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Biografia dell`artista (scarica il PDF)
SILVIA DE BARBA
Nasce a Gallarate (Varese) il 25 gennaio del 1976
[email protected]
www.silviadebarba.com
+39 3393903801
Laureata alla facoltà di Architettura al Politecnico di Milano con la tesi “Gli archetipi
delle forme in rapporto alla progettazione del gioiello” nel conseguita nel 2002.
E’ scultrice e fotografa dal 1996 .
“..oggi il sacro e profano tema della bambola viene rivisitato con un mix di ricerca e follia di
Silvia De Barba , un’artista e designer di gioielli, laureata in architettura e attratta dalla
moda ..” Repubblica, 2007
Cresce nella casa di campagna dei genitori ubicata in mezzo a tre campi di grano di un
piccolo borgo della Provincia di Varese.
Da piccola la sua passione era il disegno, andare per mostre (in particolare alle principali
mostre di Palazzo Grassi a Venezia), “reinventare” gli oggetti antichi collezionati e venduti
dal papà antiquario appassionato di filatelia e numismatica . Giocava a farsi vestiti con
la taglia-cuci del maglificio della nonna nel doposcuola del Liceo Artistico in cui il
rendimento scolastico era eccellente in tutte le materie con una particolare dote innata per
il disegno figurativo che eseguiva accademicamente, in modo impeccabile, ritraendo
statue e modelle alla perfezione.
Nel 1990 con “L’Aquila Sopra i Campi di Grano”, in “Gig / L’Arca di Noè”, vince 1°premio
di Publitalia ’80
Con le tecniche sperimentate durante gli anni accademici del Liceo potè valorizzare la
sua creatività e sentirsi pronta ad iniziare, nel 1995, un percorso personalizzato di ricerca
che le permisero di aggiudicarsi il posto di segnalazione creativa alle Nazioni Unite in
occasione del “La giornata in Galleria Vittorio Emanule di Milano in collaborazione
con Swatch-Peace Unlimited per la celebrazione del cinquantesimo anniversario
della fondazione dell’Onu”, in cui dipinse una tela ad acriclici intitolata “Filo rosso” dal
sapore vagamente Pop e simbolica nel ricordare il filo rosso di Unione delle Genti.
Dal 1996 è scultrice e fotografa anno in cui inizia a frequentare le mostre milanesi, a
realizzare le sculture con le bambole kitch, poi le foto con cui le ritrae alle quattro del
pomeriggio: una cultura sull'iconografia dell'oggetto ludico coltivata fra musei, collezioni
private o internazionali come quella della Rocca di Angera e un ibrido cartaceo storico :
libri anni ottanta, riviste di moda , santini di fine Otto, incisioni del '600 e i francobolli e le
monete del padre.
Veste e trasforma il reperto bambolesco con gomma dai colori primari, complementari
e fucsia decorata con spilli di acciaio e plastica , per un nuovo volume di corporeità
deformata che ritrae con un set fatto di un cartone nero, bianco o dato dalle acque
del Lago Maggiore, a rullinate istintive, nella luce delle quattro di pomeriggio.
Ogni bambola è anche, studiata anatomicamente a tratti veloci di pennarello, ridisegnata a
china per il gioco di una nuova vestizione o reinventata nel vuoto del bianco di pareti di
carta lunghe cinque metri della Fedrigoni-Fabriano.
Dopo la vestizione con gomma delle bambole di ceramica kitsch, ridisegna a tratti fini di
china le sculture cercando di trasmettere leggerezza attraverso gesti delicati che
trasformavano la gomma in linee più vicine alle vesti: bambole come ad indossare
abiti pomposi, stringati nel retro, gonne come capitonné di cuori e bambole
acconciate con croci e cuori.
“ Prima di fasciare gli arti e busti di manichino ho realizzato ritratti anatomici di studio dei
finti esseri viventi a pennarelli indelebili blu e rosso, lasciando per terra i corpi e
ritraendoli di getto in pochissimi minuti.
Le opere tridimensionali più grandi, composte da elementi di manichini semicoperti da
para distesa color lattice, rimandano l’immagine di membra che ora vogliono divincolarsi
da quell’epidermide che si tende oltre le dimensioni del corpo simulacro.
La percezione di una tensione drammatica scompare nei lavori di formato minore, per lo
più riprodotti in fotografie a colori, e prende il sopravvento una valenza magica.”
Fabrizio Rovesti, Lombardia Oggi, 1998
Nel 1999 partecipa ad Artissima di Torino mentre a Milano è presentata in catalogo coi
consacrati da Pierre Restany nella collettiva Pubblicità : una vista dall’arte” in
collaborazione con Philip Morris e il Museo della Scienza e della Tecnica.
Nel 2000 fra i banchi dei corsi di progettazione, Beppe Finessi, docente e critico di Bruno
Munari, nota il suo lavoro creativo e la fervida attività extrauniversitaria che la vede
partecipe di diverse mostre e le dedica una delle recensioni per lei più sentite inerenti a
una collezione di gioielli da lei inventata, delle vere e proprie microsculture che l’artista
Silvia de Barba si faceva realizzare con l’aiuto di maestri artigiani .
“Lei è un artista davvero vera, nella sua egocentrica vitalità ed energia, che nel
panorama dell’arte degli anni a venire va messa nei titoli su cui puntare. Ha scolpito
con lo stomaco e la forza una collezione di gioielli, fondendo tutto con il cuore.
Letteralmente…”
Beppe Finessi, Salone del Mobile, Abitare, 1999.
In occasione della collaborazione di vendita da 10 Corso Como
I prototipi e i volumi deformati e dall’effetto dinamico degli stessi gioielli saranno
argomento di discussione di laurea in cui l’artista dall’analisi degli stessi ricava e
inventa la teoria della Controprospettiva : teoria che vede ribaltare la regola di
riduzione delle altezza dei volumi più lontani , verso i punti di fuga.
“Nove anelli, un bracciale e due pendenti, in alluminio colato e solidificato nelle forme
lasciate, nella terra di fonderia, da dodici volumi lignei, che costituiscono i modelli di
gioielli, ideati e progettati in rapporto allo studio degli archetipi del cerchio, del quadrato,
del triangolo e al carattere correlativo col simbolismo del centro. .”
Da tesi di Laurea, Gli archetipi delle forme in rapporto alla progettazione del gioiello, 2002.
Nel giugno del 2001 disegna una calla a pastelli per Carlo Azeglio Ciampi dedicandola
al vertice dei Capi di Stato europei riunitisi a villa Taranto in una giornata di pioggia.
Nel 2002 anno vince il primo premio “La Sedia fasciata ”, all’interno di ”Illustrare il
Tessile per l’Arredamento”Associazione ANETA consegnatole a Fortezza da Basso (FI).
Nel 2004 si trasferisce a Palazzo Berardi , uno dei più bei palazzi romani ubicato vicino
al Pantheon e luogo che ha visto emergere molti artisti. A Cinecittà, stringe amicizia con
persone dello spettacolo come il coreografo e regista Luca Tommassini che diventa un
suo grande estimatore in quanto vede nei suoi ritratti fotografici un sapore di Pop Art, la
chiamerà per lo studio di una tournée ispirata al mondo delle sue bambole dicendole che
voleva ispirarsi alla sua arte allo stesso modo di come la pop star Madonna, che lo
consacrò come ballerino negli USA , faceva chiedendo ad Andy Warhol di creare per lei.
Roma è una città che le da grandi soddisfazioni , crea per i più bei salotti e in occasione di
una mostra e mise-en-scène di gioielli-armature per il Supperclub dichiara
“Mi piacciono i cubi di marmo, le calle e i tulipani, amo il bello e il gusto per\del bello in
generale, che molto spesso ritrovo nell’antico e nell’abbandonato…L’usato, dimenticato e
magari rovinato. Mi piace sfogliare libri antichi con belle immagini e grafica. Mi perdo nel
fascino di stare in un posto nuovo …e mi affascina la conquista e l’idea di crearla
anche per qualcosa o qualcuno che non conoscerò mai …. Faccio “eserciziografico” per tre ore al giorno…in estate, al lago e in mezzo ai campi di grano vicino la
“mia” pineta su cui m’ incanto quando risplende il sole e che mi piace contarla, sulle
punte, al suo confine con il cielo” Intervista per sfilata e mostra al Supperclub di Roma.
I gioielli-armature sono riproposti dal Supper per un evento con Crysler a Castel
Sant’Angelo.
I collezionisti dei quadri diventano estimatori dei gioielli e viceversa , attrici , il
coreografo di Michael Jackson , Bill Goods
Nel 2005 crea il video dei gioielli in movimento “ANCORA XI 2005” , fusioni del 1997 e
2003, Heidy , “Dubbed movies” Gady Sassoon.SKY. Boston USA.
Nello stesso anno partecipa con la foto “Il Re, 2004” nella scenografia di presentazione
della collana “Scuola di Ballo” di Luca Tommassini, Tv Sorrisi e Canzoni, Italia .
Nel 2006 partecipa alla collettiva Bordertime a Palazzo Borri di Parma .
Nel 2007 partecipa con “7 bambole sottoplexiglass” al video di S.Remo Vivere Normale
di Francesco e Roberto Facchinetti che il regista , Luca Tommassini , riprende
abilmente a ritmo di effetti sonori alternando i fantocci di plastica ai corpi viventi delle
comparse. La location è Spazio Armani di Milano.
L'artista ha quindi creato la serie fotografica delle bambole tommassiniane: ha ritratto le
bambole del video, secondo le prese e i movimenti del ballo . Un grazie alla nobile
parola "ispirati" che Luca Tommassini le ha rivolto quando ha desiderato il suo lavoro.
“La vibrante fluidità creativa del regista Luca Tommassini , ha regalato alle riprese delle
bambole , l'accostamento in pellicola, anche di cuori in alluminio che Silvia De Barba
ha iniziato a fondere anni fa con anelli, bracciali e pendenti disegnati su misura per
il suo collo, i suoi polsi e la sua vita come armature gioiello per sentirsi più bella e
poter indossare “unicità” alle inaugurazioni a cui partecipava.”
Kult , giugno 2007
Sempre nel 2007 partecipa alla Quinta edizione di Photofestival con “Le bambole
ballerine” ispirate alle coreografie e regie di Tommassini che la chiamerà a partecipare
con le sculture-bambole e i gioielli-armature al video del cantante di Los Angeles
Kenan girato al castello di Collalto Sabino ( La bambola rosa )
Dal 2007 al 2010 lavora per la creazione personalizzata di gioielli per il guardaroba di una
famiglia regnante degli EAU . Ridisegna gli stessi gioielli come edifici d’avanguardia
ambientati nelle città del deserto.
Nel 2009 Partecipazione fieristica in La casa e La Vita, connubio fra antico e moderno con
lo stand “Bambole, architettura e gioiello” con Condenast. Milanofiera. Milano
Nel 2011 crea “I colori di gomma sulla bambola nera” e le foto de “Il Re e la Regina”
fanno da scenario nel video di Anna Tatangelo “Bastardo” per S.Remo. Regia di Luca
Tommassini.
In “Strong Bow Gold”, festa di Heineken con direzione artistica di Luca Tommassini, fa
una performance disegnando in pochi minuti, con pennarelli e spray, a tempo di
musica, una parete di 15 metri di stoffa.
“Una bambola per Patty Pravo”, l’artista-architetto realizza una scultura in occasione
dell’evento nel spazio moda G&B (art director Luca Tommassini), consegnata alla
cantante come premio alla sua carriera.
Flero , Brescia
“Sette bambole per X-Factor ” SKY, creazioni per la sala Gold e per il Prime-Time per le
riprese del direttore artistico Luca Tommassini. Teatro della Luna, Forum. Milano