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CONCORSO INTERNO 2016/17
“NON AVRETE IL MIO ODIO.
Rispondere all'odio con la rabbia sarebbe cedere alla stessa
ignoranza che ha fatto di voi terroristi quello che siete”.
Tema:
-La proposta, rivolta a tutte le classi e sezioni dell’IC, nasce dalla
consapevolezza che esistono possibilità di trasformare i sentimenti
negativi e dolorosi della vita in una forza positiva dentro di sé e nel
proprio contesto.
La vicenda di Antoine Leiris (marito di Hèlén Muyal uccisa il 13 novembre
2015 al Bataclan di Parigi) né è una prova di grande dignità e levatura
morale: “Se vi odiassi vi farei un regalo. È quello che cercate, ma rispondere
all’odio con la collera sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi
quello che siete. Volete che abbia paura, che guardi i miei concittadini con
occhi diffidenti, che sacrifichi la mia libertà per la sicurezza. Partita persa. Il
giocatore continua a giocare. No, non avrete il mio odio.”
Molte donne e molti uomini accanto a noi, spesso in situazioni
drammatiche, sono protagonisti di questa scelta e sviluppano capacità
cognitive e relazionali conseguenti. E’ questo un modo di educarsi alla
“bellezza” che ci rende vivi e capaci di stupore piuttosto che rassegnati o
imprigionati nella paura e nel rancore.
-Muovendo da alcune storie, scelte tra le segnalazioni di esperti e
premiazioni di istituzioni dell’editoria per ragazzi e bambini, che gli alunni
dovranno leggere e analizzare, i gruppi potranno aprirsi alla riflessione e al
confronto tra pari e con i protagonisti dei libri letti per individuare i riscatti di dignità possibili in ogni contesto e ad ogni età.
La letteratura contemporanea per l’infanzia vive una fase di grande
creatività e scambio culturale a cui il Progetto Biblioteca dell’IC cerca di
guardare e attingere per un’offerta formativa sempre più efficace.
- La settimana ROMA CHE LEGGE (aprile2017) costituisce il termine del
presente Concorso. Nelle giornate di questo evento i lavori svolti da tutte le
classi partecipanti saranno esposti e premiati.
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Obiettivi
1. Approfondire la conoscenza della propria vita emotiva, cogliendo la
forza dei sentimenti fino a confrontarsi con la scelta di crescere nella
positività e nella collaborazione
2. Sviluppare coscienza critica sulla situazione del proprio territorio e
dei propri riferimenti culturali
3. Imparare a riconoscere e raccontare le esperienze positive che hanno
per protagonisti cittadini e cittadine nelle nostre comunità e del
mondo
4. Saper leggere, raccontare e inventare storie attraverso lo strumento
del gioco, del racconto /poesia, delle immagini
Strumenti:
La proposta dei seguenti testi (suddivisi per macro fasce
d’età) intende essere un riferimento al lavoro da attivare con i gruppi
classe. La scelta può riferirsi ad uno o a più testi tra quelli proposti.
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NON AVRETE IL MIO ODIO
In equilibrio perfetto
libro di Antoine Leiris Ed.Corbaccio
Sinnos editrice
Un chilo di piume, un chilo di piombo LAPIS
Hania.Il cavaliere della luce
Non dirmi che hai paura
Giunti
Feltrinelli
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IL MERAVIGLIOSO VIAGGIO DI EDWARD TULANE Giunti
L’UOVO DELLA CONTESSA
Rime di rabbia
Sinnos
Salani
L’Amico del piccolo tirannosauro Babalibri
Sulla collina
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EDT Giralangolo
Il mare nel deserto
Orecchioacerbo
Il mio nome è NO!
Sinnos
UGO CANGURO
Bohem press
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Modalità di partecipazione:
Data di iscrizione al Concorso……………………….
Data presentazione degli elaborati ……………..
Esposizione e premiazione SETTIMANA ROMA CHE LEGGE
Oggetto del concorso è la realizzazione di un elaborato da parte del gruppo
partecipante: l'elaborato dovrà porre al centro il tema della trasformazione
dei sentimenti distruttivi e denigratori in atteggiamenti e pratiche di
collaborazione e positività, declinato in maniera differente a seconda del
grado scolastico.
Gruppo partecipante
Ogni lavoro potrà essere presentato:
• dalla classe nella sua totalità;
• da un gruppo di studenti appartenenti ad una sola classe;
• da un gruppo di studenti appartenenti a classi diverse dello stesso
istituto;
Ogni gruppo potrà avvalersi del coordinamento e della collaborazione di più
insegnanti o operatori.
Elaborati finali
1.Scheda di presentazione del lavoro da parte del/dei docenti del
gruppo/classe (max 500 battute)
2. Elaborati di gruppo: Racconto scritto (in prosa o poesia)
Un gioco
La proposta di creare un simile elaborato trova la sua ragione nel fatto che il
gioco rappresenta il primo modo con il quale ciascun essere umano impara a
conoscere e comprendere il mondo circostante e scopre se stesso in relazione agli
altri.
Il gioco dovrà essere riproducibile in altri contesti, da altre classi o gruppi.
L'elaborato da inviare dovrà quindi contenere le regole del gioco ed eventuali
indicazioni per riprodurlo (materiali utilizzati e modalità di creazione dei suoi
elementi costitutivi), descritte attraverso testi, disegni e foto. È ammessa al
concorso qualsiasi tipologia di giochi, purché collettivi, nel senso di prevedere più
di due giocatori e non un giocatore singolo (es. solitario).
Videoclip/cortometraggio (max 10 minuti)
Le immagini devono essere girate dai ragazzi; non è ammesso l'utilizzo, neppure parziale,
di immagini non originali (ad esempio scaricate dal web). Il video dovrà raccontare le storie
mettendo in luce il valore ed il senso del cambiamento positivo che i protagonisti hanno
vissuto descrivendo i luoghi dove vivono, i momenti di quotidianità, la dimensione sociale.
Referenti del Concorso
- Giuria
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NON AVRETE IL MIO ODIO
« Venerdì sera avete rubato la vita di una creatura eccezionale, l’amore della
mia vita, la madre di mio figlio, ma non avrete il mio odio…Siamo in due, mio
figlio e io, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. Non ho altro
tempo da dedicarvi, devo tornare da Melvil che si sveglia dal sonnellino. Ha
soltanto diciassette mesi, farà merenda come ogni giorno, poi andremo a
giocare come ogni giorno, e per tutta la vita questo ragazzo vi farà l’affronto
di essere felice e libero. No, non avrete nemmeno il suo odio.»
“Non avrete il mio odio” di Antoine Leiris:
la testimonianza di chi il 13 novembre 2015 a Parigi ha perso tutto
Posted by Rebecca Mais in LETTERATURA, Recensioni e News, REGIONI, WORLD mag 19, 2016
“Quelli che non hanno nessuno da incolpare sono soli con il loro dolore. Io mi sento
uno di loro. Da solo con mio figlio che presto mi domanderà cos’è successo quella
sera. Che cosa potrei dirgli se affidassi la responsabilità della nostra storia a un
altro? Se lui dovesse rivolgersi a un altro per capire? La morte aspettava una
madre quella sera, loro ne erano soltanto ambasciatori. Con una raffica di mitra
hanno disperso le tessere del nostro puzzle. […] Non ritorneremo mai più alla
nostra vita di prima. Ma non costruiremo una vita contro di loro. Procederemo
invece nella nostra nuova vita.”
Hélène Muyal. Un nome sconosciuto, uno tra i tanti in mezzo alle 130 vittime
degli attentati di Parigi del 13 novembre 2015. Ma lo stesso non è per Antoine
Leris, suo marito, la persona che attendeva il suo ritorno a casa quella sera,
insieme a Melvil, il loro bambino di poco più di un anno.
Poi un SMS, le notizie alla televisione, comunicati inizialmente vaghi, infine
quel nome, Bataclan, dove lei si trovava per assistere al concerto. Potrebbe essere
salva, o ferita, ma no, lei non c’è più, la sua luna, la sua vita fino a quel momento.
Aveva 35 anni, la musica li aveva uniti, la musica li ha separati, o forse ha
solamente fatto in modo che i due non si separassero mai più.
Antoine sognava di scrivere un libro, voleva addirittura lasciare il lavoro per
questo. E un libro alla fine l’ha scritto e l’ha anche fatto diventare famoso.
Solamente non nel modo in cui avrebbe sperato.Quel libro è “Non avrete il mio
odio” (Corbaccio, 2016), un inno alla vita nonostante la morte seminata da
persone che sarebbero state condotte da chissà quale dio.
Persone che avevano come intento quello di seminare paura e odio, insicurezza e
sfiducia nei confronti di tutto e tutti. Antoine ha deciso di non dare loro l’odio che
avrebbero voluto, lo grida ad alta voce con ogni mezzo, per lui è stato, ed è, più
importante pensare a come andare avanti con il loro bambino, ancora in tre,
nonostante l’assenza della moglie.
“Se vi odiassi vi farei un regalo. È quello che cercate, ma rispondere all’odio con la
collera sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete.
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Volete che abbia paura, che guardi i miei concittadini con occhi diffidenti, che
sacrifichi la mia libertà per la sicurezza. Partita persa. Il giocatore continua a
giocare.”
I terroristi, che non sono di certo tra i protagonisti del libro, credevano di
cancellare delle vite, distruggere una città tra le più importanti e di conseguenza
appropriarsi di qualcosa che non è mai stato loro né mai lo sarà. In realtà hanno
annullato la fisicità di 130 individui ma non la loro essenza, la loro presenza ancora
così insistente.
Antoine Leiris
Hanno creato un’unità ancora più forte e questo è ciò che
specifica Antoine. Sua moglie, la madre di suo figlio, non è più tra loro
fisicamente, ma il motivo non è in fondo così importante ai fini del futuro. Melvil
vorrà conoscere la storia ma il padre farà in modo di non infondere in lui un
sentimento negativo come quello dell’odio, non per cancellare una storia che
apparterrà loro per sempre, ma per non darla vinta a chi avrebbe voluto che finisse
in modo diverso.
Una testimonianza davvero toccante, poco più di cento pagine scritte di getto
da leggere cogliendo ogni parola nel loro senso più profonde. Una storia per
non dimenticare e per ragionare su ciò che è accaduto senza che nessuno potesse
farci niente.
“Ma i momenti più belli della nostra vita non sono quelli che si incollano negli album
dei ricordi. Mi vengono in mente tutti quelli in cui ci si concedeva soltanto il tempo di
amarsi. Incrociare una coppia di anziani e voler assomigliare a loro. Una risata. Un
mattino luminoso a poltrire tra le lenzuola. Quei momenti più insignificanti, in cui
non c’è niente da dimostrare, niente da raccontare, sono i più belli. Sono quelli che
popolano la mia memoria. Lei è bella come è sempre stata. Chiudere gli occhi di un
defunto è restituirgli un po’ di vita.”
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IN EQUILIBRIO PERFETTO Amanda è una ragazza di sedici anni con un
sacco di problemi. Vive con la madre, gravemente malata, nella periferia di una
metropoli. Suo padre è assente, eterno ragazzino che fugge dalle
responsabilità, lei e sua madre non hanno soldi e a scuola va davvero male.
Amanda
è
sola,
e
convinta
di
potersela
cavare
da
sola.
Ribelle a qualsiasi regola, insofferente al mondo moderno, ha i capelli blu, il
piercing, lo smalto rigorosamente scuro e quando le sembra di non farcela, si
rifugia su un ponte della tangenziale con le gambe nel vuoto, sempre tentata di
saltare.
Per fortuna in tutto questo arriva la professoressa Piscitelli, l’unica che riuscirà
a scalfire la corazza di Amanda e di guadagnarsi la sua fiducia.Attraverso gli
occhi di un’adolescente guardiamo il mondo di adesso fatto di limiti da dover
sempre superare, gruppi su whatsapp, occhiali da sole griffati e ragazzi che
chiedono disperatamente aiuto anche quando non lo sanno.
UN CHILO DI PIUME, UN CHILO DI PIOMBO Trieste, 1940-1945. Quante
piume possono esserci per un bambino anche in anni pieni di piombo! Si
pattina durante gli allarmi, si allevano conigli di nascosto, ci si innamora. Si
cresce. Fiamma ha gli occhi e i capelli scuri, una grande passione per la lettura
e oppone alla violenza della guerra la sua vitalità e il suo umorismo, affidando
a un diario il racconto delle sue giornate, piene di piccoli e grandi eventi
personali,
ora
dolorosi
ora
spensierati.
C'è Trieste sullo sfondo, con l'ampia piazza su cui pattinare di nascosto mentre
suonano le sirene antiaeree; c'è un papà mezzo ebreo e un po' burlone, una
sorella fissata con la Patria, l'igiene e la Trinità; c'è la maestra Rita che ascolta
Radio Londra e dice che se c'è una cosa che consola nella vita, è l'umorismo;
c'è una bicicletta battezzata Rita in onore di quella maestra così rivoluzionaria;
ci sono il gatto Menelao e il cane Bibi, la scuola, le letture, i film, le amicizie, gli
strozzini. Ci sono le frasi che colpiscono, la corrispondenza, i sottopunti da
imparare e i punti interrogativi che ronzano in testa, le nuove esperienze, e
tutte le sorprese belle o brutte di cui è disseminata la vita.
NON DIRMI CHE HAI PAURA. Samia è una ragazzina di Mogadiscio. Ha la
corsa nel sangue. Ogni giorno divide i suoi sogni con Alì, che è amico del
cuore, confidente e primo, appassionato allenatore. Mentre intorno la Somalia
è sempre più preda dell'irrigidimento politico e religioso, mentre le armi
parlano sempre più forte la lingua della sopraffazione, Samia guarda lontano, e
avverte nelle sue gambe magre e velocissime un destino di riscatto per il paese
martoriato e per le donne somale. Gli allenamenti notturni nello stadio deserto,
per nascondersi dagli occhi accusatori degli integralisti, e le prime affermazioni
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la portano, a soli diciassette anni, a qualificarsi alle Olimpiadi di Pechino. Arriva
ultima, ma diventa un simbolo per le donne musulmane in tutto il mondo. Il
suo vero sogno, però, è vincere. L'appuntamento è con le Olimpiadi di Londra
del 2012. Ma tutto diventa difficile. Gli integralisti prendono ancora più potere,
Samia corre chiusa dentro un burqa ed è costretta a fronteggiare una perdita
lacerante, mentre il "fratello di tutta una vita" le cambia l'esistenza per
sempre. Rimanere lì, all'improvviso, non ha più senso. Una notte parte, a piedi.
Rincorrendo la libertà e il sogno di vincere le Olimpiadi. Sola, intraprende il
Viaggio di ottomila chilometri, l'odissea dei migranti dall'Etiopia al Sudan e,
attraverso il Sahara, alla Libia, per arrivare via mare in Italia.
HANIA Il regno delle Sette Cime è un regno pacifico, governato da Re Harin,
un re giusto ma anche un padre amorevole che educa la principessa Haxen,
sua unica figlia ed erede, alle arti della spada e a un futuro da Regina saggia e
illuminata. Purtroppo però l’oscuro Signore non è d’accordo e il suo terribile
piano per distruggere l’umanità si abbatte come una tempesta sul regno…..
C’è una dedica all’inizio del romanzo: “a tutti coloro che hanno osato recitare
una storia diversa da quella che per loro era stata scritta”. È qui, con poche e
moderate parole, che si racchiude il messaggio, se proprio vogliamo cercarne
uno, del romanzo. De Mari ha sempre detto che nel fantasy si nasconde la
realtà, che nel fantasy si lotta per affermare il Bene contro il Male, che la lotta
non è mai edificante, ma è sicuramente giusta...
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SULLA COLLINA. La collina del titolo è il luogo dove si svolgono le avventure dei protagonisti di
quest’albo, bambini abituati a giocare in libertà selvatica, a disporre del loro tempo e ad accordarlo
con la propria inventiva trasformando la scatola di cartone che ciascuno si porta dietro in una nave
di pirati, un destriero, un’astronave. Uto e Leo sono grandi amici da sempre e sanno stare bene in
baldoria ed in silenzio. Un giorno però sulla collina arriva Samu: li ha osservati da lontano e per
parecchio tempo, ha capito che per entrare a far parte della banda serve uno scatolone che si è
prontamente procurato e probabilmente si è armato di tutto il coraggio che ha per chiedere ai due
di poter giocare con loro. Ma mentre Leo è gentile e disponibile, Uto patisce il nuovo arrivato, un
po’ si sente escluso, un po’ si esclude da sé e la gelosia vince su tutto.
Gelosia, ma anche nostalgia dei giochi con Leo, fino a quando gli viene offerta un’opportunità tutta
nuova
IL MERAVIGLIOSO DI EDWARD TULANE ''Se vuoi essere amato, prima devi imparare ad
amare''... Una volta, in una casa in Egypt Street, viveva un coniglio di nome Edward Tulane. Il
coniglio era estremamente soddisfatto di se stesso, e per molte buone ragioni: apparteneva a una
bambina di nome Abilene che lo adorava e lo trattava con ogni cura. Ma poi, un giorno, il coniglio
andò perduto. Kate DiCamillo - accompagnata dalle suggestive illustrazioni di Bagram Ibatoulline ci conduce in un viaggio straordinario, dal fondo dell'oceano alla rete di un pescatore, da un
mucchio di spazzatura al falò di un campo di vagabondi, dal capezzale di una bambina malata alle
strade di Memphis. E strada facendo ci mostra un vero miracolo: come perfino un cuore del tipo
più fragile può imparare ad amare, a soffrire, e amare di nuovo. Il libro è stato insignito del Boston
Globe Horn Book Award, uno dei più autorevoli riconoscimenti nel panorama statunitense ed è
stato inserito nel White Ravens 2007, una selezione dei 250 migliori libri del mondo per il 2006.
Titolo originale: ''The miraculous journey of Edward Tulane'' (2006).
L’ AMICO DEL PICCOLO TIRANNOSAURO E’ una storia di amicizia e di rinuncia finalizzata ad
ottenere qualcosa di più grande rispetto a ciò di cui si deve fare a meno.
Il piccolo tirannosauro non ha amici perché non riesce a resistere alla tentazione di mangiarli ma il
topolino Mollo, al quale racconta la sua difficoltà, non si spaventa e anzi, tranquillizza il piccolo
tirannosauro, dicendogli che a lui basterà ripetere una formula magica per rendersi immangiabile.
Mollo farà anche di più per il suo nuovo amico
RIME DI RABBIA Premio Andersen 2011. Premio speciale della giuria. Cinquanta invettive per
le grandi rabbie dei piccoli, e per le piccole rabbie dei grandi. Poesie furiose, amare, esagerate,
dolenti e spassose, che offrono ai bambini arrabbiati parole per dirlo 1. Parole poetiche e belle,
perché magari, dicendola bene, la rabbia fiammeggia meglio e sfuma prima. Poesie da leggere per
ridere, per piangere, o per consolarsi. E magari da copiare sul diario di un amico che ci ha offeso,
su un bigliettino da inviare a un insolente. Età di lettura: da 7 anni.
L’UOVO DELLA CONTESSA . Il cuoco di palazzo deve cucinare ogni giorno un uovo per la
colazione della giovane contessa. E deve essere cotto alla perfezione, guai a sbagliare la cottura!
Ma un giorno il giovane cuoco scompare: dove sarà andato? E chi cuocerà l’uovo alla contessa
adesso? La capricciosa ragazza si mette in marcia...
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IL MARE NEL DESERTO. In quel mare di giallo c’è un punto blu, un’oasi. Una piccola
pozza d’acqua che tutto il giorno discute con l’alta palma che le sta accanto. La pozza convinta di essere il mare - si lamenta di trovarsi nel luogo sbagliato, mentre la palma certa della propria saggezza- tenta invano di farla ragionare. In un luogo lontano, sulla
costa, una vedova vive con la figlia. Mentre l’oasi e la vecchia palma continuano a
discutere su cosa occorra per essere davvero il mare …
Il mare nel deserto è proprio la storia di una piccola polla d’acqua che crede di essere
il mare e che non accetta di restare nel deserto, nonostante una palma paziente le
insegni a misurarsi con la realtà e ad accontentarsi di essere ciò che è. Indicato per
bambini dai quattro anni, Il mare nel deserto è un album raffinato e senza età, che, anzi,
forse più si apprezza nello scorrere degli anni.
IL MIO NOME E’ NO!: L’ironia salverà il mondo.
E chissà, forse anche le buone intenzioni, anche nel caso non siano seguite da risultati
proprio perfetti.
Ma a chi importa infondo? Di certo la sana ingenuità, il buon cuore, l’affetto e la fiducia in
sè e negli altri sono doti più degne di nota.
Doti che certo non mancano all’adorabile e simpaticissimo protagonista di “Il mio nome è
No!”, lo spassoso albo di Marta Altés che inaugura la nuova collana I Tradotti di Sinnos.
……Non c’è quindi alcun dubbio che il “No!”, che gli viene ripetutamente gridato contro,
altro non sia che il suo legittimo nome, pronunciato a viva voce e con tanta forza perchè
meglio sia manifesta la grande riconoscenza che tutti nutrono per lui.
C’è solo un piccolo particolare che il nostro amico non riesce proprio a capire…..
Un perfetto finale a sorpresa chiude la storia completando, con effetto comico, il
paradosso che si è andato via via delineando pagina dopo pagina, e chiarendone il senso.
UGO CANGURO- Il messaggio è chiaro: una gioia non condivisa, è una gioia a metà.
Se non si ha nessuno a cui raccontare le proprie conquiste, le proprie vittorie, si ha poco
da festeggiare.
Ed è qui che entra in gioco il gruppo: nel condividere degli oggetti prima, degli
interessi poi.
I bambini e le bambine entrano a far parte, gradatamente, dei primi gruppi sociali dei pari. I
compagni d’infanzia costituiscono una palestra fondamentale per sperimentare le prime
relazioni non familiari, le conseguenze delle proprie azioni, gli effetti delle proprie scelte su
persone che non li amano incondizionatamente come mamma e papà.
Attraverso le varie fase della storia l’autore riesce, in maniera non didascalica, a mostrare
gli esiti del ben noto atteggiamento “è-tutto-mio” tipico della prima infanzia, quando è
ancora presente l’egocentrismo intellettuale e tutto il mondo ruota (a ragione!) attorno ai
piccoli.