lavoro al videoterminale

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lavoro al videoterminale
Direzione Generale
SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE
LAVORO AL VIDEOTERMINALE
LINEA GUIDA PER L’ATTUAZIONE DEL TITOLO VI ED
DELL’ALLEGATO VII DEL D. Lgs. 626/94
A cura di M. Bragioto ed Enio A. Zanardo
PREMESSA
Il computer o elaboratore elettronico è un insieme di apparecchiature progettate e costruite
per l'acquisizione, la conservazione, l'elaborazione, l'emissione programmata dei dati. Si
compone di un unità centrale cui sono deputate l'elaborazione e la conservazione delle
informazioni e di più unità periferiche, che rappresentano l'interfaccia con l'utente in
quanto svolgono le funzioni di acquisizione (tastiera, mouse, joystick, penna ottica,
scanner) e di emissione (schermo o video, tastiera, stampante, plotter) dei dati.
Ognuno di essi può essere un terminale di un sistema più grande, oppure un'unità di
elaborazione.
Possono essere collocate allo stesso posto di lavoro oppure a distanza altre
apparecchiature e dispositivi di comunicazione.
Generalmente con il termine di videoterminale si intende qualunque apparecchiatura
dotata di schermo in grado di riprodurre dati alfanumerici, grafici e immagini, a prescindere
dal tipo di visualizzazione utilizzato.
L'uso dei videoterminali (VDT, ossia Video Display Terminale), che si è andato
enormemente diffondendo nel mondo del lavoro, negli ultimi vent'anni, è spesso sia di tipo
intensivo che sensibile alle prestazioni dell'utente e rappresenta una parte significativa del
lavoro d'ufficio di molti impiegati.
Vantaggi: miglioramento produttivo e gestionale.
Svantaggi: comparsa di nuove patologie legate a rischi lavorativi che in precedenza non
erano stati considerati.
Il VDT rappresenta la parte più periferica di sistemi computerizzati semplici o complessi e
costituisce l'interfaccia con l'operatore, cioè il mezzo attraverso cui quest'ultimo immette o
riceve informazioni dall'elaboratore.
L'attività di fronte allo schermo implica una combinazione tra momenti di lettura dei testi ed
operazioni di battitura su tastiera, unitamente alla pressochè contemporanea visione sul
monitor.
Studi specifici hanno permesso di calcolare che nel dialogo con il mezzo informatico un
operatore guarda il monitor per il 12% della durata complessiva del suo intervento, per
l'85% i documenti scritti e per il 3% la tastiera.
Il tempo di visione ininterrotta dello schermo è stimato in media attorno ad 1-2 secondi,
mentre nel dialogo con l'unità sale a 6-7 secondi.
L'ergonomia applicata al lavoro d'ufficio, ed in particolare al videoterminale, si prefigge lo
scopo di consentire ai lavoratori di far funzionare tale apparecchiatura con sicurezza,
efficienza, efficacia e comodità.
In pratica, ciò è possibile solo con una progettazione accurata dei videoterminali stessi, dei
posti e degli ambienti di lavoro nei quali essi sono utilizzati, nonchè del modo in cui il
lavoro su VDT è concepito, organizzato e gestito.
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Compiti ben progettati dovrebbero:
facilitare l'esecuzione del lavoro;
salvaguardare la salute e la sicurezza dell'utente;
promuovere il benessere dell'utente;
sviluppare le competenze e le capacità dell'individuo.
In particolare, nei limiti del possibile, si tenderà ad evitare quanto segue:
•
carichi di lavoro eccessivi od insufficienti, che possono portare a tensioni od
affaticamenti inutili od eccessivi, oppure ad errori;
•
ripetitività eccessiva, che può indurre sensazioni di monotonia, saturazione,
insoddisfazione e noia;
•
scadenze di tempo eccessive;
•
il lavoro solitario, senza opportunità di contatti sociali.
Ci si dovrà quindi assicurare che le apparecchiature siano idonee ad essere utilizzate
dall'uomo, ed in generale questo comprende l'adeguamento del progetto dei comandi, del
video, del materiale da maneggiare, del posto e dell'ambiente di lavoro e dei compiti alle
caratteristiche, ai punti di forza ed ai limiti di un potenziale utente in un ambiente di lavoro
appropriato. Il non tener conto dei limiti umani può essere fonte di errori, di prestazioni
ridotte, di disagio e forse di rischi di danni. Il non tener conto dei punti di forza dell'uomo
implica sprechi, riduce l'efficienza e si traduce in un lavoro fastidioso e noioso.
In pratica, tutti gli utenti di apparecchiature sono diversi ed è importante capire in cosa essi
differiscono e quantificare tali diversità per poterne poi tenere conto in sede di
progettazione.
Una buona progettazione ergonomica è importante per qualsiasi apparecchiatura
destinata ad essere utilizzata dall'uomo, ma lo è particolarmente quando l'uso è intensivo
oppure la precisione o la velocità delle prestazioni dell'utente sono critiche.
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RIFERIMENTI NORMATIVI
Decreto Legislativo 19.9.1994, n° 626, Titolo VI e Allegato VII
Legge 29.12.2000, n° 422, art. 21
D.M. 02.10.2000
Circolare Min. Lavoro e Prev. Sociale 07.8.1995, n° 102
Circolare Min. Lavoro e Prev. Sociale 25.01.2001, n° 16
Circolare Presidenza del Consiglio dei Ministri 20.4.2001, n° 5
Norma UNI EN 29241
Sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 12.12.1996 (Sez. V – N. C74/95 – C-129/95)
Sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 06.7.2000 (Sez. VI – N. C11/99)
Sentenza della Pretura di Torino del 02.5.1996
Art. 2087 Codice Civile
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COMMENTO AGLI ARTICOLI DI LEGGE
D.L.vo 626/94
Articolo 50 - campo di applicazione
Rientrano tra le attività soggette alla norma, fra le altre, le seguenti:
-
controllori di volo, cameramen, addetti alla regia, etc.
Tra le attività escluse ricordiamo ad esempio quelle di esattoria in generale:
-
biglietterie e caselli autostradali, aeroportuali, marittime, di agenzie di viaggi, sportelli
postali, casse dei supermercati
ed inoltre:
-
posti di guida di veicoli o macchine
sistemi informatici montati a bordo di un mezzo di trasporto
sistemi informatici destinati in modo prioritario all’utilizzazione da parte del pubblico
sistemi denominati “portatili”, se non utilizzati in maniera prolungata sul posto di lavoro
macchine di videoscrittura senza schermo separato
Articolo 51 - definizioni
L'art. 51 del Decreto Legislativo 19 settembre 1994 n. 626 (come modificato dall’art. 21
della Legge 29 di-cembre 2000 n. 422) contiene le definizioni di videoterminale (uno
schermo alfanumerico o grafico a pre-scindere dal tipo di procedimento di visualizzazione
utilizzato), di posto di lavoro (l'insieme che comprende le attrezzature munite di
videoterminale, eventualmente con tastiera ovvero altro sistema di immissione dati,
ovvero software per l'interfaccia uomo-macchina, gli accessori opzionali, le
apparecchiature connesse, com-prendenti l'unità a dischi, il telefono, il modem, la
stampante, il supporto per i documenti, la sedia, il piano di lavoro, nonché l'ambiente di
lavoro immediatamente circostante) e di lavoratore, che è "il lavoratore che uti-lizza
un'attrezzatura munita di videoterminali, in modo sistematico o abituale, per venti ore
settimanali, de-dotte le interruzioni di cui all'articolo 54".
Questa nuova nozione di videoterminalista ha ampliato notevolmente il campo
d’applicazione delle norme di tutela, prima limitate a chi lavorava per 4 ore continuative
per tutta la settimana, perché il venir meno del re-quisito della continuità porta ad
includere una grande quantità di lavoratori. La modifica è in vigore dal 5 feb-braio 2001.
La Circolare del Ministero del lavoro 25 gennaio 2001 sottolinea che "stante l’assenza di
una disciplina tran-sitoria, appare necessaria una immediata attivazione da parte dei
datori di lavoro, sia pubblici che privati, ai fini del rispetto delle nuove disposizioni, che
peraltro richiederanno i necessari tempi tecnici oggettivamente inevitabili per
l’adeguamento alle nuove disposizioni, tempi tecnici dei quali gli organi di vigilanza non
po-tranno non tenere conto".
Le caratteristiche del posto di lavoro e dell'ambiente-ufficio in generale debbono essere
comunque considerate, a prescindere dal tempo di esposizione.
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A questo proposito, è utile richiamare l'art. 3, lett. f, del Decreto 626, dove si fa menzione
del rispetto dei principi ergonomici nella concezione dei posti di lavoro in generale; inoltre
l'art. 33, che fa riferimento all'illuminazione ed al microclima.
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, con sentenza del 12.12.1996, ha stabilito inoltre
che tutti i posti di lavoro che comportano l’uso di attrezzature munite di VDT devono
essere conformi alle prescrizioni minime stabilite dall’allegato VII al D.L.vo 626/94,
indipendentemente dalla circostanza che essi siano adibiti a postazioni di lavoro
concretamente occupate da lavoratori. Questa sentenza costituisce un riferimento
obbligato per l’interpretazione del giudice italiano.
Articolo 52 - obblighi del datore di lavoro
Stabilisce che il datore di lavoro deve eseguire la valutazione dei rischi nell'uso dei VDT
(per la vista, per le condizioni ergonomiche e di igiene ambientale, etc.), nonchè adottare
tutte le misure appropriate per la bonifica di tali rischi.
Una prima analisi si può realizzare utilizzando apposite "schede questionario" e "check
list", magari integrandole con rilevazioni del livello di illuminamento.
Tra gli aspetti da considerare con attenzione nell’analisi si possono indicare:
a) l’ambiente di lavoro: identificazione e numero di lavoratori interessati, piantina con
indicazione dei posti di lavoro, caratteristiche delle fonti di riscaldamento e
condizionamento; caratteristiche delle luci, colore e carat-teristiche di riflessione delle
pareti; rumori; temperatura e umidità dell’aria;
b) caratteristiche strutturali del singolo posto di lavoro: sua identificazione e sistemi
informatici utilizzati; a-spetti particolari dell’illuminazione; monitor, tavolo, tastiera, sedile,
accessori presenti o necessari;
c) caratteristiche del lavoro svolto al videoterminale: struttura orario di lavoro giornaliero e
settimanale, tipo di lavoro (caricamento dati, acquisizione con scanners, word processing,
programmazione, CAD-CAM, dialogo, creazione di pagine web, download di files, ecc.)
d) giudizi soggettivi (da raccogliere con specifici questionari) dei lavoratori sull’ambiente, il
posto di lavoro e il contenuto dell’attività svolta, ed in particolare su: qualità dell’aria, delle
condizioni climatiche, dei caratteri dei monitor, sulla rumorosità ambientale, sull’area di
lavoro e sugli accessori necessari.
Da notare il rilievo che assumono gli aspetti ergonomici nell'art. 52 comma 1 lett. c) D. Lgs.
n. 626/94, ripresi nell'allegato VII anche per quanto riguarda il software.
La rielaborazione del documento di valutazione dei rischi da videoterminale (cfr. art. 4
comma 7 D. Lgs. n. 626/94) deve avvenire anche in caso di trasferimento della sede, in
particolare per quanto riguarda l’ambien-te di lavoro (Circolare Ministero del lavoro 5
marzo 1997 n. 28).
I questionari dovranno essere sottoposti ai lavoratori, cercando il più possibile la loro
collaborazione per individuare eventuali fattori di disagio anche soggettivi.
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Si verificheranno in specifico tutte quelle situazioni che possono risultare non conformi,
predisponendo un piano per gli interventi migliorativi, stabilendo nel contempo la priorità
degli stessi.
Per fare ciò si dovranno applicare tutte le normative tecniche, nazionali ed internazionali.
In determinati casi, di maggiore complessità, potrà essere necessario approfondire
maggiormente l'analisi e la valutazione, anche ricorrendo, se del caso, a rilevamenti dei
fattori ambientali.
Andrà effettuata quindi l'analisi fotometrica del posto di lavoro, mediante la misura degli
illuminamenti, utilizzando un luxmetro ed un luminanzometro.
Articolo 53 - organizzazione del lavoro
L'art. 53 del D. Lgs. n. 626/94 impone al datore di lavoro l’obbligo di assegnare "le
mansioni e i compiti lavo-rativi comportanti l'uso dei videoterminali anche secondo una
distribuzione del lavoro che consente di evitare il più possibile la ripetitività e la monotonia
delle operazioni".
Questo è possibile solo se vi è la partecipazione dei lavoratori, come previsto dall'art. 57.
Articolo 54 - svolgimento quotidiano del lavoro
L'art. 54 D. Lgs. n. 626/94 prevede che, nello svolgimento quotidiano del lavoro, "il
lavoratore, qualora svolga la sua attività per almeno quattro ore consecutive, ha diritto ad
una interruzione della sua attività mediante pause ovvero cambiamento di attività"
secondo modalità "stabilite dalla contrattazione collettiva anche aziendale".
Le interruzioni debbono essere stabilite per contratto, di categoria od aziendale.
Dipendenti delle banche e delle assicurazioni, ed alcuni enti pubblici già le prevedevano.
In assenza di una precisa definizione, le interruzioni saranno almeno di 15 minuti ogni 2
ore.
Proprio per la loro funzione di tutela le interruzioni non possono essere cumulate all'inizio
ed al termine dell'orario di lavoro.
Durante le interruzioni si può svolgere un altro lavoro? Sì, purché non ci sia un impegno
visivo, una postura fissa o movimenti ripetitivi degli arti superiori.
Interruzioni differenziate potranno essere stabilite, per alcuni soggetti, dal medico
competente.
Ricordiamo che, oltre a problemi per la salute, un lavoro prolungato al VDT causa anche
una diminuzione del rendimento lavorativo ed un aumento degli errori.
Articolo 55 - sorveglianza sanitaria
L’articolo 55 del D. Lgs. n. 626/94 prevede la sorveglianza sanitaria per i videoterminalisti
che devono essere sottoposti a visite preventive di idoneità e a visite periodiche di
controllo, che, fatti salvi i casi particolari che richiedono una frequenza diversa stabilita dal
medico competente, è biennale per i lavoratori classificati co-me idonei con prescrizioni e
per i lavoratori che abbiano compiuto il cinquantesimo anno di età; quinquenna-le negli
altri casi.
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Qualora l'esito della visita medica ne evidenzi la necessità, il lavoratore è sottoposto ad
esami specialistici.
Inoltre, in base alle risultanze degli accertamenti sanitari i lavoratori vengono classificati in:
a) idonei, con o senza prescrizioni;
b) non idonei.
Inoltre, art. 55 comma 4 D.L.vo n. 626/94, il lavoratore è sottoposto a controllo
oftalmologico a sua richiesta, ogniqualvolta sospetti una sopravvenuta alterazione della
funzione visiva, confermata dal medico competen-te, oppure ogniqualvolta l'esito della
visita preventiva di idoneità o periodica di controllo ne evidenzi la neces-sità.
La Circolare del Ministero del lavoro 25 gennaio 2001 n. 16 ha chiarito che i principali
nuovi obblighi in mate-ria di sorveglianza sanitaria sono:
l’introduzione della sorveglianza sanitaria, con conseguente necessità di nomina del
medico competente, ove già non presente;
la programmazione ed attuazione delle visite preventive e periodiche per i soggetti
non rientranti in prece-denza nel campo di applicazione della normativa;
l’elaborazione di un piano specifico di informazione e formazione di detti soggetti e
la sua applicazione.
Il comma 1 dell’art. 55 D. Lgs. n. 626/94 fa riferimento, tra l’altro, all’individuazione di
"malformazioni struttu-rali" quale oggetto della visita medica cui deve essere sottoposto il
lavoratore prima di essere addetto ad at-tività lavorative al videoterminale. Ma poiché "non
risulta una specifica incompatibilità tra il lavoro con VDT e le più frequenti malformazioni
osservabili nelle popolazioni lavorative", con il termine malformazioni strutturali devono
intendersi esclusivamente "gravissime malformazioni strutturali e funzionali condizionanti
una rile-vante compromissione della capacità lavorativa specifica quali ad esempio quelle
determinanti una gravissi-ma ipovisione (es. retinopatie, cheratocono in fase avanzata) o
l’impossibilità dell’uso delle mani (es. plegia degli arti superiori)"
Questi accertamenti sanitari preventivi possono dar luogo a giudizi di non idoneità o di
idoneità anche con prescrizioni che possono comprendere:
•
limitazione del tempo di impegno complessivo al VDT;
•
alternanza di impegno al VDT con pause di durata e frequenza diverse da quelle
previste per la popolazio-ne lavorativa generale;
•
prescrizione di ulteriori controlli sanitari e della relativa periodicità;
•
correzione ottica;
•
esercizi ortottici in caso di deficit della motilità oculare;
•
terapie oftalomogiche.
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Esempi di inidoneità (parziale o totale, temporanea o permanente) per gli aspetti oculovisivi:
Patologie causa di grave riduzione del visus:
•
•
•
•
•
Malattie oculari congenite gravi (retinopatia pigmentosa avanzata, otticopatie
congenite)
Cheratocono bilaterale avanzato
Cataratta bilaterale avanzata
Maculopatie (miopica, senile dismetabolica)
Gravi patologie del nervo ottico (otticopatia glaucomatosa, neurite ottica)
Patologie causa di gravi alterazioni della funzione binoculare:
•
•
•
Paralisi miogene (oftalmoplegia esoftalmica, miastenia, miosite esoftalmica acuta)
Paralisi neurogene (paralisi isolata del nervo oculomotore comune, del nervo
trocleare, del nervo abducente)
Eteroforie in fase di marcato scompenso
Aggravamento di alterazioni pregresse:
•
•
•
•
peggioramento ingravescente della miopia in soggetti di età superiore a 35 anni
Progressivo aumento della eteroforia
Riduzione dell'ampiezza fusionale
Deterioramento ingravescente a carico della superficie oculare
Le eventuali lenti correttive sono a carico del datore di lavoro e devono tenere conto della
mansione lavorativa; ad esempio, gli occhiali bifocali a volte non sono ben tollerati.
Scopo delle visite mediche è quello di evidenziare patologie a carico dell'apparato visivo
e/o muscolo-scheletrico, anche se i rischi, come vedremo, non si limitano a questo.
Articolo 56 - informazione e formazione
L’art. 56 del D. Lgs. n. 626/94 prevede che il datore di lavoro fornisce ai lavoratori tutte le
informazioni, non-ché una formazione adeguata, in particolare per quanto riguarda:
a) le misure applicabili al posto di lavoro, in base all'analisi dello stesso;
b) le modalità di svolgimento dell'attività (e dunque una visione generale del sistema
informativo in dotazione e nozioni sulla applicazione del sistema in funzione delle mansioni
da svolgere, nonché spiegazione dei prin-cipi ergonomici in relazione all'organizzazione
dei posti di lavoro al VDT);
c) la protezione degli occhi e della vista.
Tale articolo rappresenta una specificazione del più generale obbligo di formazione
previsto dall’art. 22 per tutte le categorie di lavoratori, con particolare riferimento al loro
posto di lavoro e alle loro mansioni.
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Il datore di lavoro dovrà quindi organizzare dei corsi periodici, preferibilmente con
distribuzione di materiale informativo.
E' bene che siano annotati su un registro la data e la sede del corso, l'argomento trattato,
ed il nome dei docenti, raccogliendo le firme di tutti i partecipanti su apposito registro delle
presenze, in modo da avere una prova in caso di controlli degli organi di vigilanza.
Articolo 57 - consultazione e partecipazione
Prima di ogni cambiamento significativo nel lavoro ai VDT, il datore di lavoro ha l'obbligo di
informare i lavoratori ed il loro rappresentante per la sicurezza.
Articolo 58 - adeguamento alle norme
-
per i posti di lavoro attivati dopo l'1.3.95: da subito;
-
per i posti di lavoro già in essere: dall'1.1.97.
Articolo 59 - caratteristiche tecniche
L'articolo stabilisce che, con decreti ministeriali, sentito il parere della Commissione
Consultiva Permanente, saranno stabiliti i nuovi requisiti d’adattamento all'allegato VII, in
seguito al progresso tecnico ed all'eventuale recepimento di altre direttive comunitarie.
Circ. Min. 102/95
Punto 14 - Titolo VI - uso di attrezzature munite di videoterminali
La Circolare Ministeriale fornisce alcuni chiarimenti in merito agli articoli di Legge,
precisando nel contempo che, a causa di un errore che è stato corretto con il Decreto
Legislativo di integrazione e modifica, l'allegato VII manca della parte che riguarda
l'ambiente e l'interfaccia elaboratore-uomo.
Tale parte, che riguarda in particolare gli aspetti ergonomici del lavoro ai VDT, sancisce fra
l'altro che non è introdotta nessuna forma obbligatoria di certificazione (e marcatura) delle
attrezzature.
Le apparecchiature facenti parte del posto di lavoro (tavoli, sedie, tastiera, etc.) si
considerano conformi quando siano rispettate le norme di buona tecnica (CEN, UNI, etc.).
Si ricorda, in quanto rilevante, che nessun dispositivo di controllo quantitativo o qualitativo
può essere utilizzato (dal datore di lavoro o da altri soggetti) all'insaputa dei lavoratori.
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ANALISI DEI RISCHI
PROBLEMI VISIVI, CAUSATI DA IMPEGNO VISIVO RAVVICINATO, STATICO E
PROTRATTO NEL TEMPO
Nel tipo di visione al videoterminale, in cui il monitor e' distante meno di un metro dagli
occhi, i muscoli per la messa a fuoco dell'immagine e per la motilità oculare sono
fortemente sollecitati. L'impegno aumenta quanto più l'oggetto e' vicino e quanto più a
lungo e' fissato nel tempo.
Basta pensare che se i contrasti luminosi tra testo sullo schermo ed i simboli della tastiera
sono eccessivi possono avvenire fino a 25 mila movimenti al giorno di adattamento alla
luce. Non solo, lo sguardo fisso sullo schermo mantiene continuamente in movimento i
muscoli degli occhi che sono in posizione di riposo solo se osservano oggetti distanti più di
6 metri. Il fatto poi che monitor e documenti da leggere non siano posti all'incirca alla
stessa distanza, costringe i muscoli ad una continua variazione di messa a fuoco.
A lungo andare possono quindi insorgere:
-
sintomatologia oftalmologica di tipo astenopeico secondaria a disturbi accomodativi o
ad irritazione oculare
-
miopia transitoria dovuta ad una prolungata visione da vicino
-
arrossamento, bruciori, stanchezza, pesantezza agli occhi (55-70% dei casi), difficoltà
nel mettere a fuoco i caratteri, visione doppia, difficoltà nel mantenere l'attenzione, etc.
(eyestrain), legati alla durata, al tipo di lavoro ed all'età
-
adattamento fastidioso ed incompleto, con diminuzione della capacità visiva (25-50%
dei casi), causata da elevate differenze di luminanza
-
abbagliamenti e/o riflessi (52-80% dei casi), dovuti ad eccessiva illuminazione
ambiente, causata dal sole o dalla riflessione sui vetri di oggetti illuminati all'interno
dell'ufficio, di sera
La tabella riportata nel seguito contiene i principali sintomi dell’astenopia, suddivisi nei tre
gruppi principali in cui essi possono articolarsi. Le voci in maiuscoletto si riferiscono ad
aspetti di natura essenzialmente sogget-tiva. Quelle in carattere normale ad aspetti
effettivamente riscontrabili.
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Tabella - Sintomi dell’astenopia
Aspetti visivi
FOTOFOBIA
Riduzione dell’acuità visiva
VISIONE SFUOCATA
VISIONE INSTABILE
VISIONE SDOPPIATA
DIFFICOLTÀ DI ACCOMODAZIONE
Miopizzazione transitoria
Allontanamento del punto prossimo
Comparsa o aumento di forie
Ridotta velocità di lettura
ALONI COLORATI
EFFETTO MC COLLOUGH
(VISIONE ROSATA)
Aspetti oculari
Lacrimazione
Ammiccamento aumentato
PRURITO IRRITAZIONE
SECCHEZZA
BRUCIORE
SENSAZIONE DI SABBIA SOTTO LE
PALPEBRE
PESANTEZZA DEI BULBI
DOLORE
Arrossamento congiuntivale
Alterazioni qualitative/quantitative del
film lacrimale
Aspetti generali
CEFALEA
ASTENIA
NAUSEA
DISPEPSIA
VERTIGINE
TENSIONE
GENERALE
Le cause di astenopia negli utenti dei videoterminali possono essere schematicamente
suddivise in due gruppi:
-
fattori legati alle caratteristiche del compito visivo;
fattori ambientali (fotometrici e non fotometrici).
Caratteristiche del compito visivo
I seguenti fattori, legati al tipo di compito visivo affidato all’operatore, rilevano ai fini
dell’insorgenza dell’aste-nopia.
La dimensione dei caratteri che, se troppo piccoli, determinano uno sforzo cerebrale, per
cercare di interpre-tare segnali visivi ai limiti delle capacità visive del soggetto, con
conseguente possibile affaticamento di tipo mentale.
La visibilità intrinseca dei particolari da osservare, determinata soprattutto (ma non solo)
dai contrasti di lumi-nanza e di colore fra l’oggetto da visualizzare e lo sfondo. Uno scarso
contrasto fra caratteri (segni) e lo sfondo determina le stesse conseguenze indicate al
punto precedente.
L’attenzione richiesta dal compito, in relazione alla sua complessità, ovvero alla sua
scarsa qualità ottica.
Un elevato livello di attenzione produce, in genere, una riduzione della frequenza
dell’ammiccamento, con possibili conseguenti alterazioni del film lacrimale.
La necessità di variare frequentemente la distanza di messa a fuoco (video/documenti),
rimanendo tuttavia sempre nell’ambito della visione ravvicinata.
Tali continue variazioni favoriscono la fatica muscolare accomodativa.
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Il posizionamento del video nei confronti del capo dell’utilizzatore. Un video troppo alto
determina una direzione dello sguardo rivolta verso l’alto e questo può provocare disagio
poiché:
•
l’occhio risulta più “allenato” a leggere a distanze medio-brevi (30-70 cm) con lo
sguardo rivolto legger-mente verso il basso (come siamo abituati a fare durante la
comune attività di lettura di documenti carta-cei posti su un tavolo o tenuti in mano);
•
una direzione verso l’alto dello sguardo determina sia una riduzione della frequenza
dell’ammiccamen-to, sia una maggiore apertura delle palpebre, con conseguente
maggiore esposizione della superficie oculare e maggiore evaporazione del film
lacrimale e/o maggiore esposizione ad even-tuali agenti irri-tanti presenti
nell’ambiente.
Fattori ambientali
Fattori ambientali fotometrici
I problemi sono dovuti non soltanto all’abbagliamento, ma anche a fenomeni di eccessivo
contrasto fra le lu-minanze degli elementi che possono entrare nel campo visivo degli
operatori; frequenti cambiamenti della lu-minosità (luminanza) delle componenti del campo
visivo costringono gli operatori a continui interventi di adat-tamento sensoriale (con
possibili alterazioni biochimiche a livello dei recettori neurosensoriali retinici) ed a continue
variazioni del diametro pupillare (con possibile affaticamento di tipo muscolare a carico
della mu-scolatura iridea).
Fattori ambientali non fotometrici
Aspetti microclimatici; è di rilievo essenzialmente l’umidità relativa ambientale. Una bassa
umidità relativa può determinare un’eccessiva evaporazione del film lacrimale, provocando
conseguenti fenomeni irritativi a carico della superficie oculare.
Presenza di flussi d’aria elevati e costanti, derivanti da sistemi di ventilazione condizionamento (dell’ambiente o delle apparecchiature) possono favorire l’evaporazione
del film lacrimale.
Inquinamento “indoor”: numerosi agenti irritanti dovuti ai materiali che costituiscono
l’edificio, agli arredi, a prodotti utilizzati nel ciclo lavorativo (ad esempio toner), alle
strumentazioni (ad esempio ozono da fotocopia-trici o stampanti laser), a sostanze
impiegate per la pulizia dei locali ed alla presenza degli operatori (in parti-colare per il
fumo) possono determinare fenomeni irritativi oculari.
Presenza di cariche elettrostatiche sulla superficie corporea: sono dovute al tipo di
rivestimento del pavimen-to (in particolare moquette) e non all’uso di videoterminali.
Si deve pertanto perseguire la finalità del benessere visivo.
Come detto possono influire, positivamente o negativamente:
a) fattori intrinseci od oculari (acutezza visiva, capacità accomodativa, adattamento,
situazione ortottica e della visione binoculare);
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b) fattori estrinseci od ambientali (illuminamento, intensità luminosa, luminanza, contrasto,
caratteristiche dei caratteri del VDT, abbagliamento, riflessione, ritmi di lavoro,
posture).
Si può comunque affermare che il lavoro al VDT non causa nessuna malattia agli occhi,
intesa come lesioni permanenti agli organi visivi. I sintomi più diffusi si sono sempre
dimostrati reversibili, anche se è ovvio che l’affaticamento agli occhi subentra più
rapidamente in persone che hanno già disturbi oculo-visivi.
Inoltre, le persone con più di 40 anni di età, a causa di problemi di presbiopia, sono quelle
che più di altre lamentano disagi visivi e affaticamento agli occhi lavorando al VDT.
Di recente sono stati brevettati dispositivi che misurano costantemente l'illuminazione del
posto di lavoro dando indicazione su come intervenire se l'illuminazione non e' corretta.
Questi dispositivi una volta che si diffonderanno risolveranno il problema della buona
illuminazione. Per quanto riguarda l'abbagliamento ed i riflessi spetta all'operatore
orientare in maniera corretta il monitor.
Al di là degli obblighi di legge si consiglia:
quando possibile, socchiudere le palpebre per 1 o 2 minuti
ogni tanto seguire con lo sguardo il perimetro del soffitto
ogni tanto rivolgere lo sguardo ad oggetti lontani oltre 6 metri (es. oltre la finestra).
alternare il più possibile periodi di lavoro al VDT con altre attività, anche per pochi
minuti, cercando di interrompere la postura fissa
POSTURE INCONGRUE
Tra i sintomi immediati si riscontrano: senso di peso, senso di fastidio, dolore,
intorpidimento, rigidità (collo, schiena, spalle, braccia, mani).
Le cause principali sono:
•
•
•
posizioni di lavoro inadeguate per l'errata scelta e disposizione degli arredi ;
posizioni di lavoro fisse e mantenute per tempi prolungati anche in presenza di posti di
lavoro ben struttura-ti: per queste ragioni i dischi intervertebrali nelle posizioni fisse
sono mal nutriti e invecchiano precocemente. La piena funzionalità dei dischi e'
mantenuta attraverso frequenti (almeno ogni ora) sostanziali cambiamenti di posizione
del corpo, ad es. da in piedi a seduto con la schiena appoggiata.
movimenti rapidi e ripetitivi delle mani per l'uso di tastiera e mouse: nelle posizioni
muscolari statiche, ad e-sempio quando si digita a braccia non appoggiate, ai muscoli
arriva meno sangue del necessario: il muscolo mal nutrito si affatica e diventa dolente.
A lunga scadenza posture scorrette possono dar luogo a spondiloartropatie clinico
funzionali (alterazioni degenerative del rachide), che risultano in forte aumento e
rappresentano nei paesi industrializzati la più frequente causa di assenza per malattia.
Le posture forzate comportano un lavoro muscolare statico e quindi una ridotta irrorazione
sanguigna ed un ostacolo all'allontanamento dei cataboliti, con conseguente fatica e
dolore dei muscoli.
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Nel lungo periodo questi dolori possono divenire permanenti ed interessare anche le
articolazioni ed i punti d'inserzione dei tendini e delle guaine tendinee.
E' molto importante il lay out del posto di lavoro, in quanto l'operatore tende ad assumere
una postura che non è frutto di una sua libera scelta, ma spesso è condizionata da altri
fattori.
In generale si dovrà quindi intervenire per ridurre il lavoro muscolare statico, ad esempio
con interruzioni, rotazione delle mansioni ed altri provvedimenti che assicurino una
variazione della postura.
MICROCLIMA ED INSALUBRITÀ DELL'ARIA
Un microclima inadeguato può causare agli operatori fastidi quali bruciore e prurito agli
occhi.
Altri fattori di rischio possono essere rappresentati da possibili danni causati dalle
temperature troppo alte o troppo basse e dalle correnti d'aria fastidiose, che possono
colpire gli operatori sulle gambe o sul collo.
Ciò può concretizzarsi con affezioni respiratorie (asma, alveoliti, faringiti, laringiti,
polmoniti, etc.).
Possono poi aversi disturbi a carattere generale (malessere, affaticamento, mal di testa,
depressione, nausea, etc.) legati ad una generale insalubrità dell'aria.
Per quanto riguarda la qualità dell’aria, occorre dire che all'interno degli uffici sono presenti
numerose fonti d'inquinamento, tra cui:
-
-
colonie batteriche, acari, spore, microorganismi, soprattutto su moquettes tappezzerie
e dagli impianti di condizionamento, in particolare gli stafilococchi (che causano
infezioni agli occhi, alla gola e alla pelle), lo Pseudomonas (provoca infezioni alla
vescica), i coliformi (che causa gastroenteriti), la legionella;
cariche elettriche ionizzate;
finestre ermetiche, aria condizionata e lampade fluorescenti che producono in gran
quantità ioni negativi;
i prodotti chimici utilizzati per la pulizia degli ambienti, che col tempo emettono alcoli,
cellosolve, fenoli;
alcune gomme, resine e colle usate per incollare moquettes e tappezzerie possono
emettere gas inqui-nanti per vari mesi successivamente alla posa;
il toluene, solvente contenuto in alcuni pennarelli e inchiostri;
la formaldeide (monomeri isocianici) contenuta nei materiali da costruzione, negli
arredi, nei prodotti per la pulizia, nei disinfettanti, nella carta patinata che alimenta le
fotocopiatrici e le stampanti laser;
idrocarburi policiclici aromatici, sottoprodotti a volte cancerogeni della combustione
incompleta di sostan-ze organiche le cui fonti sono caldaie a gas, sigarette e cucine;
i disinfettanti usati per gli umidificatori;
smacchiatori e solventi per tintoria come benzene e benzolo (cancerogeni) sprigionati
dagli abiti che tor-nano dalla tintoria;
la presenza di coibentanti nocivi come fibre di lana di vetro, lana di roccia, fibre di
amianto eventualmen-te presenti nelle strutture edilizie;
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-
-
composti organici volatili (idrocarburi volatili = V.O.C.) liberati da fotocopiatrici, arredi,
materiali di costru-zione e isolanti;
lo smog fotochimico prodotto dall'azione dei raggi ultravioletti delle lampade
fluorescenti sui composti or-ganici volatili (v.o.c.);
riscaldamento da radiatori o simili, che abbatte drasticamente l'umidità relativa dell'aria;
detergenti, soprattutto quelli più aggressivi come gli spray e quelli senza risciacquo;
particelle sospese inalabili (polvere), il pulviscolo derivante da combustione,
sfregamenti meccanici e polvere sospesa, trattenuto da moquette, tendaggi e altri
tessuti d'arredamento insieme ad altre sostan-ze inquinanti;
funghi, diffusi nel 30% degli impianti di condizionamento, quali l'Apergillus,
Cladisporium, Penicillum (che causa raffreddori allergici, febbri da fieno, asma),
Rhodothurula e Candida (responsabili di infezioni alla bocca, alla pelle e agli organi
genitali), Microspora e Trichophyta (che causano dermatiti, infezioni alla pelle, ai capelli
e alle unghie);
il fumo di sigaretta, e la cappa al soffitto che si forma nei locali ove stazionano i
fumatori;
ozono liberato dalle fotocopiatrici e dalle stampanti laser in funzione, oltre che dai
condizionatori d'aria;
la polvere del toner di fotocopiatrici e stampanti;
le carte autocopianti;
rivestimenti e moquette contenenti formaldeide, acrilati, v.o.c.;
nei locali sovraffollati e con insufficiente ricambio dell'aria si formano odori sgradevoli,
aumento di CO2, aumento dell'umidità;
i tessuti sintetici.
La mancanza di controllo su tali condizioni ambientali si manifesta con sintomi di
malessere generale denominati "Sick Building Syndrome" (Sindrome da Edificio Malato) e
con i seguenti possibili danni alla salute: mal di testa sonnolenza e difficoltà di
concentrazione; nausea, capogiri; infezioni riguardanti le vie respiratorie, senso di
costrizione toracica, difficoltà respiratoria; problemi al naso e alla gola, senso di ostruzione
nasale, prurito, senso di irritazione e gola secca; patologie irritative (tracheiti, bronchiti) e
allergiche (asma) dell'apparato respiratorio; oppressione, stanchezza, malessere; febbre
da umidificatore; irritazione della pelle, eritema, secchezza e prurito, dermatite allergica;
dolore degli occhi, senso di secchezza, bruciore e prurito.
Per quanto riguarda l’attività di fotocopiatura, che è ormai pressocchè diffusa in tutti gli
uffici, occorre dire che, poichè la tecnica si basa sull'azione della luce ultravioletta, si
verifica la formazione di ozono dall'ossige-no dell'aria, in quote assolutamente modeste. Si
sviluppano anche prodotti di pirolisi delle resine termoplasti-che, di composizione assai
varia, che costituiscono circa il 95% del toner, e dei lubrificanti del rullo di pres-sione.
L'ozono origina oltre che dalle macchine fotocopiatrici, dalla luce ultravioletta negli
ambienti confinati, dalle apparecchiature elettriche che utilizzano alti voltaggi e dai filtri
elettrostatici dell'aria. L'ozono a concentrazio-ni relativamente basse può causare
alterazioni polmonari acute irreversibili a breve termine. L'ozono può au-mentare la
reattività bronchiale all'istamina cosicchè soggetti asmatici presentano un peggioramento
della lo-ro situazione clinica.
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DISTURBI CAUSATI DAL RUMORE
Il lavoro in ufficio in generale e quello al VDT in particolare richiedono concentrazione e
quindi un ambiente poco rumoroso. Il livello di rumore negli uffici può raggiungere livelli
disturbanti della concentrazione, ma mai nocivi, in quanto anche nei centri di elaborazione
dati non si superano mai i 70 dB(A).
Fattori di rischio saranno quindi fastidio e distrazione, escludendo lesioni all'apparato
uditivo.
Le conseguenze potranno consistere in diminuzione dell'attenzione, con effetti negativi
sulla qualità e rendimento lavorativo per attività che richiedono una concentrazione elevata
ed infine dispendio nervoso ed aumento di fatica mentale.
In dettaglio, possiamo dire che i disturbi specifici per la salute che si possono infatti
presentare già a livelli di esposizione superiori a 60 dB(A) sono i seguenti:
•
Affaticamento percettivo, con spostamento temporaneo della soglia uditiva,
costituito dalla sensazio-ne comune provata in ambienti sovraffollati.
•
Annoyance o disturbo che si può manifestare con i seguenti sintomi: difficoltà alla
concentrazione, stanchezza precoce, diminuzione del rendimento, scontentezza
(questi effetti variano ovviamente ol-tre che al variare del livello sonoro, anche con il
tipo di lavoro svolto, con gli elementi caratteriologici dei soggetti e con la loro
consapevolezza che esistono soluzioni realizzabili che non vengono attua-te).
•
Effetti extrauditivi che si possono manifestare già per livelli di 65-70 dB(A). Sono
effetti dovuti alle connessioni che il sistema di ricezione sonoro ha a vari livelli con il
sistema diencefalico e corticale del Sistema Nervoso Centrale: si tratta, ad
esempio, di variazioni della pressione arteriosa in sogget-ti predisposti, facilità a
gastrite e diminuzione della acuità visiva.
Le norme ISO 9241 parte 6 (Ergonomic requirements for office work with display
terminals. Environmental requirement) indicano una rumorosità ambientale contenuta
entro valori di 50-55 dB(A). Per gli uffici “open space” questi limiti possono essere
leggermente superiori.
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CARICO DI LAVORO MENTALE, ANSIA, STRESS
Si definisce fatica mentale il risultato delle diverse sollecitazioni cui una persona è
sottoposta.
Lo stress è una reazione che nasce dalla disparità tra le risorse di cui si dispone e le
richieste lavorative a cui si è sottoposti.
Il tipo di reazione ad una data situazione dipende anche dalla personalità del soggetto: lo
stesso tipo di lavoro può risultare soddisfacente, monotono o complesso in personalità
diverse.
In condizioni di stress vengono attivati meccanismi di compensazione che coinvolgono
l’intero organismo e in particolar modo gli apparati neuro-endocrino, circolatorio,
respiratorio. In tal modo, l’organismo è posto in grado di “reggere” la situazione.
Fattori di stress nel lavoro d'ufficio (non solo al VDT) sembrano accertati, se si effettuano
mansioni ripetitive o quando si verificano determinate condizioni (l'uso di mezzi software
ed hardware inadeguati, il carico di lavoro, etc.).
Risulta difficile separare le problematiche legate alla fatica mentale da quella visiva e da
quella posturale, quindi esse andranno affrontate globalmente.
Lo stress mentale può essere causato dall’organizzazione del lavoro in primo luogo e da
altri fattori:
•
attività di sportello, di centralino e contatto con il pubblico
•
minaccia alla sicurezza dell'impiego
•
impoverimento di alcune attività professionali, con scarsa motivazione al lavoro
•
controllo, anche se indiretto, delle prestazioni e dell'efficienza
•
cattiva gestione del tempo
•
ritmi di lavoro stressanti
•
noia ed insoddisfazione dovute a parcellizzazione, monotonia e ripetitività del lavoro
•
sentimenti di alienazione dovuti all'obbligo di adattarsi alla logica della macchina
•
assenza dei conflitti di ruolo o esasperazione dei conflitti
•
responsabilità nulla o eccessiva
•
scarse relazioni interpersonali durante il lavoro, con isolamento dai colleghi e
privazione degli spazi personali
•
sovraccarico dell'impegno di organi ed apparati
•
riduzione dell'autonomia nel lavoro e scarsa possibilità di prendere decisioni
•
insoddisfazione di carattere economico o relativa alla carriera.
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I disturbi che si manifestano sono di tipo psicologico e psicosomatico.
Tra le principali manifestazioni fisiche dello stress possiamo citare:
aumento della produzione e della concentrazione nel sangue di sostanze che
provocano un innalzamento della frequenza cardiaca, di quella respiratoria e della
pressione arteriosa;
aumento nel sangue della concentrazione di zuccheri e grassi;
dilatazione dei vasi sanguigni, maggiore afflusso di sangue a muscoli e cervello, con
minore apporto ad organi viscerali e cute;
attivazione del sistema di coagulazione del sangue;
nascita, in alcuni soggetti, di una risposta passiva con blocco motorio e
vasocostrizione.
I risultati dello stress, a lunga scadenza, sono i seguenti:
malessere generale, con diminuzione dell’appetito, perdita di peso, cattiva digestione,
insonnia, nervosismo, perdita di memoria, irritabilità e senso di inadeguatezza;
segni di sofferenza psicologica, come ansia, depressione, fobie, ossessioni e disturbi
apparentemente organici;
insorgenza di vere e proprie malattie organiche (ma alle quali si riconosce una origine
psicologica), come malattie allergiche e dell’apparato digerente, ulcere, emicrania,
asma, malattie coronariche che possono essere all’origine dell’infarto e di altri disturbi
legati all’ipertensione;
abuso di sostanze psicotrope (cioè in grado di influenzare la situazione psicologica del
soggetto), come psicofarmaci, alcolici, tabacco; il loro abuso prolungato porta a lesioni
degenerative croniche di organi e apparati.
Premesso che l'adozione dei VDT in azienda è accolta con favore in modo proporzionale
al livello di coinvolgimento dell'addetto, si può affermare che bisogna coinvolgere i
lavoratori già in fase di pianificazione del sistema e dar loro la possibilità di influenzare la
progettazione del posto di lavoro.
Inoltre, per prevenire i fattori di stress sopra citati, sarà utile prevedere rotazioni nelle
mansioni ed attività, oltre a pause e momenti di riposo.
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PARAMETRI DI RIFERIMENTO PER GLI INTERVENTI
DI MIGLIORAMENTO E BONIFICA
ILLUMINAZIONE
Mentre nel normale lavoro d'ufficio la lettura è facilitata da un elevato illuminamento, per la
lettura sul video vale la regola opposta, per cui le condizioni di visibilità sono migliori se
non si verificano notevoli differenze di luminanza tra gli oggetti da osservare e le superfici
dell'ambiente.
Un'illuminazione inadeguata per qualità e/o quantità può dar luogo a disturbi ed
affaticamento delle funzioni visive.
L'abbagliamento diretto deve essere evitato, collocando adeguatamente le sorgenti
luminose.
L'abbagliamento indiretto, invece, è provocato da riflessioni regolari della luce su superfici
lucide e di luminanza elevata.
Le pareti, i pavimenti, i soffitti, le porte e gli elementi del computer devono quindi essere
opachi e di colore chiaro neutro.
Nel lavoro d'ufficio sarà da preferire la luce naturale rispetto a quella artificiale, in quanto i
raggi solari sono meglio tollerati dall'occhio umano.
Si dovrà comunque tenere sempre presente che la luce solare diretta può provocare
abbagliamenti, congiuntiviti e cefalee.
Deve essere possibile pertanto ridurre l'illuminazione interna, mediante apposite tende a
bandelle verticali orientabili e regolabili e di colore neutro, oppure tende “alla veneziana”,
mentre non sono da ritenere idonee le normali tende.
Potrà essere necessario procedere ad un riordino delle postazioni di lavoro, facendo in
modo, per quanto possibile, che la direzione principale dello sguardo sia parallela alle
finestre.
Negli uffici molto grandi a volte si rende necessaria un'illuminazione interna notevole, per
mantenere una ragionevole uniformità di luce.
Questo può dar luogo ad un'illuminazione eccessiva sulle postazioni di lavoro al VDT, che
comporta la necessità per l'operatore di aumentare la luminosità dello schermo nel
tentativo di avere una sufficiente leggibilità del messaggio.
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Ciò dovrà essere evitato, mantenendo un livello massimo attorno ai 200 lux se il lavoro è
prevalentemente di colloquio con il VDT e di 500 lux se il lavoro è prevalentemente di
digitazione sul VDT di testi scritti.
L'illuminazione potrà essere integrata con lampade da tavolo orientabili, necessarie per lo
svolgimento di alcune mansioni.
Le lampade al neon debbono essere parallele al lato corto della scrivania e le stesse, oltre
alle plafoniere, debbono essere sottoposte a manutenzione e pulizia ad intervalli regolari
(problema dello "sfarfallamento"). Anche le superfici finestrate dovranno sempre essere
mantenute in condizioni di scrupolosa pulizia.
E' importante che l'accensione delle lampade al neon sia sezionabile, in modo da poter
rispondere alle diverse esigenze del personale addetto all'ufficio.
Valori di riflessione consigliati:
-
soffitto: 0,7-0,8
-
pareti entro il campo visivo: 0,4-0,6
-
pareti che si riflettono nello schermo: 0,3-0,5
-
pavimento: 0,3-0,4
-
tende: 0,5-0,6
-
mobili 0,2-0,5
-
scrivania: 0,4.
TAVOLO PER UFFICIO
Così come tutto l’arredamento dell’ufficio, anche il tavolo deve essere fatto su misura per
chi ci lavora. L’altezza giusta è quella dei gomiti e va misurata prendendo come punto di
riferimento l’angolo di 90° che devono formare braccia e avambracci se appoggiati al
piano di lavoro. Per arrivare a un buon risultato o si aggiusta l’altezza del piano stesso o
quella della poltrona che, se troppo alta rispetto alla posizione ideale, sarà unita ad un
poggiapiedi.
Requisiti consigliati della scrivania:
-
dimensioni indicative di 160 x 90 cm., pari a 1,44 m2 (più difficili da reperire; sono molto
più comuni quelli di dimensioni 120 x 80 cm., pari a 0,96 m2)
-
eventuali pannelli raccordati per aumentare lo spazio
-
altezza compresa tra 68 ed 84 cm. circa (esistono anche tavoli con altezza regolabile)
-
superficie del tavolo chiara ma non bianca e di tono neutro (grigio-azzurro o beige) e
non riflettente, con spigoli e bordi arrotondati e di materiale che non dia una
sensazione di freddo al contatto con essa
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-
spazio per gli arti inferiori tale da permetterne il comodo alloggiamento sotto il tavolo; in
ogni caso, a livello delle ginocchia la disponibilità di spazio deve essere almeno di 70
cm. in larghezza e di 60 cm. in profondità, in corrispondenza delle ginocchia, mentre in
corrispondenza dei piedi la profondità deve essere aumentata di almeno 20 cm.
-
dotata di canale passacavi, al fine di limitare la confusione di cavi che spesso si
incontra sui posti di lavoro
POLTRONCINE PER UFFICIO
Nel sedersi, gli operatori tendono ad inclinarsi all'indietro, con inclinazioni del tronco
comprese tra 97 e 121°.
Una buona postura e una poltrona regolabile sono elementi importanti per uno sviluppo
agevole del lavoro. Al di là delle disposizioni precise, il consiglio generale è quello di
cambiare la posizione della poltrona diver-se volte al giorno ad intervalli regolari. Questo
gioverà alle articolazioni e permetterà di ridurre la tensione muscolare. Inoltre, alzarsi un
minuto ogni ora favorirà la circolazione, diminuirà la stanchezza di stare sem-pre seduti e
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avrà effetti positivi sulla qualità del lavoro.
L'appoggiare il dorso su di uno schienale inclinato favorisce il trasferimento di una parte
del peso corporeo sullo schienale, riducendo in tal modo la pressione sui dischi
intervertebrali e lo sforzo statico dei muscoli dorsali.
Requisiti consigliati:
-
stabilità. La poltroncina deve poggiare su un supporto almeno a 5 razze, terminanti
ciascuna con una ro-tella pivottante e, in funzione del tipo di pavimento, frizionata e/o
antiscivolo. Per evitare il rischio di ribal-tamento il rapporto tra la superficie occupata
dal basamento e l’area del piano del sedile deve essere maggiore di uno.
-
idoneità di sedile e schienale. Debbono essere entrambi regolabili in altezza
(indicativamente il sedile deve potersi regolare tra i 42 ed i 50 cm. da terra).
-
posizione comoda, che è definita dalla possibilità di stare assisi con tronco eretto
supportato, capo in posizione neutra (flesso-estensione +/- 15o ), gomiti ai lati del
tronco, avambraccio appoggiato sul tavolo con angolo braccio/avambraccio a 90o,
angolo coscia/gamba a 90o.
Lo schienale deve essere alto fino a 50 cm. sopra il piano del sedile, inoltre, la norma UNI
7498 prevede una distanza tra il centro del sedile e il centro dello schienale variabile tra 17
e 21,5 cm.
Lo stesso deve poi essere imbottito, leggermente sagomato in alto e con braccioli corti od
assenti, per non andare ad interferire con i bordi del tavolo. Dovrebbe inoltre avere
un'inclinazione regolabile tra 90 e 110° rispetto all’orizzontale, con la possibilità di fissare
la posizione desiderata. E' bene che abbia anche un supporto ulteriore per la regione
lombare, posto ad un'altezza di 10-20 cm. dal sedile.
Il sedile deve avere dimensioni di circa 40 x 40 cm., inoltre deve essere leggermente
concavo e con il bordo anteriore arrotondato (raggio di curvatura compreso tra 4 e 12 cm),
a superficie semirigida (imbottitura di circa 1 cm.), rivestito in materiale ruvido e
permeabile al vapore acqueo, girevole e con inclinazione da 2° in avanti fino a 14°
all'indietro rispetto al piano orizzontale. Deve altresì esistere una conca per l’alloggiamento
delle natiche a 10 cm dallo schienale.
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In aggiunta alle indicazioni del D.Lgs. 626/94 è opportuno tenere in considerazione anche i
requisiti elencati nel seguito.
Praticità: il sedile deve essere maneggevole (verificare in particolare che i comandi di
regolazione siano ac-cessibili in posizione seduta, con regolazione continua e non
azionabili accidentalmente) ed igienico nel rive-stimento.
Solidità: il sedile deve essere resistente all’usura e affidabile nel tempo (particolare
attenzione va posta all’o-mologazione DIN della valvola a gas per la regolazione in
altezza).
Adeguatezza: il sedile deve essere adatto al tipo di lavoro ed all’ambiente a cui è
destinato.
I braccioli, se presenti, devono essere del tipo chiuso per evitare impigliamenti ed essere
costruiti in materia-le antiurto; devono avere un’altezza (misurata dal piano del sedile)
compresa tra 16 e 23 cm, una profondità di 25 cm ed una larghezza di 4 cm.
Regolazioni della poltroncina:
Altezza: da in piedi, regolare l’altezza della sedia affinché la seduta sia all’altezza della
rotula. I piedi saran-no così ben appoggiati a terra. Il fine è quello di avere il proprio peso
ben equilibrato per cui, se per esempio si sente un peso sulle ginocchia bisogna
abbassare la poltrona.
Inclinazione dello schienale: va inclinato a seconda di come si sta più comodi. Questo
però potrebbe modi-ficare la distribuzione dei pesi che sarà così da riverificare.
Profondità: da seduti, si devono poter appoggiare completamente i piedi a terra. Se non
si riesce, è neces-sario regolare lo schienale al fine di ridurre la profondità della seduta.
Sostegno lombare: regolare lo schienale in modo che vi permetta di poter arretrare un
po’ la schiena.
Seduta: la seduta della poltrona deve essere ampia abbastanza da contenere tutto il
nostro ingombro.
Braccioli: devono sostenere la parte superiore delle braccia anche i polsi. Al contempo
però non deve impe-dire l’avvicinamento della poltrona al tavolo né rendere faticosi i
movimenti naturali. Se aggiustando i brac-cioli si creano difficoltà, è meglio toglierli.
REGOLAZIONE DELLE APPARECCHIATURE ED ERGONOMIA
Posizione del corpo:
Tronco: regolare lo schienale della sedia a 90-110° e posizionarlo in altezza in modo tale
da sostenere l'intera zona lombare. Il supporto lombare va regolato a giro vita ed
ovviamente la schiena deve essere mantenuta costantemente appoggiata allo schienale.
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Gambe: le gambe vanno tenute piegate a 90° regolando l'altezza del sedile. I piedi devono
poggiare comodamente a terra ed ove necessario su apposito poggiapiedi.
Avambracci: appoggiare gli avambracci nello spazio che deve rimanere libero tra tastiera e
bordo tavolo (15 cm).
Occhi: orientare il monitor in modo tale da eliminare i riflessi sullo schermo ed avere una
distanza occhi-monitor di 500-700 mm. Per essere più precisi le norme raccomandano 4560 cm con matrice di punti 5x7 e dimensione dei caratteri 2x3 mm., 65-90 cm con matrice
di punti 7x9 e caratteri 2,2x4,5 mm.
Regolare l'altezza della sedia e/o del monitor in modo tale che gli occhi siano all'altezza
del bordo superiore del monitor o poco più sopra; regolare l'illuminazione del posto di
lavoro; regolare la risoluzione del monitor più adatta al software in uso; regolare la
luminosita' ed il contrasto del monitor.
Esercizi fisici:
La tendenza ad attività sedentarie e l'assunzione di posture forzate registrabili in molti rami
della nostra società (es: automobile, televisione, etc.) si somma all'attività al VDT. Da qui
la grande importanza dello sport che si dovrebbe esercitare nel tempo libero. Ma
purtroppo o per pigrizia o per mancanza di opportunità pochi sono coloro che possono
rigenerare l'organismo con una attività fisica sistematica.
Per questi casi si propongono dei semplici esercizi che possono essere eseguiti anche in
ufficio.
1) Ritrarre il mento e poi tornare in posizione normale. Spingere il mento e poi tornare in
posizione normale. Ripetere 10 volte.
2) Portare indietro le spalle lentamente, rilassatele e poi portatele in avanti e rilassatele.
3) Sollevare le spalle, contare fino a 10 e poi rilassarle. Portare in basso, contare fino a
10 e poi rilassarle. Ripetere 5 volte.
4) Seduti su una sedia, la schiena ben dritta, i piedi appoggiati a terra, le gambe
leggermente allargate. Abbandonare le braccia tra le gambe, lasciarsi cadere avanti
lentamente a partire dalla testa fino a toccare terra con il dorso delle mani. Restare in
questa posizione qualche istante, poi tirarsi su lentamente: prima la schiena poi il
dorso, le spalle e infine la testa. Ripetere 5 volte.
5) Contrarre le dita senza stringere. Distendere le nocche alla prima articolazione tenendo
le dita piegate. Aprire lentamente la mano distendendo completamente le dita.
PER LE GAMBE:
1) Mani appoggiate alla parete e busto inclinato in avanti.
2) Un piede appoggiato indietro lontano dal corpo con il ginocchio semiflesso. Da questa
posizione di par-tenza il ginocchio deve essere lentamente steso fino ad ottenere la
massima tensione della gamba: quello che si sentirà formicolare sarà il polpaccio e, se
l’esercizio è ben fatto, anche la coscia.
3) Mantenere questa posizione per 30 secondi.
Questo esercizio può essere fatto sia mantenendo il tallone a terra sia tenendolo
alzato.
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Una variante può essere quella di tenere il busto eretto appoggiando la punta del piede
su uno scalino o su un appoggio che sia alto almeno 15 cm.
PER LE BRACCIA - 1
1) Seduti dietro la scrivania con il palmo e l’avambraccio appoggiati contro la superficie di
lavoro.
2) Spingere con forza verso il basso e mantenere lo sforzo per 15 secondi e ripetere poi
l’esercizio 3 volte intervallato di 30 secondi ogni volta. Questo esercizio farà bene ai
muscoli posteriori del braccio e ai dor-sali.
PER LE BRACCIA – 2
1) Mani appoggiate sotto la scrivania. Gomito flesso a 90°. La dinamica è la stessa
dell’esercizio preceden-te, solo che questa volta i muscoli che trarranno benefici sono i
bicipiti.
PER LE BRACCIA - 3
1) Mani e torace appoggiati al bordo della scrivania. Busto eretto e braccia piegate.
2) Eseguire a questo punto 12 distensioni complete delle braccia.
3) Ripetere l’esercizio 3 volte intervallato da 1 minuto di riposo.
PER LA SCHIENA
Posizione eretta. Busto completamente piegato in avanti. Braccia pendenti. Aiutandosi con
la respirazione, lenta e controllata, allungare bene la schiena poco per volta. L’obiettivo è
quello di appoggiare a terra il pal-mo della mano. All’inizio però questo sarà difficile da
raggiungere per cui, quando la schiena arriverà a un punto di tensione tale da fare un po’
male, è necessario bloccare la posizione per 40 secondi.
Questo esercizio, valido per decontrarre la muscolatura paravertebrale e prevenire o
ridurre i sintomi della lombalgia, può avere una variante nella quale il busto sarà
mantenuto in posizione eretta e oscillerà a destra e a sinistra (40 secondi per lato)
cercando di ottenere per ciascuno dei lati l’effetto di tensione raggiunto dal movimento
fatto in avanti.
PER IL COLLO
Posizione seduta a terra con le gambe incrociate. Avvolgere la testa con un braccio in
modo che la mano ri-sulti appoggiata sull’orecchio opposto. Senza sforzare nulla, lasciare
semplicemente che il peso del braccio sposti la testa di lato verso la spalla.
L’esercizio è ben fatto se viene avvertita una sensazione di tensione a tutta la muscolatura
del collo fino alla spalla del lato opposto alla flessione della testa.
La posizione va mantenuta per 20 secondi. Ripetere poi l’esercizio dall’altro lato. Si
dovrebbe così avere un beneficio in quelle condizioni di eccessiva tensione muscolare che
genera cervicalgia e cefalea.
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RUMORE
E' necessario precisare che un leggero rumore di fondo non è considerato del tutto
negativo, in quanto può essere utile a coprire il ronzio prodotto dalla ventilazione degli
strumenti e dall'impianto di condizionamento. Saranno comunque da evitare i rumori
impulsivi ed i toni puri.
Il D.L.vo 626/94, all’allegato VII, punto 2, lettera d, stabilisce che “il rumore emesso dalle
attrezzature appartenenti ai posti di lavoro deve essere preso in considerazione al
momento della sistemazione dello stesso, in particolare al fine di non perturbare
l’attenzione e la comunicazione verbale”.
Livelli che si possono considerare accettabili in un ufficio sono intorno ai 55 - 60 dB(A), a
seconda del tipo di lavoro da svolgere (rispettivamente lavori di concentrazione o lavori di
comunicazione). Al di sopra dei 60 dB(A) il rumore diventa fastidioso e disturbante per gli
operatori.
Il livello di rumorosità dichiarato per l'unità di sistema non deve superare, conformemente
al paragrafo 3.2.5 della norma ISO 9296:
48 dB(A) nella modalità “stand by”
55 dB(A) in fase di accesso ad un drive.
Il fabbricante deve presentare una relazione in cui si attesti che i livelli delle emissioni
acustiche sono stati misurati in conformità delle norme ISO 7779 e ISO 9296. I valori
ottenuti dalla misurazione delle emissioni acustiche sia nella modalità di “stand by” che in
fase di accesso ad un drive devono essere dichiarati in detta relazione in conformità a
quanto disposto nel paragrafo 3.2.5 della norma ISO 9296.
Il rumore negli uffici è provocato prevalentemente da server, stampanti ad aghi, macchine
da scrivere, fotocopiatrici, ventole dei computer, impianto di condizionamento, eventuale
traffico stradale, etc.
Quindi i VDT dovranno essere installati in locali poco disturbati da rumore interno ed
esterno e comunque il datore di lavoro dovrà sempre scegliere una strumentazione poco
rumorosa.
Quando è possibile, si dovranno collocare le stampanti in locali appositi, senza
permanenza di personale o segregarle con dispositivi fonoisolanti.
Quando ciò non è possibile, dovrà trovarsi comunque una collocazione idonea e si dovrà
sempre mantenere in posto l'apposita copertura in plexiglas, che riduce notevolmente il
rumore.
Negli uffici “open space” può essere utile ricorrere a pannelli divisori fonoassorbenti.
Se compatibile con le esigenze di lavoro, le stampanti ad aghi (più rumorose) andranno
via via sostituite con quelle a getto d’inchiostro o con quelle al laser (meno rumorose).
Si dovrà curare con particolare attenzione anche la manutenzione degli apparecchi di
condizionamento, che a volte possono divenire piuttosto rumorosi.
In molti uffici un forte contributo al rumore è dato anche dai telefoni, che possono squillare
spesso e possono portare a valori di picco interno sui 75 dB(A). Quando è possibile, può
essere utile abbassare il livello della suoneria.
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Infine, è necessario che vi sia una distribuzione bilanciata dell’energia sonora in un’ampia
banda di frequenze; si debbono evitare le caratteristiche tonali percepibili, come fischi,
ronzii, rombi, etc., nonché le brusche variazioni ritmiche e, soprattutto, casuali, del livello
sonoro.
MICROCLIMA
Analogamente al televisore d’appartamento, anche i VDT generano calore, come pure le
lampade d’illuminazione e, naturalmente, il visualizzatore. Il calore è fonte di disturbo per
gli addetti, ma questo di solito è avvertito solo se molti apparecchi sono concentrati nello
stesso locale, nel cui caso si può avere un aumento della temperatura, che può essere
fronteggiato con un impianto di aria condizionata.
Si dovrà evitare l'eccessiva secchezza dell'aria, che implica congiuntiviti e irritazioni
dell’apparato respiratorio; ed inoltre le correnti d’aria dovute a porte e finestre aperte e la
cattiva distribuzione dell'aria condizionata (correnti prodotte da bocchette d'immissione),
che genera disomogeneità termica.
Parametri microclimatici consigliati:
-
velocità dell'aria nell'ambiente: <0,5 m./sec., con valori ottimali di 0,1-0,3 m./sec. in
ambiente condizionato
-
velocità dell'aria sulle postazioni di lavoro: < 0,15 m./sec.
-
ricambio dell’aria: totale, con un riciclo massimo del 30% (un numero ridotto di ricambi
orari dell'aria o un eccesso di riciclo determina un aumento di CO2, che deve essere
inferiore allo 0,1%, ossia a 1.000 ppm e di idrocarburi volatili)
-
umidità relativa dell'aria: 40-70% (valori ottimali: 40-60% nella stagione calda e 40-50%
nelle altre stagioni)
-
temperatura estiva: 21-25°C (ottimale 23°C). In ogni caso la temperatura, nella
stagione calda, non dovrebbe essere inferiore a quella esterna di oltre 7 °C
-
temperatura invernale: 18-22°C (ottimale 20°C). Si tenga presente che un’aumento
della temperatura ambiente da 20 a 23 °C comporta una riduzione del 20% dell’umidità
dell’aria.
QUALITA' DELL'ARIA
L'aria esterna prelevata non è sempre della migliore qualità, pertanto si dovranno evitare i
prelevamenti in zone inquinate (vicino a garage od a livello della strada).
Naturalmente bisognerà anche conservare l'impianto di condizionamento nelle migliori
condizioni di manutenzione, con la sostituzione dei filtri alle scadenze prescritte dal
costruttore od installatore dell'impianto.
A causa di un impianto di condizionamento mal mantenuto, tramite le torri evaporative, gli
umidificatori, gli scaricatori di condensa dell'aria e le canalizzazioni, possono introdursi
nell'ambiente di lavoro microrganismi, come batteri, virus e funghi (rischio biologico), che
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danno luogo ad asma, alveoliti, polmoniti ed altre affezioni respiratorie, che causano a
volte anche lunghe assenze dal lavoro per malattia.
In particolare, si dovrà tener presente che le torri evaporative dell'impianto di
condizionamento possono diventare serbatoi di Legionella Pneumophila.
Anche la presenza di moquette sul pavimento può generare gli stessi problemi.
Ecco quindi che un idoneo ricambio dell'aria negli uffici è di fondamentale importanza, per
ridurre o diluire le antropotossine e la carica batterica.
Parametri consigliati sono i seguenti:
-
aerazione: almeno 32 mc/ora/persona, in assenza di fumatori
-
valore ambientale di anidride carbonica: 0,1% in volume
Altri possibili inquinanti si possono trovare nei materiali di costruzione (amianto); nei
materiali d'arredo (formaldeide, vernici); nei prodotti chimici utilizzati per la pulizia degli
uffici; nell'ozono emesso dalle fotocopiatrici.
Sembra che l'ozono che si genera durante la produzione di fotocopie e che è causato dal
processo fotoelettrico sia da considerare a livelli molto bassi, per cui si ritiene che non
debbano sussistere problemi, quando l'ambiente è ventilato. Solo nel caso in cui venga
superato il TLV-TWA (0,1 p.p.m.) potrebbero aversi sintomi di irritazione agli occhi ed alle
prime vie respiratorie.
Un altro problema da tenere in considerazione circa la qualità dell'aria è il fattore-fumo.
L'associazione tra il fumo di sigaretta e l'aria spesso viziata riducono l'ossigeno e
provocano fastidi ai non fumatori.
A questo proposito, è bene limitare il fumo in aree appositamente predisposte, per
prevenire il rischio legato al fumo passivo.
RADIAZIONI
Il VDT è per sua natura un emettitore di radiazioni, in particolare visibili, ma anche altri tipi
di radiazioni elettromagnetiche: raggi X di bassa energia, radiazioni ultraviolette (UV),
infrarosse (IR), radiofrequenze (RF) ed anche ELF, cioè campi elettromagnetici di
bassissima frequenza.
Tali radiazioni si generano nel tubo catodico del VDT in seguito all'interazione del fosforo
con un fascio di elettroni.
Le suddette radiazioni sono tutte non ionizzanti (NIR), tranne i raggi X, che sono radiazioni
ionizzanti.
Gli effetti sono quindi differenti ed i bersagli fisici e biologici sono diversi; infatti la
radiazione luminosa agisce a livello molecolare ed atomico, mentre la radiazione EM di
bassa frequenza interagisce con bersagli di dimensioni molto più grandi.
Le radiazioni emesse nel campo delle radiofrequenze sono di intensità talmente bassa che
spesso non è possibile misurarle. Lo stesso dicasi per le microonde e le radiazioni
infrarosse.
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Per quanto riguarda le radiazioni ultraviolette, si può affermare che è praticamente
impossibile che esse attraversino lo schermo, per le caratteristiche di assorbimento del
vetro e in ogni caso quelle generate dal video sono del tipo U.V.A., ossia le meno dannose
per l’organismo.
Le radiazioni elettromagnetiche emesse dai VDT sono comunque inferiori a quelle
prodotte da apparecchi radiofonici o televisivi.
In materia di campi elettromagnetici gli effetti sono tuttora oggetto di studio, ma la non
specificità dei disturbi riferiti dagli operatori (cefalea, vertigini, irritabilità, nausea, ansietà,
etc.) rende difficile stabilire con esattezza una relazione con l’esposizione a VDT.
Alla distanza di 50 cm dai più moderni monitor si sono riscontrati valori medi di campo
magnetico attorno a 0,06 microT, ben al di sotto del limite di azione (1 microT).
Le radiazioni ionizzanti dei VDT (raggi X), che si generano nel tubo catodico quando un
flusso di elettroni eccitato da un'alta tensione va dal catodo all'anodo, sono di gran lunga
inferiori ai limiti più restrittivi imposti dalle norme internazionali, semprechè gli apparecchi
siano in buono stato di manutenzione.
Può infatti verificarsi che, se la tensione anodica diviene molto maggiore del valore
nominale, l'intensità della radiazione emessa tenderà ad un proporzionale aumento.
Questo può essere causato da un cattivo funzionamento dei componenti elettronici nel
circuito ad alta tensione quando si verifica un corto circuito negli avvolgimenti primari del
trasformatore, cui fa seguito un notevole aumento della tensione d'uscita. Nel caso di un
simile guasto comunque il VDT dovrebbe cessare di funzionare.
Quando il tubo catodico del VDT invecchia, gli elettrodi si deteriorano e delle particelle si
disperdono nel tubo sotto forma gassosa a bassa densità. Questo inconveniente si può
verificare in genere dopo molti anni di funzionamento dell'apparecchio ed in questo caso si
avrà un immagine confusa.
Sembra però che in questo caso l'intensità dei raggi X dovrebbe diminuire anziché
aumentare.
Il fabbricante deve presentare una relazione che descriva i metodi utilizzati per misurare i
livelli delle emissioni elettromagnetiche. La relazione deve dimostrare che il monitor è
conforme ai livelli massimi di esposizione di cui alla raccomandazione 1999/519/CE del
Consiglio, del 12 luglio 1999, relativa alla limitazione dell'esposizione della popolazione ai
campi elettromagnetici da 0 Hz a 300 GHz.
Si era parlato in passato di possibili parti prematuri o malformazioni congenite connesse
con le radiazioni emesse dai VDT: si è ora accertato che il problema non esiste ed è
quindi privo di ogni fondamento scientifico. Infatti, in tutti gli studi effettuati finora i livelli di
emissione sono risultati trascurabili e ampiamente al di sotto dei limiti standard per la
sicurezza ambientale (1 mSievert/anno).
Inoltre, le radiazioni emesse dai VDT sembra non inducano danni oculari.
FATTORE SPAZIO
Si debbono evitare, se possibile, gli uffici "open space", realizzando invece uffici meno
ampi oppure, e meglio, con meno personale e più specifici per attività.
Le postazioni di lavoro dovranno essere il più possibile indipendenti le une dalle altre, nelle
quali gli operatori possano ricercare le proprie, soggettive condizioni ottimali.
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I posti di lavoro debbono essere allineati con l'asse visivo parallelo al piano della parete
finestrata ed organizzate in funzione dell'attività prevista.
Per quanto riguarda le dimensioni dei posti di lavoro, si consiglia di attenersi a quanto
segue:
-
superficie minima lorda 5,4 m2/operatore
-
volume da 7 a 12 m3/ operatore
-
distanza di circa 3 metri tra un posto di lavoro e l'altro
-
rapporto lunghezza/larghezza degli uffici: 2:5
SCHERMO (MONITOR)
Lo schermo video non deve avere difetti come sfarfallii, mancanza di luminosità o
contrasto. In pratica i moderni monitor garantiscono uno standard qualitativo accettabile.
Il monitor deve avere la regolazione alto/basso e destra/sinistra al fine di orientare lo
schermo ed eliminare i riflessi.
Con apposito software puo' essere testato ogni tanto lo schermo determinando la
leggibilità dei caratteri.
I principali problemi dello schermo sono rappresentati dallo scintillamento, dovuto al
fosforo fluorescente che viene eccitato periodicamente da un fascio di elettroni; dai
caratteri chiari su fondo scuro (schermo in contrasto negativo); dalla velocità di
presentazione dei testi; dall'obbligo di utilizzare cursori luminosi lampeggianti od un
sistema di fissaggio a doppia luminosità e dalla presentazione dell'informazione su una
superficie che espone ai riflessi.
I caratteri del visore, sia in rappresentanza negativa che positiva, presentano vantaggi ed
inconvenienti, a seconda del tipo di "polarizzazione": quella negativa, a causa della
differenza delle luminanze del fondo del monitor e del testo da digitare, sollecita
maggiormente l'apparato visivo, poichè richiede un continuo adattamento dell'occhio;
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quella positiva, a causa della frequenza di riproduzione dell'immagine dovuta alla
rigenerazione del fosforo, crea un fastidioso sfarfallamento dello sfondo video.
Le funzioni visive maggiormente coinvolte nel lavoro al VDT sono: l'accomodazione, la
convergenza e l'adattamento.
Lo schermo deve avere (requisiti ottimali):
-
involucro con superficie opaca, con luminosità superficiali situate a metà tra lo sfondo
dello schermo e il testo da digitare
-
collocazione perpendicolare al piano delle finestre
-
dimensioni adeguate (indicativamente 17 pollici per le normali attività, mentre se si
lavora con programmi grafici o con sistemi CAD è indicato ricorrere a schermi più
grandi)
-
curvatura ridotta (per evitare riflessi)
-
possibilità di inclinarlo e girarlo
-
possibilità di spostarlo in orizzontale ed in verticale
-
intensità luminosa uniforme e regolabile
-
luminanza 80-160 cd/m2 (il minimo è di 35 cd/m2, ma gli operatori preferiscono spesso
livelli più elevati, specie in condizioni di illuminazione ambiente forti)
-
carattere luminoso non oscurato alla massima riduzione
-
proporzione di contrasto tra testo e fondo 8:1 (con 300 lux di illuminazione ambiente)
-
frequenza di rigenerazione dei caratteri di almeno 70 Hz
-
caratteri e spaziature di facile lettura anche alla distanza di 68-80 cm.
-
altezza del carattere adattata ad un angolo di lettura di 15-20° risultante in 3,1-4,2 mm.,
alla distanza di 500-700 mm.
-
larghezza del carattere pari al 70-80% dell'altezza, allo scopo di ottenere leggibilità e
comprensibilità ottimali
spazio orizzontale del carattere (distanza orizzontale tra i bordi del punto più largo di
una lettera maiuscola) pari al 20-50% dell'altezza
-
spazio verticale uguale all'altezza del carattere
-
spessore del trattino pari al 10-12% dell'altezza del carattere
Se viene usato saltuariamente, lo schermo può essere collocato ai lati della scrivania.
Questa sistemazione è idonea anche per chi ha frequenti contatti col pubblico e con altre
persone.
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Sul posto di lavoro al VDT si raccomandano valori massimi di illuminamento di circa 200
lux, con possibilità di integrazione con lampade da tavolo per eventuale lettura di
documenti.
L'inadeguato illuminamento dell'ambiente dà luogo a fenomeni di abbagliamento e
riflessione, con problemi di adattamento.
Si deve perseguire l'eliminazione dei riflessi ed avere un impianto di illuminazione
artificiale correttamente installato.
Per eliminare i riflessi sullo schermo si può procedere nei modi seguenti:
-
trattare lo schermo con acidi, per renderlo ruvido (è poco efficace e riduce la nitidezza
dei caratteri)
-
applicare schermi mobili antiriflesso (possono essere essi stessi soggetti a riflessi,
quindi se ne consiglia l’uso solo dove risulta impossibile eliminare i riflessi e comunque
essi richiedono una pulizia molto accurata e periodica sia del filtro stesso che del
monitor)
-
applicare spray antiriflesso (è una pratica laboriosa e considerata una misura di
ripiego)
-
applicare filtri polarizzati (è la soluzione più idonea)
Le raccomandazioni di cui sopra riguardano i VDT in contrasto negativo (ossia con
caratteri chiari su fondo scuro), mentre per quelli in contrasto positivo in pratica
quest'ultimo problema non si pone.
Lo scarso contrasto e lo sfarfallamento dei caratteri danno luogo a disturbi di
accomodazione.
Si dovrà quindi assicurare una buona definizione delle immagini e la loro stabilità. In
particolare, le norme tecniche richiedono che l'immagine sia libera da sfarfallamento per
almeno il 90 % degli utenti.
Poiche' l'acuita' visiva aumenta con il contrasto e diminuisce con l'eta', per i soggetti di eta'
superiore ai 40-45 anni e' consigliabile aumentare il contrasto dello schermo agendo sulle
apposite
regolazioni.
La leggibilita' dei caratteri puo' essere verificata leggendo le seguenti serie di lettere simili:
cececececececececececececececececececececec
mnmnmnmnmnmnmnmnmnmnmnmnmnmnmnmnmnmnm
ilililililililililililililililililililililililililililililililililili
uvuvuvuvuvuvuvuvuvuvuvuvuvuvuvuvuvuvuvuvuvuv
dqdqdqdqdqdqdqdqdqdqdqdqdqdqdqdqdqdqdqdq
Le eventuali distorsioni dello schermo possono essere verificate digitando una stessa
lettera al centro ed ai bordi dello schermo e disegnando un quadrato della larghezza
massima consentita.
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Lo sfarfallio che eventualmente si avverte sullo schermo deve essere annullato
intervenendo sulla regolazio-ne della frequenza di refresh e della risoluzione.
Chi ha difetti visivi deve usare le lenti correttive quanto usa il VDT. Poiché la distanza
ottimale di messa a fuoco nell'uso del monitor e' di 50-70 cm e la distanza di messa a
fuoco che l'oculista prende a riferimento per i cosiddetti occhiali da vicino e' di 30 cm,
questa differenza a volte puo' costringere ad avvicinarsi al monitor perdendo la postura
corretta. In questi casi e' consigliabile consultare il medico competente. Spesso basta
ricorrere ad occhiali con una gradazione leggermente inferiore che allontana la distanza di
messa a fuoco per trovare una soluzione di compromesso che concili il problema
posturale e quello visivo.
La distanza tra gli occhi e il monitor dipende comunque anche dalla risoluzione e dalla
grandezza del monitor ma anche dalla vista di ognuno e dall’età. E’ in ogni caso
consigliabile tenerlo il più possibile lontano dagli occhi e di aumentarne magari la
grandezza.
Se si lavora con un monitor grande bisogna tenerlo più lontano rispetto ad uno piccolo. Se
però la scrivania sulla quale si lavora è appoggiata al muro e il piano di lavoro non è
abbastanza profondo si potrebbe allontanare la scrivania dal muro e mettere il monitor il
più lontano possibile.
Se invece si lavora in un piano di lavoro a forma di “L” si potrebbe installare il monitor
nell’angolo più lontano o aggiungere un pezzo alla scrivania.
Molto importante è assicurare una buona manutenzione al tubo catodico, che dopo un
certo tempo di utilizzo va incontro ad una sorta di "sclerotizzazione", producendo caratteri
a margini confusi.
Il VDT deve disporre di regolazioni indipendenti per la luminanza dello schermo e per il
contrasto dei caratteri.
Come detto, la distanza media dallo schermo per una buona lettura è di circa 500-700
mm. e si dovrà regolare il posto di lavoro in modo che l'altezza del monitor alla sommità
non sia superiore all'altezza degli occhi dell'operatore, leggermente inclinato all’indietro. La
parte inferiore dello schermo si deve trovare appena sotto l’altezza degli occhi (da 10 a 15
gradi). Generalmente si trova invece troppo alto e provoca per questo dei dolori cervicali.
Per chi lavora molto davanti al PC è consigliabile l’utilizzo di uno schermo LCD che,
seppure ad un prezzo maggiore, garantisce la salvaguardia degli occhi, grazie alla totale
assenza di emissioni dannose per la vista.
Per contro, le caratteristiche dei monitor LCD fanno si che la qualità delle immagini, sotto
alcuni aspetti, non sia ancora all'altezza dei CRT, dato il minor numero di colori
visualizzabili, la minor luminosità alle alte risolu-zioni (sono periferiche retroilluminate), la
limitata possibilità di modificare la risoluzione a video senza incide-re drasticamente sulla
qualità delle immagini a causa dell'architettura "grid array", etc.
Altro punto "dolente" è quello che viene definito “angolo di visione”, in sostanza la
massima inclinazione che possiamo assumere nei confronti del nostro monitor senza che
ne venga pregiudicata la qualità dell'immagi-ne osservata, e questo sia in direzione
orizzontale che verticale. I CRT emettono luce in tutte le direzioni e sono quindi
caratterizzati da un ampio angolo di visione, mentre gli LCD hanno un campo più limitato e
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sem-pre più numerose sono le tecnologie che i vari costruttori stanno sviluppando per
sopperire a questa partico-lare, e non trascurabile, limitazione.
Uno dei problemi più diffusi nel processo produttivo di unità LCD, problema che ne può
influenzare e non po-co l'ottimale uso, è quello della presenza di pixel difettosi, cioè di
punti sullo schermo difettosi che possono, a seconda del difetto stesso, essere di
colorazione nera, pixel neri, oppure bianca, pixel luminosi, oppure rossa, o verde, o blu, in
questo caso si parla si subpixel difettosi su una delle tre colorazioni citate. Le norme ISO
stabiliscono delle classi qualitative per le unità LCD che si differenziano a seconda del
numero massimo di pixel difettosi che possiamo riscontrare sull'unità stessa; ci sono
quattro classe qualitative che vanno dalla I, la migliore, alla IV, la peggiore.
La prima classe qualitativa prevede una situazione limite, a tutt'oggi difficilmente
raggiungibile, con la totale assenza di pixel difettosi, mentre la quarta, la peggiore,
prevede la presenza di almeno 50 pixel bianchi, 150 neri e 500 subpixel, LCD che ben
poco si presta ad un uso ottimale e prolungato. Tra le differenti tipologie di pixel difettosi
quelli che incidono maggiormente sulla qualità delle immagini a video e che quindi, più di
tutti, possono creare le maggiori limitazioni d'uso della periferica sono quelli bianchi,
mentre le altre sono di sicuro più tollerate.
Un accessorio veramente indispensabile ed a volte trascurato e' un semplice panno
morbido ed un detergente per pulire il monitor.
TASTIERA
Sembra che la posizione preferita dagli operatori al VDT sia quella in cui le mani si trovano
ad un livello più alto dei gomiti.
La tastiera deve essere:
-
separata dallo schermo
-
spostabile e regolabile in inclinazione
-
preferibilmente piatta od alta pochi cm. (la fila mediana dei tasti dovrebbe trovarsi a
circa 3 cm. dal piano di lavoro, con una inclinazione in avanti di 5-15° rispetto al piano
orizzontale), per favorire l'appoggio delle mani e dei polsi sul tavolo
-
con i tasti non troppo alti, con superficie concava ed aventi corsa di 2 - 5 mm.
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-
collocata in modo che la distanza tra la fila mediana dei tasti ed il bordo del tavolo sia
di 16-26 cm.
-
fatta in modo che venga favorito l'uso dell'indice e del medio, senza che sia richiesta
una eccessiva tensione delle dita ed inoltre debbono essere evitati troppi spostamenti
delle mani, ed anche il carico muscolare deve essere adeguato (sforzo di battitura
costante sui tasti di 40-100 g.)
-
di colore opaco, con contrasto di luminanza con l'ambiente circostante di 1:3-1:8 e
diciture sui tasti in positivo (scure su fondo chiaro), per evitare luminanze e riflessi
fastidiosi e per facilitare nel contempo la leggibilità delle diciture sui tasti
-
preferibilmente dotata di base di appoggio morbida per i polsi.
MOUSE
Il mouse riveste oggi una grande importanza e ve ne sono tipi molto diversi tra loro. Si
trovano delle costruzioni simmetriche o quelle adatte solo per mancini o solo per
destromani. Vi sono inoltre dei mouse di forma ergonomica. Alcuni programmi permettono
di attribuire determinate funzioni ai tasti del mouse.
Ma l'utilizzo del mouse può creare disturbi alla mano: lavorando e scrollando
continuamente per molte ore consecutive ogni giorno, ad essere messi sotto stress sono
sempre gli stessi muscoli della mano (destra o sinistra a seconda che si sia destromani o
mancini) che possono, alla lunga, iniziare a soffrire di disturbi muscolo-scheletrici quale
per esempio la Sindrome del Tunnel Carpale.
Per l’uso del mouse si deve ricorrere all’apposito tappetino. E’ preferibile scegliere un
tappetino ergonomico, con supporto per il polso imbottito.
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Sul tavolo di lavoro deve esserci spazio sufficiente per i movimenti con il mouse.
Possono essere pure impiegati dei mouse senza cavo che eliminano il problema della
disposizione dello stesso. Per chi non avesse scelta e dovesse per forza utilizzare quello a
filo ci sono due strade da percorrere: procurarsi una piattaforma per il mouse o dotarsi di
una tastiera più corta che, non avendo la tastiera numerica a destra permette di tenere più
vicino il tappetino del mouse e limitare di conseguenza quegli allungamenti della mano e
del braccio che a lungo andare diventano fastidiosi.
E’ bene che l’utente possa scegliere quale forma di mouse preferisce utilizzare nell’uso
quotidiano.
ALTRI OGGETTI ED APPARECCHI
Può essere utile un portadocumenti, quando si debbono digitare dati per molto tempo.
Tale accessorio consente di collocare documenti cartacei ad un’altezza e una distanza
dagli occhi pari a quelle dello schermo, riducendo così lo sforzo di accomodazione visiva
ed i movimenti di rotazione del capo.
Esso deve avere i seguenti requisiti:
-
essere regolabile (di solito è montato su un braccio snodato fissato al bordo della
scrivania) e preferibilmente dotato di segnalinea
-
con superficie d'appoggio idonea per i documenti utilizzati
-
inclinabile di 30-70° rispetto all'orizzontale
-
l'inclinazione del foglio deve essere uguale a quella dello schermo
-
la distanza di lettura dal foglio e dallo schermo debbono essere uguali
-
foglio e schermo debbono essere il più possibile vicini tra loro
collocato in maniera armonizzata con l'unità video
-
con superficie opaca e in materiale non riflettente
-
essere abbastanza resistente da portare i documenti in uso senza subire oscillazioni.
Se si passa molto tempo a copiare da documenti cartacei, è consigliabile sistemare il
portadocumenti davanti agli occhi e spostare il monitor a fianco di questo.
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Il poggiapiedi, che va fornito su richiesta degli operatori e può essere utile in particolare
alle persone di bassa statura, deve essere inclinabile da 0 a 20°, regolabile in altezza fino
a 15 cm., con dimensioni minime di 45 x 35 cm., facente parte unica con il tavolo, oppure
staccato e con base e superficie superiore antiscivolo.
Una lampada da tavolo può risultare utile in caso si debba avere una maggiore
illuminazione localizzata sul piano di lavoro.
I requisiti consigliati sono:
-
essere regolabile
montata su un braccio snodato fissato mediante un morsetto al bordo della scrivania
con superficie opaca e in materiale non riflettente
dotata di doppio isolamento e comunque di conformità a tutte le norme in materia di
sicurezza elettrica.
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Il telefono, le altre apparecchiature e gli oggetti personali debbono essere adeguatamente
collocati. Se il telefono è utilizzato mentre si scrive o si usa una tastiera è consigliabile un
auricolare o un viva voce. Si eviteranno in questo modo posizioni sbagliate del collo.
Gli oggetti del piano di lavoro che vengono utilizzati più frequentemente devono essere a
portata di mano. Un buon modo di procedere è sistemare questi oggetti in semicerchio,
nella posizione più facilmente raggiungibile con i gomiti poggiati sul piano di lavoro.
Gli oggetti utilizzati più raramente potrebbero invece essere spostati dal piano di lavoro in
modo che ci si possa alzare, prendendo così una pausa, nel momento in cui se ne ha
bisogno. Questo riattiverà la circolazione e farà passare il malessere provocato dal troppo
stare seduti.
01.7.04
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