pa pa n 95 maggio-giugno 2014

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pa pa n 95 maggio-giugno 2014
n. 95 maggio-giugno 2014 euro 2 - in edicola 1,40
Le Grandi Navi Veloci
Mano tesa da Nord a Sud
la SIcIlIa che pRoduce
Rappresentate le 9 province siciliane
con Terre di Bruca in esclusiva
Successo del MangiaBevi Sicilia 2014,
organizzato da Palermoparla presso l’Hotel Ibis Styles di via Crispi a Palermo.
Erano rappresentate in varie forme quasi
tutte le province siciliane. Presenti alcune
ditte di assoluto rilievo del largo spettro
enogastronomico siciliano, quali la Oranfresh di Catania, la Agrirape di Leonforte e la ditta vinicola e olearia Terre di
Bruca di Castellammare. Per la Oranfresh il titolare e progettista Salvatore
Torrisi era presente con un dispenser di
spremuta fresca gestita dal responsabile
d’area di Palermo. Torrisi si è scusato dell’assenza, perché stava curando in loco il
mercato cinese che su cui è entrato dopo
quello americano. La Agrirape con il titolare Angelo Manna presentava il riso
Carnaroli di produzione siciliana, gli altri
cereali Dop di Leonforte e le eccellenti
marmellate.
Terre di Bruca, più che un astro nascente della vinificazione in Sicilia (produce anche un frizzantino e uno spumante,
la grappa e un vendemmia tardiva) è venuta con il titolare Daniele Barbera
che ha ritardato il suo viaggio al Vinitaly.
Ha vinto nel 2013 a Londra un concorso
di degustazione alla cieca con il suo Nero
D’Avola… Ma presentava anche il proprio olio extra vergine. L’azienda dispone
di molti ettari ancora in posizione privilegiata sotto le rovine di Segesta e può crescere molto.
Ma ancora il settore oleario era fra quelli
meglio rappresentati, con la ditta Sillitti
di Caltanissetta azienda biologica dell’extravergine siciliano Igp, che esponeva anche cereali, ceci di particolare pregio, mandorle e noci sempre da agricoltura biologica e, infine, ancora per l’extravergine di
alta qualità, da Palazzo Adriano ha esposto l’Azienda agricola Ilaria Parrino.
Dallo stesso centro d’origine greco albanese, accompagnati dal sindaco Nicola
Cuccia, anche il Salumificio Russo
Vincenzo. Il sindaco Cuccia ha risposto
ad alcune domande al microfono di Siciliauno che aveva l’esclusiva delle riprese
televisive.
La presenza greco albanese era evi-
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MangiaBevi
all’Ibis Styles
esperienza
importante
Daniele Barbera, Ilaria Parrino e la somelier di Terre di Bruca
la SIcIlIa che pRoduce
Il convegno Uscire dal Guscio ha trattato i temi nevralgici dell’export marketing e dell’internazionalizzazione con gli esperti Alessandra Bellanca e Antonio
Mercadante ed alcuni protagonisti della mostra.
Tre bei nomi
dell'enogastronomia
Nello El Greco
Daniele Barbera
Enzo Cassata e i vini di Bruca.
A destra, la locandina
della manifestazione.
Foto ricordo dopo il convegno Uscire dal Guscio
Tre bei nomi dell'enogastronomia Nello El Greco Daniele Barbera
Enzo Cassata e i vini di Bruca
Sebastiano Tosto (Distretto lattiero caseario) s'intrattiene con Ilaria
Parrino
Angelo Sillitti dell'omonima azienda agricola tra due gentili ospiti
Ilaria Parrino e Sergio Parrino, sindaco di Contessa
denziata festosamente da due ragazze in
costume tradizionale.
Il caseificio Le Prelibatezze del Feudo
Pollichino snc di Lala G e C di Contessa
Entellina. Anche questo centro è stato
rappresentato dal sindaco Sergio Parrino, cha ha preso la parola anche nel
corso del congresso, esponendo con com-
petenza lo stato dell’arte delle attività produttive caratteristiche della sua zona, i
problemi e le prospettive.
Importante fra i distretti, la partecipazione di quello Lattiero Caseario con il
consigliere Sebastiano Tosto inviato
dal presidente Enzo Cavallo. Del Distretto agrumicolo stand del Consorzio
(Mandarino) Tardivo di Ciaculli che ha
inviato anche alcuni splendidi limoni del
territorio fra Palermo e Bagheria.
Presenti anche buyers e riutilizzatori. Fra i
primi, il Dottor Vito Ingrassia un buyer
specializzato sul mercato tedesco. Fra i secondi il noto ristoratore Nello El Greco
(La Muciara) e il somelier Giorgio Dra-
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la SIcIlIa che pRoduce
a
gotto del Charleston.
Il convegno è stato presentato e moderato
da Germano Scargiali, direttore di Palermoparla e ideatore dell’evento. “Ho
pensato al titolo Uscire dal guscio – ha
detto Scargiali nell’introdurre il discorso –
perché dopo il concetto del chilometro zero, necessario per assicurare una base di
partenza alla produzione locale, occorre
compiere subito il passo successivo del
vendere “fuori”. Ciò, per non restare sulle
generali, significa addentrarsi in due materie che sono l’export marketing e
l’internazionalizzazione. L’idea contenuta nella produzione, determinante
per il valore aggiunto, dev’essere assolutamente filtrata alla lente dei rilievi di marketing e dei concetti di target, per obbedire al primo comandamento del marketing
che impone di …non cercare di vendere
ciò che si produce, ma anche di produrre
ciò che si vende. Ovvero proporlo in veste
appropriata, con i giusti criteri di penetrazione (promotion, merchandising…) ai
target più vicini o più lontani prescelti
perché il mercato lo accolga al meglio”.
“Un mito negativo da sfatare – ha
concluso Scargiali prima di cedere la parola – è che il marketing sia in concreto
un’attività troppo ardita e soprattutto costosa. In alternativa all’impegnativo rivolgersi ad agenzie di gran nome, occorre
creare all’interno dell’azienda la funzione
di marketing, in modo da predisporre almeno l’approccio al problema…”
La dottoressa Alessandra Bellanca, inviata da Avv. Giambrone Studio internazionale (sedi in tutto il mondo), ha compiuto una rapida ma incisiva carrellata su
una serie di aspetti della realtà con cui si
presenta il mercato estero nei suoi vari
volti. Ha insistito sullo studio della presentazione, del packaging e degli espositori,
soffermandosi quindi sul tema della merchandisng, sul rilievo da attribuire al modo di esporre il prodotto all’interno dei
market, discutendo attorno ai concetti di
shelving, turnover e presentazione in genere, perché il prodotto venga recepito
come di qualità o d’elite e i rivenditori accettino di tenerlo adeguatamente in scaffale. Un suggerimento quello di usare su
molti mercati espositori appositi per distinguere la merce più pregiata…
Il Dott Antonio Mercadante, esperto
di internazionalizzazione di lunga esperienza nonostante la giovane età, è partito
da una considerazione semplice a lui cara: non importa saper fare se nessuno lo
sa. Un accurato lavoro di comunicazione
che prenda le mosse nei modi e nei tempi
da studi preventivi è indispensabile.
“Uno dei vantaggi di vendere all’estero – ha sottolineato – è che si venga pagati in anticipo. Da questo e da altri fattori,
discende un insieme di vantaggi. Che cosa fare dunque per riuscire ad internazionalizzare la propria attività? Si può iniziare con il saper partecipare ai workshop e
alle fiere. Spesso – ha detto Mercadante –
si incontrano molti interlocutori, ma non
si conoscono quelli che sono realmente interessati, perchè importano già dall’Italia,
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I relatori Alessandra Bellanca e Antonio Mercadante
Oranfresh succo di tarocchi ghiacciato per
tutta la fiera con i giovani responsabili d'area
Daniele Barbera parla di Terre di Bruca a Siciliauno
L'intervista di Siciliauno con Vito Ingrassia
buyer esperto del mercato tedesco
Ignazio Florio Pipitone mostra con orgoglio una bottiglia
di Vino da Messa ad un visitatore straniero
Una delle sorelle Lala come dire
olio formaggi (Uvastedda) e salumi (sul banco) di Russo di Palazzo Adriano davanti
la SIcIlIa che pRoduce
perché hanno adeguata esperienza di quella merce, perché richiedono quantità consone che possono essere o troppo alte o
troppo basse. Si va spesso alle fiere senza
sapere chi si incontrerà fino al momento
di stringergli la mano”.
Mercadante ha usato il termine packaging
definendolo – considerato in senso ampio
– fondamentale, assieme alla pubblicità e
alla promotion, perché un prodotto “sfondi” su un qualunque mercato. Ha anche
affrontato il problema dell’ “ante fiera” e
del “dopo fiera”. Troppe ditte non sanno
esattamente chi incontreranno, il livello
d’interesse dell’interlocutore, né – in realtà – come intessere un rapporto conseguente e susseguente. Non sono in grado
di inviare un fax/mail ben concepiti in lingua straniera, ma almeno in inglese…
E’ intervenuto poi Sebastiano Tosto,
consigliere del Distretto Lattiero Caseario
della Sicilia, inviato personalmente dal
presidente Enzo Cavallo.
La domenica mattina è proseguito il
lavoro di workshop in modo molto specializzato. Sono andati avanti gli assaggi dei
vini Terre di Bruca e del Marsala di Ignazio Florio Pipitone Spanò. Queste ditte vinicole hanno avuto il piacere di essere
visitate dal titolare di Oliver, una delle
mete più rinomate di Palermo all’ora dell’aperitivo... Ma altri ospiti interessati hanno attorniato anche le ditte Sillitti (olio,
ceci, noci...), Agrirape e il distributore di
Oranfresh. Insomma, non molti, forse, ma
buoni, che hanno sfidato due giorni di
maltempo pur di essere presenti. L’interesse per la manifestazione è stato ribadito
dal fatto che, alla fine si è andati fuori orario, sia per l’arrivederci alla prossima edizione, sia per programmare, assieme al
coorganizzatore Vincenzo Montanelli,
qualcosa di analogo a Malta con il supporto organizzativo di Palermoparla che
in questa occasione è stato l’ideatore ed il
motore principale assieme all’associazione
Mare e Territorio ed a Siciliauno Tv.
Eccellente il comportamento di una delegazione dell’Ipssar Pietro Piazza inviata dal preside Aricò, che hanno lavorato di buona lena mostrando professionalità e iniziativa.
Angelo Manna titolare Agrirape (riso Carnaroli)
Prodotti della ditta Sillitti (agricoltura
biologica e docg)
Le marmellate born in Sicily di Agrirape
Quattro Rappresentanti dell'Ipssar. Un bel voto per 48 ore di preziosa esperienza
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A editoriAle
Anno XViii - n. 95 maggio-giugno 2014
Direttore responsabile: Germano Scargiali
Redattore capo: Lydia Gaziano
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M. Antonietta Gaziano Sarao,
Collaboratori:
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Benito Bonsignore, Ambra Drago,
Giuseppe Lo Verso, Guido Guida,
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Roberto Gueli, Anna Maria Ingria,
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Trib. Palermo n. 42/1997
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via Algeria, 141 (Mun. XII); Eur: 2G s.a.s.
di Ciocari Giovanni , via Pietro Maffi, 72
(Mun. XIX) .
una chiara crisi cittadina: quali nel tempo i
provvedimenti dell’amministrazione? Attenti
che la morte di tutto ciò che parte dal pregiato
crocicchio Vigliena risale alla prima sindacatura Orlando e adesso torna il “chiudi-chiudi” di
allora. E quanto hanno giovato le chiusure delle strade, la mancata costruzione dei parcheggi
e l’assenza di navette per
il centro? A Palermo regna la “incomunicabilità cittadina”: vai a trovare un amico alla stazione se sei della Statua…
Ma, dopo Palermo, anche la Sicilia è affetta
da mali similari: no a questo, no a quello: no ai
termovalorizzatori, chiamati ad arte inceneritori. Ce li hanno tutti, ma noi abbiamo la monnezza. No al Ponte e già Messina muore attraversata dai tir. La demagogia alligna, la ragione
no. Di demagogia è fuori moda parlare, la si
applica e fa infinite vittime. Lo stesso dicasi per
l’Italia. Si parla di legalità, ma la decisione di
disputare la finale Fiorentina - Napoli viene
presa “coram populo” da un camorrista. L’inno nazionale, che fino a ieri cantavamo cocciutamente mano al petto, viene fischiato. Era
ora: questa Italia non ne è degna. L’Europa
viene vista come sodalizio monetario e ne resta
strozzata. Non è l’Europa dei confini, della cultura e della politica comuni. Criticare il regime
dell’euro viene bollato come anti europeismo.
Demagogia, come dicevamo, è parola demodè,
ma ci strozza e ci rende schiavi di vecchie geografie e rancide teorie…
Vecchie fotografie
e rancide teorie
sommario
La motonave Suprema della GNV
in navigazione nel Tirreno
Si può certamente partire dalla realtà vicina e
salire su, verso i grandi problemi. La micro e la
macro realtà si interfacciano, specie in tempi di
global e glocal. A Palermo si continuano a chiudere le strade, nonostante le proteste di commercianti e cittadini. Si risponde, del resto, ad
una sorta di “must” diabolico che investe grandi e piccoli centri: originalità zero. A volte l’operazione persino riesce,
almeno in parte. E questo è più un guaio che un
bene. Di chi si dichiara
contrario alle “chiusure” si dice che: “…molti non sono, ancora, maturi…”
Quell’ “ancora” è parola terribile, assolutamente ideologica, in linea con le predizioni della sinistra hegeliana. Chi ha orecchie per intendere… Ideologica è anche l’idea (appunto) dell’inquinamento di Palermo: può una città ventosa, umida e senza grandi industrie inserirsi
fra quelle in stato comatoso per i fumi? C’è un
ovvio errore nei rilievi o del marcio, come nella
Danimarca di Amleto. Frattanto le attività economiche e i negozi piccoli e grandi chiudono.
Inclusi quelli storici: Emporio Roma, Hugony,
Varese, Schillaci, calzaturifici vari. Poi valigerie
Vitale, Ferrari, Bolazzi, scarpe… Ora Longo
gioielli (sono solo esempi fra gli altri) e, fra i
grandi locali, Extrabar, Roney e persino Mazara e Ciros. Ristoranti come Charleston di Palermo e Gourmand’s…
Tali chiusure vengono etichettate dai media
come conseguenza della crisi in genere, ma c’è
di Germano Scargiali
4 MangiaBevi all’Ibis Styles esperienza
importante
10 Volere non sempre è potere
11 Così affonda la barca europea
Per Crocetta sempre poche righe
12 Come Francesco Cascio guarda all’Europa
13 Morire comunista e sostituire Crocetta
14 Quelle vittime troppo eccellenti
15 Mancata crescita venti di guerra e ...gonzi
16 La Roma dei Papi e i suoi odierni avversari
18 Che bello! Sono disoccupato!
19 Migranti anche a Palermo
20 L’acquedoto Marcio di Roma
Attenti al lupo: è Grillo
21 Mario Rigoni Stern in conferenza
22 Cresciamo con fiducia
23 In 100 mila a Latina contro le mafie
24 Incassi di Pasqua colpiti gli esercenti
Disagi per corsia pedonale a Campofelice
25 Palermo-Montecarlo: 10 anni e non è
più sola
La Transtyrrhenum sosterà a Termini Imerese
26 Seacily a Palermo cronaca di un successo
28 Il porto “polmone” vivo della città
29 Sì dell’Assessorato al Porto Xifonio
30 Grandi Navi Veloci care amiche anche
a Palermo
32 Angela Zuccarello Sardo si riconosce
dal tratto
33 Maria Grazia Bertucci all’Agostiniana di piazza
del Popolo
34 Bibi Bianca il suo Brasile e un libro
Cadaveri eccellenti a Palotina
35 Troppo dorato raccontare e raccontarsi
36 Fabio Volo: La strada verso casa
L’Onda che Ama
w w w. p a l e r m o p a r l a . i t
37 Ricamare il tempo
Festa senza libri all’Auditorium di Roma
38 La doppiezza del problema turistico
Rating amico della buona ospitalità turistica
39 La frenetica attività del Distretto Pesca
40 Palermo in A e il cielo si tinge di rosa
41 Tricolori di grecoromana a maggio
42 Sicilia con onore al Torneo delle Regioni
43 Cresce Baglione e attende un sì dalla
Federvela
Bene i palermitani nel secondo appuntamento di calendario
44 La giusta dieta e la “pace del cuore”
46 “Du Nummari” e in mezzo tutta una vita
47 Vie Francigene pomeriggio culturale
a Palazzo Alliata
48 Diversamente abili troveranno lavoro
49 I conflitti dell’animo umano
50 Palermo marcia per la vita
Embrioni o bambini
52 Un progetto per l’Angola
54 La Federspev questa sconosciuta?
55 Elementare Trinacria scuola che funziona
56 Ma anche la Psichiatria “cresce”
La cardiologia al Circolo Ufficiali di Palermo
57 Una recensione che torna attuale:
Solaris di Tarkowski
58 Tutto dipende da me... o quasi
59 Mario Calabresi “A occhi aperti”
60 Ristorante Marlin blu
Nino: è questione di Dna
La Movida
61 Dove andiamo stasera
62 Evita: un giorno fra diplomatici e cultura
63 I Liolì per il futuro “Teatro La Cripta”
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editoriAli
Chi “ci prova” viene colpito: si va dal mobbing al tradimento alla galera
Volere non sempre è potere
Partiamo da ciò che non vogliamo,
da ciò che pregheremmo il cielo perché
non avvenisse. Invece è sotto i nostri occhi
da tanto… Partiamo dall’imminente futuro, da Renzi. Se l’ex sindaco di Firenze,
che si atteggia così bene a sindaco di tutta
Italia, ottenesse la metà di quello che promette, dovremmo organizzare marce di
ringraziamento in ciascuna città. A Palermo Santa Rosalia è maestra di grazie e
ringraziamenti… Ma il timore qual è?
Che, se Matteo parla a vanvera è un discorso, se volesse fare fatti, anziché produrre una sfilza delle usuali parole, lo stroncherebbero, lo placcherebbero alle gambe
come fosse un’ala di rugby. In tanti si
chiedono perchè c’è chi fa tutto questo.
Ad ogni uscita cerchiamo di fornire nostre
spiegazioni e …ipotesi.
Tracciamo un breve quadro generale
della situazione. E’ un dejà vu: il politico
o anche l’uomo che “si muove” molto bene finisce molto male e molto presto. Pochi ormai dubitano (anche senza
dirlo) che Cuffaro sia stato raro “vero presidente” della Regione: ci provava… Ma
anche allora e ancor più oggi, gli assessori
“buoni” vengono rimossi e le mele di scarto restano nel paniere… Non rivanghiamo, ma rifacciamoci alla buona memoria
di chi ha la bontà di leggerci.
Perché avviene tutto ciò? Le nostre
teorie non si può “spiattellarle” troppo
candidamente, con nomi e cognomi. Le
querele possono arrivare anche ai “piccoli” e il querelante, essendo della razza giusta, avrebbe le carte in mano per vincere
in giudizio… La reazione contro chi compie opere visibili c’è. Proviene da chi
nel degrado e nel sottosviluppo tiene facilmente in mano le redini per far propri i
valori assoluti di un’economia che sono
sempre alti, a dispetto del sottosviluppo,
anche in una “mini nazione” come la Sicilia. Non è difficile, una volta individuato il bandolo della matassa, accorgersi
di ciò che avviene o ipotizzarlo con buona
approssimazione. Il recente passato insegna.
Si vede, per entrare un po’ in politica, che
c’è chi è probabile oggetto di lusinghe similari a quelle cui andò soggetto Fini. E
questi cadde nella rete, fu uno strumento
anti Berlusconi, ma poi venne …mandato
a picco. C’ chi rischia grosso di fare la fine
del “grande” Gianfranco. Similare fu la
spavalda sicurezza di R.Lombardo,
che credeva di poter fare e disfare tutto a
piacimento. Peggio ancora Crocetta, padrone di tutto, anche della morale, che
può applicare al contrario. Il “gran finale” difficilmente sarà difforme.
Si da anche il caso – per citare il dimenticato poeta G.Giusti – di “strumenti ciechi di occhiuta rapina”. Chi conosce ancora la bella e toccante poesia del
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Giusti? Pochi ed è peccato, nell’Italia culla d’arte e lettere! Perché ciechi? Lo dicevamo dal nostro piccolo angolo, sia a Fini
che a Lombardo: attenti che prima vi illudono e poi “vi sganciano”…
Dall’altro lato c’è l’orgia della pubblica
opinione: tutti “felici” perché i grandi alberghi siciliani “avrebbero chiuso”, segno
anche del calo degli arrivi etc. (c’è invece
l’inevitabile boom, che consegue anche
alla crescita generale del fenomeno turistico). Chi spezza una lancia a favore di
Bellavista Caltagirone che è anche lui in
galera e non può seguire (e ne aveva di entusiasmo) i suoi hotel? Quale colpa è in
Italia saper fare un mestiere…
Sottolineiamo i diffusi insulti a Zamparini
e le persecuzioni a Berlusconi. Negare i
meriti di Zamparini, la cui colpa è forse il
suo tentativo di sdoganare la Sicilia dal
sonno (vedi la nostra citazione da Tomasi
di Lampedusa nel numero scorso, a proposito di porti turistici e altre opere pub-
bliche) è difficile. Si può mai negare che
quella contro il Berlusca sia una guerra?
Non basta osservare il numero dei processi da lui subiti? Ci si può non accorgere
che la sua è stata la sola politica internazionale italiana dall’esordio della Repubblica? Ve lo diciamo noi: lo si può credere
solo ignorando la viva voce – per non averla mai sentita – di chi si occupa di import
export con la Russia, il Nord Africa, la
Turchia… Ma Berlusconi, si sa, è cattivo. Anzi, è “il cattivo”. La verità è che
per la prima volta un premier si era battuto per l’Italia, come se le relative fortune
fossero il “suo stesso“ interesse. Ma i tanti
che lo voteranno – a dispetto di tutto – sono “com’è noto” soltanto stupidi o …comprati.
Chi frena il lavoro e il progresso? La nostra spiegazione: agli alti livelli si preferisce “governare” un mondo meno libero,
mentre il popolo rimesta una cultura fatta
di concetti e timori ottocenteschi.
editoriAli
Come l’Ue cede alle voglie degli Usa ed alla propaganda infame
Così affonda la barca europea
Perché questa Europa è un fallimento e
sembra senza futuro? E’ difficile non associarsi a chi – comunque lo si dica – nota
come incomba sul Vecchio continente un
tentativo di “terza dittatura”, dopo quelle
di Hitler e di Stalin: ecco la dittatura della
finanza onnivora, voluta dal gigante
“amerikano”, ormai dai visibili piedi d’argilla. Questi piedi potrebbero all’improvviso non reggere più quella mega realtà
d’un tempo che ora ha commesso errori
marchiani, esemplari: per esempio a Detroit…
Ma la nuova dittatura non è meno pericolosa delle due precedenti, in quanto
ostacola con ogni mezzo la crescita della
democrazia, anzi ne innesca la regressione. Al contempo imbriglia la finanza in
un tal modo da nuocere in modo quasi
mortale all’economia. Al servizio di tale
obiettivo impiega ogni mezzo politico,
amministrativo e diseducativo, cioè “fuorviante della cultura diffusa sul tema”.
Si “contrabbanda” l’idea di una crisi economica, si ripescano paure ottocentesche sull’impoverimento del pianeta
e degli stessi spazi, in un momento in cui
ogni attività si giova di nuova scienza e
nuova tecnica. Esse progrediscono in modo esponenziale: in particolare l’agricoltura, per la crescita – ovunque – della resa per ettaro, necessita di sempre minori
superfici. Da qui il fiorire di parchi naturali, riserve e simili… In ogni caso, la crisi
non dipende da obiettive carenze, ma – se
mai – da eccesso di produzione.
Guerre, cambi di governo, campagne ideologiche proditorie sono i mezzi di offesa
contro la nostra società.
Quanto all’Ue, non c’è dubbio che cercare di superare la recessione con la
politica del rigore sia più o meno
un’idiozia, come disse “esattamente”,
già negli “anni 10” del 1900, l’economista
italiano Maffeo Pantaleoni: niente di
nuovo sotto il sole, neppure fra i madornali errori… I motivi di tutto ciò li spieghiamo spesso ed anche in questo numero. Ci vorrebbero più che mai dei grandi
uomini, forti e preparati, almeno uno.
Ma, andando avanti così, non pare se ne
vedano neppure all’orizzonte. (L.G.)
Ci vuol poco a capire che siamo al default tecnico e morale prima che materiale
Per Crocetta sempre poche righe
“Millanta” è un numero immaginario
citato. Per quel che ricordiamo, Gassman
e Veronelli. Un numero enorme e senza
misura. Ci ricorda quello dei motivi che
dovrebbero portare alla fine del governo
Crocetta o alle sue dimissioni. Non vogliamo parlare di onore in un’Isola che di
questa parola ha fatto un uso improprio,
ma di faccia tosta sì. Perché si parla male
di Cuffaro e troppi media oggi parlano di
“velocità” con cui il governatore intende
agire per risolvere il problema della finanziaria o questo o quel dilemma che, poi, a
ben vedere dipendono dal primo.
Portare la Sicilia allo sbando peggio di
com’era al tempo di Lombardo sembrava impossibile. Facciamo solo notare il
dato preciso che, nelle medesime circostanze, Salvatore Cuffaro aveva “varato”
la finanziaria già da oltre 1 anno. A quei
tempi la maggior parte della Sicilia al lavoro sapeva dove andare, cercava di risolvere problemi connaturati ai tempi,
come quelli che provengono dall’Europa
ed oltre.
Se volessimo
continuare a
paragonare
Cuffaro a Crocetta, diremmo che il primo trovava il
tempo, la serenità e il modo
di occuparsi seriamente di politica mediterranea e di aprire gli occhi verso gli orizzonti internazionali. Non possiamo dimenticare quanto sia stata presa, invece, alla
leggera la conferenza mondiale sui trasporti intermodali del 2013 a Catania. Si
attendeva, appunto, Crocetta: non venne neppure un suo incaricato. Erano presenti i maggiori protagonisti delle grandi
spedizioni, da Singapore al Canada e al
Sud America. Nessun assente. La Sicilia
fu rappresentata in 48 ore di convegno
da un subalterno dell’associazione industriali di Messina…
Ma questi sono solo dei “saggi” di un
conglomerato che, anziché essere cementizio, è tutto di paglia e fango. Chi
vive lontano dal “palazzo”, la gente comune, presa da tanti problemi capisce
poco, informata da media che incredibilmente “coprono” 9 volte su 10 la realtà.
Adesso i notiziari affermano che Crocetta sta cercando di presentare “in fretta”… Sentite le esatte parole che troviamo da qualche parte per quello che si
chiama giocosamente “bilancino” (è la
conseguenza della sonora bocciatura,
del bilancio presentato già con estremo
ritardo dal governo Crocetta): “…il Presidente della regione conta, addirittura, di poterlo approvare in 3/4 giorni e
dunque entro il 9 maggio…” Quanto è
veloce! Per questo, in sintesi, egli chiede
che tutti i partiti si comportino “responsabilmente”. Ma perché non pensa alle
proprie responsabilità? La fretta, però,
adesso è, ovviamente, elettorale. (D.)
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PolitiCA
Già “golden boy” della politica dell’isola vuol giovarle da Bruxelles
Come Francesco Cascio
guarda all’europa
Domenica 27 aprile, senza bruciare le tappe, ma un po’ dopo i “rivali”, Francesco
Cascio ha dato il via alla campagna elettorale per le Europee. Folla delle grandi prime, al cinema King per quella sorta di matinée e necessità immediata di aprire al pubblico anche la “galleria” perché la platea
era quasi colma già prima dell’arrivo dell’Onorevole…
Da sempre uno dei più votati, da quando, poco più che ventenne salì al comune e,
a fine legislatura era già delegato alla protezione civile. Varcare la soglia dei 10 mila
voti non si è dimostrato difficile per lui. E’
sempre stato al vertice delle preferenze, da
quando nel 1994, lui nato nel 1963, è il più
giovane deputato italiano. Stenta a togliersi
di dosso l’etichetta dell’enfant prodige, che,
ad un certo punto – in conseguenza del volto giovanissimo – finisce per stargli stretta.
Ma tant’è: quando è presidente dell’Assemblea Regionale a Palazzo dei Normanni,
perciò presidente della Fondazione Federico II, è sempre il più giovane d’ogni tempo…
Facciamo parte della libera stampa
e scriviamo senza timori di fraintendimento
come la politica nostrana non premi i migliori, perché pochi dubitano che, se Cascio
si fosse “portato”, o meglio fosse stato proposto all’elettorato contro Lombardo e contro Crocetta, sarebbe stato lui il presidente,
il Governatore per “plebiscito”, anche qui il
più giovane della storia regionale. Ma tale
storia ha preso un altro – ben poco allegro –
corso…
Ed eccolo arrivare come fosse il protagonista d’un film alla prima, avviarsi
alla soglia del Cinema King di via Ausonia.
Chi vuol dirgli una parola, chi stringergli la
mano, chi s’accontenta di essere visto, d’un
cenno per dire “c’ero anch’io”…
Chi scrive coglie al volo un’intervista all’interno, nella saletta di ingresso alla platea,
con in mano il microfono di Siciliauno, la tv
gemellata con Palermoparla.
Ciccio, dopo Palermo, Roma e la Sicilia, eccoti dunque in Europa?
Eh no! Dai il tempo agli elettori di fare numero sulle schede. Alle europee il potere
spetta più che mai al popolo…
Ma tu non hai mai temuto queste tenzoni. Ti ritroverai i tuoi tradizionali
elettori?
Senti, non esistono voti congelati. Dovrò
conquistare ancora la fiducia dei miei sostenitori e sto cercando di farlo con fatica e sincerità, facendo uso della ragione e delle mie
migliori forze.
Forse è una domanda ricorrente: ma
tu sei sempre stato utile qui. Sei uno
dei pochi politici che ti sei fatto valere… Insomma, ci lasci. Come faremo senza di te?
E’ vero, le tue parole sono fra le migliori e ti
ringrazio. Ma è la domanda più frequente.
Ebbene, la mia risposta è decisa. Credo sinceramente di potermi attualmente rendere
molto più utile a Bruxelles. Non ho mai
scaldato la sedia e non lo farò neanche lì.
Da Bruxelles si prevede possano giungere
stavolta fondi ed anche decisioni e provvedimenti utili per la Sicilia. In passato, anzi
finora, il meccanismo ha funzionato poco e
male…”
Sembri ottimista sul futuro imminente e su quello a medio e lungo termine dell’Isola…
Lo sono nella misura in cui la Sicilia possa
rivolgere il proprio sguardo al Mediterraneo e al Nord Africa inteso in senso ampio.
Allargato, come dice bene qualcuno. (Cascio fa una disamina breve ma nitida di questa realtà, che sta per ripetere dal palco…).
Si è mosso un qualcosa, ma in un quadro di
estrema difficoltà. Nemici esterni hanno
destabilizzato intere aree dove la Sicilia e
l’Italia cominciavano ad operare anche benino. Occorre contribuire a risanare la situazione politica e sociale di quegli stati,
trattare, collaborare alla loro crescita che
sarà senz’altro anche la nostra crescita.
Insomma, la Sicilia ponte nel Mediterraneo…
L’Isola più grande del Mediterraneo deve
farsi cerniera fra i paesi rivieraschi sia in termini di riduzione del fenomeno d’immigrazione, sia in relazione alla vocazione storico
culturale ed economica di coacervo di civiltà eterogenee, promuovendo, perché ne ha
vocazione, la multirazialità. Da qui migliori
condizioni sul terreno civile, culturale ed
anche economico.
Tu hai detto anche “più Sicilia nelle
istituzioni europee”.
Il dialogo fra le istituzioni europee e quelle
regionali e locali va potenziato. Si pensi all’accordo di partenariato sui fondi strutturali 2014-2020. Diamo voce alle aspettative
del territorio, delle imprese e dei cittadini…
Che cosa vuol dire più Europa per le
imprese e i cittadini?
L’intenzione è quella di contribuire all’istituzione di un osservatorio permanente circa le opportunità offerte direttamente dall’Europa a favore di imprese e cittadini.
Ti sei detto contrario al mercantilismo, ma il mercato ha le sue necessità, il suo scopo…
No, sono solo contrario ad un sistema rigi-
osservatorio
Quanto ci costa bere
Un tempo fu gratis. Lo era, almeno, per gli
“inquilini” come si chiamavano senza eccezioni, allora. Questi ricevevano in casa, senza motorini o autoclave, l’ acqua naturale
“di Scillato”, cioè del pregio di una minerale. Il padrone di casa la omaggiava loro e pagava la propria bolletta e quella di tutti, riscuotendo le pigioni. La proprietà privata
degli immobili non era strozzata fin quasi ad
azzerarla come oggi. Avere uno, 2 , 4, 6 “case” significava aver messo soldi da parte per
“la vecchiaia” e per … i figli, cui si lasciava
in dote un margine di sicurezza in più nella
vita. Ma tutto ciò venne superato dalla “morale moderna”. Oggi l’acqua si paga come
12
fosse vino, s’insegue il rubinetto aperto per
chiuderlo, la qualità dell’acqua fa schifo e
quasi nessuno la beve. I padroni di casa, se
l’inquilino è moroso e viene sfrattato, perde
mesi di fitto, trova bollette arretrate per migliaia di euro e paga puntualmente un’Irpef
mastodontica e l’Imu. Ah, dimenticavamo,
è responsabile della stabilità dell’edificio e
del restauro del Centro storico. Anche se –
ormai – diviene inevitabilmente più povero
dell’inquilino. Ed anche per sé paga bollette
esose. …E’ il nuovo che avanza.
Ma l’acqua è poca o molta?
Naturalmente gli ecologisti, i cultori della
crescita difficile e della decrescita felice (?)
sono lesti a credere che quanto sopra possa dipendere anche da una “obiettiva carenza di acqua”. Ecco una delle maxi panzane che i poteri fortissimi coltivano con
passione. La verità è che “per pura minchionaggine di programmazione” in quasi tutto il mondo, dal ricco Sud Africa a
gran parte dell’Europa e delle Americhe
(l’Italia da questi elenchi non manca mai)
si è affidato alla pioggia, romanticamente
ai bacini montani, la gran parte dell’approvvigionamento idrico. Così, con una
certa analogia con quanto avverrebbe se
ci affidassimo all’energia eolica e solare,
abbiamo quanto ci necessita quando meno ci serve. Perché l’acqua (come l’energia) non serve tanto e soltanto a scorrere
PolitiCA
damente mercantilistico. La solidarietà deve assolutamente far parte della nostra politica e deve essere incentivata.
Che cosa vuol dire parità fra i territori?
Chiaro. Se è vero che le imprese debbano
essere in condizioni di competere in modo
paritario con le altre del medesimo segmento, è altrettanto corretto e necessario che i
poteri pubblici garantiscano pari condizioni di partenza alle varie aziende. I territori
svantaggiati necessitano di politiche che assicurino loro pari condizioni di sviluppo…
L’insularità è stata motivo di gap…
Non dev’essere così. Occorre ottenere l’autorizzazione ad un sistema diversificato di
aiuti di stato, ma non solo. Anche attraverso
politiche europee attive e dirette, volte a
compensare stabilmente le difficoltà strutturali, cioè il mare e la distanza. I collegamenti vanno incentivati rendendoli più spediti ed economici.
La Sicilia si gioverebbe di capitali
esteri…
Fiscalità di vantaggio, aliquote differenziate
per le imposte, anche a favore delle imprese.
Perchè mai ciò che è consentito agli stati
non deve essere consentito ad una regione?
E l’Isola è grande quanto alcuni stati.
Si è parlato di quanto sia ingiusto
che alcuni territori siano stati presi
di mira da industrie inquinanti…
Già. Il principio è: chi inquina paghi. E’
giusto introdurre meccanismi di premialità
a favore dei territori che si scontrano con livelli di inquinamento maggiore in conseguenza di produzione, estrazione e raffinazione dei prodotti petroliferi, i cui vantaggi
finiscono altrove.
Francesco, una condizione basilare
per ciò che serve: la crescita, lo sviluppo.
Serve un’Europa che partecipi ai rischi d’impresa. Che la Banca europea per gli investimenti sia più presente nel rapporto con le
piccole imprese locali, attraverso l’utilizzo
di strumenti finanziari di garanzia e di partecipazione al capitale d’impresa ed assunzione di rischio, allorché le iniziative meritino attenzione. La scarsezza di liquidità penalizza oggi anche la Sicilia. Il ricorso al
credito è limitatissimo, spesso impossibile.
il colmo di orlando
Morire comunista
e sostituire Crocetta
Tutto cominciò appena 3 mesi dopo l’elezione, quando Orlando perse il personaggio cui più teneva, perché gli dava più lustro e credibilità. Era il vice sindaco ed assessore al bilancio Ugo Marchetti. Uomo di specchiata correttezza, non resse all’arrivo dell’estate e prima delle ferie d’agosto fece sapere che …se ne andava. Paragonammo quella defezione al ripudio di
grandi della storia dai loro tiranni: Socrate e Seneca che bevvero la cicuta,
ma prima ancora Zenone, che si strappò
la lingua, che riteneva inutile, tirandola in
faccia al proprio tiranno. L’ex generale
della Gdf era – nella sostanza – in disaccordo con Orlando per certe “assunzioni”
milionarie, in spregio alle disastrate casse
del Palazzo.
Ma le dimissioni sono continuate ed ora, a
parte strane celebrazioni, con le critiche
provenienti anche dagli alleati del Pd e la
volontà di passare ugualmente “con loro”,
sono arrivate anche le dimissioni di Pippo Russo, uno dei più noti consiglieri del
partito, che sta abbracciando le nuove
idee di Matteo Renzi. La verità è che, per
chi non ama Orlando, con le sue altalene
politiche, le conversioni fra un partito e
l’altro, nell’indifferenza fra le scelte morali
che le varie aree percorse – altrettanti territori, anche in tempi di ideologie, secondo alcuni, sfumate e men note – la speranza di un tonfo finale cresce. Orlando, come diciamo in altra parte di questo numero, procede – come Crocetta, che ora lui
vuol sostituire – da una crisi “para schizofrenica” all’altra. Da ambedue ci si aspetta tutto e il contrario di tutto, in un ondivago procedere umorale secondo una sindrome tipica. Passare da Crocetta ad Orlando significherebbe cascare dalla padella nella brace. Già sfiduciato un tempo
dal voto, il sindaco è tornato in una Palermo che 10 anni prima aveva lasciato
addirittura senz’acqua. Dopo quei 10
anni ha trovato una Palermo con un porto
(vedi anche accordo con Termini) e un aeroporto che prima neppure si sognava.
Con acqua a profusione. Con la Cala bonificata e riarredata, il Museo d’Arte Moderna e tutta Sant’Anna, restaurati, inaugurati e funzionanti. Poi, la fogna a Mondello, costruita di sana pianta e la vecchia
cancellata abbattuta. E i lavoratori? Assunti a bizzeffe prima della sua “partenza” e licenziati ora al suo ritorno… Questo sindaco non fa che suonare peggio di
prima vecchi spartiti demodè, mentre ben
pochi, solo i tifosi d’un tempo, dall’ideologia viscerale, ormai lo seguono. Del resto
sarebbe come aggiungere altra follia: mai
Palermo è caduta così in basso, mai è stata
così sporca, mai ha ottenuto così pochi risultati concreti. Per mesi non c’è stato un
solo impianto sportivo tecnicamente “agibile” in città. Mai si è dovuto pagare per
fare un po’ di sport come adesso e i ragazzi dei quartieri disagiati come Borgo Nuovo sono stati minacciati di sfratto dalle loro palestre fatiscenti… Il colmo è che, nel
frattempo, Palermo si candidava come
“candidata a città dello sport”. Si riferiva,
Orlando, al campionato dei rosanero?
Una postilla: la sola cosa positiva è che
Orlando, attaccando Crocetta da par suo,
senza neppure ritegno, ne evidenzia le
colpe. Un giorno lontano disse, se non ricordiamo male: “non voglio morire democristiano”. Il cavallo vincente, se fosse
stato bravo, gli passò accanto al tempo
della Rete e non gli saltò in groppa per
motivi di gelosia (aveva gente brava accanto). Adesso, nella rete ci sta finendo
lui: quella del Pd.
osservatorio
in casa. Serve per usi di produzione (irrigui, industriali). Perciò si consuma tanto
più quanto meno ne piova, allorché i bacini montani non si riempiono. Il prezioso
liquido andrebbe approvvigionato, prendendolo al contempo da “tutte le fonti
possibili”. E in Italia (persino in Sicilia)
c’è n’è tanta in molte parti che sorge dalla
roccia, che sta nei pozzi e va perduta, ci
sono fiumi e laghi che potrebbero essere
utilizzati. Così come, per avere non solo le
1000 unità di energia che ci sono indispensabili, ma le 2000 che ci sarebbero
utili, occorre affidarsi in contemporanea
al nucleare, al metano, al petrolio e, fra le
rinnovabili, alla sola fonte di una certa serietà, l’idroelettrica. Per l’acqua ci sono
anche i dissalatori: prima della guerra la
Mogadiscio italiana (con la tecnologia di
allora) beveva da un dissalatore…
La dinamica dell’energia
Sorge spontaneo qui ripetere in sintesi la
“lezioncina” sull’approvvigionamento
d’energia e relativa produzione. Perché su
pochi temi si son dette tante corbellerie e
tante menzogne. Motivo? Il business è ancora maggiore di quello dell’acqua che
non …ci sarebbe. La gente comune ha
un’immagine della corrente elettrica simile a quella che l’alternatore produce nelle
auto e immagazzina nella batteria. Niente di questo per …l’energia. In auto si uti-
lizza corrente continua, a casa e nelle fabbriche giunge quella alternata: non ci sono batterie che possano accumularla sebbene vogliano inventarle. Risultato: occorre produrla al momento. C’è di peggio: il problema della fornitura d’energia
elettrica è quello di fronteggiare i “picchi”
di consumo”. Essi si concentrano in certe
ore del giorno che oscillano secondo le
stagioni. Basti pensare ai problemi di riscaldamento la mattina e la sera d’inverno e di raffreddamento (frigo e condizionatori) nella canicola d’estate. Frattanto,
occorrerebbe avere una visione più ampia: la richiesta d’energia per le industrie,
per la trazione… Energia al mondo moderno ne serve comunque tantissima. …Gli >
13
PolitiCA
Perché non si traggono le conclusioni dai maggiori delitti della Prima repubblica
Quelle vittime troppo eccellenti
Ci volevano le parole di Enrico Rossi,
ispettore di polizia in pensione, per sentir affermare dalla viva fonte la connivenza fra lo
Stato con la esse maiuscola – cioè i suoi
massimi organi – ed i più inconfessabili fatti
di cronaca dei decenni della prima repubblica, gli anni del famoso “centro sinistra”
che qualcuno rimpiange…
Rossi ha denunciato che due uomini dei
“servizi” protessero (materialmente) le BR
che rapirono Aldo Moro. Uomini dei servizi proteggevano anche il covo di via Fani.
Nel corso del rapimento i due agenti dei
servizi erano su una moto di marca Honda.
Riferimenti precisi, apparentemente superflui, arricchiscono quindi di verità la testimonianza. Ci vien da pensare alle morti di
certi magistrati e commissari, ma soprattutto le due morti certamente connesse di Falcone e Borsellino. Gli “attentatoni”.
Ci tornano in mente certe parole del giudice Ajala che riferì un pensiero espresso
da Giovanni Falcone in un momento di scoramento: “ci troviamo di fronte ad un nemico molto potente e molto astuto”. Quanto
era potente questo nemico e quanto era
astuto? Si tratta solo di un nemico interno o
una piovra con tentacoli che giungono oltre
confine? Certo, in quei drammatici giorni
non si limitava – ed a Palermo ci fu chi lo
disse subito e in tanti lo affermano adesso –
alle “bande” di Riina e Provenzano. La potenza è maggiore. Le bande furono quelle
che si occuparono di …eseguire. Ah ecco:
esecuzione, la terribile parola che più volte è
circolata. Poi ci sono altri casi, fra cui spiccano quelli di Ilaria Alpi, la giornalista
“morta” in Somalia e Carlo Palermo vivo per miracolo e (finalmente?) neutralizzato come giudice/poliziotto. Tanto per accennare, si sa con un’approssimazione ben
prossima alla certezza che erano due “ostinati” nel loro mestiere. Proprio come Falcone e Borsellino. Anche per la Alpi tanto
s’era saputo e capito subito, ma poi venne
anche peggiore. Un dossier –
come poi ha raccontato lui stesso – che si arricchiva sempre
più denunciava che, sul mercato “ufficiale” delle armi con
i paesi poveri del terzo mondo, i servizi segreti accettassero (per conto dell’Italia) una
singolare moneta di altissimo
valore: morfina base ed eroina pura.
Per quanto alti siano i numeri
– in denaro – di una mafia o
peggio una camorra e una
‘ndrangheta, che hanno alzato “troppo” la cresta, ben alIlaria Alpi. In basso Gaspare Pisciotta e Salvatore Giuliano
tra potenza ha la fonte decisionale centrale e potrebbe averla certo la
forza dello Stato. Una forza che “un certo
tipo di statalismo” vuole da tempo usare a
fini propri. Né saranno due ex “campieri”
con la coppola a manovrare le leve di tutto
ciò. Per sapere chi fossero, in quei tempi,
certamente ancor più bui dei nostri, i responsabili in Italia basti controllare negli annali (recenti) chi governasse. Vogliono farci
entrare chi allora era all’opposizione e non
a contatto con le leve del potere… “Desecretiamo”, dicono Renzi, Boldrini e
fuori un raro pentito della ‘ndrangheta. Il Grasso: lo facciano dunque, ma sul senome? Francesco Fonti. Vedete da quan- rio. Anche perché sorge sempre più il soto la mafia calabra si occupa di questo busi- spetto che Gaspare Pisciotta, il “luogoteness? La Alpi assieme al collega Miran nente” di Giuliano decretò la propria conHrovatin, morì a Mogadiscio il 20 marzo danna (caffé avvelenato all’Ucciardone)
1994! Il dubbio, ben poco amltetico suona gridando da dietro le sbarre al processo di
strano: Bosaso o non Bosaso? Trattasi di una Viterbo: “Siamo un corpo solo: banditi,
cittadina somala dove (è Fonti che parla) polizia e mafia, come il padre, il figlio e lo
“…noi della ‘ndrangheta portavamo i rifiuti spirito santo”. Il giudizio verteva sulla
radioattivi appena nascosti nelle pieghe d’un strage di Portella, considerata da un gran
vallone e lì le truppe italiane voltavano la numero di siciliani ed ora in tutta Italia
faccia”. C’è di tutto: rivelatori raggi che “la prima strage di stato”. Ma per sapere
“cantano” in quei luoghi, i nomi delle vec- se lo Stato sia in grado di debellare tutto
chie carrette del mare che navigavano fino ciò e delinquere anch’esso un po’ meno,
basti pensare a come – quando ha voluto
all’ex colonia, gli articoli dell’inviata…
Carlo Palermo si “incaponì” in un’indagine – ha dato una forte batosta alle Br…
osservatorio
> agricoltori siciliani ne reclamano tanta e a
buon mercato per le loro serre. Quanto ai
picchi, si pensi che la notte le centrali termoelettriche non possono essere spente
(fornaci) e continuano a produrre sempre,
anche se di meno. Di notte la luce si perde. Importa se soffia il vento? Ebbene,
tornando all’idroelettrica, di notte, l’acqua che era scesa nel bacino di sotto, producendo energia nell’attimo dei picchi,
viene “ripompata” in alto a spese dell’energia delle termoelettriche per riutilizzarla
all’ora giusta. Serve, dunque, che mentre
l’acqua genera energia a comando stiamo
ad aspettare il sole per produrne e, magari, il cielo è coperto ed è allora che serve
calore? Tornando al vento: chi conosce la
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storia al punto da sapere che le navi a vela
stavano anche 3 o 4 giorni alle viste di Palermo senza poter arrivare in porto, durante le non rare bonacce? Nella realtà
meno nota tutto il territorio (nella modernità anche siciliana) viene servito da più
centrali insieme (in rete), per evitare cali
di tensione e black out. Ogni altro commento (ce ne sarebbero) è superfluo.
Ma la max energia resta nel nucleo
Non occorre, però, andare lontano per
trovare la massima fonte d’energia. Se
parliamo di sperimentazione e invenzione, riflettiamo sul dato che l’energia infinitamente più forte è nel nucleo di ogni
atomo di “tutta” la materia che ci circonda. Finalmente la cronaca, solitamente
menagrama, ha fatto emergere che il Sole, la stella che – pur nana e gialla – ci tiene in vita da sempre e tanto ancora ha da
fare è …una enorme (per noi formiche)
centrale nucleare. Il Sole, infatti, non brucia, ma alimenta continuamente il proprio calore con una continua reazione nucleare. Se “bruciasse si sarebbe spento da
tempo”. Ma quest’ultimo ragionamento è
meramente ipotetico: non può …bruciare. La forza di aggregazione dei protoni
all’interno del nucleo è enorme. Per chi
non lo sapesse, è piccola nell’uranio e nelle altre “sostanze fissili”, mentre è ben
più alta nella materia comune. Per questo
PolitiCA
Stato mafia:
il patto
è di ferro?
“Giustificazionista”: fra i neologismi,
spesso inutili, che ci tocca ascoltare, a
volte sopportare, ne creiamo uno che indichi ciò che “non vorremmo” mai essere. In testa è la nostra religione (Perché
non possiamo non dirci cristiani titolò
bene B.Croce che per il resto condividiamo poco) ad indicarci traguardi altissimi, quasi irraggiungibili, neppure con
ottimismo e al traguardo finale della storia (vedi qui l’articolo sui Quattro Papi):
di fronte al Male non dobbiamo arrenderci. Il Male non dobbiamo ammetterlo. Ma, continuando a seguire chi di morale “se ne intende”, i Vangeli lasciano
intravedere alcuni principi difficili e sublimi come la tolleranza e il perdono, oltre – ovviamente – ad una “condicio” ricorrente e necessaria come il pentimento. Ma occorre, intendiamoci, pretendere il massimo da noi e tollerare il massimo negli altri.
E adesso veniamo al dunque: non si ottiene che poca cosa in un giorno, un anno, una vita sul terreno della morale pura. Proprio questo è l’errore dell’idealismo platonico, ripreso quasi in blocco
dalla Rivoluzione francese. E ne costituì
il limite atroce come una sofferenza. Fu
un altrettanto limite invalicabile per il
romanticismo e per il marxismo. Tutti
somatizzavano in modo differente la stessa malattia.
Ora, per quale mattana, in tutto il mondo la questura viene a patti con la malavita e lo stesso fa il potere statale in più
alto loco, mentre proprio in Italia ciò
non dovrebbe avvenire e dovremmo poter guarire questo Male proprio adesso?
E’ logico che non ne abbiamo alcuna
(cioè nessuna) possibilità. Oggi lo Stato
non riesce neppure a salvare la faccia,
ma una consapevolezza generalizzata
del problema equivarrebbe ad una auspicabile maturazione.
Scaramacai
Mancata crescita
venti di guerra e …gonzi
Venti di guerra nel mondo: Asia, soprattutto Africa, ma queste “sembrano”
lontane. Ora il Mar Nero: la Crimea diviene l’oggetto – non troppo oscuro – del
desiderio. Come qualcuno ha notato avvenga per le guerre, gli avversari sono d’accordo solo su un punto: vogliono la stessa cosa… Perché non c’è dubbio che l’arretramento definitivo della Russia da quell’importante (da sempre) avamposto sul
Mar Nero e, sul Mediterraneo, significherebbe un’occupazione da parte di un alleato (Ucraina “democratica”) con gli Usa e un susseguente ingresso nella Nato…
Dietro tutto questo, non mere “antipatie” come insegnavano certi nostri libri di
storia, ma i troppi interessi economici di una potenza come la Russia e di una rivale
come gli Usa. Nel mezzo un “giocattolo” non da nulla e che come tale non dovrebbe certo farsi trattare: l’Europa.
Ma, se ci chiedessimo chi da decenni ostacola la vera ripresa, ci soffermeremmo su
2 osservazioni.
La prima è che un boom come quello degli anni 60, 70 (compresi) e 80, con la tecnologia a 360 gradi, l’elettronica, il web, la globalizzazione, addirittura la mondializzazione, creerebbe grandi problemi di “controllo” degli equilibri costituiti. Porrebbe problemi di ordine politico e anche socio morale, obiettivamente non indifferenti. Nasce così l’oscura “cordata” che affossa tutto, cui assistiamo attoniti e
cui sfugge il “vecchio” terzo mondo, il quale avrebbe la chance – perché il colmo è
che ci mettono anche in guardia, forse per scoraggiarci di più – di trasformare
l’Occidente benestante nella parte povera del mondo. Fra coloro che trattengono
la crescita per la giacca e il paletot scriviamo pure: massimi gruppi finanziari (in
pratica tutto il potere bancario), con essi i primi vassalli d’oltre oceano – apparenti
dominatori del mondo (Usa) – e infine i “poveri gonzi” delle associazioni che credono nell’orto di quartiere e nella …decrescita felice. Mete non tanto sconsigliabili
quanto “inesistenti”. (Politics)
osservatorio
le centrali funzionano ad uranio, plutonio
etc Nel giorno in cui l’uomo riuscirà a
colpire l’atomo qualunque tanto da suscitare nella materia comune la reazione catena sarà decisivo. Quel giorno non è lontano. La fissione nucleare è appena stata
ottenuta in America…
L’Italia e i nemici del progresso
Anche l’Italia, ancora una volta, nonostante il ritardo e le balorde bocciature
ideologiche del nucleare, non è – quanto a
pura sperimentazione avanzata – l’ultima
della classe. Il fatto che il ricercatore dell’Ansaldo nucleare Roberto Adinolfi sia
stato gambizzato parla chiaro. Credete
che sia stato un semplice ecologista ideologico a sparare i colpi o ritenete più probabile che siano stati …quelli del petrolio?
Credete che la giornata ai black bloks,che
vanno a fare la “rivoluzione” contro la
Tav, gliela paghino i valligiani? O gliela
pagano “quelli della Baviera che vogliono
che la ferrovia (non parte da Lione ma da
Lisbona e non giunge a Torino ma giungerà a Pechino) passi da casa loro?
Quella “nota” al Cardinale
Nella nota indirizzata a Sua Eminenza il
Card. Paolo Romeo, si chiede: “il sostegno e la preghiera della Chiesa … in difesa di quella cellula primordiale, della chie-
sa e della società, che è la famiglia. …Chiediamo che aumenti in tutti la consapevolezza della posta in gioco”. Nell’attacco
alla famiglia vi è il tentativo di “…distruggere l’immagine di Dio, cioè l’uomo e la
donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra”, come scrisse l’allora cardinale Bergoglio,
oggi Papa Francesco I”. …Sembrano parole del Cardinale stesso ai palermitani,
ma non è così. Questa è, appunto, una
nota inviata all’alto prelato da un gruppo
di fedeli della città, scontenti di certe “precisazioni e annotazioni” di Sua Eminenza
sull’interpretazione della fede e della vita
in chiave più “moderna” e diversa da alcuni messaggi fondamentali ereditati dal >
15
VAtiCAno
Una guerra senza quartiere è in atto contro chi predica la pace
la roma dei Papi e i suoi odi
Da un paio di numeri abbiamo quasi sospeso i nostri articoli – a volte profondi
(secondo noi), a volte accorati – sulla religione. Siamo convinti che al cattolicesimo
non si adatti certo il verso di Lucrezio sulla religione del suo tempo “...Tantum religio potuit suadere malorum – a conclusione de Il sacrificio di Efigenia”. Ma certamente, oggi non manca chi la pensi così. Sono coloro che si professano atei convinti e, per di più, sono anche avversatori accaniti – a volte – della religione
nel suo insieme. Frattanto è significativo,
come altrove notammo, che il “nemico”
degli atei sia il Cattolicesimo. Motivo
ovvio: è la religione per eccellenza nel
mondo. Questo, però, non è il tema, né
qui vogliamo smentire gli atei spontanei:
è impossibile con un solo breve discorso.
O meglio, sono miracoli che riescono, talvolta, ai santi o personalmente a Gesù, il
Santo per eccellenza ed antonomasia.
Ciò che maggiormente ribadiamo adesso
è la presenza di una “guerra senza quartiere” contro la Chiesa Romana, dalla
quale essa si difende, a tratti con enormi
successi, a tratti con evidenti sconfitte. I
grandi nemici della religione reagiscono,
spesso subdolamente, con tanta maggior
ferocia quanto più è la forza della religione stessa, la sua capacità di conquistare e
trascinare le masse… Vengono comunicate – anche – notizie false sulla sua diffusione. Perché il problema della “anti religione” è che il Cristianesimo di Roma
risulta negli ultimi decenni assolutamente
vincente nei “paesi terzi”, cioè in quella
enorme riserva del Mondo che sono i territori e le nazioni in crescita delle zone già
in totale o parziale sottosviluppo. Proprio
perché partono da posizioni di gap, essi
crescono solitamente a 2 cifre… Una
ovvia controtendenza per ciò che indichiamo come “la crisi”.
Papa Francesco
Papa Benedetto XVI
Premesso quanto sopra, non è tanto
il problema di “coloro che non credono”
l’aspetto difficile della realtà presente. La
Chiesa Romana viene aggredita da forze
avverse che ne temono la capacità di persuasione, quella di trascinare le masse e –
quindi – la potenza politica. Una nemica
inequivocabile della Chiesa, della quale si
servono anche altre forze è certo la massoneria.
L’aspetto teologico
Forse, un elemento da chiarire subito – e
non lo si fa abbastanza per svariati motivi
– è la natura del male. Questo – il Male
con la emme maiuscola – ben identificato
idealmente ed anche materialmente (dalla religione) con il diavolo, costituisce uno
dei due “scogli” maggiori che incontra la
“barca” della fede individuale lungo il
mare o il fiume della vita. L’altro è la Libertà. Molti dubbi vertono sul perché
del Male nel mondo. Tanti altri su questi
due misteri che la ragione e la stessa religione, comunemente intesa, vorrebbero
dominato da un Dio Onnisciente e Onnipotente per primaria definizione. Ciò come la ragione umana intende scienza e
potenza con il suo costante atteggiamento “deomorfo”.
Parliamo di questi due “problemi dell’anima”, perché attorno a questi dubbi
umani ruota una doppia serie di falsi sillogismi, cioè improvvisate conclusioni ed
asserzioni, corrette nell’iter, ma false perché falsi sono i dati di cui l’iter si compone. Ciò è facile avvenga, per chi mistifica
il ragionamento, anche perché la mentalità “idealistica”, troppo frequente nella
società, viene rinfocolata da tempi lontani e vicini e finisce spontaneamente o
proditoriamente per allontanare le menti di tante persone dalla “retta via”.
Ritornano gli accorati versi di Dante: Oh
insensate cure dei mortali, quanto son di-
zione, l’aggiunta di quote di nuova tecnologia ha contribuito in ogni settore, dall’industria all’artigianato fino all’agricoltura etc all’era del benessere generalizzato dell’Occidente così si chiamava allora). Il fatto è che ogni aggiunta di ricchezza, ogni risparmio ad ogni livello si
ripercuote, sia pure in percentuale variabile, a tutta la società: ai ricchi ed ai poveri. Alla “dismissione” di certi job (mansioni) subentra la nascita di nuovi job in
settori vicini o assolutamente differenti:
turismo, tempo libero, sport, call center,
ma anche quanto di più semplice dagli
ascensori ai condizionatori, dai frigoriferi alle lavatrici, dai programmatori di
software ai riparatori di hardware… Pos-
sibile che ancora si ritiene che la crescita
dell’elettronica o del web possa nuocere
al sistema provocando diminuzione dei
posti di lavoro, perché limita il lavoro e la
presenza di impiegati e ragionieri? Nasceranno nuovi impieghi nella realtà in
divenire (trend) di un mondo imminente
che non sarà uguale a quello di oggi. Si
andrà – superando la crisi del breve termine – verso pensioni più giovanili (come si era iniziato a fare) ed al reddito di
cittadinanza (che già è in uso in buona
parte d’Europa), perché la maggior ricchezza prodotta da tutto l’ambito lavorativo si riversa necessariamente sull’intera
scala sociale. Avviene così da secoli ormai.
osservatorio
> vecchio e dal nuovo Testamento. Del resto
certi tentativi di “innovazione” offendono
quello che giuridicamente è definito “diritto naturale”. Mentre gli insegnamenti tradizionali della Chiesa risultano perfettamente in linea con le conquiste morali e civili della società attraverso i secoli.
Posti di lavoro vecchi e nuovi
All’inizio fu l’automazione nelle filande,
nelle tipografie, nelle lavanderie. Poi venne la produzione in serie. Apparvero le
macchine per scrivere. Si temette che i lavoratori fossero condannati ad avere meno lavoro e più fame. Dovrebbe esser chiaro che la modernizzazione della produ-
16
VAtiCAno
ierni avversari
Papa Giovanni Paolo II
Papa Giovanni XXIII
fettosi i sillogismi, quei che ti fanno in basso batter l’ale! Il Sommo poeta aveva – come spesso avviene – ragione da vendere.
Il Male – occorre chiarirlo, ma i predicatori, pur sapendolo, glissano colpevolmente perché temono questo concetto –
esiste nel mondo dal tempo della creazione. Adamo stesso non poteva “sceglierlo”
se non ci fosse stato… Se, dunque, ci chiediamo perché Dio abbia creato il mondo, la risposta teologicamente più corretta si sdoppia: nella sua infinita bontà voleva mettere degli esseri viventi e pensanti
“a parte” della bellezza e della bontà che
aveva in sé, dall’altra volle migliorare ulteriormente se stesso. In questo processo di
creazione, i suoi figli, cioè le creature, con
la razza umana nettamente in testa, è chiamata a collaborare per la vittoria del
bene sul male. Ma che cos’è, dunque il
Male e come si manifesta: peccato, errore,
ignoranza, catastrofe, malattia. Tutte le
imperfezioni che notiamo intorno a noi,
nella natura, nella cronaca e nella storia
sono “il Male”! Contro di esse l’umanità
proba lotta con l’aiuto di Dio per vincere
la “partita della Storia” . Premio: la visione della Natura in questa Terra, la visione
di Dio nell’altra vita. Sono sogni? Per fede
o con l’aiuto della ragione e della fede
stessa miriadi di persone ci hanno creduto, ci credono e ci crederanno con la dovuta fatica.
E la libertà? Essa è, fra gli altri, uno dei
doni di Dio… La libertà va vista sotto due
aspetti: anzitutto il libero arbitrio in cui
l’individuo può scegliere fra la via a volte
facile del male e delle tentazioni o quella
del bene e della morale. Il secondo aspetto
riguarda la libertà in cui l’uomo ha il diritto di vivere. Tale libertà è fra le conseguenze della prima: niente, né il prossimo
(il vicino), né chi è più lontano, ad esempio lo stato deve prevaricare l’individuo
nelle sue scelte fino a reprimere la sua libertà d’azione e di creazione.
Gli aspetti politici
Da quest’ultimo concetto consegue la inconciliabilità assoluta fra la religione cattolica, quella cristiana in genere,
ma anche le altre religioni – abramiche in
testa – e forme di “statalismo”, quali il
social comunismo. Da qui anche la chiusura delle Chiese, la persecuzione contro
gli Ebrei e i Musulmani da parte di stati
come quelli nazisti e comunisti. L’Islam
era apparentemente scomparso dall’Urss,
ma è ricomparso immediatamente a partire dai territori lungo il Mar Nero al momento della sua caduta…
Inoltre le forme note di statalismo ritengono di risolvere “tutto” il problema morale con espedienti “laici” e normativi, sostituendo “addirittura in meglio” la religione... Essa è interiorità, la legge, invece,
non può tener conto altro che della esteriorità dei comportamenti: le due sfere si
sovrappongono solo parzialmente e male.
Se, infine, ci chiedessimo, come erroneamente fanno molti, se Gesù fosse per
caso una sorta di socialista inconsapevole,
la risposta è assolutamente: “no”. Il Gesù
dei Vangeli fornisce una molteplicità di
insegnamenti, esempi pratici, si esprime
con piccole parabole per insegnare agli
uomini come seguire la retta via ed indicare la fede nella resurrezione e nell’altra
vita. In Paradiso si va (o non si va) da
soli, non per gruppo sociale, non per successo sindacale. La sola Unità (parola cara al socialismo) è in Dio. Il mondo è solo
molteplicità di insidie del Male e molteplicità di doni del Bene, buoni propositi e buoni rimedi. Gesù, il più Santo dei
santi, è il più liberale dei liberali. Il cattocomunismo, come chiarirono Giovanni,
Paolo e Giovanni Paolo II, è illogico. A
Francesco certe cronache fanno dire ciò
che non dice… Ma mon verrà mai un Papa che dirà sostanzialmente il contrario
delle Sacre scritture, anche se i papi, extra
cathedra (santi compresi ) possono sbagliare, peccare, tanto è vero che hanno un
confessore .
Germano Scargiali
osservatorio
Il no allo sport quanto danno fa
La scriteriata politica di Lombardo e Crocetta non ha fatto che togliere soldi allo
sport. Un settore – per inciso – che stava
molto a cuore a Cuffaro. Ogni giorno che
passa ci si accorge che “Totò” è stato il
miglior presidente che la Sicilia abbia
avuto da tanti decenni a questa parte. Approvava la finanziaria tempestivamente,
quando va approvata, cioè con quasi un
anno di anticipo su Lombardo e oltre un
anno su Crocetta. Quest’ultimo, in pratica, non ne ha una. Ma i media lo coprono
e in tanti cascano nella sua rete demagogica che tiene su con una faccia tosta degna di miglior causa, continuando ad at-
teggiarsi a …moralizzatore. E’ l’esatto
contrario, per il mancato varo della finanziaria e la relativa bocciatura del Commissario dello Stato. Lo sport siciliano
langue e con esso la salute morale e fisica
di giovani e meno giovani. Ma langue anche l’incentivo al turismo (sport fa binomio con turismo, se ne accorge anche la
Stancheris, solo che lo annunzia come
una scoperta, quasi fosse una novità, senza chiedersi come mai il suo assessorato
sia dedicato ad ambedue i temi da sempre) con relative ricadute negative. Ne
soffre anche l’occupazione. Perché si sperava che uno sviluppo delle attività sportive – che si continua ad attendere nella società a venire – creasse i tanti posti di la- >
17
eConoMiA
A
Un giorno un figlio abbraccia felice il papà e poi ecco 80 euro…
Che bello! Sono disoccupato!
Nell’Italia dei ridicoli “non sense”,
cioè nell’odierno paese in cui viviamo,
anzi nella realtà in cui ci hanno costretti
– tutti – a vivere, un giorno un figlio quasi 30enne apre con aria felice la porta di
casa di cui – data l’età – ha la chiave.
“Papà – dice raggiante – sono disoccupato”.
Che cosa può mai significare questa scena nel paese senza senso? Che cosa ha di possibile? Perché si è verificata?
Ve lo spieghiamo prima in modo
generico e poi più specifico. In
Italia – ma tanti di voi lo sanno
già – si può essere così poveri da
non aver diritto di essere considerati poveri. E solo i poveri per definizione vengono aiutati. Ecco
che, per essere considerato “degno” della cosiddetta “disoccupazione”, cioè di quell’assegno
che toccava a chi era “a spasso”,
occorre prima aver lavorato per
un certo tempo. Quel figlio di quel
tal padre era contento per questo: per la prima volta in vita sua
era riuscito a lavorare quel tanto
che basti oggi per essere etichettato come “disoccupato” ufficiale.
Nel settore delle imposte, degli sgravi, degli assegni di famiglia etc, di tali situazioni (non sensi) se ne incontrano a iosa. Ogni giorno
più italiani se ne accorgono: vanno dal
consulente o al Caf, fanno anticamera,
(“dicono, odono e poi son giù volti” –
vedi Dante e i dannati al cospetto del
traghettatore Caronte). L’esperto spiega, infatti, che nel caso loro, purtroppo
non si applica il tal vantaggio: non sono
né così poveri, né abbastanza poco ricchi…
“Ma tu che Caf hai scelto?” Chiede
l’amica all’altra amica. Sono gli odierni discorsi al giardinetto, dove si portano i bimbi cui si è comprato un lollipop. Più di un caramelloso lecca-lecca,
con il cono che costa più di una bistecca…
La medesima situazione si verifica con
i famosi 80 euro in più. Anche stavolta, in tanti avevano aperto allegri la
porta di casa…
“Hai sentito – avevano detto – ma sì
suno, tranne le raccomandate dell’esattoria… Ahi, ahi, ahi, non le avessero
mai avute attorno: niente 80 euro. Proprietari di case? Crucifige! Crucifige!
E così avviene per un’altra serie variegata, frastagliata, differenziata di casi:
lavorate in due? No: solo per i single.
Ma non si ferma qui, la legge è “ben fatta”, ben costrutta, come non mai, ha
norme d’attuazione, ma prima ancora
commi e paragrafi, capoversi e spiega-
me lo ha riferito un amico che non sbaglia mai. Ottanta euro in più al mese
per tutti”. “Che vuol dire, anche a nostro figlio che al call center ne guadagna poche centinaia?” “No: e che è uno
statale?” “Ah, certo, certo…”. Poi i due
coniugi vengono a sapere che sono i felici protagonisti della nota canzoncina.
Ricordate: “…una casettina, di periferia…” Ma sì, quelle due camere e cucina, le dolci mura domestiche dentro le
quali c’è la tv e non può disturbarli nes-
zioni autentiche, dottrinali e giurisprudenziali. Infine, codicilli, postille e altre
appendici. Oddio, ce ne fosse una, dico
una, che allarga le maglie e dice: ma sì,
gli 80 euro vanno anche a te. Ci siamo
capiti: non abbiamo trovato un solo caso pratico di un soggetto cui questa prebenda finisse in tasca. Gli 80 euro, mettiamocelo in testa, sono stati attentamente concepiti per non darli a nessuno!
Scaramacai
osservatorio
> voro. Danni da tutte le parti, insomma.
Ma questa non è che una delle mille, anzi
di più, assurde discrepanze di una serie di
errori madornali che partono anche dai
governi centrali a Roma.
Buono al Nord pioggia al Sud
L’Italia è forse l’ultima della classe nel farsi pubblicità. Sarà perché gli italiani sanno
d’essere tanto amati all’estero da non necessitarne... Ciò, però, nuoce ai nostri prodotti, dal vino al prodotto turistico, dall’automobile ai sali potassici (un tempo un
vanto nazionale). La Sicilia, per di più, è
l’ultima della classe fra le regioni italiane.
Abbiamo il miglior pecorino, ma la Sar-
18
degna ci fa
a pezzi. Abbiamo le migliori arance e ci sorpassano da
tutto il mondo. Non parliamo del
Marsala, il
vino forte
che non si
trova negli
scaffali neppure a Palermo, per non dire a Londra, dove il Principe Carlo ne ha volute un po’ di bottiglie
ad ordinazione diretta… Credete che si
sia scatenata una campagna per venderne
a bizzeffe in GB? Ma no, tanto i vinificatori marsalesi la Bmw già ce l’hanno. Poi
viene …il tempo. Quello che fa e gli inglesi lo chiamano weather. Prima di questa
Pasqua i “media – opinion leader” erano
scatenati. Come in altre occasioni i “satelliti” parlavano chiaro e dicevano unanimemente: “buono al Nord pioggia al Sud”.
E’ stato puntualmente l’esatto contrario,
ma qualcuno ha “sbagliato” viaggio. Prepariamoci all’estate: quando non potranno dire che il cielo si oscura a Palermo e a
Catania, parleranno di 42 gradi all’ombra
e sarà una menzogna. Difendetevi, Italiani! Difendiamoci, Siciliani!
eConoMiA
ne giungono 400 al porto sulla piccola nave libra: saranno smistati
Migranti anche a Palermo
“Non bastava a fame nostra ci voleva pure
‘a vostra”. Questa battuta inserita anche in
una canzoncina satirica al tempo delle “colonie” era errata e stupida allora e lo è tuttora, mutate le circostanze storiche e di fatto. Qualcuno avrà pensato la battuta o il
concetto all’arrivo dei 400 clandestini, raccolti fra mare e terra dalla Nave Libra,
una delle 4 gemelle della Classe Cassiopea
o Costellazioni, nate al servizio della Marina mercantile con scopi di pattugliamento
e antinquinamento nei primi anni 80. Militarmente già quasi una piccola vecchia tinozza. La comandante Catia Pellegrino, 37
anni, è il primo capitano di nave militare
donna della Marina italiana.
Loro, i 400 migranti, sono lì acquattati,
per la maggior parte “all’indiana” sul ponte
porta elicotteri, tranquilli come scolaretti
tenuti a bada da un insegnante severo. Al
posto di questo, due o tre marinai girano loro intorno, chiusi in una leggera tuta bianca
e con una vistosa mascherina anti contagio.
Senza mezzi visibili di difesa personale o di
offesa. Non è la prima volta, ma sembra sia
la seconda che ne giungano nel capoluogo
isolano. I Fenici, ai tempi, dovettero faticare
per scoprire le bellezze e la dolcezza di questa “conca” ridossata dal maestrale “dietro
quel piccolo continente” circondato dal
mare…
Le mascherine, di ogni tipo e foggia, stamani hanno un ruolo da protagoniste. Qualcuno le “indossa” anche in banchina nel
pieno sole palermitano, mentre tira una
leggera brezza “termica”. Evidenti condizioni – data la distanza – assolutamente anti contagio… Ormai in un sol giorno di
queste “anime”, come vengono definite, ne
giungono in Sicilia anche più di 1000, 2000
e oltre. I 400 della Nave Libra hanno dovuto aspettare 48 ore: non si sapeva dove
destinarli, chi li avrebbe “presi” o, se preferite, accolti, sia pure “di passaggio”.
Non che il problema sia già così grande –
ma sembra possa diventarlo presto, se non
si provvederà in altro modo – da rendere
introvabili i luoghi d’accoglienza. I poveri
sono “una cartella di rendita” come gli
ignoranti secondo Edoardo De Filippo. Enti e ospizi saranno ben lieti di averne assegnati un po’.
Il Cardinal Romeo sta lì, largo come una
corazzata, ad aspettare sotto il sole l’arrivo.
Rappresenta la Charitas. La nave non ha
fretta, entra finalmente in porto, ma questo
è niente rispetto al tempo per lo sbarco e
molti – giornalisti e curiosi – se ne andranno prima del tempo. Non i rappresentanti
dei vari corpi di volontariato e assistenza
con le loro tre o quattro ambulanze. “Ohimé” tutto il problema si riduce solo ad una
donna incinta e l’accoglienza se la cava facendola scendere a terra in anticipo. Poi,
per prime vengono giù dalla passerella le
donne e i bambini. La gente guarda un po’
Il capitano Catia Pellegrino
La Nave appare
I migranti sul ponte elicotteri altri erano sotto coperta.jpg
attonita, qualcuno avrebbe forse applaudito
ma nessuno osa iniziare: sono eleganti, fiere, più che tranquille, in costume tradizionale africano.
L’arrivo dei migranti va assolutamente regolamentato, frenato, curato intervenendo
in Africa e in tutto il “Terzo Mondo”. O è
l’ex terzo mondo? L’India è da pochi giorni
la terza potenza mondiale. Il Brasile è sulla
buona strada. La radio la mattina stessa
aveva detto: “attenti al Brasile”. Ma anche
l’Africa, laddove si organizza, cresce a 2 cifre. Siamo in 2 o giù di lì a capire da dove si
fotografa: vado dietro un container e trovo
Elio Puglia. Non è un caso. Da lì sono vicinissimo: che faccio, li saluto? O magari mi
prenderanno in giro… Magari tirano fuori
anche la loro macchina fotografica e fotografano me con la mia ingenuità…
Poi due, tre, quattro sorridono un po’ e scuotono la mano. Da buon italiano mi affretto
a rispondere con un altro sorriso. Che cosa
hanno i miei occhi? Li tocco: erano umidi.
Scaramacai
Prudenza sanitaria contro scabbia e aids
19
AttUAlitA’
Progettato e costruito velocemente negli anni attorno al 150 a.C.
l’acquedotto Marcio di roma
“Lavori all’acquedotto Marcio: possibili
stop acqua nella capitale e in 11 comuni laziali” titolava “Il Messaggero di Roma” del
12/02/2014. Potrebbe sembrare uno scherzo o un gioco di parole, invece lo storico
acquedotto si chiama proprio così ma non
perché è ridotto male come lo è in realtà,
bensì per merito del pretore Marcio da cui
l’acquedotto prese il nome (140 a. c. circa).
Interessanti storie circondano l’antica Roma, quella pre Imperiale dove miti, leggende e storie di numi si sommano in un
continuum che sembra superare lo spazio
tempo di una civiltà essenzialmente contadina ma dotata di intelletto sommante
culture provenienti dal resto del mondo.
Dal resto di un mondo che da lì al breve
giro di un secolo dominerà per 1000 anni!
I romani dell’epoca di acqua ne avevano
in abbondanza, tra il Tevere e i suoi affluenti non ce n’era di scarsità e allora,
perché costruire acquedotti? Una strana
parola che troverà diffusione soltanto in
tarda età, man mano che lo sviluppo di
tecnologie varie cominciava ad interessare le popolazioni e il fabbisogno idrico
non poteva essere più soddisfatto da pozzi
artesiani, laddove rimanevano l’unica risorsa. I romani, invece, ne avevano un
forte bisogno per le loro “terme”, usanza
che li accompagnerà fino alla caduta dell’Impero nel 460 d. c. circa, ma non prima di aver disboscato gran parte della
germanica Selva Nera solo per rendere
vapore alle loro abluzioni!
Di certo analizzando le strutture edili degli acquedotti si scopre l’ingegno profuso
nelle loro realizzazioni: lunghi centinaia di
chilometri trasportavano acqua mantenendo una portata costante garantita da
un livellamento perfetto e in grado di scavalcare colline e dirupi. Notevoli sono le
famosissime “arcate romaniche” utilizzate
ovunque nel loro mondo fin dall’epoca antica: ponti, volte e quindi acquedotti con
canalizzazione costruite su due, tre o anche quattro livelli di archi, strutture che
ancora oggi sono visibili intorno a Roma,
intorno alla Città Eterna! (Le immagini
sono ricavate da Internet)
Mirko Marcantoni
(Corrispondenza da Roma)
L’Acquedotto Marcio venne progettato e costruito velocemente
negli anni attorno al 150 a.C. L’abbondanza e l’ottima qualità dell’acqua spinsero poi papa Pio IX
a ripristinarlo e fu nuovamente
inaugurato l’11 settembre 1870.
Evidentemente fu uno degli ultimissimi atti del governo dei Papi. Sorprendentemente un’opera dell’antica Roma è, almeno
nella sostanza, tuttora fondamentale per la salute della grande
città capitale e centri limitrofi
famosi come “i castelli”.(m.m.)
nell’italia complicata resa governabile da renzi e Berlusconi
Attenti al lupo: è Grillo
Troviamo spazio per accennare alle Europee. Già: per parlare nientemeno che
di politica, argomento ritrito… Ma la
“rabbia” non manca sul tema di cui tanto si ragiona. Un Crocetta non fa che
parlare di legalità, dando per scontata
la propria. A ben vedere imita e supera
Raffaele Lombardo, che la dava per scontata, la sbandierava meno: il motivo per
cui anche lui non dava niente a nessuno
(tantomeno alla Sicilia) era l’immoralità
…degli altri. Ma peggio è il generico
trarre in errore il popolo su concetti e
numeri. Questi vengono trascurati puntualmente dalla demagogia su temi come energia, natura, cibo, istruzione, sanità (i veri, gli zeri…). Con i valori statistici si gioca alle 3 carte…
Dove vogliamo arrivare? Il vero pro-
20
blema, ciò che fa la differenza, non è lo
spreco e neppure, tanto, la corruzione, ma il malgoverno. Tengano i politici le loro auto in più, cenino al restaurant col denaro pubblico, ma governino bene. Se è il caso, non sarà una bustarella (sempre esistite ovunque) a rovinare l’Italia. Lo saranno l’ignoranza, la
trascuratezza, la disattenzione, la superficialità con cui vengono presi i provvedimenti per la vita e l’economia che,
se vanno male, bloccano la macchina
statale.
Ed ecco l’europee. L’accordo Renzi
– Berlusconi è l’effetto di un nuovo
“compromesso storico” oggi che i tempi
si rivelano maturi. Prova il coraggio di
Renzi e la lungimiranza del Berlusca,
l’amore di quest’uomo, avvilito e calun-
niato, per l’Italia: si accontenta di stare a
guardare da fuori gli effetti della propria
opera. Ma attenti al Lupo: è Grillo.
E come si presenta? In veste di grande
moralizzatore.
A
CUltUrA
la prof. rosalba Anzalone parla dello scrittore a ottagono letterario di Palermo
Mario rigoni Stern in conferenza
Una conferenza inusuale è stata tenuta da
una ispettrice tecnica in pensione che, in
atto, vive in Piemonte, la professoressa
Rosalba Anzalone,richiesta di intervenire all’Ottagono Letterario di Palermo,
sempre sensibile su temi a sfondo storico… L’argomento non facile perché trattava di un autore che aveva parlato della
seconda guerra mondiale in un’opera romanzata: Mario Rigoni Stern. La sua
opera di maggior successo, Il sergente
nella neve, riportava il lettore agli anni
1942-44, vissuti dallo scrittore sul fronte
albanese e sul fronte russo. I riferimenti
erano riportati con molta cura, poiché si
trattava di vissuti di cui aveva annotato
date e luoghi in un diario personale e la
forma si presentava piacevole e pienamente comprensibile, scevra di enfasi fuori posto o di retorica sovrabbondante. La
relatrice leggeva liquidamente con toni
appropriati alcuni brani del romanzo e
aveva scelto quelli ritenuti più significativi
per la interpretazione critica che intendeva dare dell’opera dell’autore.
Mario Rigoni Stern nato nel 1921 e
morto nel 2008, ad Asiago, pur essendo
stato considerato da vivo uno dei più grandi autori contemporanei (Primo Levi),
non era conosciuto da tutti in sala. Qualcuno lo ricordava nell’intervista di Fabio
Fazio, ed altri nel film I Recuperanti di
Ermanno Olmi. Altri lo avevano sentito
nominare per la grande quantità di riconoscimenti e premi ricevuti (due lauree
honoris causa, premi Campiello, Bancarellino, Bagutta, Feltrinelli, Grinzane Cavour ecc ecc, commenda dell’Accademia
di Francia, proposta di nomina a senatore,
ecc, intitolazione di scuole, parco, cittadinanza onoraria, per parlare solo dei premi
al valore civile).
Hanno introdotto la Conferenza il Presidente dell’Ottagono Giovanni Matta e
la vice presidente professoressa Ida Rampolla del Tindaro, che ha aperto il dialogo con l’uditorio disegnando brevemente il profilo della studiosa relatrice e i suoi
meriti culturali (quasi 50 libri scritti, attività di ricerca ecc.).
Appena la professoressa Anzalone ha iniziato a parlare, ci siamo resi conto che
l’autore che presentava non era estraneo
alla Sicilia, poiché era stato Elio Vittorini ad invitarlo a pubblicare il suo memoriale. Inzumma: i siciliani sunnu sempri
mmenzu? Vittorini aveva invitato l’autore
ad apportare all’opera uscita solo nel 1953,
alcune modifiche stilistiche, apponendo
poi sul risvolto di copertina la scritta: Mario Rigoni Stern non è uno scrittore per
vocazione. La scritta ambigua nel suo significato aveva funzionato come le cosiddette stroncature che ottengono effetti catalizzatori, che avevano attratto l’attenzione dei lettori.
Mario Rigoni Stern
...La relatrice ha tenuto in modo particolare a sottolineare l’intuito notevole, lo
spirito di osservazione e la capacità di collegare avvenimenti e conoscenze, vissuti
in ambiente di montagna e fatti, citando i
brani delle opere ove si potevano rinvenire
i riferimenti. Così lo scrittore non solo riuscì a sopravvivere in un ambiente naturale
impervio e nemico degli uomini per le temperature ben al di sotto dello zero, ma riuscì a salvare altri soldati e compagni di
sventura. In effetti l’autore tornò a casa a
piedi dall’Austria febbricitante ed affamato ma appartenne a quel 12% degli Italiani che si salvò dal tragico evento. Ci fu un
tempo in cui dovevano bollire i pidocchi
delle loro calze nello stesso recipiente della
polenta da mangiare e quando, uscendo
dalla trincea a prendere la neve per il caffé
potevano incrociare le pallottole di un
cecchino russo… Ma la guerra manifesta
sempre risvolti drammatici e non sono pochi i brani in cui Mario R. Stern, come
abbiamo appreso, esprime l’indignazione
per i generali corrotti che compromettevano con le loro parole o le loro ansie, la
vita stessa dei soldati o per coloro che addirittura li sacrificavano consapevolmente
per la loro gloria mentre, li prendevano in
giro ingannandoli in diversi modi: si poteva pensare che essi conoscessero in anticipo l’esito della guerra dallo schieramento
prescelto e sapessero benissimo che quei
battaglioni di giovani fossero destinati a
morire. Inoltre pare utilizzassero trucchi
vergognosi come l’omaggio di passamontagna di lana colorati per combattere il
freddo e per provare ad ingannare il nemico sulle direzione degli spari, o la cosiddetta mobilitazione del conforto che prevedeva la scrittura di lettere di cortesia di
ammirazione ai soldati da parte di alcune
rag azze
appositamente reclutate
per farlo.
Che la
guerra sarebbe andata perduta egli
l’aveva intuito vedendo
passare
un carro tedesco pieno di feriti con le bende di carta e accovacciati sulla paglia senza brandine.
Mario Rigoni Stern, anche nelle interviste, diceva che gli restavano dubbi sull’andamento della guerra, perché la prosopopea tedesca e quella fascista erano grandi!
La sua opinione era che i Tedeschi combattevano per la gloria, i Russi per la loro
terra e per la loro patria, gli Italiani per
sopravvivere.
…Io dico sempre: spero di non morire
senza speranza, speranza sulla vita e sulla
umanità. C’è una poesia di Garcia Lorca
che di New York dice: “Voglio che un bambino negro annunci ai bianchi dell’oro,
l’avvento del regno della spiga perché, a
volte, guardandosi attorno, si dice che in
questo mondo economico, dove tutto è
virtuale, anche l’economia sia virtuale. E
allora ad un certo punto diciamo: ci vorrebbe una grande crisi per stravolgere un
po’ questo mondo, per metterlo sulla strada giusta. Per far capire che non è più la
borsa che deve governare”. (intervista del
2002 di Giorgio Milani, apparsa il
31/10/2008 su La Stampa.it).
Nino Macaluso
21
AttUAlitA’
e persino in allegria in barba ai nemici della gente e ai menagrami
Cresciamo con fiducia
E’ fondamentale per l’uomo medio non
farsi “imbrigliare” da chi – ad ogni livello – vuole circoscrivere la realtà, la crescita, il progresso. Solo certi confini morali,
sul terreno individuale e familiare, devono
assolutamente preoccuparci, ma non è questo che vogliamo dire. Come accenniamo
spesso, ma ripetiamo per essere più chiari, è
evidente da oltre mezzo secolo (in cui è
emersa, esponenziale, una crescita economica, tecnica, scientifica…) uno sforzo coeso o comunque aggregato – di incerta provenienza – teso ad impedire l’avvento di
un’era del benessere che sembrò più volte a
portata di mano durante il 900, con tutti i limiti che il secolo scorso pur ebbe (ideologie,
poca incisività culturale)…
Si parlò di boom, poi di congiunture, convinti che fossero “fatti passeggeri”: lo erano
ed irrefrenabile tornò la crescita. Tutt’oggi
la crescita è la regola. Iniziarono, però, interventi dall’alto, dall’estero e dall’interno,
ma anche da aree vicine, che contravvenivano ad ogni logica economica che ci avessero
insegnato, sin dalle prime pagine, i libri d’economia. Provvedimenti, accadimenti, decisioni, una dopo l’altra, che a molti di noi
sembrarono follie. A volte persino moralmente accettabili, ma sfalsate nel tempo
(enormi e crescenti imposte alle imprese,
prebende, orari di lavoro…): cioè intempestive. E questo l’economia non lo perdona.
Si perse di vista che il funzionamento della
“macchina” era unicamente basato sulla
creazione del valore aggiunto (è l’utile
d’impresa), ma che fosse continuativo e
coeso, per creare un flusso di pagamenti, incassi, compensi, acquisti… E’ questa la società dei consumi? Certamente: anche. Ma
è la società che aveva funzionato. Era quella
che aveva trasformato le città con i bimbi
poveri col culetto di fuori e i gatti miagolanti
che imploravano la testa di un pesce, lasciando gli escrementi sulle scale, in città
con bimbi ben coperti, meno randagismo,
scale condominiali pulite ogni settimana…
L’Europa attuale, per volare più alto nel
nostro discorso, calpesta l’abc dei libri di
economia e finanza. E la gran parte degli
economisti lo denunciano apertamente. Però, se ne infischia di ogni protesta. E’ incomprensibile la prima e la seconda parte
della storia… L’Ue dovrebbe spiegare almeno perché lo fa. Non lo dice, non risponde agli economisti (premi Nobel), ai
critici… Li taccia “come anti europei”:
non c’entra niente!
Il fulcro del ragionamento è che per decenni fu chiaro – per quanto sorprendente –
che il valore della moneta non dipendesse
(ma non può dipendere) da fattori intrinseci
(l’oro nelle casse, il riferimento al dollaro…), ma dal gioco reciproco delle monete
internazionali, dalla capacità media d’acquisto di beni all’interno ed all’estero di ciascuna nazione. La moneta è un simbolo ed
22
renzi: God save the king?
Abbiamo dubitato certamente di Renzi nella prima
parte della rivista. Perché, potrà il nostro eroe
opporsi a tanti
oscuri nemici come dice di voler
fare? Saprà essere in grado?
Vorrà farlo ol- Matteo Renzi
tre un certo limite? E’ difficile a dirsi. Sembra impossibile.
Grillo, frattanto, si batte il petto e che
fa? Nientemeno, incita i magistrati ad
indagare sulla onestà di chi sta lavorando all’Expo? Che cosa interessava alla
mamma cattiva davanti a Salomone di
squartare il bambino? Facciamo a pezzi,
dunque, davanti al mondo, l’Expo, attuale manifesto nazionale! E’ così
una misura (di ricchezza) e un mezzo (di pagamento). Ciò ha creato una sorta di “sistema planetario” che ha iniziato a funzionare
agli albori del 900 assieme alla crescita della
società civile ed economica innescatasi negli
anni della Bella Epoque, laddove tal esplosione di tecnologia (i motori…) venne celebrata nelle grandi Expo (Parigi, New York) e
festeggiata sui palcoscenici dei teatri con
uno spettacolo di grande effetto come il
Ballo Excelsior. Quest’ultimo aggettivo latino significa “più in alto”: sempre più su.
Il mondo, fra alti notevoli e bassi relativi
(1929), tristi guerre, incomprensioni, ingiustizie e passi avanti giganteschi (rispetto al
700 e ai primi dell’800), è cresciuto contrariamente alle teorie di Malthus e Falan (etc),
che già allora, di fronte alla crescita, pronosticavano tristi traguardi imminenti, dovuti
allo …esaurirsi delle risorse. Parliamoci
chiaro: per le risorse siamo sempre all’inizio
e, ben prima di quando si esauriranno, l’uomo non ne avrà più bisogno, grazie a nuove
tecnologie. Anche di petrolio e gas, oggi i più
elementari beni per il sostentamento delle
masse, il mondo ne ha a bizzeffe. Per non dire della “terra”. A meno che non si sia mai
viaggiato…
Persino le zone più popolate, se gli uomini
non si ostinassero lungo le coste o in brevi
territori considerati più graditi, il mondo è
tutt’oggi un pianeta semi disabitato. Ma del
petrolio e del gas “l’uomo di domani” potrà
fare a meno, perché ne penserà probabilmente di …altre.
Non parliamo volutamente dell’atomo: si
sta giungendo alla fissione (già ottenuta in
che cadono le
maschere: pur
di vincere il punto, si ripescano
le tradizionali
pruderie perfezionistiche, atte però – come
sempre – a
bloccare tutto. Quella di
Grillo è una scopiazzatura, un
Beppe Grillo
volgare dejà vu.
Grillo entra nella “squadra” pestifera
dei tanti che gettano ancore nascoste
dietro la …nave che va.
Risponde Renzi, il giovane premier,
contro il quale il golpe della magistratura è in moto sotto gli occhi di tutti: fermiamo il malaffare, non le iniziative. Allora siamo pronti a dire: God save the
King! Si, Matteo, se fai così, sei il nostro
re. (Gelis)
laboratorio) e la storia dell’energia finisce lì.
Non c’è merce – questa è la cosa più importante ed evidente – che oggi, dall’alimentarismo alle macchine, non si produca “troppo”.
Il problema è, se mai, consumarla: siamo
lontanissimi dal poter consumare tutto ciò
che produciamo. Mille teorie, sull’impoverimento, sul consumo precorso, sulla insalubrità dei cibi albergano sulle cronache e
fanno di tanta gente – per ripetere i versi
dell’Iliade – pieno il cerebro. Tutto assolutamente falso: nel 1970 ci mangiammo la
ricchezza del 2010? E’ da folli. La ricchezza
non è fatta né da lire, né da euro, ma da beni e capacità produttiva! Chiaro?
Altro tasto. I controlli sulla produzione fanno sì che oggi ogni cibaria sia molte volte
più sicura che nel passato. Ciò anche grazie
al buon funzionamento della catena del
freddo e di tutte le conoscenze scientifiche
sull’alimentarismo. Chi dice il contrario o è
nemico della gente (dei poveri), perché è vero che esiste una qualità (artigianale) decisamente superiore per ogni prodotto, ma è
pur vero che la qualità media e – meglio ancora – il cosiddetto valore di “moda”, cioè il
“caso più frequente” in statistica, è da definire con una parola: eccellente.
Non ci facciamo dunque imbrigliare, né dai media, né dai governi: un’intera
popolazione più colta, più intelligente, critica nella giusta direzione non è facile da turlupinare e – si sa – prima o poi la verità viene a galla. La Storia ha una grande forza
d’inerzia, un volano proprio che si è già dimostrato inarrestabile. (D.)
AttUAlitA’
la forza trascinatrice di don Ciotti ha riempito le piazze dell’ex littoria
in 100 mila a latina contro le mafie
La nostra redazione di Latina comincia a funzionare, grazie all’attivo corrispondente Claudio Zappalà. Finora tutto ciò si è visto di più online (www.palermoparla.it).
Nella piccola città laziale, fondata nel ventennio fascista – grazie alla sorprendente bonifica di quella ampia area paludosa e malarica – ma rapidamente divenuta
importante per l’attività agricola, artigianale e commerciale, ancor più per la
crescita turistica di Sabaudia, San Felice Circeo, Sperlonga, le Isole Ponziane, è
presente una radicata coscienza sociale. La grande forza trascinatrice di Don
Ciotti ha riunito da poco nel Capoluogo ben 100 mila persone contro “le mafie”.
L’articolo, giustamente celebrativo, dell’evento, fa riflettere.
“Radici di memoria, frutti d’impegno” è stato il tema della Giornata della
memoria e dell’impegno in ricordo delle
vittime della mafia promossa dall’Associazione Libera contro le mafie che si è svolto
a Latina, per un giorno Capitale Nazionale Antimafia.
La manifestazione, giunta alla Diciannovesima edizione, è stata preceduta da oltre
100 iniziative con incontri nelle scuole,
cineforum, dibattiti e convegni, su tutto il
territorio, tra le quali anche “Transumanza latina”, una manifestazione in bici organizzata dai Tete de Bois, che è partita da
Roma, dal Colosseo, e dopo 80 km. ha raggiunto Latina.
Un evento straordinario con don Ciotti
che ha coinvolto oltre 100 mila persone con
forte presenza giovanile, come gli Scout, di
Movimenti di vario genere e rappresentanze sindacali come il Siulp, Uil, CGIL e pensionati con delegazioni unitarie, ed anche
un gran numero di rappresentanze di scuole da tutta Italia.
Commovente come sempre è stata la lettura dei 900 nomi delle vittime della
mafia, semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell’ordine,
sindacalisti e amministratori locali, con la
presenza e testimonianza di 600 familiari in
prima fila, in rappresentanza di un coordinamento di oltre 5 mila parenti di vittime
della mafia, tutti stretti intorno a don Ciotti. Lo scopo è quello di mantenere viva la
memoria di coloro che si sono sacrificati
con l’adempimento del proprio dovere, per
la democrazia e la libertà della nazione per
determinare un impegno quotidiano e costante.
Perché a Latina? Dopo le grandi città
per la manifestazione, come Firenze, Milano, Torino, Genova, la scelta è caduta su
Latina perché la sua provincia è l’emblema
di una realtà ricchissima di potenzialità
umane, industriali, turistiche, culturali che
non avrebbe niente da invidiare alle province della pianura padana. Però, tali potenzialità sono già soffocate da infiltrazioni
della criminalità e dalla corruzione che ne
impediscono uno sviluppo positivo.
Don Ciotti ha mandato messaggi in
tutte le direzioni, ai politici, alle istituzioni,
alla chiesa ed ai mafiosi, in primis Totò Riina: Convertiti, convertiti, convertiti! Inoltre
ha elevato una critica accorata contro l’at-
teggiamento molto diffuso di dichiararsi
antimafia, senza che concretamente nessuno mantenga un comportamento coerente. Ha mandato un severo monito contro chi, anche nel mondo cattolico, ha tenuto un comportamento di sostanziale acquiescenza con il potere rappresentato
dalle mafie, ed alle parole ‘non si è sporcato le mani’. Inoltre ha invitato i partiti politici di meglio rappresentare le istanze di
libertà, avviando una azione di pulizia interna scegliendo solo rappresentanti onesti e di apportare modifiche sostanziali alle
norme penali, soprattutto in merito al tema delle prescrizioni, richiesta urlata più
volte da don Ciotti. Nella sostanza don
Ciotti ha configurato una piattaforma politica rivolta, non certamente alla possibile
In realtà condividiamo poco, a Palermoparla, la personalizzazione che –
in questo caso protagonista è Don Ciotti
– si fa, spesso a fin di bene, contro “una”
mafia e una persona. In particolare, Totò Riina, per efferato che sia o che sia
stato, non rappresenta secondo noi il male in sé del fenomeno mafioso. Riina è
certamente solo un anello di una catena,
neppure tanto grande. Quello mafioso è
un fenomeno di “respiro” molto ma molto più ampio, purtroppo. Fa bene Don
Ciotti a prendersela con la politica, ma
non fa altro che salire di un gradino, lungo la scala del fenomeno. I siciliani “attivi” certamente conoscono tutti la realtà
della Mafia. E’ vero che non l’hanno inventata neppure loro, ma occorre ammettere che in Sicilia il fenomeno è stato
interpretato in modo articolato. In una
sola frase: l’imbattibilità del fenomeno
mafioso non cesserà di essere tale finché i
massimi poteri – ben al di sopra di quelli
politici purtroppo – non smetteranno di
avere all’occorrenza bisogno della mano
violenta e di farne uso. Essi faranno sempre sì che vi sia una parola “mafia” che si
riferisca solo a quella che
andrebbe meglio definita come “criminalità organizzata”, fenomeno da
tenere a bada, ma non
con la volontà (loro) di
stroncarlo. E, forse, ciò
non è possibile, quale che
sia la parte del mondo.
Dire “convertiti” ad una
sorta di personaggi che
sono equiparabili a degli
anarcoidi ribelli come i
“criminali mafiosi” ma
non è detto che (come si
è visto) non dicano un Padre Nostro (hanno spesso un Vangelo), è artificioso e, al limite, persino
puerile. Wojtyla ripetè “convertitevi” ad
Agrigento, ma in senso generale dall’alto
della propria carica…
costituzione di una formazione politica autonoma, ma per lavorare tutti affinché le Istituzioni trovino al loro interno le energie per
poter far ritrovare ai cittadini onesti motivazioni per un impegno alla costruzione di un
futuro per le generazioni a venire, in tale
quadro è stata rimarcata la necessità di modificare gli attuali testi anticorruzione per inserirvi norme più stringenti.
Il suo appello sarà ascoltato? Don Ciotti rischia di rimanere “solo” e si ripresentano
le parole del giudice Falcone: La mafia uccide chi lo Stato lascia soli.
Claudio Zappalà
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AttUAlitA’
Abbandono per le opere pubbliche e pruderie per i gazebo
incassi di Pasqua colpiti gli esercenti
Le notizie di una città contraddittoria
piovono a Vox populi, il mio nuovo spazio
in tv, oltre le attese. C’è una grande quanto assurda incompiuta a Romagnolo. E’
la passerella a mare costruita nel lontano
2003 che non è stata mai consegnata ai
palermitani, perché manca dell’agibilità del terrazzo: come dire un pezzo di
carta con qualcosa scritto sopra e una firma in calce… L’opera è costata circa 5
milioni di euro ed ora è abbandonata al
degrado e all’incuria, con tre guardie giurate della Ksm che si alternano a vigilare
giorno e notte, per un costo al contribuente di circa 200.000 euro all’anno. Questi,
almeno, i dati forniti dal presidente del
comitato Salviamo la Costa Sud di
Palermo, Franco Pennino, a proposito
del video messaggio di denuncia lanciato
dal commerciante della zona Cristoforo
D’Amico, al programma Vox Populi, per
la seconda puntata sulle tv regionali e sul
web. Io ho consegnato il video al “commissario straordinario della Provincia regionale di Palermo” Domenico Tucci,
custode dell’area (Vedi Province solo commissariate, ndr) .
Il colmo è che tale quadro di sprechi e
immobilismo istituzionale si “specchia”
Uno scorcio del gazebo al Baretto: non c’è più
nella solerzia del comune di Palermo nei
confronti dei gazebo di ristoranti, vinerie
e pub cittadini. “Contro di essi” il sindaco Leoluca Orlando ha dichiarato guerra senza quartiere – anzi, in tutti i quartieri –
agitando, mentre attendevano spesso “boccheggianti” l’incasso pasquale, i diritti del
decoro urbano, senza distinguere fra quelli antiestetici e quelli dotati di design appropriato. In ogni caso tanti gazebo, utili
ai residenti e ai turisti, servono alla lieta
fruibilità delle vie e delle piazze. Vedi lo
sdegno cittadino nel non trovare più l’amato gazebo del Baretto in via XX settembre.
Segnaliamo sin d’ora anche l’Anfiteatro
Barbera, sempre sulla costa sud, all’interno di un parco con spazi verdi e piste
ciclabili: 5 milioni e 600mila per il consolidamento, la bonifica del suolo e tutto è
in stato di totale abbandono, mentre il solo segno di una “presenza” è un odioso
catenaccio…
Licia Raimondi
Commercianti “sfrattati” dal corso principale di Campofelice di roccella
lamentele anche da parte dei cittadini
La “moda” di chiudere le
strade. Ovunque. Qui a
Campofelice: i sindaci e gli
architetti si divertono a fare qualcosa di bello. Lo è,
ma i commercianti protestano e …chiudono non le
strade, ma i battenti. Il problema è semplice: non sempre chi compra vuole anche passeggiare. Del resto
– un po’ peggio – poteva farlo anche pima. Quello che
non può fare è raggiungere
il negozio in auto: si pensi
agli anziani e ai pigri.
Campofelice di Roccella, un paese diviso da polemiche dal
nuovo look del principale corso di via Cesare Civello ripercorribile a senso unico che da piazza Garibaldi porta al Municipio sino alla strada provinciale per Collesano. Il nuovo tratto è stato
ristrutturato con corsia pedonale, panchine al centro una filiera
di mezze botti nelle quali sono stati piantati alberi di arance
amare. Queste botti hanno ristretto la strada e di conseguenza
è saltato l’uso del parcheggio temporaneo delle auto, molto utile
ai commercianti: pizzaioli, giornalai, bar e negozi di vario genere che in pochi mesi hanno spesso preferito chiudere o cambiare attività. Altro punto devastante la chiusura del tratto continuativo dal Municipio sino all’uscita del paese: questo paralizza la cittadinanza, per ogni obiettivo mancante il cittadino deve
rifare il giro del paese poi se da destra deve recarsi alla sinistra
del paese ove esistono centri sanitari, dentisti, panifici ect. “La
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situazione doveva rimanere com’era prima della nuova ristrutturazione. Commercianti e cittadini siamo stati traditi con si,
si, no, no del sindaco e amministratori che non ci ascoltano”.
“Picchi hannu a facci ri muru” afferma qualche commerciante
arrabbiato, hanno preferito penalizzare l’economia locale - la
gente si è stancata di non vedersi considerata.
Il problema è risolvibile eliminando le arance amare nelle mezze botti, per permettere alle auto di sostare per pochi minuti e
lasciare tutto com’era prima, con un tratto a doppio senso. La
gente è triste, i cittadini si sentono impotenti e guardano il nuovo restyling poco funzionale e antiestetico. Si avverte un’aria di
crisi, pesante che delude la gente e sono tanti i cittadini che sostengono “Massimo Battaglia, l’assessore al turismo e spettacolo
lo sa fare...”.
Gaetano Messina
VELa
E’ parte di un trittico con la 120 Miles e la Cyclopes Route
Palermo Montecarlo:
10 anni e non è più sola
Il principe Alberto di Monaco
Agostino Randazzo
Compie 10 anni la Palermo Montecarlo,
organizzata dal Circolo della Vela Sicilia
di Palermo ed entra in un poker di novità.
La regata fa ora parte del trittico che assegna il titolo “italiano” d’altura. Una novità nella storia velica e un riconoscimento
alla crescita della specialità (i titoli definiti
“italiani” e non nazionali sono una cerchia
ristretta che poco esce dal programma
olimpico) ed al sud Italia. Forti i velisti, efficienti i porticcioli turistici.
Andando con ordine, La “Montecarlo”,
così intesa nell’ambiente che la consacra
da tempo fra le classiche del Mediterraneo
(con le sue 500 MM è fra le più lunghe), si
abbina ora alla 130 Miles che parte da
Palermo il 25 aprile e giunge alle Eolie, dove circumnavigherà anche Stromboli (a generale richiesta, per la spettacolarità dell’Isola dalla sciara di fuoco, ma velicamente
– date le possibili calme – non è uno scherzo…). Terza fra le due, la Cyclopes Route dal 27 al 29 giugno: partenza da Vibo
Marina e arrivo a Tropea. Ciò conferma
l’esistenza di porti efficienti per accogliere
lo yachting al Sud e in Sicilia. Coinvolti il Marina Villa Igiea, la Cala di Palermo, il Golfo di Mondello e appunto
Vibo, Tropea e le Eolie con Salina e
Lipari. Alle Eolie, dopo la 130 Miles si
svolgerà la Settimana velica, tornata da
qualche anno ospite delle isole del dio dei
venti.I tre eventi sportivi, di grande consistenza, che girano attorno alle Lipari, alla
Sardegna e alla Corsica considerandole
fantastiche boe naturali, sono stati presentati questa primavera al Circolo della Vela,
sede storica, al moletto di Valdesi (Mondello). La presentazione è stata tenuta dal presidente del Circolo della Vela, che lo scorso
anno lanciò una sfida con Luna Rossa in
Coppa America, Agostino Randazzo,
noto imprenditore palermitano (Optissimo), figlio dell’ideatore della “Montecarlo”, Angelo Randazzo.
La data di partenza della Montecarlo è
stata posticipata al 21 agosto. L’arrivo avverrà nella nuova sede che lo Yacht Club
de Monaco, che collabora all’organizzazione, ha da poco realizzato: una costruzione simbolo, un vero tempio dello yachting, disegnato dall’archistar Sir Norman Foster.
Sponsor e partner principali: Luxcottica, marchio Oakley, Optissimo, Intesa Sanpaolo, Tasca D’Almerita. Quanto alla partecipazione, cresce l’afflusso di barche
da lontano, fra cui dal Principautè, che ha
vinto più d’una volta. In gara il Lauria che
ha vinto le ultime 4 edizioni e il circolo organizzatore, la “Vela” di Palermo, anch’essa già vincitrice. In gara gli altri principali
circoli palermitani. Certi: Velaclub, Canottieri, Lega Navale... Classifiche Irc e Orc
pila novità “X2”. Notiamo che esiste già
un “sistema” di porti tirrenici meridionali,
proseguono verso la Campania e a sud verso lo Ionio e il Mar di Sicilia: quelli che
chiamiamo “nemici dei porti” hanno già
subito un grosso “scacco”. Altri porti “necessitano” e occorre lottare.
Il Vela club ottiene il passaggio della regata in solitario e coppia
La Transtyrrhenum sosterà a Termini Imerese
E’ stata presentata al Comune di Termini dal Sindaco Totò col presidente del locale
Vela Club Francesco d’Asaro e il past president Michele Lucia, la regata velica di grande altura Transtyrrhenum. Una flotta di
barche a vela giungerà da Ostia, passando
tra Palmarola e Ponza, lasciando a destra
Stromboli e passando tra Lipari e Salina
(solo all’andata) e approderà a Termini dove sarà accolta dal Vela Club. La partenza
dal lido di Roma avverrà l’11 maggio, l’arrivo è previsto dopo
48 ore, ma potrà anticipare o ritardare in
conseguenza della forza e della direzione
del vento Sono in regata equipaggi in solitario e di coppia, su barche Mini 6.50 analoghe a quelle ammesse alla Mini Transat,
per la quale questa regata costituisce prova
di qualificazione (diretta per tutti gli arrivati
correttamente al traguardo). Il primo “via”
sarà dato dal porto turistico di Ostia alle
ore 18, mentre la seconda delle 2 due manche (il ritorno) partirà da Termini il 18 maggio. Le due rotte sommate supereranno le
500 MM (miglia marine). L’organizzazione
è curata dallo Yacht Club Achab Ostia e dal
Vela Club Termini I.se e patrocinata dal
Comune nel calendario di Termini Città
dello Sport. “Finalmente – afferma Francesco D’Asaro, presidente del club termitano – prende forma
l’idea da noi lanciata
nel 2012 e abbracciata con entusiasmo dal
Presidente Alessandro
Parrocchetti e dai dirigenti della Classe Mini e condivisa
dallo Yacht Club Achab,
indispensabile partner
dell’organizzazione”.
“Scenderanno alle nostre latitudini – dice
Michele Lucia, past president – velisti di
grande spessore, come Michele Zambelli
vincitore con Alberto Bona, dell’ultimo Grand
Prix d’Italia, 10° classificato alla Minitransat
2013, 2° alla Lorient Bretagna Sud. Poi An-
Da sx il presidente D'Asaro, Burrafato e il past president Lucia
drea Pendibene, con i colori della Marina
Militare, primo nella classe Serie al Grand
Prix Italia 2014, 1° a Le Grand Huit 2013,
all’Air 2012 di Valence, ma anche Stefano
Paltrinieri, che ha partecipato più volte all’affascinante Mini Fastnet”.
Il percorso prevede il passaggio obbligatorio delle imbarcazioni nel canale tra Palmarola e Ponza, il doppiaggio di Stromboli
ed il passaggio tra Lipari e Salina prima di
arrivare a Termini. Il ritorno sarà in rotta
diretta. La regata potrà essere seguita on line. http:transtyrrhenum650.blogspot.it
25
nauTICa
Creata da assonautica con Cciaa assindustria e autorità portuale crescerà
Seacily a Palermo
cronaca di un successo
Seacily 2014 bilancio lusinghiero. La seconda edizione vince il confronto con il
mercato nautico attirando i visitatori e
proponendosi autorevolmente all’attenzione di politici e amministratori. Soddisfatti gli organizzatori dell’Assonautica di
Palermo. Oltre 25 mila presenze rappresentano il dato saliente che offre il quadro della 2da edizione di Seacily, Mostra nautica che si è tenuta a Palermo a
metà aprile 2014. Un risultato questo che
da solo testimonia l’interesse riscontrato
dagli operatori e appassionati, per un evento che già dalla prossima edizione ha l’ambizione di superare i limiti geografici regionali.
Bilancio assolutamente positivo, dunque, per la mostra e per la sua location,
l’articolato anfiteatro acquatico adiacente
lo spazio del Castello a mare della Cala
palermitana. Spazio per il quale Assonautica ha indicato, in questa occasione, una
nuova dimensione di fruizione.
L’impegno di Assonautica Palermo,
supportata da Camera di Commercio,
dall’Associazione industriali e da Autorità
portuale del Capoluogo e dal Comune di
Palermo, ha fatto sì che si sia tornati a parlare di nautica da diporto come fattore e
vettore di sviluppo economico per il territorio.
L’elemento mare, con tutti i suoi aspetti ludici, vacanzieri e sportivi, è tornato
dunque protagonista nel capoluogo con
indubbi riflessi sull’Isola. Nell’area portuale dedicata al diporto, i pontili hanno
ospitato le barche esposte in acqua, con
possibilità di eseguire le prove a mare.
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Il pontile per l'esposizione in mare
I discorsi inaugurali. Si riconoscono la Senatrice Vicari, il commissario dell'Autorità portuale Cannatella l'organizzatore Ramo ed Helg al microfono
Esercizio e battesimo della navigazione
anche per la vela, sia in acqua che a terra,
grazie al simulatore di navigazione dedicato ai giovanissimi.
Soddisfatto il presidente di Assonautica
Palermo Carlo Ramo. Tanto più che, a
valle di tutto ciò, si stima che la manifestazione abbia generato un giro di affari di
oltre 5,5 milioni di euro, fra vendite e trattative avviate. La mostra è stata, per le
aziende e i cantieri in esposizione che non
hanno mancato di esprimere approvazione unanime, anche l’occasione per dar
prova della propria vitalità, della presenza
attiva sul mercato, fornendo un’immagine viva e attiva di sé e dell’intero comparto nautico.
Seacily ha ospitato anche un importante
Convegno (tema portualità turistica,
mercato e chartering) cui hanno partecipato i maggiori esperti nazionali del settore – fra cui il veneto Massimo Bernardo, il
napoletano Antonio Di Monte, il catanese Mario Rossi, il tecnico palermitano di
export marketing Antonio Mercadante –
ma soprattutto un nutrito gruppo di buyers
nauTICa
Girando fra gli stand
Fra gli espositori abbiamo notato diverse ditte di rilievo. Oltre a Columbus – Beneteau (oggi produce anche
barche a motore), nel medesimo settore Renier presentava gommoni ed
open anche con proprio brand. Gaetano Miloro era presente con le sue
rappresentate. Ma c’erano anche ditte
connesse al settore come Aikon, specialista in abbigliamento tecnico e da
lavoro. Questa ditta palermitana fa
parte della “Sicilia che va”” ed assicura anche tute e indumenti per la vela e
la nautica in genere, personalizzati artisticamente… La vela sportiva era
presente con la Lega Navale Palermo Centro assistita dalla Fiv. Ma per
la prima volta hanno fatto la propria
apparizione espositori dell’agroalimentare e affini, decisi a rifornire le
“cambuse”. Fra questi la ditta vinicola
Feudo di Montagnola www.feudodi- Nero D'Avola Syrah della ditta
montagnola.it di Camporeale con una vinicola Feudo di Montagnola
produzione articolata da uve autoctone ed anche da Sirah e
Cabernet: un assortimento notevole per vignaioli esordienti
(faranno molta strada). A fianco, utilizzatori anche dei loro vini “Bacco e Carpaccio” una nuova vineria di via XX Settembre a Palermo che offrivano in bottiglia sciampagnotta chiarissima caratteristica (anche nella forma) un Prosecco non certo
a buon mercato ma delizioso in tanto ghiaccio.
Fuoribordo open firmato Renier
Vista dal roof garden del ristorante Natale Giunta
Cristiano Lombardo con Columbus Yachting e Beneteau
un protagonista della mostra
Sopra e sotto: due momenti dell’esposizione
del centro Europa, che si sono confrontati
con i sellers siciliani sui temi del diporto e
del turismo nautico e tutto quanto di maggiore interesse per la blue economy.
Nella soddisfazione generale di espositori e organizzatori, prima del caloroso
“arrivederci al 2015” è emerso l’auspicio
che le istituzioni e gli enti amministrativi
interessati si ritengano maggiormente e
fattivamente coinvolti, affinché già il prossimo Seacily allarghi il proprio raggio
d’azione e la propria visuale su scala regionale, nazionale ed oltre, come è giusto
che sia in una Sicilia che è considerata
meta “strategica” nel quadro dello yachting europeo.
Germano Scargiali
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GRandE PoRTuaLITa’
nella Palermo che va male lo scalo marittimo cresce in controtendenza
Il porto “polmone” vivo della Città
Novità per il Porto di Palermo, mentre la città ne è poco
informata. Quelle che corrono sono solo le cattive notizie (che comunque non mancano) e quelle demagogiche
(che vengono inventate a iosa). Il crescere in contro tendenza, oppure oltre tendenza, dei transiti delle Navi crociera è positivo di per sé ed anche indicativo dell’attrattività crescente della città in sé sul “mercato turistico”.
Da qui anche la crescita del transito dello yachting…
Quattro navi della Msc in Cantiere
una realtà in crescita: come e perchè
Il porto – occorre notarlo – è divenuto, nella realtà, un raro
se non unico angolo efficiente della Città, reso tale dagli ultimo 10 anni di gestione, proseguita con impegno dall’attuale
commissario Vincenzo Cannatella. I lavori di restauro, risistemazione e organizzazione (es. l’istituzione delle navette di
cortesia) hanno fronteggiato la grande crescita dei traffici, che non si limita – come appare a vista – alle sole navi crociera in crescita esponenziale, ma coinvolge anche il traffico
traghetti (Msc, Tirrenia, Snav, Ustica Lines, Siremar - Compagnia delle Isole…) e quello delle merci. La presenza dei
containers oggi dispone di quasi 50 mila mq destinati alla intermodalità con finalità locale e un certo transhipment. Tutto ciò nonostante l’aiuto ricevuto dalla creazione del “sistema portuale” con Termini Imerese. Il porto termitano fa
parte a tutti gli effetti del porto di Palermo. Ambedue, però
mantengono nei programmi (nonostante certe incomprensioni e qualche contrasto) la comune vocazione turistica (diporto). Le due voczioni possono ben convivere, come avviene
in tantissimi porti commerciali (Genova, Nizza…).
Cannatella stronca Gabrielli
Il porto da M. Pellegrino (Romito) in primo piano il molo del Cantiere
Ma lo “scoop” maggiore riguarda il Cantiere navale (Fincantieri), ascrivibile a questa o
quella autorità del luogo. Una
commessa per 4 navi della
compagnia crociere MSC americana è pervenuto a Palermo,
per “dirottamento” da Trieste. Motivo? Prettamente tecnico. Solo Palermo dispone
del bacino di carenaggio “giusto”. E’ quello, assieme alle
relative attrezzature, che servì
al tempo del passaggio da Palermo delle petroliere…
Adesso, in tempi di gigantismo navale per quanto riguarda grandi traghetti e soprattutto navi crociera, autentiche città galleggianti, piene di tutto, quelle particolari
strutture ed attrezzature tornano ad essere “su misura”.
Per la verità era già avvenuto,
come coloro che conoscono il
porto e le sue vicende ricorderanno, che si “allungassero”
navi di varie dimensioni, ma
soprattutto grandi. Adesso,
però, trattasi di 4 unità gigantesche, che dovranno essere parzialmente “svuotate”,
poi tagliate ed infine allungate
con l’aggiunta di un nuovo troncone centrale. Il primo di tali
tronconi è già in lavorazione e
può essere ammirato all’inter-
28
no della sede palermitana della Fincantieri, ex Cantieri
Navali e riuniti… Si tratta di
lavoro per oltre 3 anni all’interno ed all’esterno per il
Cantiere stesso: si parla dei
vari “terzisti” che sono già stati informati per trovarsi pronti
quando verrà il loro momento: falegnami, carpentieri, elettricisti, fontanieri.
Frattanto ha lasciato il Cantiere e il porto palermitano
la grande piattaforma petrolifera Ocean Endeavour,
destinata ad ospitare una grande trivella da utilizzare sul Mar
Nero. Vi sono stati eseguiti lavori soprattutto inerenti la coibentazione per lavorare in ambiente freddo. La piattaforma
non viene “trainata” com’è
abituale che avvenga, bensì
verrà trasportata in una grande nave, appositamente progettata e costruita, disponibile
con bandiera cinese. Porto di
arrivo, per il momento, quello
di Costanza. Frattanto pare
venga meno la speranza che
la Concordia giunga a Palermo, dove troverebbe anche
in questo caso strutture ed attrezzature consone già pronte
ad operare. Meglio Genova?
Avete mai sentito dei suoi cantieri?
A stroncare la dichiarazione di Franco Gabrielli, capo della protezione civile – secondo noi
strana e claudicante in più
punti – ha provveduto subito anche l’Autorità portuale di Palermo, attualmente guidata dal Commissario straordinario Enzo Cannatella che sta dimostrandosi appassionato
e velocemente in grado di
impadronisrsi della non facile materia. Questo lo stringato scritto dell’Autorità portuale palermitana: Vincenzo Cannatella commissa“L’Autorità portuale di Paler- rio dell’Autorità portuale
mo smentisce categoricamente la
dichiarazione del capo della Protezione civile, Franco Gabrielli , riportata oggi dall’agenzia Ansa, secondo cui “il porto di Palermo si è reso non
più disponibile” ad accogliere la Costa Concordia”. Si vede – diciamo noi – che il Cantiere Navale di Palermo è destinato
a cercare commesse sul libero mercato, lontano dai centri del
potere e non può contare su un minimo di considerazione da
parte degli organi dell’amministrazione statale.
nuovo lustro per il Castello a Mare
E’ stata anche predisposta dall’Autorità portuale e dalla Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Palermo una
convenzione triennale per favorire il decoro, la fruizione
e la valorizzazione del Complesso monumentale del Castello
a Mare. L’Autorità portuale si impegna ad assicurare la pulizia annuale e il diserbamento con relativa disinfestazione dell’intera area, mentre la Soprintendenza si occuperà di custodia, fruizione e tutela. Facciamo solo notare – per contrasto –
che Palermo è la città in cui, ad esempio, il Museo Salinas
(ex nazionale) con tutti i suoi tesori è chiuso al pubblico locale
e turistico da 4 anni.
GRandE PoRTuaLITa’
Il Porto Xifonio come sarà (rendering)
Prospettiva da est dell'ansa che ospiterà il porto turistico
La struttura dell’imprenditore Fazio ad un passo dai primi lavori
Sì dell’assessorato al Porto Xifonio
Forse il lungo e difficile iter di un raro porto
turistico privato giunge a compimento. Si
dice che un privato che giochi una carta del
genere sia divenuto introvabile… Ma è imminente il sì definitivo per i lavori di quello
incastonato – secondo progetto – come un
gioiello all’interno del grande Golfo Xifonio da cui la struttura prenderà il nome.
Siamo ad Augusta, L’iniziativa ha attraversato gli anni delle immancabili pastoie burocratiche, inammissibili visto che vige l’uso
della conferenza di servizi e relativo tavolo
tecnico… L’iniziativa è dell’imprenditore
Alfio Fazio, che ha procurato i fondi necessari a tutta l’operazione.
La firma, indicata come quella decisiva, è
avvenuta presso l’Assessorato regionale Lavori pubblici, cioè l’accordo di programma (Capitaneria, Comune di Augusta, Assessorato Territorio e ambiente), con la
“benedizione” del presidente Crocetta,
non da nulla, visto che trattasi di personaggio non facile. Ma, in effetti, guardando lo
stato dei luoghi – un angolo in abbandono
nel Golfo Xifonio in attesa di valorizzazione turistica, ma negato alla balneazione –
nulla osta a questa realizzazione nella logica dell’opportunità, prima ancora che su
quella dell’iter amministrativo e burocratico… Un iter durato (è così, a dispetto dell’iter “accelerato”) una decina d’anni, del
Dpr 509 del ’97, recepito in Sicilia nel 2002
con decreto regionale. Ma, a parte il difficile Via, dal nome simbolico (significa solo
Verifica impatto ambientale) sembra ci sia
sempre un ultimo piccolo segmento, come
fra Achille e la tartaruga e c’è: il rilascio della concessione demaniale da parte dello
stesso assessorato LL PP.
La città di Siracusa ha motivo di vanto
nel poter disporre del porto naturale più
grande d’Europa a destra dell’Isola di Ortigia (a sud), ma Augusta può affermare
senza timori di averne proprio due, uno a
destra e uno a sinistra della “ex penisola”
cittadina: il centro storico, infatti, è un’isola,
ricavata dal taglio di un istmo nel XVI secolo e collegata alla terraferma attraverso
due ponti, uno di costruzione recente (via-
dotto Federico II di Svevia) e uno risalente
alla fondazione della città chiamato Porta
Spagnola.
Può dirsi dunque che da sempre Augusta disponga di due porti: alvei circolari a
destra e a sinistra dell’odierna isola. Per
quanto essa risulti fosse abitata sin dall’alba
della storia, si tramanda la data esatta di
fondazione della città che vediamo e che
“risale” solo al Medio Evo. La decisione di
crearla dal nulla nei pressi del sito dell’antica polis dorica di Megara Iblaea venne
assunta dall’imperatore Federico II di Svevia, che notoriamente aveva fatto di Palermo (dove viene ricordato col soprannome di
Stupor Mundi) la sede del Sacro Romano
Impero. Fu nel 1232, con la deportazione
dei cittadini di Centurie e Montalbano Elicona, rase al suolo per la loro disaffezione,
che Federico creò questa città chiamandola
Augusta Veneranda, facendone presto
una delle proprie località predilette.
L’avventura non si ferma qui. La città dovette essere ricostruita, dopo un terremoto nella Val di Noto del 1693, ma il
Castello Svevo rimane il simbolo visibile
del sito che ora conta quasi 40 mila abitanti. Dopo aver ospitato le forze anglo americane al termine della guerra, il Porto è
divenuto il maggiore d’Italia per tonnellaggio delle navi in transito. Ciò in conseguenza dell’arrivo di Gasiere e Petroliere
destinate alle vicine raffinerie, gioia e dolori
di alcune località vicine (Priolo…). Ma i destini dei due “porti” o golfi si separano decisamente. Il porto a sud sviluppa la propria vocazione mercantile e adesso, grazie
all’accordo “europeo” fra il presidente dell’Autorità portuale Aldo Garozzo, che ha
fatto salire fino al livello “Core” (unico caso
in Sicilia) la struttura nell’ambito del grande programma TEN-T (Trans European
network transport), cresce visibilmente nell’ambito del transhipment di prodotti liquidi alla rinfusa (trasferimento da una nave
all’altra) ed estende le proprie funzioni ai
containers.
Il porto a nord, cioè a sinistra guardando
il mare, lo storico Porto Xifonio, si concede
alla vocazione turistica e, nella sua ampiezza di autentico golfo, rende possibile da una
parte la balneazione e, presso l’abitato, dall’altra, l’apertura di questo porto turistico
di dimensioni non invadenti, ma attrezzato
anche come struttura sportiva di buon contenuto ludico e tecnico. Vi sarà anche una
piscina che potrà ospitare attività sportive e
qualche evento, una palestra ed altro ancora. Nei pressi esiste già il caratteristico Hotel Palazzo Zuppello che non guasta
mai presso un porticciolo turistico.
Alfio Fazio, industriale del settore, portuale e del turismo, che assieme a vari fratelli fa
parte di una famiglia patriarcale, come se
ne vedevano un tempo) è una persona fra le
più adatte, per capacità ed entusiasmo, a
portare a termine l’impresa. Utilizzerà fondi privati. Nonostante il bisogno di queste
strutture (la nautica e lo yachting sono per
antonomasia la porta d’ingresso del turismo qualificato), ma non è stato mai facile
neppure trovando i fondi portare al traguardo un porto turistico. (G.Scargiali)
Prospettiva da ovest dell'ansa inutilizzata che ospiterà il porto turistico
29
LE VIE dEL MaRE
La compagnia genovese cresce
e si collega col Maghreb
Grandi Navi Veloci
care amiche di Palermo
La Grandi Navi Veloci è certamente una
benemerita di Palermo e del suo porto.
Le imponenti motonavi della flotta, bianche e bellissime (anche all’interno) sono
spesso immatricolate a Palermo e portano questo nome sullo scafo: una pubblicità senza pari… Dalla direzione generale
di Genova (La flotta nasce soprattutto
per portare viaggiatori, turisti e mezzi da
nord a sud) ci giungono le risposte che ci
forniscono uno spaccato dell’attuale realtà della compagnia.
Quale l’attuale consistenza della
flotta e quali le tratte.
Grandi Navi Veloci è nata nel 1992 e la
prima nave, la M/n Majestic, è stata varata nel 1993: la Compagnia ha 10 navi
di proprietà e opera collegamenti marittimi in Sardegna, Sicilia, Spagna, Tunisia,
Marocco e Francia.
Grandi Navi Veloci oggi opera infatti 5 linee nazionali, di cui 4 attive tutto l’anno
verso la Sicilia e una stagionale verso la
Sardegna, e ben 8 linee internazionali,
verso la Spagna, la Tunisia dall’Italia e
verso il Marocco da Italia, Francia e Spagna. Nel 2002 Grandi Navi Veloci ha lanciato il primo servizio per la Tunisia, cui è
seguita una progressiva apertura di linee
internazionali da e verso il Maghreb, in
particolare Marocco e Tunisia: il know
how e l’esperienza sviluppata in questo
particolare settore di mercato ha permesso a Grandi Navi Veloci di crescere verso
i mercati nord africani e operare le linee
internazionali, e conseguentemente sviluppare servizi mirati per questa tipologia di linea, come la possibilità di scegliere cibi halal e l’istituzione di sale preghiera dedicate.
Quali i programmi in vista della
seconda parte dell’anno a partire
dal periodo estivo? Il bilancio eco-
30
La Suprema
in navigazione.
Accanto, la prua
nomico è soddisfacente? C’è una
crescita in corso? Vi sono provvedimenti per incentivare la crescita?
Grandi Navi Veloci ha festeggiato nel 2013
ben vent’anni di attività nel Mediterraneo: il bagaglio di conoscenze, specializzazione e professionalità acquisito dalla
Compagnia nel corso del tempo le ha consentito di riposizionarsi per contrastare la
crisi mondiale dei mercati in generale e
quella del comparto marittimo in particolare. La Compagnia ha quindi avviato
una progressiva internazionalizzazione
delle proprie linee, il cui ultimo esempio è
costituito dall’apertura, a maggio 2012,
delle linee che collegano il porto francese
di Setè con i porti marocchini di Tangeri e Nador; a questo si è aggiunta una
razionalizzazione mirata delle line nazionali, che ha tenuto conto della domanda
dei clienti e delle loro esigenze.
Avete approntato una campagna di
sconti…
Dal 2009 Grandi Navi Veloci si è dotata
di un sistema di pricing dinamico, che determina la tariffa più competitiva a seconda delle date scelte dal cliente, del tipo
di tratta e dal riempimento della nave al
momento della prenotazione. Grandi Navi Veloci inoltre ha sottoscritto con Trenitalia un accordo per un’offerta di viaggio nuova, completa e integrata, che prevede agevolazioni sul prezzo dei biglietti
ferroviari e marittimi: per tutto il 2014 ai
passeggeri titolari di un biglietto GNV sarà riconosciuta un’agevolazione sul biglietto Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca o Intercity – da e per Genova,
Civitavecchia, Roma, Napoli, Palermo e
Termini Imerese – e contestualmente GNV
riconosce ai clienti che acquistano biglietti Trenitalia, la possibilità di acquistare,
sempre tramite le Agenzie di Viaggio abilitate e il Contact Center GNV, biglietti
marittimi con la riduzione del 10% calcolata sulla tariffa in vigore.
C’è qualcosa per i gruppi familiari?
Certamente. La Compagnia ripropone
anche quest’anno l’Offerta Famiglia sulla
linea Genova-Palermo, che riconosce la
gratuità (tasse escluse) ai bambini fino a 12
anni non compiuti, fatto salvo nel periodo
di altissima stagione, tra il 16 luglio e il 14
agosto. È inoltre in fase di lancio un’offerta
LE VIE dEL MaRE
L’ascensore
Il bar
La cabine
Il comignolo della nave
Le navi in porto
mirata alla ristorazione di bordo, che consentirà di acquistare in prevendita i pasti di
tutto il viaggio a prezzi vantaggiosi, con offerte speciali per le famiglie.
Come è vista la Sicilia nell’ambito
dell’attività della GNV?
La prima nave di Grandi Navi Veloci, la
M/n Majestic, inaugurata nel 1993, compì il suo primo viaggio sulla tratta Genova-Palermo: la Sicilia è da sempre una
delle mete fondamentali e storiche per la
Compagnia, che in Palermo ha un hub
strategico, attraverso il quale transitano i
traghetti GNV da e per Genova, Napoli,
Civitavecchia, ma anche Tunisi. Dal 2011
inoltre la Compagnia opera anche il porto di Termini Imerese
Vi è un’accoglienza particolare dei
bimbi a bordo. Intendete migliorarla in vista di una crescente esigenza in tal senso da parte di chi
viaggia?
Sulle navi GNV i bambini viaggiano gratis fino a 4 anni non compiuti e fino a 2
anni sulle tratte per il Marocco e la Tunisia; Grandi Navi Veloci mette a disposizione prodotti e servizi specifici per i bam-
bini, con l’intento di garantire loro il massimo comfort durante il viaggio: richiedendolo al personale di bordo è possibile
avere a disposizione tutto l’occorrente per
le necessità di un bambino, come ad esempio sedie pappa, lettini, scalda biberon,
sponde per il letto e fasciatoi. Su alcuni
traghetti è stata inoltre progettata un’area
appositamente attrezzata e riservata per il
divertimento dei bambini in una fascia
d’età leggermente superiore, che hanno a
disposizione TV per i cartoni animati, tavolini per disegnare e altri giocattoli.
Nel periodo estivo, inoltre, un qualificato
staff di animatori organizza un programma con attività ludiche e didattiche.
Attività di svago. Che cosa offrono
le navi a bordo per ingannare piacevolmente il tempo durante il periodo estivo?
Core business di Grandi Navi Veloci è naturalmente il trasporto passeggeri: la nostra Compagnia opera infatti le navi più
all’avanguardia dal punto di vista strutturale e dei servizi di bordo, con un’età media della flotta tra le più giovani del Mediterraneo.
Le navi La Suprema e La Superba in particolare, i traghetti più grandi di Grandi
Navi Veloci, sono tra i più grandi del mondo per ciò che concerne il loro segmento
di riferimento. Grandi Navi Veloci offre
una vasta gamma di sistemazioni a bordo,
dal posto in poltrone, fino a cabine interne o esterne, quest’ultime dotate di un’ampia finestratura. Le cabine sono tutte climatizzate, possono ospitare fino a un massimo di 4 persone e sono dotate di servizi
privati con doccia e phon.
Alcuni traghetti dispongono di suites, ovvero cabine climatizzate, spaziose e decorate, caratterizzate da ampie finestrature,
e dotate di TV, telefono, radio e mini-bar.
Caffetterie self-service, bar, negozi e cinema: la flotta di Grandi Navi Veloci offre una
ricchezza di strutture che consente di intraprendere un viaggio sereno e piacevole.
Grandi Navi Veloci ha inoltre lanciato dal
2008 il servizio “Pets, Welcome on Board”, dedicato agli animali domestici, che
consente ai passeggeri di viaggiare con gli
amici a quattro zampe a bordo dei traghetti, nel pieno rispetto dei diritti degli
animali.
31
aRTE
Pagine a cura di Lydia Gaziano
Pittrice di un’Isola inimitabile con Catania e Palermo nel cuore
angela Zuccarello Sardo
si riconosce dal tratto
E’ una Sicilia amata e sognata quella
della pittrice Angela Zuccarello Sardo,
ma dalla quale ella sembra prendere le
misure finché lo sguardo assume una
propria obiettività che non è mai – intendiamoci – mancanza di amore... Si
definisce catanese, ma paler mitana
d’adozione e sembra portare in sé le
due anime. E’ quasi una forma di contemplazione, la sua, che guarda ad un’Isola baciata dal sole, dai colori di una
natura esuberante, esagerata nelle sue
contrastanti manifestazioni. Ma nei
suoi paesaggi, dagli alberi alle piante,
ai fiori e fino ai monti azzurrini “men
noti di colore e di figura” come disse
Leonardo, non manca mai la dolcezza,
a meno di non indagare su opere di un
altro “periodo”, in cui si fanno largo –
motivo altri probabili stati d’animo –
differenti “tentazioni”.
Dalle alture sullo sfondo alle gialle ginestre dell’Etna (Ginestra nel Parco dell’Etna acquerello cm 90x70) fino alla
roccia lavica emergente qua e là tra i
fiori di campo, che generosamente natura regala al suo vulcano (Roccia lavica
acquerello cm 100x70), l’acquerellista
ricrea un paesaggio che Omero eternò
nei secoli e che poeti ed artisti non cessano tuttora di narrare o illustrare.
Una straordinaria abilità rivela, poi,
l’artista persino nella raffigurazione di
un semplice mazzo di fiori come nella
Violacciocca. Un tratto sicuro nel disegno degli steli e delle foglie, una combinazione dai toni delicati tra il bianco, il lilla e il dorato rimandano a un’atmosfera di serenità e di armonia fuori
dal tempo.
Pur prediligendo l’uso dell’acquerello
l’artista etnea non ha disdegnato neppure la grafica, i pennelli, la china, le
acqueforti, raggiungendo interessanti
risultati nella rappresentazione della
figura umana, dei paesaggi, delle nature morte…
Stimata dalla critica (Giovanni Bonanno, Bruno Caruso, Salvo Ferlito, Aldo
Gerbino, Marcello Palminteri, Pino
Schifano) ha partecipato alla XXV Biennale di Venezia e alla Quadriennale di
Roma, seguite da numerose mostre personali e collettive. Tra le più prestigiose in Sala Duca di Montalto a Palazzo
dei Normanni e ed a Palazzo del Toscano a Catania.
Serigrafie di acquerello come Magnolie,
(cm 70x50) e Un aspetto dell’Etna o di olio
come Paesaggio siciliano (cm 70x50) ben sintetizzano l’opera varia, lo stile personalissimo e la cura dell’esecuzione.
32
Un aspetto dell’Etna
Violaciocca
Roccia lavica
Magnolie
Ginestre nel Parco dell’Etna
aRTE
Collettiva a Roma “Leonardo incontra Canova” sul tema La natura
Maria Grazia Bertucci
all’agostiniana di piazza del Popolo
Un luogo simbolo dell’arte italiana, il Complesso Monumentale Museale Galleria L’Agostiniana di Piazza del Popolo a
Roma, adiacente alla Basilica di Santa Maria del Popolo, ha
di recente ospitato la Collettiva “Leonardo incontra Canova”, una Mostra internazionale di pittura, scultura e grafica,
quest’anno impreziosita dalla presenza dello scultore Carlo
Ballyana e di cinque artisti finlandesi. Per Maria Grazia
Bertucci un’altra importante tappa
del percorso dell’artista, che ne accresce il già ricco palmares.
L’opera esposta, Fondale marino
(olio e tecnica mista, cm 50x70) sembra simboleggiare il movimento delle forme viventi nel liquido elemento, tramite un gioco di luci e di colori, che vanno dal verde/marrone
scuro al giallo/arancione intenso,
per cui guardando dal basso verso
l’alto la luce va aumentando di intensità regalando gioia ed emozioni
all’occhio umano che vi partecipa
rapito come in un incanto silente.
Al già citato Fondale marino associamo altre due opere di pregio:
Sistema planetario, (tecnica mista, cm.60x80) e Vasi e fiori (olio e tecnica mista, cm70x50). La prima ha
veramente del magico, pur nell’apparente semplicità di forme. Su uno
sfondo che appare non statico, ma
mobile e ondulatorio, ruotano colorate sfere, i pianeti con i loro satelliti.
La geometrica costruzione, mentre sembra rispettare sottostanti leggi fisiche, appare anche in tutta la sua armoniosa bellezza. L’universo, nella concezione dell’artista siciliana, lungi
dall’essere freddo e inquietante, si mostra, così, luminoso e colorato, dolcemente musicale, per cui l’uomo non ne resta
escluso, come qualcosa di estraneo, ma pur restandone al di
fuori, ne può essere parte e interprete, in quanto naturalmente vivente e inserito in quel tutto in movimento.
Vasi e fiori (olio e tecnica mista, cm. 70), invece, si avvale
dell’utilizzo della rete, cioè di una tecnica pittorica specifica
A destra l’ingresso della
Galleria L’Agostiniana
nel cuore di Piazza del Popolo
dell’artista, un espediente che crea una sorta di separazione
tra l’opera e l’osservatore per mezzo di un reticolo. La rete, in
realtà, svolge entrambe le funzioni di unire e di separare, perché è non già soltanto diaframma, ma anche legame.
33
a LIBRI
Il poliedrico artista palermitano trova il successo in Paranà
Bibi Bianca il suo Brasile e un libro
Devo riconoscere ad un amico – il giornalista Mimmo Pagoto – di avermi propiziato una mezz’ora gradevole e l’incontro con
un nuovo amico. Oggi questo nuovo amico è Bibi Bianca. La mezz’ora l’abbiamo
trascorsa ad un tavolo di Natale Giunta all’aperto, in un soleggiato pomeriggio d’aprile come Palermo sa regalarne sulle rive
della rinata “Cala”. Tutto bene, tutto bello, dunque, ma un’intervista difficile da
scrivere, da pensare, da mettere nero su
bianco… E’ per questo che procedo – stranamente – come mai prima. E dire che di
interviste ne ho fatte tante (ne mandavo a
Roma 1 al dì quando avevo 23 anni e da
allora…) Ah, siamo al 12mo rigo di questa
“cartella” ed ancora non ho parlato di Bibi. Devo appena riconoscere che lo conoscevo a stento di nome. Inseguo infatti da
tempo più i miei pensieri che il mondo vicino e lontano, così mi tocca spesso recitare il “mea culpa”, quando mi sento dire
“…ma come fai a non conoscerlo”.
Ebbene, Bibi Bianca, è veramente bianco
– di capelli intendo – ma li ha tutti. Il che
garantisce a un uomo un certo carisma in
più. Figuriamoci a un attore. In effetti, un
po’ m’ero già informato: attore di teatro e
di cinema.
“Ma sono qui ad incontrarti come scrittore – mi avverte subito Bibi – e non è
questo libro (me lo porge) la prima opera
che scrivo”, quasi mi volesse far fare lo
stesso la “mala” figura che avevo temuto.
Apprendo poi dell’altro: Bibi torna
nella sua Palermo di tanto in tanto dal lon-
Bibi Bianca
scrive un giallo
Germano Scargiali intervista Bibi Bianca
tano Brasile. Sì, un Brasile veramente lontano, il Paranà con la città di Palotina: così
lontana che questa veramente non l’avevo
mai sentita, proprio mai. Sarà sempre perché vivo troppo fra i miei pensieri? In realtà Bianca, noto da noi per le prestazioni al
cinema e al teatro, è un uomo che, avendo
molto viaggiato, non ha esitato ad attraversare una bella fetta del globo e ne ha scovato un angolo dove la gente vive ricca e felice. E poi si dice che la ricchezza non da la
felicità…
“Il benessere – precisa Bibi – proviene
dalla coltura dei cereali, soia e miglio in
enormi quantità. Tutto il resto dell’econo-
Cadaveri eccellenti a Palotina
L’autore palermitano, noto attore e regista di
teatro e di cinema, porta il lettore della propria
terra, con il suo sorprendente romanzo “Cadaveri eccellenti. A Palotina” in un luogo molto lontano dalla Sicilia, in Brasile, a Palotina nello stato
del Paranà. All’altro capo del mondo, per ripetere una candida espressione di papa Francesco…
La città, ben conosciuta dall’autore recentemente trasferitosi in quei luoghi del …Paranà,
comprende una numerosa comunità di ex italiani, ma anche molti ex tedeschi. Entrambi,
però, italiani e tedeschi, hanno ormai perso le
proprie peculiarità d’origine, né parlano più le
lingue degli avi.
La vicenda, ben congegnata e articolata, appartiene al genere grottesco. Sta, infatti, volutamente, fra il drammatico ed il comico. Evidente anche l’impostazione teatrale da commedia, per cui la storia potrebbe facilmente essere riscritta per le scene, potrebbe essere la
traccia per un film. Chi sa?
Il protagonista e il suo amico italiano di nome
34
mia ne trae beneficio”.
Come interpretasse il passo evangelico “nemo profeta in patria”, Bibi Bianca pare aver trovato l’America là dove tutti dovrebbero sapere che si trovi:
in America. Ma non quella made in Usa, oggi un
po’ stucchevole e alla ricerca di se stessa. A Palotina hanno apprezzato
gli stimoli umani del “teatro palermitano”. Si sono accorti che conteneva
una sorta di fermento dentro, forse un lievito che
certamente può provenire da tante fonti…
“Mi hanno messo a disposizione – dice Bianca –
il teatro della città di Palotina”.
E tu puoi recitare, creare una compagnia…
“Ancora di più. Ho messo su una scuola di
teatro. A questa abbiamo aggiunto dei corsi di recitazione. Infine abbiamo organizzato una compagnia che porta le recite in varie città del Paranà”.
E che cosa recitate?
“Qualcosa di molto legato alla gestualità ed
ai toni palermitani, dei nostri attori, delle
nostre opere. Fra persone in gran parte di
estrazione mediterranea, tali toni, sonorità,
gestualità, sono stati ben recepiti…”
Come è composta la popolazione lo-
Marco sono alle prese con un mistero, angoscioso e inquietante. Qualcuno, infatti, pone,
successivamente tre cadaveri eccellenti nell’abitazione di Marco. Eccellenti, perché famosi, soprattutto in Italia. In realtà non sono veramente i personaggi che sembrano, ma solo dei
sosia. I due amici, divenuti complici nel nascondere i corpi dei cadaveri, saranno poi impegnati nella ricerca dell’autore del misfatto.
Nel frattempo non mancheranno dei colpi di
scena.
La storia, che ha del surreale, interessa e coinvolge anche per la descrizione dell’ambiente,
dell’alimentazione locale in gran parte basata
sul churrasco e sul cachorro quente. Il primo
(ormai presente anche a Palermo) ricorda, almeno alle viste, i suwlaki greci. Il secondo è in
pratica un hot dog.
Molto viva la nostalgia degli italiani per la loro
terra, ormai allontanatasi per motivi di geografia e di tempo, ma che rivive per loro nelle canzoni di Gigliola Cinguetti, Gianni Morandi,
Peppino Di Capri e Rita Pavone. Il ricordo si
LIBRI
cale?
“Per il 70 per cento da ex latini, quasi tutti
italiani d’origine. Gli altri sono in gran
parte ex tedeschi. Nessuno in pratica parla
la lingua d’origine”.
Come mai oggi parlano tutti il portoghese?
“Il Brasile in guerra scelse di allearsi con
gli Stati Uniti e le altre lingue vennero bandite…”
Ci saranno anche degli Indios…
“No, pochissimi, non c’era popolazione in
Paranà. C’era la foresta vergine. Gli Indios
del Brasile sono più a nord”.
Bibi, sei piombato come su un altro
pianeta…
“Sono l’unico italiano in loco. Gli altri devono cercare la propria italianità nel loro
Dna, ma non ricordano una parola della
nostra lingua. Per questo, l’ultimo passo
che sto compiendo è di creare una scuola
di lingua italiana. Perché la voglia di tornare a conoscere la lingua degli avi è presente”.
E ti senti tranquillo in terra straniera. Così lontano…
“Assolutamente. E’ un posto in cui regna
l’ordine. Ti dico solo il nome del corpo
delle guardie che mantengono l’ordine. Lo
portano scritto addosso: polecia militar.
Con quelli non bisogna sbagliare. La gente
lo sa”.
E adesso un libro…
“E’ un giallo: Cadaveri eccellenti a Palotina”.
Bibi, lo leggerò, faremo la recensione e prima ancora che vada su carta saremo lì con
Palermoparla alla presentazione…
“Guarda che è un bel libro, in parte autobiografico. Sì ho preso spunto da una storia accadutami. M’hanno detto che si legge d’un fiato”.
Germano Scargiali
manifesta anche nelle cerimonie religiose
o in alcuni piatti delle regioni di origine,
come la polenta per i veneti.
Ormai, però, italiani e tedeschi, tutti molto brasilianizzati, si mescolano tra loro e
con gli indigeni, non molti, con la rumorosa e allegra festosità che li caratterizza.
Un’umanità varia e pittoresca, ricca di vitalità e religiosità, forse un po’ ingenua,
ma fortunatamente ancora immune dal nichilismo e dall’assenza di valori che caratterizzano la cosiddetta civiltà occidentale.
Eccoci, quindi, secondo la descrizione di
Bianca, in un angolo abbastanza felice del
mondo in una regione occidentale, ma non
occidentalizzata in senso negativo. Il libro,
gradevole e ben scritto, sortisce dunque un
effetto che è proprio di quelli di pregio: fare il biglietto e volare lì, in quella sorta di
grande “Pian della tortiglia” a respirare un
po’ di quella serenità, possibilmente senza
incappare nell’avventura del giallo, che,
però, si smorza anch’essa nei toni bonari
dei luoghi.
Lydia Gaziano
Bibi Bianca – Cadaveri Eccellenti A Palotina
Romanzo www.bibibianca.org €10,00
Tommaso Romano
Tempo dorato
raccontare e raccontarsi
Quanti ricordi si affollano nella
nostra mente, quanti episodi piccoli o grandi della fanciullezza si
presentano periodicamente alla
nostra coscienza, a volte persino
con tale forza da costringerci a ripercorrere quel cammino della
nostra vita, a guardarvi curiosi di
scoprirvi quel qualcosa che ci sfugge, quel qualcosa di impalpabile,
di meraviglioso, di misterioso che
non diventa mai conoscenza piena, ma rimane nel limbo delle cose che possiamo solo raccontare
perché possano ricreare in chi ci
legge la stessa magia da noi provata quando ne siamo stati protagonisti.
E come per le madelenettes
di Proust non si tratta tanto di
grandi accadimenti in sé, ma di
quei momenti di vita che ci rapivano completamente. Un sapore,
un luogo, una musica diventavano per noi un assoluto in cui eravamo al contempo assorbiti e realizzati senza neppure capire perché.
“Tempo dorato” di Tommaso Romano è un po’ tutto ciò. Il suo Amarcord è un delicato ritorno ai volti dell’infanzia e della giovinezza, alle usanze familiari…
La sua città, Palermo, vi campeggia, affascinante e decaduta, ex capitale, ma sempre
capitale. Gli scomparsi oggi, ahimé, Bellanca e Amalfi, Hugony, Albano e Citarrella,
Richard Ginori, Flaccovio rivivono nel ricordo dell’Autore che, bambino, vi si recava
con mamma e sorella per compere o regali. Allora, quando le ville Liberty di via Libertà erano ancora in piedi e gli sciacalli non avevano ancora finito l’opera di devastazione
passeggiare con papà era un piacere per l’occhio e la mente.
“Il rito avvolgeva e permeava il ritmo dei nostri giorni” dice ancora Romano. La religiosità e la Messa la domenica erano qualcosa di veramente sentito nella famiglia dello scrittore e non una mera ipocrita esibizione. Tanti parenti e amici ruotano intorno alla famiglia
Romano. Ospitali, originali, patriarcali a volte, sono le persone che hanno concorso alla
formazione del piccolo Tommaso, persone che, come in un colorato caleidoscopio, gli
hanno mostrato le tante facce della vita e della realtà. Ed ecco i luoghi più frequentati: il
cinema Royal, le pasticcerie, i bar, Mondello, Bonfornello, Marineo, Altarello di Baida…
La figura del padre emerge per la sua passione patriottica, per l’amore per la città e per il
bene pubblico. Il figlio – s’intuisce – ne seguì le orme sia pure divergendo in parte per
quanto riguarda l’interpretazione del Risorgimento (rivisitato in chiave meridionalista e
sicilianista) e gli ideali politici cui volle ispirarsi, che furono monarchici e tradizionalisti.
Scelse, così con coraggio non comune, letture controcorrente: Nietzsche, Julius Evola, i
saggisti che riscrivevano la storia della Sicilia. Romano, a differenza di tanti non solo non
suonò il piffero per la rivoluzione, ma la cosiddetta rivoluzione attaccò e criticò scoprendone e additandone i pericoli e le gravi contraddizioni.
Il sessantotto segnò realmente una divisione netta tra un prima e un poi. Non fu, però, per il giovane Tommaso, un momento esaltante quanto piuttosto inquietante. Solo
apparentemente fu, infatti, rivoluzione culturale e rinnovamento di costumi. Ma la sua
vera essenza, nichilistica e distruttiva, gli diede la spinta decisiva per reagire dedicandosi alla scrittura e all’azione politica, cioè al solo esito possibile dopo tale catastrofe per
cui occorreva solo lottare per cercare di salvare quanto restava ancora di bello, di grande, di valido per l’umanità.
Che cosa rimane oggi – osserva l’autore – che cosa ha lasciato dietro di sé il mitico sessantotto, se non macerie e oscurità?
Lydia Gaziano
Tommaso Romano – Tempo dorato Raccontare e raccontarsi
Ed. Qanat
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LIBRI
Settima fatica letteraria dell’eclettico personaggio presentata a Parigi
Fabio Volo: La strada verso casa
In un bel pomeriggio parigino pieno di
luce tersa, nordica ma calda, la prestigiosa libreria di 89 Rue du Faubourg
Poissonniere à Paris, punto di ritrovo
culturale della comunità italiana di Parigi, ha ospitato lo scrittore Fabio Volo
con il suo nuovo ed ultimo libro “La strada verso casa”.
Con quest’opera lo scrittore raggiunge
la sua settima fatica narrativa, coronata
da un successo di pubblico veramente
rilevante, al dicembre 2013 sono state
vendute ben 550.000 mila copie ed il libro ha visto la sua prima uscita in pubblico il 22 ottobre 2013. Un best seller,
dunque, per il noto narratore italiano,
divenuto, personaggio “televisivo”, ma
soprattutto eclettico: attore, scrittore,
conduttore radiofonico, televisivo, doppiatore e sceneggiatore, anche con il nome d’arte di Fabio Bonetti, distintosi
nei vari campi dei media italiani in cui
ha operato.
Edito da Mondadori 2013, il libro è
stato introdotto e commentato dallo stesso autore di fronte ad una foltissima pla-
Un momento della presentazione a Parigi a
dx al microfono Fabio Volo
tea di italiani di Parigi, attenti ed assidui
frequentatori delle novità culturali che
animano le serate di incontri che Florance Raut, Andrea De Ritis e Samuel Delerue curano nella città della
Senna.
Fabio Massimo Tombolini
(Redazione romana di Palermoparla)
Giuseppe Cumerlato Bernadette Back
L’onda che ama
Per gli autori, Giuseppe Cumerlato e Bernadette Back, L’Onda che Ama, titolo del libro, è realmente un movimento di tipo
ondoso che, nell’universo, tutto coinvolge
e pervade. L’opera è dedicata “A quanti
amano conoscere nel Verbo divino della
ricerca i valori della scienza, della bioenergetica, della materia, dello spirito e
della conoscenza, nonché i misteri della
fede per integrare il corpo e l’anima nella
volontà di Dio fattosi uomo”.
Una concezione di tipo materialistico non
è in grado di spiegare la complessità del
mondo e della natura, al contrario di ciò
che accade con un approccio di tipo spirituale che ci dà invece molte maggiori possibilità di intravedere almeno l’essenza
della realtà e di comprendere, sia pure più
per via intuitiva che razionale, i meccanismi e i legami che esistono tra gli elementi
inanimati o tra specie vegetali e animali.
Tutto nella natura animata, ma persino in
quella inanimata, è collegato, ha una ragion d’essere, una funzione, uno scopo.
Ciò si scopre studiando la fisica e la biologia.
Ci si può limitare, è vero, all’osservazione
e descrizione dell’oggetto o degli oggetti
via via scelti dal ricercatore, ma in tal modo, anche se tale studio presenta una certa utilità ai fini della ricerca scientifica, è
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pure vero che rimane un modo di indagare estremamente limitato e circoscritto.
Ciò non vuol assolutamente sminuire il
lavoro dei ricercatori, fisici o biologi che
siano, o screditare il metodo scientifico
che tanti importanti risultati ha prodotto,
ma mira – secondo quanto sostenuto dagli autori – ad aprire nuovi scenari e nuove strade all’indagine e allo studio umano,
non fantomatiche o illusorie, come si potrebbe temere, ma foriere di sviluppi straordinari.
Ad esempio, è ormai riconosciuto universalmente che gli esseri umani, ma anche
gli animali e le piante, vivono meglio se
sono amati. Oggi, i luoghi di cura, una
volta freddi e respingenti, sono più caldi e
accoglienti. Si pensa anche ad inserirli nel
verde o vicino al mare, ad arredarli con
gusto e allegria, magari a procurare ai pazienti musica e bellezza. La chiesa, le statue dei santi e la preghiera sono accolte e
danno ai malati e ai parenti molto più che
una semplice consolazione. Si può essere
credenti o meno, ma le statistiche confermano l’importanza della fede e della preghiera ai fini della guarigione. Ancora poco conosciuti i meccanismi e le cause di
tutto ciò, ma gli autori parlano di un’energia che si propaga come un’onda nell’universo, l’onda che ama e salva. Molte tera-
pie adottate nelle più distanti zone del
mondo sembrano confermarlo e sembrano pure avere qualcosa in comune: Reki,
Medicina islamica, Medicina andina…
Così, oggi si affermano le terapie energetiche, la radioestesia, l’omeopatia, in altre
parole la convinzione che l’essere umano
non sia solo un corpo, ma sia, invece, formato da corpo e anima si conferma sempre di più.
Giuseppe Cumerlato Bernadette Back
L’Onda che Ama – Graficanselmi
LIBRI
adalpina Fabra Bignardelli Storia del ricamo in Sicilia
Ricamare il tempo
Si ricama in Sicilia? Si è ricamato nella
storia? Certo! Ma se questa è cosa risaputa, nessuno – ci sembra – aveva finora tracciato una storia del ricamo nell’isola, come ha fatto Adalpina Fabra Bignardelli in
Ricamare il tempo. Come dice il libro
in copertina, l’autrice ricostruisce la storia
che va dal XIV al XX secolo. Ciò anche
se le notizie partono da tempi remoti, quando in Sicilia abbondava la coltivazione del
lino. Ma “senza le stoffe non si poteva ricamare” e in un mondo antico senza macchine, tutto il lavoro era manuale, dalla semina alla raccolta delle piante fino alla
macerazione ed alla riduzione in fibra.
Tutta fatica umana dal filato alla tessitura.
Non tutto finiva certamente in merletto.
Cotone e lino servivano per gli abiti, i tendaggi, la biancheria, il gelso era il nutrimento per il baco da seta, la canapa serviva per i cordami e le vele, erbe particolari
per medicamento e il papiro per la scrittura… Il lino, la cui coltivazione si perde
nella notte dei tempi, servì a lungo per i
merletti. Il cotone arriva con gli arabi e
viene sotto posto ad una coltivazione per
allora intensiva. Era già servito per le tuniche romane, ma è “il parente povero “
del lino, anche se per certi usi si prende
una rivincita…
L’opera di Adalpina F. Bignardelli procede leggera e descrittiva, coinvolgendo il lettore nell’amore per “le cose belle”, frutto dell’operosità e del gusto
umano. Oggetti belli e irripetibili come
il copricuscino ottocentesco in lino o il
“gilet in velluto ricamato e pittoresco”.
La incredibile pianeta di un sacerdote
viene seguita da uno sfilato siciliano (il
cinquecento). Il libro parla di tecniche
e di storie. Occorre leggerlo, se si ama
il genere.
Delicatissimo il colletto da Pizzi, Ricami e Trine, del comune di San Giuseppe Iato. L’autrice ci avverte che il barocco ebbe un ruolo primario nella storia del merletto e tardò a “morire”. Era
ovvio che il gusto per l’ornato di quello
stile – che pur fu un movimento di crisi
e critica degli ideali rinascimentali – si
adattasse particolarmente a questa materia. Talvolta, sottolinea l’autrice, abiti
ed oggetti erano realizzati con grande
dispendio e lusso, fino all’impiego di fili
d’oro e pietre preziose. L’autrice si sofferma sulle varie tecniche. Esalta il “punto
fiamma” che, grazie all’uso contemporaneo di filato d’oro, d’argento e di seta “crea
uno stato di lucentezza mirabile”. Insomma un libro che gli appassionati devono
possedere e leggere e che sta bene in ogni
biblioteca.
Adriana Barbera
Festa senza libri all’auditorium Parco della Musica di Roma
Si è conclusa all’Auditorium Parco della musica di Roma la
quinta edizione di “Libri come, festa del libro e della lettura” iniziativa interessante e ricca di incontri, conferenze e
presentazioni di libri. Sono intervenuti autori di grido e personalità varie del mondo dell’editoria, dello spettacolo, del giornalismo e della politica. Gli unici grandi assenti erano proprio i festeggiati: i libri! Da appassionata lettrice mi aspettavo di essere
assediata da stand e banchi di libri di tutti i generi, non necessariamente una mostra mercato ma perlomeno un’esposizione di
qualche genere, invece il nulla! I soli libri visibili erano quelli in
vendita nella libreria dell’Auditorium, opportunamente pubblicizzata dalle molte sedute di autografi degli autori presenti.
Più che un incentivo alla lettura, un ottimo incentivo alle
vendite. L’enorme installazione a forma di libro che accoglieva i
visitatori sul piazzale sembrava quasi un naufrago solitario in
mezzo al cemento, più che un’anteprima di ciò che attendeva all’interno, una lapide alla memoria. Entrati nel Foyer si andava
incontro a un’altra delusione: la mostra Scrittori, che prosegue
fino al 21 di Marzo, raccoglie fotografie di grandi scrittori del
novecento scattate da grandi fotografi e corredate da citazioni
dello scrittore in questione. Purtroppo la tristezza delle mura
spoglie e l’estrema dispersività dell’ambiente hanno vanificato in
parte la bellezza delle immagini e la scelta di stamparle su stendardi monocromi insieme alle citazioni ha fatto sembrare il tutto
troppo scarno e monotono. Non esiste un percorso attraverso gli
anni, né gli autori e nessuna continuità e il rischio di perdersi delle immagini, nascoste dietro qualche angolo è maggiore del piacere di visitare la mostra. Il tema della festa di quest’anno, ossia il
lavoro, sembra più che altro una captatio benevolentiae utilizzando un tema “caldo” piuttosto che un argomento centrale della riflessione: pochi e marginali gli incontri dove si è trattato l’argomento mentre grande spazio è stato dato alle presentazioni
delle ultime uscite editoriali che sono state anche quelle con la
maggior affluenza di pubblico.
Michela Pironti e Alessandro Pietrobono
(Fotografi e corrispondenti da Roma)
37
a TuRISMo
I perché ben poco chiari che fanno disperare i siciliani
La doppiezza del problema turistico
Il principio di una realtà almeno doppia, ma spesso anche più che doppia, è la
regola da quelle che vengono definite, sia
pur sommariamente, “le nostre parti”. Forse, è così un po’ ovunque. Speriamolo. Dietro le manchevolezze dell’Amministrazione,
delle scelte politiche e le carenze specifiche
individuali (una carenza culturale inspiegabile, laddove esistono da decenni infiniti licei turistici, scuole alberghiere e cattedre di
marketing turistico), si intravedono aspetti
che risultano inattesi anche a chi al problema si appassiona da sempre. E’ stato
quasi inutile, dunque partecipare a tanti
congressi, in continente e oltre confine, diventare amici di cattedratici della materia,
frequentare albergatori e funzionari? Vien
da pensare alla “frivolezza” del famoso discorso da caffé che pur fior di assessori continuano a proporci: noi abbiamo il sole, le
spiagge, le memorie, le vestigia, il cibo, la
cucina…
La risposta – lo diciamo qui da sempre –
è che non sono questi “tesori” che …fanno
la differenza. Diciamo sempre: non basta il
prodotto, se non sappiamo completarlo e
proporlo “finito”. Ma la novità, che adesso
ci spinge a scrivere queste righe, è l’intravedere la presenza di altre realtà… Imprendi-
tori di settore e di fuori settore, cioè “esordienti” che giocano al ribasso e al rialzo con
“giocattoli” come interi aeroporti, con le
compagnie aeree e via dicendo. Ed è significativo che lo diciamo qui dove abbiamo difeso il Ponte a spada tratta (ma i motivi sono
anche ben al di fuori del turismo): il grosso
del turismo, cioè il business, oggi lo fanno gli
aerei. Per sdoganare e sdrammatizzare il
problema dalle nostre “Italietta” e “Siciliette”, troppo simili a volte al Paese dei Campanelli, vediamo che cosa è accaduto in
Spagna. Là, dove si diceva da anni che il turismo crescesse a 2 cifre (ma era anche più
facile, perché partiva da dietro ed a prezzi
più bassi da subito) è andata a gambe al-
l’aria l’Iberian, la compagnia di stato. Ciò
ha circa quintuplicato gli arrivi (con la conseguente liberalizzazione degli slot alle low
cost). La notizia ora è che il forte traballare
dell’Alitalia, protetta a lungo dall’Enac e
dall’Enav, sta portando – a quanto pare – ad
un moltiplicarsi di arrivi di compagnie low
cost. Ciò facilita, finalmente, l’offerta di
“pacchetti” più accessibili a chi è disposto,
pur spendendo sempre di più, a vedere i
templi e il teatro greco, anziché le Piramidi
o i giganti di Luxor, a nuotare alle Eolie anziché in un atollo, a visitare i templi di Agrigento, anziché il Partenone. Ma è proprio
vero che la Sicilia ha in ogni particolare il
meglio del meglio? La risposta è che la Sicilia sarebbe un gran bel cocktail nell’ambito
di un’Europa che è, comunque, ancora una
rasserenante Europa. Il contesto turistico,
dentro e fuori Italia, le riconosce per questo
un primato.
Tuttavia, le estreme complicazioni burocratiche sommate alla convinzione che “non
già uniti saremo i vincitori di una comune
grande battaglia”, bensì che sia meglio applicare ai vicini la massima “mors tua vita
mea” tratterranno l’Isola nello stato di semi
sottosviluppo in cui, con qualche eccezione,
si trova. (G.Scargiali)
Passo decicisivo perché gli albergatori offrano più qualità
Rating amico della buona ospitalità turistica
Il rating, strumento essenziale per dare un voto a chiunque si metta sul mercato ad offrire servizi di qualsiasi tipo.
Nel turismo questo concetto si è fortemente affermato grazie ai colossi internazionali della distribuzione di servizi
turistici, quali: booking.com, tripadvisor, expedia etc. I clienti prima di prenotare qualsiasi servizio consultano le
recensioni e i voti ottenuti dal singolo
fornitore. Il sistema - badiamo - è valido
quando il voto derivi dalla somma di
numerose (centinaia) recensioni: più ce
ne sono più il giudizio complessivo è affidabile. Se siamo in presenza di poche
decine di recensioni, bisogna dubitare,
specie se il giudizio complessivo è alto,
ed in presenza di recensioni controverse. Tuttavia quello che conta è che il
cliente, oggi, esprime i propri giudizi e
tiene molto in considerazione quelli dei
viaggiatori precedenti e la somma di
tutti i giudizi non smentiscono mai il
pensiero generale. Quando dico che il
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turismo si fa grazie all’accessibilità di
un territorio (vedi ns battaglia sugli aeroporti), sulla presenza di siti museali di
primario interesse, presenza di siti naturalistici, architettonici etc e di un buon
rating su servizi essenziali (dormire e
mangiare), a quel punto la destinazione non può che avere successo.
Nel caso della Sicilia, il ritardo
dei trasporti – quelli che più contano,
cioè aerei – era dovuto alla scarsa accessibilità per via dei Monopoli di cui godeva Alitalia. Risolto questo problema
(nuovi slot e nuovi low cost, ndr), occorre lavorare sulla qualità dell’accoglienza. Infine bisogna migliorare la fruizione del ns patrimonio naturalistico e culturale. Ma a questo punto sarà la denuncia dei clienti, con le loro recensioni,
a far cacciare via manager pubblici incapaci. Internet completa l’opera mettendo a rete le tre importanti variabili di
cui sopra.
Salvo Zappalà
Piccole isole: migliorano
i collegamenti
Passi avanti per i collegamenti alle piccole, ma importanti isole siciliane. La Compagnia delle
Isole che – anche dando seguito alle richieste di
Federalberghi Isole Minori della Sicilia – ha lanciato la promozione Tariffa Primavera nelle Isole
di Sicilia. E’ una tariffa che premia la permanenza sui territori insulari, in quanto prevede uno
sconto del 50% per chi acquista il biglietto di
andata e ritorno con partenza giovedì o venerdì e
rientro domenica o lunedì”. Soddisfazione è stata
espressa da Christian Del Bono, presidente di
Federalberghi Isole Minori: “Apprendiamo, inoltre, con grande favore, dal Sindaco Attilio Licciardi – ha aggiunto Del Bono – che già ad Ustica
si è ottenuto l’importante risultato di riuscire a rimodulare in modo intelligente gli itinerari orari
tra Usticalines e Compagnia delle isole, aumentando il numero di corse ed evitando le costose sovrapposizioni del passato..”.
PESCa
ospiti in Sicilia e interlocutori raggiunti in africa trattano con Tumbiolo
La frenetica attività
del distretto Pesca
del tonno” passa attraverso qualità e rispetto per l’ambiente. La N.Castiglione occupa
circa 200 persone ed è attiva nella salvaguardia dell’ambiente e dell’ecosistema marino. Aderisce infatti al progetto dolphin
safe.
Di recente ha coinvolto un ente terzo internazionale, DNV GL, per verificare l’intero
percorso del tonno, dal mare alla tavola, e
testare la tracciabilità.
Presso l’istituto Iamc-Cnr di Capo Granitola, hanno avuto luogo gli incontri del progetto “Création d’un club transfrontalier pour la promotion des produits
de la pêche artisanale”, finanziato nell’ambito del Programma di cooperazione
trasfrontaliera Italia Tunisia, cofinanziato dall’Unione Europea.
Il progetto durerà 18 mesi e prevede la creazione di un marchio di qualità, “Club bleu
artisanal”, e lo sviluppo socioeconomico
e l’integrazione dei territori attraverso un’azione congiunta finalizzata allo sviluppo, qualificazione e integrazione della filiera della
pesca artigianale e del turismo in Italia e
Tunisia. In questa attività la Camera di
Commercio di Trapani, in qualità di capofila, sarà affiancata in Sicilia dal Distretto
Produttivo della Pesca-Cosvap e in Tunisia
dall’Istituto Superiore della Pesca e dell’Acquacultura, dalla Direzione Generale della
Pesca e dell’Acquacultura e dalla Federazione alberghiera di Tunisi e Bizerta. Il progetto coinvolgerà i pescatori di Mazara del
Vallo, in Sicilia, e di Sidi Mechreg, in Tunisia, oltre che albergatori e ristoratori di Trapani e Bizerta.
Dopo aver ringraziato il dottor Mario Sprovieri, direttore della sede dell’Istituto IamcCnr, per l’accoglienza presso l’avveniristica
sede di Capo Granitola, il Presidente del
Distretto Pesca Tumbiolo ha dichiarato:
“diamo il benvenuto ai nostri ospiti della
Tunisia ed al presidente della Camera di
Commercio (TP, ndr), Giuseppe Pace, sempre attento alle attività che guardano al
Mediterraneo”.
Tumbiolo, rivolgendosi al Direttore Generale della Pesca e dell’Acquacoltura, Ms.
Hassam Hamza, al Direttore dell’Istituto
Superiore della Pesca e dell’Acquacultura,
Ms. Jamel Ksouri, ed al Direttore della Federazione alberghiera di Tunisi, Ms. Moez
Boudali, ha sottolineato: “il nostro compito
è di coniugare le forze per superare le difficoltà burocratiche, confidiamo pertanto
nella Camera di Commercio di Trapani.
Faremo ciascuno la propria parte…”.
Ms. Hassam Hamza, è così intervenuto: “vi
ringrazio per la calorosa accoglienza. Dobbiamo mettere insieme tutte le nostre conoscenze ed il sapere per raggiungere gli obiettivi del progetto”.
de siciliane per rendere operativo il piano di
cooperazione nel nostro paese”. Per la terza volta, la delegazione Yemenita guidata dal Ministro dell’Agricoltura Mujawar e dall’Ambasciatore Al-Akwa, ha incontrato il nostro
Distretto in Sicilia. Dopo aver visitato le
aziende del comparto agroalimentare e le
strutture scientifiche, l’Ambasciatore yemenita in Italia conferma gli impegni siglati nel
protocollo di intesa, chiedendo di dare seguito alla fase operativa per il miglioramento del sistema agroalimentare in Yemen.
• E’ stato poi il “turno” della visita delle
delegazioni della Repubblica della Guinea Equatoriale guidata del Ministro
della Pesca S.E. Crescencio Tamarite Castaño e del Direttore Generale della Pesca
del Sultanato dell’Oman Abdullah Hilal Al
Balushi. La visita ha coinvolto Mazara,
Sciacca, Palermo, Aspra…
Nino Castiglione (Srl): quando “la via
• Blue Economy,chiuso accordo di
cooperazione con la Guinea Equatoriale. Nell’ambito del simposio internazionale “Guinea Ecuatorial Emergente”, svoltosi nella capitale Malabo dal 3 e 4 febbraio
2014, è stato firmato un protocollo di intesa
fra il Governo equatoguineano ed il Distretto della Pesca siciliano. A firmare l’accordo,
davanti ad una platea di operatori, sono sta-
• Dallo Yemen è giunto il messaggio dell’ Ambasciatore Al-Akwa: “Attendiamo le azien-
Qatar, Tumbiolo e lo sceicco Al Emadi
Qatar, da sx Assan Al Emadi, Tumbiolo, Mohamed Al Emadi, l'ambasciatore Guido De Sanctis
In Qatar davanti a un gran couscous
ti il Ministro Tamarite Castaño, e Giovanni
Tumbiolo. L’accordo prevede investimenti
congiunti in materia di pesca, acquacoltura, cantieristica, ricerca, formazione, infrastrutture, logistica e la creazione di un distretto della pesca nello Stato Africano.
• Una lunga missione nei Paesi del Golfo (Yemen, Oman, Qatar) è stata condotta
dal Presidente Tumbiolo. Nel corso dell’ultima tappa a Doha, insieme all’ambasciatore d’Italia in Qatar, S.E. Guido De Sanctis,
Tumbiolo ha incontrato una vecchia conoscenza della Sicilia, lo sceicco Mohamed Al
Emadi ci cui è stato ospite nella sontuosa residenza qatarina. Lo sceicco ha accompagnato Tumbiolo a visitare il centro commerciale Al Emadi, ancora in costruzione,
dove un’intera area sarà dedica ai prodotti e
alle specialità siciliane: 8 Distretti dell’agroalimentare riconosciuti dalla Regione sono
già stati coinvolti.
39
SPoRT
Fugati i dubbi sul valore della squadra. Tifosi fra bandiere e festoni
Palermo in a e il cielo si tinge di rosa
Franco Vazquez
Il Palermo torna in A. La massima
serie si addice ai rosanero, che hanno limitato ad un solo anno il “purgatorio” della serie cadetta. E questo campionato lo hanno condotto alla grande.
Incerto l’inizio con la panchina affidata
a Gattuso, che ha però il merito di aver
portato in viale del Fante un sicuro asso
come Kyle Lafferty. Poi la squadra viene
affidata a Giuseppe Iachini, lo specialista dei ritorni in A, un fido di Maurizio
Zamparini, che sembra scoprire che la
“rosa” dei giocatori comprende assi come capitan Barreto, la fine sponda Hernandez, il sostituto a centrocampo Verre
e il giovane goleador Paulo Dybala. Poi
il cervello pensante della difesa, il leone
Munoz.
Ma Morganella e Troianello vi sembrano giocattolini solo per i strani cognomi? Non lo sono. Dove anche Pisano…
Infine, sia pure infortunato per un po’
un portierone da massima serie come
Sorrentino...
E, quando Samir Huykani lo sostituisce,
ci si accorge che a casa sua è titolare della nazionale: no, non è vero che para da
cani...
Ma, dicono, serve dell’altro per essere
come il primo Palermo che “Zampa”
portò in A e poi giunse in zona coppe.
Ci suggeriscono anche di scriverlo e ci
caschiamo anche noi. Comunque, la gestione “Zampa” regala al vecchio prato
verde, che per noi rimane “La Favorita”,
la maggior promessa del calcio italiano:
tal Andrea Belotti, il Gallo, per il suo
modo di festeggiare il gol simulando con
la mano una cresta.
40
Paulo Dybala
Dunque i
rosanero
volano letteralmente
in A, vengono definiti: la
Juve della serie B. Imbattibili su tutti
i campi, giocano da “anti Maramaldi”, non infieriscono, si destreg giano,
pur dando a
tratti anche
spettacolo, co- Giuseppe Iachini
me un pugile consumato che attende il
verdetto ai punti, non si scopre mai e
procede a passo sicuro verso la 15ma ripresa. E’ un Palermo serio, professionale, tutto il contrario di quello che lo vedeva affidato ad un giocatore tacciato
d’essere un ubriacone, con un presidente accusato di badare solo all’interesse
personale, con giocatori “belli dormienti”, come la principessa della favola, troppo pagati per giocare così di mala voglia. Il pubblico è avaro sugli spalti, ma i
rosa vincono e vincono, finché riempiono la “città vera” di gioia: quella che ancora esiste, nonostante le cure di un’amministrazione disfattista e distruttiva,
demagogica e assente, sprecona e ingorda, impegnata a multare, vietare, indagare, parlare, invece di proporre, presenziare, agire.
Maurizio Zamparini vorrebbe rin-
Andrea Belotti
novare altrove (ma glielo
impediscono)
lo stadio. E’
il presidente
più amato e
avversato al
contempo di
tutta la storia rosanero,
come un Berlusconi sceso a Palermo,
dove cerca di
sdoganare
una metà dei
cittadini per
Maurizio Zamparini
i quali il pessimismo e il disfattismo sembrano essere
il modo di respirare… Allo stadio Piola di Novara l’epilogo felice. Allo scadere del primo tempo
Dybala è il protagonista del capolavoro:
la sua palla parte dal corner, fa sponda
su Vitiello, lui steso la riprende lin corsa
e calcia forte verso la porta, dove trova
appostato niente meno che Vasquez,
tocco di punta: è rete. Tanto basta. Nella ripresa fioccano le occasioni per i rosa
per bilanciare una rete in fuorigioco del
Novara. La partita finisce così. E’ la serie A.
I meriti vanno a Zamparini – ora il
mondo sportivo lo riconosce – l’ha detto
e l’ha fatto, ha promesso ed ha mantenuto: 1 anno in B e via. Pare he terrà Iachini, il direttore dell’area tecnica Giorgio Perinetti e la “promessa” già famosa:
Andrea Belotti.
a
sPorT
Il 2 agosto il Grand Prix Internazionale di lotta libera
Tricolori di grecoromana a maggio
Non chiamateli sommariamente
“minori”: sono gli sport “puri” ancora
legati al dilettantismo, i più sani sotto il
profilo della salute morale e fisica. La lotta, colme altri e più di altri, è un nobile
sport da sempre – sin dall’antichità – ed è
parte del programma olimpico. Ma qual è
l’interesse delle autorità politiche e dell’amministrazione pubblica per queste attività sportive e per la lotta in particolare?
Il “grido di dolore”, nella mancanza
assoluta di mezzi, resta inascoltato, nonostante che la materia sportiva, al servizio
della salute pubblica fisica e morale, dovrebbe essere una funzione precisa del
buon governo. Ciò non soltanto per le finalità estrinseche, quanto in termini di risparmio ospedaliero e simili…
Sabato 17 maggio sono in programma
a Palermo i tricolori juniores di lotta
Greco romana. Per ospitarli, è giunto
l’ok “per il rotto della cuffia” dal Palauditore, mentre in estate i tricolori di “Libera” avevano dovuto “riparare” presso la
Città del Mare, che aveva messo a disposizione gli spazi al chiuso e all’aperto del
complesso turistico. Questo per la mancanza di agibilità e il “prezzo esoso” richiesto dagli impianti palermitani. Che
dire, parlando di sport alla ricerca di pochi euro per finanziare l’indispensabile?
Cioè i soldi per il materiale sportivo e le
trasferte?
In quanti sanno che la Sicilia con Palermo
ed anche con Catania sono ai vertici nazionali della lotta libera e grecoromana?
Palermo e la cittadina di Faenza sono sto-
ricamente considerate le capitali d’Italia… Meglio stanno “i paesi” del circondario come Bagheria, Montelepre, Carini,
Cefalù…
“Come faremo – si è chiesto a lungo
Enzo Scuderi, vicepresidente regionale della Fijlkam e responsabile
del settore lotta – ad ospitare il 17 maggio questi tricolori jr di lotta greco romana?”
Ormai la cifra annua assegnata alle società sportive sembra quella adatta per le necessità di un solo mese (non basta ad una
sola delle trasferte) – mentre anche l’uso di
una piccola palestra di tipo scolastico va
“pagato” con molti euro. Le società riscuotono quote annue minime da ragazzi,
spesso di condizione disagiata. Per loro lo
sport è un’alternativa alla noia e alla strada. In palestra trovano amicizie sane e leale convivenza anche fra i due sessi. Una atmosfera tale da farli maturare positivamente nel rispetto reciproco, un passo avanti sul terreno dell’educazione civica. Il colmo è che i cosiddetti “enti di promozione
sportiva”, che vivono ai margini delle federazioni sono più aiutati delle società delle federazioni che svolgono l’attività per
così dire “ufficiale” ed agonistica. Questa
comporta inevitabilmente più spese. Non
vogliamo dire che gli enti di promozione
siano inutili o nullafacenti, ma non crediamo che si debba bandire l’agonismo dallo
sport…
C’è una conclusione generale: mancano gli impianti sportivi disponibili per
tutti gli sport puri e per le attività giovanili
nessuno escluso. Si pensi alla ottima palestra Sperone che però è “da rifare” come le altre.
“C’è una buona palestra – afferma ancora Enzo Scuderi – ed è quella della
Scuola Falcone di via Ernesto Basile. E’
una palestra tribunata come si dice oggi
ed andrebbe bene anche per un campionato italiano. Ci sono altre palestre scolastiche il cui uso rimetterebbe in moto lo
sport cittadino…”
Sappiamo bene, però, che il costo da
sopportare è al di sopra delle possibilità
per la società sportive. Il Coni si era proposto di modificarne alcune per rendere
l’ingresso indipendente da quello della
scuola e diminuire i costi d’esercizio nel
pomeriggio. Ma il progetto che sembrava
fattibile e quasi avviato, si è arenato. Pare
che alcune società che svolgono attività locale in sport secondari e magari più lucrosi, come certe arti marziali più “alla moda”, dispongano anche di maggiori aiuti
rispetto a chi svolge – e può dimostrarlo –
attività nazionale nel settore olimpico con
successo agonistico ed organizzativo. Attorno a questi gravi argomenti Sindaco e
Regione stanno a guardare. Tacciono.
“Le nostre mille richieste – conclude
Scuderi – restano senza risposta. Sembrano lettere mai partite o mai giunte a
destinazione…”
Il giorno 2 agosto, inoltre, è in calendario
il Grand Prix Internazionale di lotta
libera, sempre a Palermo: che figura farà
Palermo che si era candidata come “capitale dello sport”?
41
sPorT
Calcio giovanile in Friuli questo 53mo appuntamento
sicilia con onore al Torneo delle regioni
Anche quest’anno si è rinnovato l’appuntamento con il Torneo delle Regioni,
la più importante e seguita kermesse di
calcio giovanile per Rappresentative,
giunta alla 53ma edizione, cui hanno fatto da naturale cornice i campi di gioco
del Friuli Venezia Giulia. La Sicilia ha
partecipato con un sestetto di squadre
che hanno offerto un degno volto del calcio isolano: quella di Futsal (calcio a 5,
ndr) maschile è stata l’unica compagine
a raggiungere le semifinali. La Femminile, la Juniores e il Calcio a 5 femminile
sono approdate ai quarti di finale, infine,
gli Allievi e i Giovanissimi, si sono fermati al primo turno, ma con grande onore e sicuro rammarico.
“È stato – esordisce Sandro Morgana, presidente della Lnd Sicilia – un
appuntamento di grande prestigio per le
nostre sei squadre e che ha messo in mostra i migliori talenti. Per i ragazzi, quindi, un’esperienza indimenticabile e un ricordo che porteranno per sempre nella
loro vita di uomini ancor prima che di
sportivi: un momento di confronto, socializzazione, crescita e rispetto per i valori.
L’aver presentato sei Rappresentative è
un motivo di vanto, perché testimonia
l’impegno che viene rivolto ai giovani calciatori, nonostante le numerose difficoltà:
la grave crisi economica che ha colpito il
nostro Paese, si riflette in maniera violenta nelle aree più deboli, in particolare in
Sicilia, e i cui effetti negativi hanno determinato gravissime difficoltà anche nel nostro mondo”.
Che dire dei risultati?
“Il successo sul campo – ha concluso il
massimo dirigente regionale – conta fino
ad un certo punto, perché ciò che vale è
stato il comportamento esemplare mostrato dentro e, soprattutto, fuori dal campo da parte dei nostri atleti, ragazze e ragazzi in gamba che hanno manifestato
tutto il loro valore e la determinazione
necessaria per questi eventi”.
Ma andiamo al dettaglio, con i risultati siciliani in terra friulana.
Juniores. Ha lasciato un pizzico di amaro in bocca l’esperienza degli under 18,
infatti, il sogno di accedere alla semifinale
si è infranto negli ultimi minuti dei quarti
di finale contro la Sardegna: quando tutto lasciava presagire un epilogo ai tiri di
rigore, arrivava la doccia fredda con la rete di Podda, entrato nella ripresa. E pensare che prima di questa partita con i sardi, per la Juniores c’erano stati solo sorrisi
ed elogi: nel girone eliminatorio dopo un
pari a reti bianche contro la Puglia, dove
è mancato solo il gol che i ragazzi di Stefano Valenti avrebbero ampiamente meritato, sono arrivate le prime significative
affermazioni: la prima ai danni dell’Umbria; la seconda contro la Campania.
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Allievi esultano in campo. Nel riquadro Sandro Morgana
Allievi. Qualificazione sfiorata e rammarico che ancora brucia sulla pelle per gli
under 16 di Stefano Aiello e del suo vice
Luca Piazza che devono dire addio alla
competizione nazionale solo dopo il primo turno eliminatorio. Il girone A, quello
con Puglia e Umbria, peraltro molto equilibrato, ha mostrato più insidie del previsto: i giallorossi hanno chiuso senza mai
perdere una gara, incassare reti e pure al
primo posto in classifica seppur in condominio, a cinque punti, con l’Umbria, che
invece è riuscita a staccare il pass qualificazione ai quarti di finale. L’eliminazione,
come un macigno, è giunta per differenza
reti rispetto proprio alla squadra umbra.
Giovanissimi. Deludente la prova degli
under 14 che non sono riusciti a confermare quanto di buono fatto nella prima
vittoriosa partita. L’inizio scoppiettante
aveva illuso un po’ tutti: anche perché
l’undici di Gaetano Rizzo era riuscito nella gara d’apertura con i pari età della Puglia a fare vedere molte cose positive: squadra dinamica, aggressiva ed intraprendente, attenta in difesa e concreta in avanti. Nelle altre due partite del girone sono
arrivate altrettante, quanto inattese, sconfitte che hanno, di fatto, chiuso anzitempo
l’esperienza dei Giovanissimi a questa
edizione del torneo.
Femminile. La Selezione Femminile
guidata in panchina da Massimiliano Osman
raggiunge un obiettivo importante, ovvero la qualificazione ai quarti di finale del
torneo grazie al secondo posto conquistato nel minigirone con Lombardia e Comitato Autonomo di Bolzano. L’esordio con
sconfitta nella gara di apertura è in parte
bugiardo: le siciliane hanno tenuto bene il
campo per un intero tempo, hanno sfiora-
to la rete del vantaggio con Rigaglia. Poi,
nella seconda gara vittoria di misura sul
C.A. Bolzano grazie alla rete di Manno e
rigore parato addirittura in due tempi dal
portiere Catanzaro. Ai quarti con l’Emilia Romagna, beffardi i tiri dal dischetto.
Calcio a 5 maschile. Si ferma in semifinale la caccia al 7mo titolo nazionale
per una delle Rappresentative più decorate del panorama calcistico siciliano. Il
girone di qualificazione non può considerarsi una semplice passeggiata ma poco ci
è mancato: infatti, dopo le prime due vittorie, tra l’altro spettacolari, con Puglia e
Umbria che hanno di fatto messo il sigillo
sulla qualificazione ai quarti, nell’ultima
sfida è arrivata la sconfitta con la Campania, dopo che gli uomini di Corsino in
svantaggio per 4-1, sono riusciti quasi a
fare l’impresa di pareggiare. Nei quarti
con l’ostico quanto fortunato Molise è venuta fuori una partita decisa solo ai rigori.
Quindi, la semifinale con il quotato Veneto: a decidere ancora una volta i penalty
che, questa volta, eliminano la squadra di
Nino Corsino.
Calcio a 5 femmnile. Una vera e propria beffa per le ragazze del futsal guidate
da Massimo Neglia che cedono proprio
nei secondi finali dei quarti, quando si pensava già ai tiri di rigori. La semifinale, dove
la squadra era approdata per ben tre volte
negli ultimi quattro anni, sembrava a portata di mano ed invece l’Emilia Romagna
ha sfruttato a dovere un contropiede, diventato nella fattispecie una vera e propria
arma micidiale che non ha lasciato scampo. Così la rete degli emiliani ha di fatto
chiuso ogni possibilità di recupero e condannato le siciliane all’eliminazione.
Andrea Giarrusso
a
sPorT
Il surfista dell’albaria deciso a rinnovare una solida tradizione
Cresce Baglione
e attende un sì dalla federvela
Ancora vincitore a Hyeres, ben piazzato
sul Garda agli internazionali, Marco Baglione ha le carte in regola per rappresentare i colori azzurri ai prossimi giochi di
Rio nelle tavole a vela. Le ripetute affermazioni negli anni recenti ed in questa
stagione del ragazzo cresciuto all’Albaria
dovrebbero bastare a fugare ogni dubbio
sulla scelta. Ma non pare che la Fiv – fedele alle tradizioni – abbia tolto la riserva. A fare la parte del cattivo è Mattia
Camboni del centro Italia, una giovane
leva che certamente è una gran promessa, campione mondiale youth e anche in
crescita. Le olimpiadi, però, sono un’altra
cosa e lo sappiamo bene. Sappiamo quanti titoli mondiali, anche assoluti, abbiano
vinto nella vela e nelle tavole gli equipaggi italiani, che – purtroppo – non abbiano
avuto riscontro – spesso alcun riscontro –
ai Giochi. E dire che la Vela è, come e più
degli altri sport olimpici in genere in Italia, tutta orientata in funzione dei Giochi.
Al punto che l’intero sport ne soffra visibilmente e versi spesso in uno stato di parziale abbandono o, almeno, si senta tale.
Marco Baglione è cresciuto in quella che
è certamente la più forte scuola surfistica
d’Italia. Fra i fondatori di questo sport, al
club di Mondello sono stati ospiti anche
Paco Wirz e Alfredo Barbera. Poi con la
casacca Albaria ha gareggiato Riccardo
Giordano, uno degli atleti che nella storia
abbiano disputato
più olimpiadi in assoluto. Ancor più ne
ha disputato la Sensini, tanto spesso a
Mondello con indosso i colori Albaria.
La partecipazione
di Marco Baglione
sarebbe il rinnovarsi – atteso – di una
tradizione che fa di
Mondello, meta di
surfisti dai due emisferi e da oltre tutti
gli oceani, una indiscutibile capitale
del surf.
Baglione ha partecipato a tutte le gare di
livello olimpico da una decina d’anni a
questa parte, compiendo la sua dovuta
escalation e finendo col vincerne più d’una
ed essere indicato fra i più temuti partecipanti a livello seniores. Ma non è da oggi
che diciamo alla federazione vela ed a
qualche altra federazione che non concedendo un sì, né organizzando un team attorno a ciascun partecipante, in modo
che l’obiettivo sia oltre i confini nazionali
e non all’interno dei nostri ristretti mari,
campi e piste, si finisce col perdere podi e
medaglie preziose. Evento cui, poi, puntualmente assistiamo.
Marco Baglione e, in basso, partenza rs:x
I Canottieri a Naro: un successo
Bene i palermitani nel secondo appuntamento di calendario
Positivo il bilancio del secondo impegno
agonistico di stagione per la squadra
agonistica della Società Canottieri
Palermo, la Regata interregionale di
Naro del 22-23 marzo. I ragazzi allenati
da Benedetto Vitale hanno chiuso questo appuntamento in visibile crescita rispetto alla precedente esperienza: 7 ori,10
argenti, 5 bronzi nel carnet della squadra parlano da soli. Positivo è stato certo
il risultato d’insieme della rappresentanza della squadra del Molo Lupa. Evidenziamo i migliori risultati.
GIORGIA LO BUE, che sta recuperando lo stop dovuto all’operazione dell’anno scorso alla spalla ed è ormai pronta
per il I Meeting Nazionale di Piediluco
del 5-6 aprile.
Il Gruppo ALLIEVI C, con in testa VINCENZO D’AMELIO, LUIGI BECCALI e FRANCESCA D’ANGELO.
I piccolissimi ALLIEVI B Francesco Lo
Bue (ORO in DOPPIO misto con l’Or-
Vincenzo D'Amelio e Luigi Beccali
Francesca D'Angelo
tigia di Siracusa), Beatrice Amodeo e
Mario Zerilli (Argento in SINGOLO).
Federico Amato, ORO nella SERIE B
del SINGOLO RAGAZZI.
Il Gruppo MASTER, ORO nel QUATTRO DI COPPIA (DOMENICO CIARAVELLA, DARIO DUCA, MARCELLO VENTO E SERGIO PUNZI) e AR-
GENTO in DOPPIO (PUNZI e DUCA).
In crescita il DOPPIO CADETTI di Giovanni Benigno e Mario Amodeo.
Nel QUATTRO DI COPPIA MASTER
la Società Canottieri si è aggiudicata il
Trofeo Gino Cutaia, in memoria del
canottiere catanese scomparso.
43
saLuTe
Dal cibo mediterraneo alla relativa consapevolezza scientifica
La giusta dieta e la “pace del cuore”
Dieta e malattie cardiovascolari binomio inscindibile: “A tutti raccomando il rispettar la dieta … e chi lei non apprezza, quando
sano mal regge e infermo non ben si cura (Scuola
Salernitana, anno 1000 circa).
Sempre più nuova letteratura medica conferma l’utilità di una dieta corretta per il
raggiungimento del benessere fisico e per
il controllo delle malattie. Nelle malattie cardiovascolari e metaboliche
la dieta è poi un trattamento imprescindibile – sia della cura, sia della
prevenzione, provato dall’evidenza di
molteplici studi e trial clinic (tra i più noti
ricordiamo il Framingham Heart study, il
Lyon, il Seven Countries Study) – che
deve essere perseguito sia dai medici, sia dai pazienti. Tant’è che le
principali società scientifiche europee ed
americane hanno definito delle norme,
delle linee guida dedicate.
Le malattie cardiovascolari sono molteplici e riguardano fondamentalmente tre
organi od apparati: il cuore, la circolazione cerebrale e quella periferica. Anche se
la dieta è utile in tutte le malattie
CV noi ci concentreremo soprattutto su quelle dette ischemiche croniche ed acute (infarto miocardico, angina pectoris, ictus cerebrale, ischemia dei
vasi periferici) caratterizzate fondamentalmente da un unico processo che, in termini medici, è definito come aterosclerosi. Questo è altamente diffuso nelle
nostre società e trova le fondamenta in
una costante evoluzione sociale, politica
ed antropologica che ha visto, con la rivoluzione industriale, le società sviluppate
informatizzate e tecnologiche passare da
una fase di carenza alimentare ed alto dispendio energetico ad una con un ricco
introito calorico e scarsa attività fisica. Il
bilancio calorico quotidiano è quindi divenuto costantemente positivo
determinando un accumulo di peso
corporeo ed uno squilibrio qualitativo dell’apporto di nutrienti che oggi è costituito fondamentalmente da zuccheri raffinati (farinacei, dolci, bevande zuccherate), acidi grassi saturi
(strutto, pasticceria, carni rosse), sale
(cloruro di sodio), poche fibre alimentari. Ciò ha portato, nel corso del 20mo
secolo, in concomitanza al crescere dell’aspettativa della vita, ad un cambiamento sia del tipo di malattie che delle cause
di morte. Si è assistito, in altri termini, ad una transizione dalle ma-
lattie acute infettive (prevalentemente
dell’apparato respiratorio e gastroenterico) a quelle croniche degenerative
con una crescente incidenza del diabete, dell’ipertensione arteriosa,
dell’ischemia cardiaca e cerebrale.
Ha fatto da trade-union l’obesità addominale. Ciò ha portato al fiorire negli
ultimi 50 anni di una serie di diete sull’onda della moda per contrastare il sovrappeso e le malattie ischemiche cardiovascolari. Schemi dietetici popolari (alcuni
squilibrati), altri basati su studi osservazionali e trial clinici sono stati proposti a fortune alterne. Punto
dolente è la scarsa aderenza ed il fenomeno del jo-jo, cioè il rimbalzo del peso dopo la sospensione. L’European Society
of Cardiology (la più importante società scientifica europea cardiologica) nel
2012 ha elaborato le linee guida per la
prevenzione delle malattie cardiovascolari che, per quanto riguarda l’intervento
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dietetico, sono riassunte nel box seguente.
La vera dieta che ha dimostrato una
utilità nel controllo delle malattie
cardiovascolari è stata la dieta mediterranea. Fin dagli studi di Ancel
Keys, si è dimostrata quella che ha meglio
garantito sia la terapia che la prevenzione
attraverso il controllo dei fattori di rischio
ad esse connesse (ipertensione, ipercolesterolemia, diabete mellito, sovrappesoobesità). È stata così elaborata negli
anni ’90 la cosiddetta piramide alimentare caratterizzata alla base da un
largo giornaliero uso di pane, pasta e cereali con tutti i grassi relegati all’apice e,
quindi, di scarso consumo. Ma i buoni
risultati tardavano a venire. Fu così
che nel 2007 l’università degli studi Gabriele D’Annunzio, alla luce delle nuove
conoscenze, ha completamente sovvertito
tale piramide. La definizione della nuova piramide alimentare mediterranea ha interessato fondamental-
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a
saLuTe
mente il ruolo dei grassi e dei carboidrati e, chiaramente, dei cibi che
principalmente li contengono.
I grassi alimentari. Come segnalato
da Hugh Sinclair fin dagli anni ‘60, a
seguito dell’utilizzo di cibi prodotti dalle
industrie alimentari (particolarmente ricchi in ac. grassi della serie trans ed acido
linoleico), si è assistito ad un cambiamento nel rapporto esistente tra
gli acidi grassi precursori delle prostaglandine. Infatti mentre prima il
rapporto tra omega-6/omega-3 andava
da 2:1 a 4:1 adesso, il rapporto era divenuto 20:1 favorendo una serie di fenomeni infiammatori e trombotici. Consigliati così divengono gli ac. grassi
poliinsaturi (ac linoleico) l’olio di mais
(ß-sitosterolo), gli acidi grassi monoinsaturi (olio d’oliva), gli omega 3
contenuti nel pesce azzurro ed infine
l’acido α-linolenico contenuto nei
vegetali (noci, verdure verdi in foglia).
Debbo comunque dire, ad onore del vero, che una recente metanalisi (analisi di
diversi studi) di Rajiv Chowdhury e coll.
pubblicata il 18 marzo 2014 sulla prestigiosa rivista Annals of Internal Medicine che
ha coinvolto ben 76 studi riguardanti circa 650000 soggetti non ha supportato
chiaramente queste indicazioni.
Questo anche se in questo studio potrebbero esistere delle limitazioni legate ad
una particolare selezione degli studi presi
in considerazione.
Gli zuccheri. È stata messa in discussione la classica differenziazione tra carboidrati semplici e complessi in quanto
non tutti i carboidrati hanno la stessa valenza nutrizionale. Nel definirlo
si è ritenuto di fondamentale importanza l’indice glicemico degli alimenti che rappresenta la velocità con
cui aumenta la concentrazione di glucosio nel sangue in seguito all’assunzione di
quell’alimento. Esso dipende dalla varietà, dal grado di maturazione, dagli ingredienti e dalla preparazione degli alimenti. Confermata l’utilità della riduzione del sale e di piccole dosi di
vino (contiene antiossidanti come i polifenoli ed i flavonoidi). Fondamentale incrementare il consumo delle fibre
vegetali
Si è così passati dalla vecchia alla nuova
piramide alimentare che si fonda
su due concetti chiave:
non tutti i grassi hanno le stesse
valenze nutrizionali, e quindi vanno
posti all’apice i grassi saturi (per lo
più di origine animale, come il burro)
mentre stanno verso la base quelli
insaturi (olio d’oliva)
la classica differenziazione tra carboidrati semplici e carboidrati complessi, in voga da parecchi decenni, non
è più adeguata per permettere ai
consumatori di selezionare gli alimenti. Conseguentemente pane, pasta, riso e patate vanno all’apice
(poco consumo) a favore di frutta, verdura e cereali integrali che stanno alla base
(grande consumo).
Linee guida della società
europea di cardiologia
Consigli Nutrizionali
• Del 30% del valore calorico totale
giornaliero meno del 10% deve venire dagli acidi grassi saturi il resto deve
venire dagli acidi grassi polinsaturi.
• Gli acidi grassi insaturi della serie
trans debbono essere il meno possibile. Comunque l’apporto calorico deve essere inferiore all’1% e non deve
venire da alimenti conservati.
• Consumare meno di 5 gr di sale al
dì.
• Da 30 a 45 gr di fibre al giorno da
alimenti integrali, frutta, vegetali.
• 200 gr di frutta al dì (2-3 portate al
giorno).
• 200 gr di vegetali al dì (2-3 portate).
• Pesce almeno due volte alla settimana, una delle quali deve essere pesce
azzurro.
• Il consumo di bevande alcooliche
deve essere limitato a due bicchieri al
dì (20 gr/dì per gli uomini) ed un bicchiere al giorno per le donne (10 gr.
al dì).
In conclusione un modo semplice per
adottare nella pratica alcuni suggerimenti il comportamento dietetico
da adottare è il seguente:
- poca carne ed alimenti di origine
animale a favore dei vegetali. Per favorire l’assunzione di questi alimenti vegetali potete realizzare fantasiose “insalatone”, che, dotate di molto volume, attenuano la fame, saziano con poche calorie
e non appesantiscono!
- meno cereali e più cibi a basso indice glicemico: il consiglio è quello di
preferire i cereali integrali e di privilegiare gli alimenti a basso indice glicemico,
come legumi, verdure, orzo, ortaggi, riso parboiled, rispetto a quelli con
alto indice glicemico, come pane, pasta
da farina raffinata e patate;
- sì, ai grassi “ buoni ”: occorre cercare di valorizzare quelli presenti nell’olio d’oliva (meglio se extra-vergine),
nel pesce (meglio se azzurro) e nella frutta secca con guscio (come noci, mandorle e pinoli);
- sì, alle erbe aromatiche: utile insaporire ed esaltare gli aromi con abbondante uso di erbe aromatiche piuttosto
che con intingoli complessi;
- distribuire adeguatamente l’apporto calorico: circa il 20% a colazione, il 40% a pranzo ed il 30-35% a cena
compreso un eventuale spuntino pomeridiano;
- variare molto nelle scelte dei cibi
e nella modalità di cottura: cercare
di mangiare 3-4 volte carne preferibilmente bianca (pollo, coniglio,tacchino),
3-4 volte pesce, 2-3 volte formaggio, 2
volte uova;
- usare sale iodato: esso aiuta a prevenire o a correggere la carenza di iodio,
molto diffusa in Italia;
- bere almeno 1.5-2 litri di acqua al
giorno (limitare le bevande dolci!). Consumare non più di 2 bicchieri al giorno di vino (rosso preferibilmente)
per gli uomini ed uno per le donne;
- dolci non più di 2 volte alla settimana e con moderazione: preferibilmente
torte di mele e ciambelle casalinghe.
Occorrerà poi aumentare l’ attività
fisica. Circa 30 minuti al dì di passeggiate a passo svelto, danza, cyclette. Raggiungere e mantenere il peso corporeo ideale bilanciando opportunamente l’apporto e il consumo energetico. Questi due ultimi precetti migliorano la sensibilità all’insulina ed agiscono riducendo i fattori che stanno alla
base della cardiopatia ischemica.
Altri nutrienti che si sono dimostrati utili nel trattamento delle cardiovasculopatie sono: il licopene
(pomodori a pasta arancione, nei tangerini, pompelmo, anguria) che ha un forte
effetto antiossidante e protettivo sia verso
le patologie cardiovascolari che verso alcuni tumori (carcinoma del colon e della
prostata), l’allio (cipolla, aglio, porri, erba cipollina) ad azione antitrombotica, i
carotenoidi (α,ß,γ), i composti fenolici come la quercetina (tè, vino,
cipolle) e gli isoflavoni (soia).
Resta comunque il precetto che nel caso
in cui dovesse essere presente, nonostante
il rispetto dei precetti sopraindicati, un
aumento eccessivo del peso e la presenza
di malattie cardiovascolari o diabete occorrerà rivolgersi ad un medico specialista in scienza dell’alimentazione che possa suggerirvi una dieta
personalizzata costantemente aggiornata. I foglietti standardizzati dati
velocemente e senza il coinvolgimento attivo dei soggetti non hanno mai dato e
non daranno mai alcun risultato positivo!
Fonte foto: http://www.paleodieta.it/piramide_new.jpg
http://www.dietagenetica.com
Guido Francesco Guida
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CuLTura
saverio La Paglia
“Du Nummari” e in mezzo tutta una vita
“Du Nummari” è una raccolta poetica densa di tenerezza nella sua semplicità. L’autore cerca il senso della vita in quei sentimenti, in quegli istinti primordiali ai quali
dobbiamo ritornare per capire chi realmente siamo. Del resto, infatti, alla fine
della nostra vita, tutto quello che siamo
stati, tutto quello che abbiamo fatto si riduce solo a due numeri sotto il nome su una
lapide. Da qui il titolo, in siciliano, “Du
Nummari” scelto per la breve antologia di
Saverio La Paglia, poeta cantore della sua
terra, Ciminna e degli affetti più cari. La
brevitas diventa anche lezione di vita col suo
sottinteso invito a non curarci del futile, ma
a dare valore a ciò che conta veramente.
Una vita vera, da indicare come modello,
può essere quella del frate laico di Palermo, umile servitore degli ultimi – come in
“A Biagio Conte eremita per amore” o quella dedicata all’ascesa al pontificato di Jorge Mario Bergoglio “A Papa Francesco – 13 marzo
2013”.
La festa del Natale “Natale è alle porte” con le
sue luci, con la musica, i dolci dovrebbe
raggiungere veramente tutti, sarebbe bello
che il Natale fosse realmente gioia e serenità per tutti i popoli del mondo, per tutti gli
esseri umani di questa terra. E’ triste pensare che, invece, ancora si combattano tante guerre, ci siano tanti dissidi e lacerazioni.
Rivolgiamo alta a Dio una preghiera per-
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Saverio La Paglia Du Nummari –
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a cura del redattore capo
Il confronto Stato/Chiesa può essere sano
In molti campi (scuola, sanità, volontariato) lo Stato italiano sembra essere invadente e deleterio nel suo operato. Ad altri
sembra il contrario. E’ la Chiesa o lo Stato il cui scopo sembra quello di contrastare e distruggere “l’altra entità”? Non dovrebbe in alcun caso essere così. Lo Stato
dovrebbe, a nostro parere, porsi, invece,
rispetto alla Chiesa in modo competitivo,
ma non aggressivo e demolitore. Un tal
modo di procedere, infatti, non arreca benefici di alcun genere. Anzi! Invece di favorire il dialogo culturale, questo statalismo di marca giacobina o bolscevica alza
barriere e divide, anziché porsi in una sa-
46
ché pace e amore siano sempre più diffusi
nel mondo.
Cari, in particolare, al poeta i temi familiari, l’attenzione ai bambini, ai nipotini, dove
di particolare intensità la lirica “Il regalo più
bello” in cui l’autore afferma che il Natale
in arrivo, dopo tante invidie e amarezze, gli
darà il regalo più bello, quello che lo consolerà dei tanti torti ingiustamente subiti: il
sorriso del suo nipotino unito all’amore di
Dio che tutto vede e tutto sa.
Molto significative per pathos e rappresentazione le poesie dedicate al borgo natìo,
come in Ciminna: “Case/dai tetti antichi/con
le facciate di gesso/tarlate dal tempo/che
ora vivono di ricordi”, oppure nella lirica:
“Vènniri Santu a Ciminna” che così recita:
…E a Matri Addulurata,/di tant’anni/chianci stu figghiu/e cummogghia cu lu mantu/a
cu a Idda si cunfira/senza scantu…
Per esplodere, infine, in “Serre di Ciminna”
con l’esaltazione della bellezza del luogo
natale: Serre di Ciminna: “Fiori e arbusti a
non finire/s’attaccano a pareti impossibili/là
dove il vento non perdona/e dove il cappero rigoglioso sta”.
Ma ai temi più tradizionali si affiancano
anche altri più moderni e legati al presente
come Telefonino, Il rosso punteruolo, Indignatos,
Madrid, Laurea.
Conservando vivo il senso della realtà e
dell’appartenenza ad un’epoca ben definita, l’autore non sfugge, infatti, i problemi
dell’attualità senza rifugiarsi nel sogno e
scegliendo invece l’impegno e la partecipazione. Del resto, la sua esperienza politica
di assessore al Comune di Ciminna deve
averlo portato all’attenzione verso i problemi dei concittadini e a condividerne il peso
e le speranze.
Lydia Gaziano
na dialettica finisce per assumere posizioni oltranziste di rifiuto e persino di scherno nei confronti dell’organizzazione ecclesiastica. Se si considera, poi, che l’apparato statale in quasi ogni ambito è oggi
fallimentare, si può legittimamente affermare che sia più facile, se mai, sorridere
dello Stato… Lo statalismo, discostandosi dalla massima Libera Chiesa in libero
Stato, ripresa da Cavour, infine si auto
danneggia. Non per nulla la massima,
proclamata da Charles F. René de Montalembert, giornalista dell’800 teorico
del cattolicesimo, difendeva la libertà di
stampa e d’associazione e il diritto dei
popoli all’auto determinazione e all’indipendenza.
Il fallimento di Obama imperialista
E’ notizia recentissima che i consensi degli
americani per Obama sono ormai in caduta libera. La crisi economica nel paese a
stelle e strisce non è affatto superata, come
la propaganda governativa vorrebbe far
credere. Il declino degli Usa, iniziato all’indomani della prima elezione di Obama,
avanza più velocemente e l’amministrazione yankee ha fatto l’opposto di quel che doveva. Non solo non ha collaborato con la
Ue per tirarla fuori dal baratro finanziario,
ma ve l’ha fatta sprofondare sempre più.
Sono ancora in molti a non sapere o aver
capito che è come se gli Usa in questi anni
avessero fatto la guerra all’Europa. Non
a
CuLTura
L’Itimed chiama a raccolta storici, naturalisti e turisti
Vie Francigene pomeriggio
culturale a Palazzo alliata
Un pomeriggio ricco d’interesse, con
esperti, cattedratici e l’assessore Dario
Cartabellotta, alle risorse agricole e ad
una serie di materie connesse fra le quali il
turismo rurale della Regione Sicilia. L’organizzazione della Itimed ruota – non è la
prima volta – attorno alla scoperta e alla valorizzazione delle “Vie Francigene” presenti in Sicilia. Si riteneva che tali “vie”, risalenti al Medio Evo, cioè al tempo delle Crociate e percorse dai pellegrini che si recavano in Terra Santa a visitare il Santo Sepolcro, fossero rintracciabili in altre località europee e certamente proseguissero anche in
Italia, la penisola geograficamente e culturalmente lanciata, allora come adesso, verso l’Africa e il Medio Oriente. Scoperte relativamente recenti hanno fatto venire alla
luce, grazie a testimonianze che vengono
dagli archivi, dalla toponomastica all’interno dell’Isola, da Palermo alla costa a sud,
questi antichi tracciati ed una serie di crocicchi e stazioni di notevole interesse storico. Da tempo, gli specialisti della Itimed,
guidati dall’Architetto palermitano Antonella Italia si riuniscono nella chiesetta
gotica di Santa Maria la Vetere, presso la
Cattedrale, dove, come in un’apparizione
improvvisa, si riesce a vivere con l’immaginazione il passaggio e la sosta di quegli antichi pellegrini…
Il convegno più recente nel Palazzo Alliata della restaurata piazza Bologni, oggetto anch’esso di accurato restauro, visitabile al pubblico e sede di un museo inedito
per gli stessi palermitani, ha suscitato vivo
interesse, riunendo un gruppo di persone e
di enti coinvolti ed interessati da tutta la Sicilia. Obiettivo: tutto ciò che è tipico, l’escursionismo,il trekking, rivolto ad invitare ospiti qualificati dall’Italia e dall’estero. Fra
questi, particolarissima la presenza dell’as-
sociazione Ciuchino che raggruppa gli allevatori di Asini in Sicilia, a fini di trasporto
(trekking, appunto, per le vettovaglie e le
tende), latte ed altro ancora. Non ci sono
casi di trasformatori in salumi come avviene in alcune parti d’Italia.
Un pomeriggio tutto molto bello e interessante fino al calare delle ombre serali:
il tema, le persone, gli indirizzi culturali ed
anche il palazzo Alliata (da visitare, per gli
stucchi, serpottiani, gli ori, l’oggettistica e
...il Van Dick).
Le Vie Francigene, Franchigene, Francische o Romee sono parte di un fascio
di vie che conducevano dall’Europa centrale, in particolare dalla Francia, a Roma.
Nel meridione d’Italia, in particolare in
Puglia, è attestata inoltre una via Francesca
legata alla pratica dei pellegrinaggi, che taluni accostano alle vie Francigene, sostenendo esserne la prosecuzione a sud, in direzione di Gerusalemme. I primi documenti d’archivio che citano l’esistenza della
Via Francesca risalgono al nono secolo e
si riferiscono a un tratto di strada nell’agro
di Chiusi (Foggia), ma nel decimo secolo il
vescovo Sigerco descrisse l’iter di un pellegrinaggio che compì da Roma, dove era
giunto per ricevere dal Pontefice il pallium,
per ritornare a Canterbury su quella strada
che già dal XII secolo venne chiamata abbastanza univocamente Via Francigena. Il
documento di Sigerico è fondamentale per
descrivere le vie medievali, ma non esaurisce le molteplici alternative che giunsero a
definire una fitta ragnatela di collegamenti
che il pellegrino percorreva a seconda della
stagione, della situazione politica dei territori attraversati e in base alle proprie credenze religiose e alle reliquie dei santi. Occorre riportarsi – ed è il caso – alla mentalità dei tempi….
Il portale di S.Cristina la Vetere luogo di soste dei pellegrini lungo la via Francigena
Da alcuni anni, tracce della rete di vie
francigene è stata riscoperta in Sicilia, come era logico che fosse. L’Itimed prende
questo spunto di valorizzazione storico religiosa per creare un ulteriore polo di indiscusso valore culturale e richiamare un turismo particolarmente scelto a visitare la Sicilia in un modo legato strettamente alla
natura e alla storia.
Le vie francigene sono anche – particolare non secondario – una testimonianza
antica di unità europea precolombiana. A
tal proposito Dario Cartabellotta, interessato ad argomenti come la crescita compatibile, la difesa dei valori storici anche
nell’ottica della biodiversità, del Km zero,
ha citato una riflessione di Goethe che risulta profetica in clima di “glocal”: l’Europa
ha già un comune linguaggio nel cristianesimo. Le vie francigene presero origine - come accennato - dalla “via Romea“ che da
Canterbury giungeva a Roma attraverso
varie “stazioni”, fino a quella di Monte Sacro. Vennero prese a cuore dai francescani,
a partire dal fondatore Francesco e dal colto
Antonio (Sant’Antonio di Padova): era di
origine portoghese (De Lisboa), prima monaco agostiniano e poi frate francescano,
ebbe modo di conoscere di persona San
Francesco. (G.Scargiali)
pallini
una guerra tradizionale con bombe e cannoni, neppure la guerra fredda di stile UsaUrss, ma una guerra a base di disfattismo,
combattuta tramite occulti opinion leader
(l’invenzione è antica e spetta ad Alessandro contro i Persiani), una guerra economica e finanziaria, dettata anche dalla paura
di venire superati dal potenziale gigante europeo. Sì perché l’Europa è, nonostante
quel che si creda, un gigante in tutti i campi, tranne che in politica dove è divisa da
incomprensioni “interne” e facile preda degli Usa. Ma la terribile e stupida conseguenza sembra essere che Usa e Ue affonderanno insieme, mentre a dividersene le
spoglie potranno essere colossi emergenti
come Cina, India e Paesi arabi, che non
stanno certo a guardare… a finire schiavi
nei magazzini sottinterrati potrebbero essere i nostri figli e i nostri nipoti. Grazie Usa!
La cortina di ferro ora è di marca Usa
Una volta era l’Urss, il colosso sovietico
l’artefice della cortina di ferro che divideva in 2 il mondo. Oggi le parti si sono rovesciate e in modo subdolo e strisciante
sono i nostri “alleati”, a costruire un muro
di separazione tra noi (Europa) e gli altri
continenti. Questa politica, anche se non
è recentissima (se ne erano visti i prodromi al tempo delle guerre nei Balcani) ora
sta assumendo caratteri sempre più estremi e minacciosi. In una prima fase, infatti,
tramite l’appoggio dato in modo occulto
ai movimenti estremisti dei paesi del nordafrica, gli Usa sono riusciti a destabilizzarne i governi e ad allontanarli dalla nostra influenza (culturale, economica, politica), in una seconda fase, hanno compiuto la stessa mossa in Ucraina non già – come dicono – per favorirne lo sviluppo democratico, ma per sostituirsi politicamente all’Urss. Quanto sarà democratico il
nuovo governo Ucraino avremo modo di
vederlo, quali saranno i danni economici
per la Ue lo vedremo ancor prima.
Una lancia per Putin
Per quale mattana Putin dovrebbe vedersi >
47
FormazIoNe
ritornando alle coltivazioni agricole col Progetto Telma
Diversamente abili troveranno lavoro
Il progetto TEMLA (Team di mediazione lavoro), promosso dal CESIFOP
(Centro siciliano formazione professionale), in collaborazione con l’Associazione Porte aperte, con la Società Cooperativa Sociale Immagine Onlus, Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza Azienda Socio Sanitaria di Assistenza alle Persone ASSAP con l’Istituto Principe di Castelnuovo e Villaermosa e con la Fondazione per le Opere di Carità Rosaria Gentile ha avuto
un esito – trascorsi già vari mesi – finora
altamente positivo. Come obiettivo primario si è cercato di impartire agli allievi in modo sufficientemente bilanciato
dal punto di vista didattico, le nozioni
basilari per la comprensione dei principali elementi inerenti la conoscenza
delle piante e delle tecniche necessarie alla produzione e alla commercializzazione dei prodotti. In questo modo si
è data loro la possibilità di apprendere
una terminologia appropriata, con il fine, di fornire una preparazione professionalizzante, che permetta loro di spendere le informazioni e le esperienze acquisite nel contesto della gestione di attività agricole.
Nelle difficoltà economiche diffuse
un po’ tra molti strati sociali, anche quelli
borghesi, sorgono orti urbani e non, dove
un gruppo di giovani diversamente abili
possono avere in gestione dei terreni abbandonati da rendere produttivi, “seminando” risposte valide al disagio sociale,
nonché tutelando e rivalutando il territorio. L’articolato programma di formazione è una iniziativa lodevole di “buona
agricoltura” ed alcuni dei protagonisti la
raccontano in queste interviste.
Per il docente Pillitteri il risultato
migliore è stato ottenuto nella dimensione dei rapporti umani, cercando di favorire l’integrazione dei soggetti coinvolti
in questo percorso, per far emergere l’idea
di “gruppo”, che collabora e si confronta,così che l’esame finale fosse visto non come un ostacolo, ma come un’ opportunità per mettere a frutto il loro approccio all’ apprendimento.
“Molto spesso – aggiunge – sono stato
incoraggiato, nei momenti di stanchezza, dal sorriso radioso dei loro occhi, da
gesti teneri o battute scherzose, ma soprattutto è stato illuminante scoprire la
loro propensione al disagio, conoscere le
loro storie e le piccole conquiste fatte
giorno dopo giorno in un percorso di terapie e farmaci è stata linfa elaborata, che
ha “nutrito” dentro”. Sì, dentro, dove
spesso si trova la forza d’ animo per fare
cose ritenute un tempo impossibili, come capita sovente tra i “disabili, che imparano, in un progetto come questo, a
riconoscere le piante e i fondamenti dell’agricoltura, ma che insegnano molto e,
come fiori al sole, aprono le corolle verso il cielo per accogliere in sé il senso
dello stare al mondo.
Il tutor Vincenzo Di Falco sostiene
che il progetto Te.M.La. ha avuto dal
Cesifop una ideazione progettuale e una
realizzazione didattica non semplici;
tuttavia l’ impegno, gli sforzi, la pazienza e soprattutto la ferma volontà hanno
permesso di concretizzare un’ attività di
utilità sociale, che porterà all’ inserimento lavorativo di persone svantaggiate, che hanno trovato nel lavoro agricolo
quel carattere terapeutico, riabilitativo e
formativo, necessario per il loro miglioramento psicofisico e che si può constatare giorno dopo giorno. Indispensabile
sentire la voce dei discenti.
Dario Tagliavia ritiene che il corso sia
stata un’ importante occasione per conoscersi e conoscere. “Conoscermi nei
miei limiti (che sono parecchi per numero e gravità ) e conoscere meglio il mon-
do del lavoro implacabile e allo stesso
tempo gratificante, che guardo con grande rispetto e timore”.
L’alunna Anna Amodeo concorda con
lo scrittore Paolo Pejrone, per il quale
In giardino non si è mai soli, perché le piante sono esseri viventi, ancor
di più se trovi un gruppo di persone con
cui dividere con allegria il lavoro e fare
piccoli passi in avanti nelle relazioni sociali.
In conclusione il Prof. F.Vitale fa un
quadro generale sull’attività didattica,
svolta da luglio 2013 ad oggi, in parte in
aula ed in parte in campo. Lo hanno particolarmente colpito l’ interesse dimostrato dai ragazzi sugli argomenti esposti in aula ed in campo e la loro voglia di
imparare e di capire il perché delle cose.
“L’ entusiasmo e la passione che i ragazzi mettono nei lavori che fanno è disarmante – afferma il docente – e allo
stesso tempo travolgente, poiché credo
fermamente che questo progetto, da un
lato ha permesso a questi ragazzi di ‘uscire’ dalla loro quotidianità, cambiando
“aria” e stando a contatto con realtà nuove, mentre dall’ altro ha consentito al
sottoscritto di vedere la loro ‘diversità’
sotto un altro profilo, eliminando qualche pregiudizio che avevo nei loro confronti” .
Da quanto delineato, pertanto, si può
ritenere che la partecipazione al Progetto TEMLA ha già dato i suoi primi
risultati, contribuendo a formare un
gruppo coeso e solidale, che affronta e
risolve i problemi con i suoi tempi e con
le sue modalità, senza dimenticare però
l’obiettivo finale, che è quello dell’ introduzione di questi ragazzi nel mondo
del lavoro.
Emanuele Bisso
(Docente Lettere classiche
Università di Palermo)
la Dante e il latino, fa parte dell’Europa
più degli Usa. E’ vicina per geografia, civiltà ed interessi. Con essa dovrebbe essere “più europea” anche l’Inghilterra, cui
legami massonici aggregano alla realtà
atlantica, qualcosa che in quell’Oceano
lentamente sembra ormai affondare.
prima volta – in realtà – che il governo
cinese si veda costretto a correre ai ripari, cercando di rallentare la crescita, perché non si creino eccessivi sfasamenti
nei rapporti con i mercati esteri e perché
non “salti” l’organizzazione interna del
suo sterminato territorio, dove – fra l’altro – il benessere nuovo arrivato non è
omogeneamente distribuito e mancano
le strutture per amministrarlo e goderne.
pallini
> togliere – senza colpo ferire – lo sbocco in
Crimea, mentre l’Inghilterra riesce a conservare ancora nientemeno che il controllo di Gibilterra, deve spiegarcelo il coro
dei media. Sarebbe questo il caso di chieder loro: quanto vi danno? Una frase che,
senza alcun garbo, rivolgono “agli altri”.
Oppure quando dicono: se ti pagano scrivi pure per …loro. Bellissimo! Non c’è
che dire. Più chiaro di così… Noi abbiamo scritto, e lo ripetiamo, che sarebbe
meglio fare in Europa gli europei ed appoggiare Putin. La Russia, che ha ripreso
il culto delle chiese, ma anche di Tolstoj,
Dostoewskiy, Checov, Pasternak, Nabokov (scrisse in Usa e pubblicò a Parigi), la
Russia del Bolshoi, che fa studiare a scuo-
48
La Cina cresce troppo e…
Può aiutare a capire il senso degli equilibri economici internazionali, ma anche
dell’organizzazione interna dei singoli
stati moderni, il fatto che la Cina cresca
a 2 cifre o quasi per ogni anno che passi
e decida essa stessa ad un provvedimento apparentemente inatteso. Non è la
L’equilibrio mondiale una speranza
Affermiamo e chiariamo quanto sopra al
fine di evidenziare come oggi nulla in campo internazionale e fra gli Stati possa av-
a
sCuoLa
al Teatro Don Bosco orestea s’intreccia con Delitto e Castigo
I conflitti dell’animo umano
E’ andato in scena in scena, presso il Teatro del “Don Bosco Ranchibile”, lo
spettacolo “Orestea: Delitto e Castigo”. La nostra rappresentazione unisce
l’unica trilogia superstite della drammaturgia greca con uno dei più complessi romanzi della letteratura russa dell’Ottocento. Il filo conduttore della messa in
scena è duplice: da un lato il delitto, dall’altro l’idea della “pena“ intesa come
“espiazione“, una sorta di castigo morale costituito dal riconoscimento della
colpa commessa e dal rinnovamento spirituale.
Il nostro adattamento drammaturgico ha
comportato l’adozione di diverse modifiche rispetto al testo originario. Le Erinni
(o “Furie”), personificazioni femminili
della vendetta, nella nostra Orestea si manifestano per tutta la vicenda come un funesto e minaccioso presagio, ogniqualvolta si alluda ad uno dei segmenti tragici
della saga degli Atridi, fino alla trasformazione finale in “Eumenidi”, divinità
benevole e propizie, grazie all’intervento
della dea Atena.
In scena si alternano tre cori: uno di vecchi Argivi, un altro costituito dalle coefore
e infine la schiera delle Erinni. Ognuno di
essi è caratterizzato da gestualità particolari: così gli anziani della città si muovono
in maniera stanca e lenta mentre le giovani serve di Elettra appaiono oppresse dalla sciagura e dal dolore ma anche bramose di vendetta. L’apice della tensione viene raggiunta dai due cori nel kommos, il
concitato dialogo lirico intessuto da loro
con Oreste ed Elettra, scandito da un ritmo serrato e da movimenti cupi e incalzanti. Le Erinni, infine, si muovono in
maniera ferina, strisciando come serpi insidiose e incombendo sui personaggi come demoni furenti.
Per quanto riguarda la parte moderna,
Delitto e Castigo, sono state inserite al-
cune scene del romanzo russo particolarmente emblematiche per lo sviluppo della
nostra storia: tanto Oreste quanto Raskol’nikov sono tormentati dai demoni, reali oppure interiori. Il cammino
che conduce alla conoscenza di sé e dei
propri atti è impervio e costellato di ostacoli, ma è solo percorrendolo e giungendo
al termine che i due giovani protagonisti,
troveranno la fine delle loro sofferenze.
Questo è uno dei sensi del pàthei màthos, (“saggezza attraverso la sofferenza”), come afferma il coro dei vecchi Argivi alludendo al fatto che la conoscenza
profonda vada conquistata a caro prezzo
passando attraverso la sofferenza.
Per quanto riguarda il linguaggio usato
dai personaggi, nella parte greca sono stati inseriti alcuni brani in lingua originale,
il dialetto attico, recitati in metrica, il trimetro giambico. In particolare, le Erinni,
a tratti, si esprimono anche con una forma prosodica peculiare che ricorda i ritmi
del cuntu siciliano. Alcune parti liriche
del testo greco vengono cantate. Nelle
scene moderne, invece, i personaggi parlano facendo ricorso, in alcuni passi, a gestualità ed espressioni russe.
Temi musicali diversi accompagnano e
sottolineano l’alternarsi dei personaggi
sulla scena attraverso brani originali, così
come originale è il tema che individua il
momento del kommos. Le musiche, composizioni originali dei maestri Daniele
Mosca e Alberto Maniaci e del giovane Francesco Moscato, vengono eseguite dal vivo.
La drammaturgia dell’opera è stata curata dal regista Gianpaolo Bellanca insieme alla moglie Myriam Leone, entrambi docenti dell’Istituto Ranchibile, e
alla messa in scena prendono parte una
cinquantina di allievi dei tre indirizzi del
liceo (classico, scientifico ed economico),
più alcuni ex-allievi. Il laboratorio di Tea-
Dostoyevski)
tro Classico dell’Istituto “Don Bosco –
Villa Ranchibile”, che esiste da otto anni,
è una realtà feconda e vivace che si avvale
della sinergia fra il regista e i diversi collaboratori: altri docenti dell’Istituto (Giuseppe Lamia, Andrea Barone, Stefania Consagra), genitori (Gabriella
D’Andrea, Michela Amico, Maria
Grazia Perpero), ex-allievi (Maria Rita Virga, Giuliana Vernengo). Il successo della rappresentazione, come ha
sottolineato la giuria del Festival, è dovuto, oltre alla sapiente arte compositiva del
regista, alla qualità espressiva della recitazione dei giovani attori, alla bellezza delle
musiche originali dei maestri Daniele Mosca e Alberto Maniaci, eseguite dal vivo, e
delle suggestive coreografie di Mariella
Petrotta.
Con lo spettacolo dello scorso anno, “Casa di Alcesti”, il laboratorio di Teatro
Classico dell’Istituto ha vinto, per
la terza volta consecutiva, il Festival
Nazionale del Teatro Scolastico presso il Teatro Bonci di Cesena, giunto
alla sua XVI edizione. Un risultato simile
non si era mai verificato in precedenza.
Nota di regia
pallini
venire in modo del tutto autonomo e la
crescita di un soggetto (stato) non possa
procedere indiscriminatamente in campo
economico e finanziario come quella dell’inquilino che abbiamo al piano di fronte. In questo caso, la crescita del singolo si
diluisce, scolorendosi nel mare magnum
dell’economia generale. Nel caso degli
stati e dell’economia internazionale, siamo di fronte ad un sistema planetario che
deve e dovrebbe sempre di più mirare all’equilibrio generale, quindi all’armonia
dei cambi, del valore della moneta e della
stessa economia reale. Nonché, aggiungiamo, del rispetto di valori sociali e civili,
affinché abbiamo quanto meno un comune denominatore.
Di che Durc morire
“Non mi dica che non sa che cosa sia il
Durc” mi disse un giorno una funzionaria. Per la nostra edizione significò la
perdita di 1000 euro e sarebbe stato quello il maggior incasso dell’anno. Non è
tanto che non avessimo il Durc, ma non
sapevamo che come associazione non
andavamo soggetti. Ma – disse anche la
funzionaria telefonicamente – per provarlo occorre una documentazione…
che ricorrano tutti i requisiti… Insomma perdemmo tempo e, quando capimmo che la funzionaria aveva fatto come
Don Abbondio con Renzo (impedimenta, dirimenta...), erano scaduti i termini.
Altri “impedimenta” definitivi stavolta.
Ma i nodi al pettine della mostruosità
detta Durc (Documento unico di regolarità contributiva) stanno finalmente venendo al pettine. Perché il Durc vien
meno al primo pagamento mancato, le
ditte (oggi abbiamo un vero editore) non
pagano perché non hanno i soldi e non
vengono pagate perché non hanno il durc.
Così continuano a non averlo all’infinito. Non ci voleva molto a capire che sarebbe finita così. Questo è lo statalismo:
il durc è la prima banale tortura che dovrebbe essere abolita per ridar vita al
mercato. A proposito: quest’ultima parola suonerà un po’ male, ma non è una >
parola sconcia. Che lo Stato lo voglia o
49
aTTuaLITa’
a proposito degli embrioni sca
all’ospedale Pertini di roma
embrioni o bam
Quella pioggia che il 6 aprile si è abbattuta – insolita – sulla città, o meglio, quel nubifragio voleva mettere alla prova la fede dei palermitani? Non ha scoraggiato certo il “popolo della vita” che ha attraversato allegramente il centro cittadino a
sostegno dei principi non negoziabili, vita-famiglia-educazione sui quali deve fondarsi una
società a misura d’uomo. Sì, allegramente,
sulle note dell’Inno alla Gioia e della
Primavera di Vivaldi. La marcia della
vita è partita puntualmente al suono dello
shofar, lo strumento a fiato fatto di un corno
vuoto di ariete, usato dagli antichi ebrei per
suonare l’allarme e convocare le assemblee.
Ha dato il segnale con il quale il “popolo della
vita” ha iniziato ad attraversare il deserto della “cultura della morte” che cerca proseliti ai
nostri tempi.
Apriva infatti il corteo un passeggino
vuoto con un cartello “Volevo esserci
anch’io”, a ricordo dei 6 milioni di italiani
mai nati, da quando è in vigore la legge 194
che ha legalizzato l’aborto. Nonostante l’acquazzone crescesse, la folla (circa 2000 unità)
era in Piazza Verdi, quando Lea, una splendida mamma di 10 figli, ha testimoniato della gioia che riempie la sua attività di madre e di moglie. Ha parlato
della rinunzia necessaria ad accudire i figli, ad
un bel lavoro ben retribuito. Messaggi di
benedizione anche dai pastori evangelici Porrello e Adragna e dai vescovi siciliani Zambito, Bommarito, Raspanti, Russotto e dal Cardinal De Giorgi.
Dopo la marcia, in S.Ignazio all’Olivella,
stracolma di “popolo bagnato”, è stata cele-
La pioggia esalta
i credenti all’unisono
Palermo
marcia
per la vita
brata la S.Messa dai sacerdoti già in corteo.
Una omelia o una lectio? Dalla resurrezione di Lazzaro al gender, alla società liquida e ai danni collaterali di Bauman. la
lode a Dio si è levata maestosa sulle
note dell’organo e dei canti. Un messaggio
di plauso anche dal Cardinal Romeo…
Notizie liete dal Mondo. Fin nel lontano
Perù la maggioranza è per la vita contro
gli abortisti: nemici della vita. Si 6 città hanno marciato, ma a Lima i fedeli raddoppiano: erano fra i 250 e i 300 mila…
(Ha collaborato Diego Torre)
La vicenda dell’ospedale Pertini di Roma,
dove a una donna è stato impiantato l’embrione sbagliato, quello di un’altra coppia,
ci fa riflettere sui tanti aspetti etici e legali
che hanno interessato l’opinione pubblica,
ma soprattutto su un punto che sembra, invece, sottovalutato ed è invece fondamentale.
L’embrione è un bambino, piccolissimo è vero, ma già completo di tutti gli organi e di tutto ciò che lo caratterizzerà quando nascerà: sesso, colore degli occhi, dei capelli… Questa verità, già riconosciuta dagli
antichi, è oggi avvalorata e confermata dai
recenti studi scientifici sul Dna e sullo sviluppo prenatale. Ciò significa, per essere
chiari, che quando in un laboratorio produciamo embrioni, in realtà stiamo formando bambini, esseri umani, viventi, cui
necessita solo un “ambiente” idoneo per
crescere e svilupparsi come l’utero materno. Ma si può considerare eticamente corretta e priva di implicazioni – anche gravi –
una simile operazione: quella, cioè, che
giunge al concepimento nella scatola di un
laboratorio? Il ventre della madre biologica
protegge il proprio figlio, non altrettanto
può farlo un contenitore di laboratorio, dove egli corre ogni genere di rischio.
Io biologo, medico, operatore di un centro
che si occupi di fecondazione assistita devo
chiedermi, nel corso del lavoro, quanti
embrioni (leggi bambini) farò morire, per
portarne alla vita uno, anche solo manipolandoli? Ne ho il diritto? E chi me lo ha dato questo diritto di vita e di morte su altri
esseri umani? Forse gli aspiranti genitori?
Ma neanche l’aspirante genitore può averlo un simile diritto, se appena si rendesse
veramente conto di quel che sta facendo?
Ha riflettuto seriamente? Ne è stato informato da qualcuno? Magari, da questo impianto potrà anche nascere il figlio tanto
desiderato (il che non è neanche certo), ma
pallini
no, è sempre di mercato che vive oltre la
metà del popolo.
Lo Stato tassa: né produce né amministra
Che cosa significhi amministrare o, meglio ancora, produrre ricchezza il nostro Stato non lo sa. Se lo sapesse certo
non lascerebbe in abbandono inestimabili tesori naturali, artistici, fiorenti
aziende e via discorrendo. Ma ciò che è
un vero atto criminale viene continuamente compiuto e reiterato da stuoli di
incapaci e corrotti rappresentanti di
questo povero paese, nel frattempo intenti a tartassarci e multarci senza freno o pietà. Fosse almeno necessario! Se
50
si girasse l’Italia con il calcolatore in
mano non sarebbe difficile fare il conto
di quel che si perde ogni giorno in termini di ricchezza assoluta e relativa. E
posto che lo Stato non sa far quasi nulla, basterebbe che affittasse o desse in
gestione quello che ha per uscire dalle
attuali difficoltà finanziarie ottenendo
il risultato di risollevare il paese dall’indigenza. Sarebbe facile, vero, ma chi lo
ostacola? Questa è l’amletica “question”?
Rai canone doppio
La Rai costringe gli italiani a pagare un
servizio che altri forniscono gratis. E’
una delle varie imposizioni contrarie al-
la legge ed alla costituzione che lo stato
impone o consente. Il popolo non può
che soccombere di fronte ad una controparte che lo affronta in condizione
leonina e anche qui l’eccessivo peso della tassa (è tale, non è più canone da quando è passata all’agenzia delle entrate,
con tutta la minacciosità che ne consegue) e la collocazione all’inizio dell’anno in coincidenza con tante altre spese,
generano un inevitabile sovrappeso con
conseguente incremento dell’evasione.
Lo stato incasserebbe di più se calcasse
meno e meglio la mano.
Ma non basta. C’è un secondo canone
in natura da sopportare: un mese di martellamento pubblicitario: “pagate il ca-
a
aTTuaLITa’
mbiati
mbini?
quanti fratellini e sorelline avrà ucciso per
farlo nascere? E’ giusto concepire un figlio
così, eliminandone consapevolmente altri,
vere vite umane, o lasciandole sopravvivere
surgelate in laboratorio per anni, finché
moriranno?
Gli entusiasti di simili pratiche si riempiono la bocca con la parola diritti, diritti,
diritti… Avere figli? Dove nasce questo
diritto? Quando e come? I diritti naturali
sono ben altri. Il diritto alla vita, innanzi
tutto, ma in questo caso riguarda piuttosto
il nascituro che ha il diritto di vivere, non i
genitori che irresponsabilmente possono
pure produrne a bizzeffe per ottenerne poi
uno soltanto. La gente sa, è informata del
fatto che la donna che abbia avuto impiantato l’embrione o gli embrioni, se poi aspetta dei gemelli, può eliminare quello (o quelli) “in più”? Perché anche questo vien fatto
e proposto ai genitori nei decantati laboratori, come testimoniato da alcune donne
che si sono rifiutate di uccidere un loro figlio solo perché gemello (Vedi rivista Sì alla vita). Del resto l’aborto, fino al terzo
mese di vita del bambino, “non è reato”.
Se poi l’embrione (sempre uguale bambino) impiantato non dovesse risultare perfetto, ma affetto da qualche patologia, allora ecco di nuovo arrivare la proposta alla
madre di abortire per risolvere il problema.
Con metodiche di hitleriana memoria
si scartano, così, anche i down, perché farli
nascere, secondo qualcuno, sarebbe …delitto. Sono, poi, tanti a non sapere quanti
altri bambini e bambine vengano eliminati
per i motivi più vari: patologie leggere o
inesistenti, dati somatici che tratteggiano
una razza non gradita, il sesso (indesiderato) e via dicendo. Non si potrebbe fare, è
vero, ma scuse facili assistono chi vuole e
…può.
Tornando ai gemelli contesi dalle due
coppie, chi ha ragione delle due? Entram-
be o, forse, nessuna. Perché da errori nascono altri errori. Certamente è una tragedia
per i genitori biologici, ma anche per gli altri, che quei gemellini li sentono ormai propri.
Qualcuno se la prende con la legge 40, dicendo che è sbagliata, ma la legge 40 è nata
per tutelare i bambini (da un possibile rischio di disconoscimento) e non i genitori.
La legge dovrebbe sempre tutelare i più deboli e i più poveri, cioè qui i bambini, non i
più forti (adulti, ricchi), ma sembra che coi
tempi attuali solo i potenti possano darsi ragione. In tal frangente anche la biologa
sembra presa dai rimorsi, ma va ricordato
che la fecondazione assistita non è un campo medico come gli altri, perché se ne potrebbe fare a meno con vantaggio di tutti.
Si paragona la fecondazione assistita al
trapianto di un organo, ma è un paragone “da caffé”. La due pratiche non hanno niente in comune. I trapianti servono a
salvare vite umane, la fecondazione assistita non salva la vita di nessuno, a volte, invece, la mette a rischio, mentre viene pubblicizzata “a tappeto” senza le dovute informazioni sui rischi. Tra ciò che viene
spesso taciuto c’è proprio il fatto che molte
coppie sono fertili e potrebbero avere figli
in modo naturale. Invece, sta accadendo
che si abbandonino i sistemi o le cure tradizionali, per lanciarsi in avventure dense
di incognite e rischi anche psicologici. C’è
di peggio: cala la cortina del silenzio e chi
si batte perchè si faccia luce sui tanti episodi inquietanti della Sanità viene fatto oggetto di insulti o ironie, come accade per
gli esponenti di quei movimenti o associazioni, quali il Movimento per la Vita,
che si battono per divulgare conoscenze
scientifiche, etiche e giuridiche di grande
importanza e utilità per la possibile platea
degli utenti.
C’è chi si sta muovendo per ottenere che
anche in Italia si possa ricorrere all’eterologa, cioè alla donazione degli ovuli o degli spermatozoi da parte di un soggetto
esterno alla coppia. Ma evviva il business:
ecco ciò che conta! Quel che accadrà in
concreto è facile immaginare: disastri e
problemi nuovi, come già accaduto nei
paesi del mondo dove l’eterologa avviene
Rosa Rao presidente del Movimento per la Vita in Città ha
marciato con tutti i “suoi”
(come, ad esempio, gli incesti involontari).
Il giovane nei momenti cruciali della crescita si chiederà di regola: “chi sarà mai il
mio – vero – padre?” Sappiamo infatti che,
di fronte ai problemi dell’inserimento affettivo, sociale e lavorativo, già si chiede di solito: “perché esisto? mi hai messo al mondo?” A volte con disperazione…
Stupisce, infine, chi si preoccupa del lavoro
che “verrebbe a mancare” ai laboratori per
la fecondazione assistita in Italia, impedendo …ciò che la scienza consente di fare, con
vantaggio di paesi esteri. Singolare, indubbiamente, toccare questo tema, in una Italia dove il lavoro, di regola, viene ostacolato
in ogni modo, in tantissimi settori: vero soprattutto per le libere professioni e ogni tipo
di auto occupazione: tasse, imposizioni,
controlli… Se, non si trattasse di una delle
scuse buone solo per appoggiare determinati interessi della solita sanità (una prediletta…), allora basterebbe semplificare realmente la burocrazia,sbloccare i progetti utili
in stand by, abbassare la tassazione…
Lydia Gaziano
Donare il 5 per mille al Movimento
per la vita può essere una buona idea. Palermoparla la condivide. C.f. 97132300829
pallini
none com’è giusto che sia!” Non c’è un
premio, il sorteggio di una Fiat 500 o
più premi… Il resto di niente.
Nulla di lieto, ma solo un “tartassamento” delle famiglie povere ed anche ricche. Perché pagare la tassa, ascoltare gli
annunci e sapere del moltiplicarsi dei
canali Rai – indubbiamente perché rendono pubblicità – è una gran “rottura”
per tutti.
Che cos’è la schizofrenia
La psichiatria classica indica in due sindromi fondamentali lo stato di anormalità del cervello umano. Quella che si
definiva un tempo follia. Non si sono
fatti in tal materia i passi della chirurgia
e nemmeno quelli più lenti della medicina interna. Qui i passi sono lentissimi,
mentre proprio la farmacopea pare abbia fatto progressi, ma occorre usare attenzione… E’ delle due sindromi, però
che vogliamo parlare. Sono la paranoia
(sindrome triste) e la schizofrenia (stato
di esaltazione).
Quest’ultima, frequente in forma lieve
(come la prima) si identifica con il cosiddetto “temperamento maniacale” altrimenti “stato maniacale”. La persona,
quando non eccede, può risultare persino simpatica, perché associa le idee velocemente e spesso umoristicamente.
Tranne andare “fuori misura”, cosa che
talvolta avviene.
Nel temperamento maniacale, il soggetto difficilmente ammette di travalicare i limiti del …fastidio agli altri. Personalmente, infatti, causa la propria affezione, si diverte e continua a trovarsi
divertente e più intelligente degli altri.
Guai se comanda 365 giorni l’anno altri
uomini… Abbiamo due esempi lampanti di questo temperamento in due uomini “politici” che attualmente non ci sono
lontani (vicini diciamo, non Beppe Grillo). Somatizzano la loro condizione in
modo differente, ma evidente: indovinate chi sono. Fate vos, dicevano i latini, o
vobis, maccheronicamente.
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aTTuaLITa’
Riceviamo dalla redazione di Roma uno spunto interessante sulle potenzialità disponibili in Africa. Spesso qui abbiamo scritto –
contro (una certa) corrente – come il Continente Nero non sia una
grande riserva di fame, ma un’enorme riserva di ricchezza. L’Italia – le cui capacità si tende a sottovalutare e persino a svilire – è
un paese molto forte nel settore dei “grandi appalti” edili. Si ricordi il tempo della diga di Assuan (mai tramontato). Ma troppo spesso si usa parlare della Penisola come “l’Italietta” in continua crisi. Il turismo, secondo tali voci, sarebbe a pezzi… Ma Google scopre che fra le prime 10 città più fotografate ben 3 sono italiane
(Roma, Venezia e Firenze, ma pensiamo a Napoli, Sicilia, Liguria,
Trentino…). Fotografia significa affluenza. Siamo i primi a
dire animatamente che si dovrebbe fare molto di più e di meglio,
ma… Si dimentica che l’agroalimentare, il vino, ma anche gli ortaggi e il biologico, la difesa della biodiversità vedono l’Italia (e persino la Sicilia) al primo posto nell’Ue. Poi c’è l’Italian Style, il design, la moda che, come fama e qualità, restano primi nel mondo.
Infine l’elettronica sperimentale, la sperimentazione d’eccellenza
in genere in ogni settore, quella sul nucleare, l’industria spaziale
(satelliti), l’alluminio (massima produttrice di estruso d’Europa),
l’acciaio (la vituperata Taranto è al secondo posto nel vecchio continente) e siamo andati “a braccio”. Attenti – piuttosto – a chi nelle
opinioni e nei fatti blocca la Penisola e il suo sviluppo…
Dice Bene il nostro illustre corrispondente, se intende che,
ove ci si organizzasse meglio dalle Alpi a Lampedusa, nessuno potrebbe più parlare di Italietta. Il “nostro” è anche un paese poco
coeso, individualistico e che, sul peggior insegnamento che i siciliani sappiano offrire, ama procedere “senza fare scruscio”, cioè senza rumori. E spesso “deve” fare così per una strana necessità…
Ciò non sempre giova allo sviluppo nel suo insieme. Anzi è il contrario: è noto che – come per la crisi del 1929 – la concausa fu lo
scoramento e la sfiducia che si diffuse… Ma è anche vero che
“aprire gli occhi” in un periodo di grandi cambiamenti, di passaggio da forme di economia dei secoli recenti a quelle del secolo
attuale, comporti l’applicazione di una delle massime fondamentali del marketing, o meglio ad una sua consecutio primaria: pen-
La centralidade di Kilamba Kiaxi a Luanda costruita dei cinesi in
cambio di petrolio. Accanto, una baraccopoli
sare le soluzioni prima della concorrenza. In tale ottica a grandi linee si inquadra la proposta del nostro corrispondente, di cui – pur
riportandola – non condividiamo la “pars destruens” riguardante l’economia occidentale: crediamo che essa insegnerà
sempre molto anche “ai cinesi” e dovrà tenersi ancora presente per
le sue interrelazioni fra mercato e cultura, merceologia e libertà,
ma – ancor più chiaro – per due traguardi che il mondo dovrà e
vorrà condividere: benessere generalizzato e democrazia. Piuttosto, quella che è in crisi (e ben lo sa) è la civiltà atlantica (atlantic
way of life) rispetto a quella mediterranea. Questa viaggia in lenta
ma sicura ripresa e non può che giovarsi della crescita della vicina
Africa e del Far East (la via dell’Oriente…) per contiguità e per
una serie di motivi in parte ovvi, in parte di troppo lunga spiegazione qui.
Ed ecco lo scritto, interessante e da noi condiviso per la
parte che parla dell’errore europeo del prelievo di ricchezza dai privati e per ciò riguarda l’Angola (G.S.)
L’africa gran contenitore non di fame ma di ricchezza terra contesa
un progetto per l’angola
Nell’ambito delle mie ricerche economiche
di cui lettori di Palermoparla hanno avuto
occasione di leggere più volte qui sulla pregevole rivista, ho cercato di capire se in Italia e in generale nell’Ue vi sia l’effettiva possibilità di una forte ripresa della produzione
industriale, come da molti “pulpiti” viene
continuamente e proditoriamente annunciato.
A mio avviso la situazione è quanto meno
drammatica: i paesi membri dell’UE si trovano sommersi da produzioni estere di qualità sufficiente e di costo talmente basso che
nemmeno la trasformazione di siti industriali in Zes (Zone Economiche Speciali,
una specie di “airport free area” nelle quali
le costrizioni fiscali e contrattuali sono ridotte al minimo) potrà compensare. Il motivo è da ricercarsi nel trasferimento delle
maggiori fabbriche occidentali nei paesi
emergenti e nell’area indocinese, seguiti da
fortissimi investimenti di capitale e dalle più
moderne tecnologie, il tutto “condito” con
l’enorme quantità di manodopera a bassissimo costo disponibile in dette aree, calcolabile in non meno di un miliardo di lavoratori attivi del tutto privi di qualcosa di simile al
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nostro Ccnl (Contratto collettivo di lavoro,
ndr). Concorrenza ormai insuperabile e
inarrestabile, cosicché addio alle nostre fabbriche! (In realtà, questo comunque non
può dirsi, perché il trend futuro, anche imminente, non sarà quello odierno. Lo stesso
avvenne in demografia, quando si temeva
che il “pericolo giallo”. Nella realtà si assiste ad un “imborghesimento” della società e ad una retromarcia dai “ritmi di procreazione” in Cina ed anche in India. E’ un
processo di “omologazione”. In particolare, i costumi occidentali – per quanto criticabili – esercitano un’influenza decisiva ed
anche un’attrattività irresistibile sull’Oriente. Al contrario di quanto avvenne 2000 anni fa per Roma, affascinata dall’Oriente.
Vedi invece Giappone, Taiwan, Hong Kong,
Singapore, Indocina, Africa tutta etc…)
Ai paesi membri dell’Ue rimangono (rischiano di rimanere, ndr) solo alcune (una
parte in loco, una parte fuori, ma cambierà
il concetto di confini, ndr) aziende di elite,
di “nicchia” e una parte del mercato interno
caratterizzato dalle numerose Pmi (Piccole
e medie imprese, ndr), comunque fuscelli all’aria (la somma del relativo Pil ha sempre
superato quello della grande industria ndr)
di fronte alla potenza produttiva della concorrenza asiatica e non si può nemmeno
sperare nel ritorno ad una sano e corretto
equilibrio di mercato, almeno nel medio periodo.
Ciò che si sta verificando segue le regole di
un mercato libero nel quale gli Stati non
hanno più il controllo dell’economia (Carlo Lottieri, 2004 – Ma questi, in linea con
la scuola economica italiana, è un liberale e
non dice sia un male) e in effetti si può avere
recessione allorché la produzione interna
eccede i consumi, motivo per il quale conviene distruggere ricchezza per ricrearla,
ma non è il caso attuale. Oppure quando la
produzione interna viene bloccata dalla
concorrenza estera: allora l’economia degli
Stati va in “tilt” e si cominciano a consumare le riserve interne fino ad esaurirle – e da
qui la svendita del patrimonio pubblico! –
E’ il nostro caso (ma l’Italia, se svende, lo fa
per risanare i conti in ossequio all’Ue…).
Il continuo prelievo di liquidità – per
di più – da parte del “management” Ue alle
aziende e ai risparmi dei super tassati cittadini Ue nella speranza di alleviare le soffe-
aTTuaLITa’
renze dei meno fortunati è un po’ agire, un
rapinare alla Robin Hood, cioè togliere ai
ricchi per dare ai poveri, ma in tali condizioni alla fine ci saranno solo poveri,
se costoro non vorranno cambiare in estrema fretta e radicalmente il modello di politica economica adottata!
In particolare in Italia, nemmeno la
forte spinta all’edilizia sperata da molti porterà vantaggi perché si potrà anche costruire con agevolazioni varie consumando inutilmente altro territorio ma in effetti, in proiezione economica l’edilizia è un po’ un
“fuoco di paglia”. Per costruire un intero
quartiere basta appena un anno dopo di
che si ritorna in crisi ed occorre costruire
subito un altro quartiere e così via nei secoli. Ovviamente non si può costruire all’infinito specie su un territorio dove già esistono
più case che famiglie!
Per tale motivo ritengo che – specie nell’edilizia – sia il momento di considerare l’eccedenza di case come una sovrapproduzione
e iniziare a distruggere il vecchio per rinnovare. In tal modo non si ha consumo di territorio e vi sarà lavoro per altri 100 anni
ma, ohimé, chi pagherà il conto? (Qui l’autore pensa che oggi si paghi con l’oro. Ma il
conto si paga con altri lavori e denaro simbolico. Funziona così da lungo tempo…
ndr).
Rivolgiamoci dunque a nuove idee, altre
iniziative che non tengano conto degli “orrori” di politica economica – o economia
politica – commessi da chi credeva che il capitalismo occidentale potesse vivere uguale
in eterno, pur dopo aver avviato – per sfruttare al meglio e non per altruismo – poderose strutture di capitalismo “sociale” o di
Stato, come in Cina, notoriamente incompatibili col modello liberista… (la Cina sta
copiando a modo proprio, ma lento e inesorabile, l’Occidente. Questo non è uno. Esiste un occidente europeo ed un occidente di
marca nord americana e non c’è pace, ma
sorda guerra, fra i due blocchi, ndr). A proposito, dicono che il PIL cinese sia in re-
gressione, sì, forse ma andiamo a vedere
quel che fanno ai cinesi! La capacità invasiva di questo glorioso ed orgoglioso popolo è
notevole. Essi sanno bene che, una volta
conquistato l’occidente con i loro prodotti,
non potranno sperare di mantenere alto il
Pil all’infinito. Allora, giustamente, vanno
alla ricerca di nuovi mercati ed eccoli in
Africa, ovvero nel continente potenzialmente più ricco di tutti e di tutto, sì, proprio di
tutto ma soprattutto di Kmq e sottosuolo. Spinto da una forte personale “curiosità industriale” nel gennaio scorso chi
scrive finanziò una missione per scoprire se
l’Africa potesse salvare l’UE oltre che la Cina. Pensai un progetto pilota di una 50ina di
pagine per costruire una città moderna per
almeno 100 mila anime ed espandibile oltre
il milione: “green”, sicura, completa di tutto, dei servizi necessari per un “buon vivere”, quindi ville di vario taglio in aree estensive, sezioni a media densità abitativa, edifici
pubblici, ospedali, presidi sanitari, scuole,
campus, alberghi, zone commerciali, aree di
culto, stadi e piscine, zone ludiche, etc. Strade larghe e tanti parcheggi, trasporti urbani
veloci e completi, ma soprattutto, avendo
studiato l’orografia della regione, descrissi
un modo per produrre acque potabili con
prelievo misurato e gestito elettronicamente
da un sistema di condotte convergenti con le
quali prelevare acqua da vari fiumi. Ovviamente in Africa l’acqua è più importante del
petrolio, per quanto di ambedue ve ne sono
in abbondanza!
Completato il progetto mi accordai con un
esponente africano e con un imprenditore
italiano per consolidare l’elaborato al fine di
renderlo presentabile alle autorità di almeno
una delle tre nazioni con le quali stabilimmo
contatti. Consultammo altre aziende specializzate nelle costruzioni civili e industriali alle quali chiedemmo la partecipazione al
progetto medesimo con la presentazione di
elaborati e brochure illustranti la loro specifica attività. Con il materiale documentale
pronto, nel marzo u. s. un imprenditore ita-
liano nel ruolo di General Contractor e il
suo interprete partirono alla volta di Luanda, capitale dell’Angola scelta perché risultavano esserci molte opportunità rispetto ad
altre aree sub sahariane.
L’accoglienza ricevuta dal nostro agente è
stata semplicemente cordiale e i progetti ben
apprezzati. Le autorità locali si sono mostrate abbastanza interessate ad avviare progetti
comuni, in particolare sono sembrati piuttosto attenti al design ed alle mappe della città
configurata dai due studi di architettura partecipi al progetto, proprio perché disegnati
da italiani… ciò per dire di quanto ancora
siamo apprezzati nel mondo!
Al termine dei quattro giorni dedicati agli
incontri la missione venne conclusa. Il nostro agente ricorda di aver visto una enorme
quantità di opere edili costruite da imprese
cinesi, trovò una certa frequenza per quanto
limitata di aziende portoghesi, cubane, libanesi ed altre minori. Di rappresentanze italiane operative sul posto ce ne sono ma non
sembrarono molto attive, comunque non ci
fu tempo per prendervi contatto.
Morale della favola, la mia ipotesi si dimostra esatta: i cinesi riescono a investire i capitali guadagnati con la loro produzione spostandoli in aree ricche e necessitanti di sviluppo, nel mentre le imprese italiane dopo
aver migrato all’estero le loro fabbriche e
portandoci in casa la produzione costì
fatta, di conseguenza azzerando l’economia
interna, stanno “piagnucolando” chiedendo
fondi ad uno Stato impoverito allo stremo e
pieno di “buffi”. Qual è la differenza?
La situazione riscontrata in Angola è
particolarmente favorevole alle aziende italiane ma c’è bisogno di iniziative differenti,
proprio come hanno mostrato le imprese
che hanno collaborato a questo progetto, bisogna cercare di intervenire sui mercati aperti portando lì l’esperienza e la capacità italiana ancora ben apprezzata perché da sempre, volendo, siamo i “primi della classe”!
Ora il nostro Gruppo ha il progetto ed i contatti necessari, il tutto potrebbe diventare
molto ma molto interessante se altre aziende
trovassero i capitali necessari per sfruttare
questa irripetibile esperienza…
…è solo ciò che occorre per una partnership e lanciarsi con noi in una nuova, vera e fruttuosa avventura industriale! Un sentito ringraziamento va alle Società
che hanno collaborato a questo mio progetto le quali sono:
GRM – Roberto Moriconi (General Contractor) – Security, Impiantistica industriale
e civile
Tempestini SrL – Security civile e militare
Studio Architetto Fanelli – Edilizia
Ing. A.De Rossi & Arch.G. De Rossi –
Edilizia e urbanizzazione
GS Constructions (Congo) – Costruzioni
edili e stradali
Roger Peace Communications – International Trade Expert
…e anche chi scrive: Lorenzo Romano – IS
& Process Control
Corrispondenza da Roma
Lorenzo Romano
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aTTuaLITa’
Il ruolo della Federazione sanitari pensionati e vedove
La Federspev questa sconosciuta?
Propongo un progetto che preveda strategie di
azione per la terza età, di cui si può fare portatrice la nostra Federazione in un ruolo propositivo e concreto, in sostanza si tratta di un invito a
passare dalla parola alla prassi. E parlo di terza
età perché è in questo contesto che la nostra Federazione ha un ruolo particolare e strategicamente molto importante. La Federspev è una federazione libera da condizionamenti politici, è
costituita da un’elite della popolazione a cui è accomunata dalle stesse caratteristiche che provengono da una vera e propria rivoluzione demografica che nasce da fattori – come noto – quali
l’aumento dei progressi nella medicina, i mutamenti degli stili di vita e dei meccanismi sociali.
Con tali dati di fatto dobbiamo confrontarci.
L’esortazione è lavorare perché la nazione che
invecchia possa essere una popolazione in salute,
considerandola questione un’opportunità.
La realtà di questa fascia d’età è infatti diversa da come troppo spesso viene descritta dei
mezzi di comunicazione di massa e delle forze
sociali, che considera gli anziani “prevalentemente poveri, emarginati fisicamente e psicologicamente, decadenti”. Certo il problema esiste,
così come c’è un’92% di ultra 65enni che gode di
buona salute.
Dobbiamo avere la consapevolezza di porci nell’ottica ambiziosa, ma non impossibile, di stimolare politiche coerenti e coordinate. Lo scenario offertoci dalla nostra nazione non ci induce
all’ottimismo ma, al contempo, offre a un gruppo ben organizzato, guidato da un progetto politico lucido e lungimirante e che abbia la consapevolezza di costituire una parte molto attiva
della società, prospettive di sviluppo. L’Italia come il solito è in ritardo rispetto a quelle europee.
Alla nostra Federazione il compito di costituire un soggetto stimolo catalizzatore di azioni
che uniscano le azioni strategiche dell’unione europea alla predisposizione che alcuni settori delle
strutture politiche hanno istituzionalmente verso
la terza età. Mi riferisco agli assessorati alle politiche sociali che sono presenti sotto varie forme
sia nelle città che nei paesi e che devono essere i
nostri riferimenti istituzionali, alle aggregazioni
che possono diventare utili riferimenti delle nostre azioni e che sono rappresentate dai centri
per gli anziani e dalle altre numerose associazioni già rivolte ad assisterli.
Inoltre la nostra Federazione deve ritrovare e
realizzare collegamenti istituzionali con i referenti naturali nell’ambito in cui operiamo quali
la Federazione nazionale medici e odontoiatri, l’ente nazionale previdenza e assistenza
medici, con attenzione al progetto di solidarietà
medici senza età, l’opera nazionale assistenza
agli orfani. E a proposito di Fnomceo si propone di elaborare un documento da inviare al Presidente e alla Federazione nazionale medici chirurghi e odontoiatri che riporti la richiesta di una
collaborazione con l’unica associazione che opera all’interno della nostra categoria costituendo
una cerniera tra medici vedove o vedovi e
orfani.
Si suggerisce che venga inviato da parte del Presidente nazionale a tutti i Presidenti di Ordine
una lettera che esorti gli Ordini a una maggiore
disponibilità verso la Federspev, disponibilità che
ad esempio si potrebbe concretizzare permettendo l’utilizzo dell’Ordine per le riunioni della Federspev e con la preparazione di elenchi aggiornati di medici neopensionati o pensionandi.
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Una delle grandi gite culturali organizzate da Bonsignore. Qui a Morgantina
La nostra Federazione, per l’azione determinata
del dottor Poerio, e già confluita nella Confedir,
ma è necessario che si associ a tutte le organizzazioni nazionali che hanno lo stesso obiettivo e la
tutela della persona anziana: l’Osservatorio
della terza età strategico per un apporto di conoscenze politiche tecniche, la fondazione Ambrosetti (elaborato nuovi documenti), la fondazione Socialità e ricerche e le associazioni segnalate dal dottor Bonsignore.
Un anno fa su indicazione dell’organizzazione
mondiale della sanità Europa, la commissione
salute dell’unione europea ha lanciato una partnership per l’innovazione sul tema “invecchiare rimanendo attivi in buona salute” e dedicato
l’anno 2012 all’invecchiamento attivo e la solidarietà tra le generazioni.
L’obiettivo da concretizzare entro il 2020 (e quindi tempo e spazi ci sono) è coordinare amministrazioni pubbliche e private per trovare nuovi
strumenti che portino ad allungare di almeno
due anni la vita dei cittadini promuovendo uno
stile di vita attivo e un autogoverno della propria
condizione. Sono state tracciate 6 azioni strategiche per realizzare un modello di crescita sostenibile della società.
Gli europei vivono sempre più a lungo,
ma non sempre invecchiano bene. I problemi di
salute dei cittadini over 65 si ripercuotono sul benessere sociale, ma anche sulla politica pubblica
e sulla sostenibilità dei sistemi sanitari. I pensionati non riescono a condurre stili di vita sani per
molte ragioni: difficoltà economiche, scarsità
d’informazioni, solitudine, malattie croniche e
…l’assenza di iniziative specifiche.
Diventare vecchi in buone condizioni significa
avere prospettive di vita senza disabilità, condizioni di autonomia o, qualora vi siano già condizioni invalidanti, permettere di gestire per quanto possibile la qualità di vita negli Stati. Perché
l’Ue si pone il problema della sostenibilità di un
sistema universale di assistenza sociosanitaria. Il
tema è stato ben dibattuto nell’ultimo congresso
nazionale e ampiamente è riportato da Azione
sanitaria.
A questo proposito sottopongo all’attenzione un
nuovo progetto dell’Ordine di Bergamo,
ideato con la sezione locale della Federspev e che
ha trovato la collaborazione di Comune, Provincia, Asl, Università, Sindacati, Curia e mondo
associativo, dando vita agli Stati generali per la
longevità.
Obiettivo. E’ di raggiungere il più alto numero
possibile di anziani con un programma di attività
motoria organizzata in modo omogeneo sul territorio. Tale attività può essere organizzata presso le palestre o presso i centri anziani utilizzando
strumenti poco costosi. Il progetto va raccordato
con altre iniziative che abbiano come obiettivo la
diffusione dell’attività motoria come i gruppi di
cammino…
Metodologia. La metodologia motoria proposta si avvale dei risultati già ottenuti in tutto il
mondo ed è mirata al mantenimento e al recupero dell’equilibrio e al rinforzo della forza muscolare. Non sono previsti movimenti sul pavimento. La durata del corso con cadenza bisettimanale è della durata di 4 mesi con follow-up ogni 4
mesi. È indicata una prima valutazione all’inizio
del corso utilizzando una pedana stabilometrica,
una seconda valutazione a fine corso che ci può
dare indicazione sul seguito del lavoro.
Strumenti. Sono poco costosi e facilmente reperibili sul mercato. Si citano i coni piatti chiamati anche cinesini, i coni più alti, i gradini stilizzati di varie misure ed un tappetino. Lo strumento indispensabile per permettere valutazioni reali
è la pedana stabilometrica (ne una versione a
basso costo).
Personale. La figura di riferimento del progetto è il laureato in scienze motorie.
Locazione. La sede del corso può essere individuata presso ogni palestra ma anche presso i
centri anziani della città e della provincia o altre
sedi che si interessano alla materia. La metratura
del locale non è impegnativa, circa m 10 X 20.
Aspetti economici, amministrativi e assicurativi. È disponibile una dettagliata relazione da cui emerge un contenuto impegno economico da parte dei partecipanti e la chiarezza e
trasparenza degli aspetti assicurativi e gestionali.
La nostra sezione ha elaborato un’agile monografia che raccoglie e sintetizza le esperienze acquisite a Bergamo.
P.S.: per superare l’isolamento le Federazioni locali possono – una volta acquisiti i dati necessari
per l’avvio del progetto – rivolgersi agli assessori
alle politiche sociali, naturali referenti di tali iniziative, suggerendo di estendere l’invito anche ai
“laici”.
Ufficio Stampa: Ordine dei medici Chirurghi e degli
Odontoiatri della provincia di Bergamo . Via Giacomo
Manzù, 25 - 24122 Bergamo. Tel. 035.217200 Fax 035.217230.
(Articolo pervenutoci tramite il Dott. Benito
Bonsignore di Palermo dal Dott. Emilio Pozzi
Presidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo).
a
sCuoLa
adotta Villa Castelnuovo e dona alla Città la chance di conoscerne sito e storia
elementare Trinacria
scuola che funziona
E’ consuetudine, ormai, sminuire o persino
denigrare la scuola con tutto ciò che vi si fa e i
pregiudizi – si sa – sono duri a morire.
Un gruppo di insegnanti della Scuola Elementare Trinacria ci ha pertanto sorpresi,
grazie al lavoro svolto insieme agli alunni delle
rispettive classi. In occasione, infatti, della tradizionale manifestazione cittadina oggi chiamata “Panormos, La scuola adotta la
città”, quest’anno dedicata ad Alessandra
Siragusa che ne era stata vent’anni fa l’ideatrice col progetto chiamato “Palermo apre le
porte”, di recente scomparsa, ha adottato come monumento da studiare e far conoscere
ai concittadini una splendida Villa dell’antica
“Piana – detta – dei Colli”, una dimora settecentesca di Carlo Cottone, principe di
Castelnuovo. L’edificio, circondato da un
bellissimo parco, si trova nella zona nord occidentale della città, in stile classico con riferimenti orientaleggianti ed egizi rispecchia il
gusto e gli ideali dell’epoca. Il diciottesimo secolo, detto anche età dell’Illuminismo, fu un
periodo storico contrassegnato da grandi cambiamenti e da una forte volontà riformistica. Il
principe Cottone, di cui troviamo il monumento in piazza (appunto) Castelnuovo, di
fronte a piazza Ruggero Settimo (Politeama),
fu liberale e illuminista, uomo di grande intelligenza e personalità. Appassionato di scienze
naturali e di botanica, portò ad esecuzione a
Villa Castelnuovo una sede di grande sperimentazione agricola, volta a migliorare le
colture e la produzione, adottando le tecniche
(irrigue etc) allora più avanzate e le migliori soluzioni moderne, ancor oggi da esempio in
una Sicilia volta al Biologico. Ispirato da intenti umanitari, voleva che i contadini uscissero dal loro disagio sociale e fece sì che la ricerca scientifica affiancasse le attività agricole, affinché queste fossero sostenute e curate nel migliore dei modi.
Da tutto ciò la nascita dell’Istituto Castelnuovo di viale del Fante, dotato di una biblioteca ricchissima e di splendidi giardini che i
palermitani hanno così potuto visitare. Va anche detto che l’aristocratico palermitano, tra i
promotori della Costituzione del 1812, pagò
personalmente per il suo coraggio e la sua lungimiranza con una condanna all’esilio nell’isola di Favignana. Insomma, Carlo Cottone si
era battuto concretamente, ben tre secoli fa,
per il progresso, cioè per la crescita economica
e civile del popolo siciliano, cioè per tutto quello che troppi attuali rappresentanti politici
non sembrano neppure in grado di concepire.
Col sostegno del dirigente scolastico Angela
Mineo, le insegnanti Rosemary Vella (Quinta B) e Cettina Mancino (Quinta E) si sono
occupate del progetto e dell’attuazione, sviluppandolo sotto il profilo artistico, storico-culturale, sociologico, mentre l’insegnante di inglese Daniela Di Benedetto ne ha curato, in-
sieme al marito, l’aspetto tecnologico. Altri importanti contributi sono giunti dalla professoressa Maria Antonietta Spadaro, presidente Arsisa, dagli architetti Gloria Martellucci e Alessandra Ranieri, mamma di un alunno che ha
svolto la tesi proprio sul
sito adottato.
I bambini hanno preparato i cartelloni coinvolgendo anche i nonni. Ognuno ha sviluppato un tema particolare. E’ sorto, però, un problema: come questi dati raccolti potevano essere raccontati al pubblico, infine si è scelto di
metterli in scena. Personaggi come Carlo
Cottone, Giuseppe Garibaldi, Ruggero
Settimo, indossando gli abiti dell’epoca, potevano così esprimere dal vivo le proprie idee,
le proprie convinzioni e le difficoltà che incontravano nella loro azione politica e sociale.
Così gli allievi, divisi per gruppi, hanno appreso la loro parte, recitandola poi ai visitatori e
svolgendo così non solo un compito da guide
turistiche, ma anche da veri attori di teatro
perché, con gli abiti dell’epoca, hanno impersonato i personaggi storici nell’atto in cui svolgevano il loro ruolo.
Un gruppo di bambini in costume, invece, si è
esibito con grazia e disinvoltura nel ballo della
tarantella, preparato insieme alle insegnanti
Rosaria Speciale e Sabrina Cerami. Foto di Gabriele Reas. Grande, insomma, il
successo dell’iniziativa che ha coinvolto familiari e amici dei giovanissimi interpreti.
Lydia Gaziano
Carlo Cottone, principe di Castelnuovo (Palermo 1754 – 1829), fu uomo politico siciliano di cultura letteraria e filosofica. Interpretò la Rivoluzione francese in senso liberale e così vide con favore le iniziative dei vicerè Caracciolo e Caramanico, ma le speranze
di una trasformazione nel governo dell’isola andarono deluse con il successore Acton e
la presidenza dell’arcivescovo Lopez y Royo. Viaggiò in Italia, Francia, Svizzera e Inghilterra. Ereditò dal padre nel 1802 il seggio nel parlamento siciliano e si batté, in particolare, in occasione degli esili dei sovrani napoletani a Palermo nello stesso 1802 e nel
1806, per la promulgazione di una carta costituzionale. Venne deportato (tipico “compenso” palermitano) nel 1811 a Favignana, ma venne graziato nell’anno successivo, per
l’intervento del ministro inglese lord W.Bentinck, entrando nel governo siciliano. Da liberale fu un vero benefattore, oltre che un tecnico ed un politico troppo avanti per i suoi
tempi: si occupò di miglioramenti all’agricoltura e fondò nella sua villa (Castelnuovo),
con l’aiuto di P. Balsamo e N. Palmieri un Seminario sperimentale di agricoltura per
l’educazione dei giovanissimi contadini. Nel 1873 gli fu eretta una statua nella centrale
piazza, per lui detta Castelnuovo.
55
saLuTe
ancora quanta disinformazione
ma anche la Psichiatria “cresce”
“I progressi in campo psichiatrico sono
stati veramente notevoli, soprattutto a
partire dal ‘900 – ci dice il dottor Giuseppe Denaro Dirigente del Centro
di salute mentale di via Fattori – Ci
hanno aiutato molto le scoperte in campo
farmacologico che, nel campo psichiatrico, sono state addirittura superiori rispetto a quelle di altri campi della medicina”.
Ci faccia qualche esempio…
“Se confrontiamo i risultati raggiunti oggi
dalla Neurologia, specializzazione che fa
pure parte del mio percorso di studi, oltre
alla Psichiatria, per quanto riguarda le terapie, ci accorgiamo che i passi avanti sono ben pochi, lo vediamo nella cura del
Parkinson, dell’Alzeimer e i disturbi,
in genere, che colpiscono il sistema nervoso. Occorre chiarire, per così dire, un paradosso medico ben noto nell’ambiente.
Tali disturbi sono quasi incurabili, ma
diagnosticabili correttamente e con sicurezza, grazie agli attuali mezzi tecnici. Al
contrario i pazienti psichiatrici in molti
casi, a differenza dei primi, vengono oggi
reinseriti positivamente nella vita lavorativa e familiare, grazie ai farmaci di cui
disponiamo, che sono stati – tra l’altro –
molto perfezionati nel tempo. Ciò a dispetto del fatto che la diagnosi resti spesso
nel vago…”
Ma allora i timori da molti correntemente avanzati sulla pericolosità
dei farmaci in campo psichiatrico
sono immotivati?
“Si tratta sempre di farmaci, la cui somministrazione ha bisogno di determinate
cautele, ma noi psichiatri disponiamo ormai di un’ampia casistica che ci consente
di lavorare con molta tranquillità per un’ampia gamma di patologie, come la schizofrenia e la paranoia, una volta considerate incurabili, dove adesso otteniamo risultati straordinari. L’aggettivo non è esagerato se pensiamo che una volta, neppure
tanto tempo fa, quando i farmaci attuali
non esistevano, l’unico rimedio era l’ospedale psichiatrico, cioè il ricovero a vita
per questi soggetti che, quindi, di fatto,
venivano abbandonati alle proprie sofferenze. Oggi, invece, molti di loro conducono una vita normale. Per intenderci,
con un lavoro, moglie e figli”.
Molti ma non tutti…
“I risultati migliori si ottengono quando
la diagnosi viene fatta presto e, di conseguenza, le cure iniziano per tempo, quando i pazienti sono ancora giovani il recupero può essere completo. Ecco perché
non bisogna avere pregiudizi nei confronti del malato psichiatrico, che è solo un
malato come gli altri”.
Alcuni ritengono che sia possibile
curare certi disturbi con la psicanalisi
“Psichiatria e psicanalisi restano in due
56
campi differenti, ma possono integrarsi.
Ormai è assodato, senza ombra di dubbio
per le ampie ricerche svolte e la casistica
raccolta, che determinati disturbi mentali
si possono curare solo con i farmaci adatti, somministrabili solo da parte di psichiatri specializzati. La psicanalisi (ma ci
sono tante scuole diverse) può accompagnare il percorso di guarigione del malato,
aiutandolo a superare le proprie difficoltà,
paure, blocchi …, ma non può curarlo in
modo indipendente dallo psichiatra. I disturbi, invece, che la psicanalisi può curare autonomamente sono altri e non hanno
un’origine organica come quelli di cui abbiamo parlato”.
Quale messaggio mandare a pazienti e familiari?
“Non abbiate paura di fronte ad azioni e
comportamenti che escono dalla norma.
Sono in tanti, nella società di oggi, i malati che hanno superato patologie dai sintomi apparentemente gravissimi e quindi,
come per ogni altra malattia, va solo cercata con fiducia, insieme allo specialista,
la cura adatta. L’errore potrebbe essere, al
contrario, quello di nascondere il problema e perdere l’occasione di affrontarlo in
tempo”.
Oggi, aggiungiamo noi, abbiamo saputo
di casi di psicoanalisti “ideologici” o forse
sarebbe meglio dire “ideologizzati”. Questi hanno provocato addirittura danni notevoli alla mente e alla stessa vita del paziente.
Lydia Gaziano
La cardiologia al Circolo ufficiali di Palermo
La cardiologia incontra le Forze armate per la prevenzione delle malattie
cardiovascolari. È questo il tema di un incontro scientifico-divulgativo promosso dal Collegio Federativo di Cardiologia (CFC) che avrà luogo il 23
maggio 2014 dalle ore 16.15 presso il Circolo Ufficiali Piazza Sant’Oliva 25
a Palermo. L’incontro è patrocinato dalla Unione Nazionale Ufficiali in
Congedo Italiana, dal Corpo Militare della Croce Rossa Italiana e dal
Circolo Ufficiali di Palermo. Relatori i dottori: Guido Francesco Guida (vicepresidente nazionale CFC), Alfredo Monteverde (consigliere nazionale CFC), Maria Gabriella Vitrano (segretario regione Sicilia CFC), Antonino Schillaci (responsabile pro. Palermo CFC).
Il CFC è una società scientifica cardiologica che raggruppa circa 1000 tra
medici, infermieri e psicologi italiani con il comune interesse per la cardiologia clinica e che ha tra i propri compiti sia quello di aggregare ed aggiornare i propri soci che di diffondere tra i cittadini i temi della cardiologia per un consapevole e
partecipato contrasto delle malattie cardiovascolari sul territorio nazionale. Il
CFC, per il proprio impegno nazionale, è membro ordinario del Council for
Cardiology Pratice della Società Europea di Cardiologia, la pù grande ed importante associazione cardiologica mondiale. Invitati, oltre che medici infermieri e
psicologi tutte le Forze Armate e di Polizia italiane ed i loro parenti ed
amici. Gradite le preiscrizioni presso la segreteria organizzativa che è curata
dalla dott.ssa Barbara Ciafrone. [email protected] e da Ciro Battiloro
[email protected] tel 3389708123
SpeTTacoLi / ciNema
Frenetica passion
di Eliana L. Napoli
Rubrica creata da Gregorio Napoli
Da Gregorio Napoli un articolo postumo
Una recensione che torna attuale:
Solaris di Tarkowski
Rovistando nella preziosa biblioteca di mio marito Gregorio Napoli, ho trovato questa
sua recensione, scritta con la competenza, la chiarezza e l’eleganza che gli erano proprie
e pubblicata sul settimanale “Il Domani” al quale allora collaborava. D’intesa col Direttore della testata Germano Scargiali, suo grande amico ed estimatore, abbiamo deciso di riproporvela per rinnovarne il ricordo – a quattro anni dalla sua scomparsa – certi di
fare cosa gradita a quanti lo stimavano ed apprezzavano. Solaris è una delle massime
espressioni della grandezza di Andrej Tarkowski, girato nel 1971 dal regista sovietico appena quarantenne, e giunto sui nostri schermi solo nel 1974. La scelta è particolarmente
significativa, trattandosi di un film di fantascienza che anticipa di 40 anni tematiche e riflessioni a tutt’oggi di grande attualità. Basti pensare a Trascendence di Wally Pfister, attualmente sui nostri schermi, ancora un film di fantascienza che, sia pur distante anni luce
dalla bellezza visionaria e dalla pregnanza di contenuti di quel capolavoro, ci interroga a
suo modo sul prezzo che l’umanità è disposta a pagare, in termini di valori fondamentali,
all’inarrestabile progresso scientifico.
Eliana L. Napoli
L’immaginario tecnologico di un poi dal profumo umanistico
Tra le nebbie di Solaris
i dubbi della “nuova” scienza
di Gregorio Napoli
Solaris Regia: Andrej Tarkovski (dal romanzo di Stanislaw Lem)
Interpreti: Natalia Bondarciuk, Donatas Banionis, Jurij Jarvet, Nicolaj Grinko,
Vladislav Dvorzhetskij, Anatolij Solonitsyn. Genere: fantascienza (colori). Origine: Unione Sovietica, 1971
Peccato che un taglio di circa mezz’ora,
un doppiaggio inadeguato e un controtipo dai toni troppo cupi abbiano deturpato uno dei film più belli delle ultime stagioni. “Solaris” (1971),
già presentato al Festival di Cannes e ripreso, con ampio successo, agli Incontri di
Sorrento di due anni
fa, dove il quarantaduenne Andrej Tarkovski lo presentò, fra
non poche polemiche,
insieme con l’altro suo
inestimabile gioiello,
l’ “Andrej Rubliov”.
Esordio fantascienti- Andrej Tarkovskij
fico del cinema sovietico, derivato dal romanzo dello scrittore polacco Stanislav
Lem. “Solaris” è opera misteriosa ed inquietante, che pone una serie di problematici interrogativi sulla legittimità della
ricerca tecnologica quand’essa non sia
piegata a servire l’uomo. Nel pianeta, che
dà titolo al racconto una nave spaziale
lanciata dalla terra è inattiva. Del numeroso equipaggio sopravvivono tre scienziati, il fisico Sartorius, il cibernetico Shouts
e il cosmonauta Chiberian. Ma quest’ultimo si uccide lasciando ad uno psicologo,
Kris Kelvin, un drammatico diario televisivo della sua morte.
Kris giunge sulla stazione orbitale con l’incarico di decifrare il
mistero del pianeta.
E’ chiaro che l’angosciosa vitalità dello sconosciuto corpo celeste è concentrata nel
suo oceano, che secondo Shouts è una creatura pensante, capace
di rendere corporei i
ricordi degli uomini
segue
Nota: Come far rivivere Gregorio Napoli sulle pagine della nostra
rivista con la quale collaborò ininterrottamente per anni dal numero 1 in
poi? Lo andai a trovare in ospedale e
trovò la forza di alzarsi per aprire la
porta dell’armadietto. “Ecco – mi disse – vedi là i due fogli che mi sono fatto
portare da casa, è il mio articolo per te
per la prossima uscita”. No, non è questo, infatti, il primo articolo di Gregorio pubblicato postumo…
Come tutti i più bravi – ma stavo per
dire i grandi – Gregorio era nobile, generoso e persino dimesso. Ci conoscevamo già da molti anni. Come tutti i
bravi subiva certe angherie da …altri.
Se ne addolorava e insieme cercavamo
conforto. Ciò mi onorò molto. Quello
che ricordo è che, da quando non c’è
più, non organizziamo le cene di Palermoparla in quel certo ristorante sul
mare. Se, ai tempi, lui non poteva partecipare con noi, allora non fissavamo
il giorno fino al suo ok. Quando non
poté più venire, non ne fissammo più.
Non potevo non scrivere tutto ciò…
(Germano Scargiali)
57
SpeTTacoLo
>
venuti a visitarlo. Le inattese qualità di
Solaris trovano sconvolgente conferma
nella palingenesi di Hari, l’appassionata
moglie di Kelvin, defunta da qualche tempo e restituita in vita dal mare. Per neutralizzare il liquido elemento, che evoca
mostri nell’evidente desiderio di penetrare nei disegni degli uomini, i cosmonauti
potrebbero utilizzare una reazione nucleare. Ma col suo intervento l’uomo rende amorale la scienza (non è ancora sepolto il ricordo di Hiroshima), e nel cuore
di ogni successo, di ogni conquista tecnologica, alberga l’inconfessata speranza di
potere violare le frontiere della mortalità
e di poter rinverdire, quindi, il mito di
Faust. L’oceano di Solaris restituisce i
morti con la velocità di un boomerang
proprio perché il desiderio di non morire
– riflesso dall’implacabile oceano – è una
delle sensazioni più assillanti dell’uomo,
la sua aspirazione segreta.
La morale è abbastanza chiara: se il cammino della scienza sfugge ormai al controllo dell’uomo e lo coinvolge in una spirale
senza sbocco, l’equilibrio dei valori spirituali può ritrovarsi ricusando le acquisizioni di un tecnicismo azzardato e disumano.
Kris, teneramente disteso al fianco della
moglie resuscitata, guarda il vecchio film di
famiglia che lo ritrae bambino su un campo di neve; e poi la cinepresa, imbracciata
tanti anni prima durante una gita domenicale, si volge ad inquadrare la pace e i sentimenti perduti. Tolstoj soffriva perché non
poteva amare tutta l’umanità; Kelvin ama
il ricordo degli affetti familiari e, in più, la
Terra, ora che sa di poterla perdere per colpa della scienza. Dissolta per sempre la larva della moglie, Kris ritrova la tenerezza
del ricordo familiare e si dispone alla morte
con serenità. Le scene finali sono di una
bellezza che, francamente, riesce difficile
raccontare a parole. Sulla gelida astronave,
il palpito e i colori della vita terrena sono
evocati attraverso le scene di caccia di un
arazzo mentre le note del preludio corale
in fa minore di Bach accompagnano la “camera” nel suo lento pellegrinaggio su quelle figure incerte e pateticamente disegnate,
sulla casetta dell’infanzia, sul lieto e perduto panorama domestico. E’ chiaro che Kris
e gli altri cosmonauti si sono sfasciati sul
terribile oceano; il ritorno a casa è soltanto
la dolce proiezione di un’agonia consolata
dal ricordo e accarezzata dalla felicità degli
anni puri.
Splendido film, condotto da un regista che
dopo dieci anni da “L’infanzia di Ivan” si
rivela scopertamente disponibile ai temi
dell’angoscia. “Solaris” è ricco di venature
occidentali che nello scontro con una tipica
sensibilità russa attingono risultati eccezionali. Ci auguriamo che – magari colmandone, con la lettura di questa scheda, i mostruosi tagli (manca del tutto, ad esempio, il
fondamentale prologo, sostanzialmente
novativo rispetto al testo scritto) – il nostro pubblico riesca ad apprezzare il profumo umanistico di una fantascienza fuori dell’ordinario.
58
Teatro piccolo eliseo Roma aprile 2014
Tutto dipende da me…
o quasi
Non so dire bene se fare il fotografo sia una
professione che facilita
la comprensione della
performance che si sta
riprendendo o se invece la distrugge per la troppa attenzione al particolare, gravata oltretutto dalla tensione dovuta ai cambi repentini e spesso non facilmenLorenzetti,Domiziana Lorenzetti, Marco Rea, Fabrizia Scaccia,
te controllabili, delle im- Livia
Lucrezia Stopponi
postazioni tecniche della macchina fotografica, necessarie all’adat- “tip tap”; non invidia, non si macera, forse
tamento alle scene che via-via si presenta- si intristisce, ma sa di non vendere fumo!
Non gli calza affatto: “…perdonatemi se
no.
Se l’acuta osservazione dello specifico mo- non ho nulla in comune con nessuno di
mento favorisce, questo è un bene; se al voi…” né “…nel teatro che vuoi, dove un
contrario crea una specie di “melting pot”, altro cadrà, io mi surclasserò…” (“Istrioè senza meno il suo opposto; tuttavia an- ne” di Charles Aznavour).
che dal male può scaturire un giovamento: Lui ha molto in comune con le persone di
dal frazionamento si risale al tutto con una tutti i giorni: il balletto, per esempio, che lo
opera di ricostruzione retrograda; l’osser- pungola, lo schiaffeggia, quando la presenvazione delle singole foto non permette al- za femminile in tutta la sua attrattiva, lo incunché, salvo l’apprezzamento scenico; il contra e lo seduce; il balletto che “lo spalfotografo accorto provvederà poi a poste- leggia” come si è detto all’inizio e che gli
riori ad integrarle con i suoi ricordi del so- cava dalla bocca e dal profondo dei desideri, la sua passione per il “tip tap”. La sua è
noro e dei dialoghi.
una aspirazione vergine, quasi da bambiApparecchiamoci a tanto.
“Tutto dipende da me….. o quasi” - no, come si dovrebbe essere nell’arte, per
Marco Rea - il balletto recitante. Ovvio cui, nulla può il senso di autocelebrazione
non è una novità che le parti si “spalleggino” e di disprezzo per l’altro su cui erigere il
vicendevolmente (nel senso che le parti si proprio successo! L’uomo-idraulico merita
offrono reciprocamente spazi di intervento di coronare il suo sogno: il tip tap sarà la
che, in assenza di questa tecnica, non po- sua vita. Marco Rea si forma alle scuole di
metodo recitativo di Stanislavskij Kontrebbero avere luogo).
Marco Rea spesso soliloquia, ma a diffe- stantin Sergeevic e Grotowski Jerzy. (Cenni
renza di Amleto sugli spalti del castello, storici sulle 2 scuole nello stesso testo su
non intende raggiungere livelli di coscien- www.palermoparla.it )
za dell’essere nel mondo (inteso come movi- Marco Rea imbastisce la sua formazione
mento affinché qualcosa possa cambiare di professionale su queste due linee di metodirezione) e del suo agire in esso per mu- dica; debutta nel teatro con “La Ballata di
Roberto Zucco”, regia di Alessandro Mentarne le sorti.
Intende semplicemente riflettere sul suo gali , poi al cinema “Piazza delle cinque
personalissimo stato; la qual cosa non è as- lune” regia di Renzo Martinelli, fiction
solutamente inferiore alla riflessione amle- “Attacco allo stato” regia di Michele Soatica né superiore; è anch’essa una introspe- vi, nel musical “Tutti insieme appassionazione piena di ansie e di aspettative: l’uo- tamente” regia di S. Marconi ; presta la
mo-idraulico, lavora, si impegna sotto l’as- sua figura per grandi pubblicità per poi
sillo dello zio capo della azienda familiare, incontrare Gigi Proietti e lavorare nel suo
assiste alla morte di un suo collega per quel- spettacolo “Buonasera”, da qui al Globe
la triste sventura che è l’inosservanza della Theater di Roma con “Giulio Cesare” e
sicurezza nel lavoro; ma, non dissimilmen- “King Lear”.
te da un Beppe Fenoglio o da un Franz Kaf- Tutto dipende da me…o quasi di Gianka, silenziosamente nutre una passione; ni Quinto e Marco Rea musiche originali
quelli, la scrittura, spesso praticata nel pro- M° Andrea Tosi, collaborazione artistica e
fondo di un disagio spirituale ed esistenzia- vocal coach Elisabetta Tulli, regia Paola
le o nella solitudine semplice ed avulsa dal Tiziana Cruciani distribuzione Giacomo
mondo, Rea-idraulico-uomo, il “tip tap”! Carlucci Showbiz
Fabio Massimo Tombolino
Non è un velleitario l’uomo-idraulico, egli
(testo e foto: dalla redazione romana)
effettivamente è un perfetto ballerino di
FoToGRaFia
10 fotografi di tutto il mondo in un
mario calabresi “a occhi aperti”
Il direttore de La stampa di Torino,
Mario Calabresi compie un giro del mondo per interrogare dieci fra i più famosi fotografi internazionali e dare risposte alla
funzione della fotografia. Come questa
possa catturare la storia e dare un volto a
situazioni che nel tempo potrebbero essere
modificati. La foto ferma la storia. Come si
potrebbero documentare gli eventi che
diedero vita alla “primavera di Praga”, se
non ci fosse stata la testimonianza visiva di
un anonimo fotografo, Joseph Koudelka, che hanno stampato nei nostri occhi
quelle foto che hanno comunicato al mondo un ideale di libertà; come la primavera
di Praga.
Ci sono pezzi di storia che esistono solo
perchè una foto li ha documentati e Mario
Calabresi scrive nel suo libro che, partendo
da foto che hanno narrato eventi, è stato
spinto a cercare gli autori per farsi raccontare il momento in cui hanno incontrato la
storia e sono riusciti a fermarla in un fotogramma. Scrive: “è stato un viaggio affascinante non solo per la scoperta delle immagini, ma anche per gli eventi che hanno
costruito la memoria degli ultimi 50 anni”.
“Un giornalista – afferma Mario Calabresi – non può vedere le cose dall’alto,
ma deve stare in mezzo alla gente, al formicaio e raccontare gli avvenimenti. E’
grazie a loro, al loro coraggio di contaminarsi, alla capacità di cogliere l’attimo della Storia se ancora oggi, mezzo secolo dopo ci commuove la lacrima di Jacqueline
Kennedy al funerale di suo marito John,
quella lacrima che molti giornali cancellarono per un eccesso di pudore, ma che è
ancora qui per raccontarci quel momento
e la delicata sensibilità del fotografo Erwitt”. D’altronde ci si chiede oggi nell’era
digitale che senso abbiano ancora i fotografi ? Ed Erwitt risponde con una frase
calibrata: “tutti possono avere una matita
ed un pezzo di carta, ma pochi sono i poeti”. Le foto del reporter Mc Cury appaiono perfette, levigate, armoniose, persino
positive, anche se parlano di fame, inondazione e tempeste di sabbia. Quando Mc
Curry parla, ti rendi conto che per cogliere
il momento perfetto è dovuto scendere sino in fondo, attraversare il mondo della fatica e della sofferenza. L’anno migliore è
stato per Mc Curry il 1984, “molti hanno
fotografato le stesse zone e gli stessi soggetti,ma
dai risultati si vede che io ho fatto un lavoro
più solido che ancora resiste. La lezione
chiave del mio anno magico, il 1984, è aver
capito di dover entrare in quell’acqua piena di merda e di animali morti per riuscirci”.
Per fare una buona foto devi stare dentro la
situazione sino al collo, non puoi scattare le
foto e poi tornare comodamente in albergo, questa la lezione che ci vuole dare Ste-
Gabriele Basilico: Beirut, 1991
Sebastiao Salgado, Serra Pelada, 1986
ve McCurry. Joseph Koudelka da anonimo praghese, scatta la prima foto in quel
fatidico 21 agosto 1968, la prima di uno
dei più grandi reportage della storia della
fotografia: la testimonianza della repressione nel sangue della primavera di Praga con
l’arrivo dei cingolati russi. Ci incontriamo
40 anni dopo la soppressa primavera e Koudelka racconta con certezza solo quello
che ricorda: “non ti puoi più fidare della
memoria, ma delle foto si, ti puoi fidare.
Ho visto pubblicate le mie foto per la prima volta a Londra nel primo anniversario
dell’invasione: era l’agosto del 1969”.
A Gabriele Basilico, grande fotografo,
era stato dato l’incarico di ritrarre Beirut
dopo il lungo conflitto finito nel 1991. Sale
sulla terrazza dell’ Hotel Hilton, al sedicesimo piano, ritenendo che di Beirut rimanessero solo le macerie, ma si rende conto
che “Beirut non era morta, sullo sfondo respirava ancora, “potevo cominciare a fotografarla volevo dimostrare con le mie foto
tutta l’assurdità della guerra”. Basilico tra i
fotografi è un’ eccezione assillati come sono dall’ attualità e dalla malattia di esserci
anche quando le notizie si fanno storia –
dice Mario Calabresi – nessuno certamente si sogna di lavorare col cavalletto e scattare con il flessibile. Il risultato però è sorprendentemente giornalistico, si può raccontare in questo modo con una potenza
chiara e netta il dramma della guerra civile
libanese”.
Ecco per ultimo Sebastiao Salgado, uno
dei maggiori fotografi che oggi girano il
mondo e con tre libri straordinari, La mano dell’ uomo, In cammino, Genesi, si è
imposto sulle copertine delle riviste più importanti. Mario Calabresi ci parla del suo
incontro con Salgado e quanto lui ha detto
sull’ inizio del suo lavoro di fotografo; “avevo il sogno di andare in Africa e così nel
1973 lascio il mio lavoro di economista a
Londra e comincio un viaggio di tre anni,
che mi porterà a girare tutta l’Africa con
una nuova professione, il fotografo.
“Il primo posto dove fotografare per me è
ancora l’Africa, ma non mi spinge un problema di cattiva coscienza o un senso di
colpa, mi muove l’idea di raccontare dei lavoratori e la loro dignità. Anche quando
sono stato nei campi profughi non ho fotografato gente povera o disperata, ma persone”, Nelle sue foto non c’ è traccia di pietismo, piuttosto la testimonianza della forza e della dignità dell’ uomo. Il suo primo
libro, La mano dell’uomo, è la prima testimonianza di quella dignità che applica ai
lavoratori, dai minatori di carbone indiani
ai raccoglitori di canna da zucchero cubani, dai pescatori della tonnara di Favignana ai demolitori di navi del Bangladesh.
“Ho fotografato il mondo del lavoro prima
dei robot, e della fuga di ogni produzione
in Cina. Molti di quei luoghi, specie in Europa, sono spesso agonizzzanti. Ho raccontato l’archeologia industriale, un mondo in grande trasformazione che stava sparendo. Dopo tutto questo ho pensato che
esiste anche il dovere di fare qualcosa di
bello, di mostrare a tutti l’incanto della natura e da questa idea è partita la realizzazione di Genesis; il miglior regalo che potessi immaginare nella vita, gli altri animali
che abitano il pianeta dopo anni di foto ad
un solo animale. La natura – conclude –
ha guarito il mio animo ho ricostruito me
stesso e la mia fede nel mondo e vedo il nostro pianeta da un altro punto di vista: un
equilibrio è possibile. Ciò che ci ha distinto
finora non è la tecnologia, ma l’istinto, non
è la burocrazia ma la spiritualità, qualcosa
di più grande dentro di noi.
Aldo Librizzi
59
RiSToRazioNe
Ristorante marlin Blu
È in piena attività in piazza Acquasanta il nuovo ristorante Marlin
Blu, che ha come direttore di sala la piccola ma iperattiva Mary, simpatica e
cordiale con tutti. D’obbligo i menù marinari, i gamberoni e la specialità del locale: la salsiccia di pesce. Poi c’è la sorpresa finale: i prezzi. Si parte da menù
assolutamente economici, ma – se si vuole – si può fare l’escalation fino ad arrivare all’aragosta, preferibilmente ordinandola con un po’ di anticipo. In questi casi si pagherà un po’ di più.
Serate musicali sono previste spesso il
sabato, ma ciò che più colpisce è la bellezza e l’eleganza del locale, vicinissimo
al mare, dove di mattina e fino ad esaurimento si può trovare pesce pescato nel
golfo e nelle vicinanze. Perché le acque
palermitane, per chi non lo sapesse, forniscono ancora merluzzi e mustìe, totani e polpi di ogni grandezza.
Il pesce spada è di casa, nell’attesa di
qualche aguglia imperiale che, in Mediterraneo, è la preda che più somiglia
al Blue Marlin, cui il ristorante allude
nel nome, richiamandosi ai sognati Caraibi.
In quell’angolo della bella piazza, che
merita maggiore attenzione e cura (quando il porticciolo avrà via libera per sistemare la parte a terra sotto il breve lungomare, da anni in forzato abbandono
per pastoie burocratiche e ostacoli assurdi come sempre, un ristorante c’è
sempre stato.
La piazza, lentamente, prende più vita,
grazie al moltiplicarsi delle presenze
commerciali e turistiche.
Sarebbe ora che, a ridosso di Villa Igiea,
il famoso hotel, che va assolutamente
aiutato a proseguire nell’attività in pieno decoro, vi fosse altro pieno decoro
onde restituire sotto rinnovata forma,
alla città e agli ospiti, uno degli angoli
ameni della Città.
Nino: è questione di Dna
Perché balla Nino il Ballerino quando
“conza” (condisce, ndr) le sue focacce? Forse balla perché è felice, perché proprio allora sente di esistere… Sentite quando descrive il proprio mestiere: “tutti possono
riempire un pane di milza, ma lo puoi far
bene se ce l’hai nel Dna”. E allora scopri
che lui, Nino, non è un improvvisato, ma
ebbe maestri fra i suoi ascendenti in linea
retta. Poi, quando gli dico che son “cresciuto a pane e milza”, perché da piccolo ero
gracile e mia mamma quando uscivamo
me ne comprava sempre, specie da Basile
in via Bara, iniziamo l’elenco dei più famosi
del passato. Proprio Luigi Basile alla Stazione, patriarca della gran famiglia di “conzatori”, di cui era cliente un gran consumatore come Federico Ardizzone che vi abitava appena sopra dov’era ai tempi anche il
Giornale di Sicilia. Poi “Vassiatrase” in via
Argenteria alla Vucciria, infine il maggior
maestro che fece il successo della San Francesco e il fondatore con basettoni – buon
anima – che tanti clienti chiamò alla Cala.
E all’angolo di piazza Marina? E’ancora soffrigge al momento di servirla e al punto
ottimo. Infine, alcuni consumatori eccellen- giusto, la si pesca dal tegame “scartandola”
ti, come Raimondo Lanza di Trabia… Ri- al momento “culminante” e si lascia cadere
cordi di una Palermo di cui resta solo il ri- come un lembo nel panino o nel mezzo pacordo, con pregi, folclore e difetti, ma certa- ne (tutti speciali di un fornaio che “sa”) con
mente con gli uomini d’una volta e meno l’accettabile proporzione di polmone. Cermezzi uomini, ominicchi e…
to a saperne i segreti c’è ancora Nino il BalSe oggi le focacce, la “schietta” con ricot- lerino: è questione di nascita, anzi di Dna.
ta e formaggio (cascavaddu) più il solo soffritto colto dal “tegame”,
che esiste solo “da noi”
fabbricato dai vecchi calderai, oppure la “maritata”, cioè con l’aggiunta della “meusa” sono dette con convinzione di alta tradizione (e ignoranza) più volgarmente pane con la milza (pani ca’
meusa), c’è ancora chi sa
comunque come si prepara questa benedetta milza che pochi mangiano
al mondo: la si bolle, la si Nino il Ballerino nella focacceria (e non solo) di corso Olivuzza
La movida
GLI AMANTI. Si va sul sicuro. Modernità e
tradizione si armonizzano nella professionalità
di due giovani “figli d’arte” della stirpe Collica.
Così questo locale assolve all’unisono a varie
funzioni: consente a coppie o gruppetti affiatati
di riunirsi attorno ad un tavolo e in tanti separè. Gastronomia, vini, birre e cocktail sono protagonisti. E’ un pub-ristorante, in piazzetta Colonna (fra via Cavour e via Roma).
OLIvER. Si definisce restaurant bar, ma certamente è un punto di ritrovo gettonatissimo e ben
gestito. Lo definiremmo un super pub. La signora Oliver e il suo socio si sono trasferiti da viale
Strasburgo e hanno compiuto un nuovo salto di
qualità. Adesso ospita, nelle sale liberty, anche la
Club house Dioniso. Si trova in via Libertà angolo via Gabriele D’Annunzio. Val la pena raggiun-
60
gerlo per consumare una colazione leggera e
stuzzicante, ovvero per trascorrere un po’ di tempo al tavolo a bere qualcosa di buono.
MONTEzEMOLO. Food & beverage in questo restaurant bar che sa di modernità e in cui il
personale è gentilissimo. C’è spazio sia al banco che ai tavoli e la possibilità di scegliere dagli
stuzzichini ai piatti veri e propri corrono dalle
bruschette, attraverso alcune ricette internazionali, fino al sushi e alle steaks all’americana. E’,
insomma, un bel locale nel grande spazio che
guarda piazza Unità d’Italia dall’angolo con
via D’Annunzio.
FuSO ORARIO. Nella seicentesca piazza
Olivella lo “storico” nome di questo locale, che
cresce sempre più nella considerazione cittadina. Non esitiamo a raccomandare questo pub
originale e ben gestito.
PELLE D’OCA. Vasta gamma con una
buona pizza e un piatto di pollo a costo …abbordabile, così come gli arrosticini. Buona
carne alla brace. Bevande da pizzeria: birre e
vini. Si trova in piazza Marina.
LE LuNETTE. Resiste all’inverno il fascino de
Le Lunette, il locale all round, fra i pochissimi letteralmente sulla spiaggia, poco prima di Mondello paese. Ai bei tavoli in veranda è possibile ordinare di tutto: dai prelibati snack ai coloratissimi
gelati hawaiani composti con frutta e gelato “made in Sicily”.
IL FEDINO. Perché non farsi una pizza:
forno a legna, lenta lievitazione: E una
buona birra, anche alla spina? Oppure gustare un’originalità come la poco nota patata spagnola, ripiena di fondue? Al Fedino, in via Mongerbino angolo via Zappalà
c’è un tavolo per voi. Tutto buono. 091
203108.
D ove andiamo stasera?
RiSToRazioNe
IN CITTA’
BELLOTERO. Dall’eredità di Renato a Romagnolo questo ristorante si pone fra i migliori di Palermo per originalità e squisitezza delle
portate. Curati sono sia gli antipasti (autentiche sorprese) che i primi e, per una volta, i secondi. Diffidiamo sempre, infatti, da chi vanta
solo i primi… 092 582158
AL BRIGANTINO. Un amico che non sbaglia ci
segnala questo ristorante panoramico allineato sul
breve ma “gustoso” lungomare di Sferracavallo. Ci
riproponiamo di metterlo direttamente alla prova,
ma frattanto – vista la raccomandazione – non esitiamo ad inserirlo fra i consigliati per rapporto
prezzo qualità. 091 6911778.
AI MuRICI. E’ il ristorante ricavato nel roof
garden dell’Hotel Villa D’Amato, oasi non casuale del lungomare di Romagnolo. La gestione è raffinata e competente che nasce dall’esperienza del ristorante Ai Gagini. I frutti di
mare (i “murici” ne sono un esempio) la fanno
da padrone, ma non solo. I prezzi sono anticrisi e la vista del cielo, vicino al golfo che sta
riacquistando la sua storica bellezza non si paga. 091 6212767
LA MuCIARA (Nello el Greco). Il pittoresco
gestore che non dimentica la sua Roma, ma
ama Palermo e …Porticello, è di quelli appassionati del suo mestiere che, dopo tanti anni, è
disposto a parlarne fino a notte. “Giuro che
non ho mai avuto surgelati”, afferma lui che fa
della genuinità il primo comandamento. Nella
posizione in cui si trova questo eccellente ristoratore (negli anni del boom è stato classificato
fra i primissimi in Sicilia), davanti al mercato
del pesce, bisogna credergli. Ma la gestione è
sempre di classe. Ospiti famosi da Kofi Annan
a tutti i divi venuti per impegni di cinema e
teatro… (091 947274)
MARLIN BLu. Il nuovo ristorante, riarredato e rinnovato, si trova nel locale in cui era La
Rosa dei Venti (a dx guardando la piazza dal
mare). Presenta piatti di pesce in coerenza alla
posizione al pochi metri dal mare, dove il pesce appena pescato giunge ancora da piccole
barche… Ottime proposte prezzo – qualità
(anche prezzo fisso).. 091 6377825.
AI vECChIETTI (di “minchiapititto”). Un
ristorante “al centro”, a due passi dal Politeama. Menu variato e intelligente, include il pesce azzurro, i
piatti della tradizione cittadina… Ma non rinunzia
all’innovazione. Via Paternostro 091 585606.
GRAFFITI. Da sempre il ristorante “brilla di luce
propria” nel pur apprezzabile e stimato Addaura
Hotel. Il fondatore e proprietario architetto Corace
ha sperimentato cosa significhi burocrazia “ostativa”, rimanendo bloccato sul problema dell’auspicato
spazio a mare per …“4 ombrelloni”. All’anima degli
incentivi al turismo! Ma ora il ristorante è curato personalmente dall’affabile moglie Silvana, che spesso è
presente in sala. Dalla sua colta collaborazione con
lo chef e dal fine tratto della signora, il locale è nato a
nuova vita, si è riempito di ospiti, spesso legati da
rapporti d’amicizia o divenuti amici per l’occasione.
Il menù è sano e ricercato, rispettoso della tradizione
nazionale, ma arricchito da ingredienti e piatti dalle
nuove esperienze “etniche” che non guastano di certo. Il prezzo è più che corretto oltre che contenuto.
(Pizzeria, pranzi speciali…) 0916842222 [email protected]
IL GABBIANO A MONDELLO. In testa alla
classifica, per rapporto prezzo/qualità, resiste questo
ristorante gestito da una famiglia “magica” del settore ristorazione. Si mangia sul mare con pesce e crostacei pescati la notte prima, i gamberoni da gustare
anche crudi con un po’ di limone e …ostriche sempre disponibili. Fidatevi dei locali
zeppi di gente e del signor Biondo. 091 450313.
ExÈ. Lo abbiamo provato per
voi senza sconti: giudizio imparziale. E’ bello pranzare in un hotel di lusso come l’Excelsior e ci
sono due scelte a prezzo fisso. Originalità, servizio premuroso, porzioni dimensionate da alta cucina, per chi non vuole appesantirsi… Soluzioni a prezzo fisso per il
mezzogiorno, la sera, il brunch
domenicale. 091 7909146.
IL COvO DEI BEATI PAOLI.
Non ci sono proprio i beati paoli,
antenati di mafie e massonerie, ma
un po’ di mistero sì e qualche pupazzo che simula gli antichi “fratelli”. Niente paura: scegliete i famosi arrosticini e, se per voi è serata da pizza, continuate così. Ovvero alla carta. 091 6166634.
LA MATTANzA. Fra i prediletti
di Palermoparla che vi ha tenuto
più d’una festa di redazione. Dai
signori Prestigiacomo è passato a
nuova gestione, ma sempre all’altezza delle aspettative, sul mare
della Vergine Maria, a piazza Tonnara, si pranza sul Golfo, bene e a
buon prezzo. 091 6376298.
TACO LOCO. Lo trovate nei
locali dell’ex Samantha in via
Campolo. Il proprietario ha
girato il mondo, s’intende di
gestione e di gastronomia a 360
gradi. Diverrà un amico anche
per voi. Tutto fresco. Piatti pronti velocemente,
tanti vini e birre. Pizza a volontà. 091 6823663
ALTRI TEMPI, Trattoria tipica. Ci è bastato entrare, invitati dal caro amico Alfredo,
nella prima sala di questo locale in via Sammartino (svoltando a destra da via Marconi)
per sentire aria di professionalità. Poi abbiamo
sentito chiamare il nome Salanitro in direzione del proprietario. Allora abbiamo capito. E’
certamente uno dei nomi più noti della ristorazione palermitana e, per una decina d’anni,
ci dice la signora che anche lei ama il suo lavoro, a Lipari. Abbiamo gustato macco di fave e
baccalà in pastella. Il consiglio è: Andateci anche voi. (091 323480 – 358 685769)
MARLIN BLu è il ristorante di prossima apertura in piazza Acquasanta, che si sta allestendo dove si trovava La Rosa dei Venti. Interamente rinnovato, ma mantenendo alcuni elementi della cucina, promette piatti di pesce al
top e un ottimo rapporto prezzo qualità.
IN PROvINCIA
ANDREA IL PIRATA. Sempre a Terrasini, ma in
territorio di Cinisi, accanto al Florio P. Hotel, ecco
questa grande e frequentatissima sala ristorante, consigliata anche dai “tassinari”. Non smentisce le promesse per qualità e prezzo. Pesce. 091 8682725.
AL PALAzzACCIO. A Castelbuono, in pieno corso
(via Umberto I, 23) a pochi metri da Fiasconaro, si
scopre questo ristorantino ben arredato e molto raccolto. Tutto buono, dagli antipasti in cui primeggia
non isolato lo sformatino di ricotta ai porcini ai secondi di tagliata di carne e alle paste fatte in casa. 0921
676289. www.ristorantepalazzaccio.it
NELL’ISOLA
SCOPARI. A Mazara del Vallo. Osteria è il nome
con cui si fa chiamare e il locale – lo dicono in molti –
è rustico ed elegante al contempo. Ci finiamo una sera di freddo come in Sicilia ce n’è poche. Così mangiamo un po’ all’emiliana, che non guasta mai. Giungono una serie di portate, richieste da chi ci ospita, il
caro Mimmo Targia, buongustaio come pochi, fra cui
persino una pasta e fagioli. Ottime le polpette di
pesce. 0923 364061 info@osteriascopari.
DA GIANNINO a Santo Stefano di Camastra: una
scoperta. Pienissimo ogni giorno anche a pranzo, ma
veloce nel servirvi. Freschezza e fantasia sono parole
che ci venivano in testa fra le proposte del menu, i
consigli di chi ci accoglieva al tavolo e il piatto di
maccarruna alla marinara che abbiamo gustato.
Buoni anche i secondi e …i prezzi. 0921 331748.
A CANNATA. A Salina (Lingua), ecco un grande ristorante, con mille tavoli, dove il pesce è un must e si
mangia nella splendida cornice della seconda delle
Eolie, che, come tutte le 7 “ninfee”, ha la propria
spiccata personalità esclusiva. È un’isola nell’isola.
Vengono a prelevarvi in auto a Santa Marina telefonando al 090 9843161.
L’APPRODO. A Castellammare, lungo il porticciolo che sarà arredato al meglio, sotto il castello è un
punto d’arrivo. Da Palermo vale due passi in più. Attraverso i vetri, la vita del porto, mentre gusti il couscous. 0924 31525
A ROMA
LA RuOTA. A Roma in via Enrico Fermi 90, il gestore, abruzzese, uomo di grande esperienza nel settore, cucina alla romana e secondo la terra d’origine.
Piatti ricchi di sapori, notevole carrello degli antipasti. Tutto buono fino al dolce. Da segnalare una grande carbonara e, ovviamente, l’amatriciana. 06 5586301.
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La SiciLia che LavoRa
carini presso il Bed and breackfast art & design commemorata la Duarte peron
evita: un giorno
fra diplomatici e cultura
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Questa volta Giusi Musso, “Evita” per vocazione, ha superato se stessa. A Carini,
nella Sala Convegni del raffinato Bed and
Breakfast Art & Design “La Casa di
Evita”, ha dedicato un pomeriggio a Maria Eva Duarte de Peròn per l’anniversario della nascita.
Eccezionali gli ospiti ricevuti da “Evita Musso”: il Capo Ufficio Politico e dei Diritti
Umani dell’Ambasciata Argentina in Italia
Carlos Cherniak, l’Ambasciatore del Venezuela in Italia Julián Isaías Rodríguez Díaz, varie autorità del circondario –
i sindaci Gambino di Torretta e Massimo
Cucinella di Cinisi e una rappresentanza
delle locali comunità d’Argentina e Venezuela in provincia.
Ricordiamo appena – avendone pubblicato
su Palermoparla l’evoluzione trascorsa –
che Giusi Musso, creato un B&B esemplare
nel cuore di Carini, continua a migliorarlo.
Ha sempre dedicato le proprie attenzioni al
personaggio di Evita Duarte de Peròn,
la donna che riuscì a superare il suo stesso
esterno e in interno, su commissione pubblica e privata, fanno da oltre due anni il giro
d’Europa, di riprendere i nuovi arredi agli
angoli significativi dei due appartamenti.
La serata commemorativa del grande personaggio sud americano ha avuto momenti
intensi e toccanti, ma anche significativi.
L’intento dichiarato
di Evita Musso è quello di suscitare l’attenzione e provocare la
conoscenza della propria iniziativa arricchita dalla bellezza e
dalle ricchezze del territorio circostante, che
da Carini spazia verso una Torretta che ella giudica in via di rinascita. Insomma, Evita Musso è una persona che crede nella nascita di un nuovo giorno e certamente si oppone a coloro che nel torpore e nell’ignoranza basano la propria inazione. Senza vo-
Il plenipotenziario argentino
L'ambasciatore del Venezuela
ispiratore, il marito e capo argentino Juan
Domingo Peròn, prolungando quella che la
maggior parte degli argentini di oggi ricordano ancora con stima ed amore: non come
una dittatura, ma come riferimento ad un
governo della morale, dell’intelligenza e del
cuore. E’ per questo che Giusi si fa chiamare spesso Evita e quest’anno ha preparato
l’anniversario della nascita della grande
donna argentina, portata in modo toccante
sullo schermo da Madonna, al termine di
un rinnovamento delle stanze, che riguardano due appartamenti attigui, il suo e quello del figlio Vincenzo.
“Evita” Musso ha aggiunto al nome del B&B
la dizione Art&design, arricchendo la raccolta di opere figurative all’interno di nuove
opere, addirittura originali o addirittura
“dedicate”. Sono opere di pregevole esecuzione e di riconoscibile effetto plastico e pittorico uscite dalla mano del pittore siciliano
vincenzo Greco (anche scultore e mosaicista di livello internazionale).
Nell’occasione, Evita Musso ha chiamato
da Milano l’ormai famoso fotografo Francesco Italia, le cui foto pubblicitarie in
ler essere perciò polemica coinvolge da tempo ospiti da più parti.
L’Argentina e il Sud America in particolare
vogliono, a dispetto della distanza geografica, enfatizzare le vicinanze storiche e culturali, le identità fra i due popoli, l’Italiano e il
Sud Americano, che è anche risaputamente
“di sangue”. Le parole dell’ambasciatore
venezuelano Julián Isaías Rodríguez
Díaz, uomo di grandi capacità comunicative, umane e dialettiche, non lasciano ombra
ai dubbi: “Partendo da Evita Duarte – ha
affermato al microfono di Siciliauno in mano a chi scrive – preciso che quel ricordo è
vivo in tutta l’America Latina. Il nostro cammino verso una democrazia che significhi libertà e comunicazione fra gli uomini ci unisce nelle mete da raggiungere e nei problemi da affrontare anche con voi italiani. Ci
sentiamo vicini. Incontri come questo, di
operatori di lavoro e di pace sono fondamentali per bruciare la distanza geografica
ed oggi questo sogno non è più tale, è possibile”.
Quasi un italiano, nel modo di fare e nell’aspetto il plenipotenziario argentino resi-
dente a Roma Carlos Cherniak:
“E’ vero, il ricordo di Evita – non esita a dire
il vice ambasciatore – è vivo e funzionale
nella vita del popolo argentino. Abbiamo
superato una crisi recente causata da errori
economico finanziari che davano spazio ad
un neo liberismo che tutto era tranne che
vera libertà. Si applicava al grande capitale.
Si ha libertà solo in quelle realtà in cui chiunque abbia la possibilità di cambiare in meglio la propria posizione, se ne ha la volontà
e il valore. Evita Peròn non rappresenta il ricordo di un regime dittatoriale. Basti ricordare le sue frasi più famose come ‘Mi ricordo di aver detto, in uno di quegli impeti di
reazione che un giorno o l’altro le cose cambieranno e non so se quella frase fosse una
preghiera, una minaccia o le due cose insieme’. Oppure ‘Non basta fare il bene, ma bisogna farlo bene’. Erano i concetti in cui
credeva e li applicava…” Nel corso della serata l’attrice/regista palermitana Giuditta
Perriera ha recitato, sulle note dal violino
di Andrea Cirriti di Don’t cry for me Argentina, un monologo inedito della scrittrice argentina Ines Kainer che racconta la vera
storia di Evita Peròn. A fare gli onori di casa
la titolare del B&B Giusi Musso. La serata è
proseguita con altri spunti artistici come il
suono alla tromba di musiche argentine da
parte del poliedrico zio Joe Vitale, un’esibizione di tango da parte del consigliere comunale (Palermo) Federica Aluzzo col maestro Alex Giganti.
Un buffet tipico è stato offerto dal Ristorante Al Pirata (Terrasini), dal caseificio Il Colle
e dalla pizzeria Original pizza.
Evita ha organizzato letteralmente tutto,
dall’accoglienza degli illustri ospiti ai giri turistici che sono proseguiti fino all’indomani
a Monreale. Di persone così ce ne vorrebbero tante. E’ proprio vero Giusi come Evita
sa agire e lanciare messaggi di “sveglia” ad
un territorio che certamente può tanto.
TeaTRo
“più a Sud”, dal 20 giugno rassegna siciliana di teatro e musica
i LioLì per il futuro “Teatro La cripta”
In una vecchia struttura del centro storico
palermitano vicino la chiesa di San Nicolò Da Tolentino di via Maqueda 157
(archivio storico), dietro un ammasso di
rottami e immondizia, ad un gruppo di
cittadini attivi si è presentata, dopo giorni
interi di lavoro una splendida ed emozionante sorpresa. In uno dei locali si intravedeva un drappo di tessuto vecchio e impolverato. Eccitati da una possibile scoperta i palermitani attivi iniziarono contro ogni
forma di resistenza, un duro lavoro... e passo dopo passo, si è presentato ai loro occhi uno splendido ed emozionante teatrino. La sorpresa è stata enorme, oggi l’entusiasmo cresce, e sarebbe un peccato lasciare “non vivo” questo tesoro”.
I palermitani attivi, oggi desiderano ripristinare un posto di grande
valore, dando vita al Teatro La Cripta.
Con un percorso di attività artistico culturali il gruppo sta portando avanti il progetto di ripristino organizzando eventi teatrali e musicali il cui scopo è reinvestire i
contributi liberi dei cittadini per il restauro
della struttura che al momento con piccole
cure di alcuni volontari sta lentamente iniziando a riprendere vita. Ecco che nasce
la rassegna di teatro e musica: “Più
a Sud” dal 23 maggio al 6 luglio. Una
rassegna di Musica e Teatro che racchiude
spettacoli di vario genere, ma tutti legati
da un unico filo conduttore la Sicilia, coinvolgendo diversi artisti siciliani per proporre 15 giornate di spettacoli e concerti .
Tra questi eventi (foto locandina programma ) il gruppo de “I LiOLì” (Gaspare
Sanzo – Salvo Cambria – Maurizio Bologna) proporranno, il 20 giugno ore 21.30,
uno spettacolo tragicomico palermitano “Quattru mura” scritto e diretto
da Maurizio Bologna in scena con i compagni del trio e la partecipazione dell’esperto Massimo D’Anna.
Lo spettacolo Quattru mura è una piece tragicomica palermitana dove il sorriso fa presto a diventare amaro e l’alternanza delle emozioni attraverso il susseguirsi del lavoro non lascerà il pubblico
senza una forte nota di riflessione. L’azione di “Quattru mura“ si svolge in un luogo particolarmente ostico ai buoni propositi, ma il tempo e la riflessione forse possono mutare anche gli immutabili. Da
qui, la convivenza, sempre tragicomica,
di tre detenuti (Aspano...Mimmo...Poco Poco...) che in un primo momento
daranno al pubblico l’impressione di vivere una realtà vera, naturale, senza nessuna alchimia aggiunta, ma nel corso dell’opera verranno investiti in modo magico dai loro stessi rimorsi, pensieri, timori
e speranze. Affiorerà dai loro intimi sentimenti l’amore per Palermo perduta e tutta la tragedia che portano dentro, il rammarico è così forte che loro Palermo la
riescono a portarla anche dentro quelle
quattro mura, attraverso l’immaginazione, il sogno, i profumi. Proprio attraverso
questi tre elementi lo spettacolo prenderà
corpo, tessendo la trama e portando i protagonisti ad uno stallo totale quando il
quarto personaggio (Massimo D’Anna)
prenderà totalmente la scena. Uno spettacolo per chi ama Palermo...veramente!
Salvo Cambria
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o La Cripta: teatro cittadino
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