una pendenza sempre pendente - Camera di Commercio Italiana
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una pendenza sempre pendente - Camera di Commercio Italiana
Lancia con Anno 105 - n. 03 - Marzo 2014 UNA PENDENZA SEMPRE PENDENTE Il turismo in Italia YPSILON ELEFANTINO NATURALLY CHIC. Lancia Ypsilon Elefantino 1.2 69 CV con una ventata di dettagli cromatici, interno trendy, volante in pelle e molto altro ancora. Già da CHF 13 300.–1 Leasing da CHF 119.–/mese1 Provatela subito. ELEGANZA IN MOVIMENTO. Dal 1906. 1 Esempio di calcolo: Lancia Ypsilon Elefantino 1.2, 69 CV, prezzo di listino CHF 16 060.– dedotto il bonus cash CHF 2760.–, prezzo d’acquisto in contanti CHF 13 300.–, rata leasing mensile da CHF 119.– IVA incl., pagamento straordinario CHF 3726.–. Durata 48 mesi, 10 000 km/anno, tasso d’interesse annuo effettivo 3.9%, assicurazione sulle rate e assicurazione casco totale obbligatorie ma non incluse. Un’offerta di Lancia Finance. La concessione di un credito è vietata se comporta un indebitamento eccessivo del consumatore. Con riserva di modifiche di prezzo. Offerte valide fino a revoca. 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WEDEL La Rivista Seestrasse 123 - Cas. post. 1836 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892319 Fax ++41(0)44 2015357 [email protected], www.ccis.ch Pubblicità Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - Casella postale 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892319 Fax ++41(0)44 2015357 e-mail: [email protected] Abbonamento annuo Fr. 60.- Estero: 50 euro Gratuito per i soci CCIS Le opinioni espresse negli articoli non impegnano la CCIS. La riproduzione degli articoli è consentita con la citazione della fonte. Periodico iscritto all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana). Aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero) Appare 11 volte l’anno. Progetto grafico CMSGRAPHICS 83048 – Montella (Av) – Italy [email protected] Marco De Stefano Emanuela Burli Maurizio De Vito Gianni Capone Stampa e confezione Nastro & Nastro srl 21010 Germignaga (Va) - Italy Tel. +39 0332 531463 Fax +39 0332 510715 www.nastroenastro.it A parole, difficile trovare qualcuno che sia discorde: «il turismo deve essere trattato come una questione nazionale». Nei fatti, more solito, ciascuno agisce in ordine sparso, pur consapevole di trovarsi sperso. Con buona pace della tanto dichiarata volontà di fare sistema. Le parole sono (dovrebbero essere?) convincenti: la nostra industria turistica deve avere il carattere della priorità. Va da sé, senza se e senza ma. Come ignorare, infatti, quanto sia importante «capitalizzare l’enorme patrimonio di cui siamo dotati», conquistando spazi in un mercato che, a livello mondiale non conosce crisi, e che a fine 2013 ha conseguito lo storico risultato di superare la soglia di un miliardo di turisti? I fatti (i fati?), parlano una lingua diversa, che racconta di una ricchezza trascurata e di uno spreco inaccettabile. Eppure, se già nel 2012 il nostro Paese - secondo il Centro studi Intesa San Paolo – sul fronte turistico, ha archiviato pesanti segni negativi (-5% di arrivi e -6% di presenze), anche quest’anno, malgrado, come detto, a parole tutti convengano su quanto vitale sia per la nostra economia, si stima un calo del 4,6% di arrivi e del 7% in termini di fatturato. Questo accade, nell’anno del boom mondiale del turismo, in quello che ancor oggi nell’immaginario collettivo si fregia, probabilmente a giusta ragione, del titolo di «Paese più bello del mondo». Che a livello europeo, si presenta, però, con addosso la maglia nera. Perché nessuno, fra i 28 Paesi della Ue, ha fatto peggio. Persino la Grecia, che certo non ha potuto contare sul turismo interno, ha segnato un incremento dell’11%. Lo stesso andamento, con percentuali differenti, registrato dall’Ungheria (+5,0%), dalla Slovacchia (5,5), dalla Bulgaria (6,2), dalla Gran Bretagna - che può vantare 28 siti Unesco: poco più della metà dei nostri - (6,5), dalla Lettonia (7,3). In cifre assolute, l’Italia, con 47,4 milioni di turisti stranieri, rappresenta il quinto Paese più visitato nel mondo, a rischio, però, di retrocedere dietro Inghilterra e Germania, che certo non possono vantare la ricchezza del nostro patrimonio culturale, della nostra varietà paesaggistica, della nostra offerta enogastronomica, dell’opportunità di shopping. Il primato assoluto –orgogliosamente nostro fino agli anni Ottanta – è ora della Francia, che può contare su oltre 70 milioni di turisti stranieri. Il nostro paese riveste ancora un ruolo rilevante nel turismo internazionale, ma non regge il passo della crescita e tende a cedere quote di mercato ai suoi tradizionali concorrenti europei, evidenziando una notevole perdita di competitività. Per quanto colpevolmente non valorizzato, è innegabile che il turismo rappresenti un settore rilevante, con un peso significativo nell’economia nazionale – con notevoli margini di crescita – in grado di generare le maggiori opportunità di lavoro rispetto ad altri settori industriali considerati prioritari. Offre, inoltre, grandi opportunità per la valorizzazione del nostro straordinario patrimonio storico e artistico: rispetto alla comunicazione delle identità dei territori, ma soprattutto in termini di attrazione di nuove risorse per la loro conservazione e rivalutazione. Le parole attestano una diffusa consapevolezza delle criticità che caratterizzano il settore: problemi di governance, promozione all’estero estremamente frammentata e graduale, nanismo delle imprese, limiti nella capacità di costruire prodotti turistici competitivi, infrastrutture insufficienti, formazione del personale inadeguata al mercato globale, difficoltà ad attrarre investimenti internazionali. I fatti ci dicono che a tanta apprezzata consapevolezza non corrisponde l’azione improntata a lungimirante e ponderata progettualità, ma, al contrario, prevalga, la pigra convinzione (ormai ridotta al rango di speranza) che i turisti «comunque vada, qui devono venire». Una sorta di rendita di un fulgido passato: ormai diventato un grigio presente è pronto a trasformarsi in un opaco futuro. [email protected] LA CHIAVE PER UNA VITA STRAORDINARIA L’ASSOLUTO OPPOSTO ALL’ORDINARIO NUOVA MASERATI GHIBLI, A PARTIRE DA CHF 73’550.– www.MASERATI-TESTDRIVE.CH La Nuova Maserati GhibLi è equipaGGiata coN uNa GaMMa di avaNzati Motori 3 Litri dotati di caMbio autoMatico zF a 8 rapporti, iNcLuso iL Nuovo propuLsore turbodieseL. dispoNibiLe aNche coN iL sisteMa a trazioNe iNteGraLe q4. | www.MASERATI.CH * Il CO2 è il gas a effetto serra principalmente responsabile del riscaldamento terrestre; valore medio CO2 di tutti i modelli di vettura offerti in Svizzera 153 g/km. A3_Q_IT.indd 1 09.12.13 10:48 Sommario La Rivista 1 4 17 19 20 21 23 Editoriale Sommario PRIMO PIANO Deloitte incorona i signori del retail 27 30 Serve molto coraggio per amare l’Italia Pier Lugi Celli, presidente Enit Una pendenza sempre pendente Turismo in Italia 43 Viaggi e vacanze degli italiani nel 2013 Il turismo è il volano dell’economia europea Indagine Eurobarometro 48 Turismo nel mondo Superato il miliardo di arrivi 50 51 53 54 INCONTRI Giovani ed ecosostenibili Intervista con Stefan Gutknecht, Director Sales Switzerland di airberlin La vera sfida è essere competitivi in un paese in crisi Donne in carriera: Elisa Italiano CULTURA La tradizione della fondazione tra mito e storia Dalla Svizzera degli Stati alla Svizzera federale Il Rinascimento e le tecniche culturali secondo Beat Wyss Ogni epoca ha le immagini che si merita La ragazza con l’orecchino di perla Bologna, Palazzo Fava fino al 25 maggio 2014 40 sculture di Alberto Giacometti Fino al 25 maggio alla Galleria Borghese di Roma Il Premio d’onore del cinema svizzero ad Alexander J. Seiler La Retrospettiva dedicata alla casa di produzione italiana Titanus 67a edizione del Festival del film Locarno (6–16 agosto 2014) Al premio Oscar Garrett Brown, verrà conferito il Vision Award 58 62 63 66 68 69 74 «Gianni ci ha spiazzati un po’ tutti» Intervista con Giulio Rapetti in arte: Mogol DOLCEVITA Viaggi e vacanze in Italia e all’estero Cucina d’alta quota St. Moritz Gourmet Festival 2014 Mamme italiane a noleggio Regine in cucina Molino: un classico che si reinventa A colloquio con Marco Sanna I “nuovi” dolci che fanno tendenza Sapori Chic Debutta la nuova Jeep Cherokee con cambio automatico a 9 rapporti 84° Salone Internazionale dell’Automobile di Ginevra Alta tecnologia e look metropolitano 500L Beats Edition e la nuova gamma 2014 di 500L 80 81 82 83 84 86 IL MONDO IN FIERA Swissbau: arrivederci al 2016 Olio Capitale 2014, Fiera Trieste, 7 - 10 marzo Salone internazionale dell’olio extravergine di oliva Mecspe 2014: Fiera Parma, 27 - 29 marzo Salone internazionale della meccanica specializzata Miart 2014: Fiera Milano, 28 - 30 marzo Salone internazionale di arte e moda contemporanea Cosmoprof 2014: Fiera Bologna, 4 - 7 aprile Salone internazionale della bellezza 88 90 92 93 94 96 IL MONDO IN CAMERA Savona alla FESPO 2014 di Zurigo Anteprima zurighese per i vini di Alba Langhe e Roero Non solo Barolo Barbaresco La CCIS al Sirah Genève In vetrina a Losanna Sicilia, l’isola dei sapori Contatti Commerciali Servizi Camerali Vinitaly 2014: Fiera Verona, 6 - 9 aprile 2014 Salone internazionale del vino e dei superalcolici Le Rubriche Sommario La Rivista 6 9 11 13 15 29 32 34 35 36 In breve Italiche Elvetiche Europee Internazionali Cultura d’impresa Burocratiche Normative allo specchio Angolo Fiscale Angolo legale Italia 37 38 41 49 52 57 61 69 73 Angolo legale Svizzera Convenzioni Internazionali L’elefante invisibile Scaffale Benchmark Sequenze Diapason Convivio Motori In copertina: Italia: La torre di Pisa deve parte della sua fama la fatto di essere pendente (e di non cadere) In Breve La Rivista Il governo Renzi ha giurato davanti al capo dello stato Crisi e disoccupazione, sono i nonni a salvare i bilanci delle famiglie Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione”. Pronunciando questa formula davanti al Capo dello Stato i sedici ministri del primo governo di Matteo Renzi hanno giurato la loro fedeltà alla Costituzione ed entrano, così, nel pieno dei poteri loro demandati. Il governo Renzi è formato dai ministri con portafoglio Angelino Alfano (Interno) , Dario Franceschini (Beni culturali), Gianluca Galletti (Ambiente), Stefania Giannini (Istruzione), Federica Guidi (Sviluppo economico), Maurizio Lupi(Trasporti e Infrastrutture), Beatrice Lorenzin (Salute), Maurizio Martina (Politiche agricole), Federica Mogherini (Esteri), Andrea Orlando (Giustizia), Pier Carlo Padoan (Economia), Roberta Pinotti (Difesa) e Giuliano Poletti (Lavoro) ; e dai ministri senza portafoglio Maria Elena Boschi (Riforme costituzionali e rapporti col Parlamento), Marianna Madia (Semplificazione e Pubblica Amministrazione) e Maria Carmela Lanzetta (Affari Regionali). Con la crisi economica e la crescita della disoccupazione sono le pensioni a “salvare” i bilanci per piu’ di una famiglia su tre. E’ quanto emerge da un sondaggio on line del sito www.coldiretti.it divulgato in occasione dell’ Assemblea di Federpensionati, la più grande associazione italiana di pensionati del lavoro autonomo alla quale aderiscono settecentomila agricoltori. Dal sondaggio scaturisce che - sottolinea la Coldiretti - il 93 per cento degli italiani ritiene che la presenza di un pensionato in famiglia sia una vera e propria fortuna con una netta inversione di tendenza nella percezione del ruolo degli anziani rispetto al passato. In particolare - precisa la Coldiretti - ben il 37 per cento sostiene che un pensionato in famiglia sia determinante per contribuire al reddito, mentre il 35 per cento lo considerata un valido aiuto per accudire i nipoti al di fuori degli asili e della scuola. C’è anche un 17 per cento che - continua la Svizzera: nuovo aumento di stranieri corrisponde a un incremento del 3,4%. Ancora più sensibile è la progressione del bilancio migratorio, pari a +81’087 persone (+11%): ai 155’401 arrivi hanno infatti fatto da contraltare solo 70’023 partenze. La maggior parte della popolazione straniera (1.248.726, 66%) è costituita da persone provenienti da stati dell’UE-27/AELS, che segnano un balzo del 4,5%. Il gruppo di immigrati più cospicuo è costituito dagli italiani (301’254*), seguiti dai tedeschi (293’156), dai portoghesi (253’769), dai francesi (110’190) e dai kosovari (95’140). Nel 2013 il Kosovo ha segnato il maggiore aumento dell’effettivo dei propri cittadini in Svizzera (+15’703). Questa Gli stranieri continuano ad aumentare in Svizzera: a fine dicembre 1’886’630 persone con passaporto estero risiedevano in modo permanente nel paese. Rispetto al 2012 il loro numero è aumentato di 61’570 unità, ciò che 6 - La Rivista marzo 2014 Coldiretti - ne apprezza i consigli offerti grazie all’ esperienza ed un 4 per cento che si avvantaggia dell’ apporto lavorativo nella casa mentre appena il 7 per cento degli italiani considera i pensionati un peso o un ostacolo. La presenza di un nonno in famiglia si sta dimostrando, nei fatti, fondamentale - continua la Coldiretti - per non far sprofondare nelle difficoltà della crisi moltissimi cittadini come dimostra il fatto che il 37 per cento degli italiani ha chiesto aiuto economico ai genitori, secondo una indagine Coldiretti-Ixe’. “La presenza degli anziani all’ interno della famiglia in generale, e di quella agricola in particolare, è stata considerata come una forma arcaica da superare mentre con la crisi si sta dimostrando fondamentale per affrontare le difficoltà economiche e sociali di molti cittadini”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “la solidarietà tra generazioni sulla quale si fonda l’ impresa familiare è un modello vincente per vivere e stare bene insieme e non un segnale di arretratezza sociale e culturale come è stato spesso affermato”. crescita va ricondotta anzitutto al fatto che dall’indipendenza del loro Paese, nel 2008, numerosi cittadini del Kosovo residenti in Svizzera si fanno registrare come tali e non più come cittadini serbi. Seguono nella graduatoria i cittadini portoghesi (+15’337), tedeschi (+7’777), italiani (+6’895) e francesi (+6’261). Il maggior calo dell’effettivo dei propri cittadini in Svizzera è stato registrato dalla Serbia (-15’506), seguita da Croazia (-1’037), Bosnia-Erzegovina (-683), Turchia (-322) e Sri Lanka (-247). *Nel computo non figurano ovviamente i quasi 300 mila italiani che hanno anche il passaporto rossocrociato, i quali per le statistiche sono naturalmente cittadini svizzeri In Breve La Rivista A Ginevra il terzo MeetUp Italia Mercoledì 12 febbraio si è tenuto presso l’Hotel Le Richemond di Ginevra il terzo MeetUp Italia, il ciclo di incontri organizzati dall’ufficio di Ginevra della CCIS per consolidare ed espandere il network dei soci sulla Svizzera romanda, che ha visto la collaborazione con il partner Bocconi Alumni Association (BAA) di Ginevra. Per l’occasione sono stati invitati ad intervenire due relatori di spicco quali: Dott. Piergiorgio Cecco, Managing Director di Maserati Suisse SA, e il Prof. Alessandro Arbore, Associate Professor in Management Practice e Director of the Executive Master in Marketing & Sales, Scuola di Direzione Aziendale (SDA) Bocconi. A dare loro il benvenuto la responsabile dell’ufficio di Ginevra della CCIS, Marianna Valle, e il Presidente della BAA di Ginevra, Maria Pia Cappiello. Il Dott. Cecco è intervenuto sul tema “Maserati Quattroporte, the strategy of the sports limousine” presentando al pubblico la storia del marchio sinonimo di eleganza e lusso nel mondo dell’automobilismo e che proprio nel 2014 celebra il suo centenario. Il Dott. Cecco ha in seguito illustrato la strategia marketing di Maserati e le incoraggianti prospettive di crescita previste per i prossimi anni soprattutto sul mercato svizzero. Riallacciandosi a quest’ultimo punto, il Prof. Arbore ha sviluppato l’interessante tema “The contribution of marketing to the company value: fighting misperceptions and misconceptions” per spiegare il ruolo che ricopre oggi il marketing nella vita di tutti i giorni e la sua evoluzione negli ultimi decenni. Se negli anni 70’ il marketing era principalmente uno strumento per acquisire clienti vendendo loro delle promesse, oggi questo non è più possibile. La crisi e la congiuntura hanno inciso profondamente sulle aspettative del cliente portando il marketing a focalizzarsi non più sulla mera attrazione del customer quanto piuttosto sulla sua soddisfazione e, conseguentemente, fidelizzazione. Gli oltre 40 partecipanti all’evento hanno molto apprezzato il contenuto delle presentazioni e l’associazione di due speaker provenienti da settori perfettamente complementari, l’industria e la ricerca. L’incontro si è concluso con un cocktail che ha permesso ai partecipanti di entrare in contatto tra loro. marzo 2014 La Rivista - 7 CREA LA TUA STORIA D’AMORE TAGLIATELLE BOLOGNESE INSIEME famiglia Per una cena in La Rivista Italiche di Corrado Bianchi Porro Perché investire in Italia? Le banche svizzere credono nelle potenzialità del mercato italiano. Ne hanno parlato gli scorsi giorni Alfredo Piacentini, uno dei fondatori della Banca Syz di Ginevra con il capo economista Fabrizio Quirighetti;, Sergio Bertoncini, del team Research, Analysis e Strategy di Amundi (creato nel 2010 da Crédit Agricole e Société Générale per raggruppare le loro attività di asset management). Infine, ha condiviso l’opinione anche Christian Gattiker-Ericsson, Chief Strategist della Julius Baer. Perché investire in Italia? Si conoscono le debolezze dell’Italia: elevato debito pubblico, consumi domestici anemici, alto tasso di disoccupazione, difficoltà di finanziamento per le imprese e non da ultimo, un quadro politico sempre in evoluzione. L’anno scorso due agenzie di rating avevano minacciato di degradare l’Italia. Eppure, i risultati in borsa nel 2013 sono stati eccellenti. Come spiegare tutto ciò? Nel 2007 Spagna e Irlanda erano lodate per il basso debito pubblico. Poi sappiamo com’è andata a finire. Per l’Italia, il debito pubblico è pesante, ma stabilizzato intorno al 130% e detenuto prevalentemente dai residenti, mentre si registra un avanzo primario. Invece il livello di indebitamento delle famiglie è il più basso tra i Paesi Ocse. La bolla immobiliare è assente e vi si trovano aziende leader in molti mercati di nicchia che sono in crescita. Né vi è da dimenticare che vi sono due Italie. Il nord ha un Pil per abitante intorno ai 30-35mila euro, il sud intorno a 20mila. Il Pil delle regioni del Nord è dunque paragonabile a quello della Germania. L’indebitamento totale in % del Pil è in sostanza più basso rispetto a Giappone, Regno Unito, Spagna, Francia ed è in linea con quello delle altre grandi economie. L’Italia è però in ritardo sulle riforme del mercato del lavoro e dunque vi sono grosse potenzialità se il nuovo governo riuscirà a correggere questo fattore. Gli investitori internazionali hanno incominciato a guardare al mercato italiano dalla scorsa estate nella consapevolezza che il peggio è oggi ormai alle spalle. Nel frattempo, il mercato azionario ha accumulato un grosso ritardo sui listini europei. Infatti, mentre le borse europee sono tornate sulle quotazioni pre-crisi, quella italiana viaggia ancora al 50% dei livelli del 2007. Ciò significa grosse potenzialità di crescita, mentre il listino è chiaramente in ritardo rispetto a quello degli altri Paesi e dunque attraente per gli investitori internazionali. Inoltre, cresce la fiducia delle famiglie e delle imprese e l’indice PMI, che misura l’uscita dalla recessione, è saldamente sopra i 50 punti che rappresentano il punto di svolta tra espansione e contrazione. Quest’anno la crescita sarà intorno allo 0,7-0,8%. È ancora debole, ma prossima a superare il punto di minimo, trainata dalle esportazioni. Inoltre oggi la BCE è più spaventata dalla deflazione che dall’inflazione e dunque da Francoforte vi potranno essere sorprese positive. Anche il costo del denaro sta scendendo. Il titolo di Stato italiano a 10 anni paga oggi circa il 3 % contro una media del 4,3 % nel 2013 e 5,5% nel 2012. Ciò significa che i bilanci delle grandi imprese e delle banche, piene di titoli pubblici, registrano un deciso miglioramento per il solo fatto del calo dei tassi e dello spread. La bilancia commerciale positiva in Italia è sostenuta quest’anno dal miglioramento della situazione europea. Le imprese dovrebbero dunque riprendere ad investire, mentre non si prevede un ulteriore calo della spesa al consumo. Secondo Quirighetti si trovano nel listino italiano numerosi leader mondiali spesso sconosciuti. Qualche nome? Luxottica che possiede i marchi Ray-Ban e Oakley; G-Tech che gestisce la lotteria di New York, mentre l’azienda è uno dei principali fornitori mondiali di soluzioni tecnologiche per il mercato delle lotterie e giochi d’azzardo e numerosi stati americani stanno pensando di esternalizzare la gestione delle lotterie; Yoox gestisce per conto di Armani, Brunello Cucinelli, Diesel e Monclair la concezione e il funzionamento delle boutique online; Enel Green Power è il primo specialista mondiale quotato nel settore delle energie rinnovabili; Sorin è leader sul mercato dei dispositivi medici per la cura delle malattie cardiovascolari con una quota di mercato del 70% nelle macchine cardiopolmonari e del 35% negli ossigenatori e sistemi di autotrasfusione; CNH Industriale è il n. 2 al mondo nelle macchine agricole; Cementir è il primo produttore mondiale di cemento bianco, primo produttore di cemento grigio in Danimarca, secondo in Scandinavia mentre solo il 14% delle vendite avviene in Italia; Telecom è il numero due nel settore della telefonia mobile in Brasile e Argentina; Danieli, tra i primi tre fornitori mondiali di impianti e macchinari per l’industria siderurgica; Tenaris, il maggior produttore e fornitore a livello globale di tubi d’acciaio e servizi correlati... E la politica? L’Italia ha avuto 65 governi e ne è uscita fuori bene nonostante tutto. Saprà farlo anche ora con il nuovo governo Renzi, il più giovane premier incaricato della Repubblica Italiana. Dunque, esistono numerose potenzialità. Poi vi sono i principali esportatori nel settore dei beni di lusso, componenti auto, specialità farmaceutiche e operatori industriali di nicchia. Potenzialità anche da società in ristrutturazione. Infine, il settore finanziario e le banche hanno oggi una base patrimoniale più solida, con progressivo miglioramento dell’accesso al credito e valutazioni interessanti. marzo 2014 La Rivista - 9 La Rivista Elvetiche di Fabio Dozio Svizzera vs Europa Il voto dello scorso 9 febbraio è storico. Mette in discussione il rapporto tra la Svizzera e l’Europa, peggio, mette la Svizzera contro l’Europa. Infatti, l’esito della votazione sull’immigrazione di massa è paragonabile a quello del 6 dicembre del 1992 sull’entrata della Svizzera nello Spazio economico europeo. Anche allora gli elvetici votarono contro l’Europa e, ironia della sorte, il risultato fu identico: 50,3% contro lo Spazio economico europeo, così come la percentuale che ha detto di sì all’iniziativa dell’Unione democratica di centro. Il popolo ha deciso, ma quanti fautori del sì avranno capito esattamente su cosa stavano votando? Ticino a parte, è significativo che hanno approvato l’iniziativa i cantoni con una minore percentuale di stranieri, dunque si tratta soprattutto e ancora di voto xenofobo. Che fare ora? Secondo quanto detta il nuovo articolo costituzionale, Parlamento e Governo hanno tre anni di tempo per definire la legge che dovrebbe contenere e limitare l’immigrazione grazie ai contingenti. L’Unione Europea sta già reagendo con alcune ritorsioni, dopo che la Svizzera ha annunciato di non sottoscrivere l’accordo di libera circolazione con la Croazia: esclusione dal progetto di ricerca Horizon 2020 e sospensione degli scambi di studenti Erasmus+. Sono a rischio molti finanziamenti alle nostre scuole e università e molte relazioni scientifiche. Un esempio su tutti: può saltare il miliardo che dovrà ricevere il Politecnico di Losanna per il progetto “Human brain”. La libera circolazione è un principio fondamentale della UE, un pilastro che sta alla base della nascita del concetto di Europa unita. E’ quindi escluso che Bruxelles possa accettare un indebolimento del principio. E’ vero che la Svizzera è il terzo cliente della UE, ma ciò non basterà – come si illudono gli iniziativisti – a far accettare deroghe alla libera circolazione. Un’ipotesi fantasiosa se solo pensiamo alla rigidità e alla severità della UE, Merkel in testa, nei confronti dell’Italia e della Grecia. Introducendo i contingenti, la Svizzera abroga la libera circolazione. In questo caso l’UE dovrebbe far valere anche la clausola ghigliottina, cioè abolire gli altri accordi (commercio, ricerca, ecc.) sottoscritti con la Svizzera. Il risultato di questa opzione radicale è l’assoluto isolamento della Confederazione. Un isolamento che creerebbe conseguenze nefaste dal profilo economico. A meno di ripensare il concetto di sviluppo in un’ottica di decrescita, si spera felice. C’è chi ritiene che l’iniziativa può permettere a Parlamento e Governo di proporre una legge che non metta in discussione gli accordi bilaterali. Dovrebbe essere il sofisticato risultato di un alto equilibrismo, frutto dello storico pragmatismo elvetico. Si tratterebbe di intervenire con misure di dissuasione dell’immigrazione senza scardinare la libera circolazione. Non sarebbe il primo caso in cui un dettato costituzionale non venga applicato alla lettera. Altra possibilità, meno fantasiosa di quanto possa sembrare, è che il Governo richiami alle urne i cittadini, dopo aver cozzato contro gli effetti negativi della disdetta dei bilaterali. Cosa analoga fece l’Irlanda pochi anni fa e avvenne in Svizzera per l’ora estiva. Se contingentamento deve essere, come sarà? Sicuramente una complicazione burocratica. Ma, soprattutto, chi definirà, e come, le priorità, sempre ammesso che lo scopo sia ridurre l’immigrazione? In Ticino, per esempio, si concederanno i frontalieri agli ospedali e alle case per anziani, ma non alle ditte italiane di logistica? Ciò significa che lo stato assumerebbe un ruolo interventista nell’economia che i promotori dell’iniziativa dovrebbero abborrire. In passato il contingentamento ha sempre avuto maglie larghe, tant’è che l’immigrazione negli anni settanta è raddoppiata. Cosa farà, per esempio, l’azienda farmaceutica di punta con sede in Ticino, ma con un mercato mondiale, che cerca quattro persone molto qualificate, se si annunciano trenta candidati, di cui solo uno svizzero? I tre (o quattro) stranieri potranno essere assunti? I prossimi mesi saranno determinanti per questo Paese. Il Consiglio federale dovrà darsi una mossa. Le misure di accompagnamento, non utilizzate finora, andranno applicate. Solo due settimane prima del voto il governo ha comunicato di voler intervenire per limitare gli aiuti sociali agli stranieri immigrati che non lavorano: non poteva farlo prima? Bisognerà intervenire sulla formazione: fino a quando manterremo il numero chiuso a Medicina importando medici dall’estero? I partner sociali (datori di lavoro e sindacati) dovranno collaborare per migliorare le condizioni di lavoro e soprattutto per combattere la tendenza all’abbassamento dei salari. Il dumping salariale rimane uno dei motivi principali di attrazione degli stranieri, soprattutto frontalieri. E qui, una prima risposta si avrà a maggio, quando il popolo sarà chiamato a decidere sul salario minimo di quattromila franchi al mese. marzo 2014 La Rivista - 11 © Inter IKEA Systems B.V. 2014 www.it.IKEA.ch/IKEA_BUSINESS IL TUO UFFICIO FA CARRIERA Con IKEA BUSINESS hai tutto ciò che ti serve per avere successo. Fai risaltare la cultura d’impresa che ti contraddistingue con soluzioni d’arredo creative ed economiche. Personalizza l’ufficio, la sala riunioni o la reception mettendoci la vita dentro. D’altronde, come socio IKEA BUSINESS, puoi godere della nostra importante rete business per promuovere la tua azienda. Cosa aspetti? Iscriviti gratuitamente! IKEA BUSINESS ® La Rivista Europee di Viviana Pansa Il momento della verità Il presidente del Consiglio Enrico Letta rassegna le sue dimissioni proprio nel giorno in cui l’Istat certifica una lieve ripresa dell’economia italiana: l’ultimo trimestre del 2013, con un +0,1%, segna un’inversione di tendenza – anche se molto debole – dell’andamento del Pil, dopo 9 trimestri consecutivi di segno meno (l’ultimo trimestre positivo, con un +0,2%, era stato il secondo del 2011, alla vigilia dell’estate in cui esplode la crisi che sancisce la fine del governo guidato da Silvio Berlusconi). Anche lo spread tra Btp e Bund tedeschi scende sotto il muro dei 200 punti, ai minimi dal giugno 2011, mentre diminuisce a gennaio la richiesta di cassa integrazione, pari a 81 milioni di ore, -5,28% rispetto al mese precedente e -10% rispetto al gennaio dello scorso anno (dati Cgil). L’Italia ha perso però il 2,8% di Pil pro capite – siamo il solo Paese dell’area euro ad aver perso quote di prodotto interno lordo pro capite dal 1999 ad oggi; anche Grecia e Portogallo, seppur di un modesto 0,8%, hanno registrato un aumento - e dopo 5 anni di crisi l’Istat segnala come una famiglia su 4 affronti una situazione di disagio economico, schiacciata anche dal peso fiscale che ha raggiunto il 44%, percentuale analoga alla Svezia, con servizi che però sono assai lontani dal modello scandinavo. Conosciamo già i numeri allarmanti della disoccupazione giovanile in Italia, ma è anche l’occupazione in generale a restare lontana dalla media europea: il 61% contro il 75%. A fronte dunque di un lento miglioramento del quadro economico, si presenta ancora lunga la strada da percorrere per il nuovo esecutivo italiano e il perseguimento delle riforme è necessario, non solo per garantire stabilità ai mercati (da poco l’agenzia Moody’s ha rivisto al rialzo le stime sull’Italia), ma anche per il programma della Banca centrale europea di riacquisto dei titoli di Stato dei Paesi in difficoltà Omt (Outright Monetary Transaction), messo sotto accusa dalla Germania e ora rinviato al giudizio della Corte europea. Non c’è dubbio però che la nuova crisi di governo allunghi i tempi e il primo “effetto collaterale” è il rinvio dell’applicazione della “clausola degli investimenti”, lo scorporo degli investimenti produttivi dal deficit di bilancio che avrebbe dovuto essere, nelle intenzioni, il primo risultato della spending review all’esame del commissario di governo Carlo Cottarelli. Il nuovo esecutivo italiano dovrà inoltre presentarsi all’altezza del semestre italiano di presidenza dell’Unione, cui mancano pochi mesi, specie in vista del fatto che esso sarà prettamente politico, con il rinnovo del Parlamento europeo a fine maggio. Crescono gli interrogativi sul futuro Europarlamento anche dopo l’esito del referendum svizzero sull’immigrazione, e con lo sconcerto suscitato dalla richiesta di introduzione di quote di ingresso alla Confederazione – tra gli effetti immediati la sospensione del negoziato sull’elettricità, mentre il Consiglio Ue ammonisce sull’impossibilità di separare la libera circolazione delle persone da quella dei capitali. Nel suo recente discorso al Parlamento europeo il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha definito suggestivamente le prossime elezioni europee come “il momento della verità”. Ma la scelta non è – ha chiarito – tra una “stanca retorica in difesa di un’Europa che ha mostrato gravi carenze e storture nel cammino della sua integrazione” e “un’agitazione puramente distruttiva contro l’euro e l’Unione, anche se in nome di un’immaginaria altra Europa da far nascere sulle macerie di quella che abbiamo conosciuto”, perché dal lungo cammino fatto in comune, per Napolitano, non si può tornare indietro. Anzi, egli invita a riconoscere come l’Europa, pur con numerosi errori e fatica, abbia reagito alla crisi e riprende le parole del presidente della Bce, Mario Draghi, sulla moneta unica. Quest’ultimo in un convegno svoltosi a Berlino alcuni mesi fa aveva negato che si potesse definire il secondo decennio di vita dell’euro un “decennio perduto”, poiché speso invece a correggere gli errori di quella che Napolitano definisce “un’innovazione economica per troppi anni rimasta priva dei suoi componenti essenziali”. La svolta che questa “crisi strutturale” richiede è un cambiamento di fondo nel modo di essere e di operare dell’Unione, cambiamento che deve andare al di là delle politiche economiche e sociali adottate – anche se chiara è la consapevolezza che occorra spezzare al più presto il circolo vizioso ed economicamente restrittivo imposto dall’austerity – verso un deciso rafforzamento della legittimità democratica del processo decisionale, rafforzamento che non può prescindere dall’articolazione della governance di un’autentica unione economica e monetaria europea. Napolitano richiama un’Europa “comunità di valori e di diritto, comunità complessa e articolata nel segno della libertà e della democrazia”, che deve essere alimentata non solo dalla ricchezza delle sue radici comuni ma anche da un compito che possa parlare a tutti i suoi cittadini. Se ieri era il “senso tragico della storia” di leader come François Mitterand ed Helmut Kohl a spingere i popoli europei a porre fine ai nazionalismi attraverso la costruzione europea – senso condiviso da generazioni che avevano attraversato due drammatici conflitti mondiali, – oggi la molla dovrebbe essere data dalla consapevolezza che sono uniti è possibile “scongiurare il declino del nostro Continente e di ciò che esso ha rappresentato nella storia”. Una consapevolezza che però ci appare ben più lontana dalla vita delle persone che non quel “senso tragico” sopra richiamato. O che forse, per poter essere alimentata, necessita di una leadership ben più autorevole di quella che oggi possiamo riscontrare in Angela Merkel, o Martin Schulz o, ancora, nel greco Alexis Tsipras. Un’autorevolezza che a ben vedere però non appartiene neppure agli euroscettici, neppure a quelli, come Marine Le Pen, che raccolgono una parte significativa dell’elettorato dei loro rispettivi Paesi. marzo 2014 La Rivista - 13 www.saporeitaliano.ch la spesa più conveniente è online! I migliori prodotti italiani a casa vostra con un semplice click entro 48 ore ... e molte altre La Rivista Internazionali di Michele Caracciolo di Brienza La sensata follia della violenza di strada Il mese di febbraio appena scorso è stato costellato di episodi di manifestazioni di piazza sfociati in durissimi scontri urbani in posti tra loro lontani. Un fattore comune pervade comunque le barricate: la sofferenza materiale e quindi anche morale dei manifestanti. Il 22 febbraio il presidente filorusso Victor Yanukovich lasciava la capitale ucraina Kiev mentre Yulia Tymoshenko, uno dei leader dell’opposizione, usciva dal carcere. Il parlamento ucraino, dopo aver esautorato il presidente, ha stabilito elezioni libere per il 25 maggio. I violenti scontri di piazza hanno portato un cambio al vertice del paese. È stato davvero un fatto straordinario vedere la bandiera dell’Unione Europea sulle barricate di copertoni in fiamme a Kiev. Il bilancio finale è purtroppo di ottanta morti negli scontri tra i manifestanti e la polizia, secondo quanto riportato dall’Ansa. In un intervento su The New York Times del 21 febbraio Romano Prodi sottolinea il fatto che “[…] molti se non la maggioranza dei manifestanti sono sinceri e vogliono un’Ucraina pacifica che sia stabile e democratica”. Tuttavia, a Kiev hanno agito gruppi violenti di nazionalisti e di estremisti di destra che hanno attaccato la polizia. Tra questi gruppi si trova il partito Svoboda apertamente antisemita, il terzo partito d’opposizione del paese. Continua Prodi: “[…] L’Europa ha più che mai bisogno dell’Ucraina come un ponte verso la Russia. Negli ultimi giorni i colloqui tra le due parti hanno fatto emergere solo la malafede. La sfiducia è cresciuta costantemente: Mosca crede che la diplomazia europea abbia l’obiettivo di creare un impero in tutto e per tutto ma senza mai nominarlo, mentre Bruxelles vede una Russia gelosa e determinata a ricreare un passato imperiale”. Sempre The New York Times riporta che l’Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza, la britannica Catherine Ashton, ha dichiarato che i ministri degli esteri francese, tedesco e polacco sono stati “profondamente scossi e preoccupati dalla vastità della violenza che ha avuto luogo”. Catherine Ashton ha poi ringraziato i ministri di questi tre paesi per averla messa al corrente dei loro incontri con Yanukovich. L’Alto rappresentante della politica estera dell’UE sembra essere una sorta di ministro degli esteri in più, di portavoce, piuttosto di un vero e proprio titolare delle politiche estere dei singoli membri dell’Unione. Vi sono stati due episodi sorprendenti durante le recenti vicende che entreranno nella storia europea: le dimissioni il 21 febbraio scorso di uno dei vicecomandanti delle forze armate ucraine, il tenente generale Iuri Dumanski, perché contrario all’intervento dell’esercito contro i manifestanti. L’altro episodio riguarda, invece, l’arrivo a Kiev dei poliziotti della regione di Leopoli con le armi di ordinanza per schierarsi con i manifestanti. L’Ucraina era arrivata sull’orlo di una guerra civile. Il 4 febbraio scorso le proteste che erano cominciate a Tuzla, una città nel nord della Bosnia Herzegovina, si sono estese ad altre città tra cui la capitale Sarajevo. Le proteste di Tuzla sono state animate dai lavoratori di cinque aziende privatizzate e poi fallite. L’8 febbraio poi le manifestazioni si sono estese e la violenza è iniziata. Vari edifici del governo, incluso il palazzo presidenziale a Sarajevo, sono stati dati alle fiamme. Sarajevo ricorda proprio in questi giorni le Olimpiadi invernali ospitate trent’anni fa, ma sono altri i ricordi che affiorano: la guerra civile che tra il 1992 e il 1995 causò 100’000 vittime e due milioni di profughi. Il 9 febbraio s’è dimesso Suad Zeljkovic, premier del Cantone di Sarajevo. Le proteste hanno infiammato anche altre città: Bihac, Mostar e la stessa Sarajevo appunto. In quattro giorni di proteste ci sono stati trecento feriti e decine di arresti. Un diplomatico di una paese dell’Unione Europea residente a Sarajevo ha dichiarato a La Rivista: “La situazione è fluida. La crisi può essere un’opportunità per rimettere in moto il processo UE”. Questo malcontento sfociato in violenza è il frutto della povertà. Dopo quasi vent’anni dalla fine della guerra il livello di corruzione in Bosnia è alto. Secondo The Economist del 15 febbraio scorso, la tangente per ottenere un impiego come addetto alle pulizie nell’ospedale di Tuzla è di 2’000 euro. Per un lavoro invece in una delle compagnie telefoniche la tangente è di circa 10’000 euro. Il tasso di disoccupazione è arrivato al 27,5%. La società regge ancora poiché l’economia sommersa aiuta i disoccupati ad andare avanti. Parte del problema è l’eredità degli accordi di pace di Dayton del 1995. Il paese è diviso in due entità oltre ad un distretto autonomo. La federazione bosniaco-croata è divisa in dieci cantoni che competono nella spartizione delle risorse pubbliche con altre amministrazioni locali. Il risultato è un sistema che paga alti salari ai politici e ai burocrati in un paese di quasi quattro milioni di abitanti. Negli ultimi anni i leader politici in Bosnia hanno dibattuto senza fine per fare piccole modifiche costituzionale evitando però ogni tipo di discussione sulle riforme economiche e sociali. La corruzione dilagante, l’urgente bisogno di riforme delle istituzioni e la grave crisi economica costituiscono una miscela esplosiva. La si può ritrovare altrove? Viene in mente per caso qualche altro paese poco distante? [email protected] marzo 2014 La Rivista - 15 La Rivista Deloitte incorona i signori del retail È uscita l’edizione 2014 dell’indagine annuale che Deloitte Touche Tohmatsu Ltd (DTTL), in collaborazione con Stores media, dedica ai vertici della gdo planetaria. In cima alla classifica si mantiene saldamente Wal-Mart con i suoi 470 miliardi di dollari di fatturato. Per trovare un gruppo italiano bisogna scendere al 61mo posto, dove ci si imbatte in Coop. Conad È 71a ed Esselunga occupa la posizione numero 122 guadagnando 3 posti. Le difficili condizioni economiche degli Usa e dell’Europa non hanno impedito ai 250 più grandi retailer mondiali di raggiungere 4,3 milioni di miliardi di dollari nel corso dell’ultimo anno fiscale (giugno 2012 -giugno 2013). Un risultato dettato anche dall’espansione dei più importanti operatori oltre i propri confini nazionali in cerca di maggiori opportunità e nel tentativo di tamponare la mancata o lenta crescita del mercato nazionale: nel periodi di riferimento, infatti, sono stati 40 su 250 i retailer a entrare in nuovi mercati. L’area di maggior investimento è l’Africa con 21 nuovi insediamenti, ma l’Europa Centrale non sta a guardare, registrando ben 20 nuove entrate. La dimensione media dei leader ha superato 17 miliardi di dollari. È quanto si può leggere nell’edizione 2014 di “Global Powers of Retailing”, il rapporto annuale che Deloitte Touche Tohmatsu Ltd (DTTL), in collaborazione con Stores media, dedica ai vertici della gdo planetaria. In cima, come al solito, Wal-Mart, oltre 469 miliardi, seguito da Tesco - che però con i suoi 101 miliardi realizza meno di un quarto del fatturato del big americano - e dunque dal re dei wholsale club, Costco. Al quarto posto si piazza Carrefour, al sesto Schwarz (Lidl tanto per capirci), al settimo Metro, al nono Aldi, al quattordicesimo Auchan. Casino è ventesima, Ikea trentesima e la spagnola Inditex (Zara) quarantacinquesima. Insomma gli europei non fanno certo cattiva figura e i portabandiera sono i soliti francesi e tedeschi, anche se I retailer europei segnano un +3,4% del fatturato, al di sotto della media delle Top 250. Molto peggio i distributori giapponesi, unici a registrare un calo del fatturato (-1,5% rispetto allo scorso esercizio fiscale). I margini più elevati di crescita vengono registrati in America: America Latina (+4,6%) e Stati Uniti (+4,3%), entrambi al di sopra della media (+3,8%). Sul fronte svizzero, Migros e Coop rimangono fra i 50 maggiori gruppi al mondo attivi nella grande distribuzione organizzata. Secondo lo studio Migros si è attestata in 39° posizione, eguagliando il risultato dello scorso anno. Coop, invece, ha perso tre posizioni scendendo al 49° posto. I gruppi italiani presenti nel salotto buono della gdo sono Coop Italia, con 15,3 miliardi al 61esimo posto (dal 56esimo dello scorso anno), Conad, 71esima con 13,15 miliardi (da 78esima) e Esselunga, 122esima con 8 miliardi (da 125esima). Ira Kalish, global chief economist di DTTL spiega che “Dopo un inizio difficile è incoraggiante vedere che le principali insegne mondiali sono state in grado di seminare bene e di raccogliere i frutti di una maggiore spesa dei consumatori nel seguito dell’anno. Ciò è servito a fornire la spinta di fatturato decisiva a quasi l’80% della top 250 (199 aziende). Per la prima volta si osserva che i grandi retailer hanno intrapreso una serie di sell-off, ossia di dismissioni, per garantirsi una redditività soddisfacente”. marzo 2014 La Rivista - 17 Il settore finanziario sta cambiando – siete pronti? UBS e la Svizzera. Stabilità e competenze al Suo servizio. Non ci fermeremo www.ubs.com Questo documento e le informazioni in esso contenute sono fornite esclusivamente a scopi informativi. © UBS 2013. Tutti i diritti riservati. La Rivista Pier Lugi Celli, presidente Enit Serve molto coraggio per amare l’Italia di Giangi Cretti Coraggio e determinazione, queste sono le due qualità che servono per amare un Paese “allo stremo, senza risorse”, con un grande potenziale colpevolmente trascurato. A sostenerlo, senza circonvallazioni eufemistiche, una persona che l’Italia, non solo la ama, ma, quanto meno per funzione, vorrebbe farla amare e apprezzare, visto che presiede un ente che ha proprio quello come specifico obiettivo. La persona è Pierluigi Celli, un passato ricco di esperienze di grande responsabilità nella gestione, organizzazione e formazione delle risorse umane in gruppi come Eni, Rai, Olivetti e Enel, ma anche presso l’Università LUISS Guido Carli, dov’è stato direttore generale, e un presente da presidente dell’Enit : Ente nazionale italiano per il turismo. Parole amare quelle usate da Celli nel corso di un incontro, organizzato a Losanna dalla locale sezione del GEI (Gruppo Esponenti Italiani). E l’amarezza è lo stato d’animo che comunica, ricordando come nel breve volgere di un paio di decenni l’Italia da primo paese al mondo per numero di arrivi è andato via via scivolando fino a ritrovarsi sesto (ma qualcuno, pietoso, dice il quinto). Le ragioni vanno ricercate in una sorta di masochismo legislativo, che delega alle regioni anziché allo stato il compito e le risorse per la promozione che, in pratica, alla faccia della tanto evocata urgenza di fare sistema, viene realizzata, in ordine sparso e sperso, da province, enti locali, associazioni di categoria. Dilapidando risorse nella maniera più stupida, pertanto meno efficace, possibile. Non è vero che spensiamo meno di Francia L’entrata della sede nazionale dell’Enit a Roma Pier luigi Celli con Augusto Fei presidente del GEI di Losanna o Spagna, spendiamo di più, ma peggio. “Mi è capitato” – racconta e l’impressione è che non sappia se ridere o piangere – “di atterrare recentemente all’aeroporto di Shanghai, e di trovarmi davanti un cartellone che invitava a visitare il Metaponto”. “Avete mai provato a chiedere ad un italiano, che non sia un lucano, dove sia il Metaponto? Non lo sa. Figuratevi i cinesi. E poi, come ce li portiamo in Metaponto, o magari a Matera, che meriterebbe di essere vistata, se gli aerei atterrano a Parigi o Francoforte e noi stiamo sempre discutendo se il nostro hub sia Fiumicino o Malpensa?”. È una questione di infrastrutture, per l’ospitalità e per i trasporti, assenti o insufficienti; di servizi, talvolta inadeguati; di strategie, puntualmente aleatorie; di burocrazia, ottusamente vincolante. “Sono sei anni che l’aeroporto di Fiumicino sta attendendo il permesso per i la vori di ampliamento. Veti e ricorsi, da parte del comune; tasse (sul rumore) da parte della regione”. In questo scenario, l’Ente Nazionale per il Turismo - che dispone di un budget inferiore a quello che spende la Basilicata per la sua promozione turistica, di un centinaio di dipendenti in Italia e di 85 all’estero – dovrebbe avere la funzione di coordinare le attività promozionali verso l’estero, convincendo i vari soggetti ad operare sui mercati internazionali sotto un’unica bandiera, quella tricolore, come fanno tutti gli altri Paesi nostri competitori. Ma questo non è possibile in assenza di una normativa che, nel caso specifico, anziché centralizzare le competenze, le decentralizza; con un’amministrazione che ancora non ha convenuto sull’importanza strategica ed economica che riveste il turismo. Tant’è che dopo l’abolizione per referendum popolare (“ma dov’è la ratio di una simile operazione”) del ministero per il turismo (e di quello dell’agricoltura, poi fatto rinascere sotto il nome di Ministero per le politiche agricole) ogni governo che si è succeduto ha posteggiato la specifica competenza presso questo o quel dicastero. “Sono presidente dell’Enit dal maggio del 2012. Nel frattempo, - racconta Celli - si sono succeduti tre governi e a breve ce ne sarà un quarto. Prima il turismo era integrato nel Ministero per le regioni e per lo sport, con una specifica direzione generale. Nell’ultimo anno, è stato traslocato ai beni culturali, con un direzione generale che però dipendeva direttamente dalla Presidenza del Consiglio”. Una situazione che si traduce in paralisi operativa, che non solo, com’è effettivamente il caso, preclude di riorganizzare l’ente (“sono due anni che attendo il via libera ad una proposta che ho introdotto quando sono entrato all’Ente”), ma blocca anche qualsiasi azione promozionale: “dovrei realizzare una campagna pubblicitaria nei Paesi confinanti e in Russia. Da mesi dispongo dei soldi, ma non ho il permesso di agire in quanto bloccato da cavilli burocratici. Intanto, il tempo passa e per la stagione estiva l’azione rischia di essere ormai tardiva”. All’orizzonte l’Expo 2015: “un’occasione imperdibile”. In palio c’è il rilancio di un settore che per l’Italia rappresenta una ricchezza che non dovrebbe più essere colpevolmente trascurata. marzo 2014 La Rivista - 19 La Rivista Turismo in Italia Una pendenza sempre pendente Negli ultimi dieci anni uno dei settori economici che ha avuto la crescita maggiore a livello mondiale è il turismo. Infatti, la spesa dei turisti per viaggi all’estero è raddoppiata e si prevede che nei prossimi dieci anni aumenti di un ulteriore 50%. Nel 2013, più di un miliardo di persone ha effettuato un viaggio all’estero per turismo. Il turismo internazionale sta attraversando un trend di crescita deciso, costante e di lungo periodo. Questa evidenza è in atto già a partire dal 1980 e si attende che la crescita sarà sostenuta anche nel prossimo ventennio. Considerando i flussi che si sono realizzati, dai ca. 280 milioni di passeggeri del 1980 si è passati ai ca. 900 del 2010, e per il 2030 è atteso che i passeggeri raddoppino, fino a arrivare ai 1,8 miliardi annui (World Tourism Organization, 2011). In costante perdita di competitività L’Italia ha ancora un ruolo rilevante nel turismo internazionale, ma stenta a tenere il passo della crescita del settore e tende a perdere quota di mercato nei confronti dei suoi tradizionali concorrenti europei, evidenziando una notevole perdita di competitività. Il turismo comunque rappresenta per il nostro Paese un settore rilevante, con un peso significativo nell’economia nazionale, generando maggiori opportunità di lavoro rispetto ad altri settori industriali considerati prioritari. Il contributo del turismo al prodotto interno lordo dell’Italia, compreso l’indotto generato, ammonta a oltre 130 miliardi di euro (circa il 10% della 20 - La Rivista marzo 2014 produzione nazionale) e le persone impegnate in questo settore sono circa 2,2 milioni (un lavoratore su dieci). Il turismo esprime inoltre un notevole potenziale per ciò che riguarda la comunicazione e l’integrazione interculturale, due elementi rilevanti in un mondo divenuto multi-polare. Il turismo offre inoltre grandi opportunità per la valorizzazione del nostro straordinario patrimonio storico e artistico, sia rispetto alla comunicazione delle identità dei territori, ma soprattutto in termini di attrazione di nuove risorse per la loro conservazione e rivalutazione. Le analisi mettono chiaramente in luce le criticità dell’industria turistica italiana: problemi di governance del settore, promozione all’estero estremamente frammentata e graduale marginalizzazione dell’Enit, nanismo delle imprese, limiti nella capacità di costruire prodotti turistici competitivi, infrastrutture insufficienti, formazione del personale inadeguata al mercato globale, difficoltà ad attrarre investimenti internazionali, solo per citarne alcune. Di fronte a queste criticità, servono progettualità e in grado di individuare un numero rilevante di azioni concrete che potrebbero rapidamente migliorare la competitività del settore turistico nazionale. Una questione che nessun governo ha messo al centro della propria agenda Condizione indispensabile per un rilancio del settore è un radicale cambiamento nell’approccio ai problemi del turismo, che nessun Governo ha mai messo al centro della propria agenda. Il turismo non è mai stato considerato come un investimento su cui puntare per lo sviluppo del Paese. Un esempio per tutti: nei vari piani per la crescita del Mezzogiorno varati dai governi, il turismo non ha mai avuto un ruolo rilevante. Per no rimanere nella vaghezza dell’enunciazione: confrontando lo sviluppo turistico delle isole Baleari con quello della Sicilia emergono delle evidenze preoccupanti. Le due realtà territoriali hanno un chilometraggio di coste molto simile ma le isole Baleari generano un numero di presenze internazionali europee circa undici volte superiore alla Sicilia, dato ancor più sconcertante se si considera il patrimonio storico, artistico, culturale e gastronomico della Sicilia. A questo punto poniamo l’interrogativo è causa o effetto il fatto che i voli low-cost dalla Germania (la nazione europea più rilevante per turismo outbound) diretti alle Baleari sono circa 13 volte superiori a quelli diretti verso la Sicilia? È necessario dunque avviare un cambiamento anzitutto culturale, iniziando a considerare il turismo come una grande opportunità per il Paese e coordinando gli sforzi necessari a valorizzarne il potenziale inespresso. L’impareggiabile ricchezza di “risorse turistiche” del Paese non deve condurre cioè all’ingenua convinzione che i turisti internazionali continueranno ad arrivare spontaneamente; infatti, come spiegano numerose ricerche, i viaggiatori internazionali cercano oggi un’offerta organizzata e, anche se l’Italia rappresenta per più di una ragione la meta più desiderabile, spesso la scelta finale premia altre destinazioni perché complessivamente più convenienti o più “facili”. Per competere con successo nel mercato turistico internazionale, è necessario allora comprendere a fondo anzitutto la domanda ed essere in grado poi di offrire prodotti moderni, consapevoli del fatto che l’esperienza di consumo turistico ha inizio ben prima dell’atto della prenotazione e termina ben dopo il rientro a casa. La Rivista Turismo Italia 2020 In un piano strategico della presidenza del Consiglio intitolato Turismo Italia 2020, presentato a Roma lo scorso 18 gennaio 2013 (quindi più di un anno fa!) si legge al fine di consolidare il vantaggio competitivo dell’Italia e di contribuire allo sviluppo dell’economia e alla creazione di nuovi posti di lavoro. Nello stesso rapporto si legge che, secondo alcune stime ritenute conservative, le azioni contenute in questo piano possono tradursi in circa 30 miliardi di Euro di incremento del Viaggi e vacanze degli italiani nel 2013 Nel 2013, i residenti in Italia hanno effettuato 63 milioni e 154 mila viaggi con pernottamento, contro i 78 milioni e 703 mila dell’anno precedente (-19,8%). Il numero delle notti si riduce del 16,8% (da 501 milioni e 59 mila a 417 milioni e 127 mila). Resta stabile la durata media dei viaggi (6,6 notti) sia per quelli di vacanza (7 notti) sia per quelli di lavoro (2,7 notti). Cala, inoltre, il numero medio di viaggi pro-capite (da 1,3 viaggi a 1). Il calo è dovuto anche alla riduzione della quota di persone che mediamente viaggiano in un trimestre (dal 23,2% del 2012 al 20,1% del 2013). Il fenomeno si osserva in tutte le aree del Paese, ma è più marcato tra i residenti nel Nord (-15,6%). Prosegue il trend negativo, avviato nel 2009, che nel corso del quinquennio ha comportato una perdita di quasi 60 milioni di viaggi (290 PIL e in 500.000 nuovi posti di lavoro entro il 2020. Si tratta di un’opportunità che il Paese non può non cogliere e di una responsabilità inderogabile verso le nuove generazioni. Oltre alle azioni il piano propone un’innovazione di metodo attraverso l’individuazione di una direzione chiara nella quale muoversi mediante un approccio coordinato tra tutti gli attori coinvolti, condizione imprescindibile per operare efficacemente nel mercato globale. Il turismo non può più essere vissuto come faccenda di esclusivo interesse degli addetti ai lavori. Il turismo può dare un concreto contributo per far sì che il nostro Paese torni a imboccare la strada della crescita, a condizione però di dedicare a questo settore le necessarie risorse e che vi sia un convinto coinvolgimento di tutti gli operatori pubblici e privati interessati. E che la puntualmente dichiarata volontà di fare sistema non sia semplicemente l’abusata enunciazione che mimetizza i soliti interessi particolari. milioni di notti). I viaggi per vacanze (91% del totale) diminuiscono rispetto al 2012 del 16,4%. Si riducono soprattutto le vacanze brevi: del 23,4% nel caso dei viaggi (contro il 10,2% delle lunghe) e del 22,4% nel caso delle notti (contro il 13,7%). Spagna e Francia rappresentano le destinazioni preferite: la prima per le vacanze lunghe (13,1%), la seconda per quelle brevi (16,4%). La Germania è il paese più visitato per motivi di affari (24,4%). Tra le mete extra-europee, gli USA sono la preferita (4,6% del totale) soprattutto per i viaggi di lavoro (12,4%). I viaggi e i pernottamenti per motivi di lavoro mostrano una flessione più forte (rispettivamente -43% e -47,5%) di quella osservata per le vacanze, legata evidentemente anche alle criticità presenti nel mercato del lavoro. Nel periodo estivo, la flessione riguarda le vacanze brevi, sia nel numero di turisti (-35,3%) che nel numero di viaggi (-27,7%). Di contro, restano stabili il numero delle vacanze lunghe e la loro durata media (circa 12 notti). I viaggi con mete italiane (79,8% del totale) mostrano un calo del 19,4% e il numero di viaggi verso l’estero si riduce del 21,1%. Nei paesi dell’Ue diminuiscono soprattutto le vacanze brevi e i viaggi di lavoro (rispettivamente, -30,7% e -32,2%). Oltre il territorio europeo a calare sono le vacanze lunghe (-40,3%). Sempre meno i viaggi che prevedono pernottamenti in albergo (-23,9%) e in alloggi privati (-18,5%), soprattutto se in affitto (-29,2%). Diminuiscono anche le vacanze brevi trascorse nelle case di proprietà (-28,6%) o messe a disposizione gratuitamente da parenti o amici (-21,2%). L’auto si conferma il mezzo di trasporto più utilizzato per viaggiare (61,4% dei viaggi), nonostante il calo del 18,5%; diminuiscono anche i viaggi in aereo (-27,4%), mentre rimangono stabili quelli in treno. (fonte Istat) marzo 2014 La Rivista - 21 Sogni italiani... ...realizzati con Helvetic Airways! Piano di volo estate 2014 Destinazioni da / per Zurigo Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom Brindisi Lamezia T. Destinazioni da / per Berna Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom Brindisi Catania Olbia Prenotate il vostro volo su www.helvetic.com /+41 (0)44 270 85 00. La Rivista Indagine Eurobarometro Il turismo è il volano dell’economia europea Il turismo è stato uno dei capisaldi dell’economia europea durante la crisi economica e la tendenza positiva continuerà nel 2014 visto che soltanto l’11% dei cittadini europei pensa di non lasciare il proprio luogo di residenza e rinunciare così alle vacanze. È quanto emerge dalla nuova indagine Eurobarometro pubblicata lo scorso 13 febbraio. Nel 2013 il settore turistico è stato un volano della crescita economica grazie a una forte domanda interna ed europea, è, infatti, aumentato rispetto all’anno precedente, il numero di persone che hanno scelto di fare vacanza al di fuori del proprio paese, ma sempre all’interno dell’UE. Nel 2013 il 38% dei cittadini europei ha trascorso parte delle proprie vacanze in un altro paese dell’UE, il che corrisponde a un aumento di 5 punti percentuali rispetto al 2012. Nello stesso periodo soltanto il 42% delle persone ha trascorso le proprie vacanze principali nel proprio paese, registrando un calo di 5 punti percentuali rispetto alle cifre dell’anno prima. Nel 2013, inoltre, soltanto un quinto (19%) dei cittadini ha trascorso le proprie vacanze principali in paesi diversi dai 28 Stati membri dell’UE, il che rappresenta un calo del 2% rispetto ai dati del 2012. L’indagine Eurobarometro sulle preferenze degli europei in materia di turismo ha preso anche in considerazione i motivi e gli ostacoli dei viaggi, le principali destinazioni, le fonti di informazione utilizzate per pianificare una vacanza, il modo in cui gli europei hanno organizzato le loro vacanze nel L’Italia è la terza destinazione per gli europei 2013, la loro soddisfazione rispetto al settore turistico e il livello di sicurezza percepito in relazione alla sistemazione e ai servizi. Soltanto l’11% dei cittadini prevede di non lasciare le mura domestiche nel 2014 a causa della situazione economica attuale. Quattro cittadini europei su dieci intendono trascorrere le loro vacanze principali nel loro paese (la maggioranza di costoro, e le ragioni sono facilmente intuibili, risiedono in Grecia, Croazia, Italia e Bulgaria). Sempre nell’anno in corso, tre su dieci intendono fare le loro vacanze principali nell’UE, e più di quattro su dieci sono orientate a fare almeno uno dei loro viaggi nell’UE. Un quarto prevede di recarsi in un paese non UE (24%), ma soltanto il 16% farà le vacanze principali fuori dell’UE. Altri aspetti evidenziati nell’indagine Eurobarometro: • Nel 2013 il 70% dei cittadini europei ha viaggiato per motivi personali o professionali effettuando almeno un pernottamento. Se si esaminano i viaggi fatti per motivi personali nel 2013 la maggior parte delle persone è stata assente per un periodo di 4 – 13 notti consecutive (57%). In grande misura questo schema è riecheggiato nelle previsioni per il 2014. • I cittadini europei preferiscono posti assolati e la vita da spiaggia (46%). • La stessa percentuale menziona gli aspetti naturali di un luogo specifico quale motivo principale per pensare di ritornare nella stessa destinazione turistica. • Le cinque principali destinazioni turistiche dell’UE predilette lo scorso anno seppur con qualche piccola variazione percentuale sono le stesse del 2012. Nell’ordine: Spagna (15%, +5), Francia (11%, +3), Italia (10%, +2), Germania (7%, +2) e Austria (6%, +2) continuano ad essere le destinazioni di vacanza più popolari, ed hanno registrato tutte un aumento a partire dal 2012. I cittadini residenti in Grecia, Croazia, Italia e Bulgaria sono quelli che, con maggiore probabilità, sono intenzionati a trascorrere le proprie vacanze nel loro paese, mentre lussemburghesi e belgi sono quelli che più probabilmente si recheranno in un altro paese dell’UE. • I turisti in Europa si sentono sicuri e sono estremamente soddisfatti. I rispondenti hanno espresso un livello elevato di soddisfazione in relazione alla maggior parte degli aspetti delle loro vacanze del 2013. La maggioranza dei rispondenti era soddisfatta della sicurezza (95%) e della qualità (95%) della sistemazione. Vacanze e crisi economica L’attuale situazione economica non influenzerà la pianificazione delle vacanze che non dovrebbe subire cambiamenti sostanziali. Più della metà di coloro che non hanno fatto vacanze nel 2013 ha affermato che ciò era dovuto in parte a ragioni finanziarie e il 44% ha ritenuto che questa fosse la ragione principale. Per la stessa ragione, soltanto l’11% prevede di non lasciare il proprio luogo di residenza per le prossime vacanze. Fatto più importante, più di quattro persone su dieci afferma che non cambierà i propri progetti di vacanze per il 2014 mentre un terzo afferma che cambierà i propri progetti, ma che comunque viaggerà. In ogni caso la proporzione di persone che intendono andare in vacanza senza marzo 2014 La Rivista - 23 La Rivista I cittadini europei preferiscono posti assolati e la vita da spiaggia cambiare i propri piani per motivi economici presenta una forbice molto ampia: dal 75% in Austria al 10% in Grecia. La tendenza positiva è corroborata dalle statistiche ufficiali. Secondo Eurostat il settore del turismo presenta cifre da record nel 2013. Il numero totale di pernottamenti in strutture turistiche in tutti e 28 gli Stati membri dell’UE ha registrato nel 2013 un aumento dell’1,6% rispetto al 2012, raggiungendo una cifra record di 2,6 miliardi di pernottamenti. Così l’indagine L’indagine Eurobarometro sulle preferenze degli europei in materia di turismo è stata effettuata da Tns Political and Social tra il 6 e l’11 gennaio 2014 coinvolgendo 31.122 persone di diversa estrazione sociale e demografica che sono state intervistate telefonicamente (linea fissa e cellulare) nella loro madre lingua nei 28 Stati membri dell’Ue e in altri 7 paesi fuori dell’Ue: Turchia, Macedonia, Islanda, Norvegia, Serbia, Montenegro e Israele. La Svizzera come si vede non è contemplata. L’indagine esamina anche i motivi e gli ostacoli dei viaggi, le principali destinazioni, le fonti di informazioni utilizzate per pianificare una vacanza, il modo in cui gli europei hanno organizzato le loro vacanze nel 2013, la loro soddisfazione rispetto al settore turistico e il livello di sicurezza percepito in relazione alla sistemazione e ai servizi. Fonte: http://www.europarlamento24.eu/eurobarometro-il-turismo-rimaneun-settore-primario-ue/0,1254,106_ART_5890,00.html Turismo nel mondo Superato il miliardo di arrivi L’ultima rilevazione dell’UNWTO (l’Organizzazione per il Turismo delle Nazioni Unite) osserva che la crisi economica non ha frenato il turismo mondiale: nel 2013 si è superata, in anticipo sulle previsioni, la soglia psicologica del miliardo di arrivi internazionali (1,087) con un incremento del 5% pari a 52 milioni di arrivi. Tra le regioni con le migliori performance il Sudest asiatico (+10%), l’Europa Centrale e dell’Est (+7%), il Nord Africa (+6%) e – quella che ci riguarda 24 - La Rivista marzo 2014 Sono i russi i turisti più “spendaccioni” più direttamente – l’Europa Meridionale e Mediterranea (+6%). Per l’anno appena iniziato l’UNWTO prevede un ulteriore aumento del 4-5%. Buone notizie anche dal fronte della spesa dei turisti. Sempre secondo i dati UNWTO, in testa al gruppo dei dieci mercati di origine che hanno registrato la maggior crescita c’è la Russia, che ha visto aumentare del 29% la spesa dei propri turisti all’estero: con oltre 43 miliardi di dollari, nel 2012 si è posizionata al quinto posto per fatturato tra i mercati outgoing, mentre ancora nel 2000 era solo dodicesima. Dallo scorso anno, però, in cifre assolute, numero uno è la Cina con 102 miliardi di dollari, ancora in robusta crescita (+22%). Tra i BRICS, il Brasile ha registrato un incremento consistente (+15%), mentre nelle economie mature la crescita è fra il 2 e il 3%. Fa eccezione l’Italia che, risentendo degli strascichi della recessione, ha visto una riduzione nella spesa dei propri turisti internazionali. (www.asri.ch) Tommaso itore d n e r p m fessione: I La mia pro a come i l g fi a i no: M Il mio sog ratore t s i n i m m nuovo a delegato s Baer, u i l u : J ta a v ri p nca La mia ba siglia n o c i m perché he nella c n a o i l il meg cessoria c u s e n o i z pianifica : e Il mio nom Consulenza di investimento · Gestione patrimoniale · Pianificazione previdenziale · Pianificazione fiscale · Finanziamento immobiliare www.juliusbaer.ch Julius Baer è presente in 15 sedi in tutta la Svizzera. Da Ascona, Basilea, Berna, Crans-Montana, Ginevra, Kreuzlingen, Losanna, Lucerna, Lugano, San Gallo, Sion, St. Moritz, Verbier, Zugo a Zurigo (sede principale). Limmatquai 66 in 8001 Zürich Tel. 044 252 31 19 Orario d`apertura: Lun-Ven Sab Dom 07.00-23.00 07.30-24.00 07.30-23.00 La Rivista Intervista con Stefan Gutknecht Director Sales Switzerland di airberlin Giovani ed ecosostenibili concerne le “offerte speciali stagionali” ci si può informare su facebook.com/airberlin. Noi siamo un vettore di servizio completo con prestazioni al di sopra della media con un buon rapporto qualità-prezzo . I nostri ospiti beneficiano di un’attraente regolazione dei bagagli. Inoltre, airberlin offre un servizio di catering, gratuito per tutti i passeggeri. Dove e come si possono prenotare i vostri voli? Signor Gutknecht, airberlin è la seconda compagnia aerea tedesca. Qual è la grandezza della flotta e quante sono le destinazioni che effettuate la prossima estate? Attualmente abbiamo 143 velivoli nella nostra flotta. airberlin vola su 147 destinazioni nel mondo. Dalla Svizzera ne serviamo direttamente 45. Quale rilievo ha il mercato italiano per airberlin in generale e quali destinazioni dirette dalla Svizzera son o inserite nell’orario estivo 2014? La compagnia aerea turistica è un pilastro importante del nostro modello di business e ottimizziamo la nostra offerta in maniera continuativa. In modo particolare per il mercato svizzero, l’Italia come destinazione, è di grande importanza. Nel complesso, offriamo 23 voli non-stop settimanali da Basilea o Zurigo verso l’Italia e segnatamente verso Brindisi, Olbia, Cagliari, Catania, Lamezia Terme, Napoli e Rimini. Qual è il livello dei prezzi per il traffico Svizzera-Italia? Attualmente per esempio sono prenotabili voli andata e ritorno da Zurigo a Napoli a partire da 145 Franchi. Per quanto I nostri voli sono prenotabili all’indirizzo airberlin.com, 24 ore su 24 al centro servizi della società al numero 0848 737 800 (0,08 SFr/min), così come presso le agenzie di viaggi. I titolari di una topbonus Service Card hanno anche la possibilità di riservare posti a sedere o di trasportare attrezzature sportive a titolo gratuito. I partecipanti del programma voli frequenti di airberlin possono acquisire o utilizzare le miglia del topbonus su tutti i voli. Alla fine del 2011 airberlin ha concordato una partnership con Etihad Airways. Quali novità ha portato? Attraverso la nostra partnership strategica con Etihad Airways offriamo una buona copertura geografica che mai avremmo potuto raggiungere così rapidamente da soli. Insieme a Etihad Airways offriamo al momento 227 destinazioni in 83 paesi. Grazie allo snodo con Etihad Airways, i nostri ospiti usufruiscono di ottimi collegamenti via Abu Dhabi in Medio Oriente, verso Asia, Australia, Cina e Giappone. A ottobre 2014 airberlin e Etihad Airways espanderanno il loro accordo a sei destinazioni in India e airberlin raddoppierà le connessioni tra Berlino e Abu Dhabi con eccellenti collegamenti da Zurigo. Quindi voleremo due volte al giorno nell’Emirato arabo e saremo in grado di offrire ai nostri ospiti opzioni ancor più efficienti di connettività con le rotte di Etihad Airways . Nei primi due anni del partenariato strategico entrambe hanno cooperato offrendo una rete di collegamenti a livello globale, armonizzando i prodotti e cooperando in molti settori. Nelle aree di approvvigionamento, manutenzione, assistenza a terra e formazione le compagnie aeree collaborano sempre di più. Stefan Gutknecht Nato a Bienna, Stefan Gutknecht (51), dopo una formazione tecnica e commerciale nel 1986 è entrato nel gruppo Hotelplan nel settore del turismo. Tra il 1996 e il 2001 ha lavorato presso Crossair, più recentemente come Vice-President Sales & Marketing Svizzera. Dal 2002 al 2004 ha coperto la stessa posizione nell’allora appena fondata Swiss International Airlines. Nel 2005, sempre per Swiss, ha creato il mercato, nel triangolo di confine tra Svizzera, Germania e Francia, sul bacino di utenza dell’aeroporto a Basilea. Da giugno 2006, Stefan Gutknecht è il Director Sales Switzerland di airberlin. Cifre e fatti Airberlin è uno dei vettori leader in Europa e vola su 147 destinazioni del mondo. La seconda compagnia aerea tedesca ha trasportato nel 2013 oltre 31,5 milioni di passeggeri. Grazie alla partnership strategica con Etihad Airways, che detiene una quota del 29,21 per cento in airberlin, e che è membro dell’alleanza di compagnie aeree oneworld®, airberlin dispone di una rete di collegamento globale. La compagnia aerea, con il pluripremiato servizio, con altre 16 compagnie offre voli in tutto il mondo sotto lo stesso codice di volo. La flotta ha un’età media di cinque anni, una tra le più giovani e più eco-efficienti d’Europa. marzo 2014 La Rivista - 27 BSI è orgogliosa di essere al fianco di Giovanni Soldini e del suo team. Insieme, sfida dopo sfida. Banchieri svizzeri da 140 anni. Con passione. Un’impresa sportiva richiede impegno, preparazione, passione: gli stessi valori che BSI mette nel suo lavoro di tutti i giorni. Che si tratti di performance, di persone, di investimenti. www.bsibank.com La Rivista Cultura d’impresa di Enrico Perversi Cos’e’ il coaching: le origini e la definizione Il coaching può essere un valido strumento per l’innovazione manageriale, ma cos’è il coaching? Quali sono le sue caratteristiche salienti? Timothy Gallwey, capitano del Tennis Team di Harvard, ha dato un contributo molto importante allo sviluppo del coaching pubblicando agli inizi degli anni 70 un libro, The inner game of tennis, in cui spiegava che ogni gioco è composto di due parti, un gioco esteriore e un gioco interiore. Il gioco esteriore è giocato contro un avversario ed è riempito da molti consigli contradditori, il gioco interiore si svolge nella mente del giocatore ed i suoi ostacoli principali sono i dubbi di sé e l’ansia. Vincere l’inner game significa sapere come trovare la propria via per lasciare emergere la propria prestazione migliore. Il grande successo conseguito fece applicare il suo metodo ad altri sport e poi giunse nelle aziende, Gallwey fondò con John Withmore una società che prese il nome dal libro e la metodologia divenne un successo internazionale. Quali sono i principi a cui Gallwey si affida? Il primo è quello che ipotizza che ciascuno di noi ha delle capacità potenziali che non utilizza appieno a causa di interferenze e quindi la sua performance potrebbe essere migliorata eliminando tali disturbi. Per l’autore vincere il gioco interiore significa imparare a superare i dubbi su sé stessi, il nervosismo, l’ansia e le cadute di concentrazione che impediscono di avere prestazioni al massimo delle proprie possibilità. Quante volte ci siamo detti: “in quell’esame o in quella riunione aziendale non sono riuscito ad esprimere tutto quello che sapevo!”. Quante volte abbiamo sentito di giocatori che sul campo non riuscivano a replicare l’abilità mostrata negli allenamenti? Ciò avviene perché ognuno di noi, ogni giocatore secondo l’autore, racchiude 2 sé: il Sè1 è il proprio ego o “il parlante” (colpisci la palla così); il Sè2 è l’abilità naturale o “chi fa” (il reale movimento dei muscoli per colpire la palla). Per giocare al meglio noi dobbiamo zittire il Sè1 e lasciar fare al Sè2 quello che sa come fare. Il Sé2 ama immagini e figure. Il miglior modo per zittire la mente non è dirle di tacere o discutere con lei a causa dei giudizi critici, ciò che è efficace è imparare la concentrazione, la focalizzazione che significa concentrarsi solo sugli aspetti di una situazione che sono indispensabili per portare a termine il compito. Quindi se stai colpendo una palla da tennis tutto ciò su cui ti devi concentrare sono il tuo corpo e la palla: consapevolezza senza giudizio. La trasposizione di questi semplici concetti in ambito aziendale è quello che avviene quando un manager lavora con un coach che prima di tutto lo aiuta a raggiungere la piena consapevolezza della realtà e poi a descrivere un piano d’azione per gli obiettivi definiti. Il tutto avviene principalmente attraverso domande che il coach rivolge con lo scopo di generare nuovi punti di vista. È frequente il caso che azioni apparentemente banali generino un processo di apprendimento continuo con crescite personali molto importanti. Il coaching parte dalla situazione presente ed è rivolto al futuro da costruire attraverso azioni concrete per raggiungere un obiettivo dato. Quale potrebbe essere quindi una definizione di coaching? Esiste una bibliografia sterminata con decine di definizioni e di comparazioni con metodologie affini o contigue, la parola non è stata tradotta e viene inoltre usata in molte accezioni diverse, quindi mi sembra utile proporre 3 definizioni complementari illustrando i motivi di una scelta che è sicuramente solo una delle tante possibili. La prima definizione è quella di ICF – International Coach Federation – la più grande associazione di coach professionisti al mondo che attraverso i suoi 20.000 associati presenti in oltre 100 Paesi, si occupa di favorire il progresso dell’arte, della scienza e della pratica del Coaching Professionale. ICF definisce il coaching come una partnership con i clienti che, attraverso un processo creativo, stimola la riflessione, ispirandoli a massimizzare il proprio potenziale personale e professionale. Questa definizione, scelta per l’autorevolezza di chi l’ha formulata, si inserisce in un contesto di regole che ICF propone ai suoi associati ed ai coach che richiedono una certificazione. La seconda definizione è dovuta a Timothy Gallwey citato da Sir John Whitmore: sbloccare il potenziale di una persona per massimizzare le prestazioni... non insegnando ma aiutando ad imparare. Questa definizione, generata da chi per primo ha utilizzato il coaching in ambito sportivo, rende chiaro che questa metodologia ha come scopo primario il miglioramento della performance e che il coach non è un docente o un esperto, ma qualcuno accompagna nell’apprendimento creando le opportune condizioni. La terza definizione illustra in termini semplici e chiari come avviene concretamente una sessione: il processo di coaching è fondamentalmente una conversazione, un dialogo tra coach e cliente in un contesto produttivo ed orientato al risultato. Una conversazione in cui, ponendo le domande giuste al momento giusto, il coach incoraggia ed aiuta a considerare prospettive e strategie diverse. In questo caso è utile sottolineare la necessità di “un contesto produttivo ed orientato al risultato” che indica la necessaria volontà del cliente verso il risultato che lo rende anche responsabile del suo conseguimento. [email protected] marzo 2014 La Rivista - 29 La Rivista Donne in carriera: Elisa Italiano La vera sfida è essere competitivi in un paese in crisi Abbiamo deciso di intervistare Elisa, in quanto riteniamo molto interessante il lavoro che svolge con le sue socie. L’attività del restauro, al femminile, rispetto a quello tradizionale maschile, rappresenta un quoto del 1015%, ma è in continuo aumento, considerando come base di verifica la frequentazione degli studi necessari per qualificarsi professionalmente. Prima di rispondere alle nostre consuete domande Elisa, ci racconta com’è arrivata alla professione di restauratrice: Nata a Galliate (NO), il 18.08.1980, mi sono diplomata al liceo artistico di Novara. Dopo il liceo mi sono iscritta al corso di design industriale al politecnico di Milano, attratta dall’idea di creare, progettare oggetti, mobili e occuparmi di interni in generale. Dopo pochi mesi, ho rinunciato per questioni famigliari e ho cercato lavoro nella mia città, Novara in qualche laboratorio di restauro. Ho cominciato a lavorare in un laboratorio di restauro di mobili e, giorno dopo giorno, mi sono appassionata ai mobili antichi e a questo mondo. Dopo questa esperienza, ho deciso di studiare restauro e mi sono iscritta ad un corso all’Accademia italiana del restauro di Milano e poi ad un corso triennale in “Restauro dei mobili e legni antichi” della scuola di Meda. Ho perfezionato il mio percorso scolastico al corso di alta formazione di “Diagnostica dei legni antichi” del Politecnico di Milano. Qui, insieme alla mia compagna di studi di Meda Federica Foppiani, ho conosciuto Federica Magli e insieme nel febbraio del 2007 abbiamo aperto Polignum. Ci occupiamo principalmente di restaurare del legno: quindi di opere d’arte, mobili antichi e di modernariato, sculture e oggetti vari. Offriamo, inoltre, un servizio unico nel suo genere in Lombardia 30 - La Rivista marzo 2014 Nel laboratorio di Polignum e in quasi tutto il nord Italia, di disinfestazione a microonde per l’eliminazione dei tarli. Lavoriamo per Sovraintendenze, clienti privati e anche per colleghi restauratori. Il nostro sito: www.polignum.it Eccoci ora alla nostra intervista. Non credo ci siano veri e propri svantaggi rispetto agli uomini, come imprenditrici nel nostro mestiere. È implicito che una donna imprenditrice rispetto ad un uomo abbia qualche problema in più nel far quadrare la vita professionale con quella privata, soprattutto nel periodo della maternità. Quanto tempo hai dovuto attedendere prima di sentirti apprezzata professionalmente in un contesto che è ancora maggiormente maschile? Lo stesso vale per i vantaggi o presunti privilegi? Non lo considero più un mondo di uomini. In passato mi è capitato di scontrarmi con questa realtà ma, almeno in ambito artigianale, le cose stanno cambiando: oggi non fa più molta differenza essere uomo o donna, conta essere dei bravi professionisti. Quali sono le principali difficoltà che hai incontrato? La vera difficoltà, oggi, non è più quella di competere col mondo maschile, ma riuscire a essere competitivi in un paese in crisi. Hai avvertito diffidenza nei tuoi confronti della tua competenza professionale? Per quanto riguarda il rapporto con i clienti, direi che probabilmente la diffidenza non c’è, proprio perché diamo un’immagine più rassicurante. Se si riesce a spiegare molto bene il proprio lavoro, con i pro e contro del caso, si riesce facilmente ad ispirare fiducia, indipendentemente dall’essere uomo o donna. Quali ostacoli hai dovuto superare? Anche in questo caso, essere uomo o donna non fa alcuna differenza: le difficoltà e gli ostacoli sono quelli tipici di ciascuna azienda: farsi conoscere, essere competitivi, preparati e professionali. Quindi, in quanto donna non ti ritieni svantaggiata? Sì, non credo ci siano vantaggi né privilegi rispetto agli uomini. Come imprenditori, tutto è legato alle singole abilità, non al genere. Ritieni che le intuizioni siano una patrimonio soprattutto femminile? Per quella che è la mia esperienza, posso dire che spesso l’intuito femminile, unito ad una certa creatività, può superare l’abilità e l’esperienza di colleghi maschi più anziani. Quanto conta per una donna in carriera la seduzione, anche quella incaosapevole? Non escludo che la seduzione abbia un qualche tipo di ruolo nell’approcciarsi al lavoro, con clienti, fornitori ed istituzioni: inconscia o naturale, innata o più esplicita, ritengo comunque la seduzione qualcosa di non fondamentale, essendo, questa, un’attività artigianale, dove è il lavoro stesso a promuoverti. Qual è la soddisfazione maggiore che ti viene dal lavoro? La soddisfazione per una donna restauratrice può essere messa su due livelli: il nostro lavoro si può fare solo se spinti dalla passione e quindi la soddisfazione è intrinseca nelle operazioni di restauro e conservazione che quotidianamente svolgiamo. La manualità, la creatività, l’analisi, la pazienza, il confronto e la professionalità che dobbiamo mettere in campo ogni giorno sono il “sale” del nostro lavoro; il lavoro finito e La Rivista Elisa al lavoro l’apprezzamento dei nostri clienti sono l’altro aspetto della nostra soddisfazione. Che atteggiamento assumi verso collaboratrici donne? Mi è capitato solo una volta di avere una collaboratrice donna e, devo dire, si è creata subito sintonia e complicità; diverso il caso, ad esempio, con qualche collaboratore maschile, che, pur avendo meno esperienza, doveva a tutti i costi dimostrare di sapere tutto. Elisa con le sue socie A che cosa hai dovuto rinunciare per affermarti professionalmente? Per ora non ho rinunciato a nulla, sono madre di una bimba di un anno e mezzo, durante il fine settimana sono tutta per la mia famiglia. Quali hobby riesci a coltivare? Per ora ho lasciato da parte gli hobby, non per il lavoro, ma per il mio ruolo di mamma. Chiaramente i miei momenti liberi li passo con mia figlia e il mio compagno, riesco comunque a seguire le mie passioni, anche se non con la stessa frequenza: mostre, cinema e mercatini alla ricerca di quadri, cornici e oggetti di modernariato. Mi sento “ricca” quando riesco a ritagliarmi del tempo per fare le mie cornici, recuperandone di vecchie comprate nei mercatini e riadattandole, con colori ed effetti, a disegni, dipinti o fotografie. SWISSTECH E PRODEX: UNA COMBINAZIONE VINCENTE PER LA FORZA DELL’INNOVAZIONE SVIZZERA. SWISSTECH 2014 presenterà le più importanti innovazioni per il settore dei metalli e della plastica nel moderno e ben strutturato padiglione 1 a Basilea! Parallelamente a SWISSTECH si terrà anche PRODEX: una combinazione vincente unica che vi permetterà di beneficiare marzo 2014 La Rivista - 31 di un margine d’azione e di un bacino di potenziali clienti ancora più ampi. Per maggiori informazioni: www.swisstech-messe.ch Exhibit& More AG //CH-8117 Fällanden //T +41 44 806 33 55 La Rivista Burocratiche di Manuela Cipollone Elezioni europee Modifiche delle circoscrizioni territoriali dei Consolati Contributi per le reti d’impresa operanti nel turismo Elezioni, ambiente, agenda digitale. Mentre scriviamo, Enrico Letta non è più il Presidente del Consiglio italiano e il Capo dello Stato ha appena concluso le consultazioni, affidando poi a Matteo Renzi l’incarico per la formazione di un nuovo esecutivo. La situazione politica, in Italia, è incerta. Tutti danno per scontato che le Camere non verranno sciolte e che, quindi, l’iter dei provvedimenti legislativi non verrà interrotto. Le uniche (forse) elezioni che vedranno gli italiani alle urne – fuori e dentro i confini – sono al momento quelle europee. Si terranno nei vari Paesi dell’Unione, nel periodo compreso fra il 22 e il 25 maggio, e riguarderanno anche gli italiani all’estero – iscritti all’Aire – che votano nei seggi allestiti nei Consolati. Questa possibilità, ricorda il Ministero dell’Interno con una nota pubblicata in Gazzetta Ufficiale, è estesa anche ai connazionali NON iscritti nell’elenco degli elettori residenti negli altri Paesi membri dell’Unione, che si trovino all’estero per motivi di lavoro o di studio: loro, e i loro familiari, possono votare all’estero solo se inviano un’apposita domanda al Consolato di riferimento entro il 6 marzo. Saranno i Consolati ad informare, a loro volta, i sindaci. Censimento degli italiani all’estero Rimanendo in tema, a febbraio è stato pubblicato anche il decreto interministeriale – Farnesina-Viminale – che censisce gli italiani all’estero, secondo quanto previsto dalla Legge Tremaglia, quella che ha istituito il voto all’estero. Al 31 dicembre 2013 gli italiani nel mondo erano 4.482.115, la maggior parte dei quali residenti in Europa (2.430.873); 32 - La Rivista marzo 2014 segue l’America Meridionale (1.396.264), quindi l’America Settentrionale e Centrale (408.860) e, infine, la ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide (246.118). Il numero dei connazionali all’estero continua a crescere - 140959 rispetto all’anno scorso – e soprattutto in Europa. Secondo i dati del Rapporto Migrantes, i Paesi di approdo nel vecchio continente sono soprattutto Germania e Svizzera: 558.545 gli italiani nella Confederazione, con un aumento del 2,2% rispetto all’anno precedente. Chiuse le Agenzie consolari di Sion, Neuchatel e Wettingen, il Ministero degli Esteri con tre altrettanti decreti ha ufficializzato le modifiche delle circoscrizioni territoriali dei Consolati di Ginevra e Basilea e della cancelleria consolare di Berna. La prima comprende ora i Cantoni di Ginevra, Vaud, Vallese e Friburgo; la cancelleria consolare sarà competente per i Cantoni di Berna e Neuchatel, mentre la circoscrizione del Consolato a Basilea oltre all’omonimo cantone comprenderà anche quelli di Basilea campagna e Soletta, i Cantoni dell’Argovia e di Giura. È legge il decreto “terra dei Fuochi” All’inizio di febbraio è diventato legge il decreto sulla “Terra dei fuochi”, che, in realtà, ha un margine d’azione più ampio, come si evince dal titolo della legge, “Disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate”. Il provvedimento contempla risorse per le bonifiche, lo screening sanitario per le popolazioni campane e taratine – avvelenate dall’Ilva – per cui sono stati stanziati 50 milioni di euro; è prevista inoltre la mappatura dei suoli, la repressione delle opere di devastazione portate avanti negli anni. Per la regione Campania, sono previsti interventi per la sicurezza ambientale e agroalimentare, compresa l’introduzione del reato di combustione illecita dei rifiuti. La legge, che per il Ministro dell’Ambiente Orlando, è un ottimo punto di partenza, non piace ai Verdi europei: quattro europarlamentari, tra cui la copresidente del Partito verde europeo, l’italiana Monica Frassoni, hanno chiesto a Bruxelles di aprire una procedura di infrazione verso l’Italia perché determina “una violazione della direttiva Ipcc perché sancisce che l’Ilva potrà continuare a produrre realizzando solo l’80% delle prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale e la scelta di quali siano le prescrizioni da escludere sarà della struttura di commissariamento Ilva”. Secondo gli eurodeputati, quindi, potrebbe accadere che “nel 20% delle prescrizioni che non saranno attuate potrebbero esserci anche quelle più importanti ai fini della protezione ambientale e sanitaria della popolazione”. Commissione parlamentare di inchiesta su illeciti ambientali Proprio sulla scia del dibattito in Camera e Senato, è stata istituita (con la prima legge del nuovo anno – numero 1 del 7 gennaio) una “Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati”. Pubblicata in Gazzetta il mese scorso, la legge prevede molti e impegnativi compiti per la Commissione che dovrà indagare dentro e fuori l’Italia alla ricerca di crimini contro l’ambiente e collaborazioni transfrontaliere nelle condotte da codice penale. si va dalle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, al loro traffico illecito, soprattutto nel caso di rifiuti pericolosi, e al coinvolgimento della criminalità organizzata, passando per le verifiche su siti inquinati, il controllo degli impianti di depurazione e delle operazioni di smaltimento. La Commissione è composta di quindici senatori e altrettanti deputati. Le spese per il suo funzionamento sono stabilite nel limite massimo di 150.000 all’anno per il 2014 e il 2015, soldi a carico delle due Camere. digitale nel Paese e contribuire alla creazione di nuove conoscenze ed alla diffusione di nuove opportunità di sviluppo economico collaborando con le istituzioni e gli organismi europei nazionali e regionali aventi finalità analoghe”. Riorganizzare la filiera turistica Infine, segnaliamo la pubblicazione del bando del Ministero dei beni cultuali sulla concessione di contributi a favore delle reti d’impresa operanti nel settore del turismo. Obiettivo del bando – disponibile online sul sito www.beniculturali.it – è quello di “Promuovere e sostenere i processi di integrazione tra le imprese turistiche attraverso lo strumento delle reti di impresa, con l’obiettivo di supportare i processi di riorganizzazione della filiera turistica, migliorare la specializzazione e la qualificazione del comparto e incoraggiare gli investimenti per accrescere la capacità competitiva e innovativa dell’imprenditorialità turistica nazionale, in particolare sui mercati esteri”. Agenzia per l’Italia digitale In Gazzetta anche lo statuto dell’Agenzia per l’Italia digitale, approvato con decreto del Presidente del Consiglio. In 15 articoli si chiarisce la struttura dell’Agenzia nata – recita l’articolo 2 – per “perseguire il massimo livello di utilizzo delle tecnologie digitali nell’organizzazione della Pubblica Amministrazione e nel rapporto tra questa, i cittadini e le imprese, nel rispetto dei principi di legalità, imparzialità e trasparenza e secondo criteri di efficienza, economicità ed efficacia”. Compito dell’Agenzia sarà quello di assicurare il “coordinamento informatico dell’amministrazione statale, regionale e locale” così da attuare e monitorare “l’evoluzione strategica del Sistema Informativo della Pubblica Amministrazione”. Obiettivo finale quello di ridurre i costi delle singole amministrazioni e, soprattutto, migliorare i servizi. L’Agenzia dovrà controllare come le singole amministrazioni attueranno i principi dell’Agenda digitale e “presta la propria collaborazione alle istituzioni dell’Unione Europea e svolge i compiti necessari per l’adempimento degli obblighi internazionali assunti dallo Stato nelle materie di competenza”. Infine, l’Agenzia dovrà “promuovere l’innovazione Il VICTORIA albergo romano di PRIMISSIMA CLASSE • Un angolo di quiete nel centro storico • A due passi da Via Veneto e dalle vie più famose per lo «shopping» • Il VIC’S BAR , piacevole punto d’ incontro • Al RISTORANTE BELISARIO sfiziosa cucina italiana • Il giardino pensile SOPRA I PINI, BAR E RISTORANTE, romantico ritrovo estivo • R. H. Wirth H.Hunold Gen. Manager Via Campania 41 • oo187 Roma (Italy) 2014 La Rivista - 33 Tel. oo39 o6 42 37 o1 • Fax oo39marzo o6 48 71 89o E-mail: [email protected] Internet: www.hotelvictoriaroma.com La Rivista Normative allo specchio di Carlotta D’Ambrosio I fondi esteri e la normativa sulla distribuzione di investimenti collettivi di capitale – Prima parte La materia degli investimenti collettivi di capitale è stata oggetto di una profonda revisione allo scopo di allineare le norme in materia di gestione, custodia e distribuzione agli standard della Direttiva Europea Alternative Investment Fund Managers (AIFM). Nel marzo del 2013 è stata definita l’ordinanza ed è entrata in vigore la revisione della legge sugli investimenti collettivi di capitale (LICol e OICol) che ha sostituito il concetto di “appello al pubblico” con il termine “distribuzione”, differenziando poi tra distribuzione a investitori qualificati e non qualificati. Ne è conseguita la sostituzione della Circolare FINMA 2008/8 con la Circolare FINMA 2013/9 (“Distribuzione di investimenti collettivi di capitale”). La Circolare è focalizzata su 3 punti: cosa è e cosa non è “distribuzione”; quando la stessa sia diretta agli investitori qualificati (QI) e quando agli investitori non qualificati (NQI); quali obblighi un fondo estero deve adempiere in caso di distribuzione a QI o a NQI. La “distribuzione di investimenti collettivi di capitale” è definita, a contrario, come ogni attività di promozione di investimenti collettivi che non si rivolge esclusivamente agli intermediari finanziari e agli istituti di assicurazione, entrambi sottoposti a vigilanza (investitori di cui all’art. 10 cpv. 3 lett. a e b LICol); in tal caso non è prevista alcuna regolamentazione. Specificamente, la “distribuzione” comprende sia “l’offerta”, ossia la proposta di stipulare un contratto, sia qualsiasi forma di “pubblicità” tesa ad offrire determinati investimenti collettivi di capitale (dal concetto di distribuzione sono espressamente escluse le attività delineate all’art. 3 cpv. 1 e 2 lett. a-e LICol). La distribuzione può essere diretta a Investitori qualificati (QI) e Investitori non qualificati (NQI). Per QI si intendono: gli intermediari finanziari e gli istituti di assicurazione sottoposti a vigilanza, i privati facoltosi (HNWI) che hanno dichiarato per iscritto di voler essere considerati QI e, a certe condizioni, gli investitori che hanno concluso un contratto di gestione patrimoniale (art. 10 cpv. 3, 3bis, 3ter e artt. 6, 6° Cpv. 1, 2 OICol). Di contro, sono NQI tutti gli investitori che non ricadono nella definizione di QI. Aspetto interessante concerne gli obblighi che un fondo estero deve adempiere in caso di distribuzione. Qualora si tratti di distribuzione a NQI, il fondo estero deve: (i) nominare un rappresentante e istituire un ufficio di pagamento; (ii) stipulare un accordo di distribuzione con un distributore autorizzato dalla FINMA; (iii) ottenere dalla stessa Autorità l’autorizzazione del prospetto del fondo e dei documenti collegati. Se 34 - La Rivista marzo 2014 l’investitore è un QI, ogni fondo estero, entro l’1 marzo 201, deve: (i) nominare un rappresentante ed istituire un ufficio di pagamento; (ii) stipulare un accordo di distribuzione con distributore autorizzato FINMA; (iii) qualora la distribuzione avvenga fuori dal territorio svizzero, nominare un distributore autorizzato ad agire nel rispetto della legge e della autorità del Paese interessato. Da evidenziare che tutti i contratti di distribuzione devono prevedere il rappresentante quale parte contrattuale e i documenti determinanti dovranno contenere specifiche clausole per gli investitori elvetici. Dal punto di vista pratico solo i fondi esteri registrati dalla FINMA possono essere distribuiti agli NQI da distributori con licenza rilasciata dalla stessa Autorità; al contrario, i fondi non registrati possono essere distribuiti solo agli QI e l’operazione deve essere controllata dal fondo estero e dal distributore e specificata nel contratto di distribuzione. I distributori di fondi di investimento esteri che non sono ancora stati soggetti alla LICol devono essersi registrati presso la FINMA entro il 1° settembre 2013 e richiedere alla stessa Autorità una licenza entro il 1° marzo 2015 se sprovvisti di quella del Paese d’origine. Le società italiane, ad esempio, possono venire in Svizzera e se autorizzate in Italia possono direttamente distribuire solo ad QI ed a condizione che il fondo estero abbia nominato un rappresentante, istituito un ufficio di pagamento e concluso un contratto di distribuzione entro il 1° marzo 2015. I c.d. fondi diversi che non rientrano nella definizione di cui alla Direttiva UCITS 2009/65/CE (come fondi di private equity, alternative funds, real estate funds) hanno in pratica riscontrato sino ad oggi notevoli difficoltà ad essere autorizzati e registrati dalla FINMA. Gli stessi, pertanto, così come i fondi non europei, sino ad sono distribuiti solo agli QI, adempiute le condizioni precedentemente elencate. Invero, stante l’obiettivo di preservare la qualità e la competitività dei servizi di gestione patrimoniale in Svizzera, rimangono numerosi dubbi sulla lungimiranza dell’operazione in considerazione del fatto che le norme nazionali di collocamento privato degli Stati membri dell’UE potrebbero essere eliminate nel 2018 secondo la Direttiva AIFM, senza contare l’assenza di disposizioni in materia di remunerazione dei gestori patrimoniali e i costi connessi alla nomina di un rappresentante svizzero e di un ufficio di pagamento per la distribuzione dei fondi agli individui facoltosi e agli investitori istituzionali. [email protected] [email protected] La Rivista Angolo Fiscale di Tiziana Marenco Rogatorie in materia fiscale Il ruolo delle domande raggruppate alla vigilia dell’introduzione dello scambio automatico d’informazioni Le rogatorie che hanno fatto la storia dello scambio d’informazioni in materia fiscale in Svizzera sono di stampo americano e tedesco e soddisfano i più banali clichés. Gli americani solitamente scrivono poco, aspettano che i detentori delle informazioni posino piede su suolo americano, caricano il cannone e minacciano di dar fuoco se non gli saranno immediatamente consegnate tutte le informazioni richieste; i tedeschi invece presentano la rogatoria dopo aver già provveduto a sequestrare prove decisive presso i contribuenti ed aver elaborato le informazioni, sicuri della loro interpretazione e della conclusione. Entrambi gli Stati hanno tuttavia sperimentato che il modo più efficiente per incassare i tributi è quello proclamare ai quattro venti che stanno per presentare alla Svizzera la rogatoria del secolo, spingendo così gli evasori fiscali a dichiarare volontariamente fondi sinora rimasti occulti senza aspettare il risultato formale della domanda di assistenza. L’Italia sembra preferire una strategia diversa e, invece di perdere anni di tempo per formulare rogatorie che a causa dei fondamenti giuridici di diversa natura potrebbero essere respinte dalla Svizzera, aspetta comodamente l’entrata in vigore dello scambio automatico di informazioni. Strategia che potrebbe dare frutti a breve. Attualmente in Svizzera si discute sull’attuazione delle domande raggruppate, cioè di quelle rogatorie per le quali in via eccezionale non è necessario specificare il nome di un contribuente contro il quale è diretta la domanda, ma è sufficiente definire un comportamento modello fiscalmente rilevante in capo a contribuenti assoggettati nel paese rogante, costringendo il detentore delle informazioni, per esempio un istituto bancario o assicurativo, a consegnare le informazioni riguardanti tutti i conti o i dossier che soddisfano le condizioni del comportamento modello descritto nella rogatoria. Malgrado nel frattempo l’OCSE abbia incluso nel commento alla Convenzione Modello OCSE la definizione delle domande raggruppate senza modificare il tenore dell’articolo, tentando così di suggerire che questo tipo di rogatoria era già implicitamente incluso e comunque coperto dal tenore dell’articolo 26 della Convenzione, ben si sa che la domanda raggruppata nacque di fatto nell’ambito dell’Accordo stipulato tra la Svizzera e gli Stati Uniti il 19 agosto 2009, quando la Svizzera nella causa UBS per non perdere la faccia propose alle autorità americane, che chiaramente ignoravano i nomi dei contribuenti che intendevano colpire, di formulare la rogatoria in modo alternativo, definendo i contribuenti attraverso la tipologia di comportamento fraudolento. Si tratta quindi da parte della Svizzera della rinuncia al requisito della specificazione dell’identità del contribuente per il quale vengono richieste informazioni, rinuncia che alla luce dei diritti costituzionali ed in particolare del divieto di retroattività di una norma, richiede secondo la tradizione svizzera una base giuridica specifica. Quando alla vigilia dell’entrata in vigore della nuova Legge federale sull’assistenza amministrativa fiscale il Parlamento si accorse che il progetto di legge rischiava di essere già superato dalla revisione della Convenzione Modello OCSE del 17 luglio 2012, stralciò all’ultimo momento l’elemento della richiesta “nel caso specifico” e aprì così la porta alle domande raggruppate. Contemporaneamente all’entrata in vigore della legge, il Parlamento emanò in fretta e furia anche un’Ordinanza sull’assistenza amministrativa in caso di domande raggruppate. Tale Ordinanza comprende due soli articoli. All’articolo 2 l’Ordinanza stabilisce solo la data della sua entrata in vigore (1° febbraio 2013). Nel primo articolo invece essa al primo capoverso definisce le domande raggruppate (domande “che identificano le persone interessate mediante un modello di comportamento”) e stabilisce secondo il concetto svizzero di garanzia costituzionale della non-retroattività che tali domande sono autorizzate solo per informazioni su fattispecie avvenute dopo l’entrata in vigore della legge del 28 settembre 2012 sull’assistenza amministrativa fiscale [cioè dopo il 1° febbraio 2013] mentre al secondo capoverso essa stabilisce che sono salvaguardate le norme specifiche delle Convenzioni internazionali, in particolare anche di quelle sulla doppia imposizione. È ovvio alla luce della disposizione giuridica che, fatta eccezione per le rogatorie americane che potrebbero ricadere sotto le disposizioni dell’Accordo UBS del 2009, per tutte le altre convenzioni bilaterali concluse prima del 1° febbraio 2013 la prima questione è quella a sapere se la Convenzione sulla doppia imposizione (e i relativi protocolli ecc.) permette una domanda raggruppata (per fattispecie comunque non precedenti al 1° febbraio 2013), tenendo presente che la dottrina Svizzera anche in casi poco chiari non sembra appoggiare la teoria dell’ “interpretazione dinamica” di una Convenzione: Se al momento della conclusione di una Convenzione entrambe le parti in buona fede nemmeno potevano immaginarsi il concetto di domanda raggruppata, la stessa diverrà possibile solo con l’emendamento formale della Convenzione. Tale sembra essere l’interpretazione della dottrina prevalente nel caso della Convenzione con la Germania. E tale dovrebbe essere l’interpretazione anche nel caso della vecchissima Convenzione con l’Italia Ci sorprendono quindi le voci circolanti da qualche tempo secondo le quali la Germania sta preparando domande raggruppate da inviare in Svizzera. Gli ostacoli immensi di natura formale da superare e i frutti modesti che ci si può attendere, quelle “informazioni per fattispecie non precedenti al 1° febbraio 2013”, sono di natura tale da scoraggiare anche i più risoluti. Vi è quindi da temere che l’Italia sia nel giusto: Alle porte dello scambio automatico d’informazioni che potrebbe essere sancito ancora quest’anno, perché dedicare tempo prezioso a domande raggruppate per le quali non si sa nemmeno se verranno accolte e che, anche nell’ipotesi di accoglimento, non permetteranno di ricevere informazioni precedenti al 1° febbraio 2013? [email protected] marzo 2014 La Rivista - 35 La Rivista Angolo legale Italia di Viviana Sforza La “giusta causa” nella revoca degli amministratori di società di capitali Ai sensi dell’art. 2383 del codice civile, terzo comma, nelle società per azioni l’assemblea dei soci – organo societario competente alla nomina degli amministratori – può revocare gli amministratori in qualunque momento, salvo il diritto di questi ultimi al risarcimento dei danni se la revoca avviene senza “giusta causa”. La legge non fornisce una definizione di “giusta causa”, ma la dottrina e la giurisprudenza, nel corso degli anni, hanno analizzato attentamente questo tema ed elaborato un’interpretazione sostanzial-mente unanime del significato di questa espressione. Innanzitutto, il primo punto rilevante, che emerge dal dettato dell’art. 2383 del codice civile, è che l’amministratore può essere revocato anche senza alcun motivo. La revoca è un atto ad nutum, cioè una manifestazione unilaterale di volontà dei soci, che rimane valido ed efficace in ogni caso. L’interesse della società è difatti considerato dal legislatore così prioritario rispetto a quello del singo-lo amministratore da consentirgli di attribuire ai soci un vero e proprio potere di recesso ad nutum. L’esistenza o meno della “giusta causa” rileva quindi solo ai fini del possibile risarcimento del danno in favore dell’amministratore revocato senza “giusta causa”. Detto ciò, si è concordi nel ritenere che la “giusta causa” debba consistere in circostanze o fatti che siano intervenuti e che siano tali da minare la prosecuzione del rapporto di fiducia che deve sussiste-re tra soci e amministratori. La “giusta causa” non sussiste, quindi, necessariamente in atti dolosi o colposi da parte dell’amministratore, o quanto meno non solo in tali atti: può anche sussistere in atti o fatti totalmen-te estranei all’amministratore o alla sua volontà, ma tali da influire comunque sul rapporto di fiducia e impedirne la prosecuzione. La giurisprudenza e la dottrina hanno quindi individuato due diverse tipologie di “giusta causa”: la “giusta causa soggettiva” e la “giusta causa oggettiva”. La “giusta causa soggettiva” sussiste nel caso di violazione da parte dell’amministratore dei doveri a lui imposti dalla legge o dall’atto costitutivo della società, o di comportamenti contrari ai doveri di fedeltà, lealtà, diligenza e correttezza nell’adempimento del mandato di amministratore. La “giusta causa oggettiva”, invece, si riscontra, come 36 - La Rivista marzo 2014 accennato, nel caso in cui si verifichino atti o fatti estranei alla persona dell’amministratore o alla sua condotta, ma tali da influire sul rapporto di fiducia in maniera così significativa da non consentirne più il proseguimento, nemmeno in via temporanea. È importante puntualizzare che le semplici divergenze o attriti tra l’amministratore e gli altri ammini-stratori in merito alla gestione della società non integrano una “giusta causa” di revoca in quanto fanno parte della normale dialettica del consiglio di amministrazione. Occorrerà sempre e comunque dimostrare che tali divergenze o attriti hanno obiettivamente ed irreparabilmente inciso sul rapporto di fiducia. Di recente la Corte di Cassazione ha emesso due pronunce in linea con questo consolidato orienta-mento. Con la sentenza n. 21342 del 18 settembre 2013, la Corte di Cassazione ha statuito che, nel caso di cessazione di un amministratore a seguito della modifica dell’organo amministrativo, ricorre una revoca implicita dell’amministratore incompatibile con il nuovo assetto organizzativo; tuttavia, la “giusta causa” di revoca non può essere integrata dal nuovo assetto organizzativo, ma richiede comun-que e sempre la sopravvenienza di circostanze o fatti idonei ad influire negativamente sulla prosecu-zione del rapporto. Con la sentenza n. 23381 del 15 ottobre 2013, la Corte di Cassazione ha poi confermato la condanna al risarcimento dei danni (già comminata in primo e secondo grado) di una società a partecipazione pubblica nei confronti di un ex-amministratore che era stato revocato per non aver ottemperato alle direttive impartite dal Comune, non ritenendo quindi sussistente in tal caso una “giusta causa” di revoca. Come rilievo conclusivo su questo tema, si tenga infine presente che la “giusta causa” di revoca deve essere sempre espressamente menzionata nella delibera assembleare di revoca dell’amministratore, con una dettagliata spiegazione delle ragioni di supporto alla revoca: solo in questo caso, la società potrà essere più tutelata da azioni di risarcimento del danno da parte dell’amministratore revocato. La giurisprudenza ha chiarito che l’eventuale omissione delle ragioni della “giusta causa” di revoca non può essere integrata in futuro, neanche nel corso di una causa successivamente introdotta dalle parti. [email protected] La Rivista Angolo legale Svizzera di Massimo Calderan L’iniziativa popolare federale ‘Contro l’immigrazione di massa’ Il 9 febbraio 2014 la maggioranza del Popolo e dei Cantoni svizzeri ha approvato l’iniziativa popolare “Contro l’immigrazione di massa”, che ha introdotto un nuovo articolo 121a alla Costituzione federale, secondo il quale (1) la Svizzera gestisce autonomamente l’immigrazione degli stranieri; (2) il numero di permessi di dimora per stranieri in Svizzera (inclusi quelli per chi richiede asilo) è limitato da tetti massimi annuali e contingenti annuali, il diritto al soggiorno di lunga durata, al ricongiungimento familiare e alle prestazioni sociali può essere limitato; (3) i tetti massimi annuali e i contingenti annuali per gli stranieri che esercitano un’attività lucrativa (inclusi i frontalieri) devono essere stabiliti in funzione degli interessi globali dell’economia svizzera e nel rispetto del principio di precedenza agli Svizzeri; (4) non possono essere conclusi trattati internazionali che contraddicono questo articolo; e (5) una legge deve disciplinare i dettagli. Sono modificate pure le disposizioni transitorie della Costituzione federale, per cui (1) i trattati internazionali che contraddicono l’articolo 121a devono essere rinegoziati e adeguati entro tre anni dal 9 febbraio 2014; e (2) se la legge prevista dall’articolo 121a non sarà entrata in vigore sempre entro tre anni, il Consiglio federale (il Governo svizzero) dovrà emanare un’ordinanza che disciplinerà la materia in via provvisoria. Attualmente, in materia sono applicabili l’Accordo tra la Svizzera, da una parte, e la Comunità euro-pea ed i suoi Stati membri, dall’altra, sulla libera circolazione delle persone, concluso il 21 giugno 1999 e entrato in vigore il 1° giugno 2002 (Accordo di libera circolazione delle persone, ALCP), e la Legge federale svizzera sugli stranieri. Le loro previsioni per ora rimangono in vigore. L’ALCP fa parte del pacchetto di sette accordi tra la Svizzera e la Comunità europea entrato in vigore il 1° giugno 2002, chiamato “Bilaterali I”. Tali accordi prevedono, oltre alla libera circolazione delle persone, la collaborazione e il libero accesso ai mercati reciproci per quanto riguarda gli ostacoli tec-nici al commercio, gli appalti pubblici, i prodotti agricoli, la ricerca, i trasporti aerei e i trasporti terre-stri. Se uno degli accordi è rescisso da una delle due parti, entro sei mesi gli altri accordi decadono automaticamente. Pochi giorni dopo la votazione, il Governo svizzero ha deciso di non estendere la libera circolazione e quindi l’applicabilità dell’ALCP alla Croazia, perché la modifica della Costituzione svizzera è diretta-mente applicabile, per cui non è più possibile concludere accordi che contraddicano il nuovo articolo. Il Consiglio federale ha deciso di procedere come segue: (1) entro fine giugno 2014, il Dipartimento federale di giustizia e polizia, assieme al Dipartimento federale degli affari esteri e al Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca, elaborerà uno schema di attuazione del nuovo articolo costituzionale, che dia una panoramica e indichi i lavori legislativi necessari; tale schema servirà come base per le trattative da condurre con l’Unione europea; (2) entro fine 2014 seguirà un progetto di legge, che dovrà entrare in vigore entro l’8 febbraio 2017 (il Dipartimento federale di giustizia e polizia preparerà pure le ordinanze esecutive della legge, che all’occorrenza potrebbero essere applicate se la legge stessa non sarà pronta in tempo); (3) il Consiglio federale discuterà con l’Unione europea dell’ALCP e degli altri accordi bilaterali in vigore o nuovi; sempre entro l’8 febbraio 2017, dal punto di vista della Svizzera l’ALCP va adeguato. Nelle prime prese di posizione l’Unione europea ha chiarito che l’ALCP non è rinegoziabile e che se fosse rescisso, decadrebbe l’intero pacchetto Bilaterali I. Al contempo, l’Unione europea, ha iniziato a bloccare, ad esempio, fondi relativi all’accordo sulla ricerca e trattative relative a altri ambiti. Rimane da vedere come si accorderanno le due parti. Rimane da vedere ovviamente anche quali saranno le previsioni di legge che il Governo proporrà al parlamento svizzero e che dovrebbero essere applicabili a tutti gli stranieri. [email protected] marzo 2014 La Rivista - 37 La Rivista Convenzioni Internazionali di Paolo Comuzzi La circolare 37/E del 2013: implicazioni internazionali L’agenzia delle Entrate (poco prima che inizi il cd mercato di riparazione) torna ad occuparsi di calciatori e di società e quindi torna a occuparsi di soggetti che sono, per antonomasia visto il loro movimento tra le diverse squadre, di interesse per le norme fiscali internazionali [anzi sono proprio queste norme che in alcune occasioni vengono considerate come preclusive al grande acquisto o al grande ritorno1 sicché può ben dirsi che qualche volta più che l’arbitro sia stata la norma a mettere in “fuori gioco” uno dei campioni tanto attesi dai tifosi]. Ovviamente il movimento che si genera intorno all’evento calcio rende di interesse esaminare (in modo sintetico) questa circolare e vedere alcune affermazioni che possono avere una implicazione di carattere internazionale. Commenti In primo luogo il documento di prassi identifica lo sportivo professionista come l’atleta o l’allenatore (cui si aggiungono altre figure meno note alla fantasia del tifoso) e stabilisce che la prestazione di questi soggetti è una prestazione di lavoro subordinato2. Questa affermazione è importante in quanto consente una qualificazione del reddito che questi soggetti vengono a percepire ed infatti la stessa circolare ministeriale dice in modo chiaro che “ … ciò comporta che la remunerazione dell’atleta costituisce reddito di lavoro dipendente3 … da determinare in base alle ordinarie regole previste nell’articolo 51 del TUIR …”. Diciamo che, almeno in questo, la chiarezza non fa certamente difetto: il grande allenatore (di nazionalità estera) che viene a sedersi (ma anche a agitarsi stando in piedi) su una panchina italiana è sempre un lavoratore subordinato e quando viene pagato percepisce in ogni caso un reddito di lavoro dipendente4. Questo è il punto di partenza e quindi da questa concezione (lavoro dipendente) si dipana poi tutto l’esame per determinare: 1) cosa sia reddito e cosa non lo sia; 2) chi abbia il diritto di applicare una tassazione. 38 - La Rivista marzo 2014 Cosa sia reddito è elemento che la Circolare si prende di cura di definire in modo sostanzialmente immediato: è reddito qualsiasi utilità questo signore prenda (apprenda), compresa quella che viene definita come indennità di prima sistemazione (ovvero il quantum per il disagio iniziale5). Su chi abbia diritto di tassare risponde subito il TUIR (la Circolare non prende in esame la materia) quando chiarisce che il reddito di lavoro dipendente viene tassato in Italia quando l’attività è svolta nel territorio dello Stato e se è vero che (come dice sempre la Circolare) “ … le disposizioni in materia di redditi di lavoro dipendente e di redditi di impresa non prevedono specifici criteri di individuazione della sede di lavoro …” è lecito ritenere che tale sede sia da situarsi in alternativa presso il campo di gioco (dichiarato come campo di gioco ufficiale alla Lega) o presso la sede della società che ha ingaggiato il calciatore (o tecnico). Diciamo che è sostanzialmente impossibile ravvisare una situazione in cui la sede di lavoro possa essere all’estero (non esiste, per quanto mi consta, alcun fantasioso procuratore che abbia richiesto di ingaggiare il suo assistito solo per le partite da fare all’estero ed in ogni caso ci sarebbe qualche dubbio ove fosse ipotizzata una assenza di tassazione in Italia). Quindi abbiamo raggiunto una prima conclusione (sostanzialmente confermata nel documento di prassi): lo sportivo professionista non sfugge al “fisco” italiano in quanto non esiste alcun vuoto normativo che consenta di manifestare una tesi diversa rispetto a quella della completa imposizione della sua remunerazione di lavoro dipendente6. Non è neppure lecito pensare che detta remunerazione possa dividersi per singolo evento (ovviamente la divisione sarebbe tra lavoro prestato in Italia e / o all’estero) tenendo conto del luogo in cui la prestazione sportiva (discesa in campo) è stata materialmente resa proprio perché la prestazione che viene remunerata non è solo quella dello scendere in campo ma è più complessa e consiste nel tenersi a disposizione della società e quindi si esplica mediante (ma non solo mediante questo) il scendere il campo quando richiesto7. Sempre partendo dal principio evidente del lavoratore subordinato e quindi percettore di reddito di lavoro dipendente il documento di prassi si occupa dei premi erogati dagli sponsor ai componenti della squadra. Certamente l’Agenzia nel suo documento di prassi prende una posizione accettabile sull’obbligo della ritenuta alla fonte (che secondo l’Agenzia deve sempre farsi a cura dell’erogante) ma ignora il caso del soggetto erogante senza stabile organizzazione in Italia ovvero di chi si trova in una situazione che implica una impossibilità pratica di operare detta ritenuta8. In questa situazione il calciatore deve prestare massima attenzione e quindi deve inserire in unico quanto percepito dallo sponsor applicando motu proprio la relativa tassazione (ma meglio sarebbe stato richiedere un obbligo in carico alla società che ha ingaggiato l’atleta evitando quel semplice tema della comunicazione per consentire l’applicazione del conguaglio)9. Sempre il documento di prassi si occupa poi al punto 1.10 dei cd osservatori e qui nel momento in cui il soggetto (osservatore) è un soggetto non residente sorge evidente il tema del rapporto con le convenzioni contro le doppie imposizioni e quindi la problematica della eventuale base fissa. Qui è evidente che siamo in presenza (quando l’osservatore è estero e / o è stato assunto per restare in un certo paese estero10) di soggetti che possono essere lavoratori autonomi ma anche lavoratori dipendenti e che si trovano in particolari condizioni (molto specifiche). La conseguenza di quanto sopra è che il calciatore (o tecnico) straniero che viene tesserato da una formazione italiana deve assolvere le sue imposte sul reddito tralasciando la condizione di residente fiscale, condizione che agisce invece sugli altri redditi (si pensi alla situazione del tecnico che viene ingaggiato in corsa nel mese di Ottobre dell’anno 200x e quindi nello stesso anno è un soggetto qualificato come non residente ai fini fiscali: egli paga sul reddito che percepisce come tecnico ma non deve dichiarare gli altri redditi in quanto soggetto non residente ed in teoria questa condizione permane se detto soggetto fosse esonerato nel mese di Aprile dell’anno successivo [200x1] per tornare di nuovo a Novembre dello stesso anno11). La considerazione sulla residenza fiscale vale anche per il quadro W in materia di somme e valori detenuti all’estero (che il non residente non deve compilare mentre il residente fiscale si). In questa situazione il calciatore che arriva a ogni volta al mese di gennaio e riparte sempre al mese di Giugno dello stesso anno non acquisisce mai la condizione di residente fiscale e quindi viene tassato solo sulla remunerazione che ha percepito dalla formazione ingaggiante (inclusi i soldi degli sponsor se legati alla prestazione) e non sul resto dei suoi redditi (e si pone lo stesso problema della nota 9 ma lo stesso problema potrebbe nascere in caso di messa fuori rosa e / o altre manovre tese a favorire la partenza del lavoratore). Manca infine nella Circolare qualsiasi cenno sulla tassazione su una eventuale liquidazione erogata a calciatori stranieri dopo il loro abbandono della formazione Italiana ma si ritiene che questa erogazione dovrebbe seguire nella tassazione quella del reddito di lavoro dipendente. Conclusioni Certamente bene hanno fatto le parti coinvolte a sedersi a discutere dei temi oggetto della Circolare ma forse i temi del mondo del calcio che hanno maggior interesse sono diversi e consistono ancora in diritti di immagine, nei compensi ai procuratori, nel trattamento dei costi di scouting (che sono notevoli) mentre minore importanza ha la mensa e / o il compenso per il charter pagato per intero e riempito per il 50%. E’ di tutta evidenza che sul piano tributario il mondo del calcio è quello che più di tutti rischia una concorrenza sleale in presenza di una difforme tassazione del lavoratore (in quanto la componente lavoro è essenziale per vincere e non è solo un “ingrediente” in una miscela di fattori che possono incidere in forma diversa12 e compensarsi tra di loro per l’andamento). Avendo chiaro questo elemento sarebbe interessante giungere ad una uniforme tassazione europea dei redditi dei cd sportivi professionisti stabilendo che, qualsiasi sia la formazione erogante ed in qualsiasi paese si trovi, le imposte sul reddito dovute dall’atleta sono pari a una percentuale (x%), percentuale che deve valere in tutti i paesi della Unione Europea. Questo renderebbe più facile lo spostamento delle persone suddette (e forse questa impostazione della tassazione uguale potrebbe farsi mantenendo comunque la qualifica reddituale) e ridurrebbe la competizione extracalcio che oggi tanto incide sulla capacità delle singole squadre con un conseguente aumento dell’interesse verso questo movimento. 1 Si pensi ad una formazione che puo’ ingaggiare calciatori senza alcuna imposta sul reddito che eroga agli stessi. 2 Trattasi di identificazione che non ha carattere fiscale ma e’ contenuta nelle norme di diritto sportivo. 3 Questo significa anche che sussiste un obbligo di applicare una ritenuta alla fonte. 4 Quindi viene tassato secondo un principio di cassa. 5 In sostanza il pagamento del trasloco e dei giorni in albergo in attesa che il soggetto “ingaggiato” trovi una sistemazione consona alle sue esigenze. 6 Mi resta un dubbio sul demansionamento: il giocatore “titolare” che viene degradato in modo sostanziale e chiede i danni (situazione complessa in quanto oggi non si parla di titolari e riserve ma titolarissimi e titolari). 7 Una cosa e’ la prestazione sportiva (giocare) e una cosa e’ l’oggetto del contratto di prestazione sportiva; la prima (giocare) mi pare solo un modo di esercitare l’attivita’ ma non l’attivita’ nel suo insieme. 8 Non penso che in assenza di una norma espressa ed anche avuto riguardo al documento di prassi che possa scaricarsi un onere sulla societa’ che ha diritto alle prestazioni sportive. 9 Queste attribuzioni reddituali si collegano alla sua posizione di dipendente e quindi vanno dichiarate anche in assenza della condizione di soggetto residente fiscale. 10 Qui puo’ aversi certamente il caso in cui viene assunto un residente fiscale per lavorare all’estero (con consequente possibilita’ per questa persona di perdere la qualifica di residente fiscale) o viene assunto un soggetto straniero per lavorare all’estero (e quindi un soggetto che mai assume la qualifica di residente fiscale). 11 Abbiamo sempre detto che questa e’ una rivista tecnica ma il tema ci impone una domanda: un esonero con riassunzione in forma continuata potrebbe essere interpretato come una manovra avente un puro scopo “elusivo” ovvero impedire che venga assunta la condizione di residente fiscale da parte della persona fisica? Ed in questo caso l’esonero non vale per la amministrazione? La procedura di accertamento? Il manifesto “tifo” per formzione diversa da parte di componente della commissione tributaria e’ una causa di astensione obbligatoria? 12 Molto banale e’ dire che nel calcio il maggior costo del lavoro e’ difficilmente compensabile da una riduzione nel costo di altri fattori come avviene nella maggior parte dei settori produttivi (in sostanza non ci sono altri fattori della produzione). marzo 2014 La Rivista - 39 Precisione svizzera e flair italiano… La MAT TRANSPORT SA è una società di prima categoria specializzata in soluzioni logistiche e di trasporto. Vi facciamo beneficiare di oltre 60 anni di esperienza e professionalità nel campo della logistica e vi offriamo la certezza di sapere la propria merce in buone mani. MAT TRANSPORT SA Basilea, Berna, Cadenazzo, Lucerna e Zurigo Telefono gratuito: +41 (0) 800 809 091 [email protected] www.mat-transport.com La Rivista L’elefante Invisibile1 di Vittoria Cesari Lusso Bisogno di sicurezza Noi esseri umani abbiamo un bisogno estremo di sicurezze. Come dice Vittorino Andreoli, uno dei più celebri psichiatri italiani, il sentimento di sicurezza serve per vivere, prima ancora che per vivere bene. Il bisogno di sicurezza va di pari passo con il bisogno di dare e ricevere fiducia. Nei primi anni dell’esistenza viviamo a questo proposito esperienze fondamentali che ci segneranno per tutto il resto della nostra vita. Come tanti altri cuccioli non possiamo sopravvivere senza un adulto che si prenda cura di noi. Siamo totalmente dipendenti e vulnerabili. Abbiamo un vitale bisogno di cibo, acqua, abiti, parole, carezze, abbracci, relazioni, protezione dai pericoli, affetto, cure, e molto altro ancora. Abbiamo bisogno di tutto ciò per tempi molto, molto più lunghi di qualsiasi altro cucciolo. Chi ha la fortuna di ricevere precocemente risposte adeguate a tali bisogni sviluppa un sentimento di fiducia nei confronti dei genitori, della famiglia e per estensione, degli altri e del mondo. Sa di non essere lasciato solo. Sa di poter contare su figure solide e amiche. Tale apprendimento per esposizione all’esperienza di buone cure gli permette di sentirsi sicuro e di osare compiere, man mano che cresce, esplorazioni sempre più audaci del mondo che lo circonda. Gli permette altresì di sviluppare un attaccamento sicuro con altre importanti figure: la moglie, il marito, i partner, gli amici, i maestri, ecc. I grandi miti ci mostrano come gli eroi traggano forza nelle loro imprese dalla prospettiva di un possibile ritorno a un orizzonte sicuro. Ulisse dopo dieci anni di guerra e altri dieci anni di peregrinazioni in mari sconosciuti ritroverà la sua madre Patria e la sua sposa. Dante sarà accolto in Paradiso da Beatrice dopo aver attraversato gli inferi e le cornici del Purgatorio. Enea concluderà le sue peregrinazioni con l’approdo nella terra promessa per fondare una nuova stirpe … Chi non ha avuto detta fortuna verosimilmente vivrà le separazioni come tragiche esperienze di abbandono. E proprio per non rischiare un abbandono, nei legami sentimentali tenderà per esempio a evitare di impegnarvisi, magari troncando sul nascere relazioni promettenti. Un uomo mi esponeva recentemente un suo problema: quando incontra una donna interessante che gli piace non riesce neanche ad accompagnarla fino alla fermata del suo autobus, ma la saluta prima. A metà strada viene preso da un’ansia incontrollabile all’idea del momento di separazione che sta per vivere. Insomma la sua logica è: meglio anticipare e provocare l’evento angoscioso piuttosto che subirlo. Nel campo dei legami affettivi, ma anche nell’univer- so dei rapporti professionali e politici il bisogno di sicurezza ha implicazioni fondamentali. Ci sono infatti ruoli che hanno il dovere “istituzionale” di offrire sicurezza e protezione. In tutti gli ambiti accade prima o poi che il bisogno di sicurezza si scontri con l’esigenza opposta: il bisogno di libertà e di autonomia. Il meccanismo è molto forte nell’adolescenza. Ci sono momenti in cui il ragazzo e la ragazza rivendicano fortemente tutta una serie di libertà e mostrano di non più sopportare gli scudi protettivi dei genitori. Ci sono altri momenti in cui tornano a essere cuccioli indifesi in cerca di tenerezza e consolazione. Inoltre mentre tentano di conquistare spazi di libertà nei confronti degli adulti, cercheranno solidarietà e protezione nel gruppo dei coetanei. Nel mondo del lavoro si può aspirare al tempo stesso, da un lato, al posto sicuro anche a costo di ripetere in modo monotono le stesse mansioni per tutta la vita, dall’altro alla libertà di creare, inventare, cambiare e fare esperienze, rischiando a volte la paura di cadere nel vuoto. In campo politico la fiducia si fonda sulla qualità delle prestazioni e dei servizi che l’amministrazione, le istituzioni e il governo offrono. Da essa dipende la qualità della vita dei cittadini. Una di queste prestazioni fondamentali è la protezione da pericoli vari: aggressioni esterne, povertà, mancanza di lavoro, ingiustizie, ignoranza, soprusi, assenza di regole, ecc.. A tali istanze si chiede oggi insomma sicurezza senza però che questa comporti troppe limitazioni delle libertà personali. Da cui i dilemmi: mettere o non mettere videocamere di sorveglianza in luoghi “sensibili”? Aumentare o meno il numero delle forze di polizia? Conservare o meno in vita imprese dissestate? Consentire o meno certe intercettazioni? Aprire le frontiere o esercitare controlli più o meno severi? E così via. Vi sono a questo proposito ovviamente molte differenze tra Italia e Svizzera. Ma un aspetto accomuna le due realtà: la sensazione di molti cittadini di sentirsi meno sicuri rispetto al passato! A torto? A ragione? I risultati di certe votazioni sono probabilmente anche il riflesso di questa sensazione… [email protected] 1 Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur muovendosi tra la folla con al sua imponente mole passava comunque inosservato. Come se fosse invisibile… Dirige le collane Jonas: studi di psicoanalisi applicata (Franco Angeli) e Arcipelago: ricerche di psicoanalisi contemporanea marzo 2014 La Rivista - 41 Scegliete chi sa scegliere. Direzione Generale e Agenzia di Città Via Giacomo Luvini 2a, CH–6900 Lugano Tel. +41 58 855 32 00 Sede Principale Via Maggio 1, CH–6900 Lugano Tel. +41 58 855 31 00 Succursali ed Agenzie Chiasso, Mendrisio, Lugano-Cassarate, Paradiso, Bellinzona, Biasca, Locarno, Basilea, Berna, Zurigo, St. Moritz, Celerina, Poschiavo, Castasegna, Pontresina, Coira, Neuchâtel, MC-Monaco Abbiamo scelto la trasparenza, la prudenza, la qualità del servizio. Fate anche voi la scelta giusta: scegliete BPS (SUISSE). Anche in tempi difficili. Call Center 00800 800 767 76 www.bps-suisse.ch Banca Popolare di Sondrio (SUISSE) La Banca che parla con te La Rivista Dalla Svizzera degli Stati a quella federale La tradizione della fondazione tra mito e storia di Tindaro Gatani Il giuramento del Rütli o Grütli del 1291, ritenuto come l’atto costituente, non fu certo il primo e solo avvenimento a gettare le basi che poi avrebbero portato alla fondazione della Confederazione Elvetica. Il filosofo e storico neocastellano Denis de Rougemont (Couvet 1906-Ginevra 1985) si chiede, infatti, se questa Nazione, «in quanto “Svizzera”, non avrà altri punti d’origine possibili, altrettanto convincenti, almeno, quanto il 1291?» (vedi «La Rivista» di gennaio). La lotta per l’autonomia Per secoli, gli Svizzeri si erano trovati, infatti, uniti, prima sotto i vari Imperi, da quello romano a quelli merovingio e carolingio, e poi l’alleanza dei loro due ceppi principali, il burgundo e l’alemanno, era stata rafforzata dal matrimonio di Rodolfo II di Borgogna (ca. 888-937) e Berta di Svevia (907-962), figlia di Burcardo II duca di Alemagna, che comprendeva l’attuale Svizzera tedesca e parte della Germania meridionale. Dopo la morte di Rodolfo III (970-1032), ultimo erede del Regno di Arles o delle Due Borgogne, gli Svizzeri si ritrovarono di nuovo riuniti, sotto l’Impero di suo cugino Corrado II il Salico (990-1039) e dei successivi imperatori del suo casato (Enrico III, Enrico IV ed Enrico V), prima di passare, dal 1138 al 1250, sotto il Regno degli Svevi (Staufer o Hohenstaufen) con Corrado III, Federico I il Barbarossa, Enrico VI e Federico II di Svevia. Jean Renggli der Ältere, Il giuramento del Grutli (Rütli), 1891 Luzern Il primo nucleo della Confederazione non è nato per chiedere l’indipendenza dal potere centrale, ma l’autonomia da quello locale, rappresentato dai conti d’Asburgo, che avevano in appalto l’amministrazione della giustizia e delle tasse (vedi «La Rivista» di dicembre 2013). Dopo la fine delle due dinastie dei Lenzburgo e degli Zähringen, che avevano regnato incontrastate su buona parte della Svizzera tra l’XI e la metà del XII secolo, l’incarico di governatore o avogadro di vaste zone della Svizzera centrale era stato, infatti, assegnato dall’Impero ai conti d’Asburgo. In pratica non cambiò nulla fino a quando gli Asburgo non cominciarono ad aspirare anche al trono imperiale e a volere concentrare nelle stesse mani il potere centrale e quello locale, senza possibilità per i sudditi di potersi rivolgere a una superiore istanza in caso di contenzioso. Per consuetudine regia, sin dai tempi di Carlo Magno, chiunque ritenesse di aver subito qualche sopruso poteva, infatti, rivolgersi al sovrano e chiedere giustizia contro le eventuali vessazioni degli inviati imperiali o degli amministratori locali. Carlo Magno, con un capitolare dell’802, aveva anche creato la figura dei missi dominici (inviati del signore), che, tra l’altro, avevano il compito di tenere assemblee, vigilare sui funzionari, raccogliere le suppliche, presiedere i processi più gravi, svolgere indagini sulla riscossione delle imposte. Quell’istituto era però poi decaduto e infine del tutto scomparso verso la fine del IX secolo. L’unica istanza di ricorso dei sudditi, che credevano di aver subito un torto, era allora rimasta la Corte imperiale. Con l’accentramento dei due poteri nelle stesse mani, questo diritto non poteva, però, essere più garantito. C’era quindi il pericolo di perdere le libertà locali per trovarsi a far parte di un feudo, in questo caso asburgico, con tutte le conseguenze che ciò comportava. La Casa d’Asburgo Approfittando dei contrasti e dei dissapori che cominciavano a serpeggiare tra gli Asburgo, che riscuotevano le tasse e amministravano la giustizia, e la nuova Casa regnante degli Hohenstaufen, gli abitanti di Uri richiesero il riscatto dall’amministrazione dei conti di Asburgo all’imperatore Federico II di Svevia. Fu suo figlio, Enrico VII, allora “vicario” imperiale in Germania, previa autorizzazione dell’augusto genitore, a concedere loro una dichiarazione di franchigia ovvero di «dipendenza immediata» dall’Impero, senza intermediari di sorta (Hagenau, 26 maggio 1231). Poiché — come ci ricorda Guido Calgari — «l’esempio della libertà è contagioso», anche gli Svittesi, nel 1240, si rivolsero all’Imperatore, che allora era impegnato all’assedio di Faenza, per chiedere la stessa concessione. Approfittando di quell’episodio della lotta tra Guelfi e Ghibellini in Italia, gli mandarono in aiuto «un piccolo contingente di soldati» (vedi «La Rivista» di dicembre 2013). Come controparte gli chiesero la franchigia imperiale, che l’Imperatore concesse loro «quantunque si guardasse bene dall’aggiungervi la clausola per cui gli Svittesi venivano sottratti agl’intermediari asburgici» (G. Calgari, op. cit., p. 115). Federico marzo 2014 La Rivista - 43 La Rivista Carlo Magno, con un capitolare dell’802, aveva anche creato la figura dei missi dominici (inviati del signore), che, tra l’altro, avevano il compito di tenere assemblee, vigilare sui funzionari, raccogliere le suppliche, presiedere i processi più gravi, svolgere indagini sulla riscossione delle imposte II non aveva, infatti, il potere di farlo perché, al contrario che su Uri, «l’Imperatore non possedeva diritti su Svitto» e, dunque, «ciò sarebbe stato contrario agli usi feudali» (W. Martin, op. cit., p. 26). Ma gli Svittesi «la ritennero [però] sottintesa e si rifiutarono d’obbedire ai balivi» asburgici (G. Calgari, op. cit., p. 115). Dopo la definitiva caduta della casa di Svevia (1250), gli Asburgo tornarono più tracotanti di prima a prendere possesso di Uri, di Svitto e di Unterwalden, ma tra i loro inviati e gli abitanti delle tre Valli nacquero continui diverbi, dissapori, contrasti e aspri scontri. La Casa d’Asburgo era intanto divenuta sempre più forte con Rodolfo Re Ottocaro II di Boemia, ritratto immaginario. 44 - La Rivista marzo 2014 I, re di Germania (rex Romanorum), conte d’Asburgo, di Kyburg e di Löwenstein, langravio di Thurgau, aspirante al trono imperiale dopo aver battuto, nella battaglia di Marchfeld sul fiume Morava (26 agosto 1278), Ottocaro II di Boemia, il più potente sovrano europeo dell’epoca. Dante, che capì subito, le conseguenze che quello scontro avrebbe avuto nella storia dell’Europa Centrale nei secoli seguenti, ci mostra i due re, fieramente avversari in vita, amici dopo la morte, nel VII canto del Purgatorio: Colui che più alto siede… Rodolfo imperador fu… / L’altro che nella vista lui conforta… Ottacchero ebbe nome. In effetti, Rodolfo I d’Asburgo, non avendo ottenuto mai l’incoronazione papale, rimase sempre «imperatore designato», perché le due volte che si era stabilito un termine per la sua discesa a Roma, i Papi in carica erano morti. Era saltata così anche la possibilità che, una volta eletto imperatore, Rodolfo potesse nominare suo figlio Alberto I re di Germania. Dopo la vittoria su Ottocaro, la Casa d’Asburgo s’impossessò di nuovi territori e, «divenuta voracissima», allargò i suoi diritti anche sulla Svizzera. Nel 1283, per controllare in pratica il Passo del S. Gottardo, si impossessò della Valle d’Orsera; agli inizi del 1291 avocò a sé l’avogadria del convento di Murbach a Lucerna, avanzando pretese un po’ ovunque sul territorio elvetico, tanto che «i Waldstaetten [paesi forestali di Uri, Svitto e Unterwalden] si sentivano stretti, chiusi» e sempre più «oppressi da ogni lato da questo padrone» (W. Martin, op. cit., p. 29). Tra Leghe e Patti Nonostante tutto, «gli Svittesi avevano operato un ultimo tentativo per assicurarsi l’immediatezza dell’Imperatore», inviandogli «un contingente di 1500 uomini davanti a Bensançon», dove Rodolfo I era allora impegnato contro Ottone IV di Borgogna, che voleva affrancare la sua contea dall’Impero. Tutto quello che ottennero furono, però, i ringraziamenti per l’aiuto dato e «il diritto di portare lo stendardo imperiale, con la croce bianca su sfondo rosso» (Ibidem). Onde evitare che, in futuro, la stessa persona detenesse il potere centrale e quello locale su di loro, alla notizia della morte di Rodolfo I d’Asburgo, avvenuta il 15 luglio 1291, la protesta dei Waldstätten sfociò in aperta ribellione. Ai primi di agosto, di quello stesso anno, i loro rappresentanti si riunirono sui campi del Rütli per giurare un Patto perpetuo. Era un patto come tanti altri coevi, conclusi allora soprattutto in Germania e Italia, oppure si trattava di qualcosa di nuovo e di particolare o addirittura di speciale? All’epoca delle Lotte per le investiture, soprattutto sotto gli Svevi, per attutire i contraccolpi della crisi dell’Impero, molte città dell’Italia settentrionale e della Germania si erano riunite in lega per potere meglio difendere i loro interessi. Nel 1241 sfruttando il positivo risultato delle Gilden, vere e proprie Corporazioni commerciali, Amburgo e Lubecca, poi seguite da tante altre città, si allearono, gettando così le basi per la fondazione delle Città anseatiche. Quella delle città portuali della Germania del Nord era un’associazione che, nata appunto come La Rivista Rodolfo I d’Asburgo, ritratto immaginario. cooperativa per la promozione e protezione del commercio estero (Hansa dei mercanti), si trasformò poi in una vera e propria lega delle stesse città a scopo non solo mercantile, ma anche come un importante fattore politico e culturale dell’Europa settentrionale. Simili leghe o associazioni erano sorte in Alsazia, in Lombardia e persino nel territorio dell’attuale Ticino. Al 1182 risale, infatti, il Patto di Torre con il quale i Bleniesi e i Leventinesi avevano rafforzato la loro volontà di rimanere liberi dalle imposizioni di Alcherio, signore del castello di Serravalle, che aveva ospitato Federico Barbarossa, alla vigilia della storica sconfitta subita dall’Imperatore a Legnano (29 maggio 1176) a opera della Lega lombarda e degli abitanti di quelle Valli. Dopo Legnano, Alcherio era stato costretto a ritirarsi nell’altra sua fortezza, quella di Torre, in Val di Blenio. Nel febbraio del 1182, tutti i valligiani di Blenio e di Leventina («valedani di Belegni et valedani Leventina omnes») confluirono sotto «la superba rocca di Artusio, successo nel frattempo al padre, e, alla presenza dell’Arciprete milanese, giurarono di demolire il Castello» e «di non più ammettere nelle loro libere assemblee Podestà della Valle, che siano cioè legati per parentela o interesse ai signori feudali» (G. Calgari, op. cit., pp. 107-108). Tra le altre leghe che hanno interessato il territorio svizzero, Ulrich Im Hof ricorda la «federazione burgundica di Berna», formata, tra il 1241 e il 1245, da Berna, Friburgo, Morat e Avenches, ingranditasi mezzo secolo dopo, negli stessi anni del Patto del Rütli, con l’aggiunta di Soletta, Bienne, Laupen, Payerne; e, poi, anche il «complesso federativo attorno al Lago di Costanza». La Berner Chronik e il Libro Bianco Nel primo caso si trattava «in ogni modo di alleati mutevoli»; anche nel secondo, «i membri» — i più ragguardevoli dei quali erano Zurigo, Sciaffusa, Ueberlingen, Costanza, Lindau e San Gallo — «solitamente mutavano e l’epicentro stava ora su una ora su un’altra di esse» (Ulrich Im Hof, op. cit., pp. 30-31). Il Patto del Rütli del 1291, che ne rinnovava uno più «antico pure conchiuso sotto giuramento», era dunque più speciale delle altre leghe coeve, perché non aveva carattere mutevole ed era indissolubile. Quel Patto era diverso dagli altri perché in esso, oltre ai principi della sicurezza collettiva e dell’arbitrato, c’erano già anche quelli dell’autonomia e la sua «durata illimitata [“in perpetuo”] è un aspetto che si troverà più tardi in tutte le alleanze confederate e ne sarà il più solido fondamento» (C. Gilliard, op. cit., pp. 18-19). Oltre che un Patto speciale era anche «un atto sacro, che impegnava, davanti a Dio e ai loro popoli, persone responsabili “che disponevano dei sigilli”». Particolare è anche il suo stile «bello, fiero e schietto», con «le parole scritte correttamente e abbreviate con maestria», in un latino non certo fruibile da gente come il rude «Tell della leggenda» o dai «pastori che sollevano le loro braccia nodose sullo sfondo del Grütli». È un documento scritto da gente «esperta nel maneggiare trattati», che ricorreva «ai servizi di cancellieri e notai venuti dall’Italia» o che li sapevano redigere «secondo le usanze delle leghe lombarde e delle corporazioni fiorentine». Quello che mancava a quella prima alleanza, e sarebbe mancato ancora per oltre cinque secoli, era «un potere centrale o più elevato rispetto al governo di ogni gruppo». Questa fu una carenza che, con il passare del tempo, avrebbe portato a continui contrasti interni alla «“Svizzera delle patrie” o degli Stati, fino al giorno in cui i difetti di un tale sistema» avrebbero provocato «una crisi mortale», che sarebbe stata superata solo con la creazione dello «Stato federale» (D. de Rougemont, op. cit., pp. 29-31). Quello del Rütli non fu, dunque, solo un patto di mutuo soccorso, perché stabiliva anche norme di carattere giuridico e amministrativo «prese nell’interesse e a vantaggio comune». L’alone di mistero che l’ha circondato è da attribuire anche al fatto di essere andato prima smarrito per qualche tempo e poi rimasto sconosciuto fin verso la fine del XVIII secolo (W. Martin, op. cit., p. 29). Il fatto che sia stato quasi del tutto dimenticato per molto tempo non inficia la sua importanza storica, perché i suoi contenuti di documento latino segreto, riservato ai soli contraenti, furono poi ripresi e ampliati dal successivo Patto di Brunnen del 1315, atto pubblico in lingua tedesca, destinato a tutti (vedi «La Rivista» di maggio 2014). La tradizione vuole che i promotori del giuramento del Patto siano stati Werner Stauffacher di Svitto, Walter Füst di Uri e Arnold An der Halden di Unterwalden, che non sopportando più i soprusi dei balivi asburgici avevano fondato una marzo 2014 La Rivista - 45 La Rivista Federico II di Svevia, in una miniatura d’epoca. società segreta. Per liberare le loro vallate dal giogo della servitù, i tre congiurati, ognuno accompagnato da dieci persone, si riunirono sulla radura del Rütli. I convenuti erano dunque 33 e tra gli undici Urani ci sarebbe stato anche Guglielmo Tell. Dopo la solenne cerimonia, i ribelli avrebbero bruciato e raso al suolo le residenze dei balivi, costretti a lasciare le vallate. La Berner Chronik di Konrad Justinger (1420 circa), che racconta e illustra gli avvenimenti anteriori alla battaglia di Morgarten del 1315, accenna sì ai soprusi dei balivi e alle resistenze popolari contro di loro, ma non parla né di Tell né della distruzione e tantomeno dei tre personaggi della congiura. La descrizione della leggenda della fondazione della Confederazione e del mito di Guglielmo Tell apparvero, per la prima volta, nel Libro Bianco di Sarnen, così chiamato dall’originaria rilegatura di pelle di maiale di colore biancastro, compilato dal cancelliere di Obwaldo Hans Schriber (1436-1478). Un mito divenuto storia Solo dopo la pubblicazione del Libro Bianco, nel Settecento, Guglielmo Tell e i tre capi congiurati del Rütli divennero eroi nazionali e difensori degli ideali di libertà promossi dal Secolo dei Lumi. Sarebbe stato poi soprattutto il poeta tedesco Federico Schiller (1759-1805), con il suo dramma Wilhelm Tell, a dare fama internazionale all’eroe nazionale svizzero. Un successo poi amplificato dal melodramma tragico in quattro atti, su libretto di Étienne 46 - La Rivista marzo 2014 de Jouy e Hippolyte-Louis-Florent Bis, musicato da Gioacchino Rossini, famoso soprattutto per la sua ouverture, che fu rappresentato per la prima volta all’Opéra di Parigi il 3 agosto 1829. Dopo che, per lungo tempo, la tradizione della fondazione è stata relegata nell’ambito della leggenda, gli storici la stanno rivalutando. Infatti, «la tradizione», pur non fornendoci «informazioni sugli avvenimenti dell’epoca in cui nacque la Confederazione… ci illumina», tuttavia, «sulla visione storica che informò la spiegazione data più tardi di questa nascita» (G. P. Marchal, op. cit., p. 162). Oggi bisogna, dunque, tener conto che «alla base dei racconti tradizionali vi sono fatti meglio accertati di quanto si credesse» anche se «la mancanza di fonti documentarie non permette di dire di più» (C. Gilliard, op. cit., p. 12). Sembra allora giusta la tesi del Martin, secondo cui, «per lungo tempo, la critica storica, disorientata da errori di data e da alcune verosimiglianze dei fatti, ha considerato del tutto immaginario il giuramento del Rütli… e gli episodi riguardanti i “balivi” e Tell», quando «da recenti studi risulta, invece, che in questi racconti esiste un alto grado di attendibilità e che essi permettono di ricostruire il logico concatenarsi degli eventi, molto meglio di quanto abbia mai potuto farlo l’arida logica del XIX secolo» (W. Martin, op. cit., p. 29). Certo è che la tradizione della fondazione della Confederazione, con i suoi miti e le sue leggende, ha appassionato e continua ad appassionare e ad avvincere. Di recente anche uno dei più grandi scrittori svizzeri del Novecento, Max Frisch, ci ha raccontato a modo suo la storia di Tell: un cacciatore con la balestra a tracolla, che rifiuta di omaggiare la penna di pavone posta sul cappello imperiale conficcato su un’asta nella piazza di Altdorf. Il suo Guglielmo Tell per le scuole (1971) è un racconto breve e ironico che, ripercorrendo le tappe della leggenda, si interroga sulla storicità degli avvenimenti attraverso un racconto glossato tra «il comico e lo straniante». Il Tell di Max Frisch è «buffo, pigro e per nulla imperioso» e il suo antagonista non ha altra preoccupazione che quella di lasciare al più presto quella valle. Lo scrittore cerca di smontare il mito senza, tuttavia, sminuirne l’importanza storica e l’originalità. Come tutti i grandi miti anche quello di Tell ha qualcosa di magico e di eterno. Non per nulla anche la mela, posta sulla bionda testa del suo figlioletto Walter, è anch’essa uno dei simboli più ricorrenti nella cultura occidentale. Da quella di Adamo ed Eva a quella di Ercole e di Atlante, da quella di Paride a quella di Biancaneve, senza dimenticare quella per la quale Isaac Newton intuì la legge della gravitazione universale. Nel mito nazionale svizzero ci sono tutti gli ingredienti per un messaggio non solo ai futuri Svizzeri per difendere la loro libertà, ma per tutti i popoli che lottano contro i soprusi e le angherie per l’indipendenza della loro patria. Un’importanza, questa, sottolineata anche dal filosofo neocastellano Denis de Rougemont, quando afferma che «probabilmente La Rivista Originale del Patto del Rütli. Tell non è esistito, ma senza di lui la Svizzera federale che oggi conosciamo non sarebbe divenuta realtà» (D. de Rougemont, op. cit., p. 13). Il testo integrale del Patto federale del 1291 nella traduzione fedele di Francesco Chiesa «Nel nome del Signore, così sia. È opera onorevole ed utile confermare, nelle debite forme, i patti della sicurezza e della pace. Sia noto dunque a tutti, che gli uomini della Valle di Uri, la comunità della valle di Svitto e quella degli uomini di Untervaldo, considerando la malizia dei tempi ed allo scopo di meglio difendere ed integralmente conservare sé ed i loro beni, hanno fatto leale promessa di prestarsi reciproco aiuto, consiglio ed appoggio, a salvaguardia così delle persone come delle cose, dentro le valli e fuori, con tutti i mezzi in loro potere, con tutte le loro forze, contro tutti coloro e contro ciascuno di coloro che ad essi o ad uno d’essi facesse violenza, molestia od ingiuria con il proposito di nuocere alle persone od alle cose. Ciascuna delle comunità promette di accorrere in aiuto dell’altra, ogni volta che sia necessario, e di respingere, a proprie spese, secondo le circostanze, le aggressioni ostili e di vendicare le ingiurie sofferte. A conferma che tali promesse saranno lealmente osservate, prestano giuramento, rinnovando con il presente accordo l’antico patto pure conchiuso sotto giuramento; con l’avvertenza tuttavia che ognuno di loro sarà tenuto, secondo la sua personale condizione, a prestare al proprio signore l’obbedienza ed i servizi dovutigli. Abbiamo pure, per comune consenso e deliberazione unanime, promesso, statuito e ordinato di non accogliere né riconoscere in qualsiasi modo, nelle suddette valli, alcun giudice il quale abbia acquistato il proprio ufficio mediante denaro od altre prestazioni, ovvero non sia abitante delle nostre valli o membro delle nostre comunità. Se sorgesse dissenso fra i Confederati, i più prudenti di loro hanno l’obbligo d’intervenire a sedar la discordia, nel modo che loro sembrerà migliore; e se una parte respinge il giudizio proferito, gli altri Confederati le si mettano contro. Resta inoltre convenuto fra loro quanto segue: Chi avrà ucciso alcuno con premeditazione e senza colpa imputabile alla vittima, sia, se preso, mandato a morte, come esige il suo nefando delitto, salvo che riesca a provare la sua innocenza; se fosse fuggito, gli si vieti il ritorno. Chi ricetta e protegge un tal malfattore, deve essere bandito dalle valli, né potrà ritornarvi finché non sia esplicitamente richiamato dai Confederati. Se alcuno, di giorno o nel silenzio della notte, dà dolosamente fuoco ai beni del Confederati, non sia più considerato come membro della comunità. E se alcuno, dentro le valli, favorisce o difende il suddetto malfattore, sia costretto a risarcire egli stesso il danneggiato. Inoltre, se un Confederato spoglierà alcuno delle sue cose o gli recherà danno in qualsiasi modo, tutto quanto il colpevole possiede nelle valli dovrà essere sequestrato per dare giusta soddisfazione alla persona lesa. Inoltre nessuno dovrà appropriarsi il pegno di un altro, salvo che questo sia manifestamente suo debitore o fideiussore; ed anche in tal caso occorre che il giudice esplicitamente acconsenta. Ognuno deve pure obbedire al suo giudice e, se necessario, indicare quale sia nella valle il giudice sotto la cui giurisdizione egli si trova. E se alcuno si rifiutasse d’assoggettarsi al giudizio e da questa ribellione venisse danno ad alcuno dei Confederati, tutti sono in obbligo di costringere il suddetto contumace a dar soddisfazione. Se poi insorgesse guerra o discordia fra alcuni dei Confederati, e una parte non volesse rimettersi al giudice o accettare soddisfazione, i Confederati difenderanno l’altra parte. Tutte le decisioni qui sopra esposte sono state prese nell’interesse ed a vantaggio comune, e dureranno, se il Signore lo consente, in perpetuo. In fede di che questo strumento è stato redatto dietro richiesta dei predetti e munito dei sigilli delle tre comunità e valli. Fatto l’anno del Signore 1291, al principio del mese d’agosto».* * Sul Patto del Rütli e sulle traduzioni, dall’originale latino, in italiano e in tedesco e il suo confronto con il Patto di Brunnen del 1315 si rimanda a «La Rivista» di maggio 2014. marzo 2014 La Rivista - 47 La Rivista Il Rinascimento e le tecniche culturali secondo Beat Wyss Ogni epoca ha le immagini che si merita. Beat Wyss nel corso della recente conferenza dal titolo L’immagine traumatica e la Chimera dell’identità culturale, tenuta a Roma presso l’Istituto Svizzero di Giuseppe Muscardini Nato a Basilea nel 1947, ma residente a Berlino, già docente a Zurigo presso lo Schweizerische Institut für Kunstwissenschaft e consolidato conferenziere dell’Istituto Svizzero di Roma, Wyss insegna Storia dell’arte e filosofia dei Media presso la Hochschule für Gestaltung di Karlsruhe. Wyss ha iniziato la propria esperienza editoriale a Monaco di Baviera, pubblicando nel 1985 con la casa editrice Matthes & Seitz un significativo volume sull’importanza dell’applicazione delle tecniche culturali nel mondo contemporaneo, dal titolo Trauer der Vollendung. Zur Geburt der Kulturkritik. Da allora la sua attività di studioso è proseguita con successo e le sue approfondite ricerche sono confluite in una recente pubblicazione dal titolo Renaissance als Kulturtechnik, edita un mese fa ad Amburgo da Philo Fine Arts. Interessantissimi i riferimenti culturali presi in esame da Wyss a proposito degli stereotipi figurativi italiani: dalla Lupa Capitolina, facsimile medievale di un celebre bronzo d’epoca latina, sfruttata in ogni secolo per veicolare diversi messaggi ideologici o quasi (oggi è icona della squadra di calcio Roma SA e la ritroviamo spesso tatuata su parti del corpo dei tifosi), alla celebre Chimera di Arezzo di presunta fattura etrusca conservata al Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Ma l’analisi di Wyss si focalizza anche su simboli e icone più recenti, come le pubblicità della Coca-Cola e della celebre Zuppa Campbell, che tanto interesse destano in chi si sforza da tempo di comprovare, con il supporto 48 - La Rivista marzo 2014 dell’arte, la presenza di un’interiorizzazione di quei simboli nella sfera emotiva dei contemporanei. L’idea di una rivisitazione delle immagini stereotipate della nostra società, ha indotto Beat Wyss a soffermarsi su un’affascinante teoria: molte delle icone che caratterizzano la nostra cultura visiva arrivano da molto lontano e spesso sono riciclate. Gli studi di Wyss evidenziano come nella nostra società alcuni meccanismi culturali preposti alla trasmissione delle idee rimettano in circolo più o meno volontariamente le immagini, riesumandole in una sorta di prolungamento storico delle stesse che avviene nel rispetto della teoria freudiana della totemizzazione. La fortuna delle più diffuse icone del nostro tempo, dalle serigrafie di Marylin Monroe di Andy Warhol all’orinatoio di Marcel Duchamp, dalla svastica nazista alle gambe esili e lunghissime dell’Homme qui marche di Alberto Giacometti presente nella banconota da cento franchi, fino alla ritrita rappresentazione dei simboli usati per le diverse edizioni delle Olimpiadi, sono il risultato di una convalida messa in atto da una cultura visiva che ha bisogno di recuperare sul piano estetico raffigurazioni simili facendole apparire nuove. Per comprendere le modalità con cui si perfezionano questi meccanismi, in grado di produrre icone molto vicine sul piano visivo ad oggetti di culto, dobbiamo affidarci ai fatti e ai luoghi all’interno dei quali la comparazione fra passato e presente riesce più agevole. Le chiese e in genere gli edifici che ispirano il senso del sacro sono un privilegiato terreno di indagine. Ma anche immagini per così dire laiche producono effetti visivi di grande impatto, specie in relazione all’evolversi del loro significato. E qui si inserisce il documentato studio di Wyss, caratterizzato non solo dai temi sapientemente trattati, ma anche da uno stile brillante ed efficace. La storia della cultura, sembra dirci Wyss, necessita di semplici forme di sviluppo che aiutino a comprendere come certi simboli si riconvertano nel tempo per un fatto naturale e quasi scontato, tenendo conto di una sedimentazione di immagini precedenti su cui l’icona si ricostruisce. L’avant-propos che presiede alle pagine dense dell’ultima fatica di Beat Wyss, è dettato da riflessioni e considerazioni niente affatto casuali. La temperie culturale che attorno alle ricerche iconologiche ha stimolato mirate investigazioni sul reimpiego delle immagini quando si fanno icona, ha prodotto negli ultimi decenni risultati straordinari. L’inesausto interesse per La parola dipinta dello svizzero-italiano Padre Giovanni Pozzi, dimostra come la materia richieda continui approfondimenti. Su queste stesse basi Wyss conduce coerentemente la sua analisi, per farla approdare a una provocatoria e ironica affermazione: ogni epoca ha le immagini che si merita. Ritratto fotografico di Beat Wyss La Rivista Scaffale Vittorino Andreoli L’educazione (im)possible (Rizzoli pp. 216; € 18,50) Maleducati. Trasgressivi. Immaturi. Le ricette salva figli sono ormai diventate argomento quotidiano di discussione e confronto fra genitori in crisi e insegnanti rinunciatari. C’è chi grida alla sconfitta dell’antiautoritarismo. Chi invoca un ritorno alla disciplina tra le mura domestiche. Chi accusa la scuola di aver abbandonato il suo ruolo pedagogico. Per Vittorino Andreoli, da sempre attento osservatore del disagio psicologico degli adolescenti e dei loro compagni più adulti, invece il fallimento educativo è un malessere profondo che riguarda tutti, genitori e no, e che può essere risolto solo con uno sforzo comune. Il primo sintomo va ricercato senz’altro nella morte della famiglia tradizionale. I bambini avrebbero bisogno di un’unica figura che si occupi di loro: la madre. L’aumento delle figure di riferimento – necessario, per molte ragioni, nella nostra società – crea un disaccordo educativo, ed è la vera causa della loro inquietudine e disobbedienza. Cosa dovrebbero fare, allora, i genitori per far crescere meglio i loro figli? Dovrebbero ritrovare un punto d’unione con tutte le figure che li affiancano: i nonni, le babysitter, le insegnanti dei nidi e delle scuole per l’infanzia... Educare vuol dire trasformare un figlio in un uomo o una donna capaci a loro volta di diventare padri e madri. E per farlo dobbiamo tenere conto dei sentimenti che sono parte indispensabile di ogni processo di crescita. “I primi tentativi di ricevere aiuto affettivo si fanno con il padre, con la madre e con i fratelli” scrive Andreoli. Il legame profondo dell’amore è il primo compito di un buon genitore e deve continuare nelle aule scolastiche con l’aiuto di maestri capaci di dedicarsi non solo alle battaglie ma anche alle memorie private per riscoprire il piccolo patrimonio di eccezionalità e meraviglia presente nella storia di ciascuno di noi. Vittorino Andreoli, psichiatra di fama mondiale, è stato direttore del Dipartimento di Psichiatria di Verona - Soave ed è membro della New York Academy of Sciences. Tra le sue ultime opere pubblicate in BUR: Elogio dell’errore (2012, con Giancarlo Provasi), Il denaro in testa (2012) e Le nostre paure (2011). Franca Canevascini e Davide Comoli Cibo e Vino Connubio Divino Il libro è una raccolta molto curata di ricette, con relativi vini abbinati, scritto da Franca Canevascini (molto conosciuta nell’ambiente come Rose) la quale si avvale della professionalità ‘enologica’ di Davide Comoli sommelier di chiara fama, piemontese per origini, ma ticinese d’adozione. Il volume introdotto dalla prefazione di Giacomo Newlin, giornalista enogastronomo e dalla ‘benedizione’ di Piero Tenca presidente nazionale ASSP (Associazione svizzera sommelier professionali) è articolato in sei sezioni: aperitivi e stuzzichini, antipasti, primi, secondi, dessert e contorni. Alla base di ogni ricetta vi sono semplicità e genuinità di alimenti legati al territorio della Svizzera italiana, proposti in ponderato accompagnamento con i vini tipici della regione. Valorizzare le proprie tradizioni è l’implicita volontà che presiede all’accurata selezione di proposte effettuata da Franca Canevascini. Complice la passione di una vita che deriva dal fatto che, proprio come ha affermato la stessa autrice, “il sedersi a tavola è sapere vivere”. Consumare del cibo rappresenta un momento di condivisione, amicizia ed allegria sempre più raro da vivere ed apprezzare al giorno d’oggi, dove tutto va di fretta. Altro elemento essenziale per la raccolta di queste ricette è il rispetto della stagionalità dei prodotti scelti con attenzione da Franca, che mira a offrire piatti semplici, ma gustosi e di elevata qualità. Una raccolta di ricette descritte in modo accessibile e comunque scrupoloso, merito dell’esperienza di Franca che presenta proposte generose, vizi per il palato alla portata di ogni brava casalinga o casalingo, facili da eseguire con soddisfazione e apprezzare con gusto. Ogni ricetta si completa, com’è giusto che sia, di un attento abbinamento con il vino, affidato alla riconosciuta competenza di Davide Comoli, non nuovo a questo ed altro genere di performance narrative. Jacopo Fo e Rosaria Guerra Perché gli svizzeri sono più intelligenti (Barbera editore pp.120, Eu 12.50) «In Italia, sotto i Borgia, per trent’anni hanno avuto guerre, terrore, assassinii, massacri: e hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento» pare abbia affermato una volta Orson Welles. «In Svizzera, hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e cos’hanno prodotto? Gli orologi a cucù». Be’, forse oggi questa opinione andrebbe rivista, come dimostra il libro di Jacopo Fo e Rosaria Guerra. Ironia e approfondimento, analisi rigorose e humour sono gli ingredienti di questo saggio che elimina, una volta per tutte, i luoghi comuni sulla Svizzera e i suoi abitanti. Incastrata tra le Alpi, divisa in Cantoni di lingue e tradizioni diverse, la Svizzera non è semplicemente la patria di banche, cioccolate e orologi, ma una delle nazioni più prospere del mondo. Negli ultimi settecento anni, in Europa, essere svizzero è stata la cosa migliore che poteva capitare. Questo libro spiega come gli svizzeri siano sfuggiti non solo alla guerra ma anche alla burocrazia, alla mancanza di democrazia e a molti altri disastri che hanno afflitto i popoli del resto d’Europa, costruendo uno dei migliori stati dove oggi si possa vivere. Una guida per comprendere i nostri vicini di cui meno si parla (eccezion fatta per l’esito delle più recenti votazioni) ma soprattutto per analizzare, attraverso il confronto, gli usi, i costumi, le manie della società italiana. Un’interessante indagine per capire come gli Svizzeri siano riusciti a creare una sorta di paradiso (non solo fiscale) e, magari, per imitarli un po’. Jacopo Fo. Nato nel 1955 e avrebbe voluto essere svizzero. Invece è italiano e vive pure in Italia. Una situazione incresciosa. Non è mai neanche riuscito a fare l’amore con una svizzera. Si è consolato scrivendo questo libro che contiene un elogio sperticato del modo di vedere il mondo degli elvetici Rosaria Guerra. Nata nel 1970 a Roma, dove vive e lavora. Giornalista professionista, è laureata in Lettere ed è appassionata di storia, religioni e antropologia. Aveva appena due anni quando compì il suo primo viaggio Oltralpe e tra lei e i cugini elvetici fu amore a prima vista. marzo 2014 La Rivista - 49 La Rivista Bologna, Palazzo Fava fino al 25 maggio 2014. La ragazza con l’orecchino di perla Il mito della golden age. Da Vermeer a Rembrandt, capolavori dal Mauritshuis La ragazza con l’orecchino di perla, con la Gioconda di Leonardo e L’urlo di Munch, è unanimemente riconosciuta come una delle tre opere d’arte più note, amate e riprodotte al mondo. Per un pugno di settimane, esattamente fino al 25 maggio 2014, il capolavoro di Vermeer resterà in Italia, a Bologna, accolta con tutti gli onori del caso a Palazzo Fava, che è parte del percorso museale Genus Bononiae. È infatti la star indiscussa di una raffinatissima mostra sulla Golden Age della pittura olandese, curata da Marco Goldin e, tra gli altri, da Emilie Gordenker, direttrice del Mauritshuis Museum de L’Aia, dove il capolavoro di Vermeer è conservato, e dal quale provengono tutti i dipinti in esposizione a Bologna. La ragazza con l’orecchino di perla evoca bellezza e mistero e il suo volto da oltre tre secoli continua a stregare coloro che hanno la fortuna di poterla ammirare dal vero. O che magari l’hanno scoperta attraverso i romanzi 50 - La Rivista marzo 2014 e il film, di cui la bellissima ragazza dal copricapo color del cielo è diventata, forse suo malgrado, protagonista. Il suo arrivo in Italia è il frutto straordinario di una trattativa durata un paio di anni, a partire dal momento in cui il Mauritshuis – scrigno di opere somme da Vermeer fino a Rembrandt – è stato chiuso per importanti lavori di restauro e ampliamento, che ne vedranno la riapertura il prossimo 27 giugno. Nel frattempo, una parte delle collezioni del Museo è stata riallestita presso il Gemeentemuseum, sempre a L’Aia, mentre un nucleo, forse il più strepitoso, è stato concesso ad alcune sedi internazionali in Giappone (a Tokyo e Kobe) e negli Stati Uniti: il Fine Arts Museum di San Francisco, l’High Museum of Art di Atlanta e la Frick Collection di New York, ovvero a istituzioni di assoluto prestigio mondiale. Come unica sede europea, e ultima prima del definitivo ritorno de La ragazza con l’orecchino di perla nel suo Museo rinnovato, la scelta è caduta su Bologna e su Palazzo Fava. “Sarà l’unica occasione per ammirarla in Europa al di fuori della sua sede storica da dove, conclusa la mostra bolognese, probabilmente non uscirà mai più, essendo l’opera simbolo del museo riaperto”, afferma Fabio Roversi-Monaco, Presidente di Genus Bononiae Musei nella Città. “È ovviamente un onore per me essere riuscito a portare in Italia per la prima volta questo capolavoro” – dice Marco Goldin. “Vorrei che il pubblico si ponesse davanti a questo quadro non soltanto come a un’icona pop, ma anche come a una rappresentazione sublime della bellezza dipinta. In questo quadro tutto vive dentro una sorta di silenzio crepitante, che chiama ognuno di noi verso il luogo dell’assoluto.” Capolavoro che non sarà solo. A Bologna sarà infatti accompagnato da 36 altre opere dello stesso Museo, sempre di qualità eccelsa, scelte appositamente per la sede bolognese e quindi in parte diverse da quelle già esposte in Giappone e poi negli Stati Uniti. La ragazza con l’orecchino di perla non sarà tra l’altro l’unico capolavoro di Vermeer in mostra. Ad affiancarla ci sarà Diana e le sue ninfe, quadro di grandi dimensioni che rappresenta la prima opera a essere stata da lui realizzata. E ancora, ben quattro Rembrandt e poi Frans Hals, Ter Borch, Claesz, Van Goyen, Van Honthorst, Hobbema, Van Ruisdael, Steen, ovvero tutti i massimi protagonisti della Golden Age dell’arte olandese. Accanto a questa mostra viene proposta anche Attorno a Vermeer, omaggio tributato da venticinque artisti italiani contemporanei, da Guccione a Sarnari, da Raciti a Forgioli, scelti da Marco Goldin per il senso della loro adesione all’intima idea specialmente del medium luminoso vermeeriano, senza distinzione tra figurativo e astratto. Il binomio antico-contemporaneo è, del resto, una precisa cifra stilistica del critico veneto, riaffermato in modi diversi e originali in concomitanza di molte delle sue mostre. Servizio prenotazioni e informazioni per la mostra Call center tel. 0422 429999 Orario call center dal lunedì al venerdì, 9-13.30 e 14.30-18 Chiuso il sabato, la domenica e i festivi La Rivista Fino al 25 maggio alla Galleria Borghese di Roma 40 sculture di Alberto Giacometti La più grande esposizione dell’artista in Italia; una rassegna antologica, poetica e rivoluzionaria. La mostra e porta a Roma l’arte indiscussa e drammatica di uno dei più grandi artisti del ‘900. Attesa per lo scorso mese di dicembre alla Galleria Borghese di Roma, la grande personale Alberto Giacometti. La scultura è stata leggermente posticipata. Inaugurata lo scorso 5 febbraio si protrarrà fino al 25 maggio 2014. L’appuntamento capitolino non delude le aspettative, perché si tratta della più grande mostra mai organizzata in Italia per l’artista svizzero. Del resto, ad occuparsene sono Anna Coliva, direttrice della Galleria, e Chistian Klemm, uno fra gli studiosi più illustri di Giacometti. Fra omini in bronzo, lunghi e fini, si snoda un percorso coinvolgente, in dialogo attivo con la Villa pinciana, luogo storicamente deputato a contenere le collezioni di scultura e statuaria, dell’epoca greca e romana, come pure del Rinascimento e del Barocco. Con i capolavori giacomettiani, il cerchio si chiude, mostrando anche come la figura umana è stata interpretata nel XX secolo. Il desiderio di raccontare la tragicità della scultura moderna a confronto con la classicità del passato è stata dettata da una riflessione sulla poetica di Giacometti, fortemente emblematica di un secolo che vede grandi sconvolgimenti politici, storici e culturali. I curatori della mostra hanno voluto raccontare attraverso il percorso come muti la visione degli artisti nel confrontarsi con la raffigurazione dell’essere umano. Sono 40 le opere che raccontano la poetica di Giacometti, legata sia alla rappresentazione del corpo umano sia alla sua psicologia. Con la materia, il maestro plasma delle figure allungate, strette in se stesse; immagini visionarie di un’esistenza in bilico, spesso malinconica e allucinata. Ogni lavoro propone un’estetica rivoluzionaria, dove le proporzioni sono fortemente sbilanciate e molto simboliche, perché quello che interessa all’artista non è creare il dato reale, ma svelare il lato nascosto dell’uomo. L’oggetto della sua analisi è infatti la condizione dell’uomo contemporaneo, sospeso alla ricerca di sé e costretto dalla violenza e dal crollo dei valori positivisti a ristrutturarsi. Nello spettacolo visivo della Galleria Borghese la rappresentazione dell’umanità di Giacometti risalta l’uomo e il suo fatale fallire che diventa la tragica conquista della modernità. A contrasto col passato si esalta la grandezza dell’uomo nei secoli e la mostra racconta – anche attraverso la metamorfosi della Galleria - un’inesauribile complessità dell’essere umano. Fra i lavori esposti, alcuni sono davvero imperdibili. Per esempio Femme qui marche II (1936, Collezione Peggy Guggenheim, Venezia), Buste de Diego (1954, Centre Pompidou, Parigi) e Femme de Venise V (1956, Collezione Privata). A completare la visita, anche un interessante nucleo di disegni. Giacometti è uno degli autori più quotati nelle aste. Nel 2010, L’uomo che cammina è stato battuto da Sotheby’s per 65 milioni di sterline (100 milioni di dollari). La facciata della Galleria Borghese Le sagome bronzee ed esili di Giacometti dialogano con le sculture marmoree L’uomo che cammina Galleria Borghese, Roma fino al 25 febbraio Orario. Dal marted alla domenica, 10,30-19,30; chiuso il lunedì. Biglietti. Euro 10 intero; 8 ridotto marzo 2014 La Rivista - 51 La Rivista Benchmark di Nico Tanzi La colonizzazione digitale eUn dilemma il cervello atrofizzato (non solo) tecnologico Siamo talmente circondati dalla tecnologia che ormai diamo per scontato che quasi tutto ciò che facciamo in qualche modo, prima o poi, si trasformerà in bit. E soprattutto, che si tratti di un processo ineluttabile. L’ultimo capitolo – per citare il buon vecchio Leopardi – delle “magnifiche sorti e progressive” del genere umano. Ci sembra del tutto naturale passare in rapida successione da un telefonino a un iPad, da un computer a uno schermo tv. E ci convinciamo che la rapidità con cui saltelliamo da un dispositivo all’altro sia indice di efficienza, di competenza, di acquisita capacità di utilizzare – appunto – la tecnologia. Vediamo i nostri figli e i nostri nipoti portare sulle spalle zainetti carichi di libri, e ci viene spontaneo compatirli: poverini, costretti a tirarsi dietro ancora chili di carta quando in fondo basterebbe un tablet… E giù con le considerazioni sulla scuola che è arretrata, che è rimasta al secolo scorso, che dovrebbe diventare più moderna. E pensare che la Gaia è così brava con il tablet, e ha solo quattro anni! Digital uguale smart? E quindi, vai con la digitalizzazione forzata di scuole e licei? C’è chi ha seri dubbi. I suoi, il dottor Mandred Spitzer – psichiatra tedesco, direttore della Clinica psichiatrica e del Centro per le neuroscienze e l’apprendimento dell’Università di Ulm – li ha raccolti in un libro il cui titolo è tutto un programma: “Demenza digitale”. Spitzer ha il dente avvelenato con chi dà per scontato che sia in corso una sorta di cambiamento antropologico dovuto all’uso di tecnologie digitali. Sostiene che non ci sono dati empirici che lo confermino, e che anzi le ricerche finora condotte portano a conclusioni opposte. «In un articolo pubblicato sulla rivista “Science”, circa due anni fa – ha ricordato in una recente intervista – gli scienziati 52 - La Rivista marzo 2014 di Harvard e della Columbia University hanno dimostrato in diversi studi che le probabilità di ricordare nuove informazioni sono inferiori se l’informazione è stata appresa dalla Rete rispetto ai libri, alle riviste e ai giornali”. La sua tesi è che lo sforzo mentale sia come lo sforzo fisico: come per sviluppare i muscoli c’è bisogno di allenarli, così per sviluppare le facoltà cerebrali e la capacità di apprendimento è necessario allenare i neuroni. “Se invece ci limitiamo a chattare, twittare, postare e navigare su Google finiamo per parcheggiare il nostro cervello, ormai incapace di riflettere e concentrarsi”. Sulla stessa linea d’onda il filosofo Roberto Casati, Direttore del Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS) all’Institut Nicod della Scuola Normale Superiore di Parigi. In un recente saggio dal titolo Contro il colonialismo digitale, Casati smentisce i luoghi comuni sui cosiddetti “nativi digitali”. Non è vero, sostiene, che la generazione di chi è nato con il mouse nella mano e le dita sullo schermo di un tablet sviluppi una sorta di intelligenza di tipo nuovo rispetto ai “figli di Gutenberg” cresciuti a pane e carta stampata. Difficile dargli torto, se si pensa che i giovanissimi di fatto non sviluppano competenze informatiche particolari, per il semplice motivo che sono invece i nuovi dispositivi elettronici ad essere sempre più “a misura di bebé”, intuitivi e semplici da usare – e proprio per questo perfettamente inutili sotto il profilo dell’allenamento mentale. Aggiungiamo che secondo dati dell’OCSE, ricavati dall’elaborazione dei test PISA che valutano le competenze matematiche, scientifiche e di lettura degli adolescenti, i ragazzi che hanno un computer a casa ottengono risultati meno brillanti di quelli non ce l’hanno, e ci ritroveremo per le mani una bella gatta da pelare. O forse una serie di luoghi comuni da sfatare. Anche se probabilmente per conoscere davvero le conseguenze della “colonizzazione digitale” ci vorrà almeno una generazione. La Rivista Il Premio d’onore del cinema svizzero ad Alexander J. Seiler Assegnando il premio d’onore ad Alexander J. Seiler viene reso omaggio a uno dei padri fondatori del Nuovo cinema svizzero. Il regista e produttore cinematografico sarà insignito del Trofeo «Quartz» dal consigliere federale Alain Berset in occasione della cerimonia di premiazione prevista il 21 marzo allo Schiffbau di Zurigo. Alexander J. Seiler Il regista e produttore Alexander J. Seiler è il vincitore del Premio d’onore del cinema svizzero 2014: un riconoscimento con cui l’Ufficio federale della cultura intende premiarne l’intera opera cinematografica e pubblicistica. Alexander J. Seiler è tra i pionieri del Nuovo cinema svizzero che a partire dalla metà degli anni Sessanta hanno riscosso grande attenzione a livello internazionale. L’impegno socio-culturale Nato nel 1928 a Zurigo, Alexander J. Seiler studia a Basilea, Zurigo, Parigi e Monaco ed ottiene il dottorato a Vienna. Dapprima giornalista, a partire dal 1960 si dedica al cinema. La sua filmografia comprende una ventina di opere, tra cui molti documentari girati in collaborazione con la musicista June Kovach e il cameraman Rob Gnant. I film di Seiler esplorano il sentire di chi vive in Svizzera partendo dalle esperienze soggettive. «Patria» e «terra straniera» sono temi ricorrenti, basti pensare a «Siamo italiani», il suo grande successo internazionale del 1964, in cui descrive la quotidianità dei lavoratori italiani in Svizzera in un clima di ostilità xenofoba. 40 anni più tardi, ne «Il vento di settembre» (2002), Seiler tornerà a cercare gli stessi lavoratori italiani di allora per indagare sulle conseguenze dell’emigrazione. L’impegno socio-culturale caratterizza anche gli altri suoi film, come per esempio «Musikwettbewerb» (1967), «Die Früchte der Arbeit» (1977), «Ludwig Hohl» (1982), «Palaver, Palaver» (1990) o «Roman Brodmann. Der Nestbeschmutzer/Der Unruhestifter» (1995). I successi filmici di Alexander J. Seiler un scena del film “Siamo italiani” del 1964 non devono però farne dimenticare l’impegno attivo nella politica e nella pubblicistica cinematografica. È infatti cofondatore delle Giornate di Soletta e della Fondazione Centro svizzero del cinema, ora Swiss Films, ed è stato attivo anche nell’Associazione svizzera dei registi e nella Commissione federale del cinema. 39 nomination Per il Premio del cinema svizzero 2014 ci sono 39 nomination. Il montepremi globale ammonta a 435‘000 franchi, suddivisi come segue in 11 categorie: 25’000 franchi per ogni nomination nelle categorie «Miglior film» e «Miglior documentario», 10’000 franchi per ogni nomination nelle categorie «Miglior cortometraggio» e «Miglior film d’animazione», 5000 franchi per ogni nomination nelle categorie «Migliore sceneggiatura», «Migliore interprete femminile», «Migliore interprete maschile», «Migliore interpretazione da non protagonista», «Migliore musica da film», «Migliore fotografia» e «Migliore montaggio». Il Premio speciale dell’Accademia è dotato di 5000 franchi, il Premio d’onore di 30’000 franchi. Premiazione il 21 marzo a Zurigo La cerimonia della 17a edizione del Premio del cinema svizzero si svolgerà venerdì 21 marzo 2014 allo Schiffbau di Zurigo. L’omaggio alle produzioni cinematografiche svizzere è realizzato dall’Ufficio federale della cultura in partenariato con SRG SSR e l’Associazione «Quartz» Ginevra Zurigo ed organizzato in collaborazione con Swiss Films, l’Accademia del cinema svizzero e le Giornate di Soletta. marzo 2014 La Rivista - 53 La Rivista 67a edizione del Festival del film Locarno (6–16 agosto 2014) La Retrospettiva dedicata alla casa di produzione italiana Titanus Il Festival di Locarno torna a omaggiare una grande casa di produzione, dopo la retrospettiva del 1984 dedicata alla Lux. Il programma vuole riscoprire in tutta la sua ampiezza, grazie alla stretta collaborazione con l’odierna Titanus, il ruolo della casa di produzione fondata nel 1904 da Gustavo Lombardo, dalle origini fino a oggi. La Titanus è stata l’equivalente della Metro Goldwyn Mayer e della 20th Century Fox per il cinema americano, case con cui ha avviato negli anni Sessanta numerose coproduzioni. L’ampia rassegna si concentrerà sul periodo d’oro del cinema italiano, dal dopoguerra agli anni Settanta, e presenterà sia film già entrati nella memoria sia opere più rare. Il pubblico del Festival avrà la possibilità di vedere i grandi melodrammi con la coppia Nazzari-Sanson diretti da Matarazzo, 54 - La Rivista marzo 2014 le serie Pane amore e Poveri ma belli dirette da Comencini e Risi, ma anche i film più rivelatori di grandi autori come Fellini, Visconti, Lattuada, Olmi, Pietrangeli, Zurlini, e dei maestri di genere quali Bava, Margheriti, Freda, Mastrocinque, ritrovandovi infine le presenze dei maggiori interpreti italiani, da Sordi a Mastroianni e Gassman, da Sophia Loren e Gina Lollobrigida a Claudia Cardinale. Illustrando le ragioni della retrospettiva, Carlo Chatrian, direttore artistico del Festival, dichiara: “L’idea di raccontare la storia del cinema italiano attraverso la sua più grande “fabbrica di sogni” si collega direttamente a quel percorso di rilettura del passato, volto a rompere steccati e pregiudizi consolidati che caratterizza la programmazione del Festival. Guardare all’universo Titanus è gettare uno sguardo a quel laboratorio dove il cinema popolare e quello d’autore si confondono e si nutrono vicendevolmente. L’idea di spettacolo che sta alla base della spinta creativa di Lombardo padre e figlio è trasversale ai generi e alle epoche, trova una sua unità nel senso di una narrazione capace di rappresentare un paese senza eliminarne le diversità. È specchio di un’Italia la cui identità è frutto di un continuo processo di ricostruzione, pensato a partire da linee di frattura che non vengono mai camuffate. Un’Italia capace anche di proiettarsi oltre i suoi confini e pensare collaborazioni ambiziose con le major americane o con altre grosse società di produzione francesi. La retrospettiva 2014, frutto di un lungo lavoro di ricerca e di una imprescindibile collaborazione tra varie istituzioni, intende scoprire quei fili affascinanti, e in gran parte inesplorati, che nell’universo Titanus intrecciano spettacolo popolare e ricerca artistica. Siamo sicuri che lo scudo che, col suo inconfondibile motivo musicale, apre i film della Titanus diventerà anche per gli spettatori d’oggi una sigla memorabile.” La retrospettiva e la relativa pubblicazione sono a cura dei programmatori e storici cinematografici Sergio M. Germani e Roberto Turigliatto. La retrospettiva, sostenuta per il secondo anno dalla Posta Svizzera, è organizzata in collaborazione con la Cineteca di Bologna, depositaria del Fondo Titanus, il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, coeditore del volume, l’Istituto Luce Cinecittà e la Cinémathèque suisse di Losanna. Numerose le istituzioni europee e americane che riprenderanno il programma: la Cineteca di Bologna, la Cineteca Nazionale, il Museo Nazionale del Cinema di Torino, la Cinémathèque suisse, Les Cinémas du Grütli di Ginevra, il Filmpodium di Zurigo, la Film Society of Lincoln Center di New York, l’American Cinematheque e la USC School of Cinematic Arts di Los Angeles. La Rivista Gina Lollobrigida in una scena del film Pane amore e fantasia Presentato il manifesto della 67a edizione del Festival del film Locarno Ideato dallo studio di Londra/Lugano Jannuzzi Smith “La Piazza Grande è uno straordinario soggetto, ma è anche uno dei luoghi più fotografati della Svizzera. Fin da subito abbiamo intuito che bisognava cercare l’immagine nel “tempo”, piuttosto che in un nuovo “punto di vista”. La proiezione sta per finire e già si vedono i titoli di coda. Le facciate delle case si illuminano di mille colori. Le luci delle uscite di sicurezza proiettano un’insolita fascia rossa. La cabina di proiezione diventa una navicella spaziale in procinto di decollare, infuocata dalle luci dei ristoranti che man mano riprendono la loro attività. E quella straordinaria distesa di persone che ogni sera assiste silenziosa allo spettacolo del cinema si rianima in una grande festa popolare. Niente di più che una manciata di secondi senza regia o coreografia. Senza trucchi o manipolazioni, solo calibrando esposizione e diaframma, la Piazza Grande ci regala un suo nuovo volto.” (Michele Jannuzzi) Dalla Dolce Vita alla Grande Bellezza: profezie e verità dell’Italia che cambia Conferenza di Maurizio Porro a Zurigo Martedì, 25 Marzo 2014, con inizio alle ore nell’Aula KOL-F-104 dell’Università di Zurigo (Rämistrasse 71) Maurizio Porro terrà una conferenza con video dal titolo: Dalla Dolce Vita alla Grande Bellezza: profezie e verità dell’Italia che cambia. Entrata libera Nato a Milano il 10 luglio 1942, Maurizio Porro è stato fin da piccolo un assiduo frequentatore di cinema e teatro. Al Liceo recitava con gruppi scolastici e portava in gruppo i compagni di classe a teatro. Una passione che è continuata e si è rinforzata anche durante l’Università (laurea in filosofia), quando passò alcuni anni formativi con Paolo Grassi al Piccolo Teatro: aiuto regista, operatore culturale, rapporti con le scuole, pubbliche relazioni con i giovani e una stagione teatrale in senso stretto con Jacobbi, Puecher, per una rassegna di nuovi autori italiani. Teatro e cinema, come due facce di una stessa medaglia. Dal 1971 al 1972 collabora al Corriere della Sera e poi dal 1973 al 1974 viene assunto al Giorno. Tornato nel giugno 1974 al quotidiano di via Solferino come professionista, si occupa attivamente della pagina dello spettacolo, come critico cinematografico e come esperto di musical. La collaborazione tocca naturalmente altre testate specializzate nel cinema, da Anna a Linus, da Ciak a Film TV. Pubblica volumi monografici su Joseph Losey (Moizzi 1978), su Alberto Sordi (Il Formichiere 1979) e su Alida Valli (Gremese 1996); con Giuseppe Turroni scrive un dizionario di luoghi comuni dello schermo, Il Cinema vuol dire… (Garzanti 1979), cui segue Il Cinema vuol dire (secondo tempo) (Bompiani 2012). È autore di uno studio sul melodramma, Mélo (Mondadori Electa 2008) e di Fine del Primo Tempo (Archinto 2005). Con altri colleghi dà vita alla “Cineteca di Babele”, una storia del cinema virtuale (Milano Libri 1980). Nel 1998 ha curato, insieme a Saverio Marconi, i testi del musical Le Notti di Cabiria. Di recente ha curato il settore musical e rivista per l’”Enciclopedia delle Arti del 900” edita da Baldini e Castoldi. Da tredici anni tiene d’estate corsi di cinema presso l’Università per gli stranieri di Gargnano sul Garda e da dodici il corso di Storia della Critica dello Spettacolo presso l’Università Statale di Milano. Organizza Associazione Svizzera per i Rapporti culturali ed economici con l’Italia – asri (www.asri.ch) marzo 2014 La Rivista - 55 La Rivista 67a edizione Festival del Film Locarno Al premio Oscar Garrett Brown, verrà conferito il Vision Award. Dopo il premio conferito nel 2013 al mago degli effetti speciali Douglas Trumbull, prosegue l’attenzione che il Festival dedica a quelle personalità che con le loro intuizioni e il loro sapere tecnico hanno segnato la storia del cinema. La 67a edizione renderà omaggio all’operatore statunitense Garrett Brown, che con la creazione e la messa a punto negli anni Settanta della celebre Steadicam – il dispositivo meccanico ammortizzato che permette movimenti di camera stabili e fluidi – ha rivoluzionato il modo di pensare ed effettuare le riprese cinematografiche. Carlo Chatrian, Direttore artistico del Festival ha così commentato: “È un grande piacere e onore accogliere a Locarno Garrett Brown, uno Il regista Edgar Reitz ospite d’onore della seconda edizione de L’immagine e la parola (12-15 aprile 2014) Dopo Aleksandr Sokurov, protagonista della prima edizione, un altro grande maestro del cinema europeo sarà al centro dello spin-off primaverile del Festival del film Locarno. Edgar Reitz, maestro del cinema nuovo tedesco e autore della saga Heimat, attraverso la quale ha messo 56 - La Rivista marzo 2014 di quegli artisti che hanno permesso al cinema di compiere un salto in avanti, consentendo di esplorare la realtà in una maniera inedita. Fluida e muscolare al contempo, agile e precisa, la sua Steadicam ha segnato l’orizzonte visivo a partire dagli anni Settanta e ancora oggi, nelle varie versioni brevettate, appare uno strumento essenziale quando si vuole combinare movimento e definizione. Tuttavia con Garrett Brown non si vuole solamente omaggiare un’invenzione ma l’uomo che le sta dietro. Geniale operatore, Brown vanta una filmografia capace di raccontare buona parte della ricchezza del cinema degli ultimi 40 anni.” Garrett Brown – premio Oscar nel 1977 per l’invenzione della Steadicam – ha partecipato alla realizzazione di classici come Rocky (1976), Guerre stellari – Il ritorno dello Jedi (1983), Indiana Jones e il tempio maledetto (1984), Philadelphia (1993), nonché Shining di Stanley Kubrick (1980), film nato e pensato sul pieno sfruttamento artistico delle nuove possibilità di ripresa della Steadicam, le cui immagini fra i labirinti e i corridoi dell’Overlook Hotel rimangono profondamente impresse nella memoria collettiva. Numerosissimi i grandi registi con cui Brown ha allacciato strette collaborazioni: da Warren Beatty a Jonathan Demme, passando per Frank Oz, John Schlesinger, George Miller, Sydney Pollack, Martin Scorsese, oltre a Stanley Kubrick e Steven Spielberg. La sua sperimentazione non si è arrestata alla prima invenzione della Steadicam, tanto che Brown detiene oggi 50 brevetti fra cui la Steadicam Merlin – una versione in miniatura per videocamere – e numerose macchine da presa per eventi sportivi come la Skycam, la camera robotizzata che scorre lungo fili sospesi sopra i campi da gioco, che gli sono valsi molti riconoscimenti. in scena i grandi mutamenti storici del Novecento partendo dalla particolare vicenda della famiglia Simon di Schabbach, terrà un workshop per gli studenti di cinema al Monte Verità di Ascona. Il programma darà al pubblico l’opportunità di scoprire la rappresentazione della Storia attraverso l’arte cinematografica grazie alle parole di un grande cineasta. Per l’occasione verrà presentata la prima svizzera del suo ultimo film, il maestoso affresco Die andere Heimat - Chronik einer Sehnsucht, domenica 13 aprile al Teatro Kursaal di Locarno. Il film verrà inoltre riproposto martedì 15 al Cinema Forum di Bellinzona, in collaborazione con Castellinaria e con il Circolo del Cinema di Bellinzona. Carlo Chatrian si è detto molto “felice e onorato che Edgar Reitz abbia accettato il nostro invito a presentare Die andere Heimat - Chronik einer Sehnsucht e a condividere la sua esperienza con i gio- vani cineasti che parteciperanno al suo atelier. Autore tra i più originali e coerenti del cinema mondiale, Edgar Reitz non è semplicemente il grande narratore del popolo tedesco. In un’epoca in cui crescono derive nazionalistiche e separatismi, il suo Heimat si offre come uno straordinario laboratorio attorno a cui pensare il concetto di casa-patria. Il più recente lavoro ha il pregio di declinare tale idea collegandola da un lato all’amore per i libri, dall’altro a un’epoca in cui l’Europa tutta era terra d’emigrazione.” L’immagine e la parola è una delle tre manifestazioni che compongono Primavera Locarnese, unitamente a Eventi Letterari Monte Verità e Youtopia. Per ulteriori informazioni: www.primaveralocarnese.ch Il programma completo della seconda edizione de L’immagine e la parola (1215 aprile 2014) verrà annunciato durante il mese di marzo. La Rivista Sequenze di Jean de la Mulière Dallas Buyers Club di Jean-Marc Valée Il film racconta la storia vera di Ron Woodroof, un elettricista cowboy del Texas, che vive, come se non ci fosse un domani, professando solo la religione della droga e dell’alcol. Quando nel 1986 gli viene diagnosticato l’AIDS, con una prognosi di 30 giorni di vita, dopo un primo rifiuto ad affrontare la tragica realtà, finisce coinvolto in un calvario terapeutico di medicinali sperimentali e di dubbia efficacia. Tutt’altro che rassegnato a questa sorta di condanna a morte, Ron trova un’ancora di salvezza nei farmaci alternativi e in un mix di vitamine commercializzati in Messico, ma non approvati negli Stati Uniti dagli organi di controllo sanitario. Decide comunque di importarli e venderli a tutti coloro i quali ne abbiano bisogno. Entra così in contatto con altri ammalati e familiarizza con loro, superando l’iniziale omofobia e ritrovandosi al centro di un cospicuo business di contrabbando. Inizia così un braccio di ferro legale con le autorità del proprio paese. Nel percorso all’epoca pressoché inesorabile, ma comunque ritardato, verso la fine (evidenziato dal fisico emaciato e smagrito di Matthew McConaughey che, tra chili persi e un trucco molto efficace, mostra, con le varie fasi della propria salute, il senso stesso della purificazione umana sulla sua faccia), Ron Woodroof, partendo dalla posizione più deprecabile, preda di tutti i principali vizi e colmo d’odio verso chiunque non sia come lui, si trova a rivedere la propria intolleranza e ad aprirsi verso il prossimo, scoprendo valori che non sembravano proprio appartenergli. Malgrado la diagnosi iniziale Ron è vissuto per altri sette anni, durante i quali si è trasformato in un’enciclopedia vivente di trattamenti antivirali, sperimentazioni farmacologiche, brevetti, sentenze giuridiche e norme della FDA (Food and Drug Administration). Monuments Men di George Clooney Tratto dal libro di Robert M. Edsel e Bret Witter, Monuments Men, basato sulla storia vera del più grande saccheggio di opere d’arte della storia, racconta le avventure di un originale plotone reclutato dall’esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale e spedito in Germania per salvare capolavori artistici dalle mani dei Nazisti e restituirle ai legittimi proprietari. Una sorta di missione impossibile, con le opere d’arte intrappolate dietro le linee nemiche e l’esercito tedesco incaricato di distruggere qualsiasi cosa in seguito alla caduta del Reich. Una prova sulla carta insostenibile, per questa squadra di sette improbabili eroi, non più giovani e poco in forma, composta da direttori di museo, curatori, artisti, architetti e storici dell’arte - molto più a loro agio con un Michelangelo che con un fucile in mano. Eppure, avvalendosi del contributo, alla fine determinante, di una curatrice di un museo parigino, quelli che passeranno alla storia come Monuments Men, come vennero chiamati, - mentre gli Alleati convergevano su Berlino e superando la concorrenza dei russi - in una lotta contro il tempo, per impedire la distruzione di 1000 anni di cultura, rischieranno le loro vite per proteggere e difendere le più grandi conquiste del genere umano. George Clooney è l’alfiere di un manipolo di super attori baldanzosamente arruolati per quello che è il suo quinto film da regista, di cui è anche interprete, sceneggiatore (insieme a Grant Heslov) e produttore. Inanellando episodi divertenti, malinconici, istruttivi, a volte tragici, con un occhio ai classici del genere “gruppo di simpatiche canaglie in guerra”, il film, che non voleva essere un film di guerra, quanto piuttosto “un film sul più grande furto della storia” riunisce, infatti, un cast prestigioso di attori contemporanei: Matt Damon, Cate Blanchett, Bill Murray, John Goodman, Jean Dujardin, Hugh Bonneville, Bob Balaban, Dimitri Leonidas. The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson Gustave è concierge, ma nei fatti dirige il Grand Budapest Hotel collocato nell’immaginaria Zubrowka. Gode della confidenza (e anche di qualcosa di più) delle signore attempate. Una di queste, Madame D., gli affida un prezioso quadro. In seguito alla sua morte il figlio Dimitri accusa Gustave di averla assassinata. L’uomo finisce in prigione. La stretta complicità che lo lega a Zero, il giovanissimo neoassunto portiere immigrato, si rivelerà di grande aiuto. Costruito seguendo l’incastro delle scatole cinesi, The Grand Budapest Hotel (che ha aperto l’ultima edizione della Berlinale) è un film nel quale uno scrittore racconta di come il suo romanzo sia nato dal racconto orale di uno dei protagonisti delle vicende, Zero, a sua volta depositario delle confidenze del concierge M. Gustave. Nella più piccola e profonda di queste scatole c’è il senso di questo raccontare, simboleggiato da Gustave, il personaggio interpretato da Ralph Fiennes: un uomo a suo modo gaudente ma non decadente, un esteta amante del bello soprattutto quando è funzionale, eccentrico ma sempre inflessibile, impegnato a combattere a colpi di educazione, amore, e profondissime dignità e dedizione (tanto professionali quanto umane) le barbarie e le cattiverie del mondo e dei suoi abitanti. Così come l’albergo che dirige e amministra, M.Gustave è un angolo di soave e confortevole distacco dal caos che lo circonda, capace di contagiare chiunque (o quasi) con la sua irreprensibile e composta cortesia. Una figura fuori dal tempo, dal nostro ma perfino dal suo, intrisa della stessa malinconia del film che lo racconta, perché inevitabilmente destinata al decadimento e alla rovina, a soccombere al brutto e al grigiore, all’aridità degli uomini e ai loro egoismi. Anderson vuole farci sorridere delle innumerevoli avventure a cui sottopone i suoi protagonisti. Questo però non cancella, anzi accentua, la riflessione su quelle frontiere che troppo a lungo in Europa hanno costituito punti di non ritorno per decine di migliaia di persone arrestate e fatte sparire e oggi si ripresentano con altre modalità meno tragicamente evidenti ma sempre fondamentalmente ostili. marzo 2014 La Rivista - 57 La Rivista Intervista con Giulio Rapetti in arte: Mogol «Gianni ci ha spiazzati un po’ tutti» Testo: Salvatore Pinto (ha collaborato: Luca D’Alessandro) Foto: Noemi Pinto Il 12 febbraio scorso a Berna, l’Ambasciatore d’Italia Cosimo Risi ha ospitato il paroliere della Canzone italiana Giulio Rapetti Mogol. Una serata all’insegna del romanzo epistolare di Giovanni Verga, la Storia di una Capinera, pubblicato nel 1871 e riproposto in forma di melodramma moderno in due atti da Mogol e il compositore Gianni Bella. Mogol e Bella hanno fatto risorgere un’opera di carattere romantico, basata sulla tecnica di composizione di Giuseppe Verdi. I testi sono fortemente emotivi, i versi e le melodie si collegano al movimento di unificazione culturale, politica e sociale dell’800, ovvero all’epoca risorgimentale. Il romanzo, che fa da base all’opera, è in parte autobiografico: prende spunto da una vicenda vissuta in prima persona da Giovanni Verga in età giovanile. L’episodio risale all’estate 1854-1855 quando, inseguito all’epidemia di colera che si era scatenata su Catania, la famiglia Verga si rifugia a Tebidi. Verga, all’epoca quindicenne, s’innammora di Rosalia, giovane educanda del monastero di San Sebastiano. La Rivista ha avuto l’occasione di assistere alla presentazione di quest’opera e di rivolgere qualche domanda a un Mogol visibilmente stanco, ma soddisfatto. Pop. Ma è vero che ci ha spiazzati un po’ tutti e ci è riuscito molto bene. Pur non avendo esperienze nel settore si è fatto spazio. Oggi viene amato da tutti i grandi musicisti e intenditori delle opere. Dicono che abbia fatto un miracolo. Ecco il motivo per il quale ho accettato di scrivere le liriche, e sono molto orgoglioso di dargli una mano nel pubblicizzare questo capolavoro. Questa sera doveva essere presente anche lui, ma per motivi di salute non ha potuto. Maestro Mogol, lei è un grande paroliere e poeta italiano. Arrivare a scrivere liriche per un’opera romantica di carattere ottocentesco, è una sfida impressionante. Lei la vede come una sfida artistica, musicale o spirituale? Dopo quest’esperienza operistica dove pensate che sarete proiettati? Questa è la sfida soprattutto di Gianni Bella di confrontarsi con i grandi musicisti del passato, che hanno scritto grandi opere, come Puccini o Giuseppe Verdi. Gianni Bella, secondo me, è un genio. Basti pensare che è riuscito a fare un’opera di questo calibro, ammirata da tutto il mondo, senza preparazione operistica. Maestri come Gustav Kuhn e Ion Marin sono rimasti sbalorditi. L’hanno apprezzata moltissimo. Il fatto che La Capinera abbia colpito questi grandi direttori d’orchestra, la dice veramente lunga sulla validità di Gianni Bella. Da Mogol ci possiamo aspettare che possa scrivere quello che vuole, ma Gianni bella ha spiazzato un po’ tutti. Gianni già prima aveva fatto delle grandi cose, soprattutto nel genere 58 - La Rivista marzo 2014 Mah, non si sa. Nel 2016 è prevista la prima al Festival di Erl in Austria con Gustav Kuhn come direttore d’orchestra. Poi si vedrà. Purtroppo dobbiamo andare all’estero per promuovere questo lavoro. In Italia, al momento, c’è poco sostegno, soprattutto per quel che riguarda le opere moderne. Come mai avete scelto La Storia di una Capinera come base per la vostra opera? Il titolo l’ha scelto Gianni Bella insieme all’autore del libretto dell’opera. Ma non dimentichiamo che la Storia di una Capinera è il secondo romanzo Italiano di notevole importanza dopo i Promessi Sposi. Maestro, vedo che deve rientrare in sala per la presentazione. La ringrazio di quest’intervento e le faccio tanti auguri. Ringrazio lei. Vorrei salutare tutti gli Italiani qui in Svizzera, e spero che riusciremo a presentare quest’opera al grande pubblico prossimamente. La Rivista Estratto dall’opera – scena sesta. Il padre si avvicina alla figlia. Bambina mia lo so Ti ho detto sempre no Intuivo i pensieri Ma fuggivo via ieri Tu sei tutto quel che ho Ma l’ho scoperto adesso sai Cancellavo l’assenza Con un no alla coscienza Purtroppo il tuo destino io L’ho regalato troppo presto a Dio E non ti ho chiesto niente mai Che cosa tu volevi o vuoi Io ti ho lasciato li da sola Nel mare immenso tu una vela Che non sospinsi mai col fiato Ti ho chiesto tanto e non ti ho dato Esci che ti aspetta la tua vita Per fortuna la giornata Non è finita. Paolo Fresu & A Filetta: «Mistico Mediterraneo» Mercoledì 16 aprile 2014, ore 20.00, alla Neumünster di Zurigo Uno degli album più interessanti nel 2011, come spesso accade, è stato pubblicato sotto l’egida dell’etichetta bavarese ECM. In Mistico Mediterraneo il trombettista e musicista Paolo Fresu, con il bandoneonista Daniele di Bonaventura, accompagna i sette cantori di «A Filetta», il gruppo fondato nel 1978 che, accanto ai Muvrini, rappresentano i più apprezzati interpreti della polifonia corsa. Il risultato, ridotto all’essenziale, è un’opera musicale toccante, che trova la sua migliore rappresentazione all’interno di un chiesa. I canti sono racconti e ricordi, presentimenti e leggende che traggono origine lungo le coste del Mediterraneo, piene di malinconia e nostalgia. Uno spettacolo davvero unico nel suo genere. Prevendite www.allblues.ch www.ticketcorner.ch Billett-Service Migros City Zürich Tutti Ticketcorner, La Posta, Manor, FFS Tel. 0900 800 800 (CHF 1.19/min.) Paolo Fresu, tromba/cornetta Daniele di Bonaventura, bandoneon A Filetta: Jean-Claude Acquaviva - Jean-Luc Geronimi - Paul Giansily - José Filippi - Jean Sicurani - Ceccè Acquaviva - Maxime Vuillamier, all vocals Unico concerto in Svizzera Prezzi: CHF 85/70/55 (posti non numerati) marzo 2014 La Rivista - 59 La Rivista Diapason di Luca D’Alessandro Loop Therapy Riva Starr Quando il funk e l’hip hop s’immergono nel jazz, si può presumere che il risultato sia di buona qualità. Nel caso del progetto milanese Loop Therapy lo è di certo: sotto la guida del contrabbassista Cesare Pizzetti, il pianista Fabio Visocchi e l’aiuto di Matteo Mammoliti alla batteria, è sorto un lavoro che combina la regolarità del battito del rap con loops improvvisati provenienti dal jazz. I brani proposti sono strumentali, ricchi di contaminazioni sonore che spaziano dalla musica jazz all’elettronica, da sonorità squisitamente acustiche a campionamenti e scratch. A questi, si aggiungono tre brani rap nati dalla collaborazione con alcuni tra i più importanti artisti hip hop della scena italiana: Colle Der Fomento, Turi e Bassi Maestro. Loop Therapy, lo suggerisce il titolo, è una produzione che si serve di determinate sequenze, messe in fila per istituire un filo rosso basato sulla periodicità, non solo ritmica ma anche melodica. Un’opera di prima classe, se vogliamo chiamarla così, che va al di là di ogni convenzione jazz o rap. È una via di mezzo, nuova, qualcosa che il mercato musicale italiano non ha ancora sentito finora. Riva Starr è il nome d’arte di Stefano Miele, ispirato al suo idolo Gigi Riva. Il DJ e produttore di origine napoletana vive e lavora oggi a Londra, dove si era trasferito dopo aver conseguito il dottorato di ricerca in lingue orientali presso l‘Università di Napoli. Non è una carriera comune, quella di Riva, anzi: è insolito che un titolare di un PhD scelga di intraprendere una carriera di produttore di musica Breakbeat e House, un ambiente che finora si è rivelato redditizio soltanto per pochi suoi rappresentanti. Riva dimostra buon fiuto per le tendenze del momento e per ciò che il mercato della musica da intrattenimento richiede da un artista. Sono da rilevare le sue collaborazioni con esponenti della musica rap e soul internazionale, come Usher, The Gossip e Gang Starr. Hand in Hand s’intitola la sua ultima uscita, scortata da una versione completamente rivista Club in Hand. Entrambi sono caratterizzati da un sound tipicamente elettronico, bassi forti ma regolari, un semplice ritmo di 4/4, sequenze ripetitive e delle tracce vocaliche di sottofondo. Entrambe le produzioni sono ricche di figure e inserimenti acustici. C’è, dunque, molto da scoprire in queste due produzioni digitalmente diverse. Opera Prima (Irma) Two Fingerz V (Sony) Le due dita sulla copertina raffigurano l’ostentato marchio Two Fingerz. Un simbolo che sta per il trionfo sui critici, su coloro che all’inizio non erano convinti del potenziale di questo duo milanese formato dal rapper e cantautore Danti – Daniele Lazzarin – e dal produttore e beatmaker Roofio – Riccardo Garifo. La loro carriera dura ormai da un decennio, e ha visto la produzione di cinque album, l’ultimo semplicemente intitolato V. Semplicemente? La V come simbolo si collega a diversi significati: cinque album prodotti, l’idea di aver vinto sui critici e il brano Vaffancuba che nel 2013 ha dato un ulteriore impulso al loro successo. Il duo non può essere visto come rappresentante tipico di ciò che di solito viene praticato dai gruppi coevi provenienti dalla scuola milanese. Segue piuttosto una linea propria, che parte da un atteggiamento giovanile, offensivo per mescolarsi poi con la musica da discoteca, quella dance e house. Sono loro stessi a battezzare il loro genere Hip House, che racchiude in se i ritmi secchi della musica rap con le melodie provenienti dalla musica da discoteca. Il loro obiettivo è semplice: fare divertire la gente. Hand in Hand (Snatch Records) Stadio Immagini del vostro amore (Universal) Immagini del vostro amore è la nona raccolta degli Stadio, pubblicata il 18 novembre 2013 dalla EMI Music Italy, da poco assorbita dal gruppo Universal Vivendi. La raccolta è stata preceduta dal singolo Immagini del nostro amore. Contiene due inediti, dei duetti con Noemi e Saverio Grandi, una collaborazione con i Solis String Quartet e un remix. Tutti i brani, eccetto gli inediti, sono stati risuonati e rimasterizzati. A questo punto ci permettiamo un commento personale: la presente produzione può essere considerata un risultato esemplificativo della forte crisi che ha colpito il mercato della musica in tutto il mondo. Le vendite sono in diminuzione, lo scambio di dati elettronici o l’acquisto a prezzi stracciati hanno diminuito gli introiti delle grandi case discografiche e impedito il lancio di produzioni innovative. Il mercato si è adattato con rassegnazione a questa realtà. Nella presente raccolta Immagini del vostro amore si nota appunto che i produttori si limitano ormai solo a riproporre, invece di proporre. marzo 2014 La Rivista - 61 La Rivista Viaggi e vacanze in Italia e all’estero Prosegue il trend negativo, avviato nel 2009, che nel corso del quinquennio ha comportato una perdita di quasi 60 milioni di viaggi (290 milioni di notti). Nel 2013, i residenti in Italia hanno effettuato 63 milioni e 154 mila viaggi con pernottamento, contro i 78 milioni e 703 mila dell’anno precedente (-19,8%). Il numero delle notti si riduce del 16,8% (da 501 milioni e 59 mila a 417 milioni e 127 mila). Resta stabile la durata media dei viaggi (6,6 notti) sia per quelli di vacanza (7 notti) sia per quelli di lavoro (2,7 notti). Cala, inoltre, il numero medio di viaggi pro-capite (da 1,3 viaggi a 1). 62 - La Rivista marzo 2014 Il calo è dovuto anche alla riduzione della quota di persone che mediamente viaggiano in un trimestre (dal 23,2% del 2012 al 20,1% del 2013). Il fenomeno si osserva in tutte le aree del Paese, ma è più marcato tra i residenti nel Nord (-15,6%). Prosegue il trend negativo, avviato nel 2009, che nel corso del quinquennio ha comportato una perdita di quasi 60 milioni di viaggi (290 milioni di notti). I viaggi per vacanze (91% del totale) diminuiscono rispetto al 2012 del 16,4%. Si riducono soprattutto le vacanze brevi: del 23,4% nel caso dei viaggi (contro il 10,2% delle lunghe) e del 22,4% nel caso delle notti (contro il 13,7%). Spagna e Francia rappresentano le destinazioni preferite: la prima per le vacanze lunghe (13,1%), la seconda per quelle brevi (16,4%). La Germania è il paese più visitato per motivi di affari (24,4%). Tra le mete extra-europee, gli USA sono la preferita (4,6% del totale) soprattutto per i viaggi di lavoro (12,4%). I viaggi e i pernottamenti per motivi di lavoro mostrano una flessione più forte (rispettivamente -43% e -47,5%) di quella osservata per le vacanze, legata evidentemente anche alle criticità presenti nel mercato del lavoro. Nel periodo estivo, la flessione riguarda le vacanze brevi, sia nel numero di turisti (-35,3%) che nel numero di viaggi (-27,7%). Di contro, restano stabili il numero delle vacanze lunghe e la loro durata media (circa 12 notti). I viaggi con mete italiane (79,8% del totale) mostrano un calo del 19,4% e il numero di viaggi verso l’estero si riduce del 21,1%. Nei paesi dell’Ue diminuiscono soprattutto le vacanze brevi e i viaggi di lavoro (rispettivamente, -30,7% e -32,2%). Oltre il territorio europeo a calare sono le vacanze lunghe (-40,3%). Sempre meno i viaggi che prevedono pernottamenti in albergo (-23,9%) e in alloggi privati (-18,5%), soprattutto se in affitto (-29,2%). Diminuiscono anche le vacanze brevi trascorse nelle case di proprietà (-28,6%) o messe a disposizione gratuitamente da parenti o amici (-21,2%). L’auto si conferma il mezzo di trasporto più utilizzato per viaggiare (61,4% dei viaggi), nonostante il calo del 18,5%; diminuiscono anche i viaggi in aereo (-27,4%), mentre rimangono stabili quelli in treno. La Rivista St. Moritz Gourmet Festival 2014 Cucina d’alta quota di Rocco Lettieri Il St. Moritz Gourmet Festival si è concluso con il Grande BMW Gourmet Finale, nell’elegante e calda tenda VIP sul lago ghiacciato di St. Moritz. La settimana del festival in Alta Engadina, con tutte le sue specialità culinarie, ha deliziato circa 4.000 fans gourmet da tutto il mondo continuando la sua storia di successo. Andree Köthe, Tim Raue e Christian Scharrer dalla Germania, Mauro Colagreco e Yoann Conte dalla Francia, Yoshihiro Takahashi dal Giappone, Moshik Roth dai Paesi Bassi e Wolfgang Puck dagli Stati Uniti, per un totale di 17 stelle Michelin, sono stati gli chef ospiti che hanno portato il mondo della montagna ad una vera ebollizione di cucine. Una ricetta davvero originale quella che da 21 anni viene elaborata qui tra il freddo e la neve di St. Moritz. E di neve, qui, quest’anno ne ha messa tanta, da far chiudere il Passo del Maloja per 36 ore. Cosa che non avviene spesso. In nessun altro luogo al mondo è Preparzione per il gran finale possibile sperimentare una tale varietà di eventi eccezionali con livelli alti di master chef, sintetizzando il motivo per cui gli organizzatori ancora una volta hanno ottenuto un grande successo: una miscela di eventi di alto livello in grado di richiamare ogni anno molte persone che sono anche gli affezionati che non vogliono mancare. I Maestri e la loro arte L’arte culinaria degli otto ospiti maestri ha giocato un ruolo fondamentale. Il nativo austriaco Wolfgang Puck ha dimostrato in modo impressionante la sua unicità di cucina moderna dove opera, in California. Yoshihiro Takahashi ha offerto esperienze multisensoriali con la sua moderna interpretazione della cucina Kaiseki e Tim Raue da Berlino ha deliziato con la sua eccezionale ‘East meets West’ filosofia. Allo stesso modo, il molto distinto chef tedesco Christian Scharrer da Travemünde ha servito ai suoi ospiti la sua spettacolare armonia di gusto e di presentazione; Andree Köthe, lo chef della Germania ha offerto agli ospiti il suo magico incantesimo di cucina accattivante di spezie e piatti di verdure. L’argentino Mauro Colagreco ha rotto i confini tra terra e mare con il suo unico “nuovo stile naturale”. Il francese Yoann Conte si è ispirato direttamente dalla natura per la sua “arte della cucina” e, infine, Moshik Roth, dai Paesi Bassi, ha dato sfoggio di tutte le sue tecniche di preparazione di cucina molecolare. Un safari per gourmet Tutto è cominciato il lunedì 27 Gennaio con il Grand Opening, estremamente glamour al Kempinski Grand Hotel des Bains St. Moritz, offrendo le prime esperienze delle “isole gastronomiche”. Gli ospiti sono stati viziati dal danese chef stellato Palle Enevoldsen insieme al maestro chef locale Kurt Röösli dell’Hotel Waldhaus di Sils-Maria. Champagnes pregiati, vini e liquori hanno accompagnato le delizie culinarie e la seguente festa è continuata con la band di musica dal vivo di Tom Marks & Friends creando un’allegra atmosfera, beneaugurante per i 400 ospiti. Da Martedì in poi il programma Di neve quest’anno ne ha messa parecchia a St Moritz marzo 2014 La Rivista - 63 La Rivista Pronti per il gran finale Gli chef stellati: Andree Koethe ha offerto piacevoli momenti, potendo assaporare una cucina internazionale semplicemente andando negli eleganti ristoranti degli otto hotel partner del festival e senza dover viaggiare attraverso l’Europa o anche per gli USA o Kyoto. Al Gourmet Safaris BMW gli ospiti sono stati condotti in 64 - La Rivista marzo 2014 Christian Scharrer Moshik Roth un tour alla scoperta delle offerte di cinque chef ospiti assaporando le creazioni direttamente nelle cucine del Badrutt Palace Hotel. All’elegante Fascination Champagne, tenutosi al Suvretta House, con elegante accompagnamento di pianoforte, lo chef Moshik Roth si è ispirato ad una cena gourmet accompagnando il tutto con champagnes millesimati di Laurent-Perrier. Presso l’Hotel Waldhaus a Sils-Maria, l’esperto di vini Jan Martel ha portato gli ospiti in un paradiso di vini durante l’evento World Class Wines, accompagnati dalle prelibatezze culinarie di Kurt Röösli Waldhaus. Durante il Wine & Cheese Celebration, nella magnifica cantina dell’Hotel Steffani, il Maître Antony, miglior affinatore di formaggio al mondo, ha personalmente servito gli ospiti con formaggi esclusivi e vini di degno Mauro Colagreco abbinamento. Ad un’altitudine di 2.486 m (con neve alta almeno due metri) Reto Mathis nel suo Ristorante a Corviglia ha servito Caviale & Seafood Blizzards. Da non dimenticare l’evento del Cioccolato Cult al Badrutt Palace Hotel, con le più belle creazioni di cioccolato di qualità dello chef pâtissier Stefan Gerber. E ancora, Sepp Fässler, il cioccolatiere della rinomata e tradizionale Confiserie Sprüngli, ha creato davanti agli ospiti la “Truffes du Jour” rivelando le sorprendenti composizioni ideate con Sprüngli Grand Cru di cioccolato. Gran Finale sul lago ghiacciato Infine, con una serata davvero impegnativa per gli spalatori di neve, si è tenuto il Grande BMW Gourmet Finale nell’elegante tenda VIP sul lago ghiacciato di St. Moritz. Tutti gli otto chef ospiti del Festival, insieme con gli chef locali degli hotels partners, hanno preparato un eccezionale La Rivista Un’interpretazione di Andree Koethe Yoshihiro Takahashi menu finale che è stato accompagnato da champagne e vini pregiati. In questo scenario da favola, c’è stata la proclamazione ufficiale di Marcel Lukas Flatscher, vincitore del concorso Giovani Talenti dell’Engadina. Ospite della serata, la famosa attrice Kiki Maeder, che ha allietato Yoann Conte Wolfgang Puck la serata di gala in un’atmosfera di musica e di danza. A chiudere l’eizione di quest’anno, l’annuncio che per il 2015 il St. Moritz Gourmet Festival sarà una British Special Edition con i migliori chef provenienti dalla Gran Bretagna dal 26 al 30 Gennaio. Tim Raue Tutte le informazioni dettagliate si possono trovare nel sito: www.stmoritz-gourmetfestival.ch Variazione di dessert di Andree Koethe marzo 2014 La Rivista - 65 La Rivista Regine in cucina Mamme italiane a noleggio Loro ne sono convinti: il mondo ci invidia anche per questo. Da sempre nel mondo siamo apprezzati per la nostra arte popolare di cucinare e mangiar bene e per l’allegria con cui sappiamo stare a tavola. La cucina italiana è tra le più famose al mondo e le mamme italiane, in qualsiasi nazione esse vivano, sono le vere ambasciatrici della nostra cucina, depositarie di un antico sapere che da sempre si tramanda di nonna in nipote. Loro sono, Paolo e Michele: due giovanotti, professionisti attivi nel mondo della pubblicità e del marketing a cavolo fra Svizzera e Italia. Due creativi che, per ora, nei ritagli di tempo libero, hanno deciso di dare concretezza a un’idea che frullava nella testa. Il loro progetto si chiama rent a mama. Mamme in affitto: la traduzione più immediata, non fosse che l’espressione è solitamente usata in tutt’altro ambito. Allora potremmo ripiegare su un “noleggia la mamma”: forse meno elegante e piuttosto meccanico, comunque rende l’idea. Scopriamo a quale scopo. Donne vere Mamme che, custodi della salute della propria famiglia, s’ingegnano per fare la migliore cucina possibile. Donne vere che sanno cucinare con passione le ricette della propria terra, che conoscono i segreti per preparare un piatto unico, e che soprattutto sanno portare in tavola calore e generosità. Ogni mamma ha la sua ricetta speciale per preparare un piatto a 5 stelle per i propri cari… perché allora non condividere questo privilegio con tutti? 66 - La Rivista marzo 2014 Come? Permettendo a chiunque di “noleggiare” per un giorno una vera mamma italiana, vivendo così l’opportunità unica di capire ed imparare i segreti della vera cucina made in Italy. Nasce da questo sogno il progetto di offrire a tutti i cittadini del mondo la preziosa arte culinaria delle vere mamme, pronte a cucinare per chiunque lo richieda le autentiche prelibatezze della nostra tradizione. Rent a mamma si rivolge agli amanti della cucina buona, sana e… italiana: - che vorrebbero avere la possibilità di ospitare nella propria cucina una mamma italiana per preparare una cena per gli amici, per i parenti, per i colleghi di ufficio o solo per conoscere ed imparare una ricetta. - che vorrebbero avere la possibilità di entrare nella cucina di una mamma italiana per vivere un’esperienza unica, cucinando al suo fianco e rubandole i suoi preziosi segreti. Come funziona? S’inizia reclutando mamme italiane in qualsiasi parte del mondo. Si continua costruendo, e continuando a costruire, una “Rete Sociale”, dove ogni mamma può partecipare e dare la propria disponibilità ad insegnare la propria arte in cucina. Un portale dedicato: rentamamma.com Grazie al quale sarà possibile accedere al servizio visualizzando: • I profili delle mamme italiane che partecipano al progetto. • I dettagli della loro disponibilità. • Se sono mamme pronte ad ospitare o mamme pronte a partire. • Le foto dei loro piatti a 5 stelle. • Il giudizio dei clienti e il loro eventuale rating. La Rivista Servizi complementari al progetto Il progetto Rent a Mamma non si limiterà alla semplice locazione delle competenze culinarie delle mamme italiane, ma creerà una serie di attività collaterali atte ad implementare il brand rent a mamma: • Il libro delle ricette di rent a mamma (e-commerce) • (La raccolta dei piatti a 5 stelle delle MAMME acquistabile direttamente dal sito) • Il pacco della mamma (e-commerce) • (I prodotti tradizionali delle regioni italiane acquistabili direttamente dal sito) • Videoricette rent a mamma (servizio premium del sito, solo per abbonati) • Il blog della mamma (servizio premium del sito, solo per abbonati) • Sagra delle mamme (live- event) • (feste popolari italiane, con protagoniste le mamme, per promuovere i prodotti • enogastronoci italiani nel mondo). Informazioni e contatti: www.rentamamma.com marzo 2014 La Rivista - 67 La Rivista A colloquio con Marco Sanna Molino: un classico che si reinventa Con 18 ristoranti in tutta la Svizzera, la Molino in 26 anni si è affermata con successo nel settore della gastronomia mediterranea di alto livello. La Rivista ha parlato con Marco Sanna, direttore del Ristorante Pizzeria Molino Stauffacher a Zurigo, di cambiamenti, tendenze culinarie e dell’importanza di un buon menù. Signor Sanna, recentemente Molino ha introdotto un nuovo menù. Quali sono le novità? autentica e di alta qualità, oltre che a un ambiente arredato con stile. Il nuovo menù ci permette di esprimere ancora meglio questi valori e, in fondo, è un po’ il nostro biglietto da visita... Che cosa si sente di consigliare in particolare? Io consiglio il «Gran tagliere», un antipasto all’italiana con burrata, prosciutto San Daniele e bresaola tagliata finissima. Altrimenti, le «Pappardelle del Padrone», un piatto a base di pasta fresca con funghi porcini e straccetti di vitello. Per finire in dolcezza, un «Tortino al cioccolato» con una pallina di gelato alla vaniglia. Un piacere per il palato sono anche le nostre pizze «DOC». Tutto! (ride) Il menù è stato completamente rielaborato, dal layout fino ai piatti proposti. Il nostro menù si presenta semplice e fresco, proprio come il cliente odierno si immagina la cucina italiana. Seguendo il principio che di meno è di più, abbiamo ridotto l’offerta, puntando maggiormente su specialità stagionali e appetitosi menù del giorno. I nostri classici però sono sempre presenti, così come resta inalterata la nostra dedizione alla qualità. Avete qualcosa da proporre anche agli amanti del vino? Dietro c’è una nuova filosofia commerciale? Mi consenta di fare io una domanda: che cosa contraddistingue una vera pizza italiana? Ingredienti originali di alta qualità. Nei ristoranti Molino utilizziamo prodotti naturali di prima qualità come il prosciutto San Daniele con marchio DOP, la mozzarella di bufala DOP della Campania e il parmigiano reggiano stagionato per 36 mesi. Ai nostri ospiti serviamo solo il meglio! La nostra filosofia resta la stessa: Molino è sinonimo di vera italianità. Ci consideriamo, infatti, ambasciatori della cucina italiana in Svizzera e diamo importanza a una gastronomia Ma certo! Il nostro sommelier ha rielaborato anche la carta dei vini. Noi puntiamo su piccoli produttori di vino italiani innovativi. La nostra offerta comprende perfino un vino vegano certificato, una vera rarità! Quello dei prodotti originali sembra essere un concetto chiave... Ce lo può spiegare? In Italia la famiglia conta molto. Avete pensato anche ai bambini? Naturalmente! Per i bambini basta una sola domanda: «Pizza o penne?» e come dessert c’è una pallina di gelato con gli Smarties. Inoltre, abbiamo 68 - La Rivista marzo 2014 bellissimi set da tavolo per disegnare e ogni ristorante dispone anche di seggioloni e fasciatoi. Nei ristoranti Molino tutti devono sentirsi a proprio agio, grandi e piccini. Signor Sanna, la ringrazio per l’interessante intervista. Molino: una storia di successo svizzera all’italiana. Offrire un ambiente arredato con stile, attenzione al servizio e finissime specialità italiane, ecco gli obiettivi con cui è stato fondato nel 1988 il primo ristorante Molino a Zurigo, cui ne sono seguiti diversi altri in sedi di grande prestigio. Con 18 ristoranti in tutta la Svizzera, la Molino è ormai affermata con successo nel settore della gastronomia mediterranea di alto livello. Attualmente la Molino ha 410 collaboratori, i quali condividono la passione dell’azienda per l’ospitalità e la gioia di vivere tipicamente italiane. I ristoranti del gruppo sono ubicati a Basilea, Berna, Crans-Montana, Dietikon, Friburgo, Ginevra, Montreux, Uster, Vevey, Wallisellen, Winterthur, Zermatt e Zurigo. Il Ristorante Frascati a Zurigo, sul lungolago più bello della città, e il Restaurant Le Lacustre sulle rive del Lago Lemano, si contraddistinguono in modo particolare per la posizione esclusiva, l’ambiente elegante e una cucina mediterranea per i palati più esigenti. La Rivista Convivio di Domenico Cosentino Sapori Chic I “nuovi” dolci che fanno tendenza “Sapori chic, piccoli gioielli per grandi trasgressioni. Ecco i “nuovi” dolci che fanno tendenza”. Così li ha presentati Eli Cazausss, maestro cioccolatiere, che guidava la squadra francese dei migliori pasticcieri e gelatieri francesi, quando è salito sul podio a ritirare la Coppa del Mondo della pasticceria-cioccolateria 2014. La squadra, composta da cinque pasticcieri-cioccolatieri, si è aggiudicata la coppa, dopo una competizione agguerrita e nuova tendenza pasticcera in miniatura – nacque così, assommando il piacere fragrante delle meringhe e della golosità carnale e sfacciata della farcitura, il tutto nella dimensione di una moneta. Inventati nel sedicesimo secolo e consacrati con l’apertura di un negozio monodedicato dal pasticciere Louis Ernést Ladurée in Rue Royal, i macarons vennero modificati da Pierre Desfointanes, pronipote di Ladurée, che nel 1930 accoppiò i gusci due alla volta a mo’ di dolcissimo micro-sandwich, formula arrivata fino ai giorni nostri mutati nelle dimensioni e nel nome a Zurigo dove, infatti, li chiamano luxemburgerli. Per loro non c’è crisi molto impegnativa, eliminando 10 squadre provenienti da 5 continenti, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Marocco, Messico, Polonia, Spagna, USA e l’ Italia ( che si è piazzata al secondo posto), elaborando il tema “L’Universo di Leonardo da Vinci” in prove di sculture di ghiaccio e cioccolato, durata due giorni interi (20-21 gennaio) e svoltasi in occasione del 35esimo Salone della gelateria e pasticceria di Rimini. Sette le prove in gara: gelato gastronomico, coppa decorata, torta gelato, mistery box, sculture di ghiaccio, sculture di cioccolato e mignon di cioccolato. E sono stati proprio quest’ultimi, i “Mignon di cioccolato”, veri piccoli gioielli gastronomici da far perdere la testa: “Fleur au chocolait (che sono dei Pralinée), Surprise chocolait & Noisette, Petit Charlotte, il tortino morbido alla gianduia, ma anche i muffin inglesi e i Macarons di Ladurée (che a Zurigo chiamano Luxemburgerli, e quelli in vendita nelle “Confiserie” della Bahnhofstrasse, costano quanto un diamante!!) che hanno consentito alla giuria tecnica di giudicare la loro creatività, la loro professionalità e il loro spirito di collaborazione. Colpevoli i cuochi di Caterina dei Medici Volendo parlare di questi “nuovi” dolci, a proposito dei macarons / luxemburgerli, in principio era solitario: fu un guscio sormontato da una crema tanto burrosa da poter nascere solo in Francia. Anche se i veri colpevoli pare siano stati i cuochi fiorentini al seguito di Caterina dei Medici. Dunque il primissimo macaron “Made in Italy” - dolce simbolo della E non c’è crisi che tenga. O meglio, proprio per merito della crisi, macarons e i suoi fratelli pasticcini e cioccolatini, prosperano come non mai. Da una parte le preparazioni zuccherine sono considerate confort-food all’ennesima potenza. Dall’altra la cultura del corpo del terzo millennio, ma anche li dilagare del diabete, impongono porzioni non conflittuali con la bilancia e glicemia, consolazione del palato e trasgressione ai minimi termini. Terzo, ma non ultimo, i costi. Che sarebbero sproporzionatamente alti, se solo ci si prendesse la briga di calcolare i prezzi al kg. Ma letti così, a piccole dosi, si lasciano assorbire nel computo delle piccole eccezioni compatibili con la regola del risparmio senza se e senza ma. Il dilagare delle vendite, però, la globalizzazione della pasticceria in sedicesimi, che tutt’ora non sente “crisi”, ha fatto sì, che insieme ai macarons francesi si siano aperte le porte alle micro produzioni pasticciere di altri paesi: Inghilterra, Stati Uniti d’America, Giappone, Cina e soprattutto l’Italia. Cupcake, Muffins, Muchi e Dimsum…. Ecco allora, pasticcieri anglosassoni e asiatici - sposando la causa dei muffins inglesi e Cupcakes americane (i primi hanno una storia millenaria e sono dei soffici dolcetti inglesi, emigrati in America, dove sono il simbolo della colazione; mentre i Cupcake hanno sempre parlato americano e sono delle marzo 2014 La Rivista - 69 micro-torte formato tazzina, da cui il nome, preparate con fantasia: glassate, al cioccolato, cosparse di semi), ma anche mochi giapponesi, dimsum cinesi e creme al cucchiaio (ovvero morbide) - servire i loro “dolcetti” letteralmente, dentro un cucchiaio singolo, in un florilegio di vezzeggiativi e diminuitivi applicati a dolci tradizionali, che un tempo venivano serviti in teglie di mense universitarie. Aggiungendo, certamente che, senza le decorazioni esterne, che spesso confondono forma con sostanza, i dolcetti in tazza risulterebbero molto meno sfiziosi e invoglianti. Così, i pasticcieri più dotati hanno cominciato una lotta contro la supremazia dei Cake designers. Perché non di solo glasse e colori accattivanti (quasi sempre chimici) vivono i dolci. Crocchette di cioccolato con gelato alle fragoline di bosco, Pastiera fritta con gelato all’arancia, Tortino di ricotta con salsa di mandarini, Coppette al Mascarpone (Tiramisù in miniatura), Mont blanc (Latte, cacao e rhum con le castagne bollite, sbucciate e passate nello schiacciapatate a formare una piramide, ricoperta con panna e marron glacé). E ancora una Charlotte in miniatura (che è una gabbia di savoiardi ripiena di bavarese e tocchetti di frutta; e poi la Panna cotta (solo crema di latte e poco zucchero, secondo l’originale segreta ricetta langarola), un delizioso Cappuccino di zabaione, innaffiato con Marsala secca e, infine I Profiteroles ricoperti di cioccolato fondente. … e Babà napoletani, cannolicchi siciliani, coppette al mascarpone, panna cotta e cappuccino di zabaione “I Profiteroles – ha dichiarato Gianluca Fusto, uno dei pasticcieri più talentuosi della nuova generazione, presenti al salone di Rimini – è un dolce altamente e semplicemente goloso. E se non sai preparare la pasta(choux) per bignè, è meglio non provarci“. Dolce molto complesso (2 ore di lavoro fra preparazione e cottura), anche i Profiteroles trae le sue origini dal Rinascimento Italiano: per questa delizia, ancora una volta, è Caterina dei Medici, che andando in sposa a Enrico II di Francia, oltre alle sue ricette, portò con sé dalla Toscana, uno dei sui cuochi, un certo Popelini, che creò nel 1540 la pasta per “choux” (quella per Bignè), che divenne molto famosa in Francia (come molte alte ricette italiane), e con essa anche i Profiteroles, e che si diffuse solo dopo il XVII secolo, periodo in cui si sviluppò la vera arte pasticciera. Il termine, naturalmente è francese e deriva dal diminutivo della parola “profit” (cioè profitto, guadagno), ed è il risultato di una preparazione composta da una serie di piccoli bigné che formano un unico dolce al cioccolato. E se in Francia il Profiterole è un dolce E lo ha dimostrato a Rimini la squadra dei pasticcieri italiani composta da Stefano Biasini, Massimo Carnio, Marco Martinelli e Luca Mazzotta e allenata dal pasticciere gelatiere, noto intagliatore di frutta, Beppo Tenon - che si è piazzata al secondo posto, scegliendo li tema “Mondo floreale, Naturale e Tradizionale”. Accanto alle prove di gelateria e delle sculture in ghiaccio, richiamandosi alla grande scuola della pasticceria delle diverse regioni italiane, dalle mani di Beppo Tenon e compagni, sono emersi veri pezzi da esposizione: elaborati lavori di zucchero montati con tuorli d’uovo, panna e cioccolato, trionfi di Piccoli Pasticcini farciti con ricotta, candidi e marzapane, tutti realizzati per stupire e deliziare, non solo la giuria, ma anche i visitatori che hanno presi d’assalto gli stand italiani al 35esimo salone di Rimini: Baba, tanto cari ai napoletani, Cannolicchi siciliani, 70 - La Rivista marzo 2014 Semplicemente golosi La Ricetta molto popolare ed essenziale in un banchetto nuziale, dove viene presentato come “croquenbouche”, cioè una piramide di Bignè ripieni e caramellati, in Italia i Profiteroles sono un dolce molto popolare, che viene preparato con ripieno di crema pasticciera, crema Chantilly (panna montata con zucchero) o gelato, ricoperto di cioccolato fondente caldo. Il viaggiatore goloso, confessa che “opta” sempre per la versione Italiana. I SEMPLICEMENTE GOLOSI (PROFITEROLES AL CIOCCOLATO) Ingredienti per 4 persone: Per i bignè: - 100 g di burro, - 200 ml di acqua, - un pizzico di sale, - 5 g di zucchero, - 4 uova, - 120 g di farina. Per la crema Chantilly: - 500 ml di panna fresca, - 2 cucchiai rasi di zucchero a velo. Per la copertura di cioccolato: - 500 ml di panna fresca, - 400 g di cioccolato fondente, - 20 ml di latte fresco. Come li preparo: Per prima realizzo la pasta choux. Metto un tegame sul fuoco, aggiungo l’acqua, lo zucchero e la presa di sale. Mescolo il tutto con una frusta. Una volta raggiunto il bollore, tolgo il tegame dal fuoco e aggiungo la farina setacciata. Continuo la cottura, rigirando i composto con un cucchiaio di legno e quando il composto si staccherà dalla pentola, tolgo dal fuoco e lascio raffreddare. Una volta raffreddato, metto il composto in una ciotola di vetro o d’acciaio, mescolo energicamente con un cucchiaio di legno, e aggiungo le uova una alla volta, avendo l’accortezza di aggiungere quella successiva solo quando sarà stata completamente assorbita dall’impasto. Ottenuto un composto liscio e omogeneo, lo trasferisco in una sac-à-poche (tasca da pasticciere) munita di bocchetta liscia e formo dei mucchietti di pasta distanziati l’uno dall’altro su una leccarda ricoperta di carta da forno. Metto i bignè nel forno e lascio cuocere per 15 minuti a 220°; abbasso la temperatura a 190° e faccio cuocere per altri 10 minuti; spengo il forno e, lasciandolo aperto, faccio riposare i bigné per dieci minuti. Una volta freddi, pratico(con un coltellino) sulla base. Preparo la crema Chantilly con la panna e lo zucchero a velo, montando a neve con la frusta. Riempio ogni bignè, li copro con una pellicina e li metto in frigo. Per la copertura, metto in una casseruola la panna, il latte e porto a sfiorare il bollore, aggiungo lo cioccolato spezzettato e mescolo fino ad ottenere un composto liscio e privo di grumi. Tuffo, infine, nel bagnetto, uno alla volta all’interno della crema di cioccolato i miei bigné, e li prelevo aiutandomi con due forchette. Li faccio scolare leggermente e li dispongo su un piatto formando una base sulla quale poggio via via tutti gli altri. Dovesse restarmi della crema, uso dei ciuffetti per decorare il mio “Semplicemente Goloso”. Il Vino: Un Barolo chinato, Una Malvasia di Lipari, Un Vin Santo del Chianti Classico o un Torcolato di Breganze. marzo 2014 La Rivista - 71 L A C O N V E N I E N Z A F O R Z A È L A N O S T R A M O T R I C E . P i ù d i s p a r a t i s o n o i s e t to r i d ’i m p i e go e l e m e r ci d a t r a s p o r t a r e , p i ù a m p i a è l a n u ov i s s i m a g a m m a d i m e z z i I ve co: co n g l i i n n u m e r evo l i m o d e l l i d i s p o n i b i l i – d a l f u r go n e d i s u cce s s o DA I LY a l l ’a u to c a r r o S T R A L I S – of f r e i nf a t t i s o l u z i o n i s u m i s u r a e q u i n d i d av ve r o co nve n i e n t i p e r og n i i n c a r i co d i t r a s p o r to . Pe r og n i c a r i co e og n i d e s t i n a z i o n e , I ve co co nv i e n e s e m p r e . I V E CO (Sv i z ze r a) S A , O b e r fe l d s t r a s s e 16 , 83 0 2 K l o t e n , t e l . 0 4 4 8 0 4 7 3 7 3 , w w w. i ve co . c h La Rivista Motori di Graziano Guerra Della serie modelli speciali Nissan Juke Nismo 1.6 DIG-T M-CVT In prova la ALL MODE 4x4i da 200 CV Allo stile anticonformista della Juke, Nismo infonde il suo DNA sportivo. I profili rossi sulla parte inferiore dell’auto e le calotte rosse degli specchi esterni sono la firma di NISMO, che sta per Nissan Motorsports International Co. Ltd, la divisione della Casa che per gli sport automobilistici. La Juke Nismo è prodotta a Sunderland in Inghilterra, e lo speciale design ha richiesto alcuni interventi di modifica all’impianto per costruire i paraurti e altri elementi aerodinamici. La livrea dell’originale crossover compatto si distingue per un design all’insegna della praticità piuttosto che alla moda, mentre ogni nuovo elemento Nismo introdotto concorre a migliorare le prestazioni del veicolo. I paraurti scolpiti e le minigonne laterali del modello di serie sono stati rimodellati, per ottimizzare l’aerodinamica. Gli interni rispondono alle esigenze del conducente, in puro stile racing. Sedili, strumenti, volante, cambio, pedaliera e finiture creano un ambiente orientato al piacere sportivo. I sedili anteriori in camoscio offrono un eccellente sostegno laterale, e, il volante rivestito di pelle e alcantara, con una tacca rossa sulle ore 12 sottolinea il Dna sportivo. Sotto al cofano scalpita il sofisticato quattro cilindri benzina 1,6 litri turbocompresso a iniezione diretta DIG-T (Direct Injection Gasoline Turbocharged) in versione Nismo, con una potenza che sale rispetto alla variante standard, senza compromettere emissioni ed efficienza, e passa da 190 a 200 CV. In comune con la Juke 4WD di serie, la Nismo a quattro ruote motrici monta l’innovativo sistema Nissan TVS (Torque Vectoring System). La ripartizione della coppia non è più solo fra le ruote anteriori e posteriori - fino a un massimo del 50:50 - ma anche fra i due lati dell’assale di coda. Il controllo aumenta con il sistema NDCS (Nissan Dynamic Control System), una sofisticata centrale di comando che consente al guidatore di definire le impostazioni dinamiche dell’auto, e di intervenire sulle principali funzioni di bordo, come il climatizzatore. L’evoluto sistema di infotainment, Nissan Connect, include un touchscreen da 5,8” e tante utili funzioni, come la tecnologia “Send to Car” di Google. Su strada mostra un carattere molto sportivo, l’acceleratore risponde prontamente e il sound del motore è emozionante. In curva, anche grazie ai nuovi cerchi in lega da 18” dal singolare disegno a diamante, l’auto è incollata al suolo. Lo sterzo è preciso. L’assetto è un po’ rigido, ma offre un confort più che accettabile e un buon mix fra macchina da usare tutti i giorni e una da competizione. Il cambio sequenziale CVT a 7 rapporti non è fra i più silenziosi. In Svizzera Juke Nismo è disponibile nelle versioni a due ruote motrici con cambio manuale a 6 rapporti (34’400 franchi), e ALL MODE 4x4i (37’800.-) con cambio sequenziale a 7 marce X-Tronic CVT. Dati tecnici Modello: 5 porte Motore: 1618cc, 4 cilindri in linea, benzina a iniezione diretta sequenziale ad alta pressione Potenze: 200 CV a 6000 giri/minuto; coppia: 250Nm a 2400-4800 giri/minuto Cambio: XTRONIC CVT-M7 (versione 2WD manuale a 6 marce) Sospensioni: anteriori indipendenti MacPherson, molle elicoidali; posteriori Multilink Impianto frenante: dischi ant. ventilati, servoassistito, ABS con EBD e sistema di assistenza alla frenata (Brake Assist) Cerchi e pneumatici: 18” x 7”/ 225/45 R18 Dimensioni (mm): lunghezza 4165, larghezza 1770; h 1565 Peso (Kg): 1430 (2WD - 1293) Capacità serbatoio (l): 50 Consumo carburante l/100 Km (Normativa 1999/100/EC.): urbano 9,8; extraurbano 6.0; ciclo combinato 7,4. Emissioni CO2 ciclo combinato (g/km): 169 Accelerazione 0-100 km/h (sec): 8,2 Velocità massima dichiarata (km/h): 200 Prezzo: CHF 37’800 (34’400 versione 2WD) marzo 2014 La Rivista - 73 La Rivista Auto Moto News 84° Salone 500L Beats Edition Internazionale e la nuova gamma dell’Automobile di 2014 di 500L tecnologia e look Ginevra Debutta la nuova Alta metropolitano Jeep Cherokee con cambio automatico a 9 rapporti Il modello è stato completamente riprogettato, nuovo il design e notevoli le innovazioni tecniche. La Cherokee, sottoposta al crash test Euro NCAP ha totalizzato 5 stelle, con questo risultato diventa la più sicura della sua categoria. Alla quarta generazione, la Cherokee completamente nuova è disponibile in Svizzera con il motore a benzina, mentre la variante diesel arriverà a maggio. La nuova generazione sarà a due ruote motrici con trazione anteriore come pure con due innovativi sistemi di trazione integrale. Jeep Cherokee è il primo Medium SUV con dispositivo di disconnessione dell’asse posteriore, un sistema che consente di ridurre le perdite di energia e di passare in modo fluido dalla trazione a due ruote a quella integrale, e di assicurare la gestione permanente della coppia senza intervento da parte del conducente. In Europa la nuova gamma sarà disponibile con tre motorizzazioni: un efficiente turbo diesel Multijet II 2.0 da 170 CV, abbinato al nuovo cambio automatico a 9 rapporti, una versione da 140 CV con cambio manuale a 6 rapporti e il V6 Pentastar a benzina da 3,2 litri, in combinazione con il nuovo automatico a nove marce. Il cambio automatico a nove rapporti assicura cambi marcia eccezionalmente morbidi, garantisce una migliore accelerazione, emissioni ridotte e maggior efficienza nei consumi. Inoltre, offre un’aggressiva capacità di ripresa e un’erogazione fluida della potenza alle velocità autostradali. La nuova Cherokee è dotata di intelligenti dispositivi high-tech e di sistemi di ultima generazione, intuitivi e di facile utilizzo, in grado di garantire il massimo comfort e il miglior intrattenimento a bordo. Il monitor da 17,8 pollici fornisce al guidatore tutte le informazioni di base sulle condizioni di funzionamento del veicolo ed è configurabile in base alle preferenze dello stesso. Sono selezionabili 100 indicazioni, dalla modalità di controllo della trazione al Selec Terrain, alla navigazione satellitare, dal controllo della velocità al semplice ascolto della musica. 74 - La Rivista marzo 2014 Nel 2013 la gamma 500L ha scalato le classifiche di vendita in Europa diventando in pochi mesi la prima del suo segmento con il 17,2% di quota mercato. È ora in arrivo la nuova gamma 2014, che prevede una razionalizzazione dell’offerta e interessanti novità di prodotto, come l’inedito colore Blu Venezia, la nuova selleria in tessuto o in pelle e nuovi accessori. Sono previste anche nuove motorizzazioni da 120 CV: il turbodiesel 1.6 Multijet II, dotato di turbocompressore a geometria variabile di piccole dimensioni sviluppato da Honeywell; il benzina 1.4 T-Jet, e tra breve il propulsore 1.4 Turbo GPL green. Gli esclusivi accessori Mopar per le nuove versioni, e tutta la qualità dei servizi di assistenza, garanzie e piani di manutenzione offerti dalla gamma Mopar Vehicle Protection, completano un nuovo quadro ancora più allettante. La Fiat 500L Beats Edition™, che nasce sulla base della Fiat 500L Trekking, è una serie speciale creata in collaborazione con Beats by Dr. Dre, il marchio che dopo il successo negli USA si sta rapidamente affermando in Europa. La Beats Edition è stata dotata di un impianto audio che rivoluzionerà il modo di vivere la musica all’interno dell’auto. Rispetto alla 500L Trekking accentua la sua anima urban offrendo il perfetto connubio tra tecnologia e look metropolitano. Il suono firmato BeatsAudio di altissima qualità saprà certamente conquistare anche il più esigente degli appassionati di musica con una potenza totale di 520 Watt, sei altoparlanti e un subwoofer. All’esterno si caratterizza per la raffinata livrea bicolore grigio/nero – vernice opaca o lucida – impreziosita da elementi rossi e cromo-satinati per un look metropolitano e moderno. La stessa impronta si ritrova all’interno, dove spicca l’ambiente ‘total black’, e i nuovi rivestimenti in tessuto ed ecopelle di colore nero con cuciture rosse. La 500L Beats Edition che adotta di serie la trazione anteriore intelligente con tecnologia Traction+, sarà disponibile con due motori a benzina - 1.4 T-Jet da 120 CV e 0.9 TwinAir Turbo da 105 CV - e due turbodiesel: 1.6 Multijet II da 105 CV e il nuovo 1.6 Multijet II da 120 CV. Stagione sportiva Abarth 2014 Il Trofeo Abarth Europa entra nel Campionato Mondiale Turismo WTCC Sarà più forte nel 2014 la presenza di Abarth nel mondo delle competizioni, che s’impegnerà in campionati promozionali adatti alla formazione di giovani piloti, permettendo loro di esordire e di mettersi in luce in un contesto internazionale, su circuiti prestigiosi, a prezzi accessibili e con vetture competitive. Tra le principali novità la fornitura del motore 1,4 T-Jet Carter Secco da 160 CV per le monoposto della Formula 4 e la nuova versione dell’Abarth 695 Assetto Corse, denominata Evoluzione. Quest’ultima si affianca alle Abarth 695 Assetto Corse e alle Abarth 500 Assetto Corse nei campionati italiani ed europei. Il Trofeo Abarth Europa compie quest’anno un grande salto in termini di qualità e di visibilità. Condividerà quattro eventi con la piattaforma del WTCC (Campionato Mondiale Turismo) e dell’ETCC: Le Castellet in Francia, Salzburgring in Austria, Spa Francorchamps in Belgio e Pergusa in Italia. Andrà in onda su Eurosport1 e Eurosport2, con il meglio di ogni weekend di gara. Il prestigioso palcoscenico permetterà ad Abarth di dare ampissima visibilità all’attività Racing in tutta Europa: i fan del mondo delle competizioni potranno seguire, da 59 differenti nazioni, il meglio dei sei appuntamenti del Trofeo Abarth Europa con il commento in lingua. Dopo cinque stagioni, la Marca si conferma ancora protagonista sulle piste, grazie a costi di gestione molto contenuti e alle eccezionali prestazioni delle sue vetture. Il calendario Dopo i primi quattro appuntamenti su alcuni tra i più prestigiosi circuiti europei - il 20 aprile sul circuito francese Paul Ricard; il 25 maggio si corre in Austria a Salisburgo, il 22 giugno in Belgio a Spa-Francorchamps, il 13 luglio al Mugello, il 28 settembre a Pergusa - la stagione del Trofeo Abarth Europeo si conclude il 26 ottobre con l’ormai classica gara sul circuito di Monza. Il Trofeo Abarth Italia esordirà il 4 maggio a Vallelunga, per proseguire il 22 giugno a Spa-Francorchamps, il 13 luglio al Mugello, il 28 settembre a Pergusa, il 7 settembre a Varano e il 26 ottobre a Monza. Le quattro concomitanze tra le gare italiane ed europee consentono ai piloti di partecipare a entrambe i campionati di limitare le spese. Gli altri campionati internazionali sono il Trofeo Abarth 500 Benelux, e il Trofeo Abarth 500 Scandinavia, che quest’anno prevede, oltre alle competizioni sui circuiti svedesi, due gare in Norvegia, dove il Trofeo Abarth approda per la prima volta. I Trofei della stagione 2013, che hanno visto impegnati oltre 150 piloti, sono stati caratterizzati da un’età media molto bassa: i primi 4 classificati dei trofei Abarth Europa e Italia, ad esempio, erano tutti under 22. Lancia si ritira dal mercato europeo Marchionne l’aveva annunciato a gennaio, dichiarando che solo in Italia, Lancia manteneva ancora un’interessante quota mercato. Fiat ha ora deciso il ritiro dai mercati europei della Marca, sarà mantenuta la Ypsilon sul mercato italiano. In Svizzera, nel 2013 la Marca aveva venduto 885 unità con una quota mercato dello 0,3%. Delta, Voyager, Thema e Flavia Cabrio sono dunque destinate a scomparire dalle vetrine dei concessionari svizzeri, mentre la Ypsilon resterà in vendita minimo per ancora tre anni. Per i concessionari non è ancora chiaro se al posto delle Lancia potranno riprendere un altro marchio del Gruppo, come Jeep o Abarth, l’importatore avrebbe comunque consigliato di ridurre della metà l’attuale superficie espositiva di 140 mq. Nella foto la Lancia Ypsilon, modello che sarà disponibile in Svizzera minimo per tre anni ancora. marzo 2014 La Rivista - 75 La Rivista Starbene Il battito cardiaco per generare energia Il battito del cuore tradotto in energia: è il risultato ottenuto grazie alle nanotecnologie, che promette di mandare in soffitta le batterie per i pacemaker e gli altri dispositivi impiantabili. Minuscoli nastri sono in grado di generare elettricità convertendo in energia i movimenti di cuore, polmoni e diaframma. Descritto sulla rivista dell’Accademia di Scienze degli Stati Uniti (Pnas), il risultato si deve a un gruppo coordinato da John Rogers dell’Università americana dell’Illinois. I primi test, incoraggianti, sono stati condotti su animali che hanno organi di dimensioni confrontabili a quelle umane, come mucche, pecore e maiali. Sistemi per monitorare il cuore, pacemaker, defibrillatori: sono tutti dispositivi medici che per funzionare hanno bisogno di batterie che per essere sostituite necessitano di interventi di chirurgia. Mezzi per la raccolta di energia direttamente da processi naturali del corpo, dunque, rappresentano alternative interessanti per questi e futuri tipi di dispositivi biomedici. Il sistema è composto da nano-nastri di titanato zirconato di piombo posti su una sottile pellicola di plastica su cui sono installati anche rettificatori e microbatterie. Il sistema genera energia flettendosi grazie ai movimenti degli organi e la immagazzina nelle microbatterie. Nei test il dispositivo ha mostrato di riuscire a generare fino a 8 volt, sufficienti per far funzionare un pacemaker cardiaco. La sedia e la poltrona sono nemici del cuore Stare seduti più di 5 ore al dì raddoppia il rischio di arresto cardiaco negli uomini, perfino in quelli che fanno anche attività fisica. Indossare le scarpette da corsa e muoversi con costanza invece previene anche il cancro al rene. Lo dimostrano due nuove ricerche. La prima è pubblicata su Circulation: heart failure dell’American heart association, ed è stata condotta dai ricercatori della Kaiser Permanente di Pasadena, California. Gli studiosi hanno seguito circa 85.000 uomini, dai 45 ai 69 anni di età, che non avevano problemi cardiaci, calcolando i livelli di allenamento e misurano la spesa energetica del corpo insieme ai livelli di sedentarietà, calcolati in ore. In linea generale gli uomini che si muovevano poco avevano un rischio di arresto cardiaco più alto del 52% rispetto a chi invece era molto allenato. Chi spendeva il tempo seduto più di 5 ore al giorno, oltre le ore di lavoro, aveva un rischio più alto del 34% rispetto a chi 76 - La Rivista marzo 2014 invece non stava seduto per più di due ore al giorno. Il rischio di attacchi di cuore raddoppia, infine, in chi sta seduto per 5 ore al giorno e fa anche poco movimento il resto del tempo, rispetto a coloro che stanno poco seduti (massimo 2 ore al dì) e fanno molto sport. Per prevenire problemi di cuore è necessario adottare due approcci insieme, ricordano i ricercatori: alti livelli di attività fisica ma anche stare lontani da sedie e poltrone il resto della giornata. La seconda ricerca, pubblicata sul numero di febbraio di Medicine and science in sport and exercise che gli dedica anche l’editoriale, dimostra che la corsa o le camminate a passo sostenuto sono correlate con una incidenza di cancro al rene inferiore del 61% rispetto a chi non fa sport. La riduzione scende al 76,2% se ci si allena più di 2 volte alla settimana e ad alti livelli. I dati sono stati estrapolati dal National runners’ health study e dal National walkers’ health study dai ricercatori della University of California Berkeley. “È sempre un buon momento per correre o camminare”, precisa Bruce Gladden, direttore della rivista che firma l’editoriale. La colazione protegge dal diabete Mai saltare la colazione, soprattutto da giovani. I teenager che lo fanno, infatti, sviluppano più facilmente la sindrome metabolica ed il diabete a 40 anni di età, rispetto ai ragazzi che invece la fanno. Inoltre non basta mangiare solo qualcosa di dolce, il primo pasto deve essere più ricco. Lo dimostrano i ricercatori del dipartimento di medicina clinica e salute pubblica della Umea University, in Svezia, con uno studio pubblicato su Public Health Nutrition. Gli studiosi hanno osservato per 27 anni lo stato di salute e le abitudini di oltre 800 soggetti, sia quando avevano 16 anni di età che 43. “Le cattive abitudini a 16 anni predicono la comparsa della sindrome metabolica durante l’età adulta, indipendentemente da altri fattori come lo stile di vita e l’indice di massa corporea - spiegano gli autori -. Inoltre trascurare la colazione durante l’adolescenza è risultato essere correlato con un maggiore aumento di peso corporeo e un più elevato livello di glucosio nel sangue da adulti”. Andrea Vania, docente di pediatria alla Sapienza e consulente per la nutrizione della Società italiana di pediatria, SIP ritiene che: “le scelte alimentari intraprese in età infantile e durante l’adolescenza hanno riflessi su tutta la vita futura, sia di ordine fisico che metabolico. La distribuzione in più pasti delle calorie nella giornata è, infatti, un vantaggio sicuro dal punto di vista della spesa delle calorie. Non si può fare il pieno come le automobili, ciò che mangiamo in più viene accumulato, non consumato. Gli spuntini, al contrario di quanto si crede, non fanno ingrassare purché l’insieme dei pasti della giornata non superi le calorie di cui abbiamo bisogno”. “La colazione dei ragazzi italiani - aggiunge Vania - prevede soprattutto carboidrati, un po’ di proteine e pochi grassi. Di questi zuccheri una parte deve essere semplice, come lo zucchero bianco e quello del latte, una parte però deve essere rappresentato dagli amidi, come biscotti o pane. I primi tamponano il digiuno notturno e aiutano le attività cerebrali, che hanno bisogno di zucchero per lavorare, i secondi servono per dare energia nell’arco della mattina”. “Bere solo un bicchiere di latte o un succo di frutta - sottolinea Vania - però non basta. A metà mattinata ci si ritrova in debito di zuccheri. Vanno aggiunti biscotti o del pane e, se possibile, un po’ di frutta.”. I risultati dei test hanno mostrato che l’estratto di semi d’uva non ha causato effetti collaterali sull’intestino sano a concentrazioni fino a 1.000 mg; ha diminuito sensibilmente il danno intestinale da chemioterapia, rispetto alle cellule di controllo; ha promosso una diminuzione dell’infiammazione indotta dalla chemioterapia fino al 55% e, infine, ha aumentato del 26% gli effetti inibitori della chemioterapia sulla crescita delle cellule cancerose del colon. Ecco dunque come un prodotto naturale considerato di scarto si possa invece dimostrare utile perfino in un ambito di salute delicato come quello del cancro. E come disse a riprova una ricercatrice statunitense poco tempo fa in uno studio sulla placca arteriosa: «La Natura è più avanti di noi». I semi d’uva contro il cancro intestinale La meditazione consapevole aiuta a fare scelte più intelligenti Le chemioterapia, allo stato attuale, rimane ancora uno dei trattamenti più praticati nella cura del cancro nelle sue varie forme. Tuttavia, com’è purtroppo ben risaputo, non è priva di effetti collaterali, anche gravi. In certi casi non se ne però può fare a meno. E quando sia questo il caso, si può se non altro cercare di ridurre al minimo questi effetti avversi e, magari, riuscire anche ad aumentare l’efficacia della cura: tutto questo, a quanto sembra, trova una risposta nei semi d’uva che secondo uno studio dell’Università di Adelaide (Australia) contengono delle sostanze attive utili in tutte e due i casi. Sarebbero dunque i tannini e i polifenoli – agenti antinfiammatori – contenuti nei semi d’uva a ridurre gli effetti collaterali e ad aumentare l’efficacia della chemioterapia utilizzata nel trattamento del cancro all’intestino, uno dei più diffusi e piuttosto ostici da curare. Secondo la dott.ssa Amy Cheah e colleghi, vi è un crescente corpo di evidenze che attestano agli estratti di semi d’uva proprietà non solo antinfiammatorie, ma anche anticancro: per cui se ne ottiene un doppio beneficio. «Questo è il primo studio a dimostrare che i semi d’uva possono aumentare la potenza di uno dei maggiori farmaci chemioterapici nella sua azione contro le cellule tumorali del colon – spiega la dott.ssa Cheah – La ricerca ha anche mostrato che in studi di laboratorio il vinacciolo assunto per via orale ha ridotto in modo significativo l’infiammazione e danni ai tessuti causati dalla chemioterapia nel piccolo intestino, e non ha avuto effetti dannosi sulle cellule non tumorali». Lo studio, pubblicato su PLoS One, è stato condotto in laboratorio su colture di cellule tumorali del colon su cui sono stati testati gli effetti di un estratto di semi d’uva, che è un sottoprodotto della vinificazione. Nello specifico, sono stati utilizzati tannini estratti dai semi d’uva liofilizzati e in polvere. Bastano 15 minuti di meditazione Mindfulness (o Consapevolezza) per compiere scelte o prendere decisioni migliori, più intelligenti. Ad aver osservato la validità della Mindfulness anche nell’ambito delle scelte che una persona può operare in diverse situazioni di vita sono stati gli scienziati francesi dell’INSEAD (Institut Européen d’Administration des affaires) insieme agli statunitensi della Wharton School of the University of Pennsylvania che hanno condotto uno studio i cui risultati sono stati pubblicati su Psychological Science, una rivista della Association for Psychological Science. Gli studiosi hanno constatato come le persone in genere hanno difficoltà ad ammettere di aver sbagliato a prendere una decisione, specie iniziale, quando i risultati di una certa impresa o altro non sono positivi o sono indesiderabili. Questo perché molti non vogliono sentirsi inutili, sapere di aver fallito. Ironia della sorte, è proprio questo tipo di pensiero che spesso induce le persone a sprecare o perdere più risorse nel tentativo di riconquistare il loro investimento iniziale o nel cercare di pareggiare i conti. Una soluzione a questo genere di atteggiamento è stata trovata essere la Mindfulness, che fondandosi sulla consapevolezza del momento presente, libera la mente da certi pensieri e può contribuire a contrastare questa radicata tendenza e aiutare a prendere decisioni migliori. Al termine dello studio, i ricercatori hanno potuto rilevare come le persone più tipicamente focalizzate sul momento presente, ossia nella Consapevolezza, avessero riferito che avrebbero ignorato gli errori irrecuperabili, e gli eventuali investimenti perduti. Questi stessi risultati positivi si sono mostrati anche quando gli scienziati hanno ripetuto altri tre esperimenti, con maggiori difficoltà e costi. marzo 2014 La Rivista - 77 La Rivista Mondo in Fiera Swissbau: arrivederci al 2016 Olio Capitale 2014, Fiera Trieste, 7 - 10 marzo. Salone internazionale dell’olio extravergine di oliva Mecspe 2014: Fiera Parma, 27 - 29 marzo Salone internazionale della meccanica specializzata Miart 2014: Fiera Milano, 28 - 30 marzo Salone internazionale di arte e moda contemporanea Cosmoprof 2014: Fiera Bologna, 4 - 7 aprile Salone internazionale della bellezza Vinitaly 2014: Fiera Verona, 6 - 9 aprile 2014 Salone internazionale del vino e dei superalcolici marzo 2014 La Rivista - 79 La Rivista Swissbau: arrivederci al 2016 Il settore dell’edilizia e dell’amministrazione immobiliare conferma la sua solidità al giubileo della fiera Swissbau, dal 21 al 25 gennaio 2014 Si è conclusa il 25 gennaio 2014 la 23esima edizione di Swissbau, una delle principali fiere europee dell’edilizia e del settore immobiliare. La manifestazione è considerata da più di 40 anni il più importante punto d’incontro europeo del comparto e non ha deluso nemmeno questa volta le aspettative, permettendo agli oltre 100’000 visitatori di settore e privati interessati ai temi dell’edilizia di farsi un’idea aggiornata e compatta su innovazioni, tendenze e soluzioni. 80 - La Rivista marzo 2014 Swissbau, una storia di successo che ha inizio con la Fiera di Basilea del 1974. Swissbau è lo specchio del settore e come tale nel corso degli ultimi 40 anni si è trasformata continuamente sia concettualmente e a livello di contenuto che visualmente, adattandosi alle mutevoli necessità di mercato. La 23ª Swissbau ha convinto anche nei numeri: su 140’000 metri quadrati di superficie, 1’152 espositori provenienti da 15 paesi hanno presentato i loro prodotti e i loro servizi nei quattro padiglioni tematici che hanno spaziato quest’anno dalla progettazione alla pianificazione, dalla costruzione grezza agli involucri edifici fino agli impianti tecnici e alla finitura degli interni. Nei padiglioni della fiera di Basilea si è potuta percepire la consapevolezza che qui era riunito un settore di grande rilevanza economica per il Paese. Con un fatturato stimato intorno ai 58 miliardi di franchi, il settore edilizio si dirige infatti verso nuovi livelli record. Grazie all’importante contributo di questo comparto, la congiuntura svizzera si trova in tal modo, nel suo insieme, sotto una buona stella. Il numero dei posti di lavoro nel settore dell’edilizia, soprattutto nelle imprese di finitura, negli ultimi anni è costantemente aumentato. Che però con Swissbau il settore non abbia semplicemente voluto autocelebrarsi, ma che sia invece alla ricerca di mezzi e vie nuove per lo sviluppo sostenibile della Svizzera, è dimostrato dai 1’100 espositori con i loro prodotti e le loro prestazioni, come pure dai dibattiti del Swissbau Focus. Nelle oltre 50 manifestazioni si è discusso e si sono cercati compromessi su temi in parte controversi quali la strategia energetica 2050, la formazione, la compattezza e il ciclo vitale degli immobili. Non soltanto i visitatori e i rappresentati dei media di settore hanno lodato l’edizione giubilare di Swissbau. Anche gli espositori dei vari settori sono rimasti molto soddisfatti di come si è svolta la fiera, che si è confermata la più importante piattaforma di contatti e novità. È stato lodato soprattutto l’alto livello qualitativo dei visitatori. Gli espositori dei nuovi padiglioni hanno sfruttato le altezze messe a disposizione e sono riusciti a convincere il pubblico soprattutto con progetti di stand raffinati e generosi, sottolineando così l’alta reputazione dei propri prodotti e dei propri servizi. Nell’ambito della La Rivista finitura degli interni hanno segnato punti a proprio favore i settori Tendenze bagno e cucina, mettendo di nuovo in scena scenari mozzafiato. Delegazione di aziende italiane La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera ha organizzato quest’anno per la prima volta una delegazione di aziende che hanno visitato la fiera nella giornata di orientamento sul mercato svizzero per imprese italiane del comparto sistema. Opportunità destinata alle aziende leader del settore, ha suscitato grande interesse fra tutti gli invitati, di questi sono state selezionate 13 aziende leader nei settori delle pietre naturali, dell’edilizia, del bagno e della cucina. Le imprese sono state ospiti degli organizzatori della fiera e hanno assistito, dopo i saluti ufficiali di Rudolf Pfander – Direttore di Swissbau – e di un delegato del consolato di Basilea, a diverse relazioni circa il mercato svizzero, le normative doganali e regolamentazione delle spedizioni per l’esportazione e una relazione da parte della SIA, Società Svizzera degli Ingegneri e Architetti, la quale ha presentato la sua attività. La giornata si è conclusa quindi nella Lounge SIA presso il Swissbau Focus. su www.swissbau.ch/eventreport. L’elenco online www.swissbau24.ch offre un aggiornamento completo e continuo di espositori e prodotti. E il dibattito attorno alle costruzioni e alle ristrutturazioni sostenibili continuerà naturalmente anche nelle prossime settimane e nei prossimi mesi sul swissbau.ch/blog. Per coloro i quali volessero presenziare alla prossima edizione della fiera leader della scena edilizia, energetica e architettonica, segnaliamo le prossime date della manifestazione: 19 – 23 gennaio 2016. Piattaforma digitale Chi quest’anno non è potuto venire a Basilea, ma desidera rivedere ciò che è avvenuto o usare l’elenco aggiornato degli espositori e dei prodotti, può usare la piattaforma di sapere digitale della Swissbau. Per tutte le manifestazioni sono stati prodotti i cosiddetti eventreports con testi, video-interviste e presentazioni. Li potrete trovare marzo 2014 La Rivista - 81 La Rivista Olio Capitale 2014: Fiera Trieste, 7 - 10 marzo Salone internazionale dell’olio extravergine di oliva Olio Capitale si prepara a replicare il successo dello scorso anno con una nuova edizione. L’appuntamento con l’ottavo Salone degli Oli Extra Vergini Tipici e di Qualità è fissato dal 7 al 10 marzo 2014 nelle prestigiose sale della Stazione Marittima di Trieste ed organizzato dalla Camera di Commercio di Trieste tramite l’Azienda Speciale Aries. Una location d’eccezione, completamente affacciata sul mare, che rimarca l’importanza di inserire un evento come Olio Capitale, il quale si conferma l’unico salone italiano dedicato esclusivamente all’olio extra vergine d’oliva, nel cuore pulsante della città, permettendo così ai partecipanti di coniugare la bontà dell’olio con la bellezza di Trieste. Confermata la formula vincente che da sempre contraddistingue la manifestazione: incontri B2B tra espositori e professionisti del settore, ma anche promozione e possibilità di vendita agli appassionati che partecipano sempre numerosi. Una fitta agenda di incontri d’affari con operatori esteri è prevista per gli espositori, che avranno 82 - La Rivista marzo 2014 così la possibilità di far provare direttamente il proprio olio e dimostrarne la qualità. Ancora una volta ad essere protagonista della fiera che nel 2013 ha registrato oltre 10mila visitatori provenienti da ben 26 nazioni, sarà infatti l’eccellenza, soprattutto quando certificata da marchio di qualità come Dop e IGP. Oggi, infatti, le denominazioni di origine e le certificazioni di qualità stanno diventano il principale strumento di garanzia delle migliori produzioni alimentari del made in Italy nel mondo. Come sempre ampio spazio verrà dato alla “cultura dell’olio”, grazie a incontri tematici, conferenze ed iniziative di ampio respiro. Numerosi gli spazi espositivi già assegnati, mentre continua a crescere l’attenzione da parte delle più interessanti aziende del settore oleario italiane ed estere intenzionate a non perdere un’occasione rilevante per aggredire nuovi mercati e promuovere i propri prodotti in un contesto dal profilo elevato come Olio Capitale. La fiera è infatti ormai nota in tutto il mondo, come dimostra la partnership con l’Italian Olive OilDay, l’importante evento interamente dedicato all’olio d’oliva che si terrà a Tokyo il 17 maggio 2014 permetterà di promuovere Olio Capitale anche su un mercato dinamico come quello dell’Estremo Oriente, il quale sta dimostrando un’attenzione crescente alla qualità e alle proprietà salutari dell’extra vergine. Viene, invece, dal Brasile la nomina de primi Ambasciatori di Olio Capitale, che promuoveranno l’olio extra vergine italiano di qualità attraverso la rete delle ristorazione italiana nel mondo a partire proprio dal Sud America. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 Sito web: www.ccis.chù [email protected] La Rivista Mecspe 2014: Fiera Parma, 27 - 29 marzo Salone internazionale della meccanica specializzata Prosegue la strada della ripresa del settore manifatturiero: arrivano infatti, per il comparto che rappresenta l’anima della produzione del nostro paese, i primi segnali positivi. Secondo i dati Confindustria, a settembre si è registrato un aumento del clima di fiducia di 3 punti percentuali grazie ad un giudizio più favorevole sul livelli di produzione e ordini. Leggero aumento anche per la produzione che è cresciuta dello 0,2% rispetto ad agosto.Un segnale benaugurante per le piccole e medie imprese del manifatturiero che sono alla ricerca di occasioni per implementare il proprio business, le quali trovano in MECSPE (Fiere di Parma, 27 – 29 marzo) un momento di incontro e confronto in cui ricercare partner produttivi e potenziali clienti, come conferma una rilevazione interna da cui emerge che il 77% degli espositori partecipa alla manifestazione per attivare nuovi rapporti commerciali. Anche per il 2014, MECSPE rinnova la propria vocazione ad essere un momento di incontro e di rilancio per le pmi della meccanica e della subfornitura, riconfermando l’opinione del 92,8% degli espositori che hanno valutato positivamente i contatti generati e sviluppati in fiera. L’area espositiva sarà articolata in sette Saloni tra loro indipendenti, ma allo stesso tempo complementari che rappresentando l’intera filiera produttiva, generano un matching interno tra gli espositori delle diverse aree. Inoltre, all’interno dei Saloni, saranno numerose le aree dimostrative che mostreranno dal vivo innovative lavorazioni, grazie alla presenza di macchinari in funzione, mentre università, associazioni, distretti tecnologici e aziende metteranno in mostra la loro expertise nelle Piazze dell’eccellenza. I 7 saloni di MECSPE: Macchine e Utensili – macchine utensili, utensili e attrezzature; Eurostampi – il mondo degli stampi e dello stampaggio; Plastix Expo - il mondo della lavorazione delle materie plastiche; Subfornitura – la più grande fiera italiana per le lavorazioni in conto terzi; Motek Italy – l’automazione, la robotica e le trasmissioni di potenza; Control Italy – la metrologia e la qualità; Logistica – i sistemi per la gestione della logistica, le macchine e le attrezzature. I numeri dell’edizione 2013 28.307 visitatori, 1.023 espositori, 5 Unità Dimostrative, 26 isole di lavorazione, 11 quartieri tematici, 10 piazze d’eccellenza, 15 convegni e 90 momenti di miniconferenze organizzati da aziende, università e istituti di ricerca. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 Sito web: www.ccis.chù [email protected] marzo 2014 La Rivista - 83 La Rivista Miart 2014: Fiera Milano, 28 - 30 marzo Salone internazionale di arte e moda contemporanea Saranno 148 le Gallerie internazionali d’arte moderna, contemporanea, design che miart 2014 presenterà dal 28 al 30 marzo nel padiglione3 di fieramilanocity: 60 saranno estere, provenienti da 20 Paesi del mondo, e rappresenteranno il 45% delle partecipazioni alla fiera, diretta da Vincenzo de Bellis e organizzata da Fiera Milano. Quattro le sezioni di questa diciannovesima edizione: Established (suddivisa al suo interno in Master con una selezione di 42 gallerie che propongono gli artisti storicizzati, Contemporary dedicata a 64 gallerie specializzate nel contemporaneo); Emergent per 20 gallerie d’avanguardia focalizzate sulla ricerca sui giovani artisti; THENnow presenta, su invito, 18 gallerie nelle quali sono messi a confronto un artista storico e uno appartenente a una generazione più recente; Object dedicata ad unaselezione di 10 gallerie attive nella promozione di oggetti di design contemporaneo concepiti in edizione limitata e fruiti come opere d’arte. Conflux è una nuova piattaforma, che propone 5 diversi progetti - site-specific, di artisti contemporanei internazionali - rappresentati da importanti gallerie provenienti dall’America Latina, Medio Oriente, Stati Uniti ed Europa. Milano, durante miart, rivela in tutta la sua pienezza il ruolo di capitale d’arte e innovazione, di cultura e avanguardia, di tradizione e sperimentazione. Non solo, ma dimostra anche agli artisti,ai galleristi e al pubblico internazionale la sua straordinaria capacità di fare sistema e di creare sinergie tra spazi pubblici e privati, unendo per un weekend negli stessi luoghi il pubblico gli appassionati e i buyers, gli artisti e i critici, in una grande festa che non farà che confermare la dimensione internazionale di Milano. Un nuovo ciclo di miartalks, in collaborazione con il Goethe-Institut Mailand, accompagnerà i giorni della fiera con una piattaforma per 14 interventi tra conferenze e seminari. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 Sito web: www.ccis.chù [email protected] 84 - La Rivista marzo 2014 La Rivista Cosmoprof 2014: Fiera Bologna, 4 - 7 aprile Salone internazionale della bellezza La prossima edizione di Cosmoprof Bologna ospiterà, come di consueto, Cosmopack, il salone dedicato alla filiera produttiva. La 46° edizione di Cosmopack ha celebrato Bologna come prima capitale del packaging del mondo cosmetico. I contenuti creativi, i prodotti presentati e le formule innovative fanno di questo “show nello show” un evento unico. Cosmopack racchiude, infatti, in un unico grande hub tutta la filiera dell’industria cosmetica, dalle materie prime ai macchinari dal packaging più innovativo alle texture più performanti. La prossima edizione di Cosmopack registra un’importante novità: la manifestazione sarà inaugurata il 2 aprile, due giorni prima di Cosmoprof Worldwide Bologna per aiutare i visitatori internazionali ad ottimizzare la visita della più grande manifestazione al mondo dedicata alla bellezza e consentire agli espositori di godere di maggiore visibilità, con la garanzia della presenza di buyer e stampa internazionali. Anche per il 2014 sono previsti grandi eventi e installazioni. Dopo il successo di “The Lipstick Factory”, la speciale iniziativa che ha riunito, nella scorsa edizione, l’intera filiera della produzione del rossetto, sarà realizzata una nuova installazione, un nuovo viaggio nell’eccellenza mondiale dell’intero comparto: the powder factory. Un affascinante viaggio nello sviluppo e nella produzione di uno dei primi prodotti cosmetici, dalla produzione al confezionamento. Cosmopack è impegnata inoltre nella sostenibilità: le ciprie compatte prodotte durante la manifestazione saranno a impatto zero. Non mancheranno inoltre gli appuntamenti congressuali e gli incontri racchiusi nell’area Trend Forum, con focus sulle tendenze, sulle nuove prospettive di questo settore e in particolare sul mondo delle materie prime. Anche per la prossima edizione il prezioso International Buyer Program, costituirà uno dei progetti più importanti al servizio di visitatori ed espositori. Saranno infatti invitati oltre 260 buyer provenienti da tutto il mondo, che incontreranno più di 540 espositori internazionali. Cosmoprof si conferma una piattaforma di business completa e innovativa per il settore, rivolta a tutti i canali distributivi. Un’occasione per le aziende di aumentare la riconoscibilità del loro marchio, sostenere il lancio di nuovi prodotti e svelare le ultime novità e tendenze. Un’edizione da non perdere dove le tendenze capelli saranno svelate negli spettacolari show On Hair, che ospiteranno professionisti mondiali del settore, e durante i workshop di Hair Forum dedicati all’acconciatura. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 Sito web: www.ccis.chù [email protected] marzo 2014 La Rivista - 85 La Rivista Vinitaly 2014: Fiera Verona, 6 - 9 aprile 2014 Salone internazionale del vino e dei superalcolici Ad un mese dalla sua inaugurazione, il 48° Vinitaly fa già registrare un record, con il superamento, per la prima volta nella storia della manifestazione, dell’asticella dei 100.000 metri quadrati netti venduti. È il risultato dell’allestimento del padiglione ‘i’ per ospitare Vininternational, il nuovo salone riservato agli espositori esteri e dell’ampliamento del padiglione A. Nonostante ciò, il più grande salone internazionale dedicato al vino (www. vinitaly.com), in programma dal 6 al 9 aprile 2014, ha avuto richieste di partecipazione che superano anche quest’anno le aree disponibili, per un sold out che premia l’impegno dell’organizzazione a migliorare e aumentare di anno in anno i servizi e le opportunità commerciali per gli espositori e gli operatori in visita. Notevole l’investimento – un milione di euro – per promuovere Vinitaly all’estero e per l’incoming di buyer a Verona durante la manifestazione, in particolare dai Paesi indicati dagli espositori nell’indagine realizzata dopo Vinitaly 2013: Giappone, Germania, Nord Europa, Nord America, Russia e Cina sono stati i mercati più richiesti, ma delegazioni arriveranno anche da Svizzera, Austria, Gran Bretagna, Slovenia, Croazia, Romania, Bulgaria, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Svezia, Danimarca, Ungheria, Portogallo, Repubblica Ceca, India, Estremo Oriente, Taiwan, Hong Kong, Corea del Sud, Australia, Sud Africa, Israele, Camerun, Messico, Ucraina, Estonia, Lettonia, Lituania, Finlandia. Espressamente dedicato agli incontri d’affari il nuovo spazio denominata International Buyers’ Lounge, collocato nel Centro servizi Castelvecchio tra i padiglioni 2 e 3. Coinvolti i consorzi di tutela e le singole aziende espositrici da una parte (per un totale di un centinaio di partecipanti) e i buyer esteri dall’altra. Due le iniziative: Taste and Buy, per il b2b wine&spirit dove, sulla base di appuntamenti organizzati da Vinitaly con operatori esteri selezionati, avviare scambi commerciali, e l’enoteca dell’International Buyers’ Club, a disposizione di tutti gli operatori esteri presenti in fiera con degustazione libera di vini appositamente selezionati dalle aziende per i mercati internazionali. Di sicuro interesse per i visitatori esteri anche il nuovo salone Vinitalybio (padiglione 11), organizzato in collaborazione con Federbio e pensato per dare visibilità ai vini biologici certificati, capaci di alimentare un interesse crescente in particolare tra i consumatori del Nord America, del Nord Europa e dell’Estremo Oriente. In contemporanea con Vinitaly si svolgono altre due esposizioni: Sol&Agrifood, la rassegna dell’agroalimentare di qualità, ed Enolitech, che oltre ai mezzi tecnici per la produzione di vino e olio extravergine di oliva propone bicchieri, accessori e attrezzature per la cantina e l’enoteca presentati dalle più prestigiose aziende del mondo. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 Sito web: www.ccis.chù [email protected] 86 - La Rivista marzo 2014 La Rivista La Rivista Mondo in Camera La CCIS al Sirah Genève Savona alla FESPO 2014 di Zurigo Anteprima zurighese per i vini di Alba Langhe e Roero Non solo Barolo Barbaresco In vetrina a Losanna Sicilia, l’isola dei sapori Contatti commerciali Servizi camerali marzo 2014 La Rivista - 87 La Rivista Savona alla FESPO 2014 di Zurigo La provincia di Savona è stata presente alla “FESPO”, la principale fiera turistica svizzera, che ha avuto luogo a Zurigo dal 30 gennaio al 2 febbraio, che ha contato quest’anno oltre 65’000 visitatori. Allo stand della Camera di Commercio di Savona - LIGURIA Italian Riviera, organizzato in collaborazione con la Camera di Commercio italiana per la Svizzera, i visitatori hanno avuto la possibilità di conoscere la variegata ed eccellente offerta del territorio della riviera ligure. 88 - La Rivista marzo 2014 A Zurigo erano presenti il Consorzio Riviera di Ponente, che riunisce le reti Un Mare di Shopping (Alassio), Quattro Borghi (Finale Ligure, Noli, Borgio Verezzi) e Rete Qui di Laigueglia; il Laboratorio del Gusto e dell’Ospitalità di Varazze; la società Pria Project di Pietra Ligure, l’Associazione Albergatori Varazze e l’Unione Provinciale Albergatori di Savona, come capofila di un gruppo di operatori dell’intero territorio provinciale. Un’occasione per fare o approfondire la conoscenza con un territorio adagiato fra il blu del mare e il verde della cornice collinare, per degustare alcuni dei suoi prodotti tipici quali olio d’oliva, chinotto e vino, ma anche l’opportunità di sfidare la sorte partecipando al concorso, che quotidianamente ha messo in palio due week-end (pernottamento e colazione) in una delle strutture presentate in fiera. Enogastronomia e attività outdoor. È quello che chiedono principalmente i turisti che, numerosi – partecipando con entusiasmo al concorso che quotidianamente ha messo in palio un soggiorno in una struttura della provincia -, hanno visitato lo stand degli operatori savonesi, presenti al Fespo di Zurigo la scorsa settimana svizzeri, alla provincia di Savona. C’è soddisfazione tra gli operatori che dal 30 gennaio al 2 febbraio hanno partecipato al Fespo di Zurigo, la più importante fiera in Svizzera dedicata al turismo e all’accoglienza. La “missione” a Zurigo è stata organizzata dalla Camera di Commercio di Savona, La Rivista in collaborazione con l’Amministrazione provinciale e con la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera. A Zurigo erano presenti il Consorzio Riviera di Ponente, che riunisce le reti Un Mare di Shopping (Alassio), Quattro Borghi (Finale Ligure, Noli, Borgio Verezzi) e Rete Qui di Laigueglia; il Laboratorio del Gusto e dell’Ospitalità di Varazze; la società Pria Project di Pietra Ligure e l’Unione Provinciale Albergatori di Savona, come capofila di un gruppo di operatori dell’intero territorio provinciale. E, al rientro, ci sono i primi commenti. “C’è stata una buona affluenza allo stand di Zurigo – spiega Alberto Orso presidente di Upa Service – soprattutto da parte di famiglie. Abbiamo scoperto che la nostra provincia è ancora poco conosciuta. I visitatori hanno chiesto informazioni e annotato i contatti proposti. Quindi diventa fondamentale attivare un’efficace politica di marketing che renda più visibile la nostra offerta e agire in rete, promuovendo l’intero territorio”. Tra le richieste dei visitatori ci sono quelle relative alle possibilità di fare escursioni in barca o sui sentieri dell’immediato entroterra; altrettanto importante per i turisti svizzeri è l’enogastronomia e l’offerta di prodotti tipici costituiscono. Gli svizzeri rappresentano l’11% dei turisti stranieri in Liguria, e quasi la metà, il 42%, sceglie le strutture alberghiere della provincia di Savona. ”Il nostro obiettivo è quello di incrementare questa percentuale - conclude Orso -, partendo da alcuni punti fermi. Tutte le persone che venivano allo stand conoscevano la 24 ore di mountain bike o le palestre di roccia del Finalese prosegue Orso – attività ampiamente promosse in questi anni. Dobbiamo promuovere allo stesso modo tutte le altre peculiarità del nostro territorio, come il surf che è possibile praticare nel nostro mare, i percorsi naturalistici ed enogastronomici. Ormai la semplice camera d’albergo non basta più, è un aspetto che viene preso in considerazione dopo aver fatto la scelta della vacanza: serve un’offerta più ricca e complessa, a costi sostenibili”. marzo 2014 La Rivista - 89 La Rivista Non solo Barolo e Barbaresco Anteprima zurighese per i vini di Alba Langhe e Roero La consueta prestigiosa cornice dei saloni del Baur au lac di Zurigo a far da scenario, lo scorso 27 gennaio, all’anteprima mondiale – come ha puntualmente sottolineato il direttore del Consorzio Andrea Ferrero delle nuove annate di Barolo e Barbaresco che si apprestano ad entrare sul mercato. Giunto alla sua 13a edizione, quello voluto dal Consorzio di Tutela e organizzato dalla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, è un appuntamento diventato una consuetudine pressoché irrinunciabile: per conoscere le caratteristiche di quelli che sono tradizionalmente considerati i due rappresentanti nobili dell’enologia italiana, e, al contempo, per degustare gli altri vini (sono 13 quelli rappresentati dal Consorzio) di una regione particolarmente vocata com’è quella di Alba Langhe e Roero. Introdotto dalla presentazione dal direttore del Consorzio Andrea Ferrero, l’incontro ha preso avvio con il Wine Test Esperience, durante il quale ad un gruppo di giornalisti e di professionisti del settore, oltre alla caratteristiche 90 - La Rivista marzo 2014 La Rivista dei vini proposti in degustazione (tre Barolo e altrettanti Barbareschi) sono state illustrate anche le caratteristiche dei territori dei quali questi vini rappresentano alcune delle massime espressioni enologiche. A seguire e per tutto il pomeriggio il costante fluire di pubblico ha consentito l’atteso confronto fra i produttori, gli importatori e una nutrita schiera di appassionati. Un flusso ininterrotto di raffinati cultori del nettare di Bacco, che hanno discusso, degustato e, senza dubbio, apprezzato i vini proposti. Barolo e Barbaresco, naturalmente, ma anche Roero, Dolcetto, Nebbiolo, Barbera fra i rossi, Arneis e Moscato principe designati fra i bianchi. Solo aggettivi di segno positivo: per sottolineare i vini presentati, ma anche per ribadire le legittime attese alimentate dall’andamento delle ultime annate, comprese quelle che usciranno fra due (per il Barbaresco) o tre anni (per il Barolo) dall‘ultima vendemmia e dal riscontro fornito dai segnali di un mercato che, seppur ancora memore delle ferite causate dalla crisi, vanno letti con ragionevole ottimismo. Giustificato, in modo particolare, per quanto concerne la Confederazione elvetica, che, come confermano i produttori e il direttore del Consorzio, si conferma come un mercato di insostituibile rilevanza per i vini di Langa e Roero. PRODUTTORI PIEMONTESI PRESENTI A ZURIGO, BAUR AU LAC, 27 GENNAIO 2014 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. ABBONA ANNA MARIA FARIGLIANO ADRIANO MARCO E VITTORIO ALBA ALARIO CLAUDIO DIANO D’ALBA ALESSANDRO VEGLIO LA MORRA ANSELMA GIACOMO SERRALUNGA D’ALBA BRICCO MOLLEA VICOFORTE BUSSIA SOPRANA MONFORTE D’ALBA CA’ ROME’ BARBARESCO CAGLIERO BAROLO CANTINA DEL GLICINE NEIVE CANTINA DEL NEBBIOLO VEZZA D’ALBA CASCINA SASSI NEIVE CRISSANTE ALESSANDRIA LA MORRA ELLENA GIUSEPPE LA MORRA ERALDO REVELLI FARIGLIANO F.LLI FERRERO DI RENATO FERRERO LA MORRA FILIPPINO NEIVE GIORDANO LUIGI GIUSEPPE BARBARESCO LA BIOCA MONFORTE D’ALBA LANO GIANLUIGI ALBA LE STRETTE NOVELLO MONCHIERO FRATELLI CASTIGLIONE FALLETTO PELASSA DANIELE MONTA’ D’ALBA RIVETTI MARIO ALBA ROSORETTO CASTIGLIONE FALLETTO SUKULA SERRALUNGA D’ALBA TENUTA L’ILLUMINATA LA MORRA TENUTA ROCCA MONFORTE D’ALBA TENUTA SAN MAURO CASTAGNOLE LANZE VOERZIO ALBERTO LA MORRA CA’ DI TULIN CISTERNA D’ASTI PODERI MOREETTI di Moretti Francesco MONTEU ROERO marzo 2014 La Rivista - 91 La Rivista La CCIS al Sirah Genève Si è svolta presso il Palexpo di Ginevra dal 26 al 28 gennaio la terza edizione del Sirha Genève, il Salone dedicato ai professionisti svizzeri e francesi del settore alberghiero, della ristorazione e della gastronomia. Il bilancio è stato molto positivo: con quasi 200 espositori e all’incirca 10 000 visitatori sono stati raggiunti gli obiettivi che l’ente fieristico francese che gestisce il salone, GL Events, si era preposto. Durante i tre giorni di fiera, si sono svolti tre concorsi : la “European Pastry Cup”, che ha decretato il Regno Unito quale Paese vincitore per la migliore pasticceria in Europa; il “Bocuse d’Or”, che ha assegnato il premio a Christoph Hunziker per rappresentare la Svizzera al concorso europeo del Bocuse d’Or 2014, ed infine lo “Chef & Designer” che ha premiato la squadra di Thomas Duchemin, Charlotte Lachaut e Cédric Masi, per aver proposto il piatto più inedito e creativo. La novità di questa edizione è stata la presenza di espositori italiani coordinati dalla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) che ha partecipato al Salone insieme alle due ditte: “Piémont, Patrimoine des saveurs italiennes” (Ginevra) e “Coopernocciole dei Monti Cimini (provincia di Viterbo, Lazio). L’azienda Piémont, Patrimoine des saveurs italiennes, gestita da Fabio e Raquel Maritano, nasce a Ginevra con l’obbiettivo di offrire sul mercato svizzero un’ampia selezione di prodotti di tradizione artigianale piemontese. Attraverso l’offerta di una gamma di eccellenze alimentari di prima scelta e selezionate per la loro storia e qualità, la ditta punta alla valorizzazione e alla promozione della ricchezza artigianale del Piemonte in Svizzera. L’azienda commercializza sul mercato elvetico una selezione di prodotti di alta qualità per il settore HO.RE.CA. (Hotel, Restaurant, Caffè) quali le cioccolate calde senza glutine in 12 aromi, i caffè aromatizzati al Guaranà e al Ginseng, i tè, le tisane e gli infusi Bio, le creme fredde (Caffè, Pistacchio, Gianduia) nonché lo Yogurt crema fredda, i sorbetti e le granite, i succhi di frutta da agricoltura biologica, i biscotti artigianali, le focacce dolci (con zucchero caramellato) il dolce antico (con uvetta) ed i grissini ‘stirati a mano’ con e senza grassi. La Coopernocciole dei Monti Cimini è una cooperativa che raggruppa varie imprese della provincia di Viterbo produttrici di nocciole di alta qualità grazie alle peculiarità del terreno dove esse crescono. Anche per quantità la regione Lazio si distingue sullo scenario nazionale in quanto, subito dopo la Campania, è la seconda regione d’Italia per percentuale di superficie coltivata a nocciolo. Insieme a Coopernocciole era presente allo stand la ditta facente parte della cooperativa, la Dolciaria Colli Cimini Sarl, che ha proposto una gamma di prodotti molto ampia: pasta di nocciole, nocciole ricoperte con cioccolato (fondente, al latte, gianduia e dolcissimo cioccolato bianco), cioccolato all’arancia, creme spalmabili (Gianduia, pistacchio e nocciole, fondente, bianca, al latte), nocciole sgusciate, tostate, granella di nocciole. Per ulteriori informazioni sui due espositori: Piémont, Patrimoine des saveurs italiennes Fabio Maritano Email: [email protected] Sito Internet: www.piemontdemaritano.ch Coopernocciole dei Monti Cimini Loc. Vico Matrino, 4 01012 Capranica (VT) Tel. 0761.66.92.32 Fax.0761.66.70.08 [email protected] 92 - La Rivista marzo 2014 La Rivista Sicilia, l’isola dei sapori In vetrina a Losanna Lunedì 10 febbraio la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera ha organizzato a Losanna, in collaborazione con l’azienda speciale della Camera di Commercio di Messina e Mondimpresa, l’evento “Sicilia, l’isola dei sapori” per promuovere le eccellenze enogastronomiche della provincia di Messina sulla piazza della Svizzera francese. La manifestazione, che ha avuto luogo nell’elegante cornice del Lausanne Palace, ha accolto nella prima parte del pomeriggio i professionisti del settore – importatori, ristoratori, sommelier, dettaglianti, grossisti – i quali hanno mostrato un grande interesse per i prodotti di nicchia delle 14 ditte messinesi espositrici: Vini, liquori, olio extravergine di oliva, salumi, formaggi, dolci di cui, gran parte di essi, biologici o certificati “DOP”, “IGP” e “IGT”. Per l’occasione, anche l’Ambasciatore d’Italia a Berna e il Console Generale d’Italia a Ginevra hanno partecipato all’incontro per dare il loro benvenuto ai produttori. A partire dalle ore 18.00 la manifestazione ha invece aperto le porte ai wine lovers e appassionati dei sapori della Sicilia. Il successo dell’iniziativa è stato decretato dalle presenze registrate nell’arco della giornata: circa un centinaio di professionisti ed un centinaio di wine lovers hanno partecipato all’evento testimoniando un alto interesse del mercato per i prodotti della Sicilia. Il prossimo evento che organizza la CCIS in Svizzera francese sarà il prossimo 3 marzo presso l’hotel Le Richemond di Ginevra per promuovere i prodotti agroalimentari della seconda isola più grande del Bel Paese: la Sardegna. marzo 2014 La Rivista - 93 CONTATTI COMMERCIALI Dal mercato italiano OFFERTE DI MERCI E SERVIZI Automazione industriale Proteo Engineering srl Via S. Vito 693 I – 41057 Spilamberto MO Tel. 0039/059 789611 Fax 0039/059 789666 E-mail: [email protected] www.proteoeng.com Arredosanitari Eurosanitari srl Loc. Mandro, 17 I - 25060 Lodrino BS Tel. 0039 030 8950117 Fax 0039 030 8950118 E-mail: [email protected] www.eurosanitari.com Pavimentazioni in cotto Kamares snc Via Meucci 6 I – 41028 Serramazzoni MO Tel. 0039/0536 955205 Fax. 0039/0536 950055 E-mail: [email protected] www.kamares.net Stampi per pressofusione materie plastiche SPM s.p.a. 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(disponibili on-line in giornata) • Segnalazioni di potenziali fornitori ed acquirenti • Ricerca e mediazione di partners com merciali italiani e svizzeri • Organizzazione di incontri e workshop tra operatori, con l‘ausilio di servizi di interpretariato e segretariato • Recupero di crediti commerciali, con particolare riguardo alla ricerca di soluzioni amichevoli e extragiudiziali • Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani, nonché dell‘IVA italiana per imprese elvetiche • Consulenza ed assistenza legale in materia di diritto commerciale, socitario e fiscale • Assistenza e consulenza in materia doganale • Informazioni statistiche ed import/ esport • Informazioni finanziarie e riservate sulla solvibilità di imprese italiane e svizzere • Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento di brevetti • Azioni promozionali e di direct marketing • Arbitrato internazionale • Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti gli insediamenti in Svizzera ed in Italia • Seminari e manifestazioni su temi specifici di attualità • Traduzioni • Viaggi di Studio • Certificato di Italiano Commerciale rilasciato in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Roma 96 - La Rivista marzo 2014 • Swiss Desk Porti italiani • La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane. Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di Verona Fiere PUBBLICAZIONI • La Rivista periodico ufficiale mensile (11 edizioni all‘anno) • Calendario delle Fiere italiane • Annuario Soci • Indicatori utili Italia-Svizzera • Agevolazioni speciali per i Soci • Recupero crediti in Svizzera • Regolamento di Arbitrato e di Conciliazione della Camera Arbitrale della CCIS • Compra-vendita di beni immobili in Italia • Costituzione di società affiliate di imprese estere in Italia • Il nuovo diritto societario italiano • Servizi camerali Rue du Cendrier 12-14, Casella postale, 1211 Ginevra 1 Tel.: +41 22 906 85 95, Fax: +41 22 906 85 99 E-mail: [email protected] IVA-Nr. 326 773 Seestrasse 123, Casella postale, 8027 Zurigo Tel.: +41 44 289 23 23 Fax: +41 44 201 53 57 E-mail: [email protected] www.ccis.ch IVA-Nr. 326 773 RICERCA DI PARTNER COMMERCIALI Grazie alla propria rete di contatti e alla conoscenza delle esigenze e dei bisogni del mercato elvetico e di quello italiano, la Camera di Commercio offre ad imprese sia svizzere che italiane intenzionate ad esportare RECUPERO IVA ITALIANA Il servizio, offerto a condizioni molto vantaggiose, è rivolto sia alle imprese svizzere che recuperano l’IVA pagata in Italia che alle imprese italiane che recuperano l’IVA pagata in Svizzera. Grazie agli accordi di reciprocità tra l’Italia e la Svizzera, la legislazione italiana consente agli imprenditori svizzeri di ottenere il rimborso dell’IVA italiana. La CCIS: • fornisce la necessaria documentazione; • esamina la documentazione compilata; recapita l’istanza di rimborso in Italia all’Autorità fiscale competente; • avvia e controlla l’iter della Vostra pratica tramite il suo ufficio di Pescara; • fornisce assistenza legale RECUPERO IVA SVIZZERA Grazie agli accordi di reciprocità tra Italia e Svizzera la legislazione svizzera consente agli imprenditori italiani il rimborso dell’IVA svizzera. La CCIS: • fornisce un servizio di informazione e prima consulenza; • diventa il Vostro rappresentate fiscale; • esamina la completezza della Vostra documentazione; • invia la documentazione alle autorità svizzere e segue l’iter della vostra pratica. Informazioni più dettagliate contattare la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Tel.: +41 44 289 23 23 i propri servizi e prodotti all’estero un’accurataricerca di controparti commerciali. Attraverso un’analisi sistematica del mercato obiettivo ed identificati i partner commerciali ritenuti più idonei per le imprese a diventare affidabili interlocutori nel settore di riferimento, viene organizzato un incontro presso le aziende target così selezionate permettendo alle imprese italiane o svizzere un rapido ed efficace ingresso sui rispettivi mercati di riferimento. Per ulteriori informazioni ed un preventivo sul servizio, potete contattarci al seguente indirizzo mail [email protected] Lancia con Anno 105 - n. 03 - Marzo 2014 UNA PENDENZA SEMPRE PENDENTE Il turismo in Italia YPSILON ELEFANTINO NATURALLY CHIC. Lancia Ypsilon Elefantino 1.2 69 CV con una ventata di dettagli cromatici, interno trendy, volante in pelle e molto altro ancora. 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La Rivista Anno 105 - n.03 - Marzo 2014 lancia.ch DALLA SVIZZERA DEGLI STATI A QUELLA FEDERALE Tradizione, mito e storia