NOTIZIE DA GIORNALI E WEB
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NEWSLETTER DEL 05/03/2014 NEWS, RASSEGNA STAMPA, LEGGI E SENTENZE NOTIZIE DA GIORNALI E WEB 1) DERIVATI: LA BANCA NON INFORMO’ SUI RISCHI. IL GIUDICE: CONTRATTO ANNULLATO! Fonte “Messaggero Veneto” del 19/02/14 Udine, dichiarata la risoluzione di un contratto di swap per «inadempimento degli obblighi» verso il cliente. L’avvocato: «Operazione inadeguata e lui non lo sapeva, salvati oltre 500 mila euro». UDINE. Gli avevano proposto di sottoscrivere un contratto di assicurazione, in grado di garantirlo dai rischi economici connessi al mutuo milionario che gli era stato concesso l’anno prima. E, nell’accordo quadro che aveva preceduto la stipula dell’operazione, gli avevano fatto dichiarare di essere in possesso di una specifica competenza in materia di strumenti finanziari. Il contratto - un Interest rate swap -, però, aveva finito per ritorcersi contro i suoi stessi interessi, generando debiti nei confronti della banca per un ammontare (aggiornato a oggi) pari a più di 283 mila euro. Tutti soldi che l’istituto di credito gli aveva puntualmente addebitato - e ai quali nel tempo erano andati sommandosi i circa 246 mila euro corrispondenti al valore negativo dello swap -, proprio in forza di quel rapporto contrattuale e dell’andamento negativo che l’operazione aveva imboccato. Succedeva tra il 2006 e il 2007. Finito davanti al giudice civile di Udine, il caso si è risolto in questi giorni, con sentenza favorevole al cliente, che ha ottenuto la risoluzione del contratto «per inadempimento degli obblighi di comportamento» da parte della banca. La consulenza sui contratti Sul punto, è stata la consulenza tecnica affidata dal giudice ad indicare come «adeguato» al profilo del cliente il primo contratto e «anomalo» rispetto allo scopo dell’operazione l’inserimento della “barriera” nel secondo. «Con questa clausola - è stato evidenziato - il cliente avrebbe perso la copertura proprio nel caso più negativo di un significativo incremento dei tassi d’interesse». Da qui, la censura del magistrato. 2 NEWSLETTER DEL 05/03/2014 «La seconda operazione - scrive il giudice nella sentenza - fu del tutto inutile e anzi dannosa. E questo evidenzia il palese conflitto di interessi, non segnalato, in cui versava la banca, posto che alla diminuita protezione del cliente si perveniva mediante una proporzionale riduzione del rischio assunto proprio dalla banca». 2) USURA, BANCARI A PROCESSO La procura: interessi usurari sui debiti dell’azienda in crisi Fonte “Corriere del Veneto” del 20/02/14 ROVIGO — Usura. E’ da questa pesante accusa che dovranno difendersi, in udienza preliminare in maggio, due ex direttori di banca al termine delle indagini della Procura di Rovigo. Per l’accusa i due funzionari avrebbero applicato tassi di interesse superiori a quelli fissati in tema d’usura ai conti correnti di una Società in nome collettivo di Adria attiva nel settore immobiliare ed edile, che è stata dichiarata fallita dal tribunale di Rovigo proprio nell’aprile del 2011. Ad aggravare la posizione dei due funzionari, sempre secondo il castello accusatorio, c’è l’aver agito nell’ambito dell’attività bancaria, e aver commesso il reato nei confronti di un imprenditore in stato di bisogno. Secondo la Procura, poi, i due funzionari avrebbero richiesto in garanzia proprietà immobiliari alla Snc adriese attraverso l’accensione di mutui fondiari - di natura immobiliare - e chirografari - un impegno scritto del debitore con l’istituto di credito dal 2006 al 2009. Imputando al comportamento dei due direttori di banca larga parte della responsabilità per il fallimento, gli imprenditori hanno presentato un esposto in Procura. Gli accertamenti svolti dagli inquirenti, attraverso una perizia tecnica, hanno spinto gli inquirenti a considerare come effettivamente sussistente l’ipotesi di usura e ad arrivare a chiedere il rinvio a giudizio. 3) MACERATA, AZIENDA VINCE CONTRO LA BANCA Il giudice: “Tassi usurari” e la banca restituisce 88 mila euro Fonte “Il Messaggero” del 28/02/14 TOLENTINO. Ottantottomila euro. A tanto ammonta la cifra che una banca aveva chiesto ad una azienda della provincia di Macerata in più rispetto a quello che in realtà avrebbe dovuto restituire. Si tratta di «tassi usurai», che avevano fatto impennare la pendenza economica della ditta nei confronti dell'istituto di credito. Sono sempre di più le aziende e i privati che finiscono ingoiati dai debiti nei confronti delle banche, ma da qualche tempo a questa parte si è squarciato il velo che copriva le ragioni di tante situazioni difficili e di tanti casi di indebitamento. La cosiddetta «usura bancaria» è venuta alla ribalta di recente in conseguenza della sentenza 350 del 9 gennaio 2013 della Corte di Cassazione, che ha previsto in tema 3 NEWSLETTER DEL 05/03/2014 di mutui la nullità del contratto laddove ci siano fenomeni di usura. «Ad una azienda di Macerata una banca aveva chiesto di rientrare per 191 mila euro. Il titolare si è rivolto a me e subito abbiamo chiesto una perizia tecnico contabile. Abbiamo fatto opposizione al decreto ingiuntivo e al termine di questa causa, davanti al Tribunale di Macerata, il consulente tecnico nominato dal giudice ha verificato che ben 88mila euro di questi 191 che la banca pretendeva in restituzione non erano dovuti proprio perché il conto era in usura. Non è infrequente verificare degli sforamenti del tasso soia anche del cento per cento del tasso di interesse massimo». L'azienda ha dovuto restituire quindi solo 103mila euro. 4) LE BANCHE INIZIANO A TREMARE Gli emblematici casi di Padova e Frosinone. Fonte “QuiEuropa.it” Nel Sottobosco dell'Usura Bancaria Lo scorso 24 Settembre a Roma – malgrado la solita censura mediatica di carta stampata e tv di regime, in un Paese come l'Italia che sprofonda nell'oceano dell'usurocrazia e del debito indotto, col pretesto della "crisi", ha avuto luogo, la prima manifestazione nazionale contro la criminalità economico-finanziaria e giudiziaria. Tra i temi affrontati e denunciati la lotta comune all'usurocrazia e la costituzione di una consulta nazionale antiusura. Ciò anche sulla scia di un fenomeno non meno grave dell'usura indiretta o da debito pubblico gonfiato (a suon di spread e Target2): l'usurocrazia bancaria diretta. Molti, in merito, sono ad oggi i casi esaminati e le controversie aperte contro istituti bancari in palese posizione di abuso. E non si parla delle solite e paradossali strette sul credito (credit crunch) favorite ed indotte dall'innalzamento ad hoc (votato con la complicità dello stesso Europarlamento) dei coefficienti bancari di riserva patrimoniale, con l'alibi fittizio della "crisi", ma anche di veri e propri casi ben mascherati di usura propriamente detta. Ecco, di seguito, alcuni degli ultimi casi più eclatanti, nei quali lo strapotere bancario ha tuttavia trovato – finalmente – "pane per i propri aguzzi denti". I Casi di Padova e Frosinone Padova - Di recente, il titolare di una ditta si era visto esecutare da una Banca Veneta per circa un milione di euro. Da una verifica contabile, però, risultò che la Banca aveva incamerato indebitamente quasi un milione e quattrocentomila euro, dei quali, oltre seicentocinquantamila euro a titolo di usura. Quindi l'imprenditore comprese che non era Lui il debitore e che il mutuo ipotecario (che la banca gli impose di sottoscrivere qualche anno prima, per chiudere precedenti esposizioni chirografarie in conto corrente) non si sarebbe dovuto nemmeno accendere. Scoprì anche che detto mutuo era in usura pattizia. 4 NEWSLETTER DEL 05/03/2014 Salerno – Usura Bancaria – Oltre 100 bancari rinviati a giudizio Salerno – Numerosi casi di usura sono stati ad oggi presentati all'attenzione della Procura di Salerno. Numerosi, come vedremo, i rinvii a giudizio decisi. Ecco alcuni dei casi più emblematici. 1) Nell’autunno del 2011, hanno avuto inizio due processi a carico di oltre cinquanta persone (amministratori e dirigenti / funzionari di banche) per violazione dell’art. 644 c.p. terzo comma (seconda parte). Quarantacinque sono stati imputati nel caso D’Angelo, in cui il sostituto procuratore (dr.Senatore) ha chiesto ed ottenuto dal GUP (dr.ssa Lerose), il rinvio a giudizio di amministratori e dirigenti di tre banche(Banca Popolare di Bari, Banca Popolare della Penisola Sorrentina e BCC Scafati) che avevano chiesto / preteso il pagamento di tassi “sproporzionati” ad un’impresa edile; l’indagine, che in un primo momento il GIP aveva rinviato al PM, è terminata nella primavera del 2011 e nell’udienza preliminare, tenutasi nel mese di maggio, il GUP ha rinviato a giudizio i vertici di tre istituti di credito. Il Caso D'Alessio Il secondo clamoroso caso in esame, verificatosi nella città campana, ha riguardato altrisette dirigenti bancari (un direttore di filiale e sei funzionari) coinvolti poi nel "caso D’Alessio", relativo ad un’impresa informatica che ha denunciato la sproporzione, nei rapporti di finanziamento con Banca Intesa, tra il capitale avuto in prestito ed i costi sopportati; dopo le indagini condotte dalla Gdf, il GUP (sempre la dr.ssa Lerose), su richiesta del PM (dr. Senatore), ha proceduto al rinvio a giudizio degli indagati; 3) Nell'aprile del 2012 nel Tribunale di Salerno il gup (dott.ssa Verderosa) manda alla sbarra due direttori di filiale della Banca di Roma/Unicredit; I casi Carucci e Alimentari S.P.A. A novembre 2012 nel Tribunale di Salerno il GIP (dr.ssa Mancini), accogliendo la richiesta del PM (dr. Senatore), rinvia a giudizio ventidue persone: venti componenti dei consigli di amministrazione e due direttori generali della BCC di Capaccio tra il 1996 ed il 2005, per avere praticato tassi usurai nei prestiti ad un commerciante della zona che per l’usura bancaria era caduto nella rete di usurai comuni (caso Carucci), cui prima udienza si è tenuta già ad aprile 2013. 5) Nel Dicembre 2012, ancora il GIP del Tribunale di Salerno (dr. De Filippis) ha respinto la richiesta di archiviazione del PM per ventitre tra amministratori e funzionari indagati e accogliendo le osservazioni della parte offesa, ha disposto nuovi accertamenti sugli abusi delle banche (tra cui Banco Napoli / Intesa e Carime, gruppo Ubibanca), che avrebbero portato al fallimento un’azienda di Nola (la “Alimentari srl”); in questo caso la denuncia alla magistratura è stata presentata non dall’imprenditore, ma dal curatore fallimentare che imputa alle banche la causa del fallimento. Nella successiva udienza preliminare il GIP ha nuovamente respinto la richiesta di archiviazione, ma ha prosciolto cinque accusati, in quanto è risultato che all’epoca del fatto lavoravano in istituti non coinvolti nell’inchiesta ed ha ordinato ulteriori indagini con eventuale sostituzione del c.t.. 5 NEWSLETTER DEL 05/03/2014 Alla sbarra funzionari di 7 banche Nel gennaio 2013 alcuni dipendenti di Unicredit sono stati rinviati a giudizio per usura aggravata dal GUP (dr. De Filippis), su richiesta del PM (dr.ssa Guglielmotti): il reato viene contestato sull’erogazione, nei confronti di un’impresa, di un mutuo di 600 milioni di lire, nel 1996. In sintesi, dunque, a Salerno, nel 2013, sono a giudizio per usura bancaria, in cinque processi (casi D’Angelo, D’Alessio, Carucci, Alimentari), oltre cento persone tra amministratori e funzionari di sette banche (Unicredit, Banca Intesa, Popolare Bari, Popolare Penisola Sorrentina, BCC Scafati, BCC di Capaccio, Carime / UBI Banca). Notizie, queste, silenziate dai grandi media, ma che provano due cose: l'esistenza di reati fatti spesso e volentieri alla luce del sole, o meglio sotto una cappa di apparente legalità e normalità; la prova che le banche non sono mostri invincibili ed onnipotenti, ma attori del sistema – spesso e volentieri, come noto, collusi con lo stesso – che possono essere messi a bada. E' ora di alzare la testa! E come vedete qualcosa si muove. 5) ANATOCISMO L’IMPRESA BANCARIO: LA PERIZIA SALVA Fonte “La nuova provincia.it” In questi giorni la crisi di importanti gruppi bancari italiani, hanno conquistato l’attenzione di tutti gli osservatori. Attenzione però perché rischia di accadere qualcosa di grave: si parla dei problemi delle banche e ci si dimentica dei problemi dei clienti delle banche. I giornali tutti i giorni dovrebbero parlare di come il sistema creditizio fa morire le piccole e medie imprese. Ogni bravo osservatore, economico e politico, dovrebbe evidenziare come anche nelle aule di Tribunale non sempre i diritti delle imprese sono tutelati a pari livello rispetto a quello dei forti poteri. Migliaia di imprenditori vedono fallire il sogno di una vita a causa di anomalie nei rapporti con le banche. Per ogni impresa che muore, decine di famiglie sono sul lastrico. Non farà forse notizia se presa singolarmente, ma è lo stato dei fatti e non può più essere ignorato perché l’economia produttiva delle piccole e medie imprese sono la colonna portante dell’ economia nazionale. La questione è ovviamente molto complicata e tecnica. Ma il principio stabilito rispetto a tale problematica è riconosciuto in tutti i Tribunali così come in occasione di conciliazione stragiudiziale con gli Istituti. Un’impresa mediamente affidata , in diversi anni di rapporto, spesso matura un vero e proprio “tesoretto” nascosto all’interno del proprio conto corrente e recuperabile se e soltanto se, viene fatta opposizione all’Istituto. Non denunciare significa far prescrivere il diritto decennale al ripristino di condizioni a norma di legge. Mentre le imprese crollano sotto le anomalie del sistema creditizio nessuno grida ad uno scandalo perpetrato negli anni. Una cosa è chiara: se non è l’imprenditore a 6 NEWSLETTER DEL 05/03/2014 verificare il proprio contratto ed il proprio rapporto ed opporsi all’Istituto, ad oggi, nessuna realtà pubblica è in grado di sostenerlo. Le leggi ci sono, devono essere fatte applicare e fatte rispettare. Probabilmente il significato della parola ANATOCISMO è poco noto ai più e non sono certo sconosciuti gli effetti conseguenti che sempre più frequentemente disegnano le sorti di imprenditori, aziende in difficoltà e di coloro i quali richiedono fidi e finanziamenti per fare impresa o più semplicemente per realizzare i propri sogni ("Le Iene" di Italia 1 avevano realizzato una video inchiesta). In poche parole stiamo parlando di una pratica oramai consueta e diffusa che in questa sede vogliamo definire, forse con troppo garbo, "furbetta" e che prevede il calcolo degli interessi sugli interessi. Pratica che, neanche troppo alla lunga, finisce per strozzare e rovinare intere esistenze. Di tutto ciò la cronaca riporta quotidianamente storie drammatiche intrecciate di fallimenti professionali e personali. I problemi e le criticità del meccanismo appena delineato, emergono immediatamente solo se si pensa alla posizione dominante delle banche rispetto ai clienti, i quali non hanno alcun potere di determinare le condizioni contrattuali potendo unicamente accettare le clausole, troppo spesso di difficile interpretazione, già predisposte dall’istituto di credito e inserite in moduli o formulari prestampati, formulari ai più incomprensibili. Moltissimi sono, infatti, i falsi obblighi imposti e inventati dalle banche unicamente indirizzati a caricare di eccessivi oneri, illegali e sanzionabili, i clienti già fortemente segnati dalla crisi economica. Quante volte ci è stato detto che determinate sanzioni sono a nostro carico, che gli interessi vanno pagati pena la perdita della casa o, ancora, che è obbligatorio stipulare un contratto di conto corrente per poter pagare le rate di un finanziamento o del mutuo e che qualora non si stipulasse la polizza assicurativa imposta dalla banca non si potrà accedere al mutuo? O peggio ancora dover sottoscrivere un mutuo per dover estinguere un precedente debito già in essere con la banca - un nuovo debito per pagare un altro debito - La risposta è scontata: troppe! Il risultato di questi comportamenti poco etici è sempre più spesso il fallimento delle imprese, strozzate da debiti che magicamente lievitano con proporzione geometrica e ovviamente la povertà degli individui, ormai incapaci di produrre risparmi e costretti a ricorrere, obtorto collo, al finanziamento, un vortice senza fine. Ebbene quando sorge il sospetto che ci si trovi di fronte al comportamento scorretto di una banca, che ha cagionato un danno economico, occorre innanzitutto verificare effettivamente di essere stati vittime di un comportamento fraudolento, e poi tutelarsi e chiedere, con gli strumenti che il diritto ci fornisce, la restituzione degli importi ingiustamente versati, o incamerati dall’istituto di credito, oltre ovviamente al risarcimento del danno patito a seguito di tali condotte. 7 NEWSLETTER DEL 05/03/2014 6) LA BANCA DEVE PRODURRE TUTTI GLI ESTRATTI CONTO OLTRE I 10 ANNI SUI RAPPORTI ACCESI Fonte “Lagoccia.eu” del 01/02/14 Quando viene contestata la pattuizione degli interessi ultralegali, la Banca ha l'onere di produrre in giudizio tutti gli estratti conto del relativo rapporto, a partire dall'apertura del conto, anche se vengono superati i dieci anni di durata dello stesso. Era il caso dell'opposizione a decreto ingiuntivo proposta contro la Banca di Roma dal debitore principale e dal fideiussore, che avevano contestato l'immotivata revoca del fido nonché l'illegittima capitalizzazione trimestrale degli interessi. Soccombente in primo grado per insufficienza probatoria (erano stati prodotti solo gli estratti conto di brevi periodi di tempo) la Banca aveva appellato, ma senza successo, la decisione del Tribunale, eccependo una sorta di "limitazione" dell'onere probatorio posto a carico dell'istituto, non essendovi l'obbligo di conservare i documenti oltre i 10 anni dalla loro emissione. La Corte di Cassazione, invece, con la sentenza 18540/2013, uniformandosi alle argomentazioni della Corte d'Appello capitolina, ha chiaramente ribadito che la produzione degli estratti conto relativi ad un arco temporale più breve selezionato arbitrariamente dalla Banca deve ritenersi in toto inidonea ad assolvere l'onus probandi posto a carico della stessa. Specificano i Giudici di Legittimità, infatti, che la previsione di un arco temporale lungo per la conservazione dei documenti – i famosi 10 anni - non può essere interpretata come un affievolimento dell'onere posto a carico della banca stessa di dimostrare il credito. Questo perché la contestazione relativa all'illegittima capitalizzazione degli interessi determina la necessità di verificare fin dall’inizio del rapporto l'esistenza e l'applicazione della previsione negoziale invalida. L'istituto dunque è tenuto a produrre gli estratti conto a partire dall'apertura del conto corrente, anche oltre il decennio, perché non si può confondere l’onere di conservazione della documentazione contabile con quello di prova del proprio credito, soprattutto quando le contestazioni del debitore riguardano l'intera durata del rapporto. 7) L’UE SOSPETTA AIUTO DI STATO ALLE BANCHE NEL DECRETO BANKITALIA (ma va? ndr) Fonte “Soldiblog.it” del 28/02/14 La Commissione Europea ha inviato una lettera al ministero dell'Economia italiano per chiedere delucidazioni sul decreto relativo alla rivalutazione delle quote della Banca d'Italia. Il decreto legge del 30 novembre 2013 con cui è stata disposta la rivalutazione delle quote della Banca d’Italia è sotto la lente d’ingrandimento della Commissione Ue che si preoccupa della possibilità che esso possa comportare degli aiuti di Stato agli istituti di credito. per questo da Bruxelles è partita una lettera indirizzata al ministero dell’Economia, che nel frattempo ha cambiato “padrone”. Intanto la Banca Centrale Europea e la European Banking Authority in questo periodo stanno sottoponendo le grandi banche italiane a un esame relativo alla qualità e alla 8 NEWSLETTER DEL 05/03/2014 tenuta dei loro bilanci. A questi controlli si aggiungeranno dunque altri relativi al possibile aiuto che gli istituti di credito possono ricevere come conseguenza del decreto di rivalutazione delle quote della Banca d’Italia. A spingere l’antitrust Ue a chiedere spiegazioni potrebbero essere state le banche straniere che sono attive anche in Italia e non vedono di buon occhio il trattamento fiscale che gli azionisti italiani della Banca d’Italia ottengono proprio grazie al decreto messo sotto accusa. Se dovesse essere confermato l’aiuto di Stato, il provvedimento andrebbe interamente riscritto dal nuovo governo Renzi che eredita dunque da Letta una patata bollente dal punto di vista politico e finanziario. Dal ministero dell’Economia si è saputo solo che l’attuale ministro Pier Carlo Padoan sta “valutando la missiva” che per ora contiene solo richieste di chiarimenti e non innesca un vero e proprio procedimento contro l’Italia. Nelle scorse settimane il deputato del Parlamento Europeo Niccolò Rinaldi dell’Idv aveva presentanti un ricorso su cui si sono messi all’opera i tecnici che collaborano con il responsabile della concorrenza Joaquin Almunia e che stanno cercando di capire se la rivalutazione delle quote di Bankitalia da 300 milioni a 7,5 miliardi nasconde aiuti per le banche italiane che detengono partecipazioni al di sopra del 3% del capitale e che dunque otterrebbero significativi guadagni dalla cessione delle quote rivalutate. I dubbi riguardano anche la norma secondo la quale la Banca d’Italia può riacquistare le quote dalle banche e la norma sulla distribuzione delle riserve di Bankitalia alle banche azioniste sotto forma di dividendi. Contact UNA s.r.l. Gestione Rapporti Finanziari Via Mario del Monaco, 19 – 61121 Pesaro (PU) Tel. 0721.1540926 - Fax 0721.1836912 Follow us https://itit.facebook.com/UnaSrlGestioneRapportiFinanziari www.unasrl.it 9