50 sfumature di passione

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50 sfumature di passione
PROVE TECNICHE
MONOCHROM
50 sfumature di passione
La Leica MM, che registra solo in bianco e nero, ad onta delle
previsioni, è in realtà una fotocamera eccezionale sotto molti
aspetti: gamma dinamica, potere di risoluzione, rendimento
ad alte sensibilità, e così via. E' un apparecchio fotografico
che rende al contempo omaggio all'ingegneria, alla capacità
di fabbricazione e, perché no, alla bellezza. Un'idea veramente
frutto d'ispirazione. L’abbiamo provata insieme a Riccardo
Improta, che ci racconta le sue impressioni…
di Mattia Baldi e Riccardo Improta
70 fotografare | aprile 2015
Il nome, finalmente, viene
svelato... Non Leica M9-M, come
qualcuno aveva anticipato, ma
Leica M Monochrom (senza la
"e", perché in tedesco non c'è). E'
il 10 maggio del 2012 e la
presentazione ufficiale alla
stampa la Leitz/Leica la fa a
Berlino. La fotocamera sarà in
realtà disponibile al pubblico a
fine luglio successivo, ad esempio
al Leica Store di Washington. Si
tratta della prima fotocamera
digitale full-frame in bianco e
nero al mondo, in pratica una
versione in bianco e nero della
M9. Non compare il caratteristico
bollino rosso di Leica. Il costo, si
dice, si aggirerà sui 7.950 dollari,
solo corpo, naturalmente. La MM
offre una nitidezza maggiore e
una gamma dinamica più ampia
delle consorelle...pancromatiche!
La macchina, infatti, non richiede
nessun algoritmo di
demosaicizzazione e questo
permette di ricostruire in bianco
e nero un'immagine a colori
partendo dai dati grezzi del
sensore. Al contrario di quello
che succede nelle macchine
fotografiche digitali provviste di
matrice di Bayer come filtro dei
colori. Una scelta, comunque
coraggiosa e controcorrente, che
solo un marchio come Leica può
permettersi. La casa di Wetzlar
sostiene infatti che la nuova
fotocamera monocromatica offre
immagini più nitide del 100%
rispetto alle immagini
monocromatiche provenienti da
una fotocamera con un sensore a
colori con un ugual numero di
megapixel. La macchina viene
presentata alla Photokina 2012
da Jesko von Oeynhausen,
product manager delle Leica a
telemetro. Jesko dichiara che vi è
una percezione tra alcuni
fotografi che la serie M fino ad
ora è stata una linea di prodotto
volutamente antiquato e che le
nuove funzionalità delle Leica M
dimostrano che queste
limitazioni sono oramai superate.
E poi si dilunga sulla nuova
Monochrom, davvero una
rivoluzione per il sistema M,
soprattutto considerando la
particolare fidelizzazione della
clientela Leica verso la fotografia
tradizionale, che, con questa
fotocamera, diventa digitale a
tutti gli effetti. D'altronde,
aggiungiamo noi, bisogna tenere
ben presente che, in realtà,
all'inizio della storia della
fotografia l'invenzione è stata
proprio quella, ossia l'invenzione
di una cosa che non c'era:
l'invenzione proprio
dell'immagine in bianco e nero a
scala dei grigi. La nuova
fotocamera monocromatica è
anche in grado di modificare
l'immagine catturata per
applicare tre effetti cromatici
(seppia, toni freddi e selenio).
Tutto quello che gli utenti devono
fare è solo salvare l'immagine in
formato JPEG e selezionare
l'effetto tonico desiderato:
semplice e comodo, senza
necessità di nessuna postelaborazione. La incredibile
nitidezza ottenuta è dovuta,
come dicevamo, alla mancanza di
una matrice di filtraggio del
colore, che permette di evitare il
processo di demosaicizzazione,
ma soprattutto che, in tal modo,
cattura per intero il vero valore di
luminanza di ciascun
fotosensore. La rimozione della
matrice di Bayer come filtro
colore significa in sostanza che
nessuna luce in entrata viene
filtrata, rendendo il sensore più
sensibile alla luce stessa, il che
spiega l'alta sensibilità nativa di
ben 320 ISO del sensore stesso.
Per consentire un preciso
controllo dei valori tonali, la Leica
M Monochrom offre sul display
un istogramma dei dati grezzi di
esposizione, i dati grezzi originali,
non trasformati e non modificati.
Questo permette la correzione
precisa e l'ottimizzazione delle
esposizioni. I file DNG possono
essere modificati utilizzando la
copia inclusa nel kit della
macchina di Photoshop
Lightroom. E' inclusa anche una
versione completa del software
di elaborazione mono Silver Efex
Pro 2, che supporta il software di
elaborazione in bianco e nero
delle immagini in bianco e nero.
Silver offre una collezione di
strumenti di camera oscura
digitale molto potenti per la
creazione di immagini in bianco e
nero di alta qualità. Silver Efex Pro
2 emula oltre 20 diversi tipi di
pellicole in bianco e nero per
ricreare la il sapore del classico
bianco e nero analogico.
L'emulazione di ogni tipo di film è
basata sull'analisi di molti rullini
del rispettivo tipo e garantisce
una perfetta riproduzione del
caratteristico aspetto di molti film
popolari, da ISO 32 a ISO 3200. q
La M Monochrom impiega un
nuovo sensore di formato 35
mm con risoluzione nativa di
18 megapixel. Registra
soltanto i veri valori di
luminanza, per cui fornisce
autentiche fotografie in
bianco e nero e, secondo
Leica, permette ai fotografi di
catturare immagini di
maggiore brillantezza,
superiore nitidezza,
migliorato contrasto e
risoluzione più fine di quanto
si ottenga dal medio formato.
aprile 2015 | fotografare 71
La prova
A sinistra: Fotocamera Leica
M Monochrom. JPG nativo
non modificato. Obiettivo
Summicron 35mm f/2
1/60sec f/2 ISO 1600,
viraggio tono freddo basso.
Oltre alla nitidezza ed alla
tipica grana Monochrom, in
questo scatto emerge bene
l'estesa gamma dinamica che
il sistema è in grado di offrire.
Riccardo Improta, fotografo
specializzato in Landscape &
Travel, esperto in colorimetria
digitale e consulente su software
di sviluppo RAW, della sua Leica
Monochrom ci ha detto:
Ne ho una da un anno e mezzo.
Faccio una premessa: nella
necessità di rendere il mio
personale passaggio da pellicola a
digitale il più continuativo
possibile ho approfondito nel
tempo il funzionamento e le
differenze tra sistemi a base
fisica (i sensori digitali) e gli altri,
quelli a base chimica (le pellicole
e i nostri occhi). Questo per
rintracciare un giusto approccio a
nuovi materiali in modalità
creative di qualità.
Sappiamo tutti del gap del mondo
digitale relativo all’immagine. Un
po’ più di tutti lo sa chi ha
pregressa esperienza in pellicola,
per questioni di sperimentazioni
visive. In digitale l’input e quasi
tutto l’output funzionano in RGB,
metodo che esige di disporre di 3
valori per descrivere un colore, le
cosiddette coordinate
colorimetriche di rosso (R), verde
(G) e blu (B). Abbreviando molto,
un sensore digitale registra un
solo valore per pixel, o meglio per
fotosito. Di fatto cattura solo
picchi di luminosità, e cioè quanta
luce lo colpisce in quel punto,
misura del tutto avulsa dalla
“Si viene catturati dalla sua
straordinaria qualità costruttiva.
Il RAW è veramente eccezionale.”
Fotocamera Leica M Monochrom. JPG nativo non modificato. Obiettivo Summicron 35mm f/2 1/15sec f/4 ISO
320. Viraggio tono freddo basso. La qualità espressa nel flusso tonale delle ombre ricorda la pellicola analogica,
uno dei vantaggi della mancanza di demosaicizzazione. Oltre al piacere di scattare a 1/15 a mano libera...
72 fotografare | aprile 2015
informazione colore. Con
ingegnosi accorgimenti, il Color
Filter Array presente in quasi tutti
i sensori riesce ad ottenere una
delle 3 coordinate colorimetriche
in fase di ripresa, il dato reale di
cattura. Le altre 2 necessarie
coordinate sono puro frutto di
calcolo, affidato ad algoritmi di
demosaicizzazione. In breve, in
un file digitale il 66,6%
dell’informazione colore è
ricavato (interpolato) da un
calcolo sul restante 33,3% (dato
reale). E non funziona mica male.
Per inciso, l’attuale ingegneria
software applicata sui firmware
delle fotocamere digitali ha del
mostruoso. Dov’e’ il gap? Nei toni
scuri, dove l’informazione è più’
scarsa. Un oggetto è percepito
come scuro perché riflette poca
luce, così come poca ne riflette
verso un sensore. Quindi, zone di
un sensore colpite da poca luce
registrano poca informazione che,
convertita in digitale, corrisponde
a numeri scarsi. Calcolare numeri
da numeri scarsi genera errori. Ce
lo ha insegnato il compianto Bruce
Fraser, uno dei padri del colore
digitale, formulando la frase
“expose to the right” (ossia:
“esponi sulla destra dell’
istogramma”). La premessa era
necessaria per descrivere meglio il
significato di questa sfida Leica. Il
coraggio di questo progetto è
stato nel by-passare il calcolo,
realizzando un sensore privo di
Color Filter Array, un sensore che
si limita a registrare il dato di
luminosità e che non ha bisogno
di alcun calcolo perché
Monochrom fa solo bianco e nero,
utilizzando il 100% del dato di
cattura, senza alcuna
demosaicizzazione. Il risultato è
un file pieno, privo di esitazioni,
che scende parametricamente a
zero (al nero) con una
progressione efficiente. In più, la
purezza della registrazione “senza
filtri” si esplica in una
sorprendente nitidezza. Tolto
anche il filtro passa basso, tra i
fotositi e la luce non resta che il
filtro IR (infrarosso). Al di là del
rilevante aspetto tecnico, il motivo
Fotocamera Leica
Monochrome.
JPG nativo non
modificato. Obiettivo
Summicron 35mm f/2
1/1000sec f/10 ISO
320 viraggio selenio.
Le sfumature tonali
nelle alte luci
risultano
sorprendenti, la resa
è estremamente
limpida.
Un’accoppiata otticasensore davvero
performante.
che mi ha spinto ad usare
Monochrom risiede nel tornare a
pensare “a pellicola”. Le elevate
prestazioni ed un raffinato sistema
di gestione delle funzionalità della
fotocamera permettono di
lavorare film-like. Credetemi, è un
bel ritrovarsi. Ci si può finalmente
concedere di lavorare
qualitativamente anche in JPG,
registrando file già belli e pronti,
decisamente validi. La macchina
ha un sensore da 18MP e, a
300DPI, stampi direttamente in
A3. Scorrendo il menù delle
impostazioni trovi ricercate
opzioni, quei “vizi” made in
Germany che fanno parte del
profilo Leica. Oltre alla possibilità
di impostare curve di viraggio (il
tono freddo personalmente mi
entusiasma), è possibile fissare la
percentuale di clipping
dell’istogramma, impostare un
range ISO AUTO (che funziona
egregiamente, visto che la
macchina sale di ISO con
sicurezza), associare
esposimetricamente anche tutte
le ottiche serie M prive dei
contatti a 6 bit, aprendo vasti
orizzonti di compatibilità. Tanti
progetti ottici Leica hanno fatto la
storia della fotografia e sono tutti,
tranne rare eccezioni, utilizzabili
su Monochrom. Fotografando in
RAW, o meglio in DNG, si
apprezza tutta la profondità del
grezzo che questa macchina è in
grado di offrire. Forse non tutti
sanno che, a differenza di altri
marchi, su Leica la pressione sul
pulsante di scatto è suddivisa in 3
step e non in 2. Si ha così a
disposizione un’ulteriore funzione
direttamente sul pulsante. La
modalità di impostazione
“Morbido” riduce la resistenza alla
pressione sul pulsante,
permettendo di scattare a tempi
più lenti. L’ impostazione
“Discreto” , invece, arma
l’otturatore solo al suo rilascio.
Tradotto: il motore dell’otturatore
ricarica solo quando rilasci il
pulsante di scatto. Praticamente
decidi tu quando farà rumore.
Utile, in situazioni in cui è
importante essere appunto
discreti. Il sistema di misurazione
esposimetrica, medio a
prevalenza centrale, ha il pregio di
leggere la luce al diaframma di
lavoro, misurandone la riflessione
da una lamella chiara della prima
tendina dell’otturatore. Affidabile,
e molto preciso. Il mirino è il
“solito” Leica, tanto luminoso. Ci
sono poi tante altre cose, ma
parliamo dell’uso in pratica.
Operativamente, disponi di una
fotocamera costruita allo stato
dell’arte, con materiali che la
rendono durevole negli anni e
soluzioni che, pur mantenendo
continuità con l’immagine storica
di questo brand, sono
sorprendentemente innovative.
Nel tempo, se si proviene da una
pressocchè esclusiva esperienza
su reflex, fare fotografia con una
macchina di questo tipo si
concretizza nello sviluppare un
istinto nuovo, diverso. Utilizzarla è
molto piacevole. In mano sta
molto bene e la usi con
immediatezza. E’ come guidare
una 4x4 con cambio manuale e
trazione permanente. Se vuoi
andare, lei ti ci porta. Ha un costo,
questo è un fatto
incontrovertibile, parecchio
elevato. Ma va anche considerato
che questa non è una fotocamera
di generazione, di quelle che fra
4/5 anni saranno sorpassate. E’ un
sistema a sé stante e con una
compatibilità Leica praticamene
universale, assolutamente sincero
nel mostrarti cosa, come e quanto
bene lo sa fare. La sensazione è
che non ti molla mai. E’ piccola e
discreta, con un “ruggito” che non
dimentichi. ■
Riccardo Improta è romano, classe
1965. Diplomato all’Istituto
Superiore di Fotografia di Roma, è
fotografo professionista da 25
anni. Tra i suoi clienti: Alitalia,
Condè Nast, ENI, Gruppo Editoriale
l’Espresso, ISTAT, Ministero Beni
Culturali, MIUR, Nouvelles
Frontiers, RAI, Trenitalia, White
Star. Si esprime principalmente in
fotografia Landscape & Travel, con
produzioni fotografiche realizzate
in tutto il mondo. Alla professione
associa il piacere di divulgare:
teoria e tecnica fotografica,
fotografia di paesaggio, fotografia
di viaggio, fotografia d’astrazione,
tecniche di post-produzione fineart in Photoshop. Collabora
stabilmente con diverse realtà
accademiche italiane e straniere.
Il suo progetto di ricerca sul
paesaggio “WideWorld”, orientato
a ritrarre le più spettacolari realtà
paesaggistiche del pianeta, muove
dalla volontà di sensibilizzare le
coscienze sulle inderogabili
tematiche ambientali. Con
l’ambizione di far appassionare
professionisti ed amatori al
paesaggio ed ai suoi significati,
dal 2008 organizza e conduce
personalmente workshop
fotografici. Alcune mete: Toscana,
Abruzzo, Sicilia, Irlanda, Islanda,
Namibia, Giordania, Cappadocia,
Isole Canarie, USA. Aggiorna con
continuità il proprio catalogo di
stampe fine art a tiratura limitata.
Per le sue produzioni e
l’educational riceve supporto
tecnico da: Leica, Manfrotto,
Millet, HPRC. Afferma: “La
fotografia di paesaggio racconta
luoghi distanti da chi la osserva e
vissuti da chi li ha immortalati,
momenti, congiunture. E’ l’arte
di saper far immedesimare chi la
guarda al suo interno e di
condurlo per mano alla scoperta
del tuo vedere. E del tuo sentire.”
www.riccardoimprota.com
[email protected]
www.facebook.com/sceniclandsc
apephotoworkshop
aprile 2015 | fotografare 73