pa pa n 95 maggio-giugno 2014
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n. 95 maggio-giugno 2014 euro 2 - in edicola 1,40 Le Grandi Navi Veloci Mano tesa da Nord a Sud la SIcIlIa che pRoduce Rappresentate le 9 province siciliane con Terre di Bruca in esclusiva Successo del MangiaBevi Sicilia 2014, organizzato da Palermoparla presso l’Hotel Ibis Styles di via Crispi a Palermo. Erano rappresentate in varie forme quasi tutte le province siciliane. Presenti alcune ditte di assoluto rilievo del largo spettro enogastronomico siciliano, quali la Oranfresh di Catania, la Agrirape di Leonforte e la ditta vinicola e olearia Terre di Bruca di Castellammare. Per la Oranfresh il titolare e progettista Salvatore Torrisi era presente con un dispenser di spremuta fresca gestita dal responsabile d’area di Palermo. Torrisi si è scusato dell’assenza, perché stava curando in loco il mercato cinese che su cui è entrato dopo quello americano. La Agrirape con il titolare Angelo Manna presentava il riso Carnaroli di produzione siciliana, gli altri cereali Dop di Leonforte e le eccellenti marmellate. Terre di Bruca, più che un astro nascente della vinificazione in Sicilia (produce anche un frizzantino e uno spumante, la grappa e un vendemmia tardiva) è venuta con il titolare Daniele Barbera che ha ritardato il suo viaggio al Vinitaly. Ha vinto nel 2013 a Londra un concorso di degustazione alla cieca con il suo Nero D’Avola… Ma presentava anche il proprio olio extra vergine. L’azienda dispone di molti ettari ancora in posizione privilegiata sotto le rovine di Segesta e può crescere molto. Ma ancora il settore oleario era fra quelli meglio rappresentati, con la ditta Sillitti di Caltanissetta azienda biologica dell’extravergine siciliano Igp, che esponeva anche cereali, ceci di particolare pregio, mandorle e noci sempre da agricoltura biologica e, infine, ancora per l’extravergine di alta qualità, da Palazzo Adriano ha esposto l’Azienda agricola Ilaria Parrino. Dallo stesso centro d’origine greco albanese, accompagnati dal sindaco Nicola Cuccia, anche il Salumificio Russo Vincenzo. Il sindaco Cuccia ha risposto ad alcune domande al microfono di Siciliauno che aveva l’esclusiva delle riprese televisive. La presenza greco albanese era evi- 4 MangiaBevi all’Ibis Styles esperienza importante Daniele Barbera, Ilaria Parrino e la somelier di Terre di Bruca la SIcIlIa che pRoduce Il convegno Uscire dal Guscio ha trattato i temi nevralgici dell’export marketing e dell’internazionalizzazione con gli esperti Alessandra Bellanca e Antonio Mercadante ed alcuni protagonisti della mostra. Tre bei nomi dell'enogastronomia Nello El Greco Daniele Barbera Enzo Cassata e i vini di Bruca. A destra, la locandina della manifestazione. Foto ricordo dopo il convegno Uscire dal Guscio Tre bei nomi dell'enogastronomia Nello El Greco Daniele Barbera Enzo Cassata e i vini di Bruca Sebastiano Tosto (Distretto lattiero caseario) s'intrattiene con Ilaria Parrino Angelo Sillitti dell'omonima azienda agricola tra due gentili ospiti Ilaria Parrino e Sergio Parrino, sindaco di Contessa denziata festosamente da due ragazze in costume tradizionale. Il caseificio Le Prelibatezze del Feudo Pollichino snc di Lala G e C di Contessa Entellina. Anche questo centro è stato rappresentato dal sindaco Sergio Parrino, cha ha preso la parola anche nel corso del congresso, esponendo con com- petenza lo stato dell’arte delle attività produttive caratteristiche della sua zona, i problemi e le prospettive. Importante fra i distretti, la partecipazione di quello Lattiero Caseario con il consigliere Sebastiano Tosto inviato dal presidente Enzo Cavallo. Del Distretto agrumicolo stand del Consorzio (Mandarino) Tardivo di Ciaculli che ha inviato anche alcuni splendidi limoni del territorio fra Palermo e Bagheria. Presenti anche buyers e riutilizzatori. Fra i primi, il Dottor Vito Ingrassia un buyer specializzato sul mercato tedesco. Fra i secondi il noto ristoratore Nello El Greco (La Muciara) e il somelier Giorgio Dra- 5 la SIcIlIa che pRoduce a gotto del Charleston. Il convegno è stato presentato e moderato da Germano Scargiali, direttore di Palermoparla e ideatore dell’evento. “Ho pensato al titolo Uscire dal guscio – ha detto Scargiali nell’introdurre il discorso – perché dopo il concetto del chilometro zero, necessario per assicurare una base di partenza alla produzione locale, occorre compiere subito il passo successivo del vendere “fuori”. Ciò, per non restare sulle generali, significa addentrarsi in due materie che sono l’export marketing e l’internazionalizzazione. L’idea contenuta nella produzione, determinante per il valore aggiunto, dev’essere assolutamente filtrata alla lente dei rilievi di marketing e dei concetti di target, per obbedire al primo comandamento del marketing che impone di …non cercare di vendere ciò che si produce, ma anche di produrre ciò che si vende. Ovvero proporlo in veste appropriata, con i giusti criteri di penetrazione (promotion, merchandising…) ai target più vicini o più lontani prescelti perché il mercato lo accolga al meglio”. “Un mito negativo da sfatare – ha concluso Scargiali prima di cedere la parola – è che il marketing sia in concreto un’attività troppo ardita e soprattutto costosa. In alternativa all’impegnativo rivolgersi ad agenzie di gran nome, occorre creare all’interno dell’azienda la funzione di marketing, in modo da predisporre almeno l’approccio al problema…” La dottoressa Alessandra Bellanca, inviata da Avv. Giambrone Studio internazionale (sedi in tutto il mondo), ha compiuto una rapida ma incisiva carrellata su una serie di aspetti della realtà con cui si presenta il mercato estero nei suoi vari volti. Ha insistito sullo studio della presentazione, del packaging e degli espositori, soffermandosi quindi sul tema della merchandisng, sul rilievo da attribuire al modo di esporre il prodotto all’interno dei market, discutendo attorno ai concetti di shelving, turnover e presentazione in genere, perché il prodotto venga recepito come di qualità o d’elite e i rivenditori accettino di tenerlo adeguatamente in scaffale. Un suggerimento quello di usare su molti mercati espositori appositi per distinguere la merce più pregiata… Il Dott Antonio Mercadante, esperto di internazionalizzazione di lunga esperienza nonostante la giovane età, è partito da una considerazione semplice a lui cara: non importa saper fare se nessuno lo sa. Un accurato lavoro di comunicazione che prenda le mosse nei modi e nei tempi da studi preventivi è indispensabile. “Uno dei vantaggi di vendere all’estero – ha sottolineato – è che si venga pagati in anticipo. Da questo e da altri fattori, discende un insieme di vantaggi. Che cosa fare dunque per riuscire ad internazionalizzare la propria attività? Si può iniziare con il saper partecipare ai workshop e alle fiere. Spesso – ha detto Mercadante – si incontrano molti interlocutori, ma non si conoscono quelli che sono realmente interessati, perchè importano già dall’Italia, 6 I relatori Alessandra Bellanca e Antonio Mercadante Oranfresh succo di tarocchi ghiacciato per tutta la fiera con i giovani responsabili d'area Daniele Barbera parla di Terre di Bruca a Siciliauno L'intervista di Siciliauno con Vito Ingrassia buyer esperto del mercato tedesco Ignazio Florio Pipitone mostra con orgoglio una bottiglia di Vino da Messa ad un visitatore straniero Una delle sorelle Lala come dire olio formaggi (Uvastedda) e salumi (sul banco) di Russo di Palazzo Adriano davanti la SIcIlIa che pRoduce perché hanno adeguata esperienza di quella merce, perché richiedono quantità consone che possono essere o troppo alte o troppo basse. Si va spesso alle fiere senza sapere chi si incontrerà fino al momento di stringergli la mano”. Mercadante ha usato il termine packaging definendolo – considerato in senso ampio – fondamentale, assieme alla pubblicità e alla promotion, perché un prodotto “sfondi” su un qualunque mercato. Ha anche affrontato il problema dell’ “ante fiera” e del “dopo fiera”. Troppe ditte non sanno esattamente chi incontreranno, il livello d’interesse dell’interlocutore, né – in realtà – come intessere un rapporto conseguente e susseguente. Non sono in grado di inviare un fax/mail ben concepiti in lingua straniera, ma almeno in inglese… E’ intervenuto poi Sebastiano Tosto, consigliere del Distretto Lattiero Caseario della Sicilia, inviato personalmente dal presidente Enzo Cavallo. La domenica mattina è proseguito il lavoro di workshop in modo molto specializzato. Sono andati avanti gli assaggi dei vini Terre di Bruca e del Marsala di Ignazio Florio Pipitone Spanò. Queste ditte vinicole hanno avuto il piacere di essere visitate dal titolare di Oliver, una delle mete più rinomate di Palermo all’ora dell’aperitivo... Ma altri ospiti interessati hanno attorniato anche le ditte Sillitti (olio, ceci, noci...), Agrirape e il distributore di Oranfresh. Insomma, non molti, forse, ma buoni, che hanno sfidato due giorni di maltempo pur di essere presenti. L’interesse per la manifestazione è stato ribadito dal fatto che, alla fine si è andati fuori orario, sia per l’arrivederci alla prossima edizione, sia per programmare, assieme al coorganizzatore Vincenzo Montanelli, qualcosa di analogo a Malta con il supporto organizzativo di Palermoparla che in questa occasione è stato l’ideatore ed il motore principale assieme all’associazione Mare e Territorio ed a Siciliauno Tv. Eccellente il comportamento di una delegazione dell’Ipssar Pietro Piazza inviata dal preside Aricò, che hanno lavorato di buona lena mostrando professionalità e iniziativa. Angelo Manna titolare Agrirape (riso Carnaroli) Prodotti della ditta Sillitti (agricoltura biologica e docg) Le marmellate born in Sicily di Agrirape Quattro Rappresentanti dell'Ipssar. Un bel voto per 48 ore di preziosa esperienza 7 A editoriAle Anno XViii - n. 95 maggio-giugno 2014 Direttore responsabile: Germano Scargiali Redattore capo: Lydia Gaziano Redattori: Francesco Italia, Grazia Gulino, Aldo Librizzi, Eliana L. Napoli, Chiara Scargiali, Vincenzo Scargiali, Andrea Uzzo, Riccardo Picone Da Roma: Nino Macaluso M. Antonietta Gaziano Sarao, Collaboratori: Giulio Ambrosetti, Vincenzo Baglione, Benito Bonsignore, Ambra Drago, Giuseppe Lo Verso, Guido Guida, Marcello Malta, M. Grazia Elfo Marco Vaccarella, Adriana Barbera, Roberto Gueli, Anna Maria Ingria, Rory Previti, Bartolo Scalici, Nino Martinez Corrispondenti: Lorenzo Romano, Antonio Parisi, M. C. Di Lunardo, Vincenzo Lombardo, M. Carola Tuzzolino Vincenzo Agozzino, Gaetano Messina, Fotografia: FrancescoItalia. it Progetto grafico: FrancescoItalia.it Impaginazione: Toneco Direzione e redazione: Tel. 091 520971 - 339 4928353 e-mail: [email protected] www.palermoparla.it Edizione e Stampa: Euroservice Puntografica Trib. Palermo n. 42/1997 Tutti i testi indistintamente giunti al nostro giornale possono essere riassunti e modificati in armonia con la linea formale e morale della nostra pubblicazione. Le collaborazioni sono tutte a titolo gratuite. Le edicole di “PalermoParla” Politeama (via Turati`), R. Settimo (Randazzo); Piazza Massimo. Via Libertà: Matteotti e Fiamma. F. Crispi, Porto. Edicole Mercurio: Roccaforte, Pacinotti. Via Pr. Villafranca: Schillaci, Casa del giornale. Via Sicilia: Bar Sicilia, V.le Strasburgo: Belgio. P.zza Leoni. V.le del Fante: P.le del Fante, Villa Sofia, P.zza Acquasanta. Mondello: P.zza Castelforte. S. Erasmo. Cefalù: V. Roma, Bar Al solito posto. Trapani: Villa comunale. Edicole Roma: “Caporali & Caporali” edic. n. 4, Stazione Termini (fronte bin. 14); “Magliano Fiammetta” via S. Pincherle, Mun. XI; Viale Marconi (ang. piazza della Radio (Mun. XV); Mondini Luciano “Edicola Giornali” - Piazza Colonna (Portici Veio); “Ascensi” via Ponzio Cominio, 50 (Mun. X) Edicola-tabacchi “Shangri-La Corsetti” via Algeria, 141 (Mun. XII); Eur: 2G s.a.s. di Ciocari Giovanni , via Pietro Maffi, 72 (Mun. XIX) . una chiara crisi cittadina: quali nel tempo i provvedimenti dell’amministrazione? Attenti che la morte di tutto ciò che parte dal pregiato crocicchio Vigliena risale alla prima sindacatura Orlando e adesso torna il “chiudi-chiudi” di allora. E quanto hanno giovato le chiusure delle strade, la mancata costruzione dei parcheggi e l’assenza di navette per il centro? A Palermo regna la “incomunicabilità cittadina”: vai a trovare un amico alla stazione se sei della Statua… Ma, dopo Palermo, anche la Sicilia è affetta da mali similari: no a questo, no a quello: no ai termovalorizzatori, chiamati ad arte inceneritori. Ce li hanno tutti, ma noi abbiamo la monnezza. No al Ponte e già Messina muore attraversata dai tir. La demagogia alligna, la ragione no. Di demagogia è fuori moda parlare, la si applica e fa infinite vittime. Lo stesso dicasi per l’Italia. Si parla di legalità, ma la decisione di disputare la finale Fiorentina - Napoli viene presa “coram populo” da un camorrista. L’inno nazionale, che fino a ieri cantavamo cocciutamente mano al petto, viene fischiato. Era ora: questa Italia non ne è degna. L’Europa viene vista come sodalizio monetario e ne resta strozzata. Non è l’Europa dei confini, della cultura e della politica comuni. Criticare il regime dell’euro viene bollato come anti europeismo. Demagogia, come dicevamo, è parola demodè, ma ci strozza e ci rende schiavi di vecchie geografie e rancide teorie… Vecchie fotografie e rancide teorie sommario La motonave Suprema della GNV in navigazione nel Tirreno Si può certamente partire dalla realtà vicina e salire su, verso i grandi problemi. La micro e la macro realtà si interfacciano, specie in tempi di global e glocal. A Palermo si continuano a chiudere le strade, nonostante le proteste di commercianti e cittadini. Si risponde, del resto, ad una sorta di “must” diabolico che investe grandi e piccoli centri: originalità zero. A volte l’operazione persino riesce, almeno in parte. E questo è più un guaio che un bene. Di chi si dichiara contrario alle “chiusure” si dice che: “…molti non sono, ancora, maturi…” Quell’ “ancora” è parola terribile, assolutamente ideologica, in linea con le predizioni della sinistra hegeliana. Chi ha orecchie per intendere… Ideologica è anche l’idea (appunto) dell’inquinamento di Palermo: può una città ventosa, umida e senza grandi industrie inserirsi fra quelle in stato comatoso per i fumi? C’è un ovvio errore nei rilievi o del marcio, come nella Danimarca di Amleto. Frattanto le attività economiche e i negozi piccoli e grandi chiudono. Inclusi quelli storici: Emporio Roma, Hugony, Varese, Schillaci, calzaturifici vari. Poi valigerie Vitale, Ferrari, Bolazzi, scarpe… Ora Longo gioielli (sono solo esempi fra gli altri) e, fra i grandi locali, Extrabar, Roney e persino Mazara e Ciros. Ristoranti come Charleston di Palermo e Gourmand’s… Tali chiusure vengono etichettate dai media come conseguenza della crisi in genere, ma c’è di Germano Scargiali 4 MangiaBevi all’Ibis Styles esperienza importante 10 Volere non sempre è potere 11 Così affonda la barca europea Per Crocetta sempre poche righe 12 Come Francesco Cascio guarda all’Europa 13 Morire comunista e sostituire Crocetta 14 Quelle vittime troppo eccellenti 15 Mancata crescita venti di guerra e ...gonzi 16 La Roma dei Papi e i suoi odierni avversari 18 Che bello! Sono disoccupato! 19 Migranti anche a Palermo 20 L’acquedoto Marcio di Roma Attenti al lupo: è Grillo 21 Mario Rigoni Stern in conferenza 22 Cresciamo con fiducia 23 In 100 mila a Latina contro le mafie 24 Incassi di Pasqua colpiti gli esercenti Disagi per corsia pedonale a Campofelice 25 Palermo-Montecarlo: 10 anni e non è più sola La Transtyrrhenum sosterà a Termini Imerese 26 Seacily a Palermo cronaca di un successo 28 Il porto “polmone” vivo della città 29 Sì dell’Assessorato al Porto Xifonio 30 Grandi Navi Veloci care amiche anche a Palermo 32 Angela Zuccarello Sardo si riconosce dal tratto 33 Maria Grazia Bertucci all’Agostiniana di piazza del Popolo 34 Bibi Bianca il suo Brasile e un libro Cadaveri eccellenti a Palotina 35 Troppo dorato raccontare e raccontarsi 36 Fabio Volo: La strada verso casa L’Onda che Ama w w w. p a l e r m o p a r l a . i t 37 Ricamare il tempo Festa senza libri all’Auditorium di Roma 38 La doppiezza del problema turistico Rating amico della buona ospitalità turistica 39 La frenetica attività del Distretto Pesca 40 Palermo in A e il cielo si tinge di rosa 41 Tricolori di grecoromana a maggio 42 Sicilia con onore al Torneo delle Regioni 43 Cresce Baglione e attende un sì dalla Federvela Bene i palermitani nel secondo appuntamento di calendario 44 La giusta dieta e la “pace del cuore” 46 “Du Nummari” e in mezzo tutta una vita 47 Vie Francigene pomeriggio culturale a Palazzo Alliata 48 Diversamente abili troveranno lavoro 49 I conflitti dell’animo umano 50 Palermo marcia per la vita Embrioni o bambini 52 Un progetto per l’Angola 54 La Federspev questa sconosciuta? 55 Elementare Trinacria scuola che funziona 56 Ma anche la Psichiatria “cresce” La cardiologia al Circolo Ufficiali di Palermo 57 Una recensione che torna attuale: Solaris di Tarkowski 58 Tutto dipende da me... o quasi 59 Mario Calabresi “A occhi aperti” 60 Ristorante Marlin blu Nino: è questione di Dna La Movida 61 Dove andiamo stasera 62 Evita: un giorno fra diplomatici e cultura 63 I Liolì per il futuro “Teatro La Cripta” 9 editoriAli Chi “ci prova” viene colpito: si va dal mobbing al tradimento alla galera Volere non sempre è potere Partiamo da ciò che non vogliamo, da ciò che pregheremmo il cielo perché non avvenisse. Invece è sotto i nostri occhi da tanto… Partiamo dall’imminente futuro, da Renzi. Se l’ex sindaco di Firenze, che si atteggia così bene a sindaco di tutta Italia, ottenesse la metà di quello che promette, dovremmo organizzare marce di ringraziamento in ciascuna città. A Palermo Santa Rosalia è maestra di grazie e ringraziamenti… Ma il timore qual è? Che, se Matteo parla a vanvera è un discorso, se volesse fare fatti, anziché produrre una sfilza delle usuali parole, lo stroncherebbero, lo placcherebbero alle gambe come fosse un’ala di rugby. In tanti si chiedono perchè c’è chi fa tutto questo. Ad ogni uscita cerchiamo di fornire nostre spiegazioni e …ipotesi. Tracciamo un breve quadro generale della situazione. E’ un dejà vu: il politico o anche l’uomo che “si muove” molto bene finisce molto male e molto presto. Pochi ormai dubitano (anche senza dirlo) che Cuffaro sia stato raro “vero presidente” della Regione: ci provava… Ma anche allora e ancor più oggi, gli assessori “buoni” vengono rimossi e le mele di scarto restano nel paniere… Non rivanghiamo, ma rifacciamoci alla buona memoria di chi ha la bontà di leggerci. Perché avviene tutto ciò? Le nostre teorie non si può “spiattellarle” troppo candidamente, con nomi e cognomi. Le querele possono arrivare anche ai “piccoli” e il querelante, essendo della razza giusta, avrebbe le carte in mano per vincere in giudizio… La reazione contro chi compie opere visibili c’è. Proviene da chi nel degrado e nel sottosviluppo tiene facilmente in mano le redini per far propri i valori assoluti di un’economia che sono sempre alti, a dispetto del sottosviluppo, anche in una “mini nazione” come la Sicilia. Non è difficile, una volta individuato il bandolo della matassa, accorgersi di ciò che avviene o ipotizzarlo con buona approssimazione. Il recente passato insegna. Si vede, per entrare un po’ in politica, che c’è chi è probabile oggetto di lusinghe similari a quelle cui andò soggetto Fini. E questi cadde nella rete, fu uno strumento anti Berlusconi, ma poi venne …mandato a picco. C’ chi rischia grosso di fare la fine del “grande” Gianfranco. Similare fu la spavalda sicurezza di R.Lombardo, che credeva di poter fare e disfare tutto a piacimento. Peggio ancora Crocetta, padrone di tutto, anche della morale, che può applicare al contrario. Il “gran finale” difficilmente sarà difforme. Si da anche il caso – per citare il dimenticato poeta G.Giusti – di “strumenti ciechi di occhiuta rapina”. Chi conosce ancora la bella e toccante poesia del 10 Giusti? Pochi ed è peccato, nell’Italia culla d’arte e lettere! Perché ciechi? Lo dicevamo dal nostro piccolo angolo, sia a Fini che a Lombardo: attenti che prima vi illudono e poi “vi sganciano”… Dall’altro lato c’è l’orgia della pubblica opinione: tutti “felici” perché i grandi alberghi siciliani “avrebbero chiuso”, segno anche del calo degli arrivi etc. (c’è invece l’inevitabile boom, che consegue anche alla crescita generale del fenomeno turistico). Chi spezza una lancia a favore di Bellavista Caltagirone che è anche lui in galera e non può seguire (e ne aveva di entusiasmo) i suoi hotel? Quale colpa è in Italia saper fare un mestiere… Sottolineiamo i diffusi insulti a Zamparini e le persecuzioni a Berlusconi. Negare i meriti di Zamparini, la cui colpa è forse il suo tentativo di sdoganare la Sicilia dal sonno (vedi la nostra citazione da Tomasi di Lampedusa nel numero scorso, a proposito di porti turistici e altre opere pub- bliche) è difficile. Si può mai negare che quella contro il Berlusca sia una guerra? Non basta osservare il numero dei processi da lui subiti? Ci si può non accorgere che la sua è stata la sola politica internazionale italiana dall’esordio della Repubblica? Ve lo diciamo noi: lo si può credere solo ignorando la viva voce – per non averla mai sentita – di chi si occupa di import export con la Russia, il Nord Africa, la Turchia… Ma Berlusconi, si sa, è cattivo. Anzi, è “il cattivo”. La verità è che per la prima volta un premier si era battuto per l’Italia, come se le relative fortune fossero il “suo stesso“ interesse. Ma i tanti che lo voteranno – a dispetto di tutto – sono “com’è noto” soltanto stupidi o …comprati. Chi frena il lavoro e il progresso? La nostra spiegazione: agli alti livelli si preferisce “governare” un mondo meno libero, mentre il popolo rimesta una cultura fatta di concetti e timori ottocenteschi. editoriAli Come l’Ue cede alle voglie degli Usa ed alla propaganda infame Così affonda la barca europea Perché questa Europa è un fallimento e sembra senza futuro? E’ difficile non associarsi a chi – comunque lo si dica – nota come incomba sul Vecchio continente un tentativo di “terza dittatura”, dopo quelle di Hitler e di Stalin: ecco la dittatura della finanza onnivora, voluta dal gigante “amerikano”, ormai dai visibili piedi d’argilla. Questi piedi potrebbero all’improvviso non reggere più quella mega realtà d’un tempo che ora ha commesso errori marchiani, esemplari: per esempio a Detroit… Ma la nuova dittatura non è meno pericolosa delle due precedenti, in quanto ostacola con ogni mezzo la crescita della democrazia, anzi ne innesca la regressione. Al contempo imbriglia la finanza in un tal modo da nuocere in modo quasi mortale all’economia. Al servizio di tale obiettivo impiega ogni mezzo politico, amministrativo e diseducativo, cioè “fuorviante della cultura diffusa sul tema”. Si “contrabbanda” l’idea di una crisi economica, si ripescano paure ottocentesche sull’impoverimento del pianeta e degli stessi spazi, in un momento in cui ogni attività si giova di nuova scienza e nuova tecnica. Esse progrediscono in modo esponenziale: in particolare l’agricoltura, per la crescita – ovunque – della resa per ettaro, necessita di sempre minori superfici. Da qui il fiorire di parchi naturali, riserve e simili… In ogni caso, la crisi non dipende da obiettive carenze, ma – se mai – da eccesso di produzione. Guerre, cambi di governo, campagne ideologiche proditorie sono i mezzi di offesa contro la nostra società. Quanto all’Ue, non c’è dubbio che cercare di superare la recessione con la politica del rigore sia più o meno un’idiozia, come disse “esattamente”, già negli “anni 10” del 1900, l’economista italiano Maffeo Pantaleoni: niente di nuovo sotto il sole, neppure fra i madornali errori… I motivi di tutto ciò li spieghiamo spesso ed anche in questo numero. Ci vorrebbero più che mai dei grandi uomini, forti e preparati, almeno uno. Ma, andando avanti così, non pare se ne vedano neppure all’orizzonte. (L.G.) Ci vuol poco a capire che siamo al default tecnico e morale prima che materiale Per Crocetta sempre poche righe “Millanta” è un numero immaginario citato. Per quel che ricordiamo, Gassman e Veronelli. Un numero enorme e senza misura. Ci ricorda quello dei motivi che dovrebbero portare alla fine del governo Crocetta o alle sue dimissioni. Non vogliamo parlare di onore in un’Isola che di questa parola ha fatto un uso improprio, ma di faccia tosta sì. Perché si parla male di Cuffaro e troppi media oggi parlano di “velocità” con cui il governatore intende agire per risolvere il problema della finanziaria o questo o quel dilemma che, poi, a ben vedere dipendono dal primo. Portare la Sicilia allo sbando peggio di com’era al tempo di Lombardo sembrava impossibile. Facciamo solo notare il dato preciso che, nelle medesime circostanze, Salvatore Cuffaro aveva “varato” la finanziaria già da oltre 1 anno. A quei tempi la maggior parte della Sicilia al lavoro sapeva dove andare, cercava di risolvere problemi connaturati ai tempi, come quelli che provengono dall’Europa ed oltre. Se volessimo continuare a paragonare Cuffaro a Crocetta, diremmo che il primo trovava il tempo, la serenità e il modo di occuparsi seriamente di politica mediterranea e di aprire gli occhi verso gli orizzonti internazionali. Non possiamo dimenticare quanto sia stata presa, invece, alla leggera la conferenza mondiale sui trasporti intermodali del 2013 a Catania. Si attendeva, appunto, Crocetta: non venne neppure un suo incaricato. Erano presenti i maggiori protagonisti delle grandi spedizioni, da Singapore al Canada e al Sud America. Nessun assente. La Sicilia fu rappresentata in 48 ore di convegno da un subalterno dell’associazione industriali di Messina… Ma questi sono solo dei “saggi” di un conglomerato che, anziché essere cementizio, è tutto di paglia e fango. Chi vive lontano dal “palazzo”, la gente comune, presa da tanti problemi capisce poco, informata da media che incredibilmente “coprono” 9 volte su 10 la realtà. Adesso i notiziari affermano che Crocetta sta cercando di presentare “in fretta”… Sentite le esatte parole che troviamo da qualche parte per quello che si chiama giocosamente “bilancino” (è la conseguenza della sonora bocciatura, del bilancio presentato già con estremo ritardo dal governo Crocetta): “…il Presidente della regione conta, addirittura, di poterlo approvare in 3/4 giorni e dunque entro il 9 maggio…” Quanto è veloce! Per questo, in sintesi, egli chiede che tutti i partiti si comportino “responsabilmente”. Ma perché non pensa alle proprie responsabilità? La fretta, però, adesso è, ovviamente, elettorale. (D.) 11 PolitiCA Già “golden boy” della politica dell’isola vuol giovarle da Bruxelles Come Francesco Cascio guarda all’europa Domenica 27 aprile, senza bruciare le tappe, ma un po’ dopo i “rivali”, Francesco Cascio ha dato il via alla campagna elettorale per le Europee. Folla delle grandi prime, al cinema King per quella sorta di matinée e necessità immediata di aprire al pubblico anche la “galleria” perché la platea era quasi colma già prima dell’arrivo dell’Onorevole… Da sempre uno dei più votati, da quando, poco più che ventenne salì al comune e, a fine legislatura era già delegato alla protezione civile. Varcare la soglia dei 10 mila voti non si è dimostrato difficile per lui. E’ sempre stato al vertice delle preferenze, da quando nel 1994, lui nato nel 1963, è il più giovane deputato italiano. Stenta a togliersi di dosso l’etichetta dell’enfant prodige, che, ad un certo punto – in conseguenza del volto giovanissimo – finisce per stargli stretta. Ma tant’è: quando è presidente dell’Assemblea Regionale a Palazzo dei Normanni, perciò presidente della Fondazione Federico II, è sempre il più giovane d’ogni tempo… Facciamo parte della libera stampa e scriviamo senza timori di fraintendimento come la politica nostrana non premi i migliori, perché pochi dubitano che, se Cascio si fosse “portato”, o meglio fosse stato proposto all’elettorato contro Lombardo e contro Crocetta, sarebbe stato lui il presidente, il Governatore per “plebiscito”, anche qui il più giovane della storia regionale. Ma tale storia ha preso un altro – ben poco allegro – corso… Ed eccolo arrivare come fosse il protagonista d’un film alla prima, avviarsi alla soglia del Cinema King di via Ausonia. Chi vuol dirgli una parola, chi stringergli la mano, chi s’accontenta di essere visto, d’un cenno per dire “c’ero anch’io”… Chi scrive coglie al volo un’intervista all’interno, nella saletta di ingresso alla platea, con in mano il microfono di Siciliauno, la tv gemellata con Palermoparla. Ciccio, dopo Palermo, Roma e la Sicilia, eccoti dunque in Europa? Eh no! Dai il tempo agli elettori di fare numero sulle schede. Alle europee il potere spetta più che mai al popolo… Ma tu non hai mai temuto queste tenzoni. Ti ritroverai i tuoi tradizionali elettori? Senti, non esistono voti congelati. Dovrò conquistare ancora la fiducia dei miei sostenitori e sto cercando di farlo con fatica e sincerità, facendo uso della ragione e delle mie migliori forze. Forse è una domanda ricorrente: ma tu sei sempre stato utile qui. Sei uno dei pochi politici che ti sei fatto valere… Insomma, ci lasci. Come faremo senza di te? E’ vero, le tue parole sono fra le migliori e ti ringrazio. Ma è la domanda più frequente. Ebbene, la mia risposta è decisa. Credo sinceramente di potermi attualmente rendere molto più utile a Bruxelles. Non ho mai scaldato la sedia e non lo farò neanche lì. Da Bruxelles si prevede possano giungere stavolta fondi ed anche decisioni e provvedimenti utili per la Sicilia. In passato, anzi finora, il meccanismo ha funzionato poco e male…” Sembri ottimista sul futuro imminente e su quello a medio e lungo termine dell’Isola… Lo sono nella misura in cui la Sicilia possa rivolgere il proprio sguardo al Mediterraneo e al Nord Africa inteso in senso ampio. Allargato, come dice bene qualcuno. (Cascio fa una disamina breve ma nitida di questa realtà, che sta per ripetere dal palco…). Si è mosso un qualcosa, ma in un quadro di estrema difficoltà. Nemici esterni hanno destabilizzato intere aree dove la Sicilia e l’Italia cominciavano ad operare anche benino. Occorre contribuire a risanare la situazione politica e sociale di quegli stati, trattare, collaborare alla loro crescita che sarà senz’altro anche la nostra crescita. Insomma, la Sicilia ponte nel Mediterraneo… L’Isola più grande del Mediterraneo deve farsi cerniera fra i paesi rivieraschi sia in termini di riduzione del fenomeno d’immigrazione, sia in relazione alla vocazione storico culturale ed economica di coacervo di civiltà eterogenee, promuovendo, perché ne ha vocazione, la multirazialità. Da qui migliori condizioni sul terreno civile, culturale ed anche economico. Tu hai detto anche “più Sicilia nelle istituzioni europee”. Il dialogo fra le istituzioni europee e quelle regionali e locali va potenziato. Si pensi all’accordo di partenariato sui fondi strutturali 2014-2020. Diamo voce alle aspettative del territorio, delle imprese e dei cittadini… Che cosa vuol dire più Europa per le imprese e i cittadini? L’intenzione è quella di contribuire all’istituzione di un osservatorio permanente circa le opportunità offerte direttamente dall’Europa a favore di imprese e cittadini. Ti sei detto contrario al mercantilismo, ma il mercato ha le sue necessità, il suo scopo… No, sono solo contrario ad un sistema rigi- osservatorio Quanto ci costa bere Un tempo fu gratis. Lo era, almeno, per gli “inquilini” come si chiamavano senza eccezioni, allora. Questi ricevevano in casa, senza motorini o autoclave, l’ acqua naturale “di Scillato”, cioè del pregio di una minerale. Il padrone di casa la omaggiava loro e pagava la propria bolletta e quella di tutti, riscuotendo le pigioni. La proprietà privata degli immobili non era strozzata fin quasi ad azzerarla come oggi. Avere uno, 2 , 4, 6 “case” significava aver messo soldi da parte per “la vecchiaia” e per … i figli, cui si lasciava in dote un margine di sicurezza in più nella vita. Ma tutto ciò venne superato dalla “morale moderna”. Oggi l’acqua si paga come 12 fosse vino, s’insegue il rubinetto aperto per chiuderlo, la qualità dell’acqua fa schifo e quasi nessuno la beve. I padroni di casa, se l’inquilino è moroso e viene sfrattato, perde mesi di fitto, trova bollette arretrate per migliaia di euro e paga puntualmente un’Irpef mastodontica e l’Imu. Ah, dimenticavamo, è responsabile della stabilità dell’edificio e del restauro del Centro storico. Anche se – ormai – diviene inevitabilmente più povero dell’inquilino. Ed anche per sé paga bollette esose. …E’ il nuovo che avanza. Ma l’acqua è poca o molta? Naturalmente gli ecologisti, i cultori della crescita difficile e della decrescita felice (?) sono lesti a credere che quanto sopra possa dipendere anche da una “obiettiva carenza di acqua”. Ecco una delle maxi panzane che i poteri fortissimi coltivano con passione. La verità è che “per pura minchionaggine di programmazione” in quasi tutto il mondo, dal ricco Sud Africa a gran parte dell’Europa e delle Americhe (l’Italia da questi elenchi non manca mai) si è affidato alla pioggia, romanticamente ai bacini montani, la gran parte dell’approvvigionamento idrico. Così, con una certa analogia con quanto avverrebbe se ci affidassimo all’energia eolica e solare, abbiamo quanto ci necessita quando meno ci serve. Perché l’acqua (come l’energia) non serve tanto e soltanto a scorrere PolitiCA damente mercantilistico. La solidarietà deve assolutamente far parte della nostra politica e deve essere incentivata. Che cosa vuol dire parità fra i territori? Chiaro. Se è vero che le imprese debbano essere in condizioni di competere in modo paritario con le altre del medesimo segmento, è altrettanto corretto e necessario che i poteri pubblici garantiscano pari condizioni di partenza alle varie aziende. I territori svantaggiati necessitano di politiche che assicurino loro pari condizioni di sviluppo… L’insularità è stata motivo di gap… Non dev’essere così. Occorre ottenere l’autorizzazione ad un sistema diversificato di aiuti di stato, ma non solo. Anche attraverso politiche europee attive e dirette, volte a compensare stabilmente le difficoltà strutturali, cioè il mare e la distanza. I collegamenti vanno incentivati rendendoli più spediti ed economici. La Sicilia si gioverebbe di capitali esteri… Fiscalità di vantaggio, aliquote differenziate per le imposte, anche a favore delle imprese. Perchè mai ciò che è consentito agli stati non deve essere consentito ad una regione? E l’Isola è grande quanto alcuni stati. Si è parlato di quanto sia ingiusto che alcuni territori siano stati presi di mira da industrie inquinanti… Già. Il principio è: chi inquina paghi. E’ giusto introdurre meccanismi di premialità a favore dei territori che si scontrano con livelli di inquinamento maggiore in conseguenza di produzione, estrazione e raffinazione dei prodotti petroliferi, i cui vantaggi finiscono altrove. Francesco, una condizione basilare per ciò che serve: la crescita, lo sviluppo. Serve un’Europa che partecipi ai rischi d’impresa. Che la Banca europea per gli investimenti sia più presente nel rapporto con le piccole imprese locali, attraverso l’utilizzo di strumenti finanziari di garanzia e di partecipazione al capitale d’impresa ed assunzione di rischio, allorché le iniziative meritino attenzione. La scarsezza di liquidità penalizza oggi anche la Sicilia. Il ricorso al credito è limitatissimo, spesso impossibile. il colmo di orlando Morire comunista e sostituire Crocetta Tutto cominciò appena 3 mesi dopo l’elezione, quando Orlando perse il personaggio cui più teneva, perché gli dava più lustro e credibilità. Era il vice sindaco ed assessore al bilancio Ugo Marchetti. Uomo di specchiata correttezza, non resse all’arrivo dell’estate e prima delle ferie d’agosto fece sapere che …se ne andava. Paragonammo quella defezione al ripudio di grandi della storia dai loro tiranni: Socrate e Seneca che bevvero la cicuta, ma prima ancora Zenone, che si strappò la lingua, che riteneva inutile, tirandola in faccia al proprio tiranno. L’ex generale della Gdf era – nella sostanza – in disaccordo con Orlando per certe “assunzioni” milionarie, in spregio alle disastrate casse del Palazzo. Ma le dimissioni sono continuate ed ora, a parte strane celebrazioni, con le critiche provenienti anche dagli alleati del Pd e la volontà di passare ugualmente “con loro”, sono arrivate anche le dimissioni di Pippo Russo, uno dei più noti consiglieri del partito, che sta abbracciando le nuove idee di Matteo Renzi. La verità è che, per chi non ama Orlando, con le sue altalene politiche, le conversioni fra un partito e l’altro, nell’indifferenza fra le scelte morali che le varie aree percorse – altrettanti territori, anche in tempi di ideologie, secondo alcuni, sfumate e men note – la speranza di un tonfo finale cresce. Orlando, come diciamo in altra parte di questo numero, procede – come Crocetta, che ora lui vuol sostituire – da una crisi “para schizofrenica” all’altra. Da ambedue ci si aspetta tutto e il contrario di tutto, in un ondivago procedere umorale secondo una sindrome tipica. Passare da Crocetta ad Orlando significherebbe cascare dalla padella nella brace. Già sfiduciato un tempo dal voto, il sindaco è tornato in una Palermo che 10 anni prima aveva lasciato addirittura senz’acqua. Dopo quei 10 anni ha trovato una Palermo con un porto (vedi anche accordo con Termini) e un aeroporto che prima neppure si sognava. Con acqua a profusione. Con la Cala bonificata e riarredata, il Museo d’Arte Moderna e tutta Sant’Anna, restaurati, inaugurati e funzionanti. Poi, la fogna a Mondello, costruita di sana pianta e la vecchia cancellata abbattuta. E i lavoratori? Assunti a bizzeffe prima della sua “partenza” e licenziati ora al suo ritorno… Questo sindaco non fa che suonare peggio di prima vecchi spartiti demodè, mentre ben pochi, solo i tifosi d’un tempo, dall’ideologia viscerale, ormai lo seguono. Del resto sarebbe come aggiungere altra follia: mai Palermo è caduta così in basso, mai è stata così sporca, mai ha ottenuto così pochi risultati concreti. Per mesi non c’è stato un solo impianto sportivo tecnicamente “agibile” in città. Mai si è dovuto pagare per fare un po’ di sport come adesso e i ragazzi dei quartieri disagiati come Borgo Nuovo sono stati minacciati di sfratto dalle loro palestre fatiscenti… Il colmo è che, nel frattempo, Palermo si candidava come “candidata a città dello sport”. Si riferiva, Orlando, al campionato dei rosanero? Una postilla: la sola cosa positiva è che Orlando, attaccando Crocetta da par suo, senza neppure ritegno, ne evidenzia le colpe. Un giorno lontano disse, se non ricordiamo male: “non voglio morire democristiano”. Il cavallo vincente, se fosse stato bravo, gli passò accanto al tempo della Rete e non gli saltò in groppa per motivi di gelosia (aveva gente brava accanto). Adesso, nella rete ci sta finendo lui: quella del Pd. osservatorio in casa. Serve per usi di produzione (irrigui, industriali). Perciò si consuma tanto più quanto meno ne piova, allorché i bacini montani non si riempiono. Il prezioso liquido andrebbe approvvigionato, prendendolo al contempo da “tutte le fonti possibili”. E in Italia (persino in Sicilia) c’è n’è tanta in molte parti che sorge dalla roccia, che sta nei pozzi e va perduta, ci sono fiumi e laghi che potrebbero essere utilizzati. Così come, per avere non solo le 1000 unità di energia che ci sono indispensabili, ma le 2000 che ci sarebbero utili, occorre affidarsi in contemporanea al nucleare, al metano, al petrolio e, fra le rinnovabili, alla sola fonte di una certa serietà, l’idroelettrica. Per l’acqua ci sono anche i dissalatori: prima della guerra la Mogadiscio italiana (con la tecnologia di allora) beveva da un dissalatore… La dinamica dell’energia Sorge spontaneo qui ripetere in sintesi la “lezioncina” sull’approvvigionamento d’energia e relativa produzione. Perché su pochi temi si son dette tante corbellerie e tante menzogne. Motivo? Il business è ancora maggiore di quello dell’acqua che non …ci sarebbe. La gente comune ha un’immagine della corrente elettrica simile a quella che l’alternatore produce nelle auto e immagazzina nella batteria. Niente di questo per …l’energia. In auto si uti- lizza corrente continua, a casa e nelle fabbriche giunge quella alternata: non ci sono batterie che possano accumularla sebbene vogliano inventarle. Risultato: occorre produrla al momento. C’è di peggio: il problema della fornitura d’energia elettrica è quello di fronteggiare i “picchi” di consumo”. Essi si concentrano in certe ore del giorno che oscillano secondo le stagioni. Basti pensare ai problemi di riscaldamento la mattina e la sera d’inverno e di raffreddamento (frigo e condizionatori) nella canicola d’estate. Frattanto, occorrerebbe avere una visione più ampia: la richiesta d’energia per le industrie, per la trazione… Energia al mondo moderno ne serve comunque tantissima. …Gli > 13 PolitiCA Perché non si traggono le conclusioni dai maggiori delitti della Prima repubblica Quelle vittime troppo eccellenti Ci volevano le parole di Enrico Rossi, ispettore di polizia in pensione, per sentir affermare dalla viva fonte la connivenza fra lo Stato con la esse maiuscola – cioè i suoi massimi organi – ed i più inconfessabili fatti di cronaca dei decenni della prima repubblica, gli anni del famoso “centro sinistra” che qualcuno rimpiange… Rossi ha denunciato che due uomini dei “servizi” protessero (materialmente) le BR che rapirono Aldo Moro. Uomini dei servizi proteggevano anche il covo di via Fani. Nel corso del rapimento i due agenti dei servizi erano su una moto di marca Honda. Riferimenti precisi, apparentemente superflui, arricchiscono quindi di verità la testimonianza. Ci vien da pensare alle morti di certi magistrati e commissari, ma soprattutto le due morti certamente connesse di Falcone e Borsellino. Gli “attentatoni”. Ci tornano in mente certe parole del giudice Ajala che riferì un pensiero espresso da Giovanni Falcone in un momento di scoramento: “ci troviamo di fronte ad un nemico molto potente e molto astuto”. Quanto era potente questo nemico e quanto era astuto? Si tratta solo di un nemico interno o una piovra con tentacoli che giungono oltre confine? Certo, in quei drammatici giorni non si limitava – ed a Palermo ci fu chi lo disse subito e in tanti lo affermano adesso – alle “bande” di Riina e Provenzano. La potenza è maggiore. Le bande furono quelle che si occuparono di …eseguire. Ah ecco: esecuzione, la terribile parola che più volte è circolata. Poi ci sono altri casi, fra cui spiccano quelli di Ilaria Alpi, la giornalista “morta” in Somalia e Carlo Palermo vivo per miracolo e (finalmente?) neutralizzato come giudice/poliziotto. Tanto per accennare, si sa con un’approssimazione ben prossima alla certezza che erano due “ostinati” nel loro mestiere. Proprio come Falcone e Borsellino. Anche per la Alpi tanto s’era saputo e capito subito, ma poi venne anche peggiore. Un dossier – come poi ha raccontato lui stesso – che si arricchiva sempre più denunciava che, sul mercato “ufficiale” delle armi con i paesi poveri del terzo mondo, i servizi segreti accettassero (per conto dell’Italia) una singolare moneta di altissimo valore: morfina base ed eroina pura. Per quanto alti siano i numeri – in denaro – di una mafia o peggio una camorra e una ‘ndrangheta, che hanno alzato “troppo” la cresta, ben alIlaria Alpi. In basso Gaspare Pisciotta e Salvatore Giuliano tra potenza ha la fonte decisionale centrale e potrebbe averla certo la forza dello Stato. Una forza che “un certo tipo di statalismo” vuole da tempo usare a fini propri. Né saranno due ex “campieri” con la coppola a manovrare le leve di tutto ciò. Per sapere chi fossero, in quei tempi, certamente ancor più bui dei nostri, i responsabili in Italia basti controllare negli annali (recenti) chi governasse. Vogliono farci entrare chi allora era all’opposizione e non a contatto con le leve del potere… “Desecretiamo”, dicono Renzi, Boldrini e fuori un raro pentito della ‘ndrangheta. Il Grasso: lo facciano dunque, ma sul senome? Francesco Fonti. Vedete da quan- rio. Anche perché sorge sempre più il soto la mafia calabra si occupa di questo busi- spetto che Gaspare Pisciotta, il “luogoteness? La Alpi assieme al collega Miran nente” di Giuliano decretò la propria conHrovatin, morì a Mogadiscio il 20 marzo danna (caffé avvelenato all’Ucciardone) 1994! Il dubbio, ben poco amltetico suona gridando da dietro le sbarre al processo di strano: Bosaso o non Bosaso? Trattasi di una Viterbo: “Siamo un corpo solo: banditi, cittadina somala dove (è Fonti che parla) polizia e mafia, come il padre, il figlio e lo “…noi della ‘ndrangheta portavamo i rifiuti spirito santo”. Il giudizio verteva sulla radioattivi appena nascosti nelle pieghe d’un strage di Portella, considerata da un gran vallone e lì le truppe italiane voltavano la numero di siciliani ed ora in tutta Italia faccia”. C’è di tutto: rivelatori raggi che “la prima strage di stato”. Ma per sapere “cantano” in quei luoghi, i nomi delle vec- se lo Stato sia in grado di debellare tutto chie carrette del mare che navigavano fino ciò e delinquere anch’esso un po’ meno, basti pensare a come – quando ha voluto all’ex colonia, gli articoli dell’inviata… Carlo Palermo si “incaponì” in un’indagine – ha dato una forte batosta alle Br… osservatorio > agricoltori siciliani ne reclamano tanta e a buon mercato per le loro serre. Quanto ai picchi, si pensi che la notte le centrali termoelettriche non possono essere spente (fornaci) e continuano a produrre sempre, anche se di meno. Di notte la luce si perde. Importa se soffia il vento? Ebbene, tornando all’idroelettrica, di notte, l’acqua che era scesa nel bacino di sotto, producendo energia nell’attimo dei picchi, viene “ripompata” in alto a spese dell’energia delle termoelettriche per riutilizzarla all’ora giusta. Serve, dunque, che mentre l’acqua genera energia a comando stiamo ad aspettare il sole per produrne e, magari, il cielo è coperto ed è allora che serve calore? Tornando al vento: chi conosce la 14 storia al punto da sapere che le navi a vela stavano anche 3 o 4 giorni alle viste di Palermo senza poter arrivare in porto, durante le non rare bonacce? Nella realtà meno nota tutto il territorio (nella modernità anche siciliana) viene servito da più centrali insieme (in rete), per evitare cali di tensione e black out. Ogni altro commento (ce ne sarebbero) è superfluo. Ma la max energia resta nel nucleo Non occorre, però, andare lontano per trovare la massima fonte d’energia. Se parliamo di sperimentazione e invenzione, riflettiamo sul dato che l’energia infinitamente più forte è nel nucleo di ogni atomo di “tutta” la materia che ci circonda. Finalmente la cronaca, solitamente menagrama, ha fatto emergere che il Sole, la stella che – pur nana e gialla – ci tiene in vita da sempre e tanto ancora ha da fare è …una enorme (per noi formiche) centrale nucleare. Il Sole, infatti, non brucia, ma alimenta continuamente il proprio calore con una continua reazione nucleare. Se “bruciasse si sarebbe spento da tempo”. Ma quest’ultimo ragionamento è meramente ipotetico: non può …bruciare. La forza di aggregazione dei protoni all’interno del nucleo è enorme. Per chi non lo sapesse, è piccola nell’uranio e nelle altre “sostanze fissili”, mentre è ben più alta nella materia comune. Per questo PolitiCA Stato mafia: il patto è di ferro? “Giustificazionista”: fra i neologismi, spesso inutili, che ci tocca ascoltare, a volte sopportare, ne creiamo uno che indichi ciò che “non vorremmo” mai essere. In testa è la nostra religione (Perché non possiamo non dirci cristiani titolò bene B.Croce che per il resto condividiamo poco) ad indicarci traguardi altissimi, quasi irraggiungibili, neppure con ottimismo e al traguardo finale della storia (vedi qui l’articolo sui Quattro Papi): di fronte al Male non dobbiamo arrenderci. Il Male non dobbiamo ammetterlo. Ma, continuando a seguire chi di morale “se ne intende”, i Vangeli lasciano intravedere alcuni principi difficili e sublimi come la tolleranza e il perdono, oltre – ovviamente – ad una “condicio” ricorrente e necessaria come il pentimento. Ma occorre, intendiamoci, pretendere il massimo da noi e tollerare il massimo negli altri. E adesso veniamo al dunque: non si ottiene che poca cosa in un giorno, un anno, una vita sul terreno della morale pura. Proprio questo è l’errore dell’idealismo platonico, ripreso quasi in blocco dalla Rivoluzione francese. E ne costituì il limite atroce come una sofferenza. Fu un altrettanto limite invalicabile per il romanticismo e per il marxismo. Tutti somatizzavano in modo differente la stessa malattia. Ora, per quale mattana, in tutto il mondo la questura viene a patti con la malavita e lo stesso fa il potere statale in più alto loco, mentre proprio in Italia ciò non dovrebbe avvenire e dovremmo poter guarire questo Male proprio adesso? E’ logico che non ne abbiamo alcuna (cioè nessuna) possibilità. Oggi lo Stato non riesce neppure a salvare la faccia, ma una consapevolezza generalizzata del problema equivarrebbe ad una auspicabile maturazione. Scaramacai Mancata crescita venti di guerra e …gonzi Venti di guerra nel mondo: Asia, soprattutto Africa, ma queste “sembrano” lontane. Ora il Mar Nero: la Crimea diviene l’oggetto – non troppo oscuro – del desiderio. Come qualcuno ha notato avvenga per le guerre, gli avversari sono d’accordo solo su un punto: vogliono la stessa cosa… Perché non c’è dubbio che l’arretramento definitivo della Russia da quell’importante (da sempre) avamposto sul Mar Nero e, sul Mediterraneo, significherebbe un’occupazione da parte di un alleato (Ucraina “democratica”) con gli Usa e un susseguente ingresso nella Nato… Dietro tutto questo, non mere “antipatie” come insegnavano certi nostri libri di storia, ma i troppi interessi economici di una potenza come la Russia e di una rivale come gli Usa. Nel mezzo un “giocattolo” non da nulla e che come tale non dovrebbe certo farsi trattare: l’Europa. Ma, se ci chiedessimo chi da decenni ostacola la vera ripresa, ci soffermeremmo su 2 osservazioni. La prima è che un boom come quello degli anni 60, 70 (compresi) e 80, con la tecnologia a 360 gradi, l’elettronica, il web, la globalizzazione, addirittura la mondializzazione, creerebbe grandi problemi di “controllo” degli equilibri costituiti. Porrebbe problemi di ordine politico e anche socio morale, obiettivamente non indifferenti. Nasce così l’oscura “cordata” che affossa tutto, cui assistiamo attoniti e cui sfugge il “vecchio” terzo mondo, il quale avrebbe la chance – perché il colmo è che ci mettono anche in guardia, forse per scoraggiarci di più – di trasformare l’Occidente benestante nella parte povera del mondo. Fra coloro che trattengono la crescita per la giacca e il paletot scriviamo pure: massimi gruppi finanziari (in pratica tutto il potere bancario), con essi i primi vassalli d’oltre oceano – apparenti dominatori del mondo (Usa) – e infine i “poveri gonzi” delle associazioni che credono nell’orto di quartiere e nella …decrescita felice. Mete non tanto sconsigliabili quanto “inesistenti”. (Politics) osservatorio le centrali funzionano ad uranio, plutonio etc Nel giorno in cui l’uomo riuscirà a colpire l’atomo qualunque tanto da suscitare nella materia comune la reazione catena sarà decisivo. Quel giorno non è lontano. La fissione nucleare è appena stata ottenuta in America… L’Italia e i nemici del progresso Anche l’Italia, ancora una volta, nonostante il ritardo e le balorde bocciature ideologiche del nucleare, non è – quanto a pura sperimentazione avanzata – l’ultima della classe. Il fatto che il ricercatore dell’Ansaldo nucleare Roberto Adinolfi sia stato gambizzato parla chiaro. Credete che sia stato un semplice ecologista ideologico a sparare i colpi o ritenete più probabile che siano stati …quelli del petrolio? Credete che la giornata ai black bloks,che vanno a fare la “rivoluzione” contro la Tav, gliela paghino i valligiani? O gliela pagano “quelli della Baviera che vogliono che la ferrovia (non parte da Lione ma da Lisbona e non giunge a Torino ma giungerà a Pechino) passi da casa loro? Quella “nota” al Cardinale Nella nota indirizzata a Sua Eminenza il Card. Paolo Romeo, si chiede: “il sostegno e la preghiera della Chiesa … in difesa di quella cellula primordiale, della chie- sa e della società, che è la famiglia. …Chiediamo che aumenti in tutti la consapevolezza della posta in gioco”. Nell’attacco alla famiglia vi è il tentativo di “…distruggere l’immagine di Dio, cioè l’uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra”, come scrisse l’allora cardinale Bergoglio, oggi Papa Francesco I”. …Sembrano parole del Cardinale stesso ai palermitani, ma non è così. Questa è, appunto, una nota inviata all’alto prelato da un gruppo di fedeli della città, scontenti di certe “precisazioni e annotazioni” di Sua Eminenza sull’interpretazione della fede e della vita in chiave più “moderna” e diversa da alcuni messaggi fondamentali ereditati dal > 15 VAtiCAno Una guerra senza quartiere è in atto contro chi predica la pace la roma dei Papi e i suoi odi Da un paio di numeri abbiamo quasi sospeso i nostri articoli – a volte profondi (secondo noi), a volte accorati – sulla religione. Siamo convinti che al cattolicesimo non si adatti certo il verso di Lucrezio sulla religione del suo tempo “...Tantum religio potuit suadere malorum – a conclusione de Il sacrificio di Efigenia”. Ma certamente, oggi non manca chi la pensi così. Sono coloro che si professano atei convinti e, per di più, sono anche avversatori accaniti – a volte – della religione nel suo insieme. Frattanto è significativo, come altrove notammo, che il “nemico” degli atei sia il Cattolicesimo. Motivo ovvio: è la religione per eccellenza nel mondo. Questo, però, non è il tema, né qui vogliamo smentire gli atei spontanei: è impossibile con un solo breve discorso. O meglio, sono miracoli che riescono, talvolta, ai santi o personalmente a Gesù, il Santo per eccellenza ed antonomasia. Ciò che maggiormente ribadiamo adesso è la presenza di una “guerra senza quartiere” contro la Chiesa Romana, dalla quale essa si difende, a tratti con enormi successi, a tratti con evidenti sconfitte. I grandi nemici della religione reagiscono, spesso subdolamente, con tanta maggior ferocia quanto più è la forza della religione stessa, la sua capacità di conquistare e trascinare le masse… Vengono comunicate – anche – notizie false sulla sua diffusione. Perché il problema della “anti religione” è che il Cristianesimo di Roma risulta negli ultimi decenni assolutamente vincente nei “paesi terzi”, cioè in quella enorme riserva del Mondo che sono i territori e le nazioni in crescita delle zone già in totale o parziale sottosviluppo. Proprio perché partono da posizioni di gap, essi crescono solitamente a 2 cifre… Una ovvia controtendenza per ciò che indichiamo come “la crisi”. Papa Francesco Papa Benedetto XVI Premesso quanto sopra, non è tanto il problema di “coloro che non credono” l’aspetto difficile della realtà presente. La Chiesa Romana viene aggredita da forze avverse che ne temono la capacità di persuasione, quella di trascinare le masse e – quindi – la potenza politica. Una nemica inequivocabile della Chiesa, della quale si servono anche altre forze è certo la massoneria. L’aspetto teologico Forse, un elemento da chiarire subito – e non lo si fa abbastanza per svariati motivi – è la natura del male. Questo – il Male con la emme maiuscola – ben identificato idealmente ed anche materialmente (dalla religione) con il diavolo, costituisce uno dei due “scogli” maggiori che incontra la “barca” della fede individuale lungo il mare o il fiume della vita. L’altro è la Libertà. Molti dubbi vertono sul perché del Male nel mondo. Tanti altri su questi due misteri che la ragione e la stessa religione, comunemente intesa, vorrebbero dominato da un Dio Onnisciente e Onnipotente per primaria definizione. Ciò come la ragione umana intende scienza e potenza con il suo costante atteggiamento “deomorfo”. Parliamo di questi due “problemi dell’anima”, perché attorno a questi dubbi umani ruota una doppia serie di falsi sillogismi, cioè improvvisate conclusioni ed asserzioni, corrette nell’iter, ma false perché falsi sono i dati di cui l’iter si compone. Ciò è facile avvenga, per chi mistifica il ragionamento, anche perché la mentalità “idealistica”, troppo frequente nella società, viene rinfocolata da tempi lontani e vicini e finisce spontaneamente o proditoriamente per allontanare le menti di tante persone dalla “retta via”. Ritornano gli accorati versi di Dante: Oh insensate cure dei mortali, quanto son di- zione, l’aggiunta di quote di nuova tecnologia ha contribuito in ogni settore, dall’industria all’artigianato fino all’agricoltura etc all’era del benessere generalizzato dell’Occidente così si chiamava allora). Il fatto è che ogni aggiunta di ricchezza, ogni risparmio ad ogni livello si ripercuote, sia pure in percentuale variabile, a tutta la società: ai ricchi ed ai poveri. Alla “dismissione” di certi job (mansioni) subentra la nascita di nuovi job in settori vicini o assolutamente differenti: turismo, tempo libero, sport, call center, ma anche quanto di più semplice dagli ascensori ai condizionatori, dai frigoriferi alle lavatrici, dai programmatori di software ai riparatori di hardware… Pos- sibile che ancora si ritiene che la crescita dell’elettronica o del web possa nuocere al sistema provocando diminuzione dei posti di lavoro, perché limita il lavoro e la presenza di impiegati e ragionieri? Nasceranno nuovi impieghi nella realtà in divenire (trend) di un mondo imminente che non sarà uguale a quello di oggi. Si andrà – superando la crisi del breve termine – verso pensioni più giovanili (come si era iniziato a fare) ed al reddito di cittadinanza (che già è in uso in buona parte d’Europa), perché la maggior ricchezza prodotta da tutto l’ambito lavorativo si riversa necessariamente sull’intera scala sociale. Avviene così da secoli ormai. osservatorio > vecchio e dal nuovo Testamento. Del resto certi tentativi di “innovazione” offendono quello che giuridicamente è definito “diritto naturale”. Mentre gli insegnamenti tradizionali della Chiesa risultano perfettamente in linea con le conquiste morali e civili della società attraverso i secoli. Posti di lavoro vecchi e nuovi All’inizio fu l’automazione nelle filande, nelle tipografie, nelle lavanderie. Poi venne la produzione in serie. Apparvero le macchine per scrivere. Si temette che i lavoratori fossero condannati ad avere meno lavoro e più fame. Dovrebbe esser chiaro che la modernizzazione della produ- 16 VAtiCAno ierni avversari Papa Giovanni Paolo II Papa Giovanni XXIII fettosi i sillogismi, quei che ti fanno in basso batter l’ale! Il Sommo poeta aveva – come spesso avviene – ragione da vendere. Il Male – occorre chiarirlo, ma i predicatori, pur sapendolo, glissano colpevolmente perché temono questo concetto – esiste nel mondo dal tempo della creazione. Adamo stesso non poteva “sceglierlo” se non ci fosse stato… Se, dunque, ci chiediamo perché Dio abbia creato il mondo, la risposta teologicamente più corretta si sdoppia: nella sua infinita bontà voleva mettere degli esseri viventi e pensanti “a parte” della bellezza e della bontà che aveva in sé, dall’altra volle migliorare ulteriormente se stesso. In questo processo di creazione, i suoi figli, cioè le creature, con la razza umana nettamente in testa, è chiamata a collaborare per la vittoria del bene sul male. Ma che cos’è, dunque il Male e come si manifesta: peccato, errore, ignoranza, catastrofe, malattia. Tutte le imperfezioni che notiamo intorno a noi, nella natura, nella cronaca e nella storia sono “il Male”! Contro di esse l’umanità proba lotta con l’aiuto di Dio per vincere la “partita della Storia” . Premio: la visione della Natura in questa Terra, la visione di Dio nell’altra vita. Sono sogni? Per fede o con l’aiuto della ragione e della fede stessa miriadi di persone ci hanno creduto, ci credono e ci crederanno con la dovuta fatica. E la libertà? Essa è, fra gli altri, uno dei doni di Dio… La libertà va vista sotto due aspetti: anzitutto il libero arbitrio in cui l’individuo può scegliere fra la via a volte facile del male e delle tentazioni o quella del bene e della morale. Il secondo aspetto riguarda la libertà in cui l’uomo ha il diritto di vivere. Tale libertà è fra le conseguenze della prima: niente, né il prossimo (il vicino), né chi è più lontano, ad esempio lo stato deve prevaricare l’individuo nelle sue scelte fino a reprimere la sua libertà d’azione e di creazione. Gli aspetti politici Da quest’ultimo concetto consegue la inconciliabilità assoluta fra la religione cattolica, quella cristiana in genere, ma anche le altre religioni – abramiche in testa – e forme di “statalismo”, quali il social comunismo. Da qui anche la chiusura delle Chiese, la persecuzione contro gli Ebrei e i Musulmani da parte di stati come quelli nazisti e comunisti. L’Islam era apparentemente scomparso dall’Urss, ma è ricomparso immediatamente a partire dai territori lungo il Mar Nero al momento della sua caduta… Inoltre le forme note di statalismo ritengono di risolvere “tutto” il problema morale con espedienti “laici” e normativi, sostituendo “addirittura in meglio” la religione... Essa è interiorità, la legge, invece, non può tener conto altro che della esteriorità dei comportamenti: le due sfere si sovrappongono solo parzialmente e male. Se, infine, ci chiedessimo, come erroneamente fanno molti, se Gesù fosse per caso una sorta di socialista inconsapevole, la risposta è assolutamente: “no”. Il Gesù dei Vangeli fornisce una molteplicità di insegnamenti, esempi pratici, si esprime con piccole parabole per insegnare agli uomini come seguire la retta via ed indicare la fede nella resurrezione e nell’altra vita. In Paradiso si va (o non si va) da soli, non per gruppo sociale, non per successo sindacale. La sola Unità (parola cara al socialismo) è in Dio. Il mondo è solo molteplicità di insidie del Male e molteplicità di doni del Bene, buoni propositi e buoni rimedi. Gesù, il più Santo dei santi, è il più liberale dei liberali. Il cattocomunismo, come chiarirono Giovanni, Paolo e Giovanni Paolo II, è illogico. A Francesco certe cronache fanno dire ciò che non dice… Ma mon verrà mai un Papa che dirà sostanzialmente il contrario delle Sacre scritture, anche se i papi, extra cathedra (santi compresi ) possono sbagliare, peccare, tanto è vero che hanno un confessore . Germano Scargiali osservatorio Il no allo sport quanto danno fa La scriteriata politica di Lombardo e Crocetta non ha fatto che togliere soldi allo sport. Un settore – per inciso – che stava molto a cuore a Cuffaro. Ogni giorno che passa ci si accorge che “Totò” è stato il miglior presidente che la Sicilia abbia avuto da tanti decenni a questa parte. Approvava la finanziaria tempestivamente, quando va approvata, cioè con quasi un anno di anticipo su Lombardo e oltre un anno su Crocetta. Quest’ultimo, in pratica, non ne ha una. Ma i media lo coprono e in tanti cascano nella sua rete demagogica che tiene su con una faccia tosta degna di miglior causa, continuando ad at- teggiarsi a …moralizzatore. E’ l’esatto contrario, per il mancato varo della finanziaria e la relativa bocciatura del Commissario dello Stato. Lo sport siciliano langue e con esso la salute morale e fisica di giovani e meno giovani. Ma langue anche l’incentivo al turismo (sport fa binomio con turismo, se ne accorge anche la Stancheris, solo che lo annunzia come una scoperta, quasi fosse una novità, senza chiedersi come mai il suo assessorato sia dedicato ad ambedue i temi da sempre) con relative ricadute negative. Ne soffre anche l’occupazione. Perché si sperava che uno sviluppo delle attività sportive – che si continua ad attendere nella società a venire – creasse i tanti posti di la- > 17 eConoMiA A Un giorno un figlio abbraccia felice il papà e poi ecco 80 euro… Che bello! Sono disoccupato! Nell’Italia dei ridicoli “non sense”, cioè nell’odierno paese in cui viviamo, anzi nella realtà in cui ci hanno costretti – tutti – a vivere, un giorno un figlio quasi 30enne apre con aria felice la porta di casa di cui – data l’età – ha la chiave. “Papà – dice raggiante – sono disoccupato”. Che cosa può mai significare questa scena nel paese senza senso? Che cosa ha di possibile? Perché si è verificata? Ve lo spieghiamo prima in modo generico e poi più specifico. In Italia – ma tanti di voi lo sanno già – si può essere così poveri da non aver diritto di essere considerati poveri. E solo i poveri per definizione vengono aiutati. Ecco che, per essere considerato “degno” della cosiddetta “disoccupazione”, cioè di quell’assegno che toccava a chi era “a spasso”, occorre prima aver lavorato per un certo tempo. Quel figlio di quel tal padre era contento per questo: per la prima volta in vita sua era riuscito a lavorare quel tanto che basti oggi per essere etichettato come “disoccupato” ufficiale. Nel settore delle imposte, degli sgravi, degli assegni di famiglia etc, di tali situazioni (non sensi) se ne incontrano a iosa. Ogni giorno più italiani se ne accorgono: vanno dal consulente o al Caf, fanno anticamera, (“dicono, odono e poi son giù volti” – vedi Dante e i dannati al cospetto del traghettatore Caronte). L’esperto spiega, infatti, che nel caso loro, purtroppo non si applica il tal vantaggio: non sono né così poveri, né abbastanza poco ricchi… “Ma tu che Caf hai scelto?” Chiede l’amica all’altra amica. Sono gli odierni discorsi al giardinetto, dove si portano i bimbi cui si è comprato un lollipop. Più di un caramelloso lecca-lecca, con il cono che costa più di una bistecca… La medesima situazione si verifica con i famosi 80 euro in più. Anche stavolta, in tanti avevano aperto allegri la porta di casa… “Hai sentito – avevano detto – ma sì suno, tranne le raccomandate dell’esattoria… Ahi, ahi, ahi, non le avessero mai avute attorno: niente 80 euro. Proprietari di case? Crucifige! Crucifige! E così avviene per un’altra serie variegata, frastagliata, differenziata di casi: lavorate in due? No: solo per i single. Ma non si ferma qui, la legge è “ben fatta”, ben costrutta, come non mai, ha norme d’attuazione, ma prima ancora commi e paragrafi, capoversi e spiega- me lo ha riferito un amico che non sbaglia mai. Ottanta euro in più al mese per tutti”. “Che vuol dire, anche a nostro figlio che al call center ne guadagna poche centinaia?” “No: e che è uno statale?” “Ah, certo, certo…”. Poi i due coniugi vengono a sapere che sono i felici protagonisti della nota canzoncina. Ricordate: “…una casettina, di periferia…” Ma sì, quelle due camere e cucina, le dolci mura domestiche dentro le quali c’è la tv e non può disturbarli nes- zioni autentiche, dottrinali e giurisprudenziali. Infine, codicilli, postille e altre appendici. Oddio, ce ne fosse una, dico una, che allarga le maglie e dice: ma sì, gli 80 euro vanno anche a te. Ci siamo capiti: non abbiamo trovato un solo caso pratico di un soggetto cui questa prebenda finisse in tasca. Gli 80 euro, mettiamocelo in testa, sono stati attentamente concepiti per non darli a nessuno! Scaramacai osservatorio > voro. Danni da tutte le parti, insomma. Ma questa non è che una delle mille, anzi di più, assurde discrepanze di una serie di errori madornali che partono anche dai governi centrali a Roma. Buono al Nord pioggia al Sud L’Italia è forse l’ultima della classe nel farsi pubblicità. Sarà perché gli italiani sanno d’essere tanto amati all’estero da non necessitarne... Ciò, però, nuoce ai nostri prodotti, dal vino al prodotto turistico, dall’automobile ai sali potassici (un tempo un vanto nazionale). La Sicilia, per di più, è l’ultima della classe fra le regioni italiane. Abbiamo il miglior pecorino, ma la Sar- 18 degna ci fa a pezzi. Abbiamo le migliori arance e ci sorpassano da tutto il mondo. Non parliamo del Marsala, il vino forte che non si trova negli scaffali neppure a Palermo, per non dire a Londra, dove il Principe Carlo ne ha volute un po’ di bottiglie ad ordinazione diretta… Credete che si sia scatenata una campagna per venderne a bizzeffe in GB? Ma no, tanto i vinificatori marsalesi la Bmw già ce l’hanno. Poi viene …il tempo. Quello che fa e gli inglesi lo chiamano weather. Prima di questa Pasqua i “media – opinion leader” erano scatenati. Come in altre occasioni i “satelliti” parlavano chiaro e dicevano unanimemente: “buono al Nord pioggia al Sud”. E’ stato puntualmente l’esatto contrario, ma qualcuno ha “sbagliato” viaggio. Prepariamoci all’estate: quando non potranno dire che il cielo si oscura a Palermo e a Catania, parleranno di 42 gradi all’ombra e sarà una menzogna. Difendetevi, Italiani! Difendiamoci, Siciliani! eConoMiA ne giungono 400 al porto sulla piccola nave libra: saranno smistati Migranti anche a Palermo “Non bastava a fame nostra ci voleva pure ‘a vostra”. Questa battuta inserita anche in una canzoncina satirica al tempo delle “colonie” era errata e stupida allora e lo è tuttora, mutate le circostanze storiche e di fatto. Qualcuno avrà pensato la battuta o il concetto all’arrivo dei 400 clandestini, raccolti fra mare e terra dalla Nave Libra, una delle 4 gemelle della Classe Cassiopea o Costellazioni, nate al servizio della Marina mercantile con scopi di pattugliamento e antinquinamento nei primi anni 80. Militarmente già quasi una piccola vecchia tinozza. La comandante Catia Pellegrino, 37 anni, è il primo capitano di nave militare donna della Marina italiana. Loro, i 400 migranti, sono lì acquattati, per la maggior parte “all’indiana” sul ponte porta elicotteri, tranquilli come scolaretti tenuti a bada da un insegnante severo. Al posto di questo, due o tre marinai girano loro intorno, chiusi in una leggera tuta bianca e con una vistosa mascherina anti contagio. Senza mezzi visibili di difesa personale o di offesa. Non è la prima volta, ma sembra sia la seconda che ne giungano nel capoluogo isolano. I Fenici, ai tempi, dovettero faticare per scoprire le bellezze e la dolcezza di questa “conca” ridossata dal maestrale “dietro quel piccolo continente” circondato dal mare… Le mascherine, di ogni tipo e foggia, stamani hanno un ruolo da protagoniste. Qualcuno le “indossa” anche in banchina nel pieno sole palermitano, mentre tira una leggera brezza “termica”. Evidenti condizioni – data la distanza – assolutamente anti contagio… Ormai in un sol giorno di queste “anime”, come vengono definite, ne giungono in Sicilia anche più di 1000, 2000 e oltre. I 400 della Nave Libra hanno dovuto aspettare 48 ore: non si sapeva dove destinarli, chi li avrebbe “presi” o, se preferite, accolti, sia pure “di passaggio”. Non che il problema sia già così grande – ma sembra possa diventarlo presto, se non si provvederà in altro modo – da rendere introvabili i luoghi d’accoglienza. I poveri sono “una cartella di rendita” come gli ignoranti secondo Edoardo De Filippo. Enti e ospizi saranno ben lieti di averne assegnati un po’. Il Cardinal Romeo sta lì, largo come una corazzata, ad aspettare sotto il sole l’arrivo. Rappresenta la Charitas. La nave non ha fretta, entra finalmente in porto, ma questo è niente rispetto al tempo per lo sbarco e molti – giornalisti e curiosi – se ne andranno prima del tempo. Non i rappresentanti dei vari corpi di volontariato e assistenza con le loro tre o quattro ambulanze. “Ohimé” tutto il problema si riduce solo ad una donna incinta e l’accoglienza se la cava facendola scendere a terra in anticipo. Poi, per prime vengono giù dalla passerella le donne e i bambini. La gente guarda un po’ Il capitano Catia Pellegrino La Nave appare I migranti sul ponte elicotteri altri erano sotto coperta.jpg attonita, qualcuno avrebbe forse applaudito ma nessuno osa iniziare: sono eleganti, fiere, più che tranquille, in costume tradizionale africano. L’arrivo dei migranti va assolutamente regolamentato, frenato, curato intervenendo in Africa e in tutto il “Terzo Mondo”. O è l’ex terzo mondo? L’India è da pochi giorni la terza potenza mondiale. Il Brasile è sulla buona strada. La radio la mattina stessa aveva detto: “attenti al Brasile”. Ma anche l’Africa, laddove si organizza, cresce a 2 cifre. Siamo in 2 o giù di lì a capire da dove si fotografa: vado dietro un container e trovo Elio Puglia. Non è un caso. Da lì sono vicinissimo: che faccio, li saluto? O magari mi prenderanno in giro… Magari tirano fuori anche la loro macchina fotografica e fotografano me con la mia ingenuità… Poi due, tre, quattro sorridono un po’ e scuotono la mano. Da buon italiano mi affretto a rispondere con un altro sorriso. Che cosa hanno i miei occhi? Li tocco: erano umidi. Scaramacai Prudenza sanitaria contro scabbia e aids 19 AttUAlitA’ Progettato e costruito velocemente negli anni attorno al 150 a.C. l’acquedotto Marcio di roma “Lavori all’acquedotto Marcio: possibili stop acqua nella capitale e in 11 comuni laziali” titolava “Il Messaggero di Roma” del 12/02/2014. Potrebbe sembrare uno scherzo o un gioco di parole, invece lo storico acquedotto si chiama proprio così ma non perché è ridotto male come lo è in realtà, bensì per merito del pretore Marcio da cui l’acquedotto prese il nome (140 a. c. circa). Interessanti storie circondano l’antica Roma, quella pre Imperiale dove miti, leggende e storie di numi si sommano in un continuum che sembra superare lo spazio tempo di una civiltà essenzialmente contadina ma dotata di intelletto sommante culture provenienti dal resto del mondo. Dal resto di un mondo che da lì al breve giro di un secolo dominerà per 1000 anni! I romani dell’epoca di acqua ne avevano in abbondanza, tra il Tevere e i suoi affluenti non ce n’era di scarsità e allora, perché costruire acquedotti? Una strana parola che troverà diffusione soltanto in tarda età, man mano che lo sviluppo di tecnologie varie cominciava ad interessare le popolazioni e il fabbisogno idrico non poteva essere più soddisfatto da pozzi artesiani, laddove rimanevano l’unica risorsa. I romani, invece, ne avevano un forte bisogno per le loro “terme”, usanza che li accompagnerà fino alla caduta dell’Impero nel 460 d. c. circa, ma non prima di aver disboscato gran parte della germanica Selva Nera solo per rendere vapore alle loro abluzioni! Di certo analizzando le strutture edili degli acquedotti si scopre l’ingegno profuso nelle loro realizzazioni: lunghi centinaia di chilometri trasportavano acqua mantenendo una portata costante garantita da un livellamento perfetto e in grado di scavalcare colline e dirupi. Notevoli sono le famosissime “arcate romaniche” utilizzate ovunque nel loro mondo fin dall’epoca antica: ponti, volte e quindi acquedotti con canalizzazione costruite su due, tre o anche quattro livelli di archi, strutture che ancora oggi sono visibili intorno a Roma, intorno alla Città Eterna! (Le immagini sono ricavate da Internet) Mirko Marcantoni (Corrispondenza da Roma) L’Acquedotto Marcio venne progettato e costruito velocemente negli anni attorno al 150 a.C. L’abbondanza e l’ottima qualità dell’acqua spinsero poi papa Pio IX a ripristinarlo e fu nuovamente inaugurato l’11 settembre 1870. Evidentemente fu uno degli ultimissimi atti del governo dei Papi. Sorprendentemente un’opera dell’antica Roma è, almeno nella sostanza, tuttora fondamentale per la salute della grande città capitale e centri limitrofi famosi come “i castelli”.(m.m.) nell’italia complicata resa governabile da renzi e Berlusconi Attenti al lupo: è Grillo Troviamo spazio per accennare alle Europee. Già: per parlare nientemeno che di politica, argomento ritrito… Ma la “rabbia” non manca sul tema di cui tanto si ragiona. Un Crocetta non fa che parlare di legalità, dando per scontata la propria. A ben vedere imita e supera Raffaele Lombardo, che la dava per scontata, la sbandierava meno: il motivo per cui anche lui non dava niente a nessuno (tantomeno alla Sicilia) era l’immoralità …degli altri. Ma peggio è il generico trarre in errore il popolo su concetti e numeri. Questi vengono trascurati puntualmente dalla demagogia su temi come energia, natura, cibo, istruzione, sanità (i veri, gli zeri…). Con i valori statistici si gioca alle 3 carte… Dove vogliamo arrivare? Il vero pro- 20 blema, ciò che fa la differenza, non è lo spreco e neppure, tanto, la corruzione, ma il malgoverno. Tengano i politici le loro auto in più, cenino al restaurant col denaro pubblico, ma governino bene. Se è il caso, non sarà una bustarella (sempre esistite ovunque) a rovinare l’Italia. Lo saranno l’ignoranza, la trascuratezza, la disattenzione, la superficialità con cui vengono presi i provvedimenti per la vita e l’economia che, se vanno male, bloccano la macchina statale. Ed ecco l’europee. L’accordo Renzi – Berlusconi è l’effetto di un nuovo “compromesso storico” oggi che i tempi si rivelano maturi. Prova il coraggio di Renzi e la lungimiranza del Berlusca, l’amore di quest’uomo, avvilito e calun- niato, per l’Italia: si accontenta di stare a guardare da fuori gli effetti della propria opera. Ma attenti al Lupo: è Grillo. E come si presenta? In veste di grande moralizzatore. A CUltUrA la prof. rosalba Anzalone parla dello scrittore a ottagono letterario di Palermo Mario rigoni Stern in conferenza Una conferenza inusuale è stata tenuta da una ispettrice tecnica in pensione che, in atto, vive in Piemonte, la professoressa Rosalba Anzalone,richiesta di intervenire all’Ottagono Letterario di Palermo, sempre sensibile su temi a sfondo storico… L’argomento non facile perché trattava di un autore che aveva parlato della seconda guerra mondiale in un’opera romanzata: Mario Rigoni Stern. La sua opera di maggior successo, Il sergente nella neve, riportava il lettore agli anni 1942-44, vissuti dallo scrittore sul fronte albanese e sul fronte russo. I riferimenti erano riportati con molta cura, poiché si trattava di vissuti di cui aveva annotato date e luoghi in un diario personale e la forma si presentava piacevole e pienamente comprensibile, scevra di enfasi fuori posto o di retorica sovrabbondante. La relatrice leggeva liquidamente con toni appropriati alcuni brani del romanzo e aveva scelto quelli ritenuti più significativi per la interpretazione critica che intendeva dare dell’opera dell’autore. Mario Rigoni Stern nato nel 1921 e morto nel 2008, ad Asiago, pur essendo stato considerato da vivo uno dei più grandi autori contemporanei (Primo Levi), non era conosciuto da tutti in sala. Qualcuno lo ricordava nell’intervista di Fabio Fazio, ed altri nel film I Recuperanti di Ermanno Olmi. Altri lo avevano sentito nominare per la grande quantità di riconoscimenti e premi ricevuti (due lauree honoris causa, premi Campiello, Bancarellino, Bagutta, Feltrinelli, Grinzane Cavour ecc ecc, commenda dell’Accademia di Francia, proposta di nomina a senatore, ecc, intitolazione di scuole, parco, cittadinanza onoraria, per parlare solo dei premi al valore civile). Hanno introdotto la Conferenza il Presidente dell’Ottagono Giovanni Matta e la vice presidente professoressa Ida Rampolla del Tindaro, che ha aperto il dialogo con l’uditorio disegnando brevemente il profilo della studiosa relatrice e i suoi meriti culturali (quasi 50 libri scritti, attività di ricerca ecc.). Appena la professoressa Anzalone ha iniziato a parlare, ci siamo resi conto che l’autore che presentava non era estraneo alla Sicilia, poiché era stato Elio Vittorini ad invitarlo a pubblicare il suo memoriale. Inzumma: i siciliani sunnu sempri mmenzu? Vittorini aveva invitato l’autore ad apportare all’opera uscita solo nel 1953, alcune modifiche stilistiche, apponendo poi sul risvolto di copertina la scritta: Mario Rigoni Stern non è uno scrittore per vocazione. La scritta ambigua nel suo significato aveva funzionato come le cosiddette stroncature che ottengono effetti catalizzatori, che avevano attratto l’attenzione dei lettori. Mario Rigoni Stern ...La relatrice ha tenuto in modo particolare a sottolineare l’intuito notevole, lo spirito di osservazione e la capacità di collegare avvenimenti e conoscenze, vissuti in ambiente di montagna e fatti, citando i brani delle opere ove si potevano rinvenire i riferimenti. Così lo scrittore non solo riuscì a sopravvivere in un ambiente naturale impervio e nemico degli uomini per le temperature ben al di sotto dello zero, ma riuscì a salvare altri soldati e compagni di sventura. In effetti l’autore tornò a casa a piedi dall’Austria febbricitante ed affamato ma appartenne a quel 12% degli Italiani che si salvò dal tragico evento. Ci fu un tempo in cui dovevano bollire i pidocchi delle loro calze nello stesso recipiente della polenta da mangiare e quando, uscendo dalla trincea a prendere la neve per il caffé potevano incrociare le pallottole di un cecchino russo… Ma la guerra manifesta sempre risvolti drammatici e non sono pochi i brani in cui Mario R. Stern, come abbiamo appreso, esprime l’indignazione per i generali corrotti che compromettevano con le loro parole o le loro ansie, la vita stessa dei soldati o per coloro che addirittura li sacrificavano consapevolmente per la loro gloria mentre, li prendevano in giro ingannandoli in diversi modi: si poteva pensare che essi conoscessero in anticipo l’esito della guerra dallo schieramento prescelto e sapessero benissimo che quei battaglioni di giovani fossero destinati a morire. Inoltre pare utilizzassero trucchi vergognosi come l’omaggio di passamontagna di lana colorati per combattere il freddo e per provare ad ingannare il nemico sulle direzione degli spari, o la cosiddetta mobilitazione del conforto che prevedeva la scrittura di lettere di cortesia di ammirazione ai soldati da parte di alcune rag azze appositamente reclutate per farlo. Che la guerra sarebbe andata perduta egli l’aveva intuito vedendo passare un carro tedesco pieno di feriti con le bende di carta e accovacciati sulla paglia senza brandine. Mario Rigoni Stern, anche nelle interviste, diceva che gli restavano dubbi sull’andamento della guerra, perché la prosopopea tedesca e quella fascista erano grandi! La sua opinione era che i Tedeschi combattevano per la gloria, i Russi per la loro terra e per la loro patria, gli Italiani per sopravvivere. …Io dico sempre: spero di non morire senza speranza, speranza sulla vita e sulla umanità. C’è una poesia di Garcia Lorca che di New York dice: “Voglio che un bambino negro annunci ai bianchi dell’oro, l’avvento del regno della spiga perché, a volte, guardandosi attorno, si dice che in questo mondo economico, dove tutto è virtuale, anche l’economia sia virtuale. E allora ad un certo punto diciamo: ci vorrebbe una grande crisi per stravolgere un po’ questo mondo, per metterlo sulla strada giusta. Per far capire che non è più la borsa che deve governare”. (intervista del 2002 di Giorgio Milani, apparsa il 31/10/2008 su La Stampa.it). Nino Macaluso 21 AttUAlitA’ e persino in allegria in barba ai nemici della gente e ai menagrami Cresciamo con fiducia E’ fondamentale per l’uomo medio non farsi “imbrigliare” da chi – ad ogni livello – vuole circoscrivere la realtà, la crescita, il progresso. Solo certi confini morali, sul terreno individuale e familiare, devono assolutamente preoccuparci, ma non è questo che vogliamo dire. Come accenniamo spesso, ma ripetiamo per essere più chiari, è evidente da oltre mezzo secolo (in cui è emersa, esponenziale, una crescita economica, tecnica, scientifica…) uno sforzo coeso o comunque aggregato – di incerta provenienza – teso ad impedire l’avvento di un’era del benessere che sembrò più volte a portata di mano durante il 900, con tutti i limiti che il secolo scorso pur ebbe (ideologie, poca incisività culturale)… Si parlò di boom, poi di congiunture, convinti che fossero “fatti passeggeri”: lo erano ed irrefrenabile tornò la crescita. Tutt’oggi la crescita è la regola. Iniziarono, però, interventi dall’alto, dall’estero e dall’interno, ma anche da aree vicine, che contravvenivano ad ogni logica economica che ci avessero insegnato, sin dalle prime pagine, i libri d’economia. Provvedimenti, accadimenti, decisioni, una dopo l’altra, che a molti di noi sembrarono follie. A volte persino moralmente accettabili, ma sfalsate nel tempo (enormi e crescenti imposte alle imprese, prebende, orari di lavoro…): cioè intempestive. E questo l’economia non lo perdona. Si perse di vista che il funzionamento della “macchina” era unicamente basato sulla creazione del valore aggiunto (è l’utile d’impresa), ma che fosse continuativo e coeso, per creare un flusso di pagamenti, incassi, compensi, acquisti… E’ questa la società dei consumi? Certamente: anche. Ma è la società che aveva funzionato. Era quella che aveva trasformato le città con i bimbi poveri col culetto di fuori e i gatti miagolanti che imploravano la testa di un pesce, lasciando gli escrementi sulle scale, in città con bimbi ben coperti, meno randagismo, scale condominiali pulite ogni settimana… L’Europa attuale, per volare più alto nel nostro discorso, calpesta l’abc dei libri di economia e finanza. E la gran parte degli economisti lo denunciano apertamente. Però, se ne infischia di ogni protesta. E’ incomprensibile la prima e la seconda parte della storia… L’Ue dovrebbe spiegare almeno perché lo fa. Non lo dice, non risponde agli economisti (premi Nobel), ai critici… Li taccia “come anti europei”: non c’entra niente! Il fulcro del ragionamento è che per decenni fu chiaro – per quanto sorprendente – che il valore della moneta non dipendesse (ma non può dipendere) da fattori intrinseci (l’oro nelle casse, il riferimento al dollaro…), ma dal gioco reciproco delle monete internazionali, dalla capacità media d’acquisto di beni all’interno ed all’estero di ciascuna nazione. La moneta è un simbolo ed 22 renzi: God save the king? Abbiamo dubitato certamente di Renzi nella prima parte della rivista. Perché, potrà il nostro eroe opporsi a tanti oscuri nemici come dice di voler fare? Saprà essere in grado? Vorrà farlo ol- Matteo Renzi tre un certo limite? E’ difficile a dirsi. Sembra impossibile. Grillo, frattanto, si batte il petto e che fa? Nientemeno, incita i magistrati ad indagare sulla onestà di chi sta lavorando all’Expo? Che cosa interessava alla mamma cattiva davanti a Salomone di squartare il bambino? Facciamo a pezzi, dunque, davanti al mondo, l’Expo, attuale manifesto nazionale! E’ così una misura (di ricchezza) e un mezzo (di pagamento). Ciò ha creato una sorta di “sistema planetario” che ha iniziato a funzionare agli albori del 900 assieme alla crescita della società civile ed economica innescatasi negli anni della Bella Epoque, laddove tal esplosione di tecnologia (i motori…) venne celebrata nelle grandi Expo (Parigi, New York) e festeggiata sui palcoscenici dei teatri con uno spettacolo di grande effetto come il Ballo Excelsior. Quest’ultimo aggettivo latino significa “più in alto”: sempre più su. Il mondo, fra alti notevoli e bassi relativi (1929), tristi guerre, incomprensioni, ingiustizie e passi avanti giganteschi (rispetto al 700 e ai primi dell’800), è cresciuto contrariamente alle teorie di Malthus e Falan (etc), che già allora, di fronte alla crescita, pronosticavano tristi traguardi imminenti, dovuti allo …esaurirsi delle risorse. Parliamoci chiaro: per le risorse siamo sempre all’inizio e, ben prima di quando si esauriranno, l’uomo non ne avrà più bisogno, grazie a nuove tecnologie. Anche di petrolio e gas, oggi i più elementari beni per il sostentamento delle masse, il mondo ne ha a bizzeffe. Per non dire della “terra”. A meno che non si sia mai viaggiato… Persino le zone più popolate, se gli uomini non si ostinassero lungo le coste o in brevi territori considerati più graditi, il mondo è tutt’oggi un pianeta semi disabitato. Ma del petrolio e del gas “l’uomo di domani” potrà fare a meno, perché ne penserà probabilmente di …altre. Non parliamo volutamente dell’atomo: si sta giungendo alla fissione (già ottenuta in che cadono le maschere: pur di vincere il punto, si ripescano le tradizionali pruderie perfezionistiche, atte però – come sempre – a bloccare tutto. Quella di Grillo è una scopiazzatura, un Beppe Grillo volgare dejà vu. Grillo entra nella “squadra” pestifera dei tanti che gettano ancore nascoste dietro la …nave che va. Risponde Renzi, il giovane premier, contro il quale il golpe della magistratura è in moto sotto gli occhi di tutti: fermiamo il malaffare, non le iniziative. Allora siamo pronti a dire: God save the King! Si, Matteo, se fai così, sei il nostro re. (Gelis) laboratorio) e la storia dell’energia finisce lì. Non c’è merce – questa è la cosa più importante ed evidente – che oggi, dall’alimentarismo alle macchine, non si produca “troppo”. Il problema è, se mai, consumarla: siamo lontanissimi dal poter consumare tutto ciò che produciamo. Mille teorie, sull’impoverimento, sul consumo precorso, sulla insalubrità dei cibi albergano sulle cronache e fanno di tanta gente – per ripetere i versi dell’Iliade – pieno il cerebro. Tutto assolutamente falso: nel 1970 ci mangiammo la ricchezza del 2010? E’ da folli. La ricchezza non è fatta né da lire, né da euro, ma da beni e capacità produttiva! Chiaro? Altro tasto. I controlli sulla produzione fanno sì che oggi ogni cibaria sia molte volte più sicura che nel passato. Ciò anche grazie al buon funzionamento della catena del freddo e di tutte le conoscenze scientifiche sull’alimentarismo. Chi dice il contrario o è nemico della gente (dei poveri), perché è vero che esiste una qualità (artigianale) decisamente superiore per ogni prodotto, ma è pur vero che la qualità media e – meglio ancora – il cosiddetto valore di “moda”, cioè il “caso più frequente” in statistica, è da definire con una parola: eccellente. Non ci facciamo dunque imbrigliare, né dai media, né dai governi: un’intera popolazione più colta, più intelligente, critica nella giusta direzione non è facile da turlupinare e – si sa – prima o poi la verità viene a galla. La Storia ha una grande forza d’inerzia, un volano proprio che si è già dimostrato inarrestabile. (D.) AttUAlitA’ la forza trascinatrice di don Ciotti ha riempito le piazze dell’ex littoria in 100 mila a latina contro le mafie La nostra redazione di Latina comincia a funzionare, grazie all’attivo corrispondente Claudio Zappalà. Finora tutto ciò si è visto di più online (www.palermoparla.it). Nella piccola città laziale, fondata nel ventennio fascista – grazie alla sorprendente bonifica di quella ampia area paludosa e malarica – ma rapidamente divenuta importante per l’attività agricola, artigianale e commerciale, ancor più per la crescita turistica di Sabaudia, San Felice Circeo, Sperlonga, le Isole Ponziane, è presente una radicata coscienza sociale. La grande forza trascinatrice di Don Ciotti ha riunito da poco nel Capoluogo ben 100 mila persone contro “le mafie”. L’articolo, giustamente celebrativo, dell’evento, fa riflettere. “Radici di memoria, frutti d’impegno” è stato il tema della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime della mafia promossa dall’Associazione Libera contro le mafie che si è svolto a Latina, per un giorno Capitale Nazionale Antimafia. La manifestazione, giunta alla Diciannovesima edizione, è stata preceduta da oltre 100 iniziative con incontri nelle scuole, cineforum, dibattiti e convegni, su tutto il territorio, tra le quali anche “Transumanza latina”, una manifestazione in bici organizzata dai Tete de Bois, che è partita da Roma, dal Colosseo, e dopo 80 km. ha raggiunto Latina. Un evento straordinario con don Ciotti che ha coinvolto oltre 100 mila persone con forte presenza giovanile, come gli Scout, di Movimenti di vario genere e rappresentanze sindacali come il Siulp, Uil, CGIL e pensionati con delegazioni unitarie, ed anche un gran numero di rappresentanze di scuole da tutta Italia. Commovente come sempre è stata la lettura dei 900 nomi delle vittime della mafia, semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell’ordine, sindacalisti e amministratori locali, con la presenza e testimonianza di 600 familiari in prima fila, in rappresentanza di un coordinamento di oltre 5 mila parenti di vittime della mafia, tutti stretti intorno a don Ciotti. Lo scopo è quello di mantenere viva la memoria di coloro che si sono sacrificati con l’adempimento del proprio dovere, per la democrazia e la libertà della nazione per determinare un impegno quotidiano e costante. Perché a Latina? Dopo le grandi città per la manifestazione, come Firenze, Milano, Torino, Genova, la scelta è caduta su Latina perché la sua provincia è l’emblema di una realtà ricchissima di potenzialità umane, industriali, turistiche, culturali che non avrebbe niente da invidiare alle province della pianura padana. Però, tali potenzialità sono già soffocate da infiltrazioni della criminalità e dalla corruzione che ne impediscono uno sviluppo positivo. Don Ciotti ha mandato messaggi in tutte le direzioni, ai politici, alle istituzioni, alla chiesa ed ai mafiosi, in primis Totò Riina: Convertiti, convertiti, convertiti! Inoltre ha elevato una critica accorata contro l’at- teggiamento molto diffuso di dichiararsi antimafia, senza che concretamente nessuno mantenga un comportamento coerente. Ha mandato un severo monito contro chi, anche nel mondo cattolico, ha tenuto un comportamento di sostanziale acquiescenza con il potere rappresentato dalle mafie, ed alle parole ‘non si è sporcato le mani’. Inoltre ha invitato i partiti politici di meglio rappresentare le istanze di libertà, avviando una azione di pulizia interna scegliendo solo rappresentanti onesti e di apportare modifiche sostanziali alle norme penali, soprattutto in merito al tema delle prescrizioni, richiesta urlata più volte da don Ciotti. Nella sostanza don Ciotti ha configurato una piattaforma politica rivolta, non certamente alla possibile In realtà condividiamo poco, a Palermoparla, la personalizzazione che – in questo caso protagonista è Don Ciotti – si fa, spesso a fin di bene, contro “una” mafia e una persona. In particolare, Totò Riina, per efferato che sia o che sia stato, non rappresenta secondo noi il male in sé del fenomeno mafioso. Riina è certamente solo un anello di una catena, neppure tanto grande. Quello mafioso è un fenomeno di “respiro” molto ma molto più ampio, purtroppo. Fa bene Don Ciotti a prendersela con la politica, ma non fa altro che salire di un gradino, lungo la scala del fenomeno. I siciliani “attivi” certamente conoscono tutti la realtà della Mafia. E’ vero che non l’hanno inventata neppure loro, ma occorre ammettere che in Sicilia il fenomeno è stato interpretato in modo articolato. In una sola frase: l’imbattibilità del fenomeno mafioso non cesserà di essere tale finché i massimi poteri – ben al di sopra di quelli politici purtroppo – non smetteranno di avere all’occorrenza bisogno della mano violenta e di farne uso. Essi faranno sempre sì che vi sia una parola “mafia” che si riferisca solo a quella che andrebbe meglio definita come “criminalità organizzata”, fenomeno da tenere a bada, ma non con la volontà (loro) di stroncarlo. E, forse, ciò non è possibile, quale che sia la parte del mondo. Dire “convertiti” ad una sorta di personaggi che sono equiparabili a degli anarcoidi ribelli come i “criminali mafiosi” ma non è detto che (come si è visto) non dicano un Padre Nostro (hanno spesso un Vangelo), è artificioso e, al limite, persino puerile. Wojtyla ripetè “convertitevi” ad Agrigento, ma in senso generale dall’alto della propria carica… costituzione di una formazione politica autonoma, ma per lavorare tutti affinché le Istituzioni trovino al loro interno le energie per poter far ritrovare ai cittadini onesti motivazioni per un impegno alla costruzione di un futuro per le generazioni a venire, in tale quadro è stata rimarcata la necessità di modificare gli attuali testi anticorruzione per inserirvi norme più stringenti. Il suo appello sarà ascoltato? Don Ciotti rischia di rimanere “solo” e si ripresentano le parole del giudice Falcone: La mafia uccide chi lo Stato lascia soli. Claudio Zappalà 23 AttUAlitA’ Abbandono per le opere pubbliche e pruderie per i gazebo incassi di Pasqua colpiti gli esercenti Le notizie di una città contraddittoria piovono a Vox populi, il mio nuovo spazio in tv, oltre le attese. C’è una grande quanto assurda incompiuta a Romagnolo. E’ la passerella a mare costruita nel lontano 2003 che non è stata mai consegnata ai palermitani, perché manca dell’agibilità del terrazzo: come dire un pezzo di carta con qualcosa scritto sopra e una firma in calce… L’opera è costata circa 5 milioni di euro ed ora è abbandonata al degrado e all’incuria, con tre guardie giurate della Ksm che si alternano a vigilare giorno e notte, per un costo al contribuente di circa 200.000 euro all’anno. Questi, almeno, i dati forniti dal presidente del comitato Salviamo la Costa Sud di Palermo, Franco Pennino, a proposito del video messaggio di denuncia lanciato dal commerciante della zona Cristoforo D’Amico, al programma Vox Populi, per la seconda puntata sulle tv regionali e sul web. Io ho consegnato il video al “commissario straordinario della Provincia regionale di Palermo” Domenico Tucci, custode dell’area (Vedi Province solo commissariate, ndr) . Il colmo è che tale quadro di sprechi e immobilismo istituzionale si “specchia” Uno scorcio del gazebo al Baretto: non c’è più nella solerzia del comune di Palermo nei confronti dei gazebo di ristoranti, vinerie e pub cittadini. “Contro di essi” il sindaco Leoluca Orlando ha dichiarato guerra senza quartiere – anzi, in tutti i quartieri – agitando, mentre attendevano spesso “boccheggianti” l’incasso pasquale, i diritti del decoro urbano, senza distinguere fra quelli antiestetici e quelli dotati di design appropriato. In ogni caso tanti gazebo, utili ai residenti e ai turisti, servono alla lieta fruibilità delle vie e delle piazze. Vedi lo sdegno cittadino nel non trovare più l’amato gazebo del Baretto in via XX settembre. Segnaliamo sin d’ora anche l’Anfiteatro Barbera, sempre sulla costa sud, all’interno di un parco con spazi verdi e piste ciclabili: 5 milioni e 600mila per il consolidamento, la bonifica del suolo e tutto è in stato di totale abbandono, mentre il solo segno di una “presenza” è un odioso catenaccio… Licia Raimondi Commercianti “sfrattati” dal corso principale di Campofelice di roccella lamentele anche da parte dei cittadini La “moda” di chiudere le strade. Ovunque. Qui a Campofelice: i sindaci e gli architetti si divertono a fare qualcosa di bello. Lo è, ma i commercianti protestano e …chiudono non le strade, ma i battenti. Il problema è semplice: non sempre chi compra vuole anche passeggiare. Del resto – un po’ peggio – poteva farlo anche pima. Quello che non può fare è raggiungere il negozio in auto: si pensi agli anziani e ai pigri. Campofelice di Roccella, un paese diviso da polemiche dal nuovo look del principale corso di via Cesare Civello ripercorribile a senso unico che da piazza Garibaldi porta al Municipio sino alla strada provinciale per Collesano. Il nuovo tratto è stato ristrutturato con corsia pedonale, panchine al centro una filiera di mezze botti nelle quali sono stati piantati alberi di arance amare. Queste botti hanno ristretto la strada e di conseguenza è saltato l’uso del parcheggio temporaneo delle auto, molto utile ai commercianti: pizzaioli, giornalai, bar e negozi di vario genere che in pochi mesi hanno spesso preferito chiudere o cambiare attività. Altro punto devastante la chiusura del tratto continuativo dal Municipio sino all’uscita del paese: questo paralizza la cittadinanza, per ogni obiettivo mancante il cittadino deve rifare il giro del paese poi se da destra deve recarsi alla sinistra del paese ove esistono centri sanitari, dentisti, panifici ect. “La 24 situazione doveva rimanere com’era prima della nuova ristrutturazione. Commercianti e cittadini siamo stati traditi con si, si, no, no del sindaco e amministratori che non ci ascoltano”. “Picchi hannu a facci ri muru” afferma qualche commerciante arrabbiato, hanno preferito penalizzare l’economia locale - la gente si è stancata di non vedersi considerata. Il problema è risolvibile eliminando le arance amare nelle mezze botti, per permettere alle auto di sostare per pochi minuti e lasciare tutto com’era prima, con un tratto a doppio senso. La gente è triste, i cittadini si sentono impotenti e guardano il nuovo restyling poco funzionale e antiestetico. Si avverte un’aria di crisi, pesante che delude la gente e sono tanti i cittadini che sostengono “Massimo Battaglia, l’assessore al turismo e spettacolo lo sa fare...”. Gaetano Messina VELa E’ parte di un trittico con la 120 Miles e la Cyclopes Route Palermo Montecarlo: 10 anni e non è più sola Il principe Alberto di Monaco Agostino Randazzo Compie 10 anni la Palermo Montecarlo, organizzata dal Circolo della Vela Sicilia di Palermo ed entra in un poker di novità. La regata fa ora parte del trittico che assegna il titolo “italiano” d’altura. Una novità nella storia velica e un riconoscimento alla crescita della specialità (i titoli definiti “italiani” e non nazionali sono una cerchia ristretta che poco esce dal programma olimpico) ed al sud Italia. Forti i velisti, efficienti i porticcioli turistici. Andando con ordine, La “Montecarlo”, così intesa nell’ambiente che la consacra da tempo fra le classiche del Mediterraneo (con le sue 500 MM è fra le più lunghe), si abbina ora alla 130 Miles che parte da Palermo il 25 aprile e giunge alle Eolie, dove circumnavigherà anche Stromboli (a generale richiesta, per la spettacolarità dell’Isola dalla sciara di fuoco, ma velicamente – date le possibili calme – non è uno scherzo…). Terza fra le due, la Cyclopes Route dal 27 al 29 giugno: partenza da Vibo Marina e arrivo a Tropea. Ciò conferma l’esistenza di porti efficienti per accogliere lo yachting al Sud e in Sicilia. Coinvolti il Marina Villa Igiea, la Cala di Palermo, il Golfo di Mondello e appunto Vibo, Tropea e le Eolie con Salina e Lipari. Alle Eolie, dopo la 130 Miles si svolgerà la Settimana velica, tornata da qualche anno ospite delle isole del dio dei venti.I tre eventi sportivi, di grande consistenza, che girano attorno alle Lipari, alla Sardegna e alla Corsica considerandole fantastiche boe naturali, sono stati presentati questa primavera al Circolo della Vela, sede storica, al moletto di Valdesi (Mondello). La presentazione è stata tenuta dal presidente del Circolo della Vela, che lo scorso anno lanciò una sfida con Luna Rossa in Coppa America, Agostino Randazzo, noto imprenditore palermitano (Optissimo), figlio dell’ideatore della “Montecarlo”, Angelo Randazzo. La data di partenza della Montecarlo è stata posticipata al 21 agosto. L’arrivo avverrà nella nuova sede che lo Yacht Club de Monaco, che collabora all’organizzazione, ha da poco realizzato: una costruzione simbolo, un vero tempio dello yachting, disegnato dall’archistar Sir Norman Foster. Sponsor e partner principali: Luxcottica, marchio Oakley, Optissimo, Intesa Sanpaolo, Tasca D’Almerita. Quanto alla partecipazione, cresce l’afflusso di barche da lontano, fra cui dal Principautè, che ha vinto più d’una volta. In gara il Lauria che ha vinto le ultime 4 edizioni e il circolo organizzatore, la “Vela” di Palermo, anch’essa già vincitrice. In gara gli altri principali circoli palermitani. Certi: Velaclub, Canottieri, Lega Navale... Classifiche Irc e Orc pila novità “X2”. Notiamo che esiste già un “sistema” di porti tirrenici meridionali, proseguono verso la Campania e a sud verso lo Ionio e il Mar di Sicilia: quelli che chiamiamo “nemici dei porti” hanno già subito un grosso “scacco”. Altri porti “necessitano” e occorre lottare. Il Vela club ottiene il passaggio della regata in solitario e coppia La Transtyrrhenum sosterà a Termini Imerese E’ stata presentata al Comune di Termini dal Sindaco Totò col presidente del locale Vela Club Francesco d’Asaro e il past president Michele Lucia, la regata velica di grande altura Transtyrrhenum. Una flotta di barche a vela giungerà da Ostia, passando tra Palmarola e Ponza, lasciando a destra Stromboli e passando tra Lipari e Salina (solo all’andata) e approderà a Termini dove sarà accolta dal Vela Club. La partenza dal lido di Roma avverrà l’11 maggio, l’arrivo è previsto dopo 48 ore, ma potrà anticipare o ritardare in conseguenza della forza e della direzione del vento Sono in regata equipaggi in solitario e di coppia, su barche Mini 6.50 analoghe a quelle ammesse alla Mini Transat, per la quale questa regata costituisce prova di qualificazione (diretta per tutti gli arrivati correttamente al traguardo). Il primo “via” sarà dato dal porto turistico di Ostia alle ore 18, mentre la seconda delle 2 due manche (il ritorno) partirà da Termini il 18 maggio. Le due rotte sommate supereranno le 500 MM (miglia marine). L’organizzazione è curata dallo Yacht Club Achab Ostia e dal Vela Club Termini I.se e patrocinata dal Comune nel calendario di Termini Città dello Sport. “Finalmente – afferma Francesco D’Asaro, presidente del club termitano – prende forma l’idea da noi lanciata nel 2012 e abbracciata con entusiasmo dal Presidente Alessandro Parrocchetti e dai dirigenti della Classe Mini e condivisa dallo Yacht Club Achab, indispensabile partner dell’organizzazione”. “Scenderanno alle nostre latitudini – dice Michele Lucia, past president – velisti di grande spessore, come Michele Zambelli vincitore con Alberto Bona, dell’ultimo Grand Prix d’Italia, 10° classificato alla Minitransat 2013, 2° alla Lorient Bretagna Sud. Poi An- Da sx il presidente D'Asaro, Burrafato e il past president Lucia drea Pendibene, con i colori della Marina Militare, primo nella classe Serie al Grand Prix Italia 2014, 1° a Le Grand Huit 2013, all’Air 2012 di Valence, ma anche Stefano Paltrinieri, che ha partecipato più volte all’affascinante Mini Fastnet”. Il percorso prevede il passaggio obbligatorio delle imbarcazioni nel canale tra Palmarola e Ponza, il doppiaggio di Stromboli ed il passaggio tra Lipari e Salina prima di arrivare a Termini. Il ritorno sarà in rotta diretta. La regata potrà essere seguita on line. http:transtyrrhenum650.blogspot.it 25 nauTICa Creata da assonautica con Cciaa assindustria e autorità portuale crescerà Seacily a Palermo cronaca di un successo Seacily 2014 bilancio lusinghiero. La seconda edizione vince il confronto con il mercato nautico attirando i visitatori e proponendosi autorevolmente all’attenzione di politici e amministratori. Soddisfatti gli organizzatori dell’Assonautica di Palermo. Oltre 25 mila presenze rappresentano il dato saliente che offre il quadro della 2da edizione di Seacily, Mostra nautica che si è tenuta a Palermo a metà aprile 2014. Un risultato questo che da solo testimonia l’interesse riscontrato dagli operatori e appassionati, per un evento che già dalla prossima edizione ha l’ambizione di superare i limiti geografici regionali. Bilancio assolutamente positivo, dunque, per la mostra e per la sua location, l’articolato anfiteatro acquatico adiacente lo spazio del Castello a mare della Cala palermitana. Spazio per il quale Assonautica ha indicato, in questa occasione, una nuova dimensione di fruizione. L’impegno di Assonautica Palermo, supportata da Camera di Commercio, dall’Associazione industriali e da Autorità portuale del Capoluogo e dal Comune di Palermo, ha fatto sì che si sia tornati a parlare di nautica da diporto come fattore e vettore di sviluppo economico per il territorio. L’elemento mare, con tutti i suoi aspetti ludici, vacanzieri e sportivi, è tornato dunque protagonista nel capoluogo con indubbi riflessi sull’Isola. Nell’area portuale dedicata al diporto, i pontili hanno ospitato le barche esposte in acqua, con possibilità di eseguire le prove a mare. 26 Il pontile per l'esposizione in mare I discorsi inaugurali. Si riconoscono la Senatrice Vicari, il commissario dell'Autorità portuale Cannatella l'organizzatore Ramo ed Helg al microfono Esercizio e battesimo della navigazione anche per la vela, sia in acqua che a terra, grazie al simulatore di navigazione dedicato ai giovanissimi. Soddisfatto il presidente di Assonautica Palermo Carlo Ramo. Tanto più che, a valle di tutto ciò, si stima che la manifestazione abbia generato un giro di affari di oltre 5,5 milioni di euro, fra vendite e trattative avviate. La mostra è stata, per le aziende e i cantieri in esposizione che non hanno mancato di esprimere approvazione unanime, anche l’occasione per dar prova della propria vitalità, della presenza attiva sul mercato, fornendo un’immagine viva e attiva di sé e dell’intero comparto nautico. Seacily ha ospitato anche un importante Convegno (tema portualità turistica, mercato e chartering) cui hanno partecipato i maggiori esperti nazionali del settore – fra cui il veneto Massimo Bernardo, il napoletano Antonio Di Monte, il catanese Mario Rossi, il tecnico palermitano di export marketing Antonio Mercadante – ma soprattutto un nutrito gruppo di buyers nauTICa Girando fra gli stand Fra gli espositori abbiamo notato diverse ditte di rilievo. Oltre a Columbus – Beneteau (oggi produce anche barche a motore), nel medesimo settore Renier presentava gommoni ed open anche con proprio brand. Gaetano Miloro era presente con le sue rappresentate. Ma c’erano anche ditte connesse al settore come Aikon, specialista in abbigliamento tecnico e da lavoro. Questa ditta palermitana fa parte della “Sicilia che va”” ed assicura anche tute e indumenti per la vela e la nautica in genere, personalizzati artisticamente… La vela sportiva era presente con la Lega Navale Palermo Centro assistita dalla Fiv. Ma per la prima volta hanno fatto la propria apparizione espositori dell’agroalimentare e affini, decisi a rifornire le “cambuse”. Fra questi la ditta vinicola Feudo di Montagnola www.feudodi- Nero D'Avola Syrah della ditta montagnola.it di Camporeale con una vinicola Feudo di Montagnola produzione articolata da uve autoctone ed anche da Sirah e Cabernet: un assortimento notevole per vignaioli esordienti (faranno molta strada). A fianco, utilizzatori anche dei loro vini “Bacco e Carpaccio” una nuova vineria di via XX Settembre a Palermo che offrivano in bottiglia sciampagnotta chiarissima caratteristica (anche nella forma) un Prosecco non certo a buon mercato ma delizioso in tanto ghiaccio. Fuoribordo open firmato Renier Vista dal roof garden del ristorante Natale Giunta Cristiano Lombardo con Columbus Yachting e Beneteau un protagonista della mostra Sopra e sotto: due momenti dell’esposizione del centro Europa, che si sono confrontati con i sellers siciliani sui temi del diporto e del turismo nautico e tutto quanto di maggiore interesse per la blue economy. Nella soddisfazione generale di espositori e organizzatori, prima del caloroso “arrivederci al 2015” è emerso l’auspicio che le istituzioni e gli enti amministrativi interessati si ritengano maggiormente e fattivamente coinvolti, affinché già il prossimo Seacily allarghi il proprio raggio d’azione e la propria visuale su scala regionale, nazionale ed oltre, come è giusto che sia in una Sicilia che è considerata meta “strategica” nel quadro dello yachting europeo. Germano Scargiali 27 GRandE PoRTuaLITa’ nella Palermo che va male lo scalo marittimo cresce in controtendenza Il porto “polmone” vivo della Città Novità per il Porto di Palermo, mentre la città ne è poco informata. Quelle che corrono sono solo le cattive notizie (che comunque non mancano) e quelle demagogiche (che vengono inventate a iosa). Il crescere in contro tendenza, oppure oltre tendenza, dei transiti delle Navi crociera è positivo di per sé ed anche indicativo dell’attrattività crescente della città in sé sul “mercato turistico”. Da qui anche la crescita del transito dello yachting… Quattro navi della Msc in Cantiere una realtà in crescita: come e perchè Il porto – occorre notarlo – è divenuto, nella realtà, un raro se non unico angolo efficiente della Città, reso tale dagli ultimo 10 anni di gestione, proseguita con impegno dall’attuale commissario Vincenzo Cannatella. I lavori di restauro, risistemazione e organizzazione (es. l’istituzione delle navette di cortesia) hanno fronteggiato la grande crescita dei traffici, che non si limita – come appare a vista – alle sole navi crociera in crescita esponenziale, ma coinvolge anche il traffico traghetti (Msc, Tirrenia, Snav, Ustica Lines, Siremar - Compagnia delle Isole…) e quello delle merci. La presenza dei containers oggi dispone di quasi 50 mila mq destinati alla intermodalità con finalità locale e un certo transhipment. Tutto ciò nonostante l’aiuto ricevuto dalla creazione del “sistema portuale” con Termini Imerese. Il porto termitano fa parte a tutti gli effetti del porto di Palermo. Ambedue, però mantengono nei programmi (nonostante certe incomprensioni e qualche contrasto) la comune vocazione turistica (diporto). Le due voczioni possono ben convivere, come avviene in tantissimi porti commerciali (Genova, Nizza…). Cannatella stronca Gabrielli Il porto da M. Pellegrino (Romito) in primo piano il molo del Cantiere Ma lo “scoop” maggiore riguarda il Cantiere navale (Fincantieri), ascrivibile a questa o quella autorità del luogo. Una commessa per 4 navi della compagnia crociere MSC americana è pervenuto a Palermo, per “dirottamento” da Trieste. Motivo? Prettamente tecnico. Solo Palermo dispone del bacino di carenaggio “giusto”. E’ quello, assieme alle relative attrezzature, che servì al tempo del passaggio da Palermo delle petroliere… Adesso, in tempi di gigantismo navale per quanto riguarda grandi traghetti e soprattutto navi crociera, autentiche città galleggianti, piene di tutto, quelle particolari strutture ed attrezzature tornano ad essere “su misura”. Per la verità era già avvenuto, come coloro che conoscono il porto e le sue vicende ricorderanno, che si “allungassero” navi di varie dimensioni, ma soprattutto grandi. Adesso, però, trattasi di 4 unità gigantesche, che dovranno essere parzialmente “svuotate”, poi tagliate ed infine allungate con l’aggiunta di un nuovo troncone centrale. Il primo di tali tronconi è già in lavorazione e può essere ammirato all’inter- 28 no della sede palermitana della Fincantieri, ex Cantieri Navali e riuniti… Si tratta di lavoro per oltre 3 anni all’interno ed all’esterno per il Cantiere stesso: si parla dei vari “terzisti” che sono già stati informati per trovarsi pronti quando verrà il loro momento: falegnami, carpentieri, elettricisti, fontanieri. Frattanto ha lasciato il Cantiere e il porto palermitano la grande piattaforma petrolifera Ocean Endeavour, destinata ad ospitare una grande trivella da utilizzare sul Mar Nero. Vi sono stati eseguiti lavori soprattutto inerenti la coibentazione per lavorare in ambiente freddo. La piattaforma non viene “trainata” com’è abituale che avvenga, bensì verrà trasportata in una grande nave, appositamente progettata e costruita, disponibile con bandiera cinese. Porto di arrivo, per il momento, quello di Costanza. Frattanto pare venga meno la speranza che la Concordia giunga a Palermo, dove troverebbe anche in questo caso strutture ed attrezzature consone già pronte ad operare. Meglio Genova? Avete mai sentito dei suoi cantieri? A stroncare la dichiarazione di Franco Gabrielli, capo della protezione civile – secondo noi strana e claudicante in più punti – ha provveduto subito anche l’Autorità portuale di Palermo, attualmente guidata dal Commissario straordinario Enzo Cannatella che sta dimostrandosi appassionato e velocemente in grado di impadronisrsi della non facile materia. Questo lo stringato scritto dell’Autorità portuale palermitana: Vincenzo Cannatella commissa“L’Autorità portuale di Paler- rio dell’Autorità portuale mo smentisce categoricamente la dichiarazione del capo della Protezione civile, Franco Gabrielli , riportata oggi dall’agenzia Ansa, secondo cui “il porto di Palermo si è reso non più disponibile” ad accogliere la Costa Concordia”. Si vede – diciamo noi – che il Cantiere Navale di Palermo è destinato a cercare commesse sul libero mercato, lontano dai centri del potere e non può contare su un minimo di considerazione da parte degli organi dell’amministrazione statale. nuovo lustro per il Castello a Mare E’ stata anche predisposta dall’Autorità portuale e dalla Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Palermo una convenzione triennale per favorire il decoro, la fruizione e la valorizzazione del Complesso monumentale del Castello a Mare. L’Autorità portuale si impegna ad assicurare la pulizia annuale e il diserbamento con relativa disinfestazione dell’intera area, mentre la Soprintendenza si occuperà di custodia, fruizione e tutela. Facciamo solo notare – per contrasto – che Palermo è la città in cui, ad esempio, il Museo Salinas (ex nazionale) con tutti i suoi tesori è chiuso al pubblico locale e turistico da 4 anni. GRandE PoRTuaLITa’ Il Porto Xifonio come sarà (rendering) Prospettiva da est dell'ansa che ospiterà il porto turistico La struttura dell’imprenditore Fazio ad un passo dai primi lavori Sì dell’assessorato al Porto Xifonio Forse il lungo e difficile iter di un raro porto turistico privato giunge a compimento. Si dice che un privato che giochi una carta del genere sia divenuto introvabile… Ma è imminente il sì definitivo per i lavori di quello incastonato – secondo progetto – come un gioiello all’interno del grande Golfo Xifonio da cui la struttura prenderà il nome. Siamo ad Augusta, L’iniziativa ha attraversato gli anni delle immancabili pastoie burocratiche, inammissibili visto che vige l’uso della conferenza di servizi e relativo tavolo tecnico… L’iniziativa è dell’imprenditore Alfio Fazio, che ha procurato i fondi necessari a tutta l’operazione. La firma, indicata come quella decisiva, è avvenuta presso l’Assessorato regionale Lavori pubblici, cioè l’accordo di programma (Capitaneria, Comune di Augusta, Assessorato Territorio e ambiente), con la “benedizione” del presidente Crocetta, non da nulla, visto che trattasi di personaggio non facile. Ma, in effetti, guardando lo stato dei luoghi – un angolo in abbandono nel Golfo Xifonio in attesa di valorizzazione turistica, ma negato alla balneazione – nulla osta a questa realizzazione nella logica dell’opportunità, prima ancora che su quella dell’iter amministrativo e burocratico… Un iter durato (è così, a dispetto dell’iter “accelerato”) una decina d’anni, del Dpr 509 del ’97, recepito in Sicilia nel 2002 con decreto regionale. Ma, a parte il difficile Via, dal nome simbolico (significa solo Verifica impatto ambientale) sembra ci sia sempre un ultimo piccolo segmento, come fra Achille e la tartaruga e c’è: il rilascio della concessione demaniale da parte dello stesso assessorato LL PP. La città di Siracusa ha motivo di vanto nel poter disporre del porto naturale più grande d’Europa a destra dell’Isola di Ortigia (a sud), ma Augusta può affermare senza timori di averne proprio due, uno a destra e uno a sinistra della “ex penisola” cittadina: il centro storico, infatti, è un’isola, ricavata dal taglio di un istmo nel XVI secolo e collegata alla terraferma attraverso due ponti, uno di costruzione recente (via- dotto Federico II di Svevia) e uno risalente alla fondazione della città chiamato Porta Spagnola. Può dirsi dunque che da sempre Augusta disponga di due porti: alvei circolari a destra e a sinistra dell’odierna isola. Per quanto essa risulti fosse abitata sin dall’alba della storia, si tramanda la data esatta di fondazione della città che vediamo e che “risale” solo al Medio Evo. La decisione di crearla dal nulla nei pressi del sito dell’antica polis dorica di Megara Iblaea venne assunta dall’imperatore Federico II di Svevia, che notoriamente aveva fatto di Palermo (dove viene ricordato col soprannome di Stupor Mundi) la sede del Sacro Romano Impero. Fu nel 1232, con la deportazione dei cittadini di Centurie e Montalbano Elicona, rase al suolo per la loro disaffezione, che Federico creò questa città chiamandola Augusta Veneranda, facendone presto una delle proprie località predilette. L’avventura non si ferma qui. La città dovette essere ricostruita, dopo un terremoto nella Val di Noto del 1693, ma il Castello Svevo rimane il simbolo visibile del sito che ora conta quasi 40 mila abitanti. Dopo aver ospitato le forze anglo americane al termine della guerra, il Porto è divenuto il maggiore d’Italia per tonnellaggio delle navi in transito. Ciò in conseguenza dell’arrivo di Gasiere e Petroliere destinate alle vicine raffinerie, gioia e dolori di alcune località vicine (Priolo…). Ma i destini dei due “porti” o golfi si separano decisamente. Il porto a sud sviluppa la propria vocazione mercantile e adesso, grazie all’accordo “europeo” fra il presidente dell’Autorità portuale Aldo Garozzo, che ha fatto salire fino al livello “Core” (unico caso in Sicilia) la struttura nell’ambito del grande programma TEN-T (Trans European network transport), cresce visibilmente nell’ambito del transhipment di prodotti liquidi alla rinfusa (trasferimento da una nave all’altra) ed estende le proprie funzioni ai containers. Il porto a nord, cioè a sinistra guardando il mare, lo storico Porto Xifonio, si concede alla vocazione turistica e, nella sua ampiezza di autentico golfo, rende possibile da una parte la balneazione e, presso l’abitato, dall’altra, l’apertura di questo porto turistico di dimensioni non invadenti, ma attrezzato anche come struttura sportiva di buon contenuto ludico e tecnico. Vi sarà anche una piscina che potrà ospitare attività sportive e qualche evento, una palestra ed altro ancora. Nei pressi esiste già il caratteristico Hotel Palazzo Zuppello che non guasta mai presso un porticciolo turistico. Alfio Fazio, industriale del settore, portuale e del turismo, che assieme a vari fratelli fa parte di una famiglia patriarcale, come se ne vedevano un tempo) è una persona fra le più adatte, per capacità ed entusiasmo, a portare a termine l’impresa. Utilizzerà fondi privati. Nonostante il bisogno di queste strutture (la nautica e lo yachting sono per antonomasia la porta d’ingresso del turismo qualificato), ma non è stato mai facile neppure trovando i fondi portare al traguardo un porto turistico. (G.Scargiali) Prospettiva da ovest dell'ansa inutilizzata che ospiterà il porto turistico 29 LE VIE dEL MaRE La compagnia genovese cresce e si collega col Maghreb Grandi Navi Veloci care amiche di Palermo La Grandi Navi Veloci è certamente una benemerita di Palermo e del suo porto. Le imponenti motonavi della flotta, bianche e bellissime (anche all’interno) sono spesso immatricolate a Palermo e portano questo nome sullo scafo: una pubblicità senza pari… Dalla direzione generale di Genova (La flotta nasce soprattutto per portare viaggiatori, turisti e mezzi da nord a sud) ci giungono le risposte che ci forniscono uno spaccato dell’attuale realtà della compagnia. Quale l’attuale consistenza della flotta e quali le tratte. Grandi Navi Veloci è nata nel 1992 e la prima nave, la M/n Majestic, è stata varata nel 1993: la Compagnia ha 10 navi di proprietà e opera collegamenti marittimi in Sardegna, Sicilia, Spagna, Tunisia, Marocco e Francia. Grandi Navi Veloci oggi opera infatti 5 linee nazionali, di cui 4 attive tutto l’anno verso la Sicilia e una stagionale verso la Sardegna, e ben 8 linee internazionali, verso la Spagna, la Tunisia dall’Italia e verso il Marocco da Italia, Francia e Spagna. Nel 2002 Grandi Navi Veloci ha lanciato il primo servizio per la Tunisia, cui è seguita una progressiva apertura di linee internazionali da e verso il Maghreb, in particolare Marocco e Tunisia: il know how e l’esperienza sviluppata in questo particolare settore di mercato ha permesso a Grandi Navi Veloci di crescere verso i mercati nord africani e operare le linee internazionali, e conseguentemente sviluppare servizi mirati per questa tipologia di linea, come la possibilità di scegliere cibi halal e l’istituzione di sale preghiera dedicate. Quali i programmi in vista della seconda parte dell’anno a partire dal periodo estivo? Il bilancio eco- 30 La Suprema in navigazione. Accanto, la prua nomico è soddisfacente? C’è una crescita in corso? Vi sono provvedimenti per incentivare la crescita? Grandi Navi Veloci ha festeggiato nel 2013 ben vent’anni di attività nel Mediterraneo: il bagaglio di conoscenze, specializzazione e professionalità acquisito dalla Compagnia nel corso del tempo le ha consentito di riposizionarsi per contrastare la crisi mondiale dei mercati in generale e quella del comparto marittimo in particolare. La Compagnia ha quindi avviato una progressiva internazionalizzazione delle proprie linee, il cui ultimo esempio è costituito dall’apertura, a maggio 2012, delle linee che collegano il porto francese di Setè con i porti marocchini di Tangeri e Nador; a questo si è aggiunta una razionalizzazione mirata delle line nazionali, che ha tenuto conto della domanda dei clienti e delle loro esigenze. Avete approntato una campagna di sconti… Dal 2009 Grandi Navi Veloci si è dotata di un sistema di pricing dinamico, che determina la tariffa più competitiva a seconda delle date scelte dal cliente, del tipo di tratta e dal riempimento della nave al momento della prenotazione. Grandi Navi Veloci inoltre ha sottoscritto con Trenitalia un accordo per un’offerta di viaggio nuova, completa e integrata, che prevede agevolazioni sul prezzo dei biglietti ferroviari e marittimi: per tutto il 2014 ai passeggeri titolari di un biglietto GNV sarà riconosciuta un’agevolazione sul biglietto Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca o Intercity – da e per Genova, Civitavecchia, Roma, Napoli, Palermo e Termini Imerese – e contestualmente GNV riconosce ai clienti che acquistano biglietti Trenitalia, la possibilità di acquistare, sempre tramite le Agenzie di Viaggio abilitate e il Contact Center GNV, biglietti marittimi con la riduzione del 10% calcolata sulla tariffa in vigore. C’è qualcosa per i gruppi familiari? Certamente. La Compagnia ripropone anche quest’anno l’Offerta Famiglia sulla linea Genova-Palermo, che riconosce la gratuità (tasse escluse) ai bambini fino a 12 anni non compiuti, fatto salvo nel periodo di altissima stagione, tra il 16 luglio e il 14 agosto. È inoltre in fase di lancio un’offerta LE VIE dEL MaRE L’ascensore Il bar La cabine Il comignolo della nave Le navi in porto mirata alla ristorazione di bordo, che consentirà di acquistare in prevendita i pasti di tutto il viaggio a prezzi vantaggiosi, con offerte speciali per le famiglie. Come è vista la Sicilia nell’ambito dell’attività della GNV? La prima nave di Grandi Navi Veloci, la M/n Majestic, inaugurata nel 1993, compì il suo primo viaggio sulla tratta Genova-Palermo: la Sicilia è da sempre una delle mete fondamentali e storiche per la Compagnia, che in Palermo ha un hub strategico, attraverso il quale transitano i traghetti GNV da e per Genova, Napoli, Civitavecchia, ma anche Tunisi. Dal 2011 inoltre la Compagnia opera anche il porto di Termini Imerese Vi è un’accoglienza particolare dei bimbi a bordo. Intendete migliorarla in vista di una crescente esigenza in tal senso da parte di chi viaggia? Sulle navi GNV i bambini viaggiano gratis fino a 4 anni non compiuti e fino a 2 anni sulle tratte per il Marocco e la Tunisia; Grandi Navi Veloci mette a disposizione prodotti e servizi specifici per i bam- bini, con l’intento di garantire loro il massimo comfort durante il viaggio: richiedendolo al personale di bordo è possibile avere a disposizione tutto l’occorrente per le necessità di un bambino, come ad esempio sedie pappa, lettini, scalda biberon, sponde per il letto e fasciatoi. Su alcuni traghetti è stata inoltre progettata un’area appositamente attrezzata e riservata per il divertimento dei bambini in una fascia d’età leggermente superiore, che hanno a disposizione TV per i cartoni animati, tavolini per disegnare e altri giocattoli. Nel periodo estivo, inoltre, un qualificato staff di animatori organizza un programma con attività ludiche e didattiche. Attività di svago. Che cosa offrono le navi a bordo per ingannare piacevolmente il tempo durante il periodo estivo? Core business di Grandi Navi Veloci è naturalmente il trasporto passeggeri: la nostra Compagnia opera infatti le navi più all’avanguardia dal punto di vista strutturale e dei servizi di bordo, con un’età media della flotta tra le più giovani del Mediterraneo. Le navi La Suprema e La Superba in particolare, i traghetti più grandi di Grandi Navi Veloci, sono tra i più grandi del mondo per ciò che concerne il loro segmento di riferimento. Grandi Navi Veloci offre una vasta gamma di sistemazioni a bordo, dal posto in poltrone, fino a cabine interne o esterne, quest’ultime dotate di un’ampia finestratura. Le cabine sono tutte climatizzate, possono ospitare fino a un massimo di 4 persone e sono dotate di servizi privati con doccia e phon. Alcuni traghetti dispongono di suites, ovvero cabine climatizzate, spaziose e decorate, caratterizzate da ampie finestrature, e dotate di TV, telefono, radio e mini-bar. Caffetterie self-service, bar, negozi e cinema: la flotta di Grandi Navi Veloci offre una ricchezza di strutture che consente di intraprendere un viaggio sereno e piacevole. Grandi Navi Veloci ha inoltre lanciato dal 2008 il servizio “Pets, Welcome on Board”, dedicato agli animali domestici, che consente ai passeggeri di viaggiare con gli amici a quattro zampe a bordo dei traghetti, nel pieno rispetto dei diritti degli animali. 31 aRTE Pagine a cura di Lydia Gaziano Pittrice di un’Isola inimitabile con Catania e Palermo nel cuore angela Zuccarello Sardo si riconosce dal tratto E’ una Sicilia amata e sognata quella della pittrice Angela Zuccarello Sardo, ma dalla quale ella sembra prendere le misure finché lo sguardo assume una propria obiettività che non è mai – intendiamoci – mancanza di amore... Si definisce catanese, ma paler mitana d’adozione e sembra portare in sé le due anime. E’ quasi una forma di contemplazione, la sua, che guarda ad un’Isola baciata dal sole, dai colori di una natura esuberante, esagerata nelle sue contrastanti manifestazioni. Ma nei suoi paesaggi, dagli alberi alle piante, ai fiori e fino ai monti azzurrini “men noti di colore e di figura” come disse Leonardo, non manca mai la dolcezza, a meno di non indagare su opere di un altro “periodo”, in cui si fanno largo – motivo altri probabili stati d’animo – differenti “tentazioni”. Dalle alture sullo sfondo alle gialle ginestre dell’Etna (Ginestra nel Parco dell’Etna acquerello cm 90x70) fino alla roccia lavica emergente qua e là tra i fiori di campo, che generosamente natura regala al suo vulcano (Roccia lavica acquerello cm 100x70), l’acquerellista ricrea un paesaggio che Omero eternò nei secoli e che poeti ed artisti non cessano tuttora di narrare o illustrare. Una straordinaria abilità rivela, poi, l’artista persino nella raffigurazione di un semplice mazzo di fiori come nella Violacciocca. Un tratto sicuro nel disegno degli steli e delle foglie, una combinazione dai toni delicati tra il bianco, il lilla e il dorato rimandano a un’atmosfera di serenità e di armonia fuori dal tempo. Pur prediligendo l’uso dell’acquerello l’artista etnea non ha disdegnato neppure la grafica, i pennelli, la china, le acqueforti, raggiungendo interessanti risultati nella rappresentazione della figura umana, dei paesaggi, delle nature morte… Stimata dalla critica (Giovanni Bonanno, Bruno Caruso, Salvo Ferlito, Aldo Gerbino, Marcello Palminteri, Pino Schifano) ha partecipato alla XXV Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma, seguite da numerose mostre personali e collettive. Tra le più prestigiose in Sala Duca di Montalto a Palazzo dei Normanni e ed a Palazzo del Toscano a Catania. Serigrafie di acquerello come Magnolie, (cm 70x50) e Un aspetto dell’Etna o di olio come Paesaggio siciliano (cm 70x50) ben sintetizzano l’opera varia, lo stile personalissimo e la cura dell’esecuzione. 32 Un aspetto dell’Etna Violaciocca Roccia lavica Magnolie Ginestre nel Parco dell’Etna aRTE Collettiva a Roma “Leonardo incontra Canova” sul tema La natura Maria Grazia Bertucci all’agostiniana di piazza del Popolo Un luogo simbolo dell’arte italiana, il Complesso Monumentale Museale Galleria L’Agostiniana di Piazza del Popolo a Roma, adiacente alla Basilica di Santa Maria del Popolo, ha di recente ospitato la Collettiva “Leonardo incontra Canova”, una Mostra internazionale di pittura, scultura e grafica, quest’anno impreziosita dalla presenza dello scultore Carlo Ballyana e di cinque artisti finlandesi. Per Maria Grazia Bertucci un’altra importante tappa del percorso dell’artista, che ne accresce il già ricco palmares. L’opera esposta, Fondale marino (olio e tecnica mista, cm 50x70) sembra simboleggiare il movimento delle forme viventi nel liquido elemento, tramite un gioco di luci e di colori, che vanno dal verde/marrone scuro al giallo/arancione intenso, per cui guardando dal basso verso l’alto la luce va aumentando di intensità regalando gioia ed emozioni all’occhio umano che vi partecipa rapito come in un incanto silente. Al già citato Fondale marino associamo altre due opere di pregio: Sistema planetario, (tecnica mista, cm.60x80) e Vasi e fiori (olio e tecnica mista, cm70x50). La prima ha veramente del magico, pur nell’apparente semplicità di forme. Su uno sfondo che appare non statico, ma mobile e ondulatorio, ruotano colorate sfere, i pianeti con i loro satelliti. La geometrica costruzione, mentre sembra rispettare sottostanti leggi fisiche, appare anche in tutta la sua armoniosa bellezza. L’universo, nella concezione dell’artista siciliana, lungi dall’essere freddo e inquietante, si mostra, così, luminoso e colorato, dolcemente musicale, per cui l’uomo non ne resta escluso, come qualcosa di estraneo, ma pur restandone al di fuori, ne può essere parte e interprete, in quanto naturalmente vivente e inserito in quel tutto in movimento. Vasi e fiori (olio e tecnica mista, cm. 70), invece, si avvale dell’utilizzo della rete, cioè di una tecnica pittorica specifica A destra l’ingresso della Galleria L’Agostiniana nel cuore di Piazza del Popolo dell’artista, un espediente che crea una sorta di separazione tra l’opera e l’osservatore per mezzo di un reticolo. La rete, in realtà, svolge entrambe le funzioni di unire e di separare, perché è non già soltanto diaframma, ma anche legame. 33 a LIBRI Il poliedrico artista palermitano trova il successo in Paranà Bibi Bianca il suo Brasile e un libro Devo riconoscere ad un amico – il giornalista Mimmo Pagoto – di avermi propiziato una mezz’ora gradevole e l’incontro con un nuovo amico. Oggi questo nuovo amico è Bibi Bianca. La mezz’ora l’abbiamo trascorsa ad un tavolo di Natale Giunta all’aperto, in un soleggiato pomeriggio d’aprile come Palermo sa regalarne sulle rive della rinata “Cala”. Tutto bene, tutto bello, dunque, ma un’intervista difficile da scrivere, da pensare, da mettere nero su bianco… E’ per questo che procedo – stranamente – come mai prima. E dire che di interviste ne ho fatte tante (ne mandavo a Roma 1 al dì quando avevo 23 anni e da allora…) Ah, siamo al 12mo rigo di questa “cartella” ed ancora non ho parlato di Bibi. Devo appena riconoscere che lo conoscevo a stento di nome. Inseguo infatti da tempo più i miei pensieri che il mondo vicino e lontano, così mi tocca spesso recitare il “mea culpa”, quando mi sento dire “…ma come fai a non conoscerlo”. Ebbene, Bibi Bianca, è veramente bianco – di capelli intendo – ma li ha tutti. Il che garantisce a un uomo un certo carisma in più. Figuriamoci a un attore. In effetti, un po’ m’ero già informato: attore di teatro e di cinema. “Ma sono qui ad incontrarti come scrittore – mi avverte subito Bibi – e non è questo libro (me lo porge) la prima opera che scrivo”, quasi mi volesse far fare lo stesso la “mala” figura che avevo temuto. Apprendo poi dell’altro: Bibi torna nella sua Palermo di tanto in tanto dal lon- Bibi Bianca scrive un giallo Germano Scargiali intervista Bibi Bianca tano Brasile. Sì, un Brasile veramente lontano, il Paranà con la città di Palotina: così lontana che questa veramente non l’avevo mai sentita, proprio mai. Sarà sempre perché vivo troppo fra i miei pensieri? In realtà Bianca, noto da noi per le prestazioni al cinema e al teatro, è un uomo che, avendo molto viaggiato, non ha esitato ad attraversare una bella fetta del globo e ne ha scovato un angolo dove la gente vive ricca e felice. E poi si dice che la ricchezza non da la felicità… “Il benessere – precisa Bibi – proviene dalla coltura dei cereali, soia e miglio in enormi quantità. Tutto il resto dell’econo- Cadaveri eccellenti a Palotina L’autore palermitano, noto attore e regista di teatro e di cinema, porta il lettore della propria terra, con il suo sorprendente romanzo “Cadaveri eccellenti. A Palotina” in un luogo molto lontano dalla Sicilia, in Brasile, a Palotina nello stato del Paranà. All’altro capo del mondo, per ripetere una candida espressione di papa Francesco… La città, ben conosciuta dall’autore recentemente trasferitosi in quei luoghi del …Paranà, comprende una numerosa comunità di ex italiani, ma anche molti ex tedeschi. Entrambi, però, italiani e tedeschi, hanno ormai perso le proprie peculiarità d’origine, né parlano più le lingue degli avi. La vicenda, ben congegnata e articolata, appartiene al genere grottesco. Sta, infatti, volutamente, fra il drammatico ed il comico. Evidente anche l’impostazione teatrale da commedia, per cui la storia potrebbe facilmente essere riscritta per le scene, potrebbe essere la traccia per un film. Chi sa? Il protagonista e il suo amico italiano di nome 34 mia ne trae beneficio”. Come interpretasse il passo evangelico “nemo profeta in patria”, Bibi Bianca pare aver trovato l’America là dove tutti dovrebbero sapere che si trovi: in America. Ma non quella made in Usa, oggi un po’ stucchevole e alla ricerca di se stessa. A Palotina hanno apprezzato gli stimoli umani del “teatro palermitano”. Si sono accorti che conteneva una sorta di fermento dentro, forse un lievito che certamente può provenire da tante fonti… “Mi hanno messo a disposizione – dice Bianca – il teatro della città di Palotina”. E tu puoi recitare, creare una compagnia… “Ancora di più. Ho messo su una scuola di teatro. A questa abbiamo aggiunto dei corsi di recitazione. Infine abbiamo organizzato una compagnia che porta le recite in varie città del Paranà”. E che cosa recitate? “Qualcosa di molto legato alla gestualità ed ai toni palermitani, dei nostri attori, delle nostre opere. Fra persone in gran parte di estrazione mediterranea, tali toni, sonorità, gestualità, sono stati ben recepiti…” Come è composta la popolazione lo- Marco sono alle prese con un mistero, angoscioso e inquietante. Qualcuno, infatti, pone, successivamente tre cadaveri eccellenti nell’abitazione di Marco. Eccellenti, perché famosi, soprattutto in Italia. In realtà non sono veramente i personaggi che sembrano, ma solo dei sosia. I due amici, divenuti complici nel nascondere i corpi dei cadaveri, saranno poi impegnati nella ricerca dell’autore del misfatto. Nel frattempo non mancheranno dei colpi di scena. La storia, che ha del surreale, interessa e coinvolge anche per la descrizione dell’ambiente, dell’alimentazione locale in gran parte basata sul churrasco e sul cachorro quente. Il primo (ormai presente anche a Palermo) ricorda, almeno alle viste, i suwlaki greci. Il secondo è in pratica un hot dog. Molto viva la nostalgia degli italiani per la loro terra, ormai allontanatasi per motivi di geografia e di tempo, ma che rivive per loro nelle canzoni di Gigliola Cinguetti, Gianni Morandi, Peppino Di Capri e Rita Pavone. Il ricordo si LIBRI cale? “Per il 70 per cento da ex latini, quasi tutti italiani d’origine. Gli altri sono in gran parte ex tedeschi. Nessuno in pratica parla la lingua d’origine”. Come mai oggi parlano tutti il portoghese? “Il Brasile in guerra scelse di allearsi con gli Stati Uniti e le altre lingue vennero bandite…” Ci saranno anche degli Indios… “No, pochissimi, non c’era popolazione in Paranà. C’era la foresta vergine. Gli Indios del Brasile sono più a nord”. Bibi, sei piombato come su un altro pianeta… “Sono l’unico italiano in loco. Gli altri devono cercare la propria italianità nel loro Dna, ma non ricordano una parola della nostra lingua. Per questo, l’ultimo passo che sto compiendo è di creare una scuola di lingua italiana. Perché la voglia di tornare a conoscere la lingua degli avi è presente”. E ti senti tranquillo in terra straniera. Così lontano… “Assolutamente. E’ un posto in cui regna l’ordine. Ti dico solo il nome del corpo delle guardie che mantengono l’ordine. Lo portano scritto addosso: polecia militar. Con quelli non bisogna sbagliare. La gente lo sa”. E adesso un libro… “E’ un giallo: Cadaveri eccellenti a Palotina”. Bibi, lo leggerò, faremo la recensione e prima ancora che vada su carta saremo lì con Palermoparla alla presentazione… “Guarda che è un bel libro, in parte autobiografico. Sì ho preso spunto da una storia accadutami. M’hanno detto che si legge d’un fiato”. Germano Scargiali manifesta anche nelle cerimonie religiose o in alcuni piatti delle regioni di origine, come la polenta per i veneti. Ormai, però, italiani e tedeschi, tutti molto brasilianizzati, si mescolano tra loro e con gli indigeni, non molti, con la rumorosa e allegra festosità che li caratterizza. Un’umanità varia e pittoresca, ricca di vitalità e religiosità, forse un po’ ingenua, ma fortunatamente ancora immune dal nichilismo e dall’assenza di valori che caratterizzano la cosiddetta civiltà occidentale. Eccoci, quindi, secondo la descrizione di Bianca, in un angolo abbastanza felice del mondo in una regione occidentale, ma non occidentalizzata in senso negativo. Il libro, gradevole e ben scritto, sortisce dunque un effetto che è proprio di quelli di pregio: fare il biglietto e volare lì, in quella sorta di grande “Pian della tortiglia” a respirare un po’ di quella serenità, possibilmente senza incappare nell’avventura del giallo, che, però, si smorza anch’essa nei toni bonari dei luoghi. Lydia Gaziano Bibi Bianca – Cadaveri Eccellenti A Palotina Romanzo www.bibibianca.org €10,00 Tommaso Romano Tempo dorato raccontare e raccontarsi Quanti ricordi si affollano nella nostra mente, quanti episodi piccoli o grandi della fanciullezza si presentano periodicamente alla nostra coscienza, a volte persino con tale forza da costringerci a ripercorrere quel cammino della nostra vita, a guardarvi curiosi di scoprirvi quel qualcosa che ci sfugge, quel qualcosa di impalpabile, di meraviglioso, di misterioso che non diventa mai conoscenza piena, ma rimane nel limbo delle cose che possiamo solo raccontare perché possano ricreare in chi ci legge la stessa magia da noi provata quando ne siamo stati protagonisti. E come per le madelenettes di Proust non si tratta tanto di grandi accadimenti in sé, ma di quei momenti di vita che ci rapivano completamente. Un sapore, un luogo, una musica diventavano per noi un assoluto in cui eravamo al contempo assorbiti e realizzati senza neppure capire perché. “Tempo dorato” di Tommaso Romano è un po’ tutto ciò. Il suo Amarcord è un delicato ritorno ai volti dell’infanzia e della giovinezza, alle usanze familiari… La sua città, Palermo, vi campeggia, affascinante e decaduta, ex capitale, ma sempre capitale. Gli scomparsi oggi, ahimé, Bellanca e Amalfi, Hugony, Albano e Citarrella, Richard Ginori, Flaccovio rivivono nel ricordo dell’Autore che, bambino, vi si recava con mamma e sorella per compere o regali. Allora, quando le ville Liberty di via Libertà erano ancora in piedi e gli sciacalli non avevano ancora finito l’opera di devastazione passeggiare con papà era un piacere per l’occhio e la mente. “Il rito avvolgeva e permeava il ritmo dei nostri giorni” dice ancora Romano. La religiosità e la Messa la domenica erano qualcosa di veramente sentito nella famiglia dello scrittore e non una mera ipocrita esibizione. Tanti parenti e amici ruotano intorno alla famiglia Romano. Ospitali, originali, patriarcali a volte, sono le persone che hanno concorso alla formazione del piccolo Tommaso, persone che, come in un colorato caleidoscopio, gli hanno mostrato le tante facce della vita e della realtà. Ed ecco i luoghi più frequentati: il cinema Royal, le pasticcerie, i bar, Mondello, Bonfornello, Marineo, Altarello di Baida… La figura del padre emerge per la sua passione patriottica, per l’amore per la città e per il bene pubblico. Il figlio – s’intuisce – ne seguì le orme sia pure divergendo in parte per quanto riguarda l’interpretazione del Risorgimento (rivisitato in chiave meridionalista e sicilianista) e gli ideali politici cui volle ispirarsi, che furono monarchici e tradizionalisti. Scelse, così con coraggio non comune, letture controcorrente: Nietzsche, Julius Evola, i saggisti che riscrivevano la storia della Sicilia. Romano, a differenza di tanti non solo non suonò il piffero per la rivoluzione, ma la cosiddetta rivoluzione attaccò e criticò scoprendone e additandone i pericoli e le gravi contraddizioni. Il sessantotto segnò realmente una divisione netta tra un prima e un poi. Non fu, però, per il giovane Tommaso, un momento esaltante quanto piuttosto inquietante. Solo apparentemente fu, infatti, rivoluzione culturale e rinnovamento di costumi. Ma la sua vera essenza, nichilistica e distruttiva, gli diede la spinta decisiva per reagire dedicandosi alla scrittura e all’azione politica, cioè al solo esito possibile dopo tale catastrofe per cui occorreva solo lottare per cercare di salvare quanto restava ancora di bello, di grande, di valido per l’umanità. Che cosa rimane oggi – osserva l’autore – che cosa ha lasciato dietro di sé il mitico sessantotto, se non macerie e oscurità? Lydia Gaziano Tommaso Romano – Tempo dorato Raccontare e raccontarsi Ed. Qanat 35 LIBRI Settima fatica letteraria dell’eclettico personaggio presentata a Parigi Fabio Volo: La strada verso casa In un bel pomeriggio parigino pieno di luce tersa, nordica ma calda, la prestigiosa libreria di 89 Rue du Faubourg Poissonniere à Paris, punto di ritrovo culturale della comunità italiana di Parigi, ha ospitato lo scrittore Fabio Volo con il suo nuovo ed ultimo libro “La strada verso casa”. Con quest’opera lo scrittore raggiunge la sua settima fatica narrativa, coronata da un successo di pubblico veramente rilevante, al dicembre 2013 sono state vendute ben 550.000 mila copie ed il libro ha visto la sua prima uscita in pubblico il 22 ottobre 2013. Un best seller, dunque, per il noto narratore italiano, divenuto, personaggio “televisivo”, ma soprattutto eclettico: attore, scrittore, conduttore radiofonico, televisivo, doppiatore e sceneggiatore, anche con il nome d’arte di Fabio Bonetti, distintosi nei vari campi dei media italiani in cui ha operato. Edito da Mondadori 2013, il libro è stato introdotto e commentato dallo stesso autore di fronte ad una foltissima pla- Un momento della presentazione a Parigi a dx al microfono Fabio Volo tea di italiani di Parigi, attenti ed assidui frequentatori delle novità culturali che animano le serate di incontri che Florance Raut, Andrea De Ritis e Samuel Delerue curano nella città della Senna. Fabio Massimo Tombolini (Redazione romana di Palermoparla) Giuseppe Cumerlato Bernadette Back L’onda che ama Per gli autori, Giuseppe Cumerlato e Bernadette Back, L’Onda che Ama, titolo del libro, è realmente un movimento di tipo ondoso che, nell’universo, tutto coinvolge e pervade. L’opera è dedicata “A quanti amano conoscere nel Verbo divino della ricerca i valori della scienza, della bioenergetica, della materia, dello spirito e della conoscenza, nonché i misteri della fede per integrare il corpo e l’anima nella volontà di Dio fattosi uomo”. Una concezione di tipo materialistico non è in grado di spiegare la complessità del mondo e della natura, al contrario di ciò che accade con un approccio di tipo spirituale che ci dà invece molte maggiori possibilità di intravedere almeno l’essenza della realtà e di comprendere, sia pure più per via intuitiva che razionale, i meccanismi e i legami che esistono tra gli elementi inanimati o tra specie vegetali e animali. Tutto nella natura animata, ma persino in quella inanimata, è collegato, ha una ragion d’essere, una funzione, uno scopo. Ciò si scopre studiando la fisica e la biologia. Ci si può limitare, è vero, all’osservazione e descrizione dell’oggetto o degli oggetti via via scelti dal ricercatore, ma in tal modo, anche se tale studio presenta una certa utilità ai fini della ricerca scientifica, è 36 pure vero che rimane un modo di indagare estremamente limitato e circoscritto. Ciò non vuol assolutamente sminuire il lavoro dei ricercatori, fisici o biologi che siano, o screditare il metodo scientifico che tanti importanti risultati ha prodotto, ma mira – secondo quanto sostenuto dagli autori – ad aprire nuovi scenari e nuove strade all’indagine e allo studio umano, non fantomatiche o illusorie, come si potrebbe temere, ma foriere di sviluppi straordinari. Ad esempio, è ormai riconosciuto universalmente che gli esseri umani, ma anche gli animali e le piante, vivono meglio se sono amati. Oggi, i luoghi di cura, una volta freddi e respingenti, sono più caldi e accoglienti. Si pensa anche ad inserirli nel verde o vicino al mare, ad arredarli con gusto e allegria, magari a procurare ai pazienti musica e bellezza. La chiesa, le statue dei santi e la preghiera sono accolte e danno ai malati e ai parenti molto più che una semplice consolazione. Si può essere credenti o meno, ma le statistiche confermano l’importanza della fede e della preghiera ai fini della guarigione. Ancora poco conosciuti i meccanismi e le cause di tutto ciò, ma gli autori parlano di un’energia che si propaga come un’onda nell’universo, l’onda che ama e salva. Molte tera- pie adottate nelle più distanti zone del mondo sembrano confermarlo e sembrano pure avere qualcosa in comune: Reki, Medicina islamica, Medicina andina… Così, oggi si affermano le terapie energetiche, la radioestesia, l’omeopatia, in altre parole la convinzione che l’essere umano non sia solo un corpo, ma sia, invece, formato da corpo e anima si conferma sempre di più. Giuseppe Cumerlato Bernadette Back L’Onda che Ama – Graficanselmi LIBRI adalpina Fabra Bignardelli Storia del ricamo in Sicilia Ricamare il tempo Si ricama in Sicilia? Si è ricamato nella storia? Certo! Ma se questa è cosa risaputa, nessuno – ci sembra – aveva finora tracciato una storia del ricamo nell’isola, come ha fatto Adalpina Fabra Bignardelli in Ricamare il tempo. Come dice il libro in copertina, l’autrice ricostruisce la storia che va dal XIV al XX secolo. Ciò anche se le notizie partono da tempi remoti, quando in Sicilia abbondava la coltivazione del lino. Ma “senza le stoffe non si poteva ricamare” e in un mondo antico senza macchine, tutto il lavoro era manuale, dalla semina alla raccolta delle piante fino alla macerazione ed alla riduzione in fibra. Tutta fatica umana dal filato alla tessitura. Non tutto finiva certamente in merletto. Cotone e lino servivano per gli abiti, i tendaggi, la biancheria, il gelso era il nutrimento per il baco da seta, la canapa serviva per i cordami e le vele, erbe particolari per medicamento e il papiro per la scrittura… Il lino, la cui coltivazione si perde nella notte dei tempi, servì a lungo per i merletti. Il cotone arriva con gli arabi e viene sotto posto ad una coltivazione per allora intensiva. Era già servito per le tuniche romane, ma è “il parente povero “ del lino, anche se per certi usi si prende una rivincita… L’opera di Adalpina F. Bignardelli procede leggera e descrittiva, coinvolgendo il lettore nell’amore per “le cose belle”, frutto dell’operosità e del gusto umano. Oggetti belli e irripetibili come il copricuscino ottocentesco in lino o il “gilet in velluto ricamato e pittoresco”. La incredibile pianeta di un sacerdote viene seguita da uno sfilato siciliano (il cinquecento). Il libro parla di tecniche e di storie. Occorre leggerlo, se si ama il genere. Delicatissimo il colletto da Pizzi, Ricami e Trine, del comune di San Giuseppe Iato. L’autrice ci avverte che il barocco ebbe un ruolo primario nella storia del merletto e tardò a “morire”. Era ovvio che il gusto per l’ornato di quello stile – che pur fu un movimento di crisi e critica degli ideali rinascimentali – si adattasse particolarmente a questa materia. Talvolta, sottolinea l’autrice, abiti ed oggetti erano realizzati con grande dispendio e lusso, fino all’impiego di fili d’oro e pietre preziose. L’autrice si sofferma sulle varie tecniche. Esalta il “punto fiamma” che, grazie all’uso contemporaneo di filato d’oro, d’argento e di seta “crea uno stato di lucentezza mirabile”. Insomma un libro che gli appassionati devono possedere e leggere e che sta bene in ogni biblioteca. Adriana Barbera Festa senza libri all’auditorium Parco della Musica di Roma Si è conclusa all’Auditorium Parco della musica di Roma la quinta edizione di “Libri come, festa del libro e della lettura” iniziativa interessante e ricca di incontri, conferenze e presentazioni di libri. Sono intervenuti autori di grido e personalità varie del mondo dell’editoria, dello spettacolo, del giornalismo e della politica. Gli unici grandi assenti erano proprio i festeggiati: i libri! Da appassionata lettrice mi aspettavo di essere assediata da stand e banchi di libri di tutti i generi, non necessariamente una mostra mercato ma perlomeno un’esposizione di qualche genere, invece il nulla! I soli libri visibili erano quelli in vendita nella libreria dell’Auditorium, opportunamente pubblicizzata dalle molte sedute di autografi degli autori presenti. Più che un incentivo alla lettura, un ottimo incentivo alle vendite. L’enorme installazione a forma di libro che accoglieva i visitatori sul piazzale sembrava quasi un naufrago solitario in mezzo al cemento, più che un’anteprima di ciò che attendeva all’interno, una lapide alla memoria. Entrati nel Foyer si andava incontro a un’altra delusione: la mostra Scrittori, che prosegue fino al 21 di Marzo, raccoglie fotografie di grandi scrittori del novecento scattate da grandi fotografi e corredate da citazioni dello scrittore in questione. Purtroppo la tristezza delle mura spoglie e l’estrema dispersività dell’ambiente hanno vanificato in parte la bellezza delle immagini e la scelta di stamparle su stendardi monocromi insieme alle citazioni ha fatto sembrare il tutto troppo scarno e monotono. Non esiste un percorso attraverso gli anni, né gli autori e nessuna continuità e il rischio di perdersi delle immagini, nascoste dietro qualche angolo è maggiore del piacere di visitare la mostra. Il tema della festa di quest’anno, ossia il lavoro, sembra più che altro una captatio benevolentiae utilizzando un tema “caldo” piuttosto che un argomento centrale della riflessione: pochi e marginali gli incontri dove si è trattato l’argomento mentre grande spazio è stato dato alle presentazioni delle ultime uscite editoriali che sono state anche quelle con la maggior affluenza di pubblico. Michela Pironti e Alessandro Pietrobono (Fotografi e corrispondenti da Roma) 37 a TuRISMo I perché ben poco chiari che fanno disperare i siciliani La doppiezza del problema turistico Il principio di una realtà almeno doppia, ma spesso anche più che doppia, è la regola da quelle che vengono definite, sia pur sommariamente, “le nostre parti”. Forse, è così un po’ ovunque. Speriamolo. Dietro le manchevolezze dell’Amministrazione, delle scelte politiche e le carenze specifiche individuali (una carenza culturale inspiegabile, laddove esistono da decenni infiniti licei turistici, scuole alberghiere e cattedre di marketing turistico), si intravedono aspetti che risultano inattesi anche a chi al problema si appassiona da sempre. E’ stato quasi inutile, dunque partecipare a tanti congressi, in continente e oltre confine, diventare amici di cattedratici della materia, frequentare albergatori e funzionari? Vien da pensare alla “frivolezza” del famoso discorso da caffé che pur fior di assessori continuano a proporci: noi abbiamo il sole, le spiagge, le memorie, le vestigia, il cibo, la cucina… La risposta – lo diciamo qui da sempre – è che non sono questi “tesori” che …fanno la differenza. Diciamo sempre: non basta il prodotto, se non sappiamo completarlo e proporlo “finito”. Ma la novità, che adesso ci spinge a scrivere queste righe, è l’intravedere la presenza di altre realtà… Imprendi- tori di settore e di fuori settore, cioè “esordienti” che giocano al ribasso e al rialzo con “giocattoli” come interi aeroporti, con le compagnie aeree e via dicendo. Ed è significativo che lo diciamo qui dove abbiamo difeso il Ponte a spada tratta (ma i motivi sono anche ben al di fuori del turismo): il grosso del turismo, cioè il business, oggi lo fanno gli aerei. Per sdoganare e sdrammatizzare il problema dalle nostre “Italietta” e “Siciliette”, troppo simili a volte al Paese dei Campanelli, vediamo che cosa è accaduto in Spagna. Là, dove si diceva da anni che il turismo crescesse a 2 cifre (ma era anche più facile, perché partiva da dietro ed a prezzi più bassi da subito) è andata a gambe al- l’aria l’Iberian, la compagnia di stato. Ciò ha circa quintuplicato gli arrivi (con la conseguente liberalizzazione degli slot alle low cost). La notizia ora è che il forte traballare dell’Alitalia, protetta a lungo dall’Enac e dall’Enav, sta portando – a quanto pare – ad un moltiplicarsi di arrivi di compagnie low cost. Ciò facilita, finalmente, l’offerta di “pacchetti” più accessibili a chi è disposto, pur spendendo sempre di più, a vedere i templi e il teatro greco, anziché le Piramidi o i giganti di Luxor, a nuotare alle Eolie anziché in un atollo, a visitare i templi di Agrigento, anziché il Partenone. Ma è proprio vero che la Sicilia ha in ogni particolare il meglio del meglio? La risposta è che la Sicilia sarebbe un gran bel cocktail nell’ambito di un’Europa che è, comunque, ancora una rasserenante Europa. Il contesto turistico, dentro e fuori Italia, le riconosce per questo un primato. Tuttavia, le estreme complicazioni burocratiche sommate alla convinzione che “non già uniti saremo i vincitori di una comune grande battaglia”, bensì che sia meglio applicare ai vicini la massima “mors tua vita mea” tratterranno l’Isola nello stato di semi sottosviluppo in cui, con qualche eccezione, si trova. (G.Scargiali) Passo decicisivo perché gli albergatori offrano più qualità Rating amico della buona ospitalità turistica Il rating, strumento essenziale per dare un voto a chiunque si metta sul mercato ad offrire servizi di qualsiasi tipo. Nel turismo questo concetto si è fortemente affermato grazie ai colossi internazionali della distribuzione di servizi turistici, quali: booking.com, tripadvisor, expedia etc. I clienti prima di prenotare qualsiasi servizio consultano le recensioni e i voti ottenuti dal singolo fornitore. Il sistema - badiamo - è valido quando il voto derivi dalla somma di numerose (centinaia) recensioni: più ce ne sono più il giudizio complessivo è affidabile. Se siamo in presenza di poche decine di recensioni, bisogna dubitare, specie se il giudizio complessivo è alto, ed in presenza di recensioni controverse. Tuttavia quello che conta è che il cliente, oggi, esprime i propri giudizi e tiene molto in considerazione quelli dei viaggiatori precedenti e la somma di tutti i giudizi non smentiscono mai il pensiero generale. Quando dico che il 38 turismo si fa grazie all’accessibilità di un territorio (vedi ns battaglia sugli aeroporti), sulla presenza di siti museali di primario interesse, presenza di siti naturalistici, architettonici etc e di un buon rating su servizi essenziali (dormire e mangiare), a quel punto la destinazione non può che avere successo. Nel caso della Sicilia, il ritardo dei trasporti – quelli che più contano, cioè aerei – era dovuto alla scarsa accessibilità per via dei Monopoli di cui godeva Alitalia. Risolto questo problema (nuovi slot e nuovi low cost, ndr), occorre lavorare sulla qualità dell’accoglienza. Infine bisogna migliorare la fruizione del ns patrimonio naturalistico e culturale. Ma a questo punto sarà la denuncia dei clienti, con le loro recensioni, a far cacciare via manager pubblici incapaci. Internet completa l’opera mettendo a rete le tre importanti variabili di cui sopra. Salvo Zappalà Piccole isole: migliorano i collegamenti Passi avanti per i collegamenti alle piccole, ma importanti isole siciliane. La Compagnia delle Isole che – anche dando seguito alle richieste di Federalberghi Isole Minori della Sicilia – ha lanciato la promozione Tariffa Primavera nelle Isole di Sicilia. E’ una tariffa che premia la permanenza sui territori insulari, in quanto prevede uno sconto del 50% per chi acquista il biglietto di andata e ritorno con partenza giovedì o venerdì e rientro domenica o lunedì”. Soddisfazione è stata espressa da Christian Del Bono, presidente di Federalberghi Isole Minori: “Apprendiamo, inoltre, con grande favore, dal Sindaco Attilio Licciardi – ha aggiunto Del Bono – che già ad Ustica si è ottenuto l’importante risultato di riuscire a rimodulare in modo intelligente gli itinerari orari tra Usticalines e Compagnia delle isole, aumentando il numero di corse ed evitando le costose sovrapposizioni del passato..”. PESCa ospiti in Sicilia e interlocutori raggiunti in africa trattano con Tumbiolo La frenetica attività del distretto Pesca del tonno” passa attraverso qualità e rispetto per l’ambiente. La N.Castiglione occupa circa 200 persone ed è attiva nella salvaguardia dell’ambiente e dell’ecosistema marino. Aderisce infatti al progetto dolphin safe. Di recente ha coinvolto un ente terzo internazionale, DNV GL, per verificare l’intero percorso del tonno, dal mare alla tavola, e testare la tracciabilità. Presso l’istituto Iamc-Cnr di Capo Granitola, hanno avuto luogo gli incontri del progetto “Création d’un club transfrontalier pour la promotion des produits de la pêche artisanale”, finanziato nell’ambito del Programma di cooperazione trasfrontaliera Italia Tunisia, cofinanziato dall’Unione Europea. Il progetto durerà 18 mesi e prevede la creazione di un marchio di qualità, “Club bleu artisanal”, e lo sviluppo socioeconomico e l’integrazione dei territori attraverso un’azione congiunta finalizzata allo sviluppo, qualificazione e integrazione della filiera della pesca artigianale e del turismo in Italia e Tunisia. In questa attività la Camera di Commercio di Trapani, in qualità di capofila, sarà affiancata in Sicilia dal Distretto Produttivo della Pesca-Cosvap e in Tunisia dall’Istituto Superiore della Pesca e dell’Acquacultura, dalla Direzione Generale della Pesca e dell’Acquacultura e dalla Federazione alberghiera di Tunisi e Bizerta. Il progetto coinvolgerà i pescatori di Mazara del Vallo, in Sicilia, e di Sidi Mechreg, in Tunisia, oltre che albergatori e ristoratori di Trapani e Bizerta. Dopo aver ringraziato il dottor Mario Sprovieri, direttore della sede dell’Istituto IamcCnr, per l’accoglienza presso l’avveniristica sede di Capo Granitola, il Presidente del Distretto Pesca Tumbiolo ha dichiarato: “diamo il benvenuto ai nostri ospiti della Tunisia ed al presidente della Camera di Commercio (TP, ndr), Giuseppe Pace, sempre attento alle attività che guardano al Mediterraneo”. Tumbiolo, rivolgendosi al Direttore Generale della Pesca e dell’Acquacoltura, Ms. Hassam Hamza, al Direttore dell’Istituto Superiore della Pesca e dell’Acquacultura, Ms. Jamel Ksouri, ed al Direttore della Federazione alberghiera di Tunisi, Ms. Moez Boudali, ha sottolineato: “il nostro compito è di coniugare le forze per superare le difficoltà burocratiche, confidiamo pertanto nella Camera di Commercio di Trapani. Faremo ciascuno la propria parte…”. Ms. Hassam Hamza, è così intervenuto: “vi ringrazio per la calorosa accoglienza. Dobbiamo mettere insieme tutte le nostre conoscenze ed il sapere per raggiungere gli obiettivi del progetto”. de siciliane per rendere operativo il piano di cooperazione nel nostro paese”. Per la terza volta, la delegazione Yemenita guidata dal Ministro dell’Agricoltura Mujawar e dall’Ambasciatore Al-Akwa, ha incontrato il nostro Distretto in Sicilia. Dopo aver visitato le aziende del comparto agroalimentare e le strutture scientifiche, l’Ambasciatore yemenita in Italia conferma gli impegni siglati nel protocollo di intesa, chiedendo di dare seguito alla fase operativa per il miglioramento del sistema agroalimentare in Yemen. • E’ stato poi il “turno” della visita delle delegazioni della Repubblica della Guinea Equatoriale guidata del Ministro della Pesca S.E. Crescencio Tamarite Castaño e del Direttore Generale della Pesca del Sultanato dell’Oman Abdullah Hilal Al Balushi. La visita ha coinvolto Mazara, Sciacca, Palermo, Aspra… Nino Castiglione (Srl): quando “la via • Blue Economy,chiuso accordo di cooperazione con la Guinea Equatoriale. Nell’ambito del simposio internazionale “Guinea Ecuatorial Emergente”, svoltosi nella capitale Malabo dal 3 e 4 febbraio 2014, è stato firmato un protocollo di intesa fra il Governo equatoguineano ed il Distretto della Pesca siciliano. A firmare l’accordo, davanti ad una platea di operatori, sono sta- • Dallo Yemen è giunto il messaggio dell’ Ambasciatore Al-Akwa: “Attendiamo le azien- Qatar, Tumbiolo e lo sceicco Al Emadi Qatar, da sx Assan Al Emadi, Tumbiolo, Mohamed Al Emadi, l'ambasciatore Guido De Sanctis In Qatar davanti a un gran couscous ti il Ministro Tamarite Castaño, e Giovanni Tumbiolo. L’accordo prevede investimenti congiunti in materia di pesca, acquacoltura, cantieristica, ricerca, formazione, infrastrutture, logistica e la creazione di un distretto della pesca nello Stato Africano. • Una lunga missione nei Paesi del Golfo (Yemen, Oman, Qatar) è stata condotta dal Presidente Tumbiolo. Nel corso dell’ultima tappa a Doha, insieme all’ambasciatore d’Italia in Qatar, S.E. Guido De Sanctis, Tumbiolo ha incontrato una vecchia conoscenza della Sicilia, lo sceicco Mohamed Al Emadi ci cui è stato ospite nella sontuosa residenza qatarina. Lo sceicco ha accompagnato Tumbiolo a visitare il centro commerciale Al Emadi, ancora in costruzione, dove un’intera area sarà dedica ai prodotti e alle specialità siciliane: 8 Distretti dell’agroalimentare riconosciuti dalla Regione sono già stati coinvolti. 39 SPoRT Fugati i dubbi sul valore della squadra. Tifosi fra bandiere e festoni Palermo in a e il cielo si tinge di rosa Franco Vazquez Il Palermo torna in A. La massima serie si addice ai rosanero, che hanno limitato ad un solo anno il “purgatorio” della serie cadetta. E questo campionato lo hanno condotto alla grande. Incerto l’inizio con la panchina affidata a Gattuso, che ha però il merito di aver portato in viale del Fante un sicuro asso come Kyle Lafferty. Poi la squadra viene affidata a Giuseppe Iachini, lo specialista dei ritorni in A, un fido di Maurizio Zamparini, che sembra scoprire che la “rosa” dei giocatori comprende assi come capitan Barreto, la fine sponda Hernandez, il sostituto a centrocampo Verre e il giovane goleador Paulo Dybala. Poi il cervello pensante della difesa, il leone Munoz. Ma Morganella e Troianello vi sembrano giocattolini solo per i strani cognomi? Non lo sono. Dove anche Pisano… Infine, sia pure infortunato per un po’ un portierone da massima serie come Sorrentino... E, quando Samir Huykani lo sostituisce, ci si accorge che a casa sua è titolare della nazionale: no, non è vero che para da cani... Ma, dicono, serve dell’altro per essere come il primo Palermo che “Zampa” portò in A e poi giunse in zona coppe. Ci suggeriscono anche di scriverlo e ci caschiamo anche noi. Comunque, la gestione “Zampa” regala al vecchio prato verde, che per noi rimane “La Favorita”, la maggior promessa del calcio italiano: tal Andrea Belotti, il Gallo, per il suo modo di festeggiare il gol simulando con la mano una cresta. 40 Paulo Dybala Dunque i rosanero volano letteralmente in A, vengono definiti: la Juve della serie B. Imbattibili su tutti i campi, giocano da “anti Maramaldi”, non infieriscono, si destreg giano, pur dando a tratti anche spettacolo, co- Giuseppe Iachini me un pugile consumato che attende il verdetto ai punti, non si scopre mai e procede a passo sicuro verso la 15ma ripresa. E’ un Palermo serio, professionale, tutto il contrario di quello che lo vedeva affidato ad un giocatore tacciato d’essere un ubriacone, con un presidente accusato di badare solo all’interesse personale, con giocatori “belli dormienti”, come la principessa della favola, troppo pagati per giocare così di mala voglia. Il pubblico è avaro sugli spalti, ma i rosa vincono e vincono, finché riempiono la “città vera” di gioia: quella che ancora esiste, nonostante le cure di un’amministrazione disfattista e distruttiva, demagogica e assente, sprecona e ingorda, impegnata a multare, vietare, indagare, parlare, invece di proporre, presenziare, agire. Maurizio Zamparini vorrebbe rin- Andrea Belotti novare altrove (ma glielo impediscono) lo stadio. E’ il presidente più amato e avversato al contempo di tutta la storia rosanero, come un Berlusconi sceso a Palermo, dove cerca di sdoganare una metà dei cittadini per Maurizio Zamparini i quali il pessimismo e il disfattismo sembrano essere il modo di respirare… Allo stadio Piola di Novara l’epilogo felice. Allo scadere del primo tempo Dybala è il protagonista del capolavoro: la sua palla parte dal corner, fa sponda su Vitiello, lui steso la riprende lin corsa e calcia forte verso la porta, dove trova appostato niente meno che Vasquez, tocco di punta: è rete. Tanto basta. Nella ripresa fioccano le occasioni per i rosa per bilanciare una rete in fuorigioco del Novara. La partita finisce così. E’ la serie A. I meriti vanno a Zamparini – ora il mondo sportivo lo riconosce – l’ha detto e l’ha fatto, ha promesso ed ha mantenuto: 1 anno in B e via. Pare he terrà Iachini, il direttore dell’area tecnica Giorgio Perinetti e la “promessa” già famosa: Andrea Belotti. a sPorT Il 2 agosto il Grand Prix Internazionale di lotta libera Tricolori di grecoromana a maggio Non chiamateli sommariamente “minori”: sono gli sport “puri” ancora legati al dilettantismo, i più sani sotto il profilo della salute morale e fisica. La lotta, colme altri e più di altri, è un nobile sport da sempre – sin dall’antichità – ed è parte del programma olimpico. Ma qual è l’interesse delle autorità politiche e dell’amministrazione pubblica per queste attività sportive e per la lotta in particolare? Il “grido di dolore”, nella mancanza assoluta di mezzi, resta inascoltato, nonostante che la materia sportiva, al servizio della salute pubblica fisica e morale, dovrebbe essere una funzione precisa del buon governo. Ciò non soltanto per le finalità estrinseche, quanto in termini di risparmio ospedaliero e simili… Sabato 17 maggio sono in programma a Palermo i tricolori juniores di lotta Greco romana. Per ospitarli, è giunto l’ok “per il rotto della cuffia” dal Palauditore, mentre in estate i tricolori di “Libera” avevano dovuto “riparare” presso la Città del Mare, che aveva messo a disposizione gli spazi al chiuso e all’aperto del complesso turistico. Questo per la mancanza di agibilità e il “prezzo esoso” richiesto dagli impianti palermitani. Che dire, parlando di sport alla ricerca di pochi euro per finanziare l’indispensabile? Cioè i soldi per il materiale sportivo e le trasferte? In quanti sanno che la Sicilia con Palermo ed anche con Catania sono ai vertici nazionali della lotta libera e grecoromana? Palermo e la cittadina di Faenza sono sto- ricamente considerate le capitali d’Italia… Meglio stanno “i paesi” del circondario come Bagheria, Montelepre, Carini, Cefalù… “Come faremo – si è chiesto a lungo Enzo Scuderi, vicepresidente regionale della Fijlkam e responsabile del settore lotta – ad ospitare il 17 maggio questi tricolori jr di lotta greco romana?” Ormai la cifra annua assegnata alle società sportive sembra quella adatta per le necessità di un solo mese (non basta ad una sola delle trasferte) – mentre anche l’uso di una piccola palestra di tipo scolastico va “pagato” con molti euro. Le società riscuotono quote annue minime da ragazzi, spesso di condizione disagiata. Per loro lo sport è un’alternativa alla noia e alla strada. In palestra trovano amicizie sane e leale convivenza anche fra i due sessi. Una atmosfera tale da farli maturare positivamente nel rispetto reciproco, un passo avanti sul terreno dell’educazione civica. Il colmo è che i cosiddetti “enti di promozione sportiva”, che vivono ai margini delle federazioni sono più aiutati delle società delle federazioni che svolgono l’attività per così dire “ufficiale” ed agonistica. Questa comporta inevitabilmente più spese. Non vogliamo dire che gli enti di promozione siano inutili o nullafacenti, ma non crediamo che si debba bandire l’agonismo dallo sport… C’è una conclusione generale: mancano gli impianti sportivi disponibili per tutti gli sport puri e per le attività giovanili nessuno escluso. Si pensi alla ottima palestra Sperone che però è “da rifare” come le altre. “C’è una buona palestra – afferma ancora Enzo Scuderi – ed è quella della Scuola Falcone di via Ernesto Basile. E’ una palestra tribunata come si dice oggi ed andrebbe bene anche per un campionato italiano. Ci sono altre palestre scolastiche il cui uso rimetterebbe in moto lo sport cittadino…” Sappiamo bene, però, che il costo da sopportare è al di sopra delle possibilità per la società sportive. Il Coni si era proposto di modificarne alcune per rendere l’ingresso indipendente da quello della scuola e diminuire i costi d’esercizio nel pomeriggio. Ma il progetto che sembrava fattibile e quasi avviato, si è arenato. Pare che alcune società che svolgono attività locale in sport secondari e magari più lucrosi, come certe arti marziali più “alla moda”, dispongano anche di maggiori aiuti rispetto a chi svolge – e può dimostrarlo – attività nazionale nel settore olimpico con successo agonistico ed organizzativo. Attorno a questi gravi argomenti Sindaco e Regione stanno a guardare. Tacciono. “Le nostre mille richieste – conclude Scuderi – restano senza risposta. Sembrano lettere mai partite o mai giunte a destinazione…” Il giorno 2 agosto, inoltre, è in calendario il Grand Prix Internazionale di lotta libera, sempre a Palermo: che figura farà Palermo che si era candidata come “capitale dello sport”? 41 sPorT Calcio giovanile in Friuli questo 53mo appuntamento sicilia con onore al Torneo delle regioni Anche quest’anno si è rinnovato l’appuntamento con il Torneo delle Regioni, la più importante e seguita kermesse di calcio giovanile per Rappresentative, giunta alla 53ma edizione, cui hanno fatto da naturale cornice i campi di gioco del Friuli Venezia Giulia. La Sicilia ha partecipato con un sestetto di squadre che hanno offerto un degno volto del calcio isolano: quella di Futsal (calcio a 5, ndr) maschile è stata l’unica compagine a raggiungere le semifinali. La Femminile, la Juniores e il Calcio a 5 femminile sono approdate ai quarti di finale, infine, gli Allievi e i Giovanissimi, si sono fermati al primo turno, ma con grande onore e sicuro rammarico. “È stato – esordisce Sandro Morgana, presidente della Lnd Sicilia – un appuntamento di grande prestigio per le nostre sei squadre e che ha messo in mostra i migliori talenti. Per i ragazzi, quindi, un’esperienza indimenticabile e un ricordo che porteranno per sempre nella loro vita di uomini ancor prima che di sportivi: un momento di confronto, socializzazione, crescita e rispetto per i valori. L’aver presentato sei Rappresentative è un motivo di vanto, perché testimonia l’impegno che viene rivolto ai giovani calciatori, nonostante le numerose difficoltà: la grave crisi economica che ha colpito il nostro Paese, si riflette in maniera violenta nelle aree più deboli, in particolare in Sicilia, e i cui effetti negativi hanno determinato gravissime difficoltà anche nel nostro mondo”. Che dire dei risultati? “Il successo sul campo – ha concluso il massimo dirigente regionale – conta fino ad un certo punto, perché ciò che vale è stato il comportamento esemplare mostrato dentro e, soprattutto, fuori dal campo da parte dei nostri atleti, ragazze e ragazzi in gamba che hanno manifestato tutto il loro valore e la determinazione necessaria per questi eventi”. Ma andiamo al dettaglio, con i risultati siciliani in terra friulana. Juniores. Ha lasciato un pizzico di amaro in bocca l’esperienza degli under 18, infatti, il sogno di accedere alla semifinale si è infranto negli ultimi minuti dei quarti di finale contro la Sardegna: quando tutto lasciava presagire un epilogo ai tiri di rigore, arrivava la doccia fredda con la rete di Podda, entrato nella ripresa. E pensare che prima di questa partita con i sardi, per la Juniores c’erano stati solo sorrisi ed elogi: nel girone eliminatorio dopo un pari a reti bianche contro la Puglia, dove è mancato solo il gol che i ragazzi di Stefano Valenti avrebbero ampiamente meritato, sono arrivate le prime significative affermazioni: la prima ai danni dell’Umbria; la seconda contro la Campania. 42 Allievi esultano in campo. Nel riquadro Sandro Morgana Allievi. Qualificazione sfiorata e rammarico che ancora brucia sulla pelle per gli under 16 di Stefano Aiello e del suo vice Luca Piazza che devono dire addio alla competizione nazionale solo dopo il primo turno eliminatorio. Il girone A, quello con Puglia e Umbria, peraltro molto equilibrato, ha mostrato più insidie del previsto: i giallorossi hanno chiuso senza mai perdere una gara, incassare reti e pure al primo posto in classifica seppur in condominio, a cinque punti, con l’Umbria, che invece è riuscita a staccare il pass qualificazione ai quarti di finale. L’eliminazione, come un macigno, è giunta per differenza reti rispetto proprio alla squadra umbra. Giovanissimi. Deludente la prova degli under 14 che non sono riusciti a confermare quanto di buono fatto nella prima vittoriosa partita. L’inizio scoppiettante aveva illuso un po’ tutti: anche perché l’undici di Gaetano Rizzo era riuscito nella gara d’apertura con i pari età della Puglia a fare vedere molte cose positive: squadra dinamica, aggressiva ed intraprendente, attenta in difesa e concreta in avanti. Nelle altre due partite del girone sono arrivate altrettante, quanto inattese, sconfitte che hanno, di fatto, chiuso anzitempo l’esperienza dei Giovanissimi a questa edizione del torneo. Femminile. La Selezione Femminile guidata in panchina da Massimiliano Osman raggiunge un obiettivo importante, ovvero la qualificazione ai quarti di finale del torneo grazie al secondo posto conquistato nel minigirone con Lombardia e Comitato Autonomo di Bolzano. L’esordio con sconfitta nella gara di apertura è in parte bugiardo: le siciliane hanno tenuto bene il campo per un intero tempo, hanno sfiora- to la rete del vantaggio con Rigaglia. Poi, nella seconda gara vittoria di misura sul C.A. Bolzano grazie alla rete di Manno e rigore parato addirittura in due tempi dal portiere Catanzaro. Ai quarti con l’Emilia Romagna, beffardi i tiri dal dischetto. Calcio a 5 maschile. Si ferma in semifinale la caccia al 7mo titolo nazionale per una delle Rappresentative più decorate del panorama calcistico siciliano. Il girone di qualificazione non può considerarsi una semplice passeggiata ma poco ci è mancato: infatti, dopo le prime due vittorie, tra l’altro spettacolari, con Puglia e Umbria che hanno di fatto messo il sigillo sulla qualificazione ai quarti, nell’ultima sfida è arrivata la sconfitta con la Campania, dopo che gli uomini di Corsino in svantaggio per 4-1, sono riusciti quasi a fare l’impresa di pareggiare. Nei quarti con l’ostico quanto fortunato Molise è venuta fuori una partita decisa solo ai rigori. Quindi, la semifinale con il quotato Veneto: a decidere ancora una volta i penalty che, questa volta, eliminano la squadra di Nino Corsino. Calcio a 5 femmnile. Una vera e propria beffa per le ragazze del futsal guidate da Massimo Neglia che cedono proprio nei secondi finali dei quarti, quando si pensava già ai tiri di rigori. La semifinale, dove la squadra era approdata per ben tre volte negli ultimi quattro anni, sembrava a portata di mano ed invece l’Emilia Romagna ha sfruttato a dovere un contropiede, diventato nella fattispecie una vera e propria arma micidiale che non ha lasciato scampo. Così la rete degli emiliani ha di fatto chiuso ogni possibilità di recupero e condannato le siciliane all’eliminazione. Andrea Giarrusso a sPorT Il surfista dell’albaria deciso a rinnovare una solida tradizione Cresce Baglione e attende un sì dalla federvela Ancora vincitore a Hyeres, ben piazzato sul Garda agli internazionali, Marco Baglione ha le carte in regola per rappresentare i colori azzurri ai prossimi giochi di Rio nelle tavole a vela. Le ripetute affermazioni negli anni recenti ed in questa stagione del ragazzo cresciuto all’Albaria dovrebbero bastare a fugare ogni dubbio sulla scelta. Ma non pare che la Fiv – fedele alle tradizioni – abbia tolto la riserva. A fare la parte del cattivo è Mattia Camboni del centro Italia, una giovane leva che certamente è una gran promessa, campione mondiale youth e anche in crescita. Le olimpiadi, però, sono un’altra cosa e lo sappiamo bene. Sappiamo quanti titoli mondiali, anche assoluti, abbiano vinto nella vela e nelle tavole gli equipaggi italiani, che – purtroppo – non abbiano avuto riscontro – spesso alcun riscontro – ai Giochi. E dire che la Vela è, come e più degli altri sport olimpici in genere in Italia, tutta orientata in funzione dei Giochi. Al punto che l’intero sport ne soffra visibilmente e versi spesso in uno stato di parziale abbandono o, almeno, si senta tale. Marco Baglione è cresciuto in quella che è certamente la più forte scuola surfistica d’Italia. Fra i fondatori di questo sport, al club di Mondello sono stati ospiti anche Paco Wirz e Alfredo Barbera. Poi con la casacca Albaria ha gareggiato Riccardo Giordano, uno degli atleti che nella storia abbiano disputato più olimpiadi in assoluto. Ancor più ne ha disputato la Sensini, tanto spesso a Mondello con indosso i colori Albaria. La partecipazione di Marco Baglione sarebbe il rinnovarsi – atteso – di una tradizione che fa di Mondello, meta di surfisti dai due emisferi e da oltre tutti gli oceani, una indiscutibile capitale del surf. Baglione ha partecipato a tutte le gare di livello olimpico da una decina d’anni a questa parte, compiendo la sua dovuta escalation e finendo col vincerne più d’una ed essere indicato fra i più temuti partecipanti a livello seniores. Ma non è da oggi che diciamo alla federazione vela ed a qualche altra federazione che non concedendo un sì, né organizzando un team attorno a ciascun partecipante, in modo che l’obiettivo sia oltre i confini nazionali e non all’interno dei nostri ristretti mari, campi e piste, si finisce col perdere podi e medaglie preziose. Evento cui, poi, puntualmente assistiamo. Marco Baglione e, in basso, partenza rs:x I Canottieri a Naro: un successo Bene i palermitani nel secondo appuntamento di calendario Positivo il bilancio del secondo impegno agonistico di stagione per la squadra agonistica della Società Canottieri Palermo, la Regata interregionale di Naro del 22-23 marzo. I ragazzi allenati da Benedetto Vitale hanno chiuso questo appuntamento in visibile crescita rispetto alla precedente esperienza: 7 ori,10 argenti, 5 bronzi nel carnet della squadra parlano da soli. Positivo è stato certo il risultato d’insieme della rappresentanza della squadra del Molo Lupa. Evidenziamo i migliori risultati. GIORGIA LO BUE, che sta recuperando lo stop dovuto all’operazione dell’anno scorso alla spalla ed è ormai pronta per il I Meeting Nazionale di Piediluco del 5-6 aprile. Il Gruppo ALLIEVI C, con in testa VINCENZO D’AMELIO, LUIGI BECCALI e FRANCESCA D’ANGELO. I piccolissimi ALLIEVI B Francesco Lo Bue (ORO in DOPPIO misto con l’Or- Vincenzo D'Amelio e Luigi Beccali Francesca D'Angelo tigia di Siracusa), Beatrice Amodeo e Mario Zerilli (Argento in SINGOLO). Federico Amato, ORO nella SERIE B del SINGOLO RAGAZZI. Il Gruppo MASTER, ORO nel QUATTRO DI COPPIA (DOMENICO CIARAVELLA, DARIO DUCA, MARCELLO VENTO E SERGIO PUNZI) e AR- GENTO in DOPPIO (PUNZI e DUCA). In crescita il DOPPIO CADETTI di Giovanni Benigno e Mario Amodeo. Nel QUATTRO DI COPPIA MASTER la Società Canottieri si è aggiudicata il Trofeo Gino Cutaia, in memoria del canottiere catanese scomparso. 43 saLuTe Dal cibo mediterraneo alla relativa consapevolezza scientifica La giusta dieta e la “pace del cuore” Dieta e malattie cardiovascolari binomio inscindibile: “A tutti raccomando il rispettar la dieta … e chi lei non apprezza, quando sano mal regge e infermo non ben si cura (Scuola Salernitana, anno 1000 circa). Sempre più nuova letteratura medica conferma l’utilità di una dieta corretta per il raggiungimento del benessere fisico e per il controllo delle malattie. Nelle malattie cardiovascolari e metaboliche la dieta è poi un trattamento imprescindibile – sia della cura, sia della prevenzione, provato dall’evidenza di molteplici studi e trial clinic (tra i più noti ricordiamo il Framingham Heart study, il Lyon, il Seven Countries Study) – che deve essere perseguito sia dai medici, sia dai pazienti. Tant’è che le principali società scientifiche europee ed americane hanno definito delle norme, delle linee guida dedicate. Le malattie cardiovascolari sono molteplici e riguardano fondamentalmente tre organi od apparati: il cuore, la circolazione cerebrale e quella periferica. Anche se la dieta è utile in tutte le malattie CV noi ci concentreremo soprattutto su quelle dette ischemiche croniche ed acute (infarto miocardico, angina pectoris, ictus cerebrale, ischemia dei vasi periferici) caratterizzate fondamentalmente da un unico processo che, in termini medici, è definito come aterosclerosi. Questo è altamente diffuso nelle nostre società e trova le fondamenta in una costante evoluzione sociale, politica ed antropologica che ha visto, con la rivoluzione industriale, le società sviluppate informatizzate e tecnologiche passare da una fase di carenza alimentare ed alto dispendio energetico ad una con un ricco introito calorico e scarsa attività fisica. Il bilancio calorico quotidiano è quindi divenuto costantemente positivo determinando un accumulo di peso corporeo ed uno squilibrio qualitativo dell’apporto di nutrienti che oggi è costituito fondamentalmente da zuccheri raffinati (farinacei, dolci, bevande zuccherate), acidi grassi saturi (strutto, pasticceria, carni rosse), sale (cloruro di sodio), poche fibre alimentari. Ciò ha portato, nel corso del 20mo secolo, in concomitanza al crescere dell’aspettativa della vita, ad un cambiamento sia del tipo di malattie che delle cause di morte. Si è assistito, in altri termini, ad una transizione dalle ma- lattie acute infettive (prevalentemente dell’apparato respiratorio e gastroenterico) a quelle croniche degenerative con una crescente incidenza del diabete, dell’ipertensione arteriosa, dell’ischemia cardiaca e cerebrale. Ha fatto da trade-union l’obesità addominale. Ciò ha portato al fiorire negli ultimi 50 anni di una serie di diete sull’onda della moda per contrastare il sovrappeso e le malattie ischemiche cardiovascolari. Schemi dietetici popolari (alcuni squilibrati), altri basati su studi osservazionali e trial clinici sono stati proposti a fortune alterne. Punto dolente è la scarsa aderenza ed il fenomeno del jo-jo, cioè il rimbalzo del peso dopo la sospensione. L’European Society of Cardiology (la più importante società scientifica europea cardiologica) nel 2012 ha elaborato le linee guida per la prevenzione delle malattie cardiovascolari che, per quanto riguarda l’intervento ITALNAUTICA s.r.l. Cantieri e uffici: 90133 Palermo - Molo Trapezoidale Via F. Patti - Tel. e fax 091 325277 - e mail: [email protected] Alberto Cambiano Ingegnere Navale e Meccanico Progettazione e costruzione di repliche di imbarcazioni d’epoca e classiche. Riparazione e restauri imbarcazioni in legno 44 dietetico, sono riassunte nel box seguente. La vera dieta che ha dimostrato una utilità nel controllo delle malattie cardiovascolari è stata la dieta mediterranea. Fin dagli studi di Ancel Keys, si è dimostrata quella che ha meglio garantito sia la terapia che la prevenzione attraverso il controllo dei fattori di rischio ad esse connesse (ipertensione, ipercolesterolemia, diabete mellito, sovrappesoobesità). È stata così elaborata negli anni ’90 la cosiddetta piramide alimentare caratterizzata alla base da un largo giornaliero uso di pane, pasta e cereali con tutti i grassi relegati all’apice e, quindi, di scarso consumo. Ma i buoni risultati tardavano a venire. Fu così che nel 2007 l’università degli studi Gabriele D’Annunzio, alla luce delle nuove conoscenze, ha completamente sovvertito tale piramide. La definizione della nuova piramide alimentare mediterranea ha interessato fondamental- ZANCA SPORT s.a.s. Accessori per la Nautica da Diporto e Professionale Per la vela sartiame di ogni diametro Via Simone Gulì, 232 - Palermo - Tel./Fax: 091544505 e-mail: [email protected] a saLuTe mente il ruolo dei grassi e dei carboidrati e, chiaramente, dei cibi che principalmente li contengono. I grassi alimentari. Come segnalato da Hugh Sinclair fin dagli anni ‘60, a seguito dell’utilizzo di cibi prodotti dalle industrie alimentari (particolarmente ricchi in ac. grassi della serie trans ed acido linoleico), si è assistito ad un cambiamento nel rapporto esistente tra gli acidi grassi precursori delle prostaglandine. Infatti mentre prima il rapporto tra omega-6/omega-3 andava da 2:1 a 4:1 adesso, il rapporto era divenuto 20:1 favorendo una serie di fenomeni infiammatori e trombotici. Consigliati così divengono gli ac. grassi poliinsaturi (ac linoleico) l’olio di mais (ß-sitosterolo), gli acidi grassi monoinsaturi (olio d’oliva), gli omega 3 contenuti nel pesce azzurro ed infine l’acido α-linolenico contenuto nei vegetali (noci, verdure verdi in foglia). Debbo comunque dire, ad onore del vero, che una recente metanalisi (analisi di diversi studi) di Rajiv Chowdhury e coll. pubblicata il 18 marzo 2014 sulla prestigiosa rivista Annals of Internal Medicine che ha coinvolto ben 76 studi riguardanti circa 650000 soggetti non ha supportato chiaramente queste indicazioni. Questo anche se in questo studio potrebbero esistere delle limitazioni legate ad una particolare selezione degli studi presi in considerazione. Gli zuccheri. È stata messa in discussione la classica differenziazione tra carboidrati semplici e complessi in quanto non tutti i carboidrati hanno la stessa valenza nutrizionale. Nel definirlo si è ritenuto di fondamentale importanza l’indice glicemico degli alimenti che rappresenta la velocità con cui aumenta la concentrazione di glucosio nel sangue in seguito all’assunzione di quell’alimento. Esso dipende dalla varietà, dal grado di maturazione, dagli ingredienti e dalla preparazione degli alimenti. Confermata l’utilità della riduzione del sale e di piccole dosi di vino (contiene antiossidanti come i polifenoli ed i flavonoidi). Fondamentale incrementare il consumo delle fibre vegetali Si è così passati dalla vecchia alla nuova piramide alimentare che si fonda su due concetti chiave: non tutti i grassi hanno le stesse valenze nutrizionali, e quindi vanno posti all’apice i grassi saturi (per lo più di origine animale, come il burro) mentre stanno verso la base quelli insaturi (olio d’oliva) la classica differenziazione tra carboidrati semplici e carboidrati complessi, in voga da parecchi decenni, non è più adeguata per permettere ai consumatori di selezionare gli alimenti. Conseguentemente pane, pasta, riso e patate vanno all’apice (poco consumo) a favore di frutta, verdura e cereali integrali che stanno alla base (grande consumo). Linee guida della società europea di cardiologia Consigli Nutrizionali • Del 30% del valore calorico totale giornaliero meno del 10% deve venire dagli acidi grassi saturi il resto deve venire dagli acidi grassi polinsaturi. • Gli acidi grassi insaturi della serie trans debbono essere il meno possibile. Comunque l’apporto calorico deve essere inferiore all’1% e non deve venire da alimenti conservati. • Consumare meno di 5 gr di sale al dì. • Da 30 a 45 gr di fibre al giorno da alimenti integrali, frutta, vegetali. • 200 gr di frutta al dì (2-3 portate al giorno). • 200 gr di vegetali al dì (2-3 portate). • Pesce almeno due volte alla settimana, una delle quali deve essere pesce azzurro. • Il consumo di bevande alcooliche deve essere limitato a due bicchieri al dì (20 gr/dì per gli uomini) ed un bicchiere al giorno per le donne (10 gr. al dì). In conclusione un modo semplice per adottare nella pratica alcuni suggerimenti il comportamento dietetico da adottare è il seguente: - poca carne ed alimenti di origine animale a favore dei vegetali. Per favorire l’assunzione di questi alimenti vegetali potete realizzare fantasiose “insalatone”, che, dotate di molto volume, attenuano la fame, saziano con poche calorie e non appesantiscono! - meno cereali e più cibi a basso indice glicemico: il consiglio è quello di preferire i cereali integrali e di privilegiare gli alimenti a basso indice glicemico, come legumi, verdure, orzo, ortaggi, riso parboiled, rispetto a quelli con alto indice glicemico, come pane, pasta da farina raffinata e patate; - sì, ai grassi “ buoni ”: occorre cercare di valorizzare quelli presenti nell’olio d’oliva (meglio se extra-vergine), nel pesce (meglio se azzurro) e nella frutta secca con guscio (come noci, mandorle e pinoli); - sì, alle erbe aromatiche: utile insaporire ed esaltare gli aromi con abbondante uso di erbe aromatiche piuttosto che con intingoli complessi; - distribuire adeguatamente l’apporto calorico: circa il 20% a colazione, il 40% a pranzo ed il 30-35% a cena compreso un eventuale spuntino pomeridiano; - variare molto nelle scelte dei cibi e nella modalità di cottura: cercare di mangiare 3-4 volte carne preferibilmente bianca (pollo, coniglio,tacchino), 3-4 volte pesce, 2-3 volte formaggio, 2 volte uova; - usare sale iodato: esso aiuta a prevenire o a correggere la carenza di iodio, molto diffusa in Italia; - bere almeno 1.5-2 litri di acqua al giorno (limitare le bevande dolci!). Consumare non più di 2 bicchieri al giorno di vino (rosso preferibilmente) per gli uomini ed uno per le donne; - dolci non più di 2 volte alla settimana e con moderazione: preferibilmente torte di mele e ciambelle casalinghe. Occorrerà poi aumentare l’ attività fisica. Circa 30 minuti al dì di passeggiate a passo svelto, danza, cyclette. Raggiungere e mantenere il peso corporeo ideale bilanciando opportunamente l’apporto e il consumo energetico. Questi due ultimi precetti migliorano la sensibilità all’insulina ed agiscono riducendo i fattori che stanno alla base della cardiopatia ischemica. Altri nutrienti che si sono dimostrati utili nel trattamento delle cardiovasculopatie sono: il licopene (pomodori a pasta arancione, nei tangerini, pompelmo, anguria) che ha un forte effetto antiossidante e protettivo sia verso le patologie cardiovascolari che verso alcuni tumori (carcinoma del colon e della prostata), l’allio (cipolla, aglio, porri, erba cipollina) ad azione antitrombotica, i carotenoidi (α,ß,γ), i composti fenolici come la quercetina (tè, vino, cipolle) e gli isoflavoni (soia). Resta comunque il precetto che nel caso in cui dovesse essere presente, nonostante il rispetto dei precetti sopraindicati, un aumento eccessivo del peso e la presenza di malattie cardiovascolari o diabete occorrerà rivolgersi ad un medico specialista in scienza dell’alimentazione che possa suggerirvi una dieta personalizzata costantemente aggiornata. I foglietti standardizzati dati velocemente e senza il coinvolgimento attivo dei soggetti non hanno mai dato e non daranno mai alcun risultato positivo! Fonte foto: http://www.paleodieta.it/piramide_new.jpg http://www.dietagenetica.com Guido Francesco Guida 45 CuLTura saverio La Paglia “Du Nummari” e in mezzo tutta una vita “Du Nummari” è una raccolta poetica densa di tenerezza nella sua semplicità. L’autore cerca il senso della vita in quei sentimenti, in quegli istinti primordiali ai quali dobbiamo ritornare per capire chi realmente siamo. Del resto, infatti, alla fine della nostra vita, tutto quello che siamo stati, tutto quello che abbiamo fatto si riduce solo a due numeri sotto il nome su una lapide. Da qui il titolo, in siciliano, “Du Nummari” scelto per la breve antologia di Saverio La Paglia, poeta cantore della sua terra, Ciminna e degli affetti più cari. La brevitas diventa anche lezione di vita col suo sottinteso invito a non curarci del futile, ma a dare valore a ciò che conta veramente. Una vita vera, da indicare come modello, può essere quella del frate laico di Palermo, umile servitore degli ultimi – come in “A Biagio Conte eremita per amore” o quella dedicata all’ascesa al pontificato di Jorge Mario Bergoglio “A Papa Francesco – 13 marzo 2013”. La festa del Natale “Natale è alle porte” con le sue luci, con la musica, i dolci dovrebbe raggiungere veramente tutti, sarebbe bello che il Natale fosse realmente gioia e serenità per tutti i popoli del mondo, per tutti gli esseri umani di questa terra. E’ triste pensare che, invece, ancora si combattano tante guerre, ci siano tanti dissidi e lacerazioni. Rivolgiamo alta a Dio una preghiera per- ANNUNCI VeNdeSI SeRIGRAFIe dell’artista Angela Zuccarello realizzate dal prof. De Lollis nel 1995: Aspetto dell’Etna (acquarello cm 50x70); Paesaggio siciliano (olio cm 50x70); Magnolie (acquarello cm 50x70). Prezzo affare: 45 euro ciascuna serigrafia. Telefonare al numero 3394660395. PARCO deLLe MAdONIe, Polizzi Generosa, vendesi nella centralissima piazza Gramsci appartamento 1° piano per ufficio o abitazione o villeggiatura: due camere, cucinino, bagno, grande ripostiglio, due esposizioni, terrazzo e balcone via Garibaldi. Telefonare al numero 3394660395. pallini Saverio La Paglia Du Nummari – Progetto grafico Giampiero Brillo. Officine Tipografiche Aiello e Provenzano Bagheria a cura del redattore capo Il confronto Stato/Chiesa può essere sano In molti campi (scuola, sanità, volontariato) lo Stato italiano sembra essere invadente e deleterio nel suo operato. Ad altri sembra il contrario. E’ la Chiesa o lo Stato il cui scopo sembra quello di contrastare e distruggere “l’altra entità”? Non dovrebbe in alcun caso essere così. Lo Stato dovrebbe, a nostro parere, porsi, invece, rispetto alla Chiesa in modo competitivo, ma non aggressivo e demolitore. Un tal modo di procedere, infatti, non arreca benefici di alcun genere. Anzi! Invece di favorire il dialogo culturale, questo statalismo di marca giacobina o bolscevica alza barriere e divide, anziché porsi in una sa- 46 ché pace e amore siano sempre più diffusi nel mondo. Cari, in particolare, al poeta i temi familiari, l’attenzione ai bambini, ai nipotini, dove di particolare intensità la lirica “Il regalo più bello” in cui l’autore afferma che il Natale in arrivo, dopo tante invidie e amarezze, gli darà il regalo più bello, quello che lo consolerà dei tanti torti ingiustamente subiti: il sorriso del suo nipotino unito all’amore di Dio che tutto vede e tutto sa. Molto significative per pathos e rappresentazione le poesie dedicate al borgo natìo, come in Ciminna: “Case/dai tetti antichi/con le facciate di gesso/tarlate dal tempo/che ora vivono di ricordi”, oppure nella lirica: “Vènniri Santu a Ciminna” che così recita: …E a Matri Addulurata,/di tant’anni/chianci stu figghiu/e cummogghia cu lu mantu/a cu a Idda si cunfira/senza scantu… Per esplodere, infine, in “Serre di Ciminna” con l’esaltazione della bellezza del luogo natale: Serre di Ciminna: “Fiori e arbusti a non finire/s’attaccano a pareti impossibili/là dove il vento non perdona/e dove il cappero rigoglioso sta”. Ma ai temi più tradizionali si affiancano anche altri più moderni e legati al presente come Telefonino, Il rosso punteruolo, Indignatos, Madrid, Laurea. Conservando vivo il senso della realtà e dell’appartenenza ad un’epoca ben definita, l’autore non sfugge, infatti, i problemi dell’attualità senza rifugiarsi nel sogno e scegliendo invece l’impegno e la partecipazione. Del resto, la sua esperienza politica di assessore al Comune di Ciminna deve averlo portato all’attenzione verso i problemi dei concittadini e a condividerne il peso e le speranze. Lydia Gaziano na dialettica finisce per assumere posizioni oltranziste di rifiuto e persino di scherno nei confronti dell’organizzazione ecclesiastica. Se si considera, poi, che l’apparato statale in quasi ogni ambito è oggi fallimentare, si può legittimamente affermare che sia più facile, se mai, sorridere dello Stato… Lo statalismo, discostandosi dalla massima Libera Chiesa in libero Stato, ripresa da Cavour, infine si auto danneggia. Non per nulla la massima, proclamata da Charles F. René de Montalembert, giornalista dell’800 teorico del cattolicesimo, difendeva la libertà di stampa e d’associazione e il diritto dei popoli all’auto determinazione e all’indipendenza. Il fallimento di Obama imperialista E’ notizia recentissima che i consensi degli americani per Obama sono ormai in caduta libera. La crisi economica nel paese a stelle e strisce non è affatto superata, come la propaganda governativa vorrebbe far credere. Il declino degli Usa, iniziato all’indomani della prima elezione di Obama, avanza più velocemente e l’amministrazione yankee ha fatto l’opposto di quel che doveva. Non solo non ha collaborato con la Ue per tirarla fuori dal baratro finanziario, ma ve l’ha fatta sprofondare sempre più. Sono ancora in molti a non sapere o aver capito che è come se gli Usa in questi anni avessero fatto la guerra all’Europa. Non a CuLTura L’Itimed chiama a raccolta storici, naturalisti e turisti Vie Francigene pomeriggio culturale a Palazzo alliata Un pomeriggio ricco d’interesse, con esperti, cattedratici e l’assessore Dario Cartabellotta, alle risorse agricole e ad una serie di materie connesse fra le quali il turismo rurale della Regione Sicilia. L’organizzazione della Itimed ruota – non è la prima volta – attorno alla scoperta e alla valorizzazione delle “Vie Francigene” presenti in Sicilia. Si riteneva che tali “vie”, risalenti al Medio Evo, cioè al tempo delle Crociate e percorse dai pellegrini che si recavano in Terra Santa a visitare il Santo Sepolcro, fossero rintracciabili in altre località europee e certamente proseguissero anche in Italia, la penisola geograficamente e culturalmente lanciata, allora come adesso, verso l’Africa e il Medio Oriente. Scoperte relativamente recenti hanno fatto venire alla luce, grazie a testimonianze che vengono dagli archivi, dalla toponomastica all’interno dell’Isola, da Palermo alla costa a sud, questi antichi tracciati ed una serie di crocicchi e stazioni di notevole interesse storico. Da tempo, gli specialisti della Itimed, guidati dall’Architetto palermitano Antonella Italia si riuniscono nella chiesetta gotica di Santa Maria la Vetere, presso la Cattedrale, dove, come in un’apparizione improvvisa, si riesce a vivere con l’immaginazione il passaggio e la sosta di quegli antichi pellegrini… Il convegno più recente nel Palazzo Alliata della restaurata piazza Bologni, oggetto anch’esso di accurato restauro, visitabile al pubblico e sede di un museo inedito per gli stessi palermitani, ha suscitato vivo interesse, riunendo un gruppo di persone e di enti coinvolti ed interessati da tutta la Sicilia. Obiettivo: tutto ciò che è tipico, l’escursionismo,il trekking, rivolto ad invitare ospiti qualificati dall’Italia e dall’estero. Fra questi, particolarissima la presenza dell’as- sociazione Ciuchino che raggruppa gli allevatori di Asini in Sicilia, a fini di trasporto (trekking, appunto, per le vettovaglie e le tende), latte ed altro ancora. Non ci sono casi di trasformatori in salumi come avviene in alcune parti d’Italia. Un pomeriggio tutto molto bello e interessante fino al calare delle ombre serali: il tema, le persone, gli indirizzi culturali ed anche il palazzo Alliata (da visitare, per gli stucchi, serpottiani, gli ori, l’oggettistica e ...il Van Dick). Le Vie Francigene, Franchigene, Francische o Romee sono parte di un fascio di vie che conducevano dall’Europa centrale, in particolare dalla Francia, a Roma. Nel meridione d’Italia, in particolare in Puglia, è attestata inoltre una via Francesca legata alla pratica dei pellegrinaggi, che taluni accostano alle vie Francigene, sostenendo esserne la prosecuzione a sud, in direzione di Gerusalemme. I primi documenti d’archivio che citano l’esistenza della Via Francesca risalgono al nono secolo e si riferiscono a un tratto di strada nell’agro di Chiusi (Foggia), ma nel decimo secolo il vescovo Sigerco descrisse l’iter di un pellegrinaggio che compì da Roma, dove era giunto per ricevere dal Pontefice il pallium, per ritornare a Canterbury su quella strada che già dal XII secolo venne chiamata abbastanza univocamente Via Francigena. Il documento di Sigerico è fondamentale per descrivere le vie medievali, ma non esaurisce le molteplici alternative che giunsero a definire una fitta ragnatela di collegamenti che il pellegrino percorreva a seconda della stagione, della situazione politica dei territori attraversati e in base alle proprie credenze religiose e alle reliquie dei santi. Occorre riportarsi – ed è il caso – alla mentalità dei tempi…. Il portale di S.Cristina la Vetere luogo di soste dei pellegrini lungo la via Francigena Da alcuni anni, tracce della rete di vie francigene è stata riscoperta in Sicilia, come era logico che fosse. L’Itimed prende questo spunto di valorizzazione storico religiosa per creare un ulteriore polo di indiscusso valore culturale e richiamare un turismo particolarmente scelto a visitare la Sicilia in un modo legato strettamente alla natura e alla storia. Le vie francigene sono anche – particolare non secondario – una testimonianza antica di unità europea precolombiana. A tal proposito Dario Cartabellotta, interessato ad argomenti come la crescita compatibile, la difesa dei valori storici anche nell’ottica della biodiversità, del Km zero, ha citato una riflessione di Goethe che risulta profetica in clima di “glocal”: l’Europa ha già un comune linguaggio nel cristianesimo. Le vie francigene presero origine - come accennato - dalla “via Romea“ che da Canterbury giungeva a Roma attraverso varie “stazioni”, fino a quella di Monte Sacro. Vennero prese a cuore dai francescani, a partire dal fondatore Francesco e dal colto Antonio (Sant’Antonio di Padova): era di origine portoghese (De Lisboa), prima monaco agostiniano e poi frate francescano, ebbe modo di conoscere di persona San Francesco. (G.Scargiali) pallini una guerra tradizionale con bombe e cannoni, neppure la guerra fredda di stile UsaUrss, ma una guerra a base di disfattismo, combattuta tramite occulti opinion leader (l’invenzione è antica e spetta ad Alessandro contro i Persiani), una guerra economica e finanziaria, dettata anche dalla paura di venire superati dal potenziale gigante europeo. Sì perché l’Europa è, nonostante quel che si creda, un gigante in tutti i campi, tranne che in politica dove è divisa da incomprensioni “interne” e facile preda degli Usa. Ma la terribile e stupida conseguenza sembra essere che Usa e Ue affonderanno insieme, mentre a dividersene le spoglie potranno essere colossi emergenti come Cina, India e Paesi arabi, che non stanno certo a guardare… a finire schiavi nei magazzini sottinterrati potrebbero essere i nostri figli e i nostri nipoti. Grazie Usa! La cortina di ferro ora è di marca Usa Una volta era l’Urss, il colosso sovietico l’artefice della cortina di ferro che divideva in 2 il mondo. Oggi le parti si sono rovesciate e in modo subdolo e strisciante sono i nostri “alleati”, a costruire un muro di separazione tra noi (Europa) e gli altri continenti. Questa politica, anche se non è recentissima (se ne erano visti i prodromi al tempo delle guerre nei Balcani) ora sta assumendo caratteri sempre più estremi e minacciosi. In una prima fase, infatti, tramite l’appoggio dato in modo occulto ai movimenti estremisti dei paesi del nordafrica, gli Usa sono riusciti a destabilizzarne i governi e ad allontanarli dalla nostra influenza (culturale, economica, politica), in una seconda fase, hanno compiuto la stessa mossa in Ucraina non già – come dicono – per favorirne lo sviluppo democratico, ma per sostituirsi politicamente all’Urss. Quanto sarà democratico il nuovo governo Ucraino avremo modo di vederlo, quali saranno i danni economici per la Ue lo vedremo ancor prima. Una lancia per Putin Per quale mattana Putin dovrebbe vedersi > 47 FormazIoNe ritornando alle coltivazioni agricole col Progetto Telma Diversamente abili troveranno lavoro Il progetto TEMLA (Team di mediazione lavoro), promosso dal CESIFOP (Centro siciliano formazione professionale), in collaborazione con l’Associazione Porte aperte, con la Società Cooperativa Sociale Immagine Onlus, Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza Azienda Socio Sanitaria di Assistenza alle Persone ASSAP con l’Istituto Principe di Castelnuovo e Villaermosa e con la Fondazione per le Opere di Carità Rosaria Gentile ha avuto un esito – trascorsi già vari mesi – finora altamente positivo. Come obiettivo primario si è cercato di impartire agli allievi in modo sufficientemente bilanciato dal punto di vista didattico, le nozioni basilari per la comprensione dei principali elementi inerenti la conoscenza delle piante e delle tecniche necessarie alla produzione e alla commercializzazione dei prodotti. In questo modo si è data loro la possibilità di apprendere una terminologia appropriata, con il fine, di fornire una preparazione professionalizzante, che permetta loro di spendere le informazioni e le esperienze acquisite nel contesto della gestione di attività agricole. Nelle difficoltà economiche diffuse un po’ tra molti strati sociali, anche quelli borghesi, sorgono orti urbani e non, dove un gruppo di giovani diversamente abili possono avere in gestione dei terreni abbandonati da rendere produttivi, “seminando” risposte valide al disagio sociale, nonché tutelando e rivalutando il territorio. L’articolato programma di formazione è una iniziativa lodevole di “buona agricoltura” ed alcuni dei protagonisti la raccontano in queste interviste. Per il docente Pillitteri il risultato migliore è stato ottenuto nella dimensione dei rapporti umani, cercando di favorire l’integrazione dei soggetti coinvolti in questo percorso, per far emergere l’idea di “gruppo”, che collabora e si confronta,così che l’esame finale fosse visto non come un ostacolo, ma come un’ opportunità per mettere a frutto il loro approccio all’ apprendimento. “Molto spesso – aggiunge – sono stato incoraggiato, nei momenti di stanchezza, dal sorriso radioso dei loro occhi, da gesti teneri o battute scherzose, ma soprattutto è stato illuminante scoprire la loro propensione al disagio, conoscere le loro storie e le piccole conquiste fatte giorno dopo giorno in un percorso di terapie e farmaci è stata linfa elaborata, che ha “nutrito” dentro”. Sì, dentro, dove spesso si trova la forza d’ animo per fare cose ritenute un tempo impossibili, come capita sovente tra i “disabili, che imparano, in un progetto come questo, a riconoscere le piante e i fondamenti dell’agricoltura, ma che insegnano molto e, come fiori al sole, aprono le corolle verso il cielo per accogliere in sé il senso dello stare al mondo. Il tutor Vincenzo Di Falco sostiene che il progetto Te.M.La. ha avuto dal Cesifop una ideazione progettuale e una realizzazione didattica non semplici; tuttavia l’ impegno, gli sforzi, la pazienza e soprattutto la ferma volontà hanno permesso di concretizzare un’ attività di utilità sociale, che porterà all’ inserimento lavorativo di persone svantaggiate, che hanno trovato nel lavoro agricolo quel carattere terapeutico, riabilitativo e formativo, necessario per il loro miglioramento psicofisico e che si può constatare giorno dopo giorno. Indispensabile sentire la voce dei discenti. Dario Tagliavia ritiene che il corso sia stata un’ importante occasione per conoscersi e conoscere. “Conoscermi nei miei limiti (che sono parecchi per numero e gravità ) e conoscere meglio il mon- do del lavoro implacabile e allo stesso tempo gratificante, che guardo con grande rispetto e timore”. L’alunna Anna Amodeo concorda con lo scrittore Paolo Pejrone, per il quale In giardino non si è mai soli, perché le piante sono esseri viventi, ancor di più se trovi un gruppo di persone con cui dividere con allegria il lavoro e fare piccoli passi in avanti nelle relazioni sociali. In conclusione il Prof. F.Vitale fa un quadro generale sull’attività didattica, svolta da luglio 2013 ad oggi, in parte in aula ed in parte in campo. Lo hanno particolarmente colpito l’ interesse dimostrato dai ragazzi sugli argomenti esposti in aula ed in campo e la loro voglia di imparare e di capire il perché delle cose. “L’ entusiasmo e la passione che i ragazzi mettono nei lavori che fanno è disarmante – afferma il docente – e allo stesso tempo travolgente, poiché credo fermamente che questo progetto, da un lato ha permesso a questi ragazzi di ‘uscire’ dalla loro quotidianità, cambiando “aria” e stando a contatto con realtà nuove, mentre dall’ altro ha consentito al sottoscritto di vedere la loro ‘diversità’ sotto un altro profilo, eliminando qualche pregiudizio che avevo nei loro confronti” . Da quanto delineato, pertanto, si può ritenere che la partecipazione al Progetto TEMLA ha già dato i suoi primi risultati, contribuendo a formare un gruppo coeso e solidale, che affronta e risolve i problemi con i suoi tempi e con le sue modalità, senza dimenticare però l’obiettivo finale, che è quello dell’ introduzione di questi ragazzi nel mondo del lavoro. Emanuele Bisso (Docente Lettere classiche Università di Palermo) la Dante e il latino, fa parte dell’Europa più degli Usa. E’ vicina per geografia, civiltà ed interessi. Con essa dovrebbe essere “più europea” anche l’Inghilterra, cui legami massonici aggregano alla realtà atlantica, qualcosa che in quell’Oceano lentamente sembra ormai affondare. prima volta – in realtà – che il governo cinese si veda costretto a correre ai ripari, cercando di rallentare la crescita, perché non si creino eccessivi sfasamenti nei rapporti con i mercati esteri e perché non “salti” l’organizzazione interna del suo sterminato territorio, dove – fra l’altro – il benessere nuovo arrivato non è omogeneamente distribuito e mancano le strutture per amministrarlo e goderne. pallini > togliere – senza colpo ferire – lo sbocco in Crimea, mentre l’Inghilterra riesce a conservare ancora nientemeno che il controllo di Gibilterra, deve spiegarcelo il coro dei media. Sarebbe questo il caso di chieder loro: quanto vi danno? Una frase che, senza alcun garbo, rivolgono “agli altri”. Oppure quando dicono: se ti pagano scrivi pure per …loro. Bellissimo! Non c’è che dire. Più chiaro di così… Noi abbiamo scritto, e lo ripetiamo, che sarebbe meglio fare in Europa gli europei ed appoggiare Putin. La Russia, che ha ripreso il culto delle chiese, ma anche di Tolstoj, Dostoewskiy, Checov, Pasternak, Nabokov (scrisse in Usa e pubblicò a Parigi), la Russia del Bolshoi, che fa studiare a scuo- 48 La Cina cresce troppo e… Può aiutare a capire il senso degli equilibri economici internazionali, ma anche dell’organizzazione interna dei singoli stati moderni, il fatto che la Cina cresca a 2 cifre o quasi per ogni anno che passi e decida essa stessa ad un provvedimento apparentemente inatteso. Non è la L’equilibrio mondiale una speranza Affermiamo e chiariamo quanto sopra al fine di evidenziare come oggi nulla in campo internazionale e fra gli Stati possa av- a sCuoLa al Teatro Don Bosco orestea s’intreccia con Delitto e Castigo I conflitti dell’animo umano E’ andato in scena in scena, presso il Teatro del “Don Bosco Ranchibile”, lo spettacolo “Orestea: Delitto e Castigo”. La nostra rappresentazione unisce l’unica trilogia superstite della drammaturgia greca con uno dei più complessi romanzi della letteratura russa dell’Ottocento. Il filo conduttore della messa in scena è duplice: da un lato il delitto, dall’altro l’idea della “pena“ intesa come “espiazione“, una sorta di castigo morale costituito dal riconoscimento della colpa commessa e dal rinnovamento spirituale. Il nostro adattamento drammaturgico ha comportato l’adozione di diverse modifiche rispetto al testo originario. Le Erinni (o “Furie”), personificazioni femminili della vendetta, nella nostra Orestea si manifestano per tutta la vicenda come un funesto e minaccioso presagio, ogniqualvolta si alluda ad uno dei segmenti tragici della saga degli Atridi, fino alla trasformazione finale in “Eumenidi”, divinità benevole e propizie, grazie all’intervento della dea Atena. In scena si alternano tre cori: uno di vecchi Argivi, un altro costituito dalle coefore e infine la schiera delle Erinni. Ognuno di essi è caratterizzato da gestualità particolari: così gli anziani della città si muovono in maniera stanca e lenta mentre le giovani serve di Elettra appaiono oppresse dalla sciagura e dal dolore ma anche bramose di vendetta. L’apice della tensione viene raggiunta dai due cori nel kommos, il concitato dialogo lirico intessuto da loro con Oreste ed Elettra, scandito da un ritmo serrato e da movimenti cupi e incalzanti. Le Erinni, infine, si muovono in maniera ferina, strisciando come serpi insidiose e incombendo sui personaggi come demoni furenti. Per quanto riguarda la parte moderna, Delitto e Castigo, sono state inserite al- cune scene del romanzo russo particolarmente emblematiche per lo sviluppo della nostra storia: tanto Oreste quanto Raskol’nikov sono tormentati dai demoni, reali oppure interiori. Il cammino che conduce alla conoscenza di sé e dei propri atti è impervio e costellato di ostacoli, ma è solo percorrendolo e giungendo al termine che i due giovani protagonisti, troveranno la fine delle loro sofferenze. Questo è uno dei sensi del pàthei màthos, (“saggezza attraverso la sofferenza”), come afferma il coro dei vecchi Argivi alludendo al fatto che la conoscenza profonda vada conquistata a caro prezzo passando attraverso la sofferenza. Per quanto riguarda il linguaggio usato dai personaggi, nella parte greca sono stati inseriti alcuni brani in lingua originale, il dialetto attico, recitati in metrica, il trimetro giambico. In particolare, le Erinni, a tratti, si esprimono anche con una forma prosodica peculiare che ricorda i ritmi del cuntu siciliano. Alcune parti liriche del testo greco vengono cantate. Nelle scene moderne, invece, i personaggi parlano facendo ricorso, in alcuni passi, a gestualità ed espressioni russe. Temi musicali diversi accompagnano e sottolineano l’alternarsi dei personaggi sulla scena attraverso brani originali, così come originale è il tema che individua il momento del kommos. Le musiche, composizioni originali dei maestri Daniele Mosca e Alberto Maniaci e del giovane Francesco Moscato, vengono eseguite dal vivo. La drammaturgia dell’opera è stata curata dal regista Gianpaolo Bellanca insieme alla moglie Myriam Leone, entrambi docenti dell’Istituto Ranchibile, e alla messa in scena prendono parte una cinquantina di allievi dei tre indirizzi del liceo (classico, scientifico ed economico), più alcuni ex-allievi. Il laboratorio di Tea- Dostoyevski) tro Classico dell’Istituto “Don Bosco – Villa Ranchibile”, che esiste da otto anni, è una realtà feconda e vivace che si avvale della sinergia fra il regista e i diversi collaboratori: altri docenti dell’Istituto (Giuseppe Lamia, Andrea Barone, Stefania Consagra), genitori (Gabriella D’Andrea, Michela Amico, Maria Grazia Perpero), ex-allievi (Maria Rita Virga, Giuliana Vernengo). Il successo della rappresentazione, come ha sottolineato la giuria del Festival, è dovuto, oltre alla sapiente arte compositiva del regista, alla qualità espressiva della recitazione dei giovani attori, alla bellezza delle musiche originali dei maestri Daniele Mosca e Alberto Maniaci, eseguite dal vivo, e delle suggestive coreografie di Mariella Petrotta. Con lo spettacolo dello scorso anno, “Casa di Alcesti”, il laboratorio di Teatro Classico dell’Istituto ha vinto, per la terza volta consecutiva, il Festival Nazionale del Teatro Scolastico presso il Teatro Bonci di Cesena, giunto alla sua XVI edizione. Un risultato simile non si era mai verificato in precedenza. Nota di regia pallini venire in modo del tutto autonomo e la crescita di un soggetto (stato) non possa procedere indiscriminatamente in campo economico e finanziario come quella dell’inquilino che abbiamo al piano di fronte. In questo caso, la crescita del singolo si diluisce, scolorendosi nel mare magnum dell’economia generale. Nel caso degli stati e dell’economia internazionale, siamo di fronte ad un sistema planetario che deve e dovrebbe sempre di più mirare all’equilibrio generale, quindi all’armonia dei cambi, del valore della moneta e della stessa economia reale. Nonché, aggiungiamo, del rispetto di valori sociali e civili, affinché abbiamo quanto meno un comune denominatore. Di che Durc morire “Non mi dica che non sa che cosa sia il Durc” mi disse un giorno una funzionaria. Per la nostra edizione significò la perdita di 1000 euro e sarebbe stato quello il maggior incasso dell’anno. Non è tanto che non avessimo il Durc, ma non sapevamo che come associazione non andavamo soggetti. Ma – disse anche la funzionaria telefonicamente – per provarlo occorre una documentazione… che ricorrano tutti i requisiti… Insomma perdemmo tempo e, quando capimmo che la funzionaria aveva fatto come Don Abbondio con Renzo (impedimenta, dirimenta...), erano scaduti i termini. Altri “impedimenta” definitivi stavolta. Ma i nodi al pettine della mostruosità detta Durc (Documento unico di regolarità contributiva) stanno finalmente venendo al pettine. Perché il Durc vien meno al primo pagamento mancato, le ditte (oggi abbiamo un vero editore) non pagano perché non hanno i soldi e non vengono pagate perché non hanno il durc. Così continuano a non averlo all’infinito. Non ci voleva molto a capire che sarebbe finita così. Questo è lo statalismo: il durc è la prima banale tortura che dovrebbe essere abolita per ridar vita al mercato. A proposito: quest’ultima parola suonerà un po’ male, ma non è una > parola sconcia. Che lo Stato lo voglia o 49 aTTuaLITa’ a proposito degli embrioni sca all’ospedale Pertini di roma embrioni o bam Quella pioggia che il 6 aprile si è abbattuta – insolita – sulla città, o meglio, quel nubifragio voleva mettere alla prova la fede dei palermitani? Non ha scoraggiato certo il “popolo della vita” che ha attraversato allegramente il centro cittadino a sostegno dei principi non negoziabili, vita-famiglia-educazione sui quali deve fondarsi una società a misura d’uomo. Sì, allegramente, sulle note dell’Inno alla Gioia e della Primavera di Vivaldi. La marcia della vita è partita puntualmente al suono dello shofar, lo strumento a fiato fatto di un corno vuoto di ariete, usato dagli antichi ebrei per suonare l’allarme e convocare le assemblee. Ha dato il segnale con il quale il “popolo della vita” ha iniziato ad attraversare il deserto della “cultura della morte” che cerca proseliti ai nostri tempi. Apriva infatti il corteo un passeggino vuoto con un cartello “Volevo esserci anch’io”, a ricordo dei 6 milioni di italiani mai nati, da quando è in vigore la legge 194 che ha legalizzato l’aborto. Nonostante l’acquazzone crescesse, la folla (circa 2000 unità) era in Piazza Verdi, quando Lea, una splendida mamma di 10 figli, ha testimoniato della gioia che riempie la sua attività di madre e di moglie. Ha parlato della rinunzia necessaria ad accudire i figli, ad un bel lavoro ben retribuito. Messaggi di benedizione anche dai pastori evangelici Porrello e Adragna e dai vescovi siciliani Zambito, Bommarito, Raspanti, Russotto e dal Cardinal De Giorgi. Dopo la marcia, in S.Ignazio all’Olivella, stracolma di “popolo bagnato”, è stata cele- La pioggia esalta i credenti all’unisono Palermo marcia per la vita brata la S.Messa dai sacerdoti già in corteo. Una omelia o una lectio? Dalla resurrezione di Lazzaro al gender, alla società liquida e ai danni collaterali di Bauman. la lode a Dio si è levata maestosa sulle note dell’organo e dei canti. Un messaggio di plauso anche dal Cardinal Romeo… Notizie liete dal Mondo. Fin nel lontano Perù la maggioranza è per la vita contro gli abortisti: nemici della vita. Si 6 città hanno marciato, ma a Lima i fedeli raddoppiano: erano fra i 250 e i 300 mila… (Ha collaborato Diego Torre) La vicenda dell’ospedale Pertini di Roma, dove a una donna è stato impiantato l’embrione sbagliato, quello di un’altra coppia, ci fa riflettere sui tanti aspetti etici e legali che hanno interessato l’opinione pubblica, ma soprattutto su un punto che sembra, invece, sottovalutato ed è invece fondamentale. L’embrione è un bambino, piccolissimo è vero, ma già completo di tutti gli organi e di tutto ciò che lo caratterizzerà quando nascerà: sesso, colore degli occhi, dei capelli… Questa verità, già riconosciuta dagli antichi, è oggi avvalorata e confermata dai recenti studi scientifici sul Dna e sullo sviluppo prenatale. Ciò significa, per essere chiari, che quando in un laboratorio produciamo embrioni, in realtà stiamo formando bambini, esseri umani, viventi, cui necessita solo un “ambiente” idoneo per crescere e svilupparsi come l’utero materno. Ma si può considerare eticamente corretta e priva di implicazioni – anche gravi – una simile operazione: quella, cioè, che giunge al concepimento nella scatola di un laboratorio? Il ventre della madre biologica protegge il proprio figlio, non altrettanto può farlo un contenitore di laboratorio, dove egli corre ogni genere di rischio. Io biologo, medico, operatore di un centro che si occupi di fecondazione assistita devo chiedermi, nel corso del lavoro, quanti embrioni (leggi bambini) farò morire, per portarne alla vita uno, anche solo manipolandoli? Ne ho il diritto? E chi me lo ha dato questo diritto di vita e di morte su altri esseri umani? Forse gli aspiranti genitori? Ma neanche l’aspirante genitore può averlo un simile diritto, se appena si rendesse veramente conto di quel che sta facendo? Ha riflettuto seriamente? Ne è stato informato da qualcuno? Magari, da questo impianto potrà anche nascere il figlio tanto desiderato (il che non è neanche certo), ma pallini no, è sempre di mercato che vive oltre la metà del popolo. Lo Stato tassa: né produce né amministra Che cosa significhi amministrare o, meglio ancora, produrre ricchezza il nostro Stato non lo sa. Se lo sapesse certo non lascerebbe in abbandono inestimabili tesori naturali, artistici, fiorenti aziende e via discorrendo. Ma ciò che è un vero atto criminale viene continuamente compiuto e reiterato da stuoli di incapaci e corrotti rappresentanti di questo povero paese, nel frattempo intenti a tartassarci e multarci senza freno o pietà. Fosse almeno necessario! Se 50 si girasse l’Italia con il calcolatore in mano non sarebbe difficile fare il conto di quel che si perde ogni giorno in termini di ricchezza assoluta e relativa. E posto che lo Stato non sa far quasi nulla, basterebbe che affittasse o desse in gestione quello che ha per uscire dalle attuali difficoltà finanziarie ottenendo il risultato di risollevare il paese dall’indigenza. Sarebbe facile, vero, ma chi lo ostacola? Questa è l’amletica “question”? Rai canone doppio La Rai costringe gli italiani a pagare un servizio che altri forniscono gratis. E’ una delle varie imposizioni contrarie al- la legge ed alla costituzione che lo stato impone o consente. Il popolo non può che soccombere di fronte ad una controparte che lo affronta in condizione leonina e anche qui l’eccessivo peso della tassa (è tale, non è più canone da quando è passata all’agenzia delle entrate, con tutta la minacciosità che ne consegue) e la collocazione all’inizio dell’anno in coincidenza con tante altre spese, generano un inevitabile sovrappeso con conseguente incremento dell’evasione. Lo stato incasserebbe di più se calcasse meno e meglio la mano. Ma non basta. C’è un secondo canone in natura da sopportare: un mese di martellamento pubblicitario: “pagate il ca- a aTTuaLITa’ mbiati mbini? quanti fratellini e sorelline avrà ucciso per farlo nascere? E’ giusto concepire un figlio così, eliminandone consapevolmente altri, vere vite umane, o lasciandole sopravvivere surgelate in laboratorio per anni, finché moriranno? Gli entusiasti di simili pratiche si riempiono la bocca con la parola diritti, diritti, diritti… Avere figli? Dove nasce questo diritto? Quando e come? I diritti naturali sono ben altri. Il diritto alla vita, innanzi tutto, ma in questo caso riguarda piuttosto il nascituro che ha il diritto di vivere, non i genitori che irresponsabilmente possono pure produrne a bizzeffe per ottenerne poi uno soltanto. La gente sa, è informata del fatto che la donna che abbia avuto impiantato l’embrione o gli embrioni, se poi aspetta dei gemelli, può eliminare quello (o quelli) “in più”? Perché anche questo vien fatto e proposto ai genitori nei decantati laboratori, come testimoniato da alcune donne che si sono rifiutate di uccidere un loro figlio solo perché gemello (Vedi rivista Sì alla vita). Del resto l’aborto, fino al terzo mese di vita del bambino, “non è reato”. Se poi l’embrione (sempre uguale bambino) impiantato non dovesse risultare perfetto, ma affetto da qualche patologia, allora ecco di nuovo arrivare la proposta alla madre di abortire per risolvere il problema. Con metodiche di hitleriana memoria si scartano, così, anche i down, perché farli nascere, secondo qualcuno, sarebbe …delitto. Sono, poi, tanti a non sapere quanti altri bambini e bambine vengano eliminati per i motivi più vari: patologie leggere o inesistenti, dati somatici che tratteggiano una razza non gradita, il sesso (indesiderato) e via dicendo. Non si potrebbe fare, è vero, ma scuse facili assistono chi vuole e …può. Tornando ai gemelli contesi dalle due coppie, chi ha ragione delle due? Entram- be o, forse, nessuna. Perché da errori nascono altri errori. Certamente è una tragedia per i genitori biologici, ma anche per gli altri, che quei gemellini li sentono ormai propri. Qualcuno se la prende con la legge 40, dicendo che è sbagliata, ma la legge 40 è nata per tutelare i bambini (da un possibile rischio di disconoscimento) e non i genitori. La legge dovrebbe sempre tutelare i più deboli e i più poveri, cioè qui i bambini, non i più forti (adulti, ricchi), ma sembra che coi tempi attuali solo i potenti possano darsi ragione. In tal frangente anche la biologa sembra presa dai rimorsi, ma va ricordato che la fecondazione assistita non è un campo medico come gli altri, perché se ne potrebbe fare a meno con vantaggio di tutti. Si paragona la fecondazione assistita al trapianto di un organo, ma è un paragone “da caffé”. La due pratiche non hanno niente in comune. I trapianti servono a salvare vite umane, la fecondazione assistita non salva la vita di nessuno, a volte, invece, la mette a rischio, mentre viene pubblicizzata “a tappeto” senza le dovute informazioni sui rischi. Tra ciò che viene spesso taciuto c’è proprio il fatto che molte coppie sono fertili e potrebbero avere figli in modo naturale. Invece, sta accadendo che si abbandonino i sistemi o le cure tradizionali, per lanciarsi in avventure dense di incognite e rischi anche psicologici. C’è di peggio: cala la cortina del silenzio e chi si batte perchè si faccia luce sui tanti episodi inquietanti della Sanità viene fatto oggetto di insulti o ironie, come accade per gli esponenti di quei movimenti o associazioni, quali il Movimento per la Vita, che si battono per divulgare conoscenze scientifiche, etiche e giuridiche di grande importanza e utilità per la possibile platea degli utenti. C’è chi si sta muovendo per ottenere che anche in Italia si possa ricorrere all’eterologa, cioè alla donazione degli ovuli o degli spermatozoi da parte di un soggetto esterno alla coppia. Ma evviva il business: ecco ciò che conta! Quel che accadrà in concreto è facile immaginare: disastri e problemi nuovi, come già accaduto nei paesi del mondo dove l’eterologa avviene Rosa Rao presidente del Movimento per la Vita in Città ha marciato con tutti i “suoi” (come, ad esempio, gli incesti involontari). Il giovane nei momenti cruciali della crescita si chiederà di regola: “chi sarà mai il mio – vero – padre?” Sappiamo infatti che, di fronte ai problemi dell’inserimento affettivo, sociale e lavorativo, già si chiede di solito: “perché esisto? mi hai messo al mondo?” A volte con disperazione… Stupisce, infine, chi si preoccupa del lavoro che “verrebbe a mancare” ai laboratori per la fecondazione assistita in Italia, impedendo …ciò che la scienza consente di fare, con vantaggio di paesi esteri. Singolare, indubbiamente, toccare questo tema, in una Italia dove il lavoro, di regola, viene ostacolato in ogni modo, in tantissimi settori: vero soprattutto per le libere professioni e ogni tipo di auto occupazione: tasse, imposizioni, controlli… Se, non si trattasse di una delle scuse buone solo per appoggiare determinati interessi della solita sanità (una prediletta…), allora basterebbe semplificare realmente la burocrazia,sbloccare i progetti utili in stand by, abbassare la tassazione… Lydia Gaziano Donare il 5 per mille al Movimento per la vita può essere una buona idea. Palermoparla la condivide. C.f. 97132300829 pallini none com’è giusto che sia!” Non c’è un premio, il sorteggio di una Fiat 500 o più premi… Il resto di niente. Nulla di lieto, ma solo un “tartassamento” delle famiglie povere ed anche ricche. Perché pagare la tassa, ascoltare gli annunci e sapere del moltiplicarsi dei canali Rai – indubbiamente perché rendono pubblicità – è una gran “rottura” per tutti. Che cos’è la schizofrenia La psichiatria classica indica in due sindromi fondamentali lo stato di anormalità del cervello umano. Quella che si definiva un tempo follia. Non si sono fatti in tal materia i passi della chirurgia e nemmeno quelli più lenti della medicina interna. Qui i passi sono lentissimi, mentre proprio la farmacopea pare abbia fatto progressi, ma occorre usare attenzione… E’ delle due sindromi, però che vogliamo parlare. Sono la paranoia (sindrome triste) e la schizofrenia (stato di esaltazione). Quest’ultima, frequente in forma lieve (come la prima) si identifica con il cosiddetto “temperamento maniacale” altrimenti “stato maniacale”. La persona, quando non eccede, può risultare persino simpatica, perché associa le idee velocemente e spesso umoristicamente. Tranne andare “fuori misura”, cosa che talvolta avviene. Nel temperamento maniacale, il soggetto difficilmente ammette di travalicare i limiti del …fastidio agli altri. Personalmente, infatti, causa la propria affezione, si diverte e continua a trovarsi divertente e più intelligente degli altri. Guai se comanda 365 giorni l’anno altri uomini… Abbiamo due esempi lampanti di questo temperamento in due uomini “politici” che attualmente non ci sono lontani (vicini diciamo, non Beppe Grillo). Somatizzano la loro condizione in modo differente, ma evidente: indovinate chi sono. Fate vos, dicevano i latini, o vobis, maccheronicamente. 51 aTTuaLITa’ Riceviamo dalla redazione di Roma uno spunto interessante sulle potenzialità disponibili in Africa. Spesso qui abbiamo scritto – contro (una certa) corrente – come il Continente Nero non sia una grande riserva di fame, ma un’enorme riserva di ricchezza. L’Italia – le cui capacità si tende a sottovalutare e persino a svilire – è un paese molto forte nel settore dei “grandi appalti” edili. Si ricordi il tempo della diga di Assuan (mai tramontato). Ma troppo spesso si usa parlare della Penisola come “l’Italietta” in continua crisi. Il turismo, secondo tali voci, sarebbe a pezzi… Ma Google scopre che fra le prime 10 città più fotografate ben 3 sono italiane (Roma, Venezia e Firenze, ma pensiamo a Napoli, Sicilia, Liguria, Trentino…). Fotografia significa affluenza. Siamo i primi a dire animatamente che si dovrebbe fare molto di più e di meglio, ma… Si dimentica che l’agroalimentare, il vino, ma anche gli ortaggi e il biologico, la difesa della biodiversità vedono l’Italia (e persino la Sicilia) al primo posto nell’Ue. Poi c’è l’Italian Style, il design, la moda che, come fama e qualità, restano primi nel mondo. Infine l’elettronica sperimentale, la sperimentazione d’eccellenza in genere in ogni settore, quella sul nucleare, l’industria spaziale (satelliti), l’alluminio (massima produttrice di estruso d’Europa), l’acciaio (la vituperata Taranto è al secondo posto nel vecchio continente) e siamo andati “a braccio”. Attenti – piuttosto – a chi nelle opinioni e nei fatti blocca la Penisola e il suo sviluppo… Dice Bene il nostro illustre corrispondente, se intende che, ove ci si organizzasse meglio dalle Alpi a Lampedusa, nessuno potrebbe più parlare di Italietta. Il “nostro” è anche un paese poco coeso, individualistico e che, sul peggior insegnamento che i siciliani sappiano offrire, ama procedere “senza fare scruscio”, cioè senza rumori. E spesso “deve” fare così per una strana necessità… Ciò non sempre giova allo sviluppo nel suo insieme. Anzi è il contrario: è noto che – come per la crisi del 1929 – la concausa fu lo scoramento e la sfiducia che si diffuse… Ma è anche vero che “aprire gli occhi” in un periodo di grandi cambiamenti, di passaggio da forme di economia dei secoli recenti a quelle del secolo attuale, comporti l’applicazione di una delle massime fondamentali del marketing, o meglio ad una sua consecutio primaria: pen- La centralidade di Kilamba Kiaxi a Luanda costruita dei cinesi in cambio di petrolio. Accanto, una baraccopoli sare le soluzioni prima della concorrenza. In tale ottica a grandi linee si inquadra la proposta del nostro corrispondente, di cui – pur riportandola – non condividiamo la “pars destruens” riguardante l’economia occidentale: crediamo che essa insegnerà sempre molto anche “ai cinesi” e dovrà tenersi ancora presente per le sue interrelazioni fra mercato e cultura, merceologia e libertà, ma – ancor più chiaro – per due traguardi che il mondo dovrà e vorrà condividere: benessere generalizzato e democrazia. Piuttosto, quella che è in crisi (e ben lo sa) è la civiltà atlantica (atlantic way of life) rispetto a quella mediterranea. Questa viaggia in lenta ma sicura ripresa e non può che giovarsi della crescita della vicina Africa e del Far East (la via dell’Oriente…) per contiguità e per una serie di motivi in parte ovvi, in parte di troppo lunga spiegazione qui. Ed ecco lo scritto, interessante e da noi condiviso per la parte che parla dell’errore europeo del prelievo di ricchezza dai privati e per ciò riguarda l’Angola (G.S.) L’africa gran contenitore non di fame ma di ricchezza terra contesa un progetto per l’angola Nell’ambito delle mie ricerche economiche di cui lettori di Palermoparla hanno avuto occasione di leggere più volte qui sulla pregevole rivista, ho cercato di capire se in Italia e in generale nell’Ue vi sia l’effettiva possibilità di una forte ripresa della produzione industriale, come da molti “pulpiti” viene continuamente e proditoriamente annunciato. A mio avviso la situazione è quanto meno drammatica: i paesi membri dell’UE si trovano sommersi da produzioni estere di qualità sufficiente e di costo talmente basso che nemmeno la trasformazione di siti industriali in Zes (Zone Economiche Speciali, una specie di “airport free area” nelle quali le costrizioni fiscali e contrattuali sono ridotte al minimo) potrà compensare. Il motivo è da ricercarsi nel trasferimento delle maggiori fabbriche occidentali nei paesi emergenti e nell’area indocinese, seguiti da fortissimi investimenti di capitale e dalle più moderne tecnologie, il tutto “condito” con l’enorme quantità di manodopera a bassissimo costo disponibile in dette aree, calcolabile in non meno di un miliardo di lavoratori attivi del tutto privi di qualcosa di simile al 52 nostro Ccnl (Contratto collettivo di lavoro, ndr). Concorrenza ormai insuperabile e inarrestabile, cosicché addio alle nostre fabbriche! (In realtà, questo comunque non può dirsi, perché il trend futuro, anche imminente, non sarà quello odierno. Lo stesso avvenne in demografia, quando si temeva che il “pericolo giallo”. Nella realtà si assiste ad un “imborghesimento” della società e ad una retromarcia dai “ritmi di procreazione” in Cina ed anche in India. E’ un processo di “omologazione”. In particolare, i costumi occidentali – per quanto criticabili – esercitano un’influenza decisiva ed anche un’attrattività irresistibile sull’Oriente. Al contrario di quanto avvenne 2000 anni fa per Roma, affascinata dall’Oriente. Vedi invece Giappone, Taiwan, Hong Kong, Singapore, Indocina, Africa tutta etc…) Ai paesi membri dell’Ue rimangono (rischiano di rimanere, ndr) solo alcune (una parte in loco, una parte fuori, ma cambierà il concetto di confini, ndr) aziende di elite, di “nicchia” e una parte del mercato interno caratterizzato dalle numerose Pmi (Piccole e medie imprese, ndr), comunque fuscelli all’aria (la somma del relativo Pil ha sempre superato quello della grande industria ndr) di fronte alla potenza produttiva della concorrenza asiatica e non si può nemmeno sperare nel ritorno ad una sano e corretto equilibrio di mercato, almeno nel medio periodo. Ciò che si sta verificando segue le regole di un mercato libero nel quale gli Stati non hanno più il controllo dell’economia (Carlo Lottieri, 2004 – Ma questi, in linea con la scuola economica italiana, è un liberale e non dice sia un male) e in effetti si può avere recessione allorché la produzione interna eccede i consumi, motivo per il quale conviene distruggere ricchezza per ricrearla, ma non è il caso attuale. Oppure quando la produzione interna viene bloccata dalla concorrenza estera: allora l’economia degli Stati va in “tilt” e si cominciano a consumare le riserve interne fino ad esaurirle – e da qui la svendita del patrimonio pubblico! – E’ il nostro caso (ma l’Italia, se svende, lo fa per risanare i conti in ossequio all’Ue…). Il continuo prelievo di liquidità – per di più – da parte del “management” Ue alle aziende e ai risparmi dei super tassati cittadini Ue nella speranza di alleviare le soffe- aTTuaLITa’ renze dei meno fortunati è un po’ agire, un rapinare alla Robin Hood, cioè togliere ai ricchi per dare ai poveri, ma in tali condizioni alla fine ci saranno solo poveri, se costoro non vorranno cambiare in estrema fretta e radicalmente il modello di politica economica adottata! In particolare in Italia, nemmeno la forte spinta all’edilizia sperata da molti porterà vantaggi perché si potrà anche costruire con agevolazioni varie consumando inutilmente altro territorio ma in effetti, in proiezione economica l’edilizia è un po’ un “fuoco di paglia”. Per costruire un intero quartiere basta appena un anno dopo di che si ritorna in crisi ed occorre costruire subito un altro quartiere e così via nei secoli. Ovviamente non si può costruire all’infinito specie su un territorio dove già esistono più case che famiglie! Per tale motivo ritengo che – specie nell’edilizia – sia il momento di considerare l’eccedenza di case come una sovrapproduzione e iniziare a distruggere il vecchio per rinnovare. In tal modo non si ha consumo di territorio e vi sarà lavoro per altri 100 anni ma, ohimé, chi pagherà il conto? (Qui l’autore pensa che oggi si paghi con l’oro. Ma il conto si paga con altri lavori e denaro simbolico. Funziona così da lungo tempo… ndr). Rivolgiamoci dunque a nuove idee, altre iniziative che non tengano conto degli “orrori” di politica economica – o economia politica – commessi da chi credeva che il capitalismo occidentale potesse vivere uguale in eterno, pur dopo aver avviato – per sfruttare al meglio e non per altruismo – poderose strutture di capitalismo “sociale” o di Stato, come in Cina, notoriamente incompatibili col modello liberista… (la Cina sta copiando a modo proprio, ma lento e inesorabile, l’Occidente. Questo non è uno. Esiste un occidente europeo ed un occidente di marca nord americana e non c’è pace, ma sorda guerra, fra i due blocchi, ndr). A proposito, dicono che il PIL cinese sia in re- gressione, sì, forse ma andiamo a vedere quel che fanno ai cinesi! La capacità invasiva di questo glorioso ed orgoglioso popolo è notevole. Essi sanno bene che, una volta conquistato l’occidente con i loro prodotti, non potranno sperare di mantenere alto il Pil all’infinito. Allora, giustamente, vanno alla ricerca di nuovi mercati ed eccoli in Africa, ovvero nel continente potenzialmente più ricco di tutti e di tutto, sì, proprio di tutto ma soprattutto di Kmq e sottosuolo. Spinto da una forte personale “curiosità industriale” nel gennaio scorso chi scrive finanziò una missione per scoprire se l’Africa potesse salvare l’UE oltre che la Cina. Pensai un progetto pilota di una 50ina di pagine per costruire una città moderna per almeno 100 mila anime ed espandibile oltre il milione: “green”, sicura, completa di tutto, dei servizi necessari per un “buon vivere”, quindi ville di vario taglio in aree estensive, sezioni a media densità abitativa, edifici pubblici, ospedali, presidi sanitari, scuole, campus, alberghi, zone commerciali, aree di culto, stadi e piscine, zone ludiche, etc. Strade larghe e tanti parcheggi, trasporti urbani veloci e completi, ma soprattutto, avendo studiato l’orografia della regione, descrissi un modo per produrre acque potabili con prelievo misurato e gestito elettronicamente da un sistema di condotte convergenti con le quali prelevare acqua da vari fiumi. Ovviamente in Africa l’acqua è più importante del petrolio, per quanto di ambedue ve ne sono in abbondanza! Completato il progetto mi accordai con un esponente africano e con un imprenditore italiano per consolidare l’elaborato al fine di renderlo presentabile alle autorità di almeno una delle tre nazioni con le quali stabilimmo contatti. Consultammo altre aziende specializzate nelle costruzioni civili e industriali alle quali chiedemmo la partecipazione al progetto medesimo con la presentazione di elaborati e brochure illustranti la loro specifica attività. Con il materiale documentale pronto, nel marzo u. s. un imprenditore ita- liano nel ruolo di General Contractor e il suo interprete partirono alla volta di Luanda, capitale dell’Angola scelta perché risultavano esserci molte opportunità rispetto ad altre aree sub sahariane. L’accoglienza ricevuta dal nostro agente è stata semplicemente cordiale e i progetti ben apprezzati. Le autorità locali si sono mostrate abbastanza interessate ad avviare progetti comuni, in particolare sono sembrati piuttosto attenti al design ed alle mappe della città configurata dai due studi di architettura partecipi al progetto, proprio perché disegnati da italiani… ciò per dire di quanto ancora siamo apprezzati nel mondo! Al termine dei quattro giorni dedicati agli incontri la missione venne conclusa. Il nostro agente ricorda di aver visto una enorme quantità di opere edili costruite da imprese cinesi, trovò una certa frequenza per quanto limitata di aziende portoghesi, cubane, libanesi ed altre minori. Di rappresentanze italiane operative sul posto ce ne sono ma non sembrarono molto attive, comunque non ci fu tempo per prendervi contatto. Morale della favola, la mia ipotesi si dimostra esatta: i cinesi riescono a investire i capitali guadagnati con la loro produzione spostandoli in aree ricche e necessitanti di sviluppo, nel mentre le imprese italiane dopo aver migrato all’estero le loro fabbriche e portandoci in casa la produzione costì fatta, di conseguenza azzerando l’economia interna, stanno “piagnucolando” chiedendo fondi ad uno Stato impoverito allo stremo e pieno di “buffi”. Qual è la differenza? La situazione riscontrata in Angola è particolarmente favorevole alle aziende italiane ma c’è bisogno di iniziative differenti, proprio come hanno mostrato le imprese che hanno collaborato a questo progetto, bisogna cercare di intervenire sui mercati aperti portando lì l’esperienza e la capacità italiana ancora ben apprezzata perché da sempre, volendo, siamo i “primi della classe”! Ora il nostro Gruppo ha il progetto ed i contatti necessari, il tutto potrebbe diventare molto ma molto interessante se altre aziende trovassero i capitali necessari per sfruttare questa irripetibile esperienza… …è solo ciò che occorre per una partnership e lanciarsi con noi in una nuova, vera e fruttuosa avventura industriale! Un sentito ringraziamento va alle Società che hanno collaborato a questo mio progetto le quali sono: GRM – Roberto Moriconi (General Contractor) – Security, Impiantistica industriale e civile Tempestini SrL – Security civile e militare Studio Architetto Fanelli – Edilizia Ing. A.De Rossi & Arch.G. De Rossi – Edilizia e urbanizzazione GS Constructions (Congo) – Costruzioni edili e stradali Roger Peace Communications – International Trade Expert …e anche chi scrive: Lorenzo Romano – IS & Process Control Corrispondenza da Roma Lorenzo Romano 53 aTTuaLITa’ Il ruolo della Federazione sanitari pensionati e vedove La Federspev questa sconosciuta? Propongo un progetto che preveda strategie di azione per la terza età, di cui si può fare portatrice la nostra Federazione in un ruolo propositivo e concreto, in sostanza si tratta di un invito a passare dalla parola alla prassi. E parlo di terza età perché è in questo contesto che la nostra Federazione ha un ruolo particolare e strategicamente molto importante. La Federspev è una federazione libera da condizionamenti politici, è costituita da un’elite della popolazione a cui è accomunata dalle stesse caratteristiche che provengono da una vera e propria rivoluzione demografica che nasce da fattori – come noto – quali l’aumento dei progressi nella medicina, i mutamenti degli stili di vita e dei meccanismi sociali. Con tali dati di fatto dobbiamo confrontarci. L’esortazione è lavorare perché la nazione che invecchia possa essere una popolazione in salute, considerandola questione un’opportunità. La realtà di questa fascia d’età è infatti diversa da come troppo spesso viene descritta dei mezzi di comunicazione di massa e delle forze sociali, che considera gli anziani “prevalentemente poveri, emarginati fisicamente e psicologicamente, decadenti”. Certo il problema esiste, così come c’è un’92% di ultra 65enni che gode di buona salute. Dobbiamo avere la consapevolezza di porci nell’ottica ambiziosa, ma non impossibile, di stimolare politiche coerenti e coordinate. Lo scenario offertoci dalla nostra nazione non ci induce all’ottimismo ma, al contempo, offre a un gruppo ben organizzato, guidato da un progetto politico lucido e lungimirante e che abbia la consapevolezza di costituire una parte molto attiva della società, prospettive di sviluppo. L’Italia come il solito è in ritardo rispetto a quelle europee. Alla nostra Federazione il compito di costituire un soggetto stimolo catalizzatore di azioni che uniscano le azioni strategiche dell’unione europea alla predisposizione che alcuni settori delle strutture politiche hanno istituzionalmente verso la terza età. Mi riferisco agli assessorati alle politiche sociali che sono presenti sotto varie forme sia nelle città che nei paesi e che devono essere i nostri riferimenti istituzionali, alle aggregazioni che possono diventare utili riferimenti delle nostre azioni e che sono rappresentate dai centri per gli anziani e dalle altre numerose associazioni già rivolte ad assisterli. Inoltre la nostra Federazione deve ritrovare e realizzare collegamenti istituzionali con i referenti naturali nell’ambito in cui operiamo quali la Federazione nazionale medici e odontoiatri, l’ente nazionale previdenza e assistenza medici, con attenzione al progetto di solidarietà medici senza età, l’opera nazionale assistenza agli orfani. E a proposito di Fnomceo si propone di elaborare un documento da inviare al Presidente e alla Federazione nazionale medici chirurghi e odontoiatri che riporti la richiesta di una collaborazione con l’unica associazione che opera all’interno della nostra categoria costituendo una cerniera tra medici vedove o vedovi e orfani. Si suggerisce che venga inviato da parte del Presidente nazionale a tutti i Presidenti di Ordine una lettera che esorti gli Ordini a una maggiore disponibilità verso la Federspev, disponibilità che ad esempio si potrebbe concretizzare permettendo l’utilizzo dell’Ordine per le riunioni della Federspev e con la preparazione di elenchi aggiornati di medici neopensionati o pensionandi. 54 Una delle grandi gite culturali organizzate da Bonsignore. Qui a Morgantina La nostra Federazione, per l’azione determinata del dottor Poerio, e già confluita nella Confedir, ma è necessario che si associ a tutte le organizzazioni nazionali che hanno lo stesso obiettivo e la tutela della persona anziana: l’Osservatorio della terza età strategico per un apporto di conoscenze politiche tecniche, la fondazione Ambrosetti (elaborato nuovi documenti), la fondazione Socialità e ricerche e le associazioni segnalate dal dottor Bonsignore. Un anno fa su indicazione dell’organizzazione mondiale della sanità Europa, la commissione salute dell’unione europea ha lanciato una partnership per l’innovazione sul tema “invecchiare rimanendo attivi in buona salute” e dedicato l’anno 2012 all’invecchiamento attivo e la solidarietà tra le generazioni. L’obiettivo da concretizzare entro il 2020 (e quindi tempo e spazi ci sono) è coordinare amministrazioni pubbliche e private per trovare nuovi strumenti che portino ad allungare di almeno due anni la vita dei cittadini promuovendo uno stile di vita attivo e un autogoverno della propria condizione. Sono state tracciate 6 azioni strategiche per realizzare un modello di crescita sostenibile della società. Gli europei vivono sempre più a lungo, ma non sempre invecchiano bene. I problemi di salute dei cittadini over 65 si ripercuotono sul benessere sociale, ma anche sulla politica pubblica e sulla sostenibilità dei sistemi sanitari. I pensionati non riescono a condurre stili di vita sani per molte ragioni: difficoltà economiche, scarsità d’informazioni, solitudine, malattie croniche e …l’assenza di iniziative specifiche. Diventare vecchi in buone condizioni significa avere prospettive di vita senza disabilità, condizioni di autonomia o, qualora vi siano già condizioni invalidanti, permettere di gestire per quanto possibile la qualità di vita negli Stati. Perché l’Ue si pone il problema della sostenibilità di un sistema universale di assistenza sociosanitaria. Il tema è stato ben dibattuto nell’ultimo congresso nazionale e ampiamente è riportato da Azione sanitaria. A questo proposito sottopongo all’attenzione un nuovo progetto dell’Ordine di Bergamo, ideato con la sezione locale della Federspev e che ha trovato la collaborazione di Comune, Provincia, Asl, Università, Sindacati, Curia e mondo associativo, dando vita agli Stati generali per la longevità. Obiettivo. E’ di raggiungere il più alto numero possibile di anziani con un programma di attività motoria organizzata in modo omogeneo sul territorio. Tale attività può essere organizzata presso le palestre o presso i centri anziani utilizzando strumenti poco costosi. Il progetto va raccordato con altre iniziative che abbiano come obiettivo la diffusione dell’attività motoria come i gruppi di cammino… Metodologia. La metodologia motoria proposta si avvale dei risultati già ottenuti in tutto il mondo ed è mirata al mantenimento e al recupero dell’equilibrio e al rinforzo della forza muscolare. Non sono previsti movimenti sul pavimento. La durata del corso con cadenza bisettimanale è della durata di 4 mesi con follow-up ogni 4 mesi. È indicata una prima valutazione all’inizio del corso utilizzando una pedana stabilometrica, una seconda valutazione a fine corso che ci può dare indicazione sul seguito del lavoro. Strumenti. Sono poco costosi e facilmente reperibili sul mercato. Si citano i coni piatti chiamati anche cinesini, i coni più alti, i gradini stilizzati di varie misure ed un tappetino. Lo strumento indispensabile per permettere valutazioni reali è la pedana stabilometrica (ne una versione a basso costo). Personale. La figura di riferimento del progetto è il laureato in scienze motorie. Locazione. La sede del corso può essere individuata presso ogni palestra ma anche presso i centri anziani della città e della provincia o altre sedi che si interessano alla materia. La metratura del locale non è impegnativa, circa m 10 X 20. Aspetti economici, amministrativi e assicurativi. È disponibile una dettagliata relazione da cui emerge un contenuto impegno economico da parte dei partecipanti e la chiarezza e trasparenza degli aspetti assicurativi e gestionali. La nostra sezione ha elaborato un’agile monografia che raccoglie e sintetizza le esperienze acquisite a Bergamo. P.S.: per superare l’isolamento le Federazioni locali possono – una volta acquisiti i dati necessari per l’avvio del progetto – rivolgersi agli assessori alle politiche sociali, naturali referenti di tali iniziative, suggerendo di estendere l’invito anche ai “laici”. Ufficio Stampa: Ordine dei medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Bergamo . Via Giacomo Manzù, 25 - 24122 Bergamo. Tel. 035.217200 Fax 035.217230. (Articolo pervenutoci tramite il Dott. Benito Bonsignore di Palermo dal Dott. Emilio Pozzi Presidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo). a sCuoLa adotta Villa Castelnuovo e dona alla Città la chance di conoscerne sito e storia elementare Trinacria scuola che funziona E’ consuetudine, ormai, sminuire o persino denigrare la scuola con tutto ciò che vi si fa e i pregiudizi – si sa – sono duri a morire. Un gruppo di insegnanti della Scuola Elementare Trinacria ci ha pertanto sorpresi, grazie al lavoro svolto insieme agli alunni delle rispettive classi. In occasione, infatti, della tradizionale manifestazione cittadina oggi chiamata “Panormos, La scuola adotta la città”, quest’anno dedicata ad Alessandra Siragusa che ne era stata vent’anni fa l’ideatrice col progetto chiamato “Palermo apre le porte”, di recente scomparsa, ha adottato come monumento da studiare e far conoscere ai concittadini una splendida Villa dell’antica “Piana – detta – dei Colli”, una dimora settecentesca di Carlo Cottone, principe di Castelnuovo. L’edificio, circondato da un bellissimo parco, si trova nella zona nord occidentale della città, in stile classico con riferimenti orientaleggianti ed egizi rispecchia il gusto e gli ideali dell’epoca. Il diciottesimo secolo, detto anche età dell’Illuminismo, fu un periodo storico contrassegnato da grandi cambiamenti e da una forte volontà riformistica. Il principe Cottone, di cui troviamo il monumento in piazza (appunto) Castelnuovo, di fronte a piazza Ruggero Settimo (Politeama), fu liberale e illuminista, uomo di grande intelligenza e personalità. Appassionato di scienze naturali e di botanica, portò ad esecuzione a Villa Castelnuovo una sede di grande sperimentazione agricola, volta a migliorare le colture e la produzione, adottando le tecniche (irrigue etc) allora più avanzate e le migliori soluzioni moderne, ancor oggi da esempio in una Sicilia volta al Biologico. Ispirato da intenti umanitari, voleva che i contadini uscissero dal loro disagio sociale e fece sì che la ricerca scientifica affiancasse le attività agricole, affinché queste fossero sostenute e curate nel migliore dei modi. Da tutto ciò la nascita dell’Istituto Castelnuovo di viale del Fante, dotato di una biblioteca ricchissima e di splendidi giardini che i palermitani hanno così potuto visitare. Va anche detto che l’aristocratico palermitano, tra i promotori della Costituzione del 1812, pagò personalmente per il suo coraggio e la sua lungimiranza con una condanna all’esilio nell’isola di Favignana. Insomma, Carlo Cottone si era battuto concretamente, ben tre secoli fa, per il progresso, cioè per la crescita economica e civile del popolo siciliano, cioè per tutto quello che troppi attuali rappresentanti politici non sembrano neppure in grado di concepire. Col sostegno del dirigente scolastico Angela Mineo, le insegnanti Rosemary Vella (Quinta B) e Cettina Mancino (Quinta E) si sono occupate del progetto e dell’attuazione, sviluppandolo sotto il profilo artistico, storico-culturale, sociologico, mentre l’insegnante di inglese Daniela Di Benedetto ne ha curato, in- sieme al marito, l’aspetto tecnologico. Altri importanti contributi sono giunti dalla professoressa Maria Antonietta Spadaro, presidente Arsisa, dagli architetti Gloria Martellucci e Alessandra Ranieri, mamma di un alunno che ha svolto la tesi proprio sul sito adottato. I bambini hanno preparato i cartelloni coinvolgendo anche i nonni. Ognuno ha sviluppato un tema particolare. E’ sorto, però, un problema: come questi dati raccolti potevano essere raccontati al pubblico, infine si è scelto di metterli in scena. Personaggi come Carlo Cottone, Giuseppe Garibaldi, Ruggero Settimo, indossando gli abiti dell’epoca, potevano così esprimere dal vivo le proprie idee, le proprie convinzioni e le difficoltà che incontravano nella loro azione politica e sociale. Così gli allievi, divisi per gruppi, hanno appreso la loro parte, recitandola poi ai visitatori e svolgendo così non solo un compito da guide turistiche, ma anche da veri attori di teatro perché, con gli abiti dell’epoca, hanno impersonato i personaggi storici nell’atto in cui svolgevano il loro ruolo. Un gruppo di bambini in costume, invece, si è esibito con grazia e disinvoltura nel ballo della tarantella, preparato insieme alle insegnanti Rosaria Speciale e Sabrina Cerami. Foto di Gabriele Reas. Grande, insomma, il successo dell’iniziativa che ha coinvolto familiari e amici dei giovanissimi interpreti. Lydia Gaziano Carlo Cottone, principe di Castelnuovo (Palermo 1754 – 1829), fu uomo politico siciliano di cultura letteraria e filosofica. Interpretò la Rivoluzione francese in senso liberale e così vide con favore le iniziative dei vicerè Caracciolo e Caramanico, ma le speranze di una trasformazione nel governo dell’isola andarono deluse con il successore Acton e la presidenza dell’arcivescovo Lopez y Royo. Viaggiò in Italia, Francia, Svizzera e Inghilterra. Ereditò dal padre nel 1802 il seggio nel parlamento siciliano e si batté, in particolare, in occasione degli esili dei sovrani napoletani a Palermo nello stesso 1802 e nel 1806, per la promulgazione di una carta costituzionale. Venne deportato (tipico “compenso” palermitano) nel 1811 a Favignana, ma venne graziato nell’anno successivo, per l’intervento del ministro inglese lord W.Bentinck, entrando nel governo siciliano. Da liberale fu un vero benefattore, oltre che un tecnico ed un politico troppo avanti per i suoi tempi: si occupò di miglioramenti all’agricoltura e fondò nella sua villa (Castelnuovo), con l’aiuto di P. Balsamo e N. Palmieri un Seminario sperimentale di agricoltura per l’educazione dei giovanissimi contadini. Nel 1873 gli fu eretta una statua nella centrale piazza, per lui detta Castelnuovo. 55 saLuTe ancora quanta disinformazione ma anche la Psichiatria “cresce” “I progressi in campo psichiatrico sono stati veramente notevoli, soprattutto a partire dal ‘900 – ci dice il dottor Giuseppe Denaro Dirigente del Centro di salute mentale di via Fattori – Ci hanno aiutato molto le scoperte in campo farmacologico che, nel campo psichiatrico, sono state addirittura superiori rispetto a quelle di altri campi della medicina”. Ci faccia qualche esempio… “Se confrontiamo i risultati raggiunti oggi dalla Neurologia, specializzazione che fa pure parte del mio percorso di studi, oltre alla Psichiatria, per quanto riguarda le terapie, ci accorgiamo che i passi avanti sono ben pochi, lo vediamo nella cura del Parkinson, dell’Alzeimer e i disturbi, in genere, che colpiscono il sistema nervoso. Occorre chiarire, per così dire, un paradosso medico ben noto nell’ambiente. Tali disturbi sono quasi incurabili, ma diagnosticabili correttamente e con sicurezza, grazie agli attuali mezzi tecnici. Al contrario i pazienti psichiatrici in molti casi, a differenza dei primi, vengono oggi reinseriti positivamente nella vita lavorativa e familiare, grazie ai farmaci di cui disponiamo, che sono stati – tra l’altro – molto perfezionati nel tempo. Ciò a dispetto del fatto che la diagnosi resti spesso nel vago…” Ma allora i timori da molti correntemente avanzati sulla pericolosità dei farmaci in campo psichiatrico sono immotivati? “Si tratta sempre di farmaci, la cui somministrazione ha bisogno di determinate cautele, ma noi psichiatri disponiamo ormai di un’ampia casistica che ci consente di lavorare con molta tranquillità per un’ampia gamma di patologie, come la schizofrenia e la paranoia, una volta considerate incurabili, dove adesso otteniamo risultati straordinari. L’aggettivo non è esagerato se pensiamo che una volta, neppure tanto tempo fa, quando i farmaci attuali non esistevano, l’unico rimedio era l’ospedale psichiatrico, cioè il ricovero a vita per questi soggetti che, quindi, di fatto, venivano abbandonati alle proprie sofferenze. Oggi, invece, molti di loro conducono una vita normale. Per intenderci, con un lavoro, moglie e figli”. Molti ma non tutti… “I risultati migliori si ottengono quando la diagnosi viene fatta presto e, di conseguenza, le cure iniziano per tempo, quando i pazienti sono ancora giovani il recupero può essere completo. Ecco perché non bisogna avere pregiudizi nei confronti del malato psichiatrico, che è solo un malato come gli altri”. Alcuni ritengono che sia possibile curare certi disturbi con la psicanalisi “Psichiatria e psicanalisi restano in due 56 campi differenti, ma possono integrarsi. Ormai è assodato, senza ombra di dubbio per le ampie ricerche svolte e la casistica raccolta, che determinati disturbi mentali si possono curare solo con i farmaci adatti, somministrabili solo da parte di psichiatri specializzati. La psicanalisi (ma ci sono tante scuole diverse) può accompagnare il percorso di guarigione del malato, aiutandolo a superare le proprie difficoltà, paure, blocchi …, ma non può curarlo in modo indipendente dallo psichiatra. I disturbi, invece, che la psicanalisi può curare autonomamente sono altri e non hanno un’origine organica come quelli di cui abbiamo parlato”. Quale messaggio mandare a pazienti e familiari? “Non abbiate paura di fronte ad azioni e comportamenti che escono dalla norma. Sono in tanti, nella società di oggi, i malati che hanno superato patologie dai sintomi apparentemente gravissimi e quindi, come per ogni altra malattia, va solo cercata con fiducia, insieme allo specialista, la cura adatta. L’errore potrebbe essere, al contrario, quello di nascondere il problema e perdere l’occasione di affrontarlo in tempo”. Oggi, aggiungiamo noi, abbiamo saputo di casi di psicoanalisti “ideologici” o forse sarebbe meglio dire “ideologizzati”. Questi hanno provocato addirittura danni notevoli alla mente e alla stessa vita del paziente. Lydia Gaziano La cardiologia al Circolo ufficiali di Palermo La cardiologia incontra le Forze armate per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. È questo il tema di un incontro scientifico-divulgativo promosso dal Collegio Federativo di Cardiologia (CFC) che avrà luogo il 23 maggio 2014 dalle ore 16.15 presso il Circolo Ufficiali Piazza Sant’Oliva 25 a Palermo. L’incontro è patrocinato dalla Unione Nazionale Ufficiali in Congedo Italiana, dal Corpo Militare della Croce Rossa Italiana e dal Circolo Ufficiali di Palermo. Relatori i dottori: Guido Francesco Guida (vicepresidente nazionale CFC), Alfredo Monteverde (consigliere nazionale CFC), Maria Gabriella Vitrano (segretario regione Sicilia CFC), Antonino Schillaci (responsabile pro. Palermo CFC). Il CFC è una società scientifica cardiologica che raggruppa circa 1000 tra medici, infermieri e psicologi italiani con il comune interesse per la cardiologia clinica e che ha tra i propri compiti sia quello di aggregare ed aggiornare i propri soci che di diffondere tra i cittadini i temi della cardiologia per un consapevole e partecipato contrasto delle malattie cardiovascolari sul territorio nazionale. Il CFC, per il proprio impegno nazionale, è membro ordinario del Council for Cardiology Pratice della Società Europea di Cardiologia, la pù grande ed importante associazione cardiologica mondiale. Invitati, oltre che medici infermieri e psicologi tutte le Forze Armate e di Polizia italiane ed i loro parenti ed amici. Gradite le preiscrizioni presso la segreteria organizzativa che è curata dalla dott.ssa Barbara Ciafrone. [email protected] e da Ciro Battiloro [email protected] tel 3389708123 SpeTTacoLi / ciNema Frenetica passion di Eliana L. Napoli Rubrica creata da Gregorio Napoli Da Gregorio Napoli un articolo postumo Una recensione che torna attuale: Solaris di Tarkowski Rovistando nella preziosa biblioteca di mio marito Gregorio Napoli, ho trovato questa sua recensione, scritta con la competenza, la chiarezza e l’eleganza che gli erano proprie e pubblicata sul settimanale “Il Domani” al quale allora collaborava. D’intesa col Direttore della testata Germano Scargiali, suo grande amico ed estimatore, abbiamo deciso di riproporvela per rinnovarne il ricordo – a quattro anni dalla sua scomparsa – certi di fare cosa gradita a quanti lo stimavano ed apprezzavano. Solaris è una delle massime espressioni della grandezza di Andrej Tarkowski, girato nel 1971 dal regista sovietico appena quarantenne, e giunto sui nostri schermi solo nel 1974. La scelta è particolarmente significativa, trattandosi di un film di fantascienza che anticipa di 40 anni tematiche e riflessioni a tutt’oggi di grande attualità. Basti pensare a Trascendence di Wally Pfister, attualmente sui nostri schermi, ancora un film di fantascienza che, sia pur distante anni luce dalla bellezza visionaria e dalla pregnanza di contenuti di quel capolavoro, ci interroga a suo modo sul prezzo che l’umanità è disposta a pagare, in termini di valori fondamentali, all’inarrestabile progresso scientifico. Eliana L. Napoli L’immaginario tecnologico di un poi dal profumo umanistico Tra le nebbie di Solaris i dubbi della “nuova” scienza di Gregorio Napoli Solaris Regia: Andrej Tarkovski (dal romanzo di Stanislaw Lem) Interpreti: Natalia Bondarciuk, Donatas Banionis, Jurij Jarvet, Nicolaj Grinko, Vladislav Dvorzhetskij, Anatolij Solonitsyn. Genere: fantascienza (colori). Origine: Unione Sovietica, 1971 Peccato che un taglio di circa mezz’ora, un doppiaggio inadeguato e un controtipo dai toni troppo cupi abbiano deturpato uno dei film più belli delle ultime stagioni. “Solaris” (1971), già presentato al Festival di Cannes e ripreso, con ampio successo, agli Incontri di Sorrento di due anni fa, dove il quarantaduenne Andrej Tarkovski lo presentò, fra non poche polemiche, insieme con l’altro suo inestimabile gioiello, l’ “Andrej Rubliov”. Esordio fantascienti- Andrej Tarkovskij fico del cinema sovietico, derivato dal romanzo dello scrittore polacco Stanislav Lem. “Solaris” è opera misteriosa ed inquietante, che pone una serie di problematici interrogativi sulla legittimità della ricerca tecnologica quand’essa non sia piegata a servire l’uomo. Nel pianeta, che dà titolo al racconto una nave spaziale lanciata dalla terra è inattiva. Del numeroso equipaggio sopravvivono tre scienziati, il fisico Sartorius, il cibernetico Shouts e il cosmonauta Chiberian. Ma quest’ultimo si uccide lasciando ad uno psicologo, Kris Kelvin, un drammatico diario televisivo della sua morte. Kris giunge sulla stazione orbitale con l’incarico di decifrare il mistero del pianeta. E’ chiaro che l’angosciosa vitalità dello sconosciuto corpo celeste è concentrata nel suo oceano, che secondo Shouts è una creatura pensante, capace di rendere corporei i ricordi degli uomini segue Nota: Come far rivivere Gregorio Napoli sulle pagine della nostra rivista con la quale collaborò ininterrottamente per anni dal numero 1 in poi? Lo andai a trovare in ospedale e trovò la forza di alzarsi per aprire la porta dell’armadietto. “Ecco – mi disse – vedi là i due fogli che mi sono fatto portare da casa, è il mio articolo per te per la prossima uscita”. No, non è questo, infatti, il primo articolo di Gregorio pubblicato postumo… Come tutti i più bravi – ma stavo per dire i grandi – Gregorio era nobile, generoso e persino dimesso. Ci conoscevamo già da molti anni. Come tutti i bravi subiva certe angherie da …altri. Se ne addolorava e insieme cercavamo conforto. Ciò mi onorò molto. Quello che ricordo è che, da quando non c’è più, non organizziamo le cene di Palermoparla in quel certo ristorante sul mare. Se, ai tempi, lui non poteva partecipare con noi, allora non fissavamo il giorno fino al suo ok. Quando non poté più venire, non ne fissammo più. Non potevo non scrivere tutto ciò… (Germano Scargiali) 57 SpeTTacoLo > venuti a visitarlo. Le inattese qualità di Solaris trovano sconvolgente conferma nella palingenesi di Hari, l’appassionata moglie di Kelvin, defunta da qualche tempo e restituita in vita dal mare. Per neutralizzare il liquido elemento, che evoca mostri nell’evidente desiderio di penetrare nei disegni degli uomini, i cosmonauti potrebbero utilizzare una reazione nucleare. Ma col suo intervento l’uomo rende amorale la scienza (non è ancora sepolto il ricordo di Hiroshima), e nel cuore di ogni successo, di ogni conquista tecnologica, alberga l’inconfessata speranza di potere violare le frontiere della mortalità e di poter rinverdire, quindi, il mito di Faust. L’oceano di Solaris restituisce i morti con la velocità di un boomerang proprio perché il desiderio di non morire – riflesso dall’implacabile oceano – è una delle sensazioni più assillanti dell’uomo, la sua aspirazione segreta. La morale è abbastanza chiara: se il cammino della scienza sfugge ormai al controllo dell’uomo e lo coinvolge in una spirale senza sbocco, l’equilibrio dei valori spirituali può ritrovarsi ricusando le acquisizioni di un tecnicismo azzardato e disumano. Kris, teneramente disteso al fianco della moglie resuscitata, guarda il vecchio film di famiglia che lo ritrae bambino su un campo di neve; e poi la cinepresa, imbracciata tanti anni prima durante una gita domenicale, si volge ad inquadrare la pace e i sentimenti perduti. Tolstoj soffriva perché non poteva amare tutta l’umanità; Kelvin ama il ricordo degli affetti familiari e, in più, la Terra, ora che sa di poterla perdere per colpa della scienza. Dissolta per sempre la larva della moglie, Kris ritrova la tenerezza del ricordo familiare e si dispone alla morte con serenità. Le scene finali sono di una bellezza che, francamente, riesce difficile raccontare a parole. Sulla gelida astronave, il palpito e i colori della vita terrena sono evocati attraverso le scene di caccia di un arazzo mentre le note del preludio corale in fa minore di Bach accompagnano la “camera” nel suo lento pellegrinaggio su quelle figure incerte e pateticamente disegnate, sulla casetta dell’infanzia, sul lieto e perduto panorama domestico. E’ chiaro che Kris e gli altri cosmonauti si sono sfasciati sul terribile oceano; il ritorno a casa è soltanto la dolce proiezione di un’agonia consolata dal ricordo e accarezzata dalla felicità degli anni puri. Splendido film, condotto da un regista che dopo dieci anni da “L’infanzia di Ivan” si rivela scopertamente disponibile ai temi dell’angoscia. “Solaris” è ricco di venature occidentali che nello scontro con una tipica sensibilità russa attingono risultati eccezionali. Ci auguriamo che – magari colmandone, con la lettura di questa scheda, i mostruosi tagli (manca del tutto, ad esempio, il fondamentale prologo, sostanzialmente novativo rispetto al testo scritto) – il nostro pubblico riesca ad apprezzare il profumo umanistico di una fantascienza fuori dell’ordinario. 58 Teatro piccolo eliseo Roma aprile 2014 Tutto dipende da me… o quasi Non so dire bene se fare il fotografo sia una professione che facilita la comprensione della performance che si sta riprendendo o se invece la distrugge per la troppa attenzione al particolare, gravata oltretutto dalla tensione dovuta ai cambi repentini e spesso non facilmenLorenzetti,Domiziana Lorenzetti, Marco Rea, Fabrizia Scaccia, te controllabili, delle im- Livia Lucrezia Stopponi postazioni tecniche della macchina fotografica, necessarie all’adat- “tip tap”; non invidia, non si macera, forse tamento alle scene che via-via si presenta- si intristisce, ma sa di non vendere fumo! Non gli calza affatto: “…perdonatemi se no. Se l’acuta osservazione dello specifico mo- non ho nulla in comune con nessuno di mento favorisce, questo è un bene; se al voi…” né “…nel teatro che vuoi, dove un contrario crea una specie di “melting pot”, altro cadrà, io mi surclasserò…” (“Istrioè senza meno il suo opposto; tuttavia an- ne” di Charles Aznavour). che dal male può scaturire un giovamento: Lui ha molto in comune con le persone di dal frazionamento si risale al tutto con una tutti i giorni: il balletto, per esempio, che lo opera di ricostruzione retrograda; l’osser- pungola, lo schiaffeggia, quando la presenvazione delle singole foto non permette al- za femminile in tutta la sua attrattiva, lo incunché, salvo l’apprezzamento scenico; il contra e lo seduce; il balletto che “lo spalfotografo accorto provvederà poi a poste- leggia” come si è detto all’inizio e che gli riori ad integrarle con i suoi ricordi del so- cava dalla bocca e dal profondo dei desideri, la sua passione per il “tip tap”. La sua è noro e dei dialoghi. una aspirazione vergine, quasi da bambiApparecchiamoci a tanto. “Tutto dipende da me….. o quasi” - no, come si dovrebbe essere nell’arte, per Marco Rea - il balletto recitante. Ovvio cui, nulla può il senso di autocelebrazione non è una novità che le parti si “spalleggino” e di disprezzo per l’altro su cui erigere il vicendevolmente (nel senso che le parti si proprio successo! L’uomo-idraulico merita offrono reciprocamente spazi di intervento di coronare il suo sogno: il tip tap sarà la che, in assenza di questa tecnica, non po- sua vita. Marco Rea si forma alle scuole di metodo recitativo di Stanislavskij Kontrebbero avere luogo). Marco Rea spesso soliloquia, ma a diffe- stantin Sergeevic e Grotowski Jerzy. (Cenni renza di Amleto sugli spalti del castello, storici sulle 2 scuole nello stesso testo su non intende raggiungere livelli di coscien- www.palermoparla.it ) za dell’essere nel mondo (inteso come movi- Marco Rea imbastisce la sua formazione mento affinché qualcosa possa cambiare di professionale su queste due linee di metodirezione) e del suo agire in esso per mu- dica; debutta nel teatro con “La Ballata di Roberto Zucco”, regia di Alessandro Mentarne le sorti. Intende semplicemente riflettere sul suo gali , poi al cinema “Piazza delle cinque personalissimo stato; la qual cosa non è as- lune” regia di Renzo Martinelli, fiction solutamente inferiore alla riflessione amle- “Attacco allo stato” regia di Michele Soatica né superiore; è anch’essa una introspe- vi, nel musical “Tutti insieme appassionazione piena di ansie e di aspettative: l’uo- tamente” regia di S. Marconi ; presta la mo-idraulico, lavora, si impegna sotto l’as- sua figura per grandi pubblicità per poi sillo dello zio capo della azienda familiare, incontrare Gigi Proietti e lavorare nel suo assiste alla morte di un suo collega per quel- spettacolo “Buonasera”, da qui al Globe la triste sventura che è l’inosservanza della Theater di Roma con “Giulio Cesare” e sicurezza nel lavoro; ma, non dissimilmen- “King Lear”. te da un Beppe Fenoglio o da un Franz Kaf- Tutto dipende da me…o quasi di Gianka, silenziosamente nutre una passione; ni Quinto e Marco Rea musiche originali quelli, la scrittura, spesso praticata nel pro- M° Andrea Tosi, collaborazione artistica e fondo di un disagio spirituale ed esistenzia- vocal coach Elisabetta Tulli, regia Paola le o nella solitudine semplice ed avulsa dal Tiziana Cruciani distribuzione Giacomo mondo, Rea-idraulico-uomo, il “tip tap”! Carlucci Showbiz Fabio Massimo Tombolino Non è un velleitario l’uomo-idraulico, egli (testo e foto: dalla redazione romana) effettivamente è un perfetto ballerino di FoToGRaFia 10 fotografi di tutto il mondo in un mario calabresi “a occhi aperti” Il direttore de La stampa di Torino, Mario Calabresi compie un giro del mondo per interrogare dieci fra i più famosi fotografi internazionali e dare risposte alla funzione della fotografia. Come questa possa catturare la storia e dare un volto a situazioni che nel tempo potrebbero essere modificati. La foto ferma la storia. Come si potrebbero documentare gli eventi che diedero vita alla “primavera di Praga”, se non ci fosse stata la testimonianza visiva di un anonimo fotografo, Joseph Koudelka, che hanno stampato nei nostri occhi quelle foto che hanno comunicato al mondo un ideale di libertà; come la primavera di Praga. Ci sono pezzi di storia che esistono solo perchè una foto li ha documentati e Mario Calabresi scrive nel suo libro che, partendo da foto che hanno narrato eventi, è stato spinto a cercare gli autori per farsi raccontare il momento in cui hanno incontrato la storia e sono riusciti a fermarla in un fotogramma. Scrive: “è stato un viaggio affascinante non solo per la scoperta delle immagini, ma anche per gli eventi che hanno costruito la memoria degli ultimi 50 anni”. “Un giornalista – afferma Mario Calabresi – non può vedere le cose dall’alto, ma deve stare in mezzo alla gente, al formicaio e raccontare gli avvenimenti. E’ grazie a loro, al loro coraggio di contaminarsi, alla capacità di cogliere l’attimo della Storia se ancora oggi, mezzo secolo dopo ci commuove la lacrima di Jacqueline Kennedy al funerale di suo marito John, quella lacrima che molti giornali cancellarono per un eccesso di pudore, ma che è ancora qui per raccontarci quel momento e la delicata sensibilità del fotografo Erwitt”. D’altronde ci si chiede oggi nell’era digitale che senso abbiano ancora i fotografi ? Ed Erwitt risponde con una frase calibrata: “tutti possono avere una matita ed un pezzo di carta, ma pochi sono i poeti”. Le foto del reporter Mc Cury appaiono perfette, levigate, armoniose, persino positive, anche se parlano di fame, inondazione e tempeste di sabbia. Quando Mc Curry parla, ti rendi conto che per cogliere il momento perfetto è dovuto scendere sino in fondo, attraversare il mondo della fatica e della sofferenza. L’anno migliore è stato per Mc Curry il 1984, “molti hanno fotografato le stesse zone e gli stessi soggetti,ma dai risultati si vede che io ho fatto un lavoro più solido che ancora resiste. La lezione chiave del mio anno magico, il 1984, è aver capito di dover entrare in quell’acqua piena di merda e di animali morti per riuscirci”. Per fare una buona foto devi stare dentro la situazione sino al collo, non puoi scattare le foto e poi tornare comodamente in albergo, questa la lezione che ci vuole dare Ste- Gabriele Basilico: Beirut, 1991 Sebastiao Salgado, Serra Pelada, 1986 ve McCurry. Joseph Koudelka da anonimo praghese, scatta la prima foto in quel fatidico 21 agosto 1968, la prima di uno dei più grandi reportage della storia della fotografia: la testimonianza della repressione nel sangue della primavera di Praga con l’arrivo dei cingolati russi. Ci incontriamo 40 anni dopo la soppressa primavera e Koudelka racconta con certezza solo quello che ricorda: “non ti puoi più fidare della memoria, ma delle foto si, ti puoi fidare. Ho visto pubblicate le mie foto per la prima volta a Londra nel primo anniversario dell’invasione: era l’agosto del 1969”. A Gabriele Basilico, grande fotografo, era stato dato l’incarico di ritrarre Beirut dopo il lungo conflitto finito nel 1991. Sale sulla terrazza dell’ Hotel Hilton, al sedicesimo piano, ritenendo che di Beirut rimanessero solo le macerie, ma si rende conto che “Beirut non era morta, sullo sfondo respirava ancora, “potevo cominciare a fotografarla volevo dimostrare con le mie foto tutta l’assurdità della guerra”. Basilico tra i fotografi è un’ eccezione assillati come sono dall’ attualità e dalla malattia di esserci anche quando le notizie si fanno storia – dice Mario Calabresi – nessuno certamente si sogna di lavorare col cavalletto e scattare con il flessibile. Il risultato però è sorprendentemente giornalistico, si può raccontare in questo modo con una potenza chiara e netta il dramma della guerra civile libanese”. Ecco per ultimo Sebastiao Salgado, uno dei maggiori fotografi che oggi girano il mondo e con tre libri straordinari, La mano dell’ uomo, In cammino, Genesi, si è imposto sulle copertine delle riviste più importanti. Mario Calabresi ci parla del suo incontro con Salgado e quanto lui ha detto sull’ inizio del suo lavoro di fotografo; “avevo il sogno di andare in Africa e così nel 1973 lascio il mio lavoro di economista a Londra e comincio un viaggio di tre anni, che mi porterà a girare tutta l’Africa con una nuova professione, il fotografo. “Il primo posto dove fotografare per me è ancora l’Africa, ma non mi spinge un problema di cattiva coscienza o un senso di colpa, mi muove l’idea di raccontare dei lavoratori e la loro dignità. Anche quando sono stato nei campi profughi non ho fotografato gente povera o disperata, ma persone”, Nelle sue foto non c’ è traccia di pietismo, piuttosto la testimonianza della forza e della dignità dell’ uomo. Il suo primo libro, La mano dell’uomo, è la prima testimonianza di quella dignità che applica ai lavoratori, dai minatori di carbone indiani ai raccoglitori di canna da zucchero cubani, dai pescatori della tonnara di Favignana ai demolitori di navi del Bangladesh. “Ho fotografato il mondo del lavoro prima dei robot, e della fuga di ogni produzione in Cina. Molti di quei luoghi, specie in Europa, sono spesso agonizzzanti. Ho raccontato l’archeologia industriale, un mondo in grande trasformazione che stava sparendo. Dopo tutto questo ho pensato che esiste anche il dovere di fare qualcosa di bello, di mostrare a tutti l’incanto della natura e da questa idea è partita la realizzazione di Genesis; il miglior regalo che potessi immaginare nella vita, gli altri animali che abitano il pianeta dopo anni di foto ad un solo animale. La natura – conclude – ha guarito il mio animo ho ricostruito me stesso e la mia fede nel mondo e vedo il nostro pianeta da un altro punto di vista: un equilibrio è possibile. Ciò che ci ha distinto finora non è la tecnologia, ma l’istinto, non è la burocrazia ma la spiritualità, qualcosa di più grande dentro di noi. Aldo Librizzi 59 RiSToRazioNe Ristorante marlin Blu È in piena attività in piazza Acquasanta il nuovo ristorante Marlin Blu, che ha come direttore di sala la piccola ma iperattiva Mary, simpatica e cordiale con tutti. D’obbligo i menù marinari, i gamberoni e la specialità del locale: la salsiccia di pesce. Poi c’è la sorpresa finale: i prezzi. Si parte da menù assolutamente economici, ma – se si vuole – si può fare l’escalation fino ad arrivare all’aragosta, preferibilmente ordinandola con un po’ di anticipo. In questi casi si pagherà un po’ di più. Serate musicali sono previste spesso il sabato, ma ciò che più colpisce è la bellezza e l’eleganza del locale, vicinissimo al mare, dove di mattina e fino ad esaurimento si può trovare pesce pescato nel golfo e nelle vicinanze. Perché le acque palermitane, per chi non lo sapesse, forniscono ancora merluzzi e mustìe, totani e polpi di ogni grandezza. Il pesce spada è di casa, nell’attesa di qualche aguglia imperiale che, in Mediterraneo, è la preda che più somiglia al Blue Marlin, cui il ristorante allude nel nome, richiamandosi ai sognati Caraibi. In quell’angolo della bella piazza, che merita maggiore attenzione e cura (quando il porticciolo avrà via libera per sistemare la parte a terra sotto il breve lungomare, da anni in forzato abbandono per pastoie burocratiche e ostacoli assurdi come sempre, un ristorante c’è sempre stato. La piazza, lentamente, prende più vita, grazie al moltiplicarsi delle presenze commerciali e turistiche. Sarebbe ora che, a ridosso di Villa Igiea, il famoso hotel, che va assolutamente aiutato a proseguire nell’attività in pieno decoro, vi fosse altro pieno decoro onde restituire sotto rinnovata forma, alla città e agli ospiti, uno degli angoli ameni della Città. Nino: è questione di Dna Perché balla Nino il Ballerino quando “conza” (condisce, ndr) le sue focacce? Forse balla perché è felice, perché proprio allora sente di esistere… Sentite quando descrive il proprio mestiere: “tutti possono riempire un pane di milza, ma lo puoi far bene se ce l’hai nel Dna”. E allora scopri che lui, Nino, non è un improvvisato, ma ebbe maestri fra i suoi ascendenti in linea retta. Poi, quando gli dico che son “cresciuto a pane e milza”, perché da piccolo ero gracile e mia mamma quando uscivamo me ne comprava sempre, specie da Basile in via Bara, iniziamo l’elenco dei più famosi del passato. Proprio Luigi Basile alla Stazione, patriarca della gran famiglia di “conzatori”, di cui era cliente un gran consumatore come Federico Ardizzone che vi abitava appena sopra dov’era ai tempi anche il Giornale di Sicilia. Poi “Vassiatrase” in via Argenteria alla Vucciria, infine il maggior maestro che fece il successo della San Francesco e il fondatore con basettoni – buon anima – che tanti clienti chiamò alla Cala. E all’angolo di piazza Marina? E’ancora soffrigge al momento di servirla e al punto ottimo. Infine, alcuni consumatori eccellen- giusto, la si pesca dal tegame “scartandola” ti, come Raimondo Lanza di Trabia… Ri- al momento “culminante” e si lascia cadere cordi di una Palermo di cui resta solo il ri- come un lembo nel panino o nel mezzo pacordo, con pregi, folclore e difetti, ma certa- ne (tutti speciali di un fornaio che “sa”) con mente con gli uomini d’una volta e meno l’accettabile proporzione di polmone. Cermezzi uomini, ominicchi e… to a saperne i segreti c’è ancora Nino il BalSe oggi le focacce, la “schietta” con ricot- lerino: è questione di nascita, anzi di Dna. ta e formaggio (cascavaddu) più il solo soffritto colto dal “tegame”, che esiste solo “da noi” fabbricato dai vecchi calderai, oppure la “maritata”, cioè con l’aggiunta della “meusa” sono dette con convinzione di alta tradizione (e ignoranza) più volgarmente pane con la milza (pani ca’ meusa), c’è ancora chi sa comunque come si prepara questa benedetta milza che pochi mangiano al mondo: la si bolle, la si Nino il Ballerino nella focacceria (e non solo) di corso Olivuzza La movida GLI AMANTI. Si va sul sicuro. Modernità e tradizione si armonizzano nella professionalità di due giovani “figli d’arte” della stirpe Collica. Così questo locale assolve all’unisono a varie funzioni: consente a coppie o gruppetti affiatati di riunirsi attorno ad un tavolo e in tanti separè. Gastronomia, vini, birre e cocktail sono protagonisti. E’ un pub-ristorante, in piazzetta Colonna (fra via Cavour e via Roma). OLIvER. Si definisce restaurant bar, ma certamente è un punto di ritrovo gettonatissimo e ben gestito. Lo definiremmo un super pub. La signora Oliver e il suo socio si sono trasferiti da viale Strasburgo e hanno compiuto un nuovo salto di qualità. Adesso ospita, nelle sale liberty, anche la Club house Dioniso. Si trova in via Libertà angolo via Gabriele D’Annunzio. Val la pena raggiun- 60 gerlo per consumare una colazione leggera e stuzzicante, ovvero per trascorrere un po’ di tempo al tavolo a bere qualcosa di buono. MONTEzEMOLO. Food & beverage in questo restaurant bar che sa di modernità e in cui il personale è gentilissimo. C’è spazio sia al banco che ai tavoli e la possibilità di scegliere dagli stuzzichini ai piatti veri e propri corrono dalle bruschette, attraverso alcune ricette internazionali, fino al sushi e alle steaks all’americana. E’, insomma, un bel locale nel grande spazio che guarda piazza Unità d’Italia dall’angolo con via D’Annunzio. FuSO ORARIO. Nella seicentesca piazza Olivella lo “storico” nome di questo locale, che cresce sempre più nella considerazione cittadina. Non esitiamo a raccomandare questo pub originale e ben gestito. PELLE D’OCA. Vasta gamma con una buona pizza e un piatto di pollo a costo …abbordabile, così come gli arrosticini. Buona carne alla brace. Bevande da pizzeria: birre e vini. Si trova in piazza Marina. LE LuNETTE. Resiste all’inverno il fascino de Le Lunette, il locale all round, fra i pochissimi letteralmente sulla spiaggia, poco prima di Mondello paese. Ai bei tavoli in veranda è possibile ordinare di tutto: dai prelibati snack ai coloratissimi gelati hawaiani composti con frutta e gelato “made in Sicily”. IL FEDINO. Perché non farsi una pizza: forno a legna, lenta lievitazione: E una buona birra, anche alla spina? Oppure gustare un’originalità come la poco nota patata spagnola, ripiena di fondue? Al Fedino, in via Mongerbino angolo via Zappalà c’è un tavolo per voi. Tutto buono. 091 203108. D ove andiamo stasera? RiSToRazioNe IN CITTA’ BELLOTERO. Dall’eredità di Renato a Romagnolo questo ristorante si pone fra i migliori di Palermo per originalità e squisitezza delle portate. Curati sono sia gli antipasti (autentiche sorprese) che i primi e, per una volta, i secondi. Diffidiamo sempre, infatti, da chi vanta solo i primi… 092 582158 AL BRIGANTINO. Un amico che non sbaglia ci segnala questo ristorante panoramico allineato sul breve ma “gustoso” lungomare di Sferracavallo. Ci riproponiamo di metterlo direttamente alla prova, ma frattanto – vista la raccomandazione – non esitiamo ad inserirlo fra i consigliati per rapporto prezzo qualità. 091 6911778. AI MuRICI. E’ il ristorante ricavato nel roof garden dell’Hotel Villa D’Amato, oasi non casuale del lungomare di Romagnolo. La gestione è raffinata e competente che nasce dall’esperienza del ristorante Ai Gagini. I frutti di mare (i “murici” ne sono un esempio) la fanno da padrone, ma non solo. I prezzi sono anticrisi e la vista del cielo, vicino al golfo che sta riacquistando la sua storica bellezza non si paga. 091 6212767 LA MuCIARA (Nello el Greco). Il pittoresco gestore che non dimentica la sua Roma, ma ama Palermo e …Porticello, è di quelli appassionati del suo mestiere che, dopo tanti anni, è disposto a parlarne fino a notte. “Giuro che non ho mai avuto surgelati”, afferma lui che fa della genuinità il primo comandamento. Nella posizione in cui si trova questo eccellente ristoratore (negli anni del boom è stato classificato fra i primissimi in Sicilia), davanti al mercato del pesce, bisogna credergli. Ma la gestione è sempre di classe. Ospiti famosi da Kofi Annan a tutti i divi venuti per impegni di cinema e teatro… (091 947274) MARLIN BLu. Il nuovo ristorante, riarredato e rinnovato, si trova nel locale in cui era La Rosa dei Venti (a dx guardando la piazza dal mare). Presenta piatti di pesce in coerenza alla posizione al pochi metri dal mare, dove il pesce appena pescato giunge ancora da piccole barche… Ottime proposte prezzo – qualità (anche prezzo fisso).. 091 6377825. AI vECChIETTI (di “minchiapititto”). Un ristorante “al centro”, a due passi dal Politeama. Menu variato e intelligente, include il pesce azzurro, i piatti della tradizione cittadina… Ma non rinunzia all’innovazione. Via Paternostro 091 585606. GRAFFITI. Da sempre il ristorante “brilla di luce propria” nel pur apprezzabile e stimato Addaura Hotel. Il fondatore e proprietario architetto Corace ha sperimentato cosa significhi burocrazia “ostativa”, rimanendo bloccato sul problema dell’auspicato spazio a mare per …“4 ombrelloni”. All’anima degli incentivi al turismo! Ma ora il ristorante è curato personalmente dall’affabile moglie Silvana, che spesso è presente in sala. Dalla sua colta collaborazione con lo chef e dal fine tratto della signora, il locale è nato a nuova vita, si è riempito di ospiti, spesso legati da rapporti d’amicizia o divenuti amici per l’occasione. Il menù è sano e ricercato, rispettoso della tradizione nazionale, ma arricchito da ingredienti e piatti dalle nuove esperienze “etniche” che non guastano di certo. Il prezzo è più che corretto oltre che contenuto. (Pizzeria, pranzi speciali…) 0916842222 [email protected] IL GABBIANO A MONDELLO. In testa alla classifica, per rapporto prezzo/qualità, resiste questo ristorante gestito da una famiglia “magica” del settore ristorazione. Si mangia sul mare con pesce e crostacei pescati la notte prima, i gamberoni da gustare anche crudi con un po’ di limone e …ostriche sempre disponibili. Fidatevi dei locali zeppi di gente e del signor Biondo. 091 450313. ExÈ. Lo abbiamo provato per voi senza sconti: giudizio imparziale. E’ bello pranzare in un hotel di lusso come l’Excelsior e ci sono due scelte a prezzo fisso. Originalità, servizio premuroso, porzioni dimensionate da alta cucina, per chi non vuole appesantirsi… Soluzioni a prezzo fisso per il mezzogiorno, la sera, il brunch domenicale. 091 7909146. IL COvO DEI BEATI PAOLI. Non ci sono proprio i beati paoli, antenati di mafie e massonerie, ma un po’ di mistero sì e qualche pupazzo che simula gli antichi “fratelli”. Niente paura: scegliete i famosi arrosticini e, se per voi è serata da pizza, continuate così. Ovvero alla carta. 091 6166634. LA MATTANzA. Fra i prediletti di Palermoparla che vi ha tenuto più d’una festa di redazione. Dai signori Prestigiacomo è passato a nuova gestione, ma sempre all’altezza delle aspettative, sul mare della Vergine Maria, a piazza Tonnara, si pranza sul Golfo, bene e a buon prezzo. 091 6376298. TACO LOCO. Lo trovate nei locali dell’ex Samantha in via Campolo. Il proprietario ha girato il mondo, s’intende di gestione e di gastronomia a 360 gradi. Diverrà un amico anche per voi. Tutto fresco. Piatti pronti velocemente, tanti vini e birre. Pizza a volontà. 091 6823663 ALTRI TEMPI, Trattoria tipica. Ci è bastato entrare, invitati dal caro amico Alfredo, nella prima sala di questo locale in via Sammartino (svoltando a destra da via Marconi) per sentire aria di professionalità. Poi abbiamo sentito chiamare il nome Salanitro in direzione del proprietario. Allora abbiamo capito. E’ certamente uno dei nomi più noti della ristorazione palermitana e, per una decina d’anni, ci dice la signora che anche lei ama il suo lavoro, a Lipari. Abbiamo gustato macco di fave e baccalà in pastella. Il consiglio è: Andateci anche voi. (091 323480 – 358 685769) MARLIN BLu è il ristorante di prossima apertura in piazza Acquasanta, che si sta allestendo dove si trovava La Rosa dei Venti. Interamente rinnovato, ma mantenendo alcuni elementi della cucina, promette piatti di pesce al top e un ottimo rapporto prezzo qualità. IN PROvINCIA ANDREA IL PIRATA. Sempre a Terrasini, ma in territorio di Cinisi, accanto al Florio P. Hotel, ecco questa grande e frequentatissima sala ristorante, consigliata anche dai “tassinari”. Non smentisce le promesse per qualità e prezzo. Pesce. 091 8682725. AL PALAzzACCIO. A Castelbuono, in pieno corso (via Umberto I, 23) a pochi metri da Fiasconaro, si scopre questo ristorantino ben arredato e molto raccolto. Tutto buono, dagli antipasti in cui primeggia non isolato lo sformatino di ricotta ai porcini ai secondi di tagliata di carne e alle paste fatte in casa. 0921 676289. www.ristorantepalazzaccio.it NELL’ISOLA SCOPARI. A Mazara del Vallo. Osteria è il nome con cui si fa chiamare e il locale – lo dicono in molti – è rustico ed elegante al contempo. Ci finiamo una sera di freddo come in Sicilia ce n’è poche. Così mangiamo un po’ all’emiliana, che non guasta mai. Giungono una serie di portate, richieste da chi ci ospita, il caro Mimmo Targia, buongustaio come pochi, fra cui persino una pasta e fagioli. Ottime le polpette di pesce. 0923 364061 info@osteriascopari. DA GIANNINO a Santo Stefano di Camastra: una scoperta. Pienissimo ogni giorno anche a pranzo, ma veloce nel servirvi. Freschezza e fantasia sono parole che ci venivano in testa fra le proposte del menu, i consigli di chi ci accoglieva al tavolo e il piatto di maccarruna alla marinara che abbiamo gustato. Buoni anche i secondi e …i prezzi. 0921 331748. A CANNATA. A Salina (Lingua), ecco un grande ristorante, con mille tavoli, dove il pesce è un must e si mangia nella splendida cornice della seconda delle Eolie, che, come tutte le 7 “ninfee”, ha la propria spiccata personalità esclusiva. È un’isola nell’isola. Vengono a prelevarvi in auto a Santa Marina telefonando al 090 9843161. L’APPRODO. A Castellammare, lungo il porticciolo che sarà arredato al meglio, sotto il castello è un punto d’arrivo. Da Palermo vale due passi in più. Attraverso i vetri, la vita del porto, mentre gusti il couscous. 0924 31525 A ROMA LA RuOTA. A Roma in via Enrico Fermi 90, il gestore, abruzzese, uomo di grande esperienza nel settore, cucina alla romana e secondo la terra d’origine. Piatti ricchi di sapori, notevole carrello degli antipasti. Tutto buono fino al dolce. Da segnalare una grande carbonara e, ovviamente, l’amatriciana. 06 5586301. 61 La SiciLia che LavoRa carini presso il Bed and breackfast art & design commemorata la Duarte peron evita: un giorno fra diplomatici e cultura 62 Questa volta Giusi Musso, “Evita” per vocazione, ha superato se stessa. A Carini, nella Sala Convegni del raffinato Bed and Breakfast Art & Design “La Casa di Evita”, ha dedicato un pomeriggio a Maria Eva Duarte de Peròn per l’anniversario della nascita. Eccezionali gli ospiti ricevuti da “Evita Musso”: il Capo Ufficio Politico e dei Diritti Umani dell’Ambasciata Argentina in Italia Carlos Cherniak, l’Ambasciatore del Venezuela in Italia Julián Isaías Rodríguez Díaz, varie autorità del circondario – i sindaci Gambino di Torretta e Massimo Cucinella di Cinisi e una rappresentanza delle locali comunità d’Argentina e Venezuela in provincia. Ricordiamo appena – avendone pubblicato su Palermoparla l’evoluzione trascorsa – che Giusi Musso, creato un B&B esemplare nel cuore di Carini, continua a migliorarlo. Ha sempre dedicato le proprie attenzioni al personaggio di Evita Duarte de Peròn, la donna che riuscì a superare il suo stesso esterno e in interno, su commissione pubblica e privata, fanno da oltre due anni il giro d’Europa, di riprendere i nuovi arredi agli angoli significativi dei due appartamenti. La serata commemorativa del grande personaggio sud americano ha avuto momenti intensi e toccanti, ma anche significativi. L’intento dichiarato di Evita Musso è quello di suscitare l’attenzione e provocare la conoscenza della propria iniziativa arricchita dalla bellezza e dalle ricchezze del territorio circostante, che da Carini spazia verso una Torretta che ella giudica in via di rinascita. Insomma, Evita Musso è una persona che crede nella nascita di un nuovo giorno e certamente si oppone a coloro che nel torpore e nell’ignoranza basano la propria inazione. Senza vo- Il plenipotenziario argentino L'ambasciatore del Venezuela ispiratore, il marito e capo argentino Juan Domingo Peròn, prolungando quella che la maggior parte degli argentini di oggi ricordano ancora con stima ed amore: non come una dittatura, ma come riferimento ad un governo della morale, dell’intelligenza e del cuore. E’ per questo che Giusi si fa chiamare spesso Evita e quest’anno ha preparato l’anniversario della nascita della grande donna argentina, portata in modo toccante sullo schermo da Madonna, al termine di un rinnovamento delle stanze, che riguardano due appartamenti attigui, il suo e quello del figlio Vincenzo. “Evita” Musso ha aggiunto al nome del B&B la dizione Art&design, arricchendo la raccolta di opere figurative all’interno di nuove opere, addirittura originali o addirittura “dedicate”. Sono opere di pregevole esecuzione e di riconoscibile effetto plastico e pittorico uscite dalla mano del pittore siciliano vincenzo Greco (anche scultore e mosaicista di livello internazionale). Nell’occasione, Evita Musso ha chiamato da Milano l’ormai famoso fotografo Francesco Italia, le cui foto pubblicitarie in ler essere perciò polemica coinvolge da tempo ospiti da più parti. L’Argentina e il Sud America in particolare vogliono, a dispetto della distanza geografica, enfatizzare le vicinanze storiche e culturali, le identità fra i due popoli, l’Italiano e il Sud Americano, che è anche risaputamente “di sangue”. Le parole dell’ambasciatore venezuelano Julián Isaías Rodríguez Díaz, uomo di grandi capacità comunicative, umane e dialettiche, non lasciano ombra ai dubbi: “Partendo da Evita Duarte – ha affermato al microfono di Siciliauno in mano a chi scrive – preciso che quel ricordo è vivo in tutta l’America Latina. Il nostro cammino verso una democrazia che significhi libertà e comunicazione fra gli uomini ci unisce nelle mete da raggiungere e nei problemi da affrontare anche con voi italiani. Ci sentiamo vicini. Incontri come questo, di operatori di lavoro e di pace sono fondamentali per bruciare la distanza geografica ed oggi questo sogno non è più tale, è possibile”. Quasi un italiano, nel modo di fare e nell’aspetto il plenipotenziario argentino resi- dente a Roma Carlos Cherniak: “E’ vero, il ricordo di Evita – non esita a dire il vice ambasciatore – è vivo e funzionale nella vita del popolo argentino. Abbiamo superato una crisi recente causata da errori economico finanziari che davano spazio ad un neo liberismo che tutto era tranne che vera libertà. Si applicava al grande capitale. Si ha libertà solo in quelle realtà in cui chiunque abbia la possibilità di cambiare in meglio la propria posizione, se ne ha la volontà e il valore. Evita Peròn non rappresenta il ricordo di un regime dittatoriale. Basti ricordare le sue frasi più famose come ‘Mi ricordo di aver detto, in uno di quegli impeti di reazione che un giorno o l’altro le cose cambieranno e non so se quella frase fosse una preghiera, una minaccia o le due cose insieme’. Oppure ‘Non basta fare il bene, ma bisogna farlo bene’. Erano i concetti in cui credeva e li applicava…” Nel corso della serata l’attrice/regista palermitana Giuditta Perriera ha recitato, sulle note dal violino di Andrea Cirriti di Don’t cry for me Argentina, un monologo inedito della scrittrice argentina Ines Kainer che racconta la vera storia di Evita Peròn. A fare gli onori di casa la titolare del B&B Giusi Musso. La serata è proseguita con altri spunti artistici come il suono alla tromba di musiche argentine da parte del poliedrico zio Joe Vitale, un’esibizione di tango da parte del consigliere comunale (Palermo) Federica Aluzzo col maestro Alex Giganti. Un buffet tipico è stato offerto dal Ristorante Al Pirata (Terrasini), dal caseificio Il Colle e dalla pizzeria Original pizza. Evita ha organizzato letteralmente tutto, dall’accoglienza degli illustri ospiti ai giri turistici che sono proseguiti fino all’indomani a Monreale. Di persone così ce ne vorrebbero tante. E’ proprio vero Giusi come Evita sa agire e lanciare messaggi di “sveglia” ad un territorio che certamente può tanto. TeaTRo “più a Sud”, dal 20 giugno rassegna siciliana di teatro e musica i LioLì per il futuro “Teatro La cripta” In una vecchia struttura del centro storico palermitano vicino la chiesa di San Nicolò Da Tolentino di via Maqueda 157 (archivio storico), dietro un ammasso di rottami e immondizia, ad un gruppo di cittadini attivi si è presentata, dopo giorni interi di lavoro una splendida ed emozionante sorpresa. In uno dei locali si intravedeva un drappo di tessuto vecchio e impolverato. Eccitati da una possibile scoperta i palermitani attivi iniziarono contro ogni forma di resistenza, un duro lavoro... e passo dopo passo, si è presentato ai loro occhi uno splendido ed emozionante teatrino. La sorpresa è stata enorme, oggi l’entusiasmo cresce, e sarebbe un peccato lasciare “non vivo” questo tesoro”. I palermitani attivi, oggi desiderano ripristinare un posto di grande valore, dando vita al Teatro La Cripta. Con un percorso di attività artistico culturali il gruppo sta portando avanti il progetto di ripristino organizzando eventi teatrali e musicali il cui scopo è reinvestire i contributi liberi dei cittadini per il restauro della struttura che al momento con piccole cure di alcuni volontari sta lentamente iniziando a riprendere vita. Ecco che nasce la rassegna di teatro e musica: “Più a Sud” dal 23 maggio al 6 luglio. Una rassegna di Musica e Teatro che racchiude spettacoli di vario genere, ma tutti legati da un unico filo conduttore la Sicilia, coinvolgendo diversi artisti siciliani per proporre 15 giornate di spettacoli e concerti . Tra questi eventi (foto locandina programma ) il gruppo de “I LiOLì” (Gaspare Sanzo – Salvo Cambria – Maurizio Bologna) proporranno, il 20 giugno ore 21.30, uno spettacolo tragicomico palermitano “Quattru mura” scritto e diretto da Maurizio Bologna in scena con i compagni del trio e la partecipazione dell’esperto Massimo D’Anna. Lo spettacolo Quattru mura è una piece tragicomica palermitana dove il sorriso fa presto a diventare amaro e l’alternanza delle emozioni attraverso il susseguirsi del lavoro non lascerà il pubblico senza una forte nota di riflessione. L’azione di “Quattru mura“ si svolge in un luogo particolarmente ostico ai buoni propositi, ma il tempo e la riflessione forse possono mutare anche gli immutabili. Da qui, la convivenza, sempre tragicomica, di tre detenuti (Aspano...Mimmo...Poco Poco...) che in un primo momento daranno al pubblico l’impressione di vivere una realtà vera, naturale, senza nessuna alchimia aggiunta, ma nel corso dell’opera verranno investiti in modo magico dai loro stessi rimorsi, pensieri, timori e speranze. Affiorerà dai loro intimi sentimenti l’amore per Palermo perduta e tutta la tragedia che portano dentro, il rammarico è così forte che loro Palermo la riescono a portarla anche dentro quelle quattro mura, attraverso l’immaginazione, il sogno, i profumi. Proprio attraverso questi tre elementi lo spettacolo prenderà corpo, tessendo la trama e portando i protagonisti ad uno stallo totale quando il quarto personaggio (Massimo D’Anna) prenderà totalmente la scena. Uno spettacolo per chi ama Palermo...veramente! Salvo Cambria infofacebook: salvo cambria o La Cripta: teatro cittadino 63