mappa - Porta Venezia in Design

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mappa - Porta Venezia in Design
Milano design Week 2014
8th/13th APRIL 2014
MILANO, PORTA VENEZIA
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percorso liberty
liberty itinerary
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Via P. Frisi, 2 | BIBLIOTECA VENEZIA (EX CINEMA
DUMONT)
Via M. Malpighi, 12 | CASA GUAZZONI
Via M. Malpighi, 3 | CASA GALIMBERTI
Via M. Malpighi, 8 | CASA DE BENEDETTI
Viale Piave, 42 | SHERATON DIANA MAJESTIC
(EX KURSAAL DIANA)
Piazza Oberdan | ALBERGO DIURNO VENEZIA
(chiuso/closed)
Via B. Marcello, 93 | CASA OPERAIA SQUADRELLI
Via E. Petrella, 20 | CASA GUSMINI
Corso Venezia, 47/49 (Via Marina, 10) PALAZZO
CASTIGLIONI
Via Cappuccini, 8 | CASA BERRI MEREGALLI
Via Mozart, 21 | CASA BERRI MEREGALLI 2
Via Vivaio, 4 | CASA TENSI
Via V. Bellini, 11 | CASA CAMPANINI
Via della Passione, 8 | ABITAZIONE PRIVATA
Viale Piave, 2 | SANTUARIO DEL SACRO CUORE
DI GESÙ
Via C. Pisacane, 12 | CASA CAMPANINI
Via C. Pisacane, 16 | CASA BALZARINI
Via C. Pisacane, 18/20 | CASA CAMBIAGHI
Via C. Pisacane, 22 | CASA CAMBIAGHI 2
Via C. Pisacane, 24 | CASA CROCCHINI
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PORTA VENEZIA IN DESIGN
LIBERTY 2014
A Milano le persone si muovono rapidamente, animate
dalla voglia di fare e dal tempo che corre veloce. I milanesi
sono concreti, produttivi …e molto italiani: hanno bisogno
di praticità e sanno godere del bello; lo cercano nell’Arte,
quella con la A maiuscola, nel quotidiano, nella moda,
nelle loro case. Probabilmente è anche per questo che
Milano è percepita come la città del design.
Il Salone del mobile e il Fuori Salone sono ogni anno,
in aprile, lo specchio più autentico di questa vocazione
estetica e produttiva allo stesso tempo. Una settimana
entusiasmante, che trasforma il design in evento e lo
fonde con il tessuto urbano; sette giorni in cui tutto vibra,
riluce e scivola velocissimo.
Ma una pausa? Che meraviglia… Per questo abbiamo
pensato di proporre un itinerario a doppio registro, per
rallentare chi va troppo di fretta e raddoppiare il piacere
di scoprire il bello nella città. Perché le ragioni della
Milano del design si trovano nella sua storia, nelle sue
strade, nell’architettura.
Dieci luoghi di una Milano recente, ma già storicizzata:
quella dello stile Liberty. Dieci luoghi, concentrati nell’area
di Porta Venezia, dove artisti e architetti hanno lasciato un
segno.
Seguendo la nostra mappa, senza perdere tempo,
basterà alzare lo sguardo per lasciarsi stupire da una
Milano che, all’inizio del Novecento, dava vita alla sua
piccola rivoluzione estetica, perché è proprio attraverso
le coraggiose e a volte bizzarre intuizioni del Liberty che
artisti e imprenditori sviluppano, insieme, il concetto di
‘bello seriale’, accessibile e utile che oggi chiamiamo
‘design’ e mostriamo con orgoglio negli showroom.
Buon viaggio!
(Emanela Biscotti, Operad’Arte)
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PORTA VENEZIA IN DESIGN
LIBERTY 2014
In Milan people move so fast, animated by a sort of
action desire and by the flowing of time. People in Milan
are concrete, productive…and so Italian: they need
practicalness and fancy the “beauty”: they search for it
in real Arts and in the everyday life, in fashion, in their
houses. Probably this is also one of the reasons why
Milan is perceived as the city of design.
Every year on April Salone del Mobile and Fuori Salone
are the most authentic mirror of this esthetic and at the
same time productive vocation. An exciting week, that
turns the design into en event and melts it with the urban
fabric; seven days during which everything pulsates,
shines and slides fast.
What about a break? So wonderful… it would be great.
For these reasons we thought to propose a two-function
itinerary, to slow down those who are running too fast
and to double the pleasure of discovering the beauty of
the city. Milan of design’s roots are taken in its history, in
its streets and in its architecture.
Ten places of a recent Milan, and yet belonging to history:
the one of Liberty. Ten places, gathered in Porta Venezia
district, where artists and architects left their mark.
Following our stage, without wasting time, it will be
enough to raise the head and be marveled by a Milan
which at the beginning of XX century was starting its
small esthetic revolution, as it is just through the brave
and weird Liberty intuitions that artists and entrepreneurs
develop together and investigate the concept of “serial
beauty”, available for everyone and useful. The one that
nowadays we call “design” and that we proudly show in
our showrooms.
Have a nice trip!
(Emanela Biscotti, Operad’Arte)
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Biblioteca Venezia (ex Cinema Dumont)
Via P. Frisi, 2
La storia dell’ex Cinema Dumont ha inizio
nel 1908, quando i fratelli Galli, proprietari
di un lotto di terreno libero, decidono di
costruire uno dei primi cinematografi della
città e affidano il progetto agli architetti F.
Tettamanzi
e G. Mainetti. Il risultato è un edificio con un
ingresso spazioso, una sala di proiezione con
più di 500 posti a sedere, un bar e la cabina
di proiezione al primo piano. Si tratta di una
sala di seconda visione, i film che vengono
proiettati arrivano con almeno un anno di
ritardo rispetto alla loro uscita ufficiale,
tuttavia la clientela è raffinata, il Cinema
Dumont è un locale ben frequentato. Le cose
però cambiano e, a pochi anni dall’apertura, il
cinematografo dà segni di declino. Il pubblico
cambia, al posto delle tranquille coppiette in
uscita serale arrivano giovani squattrinati e
maleducati che fumano in sala, pestano i
piedi sul pavimento in legno, commentano ad
alta voce le scene proiettate sullo schermo.
E’ solo l’inizio di una strada lunga e difficile.
Nel 1932 il cinema chiude e, senza troppa
grazia, viene convertito prima in autosalone
e più avanti nella sede dell’Autoambulanza
Croce Santa Rita. Nessuno si cura più della
sua bella architettura tanto che, nel 1953
il nuovo piano regolatore ne prevede la
demolizione. Da allora ci sono voluti quasi 50
anni di vere e proprie battaglie per salvare
questa struttura che dal 2001 è sede della
Biblioteca rionale Venezia, insediatasi nello
spazio corrispondente all’atrio del cinema di
allora, mentre la sala di proiezione, il cortile
e la casa su due piani nella quale vivevano i
fratelli Galli sono andate perdute. E’ un vero
peccato, il Cinema Dumont era un esempio
di Liberty particolarmente interessante.
Enorme per superficie, ma contenuto
nell’aspetto d’insieme, basso, ingentilito da
decorazioni a
rilievo piatto, quasi un po’ funereo, proprio
come certi piccoli capolavori dell’architettura
viennese. Il riferimento all’Austria non è
un caso, lì, come anche in Germania, il
Liberty non solo cambia il volto delle città,
ma si intreccia saldamente al progresso
economico, divenendo lo stile architettonico
più praticato per la costruzione di fabbriche
e capannoni industriali: Milano, la città del
progresso per eccellenza non può certo
restare indifferente.
Vedi anche:
Le case di via Maiocchi e via Stoppani
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Biblioteca Venezia (ex Cinema Dumont)
Via P. Frisi, 2
The story of the ex-Dumont Cinema begins
in the year 1908, when Galli brothers, owners
of a free plot, decide to build one of the first
picture house of Milan. So they entrust the
architects F. Tettamanzi and G. Mainetti to
the project. The result is a building offering
a wide entrance, a screening room with
more than 500 seats, a coffee bar and the
projection room at the first floor. It is a second
vision room, the movies are projected at least
one year later than the official release, and
yet the audience is sophisticated. Dumont
Cinema attracts refined people. But things
change sometime and few years after the
opening, the picture house starts its decline.
The audience changes and instead of the
quiet couples going out in the evenings,
now it is attended by rude penniless young
people, smoking in the room, stamping the
feet and commenting
out loud the scenes. This is only the
beginning of the hard times. In the year
1932 the cinema closes and turns into a car
showroom and then into the headquarter of
the Autoambulanza Croce Santa Rita. No
one cares of its architectural beauty, and
in 1953 the new town plan will include its
demolition.
Since then it has taken 50 years of fights to
preserve this structure, which from 2001 is
the Porta Venezia district Library, settling in
the correspondent foyer of the cinema, while
the projection room, the courtyard and the
two level house where Galli brothers used to
live got lost. It is such a pity considering that
it was a very meaningful example of Liberty.
Such an extended surface, and at the same
time content in the whole appearance, short
and softened by the flat relief decorations,
slightly gloomy, just like small architectural
masterpieces in Vienna. And it is no
coincidence that Liberty, just like in Austria
and Germany, changes the face of the city
and it melts with the economic progress,
becoming the typical style for factories and
warehouses. Milan, the city of progress par
excellence, cannot remain indifferent to it.
See also:
Le case di via Maiocchi e via Stoppani
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Casa Guazzoni Via M. Malpighi, 12
Casa Galimberti Via M. Malpighi, 3
Il colore in via Malpighi
Spazio alla modernità. Nel 1900 il Comune di
Milano sostituisce il trasporto pubblico a cavalli
con i modernissimi tram elettrici. La rimessa di
via Sirtori, che ospitava ben 280 cavalli, viene
demolita. Nello spazio lasciato libero i fratelli
Galimberti, imprenditori edili di quella borghesia
colta e risoluta che caratterizza la Milano di fine
secolo, decidono di investire costruendo una
casa destinata a reddito e bella abbastanza da
far loro da pubblicità. E’ questa la genesi di Casa
Galimberti, forse la più fresca e accattivante
del Liberty milanese. L’architetto è Giovanni
Battista Bossi, l’anno il 1903, l’idea è semplice,
il risultato eccellente. Casa Galimberti, una
palazzina di 4 piani i cui lati uniti da un angolo
smussato, si affacciano sulle vie Malpighi e
Sirtori ha un aspetto tanto spensierato e vivace
che non si può non notarla, frutto di uno stile
che coincide, come lascia indovinare il nome,
con un’idea di libertà. Il Liberty, che si preferisce
chiamare più seriamente Modernismo, è anche
questo: il desiderio di rompere con gli schemi
del passato, di essere moderno, giovane,
disinvolto e provocatorio. La struttura portante è
in mattoni, il basamento della facciata è in ceppo
gentile che arriva dalle cave di Trezzo d’Adda e
di Brembate, i balconi del primo piano, disposti
simmetricamente, sono interamente in cemento,
materiale che viene progressivamente sostituito
dal ferro battuto giunto all’ultimo. La caratteristica
più sorprendente sono i circa 170 metri quadrati
di facciata rivestiti di coloratissima ceramica
dipinta a fuoco. Morbide figure femminili e
maschili si accostano ai solidi balconi in cemento,
fitti intrecci vegetali si combinano con le altrettanto
rigogliose fronde dei ferri battuti fino ad arrivare al
tetto. Una soluzione di grande impatto estetico,
ma anche particolarmente pratica, proprio come
nella contemporanea metropolitana parigina,
le piastrelle rendono particolarmente facile il
mantenimento della pulizia della facciata: funzione
e decorazione si risolvono l’una nell’altra. A pochi
passi di distanza, attraversando la strada, la
palazzina al civico n. 12 porta il nome del Cavalier
Giacomo Guazzoni, di professione capomastro,
committente dell’edificio e autore dei bei rilievi
che ne personalizzano la facciata. L’architetto è
sempre Giovanni Battista Bossi, qui in una fase
più matura, dove al colore si sostituisce il gioco
dei chiaroscuri. Teste femminili, intrecci di fiori
e foglie e anche la nota classicheggiante dei
putti paffuti che danzano intorno alle finestre e
si ancorano alle mensole dei balconi. Da notare,
per entrambe le case del Bossi, una dichiarata
vocazione commerciale: ormai le case di città
si progettano pensando alle botteghe che si
insediano al piano terra.
Vedi anche:
Via Malpighi 8 angolo Via Sirtori, Casa De Benedetti
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Casa Guazzoni Via M. Malpighi, 12
Casa Galimberti Via M. Malpighi, 3
The colour in via Malpighi
A chance to modernity. In 1900 the Comune
of Milan replaces the transport with horses
with the modern electric tram (the typical
Milanese streetcars). The depot settled in via
Sartori, which hosted 280 horses, has been
tore down. In the vacated space Galimberti
brothers, the building contractors belonging
to the well-educated and resolute middle
class so typical of Milan in this period, decide
to invest building a house for dwelling and
attractive enough to promote them. This is
the genesis of Casa Galimberti, maybe the
coolest and catchiest of Liberty in Milan. The
architect is Giovanni Battista Bossi, the
year the 1903, the idea is simple and the
result excellent. Casa Galimberti is a four
floor building, its sides are connected by a
beveled corner and overlook on via Malpighi
and via Sartori. The building is so carefree
and exuberant that is impossible not to notice
because of its style that fits as the name
suggests with the idea of freedom. Liberty,
which is also named as Modernism, is all this:
the desire to break with the rules of the past,
the desire to be modern, young, fresh and
provocative. The bearing structure is made
of bricks, the basement of the façade is in
gentle stump coming from Trezzo d’Adda
and Brambate quarries, and the
symmetrical balconies of the second floor
are entirely in cement which is progressively
replaced by the wrought iron. The most
surprising feature is the 170 square meters
façade covered with a colourfull stove
enameled ceramic. Smooth feminine and
masculine figures stand close to the cement
balconies, the thick vegetal intertwines
combine with the blooming foliage of the
wrought iron up to the roof. This is both a
great esthetic impact and practical solution,
such as the one adopted by the contemporary
Parisian underground, the tiles help cleaning
the façade: function and decoration are
melting together. Just crossing the street,
the building number 12 carries the name of
Cavaliere Giacomo Guazzoni, master builder,
committee of the building and author of the
beautiful reliefs that personalize the façade.
The architect is still Giovanni Battista Bossi,
here in a more mature phase of his life. The
chiaroscuros replaces the colour, women
heads, intertwines of flowers and foliage and
also the classical note of the chubby little
angels dancing around the windows and
leaning on balcony consoles. For both the
houses of Mr. Bossi, it is evident a commercial
vocation: cities houses are projected in
relation to the shops settling at the first floor.
See also:
Via Malpighi 8 angolo Via Sirtori, Casa De Benedetti)
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Sheraton Diana Majestic (Ex Kursaal)
Viale Piave, 42
Lusso, modernità, cronaca. L’Hotel Diana
È il 1842 e una statua della dea Diana fa
bella mostra di sé all’ingresso della nuova,
nuovissima piscina pubblica milanese, la
prima in Italia. Il Bagno Diana, riservato in
realtà quasi esclusivamente agli uomini, ha
una vasca di 100 metri per 25 e 120 cabine,
in più ci sono un caffè, un salone per le feste,
l’ippodromo e un tiro a segno. L’acqua arriva
dalla Gerenzana, una roggia che oggi scorre
quasi completamente coperta, come le molte
altre presenti nella zona. Quando la piscina
smette di essere una novità, viene sostituita
con una pista di pattinaggio, un’invenzione
eccitante copiata dall’Inghilterra e, nell’ottica
di una più ampia riqualificazione della zona
di Porta Venezia, l’impresario Luigi Zerboni,
rilevata l’intera area, la trasforma nel
Kursaal Diana. Il Kursaal è la prima struttura
alberghiera milanese progettata in base
ai criteri tecnici e funzionali di un albergo
di lusso. L’anno è il 1904, l’architetto è
Achille Manfredini. Nelle stanze ci sono
il bagno, la luce elettrica, telefoni ad ogni
piano e il riscaldamento è centralizzato a
doppia caldaia. Sorge a pochi passi dalle
case Galimberti e Guazzoni, e dall’allora
Cinema Dumont ma, se in quelle il Liberty
si esprime delicatamente attraverso i colori
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delle maioliche e i chiaroscuri dei ferri e
del cemento modellati morbidamente, qui
sono l’imponenza e forse la ridondanza
della decorazione i tratti più marcati. I
critici lo definiscono un’opera tardo Liberty,
fortemente influenzata da un ritorno di
interesse per gli stili storici, in particolare per
il Rococò. Il Kursaal non è semplicemente
un albergo elegante, è anche luogo di ritrovo
per chi a Milano fa la bella vita; si pattina, si
gioca alla pelota, si cena, si balla e in più ci
sono gli spettacoli di varietà e le operette
che vanno
in scena nel suo capiente teatro (850 posti
a sedere). È proprio qui che ha luogo un
episodio di cronaca nera che ha segnato la
Milano degli anni Venti. È il 23 marzo
del 1921 e va in scena l’ultima replica
dell’operetta ‘La mazurka blu’ Di Franz Lehar,
quando 160 candelotti di dinamite vengono
fatti esplodere uccidendo e ferendo molti
degli spettatori, senza peraltro centrare il
bersaglio: il questore di Milano Giovanni
Gasti che, illeso, dirigerà le indagini che
porteranno all’arresto di decine di anarchici
milanesi.
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Sheraton Diana Majestic (Ex Kursaal)
Viale Piave, 42
Luxury, modernity, crime news. Hotel Diana
It was running the year 1842, while a
goddess Diana statue shows off at the
entrance of the brand new city swimming
pool of Milan, the first in Italy. Bagno Diana,
actually reserved almost exclusively for men,
offers a 100 meters long and 25 meters
large pool, 125 bathing cabins, a coffee bar,
a party salon, a racecourse and a shooting
gallery. The water comes from Gerenzana,
a ditch that is still running nowadays almost
entirely covered.
When the swimming pool stops being a
novelty, is replaced by an ice rink, an exciting
invention copied by England and, in a vision
of a wider requalification of the whole district
of Porta Venezia, the entrepreneur Luigi
Zerboni, once he bought out the area, turned
it into the Kursaal Diana. Kursaal is the
first hospitality structure in Milan projected
according to the
technical and functional criteria proper to
a luxury hotel. The year is 1904 while the
architect’s name is Achille Manfredini.
Every room has a bathroom, electric light,
two-boiler central heating with telephones
available in every floor. It is settled close to
Casa Galimberti, Casa Guazzoni and Dumont
Cinema, in which Liberty is finely expressed
through the majolicas’ colours and iron
and cement chiaroscuros softly shaped, in
Kursaal instead it is expressed through the
huge dimensions and maybe the decoration
redundancy. Critics define it as a late Liberty
work deeply influenced by Rococò: Kursaal
is not just an elegant hotel, but a meeting
point for the people enjoying Milan: here
they ice-skate, play pelota, have dinner,
dance and go to the 850 seats theatre.
The theatre has been the setting of a crime
news, in 1921 on March 23rd during the last
repeat of “La mazurka blu” by Franz Lehar,
160 sticks of dynamites blew up killing and
hurting many members of the audience
without banging on target: the Milan police
commissioner Giovanni Gasti, who escaped
uninjured, performed the investigation and
arrested many anarchists of Milan.
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Albergo Diurno Venezia (Pensilina)
Piazza Oberdan
Il Liberty nascosto. L’Albergo Diurno Venezia
Le linee avvolgenti del Liberty si convertono
presto nelle più rigorose geometrie dell’Art
Déco che del primo fa propria l’eleganza, il
senso ritmico della composizione e, perché
no, qualche bizzarria. L’Albergo Diurno
Venezia, disegnato dall’ingegner Troiani e
aperto al pubblico nel 1925 riassume bene
le caratteristiche di entrambi gli stili unendo,
alle curve morbide che ne definiscono
gli spazi, i giochi decorativi rigorosi delle
piastrelle a scacchi bianche e nere che
rivestono le pareti.
Ma cos’è un ‘albergo diurno’? Beh, negli anni
Venti, a Milano, era un’idea modernissima
‘rubata’
all’Inghilterra
dall’imprenditore
Cobianchi che, di passaggio a Londra, li
scopre per la prima volta alla Stazione Vittoria
e, tornato a casa, li costruisce in molte città
italiane a partire da Bologna (anche a Milano
il Diurno Cobianchi esiste ancora, fino a poco
tempo fa sede dello IAT-Ufficio Informazione
e Accoglienza Turistica, in Galleria Vittorio
Emanuele II). Si tratta in buona sostanza di
un centro servizi: il Diurno Venezia prevedeva
cabine da bagno e da doccia con spogliatoio,
wc e salottini da toilette, insomma un
antenato prestigioso delle toilette pubbliche
di oggi, in anni in cui i servizi igienici nelle case
private erano un lusso ancora raro. Inoltre
al diurno si trovava il barbiere, l’estetista, il
manicure, il lustrascarpe e anche un locale
guardaroba con stireria, un’agenzia postale
e un ufficio bancario, fiori, riviste e giornali,
due cabine telefoniche, scrittoi e addirittura
alcune sale riunioni per imprenditori
indaffarati e un’agenzia viaggi per evadere
dai ritmi cittadini. Di un luogo tanto vivo resta
purtroppo davvero poco. Visibile dalla strada
è solo una delle due pensiline in ferro battuto
e cemento di accesso in piazza Oberdan
verso via Tadino, difficile immaginare che, al
di sotto del livello
della strada, l’Albergo Diurno Venezia giaccia
abbandonato con i suoi decori in stile, i
pavimenti in marmo, le finiture in noce … e le
sue poltrone da barbiere.
Vedi anche:
Corso Buenos Aires 66, Casa Centenara, arch. G.B.Bossi
e, in generale, le case lungo il corso
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Albergo Diurno Venezia (Pensilina)
Piazza Oberdan
Hidden Liberty. The Albergo Diurno Venezia
The wrapping lines of Liberty turn soon
towards the strict geometry of Art Deco
which keeps its elegance, the rhythm inside
the composition and some eccentricity. The
Albergo Diurno Venezia, designed by the
engineer Troiani and opened to the public
in 1925 sums up the features of both the
styles combining smooth curves defining the
spaces, with rigorous decorative games of
chequered tiles in black and white covering
walls. What is a “day hotel”? In Milan during
20’s it was such a modern idea stolen from
England by the house builder Cobianchi, who
discovered them in London and decided to
build them in many Italian cities, starting from
Bologna. In Milan the Diurno Cobianchi still
exists and used to host the IAT, Information
and Welcoming Tourism Office in Galleria
V.Emanuele II. It is a service center: the
Diurno Venezia offered bathing cabins with
changing room, WC and toilet sitting rooms.
It was an ancestor of the
modern prestigious public toilette, when
only few luxury houses had their own toilets.
Furthermore inside the Diurno there were
the barber, beauty consultant, the manicure,
the shoeshine, a guard robe with laundry, a
post office, a bank, flowers, magazines and
newspapers, two call boxes, writing desks,
meeting rooms for businessmen and a travel
agency. It has remained too few of this place.
From the street it is possible to see only one
of the two entrance shelters in wrought iron
and cement from piazza Oberdan, towards
via Tadino. it is now hard to imagine that
under the street, Albergo Diurno Venezia
lays abandoned with its style decoration,
its marble floor and barber chair. Piazza
Oberdan, Pensilina dell’Ex Albergo Diurno
Venezia.
See also:
Corso Buenos Aires 66, Casa Centenara, arch. G.B.Bossi
e, in generale, le case lungo il corso
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Casa Operaia Squadrelli Via B. Marcello, 93
Casa Gusmini Via E. Petrella, 20
Liberty e impegno sociale. Via Benedetto Marcello
Liberty e impegno sociale. Via Benedetto
Marcello Via Benedetto Marcello è una strada
caratteristica dell’edilizia del tardo Ottocento,
frutto, come la già citata via Pisacane, del
Piano Regolatore Beruto. L’idea originaria
era quella di creare ex novo un boulevard
lungo e ampio, interrotto al centro da un’area
verde molto estesa, idea di cui resta solo la
lunghezza della strada e un rettifilo di alberi
al centro che sostituisce il parco e ricorda
un po’ il modello delle ramblas di Barcellona.
Quasi tutti gli edifici che si affacciano sui
due lati della strada possono essere, di fatto,
considerati Liberty. Si tratta però di un Liberty
minore, condizionato da budget limitati ed
esigenze più modeste, testimonianza del
fatto che a Milano il nuovo stile è stato
un fenomeno massiccio e sistematico.
Curiosamente, se i risultati estetici più
interessanti restano quelli delle case di lusso,
è proprio nell’edilizia comune, più ancora in
quella propriamente popolare, che il Liberty
cerca di attuare una delle sue più ispirate
e democratiche premesse teoriche: la
condivisione della bellezza. Come fare? con
l’aiuto del progresso: la produzione in serie
velocizza e abbatte i costi di produzione, il
fregio disegnato appositamente per una
facciata, può essere applicato anche ad altre,
tutto può essere bello. La serialità tuttavia
dà risultati appesantiti e un po’ spenti, a
volte è un po’ noiosa, la teoria non sempre
trova compimento nella pratica. L’impegno
però c’è e non mancano esperimenti
particolarmente interessanti; di pari passo
con la nobile idea di costruire case sane,
decorose ed economiche per i contadini
arrivati in città e trasformati in operai, alcuni
edifici, modesti quanto a ricerca decorativa,
sono particolarmente studiati dal punto di
vista strutturale. È proprio l’edilizia popolare
di gusto Liberty che mette a punto alcune
novità igieniche - latrine private, condotti per
l’immondizia, sistemi per il ricambio dell’aria e
acqua potabile - che fanno difetto a dimore
più sontuose. Proprio in via Benedetto
Marcello, al n. 93, l’architetto Squadrelli,
più noto per gli straordinari edifici progettati
per la cittadina termale di S. Pellegrino,
realizza alcune case popolari per la Società
Edificatrice di Case Operaie e Bagni Pubblici
(anche nella vicina via Petrella al n. 19) che
dimostrano quest’impegno del Liberty sul
fronte sociale.
Vedi anche:
Via Petrella 19, Casa Operaia. Architect R. Squadrelli
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Casa Operaia Squadrelli Via B. Marcello, 93
Casa Gusmini Via E. Petrella, 20
Liberty and social involvement. Via Benedetto Marcello
Via Benedetto Marcello is characterized by
the building of the late XIX century, like via
Pisacane, generated by Beruto town plan.
The original idea was to create a brand new
long and wide boulevard, interrupted in the
center by a large green area. It was realized
just for the length of the street and the trees
straight stretch that replaces the park and
reminds of Barcelona’s Ramblas. Almost
every building on the two sides of the street
can actually be considered as belonging to
a “minor” Liberty. This is due to the small
budget and humbler needs, which proves that
in Milan the new style had been a relevant
and systematic phenomenon. It is curious
to notice that the most interesting esthetic
results are related to the luxury houses, but
in the common and especially in the popular
construction Liberty tried to effectuate one of
its more inspired and democratic theoretical
basis: the beauty sharing that can be realized
through the progress. Mass production
fastens and shortens the production costs,
so that the frieze realized for a specific
facade can also be applied to others, and
anything can look beautiful. Seriality can
nevertheless generate heavy and boring
results; theory does not always achieve a
practical realization. However there are many
interesting experimentations, which consider
the idea to offer healthy, cheap and decorous
houses for those peasents coming up to
town and transformed into workers. Some
of the buildings, are projected according to
structural rather than decorative criteria. It
is in fact Liberty tasty and public housing
which introduces some sanitary news, such
as private lavatories, sewer, air and drinking
water change systems. These features
were missing in more luxurious houses.
In via Benedetto Marcello, at number 93,
the architect Squadrelli, famous for the
extraordinary buildings for thermal village
San Pellegrino, realizes some tenements for
the building society Case Operaie e Bagni
Pubblici (also in via Petrella at number 19),
that shows the social engagement of Liberty.
See also:
Via Petrella 19, Casa Operaia. Architect R. Squadrelli
15
8
Palazzo Castiglioni
Corso Venezia, 47/49 (Via Marina, 10)
Liberty, le prime mosse. Palazzo Castiglioni
È
Palazzo
Castiglioni
che
segna
ufficialmente la nascita del Liberty milanese,
primo significativo edificio in stile della
città, datato 1902. Il committente è il ricco
e milanesissimo ingegnere Ermenegildo
Castiglioni il cui desiderio non è solo quello
di costruire una nuova dimora per sé e la
sua famiglia, ma anche quello di ostentarne
la solidità sociale ed economica. Ecco
perché Palazzo Castiglioni sorge nel bel
mezzo di corso Venezia, un’arteria urbana
tra le più prestigiose della città già a partire
dagli anni della dominazione austriaca. A
voler ben guardare il contrasto tra questa
nuova struttura e l’eleganza sobria dei
palazzi neoclassici che la affiancano, ha
sicuramente contribuito ad esaltarne
l’attrattiva. La dimensione è imponente, cosa
non propria del Liberty ma qui necessaria
per non soccombere nel rettifilo neoclassico
e monumentale delle altre facciate, ma la
grandiosità si coniuga con l’originalità e
quel tanto di provocatorio che la modernità
impone.
L’architetto Giuseppe Sommaruga è
affiancato da una squadra di artisti e artigiani
e il risultato del loro lavoro è in molti modi
sorprendente. La facciata principale in
pietra, movimentata da fregi, nastri, putti ed
elementi vegetali in rilievo, è pesante solo
in apparenza, ogni applicazione decorativa
è travolta dalla vitalità dell’Art Nouveau, i
fiori sbocciano, maturano e appassiscono,
i putti si agitano ai lati delle finestre, sul
portale d’ingresso fa capolino un bimbo che
osserva una lumaca. Anche i ferri battuti che
proteggono gli oblò della fascia inferiore,
sembra non riescano a rispettare le esigenze
geometriche delle inferriate tradizionalmente
intese. Una sorpresa è anche la facciata
interna, su via Marina: la monumentalità
evapora, la muratura cede il passo alle grandi
vetrate delle logge e il chiaroscuro dei rilievi
è sostituito dal colore caldo dei mattoni. Una
sorpresa infine è stata, per i milanesi, la vista,
il giorno dell’inaugurazione, delle due enormi
figure femminili scolpite ai lati del portone da
Ernesto Bazzaro: morbide, abbondanti, nude
e traboccanti di energia vitale, che scandalo!
Sono state rimosse immediatamente e oggi
campeggiano, un po’ appartate, nella villa
Romeo Faccanoni, sempre del Sommaruga,
in via Buonarroti mentre a Palazzo Castiglioni
è rimasto, probabilmente per sempre, il
nomignolo poco chic, ma molto milanese di
“Ca’ di ciapp!”.
Vedi anche:
Corso Venezia 39, Casa Romanoni and Sala Architect A. Manfredini
Corso Venezia 7, Casa Barelli. Architect C. Mazzocchi
16
8
Palazzo Castiglioni
Corso Venezia, 47/49 (Via Marina, 10)
Liberty, the starting point. Palazzo Castiglioni
It is Palazzo Castiglioni to officially sign
the birth of Liberty of Milan, the real first
revealing building with this style of the city,
dated back to 1902. The committee is the
rich and engineer Ermenegildo Castiglioni
from Milan, who wants not only to build a
new dwelling for himself and his family, but
also to flaunt social and economic solidity.
This is the reason why Palazzo Castiglioni
rises in the center of corso Venezia, which
was already one of the most prestigious
arterial roads of the city during the Austrian
domination. The contrast between this
new structure and the plain elegance of
neoclassical palaces standing close, has
certainly contributed to exalt its attraction.
The dimension is impressive and even if
this is not properly peculiar to Liberty, it
turns out to be necessary not to succumb
to the neoclassical and monumental straight
stretch of the other facades. The grandeur
perfectly combines with the originality and
with the appropriate amount of provocation
imposed by modernity.
The architect Giuseppe Sommaruga
has been assigned a team of artists and
craftsmen and the result is astonishing in
many ways. The principal façade made of
stone, moved with friezes, ribbons, little
angels and vegetal elements in relief, is only
apparently heavy because every decorative
application is swept by Art Nouveau vitality.
Flowers blow, ripen and wither, little angels
flounder around the windows, on the
entrance a child peeps out staring at a snail.
Also the wrought irons protecting the feature
windows of the lower zone seem not to
respect the geometrical requirements of the
traditional gratings. The internal façade on via
Marina is also surprising: the monumentality
evaporates, the masonry gives way to the
big glass loggias and the reliefs’ chiaroscuro
is replaced by the hot colour of bricks. The
real surprise has happened the day of the
unveiling, when the citizens could finally
admire the two huge women figures curved
by Ernesto Bazzaro around the main door.
They were so smooth, ample, naked and full
of vital energy to look so outrageous. They
were immediately removed and nowadays
standing slightly secluded inside Romeo
Faccanoni villa, built up by Sommaruga in
via Buonarroti, while Palazzo Castiglioni
has earned the Milanese and not chic at all
nickname “Ca’ di ciapp!”.
See also:
Corso Venezia 39, Casa Romanoni and Sala Architect A. Manfredini
Corso Venezia 7, Casa Barelli. Architect C. Mazzocchi
17
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10
Casa Berri Meregalli Via Cappuccini 8
Casa Tensi Via Vivaio, 4
Casa Berri Meregalli. L’ultimo Liberty a Milano
Costruita tra il 1900 e il 1914, Casa Berri
Meregalli è il frutto dell’esuberanza inventiva
dell’architetto Giulio Ulisse Arata, convinto
oppositore del Liberty, impegnato a porre
le basi per il suo superamento e il ritorno al
gusto storicista. Un’idea curiosa, visto che
questa palazzina bizzarra e imponente è
oggi considerata l’ultimo esempio coerente
di Liberty milanese! Le citazioni storiche
sono evidenti, quasi un catalogo della
storia dell’arte italiana. Il bugnato ruvido
del piano strada e degli archi romani che
sovrastano le finestre intimorisce quasi un
po’, controbilanciato dai mattoni rossi, più
rilassanti, del resto della facciata. I fregi a
mosaico blu, rossi, verdi e oro ricordano la
Ravenna medievale, i ferri battuti a griglia
rafforzano la sensazione di trovarsi di fronte
a una curiosa fortezza. L’apparato decorativo
sceglie il tema animale e distribuisce in
facciata pesci, rane, gufi, cani, arieti, leoni e,
sulle grondaie, i mostri della drôlerie gotica.
Tutto dichiara in effetti l’intento storicista,
ma non esiste gerarchia, la simmetria non
conta, la fantasia stravolge l’ordine e libera
le forme, loggiati classici e moderni bowwindow convivono disposti sui due lati
della facciata. I rilievi sono in pietra, come
nella più nobile tradizione, ma anche in
cemento, come solo il Liberty insegna a fare
mentre gli enormi putti che si aggrappano
in pose contorte ai pluviali sono un’ultima
irrimediabile conferma del linguaggio Liberty
milanese. Se la casa di via Cappuccini è la
più originale e intrigante creazione di Arata,
proprio dietro l’angolo, in via Mozart 21, un
altro edificio dalle stupefacenti grondaie
a testa di ariete porta la sua firma, mentre
in via Vivaio 4, la Casa Tensi dell’architetto
Pirovano, è un’elegantissima palazzina che
ricorda le forme sinuose del Liberty Parigino.
Vedi anche:
Via Mozart 21, Casa Berri Meregalli 2. Architetto G.U. Arata
18
9
10
Casa Berri Meregalli Via Cappuccini 8
Casa Tensi Via Vivaio, 4
Casa Berri Meregalli. The last Liberty in Milan
Built between 1900 and 1914, Casa Berri
Mereghelli is generated by the inventive
exuberance of the architect Giulio Ulisse
Arata, strong opponent to Liberty. It sounds
so weird considering that this is believed
to be the last real and coherent Liberty
example in Milan. The historical quotations
are evident, and it looks like an Italian art
history catalogue. The rough ashlar of
the first floor and of Romanesque arches
frightens in a sort of way, and it is balanced
by the more relaxing red bricks hanging over
the rest of the facade.
Blue, red, green and golden-mosaic friezes
remind of the medieval Ravenna, the grate
wrought irons reinforce the sensation
of being in front of a bizarre fortress.
Decorations are focused on the animal
pattern: on the facade there are fishes,
frogs, owls, dogs, rams, lions and on the
gutter pipes the gothic drôlerie monsters.
Anything refers to the historical intent; but
there’s no hierarchy, the symmetry does not
count, fantasy distorts the order and frees
the shapes, classical loggias and modern
bow-windows coexist on the two sides of
the facade. Reliefs are made of stone, as
in the noblest tradition, but also in cement,
as only Liberty can do, while the twisted little
angels catching hold are the last sign of the
Liberty language in Milan. Via Cappuccini
may be the most original and intriguing Arata
creation, just around the corner, in via Mozart
21, there’s another building he projected
with magnificent ram shaped gutter pipes,
while in via Vivaio 4, Casa Tensi designed
by the architect Pirovano is such an elegant
building reminding the sinuous shapes of
Parisian Liberty.
See also:
Via Mozart 21, Casa Berri Meregalli 2. Architect G.U. Arata
19
11
Casa Campanini
Via Bellini 11
La casa che l’architetto Alfredo Campanini
progetta per sé nel 1904, è un vero gioiello
del Liberty milanese e ha il merito di declinare
in un registro più quotidiano e praticabile, la
lezione di Palazzo Castiglioni sostituendone
la monumentalità con la gentilezza. Le
dimensioni sono contenute, la pianta è
semplice, la distribuzione degli spazi interni
non presenta sorprese; è la decorazione a
giocare un ruolo cardine, impiegando ogni
strumento. Ci sono le vetrate policrome, i
fregi affrescati che attraversano la facciata
in fasce orizzontali, il cemento modellato in
volute ed elementi vegetali, i ferri battuti, i
putti danzanti e due figure femminili a tutto
tondo ai lati dell’ingresso principale che
citano direttamente il Sommaruga, ma sono
meno sensuali ed evitano di fare scandalo.
Se il Liberty è uno stile ‘ornamentale’ casa
Campanini lo dimostra senza esitazioni,
dichiarando implicitamente che l’assenza
di ostacoli pratici - il denaro e il tempo garantisce il risultato migliore. ‘Ornamentale’
però è anche l’opposto di ‘naturalistico’: la
natura, che per il Liberty è la fonte primaria
dell’ispirazione, deve subire un processo di
elaborazione che la trasformi, ne sintetizzi le
forme e la renda linea, movimento, decoro. È
esattamente questo che succede ai bellissimi
inserti in ferro battuto che completano casa
Campanini che partono da grosse foglie
piatte e creano intrecci di linee ariosi e
verticali che equilibrano la pesantezza dei
rilievi in cemento e contribuiscono a dare
ritmo all’insieme in un gioco di contrappunti
e chiaroscuri.
L’artista dei ferri è Alessandro Mazzucotelli,
lo stesso di tutte le principali architetture
Liberty milanesi, a partire proprio da Palazzo
Castiglioni. Peccato che siano andati perduti
gli arredi originali, che avrebbero contribuito
ad esemplificare quell’idea di ‘sintesi’ delle
arti in cui tutto, struttura e arti applicate,
ha uguale importanza nel compimento
dell’opera.
Vedi anche:
Ab. Privata, Via della Passione 8
20
11
Casa Campanini
Via Bellini 11
The house realized by the architect
Campanini for himself in 1904 is a real
jewel of Liberty in Milan and declines in a
more practical way the lesson of Palazzo
Castiglioni replacing its monumentality with
kindness. The dimensions are shortened, the
plan is easy, the distribution of internal spaces
does not surprise. The main role is played
by the decoration. There are polychrome
glass doors, fresco friezes crossing the
facade in horizontal ways, vegetal linedshaped cement, wrought irons, dancing little
angels and two feminine figures around
the main door drawing on Sommaruga
but are less scandalous. Casa Campanini
asserts that Liberty is an ornamental style
and the absence of practical obstacles,
such as money and time, guarantees a
better result. “Ornamental” is the opposite
of “naturalist”: nature that according to
Liberty represents the primary inspiration
source has to be subject to an elaboration
process transforming it through shapes,
lines, moves and decorations. This is exactly
what happens to the beautiful wrought iron
inserts that fill Casa Campanini, starting
from big and flat leaves and creating airy and
vertical intertwining balancing the heaviness
of the cement reliefs and contributing to give
rhythm to the whole.
The iron artist is Alessandro Mazzucotelli, the
same of the principal Liberty architectures in
Milan, starting from Palazzo Castiglioni. It was
such a shame to lose the original furniture
that would have contributed to express that
idea of “synthesis” of arts where everything
(structure and applied arts) has the same
importance in work achievement.
See also:
Private house, Via Della Passione 8
21
12
Santuario del Sacro Cuore di Gesù
Viale Piave, 2
Liberty e arte sacra. Il Santuario del Sacro Cuore di Gesù
In Italia sono soprattutto le regioni del
nord a sviluppare il Liberty, in particolare il
Piemonte e la Lombardia, più emancipate
economicamente e meglio avviate in
campo imprenditoriale. Sono gli industriali
e i borghesi ricchi in cerca di affermazione
sociale a scegliere il nuovo stile. Per questo,
a Milano, il Liberty ha prodotto molte case
d’abitazione di tutti i tipi: ville e villette mono
familiari, palazzine suddivise in appartamenti
e pensate per essere messe a reddito spesso attrezzate con spazi commerciali a
piano terreno - e alcuni esempi interessanti
di edilizia popolare. Ci restano inoltre diversi
uffici e un buon numero di edifici industriali
tra capannoni e fabbriche. Meno frequente
è la committenza pubblica, per quanto anche
questa, almeno nell’inclinazione ornamentale,
sia influenzata dal nuovo stile. In questo
panorama, la grande assente è l’architettura
religiosa: non ci sono chiese Liberty, tranne
qualche rara eccezione. A Milano, l’unico
edificio religioso che possa definirsi, almeno
in parte tale, è il Santuario del Sacro Cuore
di Gesù. L’architetto è Paolo Mezzanotte
che lo progetta nel 1906, con il desiderio
di rimodernare una chiesa già esistente
mantenendone il carattere neoromanico
originario. Il gusto, tutto storicista, per
22
l’architettura romanica e più in generale per
il recupero degli stili del passato, era in effetti
molto in voga prima dell’avvento del Liberty
e, a ben guardare, non solo gli sopravvive,
ma spesso gli si sovrappone, finendo col
soffocarlo. La facciata del Santuario è
emblematica di questa contaminazione; gli
elementi sono tutti squisitamente romanici
nelle intenzioni: il mattone rosso, il timpano
sul portale centrale, l’arco monumentale a
tutto tondo, il profilo a capanna, non manca
davvero niente. Se ci si ferma un attimo
in più però emerge altro, a cominciare
dall’indifferenza per le proporzioni classiche
che qui sono a dir poco stravolte, la vivacità
di alcuni dettagli della decorazione, come gli
artigli leonini alla base delle colonne, la linea
sinuosa di alcuni rilievi decorativi, tanto piatti
da poter essere definiti graffiti: il risultato
è anticlassico, ornamentale. In realtà, se si
è in cerca di architettura Liberty che possa
essere definita ‘religiosa’, l’unica cosa da fare
è un giro al Cimitero Monumentale dove gli
stessi borghesi che hanno costruito uffici e
villette chiamano artisti e architetti, tra cui
lo stesso Paolo Mezzanotte, a progettare le
proprie sepolture, finanziando privatamente
l’arte sacra con risultati a volte stupefacenti.
12
Santuario del Sacro Cuore di Gesù
Viale Piave, 2
Liberty and religious arts. Santuario del Sacro Cuore di Gesù
The North of Italy developed Liberty most,
especially Piemonte and Lombardia, which
were richer and more entrepreneurial. The
new style is preferred by industrialists
and rich bourgeois searching for social
affirmation.
This is the reason why Liberty in Milan
generated many houses of different kind:
villas, detached houses for a single family,
small blocks of flats (often with commercial
spaces at the first floor) and some interesting
examples of public housing. Still existing also
several offices and many industrial buildings,
such as warehouses. Less commonly public
clients demand for this style. In this scenario,
the great absent is religious architecture:
there are no Liberty churches, only for rare
exceptions. In Milan the only religious Liberty
building is for some aspects the Santuario
del Sacro Cuore di Gesù. The architect
Paolo Mezzanotte projected it in 1906
in order to modernize the church keeping
the original Neo-Romanesque touch. The
taste for Romanesque architecture and
for the recovery of the past styles was
actually very trendy before the coming of
Liberty, and it drowns it out and stifles it.
The facade of the sanctuary is emblematic
of this contamination. The elements are all
pleasantly Romanesque in their intentions:
the red brick, the tympanum on the central
main door, the monumental arch, its hut
profile. But there is something more, such
as the distorted classical proportions, the
brightness of some decoration details
and the curvy line of some decorative
reliefs as flat as graffiti. The result is anticlassical, ornamental. Actually, the only
religious Liberty architecture is the Cimitero
Monumentale, where artists and architects
had been called by the same rich bourgeois
who wanted to privately finance their burial,
generating awesome results.
23
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15
14
Casa Campanini Via Pisacane 12. Architetto A. Campanini
Casa Balzarini Via Pisacane 16. Architetto A. Fermini
Casa Cambiaghi Via Pisacane 18/20. Architetto A. Fermini
Una strada tutta per il Liberty. Via Pisacane
Una strada tutta per il Liberty. Via Pisacane
La via Pisacane è uno dei nuovi assi viari
esterni alla cerchia dei bastioni spagnoli nati
in conseguenza del piano regolatore Beruto,
elaborato nel 1884 e attuato a partire
dal 1889. Il toponimo viene attribuito con
delibera comunale del 30 novembre 1893
e da questa data prende il via un’intensa
opera di urbanizzazione che darà origine
ad una delle strade più omogeneamente
Liberty della città. Secondo l’esempio
dei più celebri Galimberti questa via è
oggetto degli interventi di un’altra famiglia
di costruttori, i Cambiaghi, cui si devono le
dimore che corrispondono agli attuali numeri
civici 18/20 e 22. Gli architetti scelti dai
Cambiaghi sono Andrea Fermini e Ulisse
Stacchini. Il primo dei due ha già dato prova
del suo talento eclettico proprio a pochi passi
di distanza, progettando la Casa Balzarini al
civico 16. Caratterizzata dalle decorazioni
fitomorfe a foglia di ippocastano, inserite su
forme di ispirazione moresca, come gli archi
a ferro di cavallo del portale d’ingresso e
delle finestre dell’ultimo piano. Per la Casa
Cambiaghi al civico 18/20, la cui costruzione
è quasi contemporanea, al motivo fitomorfo
si unisce quello zoomorfo, sempre sublimato
in stilemi decorativi dalle linee sinuose che
trasformano il corpo e la ruota di piume di
eleganti pavoni in originalissimi timpani
destinati alle finestre del primo piano. In
entrambe le case l’ornamentazione di
porte, balconi, finestre e cornici alterna le
sculture in cemento realizzate a stampo
con pregiati ferri battuti che alleggeriscono
e movimentano l’insieme della facciata. La
seconda casa Cambiaghi, al civico 22, è
opera dell’architetto Stacchini, nel 1904, lo
stesso che pochi anni dopo sarà impegnato
nel colossale progetto della nuova Stazione
Centrale. L’attenzione è qui posta sul colore:
la gamma dei grigi negli intonaci e nelle
sculture in cemento, il rosso del cotto, il
nero dei ferri battuti di Mazzucotelli, creano
un sapiente gioco di alternanze che disegna
sulla facciata forme geometriche e floreali.
Per completare il percorso Liberty in via
Pisacane vanno ricordate le dimore ai civici
12 e 24, entrambe del 1903 e realizzate
rispettivamente dagli architetti Campanini
e Menni. Ispirata alle forme morbide ed
eleganti del più autentico Art Nouveau
francese, la prima, dal disegno più asciutto e
geometrico la seconda.
Vedi anche:
Via Pisacane 22, Casa Cambiaghi. Architetto U. Stacchini
Via Pisacane 24, Casa Crocchini. Architetto A. Menni
24
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15
14
Casa Campanini Via Pisacane 12. Architetto A. Campanini
Casa Balzarini Via Pisacane 16. Architetto A. Fermini
Casa Cambiaghi Via Pisacane 18/20. Architetto A. Fermini
A whole street for Liberty. Via Pisacane
Via Pisacane is one of the new street axes
external to the Spanish bastions generated
by the Beruto land use, elaborated in
1884 and applied starting from 1889. The
toponym has assigned with city deliberation
dated to November 30th 1893 and from
here will start an intense urbanization
that will generate one of the most Liberty
street of Milan. This street family builders’
name is Cambiaghi, who built the buildings
at numbers 18, 20 and 22. The architects
called by Cambianghi are Andrea Fermini
and Ulisse Stacchini. Andrea Fermini has
already built Casa Balzarini, at number 16.
It is characterized by phytomorfic
decorations with horse chestnut leaves,
inserted onto Moresque shapes, such as
the horseshoe arches of the entrance and
of the last floor windows. Casa Cambianghi
at number 18/20 has both the phytomorfic
and zoomorphic pattern whose sinuous lines
turn the body and the elegant peacock circle
feathers into original tympanum of the first
floor windows.
The ornamentation of these two houses
relating to doors, balconies, windows and
cornices uses cement statues realized
with fine wrought iron which lightens and
moves the whole facade. The second house
Cambiaghi, at number 22 was made by the
architect Stacchini, in 1904; the same that
few years later will be involved in the colossal
project of the new Stazione Centrale.
Here the focus is on colour: the range of
plasters greys and of cement sculptures, the
baked clay red and Mazzucottelli wrought
irons black create a smart alternation game
drawing geometrical and floral shapes on
the facade. There are also interesting Liberty
houses at number 12 and 24 projected by
architects Campanini and Menni.
The first one is inspired by the smooth and
elegant shapes of the authentic French Art
Nouveau, while the second features a more
geometrical line.
See also:
Via Pisacane 22, Casa Cambiaghi. Architetto U. Stacchini
Via Pisacane 24, Casa Crocchini. Architetto A. Menni
25
PORTA VENEZIA IN DESIGN
LIBERTY 2014
WHAT
Milano Design Week 2014
INFO
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LIBERTY ITINERARY
26
8th/13th April 2014 | Milano, Porta Venezia
tour in partnership with FAI-Fondo
Ambiente Italiano with the support of Mogi
Caffè
8th/13th April 2014, 10am/8pm | Via Melzo 7
(at Jannelli&Volpi)
via Malpighi 7
design communication 2014 | LaboMint
logo design | Marco Tossici @ Jannelli&Volpi
map design | Marco Tossici
www.comu-nico.it
underground, M1 red line, stop Porta Venezia
suburban railway, stop Porta Venezia
tram 23, 29, 30
writing and images are provided by
Operad’Arte and Nicoletta Murialdo.
Images of Ex Kursaal are supplied by
Sheraton Diana Majestic.
CON IL PATROCINIO DI
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