roma.
80 - Per ulteriori approfondimenti cfr Rinaldi A. (2009) op. cit.; Arbia G., Espa G. (1996) Statistica
economica territoriale, Cedam Padova; Erba A., D’Angiò A., Marzulli S. (1990) Partizioni funzionali
del territorio: il modello Isers, Franco Angeli Milano; Mazzitelli A. (2008) Misure e metodi di concentrazione spaziale nei settori industriali italiani, Quaderni 2008 n. 7 DSPSA La Sapienza Roma.
81 - Zani S. (a cura di) (1993), Metodi statistici per le analisi territoriali, Franco Angeli, Milano.
135
2.1 - Logica statistica e territorio
L’approccio
meso-economico
Tralasciando l’aspetto istituzionale del territorio, riconducibile alle aggregazioni territoriali previste dalle
norme sul decentramento politico e amministrativo
dello Stato (ad es., in Italia, le Regioni, le Province,
ecc.), nel presente documento si è provveduto a costruire una matrice di competitività/vulnerabilità
delle principali province italiane suddivise in clusters,
seguendo un approccio funzionale, che tende a stabilire delle affinità tra le aree selezionate in rapporto
all’obiettivo che si vuole raggiungere. Essendo svincolate dai confini istituzionali, le aree funzionali possono valicare anche i confini amministrativi e diventare
quindi trans-regionali, trans-provinciali, fornendo in
tal caso strumenti solo parzialmente conoscitivi per le
istituzioni locali e nazionali responsabili delle politiche di intervento (Erba et. al, 1990; Rinaldi, 2009)82.
Non sempre, infatti, può essere felice la scelta di riferirsi, nell’interpretare le diverse unità territoriali, ad
unità amministrative la cui delimitazione e la cui dimensione riflettono situazioni di carattere politicostorico e non certo di carattere economico” (Erba et
al., 1990)83.
Volendo generalizzare, le informazioni statistiche territoriali si collocano su un livello che possiamo definire
meso-economico. A differenza dell’approccio micro, che
indaga relazioni inerenti le singole unità elementari, e
dell’approccio macro, in cui la dimensione territoriale
si perde del tutto o non è prevalente, l’approccio meso-economico, collocandosi su un livello intermedio rispetto ai due precedenti, comporta un’arbitrarietà nella scelta della posizione in cui collocare l’analisi, più o
meno vicina all’uno o all’altro degli estremi (Arbia et
al., 1996; Rinaldi, 2009)84.
Uno dei principali problemi nella costruzione di indici di sintesi territoriali che permettono di eseguire
correttamente dei confronti sia a livello spaziale che
temporale riguarda la scelta della metodologia da uti-
82 - Cfr. Erba et al. (1990) op. cit.; Rinaldi A. (2009) op. cit.
83 - Cfr. Erba et al. (1990) op. cit.
84 - Cfr. Rinaldi A. (2009) op. cit.; Arbia G., Espa G. (1996) op. cit.
136
2.1 - Logica statistica e territorio
lizzare. Misurare il livello di attrattività e competitività di un territorio, ovvero di vulnerabilità, comporta
la misurazione di fenomeni multidimensionali con
particolare riguardo a due aspetti fondamentali: 1. la
scelta delle informazioni rilevanti, che costituiscono la
base informativa; 2. l’aggregazione delle informazioni,
ovvero il trattamento dei dati.
La soluzione consiste nella costruzione di un indice
sintetico, mediante l’applicazione di un’opportuna
combinazione degli indicatori elementari più rappresentativi. Tuttavia, tale scelta non è così facile e immediata sia per la difficoltà nel reperimento dei dati sia
per l’arbitrarietà nella scelta degli indicatori elementari o per i diversi aspetti metodologici connessi ai criteri di normalizzazione, standardizzazione e sintesi dei
dati (Brunini et al., 2002)85. D’altra parte, un’errata
scelta della funzione di sintesi, mediante aggregazione
dei singoli indici elementari, comporta la perdita di
informazioni utili a comprendere l’evoluzione dei fenomeni livello territoriale, rendendo troppo semplicistica l’analisi dei dati. Né la costruzione di graduatorie
semplifica la lettura dei dati stessi se l’indice sintetico
scelto non è in grado di raccogliere i molteplici aspetti
del fenomeno oggetto di studio evidenziandone le variazioni territoriali (e temporali).
L’obiettivo di un’analisi territoriale dei dati è di poter
disporre, per ciascuna area geografica, di una quantificazione univoca (unidimensionale) che raccolga in
sé “tutte” le informazioni, in modo da renderle immediatamente visibili e interpretabili, completando e non
sostituendo quanto già emerso dall’analisi dei singoli
indicatori (Mazziotta et al., 2012)86. Inoltre, una misurazione unica può costituire un valido ausilio per il
policy maker che, dovendo trasformare le informazioni in decisioni, può risultare particolarmente favorito
dall’immediata fruibilità degli indici sintetici e dall’andamento che essi tracciano nello spazio e nel tempo.
La costruzione
dell’indicatore di sintesi
85 - Brunini C., Messina A., Paradisi F. (2002) L’infrastrutturazione delle province italiane: metodi e
sperimentazione, VI Conferenza Nazionale di Statistica, Roma.
86 - Cfr. Mazziotta M., Pareto A. (2012) Indici sintetici per confronti spazio-temporali: un’applicazione alla dotazione infrastrutturale, XXIII Conferenza Italiana di Scienze Regionali.
137
2.2 - Meotdologia: indicatori e indici di sintesi
Nel presente lavoro, la metodologia seguita per una
corretta costruzione degli indici territoriali può essere
così riassunta (Mazziotta et al., 2012)87:
1.costruzione di una batteria di indicatori elementari
espressi in opportune unità di misura;
2.normalizzazione degli indicatori elementari in modo
che siano indipendenti dalla dimensione delle aree
geografiche;
3.standardizzazione degli indicatori per depurarli dalle diverse unità di misura;
4.costruzione di indici sintetici mediante aggregazione degli indicatori standardizzati.
2.2 - METODOLOGIA: INDICATORI E INDICI DI SINTESI
Obiettivi e metodologia
L’obiettivo del primo capitolo è quello di osservare
quali territori siano più vulnerabili ed appetibili per
la criminalità organizzata ed esaminare quali siano le
principali direttrici a livello nazionale della criminalità organizzata. È chiaro che un territorio chiuso senza
interazioni con l’esterno è maggiormente vulnerabile
e controllabile da parte della criminalità organizzata:
un basso valore dell’indicatore delle infrastrutture di
trasporto (o della dotazione di infrastrutture a banda
larga) può rilevare ciò, oltre che evidenziare un ritardo nello sviluppo economico dell’intera area poco
accessibile alle interconnessioni a rete tra le diverse
infrastrutture e quindi lontana da potenziali mercati
di sbocco.
La ricchezza di un territorio si denota anche attraverso la dotazione di una serie di infrastrutture non solo
economiche ma anche sociali e culturali. In tal senso, un basso valore dell’indice di dotazione delle infrastrutture culturali evidenzia una poca accessibilità
verso una migliore qualità della vita sia in termini di
87 - Cfr. Mazziotta M., Pareto A. (2012) op. cit.
138
2.2 - Meotdologia: indicatori e indici di sintesi
formazione extra-scolastica che di accesso ad attività
ricreative e di svago. Ciò significa che in determinate
aree, specialmente quelle dei piccoli centri, la “strada”
rimane l’unico luogo di raduno dei giovani. D’altra
parte, uno sviluppo economico orientato verso un potenziamento dell’industria culturale ha i suoi vantaggi
soprattutto nei momenti di maggior crisi economica,
sia in termini di valore aggiunto che di occupazione:
tuttavia manca ancor una piena consapevolezza del
potenziale produttivo del settore culturale. Tali potenzialità non si sono per il momento tradotte in un
modello di sviluppo socialmente ed economicamente
efficace, centrato sul giusto connubio tra innovazione
e valorizzazione del territorio, sebbene per l’88% degli
italiani la cultura svolga un ruolo molto importante
nella propria vita (Unioncamere-Symbola, 2012)88.
In questa sede, è stata analizzata la vulnerabilità delle
province italiane rispetto a una serie di indicatori selezionati: successivamente, il campo di osservazione è
stato ristretto solo ad alcuni degli indicatori precedentemente individuati, al fine di verificare quali siano le
aree di maggiore attrattività economica per la criminalità organizzata, ovvero dove la mafia imprenditrice
investe legalmente. Seguendo tal direzione, è possibile
che alcune aree contraddistinte da un’elevata penetrazione criminale in termini di attività economiche illegali presentino bassi indici di vulnerabilità se l’analisi
è incentrata solo sulle (potenziali) infiltrazioni mafiose
all’interno del circuito del PIL legale.
La correlazione tra sviluppo economico e legalità (sicurezza) di un territorio ha sempre avuto un tradizionale significato negativo: la criminalità si radica in aree
arretrate e ne prosciuga le risorse, compromettendo
ogni prospettiva di crescita economica e di competitività. Se vale l’ipotesi che più un territorio è luogo di
reati criminali di matrice mafiosa più lo sviluppo economico-legale subisce delle fasi di arresto, è altrettanto
vero che la tipologia dei reati criminali e di insicurezza
di un’area non può essere associata alla sola delittuosi-
Legalità e sviluppo
economico
88 - Unioncamere-Symbola (2012) L’Italia che verrà. Industria culturale, made in Italy e territori.
139
2.2 - Meotdologia: indicatori e indici di sintesi
Delitti e illeciti
economici
tà. In altri termini, non è corretto imputare a un’area
(Regione, Provincia, Comune) un alto indice di penetrazione mafiosa correlato solo al numero di delitti
commessi89, ma un tale indicatore deve contemplare
anche un’altra serie di reati riconducibili alla presenza
della criminalità organizzata, quali gli illeciti ambientali legati al ciclo del cemento e dei rifiuti, con annessi
i reati di corruzione, il business legato all’energia eolica
conseguito tramite il pagamento di cospicue tangenti
ai funzionari del Demanio per ottenere le autorizzazioni necessarie, e i reati contro le imprese in difficoltà
che vengono sistematicamente “indotte” a fallire o a
diventare delle lavanderie per il riciclaggio di denaro.
In periodi di crisi, le banche restringono le linee di credito non concedendo, se non occasionalmente, prestiti alle imprese: queste per sopravvivere si rivolgono
alla criminalità. Con le mafie i soldi scorrono in mille
rivoli tra finanziarie, prestanome e società similari: più
i soldi camminano, più diventa difficile individuarli.
Così l’impresa in difficoltà viene “aiutata” da società
di consulenza aziendale “legali” che risiedono al Sud,
che spesso trasferiscono la sede legale dell’azienda in
difficoltà dal Nord nel Mezzogiorno, creando una società fittizia intestata a un prestanome. L’impresa così
creata, mediante operazioni di alta finanza, viene man
mano “svuotata” e fatta fallire; alternativamente al suo
interno vengono fatti affluire capitali dall’estero. In
questo caso l’azienda viene salvata, il vecchio titolare
continua ancora a lavorare e a gestire l’azienda che di
fatto viene trasformata da un’attività economica legale
in una “lavanderia”. Diversamente, le società di consulenza finanziaria e aziendale con finalità mafiose svolgono il ruolo di K.I.B.S. (Knowledge Intensive Business
89 - Negli ultimi anni,in base agli indici di criminalità prodotti dall’ISTAT, i delitti compiuti dalla Mafia
sono diminuiti nel Sud, sebbene in tutte le regioni si è registrata, contemporaneamente, una forte
presenza della criminalità organizzata (non solo le mafie tradizionali): è una Mafia diversa quella che
attraversa l’Italia, è una galassia di aggregazioni, spesso su base etnica e con carattere transnazionale. Per ulteriori approfondimenti sulla penetrazione in Italia della mafie straniere si veda Forgione
F. (2009) Mafia export, Dalai Editore, Milano; Varese F. (2011) Mafie in movimento, Einaudi, Torino;
Iadeluca F. (2012) La criminalità mafiosa straniera in Italia, Armando Curcio Editore, Roma; Conzo
G., Crimaldi G. (2013) Mafie. La criminalità straniera alla conquista dell’Italia, Edizioni Cento Autori,
Villaricca (Na).
140
2.2 - Meotdologia: indicatori e indici di sintesi
Services) ovvero svolgono servizi ad alto contenuto di
conoscenza e di mercato. Ciò spiega il fatto perché negli ultimi anni i K.I.B.S. mafiosi si siano dotati di competenze high-skill, in primis avvocati, commercialisti,
notai, specializzati in operazioni di ristrutturazione
del debito e in finanza straordinaria.
La selezione degli indicatori di vulnerabilità a livello
provinciale è stata condotta nell’ottica di individuare le principali criticità del territorio che impediscono uno sviluppo economico dello stesso in termini
di competitività e attrattività.La selezione ha portato
all’individuazione di quattro macro-indicatori, ognuno dei quali ulteriormente suddiviso in k componenti,
come di seguito elencato:
1.Indicatori di vulnerabilità infrastrutturali90
a.Dotazione infrastrutture di trasporto91
b.Dotazione infrastrutture servizi alle imprese
c.Dotazione infrastrutture banda larga
d.Dotazione infrastrutture culturali
2.Indicatori di vulnerabilità criminale
(socio-economica e ambientale)92
a.Indice di reati del ciclo del cemento
Gli indicatori per la
costruzione della Matrice
di confronto
90 - Per gli indicatori di vulnerabilità infrastrutturale la fonte è Istituto G. Tagliacarne (2012).
91- Le dotazioni fisiche sono maggiormente rilevanti quando l’esistenza di una struttura è in sé l’elemento prevalente, come nel caso della strade e delle autostrade, sulle quali si organizza individualmente il trasporto privato; sono invece meno informative quando anche il servizio erogato sull’infrastruttura è un elemento fondamentale, come nel caso delle ferrovie, dei porti e degli aeroporti.
Quando si calcola la dotazione fisica delle infrastrutture, l’operazione di standardizzazione non è
banale: per confrontare indicatori aggregati di dotazioni fisiche di trasporto tra aree geografiche
diverse è necessario rapportarsi a fattori di scala quali il PIL, la popolazione o l’ampiezza del territorio, che costituiscono delle stime approssimate della domanda potenziale di trasporto. L’operazione
di standardizzazione può quindi influenzare ampiamente la graduatoria delle regioni per dotazione
di infrastrutture. Per ulteriori approfondimenti, cfr. Bronzini R., Casadio P., Marinelli G. (2011) Quello
che gli indicatori sulle infrastrutture di trasporto possono, e non possono dire, pp. 101-130, in Banca
d’Italia (2011) Le infrastrutture in Italia: dotazione, programmazione e realizzazione, aprile. Ai fini di
una maggior comprensione dell’indicatore infrastrutture di trasporto, nel presente lavoro si analizza
solo l’offerta potenziale di trasporto connessa alle caratteristiche fisiche delle strutture e non alla loro
accessibilità e interconnessione. Tali misurazioni fisiche oramai si palesano come insufficienti e debbono essere accompagnate da misure di accessibilità e di utilità, senza le quali si potrebbe avere a che
fare con territori riccamente dotati ma la cui presenza di infrastrutture può essere più un danno che
un beneficio, proprio per l’impossibilità materiale di accedervi. Per ulteriori approfondimenti sul tema,
cfr. Giusti G. (2011) in Bronzini et al. (2011) op. cit, pp.131-132.
92 - Per gli Indici di reati del ciclo del cemento e del ciclo dei rifiuti la fonte è Legambiente (2013)
Ecomafia 2012, Edizioni Ambiente. Per l’indice di criminalità organizzata la fonte è ISTAT (2012)
Banca dati degli Indicatori territoriali per le politiche di sviluppo.
141
2.2 - Meotdologia: indicatori e indici di sintesi
L’indice di sintesi
b.Indice di reati del ciclo dei rifiuti
c.Indice di criminalità organizzata
3.Indicatori di vulnerabilità delle imprese93
a.Sofferenze delle imprese
b.Propensione all’export
Procedure concorsuali su totale imprese
c.Scioglimenti/Liquidazioni su totale imprese
d.Quota impieghi immobiliuso produttivo
e.Quota previsione di assunzione di personale
high skill
4.Indicatori di vulnerabilità delle famiglie94
a.Tasso di disoccupazione
b.Tasso di disoccupazione giovanile
c.Credito al consumo delle famiglie
pro-capite/patrimonio pro-capite
d.Sofferenze delle famiglie pro-capite
e.Quota impieghi immobili uso residenziale
f.Arrivi stranieri su popolazione residente
g.Quota popolazione con titolo universitario
su totale popolazione
h.Quota occupati industria culturale su totale
economia
Come già introdotto, il problema della valutazione
quantitativa del grado di vulnerabilità (competitività)
di un’area geografica è estremamente complesso: oltre
alle difficoltà di reperimento dei dati esistono problemi di aggregazione e interpretazione dei risultati. La
complessità principale risiede nella multidimensionalità del fenomeno, la misurazione del quale richiede,
inizialmente, il superamento di ostacoli di natura con-
93 - Per gli indicatori Sofferenze delle imprese e Quota impieghi immobili uso produttivo la fonte è
Banca d’Italia (2012); per l’indicatore Propensione all’export la fonte è Unioncamere (2012); per gli
indicatori Procedure concorsuali su totale imprese e Scioglimenti/Liquidazioni su totale imprese la
fonte è Infocamere (2012); per l’indicatore Quota previsione di assunzioni di personale high-skill la
fonte è Unioncamere-Ministero del Lavoro (2012) Sistema Informativo Excelsior.
94 - Per gli indicatori Tasso di disoccupazione, Tasso di disoccupazione giovanile e Quota popolazione con titolo universitario su totale popolazione la fonte è ISTAT (2012) Rilevazione sulle forze di lavoro; per gli indicatori Credito al consumo delle famiglie pro-capite/patrimonio pro-capite e Sofferenze
delle famiglie pro-capite le fonti sono Banca d’Italia (2012) e ISTAT (2012); per l’indicatore Quota
impieghi immobili uso residenziale la fonte è Banca d’Italia (2012); per l’indicatore Arrivi stranieri su
popolazione residente la fonte è ISTAT (2011); per l’indicatore Quota occupati industria culturale su
totale economia la fonte è Unioncamere-Symbola (2012) L’Italia che verrà. Industriale culturale, made
in Italy e territori.
142
2.2 - Meotdologia: indicatori e indici di sintesi
cettuale e definitoria e, successivamente, la scelta, non
banale, tra il limitarsi a fornire una misura di natura
analitica, rappresentata da un sistema di indicatori
semplici, oppure costruire una misura sintetica che,
mediante un’opportuna funzione di aggregazione sia
capace di raccogliere i molteplici aspetti del fenomeno
oggetto di studio (Mazziotta et al., 2012). Tale funzione deve essere in grado di cogliere le variazioni territoriali (e spaziali) oltre che temporali. Procedendo in
tale direzione, per ogni macro-indicatore si è calcolato
il relativo indice di sintesi: l’indice scelto è quello di
Jevons (rapporto di medie geometriche semplici)95.
L’indice di Jevons è stato applicato a un insieme di
indicatori di vulnerabilità (competitività), rilevati a
livello provinciale, in campo economico, sociale, culturale e ambientale. Seguendo l’approccio assiomatico dei numeri indice96, l’indice di Jevons, a differenza
di quelli di Dutot e di Carli, soddisfa il superamento di specifici test, ovvero rispetta sia le “condizioni
essenziali” che le proprietà derivate o desiderate (Eichhorn-Voeller, 1976; Diewert, 1976, 1995; Martini,
1992, 2001)97. L’indice di vulnerabilità provinciale
complessivo sarà la media geometrica dei quattro macro-indicatori di Jevons. D’altra parte, l’utilizzo della
media geometrica come indice di sintesi non ammette
compensazione tra i diversi valori ottenuti, in quanto
La metodologia
di calcolo
95 - Nelle analisi di concentrazione dei fenomeni socio-economici, la media geometrica è una delle
tecniche più usate nella sintesi degli indicatori, in quanto rappresenta una soluzione intermedia tra
metodi compensativi, come la media aritmetica, e metodi non-compensativi, come l’analisi multicriteria. Per ulteriori approfondimenti cfr. OECD (2008) Handbook on Constructing Composite Indicators.
Methodology and userguide, OECD Publications, Paris.
96 - Per definire un numero indice si devono chiarire quali siano le “condizioni di equivalenza” che si
intendono rispettare: queste condizioni non devono essere verificate a posteriori ma chiarite a priori,
nella definizione stessa di numero indice. Occorre cioè passare dall’impostazione dei “mechanical
tests” a posteriori a un’impostazione assiomatica che fissi a priori le condizioni da rispettare. Alla luce
di questa impostazione, non è lecito, quindi, definire il numero indice come media, senza specificare le
condizioni di equivalenza che attribuiscono significato alla nozione stessa di media. Per ulteriori approfondimenti cfr. Martini M. (1992) I numeri indice in un approccio assiomatico, Giuffrè Editore, Milano.
97 - Cfr. Eichhorn W., Voeller J. (1976) Theory of price index: Fisher’s test approach and generalizations, Lectures notes in economics and mathematical systems, Springer-Verlag, Berlino; Diewert W. E.
(1976) Exact and superlative index numbers, Journal of Econometrics, Vol 4., pp. 115-145;Diewert
W. E. (1995) Axiomatic and Economic Approaches to Elementary Price Indexes.Cambridge: National
Bureau of Economic Research. NBER Working Papers n. 5104; Martini M. (1992) op. cit.; Martini M.
(2001) I numeri indice nel tempo e nello spazio, Edizioni CUSL, Milano.
143
2.2 - Meotdologia: indicatori e indici di sintesi
Gli algoritmi
per il calcolo
della vulnerabilità
provinciale
assume che ciascuna componente della vulnerabilità
del territorio non sia sostituibile, o lo sia solo in parte,
con le altre componenti. I valori ottenuti consentono di classificare le province in base al loro livello di
vulnerabilità (superiore o inferiore alla media) rispetto
all’anno di osservazione: lo strumento proposto può
costituire un valido ausilio per la misura della vulnerabilità per qualsiasi scala territoriale scelta98. La metodologia si sviluppa per step. Per illustrare il calcolo
degli indici proposti, si indichi con I_ijk^til valore
della k-macomponente del (macro) indicatore j per la
provincia i al tempo t (k=1...m; j =1…4; i =1…n). Si
indichi con I_ijk^til valore base o di riferimento posto uguale alla media nazionale. L’operazione di standardizzazione consente all’indicatore elementare di
essere trasformato in numero indice: valori superiori
a 100 evidenziano province con un livello dell’indicatore j superiore alla media nazionale, mentre valori
minori di 100 indicano province con valori inferiori
alla media nazionale. Poiché bisogna tener conto del
segno e del significato attribuito a ciascun indicatore, la semplice standardizzazione non consente di applicare direttamente l’indice di Jevons: alcuni valori
degli indici sopra la media nazionale evidenziano una
situazione di competitività; diversamente altri indici con valori superiori a quella della media nazionale
segnalano fenomeni di vulnerabilità del territorio. Di
conseguenza, si è effettuata una seconda operazione di
standardizzazione sulla provincia i-ma che è risultata
più vulnerabile.
98 - Nel presente lavoro l’analisi è stata condotta a livello statico. Per ulteriori approfondimenti sulla
dinamica degli indicatori per qualsiasi area territoriale si rimanda a Mazziotta et al. (2012) op. cit.
144
2.2 - Meotdologia: indicatori e indici di sintesi
L’indice di vulnerabilità per la provincia i-ma relativo
al macro (indicatore)j può essere definito nel seguente
modo:
La scelta di utilizzare l’indice di Jevons semplice deriva dal fatto che gli indicatori selezionati sono caratteristici e rappresentativi per tutte le province italiane (ogni provincia è vulnerabile dal punto di vista
sociale ed economico; il valore di ciascun indicatore
elementare è sensibilmente diverso da zero per ogni
provincia). Nel calcolo dell’indice di sintesi, gli indicatori semplici sono stati considerati egualmente importanti ovvero non è stato introdotto alcun sistema
di ponderazione. Ciò consente a tutte le province di
essere comparabili tra loro, dato che il tableau degli
indicatori elementari, così costruito, è bilanciato. È
possibile definire tali indicatori come i basic heading
mafiosi: essi rappresentano il più basso livello di aggregazione dei dati per i quali l’informazione è disponibile, attendibile e puntuale, specialmente per le piccole province. I valori ottenuti con l’indice di Jevons
standard sono uguali a quelli che è possibile ricavare
utilizzando l’indice Jevons-GEKS, applicato nel caso
in cui gli indicatori elementari non siano caratteristici
di tutte le province. In tal caso, il calcolo dell’indice di
sintesi è limitato al sottoinsieme di province i cui indicatori sono caratteristici: nel computo, infatti, non
sono considerate quelle province in cui non è possibile
145
L’indice di sintesi
2.2 - Meotdologia: indicatori e indici di sintesi
stimare il valore dell’indicatore elementare, a causa, ad
esempio, della mancanza di dati o perché questi non
sono attendibili99. Anche in questo caso non si introduce alcun sistema di pesi per gli indicatori che sono
“trattati” in modo equo. In termini analitici, indicando con pc il cluster delle province caratteristiche, con
M_(pc ) l’insieme degli indicatori caratteristici per le
province osservate, l’indice di sintesi di vulnerabilità
per la provincia i-ma relativo al macro (indicatore) j è
espresso dalla seguente formula:
Tuttavia, il solo indice di Jevons non garantisce la
transitività: per effettuare i confronti multi-spaziali
tra le province si deve ricorrere alla procedura GEKS
(Rao, 2009)100.
99 - Qualora gli indicatori selezionati fossero rappresentativi per alcuni province e non rappresentativi per altre, perché si è scelto, ad esempio, un valore soglia per determinare la rappresentatività,
si può ricorrere all’utilizzo dell’indice Jevons-GEKS* con tableau incompleto, dove l’asterisco indica
la rappresentatività degli indicatori che sono calcolati senza alcun introduzione di un sistema di pesi.
Alternativamente, si ricorre all’indice Jevons-GEKS* (S) nella versione di Sergev, in cui viene introdotto
un sistema di pesi per differenziare gli indicatori in base al loro grado di rappresentatività. Per ulteriori
approfondimenti sull’argomento cfr. Diewert W. E. (2004) Elementary Indices, in Consumer Price Index
Manual: Theory and Practice, cap. 20, Geneva: International Labour Organization; Sergeev S. (2003)
Equirepresentativity and Some Modifications of the EKS Method at the Basic Heading Level. ECE-UN
Consultation on the European Comparison Programme, Geneva, March 31- April 2; Rao D.S. Prasada
(2013) Computation on basic heading PPPs comparisons within and between regions, in Measuring
the real size of the world economy, The World Bank.
100 - Cfr. Rao D. S. Prasada (2009) Generalized Eltetö-Köves-Szulc (EKS) and Country-Product-Dummy
(CPD): Methods for International Comparisons, in Purchasing Power Parities of Currencies: Recent Advances in Methods and Applications, Ed. D. S. Prasada Rao, 86-120, Chelthenam, U.K., Edward Elgar.
146
2.3 - Le fonti statistiche ufficiali
2.3 - LE FONTI STATISTICHE UFFICIALI
In Italia, le statistiche ufficiali della delittuosità fanno
riferimento ai reati registrati dalle Forze dell’Ordine e,
da questi, denunciati all’Autorità Giudiziaria. Si tratta, quindi, di dati rilevati dalle agenzie e prefetture per
mezzo di attività di investigazione o, più semplicemente, a seguito delle denunce dei cittadini e fanno riferimento al numero di delitti e di persone denunciate.
Misurare la dimensione della criminalità a livello locale è un’operazione complicata da una serie di motivi.
I dati relativi ai delitti denunciati a partire dall’anno
2004 non sono omogenei rispetto a quelli degli anni
precedenti, per profonde modificazioni nel sistema di
rilevazione, nonché per variazioni nell’universo di rilevazione.
Fino al 2003 il sistema di rilevazione faceva riferimento
al cosiddetto “modello 165”. Si trattava di un modello
cartaceo che veniva compilato dalle diverse prefetture
dislocate sul territorio nazionale e che veniva trasmesso all’Istat e al Ministero dell’Interno che, congiuntamente, elaboravano i dati. Tale modello rilevava i reati
denunciati su un determinato territorio da Polizia di
Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza e
non quelli effettivamente avvenuti nel territorio.
Dal 2004 la nuova banca dati utilizzata per le statistiche della delittuosità è il Sistema di Indagine (S.D.I.),
ovvero lo strumento utilizzato per le attività interforze di polizia. In tale Sistema sono contenute tutte le
informazioni su ogni fenomeno rilevato dalle Forze
dell’Ordine, compresa l’esatta indicazione del periodo
e del luogo del delitto commesso.
Dal 2004 vengono quindi considerati, oltre ai delitti
denunciati all’Autorità giudiziaria da Polizia di Stato,
Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza, anche
quelli denunciati dal Corpo Forestale dello Stato, dalla Polizia Penitenziaria, dalla Direzione Investigativa
Antimafia e da altri uffici (Servizio Interpol, Guardia
Costiera, Polizia Venatoria ed altre Polizie locali). Ulteriori differenze derivano da una diversa classificazione di alcune tipologie di reato. Per via di questo profondo cambiamento nel sistema di registrazione dei
147
Le fonti statistiche
della delittuosità
Il Sistema
di Indagine (S.D.I.)
2.3 - Le fonti statistiche ufficiali
reati è necessario leggere le statistiche della delittuosità
con grande cautela, soprattutto nella sua estensione
spazio-temporale.
È evidente come i dati sulla criminalità così riportati
possano coprire solo una parte dell’insieme dei reati
effettivamente avvenuti. Molti delitti, infatti, restano
ignoti perché non vengono denunciati da chi ne rimane vittima, per via della ridotta gravità del danno
subito o della scarsa convenienza nel denunciarlo. La
fiducia nelle Istituzioni, inoltre, insieme a vari fattori di natura psicologica, possono indurre la vittima a
non denunciare il reato subito, che resterà in questo
senso ignoto. Ancora, bisogna tenere conto che nelle
diverse aree geografiche anche la propensione alla denuncia dei reati da parte dei cittadini cambia.
Nel quarto capitolo, la trattazione ha fatto riferimento ai dati forniti dalla Direzione Nazionale Antimafia
per l’anno 2012; nel paragrafo successivo della presente sono riportate le statistiche sulla numerosità e
la dinamica dei delitti denunciati fino al 2011 di fonte
Istat-Ministero della Giustizia.
148
2.4 - Le statistiche giudiziarie al 2011
2.4 - LE STATISTICHE GIUDIZIARIE AL 2011
Tab. 1 - Delitti in totale e con presunti autori noti, denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità
giudiziaria per territorio del commesso delitto (2011-2008; valori assoluti e variazioni percentuali)
Delitti con presunti autori
noti
Delitti in totale
Cosenza
Catanzaro
Reggio di Calabria
Crotone
Vibo Valentia
Calabria
Italia
Valori
assoluti
Var% 20112008
Var% 20112010
Riferiti al
periodo
23.347
14.465
18.808
4.620
6.519
67.841
2.763.012
-7,2
-3,0
-5,6
-20,0
0,8
-6,2
2,0
1,2
-3,3
-0,7
6,5
12,3
1,0
5,4
5.487
3.750
3.916
1.681
1.818
16.695
506.463
Riferiti a
periodi
precedenti
1.084
894
1.022
246
379
3.690
92.796
Totale
6.571
4.644
4.938
1.927
2.197
20.277
599.259
Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia
Tab. 2 - Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per territorio del commesso
delitto (2011-2008; valori per 100.000 ab.)
Var% 2011-2008
Var % 20112010
Cosenza
-7,5
1,2
Catanzaro
-3,2
-3,3
Reggio di Calabria
-5,6
-0,8
Crotone
-20,7
6,4
Vibo Valentia
1,6
12,6
Calabria
-6,3
0,9
Italia
0,5
5,0
Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia
Delitti con presunti autori noti
Riferiti a
periodi
Totale
precedenti
747
148
894
1.018
243
1.260
691
180
871
963
141
1.104
1.094
228
1.322
830
184
1.014
834
153
987
Riferiti al
periodo
Tab. 3 – Delitti (omicidi) denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio del
commesso delitto (2011; valori assoluti)
Strage
Cosenza
Catanzaro
Reggio di Calabria
Crotone
Vibo Valentia
Calabria
Italia
0
0
1
0
0
1
14
Omicidi volontari consumati
Omicidi colposi
Tentati
Omicidi
Di cui a Di cui
Di cui a
Di cui da
omi- Infanticidi preterintenTotale scopo di tipo
scopo
Totale incidente
zionali
cidi
rapina mafioso terroristico
stradale
14
0
1
0
36
0
1
21
10
7
0
2
0
11
0
0
17
6
22
0
7
0
28
0
2
20
15
7
0
0
0
8
0
0
4
4
9
1
1
0
13
0
1
4
2
59
1
11
0
96
0
4
66
37
550
28
53
0
1.401
2
31
1.783
1.285
Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia
149
2.4 - Le statistiche giudiziarie al 2011
Tab. 4 - Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio del
commesso delitto (2011; valori per 100.000 abitanti)
Strage
Cosenza
Catanzaro
Reggio di Calabria
Crotone
Vibo Valentia
Calabria
Italia
0
0
0,2
0
0
..
..
Omicidi volontari consumati
Omicidi colposi
Omicidi
Di cui a Di cui
Di cui a Tentati
Di cui da
Infanticidi preterintenTotale scopo di tipo
scopo omicidi
Totale incidente
zionali
rapina mafioso terroristico
stradale
1,9
1,9
3,9
4
5,4
2,9
0,9
0
0
0
0
0,6
..
..
0,1
0,5
1,2
0
0,6
0,5
0,1
0
0
0
0
0
0
0
4,9
3
4,9
4,6
7,8
4,8
2,3
0
0
0
0
0
0
..
0,1
0
0,4
0
0,6
0,2
0,1
2,9
4,6
3,5
2,3
2,4
3,3
2,9
1,4
1,6
2,6
2,3
1,2
1,8
2,1
Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia
Tab. 5 - Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio
del commesso delitto (2011; valori assoluti)
Atti
Sfruttamento e
Corruzione
Lesioni
Sequestri
Violenze sessuali
favoreggiaPercosse
Minacce
Ingiurie
di
dolose
di persona
sessuali
con
mento della
minorenne
minorenne
prostituzione
Cosenza
Catanzaro
Reggio di Calabria
Crotone
Vibo Valentia
Calabria
Italia
180
848 1.414
156
456 1.043
91
403
787
39
175
262
57
192
433
523 2.074 3.942
15.196 68.500 83.316
13
10
11
2
5
43
1.443
833
52
605
20
368
25
125
11
185
11
2.117 119
65.370 4.617
Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia
150
3
2
3
1
0
9
489
1
0
1
1
0
3
143
16
8
4
2
5
36
1.505
Pornografia
minorile e
detenzione
di materiale
pedopornografico
3
2
3
0
1
9
322
2.4 - Le statistiche giudiziarie al 2011
Tab. 6 - Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio
del commesso delitto (2011; valori per 100.000 ab.)
Sequestri
Lesioni
Violenze
di
Percosse
Minacce
Ingiurie
dolose
sessuali
persona
Cosenza
24,5 115,4 192,4
1,8
113,4
Catanzaro
42,3 123,7 283
2,7
164,2
Reggio di Calabria 16,1
71,1 138,9
1,9
64,9
Crotone
22,3 100,3 150,1
1,1
71,6
Vibo Valentia
34,3 115,5 260,5
3
111,3
Calabria
26
103,1 196
2,1
105,3
Italia
25
112,8 137,2
2,4
107,7
Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia
7,1
5,4
4,4
6,3
6,6
5,9
7,6
Pornografia
Atti
Sfruttamento minorile e
Corruzione
sessuali
e favoreggia- detenzione
di
con
mento della di materiale
minorenne
prostituzione pedopornominorenne
grafico
0,4
0,5
0,5
0,6
0
0,4
0,8
0,1
0
0,2
0,6
0
0,1
0,2
2,2
2,2
0,7
1,1
3
1,8
2,5
0,4
0,5
0,5
0
0,6
0,4
0,5
Tab. 7 - Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio
del commesso delitto (2011; valori assoluti)
Furti
Di cui
Di cui
Di cui Di cui furti in
Tot.
furti
furti con
furti in
esercizi
FURTI
con
destrezza abitazioni
comm.
strappo
Cosenza
8.967
72
228
1.414
Catanzaro
4.792
23
71
531
R. Calabria
7.303
69
202
743
Crotone
1.232
16
15
171
Vibo Valentia
1.869
9
52
282
Calabria
24.172
189
569
3.141
Italia
1.460.205 17.657 134.121 204.891
598
283
305
62
58
1.306
92.736
Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia
151
Di cui
furti in
auto in
sosta
764
410
757
100
110
2.141
196.265
Di cui Di cui furti
furti di
di autoopere
mezzi
d'arte
merci
7
1
5
2
0
15
728
9
10
6
0
1
26
1.212
Di cui
Di cui Di cui furti
furti di
furti di
di auto
ciclo
motocicli vetture
motori
119
56
202
21
27
425
28.108
92
62
227
23
25
429
42.545
990
886
1.329
112
363
3.681
126.909
2.4 - Le statistiche giudiziarie al 2011
Tab. 8 - Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio
del commesso delitto (2011; valori per 100.000 abitanti)
Furti
Tot.
FURTI
Cosenza
Catanzaro
R. Calabria
Crotone
Vibo Valentia
Calabria
Italia
Di cui
Di cui
Di cui
Di cui
Di cui Di cui furti
furti
furti
furti in
furti con furti in in esercizi
di
con
auto in
destrezza abitazioni
comm.
opere
strappo
sosta
d'arte
1220,3 9,8
1300,4 6,2
1288,5 12,2
706
9,2
1124,3 5,4
1202,1 9,4
2404,7 29,1
31
19,3
35,6
8,6
31,3
28,3
220,9
192,4
144,1
131,1
98
169,6
156,2
337,4
81,4
76,8
53,8
35,5
34,9
64,9
152,7
104
111,3
133,6
57,3
66,2
106,5
323,2
1
0,3
0,9
1,1
0
0,7
1,2
Di cui
Di cui
furti di
furti di
autociclo
mezzi
motori
merci
Di cui
furti di
motocicli
Di cui
furti di
auto
vetture
1,2
2,7
1,1
0
0,6
1,3
2
12,5
16,8
40,1
13,2
15
21,3
70,1
134,7
240,4
234,5
64,2
218,4
183,1
209
16,2
15,2
35,6
12
16,2
21,1
46,3
Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia
Tab. 9 - Rapine denunciate dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio
del commesso delitto (2011-2008; valori assoluti e variazioni percentuali)
Tot.
rapine
Cosenza
Catanzaro
Reggio di Calabria
Crotone
Vibo Valentia
Calabria
Italia
* Vedi nota tab. 1
202
75
291
37
105
710
40.549
rapine in rapine in
abitazione banca
34
15
34
5
19
107
2.858
rapine in rapine in rapine in
Var 2011pubblica
uffici
esercizi
2010
via
postali commerciali
4
4
6
1
0
15
1.360
Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia
152
4
1
11
0
0
16
403
44
2
38
11
15
110
6.260
66
27
124
12
33
262
20.657
1,5
0,0
10,2
0,0
200,0
16,4
20,1
Var
20112008
-20,5
5,6
-12,1
32,1
38,2
-6,6
-11,6
2.4 - Le statistiche giudiziarie al 2011
Tab. 10 - Rapine denunciate dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio
del commesso delitto (2011; valori per 100.000 abitanti)
Tot.
rapine
Rapine in
abitazione
Rapine in
banca
Rapine in
uffici
postali
27,5
20,4
51,3
21,2
63,2
35,3
66,8
4,6
4,1
6
2,9
11,4
5,3
4,7
0,5
1,1
1,1
0,6
0
0,7
2,2
0,5
0,3
1,9
0
0
0,8
0,7
Cosenza
Catanzaro
Reggio di Calabria
Crotone
Vibo Valentia
Calabria
Italia
Rapine in esercizi Rapine in
commerciali
pubblica via
6
0,5
6,7
6,3
9
5,5
10,3
9
7,3
21,9
6,9
19,9
13
34
Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia
Tab. 11 - Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio
del commesso delitto (2011; valori assoluti)
Truffe e
frodi informatiche
Cosenza
1.015
Catanzaro
609
Reggio di Calabria 1.069
Crotone
205
Vibo Valentia
344
Calabria
3.253
Italia
105.692
Delitti
informatici
33
26
62
14
10
145
6.933
Incendi
Riciclaggio
Violazione
DannegContraf.
di denaro,
della
Di cui giamento
di marchi
RicettaDannegbeni di Usura
proprietà
incen- seguito
zione
giamenti Tot.
e prodotti
intelda
provenienza
di
industriali
lettuale
illecita
boschivi incendio
91
67
69
26
30
286
9.201
18
4
21
7
0
50
1.935
185
131
184
64
91
657
23.773
Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia
153
19
5
11
2
4
44
1.350
3
1
4
0
2
11
352
3.764 894
2.844 235
3.105 287
618
255
1.302
63
11.634 1.734
398.521 12.980
686
247
178
200
162
384
183
106
38
205
1.247 1.142
5.870 10.499
2.4 - Le statistiche giudiziarie al 2011
Tab. 12 - Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio
del commesso delitto (2011; valori per 100.000 abitanti)
Riciclaggio
Contraf.
Incendi
Danneg.
Violazione
di denaro,
di marchi
Truffe e
della
Delitti
RicettaDannegDi cui seguito
Usura
beni di
e
frodi
da
proprietà zione
informatici
giamenti Totale incendi
provenienza
prodotti
informatiche
intellettuale
boschivi incendio
illecita
industriali
Cosenza
Catanzaro
Reggio di Calabria
Crotone
Vibo Valentia
Calabria
Italia
138,1
165,3
188,6
117,5
206,9
161,8
174,1
4,5
7,1
10,9
8
6
7,2
11,4
12,4
18,2
12,2
14,9
18
14,2
15,2
2,4
1,1
3,7
4
0
2,5
3,2
25,2
35,6
32,5
36,7
54,7
32,7
39,1
2,6
1,4
1,9
1,1
2,4
2,2
2,2
0,4
0,3
0,7
0
1,2
0,5
0,6
512,3 121,7 93,4
771,8 63,8 48,3
547,8 50,6 28,6
354,1 146,1 104,9
783,2 37,9 22,9
578,6 86,2
62
656,3 21,4
9,7
33,6
54,3
67,8
60,7
123,3
56,8
17,3
Tab. 13 -Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio
del commesso delitto (2011; valori assoluti e variazioni percentuali)
Normativa
Associazione Associazione
Attentati
sugli
per
di tipo
Contrabbando
stupefacenti
delinquere
mafioso
Cosenza
Catanzaro
Reggio di Calabria
Crotone
Vibo Valentia
Calabria
ITALIA
314
169
248
85
69
887
34.034
8
7
10
4
1
30
439
13
9
14
4
5
46
906
Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia
154
0
0
10
1
2
14
93
1
2
0
0
0
3
1.034
Altri
delitti
4.043
2.888
3.906
1.307
1.469
13.654
403.735
Var% Var%
2011- 20112010 2008
5,1
5,9
7,5
6,0
8,5
6,4
-1,0
0,7
16,7
7,6
-15,6
3,7
4,1
-2,5
2.5 - Metodologia dell’indagine
Tab. 14 – Delitti denunciati dalle Forze di polizia all'Autorità giudiziaria per tipo e territorio
del commesso delitto (2011; valori assoluti per 100.000 abitanti)
Cosenza
Catanzaro
Reggio di Calabria
Crotone
Vibo Valentia
Calabria
Italia
Attentati
Associazione
Per delinquere
Associazione di
Tipo mafioso
Contrabbando
Altri
Delitti
1,1
1,9
1,8
2,3
0,6
1,5
0,7
1,8
2,4
2,5
2,3
3
2,3
1,5
0
0
1,8
0,6
1,2
0,7
0,2
0,1
0,5
0
0
0
0,1
1,7
550,2
783,7
689,2
749
883,6
679
664,9
Fonte: elaborazioni su dati del Ministero della Giustizia
2.5 - METODOLOGIA DELL’INDAGINE
L’intreccio tra crisi economica, vulnerabilità di imprese e famiglie sul territorio calabrese e di Catanzaro
in particolare, e massiccia presenza di criminalità ha
stimolato la presente indagine, che si pone come uno
strumento di valutazione ulteriore e complementare
alle statistiche giudiziarie ufficiali viste sopra.
Tramite interviste condotte direttamente su un campione di imprese della provincia di Catanzaro, l’indagine mira a restituire un quadro in parte diverso e
comunque più specifico su quale sia la percezione del
tessuto produttivo locale sulla diffusione di fenomeni
illegali o comportamenti illeciti nel proprio territorio,
e quale ne sia l’impatto sullo sviluppo economico. In
questo modo, l’indagine cerca di far emergere anche
parte del “numero oscuro” dell’illegalità, vale a dire
quei comportamenti criminosi o al limite della legalità
che le statistiche ufficiali non riescono a cogliere e che
invece incidono fortemente sull’attività delle imprese,
non solo in quanto vittime di reati ma anche in termini
di perdita di competitività, alterazione delle regole di
mercato, concorrenza sleale, difficoltà finanziarie.
Le indagini di questo tipo presentano alcuni limiti, da
tenere a mente nella lettura del rapporto: si tratta infatti
di indagini campionarie che raccolgono informazioni
così come percepite dagli intervistati in quel momento, e si scontrano con la naturale reticenza degli imprenditori a rispondere su argomenti particolarmente
“delicati”. Si nota in particolare una bassa propensione
155
Gli obiettivi
Il campione
2.5 - Metodologia dell’indagine
Il contenuto
a riportare informazioni che possano in qualche modo
essere ricondotte all’esperienza diretta dell’intervistato.
Per svolgere l’indagine sono state intervistate telefonicamente 500 imprese attraverso la tecnica C.A.T.I. Il
campione è stato selezionato sulla base della caratteristiche del tessuto imprenditoriale della provincia, con
una stratificazione proporzionale ragionata ad estrazione casuale. I settori su cui si è concentrata l’indagine
sono tutti quelli presenti nel tessuto imprenditoriale
catanzarese: i servizi (turismo, trasporti, commercio e
terziario avanzato) rappresentano il 49% del campione, seguiti dal manifatturiero (36,2%), dalle costruzioni (9,4%) e dall’agricoltura (5,4%)101.
Il campione è stato inoltre disaggregato in base ad alcune caratteristiche tipiche dell’impresa, prima fra
tutte la dimensione in termini di numero di addetti,
parametro in base al quale sono stati anche ponderati i
risultati dell’indagine. La maggior parte (91,8%) delle
imprese intervistate è di piccola dimensione (1-9 addetti); il 6,6% sono imprese con 10-20 addetti e l’1,6%
ha più di 21 addetti.
L’indagine si snoda in quattro sezioni: la prima dedicata agli assetti finanziari delle aziende ed eventuali difficoltà, incluse quelle derivanti dal peso di una pubblica
amministrazione poco efficiente; la seconda sezione
riguarda invece la percezione delle imprese sulla diffusione di fenomeni illegali e comportamenti criminali
nel territorio e il loro impatto sullo sviluppo economico; la terza esamina da vicino il fenomeno del lavoro
sommerso e la quarta, infine, raccoglie le opinioni degli
intervistati sulle politiche di contrasto ritenute utili.
Tab. 1 – Articolazione del campione di indagine per settore economico (In %)
Agricoltura
5,4
Manifatturiero
36,2
Costruzioni
9,4
Servizi
49,0
Tab. 2 – Articolazione del campione di indagine per dimensione di impresa (In %)
Da 1 a 9 addetti
Da 10 a 20 addetti
Oltre 21 addetti
Totale
91,8
6,6
1,6
100,0
101- I risultati disaggregati per settore sono consultabili nell’Appendice Statistica.
156
Totale
100,0
2.6 - Appendice statistica dell’indagine
2.6 - APPENDICE STATISTICA DELL’INDAGINE
CRISI, CREDITO E BUROCRAZIA ILLEGALE
Tab. 1 - Capacità di fare fronte al fabbisogno finanziario da parte delle imprese della provincia nel 2012 per settore (In %)
Agricoltura
Si
No
Totale
70,4
29,6
100,0
Manifatturiero Costruzioni
60,8
39,2
100,0
63,8
36,2
100,0
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
63,8
36,2
100,0
69,4
30,6
100,0
79,5
20,5
100,0
77,1
22,9
100,0
66,8
33,2
100,0
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
Tab. 2 - Cause delle difficoltà legate al fabbisogno finanziario delle imprese della provincia di Catanzaro per settore nel 2012 (In %)*
Agricoltura
Fatturato non conseguito
Altre entrate in ritardo
Altre difficoltà non prevedibili
Entrate PA in ritardo
Errori di valutazione delle spese
Problemi di deficit strutturale
Totale
37,5
37,5
62,5
12,5
12,5
0,0
100,0
Manifatturiero Costruzioni
57,7
42,3
39,4
12,7
4,2
4,2
100,0
52,9
35,3
11,8
29,4
17,6
5,9
100,0
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
47,1
41,2
41,2
5,9
17,6
5,9
100,0
47,1
26,5
29,4
5,9
8,8
17,6
100,0
25,0
25,0
62,5
12,5
12,5
0,0
100,0
54,5
63,6
27,3
9,1
0,0
9,1
100,0
51,2
38,6
36,1
12,0
8,4
7,2
100,0
* Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
Tab. 3 - Strategie utilizzate dalle imprese della provincia di Catanzaro per fare fronte al fabbisogno finanziario per settore (In %)*
Agricoltura
Pagamenti ritardati ai fornitori
Pagamenti ritardati ai lavoratori
Scoperti di conto corrente
Altri canali di finanziamento
Prestiti dai soci, azionisti
Cassa Integrazione Guadagni
Altro
Totale
25,0
25,0
37,5
25,0
25,0
0,0
0,0
100,0
Manifatturiero Costruzioni
59,2
16,9
23,9
28,2
9,9
2,8
1,4
100,0
58,8
23,5
17,6
11,8
5,9
11,8
0,0
100,0
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
41,2
41,2
17,6
29,4
5,9
0,0
0,0
100,0
41,2
20,6
32,4
20,6
11,8
2,9
2,9
100,0
37,5
37,5
12,5
50,0
0,0
0,0
12,5
100,0
27,3
54,5
27,3
9,1
9,1
0,0
0,0
100,0
48,8
24,7
24,7
24,7
9,6
3,0
1,8
100,0
* Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
Tab. 4 - Aspetti del rapporto banche - imprese peggiorati nel corso degli ultimi due anni per settore (In %)*
Agricoltura Manifatturiero Costruzioni
Richiesta di garanzie
Costo del denaro
Costo delle commissioni
Nessun aspetto
Adeguatezza credito concesso
Severità nei criteri di approvazione del fido
Flessibilità della durata del finanziamento
Riduzione temporale del debito
Durata dell’istruttoria
Trasparenza della valutazione della banca
Altri aspetti
Totale
33,3
29,6
33,3
22,2
18,5
18,5
11,1
7,4
3,7
0,0
0,0
100,0
36,5
36,5
28,7
26,5
15,5
21,0
11,6
2,2
3,3
0,6
0,6
100,0
31,9
29,8
36,2
14,9
29,8
8,5
25,5
6,4
2,1
0,0
2,1
100,0
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
31,9
38,3
34,0
25,5
14,9
12,8
14,9
2,1
2,1
0,0
0,0
100,0
35,1
29,7
32,4
25,2
19,8
10,8
18,9
1,8
1,8
0,0
0,0
100,0
48,7
23,1
28,2
25,6
15,4
20,5
15,4
5,1
5,1
5,1
0,0
100,0
27,1
45,8
25,0
29,2
8,3
16,7
6,3
2,1
2,1
0,0
0,0
100,0
35,2
34,0
30,6
25,0
17,2
16,2
14,6
3,0
2,8
0,6
0,4
100,0
* Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100.
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
Tab. 5 - Ricorso a consorzi di garanzia fidi da parte delle imprese della provincia di Catanzaro per settore (In %)
Agricoltura Manifatturiero Costruzioni
Si
No
Non ha richiesto un finanziamento nel 2012
Totale
3,7
74,1
22,2
100,0
6,6
60,8
32,6
100,0
19,1
10,6
70,2
100,0
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
2,1
63,8
34,0
100,0
9,9
60,4
29,7
100,0
2,6
46,2
51,3
100,0
4,2
70,8
25,0
100,0
6,6
62,4
31,0
100,0
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
Tab. 6 - Presenza della Pubblica Amministrazione tra i clienti delle imprese della provincia di Catanzaro per settore (In %)
Agricoltura
Si
No
Ns/nr
Totale
14,8
85,2
0,0
100,0
Manifatturiero Costruzioni
24,3
72,9
2,8
100,0
42,6
57,4
0,0
100,0
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
157
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
12,8
83,0
4,3
100,0
18,9
77,5
3,6
100,0
28,2
71,8
0,0
100,0
25,0
72,9
2,1
100,0
23,6
74,0
2,4
100,0
2.6 - Appendice statistica dell’indagine
Tab. 7 - Incidenza del ritardo dei pagamenti della Pubblica Amministrazione sul fenomeno dell’usura in provincia per settore (In %)
Agricoltura
È determinante
Molto
Abbastanza
Poco
Nulla
Ns/nr
Totale
0,0
0,0
50,0
50,0
0,0
0,0
100,0
Manifatturiero Costruzioni
22,7
36,4
29,5
4,5
4,5
2,3
100,0
15,0
15,0
55,0
5,0
5,0
5,0
100,0
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
16,7
50,0
0,0
33,3
0,0
0,0
100,0
14,3
33,3
33,3
0,0
4,8
14,3
100,0
27,3
0,0
63,6
9,1
0,0
0,0
100,0
25,0
33,3
41,7
0,0
0,0
0,0
100,0
19,5
28,0
38,1
6,8
3,4
4,2
100,0
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
Tab. 8 - Presenza del fenomeno della “burocrazia illegale” in provincia di Catanzaro secondo le imprese della provincia per settore (In %)
Agricoltura
Si
No
Ns/nr
Totale
51,9
29,6
18,5
100,0
Manifatturiero Costruzioni
52,5
32,6
14,9
100,0
57,4
38,3
4,3
100,0
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
48,9
23,4
27,7
100,0
43,2
36,0
20,7
100,0
51,3
35,9
12,8
100,0
45,8
43,8
10,4
100,0
49,8
34,2
16,0
100,0
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
FENOMENI ILLEGALI E SVILUPPO ECONOMICO
Tab. 9 - Valore associato al concetto di legalità dalle imprese della provincia di Catanzaro per settore (In %)
Agricoltura
Rispetto delle leggi
Libertà d’impresa
Sviluppo sociale ed economico
Sicurezza ed ordine pubblico
Altro
Totale
59,3
7,4
18,5
14,8
0,0
100,0
Manifatturiero Costruzioni
63,5
11,6
14,4
9,4
1,1
100,0
48,9
29,8
12,8
6,4
2,1
100,0
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
70,2
12,8
12,8
4,3
0,0
100,0
65,8
9,0
15,3
9,9
0,0
100,0
61,5
25,6
5,1
7,7
0,0
100,0
54,2
20,8
18,8
6,3
0,0
100,0
62,0
14,6
14,2
8,6
0,6
100,0
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
Tab. 10 - Influenza del fenomeno criminale nell’economia del comune di localizzazione delle imprese della provincia di Catanzaro per settore (In %)
Agricoltura
Molto
Abbastanza
Poco
Per nulla
Ns/nr
Totale
11,1
40,7
29,6
18,5
0,0
100,0
Manifatturiero Costruzioni
15,5
32,0
29,3
21,5
1,7
100,0
14,9
23,4
38,3
21,3
2,1
100,0
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
19,1
19,1
29,8
29,8
2,1
100,0
5,4
30,6
32,4
29,7
1,8
100,0
2,6
35,9
43,6
17,9
0,0
100,0
16,7
35,4
20,8
25,0
2,1
100,0
12,4
30,8
31,2
24,0
1,6
100,0
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
Tab. 11 – Presenza di forme di illegalità (o prepotenza) che limitano la “normale” attività delle imprese della provincia di Catanzaro per settore (In %)
Agricoltura
Si, Spesso
Si, talvolta
Si, raramente
No, mai
Ns/nr
Totale
3,7
11,1
18,5
63,0
3,7
100,0
Manifatturiero Costruzioni
6,6
6,6
19,3
67,4
0,0
100,0
6,4
6,4
14,9
72,3
0,0
100,0
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
10,6
0,0
14,9
74,5
0,0
100,0
0,9
9,9
14,4
73,9
0,9
100,0
5,1
0,0
17,9
76,9
0,0
100,0
6,3
12,5
12,5
66,7
2,1
100,0
5,4
7,0
16,6
70,4
0,6
100,0
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
Tab. 12 - Azioni possono essere giustificate nel contesto locale secondo le imprese della provincia di Catanzaro per settore (In %)*
Agricoltura
Ritardo nei pagamenti
Evasione parziale delle tasse
Non pagare i fornitori
Lavoro nero
Evasione Totale delle tasse
Altro
Non osservare le norme di sicurezza
Lavoro grigio
Totale
40,7
29,6
11,1
14,8
11,1
22,2
7,4
14,8
100,0
Manifatturiero Costruzioni
45,3
17,1
18,2
17,7
14,9
12,7
11,0
3,3
100,0
42,6
17,0
27,7
23,4
19,1
6,4
8,5
2,1
100,0
* Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100.
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
158
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
48,9
23,4
12,8
17,0
12,8
12,8
8,5
4,3
100,0
60,4
18,9
14,4
12,6
13,5
11,7
8,1
1,8
100,0
35,9
12,8
20,5
12,8
5,1
15,4
5,1
5,1
100,0
43,8
12,5
8,3
14,6
22,9
20,8
10,4
2,1
100,0
47,6
18,0
16,6
16,2
14,6
13,4
9,2
3,6
100,0
2.6 - Appendice statistica dell’indagine
Tab. 13 - Importanza del fenomeno della criminalità in provincia di Catanzaro secondo le imprese per settore(In %)
Agricoltura
E’ determinante
E’ molto importante
E’ abbastanza importante
E’ poco importante
E’ praticamente inesistente
Totale
Manifatturiero Costruzioni
14,8
22,2
48,1
7,4
7,4
100,0
7,7
22,7
48,6
17,7
3,3
100,0
6,4
29,8
36,2
19,1
8,5
100,0
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
12,8
14,9
48,9
21,3
2,1
100,0
5,4
18,9
49,5
20,7
5,4
100,0
7,7
12,8
59,0
17,9
2,6
100,0
4,2
22,9
39,6
29,2
4,2
100,0
7,6
21,0
47,6
19,4
4,4
100,0
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
Tab. 14 - Valutazione dell’incidenza dei fenomeni criminali sul totale della ricchezza prodotta in provincia (PIL) secondo le imprese per settore (In %)
Agricoltura
22,6
Manifatturiero
18,1
Costruzioni
14,2
Turismo
15,8
Commercio
17,3
Trasporti
19,3
Terziario avanzato Totale
15,2
17,5
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
Tab. 15 - Settori economici maggiormente interessati da racket, usura ed intimidazioni in provincia di Catanzaro secondo le imprese (In %)*
Agricoltura
Edilizia
Lavori pubblici
Commercio
Turismo
Trasporti
Servizi alle imprese
Manifatturiero
Servizi alla persona
Agricoltura
Artigianato
Totale
Manifatturiero Costruzioni
40,7
63,0
33,3
14,8
3,7
3,7
3,7
7,4
3,7
0,0
100,0
56,9
51,9
30,9
8,3
7,2
2,2
4,4
1,1
1,1
1,7
100,0
55,3
42,6
46,8
4,3
2,1
2,1
6,4
0,0
6,4
6,4
100,0
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
53,2
34,0
36,2
14,9
10,6
6,4
4,3
6,4
6,4
0,0
100,0
57,7
48,6
23,4
13,5
10,8
7,2
2,7
4,5
1,8
1,8
100,0
59,0
48,7
35,9
10,3
10,3
2,6
2,6
0,0
2,6
0,0
100,0
62,5
39,6
31,3
10,4
4,2
8,3
4,2
4,2
0,0
2,1
100,0
56,4
47,8
31,8
10,4
7,6
4,4
4,0
2,8
2,4
1,8
100,0
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
Tab. 16 - Principali effetti che la criminalità ha nello sviluppo economico della provincia di Catanzaro secondo le imprese per settore (In %)
Agricoltura Manifatturiero Costruzioni Turismo Commercio
Negativi contribuisce crescita concorrenza sleale
Negativi impedisce crescita occupazione
Negativi impedisce l’innovazione
E’ ininfluente
Altro
Totale
40,7
25,9
18,5
14,8
0,0
100,0
38,1
35,9
15,5
10,5
0,0
100,0
29,8
21,3
25,5
23,4
0,0
100,0
34,0
31,9
25,5
8,5
0,0
100,0
38,7
31,5
17,1
10,8
1,8
100,0
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
38,5
35,9
17,9
5,1
2,6
100,0
29,2
29,2
27,1
12,5
2,1
100,0
36,4
32,0
19,2
11,6
0,8
100,0
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
Tab. 17 - Principali motivi che favoriscono la diffusione dell’illegalità in provincia di Catanzaro secondo le imprese per settore (In %)*
Agricoltura
Economia poco sviluppata
Fattore culturale
Poca rigidità delle Leggi
Modesta presenza di attività innovative
Presenza di extracomunitari non regolari
Altro
Totale
55,6
40,7
29,6
14,8
11,1
0,0
100,0
Manifatturiero Costruzioni
62,4
34,3
30,4
22,1
10,5
0,6
100,0
55,3
34,0
40,4
19,1
10,6
0,0
100,0
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
53,2
55,3
29,8
10,6
8,5
0,0
100,0
66,7
30,6
27,9
18,0
13,5
0,9
100,0
61,5
38,5
23,1
25,6
7,7
0,0
100,0
64,6
37,5
27,1
10,4
8,3
0,0
100,0
61,6
36,4
29,8
18,6
10,6
0,4
100,0
Tab. 18 - Comportamenti criminosi ritenuti più gravi dalle imprese della provincia di Catanzaro per settore (In %)*
Agricoltura
Estorsioni, usura
Lesioni, percosse,minacce
Furti e rapine per strada
Incendi e danneggiamenti ritorsivi
Violenze di gruppo e sessuali
Totale
63,0
37,0
18,5
40,7
11,1
100,0
Manifatturiero Costruzioni
63,0
27,6
28,7
22,1
18,2
100,0
74,5
29,8
17,0
19,1
23,4
100,0
* Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100.
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
159
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
70,2
25,5
25,5
17,0
19,1
100,0
62,2
32,4
27,9
22,5
14,4
100,0
51,3
43,6
12,8
33,3
20,5
100,0
72,9
29,2
12,5
20,8
20,8
100,0
64,6
30,6
23,8
23,2
18,0
100,0
2.6 - Appendice statistica dell’indagine
Tab. 19 – Atti di criminalità ritenuti minacce reali dalle imprese della provincia di Catanzaro per settore (In %)
Agricoltura
Atti di vandalismo a danno di cose
Minacce o intimidazioni
Atti di vandalismo a danno di persone
Altro
Totale
Manifatturiero Costruzioni
51,9
25,9
14,8
7,4
100,0
41,4
23,2
19,3
16,0
100,0
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
34,0
29,8
19,1
17,0
100,0
40,5
33,3
15,3
10,8
100,0
35,9
33,3
10,3
20,5
100,0
35,4
35,4
16,7
12,5
100,0
39,6
29,8
16,4
14,2
100,0
36,2
40,4
10,6
12,8
100,0
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
LAVORO SOMMERSO ED ILLEGALITÀ
Tab. 20 – Importanza del fenomeno del “lavoro sommerso” in provincia di Catanzaro secondo gli imprenditori per dimensione (In %)
Agricoltura
E’ determinante
E’ molto importante
E’ abbastanza importante
E’ poco importante
E’ praticamente inesistente
Totale
Manifatturiero Costruzioni
11,1
33,3
37,0
11,1
7,4
100,0
17,7
30,9
43,1
7,7
0,6
100,0
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
2,1
42,6
44,7
10,6
0,0
100,0
13,5
19,8
55,9
9,9
0,9
100,0
12,8
23,1
48,7
12,8
2,6
100,0
12,5
22,9
45,8
18,8
0,0
100,0
15,0
27,2
45,8
10,6
1,4
100,0
27,7
19,1
36,2
12,8
4,3
100,0
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
Tab. 21 - Incidenza del “lavoro sommerso”, rispetto al lavoro ufficiale, nella provincia di Catanzaro secondo gli imprenditori per aettore (In %)
Agricoltura
Manifatturiero
25,3
Costruzioni
24,2
Turismo
27,4
Commercio
21,9
Trasporti
21,9
Terziario avanzato Totale
25,5
22,6
23,8
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
Tab. 22 – Ricorso al “lavoro sommerso” nel 2012 nella provincia di Catanzaro secondo gli imprenditori per settore (In %)
Agricoltura
Molto aumentato
Abbastanza aumentato
Rimasto stazionario
Abbastanza diminuito
Molto diminuito
Totale
Manifatturiero Costruzioni
18,5
22,2
55,6
3,7
0,0
100,0
8,3
28,7
56,4
3,3
3,3
100,0
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
10,6
21,3
66,0
2,1
0,0
100,0
9,0
25,2
61,3
3,6
0,9
100,0
7,7
12,8
69,2
7,7
2,6
100,0
10,4
25,0
54,2
8,3
2,1
100,0
10,4
25,4
58,4
3,8
2,0
100,0
19,1
29,8
48,9
0,0
2,1
100,0
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
Tab. 23 - Effetti che il “sommerso” rivela sulla competitività delle imprese della provincia di Catanzaro per settore (In %)
Agricoltura Manifatturiero Costruzioni Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato
Negativi per la concorrenza sleale delle altre aziende
Non ha nessun effetto rilevante
Riduzione di quote di mercato
Esclusione da segmenti di mercato
Altro
Totale
55,6
25,9
14,8
3,7
0,0
100,0
58,6
22,1
12,7
6,6
0,0
100,0
46,8
14,9
21,3
17,0
0,0
100,0
51,1
19,1
14,9
14,9
0,0
100,0
53,2
25,2
8,1
13,5
0,0
100,0
53,8
28,2
5,1
12,8
0,0
100,0
52,1
31,3
8,3
8,3
0,0
100,0
Totale
54,4
23,4
11,8
10,4
0,0
100,0
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
Tab. 24 - Effetti che il “sommerso” rivela sullo sviluppo della provincia di Catanzaro secondo le imprese per settore (In %)*
Agricoltura Manifatturiero Costruzioni Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato
Negativi impedisce incremento occupazione
Negativi contribuisce a crescita concorrenza sleale
Negativi impedisce crescita professionale
E’ ininfluente
Positivi consente redistribuzione redditi
Positivi consente abbattere i costi
Positivi sopperisce rigidità mercato del lavoro
Totale
40,7
40,7
37,0
22,2
7,4
7,4
7,4
100,0
55,2
44,8
25,4
17,7
5,0
5,5
1,7
100,0
* Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100.
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
160
46,8
40,4
34,0
14,9
10,6
0,0
2,1
100,0
44,7
36,2
38,3
21,3
2,1
2,1
4,3
100,0
50,5
40,5
33,3
18,0
6,3
3,6
0,9
100,0
61,5
41,0
41,0
10,3
0,0
0,0
2,6
100,0
58,3
35,4
29,2
25,0
4,2
0,0
2,1
100,0
Totale
52,4
41,2
31,4
18,2
5,2
3,4
2,2
100,0
2.6 - Appendice statistica dell’indagine
Tab. 24 - Principali motivi che favoriscono la diffusione del lavoro "sommerso" in provincia di Catanzaro secondo gli imprenditori per settore (In %)*
Agricoltura Manifatturiero Costruzioni Turismo Commercio Trasporti Terziario avanzato
Motivi fiscali
Contenimento costi assunzione/licenziamenti
Eccessiva rigidità delle Leggi sul lavoro
Richieste specifiche del lavoratore
Motivi legati alla sicurezza
Possib. utilizzare manodopera solo quando serve
Ambientali
Possibilità utilizzare lavoratori extracom. non regolari
Altro
Totale
55,6
18,5
37,0
22,2
3,7
11,1
18,5
0,0
0,0
100,0
59,7
26,5
21,5
12,2
11,6
10,5
11,0
6,1
0,0
100,0
61,7
23,4
17,0
19,1
14,9
17,0
10,6
4,3
0,0
100,0
66,0
25,5
17,0
17,0
14,9
10,6
8,5
10,6
2,1
100,0
64,9
20,7
22,5
18,9
18,0
3,6
8,1
8,1
0,0
100,0
51,3
33,3
25,6
12,8
17,9
17,9
0,0
10,3
0,0
100,0
68,8
14,6
20,8
12,5
6,3
10,4
14,6
8,3
4,2
100,0
Totale
61,6
23,8
22,0
15,4
13,2
10,2
10,0
7,0
0,6
100,0
* Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100.
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
LE POLITICHE DI CONTRASTO
Tab. 25 - Principali motivi che spingono gli individui a commettere azioni illegali secondo le imprese della provincia di Catanzaro
per settore (In %)*
Agricoltura
Disoccupazione
Bisogno economico
L’ambiente sociale
Brama di potere
Avidità
Spinta ad opporsi allo Stato
Problemi psicologici
Non sa / Non risponde
Altro
Totale
55,6
55,6
22,2
18,5
11,1
0,0
3,7
3,7
0,0
100,0
Manifatturiero Costruzioni
62,4
65,7
21,5
9,4
7,7
2,8
2,8
0,0
0,0
100,0
70,2
57,4
31,9
0,0
4,3
0,0
0,0
0,0
2,1
100,0
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
70,2
66,0
10,6
6,4
6,4
2,1
4,3
2,1
0,0
100,0
73,9
63,1
20,7
5,4
6,3
0,0
0,0
0,0
0,0
100,0
61,5
74,4
15,4
12,8
15,4
7,7
0,0
0,0
0,0
100,0
64,6
58,3
18,8
6,3
6,3
0,0
2,1
2,1
0,0
100,0
66,2
63,8
20,6
7,8
7,6
1,8
1,8
0,6
0,2
100,0
* Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100.
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
Tab. 26 – Principali motivi che spingono i cittadini a comportamenti omertosi secondo le imprese della provincia di Catanzaro
per settore (In %)*
Agricoltura
Manifatt.
Costruzioni
Turismo
Commercio
Trasporti
Terz. Av.
Totale
59,3
40,7
37,0
22,2
3,7
0,0
7,4
100,0
55,8
39,2
36,5
35,4
5,0
1,7
0,6
100,0
59,6
44,7
34,0
25,5
6,4
2,1
2,1
100,0
70,2
55,3
25,5
27,7
2,1
0,0
0,0
100,0
62,2
39,6
34,2
30,6
3,6
3,6
1,8
100,0
38,5
28,2
43,6
43,6
5,1
2,6
2,6
100,0
66,7
35,4
37,5
41,7
0,0
2,1
0,0
100,0
58,8
40,2
35,4
33,2
4,0
2,0
1,4
100,0
Sfiducia nelle istituzioni
Sfiducia nella politica
Paura subire ritorsioni confr. di se stessi
Paura subire ritors. confr. propria famiglia
Indifferenza all’atto criminale
Altro
Ns/nr
Totale
* Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100.
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
Tab. 27 – Fattori ritenuti utili dalle imprese della provincia di Catanzaro per migliorare la sicurezza della città di appartenenza (In %)*
Agricoltura Manifatturiero Costruzioni
Maggiore presenza delle forze dell’ordine
Maggiore senso civico
Più utilizzo dei sistemi di videosorveglianza
Potenziare l’illuminazione pubblica
Maggiore associazionismo imprenditoriale
Vigilanza privata
Altro
Ns/nr
Totale
74,1
48,1
18,5
3,7
14,8
7,4
0,0
0,0
100,0
56,9
37,0
23,8
14,9
11,0
8,3
1,1
0,6
100,0
53,2
31,9
25,5
21,3
14,9
10,6
2,1
0,0
100,0
* Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100.
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
161
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
68,1
42,6
19,1
17,0
10,6
12,8
0,0
0,0
100,0
57,7
45,9
26,1
10,8
7,2
8,1
0,0
0,0
100,0
41,0
51,3
30,8
17,9
15,4
2,6
0,0
2,6
100,0
54,2
47,9
20,8
4,2
16,7
10,4
4,2
0,0
100,0
57,2
41,8
24,0
13,4
11,6
8,6
1,0
0,4
100,0
2.6 - Appendice statistica dell’indagine
Tab. 28 - Azioni ritiene utili per contrastare la diffusione del fenomeno della criminalità in provincia secondo gli imprenditori per dimensione (In %)*
Agricoltura
Incremento controllo del territorio
Incremento rigidità delle Leggi
Politiche per la coesione sociale
Telefono anonimo
Ns/nr
Altro
Totale
59,3
29,6
44,4
7,4
3,7
0,0
100,0
Manifatturiero Costruzioni
55,8
40,9
38,1
6,1
1,1
0,6
100,0
59,6
48,9
40,4
4,3
2,1
0,0
100,0
* Domanda a risposta multipla; totale diverso da 100.
Fonte: Camera di commercio di Catanzaro
162
Turismo
Commercio
Trasporti
Terziario avanzato
Totale
63,8
51,1
40,4
2,1
0,0
0,0
100,0
48,6
43,2
47,7
3,6
0,9
0,0
100,0
59,0
43,6
48,7
2,6
0,0
0,0
100,0
50,0
45,8
47,9
6,3
0,0
0,0
100,0
55,2
43,2
42,8
4,8
1,0
0,2
100,0
2.7 - Bibliografia
2.7 - BIBLIOGRAFIA
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- Zani S. (a cura di) (1993), Metodi statistici per le analisi territoriali, Franco Angeli, Milano.
- Zuliani A., (2006) in Le statistiche economiche (Prefazione), di Giovannini E., Il Mulino,
Bologna.
Progetto e impaginazione:
Grafica Il Segno
Finito di stampare nel mese di ottobre 2013 da:
Tipolitografia L’Alternativa