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- La spiaggia Salvatore Zeno 1 Al tramonto gli ultimi bagnanti andavano via e quello sulla trentina, sordo e muto, stava ancora lì, seduto all'ombra rarefatta disegnata dall'ombrellone: sulla sabbia fresca si ritagliava un momento tutto suo dopo gli altri. I due bagnini sapevano, che sebbene fosse uno bravo, buono, era bene tenerlo d'occhio. «L'ultima è di ieri» disse il bagnino giovane. L'altro, un vecchio, ribatté sospirando e guardandosi le mani. «Che mi sono perso?» Il giovane gli si fece accanto, parlando eccitato. «Dicono che tornando a casa si è steso in mezzo alla strada. Accussì, all'improvviso.» «All'improvviso...» disse il vecchio, che lo scostò come un vecchio sa fare, prese il rastrello e si incamminò verso la spiaggia. Il giovane lo seguì per qualche passo tirandogli addosso manciate di parole. «Sì all'improvviso. Senza motivo!» La voce del vecchio, mitigata dalla brezza, tornò indietro stretta in una domanda. «E chi te lo dice ca non tenia ‘nu motivu?» «Uno come lui?» replicò sicuro di sé il giovane. «Che motivo deve tenere? Ha tanti di quei soldi. Chi ha i soldi non fa pensieri strani...» poi, si piazzò velocemente dietro il bancone ed esclamò: «... Tu dicu io!» Il vecchio raccoglieva le sue parole e allo stesso tempo parlava con se stesso, e con l'espressione serena teneva stretto il rastrello. Lo passava da un lato a l'altro dello stabilimento con la bellezza di chi fa un mestiere da sempre. Spinto a quel modo, il rastrello, affondava e gracchiava per via di alcuni granelli grossi, su e giù, se ne avvertiva il suono sempre diverso a ogni granello che lo sfiorava. Il vecchio, in quel modo, si metteva in ascolto del mare e della sabbia, due cose come due personalità in una persona, che solo in quel momento della giornata, quando parlano assieme, poteva sentire. Teneva d'occhio il giovane sotto l'ombrellone e si ripeteva che lo stabilimento si presenta dal basso: la prima cosa è la sabbia che deve essere pulita, ondulata, quella piatta non piace a nessuno. Per questo, dopo averla rastrellata, ci passava sopra coi piedi disegnando un profilo sinuoso. Poi gli ombrelloni che devono essere pieghevoli, colorati di almeno due colori sempre accesi, sdraio comode, e con un bel posacenere grande e pure un contenitore per i rifiuti. Dove lavorava lui si sporcava poco, e pure ci fossero stati mozziconi o bottiglie, o bicchieri per terra li avrebbe raccolti lui. Il sordo 2 e muto andava lì perché sapeva quello che trovava, chi trovava, che può essere poco per qualcuno, tanto per qualcun altro. Quando finì tornò su al piccolo chiosco, posò il rastrello e prese la scopa. Ora spazzava con calma e cura le tavole di legno del pavimento, faceva lunghi respiri, mentre l'altro bagnino, meno appassionato ma rapido, dava l'ultima pulitura alla macchina del caffè. Assieme, di tanto in tanto, guardavano gli ombrelloni chiusi come frecce al cielo, e l'ultimo aperto, pendente un po' di lato verso il mare, la tela scossa da sbuffi di vento. «Lo metteranno al gabbio prima o poi» se ne uscì con energia il giovane, che passava e ripassava lo straccio alla buona. «Non ha fatto mai male a nessuno. È incompreso» replicò il vecchio. «E che non c'hanno provato a capirlo? Chi lo capisce? Lo mettono dentro presto, sent'a mia!» «Non è compreso» ribadì il vecchio, che andò a sedersi, le mani sulla punta del manico, corrugato, un ciuffo di capelli bianchi sporgeva da sotto il berretto. «Fossi al posto suo...» «Fossi al posto suo?» lo interruppe il giovane. Il sordo e muto sollevò il braccio, il vecchio si alzò e tenendosi dentro la risposta per il giovane scese in spiaggia. «Eccomi» disse arricciando le rughe del sorriso quando fu lì. Il sordo e muto lo guardò, parve per un momento si conoscessero da sempre. Poi, con pollice e indice separati da un angolo retto, avvicinando alla bocca il pollice, mimò il gesto di una bevuta. «Con questo siamo a nove» disse con tono paterno il vecchio, lo sguardo storto su un mucchio di bicchierini vuoti alle sue spalle. Ma il sordo e muto fece spallucce e si voltò verso il mare. Il bagnino risalì e quando era al quinto passo sentì il rumore tipico dell'acqua che accoglie un tuffo fatto a caso. «Che personaggio!» disse il giovane quando il vecchio lo raggiunse. «È un bravo ragazzo. Ha i tuoi anni, ha tutta la vita davanti.» «Sarà un bravo ragazzo, ma sono certo di una cosa» rispose il giovane mentre ripassava la fronte del bancone. «Anzi due cose» si fermò, riprese fiato e alzò la mano agitandola: «Uno, che da più o meno un anno avrebbero dovuto metterlo dentro. Due, che devo andare.» 3 Il vecchio riscese in spiaggia con un bicchierino in mano. Il sordo e muto, grondando gocce d'acqua salata, ne bevve d'un sorso il contenuto nero. «Conviene che vai, si sta facendo tardi» gli disse il vecchio, che prese il bicchierino e risalì. «Sta andando?» domandò il giovane quando questi fu di nuovo su. «Forse sì. Forse no» gli rispose sedendosi. «Se tu hai da fare vai. Finisco io.» «Ma nooo...» disse il giovane col tono di uno che passa da uno stato d'animo a un altro «... non è questo. È che mia moglie, i bambini.» «Già, non ti preoccupare. Ci penso io a lui. Tu vai.» Il giovane si fermò e guardando il sordo e muto giù in spiaggia, gli occhi un momento appesantiti, disse: «Dovrebbe andare, tutto qui.» «Sta bene così.» «Che ne sai che sta bene così?» «Basta guardarlo.» «Se lo dici tu.» Così il giovane si concentrò sul vetro del frigo e il vecchio riscese in spiaggia, chiuse l'ombrellone, recuperò i bicchierini vuoti e disse al sordo e muto di andare presto a casa. Lo fece come un padre farebbe col figlio. Lo guardò allontanarsi ancora zuppo, verso sud, lungo la battigia che pareva non finire mai, l'asciugamani sulle spalle. «È andato?» chiese il giovane quando il vecchio fu di nuovo su. «Ora puoi andare» gli rispose il vecchio. «Ma sì» riprese il giovane, che passò lo straccio sotto l'acqua, lo strizzò e lo adagiò come una luna calante nel cielo sopra l'erogatore. Alla fine doveva, e ora poteva andare. Fece subito una breve sosta in bagno, infilò i piedi nelle infradito e si voltò verso il vecchio domandando: «Come fai a saperlo?» «Che cosa?» domandò il vecchio seduto sui gradini che davano verso il mare. «Che il sordomuto sta bene.» Il vecchio lo interruppe. «Sensazioni» e calando il capo continuò. «È che mi sento un po' come lui. Poi sono vecchio, mi piace stare qui. Quel ragazzo ha un bisogno particolare. Sai, una volta era diverso» parlava guardandosi le mani. «Era tutto diverso» disse. Le strofinava l'una nell'altra, i polpastrelli sentivano decenni di fatica e gli ricordavano che un gesto fatto col cuore, come credere e fidarsi di qualcuno come era capitato a lui, anche quando è così diverso, è un gesto che può 4 permettere a una vita di continuare. All'improvviso, spogliandosi del berretto e passando le dita fra i capelli arrossati dalla luce del tramonto disse: «Guarda bene questo posto. Tu ci verresti se non lavorassi qui?» Il giovane, pensando che quella domanda venisse da un posto lontano, ci mise un po' a rispondere. Poi disse di sì, che ci sarebbe andato su quella spiaggia perché qualcuno se ne prendeva cura. Gli si fece accanto, gli strinse la mano e lo salutò, contento di andarsene a quel modo. «A domani» ricambiò il vecchio. *** «Oh, buonasera!» urlò il bagnino dello stabilimento accanto, seduto sotto il gazebo con la Gazzetta dello Sport in bella vista. Il vecchio bagnino gli rispose, srotolò due dita della mano a indicare che fra due minuti l'avrebbe raggiunto. «Com'è? Che prendi?» «Un bicchiere d'acqua. Liscia» specificò il vecchio mentre si sedeva. «E?» «Basta. Solo acqua» e affondando lo sguardo nella spiaggia aggiunse: «I tuoi ombrelloni sono cotti dal sole, la sabbia non è pulita. Devi cambiare.» L’altro lo guardò in modo da chiuderla lì, a fine giornata non voleva saperne. Il vecchio bevve il bicchiere d'acqua e se ne andò. Raggiunta casa si sarebbe seduto sulla sedia di vimini, avrebbe respirato l'odore di basilico e menta e gli occhi, sotto le palpebre, poco a poco avrebbero preso il colore del buio. Il giorno dopo si sarebbe svegliato prima dell'alba, nessuno come lui, e avrebbe ripassato il rastrello sulla sabbia, in attesa di specchiare frammenti di sé negli occhi di qualcuno. 5