mappa - Porta Venezia in Design
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mappa - Porta Venezia in Design
Milano design Week 2014 8th/13th APRIL 2014 MILANO, PORTA VENEZIA 7 6 5 2 3 1 4 8 9 15 14 13 12 10 11 percorso liberty liberty itinerary 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 Via P. Frisi, 2 | BIBLIOTECA VENEZIA (EX CINEMA DUMONT) Via M. Malpighi, 12 | CASA GUAZZONI Via M. Malpighi, 3 | CASA GALIMBERTI Via M. Malpighi, 8 | CASA DE BENEDETTI Viale Piave, 42 | SHERATON DIANA MAJESTIC (EX KURSAAL DIANA) Piazza Oberdan | ALBERGO DIURNO VENEZIA (chiuso/closed) Via B. Marcello, 93 | CASA OPERAIA SQUADRELLI Via E. Petrella, 20 | CASA GUSMINI Corso Venezia, 47/49 (Via Marina, 10) PALAZZO CASTIGLIONI Via Cappuccini, 8 | CASA BERRI MEREGALLI Via Mozart, 21 | CASA BERRI MEREGALLI 2 Via Vivaio, 4 | CASA TENSI Via V. Bellini, 11 | CASA CAMPANINI Via della Passione, 8 | ABITAZIONE PRIVATA Viale Piave, 2 | SANTUARIO DEL SACRO CUORE DI GESÙ Via C. Pisacane, 12 | CASA CAMPANINI Via C. Pisacane, 16 | CASA BALZARINI Via C. Pisacane, 18/20 | CASA CAMBIAGHI Via C. Pisacane, 22 | CASA CAMBIAGHI 2 Via C. Pisacane, 24 | CASA CROCCHINI p. 6-7 p. 8-9 p. 8-9 p. 10-11 p. 12-13 p. 14-15 p. 14-15 p. 16-17 p. 18-19 p. 18-19 p. 20-21 p. 22-23 p. 24-25 p. 24-25 p. 24-25 3 PORTA VENEZIA IN DESIGN LIBERTY 2014 A Milano le persone si muovono rapidamente, animate dalla voglia di fare e dal tempo che corre veloce. I milanesi sono concreti, produttivi …e molto italiani: hanno bisogno di praticità e sanno godere del bello; lo cercano nell’Arte, quella con la A maiuscola, nel quotidiano, nella moda, nelle loro case. Probabilmente è anche per questo che Milano è percepita come la città del design. Il Salone del mobile e il Fuori Salone sono ogni anno, in aprile, lo specchio più autentico di questa vocazione estetica e produttiva allo stesso tempo. Una settimana entusiasmante, che trasforma il design in evento e lo fonde con il tessuto urbano; sette giorni in cui tutto vibra, riluce e scivola velocissimo. Ma una pausa? Che meraviglia… Per questo abbiamo pensato di proporre un itinerario a doppio registro, per rallentare chi va troppo di fretta e raddoppiare il piacere di scoprire il bello nella città. Perché le ragioni della Milano del design si trovano nella sua storia, nelle sue strade, nell’architettura. Dieci luoghi di una Milano recente, ma già storicizzata: quella dello stile Liberty. Dieci luoghi, concentrati nell’area di Porta Venezia, dove artisti e architetti hanno lasciato un segno. Seguendo la nostra mappa, senza perdere tempo, basterà alzare lo sguardo per lasciarsi stupire da una Milano che, all’inizio del Novecento, dava vita alla sua piccola rivoluzione estetica, perché è proprio attraverso le coraggiose e a volte bizzarre intuizioni del Liberty che artisti e imprenditori sviluppano, insieme, il concetto di ‘bello seriale’, accessibile e utile che oggi chiamiamo ‘design’ e mostriamo con orgoglio negli showroom. Buon viaggio! (Emanela Biscotti, Operad’Arte) 4 PORTA VENEZIA IN DESIGN LIBERTY 2014 In Milan people move so fast, animated by a sort of action desire and by the flowing of time. People in Milan are concrete, productive…and so Italian: they need practicalness and fancy the “beauty”: they search for it in real Arts and in the everyday life, in fashion, in their houses. Probably this is also one of the reasons why Milan is perceived as the city of design. Every year on April Salone del Mobile and Fuori Salone are the most authentic mirror of this esthetic and at the same time productive vocation. An exciting week, that turns the design into en event and melts it with the urban fabric; seven days during which everything pulsates, shines and slides fast. What about a break? So wonderful… it would be great. For these reasons we thought to propose a two-function itinerary, to slow down those who are running too fast and to double the pleasure of discovering the beauty of the city. Milan of design’s roots are taken in its history, in its streets and in its architecture. Ten places of a recent Milan, and yet belonging to history: the one of Liberty. Ten places, gathered in Porta Venezia district, where artists and architects left their mark. Following our stage, without wasting time, it will be enough to raise the head and be marveled by a Milan which at the beginning of XX century was starting its small esthetic revolution, as it is just through the brave and weird Liberty intuitions that artists and entrepreneurs develop together and investigate the concept of “serial beauty”, available for everyone and useful. The one that nowadays we call “design” and that we proudly show in our showrooms. Have a nice trip! (Emanela Biscotti, Operad’Arte) 5 1 Biblioteca Venezia (ex Cinema Dumont) Via P. Frisi, 2 La storia dell’ex Cinema Dumont ha inizio nel 1908, quando i fratelli Galli, proprietari di un lotto di terreno libero, decidono di costruire uno dei primi cinematografi della città e affidano il progetto agli architetti F. Tettamanzi e G. Mainetti. Il risultato è un edificio con un ingresso spazioso, una sala di proiezione con più di 500 posti a sedere, un bar e la cabina di proiezione al primo piano. Si tratta di una sala di seconda visione, i film che vengono proiettati arrivano con almeno un anno di ritardo rispetto alla loro uscita ufficiale, tuttavia la clientela è raffinata, il Cinema Dumont è un locale ben frequentato. Le cose però cambiano e, a pochi anni dall’apertura, il cinematografo dà segni di declino. Il pubblico cambia, al posto delle tranquille coppiette in uscita serale arrivano giovani squattrinati e maleducati che fumano in sala, pestano i piedi sul pavimento in legno, commentano ad alta voce le scene proiettate sullo schermo. E’ solo l’inizio di una strada lunga e difficile. Nel 1932 il cinema chiude e, senza troppa grazia, viene convertito prima in autosalone e più avanti nella sede dell’Autoambulanza Croce Santa Rita. Nessuno si cura più della sua bella architettura tanto che, nel 1953 il nuovo piano regolatore ne prevede la demolizione. Da allora ci sono voluti quasi 50 anni di vere e proprie battaglie per salvare questa struttura che dal 2001 è sede della Biblioteca rionale Venezia, insediatasi nello spazio corrispondente all’atrio del cinema di allora, mentre la sala di proiezione, il cortile e la casa su due piani nella quale vivevano i fratelli Galli sono andate perdute. E’ un vero peccato, il Cinema Dumont era un esempio di Liberty particolarmente interessante. Enorme per superficie, ma contenuto nell’aspetto d’insieme, basso, ingentilito da decorazioni a rilievo piatto, quasi un po’ funereo, proprio come certi piccoli capolavori dell’architettura viennese. Il riferimento all’Austria non è un caso, lì, come anche in Germania, il Liberty non solo cambia il volto delle città, ma si intreccia saldamente al progresso economico, divenendo lo stile architettonico più praticato per la costruzione di fabbriche e capannoni industriali: Milano, la città del progresso per eccellenza non può certo restare indifferente. Vedi anche: Le case di via Maiocchi e via Stoppani 6 1 Biblioteca Venezia (ex Cinema Dumont) Via P. Frisi, 2 The story of the ex-Dumont Cinema begins in the year 1908, when Galli brothers, owners of a free plot, decide to build one of the first picture house of Milan. So they entrust the architects F. Tettamanzi and G. Mainetti to the project. The result is a building offering a wide entrance, a screening room with more than 500 seats, a coffee bar and the projection room at the first floor. It is a second vision room, the movies are projected at least one year later than the official release, and yet the audience is sophisticated. Dumont Cinema attracts refined people. But things change sometime and few years after the opening, the picture house starts its decline. The audience changes and instead of the quiet couples going out in the evenings, now it is attended by rude penniless young people, smoking in the room, stamping the feet and commenting out loud the scenes. This is only the beginning of the hard times. In the year 1932 the cinema closes and turns into a car showroom and then into the headquarter of the Autoambulanza Croce Santa Rita. No one cares of its architectural beauty, and in 1953 the new town plan will include its demolition. Since then it has taken 50 years of fights to preserve this structure, which from 2001 is the Porta Venezia district Library, settling in the correspondent foyer of the cinema, while the projection room, the courtyard and the two level house where Galli brothers used to live got lost. It is such a pity considering that it was a very meaningful example of Liberty. Such an extended surface, and at the same time content in the whole appearance, short and softened by the flat relief decorations, slightly gloomy, just like small architectural masterpieces in Vienna. And it is no coincidence that Liberty, just like in Austria and Germany, changes the face of the city and it melts with the economic progress, becoming the typical style for factories and warehouses. Milan, the city of progress par excellence, cannot remain indifferent to it. See also: Le case di via Maiocchi e via Stoppani 7 2 3 Casa Guazzoni Via M. Malpighi, 12 Casa Galimberti Via M. Malpighi, 3 Il colore in via Malpighi Spazio alla modernità. Nel 1900 il Comune di Milano sostituisce il trasporto pubblico a cavalli con i modernissimi tram elettrici. La rimessa di via Sirtori, che ospitava ben 280 cavalli, viene demolita. Nello spazio lasciato libero i fratelli Galimberti, imprenditori edili di quella borghesia colta e risoluta che caratterizza la Milano di fine secolo, decidono di investire costruendo una casa destinata a reddito e bella abbastanza da far loro da pubblicità. E’ questa la genesi di Casa Galimberti, forse la più fresca e accattivante del Liberty milanese. L’architetto è Giovanni Battista Bossi, l’anno il 1903, l’idea è semplice, il risultato eccellente. Casa Galimberti, una palazzina di 4 piani i cui lati uniti da un angolo smussato, si affacciano sulle vie Malpighi e Sirtori ha un aspetto tanto spensierato e vivace che non si può non notarla, frutto di uno stile che coincide, come lascia indovinare il nome, con un’idea di libertà. Il Liberty, che si preferisce chiamare più seriamente Modernismo, è anche questo: il desiderio di rompere con gli schemi del passato, di essere moderno, giovane, disinvolto e provocatorio. La struttura portante è in mattoni, il basamento della facciata è in ceppo gentile che arriva dalle cave di Trezzo d’Adda e di Brembate, i balconi del primo piano, disposti simmetricamente, sono interamente in cemento, materiale che viene progressivamente sostituito dal ferro battuto giunto all’ultimo. La caratteristica più sorprendente sono i circa 170 metri quadrati di facciata rivestiti di coloratissima ceramica dipinta a fuoco. Morbide figure femminili e maschili si accostano ai solidi balconi in cemento, fitti intrecci vegetali si combinano con le altrettanto rigogliose fronde dei ferri battuti fino ad arrivare al tetto. Una soluzione di grande impatto estetico, ma anche particolarmente pratica, proprio come nella contemporanea metropolitana parigina, le piastrelle rendono particolarmente facile il mantenimento della pulizia della facciata: funzione e decorazione si risolvono l’una nell’altra. A pochi passi di distanza, attraversando la strada, la palazzina al civico n. 12 porta il nome del Cavalier Giacomo Guazzoni, di professione capomastro, committente dell’edificio e autore dei bei rilievi che ne personalizzano la facciata. L’architetto è sempre Giovanni Battista Bossi, qui in una fase più matura, dove al colore si sostituisce il gioco dei chiaroscuri. Teste femminili, intrecci di fiori e foglie e anche la nota classicheggiante dei putti paffuti che danzano intorno alle finestre e si ancorano alle mensole dei balconi. Da notare, per entrambe le case del Bossi, una dichiarata vocazione commerciale: ormai le case di città si progettano pensando alle botteghe che si insediano al piano terra. Vedi anche: Via Malpighi 8 angolo Via Sirtori, Casa De Benedetti 8 2 3 Casa Guazzoni Via M. Malpighi, 12 Casa Galimberti Via M. Malpighi, 3 The colour in via Malpighi A chance to modernity. In 1900 the Comune of Milan replaces the transport with horses with the modern electric tram (the typical Milanese streetcars). The depot settled in via Sartori, which hosted 280 horses, has been tore down. In the vacated space Galimberti brothers, the building contractors belonging to the well-educated and resolute middle class so typical of Milan in this period, decide to invest building a house for dwelling and attractive enough to promote them. This is the genesis of Casa Galimberti, maybe the coolest and catchiest of Liberty in Milan. The architect is Giovanni Battista Bossi, the year the 1903, the idea is simple and the result excellent. Casa Galimberti is a four floor building, its sides are connected by a beveled corner and overlook on via Malpighi and via Sartori. The building is so carefree and exuberant that is impossible not to notice because of its style that fits as the name suggests with the idea of freedom. Liberty, which is also named as Modernism, is all this: the desire to break with the rules of the past, the desire to be modern, young, fresh and provocative. The bearing structure is made of bricks, the basement of the façade is in gentle stump coming from Trezzo d’Adda and Brambate quarries, and the symmetrical balconies of the second floor are entirely in cement which is progressively replaced by the wrought iron. The most surprising feature is the 170 square meters façade covered with a colourfull stove enameled ceramic. Smooth feminine and masculine figures stand close to the cement balconies, the thick vegetal intertwines combine with the blooming foliage of the wrought iron up to the roof. This is both a great esthetic impact and practical solution, such as the one adopted by the contemporary Parisian underground, the tiles help cleaning the façade: function and decoration are melting together. Just crossing the street, the building number 12 carries the name of Cavaliere Giacomo Guazzoni, master builder, committee of the building and author of the beautiful reliefs that personalize the façade. The architect is still Giovanni Battista Bossi, here in a more mature phase of his life. The chiaroscuros replaces the colour, women heads, intertwines of flowers and foliage and also the classical note of the chubby little angels dancing around the windows and leaning on balcony consoles. For both the houses of Mr. Bossi, it is evident a commercial vocation: cities houses are projected in relation to the shops settling at the first floor. See also: Via Malpighi 8 angolo Via Sirtori, Casa De Benedetti) 9 4 Sheraton Diana Majestic (Ex Kursaal) Viale Piave, 42 Lusso, modernità, cronaca. L’Hotel Diana È il 1842 e una statua della dea Diana fa bella mostra di sé all’ingresso della nuova, nuovissima piscina pubblica milanese, la prima in Italia. Il Bagno Diana, riservato in realtà quasi esclusivamente agli uomini, ha una vasca di 100 metri per 25 e 120 cabine, in più ci sono un caffè, un salone per le feste, l’ippodromo e un tiro a segno. L’acqua arriva dalla Gerenzana, una roggia che oggi scorre quasi completamente coperta, come le molte altre presenti nella zona. Quando la piscina smette di essere una novità, viene sostituita con una pista di pattinaggio, un’invenzione eccitante copiata dall’Inghilterra e, nell’ottica di una più ampia riqualificazione della zona di Porta Venezia, l’impresario Luigi Zerboni, rilevata l’intera area, la trasforma nel Kursaal Diana. Il Kursaal è la prima struttura alberghiera milanese progettata in base ai criteri tecnici e funzionali di un albergo di lusso. L’anno è il 1904, l’architetto è Achille Manfredini. Nelle stanze ci sono il bagno, la luce elettrica, telefoni ad ogni piano e il riscaldamento è centralizzato a doppia caldaia. Sorge a pochi passi dalle case Galimberti e Guazzoni, e dall’allora Cinema Dumont ma, se in quelle il Liberty si esprime delicatamente attraverso i colori 10 delle maioliche e i chiaroscuri dei ferri e del cemento modellati morbidamente, qui sono l’imponenza e forse la ridondanza della decorazione i tratti più marcati. I critici lo definiscono un’opera tardo Liberty, fortemente influenzata da un ritorno di interesse per gli stili storici, in particolare per il Rococò. Il Kursaal non è semplicemente un albergo elegante, è anche luogo di ritrovo per chi a Milano fa la bella vita; si pattina, si gioca alla pelota, si cena, si balla e in più ci sono gli spettacoli di varietà e le operette che vanno in scena nel suo capiente teatro (850 posti a sedere). È proprio qui che ha luogo un episodio di cronaca nera che ha segnato la Milano degli anni Venti. È il 23 marzo del 1921 e va in scena l’ultima replica dell’operetta ‘La mazurka blu’ Di Franz Lehar, quando 160 candelotti di dinamite vengono fatti esplodere uccidendo e ferendo molti degli spettatori, senza peraltro centrare il bersaglio: il questore di Milano Giovanni Gasti che, illeso, dirigerà le indagini che porteranno all’arresto di decine di anarchici milanesi. 4 Sheraton Diana Majestic (Ex Kursaal) Viale Piave, 42 Luxury, modernity, crime news. Hotel Diana It was running the year 1842, while a goddess Diana statue shows off at the entrance of the brand new city swimming pool of Milan, the first in Italy. Bagno Diana, actually reserved almost exclusively for men, offers a 100 meters long and 25 meters large pool, 125 bathing cabins, a coffee bar, a party salon, a racecourse and a shooting gallery. The water comes from Gerenzana, a ditch that is still running nowadays almost entirely covered. When the swimming pool stops being a novelty, is replaced by an ice rink, an exciting invention copied by England and, in a vision of a wider requalification of the whole district of Porta Venezia, the entrepreneur Luigi Zerboni, once he bought out the area, turned it into the Kursaal Diana. Kursaal is the first hospitality structure in Milan projected according to the technical and functional criteria proper to a luxury hotel. The year is 1904 while the architect’s name is Achille Manfredini. Every room has a bathroom, electric light, two-boiler central heating with telephones available in every floor. It is settled close to Casa Galimberti, Casa Guazzoni and Dumont Cinema, in which Liberty is finely expressed through the majolicas’ colours and iron and cement chiaroscuros softly shaped, in Kursaal instead it is expressed through the huge dimensions and maybe the decoration redundancy. Critics define it as a late Liberty work deeply influenced by Rococò: Kursaal is not just an elegant hotel, but a meeting point for the people enjoying Milan: here they ice-skate, play pelota, have dinner, dance and go to the 850 seats theatre. The theatre has been the setting of a crime news, in 1921 on March 23rd during the last repeat of “La mazurka blu” by Franz Lehar, 160 sticks of dynamites blew up killing and hurting many members of the audience without banging on target: the Milan police commissioner Giovanni Gasti, who escaped uninjured, performed the investigation and arrested many anarchists of Milan. 11 5 Albergo Diurno Venezia (Pensilina) Piazza Oberdan Il Liberty nascosto. L’Albergo Diurno Venezia Le linee avvolgenti del Liberty si convertono presto nelle più rigorose geometrie dell’Art Déco che del primo fa propria l’eleganza, il senso ritmico della composizione e, perché no, qualche bizzarria. L’Albergo Diurno Venezia, disegnato dall’ingegner Troiani e aperto al pubblico nel 1925 riassume bene le caratteristiche di entrambi gli stili unendo, alle curve morbide che ne definiscono gli spazi, i giochi decorativi rigorosi delle piastrelle a scacchi bianche e nere che rivestono le pareti. Ma cos’è un ‘albergo diurno’? Beh, negli anni Venti, a Milano, era un’idea modernissima ‘rubata’ all’Inghilterra dall’imprenditore Cobianchi che, di passaggio a Londra, li scopre per la prima volta alla Stazione Vittoria e, tornato a casa, li costruisce in molte città italiane a partire da Bologna (anche a Milano il Diurno Cobianchi esiste ancora, fino a poco tempo fa sede dello IAT-Ufficio Informazione e Accoglienza Turistica, in Galleria Vittorio Emanuele II). Si tratta in buona sostanza di un centro servizi: il Diurno Venezia prevedeva cabine da bagno e da doccia con spogliatoio, wc e salottini da toilette, insomma un antenato prestigioso delle toilette pubbliche di oggi, in anni in cui i servizi igienici nelle case private erano un lusso ancora raro. Inoltre al diurno si trovava il barbiere, l’estetista, il manicure, il lustrascarpe e anche un locale guardaroba con stireria, un’agenzia postale e un ufficio bancario, fiori, riviste e giornali, due cabine telefoniche, scrittoi e addirittura alcune sale riunioni per imprenditori indaffarati e un’agenzia viaggi per evadere dai ritmi cittadini. Di un luogo tanto vivo resta purtroppo davvero poco. Visibile dalla strada è solo una delle due pensiline in ferro battuto e cemento di accesso in piazza Oberdan verso via Tadino, difficile immaginare che, al di sotto del livello della strada, l’Albergo Diurno Venezia giaccia abbandonato con i suoi decori in stile, i pavimenti in marmo, le finiture in noce … e le sue poltrone da barbiere. Vedi anche: Corso Buenos Aires 66, Casa Centenara, arch. G.B.Bossi e, in generale, le case lungo il corso 12 5 Albergo Diurno Venezia (Pensilina) Piazza Oberdan Hidden Liberty. The Albergo Diurno Venezia The wrapping lines of Liberty turn soon towards the strict geometry of Art Deco which keeps its elegance, the rhythm inside the composition and some eccentricity. The Albergo Diurno Venezia, designed by the engineer Troiani and opened to the public in 1925 sums up the features of both the styles combining smooth curves defining the spaces, with rigorous decorative games of chequered tiles in black and white covering walls. What is a “day hotel”? In Milan during 20’s it was such a modern idea stolen from England by the house builder Cobianchi, who discovered them in London and decided to build them in many Italian cities, starting from Bologna. In Milan the Diurno Cobianchi still exists and used to host the IAT, Information and Welcoming Tourism Office in Galleria V.Emanuele II. It is a service center: the Diurno Venezia offered bathing cabins with changing room, WC and toilet sitting rooms. It was an ancestor of the modern prestigious public toilette, when only few luxury houses had their own toilets. Furthermore inside the Diurno there were the barber, beauty consultant, the manicure, the shoeshine, a guard robe with laundry, a post office, a bank, flowers, magazines and newspapers, two call boxes, writing desks, meeting rooms for businessmen and a travel agency. It has remained too few of this place. From the street it is possible to see only one of the two entrance shelters in wrought iron and cement from piazza Oberdan, towards via Tadino. it is now hard to imagine that under the street, Albergo Diurno Venezia lays abandoned with its style decoration, its marble floor and barber chair. Piazza Oberdan, Pensilina dell’Ex Albergo Diurno Venezia. See also: Corso Buenos Aires 66, Casa Centenara, arch. G.B.Bossi e, in generale, le case lungo il corso 13 6 7 Casa Operaia Squadrelli Via B. Marcello, 93 Casa Gusmini Via E. Petrella, 20 Liberty e impegno sociale. Via Benedetto Marcello Liberty e impegno sociale. Via Benedetto Marcello Via Benedetto Marcello è una strada caratteristica dell’edilizia del tardo Ottocento, frutto, come la già citata via Pisacane, del Piano Regolatore Beruto. L’idea originaria era quella di creare ex novo un boulevard lungo e ampio, interrotto al centro da un’area verde molto estesa, idea di cui resta solo la lunghezza della strada e un rettifilo di alberi al centro che sostituisce il parco e ricorda un po’ il modello delle ramblas di Barcellona. Quasi tutti gli edifici che si affacciano sui due lati della strada possono essere, di fatto, considerati Liberty. Si tratta però di un Liberty minore, condizionato da budget limitati ed esigenze più modeste, testimonianza del fatto che a Milano il nuovo stile è stato un fenomeno massiccio e sistematico. Curiosamente, se i risultati estetici più interessanti restano quelli delle case di lusso, è proprio nell’edilizia comune, più ancora in quella propriamente popolare, che il Liberty cerca di attuare una delle sue più ispirate e democratiche premesse teoriche: la condivisione della bellezza. Come fare? con l’aiuto del progresso: la produzione in serie velocizza e abbatte i costi di produzione, il fregio disegnato appositamente per una facciata, può essere applicato anche ad altre, tutto può essere bello. La serialità tuttavia dà risultati appesantiti e un po’ spenti, a volte è un po’ noiosa, la teoria non sempre trova compimento nella pratica. L’impegno però c’è e non mancano esperimenti particolarmente interessanti; di pari passo con la nobile idea di costruire case sane, decorose ed economiche per i contadini arrivati in città e trasformati in operai, alcuni edifici, modesti quanto a ricerca decorativa, sono particolarmente studiati dal punto di vista strutturale. È proprio l’edilizia popolare di gusto Liberty che mette a punto alcune novità igieniche - latrine private, condotti per l’immondizia, sistemi per il ricambio dell’aria e acqua potabile - che fanno difetto a dimore più sontuose. Proprio in via Benedetto Marcello, al n. 93, l’architetto Squadrelli, più noto per gli straordinari edifici progettati per la cittadina termale di S. Pellegrino, realizza alcune case popolari per la Società Edificatrice di Case Operaie e Bagni Pubblici (anche nella vicina via Petrella al n. 19) che dimostrano quest’impegno del Liberty sul fronte sociale. Vedi anche: Via Petrella 19, Casa Operaia. Architect R. Squadrelli 14 6 7 Casa Operaia Squadrelli Via B. Marcello, 93 Casa Gusmini Via E. Petrella, 20 Liberty and social involvement. Via Benedetto Marcello Via Benedetto Marcello is characterized by the building of the late XIX century, like via Pisacane, generated by Beruto town plan. The original idea was to create a brand new long and wide boulevard, interrupted in the center by a large green area. It was realized just for the length of the street and the trees straight stretch that replaces the park and reminds of Barcelona’s Ramblas. Almost every building on the two sides of the street can actually be considered as belonging to a “minor” Liberty. This is due to the small budget and humbler needs, which proves that in Milan the new style had been a relevant and systematic phenomenon. It is curious to notice that the most interesting esthetic results are related to the luxury houses, but in the common and especially in the popular construction Liberty tried to effectuate one of its more inspired and democratic theoretical basis: the beauty sharing that can be realized through the progress. Mass production fastens and shortens the production costs, so that the frieze realized for a specific facade can also be applied to others, and anything can look beautiful. Seriality can nevertheless generate heavy and boring results; theory does not always achieve a practical realization. However there are many interesting experimentations, which consider the idea to offer healthy, cheap and decorous houses for those peasents coming up to town and transformed into workers. Some of the buildings, are projected according to structural rather than decorative criteria. It is in fact Liberty tasty and public housing which introduces some sanitary news, such as private lavatories, sewer, air and drinking water change systems. These features were missing in more luxurious houses. In via Benedetto Marcello, at number 93, the architect Squadrelli, famous for the extraordinary buildings for thermal village San Pellegrino, realizes some tenements for the building society Case Operaie e Bagni Pubblici (also in via Petrella at number 19), that shows the social engagement of Liberty. See also: Via Petrella 19, Casa Operaia. Architect R. Squadrelli 15 8 Palazzo Castiglioni Corso Venezia, 47/49 (Via Marina, 10) Liberty, le prime mosse. Palazzo Castiglioni È Palazzo Castiglioni che segna ufficialmente la nascita del Liberty milanese, primo significativo edificio in stile della città, datato 1902. Il committente è il ricco e milanesissimo ingegnere Ermenegildo Castiglioni il cui desiderio non è solo quello di costruire una nuova dimora per sé e la sua famiglia, ma anche quello di ostentarne la solidità sociale ed economica. Ecco perché Palazzo Castiglioni sorge nel bel mezzo di corso Venezia, un’arteria urbana tra le più prestigiose della città già a partire dagli anni della dominazione austriaca. A voler ben guardare il contrasto tra questa nuova struttura e l’eleganza sobria dei palazzi neoclassici che la affiancano, ha sicuramente contribuito ad esaltarne l’attrattiva. La dimensione è imponente, cosa non propria del Liberty ma qui necessaria per non soccombere nel rettifilo neoclassico e monumentale delle altre facciate, ma la grandiosità si coniuga con l’originalità e quel tanto di provocatorio che la modernità impone. L’architetto Giuseppe Sommaruga è affiancato da una squadra di artisti e artigiani e il risultato del loro lavoro è in molti modi sorprendente. La facciata principale in pietra, movimentata da fregi, nastri, putti ed elementi vegetali in rilievo, è pesante solo in apparenza, ogni applicazione decorativa è travolta dalla vitalità dell’Art Nouveau, i fiori sbocciano, maturano e appassiscono, i putti si agitano ai lati delle finestre, sul portale d’ingresso fa capolino un bimbo che osserva una lumaca. Anche i ferri battuti che proteggono gli oblò della fascia inferiore, sembra non riescano a rispettare le esigenze geometriche delle inferriate tradizionalmente intese. Una sorpresa è anche la facciata interna, su via Marina: la monumentalità evapora, la muratura cede il passo alle grandi vetrate delle logge e il chiaroscuro dei rilievi è sostituito dal colore caldo dei mattoni. Una sorpresa infine è stata, per i milanesi, la vista, il giorno dell’inaugurazione, delle due enormi figure femminili scolpite ai lati del portone da Ernesto Bazzaro: morbide, abbondanti, nude e traboccanti di energia vitale, che scandalo! Sono state rimosse immediatamente e oggi campeggiano, un po’ appartate, nella villa Romeo Faccanoni, sempre del Sommaruga, in via Buonarroti mentre a Palazzo Castiglioni è rimasto, probabilmente per sempre, il nomignolo poco chic, ma molto milanese di “Ca’ di ciapp!”. Vedi anche: Corso Venezia 39, Casa Romanoni and Sala Architect A. Manfredini Corso Venezia 7, Casa Barelli. Architect C. Mazzocchi 16 8 Palazzo Castiglioni Corso Venezia, 47/49 (Via Marina, 10) Liberty, the starting point. Palazzo Castiglioni It is Palazzo Castiglioni to officially sign the birth of Liberty of Milan, the real first revealing building with this style of the city, dated back to 1902. The committee is the rich and engineer Ermenegildo Castiglioni from Milan, who wants not only to build a new dwelling for himself and his family, but also to flaunt social and economic solidity. This is the reason why Palazzo Castiglioni rises in the center of corso Venezia, which was already one of the most prestigious arterial roads of the city during the Austrian domination. The contrast between this new structure and the plain elegance of neoclassical palaces standing close, has certainly contributed to exalt its attraction. The dimension is impressive and even if this is not properly peculiar to Liberty, it turns out to be necessary not to succumb to the neoclassical and monumental straight stretch of the other facades. The grandeur perfectly combines with the originality and with the appropriate amount of provocation imposed by modernity. The architect Giuseppe Sommaruga has been assigned a team of artists and craftsmen and the result is astonishing in many ways. The principal façade made of stone, moved with friezes, ribbons, little angels and vegetal elements in relief, is only apparently heavy because every decorative application is swept by Art Nouveau vitality. Flowers blow, ripen and wither, little angels flounder around the windows, on the entrance a child peeps out staring at a snail. Also the wrought irons protecting the feature windows of the lower zone seem not to respect the geometrical requirements of the traditional gratings. The internal façade on via Marina is also surprising: the monumentality evaporates, the masonry gives way to the big glass loggias and the reliefs’ chiaroscuro is replaced by the hot colour of bricks. The real surprise has happened the day of the unveiling, when the citizens could finally admire the two huge women figures curved by Ernesto Bazzaro around the main door. They were so smooth, ample, naked and full of vital energy to look so outrageous. They were immediately removed and nowadays standing slightly secluded inside Romeo Faccanoni villa, built up by Sommaruga in via Buonarroti, while Palazzo Castiglioni has earned the Milanese and not chic at all nickname “Ca’ di ciapp!”. See also: Corso Venezia 39, Casa Romanoni and Sala Architect A. Manfredini Corso Venezia 7, Casa Barelli. Architect C. Mazzocchi 17 9 10 Casa Berri Meregalli Via Cappuccini 8 Casa Tensi Via Vivaio, 4 Casa Berri Meregalli. L’ultimo Liberty a Milano Costruita tra il 1900 e il 1914, Casa Berri Meregalli è il frutto dell’esuberanza inventiva dell’architetto Giulio Ulisse Arata, convinto oppositore del Liberty, impegnato a porre le basi per il suo superamento e il ritorno al gusto storicista. Un’idea curiosa, visto che questa palazzina bizzarra e imponente è oggi considerata l’ultimo esempio coerente di Liberty milanese! Le citazioni storiche sono evidenti, quasi un catalogo della storia dell’arte italiana. Il bugnato ruvido del piano strada e degli archi romani che sovrastano le finestre intimorisce quasi un po’, controbilanciato dai mattoni rossi, più rilassanti, del resto della facciata. I fregi a mosaico blu, rossi, verdi e oro ricordano la Ravenna medievale, i ferri battuti a griglia rafforzano la sensazione di trovarsi di fronte a una curiosa fortezza. L’apparato decorativo sceglie il tema animale e distribuisce in facciata pesci, rane, gufi, cani, arieti, leoni e, sulle grondaie, i mostri della drôlerie gotica. Tutto dichiara in effetti l’intento storicista, ma non esiste gerarchia, la simmetria non conta, la fantasia stravolge l’ordine e libera le forme, loggiati classici e moderni bowwindow convivono disposti sui due lati della facciata. I rilievi sono in pietra, come nella più nobile tradizione, ma anche in cemento, come solo il Liberty insegna a fare mentre gli enormi putti che si aggrappano in pose contorte ai pluviali sono un’ultima irrimediabile conferma del linguaggio Liberty milanese. Se la casa di via Cappuccini è la più originale e intrigante creazione di Arata, proprio dietro l’angolo, in via Mozart 21, un altro edificio dalle stupefacenti grondaie a testa di ariete porta la sua firma, mentre in via Vivaio 4, la Casa Tensi dell’architetto Pirovano, è un’elegantissima palazzina che ricorda le forme sinuose del Liberty Parigino. Vedi anche: Via Mozart 21, Casa Berri Meregalli 2. Architetto G.U. Arata 18 9 10 Casa Berri Meregalli Via Cappuccini 8 Casa Tensi Via Vivaio, 4 Casa Berri Meregalli. The last Liberty in Milan Built between 1900 and 1914, Casa Berri Mereghelli is generated by the inventive exuberance of the architect Giulio Ulisse Arata, strong opponent to Liberty. It sounds so weird considering that this is believed to be the last real and coherent Liberty example in Milan. The historical quotations are evident, and it looks like an Italian art history catalogue. The rough ashlar of the first floor and of Romanesque arches frightens in a sort of way, and it is balanced by the more relaxing red bricks hanging over the rest of the facade. Blue, red, green and golden-mosaic friezes remind of the medieval Ravenna, the grate wrought irons reinforce the sensation of being in front of a bizarre fortress. Decorations are focused on the animal pattern: on the facade there are fishes, frogs, owls, dogs, rams, lions and on the gutter pipes the gothic drôlerie monsters. Anything refers to the historical intent; but there’s no hierarchy, the symmetry does not count, fantasy distorts the order and frees the shapes, classical loggias and modern bow-windows coexist on the two sides of the facade. Reliefs are made of stone, as in the noblest tradition, but also in cement, as only Liberty can do, while the twisted little angels catching hold are the last sign of the Liberty language in Milan. Via Cappuccini may be the most original and intriguing Arata creation, just around the corner, in via Mozart 21, there’s another building he projected with magnificent ram shaped gutter pipes, while in via Vivaio 4, Casa Tensi designed by the architect Pirovano is such an elegant building reminding the sinuous shapes of Parisian Liberty. See also: Via Mozart 21, Casa Berri Meregalli 2. Architect G.U. Arata 19 11 Casa Campanini Via Bellini 11 La casa che l’architetto Alfredo Campanini progetta per sé nel 1904, è un vero gioiello del Liberty milanese e ha il merito di declinare in un registro più quotidiano e praticabile, la lezione di Palazzo Castiglioni sostituendone la monumentalità con la gentilezza. Le dimensioni sono contenute, la pianta è semplice, la distribuzione degli spazi interni non presenta sorprese; è la decorazione a giocare un ruolo cardine, impiegando ogni strumento. Ci sono le vetrate policrome, i fregi affrescati che attraversano la facciata in fasce orizzontali, il cemento modellato in volute ed elementi vegetali, i ferri battuti, i putti danzanti e due figure femminili a tutto tondo ai lati dell’ingresso principale che citano direttamente il Sommaruga, ma sono meno sensuali ed evitano di fare scandalo. Se il Liberty è uno stile ‘ornamentale’ casa Campanini lo dimostra senza esitazioni, dichiarando implicitamente che l’assenza di ostacoli pratici - il denaro e il tempo garantisce il risultato migliore. ‘Ornamentale’ però è anche l’opposto di ‘naturalistico’: la natura, che per il Liberty è la fonte primaria dell’ispirazione, deve subire un processo di elaborazione che la trasformi, ne sintetizzi le forme e la renda linea, movimento, decoro. È esattamente questo che succede ai bellissimi inserti in ferro battuto che completano casa Campanini che partono da grosse foglie piatte e creano intrecci di linee ariosi e verticali che equilibrano la pesantezza dei rilievi in cemento e contribuiscono a dare ritmo all’insieme in un gioco di contrappunti e chiaroscuri. L’artista dei ferri è Alessandro Mazzucotelli, lo stesso di tutte le principali architetture Liberty milanesi, a partire proprio da Palazzo Castiglioni. Peccato che siano andati perduti gli arredi originali, che avrebbero contribuito ad esemplificare quell’idea di ‘sintesi’ delle arti in cui tutto, struttura e arti applicate, ha uguale importanza nel compimento dell’opera. Vedi anche: Ab. Privata, Via della Passione 8 20 11 Casa Campanini Via Bellini 11 The house realized by the architect Campanini for himself in 1904 is a real jewel of Liberty in Milan and declines in a more practical way the lesson of Palazzo Castiglioni replacing its monumentality with kindness. The dimensions are shortened, the plan is easy, the distribution of internal spaces does not surprise. The main role is played by the decoration. There are polychrome glass doors, fresco friezes crossing the facade in horizontal ways, vegetal linedshaped cement, wrought irons, dancing little angels and two feminine figures around the main door drawing on Sommaruga but are less scandalous. Casa Campanini asserts that Liberty is an ornamental style and the absence of practical obstacles, such as money and time, guarantees a better result. “Ornamental” is the opposite of “naturalist”: nature that according to Liberty represents the primary inspiration source has to be subject to an elaboration process transforming it through shapes, lines, moves and decorations. This is exactly what happens to the beautiful wrought iron inserts that fill Casa Campanini, starting from big and flat leaves and creating airy and vertical intertwining balancing the heaviness of the cement reliefs and contributing to give rhythm to the whole. The iron artist is Alessandro Mazzucotelli, the same of the principal Liberty architectures in Milan, starting from Palazzo Castiglioni. It was such a shame to lose the original furniture that would have contributed to express that idea of “synthesis” of arts where everything (structure and applied arts) has the same importance in work achievement. See also: Private house, Via Della Passione 8 21 12 Santuario del Sacro Cuore di Gesù Viale Piave, 2 Liberty e arte sacra. Il Santuario del Sacro Cuore di Gesù In Italia sono soprattutto le regioni del nord a sviluppare il Liberty, in particolare il Piemonte e la Lombardia, più emancipate economicamente e meglio avviate in campo imprenditoriale. Sono gli industriali e i borghesi ricchi in cerca di affermazione sociale a scegliere il nuovo stile. Per questo, a Milano, il Liberty ha prodotto molte case d’abitazione di tutti i tipi: ville e villette mono familiari, palazzine suddivise in appartamenti e pensate per essere messe a reddito spesso attrezzate con spazi commerciali a piano terreno - e alcuni esempi interessanti di edilizia popolare. Ci restano inoltre diversi uffici e un buon numero di edifici industriali tra capannoni e fabbriche. Meno frequente è la committenza pubblica, per quanto anche questa, almeno nell’inclinazione ornamentale, sia influenzata dal nuovo stile. In questo panorama, la grande assente è l’architettura religiosa: non ci sono chiese Liberty, tranne qualche rara eccezione. A Milano, l’unico edificio religioso che possa definirsi, almeno in parte tale, è il Santuario del Sacro Cuore di Gesù. L’architetto è Paolo Mezzanotte che lo progetta nel 1906, con il desiderio di rimodernare una chiesa già esistente mantenendone il carattere neoromanico originario. Il gusto, tutto storicista, per 22 l’architettura romanica e più in generale per il recupero degli stili del passato, era in effetti molto in voga prima dell’avvento del Liberty e, a ben guardare, non solo gli sopravvive, ma spesso gli si sovrappone, finendo col soffocarlo. La facciata del Santuario è emblematica di questa contaminazione; gli elementi sono tutti squisitamente romanici nelle intenzioni: il mattone rosso, il timpano sul portale centrale, l’arco monumentale a tutto tondo, il profilo a capanna, non manca davvero niente. Se ci si ferma un attimo in più però emerge altro, a cominciare dall’indifferenza per le proporzioni classiche che qui sono a dir poco stravolte, la vivacità di alcuni dettagli della decorazione, come gli artigli leonini alla base delle colonne, la linea sinuosa di alcuni rilievi decorativi, tanto piatti da poter essere definiti graffiti: il risultato è anticlassico, ornamentale. In realtà, se si è in cerca di architettura Liberty che possa essere definita ‘religiosa’, l’unica cosa da fare è un giro al Cimitero Monumentale dove gli stessi borghesi che hanno costruito uffici e villette chiamano artisti e architetti, tra cui lo stesso Paolo Mezzanotte, a progettare le proprie sepolture, finanziando privatamente l’arte sacra con risultati a volte stupefacenti. 12 Santuario del Sacro Cuore di Gesù Viale Piave, 2 Liberty and religious arts. Santuario del Sacro Cuore di Gesù The North of Italy developed Liberty most, especially Piemonte and Lombardia, which were richer and more entrepreneurial. The new style is preferred by industrialists and rich bourgeois searching for social affirmation. This is the reason why Liberty in Milan generated many houses of different kind: villas, detached houses for a single family, small blocks of flats (often with commercial spaces at the first floor) and some interesting examples of public housing. Still existing also several offices and many industrial buildings, such as warehouses. Less commonly public clients demand for this style. In this scenario, the great absent is religious architecture: there are no Liberty churches, only for rare exceptions. In Milan the only religious Liberty building is for some aspects the Santuario del Sacro Cuore di Gesù. The architect Paolo Mezzanotte projected it in 1906 in order to modernize the church keeping the original Neo-Romanesque touch. The taste for Romanesque architecture and for the recovery of the past styles was actually very trendy before the coming of Liberty, and it drowns it out and stifles it. The facade of the sanctuary is emblematic of this contamination. The elements are all pleasantly Romanesque in their intentions: the red brick, the tympanum on the central main door, the monumental arch, its hut profile. But there is something more, such as the distorted classical proportions, the brightness of some decoration details and the curvy line of some decorative reliefs as flat as graffiti. The result is anticlassical, ornamental. Actually, the only religious Liberty architecture is the Cimitero Monumentale, where artists and architects had been called by the same rich bourgeois who wanted to privately finance their burial, generating awesome results. 23 13 15 14 Casa Campanini Via Pisacane 12. Architetto A. Campanini Casa Balzarini Via Pisacane 16. Architetto A. Fermini Casa Cambiaghi Via Pisacane 18/20. Architetto A. Fermini Una strada tutta per il Liberty. Via Pisacane Una strada tutta per il Liberty. Via Pisacane La via Pisacane è uno dei nuovi assi viari esterni alla cerchia dei bastioni spagnoli nati in conseguenza del piano regolatore Beruto, elaborato nel 1884 e attuato a partire dal 1889. Il toponimo viene attribuito con delibera comunale del 30 novembre 1893 e da questa data prende il via un’intensa opera di urbanizzazione che darà origine ad una delle strade più omogeneamente Liberty della città. Secondo l’esempio dei più celebri Galimberti questa via è oggetto degli interventi di un’altra famiglia di costruttori, i Cambiaghi, cui si devono le dimore che corrispondono agli attuali numeri civici 18/20 e 22. Gli architetti scelti dai Cambiaghi sono Andrea Fermini e Ulisse Stacchini. Il primo dei due ha già dato prova del suo talento eclettico proprio a pochi passi di distanza, progettando la Casa Balzarini al civico 16. Caratterizzata dalle decorazioni fitomorfe a foglia di ippocastano, inserite su forme di ispirazione moresca, come gli archi a ferro di cavallo del portale d’ingresso e delle finestre dell’ultimo piano. Per la Casa Cambiaghi al civico 18/20, la cui costruzione è quasi contemporanea, al motivo fitomorfo si unisce quello zoomorfo, sempre sublimato in stilemi decorativi dalle linee sinuose che trasformano il corpo e la ruota di piume di eleganti pavoni in originalissimi timpani destinati alle finestre del primo piano. In entrambe le case l’ornamentazione di porte, balconi, finestre e cornici alterna le sculture in cemento realizzate a stampo con pregiati ferri battuti che alleggeriscono e movimentano l’insieme della facciata. La seconda casa Cambiaghi, al civico 22, è opera dell’architetto Stacchini, nel 1904, lo stesso che pochi anni dopo sarà impegnato nel colossale progetto della nuova Stazione Centrale. L’attenzione è qui posta sul colore: la gamma dei grigi negli intonaci e nelle sculture in cemento, il rosso del cotto, il nero dei ferri battuti di Mazzucotelli, creano un sapiente gioco di alternanze che disegna sulla facciata forme geometriche e floreali. Per completare il percorso Liberty in via Pisacane vanno ricordate le dimore ai civici 12 e 24, entrambe del 1903 e realizzate rispettivamente dagli architetti Campanini e Menni. Ispirata alle forme morbide ed eleganti del più autentico Art Nouveau francese, la prima, dal disegno più asciutto e geometrico la seconda. Vedi anche: Via Pisacane 22, Casa Cambiaghi. Architetto U. Stacchini Via Pisacane 24, Casa Crocchini. Architetto A. Menni 24 13 15 14 Casa Campanini Via Pisacane 12. Architetto A. Campanini Casa Balzarini Via Pisacane 16. Architetto A. Fermini Casa Cambiaghi Via Pisacane 18/20. Architetto A. Fermini A whole street for Liberty. Via Pisacane Via Pisacane is one of the new street axes external to the Spanish bastions generated by the Beruto land use, elaborated in 1884 and applied starting from 1889. The toponym has assigned with city deliberation dated to November 30th 1893 and from here will start an intense urbanization that will generate one of the most Liberty street of Milan. This street family builders’ name is Cambiaghi, who built the buildings at numbers 18, 20 and 22. The architects called by Cambianghi are Andrea Fermini and Ulisse Stacchini. Andrea Fermini has already built Casa Balzarini, at number 16. It is characterized by phytomorfic decorations with horse chestnut leaves, inserted onto Moresque shapes, such as the horseshoe arches of the entrance and of the last floor windows. Casa Cambianghi at number 18/20 has both the phytomorfic and zoomorphic pattern whose sinuous lines turn the body and the elegant peacock circle feathers into original tympanum of the first floor windows. The ornamentation of these two houses relating to doors, balconies, windows and cornices uses cement statues realized with fine wrought iron which lightens and moves the whole facade. The second house Cambiaghi, at number 22 was made by the architect Stacchini, in 1904; the same that few years later will be involved in the colossal project of the new Stazione Centrale. Here the focus is on colour: the range of plasters greys and of cement sculptures, the baked clay red and Mazzucottelli wrought irons black create a smart alternation game drawing geometrical and floral shapes on the facade. There are also interesting Liberty houses at number 12 and 24 projected by architects Campanini and Menni. The first one is inspired by the smooth and elegant shapes of the authentic French Art Nouveau, while the second features a more geometrical line. See also: Via Pisacane 22, Casa Cambiaghi. Architetto U. Stacchini Via Pisacane 24, Casa Crocchini. Architetto A. Menni 25 PORTA VENEZIA IN DESIGN LIBERTY 2014 WHAT Milano Design Week 2014 INFO [email protected] WHEN | WHERE PERCORSO LIBERTY PRESS POINT INFOPOINT+TEMPORARY STORE COMMUNICATION DESIGN PRESS OFFICE HOW TO GET THERE WRITING AND IMAGES LIBERTY ITINERARY 26 8th/13th April 2014 | Milano, Porta Venezia tour in partnership with FAI-Fondo Ambiente Italiano with the support of Mogi Caffè 8th/13th April 2014, 10am/8pm | Via Melzo 7 (at Jannelli&Volpi) via Malpighi 7 design communication 2014 | LaboMint logo design | Marco Tossici @ Jannelli&Volpi map design | Marco Tossici www.comu-nico.it underground, M1 red line, stop Porta Venezia suburban railway, stop Porta Venezia tram 23, 29, 30 writing and images are provided by Operad’Arte and Nicoletta Murialdo. Images of Ex Kursaal are supplied by Sheraton Diana Majestic. CON IL PATROCINIO DI PARTNER MEDIA PARTNER 27