COLLEGIUM NOTARIORUM BAXANI Brevi note storiche sul

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COLLEGIUM NOTARIORUM BAXANI Brevi note storiche sul
COLLEGIUM NOTARIORUM BAXANI
Brevi note storiche sul
Collegio Notarile di Bassano
a cura di Sandro Grispigni Manetti
Notaio in Bassano del Grappa
Pianta schematica di Bassano - Anonimo –1690-1691- (Bassano del Grappa, Archivio Comunale,
mappa inv. 12) Pur datata alla fine del 1600 riporta la “forma Urbis” del 1400, evidenziando le
emergenze architettoniche pubbliche e, soprattutto, la cinta muraria e tutte le fortificazioni
Introduzione
I Notai di Bassano e del Bassanese costituirono ininterrottamente, fino alla caduta della Repubblica
di Venezia nel 1797, un Collegio Notarile autonomo. Dopo, come vedremo, l'autonomia del
Collegio fu ripristinata solo tra il 1871 ed il 1879.
Le notizie riportate sono tratte da pubblicazioni sulla storia di Bassano, dagli atti dei Notai
bassanesi conservati presso l'Archivio di Stato di Bassano, dagli statuti Bassanesi del 1259, del
1295 e del 1389 e da altre fonti, fra le quali alcuni verbali del Consiglio cittadino, conservati presso
il Museo Civico di Bassano.
La storia del Bassanese (con la grandiosa, penetrante, duratura presenza degli Ezzelini, la lotta per
mantenere l'autonomia cittadina dalle pressioni di Vicenza dopo la caduta degli Ezzelini, il
compromesso della "Protezione" dei Padovani, la riconquistata autonomia di Bassano con il
Visconti, poi mantenuta nei quattro secoli trascorsi sotto le insegne della Serenissima, e quindi la
riforma Napoleonica, poi mantenuta in seguito, che aggrega il Bassanese prima al Trevigiano e poi
al Vicentino) non può non costituire un tassello fondamentale per comprendere la storia sul
Collegio. Per questa ragione le notizie più strettamente legate a quest'ultimo vengono in queste note
brevemente inserite nei corrispondenti periodi storici.
In tanta turbolenza il Collegio Notarile rimase comunque autonomo fino alla radicale riforma del
Notariato (come di tutte le amministrazioni) operata dai Francesi, dopo la caduta della Repubblica
di Venezia.
L'attuale riunione dei due Distretti Notarili di Vicenza e Bassano (dopo l'unificazione dell'Italia,
Bassano Veneto, e dopo la prima guerra mondiale, Bassano del Grappa) e quindi dei due Collegi
(altrimenti autonomi, perchè entrambe le Città sono sede di Tribunale) è invece dovuta all'art. 3
del'attuale legge notarile, che prevede che "il Distretto cui siano assegnati meno di 15 notari sarà...
riunito ad altro distretto limitrofo dipendente dalla stessa Corte d'Appello".
Ma andiamo con ordine...
Bassano prima del 1259
Gli Ezzelini
Tra il 1036 ed il 1260 Bassano si trovò di fatto ad essere il centro dei territori governati dai Da
Romano (o Ezzelini).
Durante tale periodo, ed in particolare con Ezzelino II (il Balbo), Ezzelino III (il Monaco), ed
Ezzelino IV ("il Tiranno", per secoli; più recentemente "il Grande", per alcuni), Bassano, che era in
origine una cittadina dotata di una rocca, come tante altre del territorio, diventa una città murata,
molto munita per quei tempi. I Da Romano compirono con i Bassanesi (nerbo, con gli uomini del
Pedemonte, della parte scelta e più fedele delle loro armate) gesta che costituiscono alcune delle
pagine più belle della storia della Città, che sotto di loro si sviluppò e crebbe anche in importanza
economica e strategica. E l'importanza della Città in quel periodo, anche come corte, è stata pochi
anni fa confermata dalla scoperta a Palazzo Finco di uno splendido affresco raffigurante Federico II
in una scena cortese con l'Imperatrice, tra altri personaggi. Lì era posto uno dei palazzi degli
Ezzelini in Città, e quella doveva probabilmente essere la sala nella quale ospitare lo "Stupor
Mundi", suocero di Ezzelino IV, durante una visita a Bassano, forse nel 1236, quando Federico II
ed Ezzelino conquistarono Vicenza, visita che però non risulta attualmente dalle cronache.
Il Bassanese era un territorio limitato, ma chi lo controllava controllava il ponte fortificato sul
Brenta, uno dei pochissimi su tale fiume e l'unico per chilometri sia a nord che a sud; inoltre
possedendo Bassano si possedeva una delle vie verso l'Impero (la più stretta, ma la più breve) ed i
castelli della Bastia, di Torre, di Solagna, della Scala (e più tardi del Covolo di Butistone). Era un
territorio strategicamente molto importante e munito, sempre oggetto di "attenzione" da parte dei
vicini più potenti, particolarmente di Vicenza, che, nonostante secolari pressioni non riuscì però ad
impadronirsi di Bassano, se non per due brevi periodi, tra il 1175 ed il 1194 e tra il 1260 ed il 1268,
in quest'ultimo caso a seguito della sentenza del podestà di Padova, Marco Quirini. Anche la
"presa" di Bassano nel 1175 avvenne senza nessun combattimento, perchè i Vicentini
approfittarono dell'assenza dell'esercito di Ezzelino (il Balbo), che era stato nominato (con Anselmo
da Dovara) Capitano generale e Vessillifero dell'esercito della Lega che si opponeva all'Imperatore
Barbarossa. Facile fu quindi per l'esercito vicentino, giunto sotto le mura sguarnite, ottenere dai
Bassanesi un giuramento di fedeltà, che nei secoli seguenti costituì un costante pretesto dei
Vicentini per accampare diritti sulla città e sul suo territorio.
A parte quei pochi anni, Bassano fino al 1259, rimase sempre indipendente dalle città confinanti,
protetta dalla potenza delle milizie ezzeliniane.
Non essendoci pervenuti statuti anteriori al 1259 (salvo un codice agrario del 1056, la cui datazione
non è però affatto pacifica) non possiamo conoscere appieno le norme che regolavano
precedentemente l'attività del Comune, né comprendere del tutto i delicati equilibri che
consentirono al Comune di "convivere", per più di due secoli, con i diritti feudali dei Da Romano (o
"Ezzelini"). Risulta però che i Da Romano non avessero un dominio assoluto e che a loro spettasse
il diritto di marigancia e di supramarigancia, cioè di nominare i Marici ed i Giurati (le quattro più
alte cariche nel Comune), oltre ai Giudici (del diritto di eleggere i giudici ed i giurati troviamo
testimonianza anche nei tanti atti notarili contenenti i verbali dei giudizi tenuti "in curia Domini
Ecelini", "in curia Domini Alberici" o "in curia Dominorum de Romano"), diritti che risultarono
però affievoliti dopo il 1229, data in cui Bassano insorse contro i Da Romano con una rivolta che fu
domata solo con la forza, ma che cambiò i rapporti tra la famiglia ed il Comune, perchè da allora i
Da Romano poterono nominare solo un Marico ed un Giurato, mentre la nomina dell'altro Marico e
dell'altro Giurato spettò alla "parte dei liberi".
Non è ancora chiaro, tuttavia,chi avesse concesso agli Ezzelini tali diritti. Debole appare la
ricostruzione che individua la fonte di essi in un'investitura da parte del Vescovo di Vicenza; infatti
nessun diritto su Bassano risultava spettare a tale Vescovo dal testo dei privilegi che la Chiesa
vicentina aveva ricevuto da re ed imperatori.
Ma l'influenza più decisa, su Bassano come su altri territori, veniva esercitata dagli Ezzelini tramite
gli uomini di masnada ( da "mansum", unità di terra assegnata dal signore) che lavoravano le loro
innumerevoli proprietà fondiarie, uomini legati loro da un giuramento di fedeltà in forza del quale
dovevano al loro signore ogni servizio civile o militare loro richiesto. Proprio per indebolire i Da
Romano Papa Alessandro IV dichiarò (con scarso successo) libere le masnade della famiglia. Solo
nel 1265 Cunizza Da Romano, sorella di Ezzelino IV ed Alberico (già scomparsi con i loro
discendenti, come si vedrà) scioglierà gli uomini di masnada ed i servi dal giuramento di fedeltà,
con un atto notarile rogato in Firenze, in casa Cavalcanti). Non erano però servi (questi ultimi
esistevano numerosissimi, ma erano di condizione assai inferiore agli uomini di masnada) perchè
possedevano terre in proprietà e ricchezze, conseguivano cariche, onori e feudi, tanto che il cronista
Maurisio, nel riportare l'accoglienza data ad Ezzelino (il Monaco) al suo rientro in Bassano, da un
centinaio di essi, li descrive vestiti "...di costose vesti nuove, foderate di vaio...".
Della fedeltà totale degli uomini di masnada, e delle truppe che ne ricavavano i Da Romano, giunge
una suggestiva conferma dal "Novellino" (una raccolta di scritti dell'epoca), in un celebre passo del
quale ricaviamo anche la familiarità esistente tre Federico II ed Ezzelino IV ("...rammenterò come
essendo elli un giorno con lo 'mperadore a cavallo con tutta lor gente, s'ingaggiaro (fecero una
scommessa) chi avesse più bella spada. Sodo il gaggio (dato in cauzione il pegno) lo 'mperadore
trasse del fodero la sua, ch'era maravigliosamente fornita d'oro e di pietre preziose. Allora disse
messere Azzolino "Molto è bella, ma la mia è assai più bella" e trassela fuori sanza grande
fornimento. Allora seicento cavalieri che v'erano con lui trassero tutti le loro. Quando lo 'mperadore
vidde il nuvolo de le spade, disse che bene era più bella").
Per la stessa carenza di fonti non conosciamo come fossero organizzati, prima del 1259, i Notai
bassanesi. Sappiamo però che tra il 1211 ed il 1219 ne sono presenti circa venti, numero che
potrebbe apparire eccessivo comparandolo con il numero di Notai presenti in altre città di simili
dimensioni. Tutto appare più chiaro, però, se si considera che la centralità strategica ed
amministrativa del Bassanese nei territori controllati dagli Ezzelini comportò una notevole presenza
di notai, perché essi erano necessari non solo per la popolazione e per il Comune, ma per tutti gli
atti relativi ai vastissimi possedimenti della famiglia dei da Romano e per tutti gli altri contratti,
sentenze e documenti che per la stessa dovevano redigere.
"In un certo senso si può dire che proprio la conduzione delle faccende della signoria producesse la
crescita di un ceto di intellettuali, il quale ebbe una vitalità ben superiore alle vicende della stessa;
anzi, soprattutto nelle comunità minori, come Bassano, questi uomini diventarono, dopo la sua
scomparsa, la parte più importante del ceto dirigente" (Franco Scarmoncin - l'apparato
amministrativo dei da Romano tra giudici, notai, prestatori e uomini di masnada).
Appare infatti ormai assodato che lo stesso Ezzelino IV, per rogare tutti i documenti necessari per
governare la sua vasta "signoria", non abbia mai istituito una propria Cancelleria, continuando
invece a fare svolgere tale funzione ai Notai.
Molti di questi notai erano di origine bassanese, grazie alla formazione di base che forniva la locale
scuola di grammatica (la traccia più antica di essa a noi pervenuta risale al 1223), dalla quale
uscivano quei giovani che, proseguiti poi gli studi, potevano diventare "Nodari e Dottori".
II Comune, che aveva bisogno di notai e di persone colte dalle quali trarre i suoi funzionari, era così
interessato al mantenimento della scuola di grammatica, che negli statuti del 1259 essa risulta già
gestita dal Comune, che aveva assunto a proprio carico lo stipendio del Maestro.
“In curia domini Ecelini”
1191 febbraio 11, Bassano
Il Giudice Enrico, su mandato di Ezzelino (III, il Monaco), giudica la lite tra Morro del Margnano e
Tranquilla sulla proprietà di un vigneto e la riconosce a Tranquilla.
Padova, Archivio di Stato (ASPd, C.R.S., Archivio Diplomatico, busta IV, perg. 10364)
Statuti del Comune di Bassano del 1259 e del 1295
Alla morte di Ezzelino IV Bassano si affida alla protezione di Padova.
Nel 1259, Ezzelino IV, già signore di quasi tutto il Veneto, di parte del Trentino e di altri territori,
conquista anche Brescia e cerca di impossessarsi di Milano con uno stratagemma, che però non
riesce. Nel ritirarsi verso Brescia Ezzelino è tradito dai suoi potenti alleati ghibellini, Oberto
Palavicino e Buoso da Dovara, che si alleano con la lega (Padova, Ferrara, Mantova, Estensi e
Sanbonifacio) appena costituita contro Ezzelino, contro il quale Papa Alessandro IV il 28 aprile
1258 aveva bandito addirittura una crociata, assumendone anche il comando militare con un suo
legato.
A Cassano d'Adda lo scontro è violentissimo. Ezzelino, che già aveva con sè solo parte del suo
esercito (aveva tentato la presa di Milano così, mentre il grosso del suo esercito doveva intrattenere
l'esercito milanese lontano dalla città) viene tradito anche dalla cavalleria Bresciana, e combatte
quindi solo con i suoi fedelissimi (in massima parte bassanesi e del pedemonte) contro forze
soverchianti, a lungo, riuscendo quasi a passare; ma alla fine, ferito, cade in mano ai nemici e viene
rinchiuso nel castello di Soncino, dove rifiuta ogni cura delle sue ferite.
Si spegne così, il 27 Settembre del 1259, la "facella che fece a la contrada un grande assalto" (Dante
- Paradiso - Canto IX), un precorritore della Signoria. Per secoli oggetto della "damnatio memoriae"
che i guelfi vincitori imposero, e accusato di atrocità e crudeltà tremende, negli ultimi decenni
(grazie ad una interpretazione del personaggio finalmente obiettiva, che ha saputo distinguere i fatti
reali dalla "leggenda nera" di Ezzelino) è stato ampiamente rivalutato ed è ormai considerato uno
dei più grandi personaggi del 1200 in Italia, se non, addirittura, uno dei tre giganti della sua epoca,
con Federico II e Francesco D'Assisi (Giorgio Cracco: nato sul mezzogiorno - la storia di Ezzelino).
Alla morte di Ezzelino, avvenuta nel 1259, Bassano, come Vicenza, Verona, Feltre, Belluno ed altre
città della Marca e dei territori degli Ezzelini, si ricostituì in libero Comune.
I Bassanesi all'inizio credettero di mantenere la loro indipendenza. Ma dopo pochi giorni dovettero
ricredersi, perchè Bassano, priva della potenza militare ezzeliniana, non sarebbe stata in grado di
difendersi a lungo da Vicenza.
Quest'ultima intendeva inglobare il Bassanese nel suo territorio, senza alcuno status particolare
rispetto al resto dello stesso, e quindi in completa sudditanza.
I Bassanesi preferirono quindi chiedere protezione ai Padovani, i quali non indugiarono e furono
disponibili a riconoscere l'autonomia della Città (« ...Baxanum esse...sui Juris...») e la libertà della
stessa di mettersi sotto la protezione della città che più le piacesse e convenisse. I Bassanesi,
ovviamente, scelsero la protezione di Padova, basata su un trattato che consentì a Bassano di essere
una alleata (per quanto debole) della città che la proteggeva, senza tuttavia esserne totalmente
suddita, e mantenendo molta autonomia amministrativa e giudiziaria. Il trattato con Padova del
9.10.1259 dovette però essere stipulato fuori Città, nella campagna, perchè gli uomini di masnada
volevano che Bassano rimanesse fedele ad Alberico. Ma la "pars liberorum" riuscì a prevalere, e
molti uomini di masnada scelsero di raggiungere e difendere Alberico, come molti erano stati, fino
alla fine, al fianco di Ezzelino IV a Cassano d'Adda.
Gli Statuti del 1259 vengono quindi approvati pochi giorni dopo la stipulazione del trattato con
Padova.
Ezzelino è morto da pochi giorni e la grande signoria si sgretola, ma rimangono le immense
proprietà ed i molteplici diritti feudali degli Ezzelini, che ne fanno una delle più ricche e potenti
famiglie della penisola. Alberico, fratello di Ezzelino, ne è l'erede, ma sa bene che non è il momento
di rivendicare i suoi diritti (anche perchè nel frattempo il Papa ha scomunicato pure lui), e
abbandonata Treviso, che governava, si ritira con tutta la famiglia nella fortezza di S. Zenone,
ritenuta inespugnabile dai cronisti dell'epoca ("erat autem hoc castrum in pedemonte artificiose
constructum, et adeo munitum, quod dicebatur a multis castrum sancti Zenonis posse totam
Marchiam subjugare"). Ma la volontà di sterminare l'intera famiglia dei Da Romano per spartirsene
le immense proprietà, è così intensa che ai primi di giugno del 1260 la fortezza di San Zenone viene
posta sotto assedio da una potente lega che comprendeva molte città della Marca e tradizionali
nemici degli Ezzelini, come gli Estensi ed i Da Camino.
Tre mesi di assedio risultarono vani, ma quello che non riuscì alle armi degli assedianti riuscì al loro
denaro, con il quale riuscirono a corrompere chi custodiva il ponte levatoio dell'unica porta.
Dopo la presa a tradimento del castello fu compiuta una strage inumana, che vide l'uccisione, tra
atroci tormenti, degli otto figli e della moglie di Alberico, e infine di quest'ultimo. L'orrenda
carneficina consentì alle Città della Lega di eliminare tutti i membri della famiglia, salve due sorelle
di Ezzelino ed Alberico, lontane; i diritti di queste ultime e dei loro discendenti furono ignorati e le
Città della lega si spartirono i loro numerosi beni in base alla ubicazione degli stessi.
Gli statuti del 1259 e del 1295 appaiono quindi collegati ad una precisa fase storica: quelli del 1259
vennero adottati dopo la morte di Ezzelino IV, pochi giorni dopo che Bassano aveva stipulato con
Padova il "patto di protezione"; quelli del 1295 durante il periodo, che durò circa 120 anni, in cui
Bassano fu legata a Padova, e costituiscono un segno della stabilità di tale nuova organizzazione
territoriale.
Lo Statuto del 1259 ("die XVII intrantis octobris") costituisce un insieme di norme non molto
organico, perchè creato raccogliendo, nel nuovo testo, anche molte parti del precedente statuto, a
noi non pervenuto, e di altre norme. Alcune parti dei 4 libri finiscono così per raccogliere norme di
argomenti molto disparati e anche le varie disposizioni che disciplinano i notai risultano contenute
in più libri. Un po' di disordine, d'altronde, era ben giustificato dalla velocità con la quale erano stati
approvati, dopo che erano passati solo 20 giorni dalla morte di Ezzelino (totalmente inattesa) e a
distanza di soli 8 giorni dalla sottoscrizione del "patto di protezione" con Padova, nel tentativo di
difendersi dalle ambizioni dei Vicentini e dalle eventuali pretese, legittime, del fratello di Ezzelino,
Alberico, ancora vivo con tutti i suoi discendenti.
Dallo statuto del 1259 si ricava che numerosi notai erano necessari per diversi uffici nell'ambito del
Comune; che dovevano essere bassanesi (nel "Sacramentum potestatis" dello statuto del 1259 si
legge "Et aliquem notarium non habebo ad offitium mee potestariae et regimine nisi de Baxano
tantum"), iscritti al Collegio (nello statuto anche citato come "corporazione"), e che venivano eletti
all'ufficio dai "Gastaldiones". Come gli altri ufficiali essi restavano in carica quattro mesi; quattro di
essi scrivevano "opportuna potestatis", due occorrevano per i Consoli, uno per il Caniparo. Fra le
altre norme va ricordato l'art. VII del "liber tercius", che prevede l'obbligo per i notai di redigere
gratuitamente molti documenti per il comune ("item statuimus et ordinamus quod notarii potestatis
et consulum qui erunt in Baxano debeant facere omnes cartas et scripturas quas necessarie fuerint
communi sine precio, si requisiti fuerint per potestatem et iudices et consules"). In forza di tali
norme i successivi statuti del 1295 risultano interamente scritti da notai.
Anche nel suddetto periodo di "protezione" padovana il collegio dei notai di Bassano rimase
autonomo da quello padovano, mantenendo le differenze già esistenti anche nella redazione degli
atti (si noti in particolare che i notai bassanesi apponevano il "signum notarii" nell' "incipit"
dell'atto, subito dopo la datazione cronica e topica, mentre i padovani lo apponevano in calce
all'atto, nell'escatocollo).
La differenza nella redazione degli atti, anche nei titoli usati dal Notaio nella sottoscrizione, si
mantennero sempre "quasi a ribadire la specificità e l'autonomia di quel ceto di intellettuali,
formatosi nell'ombra della signoria e diventato successivamente una delle componenti più
importanti nella composizione politica del Comune" (Franco Scarmoncin - opera citata).
La redazione del nuovo Statuto del 1295 (autonomo, come nel 1259, ma pubblicati "ad honorem
civitatis Padue") mostra un evidente progresso nella tecnica legislativa, non più ostacolata
dall'urgenza nella quale erano stati redatti quelli del 1259. La materia appare ordinata e raccolta,
all'interno dei libri, per capitoli ("quaterni"). Dalla ubicazione delle norme riguardanti i notai si può
ricavare la evidente rilevanza attribuita alla loro pubblica funzione. Esse infatti aprono il "secundus
quaternus" del I Libro. ("X de notariis et eorum officiis " e " XI de eodem super officio cancelerie"),
precedute solo dalle formule dei giuramenti del Podestà, dei giudici, consoli, castellani, etc. Nel
"Sacramentum potestatis et eius iudicis" sono già presenti disposizioni che prevedono per i notai
l'obbligo di depositare nell'archivio del comune copia degli atti notarili ricevuti nel termine di 15
giorni. In questo statuto i notai risultano riuniti in un Collegio, chiamato talvolta anche "fraternitas
notariorum" o " Frataglia Notariorum" (Statuto 1295, liber primus, secundus quaternus, XII. - de
oficialibus ordinariis et extraordinariis - "statuimus et ordinamus... elligi debeant in malori
conscilio... duo iudices, qui ambo sint literati et de collegio notariorum...")
Statuti del Comune di Bassano dell’anno 1259, (“die XVII intrantis octobris”)
(Statuto 1259, art. L, Bassano del Grappa, Archivio Comunale, vol.12.1)
L. Quod notarius qui fuerit per potestatem debeat audire incusationes ed denuntiationes.
Item additum est in predicto Mo: statuimus quod quicumque fuerit notarius potestatis et receperit et
audierit incusationes, denuntiationes alicuius vel aliquorum et excusationes et manifesta adverse
partis vel partium, teneatur eas scripbere in quaterno suo (die) et dare exemplum domino potestati
ipsa die vel sequenti. Talis incusavit talem; et quod teneatur ponere dictam incusationem in curia
nisi iusto impedimento vel precepto potestatis remanserit. Et qui contra fecerit componat pro banno
commusis X libras denariorum venetorum.
Il ritorno dell'autonomia e gli statuti del 1389
Il periodo veneziano
Salve interruzioni di pochi anni, Bassano rimase legata a Padova dal 1260 fino al 1389, quando
Gian Galeano Visconti ripristinò nella sua pienezza l'autonomia di Bassano e del Bassanese,
«liberandola e separandola per sempre dalla giurisdizione di Padova e di qualunque altra città», per
la fedeltà dimostrata da Bassano, quando, a differenza di Padova, rimase fedele ai Visconti nella
guerra contro i Carraresi. L'adozione del nuovo statuto del 25 giugno 1389 risulta quindi
inevitabilmente collegata al ritorno dell'autonomia da ogni altra Città, salvi i diritti del Visconti
("sub foelici dominio et principatu illustris et serenissimi principis ac magnifici et eximii domini
Joannis Galeatii Vicecomitis..."), che infatti il 25 agosto 1389 approvò il nuovo statuto bassanese
ma si riservò lo "jus corrigendi, emendandi et interpretandi, addendi et diminuendi".
Lo Statuto del 1389 è, anche nel suo testo letterale, evidentemente derivato da quello del 1295 ma
costituisce un nuovo passo in avanti: si perfeziona e si amplia l'apparato comunale, aumentano le
normative, anche procedurali, che acquistano anche maggiori chiarezza e precisione. Lo statuto del
1389 fu confermato da Venezia nel 1406, dopo l'ingresso di Bassano nella Repubblica, e resse la
Città per circa quattro secoli.
Non sappiamo il nome dei giusperiti che tradussero negli statuti del 1259 il diritto scritto e non
scritto che da almeno due secoli regolava la vita di Bassano, né di quelli che nel 1295 lo
rinnovarono in modo più organico ed ordinato.
Sappiamo invece che lo statuto del 1389, nel periodo visconteo furono redatti da una commissione
di otto cittadini colti, dei quali tre erano i notai Giovanni Zago, Checchino di Rotzo e Benedetto di
S.Croce.
Al declino dei Visconti, Bassano, in forza della recuperata autonomia, trattò con Venezia la sua
entrata nella Repubblica Veneta, che avviene il 10.6.1404.
L'indipendenza del Bassanese fu confermata da Venezia con ducale del 20-3-1406, che costituì
Bassano in Podestaria e Capitanato autonomi, sottoposta direttamente solo a Venezia.
Bassano da secoli era citata come Città in molti atti ufficiali. Prescindendo dall'autonomia dei secoli
precedenti, risulta citata così già nel 1396, quando tra le 25 Città del Ducato di Galeazzo Visconti fu
compresa Bassano, che aveva recuperato da sette anni la propria autonomia da Padova; e
l'autonomia veniva confermata nel 1406, quando Venezia, dopo i tentativi di Vicenza e Padova di
vedere affermata la loro potestà sul Bassanese, riconosceva Bassano, oltre che Podestaria e
Capitanato autonomi, come indipendente da qualsiasi altra città e soggetta direttamente solo a
Venezia con Ducale del 20.3.1406, in considerazione dell'enorme somma di 22.622 Ducati versata a
Bassano da Venezia in forza dei "capitula" tra di esse intercorsi (" et de Bassano dicimus, quod
considerata maxima somma pecuniae, quam pro emptione dicti loci expendimus, volumus, quod
cum suis pertinentijs sit libere nostri dominij, et non iurisdictionis vicentinae" da "privilegia ac jura
Bassani").
Tuttavia non era possibile individuare un documento ufficiale nel quale a Bassano fosse stato
riconosciuto il titolo di Città e così, su richiesta della stessa, a Bassano viene anche ufficialmente
riconosciuto il titolo di Città con ducale 27.12.1760, titolo che verrà poi confermato dagli Austriaci
e dallo Stato Italiano.
Nella confermata autonomia della Città e del suo territorio, i notai del Bassanese continuarono
quindi a costituire un Collegio notarile autonomo, anche dopo la riforma del sistema notarile attuata
da Venezia nel 1612.
Il 25 Gennaio 1545 fu stabilito che la Loggia del Comune (in Piazza dei Signori, ora Piazza
Libertà), appena restaurata, fosse adibita a sede del Collegio notarile. La sede del Collegio fu poi
spostata al piano sottostante (attualmente occupato da esercizi commerciali), dove rimase fino al
1682, anno in cui un incendio distrusse quasi completamente la Loggia.
Sempre con riferimento al periodo veneziano, dal verbale di una visita pastorale del 1646 risulta che
nella chiesa di S.Giovanni (quella trecentesca, preesistente all'attuale, sempre nella piazza citata),
l'altare di S.Giovanni Battista apparteneva al Collegio notarile, che lo provvedeva del necessario
per il culto.
Nel periodo veneziano risulta che essere Notaio del Collegio di Bassano era requisito indispensabile
per accedere a molte cariche pubbliche. Notaio bassanese doveva essere uno dei due "Sindici", tutti
i Giudici, i quattro Consoli, almeno uno dei tre Stimatori dei beni, il Cancelliere, almeno uno dei
quattro Revisori dei conti. Inoltre il "Gastaldio" del Collegio dei Notai destinava, ogni tre mesi, tre
notai per scrivere atti e sentenze per il Podestà, uno per i Giudici, per gli atti delle cause civili, uno
per l'ufficio "Maleficiorum", uno per i documenti del "Vignale", uno "pro officio custodiarum
terrae bassani et bullettarum bladie", uno per il Cassiere, uno per gli atti dei Giudici ed un altro per
gli atti degli "Justiciarii" (oltre che membri del Collegio Notarile dovevano essere cittadini
bassanesi "natione vel privilegio").
Nel 1492, a soddisfare una sentita esigenza cittadina, il Consiglio della Città dispose di affidare a
due Notai del Collegio Notarile l'incarico di raccogliere atti e registri, fino ad allora conservati dai
familiari del Notaio defunto (nell'Archivio del Comune, come si è visto, i notai depositavano solo
una copia).
La disposizione fu poi parzialmente revocata; tuttavia l'Archivio fu costituito e il Consiglio
cittadino decise di conservare gli armadi delle scritture notarili nella sala consiliare, in attesa di
costruire una cancelleria. Ma l'esigenza di perfezionare la conservazione degli originali e dei registri
dei Notai portò il Minor Consiglio, il 20 luglio 1603, a stabilire "che tutti li prothocolli de nodari
morti e che nel avvenir moriranno, siano in mano di chi si voglia persona, debbano, in termine di
giorni otto, esser presentati a quel nodaro che sarà per il magnifico Consiglio de' XXXII, ovvero
delli speciali Gastaldi e Deputati del Magnifico Collegio de Nodari deputato; et il simile debbano
far quelli nodari che hanno suoi, e de altri nodari, prothocolli e sono andati ad habitar in altri
territorii, sotto quelle pene che saranno imposte".
Il 28 dicembre 1608 il Consiglio, considerato che gli atti, in caso di Notai deceduti senza lasciare
eredi, continuavano ad essere dispersi, statuisce "che tutte le scritture pubbliche de nodari deffunti
che si possono avere sia in man de chi esser si voglia et che... moriranno non lassando heredi o
descendenti, che siano nodari pubblici del numero del Collegio dei Nodari di questa terra sian
immediate dalle mani di chi le havessero et siano poste nella cancelleria vecchia di detto Collegio,
ovvero in altro loco de esser da esso Collegio deputato et siano consignate al nodaro da esser
deputato per la custodia di esse scritture".
“Veduta di Bassano” Francesco e Leandro Da Ponte 1583-1630 ca. – (Bassano del Grappa,
Archivio Comunale, mappa inv.10)
Veduta della Città da ovest, così minuziosa e fedele da essere tuttora riferimento indispensabile per
ogni studio riguardante il centro storico di Bassano
Napoleone - gli Austriaci - lo Stato Italiano
Nell'instabile periodo tra il 1797 (fine della Repubblica di Venezia) e il 1813 (definitiva
instaurazione del Governo Austriaco che durò fino al 1866), al governo del Veneto si
avvicendarono due volte, nell'ordine, i Francesi e gli Austriaci. Bassano, salvi brevi periodi
temporanei, perde lo status di "provincia" che aveva mantenuto con i Veneziani e il Bassanese viene
unito dapprima con Vicenza nel "distretto del Vicentino e Bassanese", quindi con Treviso, nel
Dipartimento del Tagliamento, del quale costituisce un Distretto. Il 22.10.1807 il Distretto di
Bassano passa nel Dipartimento del Bacchiglione, con Vicenza, unione che verrà mantenuta con gli
Austriaci e, dopo il 1866, con l'annessione all'Italia.
Forse per compensare la soppressione della plurisecolare indipendenza di Bassano, riconoscendo
alla medesima lo stesso titolo spettante alle città capoluogo di provincia, i Francesi, il 30.3.1806,
eressero Bassano in "Ducato Gran Feudo" (titolo spettante, per il resto del Veneto, solo a Padova,
Vicenza, Treviso, Rovigo, Belluno e che è ancora testimoniato dalla corona ducale sovrapposta allo
stemma di Bassano) e gli Austriaci, il 27.6.1816, riconobbero a Bassano il titolo di "Città Regia",
che spettava esclusivamente ai capoluoghi di Provincia.
Se però, da un lato, Bassano mantenne i titoli, il rango, delle città rimaste capoluogo di Provincia,
dal punto di vista effettivo l'accorpamento del Bassanese con un territorio più ampio, con il governo
provinciale altrove, comportò una riduzione della sua autonomia.
I mutamenti amministrativi di cui sopra si fecero sentire, nell'ambito della riforma organica del
notariato e degli archivi dell'epoca Napoleonica, anche sul Collegio notarile e sull'Archivio
bassanesi (attentamente analizzati in "La riforma napoleonica del notariato e l'archivio notarile
sussidiario di Bassano" - Giovanni Marcadella), che si trovarono quindi ora nel Dipartimento del
Tagliamento ora in quello del Bacchiglione, mantenendo comunque quasi sempre a Bassano un
archivio sussidiario (come nel decreto di Eugenio Napoleone del 4.9.1806, nel quale sono previste,
per il Dipartimento del Tagliamento, un archivio generale, in Treviso, ed uno sussidiario, in
Bassano), dal quale deriva l'attuale sezione di Bassano dell'Archivio di Stato, importante istituzione
cittadina, perchè, nonostante la cessazione dell'autonomia del Collegio Notarile, ha consentito la
continuità nella conservazione in Città della maggior parte degli atti notarili dei secoli precedenti,
(una parte di essi è rimasta nell'archivio di Vicenza) e moltissimi altri documenti cittadini.
Nel 1806 la storia del Collegio si incrocia ancora con quella della Chiesa di San Giovanni (dove,
come detto, era posto l'altare di San Giovanni appartenente al Collegio Notarile) e del suo
monastero, quando l'Archivio di Bassano, previsto dalla riforma napoleonica, viene posto in una
parte del monastero di San Giovanni (soppresso sempre nel 1806, con passaggio al Demanio degli
immobili relativi) a sud della rifabbricata chiesa di San Giovanni (che intanto aveva assunto
l'odierno aspetto), con accesso da contrà Borghetti, l'attuale via Marinali.
Per alcuni anni (tra il 1807 ed il 1812) non vi fu neppure coincidenza tra la suddivisione territoriale
amministrativa e quella giudiziaria (e quindi notarile), per cui mentre il Distretto di Bassano
apparteneva già al Dipartimento del Bacchiglione, il Distretto notarile e l'Archivio rimasero per
alcuni anni nel Dipartimento del Tagliamento.
Un altro significativo ridimensionamento fu subito dal Bassanese con la soppressione del Tribunale
di Bassano, a seguito della riorganizzazione giudiziaria del 1818, che mantenne i Tribunali solo nei
capoluoghi di Provincia, istituendo altrove, come a Bassano, le Preture. L'Archivio Notarile di
Bassano fu però mantenuto su richiesta del Consiglio Comunale, che si accollò le spese di
mantenimento, e degli stessi Notai.
Nel 1871 Bassano tornò però di nuovo ad essere sede di Tribunale e venne addirittura ricostituito il
Collegio Notarile autonomo, che tuttavia durò solo fino al 1879, quando venne definitivamente
riunito con quello di Vicenza.
Antichi sigilli di Notai del Bassanese, relativi al periodo storico che riguarda l’ultima fase della
Repubblica di Venezia e la riorganizzazione dei Collegi Notarili ad opera dei Francesi e degli
Austriaci. Su gentile concessione dell’Archivio Notarile distrettuale di Vicenza
I sigilli riprodotti si riferiscono ai Notai di seguito indicati, nel rispettivo ordine, (da sinistra verso
destra, per righe orizzontali) precisandosi che l’anno indicato si riferisce a quello del deposito del
sigillo presso l’Archivio Notarile e quindi alla cessazione dell’attività del Notaio:
Bortolo Lucadello, Notaio in Bassano, 1754;
Modesto Pietro Etro, Notaio in Solagna, 1844;
Giacomo Benacchio, Notaio in San Nazario, 1843;
Giuseppe Giacomo Ferrazzi, Notaio in Cartigliano;
Giacomo Benacchio, Notaio in Bassano, 1843;
Vettore Tattara, Notaio in Bassano, 1851;
Marcantonio Lugo, Notaio in Bassano, 1809;
Lorenzo Colonna, Notaio in Bassano, 1718;
Tiberio Roberti, Notaio in Bassano, 1813;
Andrea Viero, Notaio in Bassano, 1820;
Gianmaria Sale, Notaio in Bassano, 1808;
Michiel Ferrazzi, Notaio in Cartigliano;
Giacomo Trivellini, Notaio in Bassano, 1843;
Pietro Etro, Notaio in Solagna, 1815;
Orazio Lugo, Notaio in Bassano, 1839.
Le insegne, il Patrono
Nonostante la mole di atti notarili e di altri documenti cittadini esistente presso l'Archivio di
Bassano ed il Museo Civico non ci è oggi noto quale fosse lo stemma <> del Collegio bassanese,
ma non dobbiamo disperare...
I Notai del Bassanese e di Marostica, (attualmente rientranti, con l'altopiano di Asiago, nella
cicoscrizione del Tribunale di Bassano) hanno comunque adottato, nel 2005, come loro insegna,
con il consenso del proprietario, signor Fontana Giovanni, e registrandolo, l'unico esemplare
esistente delle bandiere che garrivano al vento sulle torri di Bassano ai tempi della Serenissima,
come si ricava dalla presenza del leone di S.Marco agli angoli della bandiera e dalla forma della
stessa, uguale a quella della Repubblica di Venezia. Come mai questa scelta? Perchè quella
bandiera, attualmente in restauro presso il Museo Civico di Bassano, è una di quelle che furono
ammainate nel 1797,quando, con la caduta di Venezia, Bassano e il suo Collegio notarile si
avviarono al tramonto della loro autonomia. Essa è stata scelta, quindi, come simbolo dell'antica
autonomia della Città e del Collegio Notarile, non certo, però, per rivendicarla ancora, giacchè
l'attuale riunione con il Distretto di Vicenza è evidentemente felice e logica, ma per conservare la
memoria storica di una importante istituzione cittadina, da ambientare nella passata realtà storica di
Bassano, così diversa, nonostante la breve distanza, da quella di Vicenza. Infatti, come detto,
Vicenza potè esercitare dei diritti su Bassano solo tra il 1175 e il 1194, e avere la protezione su di
essa tra il 1260 ed il 1268. Per il resto la storia vide Vicenza e Bassano come città rivali, con guerre,
battaglie e devastazioni frequenti. Solo con Venezia, e quindi dai primi anni del 1400, le due Città,
pur tra loro autonome, fecero parte dello stesso stato e cessarono finalmente le ostilità. Lo stemma
del "Collegium notariorum Baxani" occupa il campo inferiore dello scudo troncato che racchiude lo
stemma del Collegio Notarile dei Distretti Riuniti di Vicenza e Bassano. Il campo superiore dello
scudo è invece occupato dall'antico stemma del Collegio Notarile di Vicenza. L'autonomia del
Collegio Notarile di Bassano e la diversa storia delle due Città si riscontrano anche nella scelta del
Patrono dei Notai Bassanesi, perchè dalla notizia già riportata (nel paragrafo riguardante il periodo
Veneziano) sull'altare di San Giovanni, nell'omonima chiesa, possiamo ricavare che il Collegio
Notarile della Città avesse scelto, come Santo Protettore, proprio San Giovanni Battista.
La Chiesa di San Giovanni, eretta nel 1308, ampiamente rimaneggiata attorno alla metà del 1400 (in
alcune fonti essa risulta "quasi ricostruita" in tale periodo), fu poi completamente ricostruita tra il
1747 e la fine del 1700.
Dell'antica chiesa sono sopravvissute alcune opere d'arte. Tra esse, con riferimento all'altare di San
Giovanni, mantenuto dal Collegio Notarile di Bassano, è giunto fino a noi il dossale in terracotta
dipinta, raffigurante il Battesimo di Cristo, con gli angeli ed i profeti Davide ed Isaia.
Esso "venne eseguito nel 1474 dal modellatore Giovanni de' Fondulis di origine cremasca ma attivo
a Padova a partire dalla metà del Quattrocento. Era stato commissionato dalla Città di Bassano
come altare maggiore della ricostruita chiesa di San Giovanni e venne collocato in loco nel gennaio
1475. Nella prima metà del XVIII secolo fu collocato in sagrestia e nel 1879 venne restaurato e
ridipinto dal pittore bassanese Giovanni Volpato. Dagli anni '70 il dossale è stato trasferito nel
Museo di Bassano e sottoposto a restauro negli anni '90" (dssa Giuliana Ericani, Direttrice del
Museo di Bassano)
Stendardo di Bassano in epoca veneziana. Attualmente stemma dei Notai del Distretto di
Bassano, di proprietà privata, in comodato al Museo di Bassano
Giovanni de Fondulis, Battesimo di Gesù (Bassano del Grappa, Museo Civico)