ACCERTAMENTO TERRENI GRAVATI DA USO CIVICO nel comune di VARZO
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ACCERTAMENTO TERRENI GRAVATI DA USO CIVICO nel comune di VARZO
Provincia del Verbano-Cusio-Ossola - Comune di Varzo ACCERTAMENTO TERRENI GRAVATI DA USO CIVICO nel comune di VARZO DETERMINAZIONE SETTORE TECNICO n.115 del 4 giugno 2011 Convenzione regionale in corso di sottoscrizione Renato Locarni geometra – Verbania – [email protected] FEBBRAIO 2012 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 1 PREMESSA La presente relazione si pone l’obiettivo di accertare e documentare l’esistenza e la natura degli Usi Civici nel territorio dell'attuale Comune di Varzo; nonché la loro estensione, individuandone l’ubicazione attuale, al fine di predisporre un elenco di particelle al catasto terreni vigente soggette a diritti d’usi civici e quindi sottoposte alla Legge 1766/27 n.1766 del 16 giugno 1927. Da un punto di vista teorico si è considerato l’uso civico come derivante da una situazione collettiva preesistente alla costituzione dei Comuni, situazione in cui lo sfruttamento e il godimento collettivo delle terre comuni era necessario alla sopravvivenza degli individui e della Comunità stessa (proprio sui terreni di proprietà collettiva, infatti, da secoli si sono esplicate delle attività produttive da parte delle Comunità insediate, generanti consuetudini, modi di vita, di lavoro che fanno parte della storia della Comunità e che sono divenute tradizioni e memoria collettiva). Alla nascita del Comune come persona giuridica i beni posseduti dalla Comunità passarono al Comune ma, nella maggioranza dei casi, si mantennero i diritti che la popolazione esercitava su di essi. Sotto questa luce l’incarico di accertamento ha inevitabilmente assunto caratteri di: ricerca storico-archivistica: per la ricostruzione della genesi storica e dell’evoluzione dell’uso civico nel territorio comunale; ricerca storico-cartografica: per l’individuazione catastale delle terre soggette da tale uso. RICERCA DOCUMENTALE L’indagine storica, volta a ricercare le prove documentali circa l’esistenza, la natura e l’estensione degli usi civici è stata condotta sui documenti conservati presso i seguenti archivi: Per quanto riguarda i documenti che comprovano eventuali legittimazioni, liquidazioni, reintegre o altre modificazioni della natura demaniale dei terreni a norma della legge Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 2 n.1766 del 16 giugno 1927 e del R.D. 26 febbraio 1928 n.332; sono stati consultati i documenti conservati presso: A. Archivio Commissariato Usi Civici, (A.C.U.C) B. Archivio dell’Ufficio Usi Civici della Regione Piemonte, (A.U.C.R) Per quanto riguarda invece qualunque altro documento che comprovi direttamente o per derivazione la natura demaniale collettiva dei terreni quali ad esempio: Bandi Campestri, Tasse Comunali, Regolamenti Comunali (Godimento Beni, Polizia Rurale, Pascolo, Raccolta foglie…) Vendite, Affitti ecc…; sono stati consultati i documenti conservati presso: C. Archivio Statale di Torino (A.S.T) D. Archivio del Comune di Varzo (ACV) RICERCA CARTOGRAFICA Ricostruita la storia demaniale del territorio si è passati all’individuazione catastale delle terre originariamente appartenenti prima alla Comunità, poi al Comune, procedendo alla corrispondenza tra i dati dei cessati catasti (Regno di Sardegna) con quelli del catasto vigente (C.T.). Tale ricerca è stata condotta sui documenti conservati presso i seguenti archivi: Per quanto riguarda i documenti che comprovano eventuali legittimazioni, liquidazioni, reintegre o altre modificazioni della natura demaniale dei terreni a norma della legge n.1766 del 16 giugno 1927 e del R.D. 26 febbraio 1928 n.332, la ricerca è stata condotta sui documenti conservati presso i seguenti archivi 1. Archivio Commissariato Usi Civici, (A.C.U.C) 2. Archivio dell’ufficio Usi Civici della Regione Piemonte, (A.U.C.R) per quanto riguarda invece qualunque altro documento che comprovi direttamente o meno la natura demaniale dei terreni negli archivi: E. Archivi Statali di Torino (A.S.T) F. Archivio del Comune di Varzo (ACV) Nei quali archivi sono stati consultati i seguenti documenti: Mappe del catasto del Regno di Sardegna (Rabbini) di impianto del 1866 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 3 Sommarioni e matrici originali del 1866 ed altri di varie epoche, nonché inventari, stati patrimoniali ed altro, relativi al catasto del Regno di Sardegna. Mappe C.T. fornite dal Comune di Varzo attraverso il portale per i Comuni (dati WEGIS aggiornati al 14 settembre 2010) Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 4 PRESENTAZIONE DELLA RELAZIONE PARTE PRIMA PRESENTAZIONE STORICA E RICERCA ARCHIVISTICA Questa prima parte espone i dati raccolti da varie fonti per una ricostruzione storicoarchivistica della genesi storica e dell’evoluzione dell’uso civico nel territorio del Comune di Varzo. Essa si suddivide nelle seguenti sezioni: PARTE PRIMA sezione 1: PRESENTAZIONE STORICA GENERALE PER UNA STORIA DEL TERRITORIO. Dati desunti dai vari archivi comunali e statali e dai testi storici consultati; per un inquadramento storico del territorio del Comune di Varzo. PARTE PRIMA sezione 2: ANALISI STORICO-ARCHIVISTICA Analisi dettagliata e ragionata dei documenti ritrovati nei vari archivi, per una ricostruzione della genesi ed evoluzione storica degli usi civici nel Comune di Varzo. PARTE SECONDA APPROFONDIMENTO DELLE TEMATICHE RELATIVE ALL’USO CIVICO Dati desunti dagli archivi comunali e statali consultati, analizzati, elaborati; per la ricostruzione della genesi e dell’evoluzione dell’uso civico nel comune d’origine per l’identificazione cartografica delle terre gravate. Questa seconda parte, dopo le dovute premesse che illustreranno la metodologia e i criteri adottati durante l’analisi, sarà poi suddivisa nelle seguenti sezioni: PARTE SECONDA sezione 1: Comune di VARZO - CATASTO RABBINI : estratti delle matrici originali PARTE SECONDA sezione 2: PRESENTAZIONE DEGLI ATTI DEPOSITATI PRESSO L’ARCHIVIO COMMISSARIATO USI CIVICI E L’ARCHIVIO DELL’UFFICIO USI CIVICI DELLA REGIONE PIEMONTE Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 5 PARTE TERZA: CONCLUSIONI Accertata e documentata l’esistenza e la natura degli Usi Civici nel territorio del Comune di Varzo, nonché la loro estensione ed ubicazione attuale si giunge alla stesura dell’elenco delle particelle C.T. di natura demaniale e ad un’ultima analisi dei dati ottenuti dal presente accertamento. 1. PRESENTAZIONE di carattere generale. 2. ELENCO DELLE PARTICELLE GRAVATE NEL COMUNE DI VARZO: elenco delle particelle C.T. gravate da diritti d’uso civico nell’attuale Comune di Varzo, con indicazioni di intestazione catastale (se del Comune di Varzo o altro), delle superfici. 3. CONCLUSIONI 4. ALLEGATI TAVOLA 1 – SETTORE NORD CON CATASTO TERRENI CON PORZIONE GODUTA DAGLI USICIVISTI DI TRASQUERA TAVOLA 2 – SETTORE SUD CON CATASTO TERRENI TAVOLA 3 – DETTAGLIO ALPE VEGLIA CON CATASTO TERRENI TAVOLA 4 – DETTAGLIO ALPE CIAMPORINO E SAN DOMENICO CON CATASTO TERRENI TAVOLA 5 – SETTORE NORD CON CTR TAVOLA 6 – SETTORE SUD CON CTR Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 6 PARTE PRIMA PRESENTAZIONE STORICA E RICERCA ARCHIVISTICA Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 7 PARTE PRIMA sezione 1 PRESENTAZIONE STORICA GENERALE LA STORIA DEL TERRITORIO SINTESI Il Comune di Varzo con sede nell’omonima frazione posta a 568 mt. sul mare, è situato in Val Divedro sorge sul versante sinistro, a 54 km da Verbania, il capoluogo provinciale, e a 13 km da Domodossola, in una ridente conca ai piedi della quale scorre il torrente Diveria che nasce in Svizzera e viene alimentato dal suo affluente Cairasca che scende dall'Alpe Veglia. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 8 E' formato da ben 53 frazioni sparse sui declivi solatii. Molte di queste frazioni sono abitate tutto l'anno. Altre solo nel periodo della transumanza del bestiame, le frazioni in ordine alfabetico sono le seguenti: Alneda, Altreggiolo, Bassogno, Bertonio, Bianca, Campaglia, Casabono, Casacucco, Casafranco, Casagatti, Casagiorgio, Casagrande, Casagritta, Casaquirico, Casaroggia, Casasavoino, Casastanga, Casasteffanino, Casavento, Castello, Cattagna, Cavalera, Ciotto, Coggia, Còmero, Durogna, Fontana, Gaggetto, Gebbo, Gravona, la Balmella, La Colla, La Porta, Lincio, Maulone, Molino Paggi e la Spagna, Mugné, Pasqué, Piaggio, Plé, Ponte Boldrini, Riceno, Riva, Rivera, Rosso, Salé, San Domenico Coggia e a Dreuza, Sasso Fantino, Selviggia, Staggiolo, Turiggia, Vaniullo, Villetta Varzo oggi conta circa 2200 abitanti, ha una superficie complessiva di 97,5 kmq e il suo territorio è compreso tra un altitudine minima di 380 m.s.l.m. e massima di 3.552 m.s.l.m. Ma vediamo la descrizione che ne fa Luciana Rigoni nella sua pubblicazione “La Valle Divedro e il Sempione” nel 1986. Appena oltrepassata la galleria di San Giovanni, sulla Statale del Sempione, inizia il territorio del Comune di Varzo. La valle é ancora molto stretta e le pareti sono scoscese; fra di esse, il torrente Diveria, la S.S. del Sempione, la ferrovia, si affiancano parallele, passando fra i casolari ormai da lungo tempo disabitati di Gabbio, Giabaulone, Rivaldo, Mognatta, arrivando a Campaglia, prima frazione stabilmente abitata da alcune famiglie e zona industriale, specialmente per la lavorazione del sasso. Qui la valle si allarga improvvisamente. A questo fattore morfologico si vuol far risalire l'etimologia celtica del nome VARZO = VARGO, ossia Varco nella valle, allargamento; mutatosi poi nel latino VARTIO – VARTIUM. Il fianco vallivo a mezzogiorno, detto Ovigo, rimane aspro, roccioso, a balze strapiombanti interrotte da due grandiose terrazze: la più bassa Tugliaga, la alta Selvanera…. Qui vi sono molte selve specialmente di castagni, faggi, ontani e, più in alto, di abeti, larici, pini con esigui pascoli. Vi sono baite abitate stagionalmente, soprattutto da agro-allevatori. Tutto l’Ovigo é povero di acqua sorgiva… l fianco vallivo a solatio, cioè a Nord, si apre invece ad anfiteatro, su gradoni morenici, ricchi di prati, di boschi, di campi coltivati e di acque sorgive, dolcemente inclinati, risalenti fino ai piedi delle cime più alte e terminanti nell’ampia conca dell’Alpe Veglia. E’ su questo versante della Valle che sorge il paese, suddiviso in ben 53 frazioni. Per FRAZIONI si considerano gli agglomerati di case abitate per tutto l’anno; mentre invece si dicono “montagne” quelle località con una o più baite, abitate solo periodicamente, prima e dopo l’inalpamento del bestiame, mentre si aspetta il periodo per ricondurre le mandrie in paese; praticamente sono degli alpeggi minori. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 9 CENNI STORICI GENERALI SULLA VAL D’OSSOLA1 DALLA PREISTORIA ALLA FINE DELL’IMPERO ROMANO D’OCCIDENTE (SEC. V) L’archeologia ci dice che l’Ossola fu abitata dagli uomini fin da epoca immemorabile. I ritrovamenti di utensili, armi e suppellettili di pietra, di bronzo, di ferro e di ceramica ci informano che insediamenti umani dovettero essere già presenti almeno nel Neolitico e successivamente nell’età del bronzo e sempre più intensivamente nell’età del ferro, cioè almeno dal terzo millennio prima di Cristo. Cacciatori e raccoglitori di frutti prima e, poi, pastori, agricoltori e ricercatori di minerali, contribuirono a conoscere la regione, dissodarne i campi ed i prati e bonificare le zone di pascolo oltre il limite della vegetazione arborea. Furono naturalmente scelti per primi i luoghi più sicuri ed a solatio sui pendii delle valli, ricchi di terreno fertile, prossimi alle sorgenti e sicuri dalle fiere e dagli altri nemici… I Leponzi abitavano tutta l’Ossola e le regioni vicine del Canton Ticino ed erano affratellati con un altro gruppo detto più propriamente Uberi che abitavano nell’altro versante delle Alpi oltre il Gottardo. Difficile stabilire quale fosse l’origine dei Leponzi. Alla loro formazione probabilmente contribuirono sia i discendenti dei popoli che nel Neolitico si erano insediati in queste regioni e successivamente altri provenienti dalla pianura padana (Liguri) e dalle regioni transalpine (Celti). Pare che un profondo amalgama di popoli sia avvenuto in questa regione nel VI secolo avanti Cristo quando i Galli calarono in Italia e si scontrarono con gli Etruschi e poi con i Romani. I Leponzi ebbero certamente una propria cultura ed un proprio linguaggio, ma subirono l’influenza degli Etruschi loro confinanti a sud… I ritrovamenti tombali ci informano che i Leponzi erano soprattutto agricoltori e pastori, ma capaci anche di fondere il bronzo e lavorare i metalli... Roma intraprese una guerra in piena regola e tutti i popoli alpini furono assoggettati al suo imperio (14 a.C.). La pace augustea che ne seguì ebbe felici conseguenze anche nell’Ossola, dove aumentò il benessere economico e prese avvio la cultura. Oscella2 fu probabilmente elevata al grado di municipio e, secondo il De Vit, fu sede del procuratore romano preposto alla provincia delle Alpi Atrezziane, provincia che durò fino all’epoca dell’imperatore Diocleziano (284-305) che l’ascrisse definitivamente all’Italia... Furono anche potenziate le vie di comunicazione, in cui i Romani erano maestri. Oscella era collegata non solo con Novara e Milano, ma anche con Seduno (Sion) e Octoduro lungo quella che poi fu l’asse sempioniana, ma che in quell’epoca utilizzava probabilmente con più frequenza i passi della valle Antigorio, della val Bognanco e della valle Antrona. Un lungo tratto di strada romana esiste ancora sulla 1 L’intero capitolo è tratto dalla pubblicazione “Terra d’ossola” a cura del Lions Club Domodossola del 2005, e in particolare dal primo capitolo dello stesso “Dalla preistoria al Traforo del Sempione” di Tullio Bertamini. 2 L’attuale Domodossola Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 10 sponda sinistra del Toce, da Cosasca a Mergozzo, ricordata anche dalla famosa iscrizione su roccia di Vogogna che la fa risalire all’intervento di un procuratore delle Alpi Atrezziane al tempo di Settimio Severo (196 d.C.)… Le vicende dei secoli seguenti nell’Ossola si possono riassumere nella situazione generale creatasi nell’Italia settentrionale e specialmente a Novara e Milano fino alla caduta dell’Impero romano d’Occidente (476 d.C.). DALL’ETÀ BARBARICA AI MILLE L’indebolimento dell’Impero romano permise a molti popoli barbari di superare i confini e penetrare in un territorio coltivato e ricco di prede. Cedono le difese della Germania e della Pannonia permettendo ai Goti di Alarico di raggiungere e saccheggiare Roma (410). Nel contempo (443) i Burgundi prendono stabile dimora lungo la Soana ed il Rodano a ridosso dell’arco alpino ossolano. È poi la volta degli Ostrogoti di Teodorico il quale vince Odoacre che era stato proclamato re (476) … La guerra degli Ostrogoti sotto la guida di Teodorico, iniziata nel 493, coinvolge anche l’Italia occidentale e quindi l’Ossola che fu sottoposta alle scorrerie dei Burgundi, chiamati forse da Bisanzio in aiuto di Odoacre. Le scorrerie dei Burgundi causarono la distruzione ed il saccheggio di molte città e paesi, dai quali furono portati via e condotti in schiavitù molti abitanti… Il regno di Teodorico (493-526) fu di relativa stabilità e prosperità in Italia, sebbene le popolazioni rurali fossero state ridotte ad un forte impoverimento, dovuto ad una redistribuzione dei beni ed a tasse in favore dei barbari occupanti. La successiva guerra, iniziata nel 535 e protrattasi per 18 anni, che permise ai generali bizantini Belisario e Narsete di cacciare i Goti e restaurare il dominio dell’Impero non fece che aumentare le distruzioni ed i disagi dei popoli... Ma il grande colpo che ridusse l’Italia settentrionale allo stremo e la imbarbarì per parecchi secoli fu quello dovuto all’invasione dei Longobardi … penetrati nel Friuli, e che successivamente conquistarono Milano e Pavia nel 572, dove posero la loro capitale. La prima parte del dominio longobardo fu durissima, segnata da violenze, espropri, saccheggi, incendi, spogliazioni di ogni genere, specialmente del clero e delle chiese, contro le quali i Longobardi, ariani, si accanirono particolarmente. Ciò fu causa di un rapido e drastico regresso della civiltà. La popolazione, già decimata dalla fame e dalla peste, si ridusse notevolmente. Le lettere e le arti decaddero quasi completamente. I Longobardi pretendevano di vivere di razzia prelevando i beni prodotti dai popoli soggetti, ma, condotti a miglior consiglio dagli insuccessi militari, dovettero anch’essi adattarsi al lavoro e divenire agricoltori come i popoli soggetti. Dopo un periodo di anarchia, sotto re Autari (584-590).. le cose mutarono. Con il successore Agilulfo, secondo sposo di Teodolinda, e con il concorso del papa S. Gregorio Magno, inizia la conversione al cattolicesimo dei Longobardi, il che favorisce l’amalgama con i popoli soggetti. Tuttavia mentre questi mantengono la legge romana, i Longobardi con l’Editto di Rotari (636-652) codificano la loro tradizione vivendo con leggi proprie. Il regno longobardo è in continua espansione nel secolo VII con la creazione di nuovi ducati, ma presenta anche forti sintomi di debolezza dovuti alla disunione dei duchi. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 11 L’Ossola è inclusa nel ducato di S. Giulio d’Orta, sulla cui omonima isola probabilmente il duca si era costruito per maggior sicurezza un castello. Oscella perde le caratteristiche di capitale dell’Ossola perché la sede del potere civile e militare longobardo è nel castello di Mattarella da cui dipendeva il territorio sotto forma, probabilmente, di giudicaria, retta da uno sculdascio. Quando, sotto il re Agilulfo irrompono i Franchi dai passi alpini ossolani e ticinesi il duca Mainulfo di S. Giulio d’Orta tradisce il suo re e lascia libero passo ai Franchi. Ma, cacciati questi, Agilulfo si vendica facendo tagliare la testa al duca fellone e riducendo sotto il suo diretto dominio il ducato. L’Ossola quindi dipenderà direttamente dalla Corte di Pavia. In questo tempo grandi territori sono concessi ai milites ed alle fare arimanniche longobarde nelle Alpi che essi dovevano difendere dalle invasioni nemiche. Gli uomini liberi sono ancora numerosi, ma molti sono anche i servi e gli aldioni semiliberi e molto sviluppata è la servitù della gleba in una economia che è solo agricolo-pastorale. Questa situazione non cambia neppure dopo che Carlo Magno, con la vittoria sull’ultimo re longobardo Desiderio (774), instaura il dominio franco in Italia. L’Ossola diventa una contea dipendente dal regno italico; il suo centro amministrativo e militare è sempre il castello di Mattarella (Corte di Mattarella). Ma con la venuta dei Franchi continua quel processo di feudalizzazione che sottrae praticamente al diretto dominio del re alcuni territori che vengono dati in feudo a signori laici ed ecclesiastici per loro particolari benemerenze, i quali vi esercitano il dominio teoricamente alle dipendenze del re a cui giurano fedeltà, ma di fatto valendosene con molta libertà. Vassalli maggiori e minori si legano in una instricabile società che è spesso fortemente suddivisa dagli interessi famigliari ed individuali a spese del popolo minuto, dei servi della gleba e coloni … A questo processo di feudalizzazione è soggetta anche l’Ossola, dove alcuni signori hanno vasti territori e partecipa anche il vescovo di Novara che costruisce ad Oscella… il suo castello .. Ma il dominio del vescovo si estende soprattutto sulla città di Novara, attorno al lago d’Orta ed in moltissime altre località, dove le chiese possiedono beni immobili. L’Ossola intanto è governata da un conte palatino, ma il territorio si è andato restringendo a causa della crescita dei feudi donati dal re ai signori, tanto che viene definita comitatulo quella parte che ancora dipende dalla corte di Mattarella, dopo le riduzioni subite a causa della feudalizzazione. Ma in Ossola hanno i loro beni monasteri come quello di S. Pietro in Ciel d’Oro a Pavia, fondato dal re longobardo Liutprando, e chiese anche di diocesi diverse da quella di Novara… Berengario II sottrasse alla Chiesa novarese la Riviera di S. Giulio e perseguitò il vescovo che non appoggiava la sua candidatura alla corona imperiale. Ma Ottone I di Germania, sconfitto Berengario, restituì al vescovo di Novara (962) la Riviera, l’isola di S. Giulio e la giurisdizione su Novara e dintorni. Da questo momento i vescovi di Novara appoggeranno pressoché costantemente i re e gli imperatori di Germania, i quali, per questa fedeltà, saranno generosi di riconoscimenti e di nuove donazioni. L’occasione più propizia fu colta nella lotta che oppose Arduino marchese d’Ivrea, pretendente alla corona d’Italia, ed il re germanico Enrico II. Il vescovo Pietro di Novara, schieratosi al momento opportuno con Enrico II, fu perseguitato da Arduino, per cui dovette fuggire e subire notevoli danni nei suoi possedimenti. Sconfitto Arduino, il vescovo Pietro, recatosi alla corte dell’imperatore Enrico, ebbe in dono, per la sua fedeltà e in risarcimento dei danni subiti, il comitatulo ossolano cioè la pars pubblica dell’antica contea dipendente dal castello di Mattarella. Il solenne diploma Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 12 concesso alla Chiesa Novarese nel 1014 segna dunque l’inizio del dominio feudale della medesima nell’Ossola, dominio che durerà circa tre secoli. CRONACHE DEI SECOLI XI E XII La società ed il sistema politico feudale sono al massimo sviluppo nel secolo XI, ma contemporaneamente si intravvedono i segni di una grave crisi. Il tentativo da parte degli imperatori di riaffermare il proprio potere su una società disgregata e pullulante di mille contraddizioni politiche cozza con quello dei signori laici ed ecclesiastici. L’imperatore poi ha uno scontro diretto con la Chiesa a causa delle investiture ecclesiastiche collegate con i feudi da esse dipendenti… A Milano nasce il Comune con i suoi consoli e magistrature nuove. La nobiltà è costretta a inurbarsi e riconoscere l’autorità del Comune. Il movimento comunale si estenderà lentamente alle campagne fino a coinvolgere anche i centri più piccoli. Frattanto in Ossola e nel Novarese i signori laici, già aderenti a re Arduino, cercano di riprendersi quei beni che gli imperatori Enrico II e Corrado II avevano assegnato alla Chiesa novarese. I signori di Pombia, poi denominati Conti di Biandrate, i Conti di Castello, i conti di Crusinallo estendono i loro possessi nel Novarese, nel Vercellese, attorno al lago Maggiore e nell’Ossola. I vescovi novaresi tengono a mala pena il castello e le terre dipendenti dalla Corte di Mattarella in Ossola, ma anche questo feudo viene qua e là occupato da quei signori. Fortunatamente dopo una serie troppo lunga di vescovi intrusi, risolta almeno in parte la questione delle investiture, sulla sede di S. Gaudenzio di Novara salgono vescovi legittimi, cominciando da Riccardo e seguito da Litifredo (1124-1151) con i quali si ha un deciso miglioramento religioso e civile… L’Ossola inferiore, parte della valle Vigezzo, della val Formazza, della val Divedro ed alcuni luoghi attorno a Domo, come Vagna, Montecrestese, Caddo e Masera sono di proprietà almeno parziale dei Conti di Castello,di Biandrate e di altri signori. Morto il vescovo Litifredo nel 1151 gli successe Guglielmo Tornielli. Nel 1154 scende in Italia l’imperatore Federico, duca di Svevia, detto il Barbarossa, allo scopo di sottomettere all’autorità imperiale quei comuni che, come Milano, si stavano apertamente emancipando. Il vescovo Tornielli, essendo l’imperatore a Casale, ottenne un diploma di conferma di tutti i beni e diritti feudali concessi dai re ed imperatori precedenti. In questo diploma datato 3 gennaio 1155 è esplicitamente ricordato il castello di Mattarella con tutte le sue pertinenze (castrum Mattarellae cum omnibus pertinentiis suis). Ma lo stesso imperatore aveva nel 1152 confermato i feudi dei conti di Biandrate fra cui il castello di Megolo con tutto il comitato dell’Ossola. Evidentemente non poteva essere intenzione dell’imperatore di dare lo stesso territorio in feudo a due enti diversi. Si deve quindi ammettere che, data la complessa situazione giurisdizionale del territorio, il comitato ossolano confermato ai conti di Biandrate fosse altra cosa dal comitatulo ossolano dipendente dalla Corte di Mattarella e dal vescovo. Il Comune di Novara, il suo vescovo ed i potenti signori di Biandrate e di Castello continuarono a mantenersi fedeli all’imperatore anche in occasione della sua seconda discesa in Italia nel 1158, e dopo la scomunica che contro i partigiani di Federico Barbarossa aveva lanciato il legato del papa Alessandro III nel 1160. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 13 Anzi i Novaresi, e con essi gli Ossolani, parteciparono alla presa di Milano ed alla sua distruzione nel 1162. Tornato in Italia il Barbarossa nel 1166 trovò però i popoli molto malcontenti del governo imperiale. Molte città si distaccano dall’imperatore e fanno lega con Milano. Anche il Comune di Novara ed il nuovo vescovo Guglielmo Falletto aderiscono il 15 marzo 1158 alla Lega. I Conti di Biandrate, i Conti di Castello ed altri signori si mantengono invece fedeli all’imperatore. Quando il Barbarossa seppe che Novaresi e Vercellesi avevano aderito alla Lega Lombarda fu fortemente irritato contro Vercelli e Novara, ma intanto le milizie di questi due comuni distruggevano il castello di Biandrate giurando poi di impedirne sempre la ricostruzione. La Lega si perfezionò e ingrandì negli anni seguenti con l’adesione di altri comuni come Pavia. Lo scontro fra le milizie della Lega Lombarda e quelle imperiali si ebbe nella memorabile giornata del 29 maggio 1176 a Legnano in cui il Barbarossa fu vinto ed a stento poté salvare la vita. Egli dovette poi concedere ai Comuni il privilegio di Costanza il 23 giugno 1183, con cui questi ebbero una certa autonomia. I Comuni avrebbero eletto liberamente i consoli ed altri magistrati e l’imperatore avrebbe dato ad essi l’investitura. Sulla falsariga dei comuni maggiori si organizzarono in seguito tutte le comunità, fatto che riscontriamo puntualmente anche in tutta l’Ossola. CRONACHE DEL SECOLO XIII II Comune di Novara nel secolo XIII è proteso a sottoporre tutto il territorio della diocesi di Novara. È quindi naturale che in questo disegno dovessero essere eliminati tutti i signori feudali che possedevano beni in quel territorio, compreso il vescovo. I Novaresi tentano anzitutto di ridurre i Conti di Biandrate e di Castello a riconoscere l’autorità del Comune. Il 19 agosto 1218 Guido fu Raineri Conte di Biandrate fu anzi costretto a vendere al Comune di Novara tutti i suoi beni e castelli dell’Ossola e specialmente quello di Megolo e Medoletto, mantenendo la giurisdizione sui luoghi che però era esercitata in nome del Comune di Novara. Anche i Conti di Castello dovettero cedere le loro terre ed i castelli dell’Ossola e della valle Intrasca e sottoporsi al Comune di Novara. Ma i popoli soggetti non furono affatto contenti di questo cambio di autorità, né tanto meno il vescovo che vedeva lesi molti dei suoi diritti su terre di sua proprietà che venivano arbitrariamente sottoposte ai consoli del Comune di Novara. Anche con il vescovo la lotta si fece aspra e fu difficile al vescovo impedire che i podestà del Comune di Novara esercitassero la loro giurisdizione anche nelle valli ossolane dipendenti dalla Corte di Mattarella. La situazione era molto ingarbugliata giacché si ritrova che nella stessa comunità esistevano uomini che dipendevano dal vescovo ed altri che, essendo stati soggetti ai Conti di Biandrate o di Castello, dovevano sottoporsi alla giurisdizione del Comune di Novara. L’Ossola è come la pelle di un leopardo dove vescovo e comune hanno piccoli territori sparsi e disuniti fra loro. Dopo l’ultima guerra in cui i Conti di Biandrate e di Castello si appoggiarono ai Vercellesi per liberarsi dalle pretese del Comune di Novara, alla quale parteciparono anche gli Ossolani ad essi sottoposti, e che si concluse con la presa e distruzione di Pallanza da parte dei Novaresi nel 1223, tutta l’Ossola inferiore cadde nel dominio del Comune di Novara, il quale pose i suoi podestà nel borgo di Vergonte. In questo tempo i Novaresi costruirono anche il borgo di Intra ed elevarono Mergozzo al grado di borgo. Questi borghi tendono a chiudersi con una cinta muraria. Nel 1233 il Comune di Novara ed il vescovo Oldeberto eleggono dei rappresentanti per fare un Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 14 accurato censimento degli uomini e dei beni appartenenti alle due giurisdizioni, fissando anche la rigorosa proibizione che uomini e beni passassero in alcun modo da una giurisdizione all’altra. Un secondo censimento fu necessario all’epoca del vescovo Sigebaldo fra il 1260 ed il 1267. Nell’Ossola Superiore intanto si verifica un fatto notevole. In occasione della discesa in Italia dell’imperatore Ottone IV, il nobile Guido de Rodis, padrone di molti possessi in val Antigorio e in val Formazza, ne ottiene l’investitura con atto solenne del 25 aprile 1210, costituendosi valvassore dell’Impero e quindi indipendente dalla Corte di Mattarella. In Formazza, a Salecchio, ad Agaro i discendenti di Guido de Rodis, con le varie denominazioni (de Baceno, de Cristo ecc.) svilupparono lo sfruttamento degli alpeggi con notevoli vantaggi economici. In questi luoghi essi avevano probabilmente alcuni servi della gleba a cui si aggiunsero con un contratto enfiteutico numerosi nuclei famigliari di origine walser provenienti dalla vicina Svizzera. Anche i possessi dei Conti di Castello e di Biandrate nelle parti più alte delle valli Anzasca (Macugnaga) e Divedro (Gondo, Sempione) furono sfruttati con questo sistema degli insediamenti walser. Un gruppo di essi anzi venne ad abitare anche ad Ornavasso ed a Migiandone invitati dai signori locali. Nacquero nell’Ossola, sulla falsariga di quello che avveniva a Novara ed a Milano, i partiti Guelfi e Ghibellini qui detti degli Spelorci e dei Ferrari rispettivamente. Queste fazioni si combatterono aspramente fino alla fine del secolo XVI. Il vescovo per mantenere il proprio potere era costretto ad appoggiarsi ai signori locali, i De Rodis, i Baceno, i Silva, i Campieno ecc. verso i quali fu generoso di elargizioni e favori, concedendo investiture di decime ecclesiastiche spettanti alla mensa episcopale. Ma tutte le vicende politiche che mutano governo a Milano ed a Novara si riflettono puntualmente anche nell’Ossola. Emergono a Milano le potenti famiglie dei Della Torre o Torriani e loro consorteria ed allora vediamo che membri di questa famiglia assumono la podesteria non solo del Comune di Novara, ma anche della Corte di Mattarella. La caduta dei Torriani ed il prevalere dei Visconti, per opera soprattutto del vescovo Ottone Visconti, costringe anche il vescovo di Novara a valersi di questi signori per mantenere il suo potere. Molto utile all’Ossola fu la permanenza sulla sede di S. Gaudenzio del vescovo Papiniano della Rovere, dotato di eminenti qualità politiche ed ecclesiastiche. Egli diede coraggiosamente inizio ad una riforma civile e religiosa della diocesi e dei suoi domini temporali con un Sinodo (1298) di cui rimangono i canoni promulgati. Provvide anche a difendere il dominio episcopale impedendo trapassi di giurisdizione. Meritano anche un cenno alcuni avvenimenti dell’Ossola Inferiore. Il borgo di Pieve Vergonte subì una distruzione quasi completa per opera del torrente Marmazza. Fu quindi necessario costruire un altro borgo in vicinanza e prese il nome di Pietrasanta, dove risiedeva il Podestà dell’Ossola dipendente dal Comune di Novara. Ma anche questo borgo durò poco giacché subì ripetute devastazioni da parte del fiume Anza e nel 1328 fu necessario abbandonarlo. Prese allora il titolo e la funzione di borgo l’abitato di Vogogna. CRONACHE DEL SECOLO XIV Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 15 Nella lotta fra i partiti guelfo e ghibellino anche l’Ossola ebbe la sua parte nel secolo XIV… Nel 1310 con la venuta a Novara dell’imperatore Enrico VII si ebbe una generale pacificazione dei partiti guelfi e ghibellini ed il vescovo Uguccione ottenne nell’aprile del 1311 un diploma di conferma di tutti i suoi diritti feudali… Nel 1331 divenne vescovo di Novara Giovanni Visconti, uomo potente ed astuto, il quale nell’anno seguente, con uno stratagemma rimasto famoso, si fece riconoscere signore generale di Novara. La strapotenza dei Visconti costrinse gli Ossolani alla calma. Dal 1342 al 1354 Giovanni Visconti tenne poi la sede arcivescovile di Milano, ma mantenne la signoria del Novarese. È questo il tempo in cui furono completate le difese di Vogogna con la costruzione del castello, della rocca e del Pretorio. Sulla sede di S. Gaudenzio fu posto invece Guglielmo Amidano il quale era uomo di molta religione e capacità di governo. Egli cercò di sopire le rivalità fra i partiti e le famiglie nobili ossolane. Ma le fazioni rispuntarono immediatamente con il successore Oldrado (1357-1388) di carattere completamente opposto. Spelorci e Ferrari si azzuffarono in continuità, favoriti dagli avvenimenti succedutisi nella seconda metà del secolo XIV. Con la morte dell’arcivescovo Giovanni Visconti di Milano (1354) i nipoti Barnabò e Galeazzo si divisero il vasto dominio. A Galeazzo toccò il Novarese e quindi anche l’Ossola Inferiore. Ma essendo sorta una lega contro i Visconti, costituita dagli Estensi, dai Gonzaga e dal Marchese di Monferrato, il Novarese fu invaso e saccheggiato dalle milizie mercenarie al soldo della lega, mentre il marchese di Monferrato, per il quale parteggiava il partito ossolano degli Spelorci, occupava l’Ossola inferiore e Vogogna. Con la pace dell’8 giugno 1358 Galeazzo Visconti tornò in possesso del Novarese ed anche dell’Ossola inferiore, dopo un periodo nefasto di lotte e rapine fra i partiti opposti. Vista la assoluta impotenza del vescovo conte a tenere a freno i suoi sudditi, gli Ossolani della Corte di Mattarella pensarono di sottomettersi ai Visconti con alcune condizioni: che pagando 1000 fiorini annui fossero liberi da ogni altra tassazione e che fossero rimesse tutte le condanne per i delitti commessi nella precedente guerra, restituendo tuttavia ai castellani i loro stipendi e tutte le cose rubate. L’atto fu firmato il 26 agosto 1358. Pare che il vescovo Oldrado non abbia fatto alcuna opposizione a questo atto di dedizione degli Ossolani ai Visconti. Nel 1361 riprende la guerra fra i Visconti ed il marchese di Monferrato con tutte le conseguenze luttuose che accompagnano simili eventi. Ci furono distruzioni vastissime, una gravissima carestia e poi la peste, portata dalle famigerate milizie mercenarie inglesi… Intanto contro i Visconti si muove anche il papa Gregorio XI che contro di essi bandisce una crociata e li scomunica. Si costituisce contro i Visconti una nuova lega a cui partecipa anche il conte Amedeo VI di Savoia. Tutti i popoli sottomessi vengono dal Papa invitati a ribellarsi. Gli Ossolani che per due secoli erano stati governati dai vescovi di Novara avevano frattanto, nei pochi anni in cui erano sottoposti ai Visconti, provato la durezza del nuovo regime e quindi rinacque in essi il desiderio, appena sopito, dell’indipendenza. Per ottenerla essi avrebbero anche seguito l’invito del Papa alla ribellione ed a questo scopo inviarono ambasciatori segreti alla Corte di Avignone. Ma pare che il Papa non approvasse il progetto dell’indipendenza che avrebbe sottratto alla Chiesa novarese il feudo da essa posseduto. Il Papa spedì molte lettere ai personaggi più in vista dell’Ossola affinché la ribellione fosse realizzata al più presto…. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 16 Sollecitati dal Papa gli Ossolani di parte Spelorcia si ribellarono ai Visconti, occupando il borgo di Domo, il castello di Mattarella ed altri luoghi, ma la parte ferraria non si mosse e fece fiera opposizione. Anzi, una compagnia di milizie spelorcie che tentava di giungere a Vercelli per dare aiuto al nunzio papale nell’assedio di quella città, fu distrutta dalla parte ferraria presso Anzola nel 1374. Ma la parte spelorcia si rivalse saccheggiando ed occupando momentaneamente Vogogna. Vista la incapacità del vescovo Oldrado di attendere ai suoi obblighi e la sua completa sottomissione ai Visconti, il Papa lo sospese, mandando in Ossola come vicari due canonici di Sion ed un nuovo capitano nella persona di Merino de Ulmo, bergamasco, per nuove e più vaste operazioni militari. La lotta infatti era degenerata nel brigantaggio. Venuta finalmente la pace, firmata a Samoggia il 19 luglio 1375, il Novarese ritornò in mano di Galeazzo Visconti. Gli Ossolani, abbandonati a se stessi, continuarono la guerra in proprio con ogni sorta di violenza pubblica e privata. Alla fine ne furono stanchi e nauseati e non trovarono di meglio che ritornare a sottomettersi ai Visconti… La convenzione del 1381 dava agli Ossolani una certa autonomia amministrativa, li liberava mediante lo sborso annuo di 750 fiorini da ogni tassazione, permetteva ad essi il libero commercio delle granaglie ed altri beni di consumo sui mercati della Lombardia e del Novarese, otteneva la reintegrazione nei beni di quelli che avevano subito confische durante il periodo bellico. Il vescovo di Novara Oldrado ancora una volta non si oppose, e solo qualche tentativo fu fatto più tardi dai suoi successori per tornare in possesso della Corte di Mattarella e del suo territorio. Analogamente, con atto dell’11 aprile 1381, anche l’Ossola inferiore di parte ferraria si accordò con Gian Galeazzo Visconti. I Visconti già nel 1379 erano venuti in possesso per compera della terra di Ornavasso che apparteneva ai Conti di Crusinallo ed era passata nel secolo XIII in mano dei Conti di Castello. Su questa terra avanzava pretese anche il vescovo di Sion per certi legami con la famiglia detentrice del feudo che aveva residenza anche nel Vallese. Così tutta l’Ossola, eccettuato il piccolo feudo dei De Rodis-Baceno di Formazza, Agaro e Salecchio, entrò nel dominio visconteo. Fu mantenuta in Ossola la divisione fra le due giurisdizioni con sedi rispettivamente a Vogogna ed a Domodossola, ognuna vivendo secondo le proprie leggi e statuti. In questo periodo però i Visconti giustamente promossero riforme statutarie al fine di uniformare le leggi su tutto il territorio e favorirne l’unità amministrativa e civile. Sotto Gian Galeazzo Visconti furono riformati gli antichi statuti della Corte di Mattarella e fatti molti altri. CRONACHE DEL SECOLO XV Alla morte di Gian Galeazzo Visconti si creò nel ducato di Milano una situazione politica incerta e nell’Ossola le fazioni degli Spelorci e dei Ferrari ripresero a combattersi assoldando spesso anche bande di facinorosi.. In questa incerta situazione politica il vescovo di Novara Capogallo si intromise per pacificare gli Ossolani. Nel 1404 ottenne dal duca di Milano a questo scopo la reintegrazione nel dominio temporale dell’Ossola superiore. Riuscì nel 1404 a mettere pace in valle Antigorio la quale però esigette il riconoscimento di una certa Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 17 indipendenza ed una parziale separazione dalla Corte di Mattarella con l’erezione di una nuova vicaria che ebbe la sua sede a Crodo e che durerà fino al 1861. Il 10 luglio 1406 anche la valle Vigezzo elegge i suoi procuratori per una pacificazione seguita dal perdono generale dato dal vescovo Capogallo il 13 dicembre del medesimo anno. Si era nel contempo guastata anche la pace con gli Svizzeri confinanti. Nel 1407 la parte spelorcia si riappacificò anche con essi, cioè con i Vallesani ed il vescovo di Sion. Si trattò però di una pace puramente interlocutoria. I Cantoni svizzeri infatti premevano per accedere al versante sud delle Alpi, verso la Lombardia, che in quell’epoca era una delle regioni più ricche d’Europa. Esportatori di milizie mercenarie, gli Svizzeri, tenevano in gran conto ogni piccolo sgarbo per giustificare la loro presenza in Ossola. Prendendo dunque motivazione da alcuni sequestri di bestiame fatti dai Formazzini a danno dei Leventinesi, in quel tempo dominati dai Cantoni svizzeri di Uri e Unter-wald, oltre 300 Svizzeri scesero in Ossola venendo dal Gottardo e dal Sempione, occuparono Domodossola esigendo dagli Ossolani il giuramento di fedeltà, del cui valore si può dubitare. Lasciato un presidio in Ossola se ne andarono. Ma poco dopo questo fu cacciato. Tornarono in maggior numero gli Svizzeri l’anno seguente, rioccupando Domo e spingendosi fino a Vogogna. Gli Ossolani chiesero segretamente aiuto al conte Amedeo VIII di Savoia che inviò attraverso il Sempione un robusto corpo di armati sotto la guida del capitano Pietro di Chivron, costringendo verso la fine di maggio del 1411, gli Svizzeri a ritirarsi. Anche Amedeo VIII di Savoia ottenne il giuramento di fedeltà dagli Ossolani di parte spelorcia. Nel 1415 gli Svizzeri discesero nuovamente in Ossola sorprendendo le scarse milizie savoiarde poste alla difesa dell’Ossola. Occuparono Domodossola ed il castello di Mattarella e per tutelarsi ulteriormente inviarono numerose squadre di Ossolani a distruggerlo, lasciandovi un gran cumulo di rovine. Rinforzi mandati dal Duca di Savoia ottennero il ritiro degli Svizzeri dall’Ossola fino al febbraio del 1417, quando un numeroso gruppo di essi scese dal Gottardo lungo il lago Maggiore e risalì l’Ossola da Sud. Le milizie savoiarde furono imbottigliate in val Divedro e in gran parte massacrate. Con questa spedizione gli Svizzeri occuparono tutta la regione sulla sponda destra del Toce, da Villa in su fino a Pontemaglio e tutta la valle Antigorio e Formazza, ponendo numerosi presidi armati per circa cinque anni. Il vescovo di Novara tentò ancora una volta di recuperare il dominio temporale in Ossola promuovendo un processo contro gli Svizzeri occupanti davanti al Papa. Il processo fu fatto e concluso con la sentenza del 16 dicembre 1420 in cui essi vennero scomunicati e condannati, ma l’Ossola rimase nelle loro mani fino al 1422, quando milizie scelte ducali, al comando del famoso capitano Conte di Carmagnola, inflissero agli Svizzeri la tremenda sconfitta di Arbedo presso Bellinzona (30 giugno 1422), costringendoli allo sgombero di tutti i territori occupati. Tre anni dopo, nel 1425, gli Svizzeri approfittando del fatto che il duca di Milano Filippo Maria Visconti doveva tener testa ad una coalizione che comprendeva Venezia, Firenze ed il Duca di Savoia, ritentarono la conquista dell’Ossola con un piccolo esercito di 500 armati al comando di Peterman Risigh di Switt che scelse la via del Gottardo e del Gries, mentre forti gruppi di Vallesani penetravano attraverso i passi del Sempione, della val Bognanco ed Antrona. I capitani ducali viscontei dovettero ritirarsi nella bassa Ossola, dove si riorganizzarono e si raccolsero sotto il comando del capitano Piccinino, il quale era giunto in Ossola con un buon gruppo di milizie ducali. Gli Svizzeri, vista la situazione, si ritirarono non solo dall’Ossola, ma anche dalla valle Leventina e da Bellinzona. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 18 Alcuni storici svizzeri affermano che tale ritirata non fu dovuta al timore delle armi viscontee, quanto piuttosto al denaro sborsato dagli emissari ducali ai capitani svizzeri (1426). Le continue invasioni svizzere favorirono nel secolo XV in Ossola non solo le lotte fra i partiti dei Ferrari, generalmente fedeli al Duca di Milano, e degli Spelorci, più propensi all’indipendenza, ma anche la nascita di un consistente partito filosvizzero, rendendo la difesa dell’Ossola ancora più problematica. La pressione svizzera infatti continuò, favorita anche dalla litigiosità degli Ossolani sugli alpeggi confinanti, da ruberie di bestiame, da angherie, incendi e omicidi in val Antrona, in val Bognanco, in val Divedro ed in valle Antigorio. Tuttavia il 1° aprile 1448 fu firmato un compromesso fra il Vallese e l’Ossola superiore allo scopo di evitare il peggioramento della situazione ed un’altra guerra. Morto il duca Filippo Maria Visconti (1447), subentrò per poco tempo la così detta Repubblica ambrosiana, ma il Ducato di Milano cadde quasi subito nelle mani del capitano Francesco Sforza dal quale gli Ossolani ottennero il 26 marzo 1450 la conferma dei loro privilegi. Con Francesco Sforza si apre un periodo di relativa tranquillità in Ossola dove vengono anche rinnovati tutti gli Statuti delle Comunità e si tenta di dare più unità e conformità ai medesimi. La necessità tuttavia di ottenere fondi sufficienti per le continue guerre in atto costringe i Duchi di Milano a cedere in feudo poco alla volta gran parte dell’Ossola, nonostante le rimostranze degli Ossolani che vantavano il privilegio di essere completamente esenti da queste infeudazioni. Già il duca Filippo Maria Visconti aveva dato Ornavasso in feudo ai fratelli Ermes e Lancillotto Visconti, feudo che fu eretto in baronia nel 1413. Era un modo di gratificare personaggi meritevoli per il Ducato. In valle Vigezzo già alla fine del 1300 la giustizia era amministrata da un vicario sia per la parte dipendente dalla Corte di Mattarella che per quella dipendente da Vogogna; ma nel 1430 il distacco è definitivo. Nel 1431 Mergozzo fu unito a Vogogna. Nel 1446 il duca Filippo Maria Visconti diede in feudo a Vitaliano Borromeo tutta l’Ossola inferiore da Mergozzo a Masera, da Migiandone a Pallanzeno e tutta la valle Anzasca, imponendo il giuramento di fedeltà al feudatario. Si verificarono forti resistenze all’infeudazione, specie in valle Anzasca, resistenze che vennero superate con accordi stabiliti il 3 agosto 1449 e con l’approvazione degli Statuti presentati dalle comunità soggette. Vogogna fu la capitale del feudo dei Borromei. Poco dopo, 5 maggio 1450, anche l’intera valle Vigezzo venne da Francesco Sforza data in feudo al conte Vitaliano Borromeo. Una costituzione particolare fu scelta per le comunità di Trontano, Masera, Beura e Cardezza che in seno al dominio feudale dei Borromeo ebbero una propria vicaria che fu detta delle Quattro Terre. Il dominio feudale dei Borromei estendentesi anche nelle zone limitrofe della valle Cannobina e sul lago Maggiore cesserà alla fine del secolo XVIII con l’abolizione generale dei feudi seguita alla occupazione francese dell’Italia. Il 1487 è un anno memorabile per l’Ossola. Gli Svizzeri rinnovano infatti il tentativo di occupare l’Ossola. I motivi o, meglio, i pretesti per mascherare il loro disegno antico di arrivare sulle sponde dei laghi subalpini erano naturalmente sempre gli stessi, del tutto insignificanti, sebbene raccolti con molta cura. Gli Svizzeri avevano fama di soldati imbattibili e la loro tracotanza diceva che ne erano molto convinti. L’anima di queste spedizioni era il vescovo di Sion, Jost von Sillinen (1482-1494). Già nel 1484, avvisato dal podestà di Vogogna Bertolino Albasino dei preparativi che si stavano facendo al di là delle Alpi, Lodovico il Moro che reggeva il ducato di Milano per il duca Giovanni Galeazzo Maria Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 19 Visconti, rinforzò i corpi militari di guardia e difesa dell’Ossola, mandandovi come comandante il celebre capitano conte Gian Pietro Bergamino. Il 28 ottobre 1484 il vescovo di Sion dichiara la guerra al duca di Milano ed invia immediatamente un esercito, comandato dal fratello Albino, attraverso il Sempione. Occupata momentaneamente la valle Divedro, appena questi si accorge di aver di fronte un grosso contingente di armati ducali pronti al combattimento, riporta in fretta i suoi oltre le Alpi, con grave disappunto del vescovo Jost. Nel 1487, col pretesto di vendicare delle offese fatte ai Vallesani in val Divedro, il vescovo Jost invia un altro esercito più numeroso ed agguerrito in Ossola, sempre al comando del fratello. Prima del 18 aprile, giorno in cui fu dichiarata la guerra, già un buon numero di armati era stato concentrato dal conte Gilberto Borromeo a Vogogna, sebbene non riuscisse a convincere gli uomini dell’Ossola Superiore ad unirsi con lui per difendere la val Divedro, forse per l’antico antagonismo di parte. Fortunatamente il 18 aprile un altro contingente di truppe al comando del capitano Zenone de Cropello, con 500 fanti e 50 schioppettieri, giunse a rinforzare la difesa del borgo di Domo. Si aspettava anche l’arrivo in Ossola con le sue genti armate del condottiero ducale Renato Trivulzio, fratello del più famoso Gian Giacomo. La mattina del 20 aprile dalla gola di Crevola si affacciarono i 6000 Vallesani a cui si erano aggiunte altre bande di Lucernesi. Questi, dopo aver mandato ad occupare e presidiare la val Antigorio, puntarono sul borgo di Domo. Convinti dalle artiglierie del capitano Zenone e da quelle di Gian Antenore Traversa, che in quel tempo comandava il presidio di Domo, girarono al largo e si accamparono sul colle di Mattarella fra i ruderi del castello, non senza aver devastato i luoghi circostanti. Il giorno dopo, il 21 aprile, eccoli a incendiare ed a razziare da Calice fino a Villa. Il conte Gilberto Borromeo in una lettera del 20 aprile al Duca, informa che prima ancora di accamparsi a Mattarella questi thodeschi hanno corso li a cerchio fin appresso a Villa mettendo a focho e fiama ogni cosa et amazando fin a li puti picoli, per non poterli obviarli non havendo altra gente che paesani, quali sono voluti restare a casa loro per guardia de le sue cose. Tornarono gli Svizzeri il giorno seguente (22 aprile) in numero di circa 400 per assaltare Villa, ma vi trovarono una resistenza accanita da parte della gente del luogo in cui aiuto erano accorsi i robusti montanari della val Anzasca. I predatori svizzeri, tornarono a mani vuote, dopo essersi vendicati bruciando qualche casolare. In quel medesimo giorno giunse in Ossola il Trivulzio col suo esercito e si fece un piano di guerra. Ma gli uomini della valle Anzasca e della valle Antrona che avevano fatto buona resistenza a Villa, o per timore o per calcolo, dubitando forse che qualche gruppo di Vallesani giungesse alle loro spalle, come altre volte, attraverso i passi del Monscera, di Saas e del monte Moro, non vollero partecipare alla battaglia, cercando di mettere in salvo le loro robe e dando così appiglio all’accusa di essersi segretamente intesi coi Vallesani. I timori degli Antronesi erano giustificati. Giovan Battista del Ponte scrive il 18 aprile al Duca di Milano: quilli (todeschi) quali sono venuti per la valle di Antigorio sono secundo se dice gente de la Liga del Bo, et ho inteso che bruxano et hano bruxato case et quelle gente che trovino de detta valle, menano tutty per ly terri. De hora in hora aspectamo un altro assalto per la valle de Bugnanco da quilli frieri (frilli) quali erano nel campo di Saluzo... Aviso V. Excellentia como domatina Deo danti me porto da qui et vado in la valle Antrona et con li homeni de dicta valle che sono a numero di circha 600 homini et valenthomini et con certi altri homini de questa vostra jurisdictione farò tuto il podere mio per andare a bruxare a disfare una valle del Vescovo de Valese nominato Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 20 Valzosia (Saas) quale confinia con dicta valle de Antrona et de tutto quello che se farà, ne avisarò V. Excellentia. Non pare che il disegno del capitano Del Ponte sia stato condotto a termine, ma gli uomini di Antrona fecero buona guardia alla loro Valle. Non ci furono scontri importanti fino al giorno 27 aprile, tanto che la notte del 25 aprile 2000 Vallesani salirono in val Vigezzo a far bottino. Giungevano frattanto in Ossola altri rinforzi ai ducali ed in special modo il conte Gian Pietro Bergamino con 2000 fanti; così che i ducali potevano schierare in campo circa 3500 uomini. Il 27 aprile Renato Trivulzio volendo saggiare la consistenza del nemico avanzò da Vogogna verso Beura con 50 balestrieri. La piccola schiera fu avvistata dagli Svizzeri dal castello di Mattarella e 500 di essi calarono sul piano di Calice. Un gruppetto di ducali guidati dal capitano Jacopo dal Corte non esitò ad attraversare il Toce ed attaccare duramente i Vallesani che lasciarono sul terreno 50 morti e dovettero fuggire. Questo assaggio era stato parecchio amaro per gli Svizzeri ed il loro comandante Albino di Sillenen ne trasse cattivi auspici. Mandò in fretta a richiamare dalla val Vigezzo quelli che erano saliti a bottinare perché si affrettassero verso il ponte di Crevola dove anch’egli si diresse coi suoi, lentamente, per guadagnare l’imbocco della val Divedro e non vedersi tagliata la via dai ducali. Mossisi gli Svizzeri da Mattarella verso Preglia, i capitani Zenone e Traversa che erano in Domo ne mandarono avviso a Vogogna dove il Trivulzio ed il Bergamino stavano concertando un piano di guerra. Il capitano Jacopo dal Corte raggiunge Domo e coi suoi balestrieri sorprende gli Svizzeri a Preglia. Giunti anche Zenone e Traversa vengono attaccate le retroguardie svizzere e costrette a impegnarsi. Sopraggiunge anche il Trivulzio che manda immediatamente un corpo di fanti scelto per il ripido sentiero che da Preglia porta in val Divedro ad occupare il ponte dell’Orco sulla Diveria, nel punto cioè in cui la strada del Sempione salendo da Crevola passa sulla sponda destra del Diveria, poco prima della frazione S. Giovanni, tagliando così la ritirata agli Svizzeri. La battaglia si accende quindi nel piano fra Preglia e Crevola e nei pressi del ponte. Gli Svizzeri si ritirano lentamente aspettando di congiungersi con il gruppo dei bottinatori saliti in val Vigezzo. Appena questi furono visti scendere dai colli di Trontano con il frutto delle loro razzìe, Jacopo dal Corte con un gruppo di balestrieri a cavallo lascia Preglia e, passato il Toce, si fa loro incontro. Gli Svizzeri si fermano e si chiudono in difesa, ma pur essendo forniti di molte armi e anche di schioppi ebbero notevoli danni dai balestrieri ducali. Ma poiché, nonostante i danni subiti si mantenevano chiusi in difesa, Jacopo dal Corte simulando una fuga, riuscì a sparpagliarli sul terreno, caricandoli poi duramente così che ne restarono uccisi un migliaio, abbandonando il bottino ed ogni cosa. Pochi riuscirono a ricongiungersi coi loro, mentre la maggior parte degli scampati fu braccata e trucidata dai montanari di Trontano e Masera. La notizia di questo scontro e del risultato, giunta a Crevola, portò il morale dei ducali alle stelle. Sopraggiunti anche il Bergamino ed il Borromeo con gli uomini di armatura pesante, si schierò l’esercito e fu dato l’attacco al ponte di Crevola. La battaglia fu durissima e combattuta con valore da ambo le parti. La sorte per gli Svizzeri volse in sfavore quando un gruppo di cavalleria ducale riuscì a passare la Diveria e prenderli alle spalle, cosa che fece anche Jacopo dal Corte giungendo in quel frattempo da Masera per la piana di Montecrestese. Gli Svizzeri cominciarono a cedere, lasciando il ponte sotto il quale a centinaia si ammucchiavano i cadaveri ad arrossare le acque del fiume e cercarono la difesa nelle vicine case tentando contemporaneamente di guadagnare la strada della salvezza. Ma questa era sbarrata al ponte dell’Orco. Lungo Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 21 l’angusta strada che si inerpica sul monte furono facile bersaglio delle balestre puntate su di loro e dei grossi massi rotolati dall’alto. Quelli che non precipitarono nel fiume furono circondati e uccisi o braccati dai paesani che non mancarono di incrudelire su di loro per vendicarsi di tante violenze passate. Si dice che almeno 2000 Svizzeri morissero in questa che fu una delle più gravi sconfitte subite da essi. Gli Ossolani in ringraziamento dell’ottenuta vittoria, proprio sul luogo della battaglia al ponte di Crevola, costruirono un oratorio dedicato a S. Vitale, padre dei Santi soldati Gervasio e Protasio, facendo anche voto di visitarlo nel giorno della festa. Dopo questa battaglia Ludovico il Moro venne in Ossola, pagò i soldati, visitò la valle ordinando gli opportuni restauri al castello di Mattarella ed alle altre torri di difesa ossolane e gli sbarramenti al Passo di Premia ed al Passo di Croveo contro possibili invasioni svizzere. Venne anche riorganizzato il sistema di rapide informazioni per mezzo di una rete di segnali che dalle valli estreme erano rimandati da torre in torre fino a Milano. La pace fu firmata il 23 maggio 1487 a Domodossola e completata con altra firmata a Milano il 9 gennaio 1495. Con questa il vescovo di Sion rinunciava ad ogni pretesa sull’Ossola; tuttavia il ducato di Milano e quindi anche l’Ossola perdette definitivamente tutta la zona che da Gondo, dove passa l’attuale confine italosvizzro, giunge a Lattinasca, ossia all’attuale Gabi, comprendente la val Vaira, detta attualmente Schwitzbergental. La pesante lezione della battaglia di Crevola non era però stata sufficiente agli Svizzeri. Il vescovo Jost, sollecitato da Carlo VIII di Francia, rinnova l’attacco al ducato di Milano cercando di rendersi padrone dell’Ossola. Il 23 marzo 1495, mentre un gruppo di Svizzeri al comando del famoso capitano Giorgio Supersaxo, che tuttavia si era opposto in sede di consiglio a questa spedizione, evitando Domodossola, scendeva ad occupare Villa e Piedimulera, il vescovo Jost con un altro gruppo puntò su Domodossola sotto le cui mura però fu battuto e dovette riguadagnare il Sempione. La val Formazza, stanca del dominio feudale dei De Rodis-Baceno chiese a Lodovico il Moro di esserne finalmente liberata e di dipendere direttamente dal Ducato di Milano. Dopo lunghe insistenze, paventando forse che i Formazzini di origine walser decidessero di darsi ai vicini Svizzeri, il Duca tolse il feudo ai De Rodis-Baceno, né valse una causa da essi fatta contro tal provvedimento a recuperarlo. Restò comunque ad essi Salecchio ed Agaro che passò in feudo ai Marini di Crodo e successivamente fu comperato dal conte Giulio Monti di Valsassina. Gli Ossolani rinnovarono anche la richiesta di conferma degli antichi privilegi ed il duca Ludovico il Moro la concesse il 28 febbraio 1495. Un cenno deve essere fatto anche di due avvenimenti che commossero la devozione degli Ossolani. Nel 1492 un dipinto della Madonna nella chiesa di Cravegna si rigò di sudore e di lacrime. Nel 1494 è l’immagine della Beata Vergine dipinta sulla facciata della chiesa di Re che, percossa dalla sacrilega sassata di Giovanni Zuccone di Londrago, emana ripetutamente ed alla presenza di persone eminenti del clero, dei magistrati locali ed anche di molto popolo, un fiotto di sangue dalla fronte colpita. Ambedue questi fatti furono sottoposti a immediata ed attentissima indagine con processi che ne testimoniano l’oggettività e storicità, in documenti originali ancora esistenti negli archivi e registrati. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 22 CRONACHE DEL SECOLO XVI Ludovico il Moro con la sua politica ambiziosa non mancò di attirarsi le odiosità dei sudditi e le gelosie dei principi che vantavano qualche diritto sul ducato di Milano. Primo fra tutti il nuovo re di Francia Luigi XII, succeduto a Carlo VIII, la cui venuta in Italia aveva scombussolato l’intera penisola. Vantava il re francese la discendenza da Valentina Visconti data in sposa da Gian Galeazzo nel 1389 a Ludovico duca di Turenna, fratello di Carlo VI e figlio di Carlo V re di Francia. Tutto questo era noto e non mancarono di sorgere numerosi partigiani per il dominio francese in Italia e sul ducato milanese in particolare, indirettamente favoriti dalla politica di Ludovico il Moro che si era creato attorno molte inimicizie. Gian Giacomo Trivulzio non esitò a porsi al servizio del re di Francia e a capitanare un esercito francese che, sceso in Italia nel 1499, costrinse Ludovico il Moro a rifugiarsi in Tirolo mentre il re francese Luigi XII, il 23 settembre entrava trionfalmente in Milano, ritornando però subito in Francia portando seco il conte Francesco Sforza ancora fanciullo. Incominciarono così tutte le traversie del Ducato Milanese conteso entro la fine del 1400 e la metà del 1500 fra gli Sforza, i Francesi e gli Spagnoli. Tutti questi avvenimenti in rapida successione si riflettono puntualmente anche nell’Ossola dove prendono nuovamente forza i partiti locali. Tramontati apparentemente il guelfismo e ghibellinismo, ossia i partiti degli Spelorci e dei Ferrari, si parteggia per il duca di Milano o per il re di Francia oppure addirittura per la Lega Svizzera dei 12 Cantoni. I capi delle fazioni sono sempre quei nobili che avevano scelto di conservare e crescere le loro fortune militando sotto le bandiere ducali o francesi, reclutando anche in Ossola quelle milizie di cui avevano bisogno, ed alle quali assegnavano talvolta gli stipendi impegnando i propri beni. Favorevoli al Duca di Milano sono i Ponteschi, facenti capo alla famiglia del Ponte discendente da quel capitano Garbellino di Semonzio di Crevola, il cui figlio aveva abbandonato le sue case in Semonzio perché distrutte nelle guerre del secolo XIV per costruirsi una abitazione presso il ponte di Crevola, donde il nome. D’altra parte, favorevoli al re di Francia sono i Brenneschiun ramo dei De Rodis-Baceno ai quali si erano uniti i Della Silva e De Rido di Crevola. Tutte le altre famiglie nobili o particolarmente fornite di censo erano costrette ad entrare nell’una o nell’altra delle due consorterie; ma anche i piccoli proprietari o fittavoli che tenevano da questi signori gran parte dei loro beni in enfiteusi o avevano verso di essi obblighi particolari erano necessitati a seguirli. Impadronitisi i Francesi del Ducato Milanese, furono mandati commissari anche nell’Ossola … Gli Ossolani devono ora prestare il giuramento di fedeltà al re di Francia. Pertanto il vescovo di Novara si affrettò con atto del 1° febbraio 1512 ad accaparrarsi le simpatie degli Ossolani concedendo, su preghiera del conte Lancillotto Borromeo, alle popolazioni delle valli Vigezzo, Anzasca e Strona il privilegio dell’uso dei latticini durante la Quaresima, Settimana Santa esclusa, privilegio che fu poi esteso a tutta l’Ossola. Riuscì allo Schinner di convincere i Confederati Svizzeri a scendere in Italia per cacciare i Francesci, ed assoldato un forte esercito di mercenari nel giugno del 1512 costrinse i Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 23 Francesi a lasciare Milano rimettendo nel Ducato Massimiliano Sforza il quale, il 29 dicembre 1512, fece il suo ingresso solenne in Milano. I Francesi tennero però i castelli dell’Ossola Superiore ed il borgo di Domo fino all’agosto del 1512. In quell’epoca un grosso contingente di armati svizzeri della Lega di Urania o del Bue vennero per loro conto e col benestare di molti Ossolani specialmente di quelli che parteggiavano per i Francesi a prendere in consegna i castelli ed il borgo di Domo. Anche questi si fecero giurare fedeltà degli Ossolani. Il 10 agosto 1512 giurarono quelli di Villa e della valle Antrona. Il 15 agosto i Francesi fecero la consegna dei castelli e del borgo e attraverso il Sempione ripassarono le Alpi. Sebbene alleati del Duca di Milano, gli Svizzeri tennero l’Ossola in proprio e non vollero cederla al Duca di Milano, ... Comincia in questo periodo a prendere forza un partito favorevole agli Svizzeri e che, dimentico delle antiche e recenti offese, vorrebbe l’Ossola confederata con i Cantoni Svizzeri. Il comportamento degli Ossolani dell’Ossola Superiore irritò specialmente i conti Borromeo i quali, dopo essere stati partigiani dei Francesi, erano tornati all’ubbidienza del Duca di Milano. Lancillotto Borromeo tentò di prendere il borgo di Domo, ma fu battuto dagli Ossolani collegati cogli Svizzeri. Si vendicò il Borromeo impedendo la libera circolazione delle merci, imponendo gravi dazi sulle importazioni del grano dal Novarese e Milanese, angariando i mercanti ed impedendo in tutti i modi le comunicazioni fra le due Ossole. Alle rimostranze degli Ossolani rispondeva il Borromeo: «avete voluto stare cogli Svizzeri piuttosto che con noi? Andate ora da essi perché vi diano il grano e le vettovaglie! Per conto nostro vogliamo assolutamente farvi morire di fame». Fu una dura carestia che fece soffrire soprattutto i più poveri e che provocò la peste, sempre pronta a comparire in queste occasioni. Il flagello, scoppiato nel 1513, durò da luglio a dicembre e mieté molte vittime. Il seguente anno, 1514, gli uomini dell’Ossola Superiore sotto la guida del capitano Paolo della Silva, che aveva sempre mantenuto vicino a Domo un buon gruppo di fedeli armati, coll’aiuto anche di un piccolo corpo di Svizzeri, fecero un’azione di forza puntando direttamente su Vogogna. Il borgo cadde subito nelle mani di questi armati esasperati i quali si diedero al saccheggio, distrussero i caselli del dazio e si fecero giurare con atto pubblico che per l’avvenire ogni dazio sarebbe stato abolito (17 luglio 1514). I poveri abitanti di Vogogna si salvarono in parte rifugiandosi in val Anzasca. Poco dopo (27 luglio) analoga spedizione fu fatta a Mergozzo, Omegna e Pallanza dove ugualmente si volle il giuramento di esenzione da ogni dazio. Gli invasori si ritirarono poi da Vogogna non senza prima aver diroccato il castello, ma mantennero alcune fortezze che occuparono a titolo cautelativo. Ne nacque fra il conte Borromeo e l’Ossola Superiore una lite che fu portata davanti ai capi della Lega dei XII Cantoni. La sentenza costrinse gli uomini dell’Ossola Superiore a restituire le fortezze e i territori occupati, ma fece obbligo ai Borromeo di lasciare libero il passaggio ai grani e vettovaglie. Morto Luigi XII senza eredi legittimi, sul trono di Francia salì Francesco I, anch’egli discendente da Valentina Visconti, e quindi aspirante al dominio del ducato di Milano. Massimiliano Sforza gli oppose un esercito di mercenari svizzeri, ma non riuscì ad impedire al re francese di scendere in Lombardia. La battaglia decisiva del 14 settembre a Marignano, in cui perirono 15000 svizzeri e 6000 francesi permise a Francesco I di entrare da signore in Milano e impadronirsi del Ducato, mentre il duca Massimiliano, costretto ad abdicare, era spedito prigioniero in Francia. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 24 Dopo questi avvenimenti i capitani della Lega non si sentirono più sicuri in Ossola... Gli Svizzeri si ritirarono dall’Ossola e per un certo tempo questa regione fu terra di nessuno.. Colla salita di Carlo V al trono di Spagna il dominio del Ducato di Milano viene rimesso in discussione. Il nuovo imperatore ed il Papa appoggiavano Francesco II Sforza, fratello di Massimiliano, il quale poté assoldare un esercito di mercenari svizzeri e tedeschi e con questi il 19 novembre 1521 riprese Milano costringendo i Francesi a tornare in patria. Nell’Ossola, Benedetto del Ponte, capitano di milizie ducali, costrinse i Francesi a lasciare il borgo di Domo, cosa che avvenne verso la fine di giugno 1522. L’8 luglio seguente i deputati ossolani si recarono a Milano per giurar fedeltà al Duca. Il seguente anno gli Ossolani inviano al Duca una supplica per ottenere la pacificazione generale ed il perdono per tutti quelli che nelle guerre passate avevano parteggiato per la Francia, in particolare per il capitano Paolo della Silva e suoi luogotenenti banderali, nonché il riconoscimento degli antichi privilegi. Il 16 giugno 1523 si ebbe notizia che la supplica era stata accolta. Nell’autunno del 1524 Francesco I di Francia con un esercito di 36000 uomini attraversò le Alpi ed occupò Milano. Cominciò così in ossola una lungo periodo di guerre. Le guerre che quasi ininterrottamente si erano succedute nell’Ossola, il passaggio di tanti eserciti e di gruppi di sbandati dediti alle rapine ed al saccheggio avevano frattanto influito gravemente rovinando l’economia ed anche la vita pubblica di questi montanari costretti a subire le violenze e quindi portati essi stessi all’esasperazione della violenza. Le case diventarono dei fortilizi e tutti andavano in giro armati contro ladri e briganti che dettavano legge. I partiti legati alle potenti famiglie in lotta fra loro avevano influito a rendere paurosamente abituale la violenza ed il sopruso, le cui lezioni erano impartite dai capipartito e dai signori che amavano mantenere un gruppo di armati al proprio servizio, e della peggiore risma, dai quali erano sempre accompagnati anche quando si recavano in chiesa o nelle pubbliche adunanze. Il banditismo diventa dalla metà del 1500 fino alla metà del 1600 una piaga dell’Ossola, contro la quale il governo spagnolo si limita spesso a lanciare le sue gride e la cui estirpazione sarà occasione di enormi spese da parte delle comunità obbligate a restituire quanto i mercanti in transito o chiunque perdevano, essendo esse obbligate a mantenere sicure a proprie spese le strade nei propri territori. Perdura comunque una grave insicurezza ed un’atmosfera di continuo pericolo. Un’ordinanza del 29 luglio 1595 disponeva che i muri fiancheggianti le strade fossero più alti di 2 metri o rasi al suolo perché non fossero facile ricetto di banditi ed assassini; così anche i boschi in vicinanza delle strade dovevano essere tagliati e molte case abbattute o chiuse in modo da non servire da ricettacolo o rifugio di banditi. CRONACHE DEL SECOLO XVII Durante il periodo di dominazione spagnola che va dal 1536 al 1713, l’Ossola avrebbe potuto godere di un felicissimo tempo di pace e di benessere, dopo un secolo di disastrose invasioni, di lotte e cambiamenti di governo. Invece non fu così. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 25 Mancò al governo spagnolo una vera politica sociale ed economica che si traducesse in un progresso autentico. Lo squilibrio fra i ricchi ed i poveri andò aumentando fino ad apparire non solo ingiusto, ma insultante. Pochi nobili, ricchi e insensibili alle miserie del popolo, si preoccupavano di ostentare la loro opulenza e spesso il disprezzo per i diritti sacrosanti dei coloni e dei meno abbienti. Anche in Ossola sono essi che costruiscono i loro nuovi pretenziosi palazzotti dove ogni tanto, al passaggio di qualche personaggio importante, danno ampia ospitalità e fastose imbadigioni, e vivono serviti da uno stuolo di servi e di armati. Essi amavano farsi beffe della legge, esimersi da ogni gravezza, mentre i poveri erano alla mercé del Fisco. La giurisdizione di Domodossola comprendeva tutta l’Ossola Superiore con esclusione della val Vigezzo, delle Quattro Terre (Trontano, Masera, Beura e Cardezza) e della valle Antigorio. Questa giurisdizione aveva i suoi Reggenti generali ed il suo Consiglio generale in cui i rappresentanti dei comuni si riunivano alla presenza del pretore di Domo, per ogni decisione importante. In casi di necessità tutta l’Ossola Superiore si riuniva a consiglio per eleggere alcuni deputati onde far valere i propri diritti e interessi presso il Governo. Le misere condizioni degli Ossolani in questo tempo sono per lo più attribuite alla notoria sterilità delle terre, a calamità naturali ricorrenti, al clima particolarmente avverso i cui eccessi distruggevano i già scarsi raccolti. Tuttavia il maggiore colpevole di tanta miseria fu il Governo spagnolo che con una fiscalità metodica ed esasperante, ricorrendo a tutti i mezzi afflisse le popolazioni ossolane con una martellante pressione. La scarsa produttività delle terre ossolane, la pressione esorbitante del Fisco spagnolo, alcune calamità naturali ed una certa imprevidenza amministrativa concorsero ad aumentare la povertà fino a giungere al livello della vera carestia. Mancavano nei primi decenni del 1600 non solo il denaro, ma anche i beni di consumo più necessari. Si aggiunse a questa situazione anche una grande epidemia di peste che fece molte vittime. Il secolo XVII fu per l’Ossola uno dei più disastrosi anche per le catastrofi naturali verificatesi in quel periodo. Prime fra tutte le alluvioni… II governatore di Milano e capitano generale marchese di Hinojosa, con ordinanza del 6 febbraio 1614, stabilì che si formassero in questo Stato (di Milano) una milizia de’ i soldati di esso per servitio di Sua Maestà et beneficio e sicurezza loro. Si diedero anche disposizioni affinché tale milizia avesse necessaria istruzione, disciplina ed armamento. Il tutto era naturalmente a carico degli uomini scelti per tale servizio in numero proporzionato alla consistenza della comunità. Ma per lo più l’armamento era a spese della comunità. In cambio gli ufficiali erano esenti dall’obbligo di alloggiare nelle proprie case i soldati a piedi od a cavallo mandati a stazionare sul luogo. Il motivo di questo provvedimento va ricercato nella necessità che aveva il Governo spagnolo di non lasciare sguarnito il proprio territorio; mentre le sue truppe erano concentrate ed impegnate nella guerra del Monferrato contro i Francesi e Piemontesi. Questa specie di guardia civica o popolare, istituita in tutta l’Ossola, mantenne a lungo la sua funzione anche dopo gli avvenimenti bellici che furono causa della sua istituzione e perdette decisamente la sua importanza solo dopo la restaurazione del dominio piemontese in Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 26 Ossola seguita alla caduta di Napoleone… Al suo sorgere fu però ostacolata dalle popolazioni, che si vedevano aggravate da nuove spese e paventavano di dover marciare fuori dei confini dell’Ossola, la sola patria che avesse per esse un significato autentico. Il loro avvento fu tuttavia utile all’Ossola … perché la presenza di milizie organizzate rese più sicure le valli contro i briganti e facinorosi e favorì una maggiore coscienza unitaria fra gruppi spesso antagonisti e disuniti. CRONACHE DEL SECOLO XVIII Con la morte di re Carlo II di Spagna (anno 1700), si ebbero immediati contrasti fra i pretendenti al trono. Filippo d’Angiò, chiamato dal testamento del defunto re a cingere la corona di Spagna, si portò subito a Madrid e fu riconosciuto nei domini spagnoli, prendendo il nome di Filippo V. L’imperatore d’Austria Leopoldo I contestava però questa nomina, pretendendo il trono di Spagna per il proprio secondogenito Carlo. Ne nacque una guerra che allineò da una parte l’Austria, l’Inghilterra e l’Olanda e dall’altra la Spagna, la Francia e la Baviera. Vittorio Amedeo II di Savoia si unì inizialmente alla Francia ed alla Spagna. La guerra fu combattuta in Lombardia con alterne vicende che indussero però Vittorio Amedeo II a staccarsi dai suoi alleati per aderire all’Austria. Questo cambiamento di rotta della politica sabauda irritò gli ex alleati. Gli eserciti franco spagnoli occuparono la Savoia e parecchie importanti città del Piemonte, stringendo Torino con un potente assedio. A seguito di questa nuova guerra l’Ossola venne gravata di ulteriori spese per il sostentamento delle milizie. Nel 1706 l’Ossola entrava a far parte dei domini dell’Austria sotto l’imperatore Giuseppe I, il quale, grato a Vittorio Amedeo II di Savoia dell’aiuto prestato, gli cedeva il Monferrato, la Lomellina, Alessandria, Valenza e la Valsesia. Morto però l’imperatore di vaiolo nel 1711, l’arciduca Carlo che come pretendente al trono di Spagna aveva assunto il nome di Carlo III (di Spagna) ebbe il trono del fratello con il titolo di Carlo VI imperatore. Ma con la pace di Utrecht, in cui i domini spagnoli furono spartiti, lo Stato di Milano e l’Ossola entrarono a far parte dei domini imperiali dell’Austria (1713).. il 26 gennaio 1712 si ebbe la Dichiarazione Magistrale con cui l’Ossola era riconosciuta nel possesso degli antichi privilegi, notificata poi ai pretori dell’Ossola con lettera del 25 febbraio 1712… L’imperatore d’Austria Carlo VI nel 1718 incaricò una speciale Commissione o Giunta di fare un nuovo e generale censimento che potesse poi servire come base di calcolo alle imposte. E poiché l’imposta veniva elevata sui fondi, sulle persone e sulle merci, il censimento, assieme a dati statistici riguardanti la popolazione ed il commercio, esigeva una misura precisa delle proprietà fondiarie e relative rendite. Si cercò di assoggettare anche l’Ossola a questo generale censimento che sparse dappertutto misuratori e loro aiutanti. Ma gli agrimensori trovarono non poche difficoltà in Ossola dove i fondi, a causa della estrema suddivisione, sono piccoli, irregolari e numerosissimi. Si dovette allora ripiegare dividendo semplicemente i territori comunali in corpi di ugual superficie, segnando in essi i vari proprietari, ma rinunciando alla definizione più precisa dei fondi appartenenti ai singoli proprietari. Naturalmente le notifiche si estendevano anche alle abitazioni, cascine, mulini, ecc. ed i notai vennero obbligati alla denuncia dei contratti di compravendita degli immobili, specificando misure e nomi dei contraenti. Nel 1725 si Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 27 tentò anche una stima del valore della proprietà. Ciò significava che si era in procinto di estendere anche all’Ossola un nuovo sistema fiscale che avrebbe spazzato via tutti i privilegi ed esenzioni a cui fino allora si era guardato come alla salvaguardia della possibilità di sussistenza. Perciò i rappresentanti dell’Ossola fecero subito ricorso perché l’Ossola fosse esentata dal censimento. Il voto del fisco del 7 ottobre 1727 fu favorevole all’Ossola Superiore, ma doveva essere approvato dall’imperatore. La guerra per la successione al trono di Polonia (1733-1738) ebbe notevoli conseguenze anche in Ossola. Essendosi Carlo Emanuele III, re di Sardegna, alleato con la Francia con il trattato del 26 settembre 1733, gli eserciti franco-sardi invasero la Lombardia, occupando Milano nell’ottobre del 1733. Frattanto in Ossola insorsero gravi perturbazioni. Il capitano del castello di Domo, Giovanni Antonio Zunica, pretese rifornimenti di vettovaglie a spese dell’OssoIa. Si opponevano gli Ossolani invocando i soliti privilegi, ma il capitano Zunica continuava a fare richieste e minacce. Si riuscì anche ad ottenere dalla Giunta di Governo lasciata dal conte di Daun, governatore di Milano, in sua vece, un’ordinanza che proibiva espressamente al castellano di Domo di esigere alcunché dagli Ossolani. Questi però non si acquietò, anzi si fece sempre più ostile, rivoltando contro il Borgo le artiglierie del castello e facendo sparare alcuni colpi intimidatori contro le case di alcuni borghesi. I Domesi sentendosi prigionieri nel borgo che il Zunica aveva fatto chiudere, fecero suonar le campane a martello. Il segnale richiamò dalle valli le milizie locali che giunte a Domo si limitarono però solamente a riaprire il borgo, costringendo i soldati del presidio a ritirarsi nel castello…. Il giureconsulto Paolo della Silva, su invito del re di Sardegna e del Senato di Milano, venne a Domo a parlamentare con il castellano. Questi avendo saputo che ormai tutte le città dello Stato di Milano erano in mano dei Franco-Sardi si dichiarò pronto alla capitolazione, e le ostilità furono sospese. Venuto in Ossola a nome del Re di Sardegna il cavaliere gerosolimitano Antonio Grisella, fu sottoscritta la capitolazione; la resa fu fatta con tutti gli onori militari. Il Zunica con la sua guarnigione spagnola se ne andò, lasciando il castello al cavaliere Grisella che lo occupò con pochi soldati sardi. Con la susseguente pace di Vienna del 1738, il regno di Sardegna si estese a Tortona e Novara. Con il ritorno del Milanese all’imperatore Carlo VI, il castello di Domo fu rioccupato da milizie austriache e per qualche anno si ebbe un po’ di pace. Morto nel 1740 l’imperatore Carlo VI si riaccese nuovamente la guerra per la successione al trono Unitamente alle vicende di cui abbiamo parlato l’Ossola in questo secolo soffrì di nuove e gravi difficoltà. La prima fu quella ricorrente di un’alta mortalità specialmente infantile dovuta ad epidemie che infierirono in alcuni anni: la difterite, l’influenza, ed il vaiolo. La epizoozia del bestiame bovino era stata importata in Italia da buoi ungheresi venuti in Lombardia per il rifornimento delle armate austriache nel 1711 e si sparse in tutta l’Europa. Infestò la Francia, la Germania negli anni 1742-43, poi l’Italia fino al 1747 giungendo anche nell’Ossola, dove causò danni gravissimi al patrimonio zootecnico, riapparendo nel 1795. Si calcola che in Europa dal 1711 al 1776 siano andati perduti per questa pestilenza più di sei milioni di bovini. In Ossola molte famiglie che perdettero quasi tutto il bestiame e non poterono rinnovarlo, perché troppo povere, dovettero emigrare. Alla metà del 1700 un buon terzo dei contadini allevatori di bestiame cambiò mestiere. E poi le intemperie…. Il re Carlo Emanuele III, nel tentativo di promuovere una migliore e moderna amministrazione dello Stato promulgò nuove costituzioni e leggi, entrate in vigore il 16 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 28 maggio 1770. All’ Ossola ne fu data comunicazione il 30 aprile 1770, dichiarando l’utilità di leggi uniformi per tutto lo Stato. Gli Ossolani però insistettero presso il Governo per ottenere delle deroghe su alcuni punti. Queste vennero concesse dal Senato di Torino con decreto del 27 luglio 1771, estendendole sia all’Ossola Inferiore che Superiore ed alla val Formazza. Con le nuove costituzioni scomparve tutto il vecchio ordinamento civile e criminale. L’amministrazione della comunità era affidata al consiglio, il quale poteva riunirsi solo con la partecipazione del pretore, di un suo delegato o di persona di fiducia, detta «castellano». Il pretore di Domo con le R. Patenti dell’11 luglio 1771 ebbe autorità di «intendente». L’intendente, capo della giurisdizione o pretore, poteva annullare ogni delibera del consiglio, contraria agli interessi del Comune o non conforme alle leggi. Consiglieri potevano essere eletti tutti i capifamiglia, sebbene fossero in numero limitato; ma era ufficio che non si poteva rifiutare. Il consiglio a sua volta eleggeva il sindaco nella persona del consigliere più anziano, il quale durava in carica sei mesi od un anno secondo che il numero dei consiglieri era di almeno quattro o almeno due. Le spese comunali erano espressamente controllate e in taluni casi vietate dalla superiore autorità. Ogni consiglio doveva avere anche un segretario approvato dall’intendente. Questa prima riforma dell’amministrazione comunale fece cadere antiche consuetudini, però indusse nei comuni ossolani istituzioni più moderne ed omogenee. Non si segnalano importanti avvenimenti nella seconda metà del secolo XVIII in Ossola fino a quando non giunsero anche in questa regione le scintille del fuoco innovatore e distruttore della rivoluzione francese che nel 1793 rovesciò la monarchia per istituire la repubblica, scatenando una reazione a catena di rivoluzioni e guerre in tutta l’Europa. Il re Vittorio Amedeo III, unitosi ad altre potenze europee, partecipò alla prima coalizione contro la Repubblica francese… L’editto dell’arruolamento del 1793 colpì naturalmente anche l ’Ossola. Questo obbligava ciascuno dei tre dipartimenti dell’Ossola, Domodossola, Vogogna e val Vigezzo, a fornire ed armare un contingente di soldati… non si deve credere che in Ossola i principi della rivoluzione francese e le idealità che l’avevano provocata fossero sconosciuti… congiure e associazioni rivoluzionarie pullulavano in quel periodo negli stati del re di Sardegna, fomentate dalla Francia che tentava di provocare il rovesciamento del trono… Il re Carlo Emmanuele IV che con le R. Patenti del 7 marzo e l’Editto del luglio 1797 aveva abolito il sistema feudale con tutte le sue implicazioni, dovette riconfermare tali leggi con la Patente del 2 marzo 1799 … L’8 dicembre seguente Carlo Emmanuele IV fu costretto a dimettersi e venne proclamato il Governo repubblicano. Fu istituito il Dipartimento del Novarese ed istituita la municipalità nelle città e grossi borghi. In Ossola fu inviato il commissario Giacomo Zuffinetti per la necessaria organizzazione. La municipalità di Domodossola comprese tutta l’antica giurisdizione e quindi anche Villa e la valle Antrona. La municipalità era diretta da un presidente, un commissario nazionale e quattro amministratori i quali rispondevano direttamente all’Amministrazione centrale di Vercelli. All’inizio del 1799 fu organizzato un plebiscito allo scopo di ottenere la bramata unione con la Francia… Ma l’orizzonte politico era tutt’altro che chiaro. Continuava con alterne vicende la lotta contro la Francia da parte delle potenze coalizzate. In una seconda coalizione si unì anche la Russia… E naturalmente si rinnovarono le imposizioni di forniture di bestiame e servizi, le requisizioni e le angherie. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 29 In Ossola, per guardare i passi alpini fu mandato un corpo di austriaci … Si comprende che con tutta questa massa di soldati da sfamare gli Ossolani si sentissero letteralmente in guerra per la sopravvivenza… CRONACHE DEL SECOLO XIX Nella primavera del 1800 Napoleone prende l’iniziativa di tornare alla riconquista dell’Italia scendendo attraverso le Alpi in Piemonte ed in Lombardia Lombardia. Il 9 maggio è a Ginevra e punta verso il passo del Gran San Bernardo ancora innevato. Gli eserciti austriaci, comandati dal generale Melas, tentano invano di impedire l’impresa. Napoleone riesce, superando difficoltà inimmaginabili, a raggiungere il passo fra il 15 ed il 21 maggio e poco dopo si presenta nella pianura piemontese. Intanto un distaccamento francese, forte di 1000 uomini comandati dal generale Béthencourt, tenta il non meno difficile passo del Sempione ed il 26 maggio, sotto l’incombente pericolo di valanghe, le truppe francesi vengono a contatto a Gondo con quelle austriache del generale Laudon. Queste però, dopo aver tagliato o fatto saltare i ponti della difficile strada fra Gondo ed Iselle, si ritirano dalla val Divedro lasciando praticamente libera l’avanzata dei Francesi. Il principe di Rohan, appena si rende conto di correre il pericolo di essere intrappolato nell’Ossola Superiore, ordina l’abbandono di Domo e concentra le sue truppe oltre i trinceramenti di Migiandone e Bettola; anzi, poco dopo, non sentendosi sicuro neppure in quella posizione, si ritira completamente dall’Ossola. Infatti giunge notizia che un grosso contingente di soldati, quasi tutti italiani, al comando del generale Lecchi, è prontamente passato dalla val d’Aosta ad Alagna in Valsesia e sta per giungere sul lago d’Orta da Varallo. Così il 31 maggio l’Ossola è interamente sgombra dagli Austriaci e militarmente occupata dai Francesi. Si ricostituisce la municipalità, si fanno epurazioni e controepurazioni, si bruciano i documenti compromettenti. Il 14 giugno Napoleone vince la grande e decisiva battaglia di Marengo. Il 20 luglio si ricostituisce la Guarda nazionale. Il 15 ottobre viene ricostituita la Repubblica Cisalpina che nel 1802 prende il nome di Repubblica d’Italia. Un decreto del 13 ottobre 1800, ma datato dal 7 settembre precedente, annette alla Repubblica Cisalpina tutta la regione fra la Sesia ed il Ticino, comprendente anche il Novarese e l’Ossola. Il decreto sopra citato conteneva anche un grosso particolare che interessava l’Ossola direttamente. Si stabiliva infatti l’immediata apertura di una nuova strada militare fra il lago Maggiore ed il Vallese attraverso l’Ossola ed il Sempione… La parte italiana fu completata nel 1805 ed una iscrizione scolpita sulla viva roccia della galleria di Gondo presso il confine, ricorda quest’opera voluta dal genio di Napoleone, ma fatta a spese degli Italiani… La coscrizione militare obbligatoria, introdotta nel 1802, fu molto mal sopportata dalle popolazioni ossolane… L’Ossola durante questo periodo amministrativamente dipende dal Dipartimento dell’Agogna, il quale fu diviso inizialmente (decreto del 2 novembre 1800) in 17 distretti, fra cui quelli di Domodossola e di Vogogna, e successivamente (decreto del 13 maggio 1801) in cinque distretti fra cui quello di Domodossola che si estendeva a tutta l’Ossola, suddiviso poi (decreto dell’8 giugno 1805) in due cantoni (Domo e Vogogna). Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 30 Domo fu quindi sede di sottoprefettura. Nel 1806 fu pubblicato il Codice Napoleonico ed esteso anche al Regno d’Italia con decreto del 22 marzo 1806. Con decreto del 26 maggio 1807 furono abolite le società religiose i cui beni furono confiscati dallo Stato; seguì il 25 aprile 1810 un altro decreto che abolì tutte quelle poche che erano riuscite in qualche modo a sopravvivere al decreto precedente. Questa ondata di giacobinismo ebbe in Ossola i suoi fanatici e provocò notevoli fermenti nel popolo che era molto attaccato alla religione ed alle sue istituzioni. Dopo la ritirata di Russia ed il decisivo tramonto della stella napoleonica (1813) con la battaglia di Lipsia (16-18 ottobre) anche il territorio ossolano visse nella incertezza e si può dire nell’ascolto degli avvenimenti, le cui notizie erano riportate in patria dai rari sopravvissuti. Proprio nei primi giorni del 1814 numerose compagnie di soldati italiani e francesi stanno rientrando attraverso il Sempione in Italia, stanchi ed abbattuti, sospinti da contingenti austriaci e russi che occupano il Vallese. Il 9 marzo 1814 un piccolo esercito di 600 uomini, per metà tedeschi e bavaresi e per l’altra metà disertori italiani e vallesani, come si ha da una relazione al Ministro della guerra italiano, occupò senza colpo ferire Domodossola e l’Ossola Superiore fino a Villa e Vogogna. Il 12 marzo a nome del colonnello barone Seimcheim il capo dei cacciatori vallesani lanciò un proclama roboante alle popolazioni ossolane, che, se sotto alcuni aspetti pare ridicolo, sotto altri ci illumina sulla vera situazione, toccando soprattutto gli equivoci di certe libertà proclamate e la realtà patente delle molte angherie a cui gli Ossolani erano stati sottoposti, prima fra tutte la coscrizione obbligatoria. Il generale Mazzucchelli a cui era stato affidato l’incarico della difesa dell’Ossola, manteneva la linea di difesa a Gravellona, ed un posto avanzato ad Ornavasso. Nell’Ossola Superiore era invece il generale Luxen che aveva il comando delle truppe austriache, ma pare che non avesse precise intenzioni di oltrepassare la linea Villa-Vogogna. Il 25 marzo 1814 il generale Mazzucchelli, avendo ottenuto il rinforzo di un distaccamento di 215 uomini di fanteria francese ed un altro di dragoni di Napoleone, affrontò gli Austriaci al ponte della Masone dove ci fu una piccola battaglia. Ritiratisi da quel luogo gli Austriaci si concentrarono al ponte di Villadossola dove pure ci fu uno scontro di fucileria e di artiglieria. Temendo però di essere presi alle spalle da un contingente inviato dal Mazzucchelli verso Beura e Domo dal ponte della Masone, gli Austriaci si ritirarono ordinatamente in vai Divedro. In quel medesimo giorno ritornò a Domodossola il Viceprefetto e fu ricostruita la vecchia amministrazione. L’11 aprile 1814 Napoleone abdicò e poco dopo (23 aprile) anche il viceré Eugenio Beauharnais cedette il regno. Gli Austriaci rioccuparono la Lombardia. Eliminato con gli editti del 25 aprile ed 11 maggio 1814 il Dipartimento dell’Agogna, l’Ossola ed il Novarese cessarono di essere uniti a Milano e si ricongiunsero agli Stati Sardi. Il 20 maggio 1814 il re Vittorio Emanuele I è nuovamente, dalla Sardegna, di ritorno in Piemonte per riprendere i suoi domini. La caduta di Napoleone per molti Ossolani significava anche il ritorno all’antico ordinamento. Ci si preoccupava ancora della salvaguardia di quei famosi privilegi per i quali erano stato fatte tante lotte e la cui conservazione era considerata necessaria per la stessa sopravvivenza del popolo. La rigida restaurazione voluta dalle potenze vincitrici pareva propizia per questa richiesta ossolana che infatti fu accettata. Il 17 marzo 1815 con decreto camerale gli Ossolani ottennero la conferma dei loro privilegi. Dal 3 giugno alla fine di luglio l’Ossola è continuamente attraversata da numerosi corpi di militari con cariaggi e cannoni. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 31 II Regio Biglietto del 23 giugno diede un colpo a tutta la struttura civile dei comuni ossolani togliendo l’antica distinzione tra i vicini e non vicini o appoggiati. Anche questo decreto non incontrò il favore degli Ossolani i quali in qualche caso si mostrarono renitenti alla sua osservanza, ma le richieste dei non vicini furono tali che dovette essere applicato integralmente. E bisogna riconoscere che, nonostante tutto, era una non piccola riforma ed un passo notevole in avanti sulla via dell’ammodernamento dell’Ossola. Con il Regio Editto del 10 novembre 1818 l’Ossola Superiore fu costituita in provincia suddivisa nei mandamenti di Crodo, S. Maria Maggiore, Bannio e Domodossola. Al mandamento di Domo furono aggiunte le Quattro Terre (Masera, Trontano, Beura e Cardezza) e Pallanzeno. Il Regio Editto del 28 settembre 1822 istituiva a Domodossola il tribunale prefetturale. Le Regie Patenti del 10 ottobre 1836 vennero a sopprimere la provincia dell’Ossola che fu aggregata a quella di Pallanza. Fu però ristabilita con il decreto del re Carlo Alberto (15 nov. 1844). Nel 1861 nasce la provincia di Novara e l’Ossola si riduce a sottoprefettura che dura fino al 1927. I privilegi ossolani restarono almeno formalmente in vigore fino al 1848, allorché con la proclamazione dello Statuto furono abolite non solo le Costituzioni del 1770, richiamate in vigore al ritorno in Piemonte di Vittorio Emanuele I, ma anche tutte le leggi particolari concesse nel periodo anteriore. Essi caddero uno dopo l’altro negli anni seguenti senza alcun compenso per gli Ossolani. I progetti per collegare la Lombardia ed il Piemonte con il Vallese ed i paesi transalpini nacquero abbastanza presto, cioè già nel 1856; tuttavia passeranno ancora cinquant’anni prima che divengano realtà con il grande traforo del Sempione. Premeva intanto alla regione ossolana un rapido collegamento con il resto delle regioni subalpine per toglierla dall’isolamento. Anche le diligenze con i cavalli, tanto gloriose con l’apertura della strada napoleonica del Sempione, erano ormai sorpassate. La nuova civiltà industriale era all’insegna del vapore e della locomotiva. Nel 1857 il Parlamento Subalpino con legge del 12 giugno concesse alla società Lavallette la costruzione, senza concorso di spese da parte dello Stato, di una ferrovia da Arona a Domodossola che prevedeva poi il raccordo con le linee svizzere nel Vallese. La società Lavallette costruì effettivamente da Domodossola fino ad Ornavasso un tratto di massicciata con relative opere murarie, ponti ecc. per sistemare il binario della progettata linea: in tutto 14 km. A Villadossola erano stati a questo scopo rinforzati gli argini dell’Ovesca e poste anche le teste del ponte della ferrovia. Ma nel 1865 la società Lavallette fallì e la costruzione fu sospesa. Della massicciata se ne impadronirono i rovi. Il 10 febbraio 1877 il Municipio di Domodossola presentò un memoriale al Ministero dei Lavori Pubblici, a seguito del quale il Governo tolse la concessione alla società fallita, avocando a sé l’impegno di portare avanti il progetto, inserendolo però nel nuovo disegno che prevedeva il collegamento Domodossola-Gozzano per Gravellona, Omegna ed il lago d’Orta. Tuttavia anche la realizzazione di questo progetto andava molto a rilento e pareva che non dovesse mai tradursi in realtà. Il 29 luglio 1881 i comuni dell’Alta e Bassa Ossola inviano una «Petizione al Ministro dei Lavori Pubblici» per il sollecito compimento della linea di accesso al Sempione, congiungente Gozzano con Domodossola. Ci si lamenta anzitutto che dal 1848 in poi siano stati ad uno ad uno annullati quei privilegi ossolani che erano giustificati dalla sfortunata situazione geografica della regione. Mercé le enumerate esenzioni che aveva acquistate a peso Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 32 d’oro, l’Ossola fioriva per agiatezza dei suoi abitanti, i quali gradatamente vennero spogliati di tutti i benefici, assoggettati a tutte le tasse erariali senza il più lieve compenso, ed oggi corrisponde allo Stato per imposte di diversa natura oltre un milione e mezzo di lire, che, pei sedici anni trascorsi, dal 1865 epoca in cui cessò l’ultima esenzione al corrente 1881, sono oltre 24 milioni di lire versate nelle casse erariali; ed è fuori di dubbio che conquistò il diritto di reclamare la sua parte di concorso ai benefici che lo Stato con larga mano sparge a migliorare le condizioni economiche delle popolazioni; ma non ostante questi suoi titoli più volte messi in evidenza a chi per lo passato resse il supremo potere della cosa pubblica, fu lasciata in tale isolamento ed abbandono che ora le popolazioni devono in maggiori proporzioni emigrare e cercare all’esterno il pane loro tolto dalle eccezionali gravezze e dalla decadenza del commercio un dì fiorentissimo e spostato dal ritrovato dei rapidi mezzi di comunicazione e di trasporto... L’Eccellenza vostra rammenti quanto l’Ossola predetta rassegnata per il benessere generale della nazione; rammenti la necessità imperiosa che le industrie dell’Ossola provano di poter usufruire dei mezzi economici di trasporto mercé i quali potranno ampliarsi, e raddoppiare la loro produzione con beneficio generale, mentre tantissime altre troveranno potente convenienza d’impiantarsi usufruendo della forza motrice che scorre potente ed inoperosa nei fiumi confluenti del Toce. Il tratto di ferrovia che collega Novara con Gozzano era il più facile e fu completato nel 1864. Per raggiungere Orta furono necessari altri 20 anni. Il 30 aprile 1887 fu aperto il tratto OrtaGravellona. A Domodossola la ferrovia arrivò solo l’8 settembre 1888 passando per Ornavasso, Cuzzago, Premosello, Vogogna, Piedimuiera, Pallanzeno e Villadossola. Questa ferrovia fu il primo asse vitale che diede impulso e vigore all’economia ed alle molteplici attività industriali e commerciali dell’Ossola. Villa ne ebbe grandi vantaggi; alla fine del secolo ferveva l’industria siderurgica e ci si avviava allo sfruttamento della nuova fonte di energia che in Ossola sarà tanto importante. È infatti del 1898 l’entrata in servizio della prima centrale elettrica dell’Ossola che la ditta Pietro Maria Ceretti costruì in valle Antrona, alla quale fecero seguito impianti sempre più grandiosi, talmente che nel secolo seguente l’Ossola poté fornire una enorme quantità di energia elettrica non solo alle proprie industrie, ma anche a quelle della pianura lombarda. TEMPI MODERNI All’inizio del secolo XX l’Ossola è tutta un cantiere operoso e risonante di rumori e di insolite favelle. Si lavorava alla costruzione della linea ferroviaria Domodossola- Arona ed al tratto Domodossola-Iselle. Si sta scavando la galleria del Sempione. È questo un capitolo di storia ossolana ed internazionale che merita una trattazione a parte per la sua importanza e per le enormi conseguenze di cui è stata matrice. Il 15 gennaio 1905 era stata ufficialmente aperta la linea Domodossola- Iselle. Attraverso l’Ossola cominciava così a scorrere una delle più importanti correnti del traffico internazionale europeo. Per la realizzazione del traforo del Sempione vennero in Ossola molti operai da altre regioni italiane; alcuni di essi, a lavoro finito, fissarono in questa regione la loro residenza, inserendosi come elementi attivi nel contesto ossolano. In occasione dei lavori del traforo del Sempione sorsero nuove industrie, mentre altre svilupparono la loro attività, portandosi ad una efficienza competitiva. Con l’apertura della linea del Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 33 Sempione, l’Ossola entrò vivacemente nella storia economica, sociale e politica d’Italia. Crebbero le industrie, vennero sfruttate le sorgenti di energia idraulica per la produzione di elettricità, si avviò un processo di industrializzazione che richiamò lavoratori da ogni parte d’Italia, ma specialmente veneti, romagnoli e calabresi. Anche l’Ossola subì tuttavia i sacrifici della grande guerra mondiale (1915-1918) con un forte contributo di vite umane e visse la crisi post bellica che condusse all’avvento del fascismo e della successiva guerra disastrosa a fianco della Germania (1940-1945). Anche nell’Ossola ci furono movimenti di liberazione in opposizione alle milizie fasciste e tedesche che condussero alla effimera «repubblica» dell’Ossola; quindi la liberazione dell’Italia per opera degli Americani e dei loro alleati, ci portò alle soglie dei tempi più recenti. LE COMUNITÀ RURALI E LE MODIFICAZIONI DEL PAESAGGIO Tra il XII e il XIII secolo, in seguito ad un generale incremento demografico e ad un aumento della superficie disboscata e coltivata, si andarono sviluppando anche in questa zona le prime comunità rurali, ed è a partire da questo periodo che si incomincia a definire come comunaglia la terra appartenente alla Comunità. La terra comuni, che doveva essere molto vasta e probabilmente costituita dalle zone più irraggiungibili ed incolte, veniva amministrata dalla vicinia: ad essa il compito di regolamentarne lo sfruttamento anche attraverso gli statuti comunali. Tra il XII e il XV secolo al formarsi della civiltà rurale montana come Comunità di fuochi ebbe inizio la lunga lotta per procurarsi terreni da coltivare, abbattere boschi, dissodare, costituire terrazzamenti, edificare ripari, abitazioni, incanalare l’acqua per irrigare…insomma rendere produttivo un patrimonio comune. Tra il Seicento e il Settecento, il rapporto dell’uomo con la natura nelle zone rurali e montane era di totale rispetto, perché proprio dal rispetto e dall’uso corretto dei beni collettivi e focativi aveva origine il sostentamento della Comunità stessa. Il rispetto era strettamente regolamentato da statuti o da consuetudini tramandate oralmente. Un’attenzione particolare era poi posta al preservare il patrimonio boschivo della Comunità la raccolta della legna era limitata a quella secca e per il solo bisogno della famiglia. LA PROPRIETÀ COLLETTIVA E PRIVATA La proprietà privata, dapprima situata presso il nucleo abitato, e costituita principalmente da orti, vigne e campi, intorno al XVII secolo interessò anche il poco terreno oltre la cinta abitata. Sotto la pressione dell’aumento demografico, che caratterizzò questo periodo, la popolazione fu spinta alla ricerca di nuove terre da sfruttare e coltivare, iniziò così la parcellizzazione fondiaria. Le foreste, i pascoli, i prati, gli alpeggi, i terreni incolti, le vie, i sentieri e le piazze rimasero per la gran parte di proprietà collettiva ad uso di tutti. In origine, il tentativo di creare un’economia di autosufficienza della Comunità fece in modo che si cercasse di avere per ciascun nucleo familiare la disponibilità di beni piuttosto omogenei (campi, prati, vigne, orti) e il diritto d’uso di boschi, pascoli, vie, acque, così da garantire a ciascun fuoco la propria sopravvivenza. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 34 Intorno al XVIII secolo una serie di permute e cessioni varie cambiò il panorama delle proprietà fondiaria fino ad allora così omogeneo. I beni comuni erano per lo più distanti dal villaggio e dalla fascia dei coltivi che lo circondava, andavano a confinare con le Comunità vicine causando promiscuità e liti, per questo fondamentale era la conoscenza e la difesa dei confini, la cui sorveglianza era spesso affidata agli anziani. La consapevolezza e la responsabilità della gestione e difesa del patrimonio comune ha sempre rivestito un ruolo fondamentale per la sopravvivenza della Comunità stessa. Erano beni comuni i pascoli, i prati, i terreni incolti, i boschi ma anche le vie, i sentieri, le piazze, le acque e le fonti come pure la casa parrocchiale e quella comunale. La logica su cui si basava la sopravvivenza delle Comunità rurali era quella del bisogno e veniva espletata attraverso normative ben precise emanate dall’assemblea generale e che limitava lo sfruttamento del patrimonio comune alle sole esigenze primarie della Comunità anche attraverso una ripartizione dei lavori agricoli e di interesse generale. Essenziale per partecipare allo sfruttamento del bene pubblico, era l’appartenenza alla Comunità come vicini, ossia discendere per antico lignaggio da famiglie della Comunità stessa o essere abitanti e possessori di case e beni nel villaggio. Molte furono le garanzie che impedivano l’ingresso di estranei come vicini o l’attribuzione di beni comuni a forestieri, lo dimostrano le numerose norme dettate negli Statuti locali. In questo modo fu mantenuta l’assoluta chiusura e la conservazione delle Comunità almeno fino al XVIII secolo. L’assemblea della vicinanza composta da tutti i capi famiglia del villaggio regolamentava l’utilizzo dei diritti sui beni comuni, erano decisioni prese all’unanimità e in prima persona dagli utilizzatori di tali diritti. Erano principalmente diritti di libero pascolo, di stramare e brugherare, viganare e buscare, fare raccolta di fieno ed erba per il mantenimento di alcuni capi di bestiame; di raccogliere legna da fuoco e i frutti dei castagni; tutti diritti strettamente essenziali all’economia di sussistenza delle famiglie. L’OSSOLA NELL’ETA’ MODERNA3 L’AMBIENTE Un paesaggio in verticale Se si eccettua il fondovalle dell'Ossola, che ha il carattere vero e proprio di pianura, per altro non molto estesa, il paesaggio ossolano è tipicamente alpestre; esso si arrampica ripidamente, con qualche raro indugio su ripiani e terrazzi è vero, ma tutto sommato sale senza sosta con brusco andare, portandoci in breve tratto dal piatto fondovalle alle altezze vertiginose della gigantesca catena spartiacque.… la fascia più alta è assolutamente improduttiva: essa infatti è il dominio delle nevi eterne, dei ghiacci, delle pietraie, delle balze dirupate, degli sfasciumi di roccia, delle conche lacustri, degli alti circhi dalla tipica forma a catino, dei paretoni precipiti della valle. Di laghetti alpestri ne troviamo un po' in tutte le vallate: di solito piccoli o piccolissimi e più o meno senescenti. 3 L’intero capitolo è tratto dalla pubblicazione “L'Ossola nell'età moderna: dall'annessione al Piemonte al fascismo (1743-1922)” Renzo Mortarotti, Editore Grossi, 1985. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 35 Se ne distaccano alcuni della Formazza dalle proporzioni notevoli, per la particolare morfologia della sezione più alta di questa valle, dove compaiono spaziosi ripiani e vaste conche. Numerosi anche i ghiacciai, solitamente di piccole dimensioni; ma due si distinguono per ampiezza e spessore: quello di Macugnaga, che occupa gran parte dell'anfiteatro del Rosa e costituisce l'elemento più appariscente del suo paesaggio, e quello maestoso di Hohsand nell’alta Formazza… La seconda fascia, comprendente boschi e pascoli, è quasi abbandonata a se stessa, incolta in una parola. Definiamola pure incolto produttivo. I boschi crescono per lo più da sé, abbandonati alla forza della natura, senza ombra di coltura razionale. Anche i pascoli danno il loro prodotto senza che l'uomo vi impieghi il lavoro e i capitali che pur sarebbero necessari. Fino a 1600 metri prevalgono le latifoglie (roveri, faggi, betulle, ontani, aceri); succedono le aghifoglie (abeti e larici), che si spingono fino ai 2000 metri. Al di sopra dei boschi generalmente la montagna si riveste di pascoli, che nelle parti più alte vengono direttamente a contatto con la superficie a dirupo… Del territorio ossolano, dunque, i boschi e le terre incolte, pascoli e gerbidi, costituiscono la maggior parte della superficie totale… Infine la terza fascia, quella dei prati e campi, la più redditizia e curata, ma anche la più ridotta in estensione. Questa zona messa a coltura è l'unica dove s'adoperi con alacrità la mano dell'uomo, se pure con sistemi vieti e arcaici, e che veda l'impiego di qualche modestissimo capitale. Essa s'allarga nel fondovalle ossolano libero da ghiaieti, sulle pendici che lo sovrastano massime nel bacino di Domodossola e agli sbocchi delle valli, e spinge piccoli campicelli di segale e patate nelle sezioni più alte delle vallate, dove più rude è il clima, come a Macugnaga, Antrona e Formazza. Quali le colture? Dei cereali la segale, meglio resistente ai freddi, è il più coltivato; seguono il grano saraceno, il miglio e il panico, un po' di granoturco, per altro bisognoso di buona insolazione e di terreno adatto, scarso il frumento. Squisite e adattissime le patate al terreno siliceo dell'Ossola. La vite coltivata a pergola, ovunque è possibile… Molto fieno, frutta e ortaggi in quantità appena sufficiente, un poco di lino, produzione discreta di canapa e di tabacco, finché quest'ultimo non fu proibito. Pianta diffusa e pregiata per le sue qualità nutritive è il castagno… In genere i limiti altimetrici dei seminativi coincidono con quelli delle dimore permanenti. La vita economica chiusa di un'Ossola povera di scambi ha creato un paesaggio screziato e confuso, ove figurano tutte quelle specie di piante alimentari e tessili che servono al vitto e alla provvigione. Le acque irrigue Nella vecchia Ossola l’uso delle acque, utili all’agricoltura quanto alla pastorizia, era regolato da norme consuetudinarie e da prescrizioni statuarie. La preoccupazione principale pare sia stata quella che le rogge non recassero danno alle strade e alle pubbliche vie e pertanto si tenessero pulite ed efficienti. L’Ossola e i paesi contermini: Verbano, Valsesia, Vallese, Ticino … dove Ossola e Vallese stavano in rapporto più stretto era nella zona di confine di Gondo, vera appendice vallesana in terra d'Ossola. La vallata, dal valico del Sempione all'odierna sbarra di frontiera, era stata progressivamente germanizzata da genti vallesane nel corso del XIII secolo, al tempo delle trasmigrazioni walser. Quando nel 1291 la Valle del Sempione fu alienata dai signori di Castello a Bonifacio di Challant, vescovo di Sion, entrò nell'orbita dello stato vallesano allora in formazione. Questo territorio di confine qualche tempo dopo divenne zona calda e fu spesso teatro di gravi Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 36 tensioni e di scontri armati tra Vallesani e abitanti di Val Divedro. Dalle risse di frontiera si passò ben presto ad una vera guerra tra Vallese e Ducato di Milano. La posta in gioco era grossa e ben lo sapevano i contendenti. Ma il Vallese, nonostante tutti gli sforzi per estendere il suo dominio nell'Ossola e nonostante i successi parziali ottenuti, alla fine dove fermarsi e accontentarsi del vecchio confine. Quasi due secoli erano durate le ostilità con danni e massacri vicendevoli. La pace, e questa volta definitiva, ritornò agli inizi del secolo XVI. Gondo però con Zwischbergen continuò a formare una parrocchia aggregata alla diocesi di Novara. Se ne staccò solo nel 1822, allorché fu incorporata alla diocesi di Sion, in seguito a un accordo tra i due vescovi. In tempi più vicini a noi la lingua italiana, o meglio il dialetto ossolano, diventò quasi indispensabile agli abitanti di Sempione Villaggio, perché quasi tutto il traffico si svolgeva con Domodossola e il suo territorio; a questo scopo i ragazzi sempioniani passavano regolarmente qualche inverno nei vicini paesi dell'Ossola in qualità di pastorelli, con danni non lievi però d'ordine morale e di profitto scolastico. Quando i trafori del Cenisio e poi del Gottardo estinsero quasi completamente il traffico di merci e passeggeri sulla strada napoleonica e con esso la possibilità di guadagno per gli abitanti del Sempione, questi furono costretti ad emigrare o a tornare all'unica fonte di ricchezza della regione: la pastorizia. Per arrotondarne gli utili si intensificò l'inalpamento di bestiame ossolano nei mesi estivi, mentre d'inverno le capre e le pecore sempioniane venivano mandate a, svernare nell'Ossola, dato che il fieno era riservato ai cavalli e alle mucche. Transumanza che durò fino al 1915, anno in cui il confine italiano venne definitivamente chiuso... L'UOMO E L'AMBIENTE L'ambiente forma l'uomo come l'uomo modella l'ambiente in cui vive. Passare dallo studio dell'ambiente ai rapporti tra ambiente e uomo significa trascorrere da una descrizione fisica alla realtà umana, che forma l'oggetto principale del nostro studio. Già vi abbiamo accennato nel capitolo precedente, ma qui vogliamo espressamente prendere in considerazione gli scambi molteplici tra uomo e territorio abitato, esaminare le risposte che l'uomo ha dato alle sfide dell'ambiente, vedere come è riuscito a trasformarlo. Il periodo considerato è particolarmente interessante sotto questo aspetto, perché modi di vita e strutture profonde, che potevano parere fossilizzate ed immobili, cominciano lentamente a scuotersi e a trasformarsi. Solo a distanza si può percepire la portata del cambiamento. Profilo del montanaro ossolano Fino alla costruzione della strada napoleonica e al successivo ramificarsi da essa delle vie di comunicazione penetranti nelle vallate ossolane, la vita delle pianure e delle città si era infiltrata molto lentamente, col contagocce direi, nella maggior parte dei paesi dell'Ossola: a portarne labili o più durevoli tracce, a seconda delle valli, erano stati soprattutto gli emigrati, ritornati in patria dopo anni di assenza. Alla montagna, aspra e inospitale, si deve l'isolamento della popolazione ossolana, il suo distacco dalle grandi correnti della storia, il suo arcaismo sociale. In una regione sterile e montuosa come l'Ossola, dove c'era ben poco da succhiare, la nobiltà terriera scomparve col Medioevo, lo stato coi suoi gendarmi e i suoi burocrati rimase sempre piuttosto lontano, gli stessi preti limitarono la loro influenza allo spirituale, essendo poveri come i loro fedeli. Per queste ragioni la montagna, significando penuria e ristrettezza di mezzi, è stata il rifugio Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 37 della libertà e il nido di tante repubblichette rurali, che si reggevano coi loro Consigli ed erano gelose della loro autonomia. Poco vistose le differenze sociali; le stesse dimore del povero e di chi era più agiato non differivano molto tra loro; così il tenore di vita, poiché quasi tutti erano piccoli proprietari. Le ricchezze radunate da alcuni emigrati scombinarono solo in piccola misura questo assetto sociale, e solo in certe valli… La montagna si spopola … l'agricoltura nell'Ossola è in fase calante da circa due secoli; ma per i primi tempi si tratta di un calo lentissimo, che l'apertura della strada del Sempione nel 1805 ha certamente accelerato, senza fargli tuttavia assumere proporzioni catastrofiche; dalla metà dell'Ottocento l'abbandono della terra da parte del montanaro diventa una vera emorragia che nessuna forza riesce ad arrestare e che via via s'intensifica fino alla fine del periodo da noi preso in esame. Dai primi decenni del Novecento, in particolare, l'insufficienza di braccia legate alla terra divenne sempre più grave e lo sgretolamento delle piccole comunità montanare assunse dimensioni ignote in passato, sebbene l'Ossola non abbia conosciuto l'esodo in massa verificatosi in altre vallate piemontesi. Notiamo subito, a scanso di equivoci, che l'Ossola, presa nel suo complesso, non si spopola affatto, anzi vede un aumento costante della sua popolazione: quello che si vuol denunciare è l'abbandono della montagna da parte del montanaro e la tendenza degli uomini a concentrarsi verso il basso in grossi raggruppamenti…. Fino ad altezze inverosimili, fin dove il clima e la morfologia permettevano, tutta la montagna un tempo era coltivata ed abitata. Costretti non solo gli abitanti delle vallate, ma i viandanti e i mercanti con quadrupedi e merci a risalire le valli verso i passi alpini, era naturale che lungo le mulattiere fino alle più alte quote i montanari stabilissero le loro residenze il più a lungo possibile, per sfruttare a proprio vantaggio l'organizzazione relativa ai traffici. Di qui il bisogno di mantenere in buono stato le mulattiere, di erigere villaggi estivi alle maggiori altitudini per ricoverare le carovane di passaggio, di qui la necessità di produrre sul posto tutto quanto la terra poteva dare, perché, oltre a servire al mantenimento dei montanari, potesse essere ceduto ai forestieri di passaggio a prezzi remunerativi. La nuova strada del Sempione annullò quasi completamente l'importanza degli altri valichi (M. Moro, Antrona, Monscera, Arbola ecc.) e l'organizzazione economica a questi connessa. Ma anche dove non c'era transito di uomini e di quadrupedi, la montagna veniva sfruttata integralmente, perché l'economia chiusa e di pura sussistenza non permetteva scialo di nessun genere. Ce lo testimoniano i terrazzamenti, ancor oggi visibili, sostenuti da muri di sostegno misuranti complessivamente milioni di metri cubi, come pure le baite e le stalle disseminate a migliaia sulle montagne ossolane. Accanto ad ogni prato, ad ogni alpe, anche piccolo, sorgeva la stalla, la casera, il fienile: unico modo di coltivare razionalmente e completamente i pascoli e i prati di monte. Quasi tutte le famiglie possedevano qualche capo di bestiame e avevano sui monti un prato, più o meno grande, con stalla e casera, dove salivano in primavera e in autunno con donne e bambini. "Caricare l'alpe" era un momento di gioia, perché significava vita libera, anche se dura, e risparmio di foraggio per i mesi invernali. Ma anche intorno alle dimore permanenti, a quote più basse, tutto era messo in opera perché nulla andasse perduto Ancor oggi è facile imbattersi, un po' dovunque, in torchi da vino, mulini da grano, maceratoi di canapa, piccole fornaci di calce, forni da pane, diroccati o abbandonati, che testimoniano quale vita pulsasse un Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 38 tempo sulle nostre montagne. Sui terrazzamenti fino a 850 metri si coltivava la vite, mista alla segale; estesi boschi di castagno maturavano i frutti, ch'erano parte integrante dell'alimentazione montanara; coltivati con cura e in larga misura i noci, che fornivano l'olio per condire e bruciare; seminati e prati domestici erano lavorati fino a 1.300 metri di altitudine, anch'essi per lo più sui terrazzi artificiali o sui fondovalle più alti. Ogni zolla, ogni fazzoletto di terra avara era stato grattato con ostinazione e tenacia per cavarne il poco che poteva dare: qualche patata, un po' di fieno, un pugno di segale. Fiorente, anche se di qualità spesso scadente, l'allevamento del bestiame bovino, ovino, caprino. Boschi e pascoli, in seguito dichiarati comunali, erano amministrati e utilizzati in regime collettivo con una meticolosità che scendeva alle prescrizioni più minute, assurde si direbbe oggi: ma son lì gli statuti e i regolamenti comunali a provarcelo. Ed era saggezza… Nel progressivo depauperamento della montagna ossolana gli anni che seguono la promulgazione dello Statuto Albertino (1848) sono forse i più gravidi di conseguenze funeste; stabilendo infatti il principio della legge uguale per tutti, vennero aboliti uno dopo l'altro i privilegi fiscali e le immunità secolari dell'Ossola... E dopo la soppressione dei privilegi s'imposero nuove tasse governative; s'accollarono nuovi oneri ai Comuni, costretti perciò anch’essi a gravare con le imposte; i pascoli e i boschi, prima goduti in comunione, vennero tolti per legge ai montanari e attribuiti coi loro redditi all'ente Comune; si intensificò la lotta contro il contrabbando; si impose una tassa speciale sui caprini con danni incalcolabili per il bilancio del montanaro; la tassa sui mulini indusse molti a chiuderli per lo scarsissimo reddito che ne ritraevano, con la conseguenza immediata che in alcune frazioni sì cessò di seminare la segale e si videro i campi trasformarsi prima in prati e poi in gerbidi, la tassa sulla produzione della grappa e del kirsch col piccolo alambicco danneggiò la coltivazione della vite e del ciliegio, sopprimendo una non trascurabile fonte di reddito; l'inasprimento dei vincoli comunali a salvaguardia dei territori a bosco e pascolo, col bando dato alle capre, significò un danno enorme per il montanaro e la rinuncia a tutta l'erba dei pascoli alti, delle giavine e delle rocce; la frantumazione e la polverizzazione della piccola proprietà per la legge della successione continuarono fino all'esasperazione e divennero la causa principale della deficienza tecnica e produttiva dell'agricoltura montanara; le derrate alimentari aumentarono di prezzo per l'accrescersi dei bisogni e delle spese di trasporto. Queste le cause principali che hanno provocato l'abbandono della montagna ossolana, e che in fin dei conti si riducono a una sola: la diminuzione dei redditi individuali dei piccoli proprietari terrieri. I redditi della montagna vennero in gran parte assorbiti dai Comuni e dallo Stato o dalle spese di carattere generale. Sta il fatto che, da quando ai Comuni fu rivendicata la proprietà della montagna con i suoi frutti ed essi incassarono il provento della vendita boschi, il fitto alpi, la tassa pascolo, rendendosi capaci con tali proventi di far fronte alle spese di ordine pubblico (strade, scuole, sedi municipali, condotte mediche, servizio ostetrico ecc.), i montanari non solo si videro privati del reddito corrispondente, ma vennero gravati di spese che prima non avevano. Il progresso indiscutibilmente aveva le sue leggi e le sue ragioni, ma il fragile equilibrio della vecchia economia montanara andò in pezzi…. Lo spopolamento della montagna ha per conseguenza la sua decadenza economica e il suo progressivo abbandono colturale. Ormai assenti in buon numero gli uomini e lasciata l'agricoltura quasi esclusivamente a donne e ragazzi, le casere, le baite e le stalle vanno a poco a poco in rovina; la stessa sorte subiscono i sentieri, le Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 39 opere irrigatorie, i recinti dei prati, i muri di terrazzamento; non si procede più alla pulizia dei pascoli dal pietrame e dalle erbacce; talune famiglie cessano di caricare l'alpe o vi mandano personale avventizio e mercenario; la diminuita produzione di foraggio, i vincoli di pascolo, il bisogno di far fronte a sempre nuove spese fanno scemare poco a poco il numero delle bovine, delle pecore, delle capre; diminuito il bestiame, si riducono i prodotti della pastorizia e cala la produzione di concime; infine si trascurano in larga misura vigneti, campi e prati, che vengono ingoiati dalla selva o si trasformano in gerbidi. I tentativi di ripopolamento della montagna, se mai ci furono, fallirono sul nascere, e noi oggi assistiamo al completo sfacelo di quella che fu la base economica e la sorgente di vita della nostra Ossola dall'alba della sua storia. Prendiamo in esame Varzo, la più numerosa comunità dell'Ossola fino al primo quarto dell'Ottocento: territorio estesissimo, ricco di acque pascoli e boschi, conta 51 frazioni annidate ad altitudine varia tra 450 e 1.100 metri sul mare. Varzo dal 1805 s'avvantaggia della grande arteria stradale del Sempione, dal 1905 è stazione su una importantissima linea ferroviaria, dal 1914 è sede d'uno stabilimento industriale. Ha vissuto i due grandi eventi della costruzione della strada napoleonica e, un secolo dopo, quello del traforo sempioniano… Ciò che colpisce a prima vista è il calo continuo della popolazione: dal 1803 al 1871, in meno di 70 anni, essa accusa una perdita secca di 1.150 unità, esattamente di un terzo. Notiamo per inciso che la crescita abnorme della popolazione , al censimento del 1901 (3.534 ab.) ha valore provvisorio e va riferita alla presenza dei numerosi lavoratori accorsi per la costruzione del traforo. La causa prima del salasso demografico è l'emigrazione: 800 risultano i Varzesi in terra straniera nel 1822, regolarmente registrati come "assenti"; poi diminuiscono, ma si tratta di un calo fittizio, perché molti hanno ormai contratto stabile dimora all'estero e perciò non vengono più segnati come assenti. L'emigrazione insomma da temporanea diventa definitiva. Frattanto la popolazione rimasta abbandona lentamente le frazioni più alpestri, per raggrupparsi nelle frazioni del centro, prossime alla stazione ferroviaria, alla strada, ai luoghi di lavoro. Le stesse ville dei Varzesi arricchitisi all'estero vanno sorgendo ai margini della carrozzabile e nelle frazioni che formano il centro dell'abitato attuale. Il territorio, dove sorgono le frazioni di monte semi-abbandonate, ancor oggi tutto terrazzato con muri a secco e un tempo intensamente coltivato, si trasforma in bosco, gerbido, prato. Miglior tenuta ha l'altro comune della valle, Trasquera, interamente pastorale. La rivoluzione delle strade Se pensiamo che l'Ossola agli inizi dell'Ottocento quasi non aveva strade degne di questo nome e che alla fine del secolo ne contava per circa 240 chilometri, possiamo parlare di una vera rivoluzione stradale: senza questo rinnovamento non sarebbero stati possibili tutti gli altri che lo seguirono e che mutarono sostanzialmente la vita dell'Ossola… Anche la manutenzione di tali strade avrebbe inciso sui bilanci dei Comuni e della Provincia molto più gravosamente di quella delle strade in pianura. Una volta fatte le strade però cambiò la vita dell'Ossola: i trasporti a spalla e a soma sui lunghi percorsi cedettero il posto a quelli su carro con gran sollievo dei montanari e notevole riduzione dei prezzi, nuove merci vennero introdotte, i prodotti locali trovarono più facile smercio, aumentò il valore dei beni stabili, più veloce e regolare divenne il servizio postale, l'afflusso dei viaggiatori stranieri portò valuta pregiata e fece sorgere i Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 40 primi alberghi, alla popolazione originaria dell'Ossola si sovrappose gente forestiera in cerca di lavoro; circolarono più liberamente le notizie e le idee, che sono fonte di incivilimento. Insomma furono le strade a imprimere un nuovo impulso di vita all'Ossola, che uscì dal suo isolamento secolare. Com'era la viabilità prima dell'avvento delle strade? I villaggi alpini erano collegati tra di loro e coi centri più importanti da mulattiere: quelle mulattiere che ancor oggi si frequentano come "scorciatoie" durante le passeggiate, ma che un tempo erano le uniche vie di comunicazione per i valligiani e le loro bestie. La costruzione delle strade non significò la messa fuori servizio di tutte le mulattiere; le nuove vie di comunicazione dapprima sostituirono la mulattiera di fondovalle, poi pian piano allacciarono i centri principali della montagna; ma una fitta ragnatela di mulattiere e di sentieri rimase e rimane a servizio del montanaro. Per trasformare completamente coi nuovi sistemi di trasporto il modello tradizionale di vita e di coltivazione le strade avrebbero dovuto moltiplicarsi all'infinito: lo comportano i dislivelli della montagna dal terreno sommamente accidentato e tutto a saliscendi… i contadini effettuano quasi tutti i trasporti a spalla. Inoltre per il frazionamento della proprietà gli appezzamenti di un proprietario sono spesso sparsi e distanti tra loro, e non giustificano l'andata col carro per raccogliere i prodotti, quando questi possono essere contenuti in un gerlo o in un canestro. Per tutti questi motivi mancano le comode vie d'accesso ai fondi campestri e agli abitati più piccoli e mal situati. Tenuto conto delle particolari condizioni ambientali e climatiche (pioggia, ghiaccio, neve), ben si comprende come un tempo la manutenzione delle vecchie mulattiere sia stata regolata da disposizioni molto rigide, tramandate oralmente o riportate negli statuti delle comunità: in base ad esse tutti i "comunisti" erano obbligati a prestare la loro opera gratuita nel rimuovere frane, nel ripulire i fossi, nel ricostruite selciati, ponti, guadi, muretti rovinati dalle intemperie. Per quanto riguarda i trasporti essi, come abbiamo detto, erano fatti quasi tutti a spalla, con la scivera (gerla) e la calda per la legna. Pochi gli asini e i muli, perché era quasi impensabile mantenere animali da soma. Tutto il foraggio era destinato agli animali che fornivano prodotti necessari al sostentamento della vita: bovini, ovini, caprini. La prima strada costruita fu quella del Sempione, la grande arteria destinata a diventare la spina dorsale delle comunicazioni non solo dell'Ossola, ma di tutto l'Alto Novarese. Essa segnò il passaggio da un regime economico che chiameremmo completamente chiuso, se non fosse per una certa apertura verso l'esterno resa possibile dal corso navigabile del Toce, ad una economia di transito e di mercato, che si farà via via più consistente man mano si apriranno le strade delle valli. La strada del Sempione accentuò la funzione di Domodossola "città mediatrice" tra nord e sud per l'aumentato numero di persone in transito. Quale emporio commerciale però Domo servì quasi solo alla vita dell'Ossola, che vi trovò in quantità e varietà maggiori i prodotti indispensabili per la vita dei montanari. L'apertura del Sempione agì da stimolo alla costruzione delle strade consortili penetranti nelle vallate laterali, a cominciare da quella di Vigezzo, sempre prima in ogni iniziativa, per finire con quella di Valle Antrona, eterno fanalino di coda. Dei vantaggi delle strade abbiamo già detto: esse in una parola aumentarono in misura notevolissima la ricchezza del paese, soprattutto col rendere pienamente fruttifero un capitale poco o nulla utilizzato: i boschi. L'ambiente si trasforma e... s'inquina Nel corso della storia meno recente il paesaggio dell'Ossola ha subito delle modificazioni, peraltro senza che si alterasse l'equilibrio fondamentale dell'ambiente. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 41 Basti pensare al remoto cambiamento avvenuto nel passaggio da una forma di vita eminentemente pastorale ad un'altra di tipo più spiccatamente misto, in cui agricoltura e pastorizia si integrano e fissano le grandi linee dell'economia alpina fin quasi all'alba del Novecento, quando la continuità millenaria di questo paesaggio verrà bruscamente spezzata dal progresso tecnico e dalla prima industrializzazione. Altri mutamenti si determinano nel Medio Evo, allorché l'Ossola partecipa al risveglio demografico che si manifesta in tutta l'Europa. La crescita della popolazione porta al disboscamento, al dissodamento e alla sistemazione di terre montane, prima riservate quasi esclusivamente al bosco e al pascolo. Così il paesaggio agrario dell'Ossola acquista un'estensione che non aveva mai raggiunto nelle età precedenti... A quest'epoca risalgono quei terrazzi o gradoni (susine) che sostituiscono al declivio continuo dei pendii, così come si presenta in natura, una serie di ripiani digradanti, atti ad una coltivazione più intensiva. Gli squarci inferti alle foreste e poi messi a coltura portano spesso il nome dell'avvenuto disboscamento (il Ronco, i Ronchi); il dissodare infatti e il ridurre a coltura terreni prima incolti si chiamava coloritamente "roncare"… Anche l'introduzione di nuove colture, quali il mais e la patata, inserirono più tardi nel paesaggio elementi di novità. Andrebbero ricordati infine anche i selvaggi disboscamenti, che nel secolo scorso misero a nudo intere pendici montane, lasciando alla natura l'opera di ripopolarle di piante… L'industrializzazione porta alla decadenza delle attività montanare con conseguenze rovinose per l'economia alpina: abbandono progressivo degli antichi canali irrigatori, campi e vigneti non più curati, restrizione delle aree coltivate e ritorno del bosco, centri abitati che da permanenti diventano temporanei, interi gruppi di case in rovina e quasi vuoti di abitanti. Al contrario il fondovalle ossolano, investito dal soffio innovatore che viene dal piano, pulsa di vita intensa e varia, che si manifesta essenzialmente nella crescita della popolazione e nell'espansione edilizia… Anche l'impianto della fabbrica di carburo di calcio dei fratelli Galtarossa a Varzo incontrò la fiera opposizione di quel Comune. Nel 1913, mentre la Ditta inizia le pratiche per installare lo stabilimento e già sta procedendo all'acquisto dei terreni, la Giunta comunale di Varzo, sospettando che si tratti di una lavorazione sporca, sguinzaglia gli assessori comunali nei luoghi ove tali industrie sono impiantate, perché si rendano conto di persona se sono nocive all'uomo e alla vegetazione. I risultati dell'inchiesta confermano i sospetti nutriti e persuadono il Consiglio Comunale a deliberare di ricorrere al Superiore Ufficio di Prefettura perché sia negato il decreto di concessione alla Ditta Galtarossa. Questa infine ottiene il permesso con l'obbligo di mettere in opera un aspiratore per assorbire la polvere e il fumo. A tale soluzione si era giunti in seguito alla diffida mandata dal Comune di Varzo, per mezzo del suo legale, alla Ditta Galtarossa … Il più grave affronto all'integrità del paesaggio ossolano viene dall'industria idroelettrica. Dopo i primi impianti sull'Ovesca in Val Antrona, nel primo decennio del Novecento le grandi società elettriche mettono avidamente gli occhi sulle alte valli ossolane che rappresentano un enorme potenziale per la produzione d'energia. Nel 1922 nelle Valli Formazza e Antigorio sono già in attività numerose centrali, mentre alcuni laghi sono stati sopraelevati con sbarramenti ciclopici, per potenziare le riserve d'acqua. Questi interventi dell'uomo mutano il volto dell'ambiente naturale. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 42 ECONOMIA E SOCIETA’ Le attività economiche: l'agricoltura Se diamo un primo sguardo alle attività della popolazione dall'ingresso nella storia fino a quasi tutto il secolo scorso, un'evidenza fa passare in seconda linea tutte le altre: ossia che l'Ossola è innanzitutto un universo di contadini piccoli proprietari, che le messi, i raccolti e le cure del bestiame sono quasi l'unica occupazione. Il resto conta poco, anche se può avere riflessi così rilucenti da abbagliare spesso gli storici. Di più, è a servizio di questo universo contadino e solo da esso trae ragione di vita. Oggi le parti si sono invertite: industria, commercio e turismo dominano l'economia dell'Ossola, e la vita contadina non comanda più. Teniamo presente tuttavia che per millenni essa è stata la grande protagonista sulla scena dell'Ossola. Proprietà esigue e frazionate Negli ordinamenti delle società non ancora civilmente mature era assai più severamente tutelata la proprietà di quanto non lo fossero le persone. Questo principio lo troviamo in atto nelle disposizioni degli antichi statuti ossolani, che punivano il furto senza alcuna indulgenza, mentre non eccedevano in rigore per le offese alle persone. Nel periodo da noi preso in esame i costumi si sono addolciti, la giustizia s'è informata ai diritti della ragione ed è passata nelle mani di uno stato illuminato, ma il senso della proprietà è rimasto vivissimo: basti vedere con quanta cura e anche con quanta fatica e dispendio si recingono nell'Ossola i piccoli appezzamenti agricoli, al punto da sottrarre terreno prezioso alle coltivazioni. Diversamente dalle pianure, dove i contadini sono tutti braccianti o salariati, qui quasi tutto il terreno coltivabile è di proprietà familiare. Di conseguenza non esiste nell'Ossola la grande proprietà, eccezion fatta per le vaste distese di boschi e pascoli della zona alpestre d'appartenenza ai comuni. Anche la media proprietà è praticamente inesistente. Il terreno coltivabile del piano e della bassa montagna è dominio quasi assoluto della piccola proprietà, né potrebbe essere diversamente, perché questo spazio adatto alla coltura è assai ristretto e quindi diviso tra un numero rilevantissimo di proprietari. Anzi sembra che ben pochi siano i non possidenti, tanto innato è negli Ossolani il desiderio di essere proprietari sia pure di minime porzioni di suolo… Proprietà terriera dunque frazionatissima, talora polverizzata. Io stesso si può dire dei fabbricati, divisi molto spesso tra più proprietari. Tale situazione di frammentarietà mise a dura prova le operazioni d'estimo del Censimento intrapreso nell'Ossola Inferiore per ordine dell'Imperatore d'Austria nel 1722. Si voleva inizialmente formare la mappa topografica di ciascun comune misurando pezza per pezza, ma vedendo che il lavoro andava troppo per le lunghe a causa della minuta divisione della proprietà, il soprintendente barone d'Anghilar convocò gli agrimensori a Vogogna «e ordinò che in appresso tutte le misure si dovessero fare a corpo; vale a dire che si spartisse il territorio di ciascun comune in tante porzioni quadrate di egual superficie, segnando in esse il nome e il cognome dei singoli proprietari». Solo in seguito si sarebbero specificate la quantità e qualità del terreno lavorato da ognuno dei coltivatori dei singoli comuni… E qui siamo al risvolto negativo del sistema della piccola proprietà sul piano di maggior interesse, quello economico: i progressi agronomici dell'Ottocento ne riveleranno in pieno la fragilità e la debolezza. Quali ne sono gli inconvenienti? Essenzialmente si Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 43 possono ridurre ad uno solo, quello di ostacolare la formazione di unità colturali che assicurino un'esistenza decorosa, permettendo l'introduzione di macchine, un'irrigazione efficiente, un buon allevamento, la produzione del concime necessario, la facilitazione di comunicazioni e trasporti, il reperimento di capitali per le indispensabili sistemazioni fondiarie e i miglioramenti colturali, l'esercizio di qualche industria agricola. Va da sé che dal regime della proprietà sminuzzata derivino liti continue tra vicini per questioni di confine e per le servitù che gravano sui fondi, spreco di lavoro, impoverimento dei terreni per mancanza di ingrasso, refrattarietà all'istruzione agricola, spese superflue, tra cui quelle gravose che alimentano il gettito delle imposte erariali… Il frazionamento della proprietà scaturisce dalla scarsità della terra, dal desiderio di essere tutti proprietari, in ultima analisi dalla legge sulla successione ereditaria. L'eredità del montanaro è costituita in genere da qualche capo di bestiame, da terreni differenti tra loro per fertilità, comodità di accesso e tipo di coltura, da fabbricati e rustici, infine da modestissima quantità di danaro. Per poco che la famiglia sia numerosa, la proprietà si spezzetta; bastano tre generazioni a polverizzarla... Si poteva ovviare in qualche modo ai danni del frazionamento con le compensazioni in denaro o per superficie. La compensazione in denaro era fatto rarissimo perché risultava impossibile ricavarlo dall'asse ereditario né gli eredi erano in grado di procurarselo; d'altronde essi, finché stavano in paese, non intendevano affatto rinunciare alla terra o alla casa. La compensazione per superficie avrebbe evitato la suddivisione all'infinito della terra, ma essa non era agevole perché i terreni in montagna, come abbiamo detto, sono assai differenti di valore... Ed ora due parole sulle proprietà comunali. Comprendono circa i 4/5 di tutto il territorio dell'Ossola e abbracciano quasi interamente la fascia più alta, quella dei boschi e dei pascoli, ma in qualche misura si estendono anche al fondovalle, giungendo persino alle porte di Domo sul piano tra Calice e Villa. Ecco cosa ne dice il Calpini: i beni comunali generalmente vengono usufruiti dai "comunisti" (per ciò che spetta al pascolo) i quali pagano una leggiera tassa al Comune. Però questa tassa non è imposta in tutti i Comuni, chè in quelli in cui i redditi patrimoniali comunali sopperiscono ai bisogni, non vi ha tassa di godimento dei beni comunali; per di più le rendite di detti beni servono al pagamento della imposta fondiaria degli abitanti del Comune. I beni comunali costituiscono una piaga dell'agricoltura ossolana, perché sono trascurati, mentre se questi beni fossero privati verrebbero più utilizzati. Questo fatto dipende dalla ragione che i comunisti cercano di approfittare dei beni comunali il meglio che sia loro possibile senza il contributo di alcuna spesa o fatica. Ciò dipende dal sentimento egoistico dei comunisti di non volere impiegare spesa o fatica alcuna che possa tornare anche a beneficio degli altri comunisti. … spiriti illuminati denunciano lo stato miserevole ed infruttuoso in cui sono lasciate le proprietà comuni e propongono di alienare o affittare quelle suscettibili di coltura e di miglioramento, come s'è fatto in altri paesi, in Savoia ad esempio, al fine di rendere proficui questi capitali quasi inerti affidandoli all'industria privata. Così l'Intendente Torre nella sua relazione al Consiglio Provinciale dell'Ossola, nel 1858, dopo aver constatato «che più dei due terzi di quelli che sono classificati sulle statistiche come agricoltori non sono altro che pastori i quali mantengono bestiami a spese del Comune» afferma essere «stretto obbligo dei Comuni di avvisare ai mezzi più acconci per ritrarre un sempre maggior profitto dal comunale patrimonio». E il mezzo più acconcio è quello di darlo in affitto all'industria privata. Certo l'alienazione o l'affitto dei beni produttivi delle Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 44 comunità avrebbero migliorato la situazione della finanza locale e favorito l'incremento della produzione agricola. Un sistema abbastanza razionale di sfruttamento delle risorse della montagna era stato in vigore per secoli in alcune comunità ossolane, ad esempio Bognanco, Crevola, Grado, Rumianca: qui la maggior parte dei terreni, che non fossero di proprietà privata, erano divisi tra più organismi, chiamati Terre, Squadre o Vicinanze, che ne avevano il condominio e ne godevano i frutti. Ma tale particolare ordinamento era stato abolito col Regio Biglietto 23 giugno 1815. Un'agricoltura autarchica e primitiva L’Ossola non dispone di spazi sufficienti per praticare l'agricoltura su vasta scala. Il piano ossolano da Crevola a Mergozzo per la sua ampiezza e la sua lunghezza è l'area dove le colture agrarie possono maggiormente fiorire ed espandersi, ma sarebbe ben altrimenti produttivo, se si fosse provvisto per tempo alla sua sistemazione idraulica, come è accaduto in altre zone delle Alpi. Nelle vallate laterali i rilievi montani comprimono e riducono gli spazi utili all'agricoltura: vi prevale la sistemazione a terrazze dal costo molto elevato, ma che si giustifica perché, una volta eseguita, dura per sempre e rende possibile la coltivazione sui ripiani artificiali; favorisce inoltre il buon governo delle acque piovane. Abbiamo parlato di agricoltura, ma, a scanso di equivoci, avvertiamo che il termine agricoltura è comprensivo della coltura dei campi propriamente detta e della pastorizia. E delle due, la pastorizia è di gran lunga predominante perché favorita sia dalla qualità della terra che dall'altimetria e dal clima. In essa sta il vero lucro del contadino ossolano, che è essenzialmente pastore. La maggior parte del terreno è perciò adibita a prato per l'allevamento del bestiame, che costituisce la prima risorsa del montanaro, quando non sia l'unica, come nelle alte valli, dove oltre l'erba null'altro cresce se non un po' di segale... Se le cure più assidue sono rivolte al bestiame e le superfici più vaste sono destinate alla produzione foraggera, ciò significa che l'agricoltura, pur non essendo del tutto marginale, ha carattere complementare: affianca l'attività pastorale con funzione accessoria. Le rese basse e la produzione aleatoria rivelano a prima vista che essa è tecnicamente primitiva e non conosce affatto l'impiego di capitali. Il contadino cerca di trarre il massimo profitto dalla terra coltivandola fin dove è possibile, senza trascurarne alcun lembo. Si produce di tutto un po' nel tentativo di ricavare quanto è necessario per vivere. Le difficoltà delle comunicazioni e la scarsità di denaro impongono all'Ossola di fare affidamento sulle sue risorse agricole in una sorta di autarchia alimentare; non in senso assoluto, intendiamoci, perché l'insufficienza della produzione agraria l'obbliga a ricorrere al mercato esterno per sopperire alle carenze locali. Un'agricoltura di pura sussistenza quindi, in grado di soddisfare i bisogni più urgenti delle famiglie, tipica di una società chiusa, con scarsi rapporti di mercato e perciò basata sull'autoconsumo. Dopo la prima metà dell'Ottocento le migliorate comunicazioni aprono via via l'Ossola ai mercati esterni, finché le ferrovie l'inonderanno di prodotti importati. Ne risentirà vantaggio soprattutto il piano dell'Ossola che va industrializzandosi e dove le pratiche agricole serviranno ad integrare i bilanci di famiglie che svolgono contemporaneamente altre attività. L'economia basata sul denaro ha da tempo messo in crisi l'agricoltura ossolana; il suo generalizzarsi farà esplodere questa crisi in tutta la sua gravità. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 45 Massari e padroni La maggior parte dei contadini sono piccoli proprietari e perciò coltivano direttamente i loro fondi. Nei momenti di più intenso e urgente lavoro, come al tempo della potatura delle viti e della raccolta del fieno e dell'uva, ci si fa aiutare da parenti o da gente del paese, a cui di solito si restituisce il servizio con altrettanto lavoro manuale. Oppure, caso più raro, si assume personale avventizio… Non esistono affittuari, perché non si usa dare poderi in affitto. Esiste invece il contratto di mezzadria, limitato però al bacino di Domodossola e dintorni, mentre è così: eccezionale nelle valli che non merita di tenerne conto... I contratti di mezzadria per lo più non sono scritti, ma solo verbali, e seguono regole consuetudinarie, che si rifanno a vecchie e tenaci tradizioni. Tali patti o usanze coloniche variano da luogo a luogo, e talvolta anche da podere a podere e da massaro a massaro, ma nei loro caposaldi si assomigliano. Data la loro singolarità, vale la pena di conoscerli per sommi capi. Oltre l'uso gratuito della casa colonica il proprietario generalmente deve lasciare al contadino, senza compenso alcuno, tutto il prodotto del fieno. Perciò al massaro interessa avere la maggior superficie di terreno coltivata a prato. Supposto che il proprietario venda i prati, il contadino non ha più convenienza a mantenere il contratto, perché il prodotto della stalla è il suo reddito più sicuro. Nessun provento della stalla spetta al proprietario: latte, burro, formaggio li può ottenere solo dietro pagamento; così se vuole tenere bestiame proprio con quello del massaro, deve compensarlo per il fieno consumato e le cure prestate. Pure l'utile derivante dal pollame, dai conigli, dal maiale, dalle api spetta al colono. Del prodotto della vite il contadino generalmente consegna due terzi al proprietario, riserbandosene l'altro terzo; e questo è quasi l'unico reddito che il padrone ricava dal suo podere, poiché la segala, le castagne, la frutta, la canapa sono divisi a metà e servono a malapena a coprire le spese, e cioè le imposte, lo zolfo, le riparazioni ecc. E così, mentre per il proprietario il prodotto della vite è il più importante, per il massaro è secondario. Ne consegue che il contadino si rifiuta di lasciar libero il terreno sotto i pergolati delle viti e Io spossa e lo isterilisce piantandovi in continuazione segale, grano saraceno e altri prodotti. La vite coltura principe Tra le molteplici colture ossolane la vite ha per secoli tenuto il posto d'onore, venendo subito dopo la pastorizia sia per estensione di superficie che per valore economico. La forma più diffusa di viticoltura era quella promiscua, e non la specializzata, che avrebbe sottratto spazio prezioso ad altri prodotti necessari all'alimentazione del montanaro. Coltivata esclusivamente a pergola, improntava dei suoi lunghi corsi il piatto paesaggio dell'Ossola Inferiore…Si vendemmiava a Vanzone, a Viganella, nelle frazioni più alte di Varzo, a Premia e persino sull'altopiano vigezzino... A tali altezze la viticoltura sfidava i limiti dell'economicità, perché difficilmente l'uva giungeva a maturazione… La maggior parte del vino prodotto non maturava alla perfezione: un vinello quindi di scarsa gradazione alcoolica, così asprigno che gli si dava il nome di bruschet… D'altro canto l'arrivo della crittogama e poi della peronospera avviò dopo il 1860 un certo rinnovamento nella lavorazione della vite, rimasta così a lungo immobile attraverso il trascorrere dei secoli, ancorata com'era ad una ferrea precettistica tramandata da generazione in generazione. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 46 Le altre colture La coltivazione e la produzione di granaglie nella vecchia Ossola, come negli altri paesi, aveva in passato un'importanza fondamentale, perché sul pane si fondava l'alimentazione delle masse. Di conseguenza il consumo dei grani era, pro capite, senza confronto superiore all'oggi. I cereali prodotti nell'Ossola però non erano sufficienti a coprire il fabbisogno locale nemmeno per metà dell'anno e si doveva di necessità ricorrere alle importazioni dalla Lombardia e dal Novarese; i rifornimenti sui mercati esterni erano tanto maggiori quanto minore era il volume del raccolto. Non di rado sull'alimentazione degli Ossolani gravava lo spettro della fame, in conseguenza di annate particolarmente cattive o dello stato di guerra, che tagliava le vie di comunicazione, obbligava ad alloggiare e mantenere eserciti stranieri e distoglieva le braccia dai campi... È bene ricordare che il termine usato di "granaglie" non solo includeva la produzione granellare di frumento e degli altri cereali nobili (segale, orzo, avena), ma anche la granella di mais, miglio, panico, grano saraceno. Nell'Ossola tuttavia non si coltivò mai l'orzo. Tra i cereali secondari grande rilevanza ebbero nell'Ossola il miglio e il panico, finché l'introduzione della patata ne ridusse progressivamente la coltivazione. Più che cereali complementari furono per secoli il pane dei poveri. Non avevano alto valore nutritivo, ma si conservavano per anni e si prestavano a fare delle schiacciate, cotte col vecchio sistema nei numerosi forni frazionali. A Varzo nei primi decenni dell'Ottocento miglio e panico erano ancora prodotti in discreta quantità e nel corso dell'annata agricola s'avvicendavano al primo e più importante raccolto della segale. Il granoturco invece si coltivava con un certo profitto soprattutto nell'Ossola Inferiore; dopo la raccolta le pannocchie dorate rimanevano appese sulle lobbie, ben aerate e esposte al sole, in attesa di essere macinate e ridotte in farina per polenta. La patata... Le condizioni climatiche e ambientali dell'Ossola particolarmente favorevoli ne facilitarono la diffusione e ne fecero un prodotto essenziale per l'economia locale, rimediando in gran parte all'insufficienza dei cereali... Oggigiorno i frutti del castagno sono trascurati e alla mercé di tutti; il costo della loro raccolta supera di gran lunga il valore commerciale del prodotto. Ma nell'economia alpina del passato le castagne avevano una funzione rilevantissima; solo l'introduzione della patata ne doveva ridurre alquanto l'importanza. Basti dire che questo frutto integrava sostanzialmente tante mense ossolane, quando non ne costituiva l'elemento essenziale, e che ancora nell'Ottocento in certe vallate si assegnava spesso alle spose una pianta di castagno come dote desideratissima. Anche le castagne avevano il pregio di conservarsi a lungo e di poter essere utilizzate per la panificazione in mistura con diversi tipi di cereali… Gli Statuti di Val Divedro del 1321 contengono una disposizione che a noi può parere persino stravagante, ma che pure doveva avere una motivazione ben fondata: ciascun capofamiglia era in obbligo di piantare ogni anno sul territorio comunale un albero di castagno, di cui egli sarebbe stato usufruttuario … Altri statuti ossolani contenevano norme minute e severe che disciplinavano il pascolo nei boschi di castagno, il taglio delle piante, la stessa raccolta delle castagne Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 47 LE ATTIVITÀ ECONOMICHE Allevamento e silvicoltura Nell'antico Circondario dell'Ossola pascoli e boschi occupano per intero la vastissima zona più aspra, più alta e più fredda e stanno in rapporto con la zona coltivata come nove sta a uno (90.421 ettari contro 10.699); ma di questa seconda zona i terreni tenuti a prato costituiscono la maggior parte (6951 ettari contro 3748). Da questi dati risulta palese come la vecchia economia dell'Ossola non poteva che essere silvopastorale, due forme di sfruttamento strettamente legate fra loro. Le norme che gli antichi statuti dei Comuni ossolani recano a proposito del bestiame e del bosco sono tali e tante da costituire una riprova che pastorizia e silvicoltura prevalevano di gran lunga su ogni altra attività. La natura ha fatto dell'uomo ossolano più un pastore che un agricoltore; un pastore che era a suo modo un silvicoltore. Questo antico equilibrio si spezzerà in tempi recenti, quando le mutate circostanze provocheranno gradualmente la riduzione della pastorizia e gli interessi speculativi dell'insorgente capitalismo porteranno alla distruzione indiscriminata dei boschi a scapito degli interessi comunitari. La pastorizia fondamento dell'economia ossolana Se nella Val d'Ossola l'agricoltura, pur essendo subordinata alla pastorizia, conserva tuttavia una certa importanza, nei comuni di montagna essa è ben poca cosa sia per l'insufficienza di terreni coltivabili sia per l'inclemenza delle stagioni e l'altezza sul livello del mare; vi è sviluppata invece in misura ragguardevole la pastorizia, che predomina senza confronti su ogni altra attività. … a prato destina ancor oggi prevalentemente il contadino ossolano i suoi fondi produttivi come alla coltura che rende di più. L’importanza vitale che aveva la produzione foraggera per i nostri montanari porta a contese accanite tra Comune e Comune per il diritto di proprietà sui pascoli e sugli alpeggi dove incerti erano confini: si trattava di territori goduti anticamente in comune per il pascolo del bestiame e più tardi rivendicati come propri dalle comunità interessate. Tali rivendicazioni causarono querele durate secoli con litigi, contrasti feroci e persino con pignoramento di bestiame, risse e ferimenti. Contestazioni che parevano sopite per sempre da transazioni, compromessi e accordi, si riaccendevano dopo qualche tempo pia accanite di prima. Molte revisioni definitive sui confini non si ebbero che nell'Ottocento a testimonianza di quale valore avessero un tempo anche qualche mucchio d'erba o esigui superfici di pascolo. Di queste contese, oggi morte e sepolte, rimangono cumuli di incartamenti negli archivi. L’azienda tipica ossolana normalmente comprende tre differenti tipi di fondi situati ad altezze diverse (fondovalle, mezza montagna, alta montagna): il bestiame viene trasferito dall'uno all'altro a seconda delle stagioni per esservi alimentato col foraggio disponibile. Per meglio tutelare le magre risorse dal pericolo di intrusioni esterne e salvaguardare il precario equilibrio economico in cui viveva la collettività, gli antichi statuti delle comunità ossolane proibivano severamente di introdurre bestiame forestiero: tale norma, dettata dal bisogno istintivo di protezione delle risorse locali, diventerà sempre pia elastica man mano si attenuerà il carattere autarchico delle economie di paesi un tempo isolati e costretti a vivere dei propri mezzi. Non vi sono mai stati nell'Ossola grandi allevamenti di bestiame. Il contadino ossolano è un piccolo proprietario e perciò possiede un numero ridotto di capi di bestiame in allevamenti Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 48 sparsi e isolati, condotti senza particolari indirizzi, ma solo seguendo i vieti sistemi imposti dalla tradizione… a Varzo intorno al 1830 erano pressapoco tre i capi posseduti mediamente da ogni proprietario… In alcune valli, come in alta Val Antrona, il fieno prodotto localmente non era sufficiente a mantenere il gran numero di bovini allevati; si rimediava mandandone una parte a sciaverna, cioè a svernare in paesi provvisti di maggior quantità di foraggio, generalmente nella Bassa Ossola. In alcuni luoghi questa usanza era tollerata a malincuore, perché tornava dannosa all'economia locale, privandola di prezioso concime: così Varzo con prescrizione del 1826 escludeva dal godimento dei pascoli comunali il bestiame che non avesse svernato nella valle…. La transumanza estiva La presenza di vasti pascoli alpini e la consuetudine dell'alpeggio hanno da sempre permesso e incoraggiato nell'Ossola l'allevamento del bestiame su vasta scala. Se non si praticasse l'alpeggio, l'allevamento bovino si ridurrebbe irreparabilmente di quantità e di qualità; lo sfruttamento dei pascoli alpini infatti permette all'allevatore di tenere un numero di capi di bestiame superiore a quelle che sono le sue possibilità. Nell'economia locale … l'alpeggio svolge una funzione fondamentale, essendo il necessario completamento del ciclo produttivo della tipica azienda pastorale ossolana. Tutto, si può dire, vi è subordinato. Non appena in primavera è terminata la provvista di fieno nelle stalle situate nell'abitato, il bestiame viene condotto in altre stalle fuori dall'abitato a consumarvi il fieno depositato. Poi ha inizio la monticazione che dura dalla tarda primavera all'autunno. Due di norma sono le tappe. Dapprima il bestiame sale dai centri permanenti alle alpi primaverili autunnali, per lo più di proprietà. privata. Consumata l'erba del pascolo e le riserve di foraggio dell'anno precedente, riprende a salire per soffermarsi alle Api estive, per la maggior parte di proprietà comunale, sopra il margine più elevato della zona boschiva. Al termine della stagione ridiscende alle stazioni primaverili autunnali, dove consuma l'erba ricresciuta nel frattempo; s'abbassa poi di nuovo e raggiunge le dimore invernali, dove pascola ancora nei prati di casa fin quando v'è foraggio disponibile e il freddo lo ricaccia nelle stalle. In alcuni comuni, come Villa, Masera, Malesco, i prati di casa, dopo la discesa del bestiame dalle alpi e la raccolta dei prodotti agricoli, si aprivano al pascolo collettivo e la terra ridiventava comune come in antico: questa servitù, che testimonia come la proprietà collettiva prevalesse Un tempo su quella privata, scomparirà gradualmente con l'attenuarsi dell'economia chiusa basata sull'autosufficienza. I diversi spostamenti del bestiame avvenivano a date fisse. In particolare la vera e propria stagione d'alpeggio sugli alti pascoli cadeva in termini di tempo rigorosamente stabiliti: in quasi tutte le comunità ossolane si inalpava infatti il 24 giugno e si disalpava l'8 settembre, e ciò allo scopo evidente di impedire che qualcuno inviasse le sue bestie sulle alpi prima degli altri e così sfruttasse il pascolo a proprio vantaggio e a scapito della collettività. I regolamenti che governavano l'uso dei pascoli comunali prevedevano che ogni proprietario "consegnasse" esattamente in Comune il numero dei capi da inalpare e pagasse per ognuno di essi una determinata tassa. Il trasferimento dei bovini è un'operazione molto delicata ed esige particolari attenzioni. Per consentire la monticazione di tante bestie bisognava ogni anno provvedere al restauro delle strade di accesso, dissestate dalle piogge e dalle nevi, liberarle dai massi Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 49 caduti, rendere sicuri i passaggi dei torrenti, restaurare i ponti danneggiati, rimuovere eventuali valanghe. Quasi tutte le famiglie possedevano sui monti un po' di prato con stalla e casera, dove salivano in autunno e primavera. A maggio si chiudeva la scuola e ci si preparava a caricare l’alpe… Su questi alti pascoli, quasi tutti di proprietà comunale, le antiche forme di sfruttamento collettivo della terra sono durate per secoli e non si sono disgregate che di recente. Questo modello di utilizzazione del territorio alpino, in mancanza di tecniche che permettessero una cura più intensiva, garantiva la massima resa. Vi era naturalmente privilegiato l'interesse generale della popolazione e non quello privato dei singoli. Ne conseguiva lo sfruttamento integrale della montagna, dal fondovalle agli alti pascoli e viceversa, dove tutto era regolato con misura e oculatezza allo scopo di ricavare dalla terra il più alto rendimento economico con vantaggio di tutti. Un'utilizzazione così completa e razionale sta a dimostrare quanto fossero preziosi i pascoli per l'economia montana; erano una ricchezza unica e perciò il loro godimento era regolato in modo che potessero bastare alle esigenze dell'intera popolazione col massimo di profitto e convenienza. Le dimore stagionali sono umili costruzioni dalle strutture essenziali, ma perfettamente funzionali. Di solito questi rustici manufatti si raggruppano al margine dei pascoli in prossimità d'una fonte o d'un ruscello, hanno i muri a secco e il tetto a due spioventi ricoperti di beole; il legname è utilizzato per le porte, i tramezzi e le travi. In perfetta armonia col paesaggio sembrano costituirne parte integrante, costruiti come sono con materiale locale e con una naturalezza architettonica piena di rispetto per l'ambiente alpino. Un esempio chiarissimo di quest'armonica disposizione l'abbiamo nella conca di Veglia, dove i gruppi di baite sono disposti a corona ai margini della vasta area pianeggiante (vaccareccio), e alle spalle il ripido pendio boscoso. «Questa disposizione rispondeva allo scopo di lasciare integra il più possibile la vasta area del pascolo e nello stesso tempo mirava a realizzare la massima economicità dei percorsi dal nucleo abitativo al bosco, all'acqua, al pascolo; non solo, ma il raggrupparsi degli insediamenti esprime anche spirito comunitario, unione, cooperazione». La manutenzione e la cura dei pascoli erano assolutamente indispensabili perché quest'immensa ricchezza desse il massimo rendimento, a sostegno dell'attività pastorale. Su questo tasto delicato premono di continuo da metà Ottocento in poi gli esperti di economia agraria dell'Ossola con una insistenza particolare. Vediamo il perché. Oltre l'indispensabile concimazione annuale e l'irrigazione, tale manutenzione consisteva in lavori di pulizia e di miglioramento fondiario che andavano dall'estirpazione dei rododendri e dei cespugli infestanti il pascolo allo spietramento che liberava il terreno da pietre, sassi e legna morta, alle operazioni di livellamento del suolo. Tutti gli antichi statuti, tutti i bandi campestri facevano obbligo severo al casaro di compiere tali lavori e ne sorvegliavano l'esecuzione. Il dovere di pulire le alpi era per gli avi una specie di religione, in quanto erano coscienti che dal buon governo dei pascoli alpini dipendeva la vita economica della comunità. La capra È un animale utilissimo per il montanaro, ma ha un grosso difetto: quello di danneggiare il bosco. Di qui l'antitesi capra bosco che ha fatto scorrere fiumi d'inchiostro senza approdare a nessuna conclusione definitiva, almeno per il periodo da noi preso in esame. Due nemici irreconciliabili dunque? Per gli abolizionisti non c'è dubbio. Secondo Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 50 essi la capra merita una lotta senza quartiere. Non ne sottovalutano i pregi, anzi li riconoscono per primi, ma, di fronte ai ben più gravi danni che essa apporta, abbassano il pollice in segno di condanna e dichiarano senza remissione guerra… Di fronte agli abolizionisti stanno i sostenitori della capra, che vorrebbero assoluta libertà di pascolo. Non c'è bisogno di grande sforzo per capire che costoro sono i diretti interessati, e cioè i montanari. … Le capre sono più avide della foglia delle piante che dell'erba stessa. Lasciate in balia di sé girano di bosco in bosco, soprattutto in quelli di taglio recente, e seguendo il loro istinto divorano i teneri germogli degli alberi, smozzicano i giovani virgulti, scortecciano i castagni fino all'altezza di due metri. Di fronte a questi svantaggi stanno i benefici: dell'allevamento caprino. Per una regione montuosa e impervia come l'Ossola la capra è un animale prodigioso: essa «è la falce che va da sola a mietere», nelle zone inaccessibili al bestiame bovino, quel foraggio che non si potrebbe in altro modo raccogliere, trasformando in latte prezioso i magri prodotti del suolo di molte località, altrimenti inutilizzati. In tale ambiente non ha concorrenti. ... Durante l'alpeggio la capra è realmente un animale meraviglioso: qui siamo al di sopra del limite boschivo ed essa non ha bisogno di sorveglianza, sa cercarsi il pascolo da sé e non produce alcun danno… La capra, detta appunto la "vacca del povero", s'accontenta di scarso e scadente foraggio e non costa quasi niente, perché questo foraggio se lo procura sulle proprietà comunali al prezzo d'una modestissima tassa... La capra deve mantenersi da s'e, e cioè a spese del pubblico patrimonio boschivo. Nella maggior parte dei comuni ossolani essa non richiede letteralmente nulla per essere mantenuta, ed è apprezzata proprio perché consente di ricavarne latte abbondante senza intaccare la riserva di foraggio destinata alle bovine. Non contenti poi del danno che le loro capre causano nei boschi, alcuni proprietari ne apportano altro bruciando d'inverno la vegetazione di intere montagne per far pascolo, come essi dicono, per le capre. Insomma fanno sfacciatamente e impunemente l'utile proprio; del pubblico interesse poco gli importa. Perciò l'Amministrazione forestale, che deve provvedere alla tutela dei' boschi, tende a imporre vincoli sempre più severi al pascolo delle capre... Nel corso dell'Ottocento le disposizioni ministeriali e prefettizie sul pascolo delle capre si fanno sempre più severe: se ne fissa il numero per ogni nucleo familiare, si impone che siano "musellate" quando passano vicino ai campi coltivati, si limitano drasticamente le zone in cui possono pascolare, si esige che siano custodite da appositi caprai. Ad ogni restrizione i Consigli Comunali, in cui spesso siedono ricchi contadini possessori di venti o trenta capre, ricorrono alle autorità perché il pascolo delle capre venga esteso e prospettano Io stato di miseria in cui cadrebbe il paese se le misure restrittive venissero applicate. Latterie casalinghe e latterie sociali La trasformazione del latte in prodotti caseari si è svolta per secoli in modo poco appariscente, quasi nascosto direi, nelle innumerevoli latterie casalinghe sparse per tutta l'Ossola da Formazza a Mergozzo… Durante la stagione invernale la lavorazione del latte nei paesi veniva effettuata dal singolo produttore che lo manipolava da sé nella sua piccola azienda agricola. Così si contavano tante latterie, quante erano le aziende. Centinaia e centinaia: una vera Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 51 polverizzazione. Quali erano i principali inconvenienti di una lavorazione così frazionata? Burro di sapore spesso sgradevole e con odore di stalla, formaggi camolati e pieni di difetti... Nella stagione estiva, durante l'alpeggio, la lavorazione del latte si fa o dai singoli proprietari o dai casari che prendono in consegna il bestiame di più proprietari e formano le «casate». Nel primo caso gli inconvenienti sopra ricordati a proposito della lavorazione invernale da parte dei singoli sono ancora peggiorati per ragioni facilmente intuibili; i prodotti che ne escono hanno scarso pregio per essere apprezzati sul mercato. Il bosco una ricchezza male amministrata …il bosco nell’Ossola è così invadente, la sua presenza così continua che ovunque ci volgiamo ce lo troviamo quasi inevitabilmente davanti. Esso un tempo cresceva dappertutto, ma l'uomo col ferro e col fuoco lo ha circoscritto in zone ben determinate per creare campi, prati e pascoli, costruendo così un ambiente in cui le risorse naturali stanno in giusto equilibrio. L’azione dell'uomo ha ristretto il bosco, soprattutto per esigenze di pascolo, a quei terreni che non possono essere utilizzati diversamente: le pendici più erte, i declivi male esposti, i pantani, le sponde sabbiose dei fiumi, i luoghi refrattari alle culture. In questi terreni il bosco comparativamente frutta la massima rendita possibile. Il legname, data l'estensione della superficie boschiva, è il solo prodotto vegetale che sopravanza i bisogni dell'Ossola e può essere esportato. In alcuni paesi montani dell'Ossola la maggior parte del terreno produttivo è boschiva, e il bosco è il maggior prodotto, quello che fa veramente la ricchezza del paese... Tutti coloro che si sono occupati della silvicoltura ossolana elogiano incondizionatamente il buon tempo antico. I vecchi Statuti ossolani sarebbero lì a provarlo. Essi regolavano minuziosamente lo sfruttamento del bosco. Ogni "fuoco" aveva il diritto di "legnatico", cioè di raccogliere la legna secca senza chiedere licenza. E poiché tale raccolta non era sufficiente all'uso domestico, poteva usufruire di “assegni di legna da fuoco", concessi dal Comune mediante il taglio d iun certo numero di piante in località ben determinate. Per la legna da fabbrica bisognava che l'interessato facesse richiesta al Comune, che valutava la quantità necessaria e fissava il prezzo, sempre inferiore al valore reale del legname, allo scopo di favorire i membri della comunità. Naturalmente gli "assegni di legna da fabbrica" non potevano essere utilizzati a fini commerciali, sebbene non mancassero casi in cui questo legname veniva messo abusivamente in commercio. Vi erano poi i boschi protetti o tensati, cioè vietati al pascolo, alla raccolta e al taglio del legname; essi costituivano una riserva per la comunità, che li vendeva, quand'erano maturi al taglio, per far fronte alle spese o per sostenere qualche lite. Prima dell'Ottocento i boschi generalmente furono sempre sfruttati con estrema parsimonia e come un bene limitato e prezioso. L'interesse collettivo era prevalente e mirava a combattere ogni forma di abuso privato; il bosco era patrimonio dell'intera comunità e non doveva essere sfruttato individualmente a scopo di lucro. Al Comune era riservata la facoltà di commerciare i boschi della collettività. Esistevano abusi? Certamente. Le severe pene pecuniarie comminate dagli Statuti ai contravventori e certe usurpazioni di boschi effettuate da frazioni o quartieri a danno dei Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 52 Comuni, come pure "gli inveterati abusi di arbitrarie concessioni di piante ad uso di fabbrica e da fuoco che si facevano dalle Amministrazioni locali ai Comunisti... con perniciosa dilapidazione dei beni comunali" stanno a dimostrarlo. In certi comuni, come Malesco, ma anche altrove, il ricavato della vendita dei boschi, veniva spesso allegramente spartito tra le famiglie dei "vicini" come loro reddito particolare. Ma non furono certamente questi abusi, se pur deleteri, a intaccare seriamente il patrimonio boschivo dell'Ossola. Finché i boschi furono considerati proprietà collettiva, erano i montanari stessi i più interessati ad averne cura e a proteggerli, e soprattutto ad impedire che si abbattessero i boschi così detti "tutelati", quelli cioè destinati ad impedire il formarsi di frane e valanghe… L’antico sistema della flottazione aveva certamente contribuito a diradare il manto forestale, ma l’accanimento forsennato contro i boschi ebbe inizio in tutta la sua gravità, quando nell’Ottocento le nuove strade s’internarono nelle valli e resero più facile e meno costoso il trasporto del legname ai centri di mercato… I tagli indiscriminati dovuti alla speculazione e al vandalismo si moltiplicarono… Ai Comuni Ossolani va addossata in particolare la responsabilità di tanto sfacelo, per far fronte alle spese straordinarie di carattere pubblico… essi si attaccarono ai boschi, ch’erano la loro maggiore se non unica ricchezza, e li abbatterono in gran parte… Per quanto si fosse disboscato selvaggiamente per quasi 50 anni nel corso dell'Ottocento, il manto forestale dell'Ossola era ancora discretamente ricco all'inizio del Novecento. Nel nuovo secolo, forse anche per il miglioramento delle vie di comunicazione, il legname riacquista il suo valore. Ricominciano gli abbattimenti su larga scala. I continui bisogni dei Comuni per le loro spese, le richieste dell'industria, soprattutto di quella idroelettrica, la costruzione della galleria del Sempione e infine la prima guerra mondiale (191518) spoglieranno l'Ossola di gran parte dei boschi scampati alla furia devastatrice del secolo precedente. Specialmente le necessità impellenti causate dalla guerra vollero che si sacrificassero i boschi e le foreste che ancora rimanevano. CONDIZIONI DI VITA Dal Comune patriarcale al Comune moderno Uno dei più importanti atti del Governo Sabaudo nel Settecento fu la riforma, attuata nel 1775 da Vittorio Amedeo III, dell'amministrazione comunale col Regolamento dei Pubblici, vale a dire dei Comuni. Cessava così in Piemonte il vecchio Comune patriarcale e nasceva il Comune moderno. La nuova legge, che rendeva uniforme in tutto lo stato sabaudo l'amministrazione dei Comuni, mirava a rafforzare il Governo mediante l'accentramento dei poteri, il perfezionamento del congegno burocratico e l'organizzazione dei controlli. All'Ossola Superiore e alla Valle Anzasca però fu consentito di continuare a reggersi secondo la consuetudine antica. L’Ossola Inferiore dovette invece forzatamente accettare il nuovo Regolamento, di cui non seppe a tutta prima comprendere ed apprezzare i benefici, sia per l'attaccamento alle vecchie usanze "e sia forse più ancora perché veniva a togliere la mestola di mano a chi tutto era uso di tramenare a suo modo e di pieno arbitrio suo". Nei vecchi consigli comunali ossolani, a cui partecipavano tutti i capifamiglia del Comune, non prevaleva infatti il pubblico interesse, bensì quello di pochi influenti mestatori, che attraverso i loro aderenti ottenevano quello che volevano… Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 53 I Consigli Comunali, al dire del Bellino, si tenevano nei giorni festivi davanti alle chiese parrocchiali "senza licenza ed intervento di alcun giudice". Quasi nessun Comune aveva né la sala consiliare per le riunioni né l'archivio per conservare le scritture, gli ordini e gli editti, dispersi parte presso l'uno parte presso l'altro particolare, così che spesse volte in caso di necessità non si potevano ritrovare quando, peggio ancora, non andavano smarriti. La maggior parte dei Comuni poi era priva di catasto, per cui era difficile accertare il quantitativo dei beni posseduti da ciascuno e stabilire taglie proporzionate da ripartire tra i "comunisti". Capitava spesso infatti che i poveri dovessero pagare taglie eccessive, avuto riguardo dei loro propri beni o del godimento dei beni comunali. Le entrate ordinarie del Comune si ricavavano dall'affitto delle alpi e dalla vendita dei boschi e dalle multe, e servivano a pagare i debiti del Comune: se non erano sufficienti s'imponevano le taglie; se invece erano eccedenti e restava del denaro, in alcune comunità si divideva tra i vicini, invece di impiegarlo in lavori di pubblica utilità. Spesso anche non si conosceva come venissero impiegati i redditi dei luoghi pii, poiché mancavano gli esatti inventari dei loro beni... Questo sistema di amministrazione dei Comuni durò fino al 1819, quando il Regolamento dei Pubblici del 1775 entrò in vigore anche nell'Ossola Superiore. Secondo tale Regolamento l'amministrazione corrente del Pubblico, cioè del Comune, è affidata al "Consiglio Ordinario", composto per la maggior parte dei Comuni ossolani di soli tre Consiglieri, compreso il Sindaco; per gli affari più importanti il Consiglio viene "raddoppiato" con alcuni consultori aggiunti, scelti dall'Intendente provinciale fra i maggiori possidenti e i più notabili uomini del luogo. Di mano in mano che i consiglieri scadono dall'ufficio vengono sostituiti da altri, eletti dallo stesso Consiglio. Con questo sistema di rinnovamento non si producono mai brusche sospensioni nella vita del Consiglio, poiché i nuovi entrati hanno modo di acquistare esperienza sotto la guida dei consiglieri anziani. Il consiglierato non è retribuito; è tuttavia considerato un ufficio pubblico e nessuno può rinunciarvi. È poi nominato Sindaco quel consigliere che risulti il più anziano in ordine di elezione. Con questo sistema il Consiglio Ordinario risulta interamente rinnovato ogni tre anni e "le cariche così rapidamente ruotano - o dovrebbero ruotare - entro il ceto dominante, offrendo teoricamente la possibilità a tutti i maggiori estimati [contribuenti] di alternarsi al potere", un'oligarchia, insomma, che amministra il Comune, in quanto il sindaco è privo di competenze speciali, i consiglieri diventano sindaci automaticamente per turno di anzianità e il rinnovo del Consiglio avviene per cooptazione. Il Regolamento dei Pubblici del 1775 attribuisce poi all'Intendente, agente governativo periferico, un controllo strettissimo su tutto l'operato dei Consigli comunali con facoltà di annullarne le decisioni, ogni qualvolta le ravvisasse non conformi alla legge. Ogni Consiglio doveva inoltre aver un segretario comunale, scelto dal medesimo Consiglio fra i notai e approvato dall'Intendente. Le spese comunali vennero distinte poi nel 1826 in ordinarie, cioè con "carattere permanente e successivo" e straordinarie, vale a dire dettate "da un bisogno urgente, straordinario o momentaneo". Le spese ordinarie erano fissate stabilmente dal Ministero degli Interni, il quale determinava anche le somme precise disponibili, vietando ogni variazione al riguardo. Le spese straordinarie dovevano invece essere autorizzate caso per caso dalla Segreteria di Stato per gli Affari Interni. Tale ordinamento costituiva dunque uno strumento efficacissimo per il controllo delle amministrazioni locali. Il sistema d'amministrazione comunale fin qui descritto sarà in parte cambiato dalla riforma albertina del 1848 e modificato ancora nel 1859, nel 1865, nel 1888 e nel 1894. Nella Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 54 storia degli enti locali rimarrà però sempre una costante: "la tendenza cioè non solo ad accentrare nelle mani del Governo la tutela su quegli stessi enti, ma a concentrare anche localmente i controlli delle autorità governative periferiche". Come fu messo in atto nell'Ossola Superiore il Regolamento dei Pubblici, attivato nel 1819? Ne abbiamo sufficiente cognizione dalla relazione, fatta al Ministero degli Interni nel 1832, dal Vice Intendente sul giro da lui fatto nella Provincia d'Ossola. Egli nota anzitutto "che ottimo è lo spirito pubblico tra queste buone popolazioni e che la devozione e l'illimitato attaccamento al Governo di S.M. hanno fra esse profonde radici". Constata poi che, essendosi i Comuni regolati fino al 1819 a piacer loro e senza tutela dell'autorità governativa, non era cosa semplice sradicare del tutto gli abusi. Lo si poteva fare solo gradatamente "esortando ed animando gli uni, encomiando gli altri che si mostrano più ben disposti, esercitando una salutare severità con i più ricalcitranti". Si è però sulla strada giusta, poiché a poco a poco lo "spirito d'ordine ed attività" che è indispensabile ad ogni amministrazione, va diffondendosi tra i pubblici amministratori. Per lo più i Consigli Comunali sono ben composti e vi prevale l'amore del pubblico bene, salve poche eccezioni. Segreterie e archivi comunali sono in discrete condizioni, sebbene gli archivi dovrebbero essere meglio ordinati. In qualche luogo la casa comunale necessita di restauro, in altri mancano gli armadi per riporvi le carte e le scritture, soggette perciò a smarrimento; e qui si ordina di porvi riparo, come pure si dispone che si ricerchino i documenti riguardanti il Comune, ancora tenuti dai particolari secondo l'uso antico, e che di tutto si faccia un esatto inventario. L'attenzione dell'Intendente è attratta soprattutto dallo stato dei catasti, tenuti nel più cattivo dei modi. In quasi tutti i Comuni "i registri censuari si trovano in piena confusione e disordine, in pochissimi luoghi si effettuano le mutazioni di proprietà e, quando occorre di fare qualche imposta locale, tutto è arbitrario e si regola su “gli antichi ruoli". Per il cattivo stato dei catasti nascono frequenti questioni fra i Comuni per i confini territoriali e per il godimento di alpi e di pascoli, spesso in promiscuità tra vari Comuni e "sorgente di difficoltà e di discordie". Perciò si suggerisce di arrivare a componimenti amichevoli tra le parti, poiché nelle contestazioni portate davanti ai tribunali spesso le spese ingoiano il valore della cosa contestata. Ad incrementare i redditi comunali "dove è emerso essere seguite usurpazioni di beni spettanti al pubblico si sono prescritte le analoghe ricognizioni per accertarle e rivendicare il suolo usurpato" dai privati. «Per meglio accertare poi il regolare andamento dell'amministrazione, non senza motivo, ho voluto che i Consigli dichiarassero avanti di me con giuramento che nessuno degli amministratori era interessato nelle imprese, affittamenti o vendite concernenti il pubblico, che tutti i redditi spettanti al Comune e al pubblico venivano regolarmente consegnati e descritti nei causati annuali e che tutte le spese portate nei conti eransi fatte realmente e si era per le medesime impiegata la somma esposta». La riforma dell'amministrazione comunale dunque era andata attuandosi anche nell'Ossola pur tra opposizioni e difficoltà. Si sarebbe perfezionata in seguito sotto il controllo governativo. Verso la metà dell'Ottocento comincia a manifestarsi l'insofferenza per le piccole amministrazioni comunali, che porterà alla proposta di abolire i Comuni troppo minuscoli, annettendoli ai maggiori: una politica seguita poi costantemente in Italia fino al fascismo. La legge del 20 marzo 1865 contiene una serie di disposizioni ordinate a facilitare l'unione di più Comuni in uno solo o l'aggregazione dei piccoli ad un Comune più grande. La ragione che si adduce è che ai piccoli aggregati comunali sarebbe riuscito difficile sopportare il carico delle spese obbligatorie imposte dalla nuova legge ai Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 55 Comuni. Si crede bene però di sentire su tale materia il parere dei Consigli Comunali, poiché ad essi appartiene l'iniziativa delle modificazioni da apportarsi alla circoscrizione dei Comuni. S'invitano perciò anche i sindaci ossolani a rimettere alla Prefettura di Novara le deliberazioni prese in proposito dai Consigli comunali, corredate da un prospetto dimostrativo recante svariate indicazioni, tra cui la natura e il valore del patrimonio comunale, la media delle spese ordinarie e di quelle straordinarie, delle entrate ordinarie e di quelle straordinarie, come pure la media dell'imposta locale; le medie devono essere desunte dai bilanci dell'ultimo decennio. Dalle deliberazioni emesse dai Consigli del Circondario dell'Ossola risulta che 41 Comuni dichiarano che, avendo sufficienti mezzi per far fronte alla spese occorrenti, desiderano conservare la propria autonomia; altri nove, sebbene scarseggino di mezzi per provvedere alle spese, preferiscono farvi fronte con sacrifici e sovrimposta alle contribuzioni dirette piuttosto che esser aggregati ad altri Comuni… Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 56 LA COMUNITA’ DI VARZO 4 LA VALLE NELLA STORIA Il nome della valle deriva, dal nome del fiume che la solca il Diveria. Risalendo all’epoca romana, veniva chiamata Vallis Vetus (la valle Vecchia), da cui forse deriva Val Dvér. Bisogna subito sottolineare la differenza tra la Valle di Divedro intesa come bacino della Diveria e Valle di Divedro storico-geografica; la prima comprende il territorio che dà origine a tutto il sistema idrografico che interessa la Diveria… comprendendo… una grossa fetta di territorio svizzero e tre Comuni in territorio italiano: Trasquera, Varzo e Crevola. La Valle di Divedro storico-geografica comprende solo la porzione italiana del suo bacino. Le origini Da ritrovamenti e scavi avvenuti a Briga e a Glis, si può affermare che a nord del Sempione vivevano uomini già all'epoca dell'Età della pietra lavorata, cioè, attorno ai 2000-1500 anni a.c.. Si può presumere, benché non ci siano testimonianze concrete, che alla stessa epoca anche a sud del Sempione, cioè in Valle, ci fossero degli insediamenti umani. I primi abitatori delle nostre Valli, dovevano essere stati popoli di provenienza nord-africana che presero il nome di LlGURI… Già prima del passaggio dei Romani, attraverso il Sempione dovevano esserci delle vie praticate da primitivi "commercianti" se da queste vie, come dal S. Bernardo e dal Gottardo, scesero le orde barbariche. Abbiamo ora un'altra popolazione che, trovandosi nel periodo della sua massima espansione, viene a occupare anche le terre dell'Italia nordoccidentale. Sono i CELTI: popolo di origine asiatica… Era un popolo che si dedicava prevalentemente all'agricoltura e alla pastorizia, ma era sempre pronto alla lotta. Questo popolo abitò anche la nostra Valle. Molte parole del dialetto "dvarun" sono di origine celtica, come il nome Varzo derivante da "vargo" che significa allargamento, slargo, dove la valle si allarga. Proprio dal Valico del Sempione scesero in Italia i LEPONZI che abitarono l'Ossola e diedero il nome alle montagne (Alpi Lepontine). In questo periodo ci sono dunque i Leponzi a sud delle Alpi e i Viberi a nord, nell'alto Vallese; due popoli che fra loro certamente comunicavano. I romani e le alpi attrezziane L'Ossola e la Valle di Divedro, era conosciuta ai Romani ma non era ancora loro proprietà, come non lo erano ancora le Alpi Marittime, Cozie, Graie e Pennine. Era permesso agli eserciti romani il passaggio per recarsi nelle Gallie, ma molte volte i valligiani depredavano i soldati, saccheggiavano le granaglie e derubavano i mercanti che passavano per il Valico. Stanco di subire queste angherie, l’imperatore Augusto decise di assoggettare all’Impero tutti i popoli alpini con una guerra che prese il nome di 4 Notizie tratte dalla pubblicazione “La Valle di Divedro e il Sempione” di Luciana Rigoni 1987 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 57 Norica. L'anno 747 a.C. coronò l’impresa di Augusto che stabilì di suddividere i territori in tante province. Ecco quindi che la Valle di Divedro, unitamente al Sempione, all’intera Ossola fino al Gottardo e al Lago Maggiore, farà parte della provincia romana delle Alpi Attrezziane. Vi si parlava la lingua celtica che, piano piano, si trasformò nella lingua romana, così che per esempio “Vargo” divenne “Vartium”. La maggior parte degli storici, concordano sull'esistenza di una strada romana, alla fine del II sec. a.c., che attraversando il Sempione facilitava un intenso traffico commerciale tra la pianura lombarda e la Valle del Rodano… I barbari Dopo la dominazione romana, la Valle di Divedro e il Sempione, videro momenti di decadimento. Attraverso il Passo, per molti secoli, si riversarono nelle fertili valli a sud e a nord del Colle, minacciose orde barbariche che non recarono con sé, altro che distruzione e guerre. Nel 488 Gundebaldo re dei BURGUNDI invase l'Italia entrando dal Passo. Cinquant'anni dopo, diecimila Burgundi ripassarono il Sempione in soccorso dei Goti, impegnati dagli armati di Giustiniano. Più tardi, attraversano la Valle, provenienti dal Valico, orde di FRANCHI-ALEMANNI. Nel 569 i LONGOBARDI di Alboino invasero il Vallese passando per la nostra Valle e cinque anni dopo, ritornarono per la stessa via saccheggiando e il console Sempronio che, retrocedendo, inconsciamente indica loro la strada attraverso gole e dirupi, e conquistano gli accampamenti romani posti nella piana della Toce. Si possono immaginare le condizioni di caos e di terrore in cui vivevano gli abitanti della Valle in questo periodo, e lo stato di povertà che li condannava a una vita grama, essendo i loro raccolti distrutti e gli armenti uccisi durante i frequenti passaggi di soldataglie rozze e inferocite oltre che stanche e affamate. Ma purtroppo, ancora per secoli sarebbero continuate le invasioni. L' alto medioevo Fortunatamente verso la metà dell'VIII sec. durante il tempo degli ultimi Carolingi, la Valle conobbe dopo la decadenza, un periodo di tranquillità e di risorto e attivo commercio…. A cominciare dall'anno 1000 fino al XII sec., passarono per il Passo, turbe di pellegrini diretti a Roma. In questo periodo la nostra Valle faceva parte del piccolo contado dell’Ossola, possedimento del Vescovo-Conte di Novara, alle dipendenze del Ducato di Milano. L'alto Vallese era sotto la giurisdizione del Vescovo di Sion, l'antica Sedunum. Ricominciano i pacifici commerci. Nel 1250, dal Vescovo Raron di Sion, viene concluso un patto commerciale con una grande corporazione di Milano per riutilizzare la strada del Sempione sulla quale già nel 1235 esisteva un ospizio gestito dall’Ordine di S. Giovanni. E' in questo XIII sec. che ossolani e vallesani e quindi, per la nostra zona, valdivedrini e sempionini sono in continuo conflitto per omicidi, rubalizi e rappresaglie, tanto che i Vescovi di Novara e di Sion sono sempre impegnati a cercare occasioni di pace. I motivi di conflitto sono facilmente attribuibili a sfruttamento di pascoli e boschi in comune e a rivalità di vicinato. Altri motivi di lite sorgevano a causa dei commerci. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 58 Ecco a questo proposito, che i mercanti del Vallese, non riuscendo a farsi pagare dai mercanti milanesi, decisero di espropriare con la violenza il bestiame italiano delle Valli Ossolane, introducendolo nel Vallese per il Sempione. Seguirono uccisioni e vendette, fin che i rappresentanti delle due parti non si riunirono il 2 agosto 1267 nei dell'attuale Algaby, cioè la Valle Latinasca, per stendere un trattato di pace che dal luogo, prese il nome. In quel trattato si stabilirono le regole commerciali e ci si intese sulla manutenzione della strada del Sempione… ..Data l'aumentata mole delle mercanzie in transito in questo periodo di intensi traffici commerciali attraverso il Sempione, anche il percorso della vecchia strada romana, dovette subire delle modifiche che le consentissero un traffico più veloce... Giunta a Varzo, la strada non saliva più a Trasquera e ad Alpien, ma attraversava le gole di Gondo, seguendo il corso della Diveria. Rivalita’ sui confini I commerci e la convivenza coi Teutonici si mantennero fino a tutto il XV sec. in un equilibrio assai precario, a volte rotto da furti, uccisioni, conseguenti rappresaglie. Trattati, arbitrati, convenzioni si susseguirono in questo scorrere di anni, cercando di mantenere l’accordo, con gran di difficoltà finché non si arrivò alla guerra che durò dieci anni, dal 1484 al 1494 e che, unita ad altre cause, tolse per più di cento anni, al Passo del Sempione, la sua grande importanza . Già nel 1380 il traffico non era più senza pericoli e le merci dovevano essere scortate da guardie armate. Ossolani e vallesani sconfinavano sovente e chi era più forte rubava il bestiame al contendente. Un primo trattato di pace fu firmato ad Algaby nel 1383. Ne seguì un altro a Simplon Dorf nel 1407. In quest’epoca l’Ossola era assoggettata al Duca di Milano Galeazzo Visconti, ma essendo stata invasa da tremila svizzeri regolarmente ricacciati oltre il Sempione , temendo di non poter resistere a lungo ad altre incursioni, chiese la protezione di Amedeo VIII di Savoia che la occupò militarmente fino al 1412. Non per questo le scorrerie cessarono: i vallesani scendevano la Valle mossi da odio per questioni di pascoli, per saccheggiare, per vendicare veri o presunti affronti, guidati dai loro Signori: i Supersaxo, gli Stockalper e quegli agguerriti Vescovi di Sion che maneggiavano con uguale destrezza sia il pastorale che la spada. Un altro trattato, concluso ad Alt Dorf nel 1449 fra Milano e gli svizzeri, regolava fra l’altro, i commerci e stabiliva la manutenzione di strade e ponti. Ma già nell’agosto 1455, orde vallesane scendevano a Veglia e asportavano bestiame; l’anno dopo i trasqueresi portavano via mucche svizzere a Frassinodo. Si rende necessario un altro trattato che viene concluso nel 1456 alla Chiesa di San Marco a Paglino e che porta una pseudo-pace per circa vent’anni. E’ di questi tempi un ennesimo atto di pace tra alpigiani di Veglia e vallesani di Binn per controversie di pascoli e bestiame, che viene firmato in un alpeggio sopra la Balma, per cui la località prese il nome di Pian dul Scricc (il piano dove fu redatto lo scritto di accordo). Un fatto storico doveva poi intervenire a rompere nuovamente la tregua fra popoli confinanti e precisamente la guerra fra Luigi XI di Francia e Carlo di Borgogna, detto il Temerario. Il Ducato di Milano si associò al Temerario, mentre il Vallese parteggiava per Luigi XI. Ecco che gli svizzeri inviano 800 uomini contro Carlo e nello stesso tempo chiudono i Passi alpini ai milanesi. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 59 In seguito a queste ostilità, anche i contratti commerciali persero la loro validità. La Valle si organizzò militarmente; le Soste vennero occupate dalle armi e dai muli. Dal XVI al XVII secolo Le guerre che per lunghi decenni turbarono i rapporti fra vallesani e valdivedrini, compromisero irreparabilmente i fiorenti commerci fra Lombardia e Francia che ebbero il loro massimo splendore attorno al XIV sec. Il Valico del Sempione fu abbandonato dai mercanti stranieri che lo ritenevano, a ragione, poco sicuro. Altre strade furono scelte per il transito delle merci così che il Passo conobbe un altro periodo di decadenza. La ripresa del traffico avvenne molto lentamente; all’inizio solo tra Vallese e Ossola e non fu molto attivo. La strada era, a tratti , impraticabile; molti ponti non esistevano più. Nel frattempo, il 3 aprile 1500 i francesi si insediarono a Milano, spodestando il Duca Ludovico Sforza, detto il Moro, e assoggettarono le sue terre, Ossola compresa. Vi restarono da padroni fino al 1513 quando le truppe della Lega Svizzera (formata da 12 Cantoni), unite a valligiani di Divedro e Antigorio, al comando del Vescovo di Sion Matteo Schinner e del Conte Borromeo, irruppero nel Borgo di Domodossola e scacciarono i francesi attraverso il Sempione. La Valle di Divedro con Domodossola, Antigorio, Bognanco, venne in potere della Lega Svizzera. Ma il Borromeo per gelosia dì comando, isolò l’Ossola Superiore e non lasciò passare le vettovaglie. Iniziarono sanguinosi scontri fra Ossola Superiore e Ossola Inferiore. Il Duca di Milano Massimiliano Sforza, informa allora lo Schinner, nel frattempo divenuto Cardinale, dei luttuosi avvenimenti. Con l’intervento del Governo Centrale dei dodici Cantoni, il 3 gennaio 1515 si stabilisce che gli abitanti dell’Ossola Superiore possano “andare in anti e indietro a loro bene placito et che li passi fossero liberi, sì per le persone, come per li grani, vittuaglie et mercantie et che trattassero insieme da buoni vicini et confinanti” . L’Ossola passò di nuovo sotto la dominazione francese di Francesco I. Attorno il 1550 vi fu una contesa sull’Alpe Rodano fra gente di Trasquera e di Sempione: essendosi la contesa risolta in favore degli svizzeri, gli italiani vollero vendicarsi: sbarrarono la strada del Sempione, dal confine alla Sosta di Varzo, con massi e ghiaia; vi fecero poi affluire l’acqua della Diveria, rendendola a tratti impraticabile ai cavallanti e ai cavalieri. Rappresaglie e prepotenze aumentarono fin che intervenne il Governo di Milano a punire i colpevoli e a riattivare la strada. Il commercio riprese fino al 1578 anno in cui venne nuovamente interrotto da ulteriori incidenti di confine. Riprenderà regolarmente nel 1650 e rifiorirà nel XVIII sec. Moti a Varzo e la rivoluzione Era in uso nella Valle, eleggere un Capitano di Valle di Divedro che, di solito, era senza soldati ma che a titolo decorativo, in certe occasioni, veniva scortato da un elevato numero di armati. Siccome in quel tempo, per editto sovrano, dalla Amministrazione Comunale, venne ordinato l’arruolamento e Capitano della Valle era un tale G. B. Trivelli, il partito contrario all’Amministrazione, impedì l’arruolamento con tumulti in piazza e minacce di morte al segretario. Giunsero allora a Varzo il Pretore e il Comandante della Piazza di Domo ma si accorsero che la sollevazione non aveva fini rivoluzionari. Infatti fu subito approntata una lista di volontari e alcuni facoltosi varzesi, si offrirono di levare a loro spese una compagnia di soldati. Naturalmente fra coloro che protestavano per l’arruolamento, vi Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 60 era anche un certo Casagrande detto il Rosso che parteggiava per la Rivoluzione e un tale Pavarino che venne condannato per aver mandato al Re un memoriale sotto il titolo: “Poveri della Valle”. Col passare del tempo e l’avvicinarsi dei francesi, i moti rivoluzionari vi furono davvero. Uno scontro sanguinoso fra soldati regi e repubblicani, si ebbe a Gravellona il 21 aprile 1798, con esito disastroso per questi ultimi. I superstiti cercarono scampo rifugiandosi nell’Ossola Superiore e, attraverso anche la nostra Valle, trovarono rifugio in Svizzera. Seguirono rappresaglie e fucilazioni di repubblicani, da parte dei regi che portarono disonore al nome di Casa Savoia. L’8 dicembre 1798, Carlo Emanuele IV abdica e con un plebiscito popolare, il Piemonte viene annesso alla Repubblica Francese. Le grandi guerre Nel 1914 scoppiò in Europa la guerra che in breve travolse parecchi popoli e che tristemente prese il nome di “guerra mondiale”. Nel 1915 anche l’Italia entrò nel conflitto. La nostra Valle, benché lontana dal teatro delle operazioni che si svolgevano sul fronte che comprendeva le Tre Venezie, partecipò con grande numero di giovani uomini … Dal 1918 al 1935, gli eventi politici italiani non si ripercossero in modo molto sensibile nella Valle. Trascorse un periodo di relativa tranquillità: ognuno poteva dedicarsi al proprio lavoro; non vi era disoccupazione; fu costruita la Centrale Idroelettrica della Soc. Dinamo, la diga di Gebbo e la diga del Lago d’Avino; sorse in Varzo lo Stabilimento chimico dei fratelli Galtarossa che produceva calciocianamide, carburo e ferrosilicio, utilizzando il calcare estratto dalle Cave di Ciamporino. La vita scorreva tranquilla. Gli eventi internazionali, portarono alla partecipazione italiana, prima alla guerra di Spagna nel 1935 e subito dopo, alla guerra in Africa Orientale per la conquista di un impero coloniale. Anche giovani valdivedrini furono richiamati alle armi. Il 10 giugno 1940 scoppiò il secondo conflitto mondiale le cui terrificanti evoluzioni tutti ben sappiamo. 26 giovani di Varzo e 10 di Trasquera immolarono la loro giovinezza sui diversi fronti. Verso la fine di questo nefando conflitto, quando l’Italia era ormai disfatta e coinvolta nella peggiore delle guerre: la guerra civile fra italiani fascisti e italiani impegnati nella Resistenza…La guerra era ormai al suo epilogo. Per altro, la Valle di Divedro, anch’essa percorsa dal “vento di guerra” che turbinò su quattro continenti per cinque lunghi anni, non esaltò sulla sua terra, degli eroi; ma pianse dei martiri… LA COMUNITÀ DI VARZO Fino a circa l’inizio del XVIII sec. la occupazione principale dei varzesi era l’agricoltura e l’allevamento del bestiame. Sui terreni a mezza costa, ora occupati da boschi o prati, vi erano campi coltivati a frumento, segale, orzo, miglio, granoturco, fagioli, patate, canapa. Oggi troviamo avanzi di muri che servirono di sostegno a questi campi. Anche la vite era coltivata, nei luoghi più esposti al sole; sappiamo che vaste zone di vigneti si trovavano a Coggia, da Alneda a Bertonio, fra Piaggio e il Gagetto, da Riceno ad Altreggiolo e a Cattagna; si ricavava un vino piuttosto aspro e di bassa gradazione. Molti erano anche i capi di bestiame suddivisi in bovini, ovini e caprini per il mantenimento dei quali, si falciava il fieno tre volte da giugno a settembre fino a metà Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 61 costa e due volte dagli 800 ai 1300 mt. di altitudine; inoltre si portavano i bovini a pascolare, prima, alle “montagne” più basse e poi sempre più su, fino alle “alpi’ più alte. L’inalpamento avveniva e avviene tuttora, ai primi di luglio e dura fino ai primi di settembre, periodo in cui si rifà il percorso alla rovescia, scendendo alle “montagne” più basse, finché verso la fine di novembre, tutto il bestiame é ritornato al fondovalle. Le capre e le pecore, in primavera, allora come oggi, venivano accompagnate a una certa quota, dopo di che gli animali cercavano i pascoli migliori, per abbassarsi spontaneamente ai primi freddi. Fino al principio del ‘700, come si é detto i Varzesi vivevano coi prodotti della campagna e con quanto il bestiame poteva loro fornire. Era certamente una vita austera, con molti sacrifici e, secondo le annate, con molte privazioni. Raccoglievano la resina per la produzione della pece; conciavano il cuoio per le scarpe e i finimenti degli animali da soma; producevano la calcina nelle fornaci (i fürn); le donne filavano e tessevano la canapa …; nella valle vi erano molti mulini lungo i riali, per la macina della segale, del frumento, del granoturco; molte case avevano il forno per la cottura del pane e parecchi erano i forni pubblici. Vi erano fabbri, maniscalchi, ciabattini, muratori, orologiai, falegnami…. Poi incominciò anche per Varzo il fenomeno dell’emigrazione. I primi emigranti dal paese si diressero verso “il Piemonte”, così allora venivano indicati: Torino e la sua cintura, Asti e il Monferrato, il Saluzzese. Più tardi l’emigrazione prese la via della Svizzera e della Francia. Dall’inizio di questo secolo ad oggi, l’agricoltura e l’allevamento vennero gradatamente sempre più trascurati per l’allettamento del guadagno più cospicuo e più sicuro che altre attività potevano garantire. Molti campi vennero abbandonati; diminuirono i capi di bestiame; sorsero piccoli opifici, attività artigianali, industriali, commerciali... grazie soprattutto al passaggio della ferrovia per il Sempione che unisce più comodamente la Valle con i grandi centri italiani, da una parte, e con Svizzera e Francia, dall’altra. … aumentano le case di abitazione, si costruiscono nuove strade, se ne allargano altre. Col passare dei decenni, da paese principalmente agricolo, Varzo si trasforma in un centro in cui fervono svariate attività e i cui abitanti hanno un tono di vita migliore che nel passato, grazie ai redditi più alti. Negli ultimi venti anni, un balzo in avanti dell’economia é dovuto al lavoro nella vicina Svizzera e con esso nasce una nuova figura di lavoratore: “il frontaliere” … L’ agricoltura e l’ allevamento sono ancora praticati da 146 coltivatori su una superficie totale di 1.226,29 ha, di cui 141 ha lavorati a seminativo; 270 ha lavorati a orto; 268,29 ha lavorati a prato; 147 ha con lavorazioni diverse… Alcuni dei coltivatori sopra citati, sono anche allevatori di 373 bovini, 529 ovini, 226 caprini, 30 equini, 14 suini… Come abbiamo accennato prima, i contadini di Varzo, seguono un ciclo annuale di spostamenti da una “montagna” all’altra con il loro bestiame. … le “montagne” più frequentate o più nominate. Sul versante sud della Valle detto Ovigo, poco frequentato perché assai scarso di acqua, data la conformazione geologica del terreno che impedisce l’affiorare delle sorgenti, troviamo le “montagne” di Tugliaga, Savaneria, Wolf, Nugno, Albarina e molto più in alto l‘Alpe Lorino e le Alpi di Albiona dove nell’estate del 1983 pascolavano 17 bovini. Sulle pendici della Colmine, a est, abbiamo le montagne di Saborsone, Dai, Gorta, Snicc e su fino all’ Alpe Genuina. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 62 Sempre a sinistra del Rio di Varzo, o Rì, c’é Dreuza, Bialugno, Argnai, Arsciai, su fino all’Alpe Solcio dove, all’epoca in cui sono state scritte queste note, nella stagione estiva del 1983, vi pascolavano 15 bovini e 24 ovicaprini. Alla destra del Rio, fino al Riale di Maulone, troviamo: Balmella, Cornù, Pianezzo, Corriccio, Plé, Calantigine, Astolo e infine l’Alpe di Marzasca con 18 ovicaprini. Dal Riale di Maulone al Riale della Frusaia, c’é: Loi, Cangelli, Calandra e in alto l’Alpe Quaté con 28 bovini e 16 ovicaprini pascolanti. Dal Riale della Frusaia al Riale del Paris, abbiamo le “montagne“ di Croso, Scarpia, Callaioni, i Crosi. Dal Riale del Paris al Riale della Bajina, ci sono le “montagne” di S. Bernardo, Scironia, Villetta, Cinse, Dorcia dentro e fuori e su fino all’Alpe Moiaro. Dal Riale della Bajina al Rì Croso abbiamo: Bulim , Fernone, S. Domenico, la Quartina, i Parusc, il Pascolo, Boccargnasco e su fino all’Alpe Ciamporino dove d’estate pascolano circa 95 bovini e 40 ovicaprini. Dal Rì Croso al Torrente Cairasca, confine amministrativo con Trasquera, vi sono le “montagne” di: Salarioli, Gilardino, Nembro e Ponte Campo da dove inizia la salita verso l’Alpe Veglia che d’estate dà pascolo a 298 bovini e 150 ovicaprini. Ora soffermiamoci sulle due Alpi più alte e più frequentate, per salire alle quali, o per discenderne col bestiame, bisogna attenersi ad un calendario fissato annualmente dall’ Autorità comunale che tiene conto anche delle condizioni meteorologiche: Ciamporino e Veglia. Incominciamo col prestare la nostra attenzione a CIAMPORINO. Si trova sui 2.000 mt di altitudine e lo si raggiunge per un tortuoso e ripido sentiero che si snoda nel bosco, da S. Domenico; oppure dall’Alpe Moiaro per una mulattiera sterrata (la véia dal vacch) che attraversa una zona arida e pietrosa: l’Ars appunto. E’ un Alpeggio spoglio di vegetazione ad alto fusto, un poco selvaggio, alle spalle del quale da ovest ad est, si alzano i picchi rocciosi dei Salariali, del Diei e dei Dossi. …. E’ formato da due vasti pascoli in declivio, separati fra loro da una dorsale che ne preclude la vista reciproca. In ognuno dei pascoli, sorgono gruppi di baite e casere, fatte di sasso e ricoperte in piode. Il bestiame vi sale verso la metà di luglio per ridiscendere alla fine di agosto. E’ un Alpeggio non molto ricco di acque che confluiscono a formare il Rì Crosa. A Ciamporino vi sono delle cave di calcare, ora abbandonate, che furono largamente sfruttate dall’ inizio degli anni 20 fino al 1957 dalla Soc. Galtarossa …. Nel territorio di Ciamporìno non vi erano né ristori né rifugi fino al 1983 quando fu costruito un self-service dalla Società degli impianti sciistici, poiché d’inverno Ciamporino diventa una apprezzata zona per sport invernali…. Ed ora soffermiamoci su quella meravigliosa conca verde che é l’ALPE VEGLIA: l’Alpe per eccellenza, la perla dell’Ossola … Essa ricopre una superficie di circa 3.250 ha. e deve forse la sua eccezionalità, all’ubicazione. Per arrivarci, lasciata la strada provinciale a S. Domenico, si inizia l’escursione a piedi scendendo nella vasta conca di Nembro fino a Ponte Campo. Qui inizia la salita fra bastioni di rocce sempre più alte fino a Case Percoi (la Casa Bianca) e poi dentro nella Valle-forra della Cairasca … Al sommo del Croppallo, le pareti della Valle sembrano chiudersi come una morsa. Poi, improvvisamente, di fronte a noi si apre una conca di un verde incredibile, pianeggiante, solcata dalle lame d’argento dei riali Ciampere, Aurona, Mottiscia, Frova, che discendendo dai sovrastanti ghiacciai, formano suggestive cascate. Il piano, a 1760 mt. di altitudine costellato di Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 63 larici ultracentenari é il pascolo per diverse centinaia di mucche che salgono qui ai primi di luglio da Varzo e Trasquera. Ai lati del piano, detto Vaccareccio, sorgono piccoli nuclei di baite in sasso coi tetti in piode, dai quali escono veli di fumo che si disperdono nell’aria: ecco Cianciavero, Aione, Ponte, Isola, Cornu, la Balma e un poco più su Pian Stalarengo e Pian dul Scricc. Tutto intorno un’imponente cerchia montuosa si erge partendo da gradoni erbosi, per successivi scoscesi bastioni, su su fino ai ghiacciai più alti. Ed ecco da sud-est: il Pizzo Valgrande, la mole imponente del Leone, il seghettato Terrarossa e avanti in semicerchio: l’Aurona, il Rebbio, il Mottiscia, il Boccareccio, il Pizzo Moro, il Pizzo Valtendra, fino alla Punta d’Maror: é un susseguirsi di quote dai 2.800 ai 3.500 mt. A Veglia, le acque di scioglimento dei ghiacciai, formano tre laghi di disparata ampiezza, ma col denominatore comune del paesaggio in cui sono inseriti, estremamente pittoresco:il Lago delle Streghe a 1.840 mt., tra larici, rododendri e mirtilli racchiude sul fondo delle acque cristalline, tronchi antichissimi; il Lago Bianco a 2.160 mt., ai piedi dei gradoni morenici di Pian Sass Mor e Pian d’Erbioi, nelle cui gelide acque si agitano migliaia di bollicine gassose prodotte da vegetazione in decomposizione nella profondità del suo limo; il Lago d’ Avino a 2.246 mt., sotto la strapiombante parete est del Monte Leone, sbarrato da un diga e sfruttato per la produzione dell’energia elettrica, le cui acque defluenti nel Rio Ciampere, hanno scavato a circa quota 1.800 le “marmitte dei giganti” e sotto il quale a 1350 mt. di profondità, passa la galleria del Sempione. …Non contando la superficie improduttiva dell’ Alpe, costituita da nuda roccia, ghiacciai e nevai per circa 1.173 ha., abbiamo l’area produttiva suddivisa in 1.308 ha di pascolo puro, dotata di una estesa rete, per quanto imperfetta, di canali irrigatori e concimatori che le conferiscono una forte capacità di produzione; 653 ha. di pascolo arborato e 116 ha. di bosco. Sotto i larici contorti dai secoli e dalle intemperie, cresce un folto sottobosco di rododendri e mirtilli che creano la nota caratteristica di Veglia... Con Legge Regionale 20 marzo 1978, fu istituito il Parco Narurale dell’Alpe Veglia per tutelare e conservare le caratteristiche naturali, ambientali e paesaggistiche dell’ Alpe. Dal punto di vista faunistico Veglia sta ripopolandosi e la sua area si presenta interessante e ricca di camosci, marmotte, ermellini, volpi, lepri bianche, donnole, faine , martore, aquile, poiane, falchi, gufi reali e comuni, galli forcelli, rondoni, merli dal collare, pernici bianche, ghiandaie, cutrettole, picchi, beccacce, germani reali, fringuelli. Un’altra interessante caratteristica dell’Alpe Veglia, non sufficientemente curata, malgrado progetti e stanziamenti in proposito, é la sorgente dell’acqua minerale ferruginosa scoperta per caso nel Riale Mottiscia, nel 1875 da due alpini. E’ estremamente interessante, a questo punto, soffermarci sulla proprietà dell’ Alpe Veglia. L’Alpe é compresa nel territorio del Comune di Varzo, ma costituisce bene comunale dei due Comuni di Varzo e Trasquera. La delimitazione fra i due comuni é data dal Rio di Aurona, cosicché il territorio sulla destra di questo riale é di spettanza del Comune di Trasquera e quello sulla sinistra, del Comune di Varzo. L’Alpe Veglia é quindi bene comunale, amministrato dall’autorità comunale, secondo le disposizioni di un apposito Regolamento redatto ed approvato nel 1864. Secondo l’art. 1 di detto Regolamento, l’Alpe Veglia é concessa in godimento agli abitanti proprietari del Comune, mediante un corrispettivo, cioè la tassa di pascolo che corrisponde alla tassa sul bestiame. Il diritto di inalpamento su Veglia, come del resto Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 64 sulle altre Alpi del Comune di Varzo e Trasquera spetta al bestiame che dai singoli proprietari sia stato denunciato prima del mese di giugno di ogni anno. Sull’ Alpe comunale si trovano fabbricati che sono però proprietà di private persone. Tali fabbricati sono stati costruiti in seguito a particolari concessioni della Amministrazione Comunale. Nel campo del TURISMO, a un periodo di intensa attività (in proporzione ai tempi) intorno agli anni 20-30 quando Varzo contava cinque alberghi… Ma ecco che attorno al 1970, con lo sviluppo di S. Domenico come stazione invernale di sci, l’attività turistica riprende, con una certa fatica…. Negli ultimi quindici anni vediamo: l’Albergo Tronconi ristrutturato, col cambio di gestione, iniziare un’intensa attività; aprirsi altri esercizi che possono aumentare la recettività in paese; sorgere a S. Domenico tre nuovi Alberghi, un ristorante-discoteca, oltre ad alcuni bar, negozi di commestibili e articoli sportivi. Ai primi due impianti di risalita di Prato Berto, se ne aggiunge un terzo ai Parusc; sorgono, senza molto criterio urbanistico, parecchie casette e chalét, seguiti addirittura da diversi condomini. L’espansione di S. Domenico é dovuta in larga misura alla strada carrozzabile di recente costruzione che la collega a Varzo. L’11 marzo 1978, nasce qui il CONSORZIO PRO-SAN DOMENICO dalla riunione di fronte a un notaio, dei promotori che sono 6 operatori turistici e 12 proprietari del luogo. Le finalità sono: 1) promuovere tutte le iniziative a tutela del patrimonio naturale della zona. 2) organizzare convegni, spettacoli, festeggiamenti, gare, escursioni e altre manifestazioni. 3) istituire un posto di pronto soccorso. 4) collaborare con l’Amministrazione Comunale e altri Enti per la creazione di impianti sportivi e ricreativi. 5) preoccuparsi del regolare svolgimento dei servizi locali. 6) assistere gli organi competenti nella vigilanza sulla conduzione dei servizi. 7) istituire un ufficio di informazioni turistiche. 8) curare la pubblicazione di opuscoli pubblicitari. 9) svolgere opera di informazione sulle manifestazioni folkloristiche e sportive locali. 10) promuovere e incoraggiare tutte le iniziative sociali. Col 1 gennaio 1984 questo Consorzio si trasforma in PRO-LOCO San Domenico, alle dipendenze dell’Ente Turismo… In questo periodo di boom edilizio ed espansionistico, fortunatamente si salva dall’invasione del cemento, l’Alpe Veglia perché trasformata in Parco Naturale con una Legge Regionale … Ed ecco infine che nel 1983 il turismo varzese riceve un ulteriore notevole impulso dalla convenzione stipulata fra il Comune e la S.p.A. “San Domenico Neve” per la concessione in uso del suolo comunale interessato dalla costruzione degli impianti di risalita in località Ciamporino. La durata di questa convenzione é di 15 anni e potrà essere rinnovata per altri 15, se non verrà disdetta un anno prima della scadenza. In base a questo contratto, la Società dovrà realizzare dei parcheggi per almeno 200 macchine; potenziare gli impianti elettrici; costruire un ristorante self-service con bar, alloggi e servizi igienici a Cìamporino... Oggi, ad opere quasi ultimate, abbiamo per Ciamporino una seggiovia in due tronchi: San Domenico-Casa Rossa, Casa Rossa-Ciamporino. Sull’ Alpe vi sono due skilift: il primo, dall’arrivo della seggiovia porta al laghetto ; il secondo, da poco sotto il laghetto, porta alla Sella. Con gli sci, su una discreta pista ancora in fase di sistemazione definitiva, ci si può ricongiungere a San Domenico…. Siccome fino ad ora il Comune non ha concesso licenze edilizie in Cìamporino né a privati , né ad altre società, si Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 65 spera che anche l’ambiente e il paesaggio di quest’Alpe, verranno mantenuti il più possibile integri. STATUTA VALLIS DIVERII Il 14 gennaio 1321 nella Sosta di Varzo vengono convocati il Consiglio Generale e la Credenza della Valle di Divedro, per mezzo di un banditore e del suono della campana , su ordine del Console della Valle. Vediamo allora che i Consoli, i Consiglieri e i Credenzieri riuniti, si apprestano a compilare gli Statuti "volendo provvedere all'utilità di detta Valle, ad onore di Dio onnipotente, della B. V. Maria e di San Giorgio Martire e di tutta la Corte Celeste , per rendere lo stato del Comune di detta Valle, buono e pacifico… ". Gli Statuti…, constano di 126 articoli che vengono di nuovo approvati in una seduta plenaria tenuta il 20 ottobre 1322. I Duchi di Milano li approveranno nel 1466. Notando il frequente riferimento " … all'uso solito della Credenza … alla convocazione solita … con la solita campana … nella Sosta come al solito …"; notando inoltre nella stesura degli articoli la mancanza di un ordine per argomenti e la ripetizione di alcuni articoli con solo lievi varianti, si deduce che questi Statuti non furono redatti exnovo, ma che furono la codificazione di usanze e di regole antiche e il rifacimento di Statuti precedenti. Innanzi tutto gli Statuti ci insegnano che con la denominazione di " Vallis Diverii" veniva indicato tutto il territorio che dal Sasso San Maurizio (località verosimilmente in prossimità delle attuali cave di marmo di Crevola), si estendeva sino a Latinasca (l'attuale Algaby) comprendendo tutto il territorio che dal nascere della Diveria alla confluenza del Laquinach col Krummbach, arrivava alla forra di Crevola; comprendendo ben s'intende il bacino e la valle della Cairasca. La prima cosa che colpisce il lettore attento di questi Statuti, é lo spiccato senso etico dei compilatori: imprescindibile era il valore della parola data, dell'onestà, dell'incorruttibilità. … Le pene per le trasgressioni sono pecuniarie. A seconda delle contravvenzioni, una parte del denaro (in soldi imperiali) va al Comune, una parte a chi ha denuncialo il reato. A volte una parte andava anche alla Corte di Mattarella di Domodossola da cui dipendeva la Valle. Questi Statuti ci aprono una finestra su come si svolgeva la vita in Valle nei secoli XIV e XV. Ci mostrano i due aspetti dell’economia valligiana: uno costituito dallo sfruttamento dei campi, dei pascoli e dei boschi per quegli abitanti la cui occupazione principale era l’agricoltura e l’allevamento; l’altro aspetto costituito dalle attività di: cavallanti, magazzinieri, “partitori di balle”, canepari, tutte occupazioni al margine dell’intenso traffico commerciale che in quei secoli transitò per la “strada francisca”: la via del Sempione che univa la pianura padana con la Francia, attraverso la Svizzera. Gli articoli che regolano il buon svolgimento dei commerci e del transito delle mercanzie, sono in numero di 42. Stabiliscono i compiti di ognuno, i turni per i cavallanti, la quantità e le modalità di trasporto delle balle, i diritti di pedaggio. Dall’articolo 51 rileviamo che il trasporto si effettuava anche a spalle, probabilmente su brevi distanze, e che chi era preposto a questo compito, non poteva essere aiutato neanche dai cavallanti. E’ notevole che la maggior cura dei legislatori valdivedrini del 1321, era rivolta più al transito nella direzione Varzo-Briga che non a quello in direzione Varzo-Domodossola. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 66 Vi sono 15 articoli riguardanti il bestiame: tempi e modalità di inalpamento; evitabilità di recar danno ai campi e alle proprietà private; pignoramento di animali ecc …. Gli articoli sullo sfruttamento della terra e dei boschi sono in numero di 31 e dalla stesura di questi, si può ben comprendere quanta cura avessero per la buona resa e conservazio-ne dei medesimi e con quanta severità facessero rispettare queste leggi. Infatti era proibito raccogliere cortecce specialmente di larice; tagliare legna “verde” sulle montagne dirupate; dare danno alle zone boschive con il taglio di alberi giovani; trasportare legname fuori dalla Valle; raccogliere resina. Anzi, per i raccoglitori di resina provenienti da fuori Valle, vi era l’ostracismo. Vi sono poi articoli che proibiscono di lavorare nelle feste “di Santa Maria Vergine, dei dodici Apostoli, del Beato San Giorgio e di tutti i Santi e Sante comandate da Santa Chiesa Cattolica”. In questi giorni di festa e in domenica, l’articolo 98 vieta la vendita di vino alla mattina “fino a che non sarà celebrata la Messa maggiore nella Chiesa maggiore di San Giorgio”. La vendita del vino nelle osterie era proibita anche dopo il suono dell’ Ave Maria della sera. Vi sono poi articoli interessanti e curiosi che rispecchiano la vita spicciola della Valle: non si poteva deviare o fermare l’acqua del Rì e della Bianca; i molinari dovevano seguire certe norme circa il loro lavoro; era proibito mettere il cuoio a mollo nei riali a monte degli abitati di Varzo-centro, Bertonio e Cattagna, evidentemente per non inquinare l’acqua che serviva agli usi domestici; la caccia alle talpe era incentivata da una ricompensa in danaro. La trasgressione di ogni articolo imponeva una ammenda o il pignoramento di beni del contravventore. Si ha netta l’impressione che un alto senso civico, animasse i valdivedrini del ‘300 e del ‘400. Riportiamo qui di seguito alcuni brani degli articoli più interessanti articoli degli statuti, si tratta di un traduzione fatta da un ignoto nel 1697. 3. DI NON CONDURRE BESTIE FORASTIERE. Item hanno ordinato e deliberato che non vi sia alcuna persona della valle di Divedro o di altro loco che da ora in avanti non possa, né debba menare, né tenere sopra il territorio di detta valle di Divedro, fra li confini di detta valle cioè, bovi, capre, vacche, pecore, né alcune altre bestie di uomini e persone che habitano fuori delli confini di detta valle di Divedro e che non sostengano carichi con li uomini di detta valle di Divedro. E quello che contra farà in qualcuna delle suddette cose, per tal pena e condanna, perda le dette bestie se le avrà tenute, le medesime bestie, fra li confini di detta valle di Divedro più di una notte. La terza parte della pena e bando sia della Corte di Mattarella, l'altra terza del comune di detta valle di Divedro e l'altra terza dell'accusatore. E qualsivoglia persona degna di fede possa accusare. Eccetto per quelle persone di detta valle di Divedro che non hanno bestie che siano sue. E quelli che abitano di continuo in detta valle di Divedro possono condurre vacche da latte due, anche sino al numero di dieci capre latifere e teneri e dalla festa di san Giovanni Battista sino alla festa di S. Michele per sè medesime e per le lor famiglie, e non per darle ad altri, sotto la medesima pena. 4.DI ANDAR ALLI ALPI. Item hanno ordinato che qualunque persona di detta valle di Divedro sia obbligata e debba andare alli alpi e corti vecchi con tutte le bestie sterpe e da latte il giorno dopo la festa di S. Giovanni Battista e debba stare ivi alle casere sino alla festa di San Bartolomeo prossima a venire. E che non possano né debbano fare alcune casate fuori degli alpi. E questo sotto pena e condanna per qualunque persona, volta e giorno e notte di soldi cinque imperiali. La quale pena sia di detto comune. E allora possano, se saranno della medesima volontà tutte le persone di detta valle, discendere dalli alpi in Logneno, in Nembro, in Mogaro e nel Colterio, Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 67 come è antica consuetudine. E se vi sarà alcuna persona che facesse inibizione sopra le medesime terre, ovvero a basso, cioè che non discendano di coerenza in coerenza e che non darà ad alcuna persona di detta valle di Divedro abitacolo ovvero il pascolo. dia e paghi per qualunque volta al comune predetto per pena e condanna soldi cinque imperiali, e qualunque fede degno possa accusare. 5.DEL MODO DI ANDARE E DISCENDERE NELLI ALPI E MONTI. Item hanno ordinato che tutte le persone di detta valle di Divedro siano obbligate e debbano ascendere e discendere per tutta la valle di Divedro in piano, monti e alpi, conforme sarà ordinato e pubblicato dalli credenzieri di detta valle, sotto la pena che sarà ordinata e comandata, la quale sia del comune. 6. DI NON MANDAR LE BESTIE NEI MONTI TENSATI. Item hanno ordinato che li bovi e cavalli e vitelli, che non sono sufficienti a tener per bovi, non possano pascolare nel monte di Nembro, né in altri monti tensati da una notte in sù, da S. Giovanni Battista sino a S. Bartolomeo allora prossimo a venire di qualsivoglia anno. E quello che contraffarà dia e paghi per pena e bando a detto comune per qualunque bestia, volta, giorno o notte soldi cinque imperiali. 8. DEL DANNO DATO CON LE BESTIE. Item hanno ordinato che se qualche cavallo darà qualche danno ad alcuno della valle di Divedro, che quello del quale sarà il cavallo paghi per pena e bando soldi doi imperiali a detto comune della Valle di Divedro, se sarà di giorno, se sarà di notte soldi cinque imperiali. E se sarà stato un bue, ovvero una bestia bovina, per qualsivoglia volta, se sarà di giorno dodeci soldi imperiali, se sarà di notte duoi. E in ogni caso si restituisca il danno. 11. DI NON DAR LICENZA A FORASTIERI. ltem hanno ordinato che non vi sia alcuna persona che possa condurre o far condurre alcun legname, né dar licenza ad alcuna persona forastiera di raccogliere legname fra li confini di detta valle. E quello che contra farà dia e paghi per pena e bando, per qualsivoglia volta e pianta, soldi cinque imperiali. 13. DI NON RUSCARE ALCUN BOSCO. Item hanno ordinato che non vi sia alcuna persona, di qualunque loco sia, che possa né debba ruscare alcun bosco di prescia ovvero di larice in tutta la valle Divedro, fuorché in Ovigo. Né raccogliere alcun legname verde nella montagna dirupata senza licenza della credenza. Salvo che si possano raccogliere legnami alla Valle dalli uomini di detta valle solamente. E quello che contraffarà dia e paghi a detto comune per pena e bando soldi cinque imperiali per qualsivoglia persona. E qualsivoglia degno di fede possa accusare. E nella medesima pena siano incorsi quelli che portano tal rusca, fuorché in Ovigo, come sopra. 19. DELLE COERENZE DOPO S. BARTOLOMEO. Item hanno ordinato che non vi sia alcuna persona, di qualsivoglia loco sia, che debba venire dal Bucco di Selvapiana in fora e dalle pianezze di Colterio sino alla festa di S. Maria di Settembre con le sue bestie: né venire, né pascolare sopra la Cappella di Pellia, dal principio della rovina di Astarzolo, dalle pianezze di Proso, dal principio delle pianezze di Callandra, dalla strada dell'Oropiano, dalla clausura della Presa, dalle Mere a basso, sino a otto giorni dopo S. Maria di Settembre. E nella Cogna e Gebbo, dalla valle Ferixaga in qua, e dal prato di Bocalerio a basso, e dalla roggia di Sugio, e dalla roggia di Calentigano a basso, e nel Lussago, si come è stata antica consuetudine, siano tensati sino a S. Michele prossimo a venire, ogni tempo sino in perpetuo. E nell'Ovigo otto giorni dopo S. Maria di settembre debbano stare con le bestie dal Riale in dentro e dal Sasso di Selvanegra e dal Bùseno di Bordone in su, e dalla strad" di Creda a basso, sia tensato sino alla festa di tutti i Santi. E quello che contrafarà dia e paghi per pena e bando soldi cinque imperiali a detto comune per qualsivoglia giorno, notte e bestia. 21. DELLI MONTI TENSATI Item hanno ordinato che non vi sia alcuna persona che debba entrare, né pascolare alcune bestie dopo che sarà fatta la grida nelli infrascritti monti: cioè in Nembro, in Selvapiana, dalla clausura della presa in dentro sin dove arriva la clausura, sino nel fiume della Cairasca, dalla valle Prigenasca, né in Soligio, né Stariollio, né in Pellia, dalle pianezze di Pellia in su e dal principio della rovina di Stariollio in su, e dall'Oro di Pellia in fora, né star né abitar, né pascolar nelli infrascritti monti, fra le infrascritte coerenze sino alli termini opportuni, come a basso si contiene, con alcune bestie. Cioè in Mogaro, in Colterio, cioè dopo che le bestie siano state condotte nelle alpi sino alle calende di agosto in Soli, in Stariollio ed in Pellia Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 68 sino a S. Quirico. In Nembro e in Selvapiana sino al medesimo termine, ed in Logueno, cioè dal Croppo della Rassiga in su, dal Sasso di Stella in fora, e da Valgasia in dentro, e dal Scagnello in su, né pur descendano dagli alpi da Valpagia in dentro, né di alcun giorno. E quello che contrafarà dia e paghi a detto comune per pena e condanna soldi cinque imperiali, per qualsivoglia giorno, notte e truppa di bestie. 22. DELLI IOlLI E AGNELLI. Item hanno ordinato che non vi sia alcuna persona che debba fare truppa di agnelli per scaricar dall'alpi, e questo sotto pena di pagare a detto comune soldi cinque imperiali per qualsivoglia giorno, notte e truppa di agnelli. E che li jolli e jolle da S. Giovanni Battista avanti si pignorino, se si ritroveranno in guasto, e paghino la pena di soldi doi per caduna volta. 23. DELLE BESTIE QUANTO ALLI PRATI. Item hanno ordinato che non vi sia alcuna persona di detta valle che debba tenere al prato se non due vacche da latte e dieci capre, sotto pena da pagare a detto comune soldi cinque imperiali per qualsivoglia bestia, giorno e notte. 27. DI NON CONDURRE LE BESTIE SE NON PER LE STRADE. ltem hanno ordinato che non vi sia alcuna persona che conduca o debba condurre alcune bestie dal Vallese, né da altre parti se non per la strada mercantesca per il territorio di detta valle. E questo sotto pena di pagare a detto comune cinque soldi imperiali per qualsivoglia bestia e qualsivoglia volta. E qualunque degno di fede possa accusare. 78. DELLA TENSA DOPO LA FESTA DI S. MICHELE. Item hanno ordinato che dalla loggia di Varzo Reys sopra Cornuto, e da Torriggia a basso sia tenso sino a mezzo il mese di ottobre. E questo sotto pena e bando di pagare a detto comune soldi cinque imperiali per qualsivoglia volta e truppe di bestie. E nella valle di Solzio possa qualsivoglia persona di detta valle pascolare con le sue bestie dal fondo di detta valle verso il Colterio in su, e di quelli del Prozo, dalla Scarpia in su, sino a San Giovanni Battista. 81. DELLE PIANTE DA PIANTARSI SOPRA IL TERRITORIO DEL COMUNE. Item hanno ordinato che ogni capo di casa sia obbligato e debba ogni anno piantare sopra il territorio del comune una pianta di castagne e li frutti di detta pianta siano di quello che avrà piantata tale pianta. Purchè però non la pianti da dodici spazza presso la terra di un altro, e da sei spazza dalla pianta di un altro così piantata come sopra. E che non sia tagliato o guastato alcun albero di castagne sopra il territorio del comune. E questo sotto pena di soldi cinque imperiali per qualsivoglia albero di castagne e per qualsivoglia volta. E qualunque degno di fede possa accusare, la quale pena sia di detto comune. 83. DELLA TENSA DELLl BOSCHI DELLl INFRASCRITTI LUOGHI Item hanno ordinato che li infrascritti boschi siano tensati e che in essi non si tagli da alcuna persona alcun legname verde. E questo sotto pena, per qualsivoglia persona e volta. di soldi cinque imperiali. Della quale pena due parti siano del detto comune, e la terza dell'accusatore, e qualsivoglia degno di fede possa accusare. come si contiene a basso. 84. TENSA DEL LAVANCALO. Item che sia tenso dal Lavancalo della Pianta in dentro e dal Lavancalo della Biglogna in fora ogni legname. né per detto territorio si conduca alcun legname. 85. TENSA DI CORTIGGIO. Item che sia tenso ogni legname verde dal Sasso di Cortigio in fuori e dal Croppo della Tulliaga in fuori e dal Pertuso in fuori e dalli Chiusi della Tulliaga in dentro e da Balmalunesca sino al Croppo bello. eccetto le torte e le frasche. 86. TENSA DI LEGNAME DI LARICE. Item che sia tenso ogni legname di larice dal Sasso di Pellia e dalla Chiusa di Coaterio in basso e dalla Presa di Bauzi in basso e dal Riale di Calaioi in fuori. E questo si intende del legname che è nel territorio del comune. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 69 87. TENSA DI COGNA. Item che sia tenso nel bosco di Cogna ogni legname di larice verde dal Corbario in fuori e dalli Sassi dell' Agro in basso. 88. TENSA DI BROGGIO. Item che sia tenso ogni legname verde nel Broggio, in Ley da Valleggia della Fontanella e dalli Pozzol i e dall'Oro della Fraccia in basso, eccetto i brinzoli. 89. TENSA DI MOGNERII. Item che sia tenso ogni legname ne Ili Mognerii sino alle Pianezze e nel Riazzolo sino al Pellario, e in detta valle di Nava sino al Valaro e Mariolo. 90. TENSA DI SELVAPIANA. Item che sia tenso ogni legname verde nel basso di Selvapiana, cioè dalla Fontana di Selvapiana in fuori e dalli prati di Selvapiana in basso sino al fiume della Cairasca, e dal Croso di Selvapiana in dentro. 91. DELLA TENSA DEL MONTE DI NEMBRO. Item hanno ordinato che fra i casolari del monte di Nembro, dopo che sarà tensato, non vi sia alcuna persona che tenga o debba tenere alcuna bestia sterile o da latte in detto monte di Nembro, né nelli confini di detto monte cioè dal Croso, da fondo del Piaggio di Selvapiana in dentro, e dalla presa del Bùsino del Forno in dentro, sotto pena da pagare a detto comune soldi cinque imp. per qualsivoglia bestia,giorno e notte. 94. CHE IL BOSCO DI SIGEZO SIA TENSO. Item hanno ordinato che ogni bosco che è in tutto il territorio di Sigezo sia tenso tutto il tempo dell'anno. E questo sotto pena di soldi cinque imperiali per qualsivoglia persona, pianta e volta. E qualunque degno di fede possa accusare. 95. CHE IL BOSCO DI TULLIAGA SIA TENSO. Item hanno ordinato che ogni bosco che si trova presso la Tulliaga sia tenso tutto il tempo dell'anno. E questo sotto pena di soldi cinque imperiali per qualsivoglia persona, pianta e volta. E qualunque degno di fede possa accusare. 96. DELLA TENSA DELLA STRADA DI CUGLIA. Item hanno ordinato che sia tenso dalla strada di Gorta a basso e dalla strada di Cuglia a basso. E nella medesima pena sia incorsa qualsivoglia bestia che si troverà nel tenso. 97. DELLA TENSA DELLI PIAZZOLI DI CALANDRA. Item hanno ordinato che nelli Piaggi di Calandra si osservi la tensa come è definita e terminata dalla Torriggia di Calentizeno. Salvo che le bestie nelli Piaggi di Calandra possano, senza pena, andare a bere alla Torriggia del forno per la valle Barzasca, e non per altra parte. E questo sotto pena di soldi cinque imp. per qualsivoglia volta e truppa di bestie. 99. DI NON SCACCIAR LE BESTIE DA ALCUN LOCO SE NON SARA' TENSO. ltem hanno ordinato che in niun tempo dell'anno, se non sarà nel tenso del comune della valle di Divedro, non si scacci alcuna bestia o bestie di alcuna persona di detta valle in qualunque parte o territorio di detta valle di Divedro. E questo sotto pena di soldi cinque imperiali per qualsivoglia persona e volta che si contrafarà. E qualunque degno di fede possa accusare. 100. DELLA TENSA DEL BOSCO CHE E' DIETRO LA SOLA. Item hanno ordinato che non vi sia alcuna persona di detta valle di Divedro che in alcun tempo dell'anno ardisca, né presuma tagliare alcun legname verde nel bosco che è dietro la Sola di Nembro della valle di Divedro, cioè dalla Bocca di Dreso in dentro sino al Castelletto. E questo sotto pena di soldi cinque imperiali per qualsivoglia persona contrafaciente e pianta. E qualunque degno di fede possa accusare. 101. DEL BOSCO TENSATO DIETRO IL PRATO DEL BOSCO. Item hanno ord.inato che non vi sia alcuna persona della valle di Divedro che in alcun tempo dell'anno ardisca, né presuma tagliare alcun legname verde nel bosco che è dietro il Prato del Bosco di Nembro. Cioè Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 70 dalle lochie di Lurione in dentro e del Lavancalo della strada in fuori e dal principio del Bùsino di Giacomo a basso. E questo sotto pena di soldi cinque imperiali per qualunque persona contrafaciente e volta. 104. DELLI MONTI TENSATI. Item hanno ordinato che tutte le persone della valle di Divedro che abitano con le loro bestie, dopo che saranno usciti dalli alpi, dopo la festa di S. Bartolomeo Apostolo, debbano stare nel li infrascritti monti: cioè in Mojaro, Colterio, Marzasca tre settimane nelle coerenze ordinate nelli statuti di detto comune, sotto pena di soldi cinque imperiali per qualunque bestia. 105. DELLA TENSA DOPO LA FESTA DI S.MICHELE. Item hanno ordinato che dalle cime delle Selve del comune della valle di Divedro, dalla loggia di Balzio e dalla Bocca del comune grande a basso sia tenso sino alla festa di tutti i Santi. Salvo che tutte le persone della detta valle che abitano con le loro bestie nelli lochi e coerenze del comune della valle suddetta possano, dopo la festa di S.Michele, venire con le loro bestie ad abitare di notte solamente e non pascolare nelle terre lavorate. E cioè nel loco di Toriggia, Cattagna, nel loco di Rustiano, nel loco della valle Cassa senza pena. Non ostante li statuti di detto comune che parlano in contrario.Item che possano pascolare con le loro bestie in Canedo, in Dreuza e in Muriaga otto giorni del mese di ottobre. 107. DELLI BOSCHI TENSATI NEL LOCO DI TRASQUERA. Item hanno ordinato che ogni bosco, di qualunque sorta sia, sia tensato nel loco del Cornero, cioè dal Sasso di Pozzolo in dentro, dal muro della Salta a basso, e dalla pioda di Vaciis in fuori, e dalla strada dell' Alpe in su. Eccettuati i brincioli e le ginestre. E questo sotto pena di soldi cinque imperiali per qualsivoglia pianta. 108. DELLA TENSA IN OVIGO. Item hanno ordinato che ogni persona del comune della valle di Divedro abitante con le sue bestie nel detto luogo di Cortiggio debba stare con le sue bestie nel detto luogo di Cortiggio otto giorni dopo la festa di San Michele e che non debba passare lo Scopri o di Ottinaccio in dentro. E questo sotto pena di soldi cinque imperiali per qualunque truppa di bestie. 111. DEL BOSCO TENSATO NELLE RUINE DI LINCIO. Item hanno ordinato che ogni bosco, di qualunque sorta sia, sia tenso nel Piaggio di Lincio e nelle rovine di Lincio dal Polè a basso e dal Riazzòlo in dentro e da Maulone in fuori e dal fiume della Cairasca in su conforme le possessi ani lavorate e fuori delle possessi ani lavorate.Riservati i brincioli e bòscioli. Sotto pena di soldi cinque imperiali per qualsivoglia pianta. 112. DELLA TENSA DEL GAGGIO. Item hanno ordinato che non vi sia alcuna persona che per l'avvenire ardisca, né presuma condurre, né far condurre alcun legname per tutto il territorio del Gaggio di Gorta, cioè dall'Incisa in dentro, da Lavancalo in fora, né porre il fuoco in alcun bosco del comune della valle di Divedro, sotto pena di soldi cinque imperiali per qualsivoglia persona e volta. E qualsivoglia degno di fede possa accusare. Item sia tenuto alla restituzione del danno senza speciale licenza dei consoli di detta valle. 113. DELLA TENSA DEL PIANO DELLA VALLE DI DIVEDRO. Item hanno ordinato che sia tenso dalle Fontanelle in qua presso Tulliaga sino a tutto il territorio di Rustiano, cioè nelle terre lavorate, sino alla festa di tutti i Santi. Soto pena e bando contenuta in detti statuti del comune. 116. DELLA TENSA DEL BOSCO VERDE. ltem hanno ordinato che sia tenso tutto il bosco verde dalli sassi di Selvanegra a basso e dalli Chiosi della Tulliaga in dentro e dali i Chiosi di Cortiggio in fuori e dalla Diveria in su. Eccetto le frasche, i brincioli e le ginestre. E che nessuno debba in detti confini fare alcuna tagliata di bosco verde sotto pena di soldi cinque imperiali per qualsivoglia pianta e volta. 123. DEL BOSCO TENSATO. Item hanno ordinato che sia tenso tutto il bosco dall'Oro delle Cogne delli Tomi e dalla Fontanella sin alla Vallegia del Sasso lo e dalla strada de le Fraccia in giù, eccetto i brincioli. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 71 124. DI NON RACCOGLIERE IL LEGNAME NELLA COLMINE ROTTA. Item hanno ordinato che non vi sia alcuna persona che debba raccogliere o far raccoglie alcun legname verde nelle Colmine rotta da Lavancalo di Valdo in fuori, né alcuna dasa. E questo sotto pena di soldi cinque imperiali per qualsivoglia pianta e volta e dasa. 125. DELLA TENSA DEL BOSCO DI BUGLIAGA. Item hanno ordinato che sia tenso tutto il bosco che è nel loco di Bugliaga, cioè nel laco della Colla, dalle chiuse di Bugliaga in su, dal Riale di Bugliaga in fora, dalle Caselle della Colla in basso e dalla pianezza di Dazzoldo a basso, e da Sasso Guioli in dentro e dalle terre fruttifere in su. E similmente sia tenso nel loco della CrestaBalma, cioè dal Riale della Balma in fuori e dalli Sassi della Balma in giù e in fuori fino alle clausure delle terre lavorate. E questo sotto pena di soldi cinque imperiali per qualunque persona, pianta e volta. CAPITOLO AGGIUNTO DI NON CONDURRE ALCUNA BESTIA FUORI DELLA VALLE A MANGIARE FIENO. Item hanno ordinato che non vi sia alcuna persona della valle di Divedro che da ora innanzi debba condurre, né far condurre alcuna bestia di detta valle, ovvero delle persone di quella, a mangiare fieno fuori di quella, cioè dal riale confinale in fuori e da Latinasca in dentro, cioè vacche, capre, pecore, sterili o da latte, in niun tempo dell'anno senza speciale licenza di detto comune, sotto pena di perdere le medesime bestie. Della quale pena la terza parte sia del comune, l'altra dell'accusatore, e l'altra della Corte di Matterella. GRIDA DELLA CORTE DI MATTARELLA Nel manoscritto di traduzione degli statuti della valle di Vedro vi é aggiunta la seguente grida in varii capitoli. grida che é interessante per la storia della valle. La riportiamo. 1 CAPITOLO PER IL BOSCO. Si avvisa qualsivoglia sorta di persone e condizione, che da qui innanzi non ardisca, né abbia presunzione in alcun modo e maniera. tagliare. né far tagliare alcuna pianta di bosco di qualsivoglia sorta che sia. tanto verde come secco nel territorio della valle di Divedro. in qualsivoglia parte esse piante siano e giaciano… 2. CAPITOLO DI NON PASCOLARE CON LE BESTIE FORASTIERE. Di più che non vi sia persona alcuna forastiera, cioè che non mantenga il fuoco in questa valle e che non paghi i carichi ordinarii imposti nella comunità di Divedro, che in alcun modo da qui innanzi debba pascolare né far pascolare niuna sorta di bestie, cioè cavalli, vacche e di qualsivoglia sorta… 4. CAPITOLO DELLE CIVERE E LEGNAMI DA VENDERE FUORI DELLA VALLE. Di più non vi sia alcuna persona di qualsivoglia sorta, grado e condizione la quale da qui innanzi, o per l'avvenire, ardisca vendere, né donare, né portar fuori della valle di Divedro alcuna sorta di legname, tanto verde quanto secco, e vasi di legname fabbricati, come sarebbe vasselli da vino, panaggie, panaggini, civere, e ogni sorta di legname, né donarlo, né venderlo a forastieri. ... E quelle tali persone forastiere, le quali condurranno o faranno condurre fuori di detta valle, perderanno detti legnami e vasi di legno. Tutti sono tenuti a dar notizia alli consoli, altrimenti incorreranno nelle medesime pene da applicarsi come sopra. 6. CAPITOLO DI NON METTERE FUOCO NEL BOSCO. Di più non vi sia persona, la quale ardisca, da qui innanzi, in tutto il territorio di Divedro, mettere fuoco nelli brincioli e boschi …. 7. CAPITOLO PER LI FORESTIERI. Di più non vi sia persona forestiera che da qui innanzi e per l'avvenire, ardisca tagliare o far tagliare alcuna sorta di piante verdi nel territorio di Divedro, né portarle, né farle portare fuori della valle ... 8. CAPITOLO PER LA TAGLIATA. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 72 Di più che non vi sia persona forastiera che ardisca di portare, né far portare fuori della valle di Divedro niuna sorta di bosco, tanto verde quanto secco, il quale è in Antamia, il quale bosco si chiama teia ( o teglia ), e tutte le altre sorte poste in detto loco di Antamia e in ogni altro loco vicino, che li uomini e consoli di Divedro hanno comperato dalla comunità di Frassinodo, patria del Vallese.... E in più di lasciare detto legname, ossai teglia, in mano dei consoli che in quel tempo o di presente saranno. E dette pene da applicarsi come sopra. 9. CAPITOLO DI NON CARICAR ALL' ALPI AVANTI TEMPO. Di più non vi sia persona che per l'avvenire e da qui innanzi ardisca di caricare alli alpi con le bestie bovine, né con bestie minute avanti il termine stabilito dai consoli e uomini, né ancora rompere i tensi con niuna sorta di bestie…. 10. CAPITOLO PER IL BOSCO DELL'OVIGO. Di più non vi sia persona che da qui in avanti, tanto più se fosse forastiera ; che ardisca di tagliare o far tagliare alcune piante verdi, le quali sono nell'Ovigo, cioè dal Cruppo di Aio Ilo in giù, dalla Scarpia di Albiona in giù, dal Sasso di Gondo in giù, dal Riale confinale in dentro, sotto pena di lire tre imperiali per ogni pianta di larice e di pecia o avonio, o come si dice pecioni, ciò per ciascuna volta e soldi venti per ogni pianta di faggio, beula, e soldi quindici per qualsi voglia pianta di cloria e di qualsiasi altra sorta di bosco verde, per ogni volta… 11. CAPITOLO PER LE BESTIE FORASTIERE DI NON CONDURLE NELLI ALPI. Di più non vi sia persona che ardisca da qui innanzi condurre né far condurre alcuna sorta di bestie, tanto bovine quanto minute, quali si siano, dal Riale confinale in fuori e dalli confini tra Divedro e Vallese in dentro, per condurre dette bestie sopra li Alpi e pascoli nella valle di Divedro contro li ordini di detta valle... 12. CAPITOLO PER LE ROGGIE NELLI ALPI E PORTARE FUORI IL LETAME. Di più che ogni persona conducente le propie bestie, o le bestie di altre persone della valle di Divedro sopra li alpi sia tenuta e debba condur per le roggie delli detti alpi il letame. Con detto ingrasso viene poi più abbondanza di erbe per pascolare li detti bestiami. ... Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 73 PARTE PRIMA sezione 2 ANALISI STORICO - ARCHIVISTICA Analisi dettagliata e ragionata di alcuni documenti riguardanti l’uso del suolo comunale e le tasse, per una ricostruzione della genesi ed evoluzione storica degli usi civici nel Comune Varzo. L’archivio storico del Comune di Varzo si trova in buono stato di conservazione ed è stato riordinato nel 2001. Nell’archivio sono conservati parecchi documenti che vanno dal 1500 al 1992 e che sono stati molto utili per le ricerche riguardanti l’utilizzo del suolo comunale nelle epoche passate. Ne riportiamo qui di seguito alcuni tra i più interessanti, suddivisi per argomenti. REGOLAMENTI COMUNALI I documenti di questa sezione aiutano a comprende come venivano gestiti i beni comunali nell’ottocento, quando ancora l’economia di Varzo era principalemente di tipo agricolo-pastorale. I regolamenti per il godimento dei beni comunali che qui riportiamo sembrano prendere spunto dagli antichi statuti della valle Divedro di cui abbiamo ampiamente parlato nella precedente sezione. ESTRATTO DEL “REGOLAMENTO PER GODIMENTO IN NATURA DEI BENI COMUNALI” DEL 8/10/18745 Capo 1° Godimento dei pascoli Articolo 1° I pascoli, i boschi, e le selve proprie del Comune, sono concesse come per l’addietro in godità agli abitanti del Comune, che hanno la loro continua residenza, e reale domicilio in esso.. Articoli 2° I pascoli comunali sono divisi in inferiori, superiori ed alpi 5 ACV Busta 25 faldone1 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 74 (a) Sono pascoli inferiori tutti i beni comunali adiacenti alle proprietà dei privati ove esistono dei terreni seminati (b) Sono pascoli superiori tutti quelli adiacenti alle montagne di Nembro, Moiaro Coatè ecc.. ove non esistono più seminati (c) Alpi, tutti e terrimenti Comunali soprastanti ai pascoli superiori, ed in coerenza agli altri comuni, e colla Svizzera, e fino alla prossimità dei monti, cioè, di Veglia, Ciamporino, Albiona, Corgiolo, Luvino con Volf. Articoli 3° Di essere appena sufficiente al bisogno degl’abitanti locali il comune ammette al godimento dei pascoli suddetti, il solo bestiame dei possidenti che risiedono nella Comunità, salvo alcuni particolari del comune di Trasquera per convenzione reciproca. Articoli 4° E’ stabilito un annuo corrispettivo per bestiame… Articoli 6° E’ proibito a chicchessia il prendere a qualunque titolo, bestie appartenenti ad estranei per farle pascolare nei beni comunali… Articoli 15° Le pecore sull’alpi dovranno essere custodite da un guardiano, e pascolare solamente in quelle località ove non pascolano le bestie bovine. Articoli 16° … capre non potranno aver luogo che nelle montagne di Cima ed il pascolo di esse resta vietato in quelle montagne ove vi sono seminati. Articoli 19° Il caricamento del bestiame sulle alpi del territorio comunale e lo scaricamento d’esso… avrà luogo in quel giorno che sarà fissato… Articoli 21° Resta proibito di far pascolare nei beni comunali qualunque sorta di bestie quando questi sono coperti di neve.. Articoli 26° Nelli alpi non potranno condurre il loro bestiame a pascolare da un vaccareccio all’altro, ma dovranno pascolarli nel vaccareccio della propria frazione almeno nei primi quindici giorni di inalpamento. Articoli 30° Seguito il disalpamento, ogni proprietario di bestiame sarà obbligato di trattenersi per vent’un giorni continui nei pascoli superiori… Articoli 32° Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 75 Niuno potrà falciare e raccogliere erba o fieno nei terrimenti comunali si in piano che in monte, dove si suole ordinariamente far pascolare le bestie bovine sotto pena di un’ammenda.. Articoli 33° Nelle regioni dell’alpi, il far erba e fieno è solo permesso ai casari o particolari che nel tempo del generale inalpamento vi dimorano col loro bestiame.. Capo 2° Godimento dei boschi Articolo 35° Il consiglio comunale potrà concedere il taglio di piante per uso di legna da fuoco a coloro che hanno il domicilio in questo comune e che non ne posseggono né propri fondi privati… Articolo 36° Niuno potrà vendere fuori del Comune legna proveniente dalla concessione di cui.. sopra. Articolo 35° Li abitanti del comune avranno pure il diritto di ottenere il taglio di piante d’alto fusto resinose né boschi comunali nella quantità strettamente necessaria per le fabbriche che intendessero innalzare e pel restauro ordinario di quelle già esistenti, quando non ne abbia nelle loro proprietà private e paghino nella cassa del comune.. ESTRATTO DEL “REGOLAMENTO PER IL GODIMENTO IN NATURA DEI PASCOLI COMUNALI” DEL 19526 ARTICOLO I – I pascoli sono divisi in inferiori, superiori ed Alpi, cioè: a) Sono pascoli inferiori tutti i beni Comunali adiacenti alle proprietà private entro il limite del castano includendo le abitazioni invernali b) Sono pascoli superiori tutti quelli sopra il limite del castano c) Sono tutti Alpi i tenimenti Comunali soprastanti ai pascoli superiori ed in confine cogli altri Comuni e colla Svizzera sino alla sommità dei monti che si chiamano Veglia, Ciamporino, Albion, Lorino, Corgiolo e Volf. ARTICOLO 2 – I pascoli inferiorio sono estesi alle seguenti località SalnoiarArnisi-Arsciai-Beula.Montaju-Dreuza-Mariolo-Bialugno-Valera-Alvaz- VaruginePindarei-Salera-Neva-Punto-Quero-Dorcia-Corticcio-Plè-Loi-Pransc-MerloCalaioni-Maulone-Sopra Cortiggio-Prato-Chiggio-Gebbo-Torba-Pres-CortiggioPrato Grande-Salviggia-Tugliaga-Salvanera-Alberina-Croppo-Cavalla-Nugno I pascoli superiori si trovano nelle seguenti località: Proso- Solcio-Giarda-RonoPeia-Calantrigini-Lavecc-Le tre calandre- Saslaco-Coatè-Astole-marzascaBalzo-Moiar-Le due dorcie-Fernone-San Domenico-Bolin-Scarpia- Croso-Bocca di Proni-Parusc-Lorione-Nava di Nembro Sovrastanti ai pascoli superiori si trovano le Alpi: Veglia-Ciamporino-AlbionaLorino.Corgiolo e Volf… 6 ACV Busta 218 faldone 1 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 76 ARTICOLO 3 – I confini dei pascoli e delle Alpi suddette sono già ben conosciuti da tutta la popolazione di Varzo..La suddivisione in zone per lo sfruttamento del pascolo resta quella osservata fin qui per vecchia consuetudine, ma può essere soggetta a variazione qualora in avvenire qualcuna di dette zone si appalesasse insufficiente alle necessità ARTICOLO 5 - Hanno diritto di concorrere all’utilizzazione dei pascoli comunali tutti i proprietari di bestiame domiciliati nel Comune… ARTICOLO 6 – Nessun capo di qualsiasi specie di bestiame proveniente da altri comuni potrà essere immesso nei pascoli comunali, se prima non saranno state soddisfatte tutte le richieste dei domiciliati nel comune di Varzo.. ARTICOLO 10 – Nei primi quindici giorni dell’inalpamento ogni alpigiano dovrà far pascolare il proprio bestiame soltanto entro i limiti del proprio vaccareggio… Scaduto tale periodo il bestiame potrà essere immesso nelle zone più alte denominate “Locce”… ARTICOLO 5 – Di regola gli ovini ed i caprini non possono essere immessi al pascolo nelle zone destinate ai bovini ed agli equini. BENI COMUNALI ESTRATTO DELL’INVENTARIO DEI BENI IMMOBILI PATRIMONIALI DEL COMUNE DI VARZO DEL 19257 Territorio comunale per complessivi ettari novemilaseicentosesantasei così suddivisi: Prati adacquatori Ettari 40. Prati asciutti Ettari 900 Pascoli Ettari 3000 Boschi Ettari 2759 Strade Ettari 12 Fabbricati Ettari 14 Scogli ghiaie o terreni incolti Ettari 2931 Ettari 9656 I pascoli sono … ben tenuti in forza alle vigenti disposizioni comunali ed alla oculata sorveglianza delle guardie comunali Grande quantità di bestiame ovino caprino e bovino viene portato all’alpe in territorio di Varzo dai vicini e lontani comuni dell’Ossola. Il territorio varzese oltre a grandissima importanza agricola, che acquistato ed acquista sempre maggiormente grandissima importanza turistica per le bellezze naturali veramente notevoli di fonti pascoli valloni, ghiacciai, torrenti che formano un quadro veramente riuscito completato dai più grandiosi boschi… Boschi bellissimi e di grande rendimento, sia per la loro riproduzione che per la loro relativa comodità di trasporto. Sono generalmente situati in luoghi molto sui 7 ACV Busta 218 faldone 1 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 77 pendio. Numerose già sono le piantagioni eseguite per integrare la produzione dei.. I boschi risentono alquanto della lotta per la distruzione della capra… Segue l’elenco di 54 boschi di proprietà comunale per un totale di 27.574.489mq. Delibera del consiglio comunale di Varzo seduta della 6 giugno 18928 Espone che da molti anni i proprietari del vicino Comune di Mozzio pascolavano il loro bestiame sul piano della Colmine territorio di Varzo, ed in compenso a quella tolleranza quelli di Varzo raccoglievano gratuitamente su quelle di Mozzio le foglie di faggio. Se non chè avendo quelli di Mozzio esteso in modo straordinario il pascolo del loro bestiame ed invece essendo di molto diminuita la raccolta delle foglie per parte di quelli di Varzo, quest’amministrazione a conguaglio di tale reciproco godimento chiedeva al Comune di Mozzio il tenue corrispettivo di £ 50 all’anno. ..la giunta di Mozzio .. riconoscendo giuste le ragioni… offrirono £.25 o 30… Alcuni consiglieri espongono che i pascoli comunali nei dintorni di Genosina sono più che sufficienti per alimentare il bestiame che può caricare quella montagna e che il piano della Colmine lo si può destinare al pascolo promiscuo di Varzo e Mozzio prima e dopo l’inalpamento senza recare nessun danno.. mediante però che il Comune di Mozzio abbia a pagare almeno lire trenta al Comune di Varzo e lasciare gratuitamente raccogliere le foglie di faggio a quelli di Varzo senza alcun limite di tempo e quantità… Delibera ad unanimità di voti confermare le antiche tolleranze di pascolo del bestiame di Mozzio sul piano della Colmine di Varzo mediante che il Comune di Mozzio abbia a permettere la gratuita raccolta delle foglie di faggio a quelli di Varzo e pagare annualmente lire trenta sino a nuovi altri contratti… QUESTIONI TERRITORIALI RELAZIONE DELL’ING. BROCCA DEL 28/2/1924 AL SINDACO DI VARZO9 Ho esaminato i documenti riguardanti l’antica vertenza tra il comune di Varzo e il comune di Trasquera, in ordine alla proprietà dell’Alpe Veglia. In realtà la suddivisione era assai più ampia: si trattava della vera divisione degli alpi e dei boschi goduti in promiscuità da Varzo e Trasquera lungo tutta la valle della Cairasca, fino alla metà circa del secolo scorso. Il tribunale aveva incaricato l’ing. Protasi di redigere il piano divisionale. L’ing. Protasi aveva proposto che la proprietà di ciascun comune dovesse coincidere con il territorio della rispettiva giurisdizione, e, (come limite unico fra proprietà e territorio di Trasquera e proprietà e territorio di Varzo) aveva assegnato il corso del Cairasca e poi quello del rio d’Aurona, e che il terreno compreso tra il confine svizzero, i due rivi sopradetti e la cresta montagnosa che dal Pizzo 8 9 ACV Busta 26 faldone 5 ACV Busta 21 faldone 20 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 78 Valgrande scende alla imboccatura del Piano di Veglia, doveva essere proprietà del territorio di Trasquera. Invece essendo i due comuni ricorsi alla mediazione il Sotto Prefetto di Domodossola e della deputazione provinciale accettarono il parere di quest’ultima in via conciliativa, accettazione ragionata poi dal Decreto Reale. Ma il parere della deputazione è stato precisamente questo: “accettando in tutto il… progetto divisionale dell’ing. Protasi riteneva: che il terreno compreso tra il confine svizzero, il torrente Cairasca, il Rio d’Aurona e la propaggine non lagunosa nel Piano di Veglia, separa il bacino del lago d’Avino dal bacino del rio Vallè rimanesse sotto la giurisdizione territoriale di Varzo, pure passando in proprietà assoluta del comune di Trasquera. Così stando le cose, risulta chiaro ed evidente che il comune di Varzo non può accampare nessun diritto di proprietà sia sul lago di Avino, né sui terreni circostanti né nell’alpe Cianciavero e alpi vicini.. sulla destra del torrente Cairasca e Aurona. Ma quei terreni fanno parte del territorio di Varzo così ne consegue che il comune di Varzo e non quello di Trasquera, deve eventualmente esigere la sovrimposta fondiaria dei fabbricati su quella parte di territorio. E se Varzo ha fino ad oggi pagato l’imposta terreni (la qualcosa è da verificarsi) avrà diritto al rimborso almeno per gli ultimi cinque anni, e dovrà provvedere (se ancora non è stato fatto) alla voltura catastale. Di queste pratiche e verifiche mi incaricherò io stesso come le ho promesso. E quanto prima la terrò in formato… Estratto della mappa per la divisione del territorio tra Varzo e Trasquera del 15/2/186310 questa divisione è considerata e condivisa nella TAVOLA 1 – SETTORE NORD che assegna agli usicivisti del comune di Trasquera il diritto su queste terre MEMORIALE DEL COMUNE DI VARZO11 1° Sopra l’Alpe Veglia havvi un lago che verrà acquistato da una Società elettrica,e che prende il nome di lago d’Avino. 10 11 ACV Busta 21 faldone 20 ACV Busta 21 faldone 20 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 79 2° Detto lago era di proprietà un tempo del comune di Varzo del quale faceva parte il comune di Trasquera. 3° Essendosi divisi i comuni di Varzo e Trasquera con decreto reale 13 gennaio 1866 n. 2763, vennero delineati i confini tanto nei riguardi della territorialità quanto della proprietà. 4° Dal decreto stesso non si comprende bene se la proprietà sia assolutamente del comune di Trasquera, mentre la territorialità è accordata a Varzo 5° Anche ammettendo la proprietà di Trasquera il comune di Varzo non ha nessun diritto a pretendere dalla società Dinamo. 6° Previo esame del citato decreto di divisione … tutto quanto potrebbe Varzo vantare nella fattispecie tanto nei rapporti di Trasquera che pretende una indennità, tanto negli eventuali rapporti con la Dinamo 7° Venendomi a vendere boschi d’alto fusto cresciuti nella zona citata intorno al lago d’Avino quale dei due comuni o nei quali proporzioni fra essi spetta l’incasso del prezzo ricavato 8° Sorgendo eventualmente e con probabilità in dipendenza dei lavori, nella località stessa dei fabbricati ad altri edifici, il comune di Varzo non ha nessun diritto sulle imposte sui dazi e su altro? 9° Accertare altresì se nelle condutture d’acqua e conseguente approvi sta dell’acqua stessa i comuni sul cui territorio scorrono le acque non hanno nessun diritto ad accampare in dipendenza della soppressione dell’elemento venendo così ad essere per sempre privi di forze da adibirsi alle industrie future eventualmente sorgenti in paese. USI CIVICI LETTERA DEL PODESTA DI VARZO AL COMMISSARIATO USI CIVICI DEL 1/6/1927 Con propria circolare del 1 giugno 1927 Il commissario per gli Usi Civici sollecitava il Comune di Varzo a chiarire la situazione riguardante la presenza di usi civici sul territorio comunale. Il Comune rispondeva con una lettera datata 6 giugno 1927 in cui il Podestà dichiarava: In questo Comune abbiamo per secolare uso e consuetudine, vigente diritto, per parte agricola della popolazione, di pascolare, raccogliere erba, legna secca e stramaglie, abbeverare il bestiame sul terreno boschivo comunale pagando oltre alla tassa di possidenza del bestiame, una modestissima tassa di pascolo. Abbiamo poi delle Alpi poste sui ripiani più elevati della zona Comunale dove sono state costruite anticamente delle baite o casere per il ricovero del bestiame e per la lavorazione del latte nella stagione dell’alpeggio. Tali casere, nella maggior parte, sono state costruite da privati con denari propri sul suolo comunale per utilizzare il pascolo che altrimenti sarebbe andato perduto, pagando al Comune la sola tassa di pascolo a cui ho accennato più sopra. Per ultimo abbiamo anche una parte dell’Alpe Veglia che per divisione avvenuta nel 1860 circa col vicino Comune di Trasquera, sarebbe stato Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 80 dichiarato territorio di Varzo e possidenza di Trasquera, e quindi di questa promiscuità che agli effetti della tassa fondiaria, non è vantaggiosa per questo Comune, si vorrebbe addivenire ad una giusta sistemazione… PROGETTO DI REINTEGRA DEL 31/5/1965 Nel progetto di reintegra (del 31/5/1966) il geom. incaricato Giuseppe Torrero dichiara di aver provveduto alla verifica delle occupazioni illegittime di terreno demaniale tramite la sovrapposizione della mappa rabbini del 1866 e il nuovo catasto terreni in vigore dal 1/12/1956. Poi ha proceduto alla consultazione delle ditte interessate che figurano intestatarie dei terreni demaniali. Alcune ditte hanno dichiarato di non sapere come mai i terreni sono stati attribuiti a loro, altre invece si ritegono legittimi proprietari in forza di atti di acquisto, da altri privati. Evidentemente le ditte hanno acquistato un bene da un privato ma poi hanno sconfinato sui terreni demaniali. Sta di fatto , continua il Torrero, che non esistono vendite effettuate dal comune a privati dei terreni interessati dal progetto di reintegra. Nel detto progetto tra l’altro Torrero scrive: I terreni occupati sono posti in zona montuosa, in più regioni, tutti ad altitudine superiore agli 800 metri.. sono coltivati a pascolo, a bosco ceduo ed a bosco di alto fusto.. La natura giuridica dei terreni in questione è già stata riconosciuta con il decreto Commissariale 15/2/1934, con cui i terreni stessi sono stati accertati, classificati tutti nella categoria A… soggetti agli usi civici di pascolo, di legnatico, di erbatico e stramatico in favore della popolazione del Comune. I terreni ora occupati fanno parte di quelli compresi nel predetto decreto… La natura demaniale è confermata anche da altre prove, anzitutto dal possesso antico ed immemorabile da parte del Comune; dall’esercizio degli usi civici che continua ancora oggi da tutta la popolazione… dalla mancanza di atti di provenienza dei terreni al comune in modo che si presume siano di originaria appartenenza dei primi abitatori del posto, i quali traevano da quei terreni i mezzi di sostentamento, mediante il godimento in natura, libero a tutti, fino al sorgere delle comunità amministrate, sotto le quali è stato conservato, riconosciuto e disciplinato il diritto di uso civico. Non si può d’altra parte credere che i terreni siano di proprietà patrimoniale del comune , perché, per essere tali, occorre la dimostrazione con atti scritti, che si ignorano completamente e che si ritiene non esistano. REINTEGRA DEL COMUNE NEL POSSESSO I terreni sono situati ad altitudine superiore agli 800 metri e non si prestano neppure ad essere ridotti a coltura agraria. Non hanno infatti ricevuto dagli occupatori alcun miglioramento e conservano la loro primitiva coltura di pascolo e di bosco per cui manca la prima condizione … per concedere la legittimazione… Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 81 ..le occupazioni non interrompono la continuità dei beni demaniali e si presentano sempre attigue e confinanti con le proprietà private. Ma il caso del comune di Varzo, al riguardo… è tutto particolare.. E’ la proprietà privata che interrompe la continuità dei terreni demaniali del comune, essendo in questa interclusa. Alcuni corpi, di questa proprietà interclusa, comprendono case e gruppi di case per abitazione... Sono sempre stati di proprietà privata dai più lontani ricordi, senza la minima contestazione da parte del Comune… Si può presumere che abbiano avuto origine dai primi abitatori del luogo, i quali avrebbero preso possesso esclusivo di quelle determinate zone che meglio si prestavano per la coltivazione, più che altro a prato, su cui si fabbricarono le rustiche case per abitazione e per ricovero del bestiame, sanzionate poi di proprietà dei singoli cogli antichi statuti, colle leggi dei tempi o tacitamente, a differenza delle più vaste zona circostanti, meno fertili, più esposte ai venti, che restarono indivise per il godimento collettivo e che rimasero poi demanio delle comunità. … si è accertato che la maggior parte delle ditte possiede il terreno da oltre dieci anni, ed alcune hanno anche effettuato tagli di piante… Altre ditte hanno il possesso che è stato contestato dal comune a partire dalla formazione del nuovo catasto… e quindi una occupazione incerta e non pacifica. … si conclude che non concorrono unitamente i tre requisiti indicati dall’art.9 della legge per potersi concedre la legittimazione … e di conseguenza tutti quanti i terreni contemplati in questo progetto, dovranno essere restituiti al Comune. Planimetria allegata al progetto Elenco ditte interessate dal progetto di reintegra. N 1 INTESTAZIONE Cuccini Carlo, Aldo e Francesco QUALITA’ pascolo pascolo pascolo bosco ceduo LOCALITA’ Marsasca Marsasca Marsasca Marsasca PARTITA 793 793 793 793 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania FG 27 27 27 27 NUM. 58/a 60/a 55 56 MQ. 340 21310 9400 2000 82 2 Cotone Liberatoe Pianfetti Maria 3 Castelli Enrico 4 5 Carberini Mario Rolando Santina 6 7 Ruga Adolfo Ruga Adolfo e Ciocca Michalangelo 8 12 Ruga Adolfo, Ciocca Michalangelo, SalinaBorello Giuseppe Ciocca Michalangelo Savaglio Irene Ciocca Ercole, Mazzurri Carolina, Veglia Alberto, Zanalda Vittorio, Piera, Malvezzi Cloe, Zanalda Silvano Salina Borella Irene 13 Minetti Cesarina 14 Brusco Gabriele 15 Del Pedro Irma 16 Malacrida Fortunato e Alvazzi Caterina 17 De Santi Giuseppe 18 Zanalda Piera 9 10 11 bosco di alto pascolo bosco di alto e pascolo bosco di alto e pascolo bosco di alto e pascolo pascolo pascolo bosco di alto e pascolo bosco di alto e pascolo bosco di alto e pascolo pascolo bosco di alto bosco di alto pascolo pascolo fusto Calandria Calandria 777 777 27 27 76 83 4690 590 Calandria 611 27 72/a 8620 Calandria 611 27 72/c 3560 Calandria Loi di dentro Ronco 611 759 2040 27 27 28 72/b 110 38 210 420 2160 Ronco 2041 28 39 7020 Ronco 2040 28 41/a 560 fusto fusto Ronco Albinum Cros-Astolo Cros-Astolo Cros-Astolo Cros-Astolo 2040 2090 2096 2096 2096 2096 28 28 35 35 35 35 41/c 29 152 157 158 159 240 1240 8480 1610 4950 5080 bosco di alto fusto bosco di alto fusto pascolo Cros-Astolo Astolo Alpe Salcio 2097 694 2548 35 160 35 172/b 35 105 30040 190 140 pascolo Peia 35 148 54370 pascolo bosco misto bosco misto bosco ceduo bosco ceduo bosco ceduo bosco misto bosco misto bosco misto pascolo pascolo pascolo pascolo bosco di alto fusto bosco di alto fusto pascolo pascolo pascolo pascolo bosco di alto fusto pascolo incolto produttivo bosco ceduo Peia Calantigine Fracchia Cortic Cortic Cortic Saa Saa Saa Coatè Coatè Balzo Balzo Balzo Balzo Coatè Coatè Coatè Coatè Coatè Gebbe Gebbe Presa 35 153 35 461/b 35 38 90 10/a 90 11/ 90 13/a 94 18/b 94 23/a 94 24/b 27 26/a 27 47/b 26 2 26 11 26 21 26 22 26 23 26 29 26 33 26 37 26 46 24 444/b 24 468/b 94 34 7640 2430 9810 200 1030 440 1450 8570 230 4440 770 28210 1040 10000 45090 24260 2070 2810 1470 22280 240 640 1360 fusto fusto fusto fusto fusto fusto 690 690 2158 2157 1655 1655 1655 519 519 519 894 894 760 760 760 760 760 760 760 760 760 758 758 2482 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 83 19 Minetti Maria, Luciano e Antonio bosco ceduo bosco ceduo Cortic Cortic 608 608 90 90 12/a 15/a 860 380 20 Giovanna Serafina, Giovanni, Maria Lucia e France Ivonne Ricchi Carmelina, Giacomina, Irene, e Silvia prato Cortic 2791 90 145 920 Cortic Cortic Cortic Cortic Prato Grande Prato Grande Prato Grande Prato Grande Prato Grande 1990 1989 2775 870 519 259 259 261 521 90 90 90 90 94 94 94 94 94 147 146 149 148 37/a 36/a 38/a 47/b 51/b 170 320 270 240 770 1210 6950 1710 1530 21 22 23 24 25 26 Re Maria Masocco Attilio Dell'Ava Leonida Brusco Gabriele Berti Agostino 27 28 Berti Maria Brusco Giovanni bosco bosco bosco bosco bosco bosco bosco bosco bosco ceduo ceduo ceduo ceduo misto misto misto misto misto VENDITE ILLEGITTIME ALL’ALPE VEGLIA Tra il 1950 e il 1956 il comune di Varzo decise di vendere alcuni appezzamenti di terreno all’Alpe Veglia allo scopo di migliorare lo sfruttamento turistico dell’alpe, si trattava di terreni di piccole dimensioni tra i 150 e i 800 mq. destinati esclusivamente alla costruzione di case. Gli acquirenti si impegnavano a costruire un’abitazione in breve tempo (tre o cinque anni al massimo), pena l’annullamento del contratto. Negli atti di vendita venivano inserite le seguenti clausole: 1) la costruzione dev’essere ultimata entro tre o cinque anni dalla data del presente contratto; 2) Il terreno venduto deve servire esclusivamente per la costruzione di una casa di abitazione 4) fino a quando la costruzione non sarà iniziata, gli alpigiani avranno diritto di pascolo. Il mancato adempimento di uno dei primi due punti, costituisce senz’altro condizione risolutiva del presente contratto… senza che l’acquirente possa pretendere indennizzo o restituzione della somma versata. Tali appezzamenti erano stati venduti senza la preventiva autorizzazione Ministeriale e quindi la vendita era da ritenersi illegittima. Nel 1967 due atti di vendita venne dichiarata illegittima con sentenza commissariale. Si tratta delle sentenze commissariali; n. 1252 del 4/12/1967 che annulla la vendita di 150mq. di terreno all’Alpe Veglia a Mataloni Fabio con rilascio immediato del bene alla Comunità di Varzo n. 1253 del 5/12/1967 che annulla la vendita di 150mq. di terreno all’Alpe Veglia a Riva Umberto con rilascio immediato del bene alla Comunità di Varzo Nel 1970 il Commissariato Usi Civici ricorda al Comune di Varzo che le situazioni illegittime andrebbero sistemate e invia al comune di Varzo una nota datata (23/10/1970) nella quale tra l’altro si legge: Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 84 Sono anni ormai che questo Commissariato ha impostato la pratica di normalizzazione della situazione di illegalità che ha dato origine la vendita a parecchie ditte, senza la prescritta autorizzazione ministeriale, di appezzamenti di terreno demaniale nell’Alpe Veglia. Per due vendite è già stata pronunziata sentenza dichiarativa di nullità del negozio (Fabio Mataloni e Umberto Riva). Per le altre vendite.. si sarebbe voluto provvedere altrimenti.. Si richiede allora al Comune di incaricare un tecnico locale perché delimitasse in apposita planimetria dei luoghi i vari appezzamenti alienati… Il comune risponde (nota del 19/11/1970) che non è stato possibile, per vari motivi non indicati, provvedere alla realizzazione di una planimetria degli appezzamenti illegittimamente alienati e riporta un elenco degli atti che hanno portato alle vendite illegittime. Tra gli incartamenti troviamo il seguente elenco di 25 aquirenti: N. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 ACQUIRENTE Zanalda Scaletta Aurelia Zanalda Arturo Ragni Zanalda Piera Zanola Eugenio Garabarini Giuseppe Calderoli Emilia Bosoni Primo D’Andrea Ferdinando Sez. Club Alpino di Arona Paris Flavio Bluma Irene Cerra Filippo Costa Giuliano Guerra Terenzio Sartorio Giuseppe Roggia Osvaldo Scarpini Giacomo Mataloni Fabio Linares Raffaele Scarpini Aldo Gentinetta Ettore Gentinetta Franco Riva Umberto Claisen Ottavio Costa Giuliano DATA ATTO 29.9.1945 29.9.1945 11.10.1945 12.2.1946 30.9.1949 4.9.1950 4.9.1950 4.9.1950 30.9.1950 16/10/1950 7.11.1950 22.11.1951 19.5.1953 13.2.1953 12.2.1953 13.11.1954 29.1.1955 29.1.1955 29.1.1955 29.1.1955 29.1.1955 29.1.1955 10.3.1955 2.9.1955 18.7.1956 LOCALITA’ A.Veglia A.Veglia A.Veglia A.Veglia-Cornù A.Veglia-Balma A.Veglia-Cornù A.Veglia-Cornù A.Veglia-acqua minerale A.Veglia-Larec A.Veglia-Cornù A.Veglia-Cornù A.Veglia A.Veglia A.Veglia A.Veglia A.Veglia A.Veglia A.Veglia A.Veglia A.Veglia A.Veglia A.Veglia MQ. 800 800 800 75 275 400 400 375 500 400 300 300 200 600 300 165 150 150 150 150 300 300 150 100 200 Con una propria nota del 28/4/1972 del sindaco di Varzo indirizzata al Commissariato il sindaco tiene a precisare quanto segue: Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 85 …si precisa che effettivamente per i terreni venduti non si è mai proceduto ad effettuare il frazionamento e quindi a catastare i lotti stessi, anche se per alcuni compratori, per l’esattezza 12, si era proceduto a delimitare in loco gli appezzamenti di terreno … senza poi.. procedere a redarre il… frazionamento. Per quanto concerne la posizione del Sig. Claisen Ottavio, si conferma che lo stesso ha acquistato con atto in data 2 setttembre 1955 mq. 100 di terreno su cui edificò una casetta coprendo una superficie di mq.40 … Detto appezzamento ora risulterebbe catastato col mappale n.44 Foglio 4 di mq. 100.. Claisen vendette al Sig. Casagrande Alberto detto immobile… Da informazioni avute risulterebbe anche che pure i Sigg. Eredi di Zanalda Umberto e D’Andrea Ferdinando abbiano costruito sui terreni acquistati delle costruzioni rurali, di tale fatto si dovrà accertare se risponde a realtà…. Inoltre sono in corso indagini per accertare se l’appezzamento acquistato dal SIg. Sartorio Giuseppe sia stato catastato… Il Commissariato invita quindi il comune a procedere con le verifiche per individuare le ditte che hanno frazionato e volturato il terreno acquistato e se hanno effettivamente edificato sul terreno. Con sua nota del 19/5/1973 il comune di Varzo dichiara: ... i sig.i Dr. Bosoni Primo e Parvis dottor Flavio (rispettivamente n.7 e 10 d’ordine dell’elenco degli acquirenti dei terreni d’uso civico in Alpe Veglia)… hanno dichiarato di accettare la pacifica risoluzione del contratto illegittimo, e la restituzione da parte del Comune della somma versata quale corrispettivo della compravendita… Per quanto si riferisce ai signori Scarpini Giacomo e Scarpini Aldo… gli stessi sono già stati rimborsati. Per tutti gli altri intestatari non è possibile addivenire ad un amichevole accomodamento… Si giunge quindi alla sentenza di annullamento di atti di vendita del 14/11/1975 con la dichiarazione della nullità di 15 atti di vendita per un totale di 5.250mq. SOCIETA’ DINAMO - ESPROPRI TERRENI ALPE VEGLIA Nel 1957 la Società per l’Imprese Elettriche Dinamo richiede la concessione per attuare un invaso in località Alpe Veglia (nel bacino del Cairasca ) per la produzione di energia elettrica. A questo progetto che vedrebbe cancellata tutta la zona pianeggiante dell’Alpe Veglia compresi alcuni edifici, il comune di Varzo in un primo momento si oppone sia per preservare il diritto della propria popolazione all’utilizzo del prezioso pascolo ai fini agricolo-pastorali, sia perché il comune ha in progetto uno sviluppo turistico della zona , che lo ha indotto anche a investire sulla viabilità di accesso all’alpe. In un secondo momento il Comune chiede l’intervento del Commissariato Usi Civici per decidere in merito alla cessioni dei terreni alla Società Dinamo. Invia quindi una richiesta di pronuncia al Commissariato in cui scrive: Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 86 …si conferma che la società Dinamo intende attuare il bacino all’Alpe Veglia, sbarrando il torrente Cairasca con una diga dell’altezza di metri 82… In questione dell’uso civico da molti ritenuto gravante i pascoli dell’Alpe Veglia è di attuale e importante interesse…Si fa rilevale inanzi tutto che i pascoli dell’Alpe Veglia risultano intestati in catasto al comune di Varzo e al Comune diTrasquera… I due comuni … hanno adottato un REGOLAMENTO per il godimento in natura del pascoli comunali… Si conferma che il godimento.. dei pascoli Comunali è una antica consuetudine… Il comune percepisce annualmente la TASSA PASCOLO … a parere di questo ufficio quindi in Alpe Veglia i pascoli non sono gravati da uso civico, ma sono beni patrimoniali concessi ai proprietari.. di bestiame… dietro corrispettivo.. Codesto Spett.le Commissariato dovrebbe comunque essere a conoscenza se le terre dell’Alpe Veglia… siano destinate all’uso civico di pascolo. In tal caso la cessione alla soc. Dinamo… dovrebbe essere effettuata con il benestare di codesto Commissariato… i possessori dovrebbero essere indennizzati per la sottrazione del pascolo… Il Commissario risponde con una nota del 26.5.1958 in cui tra l’altro si legge: …non solo l’Alpe Veglia è stata classificata nei beni di cat.A… con decreto.. in data 15/12/1934… ma venne su di essa riconosciuta l’esistenza di usi civici di pascolo- legnatico-erbatico e stromatico a favore della popolazione. Dopo la comunicazione del decreto… il Comune ha il compito di provvedere all’emissione… di un regolamento che disciplini l’esercizio degli usi civici riconosciuti… Non è quindi in contrasto con gli usi civici l’esistenza del regolamento… ma semmai in ordine alla legge.. La riscossione poi di una tassa non è fattore contrastante coi detti diritti, perché se anche gli usi civici sono “gratuiti”: “Quando le rendite delle terre non bastino al pagamento delle imposte su di esse gravanti ed alle spese necessarie per la loro sorveglianza e manutenzione il Comune, potrà per sopperirvi, imporre agli utenti un corrispettivo…” Ciò premesso si fa inoltre rilevare che tutta l’ALPE VEGLIA è stata attribuita al Comune di Varzo secondo le risultanze della mappa Rabbini. La promiscuità con Trasquera (dalla documentazione esistente in questo commissariato) peranto non risulta essere stata mantenuta o sciolta… Il geom. Torrero nella sua “Relazione sull’istruttoria in corso riflettente i terreni di uso civico nel comune di Varzo con particolare riguardo all’Alpe Veglia” del 12.12.1960, scriveva: Nell’istruttoria in corso … è risultato che una estesa superficie di terreni di uso civico, facente parte dell’Alpe Veglia, viene richiesto in vendita dalla Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 87 Società… “DINAMO” la quale ha in progetto la costruzione di un bacino artificiale da cui ricavare energia elettrica. Nell’attesa… che l’istruttoria sia esaurita… il sottoscritto riferisce già quanto segue. I terreni che si presumono appartenenti al demanio comunale di Varzo sono quelli descritti sullo elenco annesso alla presente relazione, In questo elenco sono comprese N.306 particelle catastali … possedute pacificamente dal Comune e su cui vengono esercitati usi civici di pascolo e di legnatico, salvo eventualmente qualche elencata particella di esigua estensione che potrà essere non gravata … perché di natura patrimoniale… in contestazione tra Comune e privati.. Sono stati portati a termine invece gli accertamenti che riguardano l’Alpe Veglia, la quale Alpe abbraccia una estesissima e meravigliosa conca Alpina situata in territorio del Comune di Varzo ed appartenente parte al Demanio Comunale di Varzo e parte a quello Comunale di Trasquera. La linea dividente questi due demani comunali è pacifica ed è rappresentata dalla mediana del Rio Aurona, A destra di questo rio, guardando dall’alto verso il basso, si ha il Demanio Comunale di Trasquera che va a congiungersi con gli altri terreni dello stesso demanio posti in territorio del Comune di Trasquera. A sinistra di questo rio si hanno i terreni demaniali del comune di Varzo che vanno a congiungersi coi rimanenti terreni demaniali del comune di Varzo. L’Alpe Veglia compresa ad un’altitudine sul mare che varia da metri 1705 e metri 2500 circa, in considerazione della qualità della coltura, della fertilità o modo di utilizzazione si deve considerare divisa in due parti. Una parte meno elevata, pianeggiante, estesa circa ettari 100, costituita da ottimo pascolo e comprendente un centinaio circa di case per pastori, attraversata pressa poco nel centro dal Rio Aurona, viene denominata Vaccareccio ed appartiene circa per la metà al Comune di Varzo e l’altra metà a quello di Trasquera. La rimanente e più vasta porzione della stessa Alpe Veglia si estende attorno al Vaccareccio ed a monte di questo, sino ala sommità dei terreni utilizzabili quali boschi o pascoli sui limiti della alta regione nuda di vegetazione a contatto dei nevai e dei ghiacciai perpetui. Questa parte è costituita da boschi d’alto fusto… da pascoli poveri e da incolto sterile rappresentati da rocce nude. Comprende terreni ripidi, alcuni di non facile accesso e nel suo complesso è di una produttività lungamente inferiore alla zona Vaccareccio.. Il piano di esproprio della società Dinamo comprende tutta la zona di Vaccareccio ed una stretta fascia quasi ripida attorno al Vaccareccio, il tutto destinato ad esser invasato dalle acque… …oltre ai terreni esistono una cinquantina di casette in muratura, costruite da pastori su suolo comunale, la cui area fu oggetto di legittimazione … negli anni 1933 e 1935… di guisa che oggi le case e le aree… sono di proprietà privata. Le case servono ai pastori per il ricovero del bestiame durante gli alpeggi, per i lavori inerenti la lavorazione del formaggio e per il ricovero delle persone. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 88 Il luogo offre un panorama splendido ed è meta di turisti… Vi è ricchezza di acque, fra le quali una meravigliosa sorgente minerale… non ancora sfruttata… Con la costruzione del lago verrebbe sommersa tutta la parte migliore dell’Alpe, ossia la pianeggiante e fertile, il Vaccareccio, sulla quale viene intensamente esercitato l’uso civico del pascolo fin da epoca immemorabile. Sulla parte del Comune di Varzo ogni anno vengono portati al pascolo circa N.540 capi bovini ed altrettanti capi tra ovini e caprini. La mandria e il gregge giungono nel luogo verso i primi di luglio e si soffermano una quindicina di giorni circa, durante i quali vengono consumate tutte le erbe sul Vaccareccio. Dopo questa permanenza sul Vaccareccio gli animali sempre pascolando salgono lentamente e utilizzano altri terreni sui monti facente parte dell’Alpe Veglia, fino a raggiungere… le zone più alte… dopo di che discendono e ritornano al Vaccareccio… La fertilità del Vaccareccio è caratterizzata da questo doppio sfruttamento del pascolo. Essendo questo terreno pianeggiante e ricco di acque di facile derivazione, si presta alle irrigazioni… Togliendo il terreno del Vaccareccio agli abitanti di Varzo, si reca loro un rilevante danno indubbiamente, per la scomparsa delle loro case e del fertile pascolo ed anche perché mancando il Vaccareccio non sarà più conveniente sfruttare i poveri pascoli della stessa Alpe Veglia posti più in alto. Il danno potrà però essere compensato mediante un sufficiente contributo, per la determinazione del quale, congiuntamente alla valutazione dell’indennità di esproprio delle case private, pare che la società Dinamo sia già in avanzate trattative colle parti interessate e col Comune… La cessione da parte del Comune di Varzo… è possibile in quanto questo comune dispone di abbondanti altri pascoli in altre località… l’ampiezza dei quali si ritiene più che sufficiente per soddisfare ai bisogni degli abitanti… Tra le altre carte è interessante qui riportare l’elenco dei terreni d’uso civico compresi nel progetto di Esproprio della società Dinamo, redatto dal geom. Torrero. Superficie espropriata Località Numero della mappa Ettari Are Cent. Cornù 38904 Parziale 28 83 29 38905 1 25 60 38906 5 30 07 La Balma 38932 5 79 31 38933 1 73 07 38934 Intero 5 61 93 Al Ponte 38950 20 37 47 38951 1 82 25 38952 11 54 Cianciavero 38976 15 25 96 38977 1 58 96 38978 1 54 91 38980 Parziale 1 08 13 38982 8 26 91 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 89 38988 Totale 14 113 69 28 13 53 ALIENAZIONI A S.DOMENICO Nella delibera del consiglio comunale di Varzo del 18/5/1965 il comune dichiara che nell’ottica di una rivalutazione turistica di S. Domenico si è provveduto a dotare tale località di una carrozzabile che necessiterà di un parcheggio, la cui collocazione prevista ricadrebbe su terreni di proprietà privata (per la precisione due uno intestato alla famiglia Dresco e l’altro alla famiglia Cuccini). Si cederebbero ai Dresco mq.1.190 facenti parte del foglio 8 mappale 39 in località Bosco delle Fate che però risultano gravati da uso Civico e quindi è necessario prima procedere alla richiesta di autorizzazione per l’alienazione. Con delibera del 1/5/1964 il comune di Varzo decide di alienare un terreno di mq.37 in località S.Domenico a tal Coppi Agostino. Con propria nota del 7.9.1974 il commissariato Usi civici invita il comune a sistemare alcune vendite non autorizzate in regione S. Domenico. Riportiamo qui di seguito parte della nota: Si è venuti ora a conoscenza che codesto Comune ha venduto , senza la previa autorizzazione ministeriale, una quarantina di aree in regione S.Domenico. Tali aree, in gran parte ormai edificate, ricadono nel comprensorio di uso civico del Comune, per cui i negozi di compravendita sono radicalmente nulli. La posizione del Comune, al riguardo, è assai delicata essendo esposto alle probabili richieste di risarcimento quando venissero dichiarati nulli i negozi predetti con reintegra al Comune delle aree compravendute. Al fine di studiare la migliore soluzione possibile di invita la S.V. a comunicare l’elenco delle vendite effettuate fino ad oggi nella regione citata e a inviare copia fotostatica di tutti gli atti di trasferimento delle aree in questione con annessi i relativi tipi di frazionamento (in copia) il tutto in carta libera. Per l’avvenire il Comune si asterrà da qualunque vendita del genere senza prima aver chiesto e ottenuto l’autorizzazione ministeriale. Il geom. Torrero, per ora, sospenda l’approntamento del progetto di reintegra al quale accenna nella sua lettera 27.8.1974. Con propria nota del 7/9/1975, il commissariato usi civici torna ad invitare il comune di Varzo a sistemare l’illegittime alienazioni di circa 4.000 mq. di terreno d’uso civico in località S.Domenico. Il comune invia al Commissariato tre elenchi di terreni ceduti a privati in località S. Domenico, e alcune note di correzione e di chiarimenti. L’elenco definitvo delle alienazioni dovrebbe quindi essere il seguente. ELENCO B DEL 13.11.75 N° DATA INTESTATARIO MQ. N° Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania NOTE 90 ATTO 116 117 118 119 120 121 123 130 132 133 135 37 ROGITO 17.11.64 17.11.64 17.11.64 20.11.64 20.11.64 20.11.64 21.3.65 21.7.65 4.8.65 7.8.65 1.9.65 22.9.65 142 16273 notaio Lincio 16064 notaio Lincio 16064 16064 7.12.65 17.3.67 Mazza Enrico Scrittori Ugo Balzaretti Luisa Tacca Giuseppe Tacca Giorgio Bruno Enrica Golaz Pierre Andrè Rogora Pierino Albert Ferdinado Vita Ernesta Rossi Franco Faggionato Ottavio e Ramusino Innugi Maria Elisabetta Carisaghi don Francesco 500 625 1.100 130 710 500 600 500 500 625 400 400 PLANIMETRIA 235* 336 252 138** 246*** 250**** 254-275? 236 234-295 243 239 238+ 500 500 237 -++ 17.12.66 Macedone Romano Fontana G. 700 259 17.12.66 17.12.66 Coster Comi Giancarlo Cattaneo Manuelli Vittorio Sartore Augusta Fraschina G. Micheli Bruna Casiraghi Francesco (permuta com Varzo) mq. 340 a Casiraghi mq. 400 restituti al comune Manzoli EnricoCastiglioni Giovanna Sanangeloantoni Tullio Cormanni Giuseppe Orlandi Ester Piantanida G Grassi Elio Maino Rita Fogliani Luigi 500 300 258 78-108-110 6 9 25.1.68 14.5.68 1.000 340 266 322-257 23 13.2.71 565 240/c 8 10 17 18 25 16.3.68 7.8.68 23.6.70 3.8.70 22.5.71 1.000 1.000 720 930 1.000 264 263 268 290 311 Cotta *venduto a Tessi Vittorino **Per il triangolo tratteggiato in rosso sulla planimetria ***venduto a Fobelli Ettore ****venduto a Coppi +venduto a Frattoni Angiolino ++non individuato in planimetria ELENCO C DEL 13.11.75 N° ATTO 24 29 30 111 13/73 15/73 28971 notaio Lincio 28971 notaio Lincio 30034 notaio Lincio 30866 notaio Lincio “” “” DATA ROGITO 24.2.71 24.2.71 3.12.71 27.10.64 18.4.73 24.4.73 26.1.74 Vicini Aldo Lera Maria Tofani Emilio Rocca Teresa Salè Piero Rizzardi Wanda Villoresi Emilia Ceriani Luigi Cormanni Luigi Pagani Piero 940 940 640 700 1.020 230 710 30.3.74 Loli Giorgio Fumagalli Rita 920 N° PLANIMETRIA 291* 312 310 240/c** 331 103/c 316-317-334335 333 1.6.74 Creda Rita 460 339-340 28.9.74 Tovaglieri Franca 400 146-148 28.9.74 28.9.74 Dugnani Giovanni Bariani Primina 400 400 136 147 INTESTATARIO MQ. NOTE *Da Vicini a Pieri Baratelli e Magugliani ** Ora Manzoli Enrico ELENCO A DEL 29.10.75 N° ATTO 186 187 195 DATA ROGITO 19.8.44 13.9.44 22.9.45 INTESTATARIO Scalabrino Virgiliio Tacca Giuseppe Geddo Rosa MQ. 300 300 400 N° PLANIMETRIA 1 2 * Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania NOTE *il terreno in questione che non risulta sulla mappa 91 199 204 206 208 218 241 242 o 241 248 259 Delibera n.508 88 93 98 103 106 107 110 111 112 113 114 115 27.10.45 13.11.45 28.11.45 12.12.45 27.3.46 12.12.50 17.1.51 23.1.51? 10.5.52 12.2.53 Rogora Aldo Rossetti Giacomo Rosati Giulio Dalla Bona remo Cuccini Aldo Salina Borello Gervasio Cuccini Francesco Tacca Giuseppe Spellanzon Giuseppe Mencarelli Aldo 651 400 400 400 486 300 229 17,5 200 3 ** * 4 5 ** 6 2 7 8 3.12.62 6.7.63 25.9.63 5.6.64 16.9.64 6.10.64 11.11.64 13.11.64 12.11.64 12.11.64 19.11.64 25.11.64 Dalla Bona Claudio e Remo Garcia dot. Mario Piccoli Vinicio Speccher Stefano Ivanov Nocola Rogora Armando Nino Luigi Villoresi Emilia Mencarelli Aldo Gunter Georges Rogora Tullio Rogora Domenico 400 500 1.500 600 625 900 250 700 60 600 450 600 4 9 10 11 12 13 14 *** 8 15**** 16° 17 allegata perché posto in zona esterna non compresa su tale mappa è stato trasferito a Alessi Noè **vendutoa Salina Borello Giovanni *** non trovato atto ***venduto a Rogora Aldo ° venduto a Creda Rita Di seguito riportiamo la planimetria relativa all’allegato A del 29.1.75 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 92 Non si è trovato altro relativamente alla questione delle vendite illegittime in S. Domenico quindi si reputa tuttora la questione aperta. CONTESTAZIONE TALLACHINI COMUNE DI VARZO Il 22/9/60 la ditta Tallachini chiede di poter acquistare dal comune di Varzo un appezzamento di terreno di 550mq. per la costruzione di una cabina di trasformazione elettrica e di un capannone. Il 20/12/1960 sempre la ditta Tallachini chiede di poter procedere alla determinazione dei confini tra un suo terreno acquistato da Zanalda Vittorio e un terreno di proprietà del comune di Varzo, e di risolvere la contestazione tra il comune e gli eredi Zanalda circa l’assegnazione del terreno. Nella delibera del 24/7/1961 il comune stabilisce finalmente di ritirare la contestazione circa l’assegnazione del terreno fg. 102 n.223 agli eredi Zanalda. CONTESTAZIONE COMUNE DI VARZO - MALACRIDA E ALVAZZI Nella delibera del comune di Varzo del 13/9/1961 si ricorda che nel 1956 è stato attivato il nuovo catasto Terreni e che i coniugi Malacrida Fortunato ed Alvazzi Orsola contestano già da tempo la proprietà di alcuni terreni che sono invece stati assegnati al comune di Varzo. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 93 I terreni interessati dalla contestazione sono: Località Foglio Mappale Balzo inferiore 26 2 Balzo inferiore 26 11 Balzo inferiore 26 21 Balzo inferiore 26 22 Coatè 26 23 Coatè 26 29 Coatè 26 33 Coatè 26 37 Coatè 26 46 Qualità Pascolo di 2° Pascolo di 2° Pascolo di 3° Pascolo di 3° Pascolo di 2° Pascolo di 2° Pascolo di 1° Pascolo di 1° Bosco A.F. 3° Mq. 28.210 1.040 10.000 45.090 24.260 2.070 2.810 1.470 22.280 137.230 Nel faldone sono presenti alche le seguenti planimetrie TAGLIO BOSCO ASTOLO CROS Nota del comune di Varzo a Ruga Adolfo e Ciocca Michelangelo del 22 settebre 1962. Ruga Adolfo ha illegittimamente venduto 90 piante del bosco Astolo-Cros a Ciocca Michelangelo perché da tempo Ruga vanta illegittimamente la proprietà del suddetto bosco, che il comune invece ritiene incontestabilmente di propria proprietà. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 94 Pertanto in attesa che il contenzioso venga definito si invita il Ciocca a portare a valle le piante tagliate in modo da poterle alienare, tenendo poi da parte il ricavato della vendita, in attesa di una risoluzione della contestazione. Tra le carte è stato ache trovato il contratto tra il comune e Michelangelo Ciocca per il taglio di 90 piante del bosco Astolo e Cros del 9/10/1962. RICORSI ALL’ORDINANZA DI REINTEGRA DEL 6/10/1969 Ricorso al commissariato usi civici per un appezzamento di terreno in località il “Groppone” posto al confine con Trasquera presso la confluenza del fiume Diveria, confinante ad est con beni comunali, a ovest col rio Rovale, a nord con il torrente Diveria. Nel ricorso i sig Tomola e Gandolfi presentano le loro argomentazioni che sono le seguenti. Con il nuovo catasto il comune di Varzo si è attribuito la proprietà del terreno Groppone indicando erroneamente come proprio anche il terreno detto Ciorcin che invece è sempre stato di proprietà privata. Interessati dal ricorso sono tre terreni il Groppone e il Gorgiul di proprietà demaniale e il Ciorcin di proprietà privata. I rilevamenti per il nuovo catasto Rabbini in comune di Varzo vennero iniziati i nel 1866 e portati a termine nel 1868. Nel luglio del 1866 il geometra Manzini incaricato per la redazione delle mappe di Varzo e accompagnato dalla guardia del comune si recò in sul posto e tracciò il terreno denominato il Groppone, ne disegnò i confini e lo attribuì a Re Antonio (vedi immagine di lato che rapresenta una copia del rilievo eseguito dal geom. Manzini e conservato in archivio di stato di Torino) Poi tramite vari passaggi di proprietà o per sucessione il terreno denominato il Groppone passò in proprietà a Tomola Vincenzo e Gandolfi Giuseppe. Durante la formazione del nuovo catasto terreni, nel 1956, il terreno denominato Groppone non venne disegnato in mappa ma venne incluso nel più esteso terreno individuato in mappa al numero 75 foglio 94 di mq.1.798.100 che venne intestato al Comune di Varzo. Il quale comune, pur sapendo che quel mappale comprendeva terreni di proprietà privata, non volle rettificare l’errore. Nel 1961 il comune di Varzo in forza della sua presunta proprietà dei terreni chiede un risarcimento per l’asporto abusivo di pietra e legna dal terreno in località Ciorcin, affermando che tutto il terreno Ciorcin è gravato da uso civico perchè fa parte della particella n.38786 del catasto Rabbini che da decreto Commissariale è stata assegnato alla categoria A. Ricorda inoltre che alla pubblicazione del nuovo catasto nessuno ha fatto opposizione che il terreno Ciorcin venisse assegnato al comune. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 95 I ricorrenti ribattono che non è credibile che tre appezzamenti di terreno vengano considerati parte di un solo corpo anche perché le superfici non corrispondono. Inoltre è ben evidente il confine tra il terreno detto il Groppone contestato da Tomola e Gandolfi e il terreno del demanio comunale sia con segni scolpiti su roccia sia da una roccia a picco che crea un notevole dislivello tra i due terreni, sia , infine, dall’evidente diversa vegetazione. Inoltre se si va a vedere la mappa originale di impianto rabbini il numero 38786 è scritto a matita sul tracciato del Groppone e non del Ciorcin mentre sulla matrice e sul sommarione è segnato un terreno 38786 intestato al comune di mq.45.866 in località Corgiul e non Ciorcin né tanto meno in liocalità Groppone. Infine si ricorda che il geom. Torrero, sia tramite un sopralluogo, sia tramite l’ascolto di vari testimoni era giunto alla conclusione che il terreno Groppone è sempre stato di proprietà privata. Si ritiene pertanto che il terreno detto il Groppone non è da ritenersi soggetto ad usi civici e si invita il comune a chiudere la contestazione. La questione viene risolta con sentenza del Commissariato Usi Civici del 6/8/1971 con cui vengono dichiarati legittimi proprietari del terreno Groppone i sig. Tomola e Gandolfi e il terreno di conseguenza non soggetto ad alcun uso civico. Anche Brusco Gabriele con sua lettera del 13/5/1966 presenta un ricorso per alcuni terreni al foglio 94 n.18b-23a24b in località Saa dichiarando che sono sempre stati di sua proprietà avendoli ricevuti in eredità nel 1915. A Brusco Gabriele dà ragione ancora una volta il Commissariato Usi Civici che con una sentenza del 6/8/1971 dichiara la legittimità della proprietà dei terreni del Brusco. RICORSI AL PROGETTO DI LEGITTIMAZIONE O DI REINTEGRA DEL 15/1/1975 Nell’ottica di sistemare tutte le occupazioni abusive ancora in atto sul territorio di Varzo il geom. Torrero presenta un nuovo progetto di legittimazione o reintegra con data 15 gennaio 1975. Il progetto comprendeva le seguenti ditte. Regione Coltura Partita Foglio Numero Mq. Ditta 1 Zanola Ernestina in Rolandi nata a Varzo il 5.1.16 Alpe Veglia Cornù Porzione di fabbricato rurale 3008 4 8/1 88 Ditta 2 Zanola Ernestina in Rolandi nata a Varzo il 5.1.16, Zanola Franco nato a Varzo il 9.5.20, Zanola Felice nato a Varzo il 12.5.22, Zanola Beatrice naa a Varzo il 9.10.24, Zanola Venanzio nato a Varzo il Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 96 12.2.30, Zanola Antonio nato a Varzo il 27.4.36, Proprietari per 3/21, e Benetti eufemia vedova Zanola nata a Varzo il 28.6.1892 usufruttuaria Alpe Veglia Cornù Porzione di fabbricato rurale 3326 4 8/2 88 Ditta 3 Zanola Beatrice in Roggia nata a Varzo il 9.1.1924 Alpe Veglia Cornù Porzione di fabbricato rurale 3009 4 8/3 87 Ditta 4 Zanola Adelia vedova Mosoni nata a Varzo il 27.4.1936 Alpe Veglia Cornù Porzione di fabbricato rurale 3010 4 8/4 87 Ditta 5 Casagrande Albero nato a Trasquera il 22.1.1913 Alpe Veglia Pascolo con fabb. Rurale 3100 4 44 100 Ditta 6 Zanalda Vittorio fu Umberto e Zanalda Silvano fu Arturo per 2/3 Ragni Maria-Pia nata a como il 16.1.32 Ragni Umberto nato a Milano il 3.10.35 e Ragni Maria Clotilde nata a Milano il 21.3.41 per 1/3 propretari Alpe Veglia o Pian del Fabbricato Rurale 3135 5 11 96 Groppo Fabbricato Rurale 3135 5 12 290 Ditta 7 D’Andrea Ferdinando fu Giovanni Alpe Veglia Fabbricato Rurale 824 4 3 420 Tutte le ditte provano ad opporsi al progetto di reintegra ma alla fine accettano di procedere con la conciliazione. La questione viene definitivamente conculsa con l’ordinanza di omologazione del verbale di Conciliazione del 7/5/79. PROPRIETA’ ILLEGITTIME ENEL - OSPEDALE SAN BIAGIO ALPE VEGLIA Con una sua nota del 18/8/1969 l’Enel dichiara al comune di Varzo di aver acquistato con regolari atti i seguenti terreni con atto del 9.1.1941 da Zanalda Umberto un terreno con casera all’Alpe Veglia località Pian Du Scricc al F.5 map. 3 e 5 con atto del 6.11.1931 da Scaletta Aurelia in Zanalda una casera all’Alpe Veglia località Cornù al F.5 map. 15 con atto del 27.7.1957 da Zanalda Vittorio, Piera, Silvano e Malvezzi Cloe un fabbricato ad uso albergo all’Alpe Veglia località Isola al F.4 map. 15 IL 30/4/1976 il Commissario Usi Civici invita il Comune di Varzo a sistemare la questione dell’occupazione abusiva di terreni demaniali da parte di Enel. Si è quindi proceduto a verificare se i terreni contestati all’Enel dal comune al fg.4 n.31 e 32 corrispondono a quelli legittimati dagli Zanalda con le ordinanze commissariali del 7/10 gennaio 1933. Gli Zanalda con quelle ordinanze avevano legittimato 2.796mq. mentre la superficie complessiva dei mappali contestati è di 3.820mq. seppure tale differenza di superficie potrebbe essere dovuta alle divergenze cartografiche tra i due catasti Rabbini ed NCT, si invita comunque a verificare se gli Zanalda abbiano in Alpe Veglia altri mappali che potrebbero essere identificati con quelli legittimati. Rimane comunque possibile, continua il commissariato, procedere con la transazione per le altre particelle dell’Enel (F.5 n.3-5, F.4 n.15-25). Ancora nel 1977 il commissariato torna a sollecitare il comune di Varzo di giungere ad un accordo con l’Enel e l’ospedale S. Biagio di Domodossola. Il geom Torrero fatte le ricerche necessarie a comprendere meglio la questione dei beni ceduti dagli Zanalda all’Enel giunge alla conclusione che: Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 97 • all’impianto del catasto terreni nel 1956 sono stati assegnati agli Zanalda i due fabbricati F.4 31 di 3.620mq. e F.4 32 di 200mq. corrispondenti a quelli venduti alla Dinamo e poi passati all’Enel • nessun altro bene è intestato agli stessi Zanalda allAlpe Veglia • nell’ordinanze del 1933 la ditta Zanalda Umberto legittimò 4 beni demaniali al numero 38882 della mappa in localià Alpe Veglia per complessivi 2.796mq. • sempre nelle stesse ordinanze la ditta Zanalda Umberto e Fame Giovanni legittimò un bene demaniale al numero 38882 della mappa in localià Alpe Veglia di 1.000mq. • è possibile pensare che tutti i beni legittimati con le ordinanze dalle due ditte per un totale di 3.796mq. corrispondono ai beni poi ceduti all’Enel con una minima differenza di superficie • è anche possibile pensare che siano stati ceduti all’Enel i soli beni legittimati dalla ditta Zanalda Umberto per soli 2.796mq. e quindi dovrebbe essere sistemata la differenza di superficie di 1.024mq. Infine tra i documenti si trova una bozza per la transazione tra il Comune di Varzo e l’Enel in cui il comune dichiara la propria disponibilità a rinunciare ad ogni azione di reintegra dei terreni F.4 n.25 di mq.390, F.5 n.3 di mq. 410, F.5 n.5 mq. 400, F.4 n.15 mq. 310 illegittimamente occupati dall’Enel, accettando la somma di £.400.000 come risarcimento. RICORSI ALL’ORDINANZA DI REINTEGRA DEL 10/11/1977 Delibera del 21/5/1896 in cui si deve deliberare in merito alle domande di alcuni residenti nel comune tra cui: Nante Bernardo, Bona Carlo chiedono due are di terreno a nord ovest dell’albergo dell’Alpe Veglia posti tra il rio Aurona e Mottiscia e venti piante di larice da definirsi sempre poste in Alpe Veglia. Alvazzi Dionigi chiede due are di terreno sempre nella zona compresa tra i due rii sopradetti posti a sud dell’albergo e trentadue piante di larice. Nella delibera si dichiara: ritenuto che già da tempo antichissimo il Comune ha sempre concesso la cessione di piante, agli abitanti di Varzo per le loro fabbricazioni mediante il pagamento del loro giusto valore. Che venne già pure concesso a vari privati sull’Alpe Veglia il necessario terreno per costruire le loro abitazioni ed annesso giardino siano urbane che rurali, apperciò non si possono rifiutare le domande delli signori Nante, Bono ed Alvazzi. Che tali costruzioni oltre ad arricchire il maestoso Alpe di Veglia saranno di grande vantaggio al commercio e non saranno di pregiudizio al godimento dei pascoli del bestiame, perché se viene diminuita in piccola parte l’estensione del terreno sarà aumentato il valore e la consumazione dei prodotti… Viene dunque deliberato di concedere sia i terreni che le piante, per il sig. Alvazzi si concede un terreno dietro l’Albergo Alpino. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 98 Il progetto di reintegra del geom. Torrero del 10.11.1977 prevedeva la reintegra di alcuni terreni dei quali il geometra dichiarava: Trattasi di terreni del comprensorio di uso civico della Comunità di Varzo occupati senza titolo giustificativo legittimo da parte della ditta in elenco. I terreni stessi dovranno essere reintegrati nella disponibilità e nel possesso della Comunità titolare. Resta salva la possibilità di una transazione con il Comune di Varzo, transazione però da approvarsi dal Commissariato Usi Civici. N. 1 2 ACQUIRENTE Pletti Osvaldo e Rinaldo ENEL 3 Roggia Ermanno e Cottardi Pierina 4 5 Monti Giampiero Bono Felice, Matilde, Clementina, Giacometti Carlo, Volante Fraco, Giorgio e Carlo, Paleschi A.Maria. Angela e Giuseppe, Bono Carlo, Maria Elena, Paleschi Enrico Lincio Cloe, Iolanda, Giovanni, Luisa… Pletti Giulietta Ferrari Carolina e Maria 6 7 PARTITA 3391 943 943 943 2033 2033 2992 42 FG. 4 4 4 4 4 4 4 4 N. 26 28 36 37 29 30 33 34 MQ. 400 230 160 1.000 210 430 180 200 1347 4 35 160 1050 4 42 210 Alla pubblicazione del progetto seguono alcune opposizioni che vengono accolte dal Commissariato Usi Civici tramite un Decreto per la rettifica di atti istruttori del 13/1/1976. Nel Decreto si ordina la cancellazione dal progetto di reintegra per le ditte Enel e Roggia dei terreni al F.4 n.28-36-37 e 29 perché il possesso dei beni è già stato legittimato con le ordinanze commissariali del 1933. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 99 PARTE SECONDA APPROFONDIMENTO DELLE TEMATICHE RELATIVE ALL’USO CIVICO Dati desunti dagli archivi comunali e statali consultati, analizzati, elaborati; per la ricostruzione della genesi e dell’evoluzione dell’uso civico nel comune d’origine per l’identificazione cartografica delle terre gravate. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 100 PREMESSE Questa seconda parte verrà suddivisa in due sezioni. La prima sezione prenderà in esame tutti i dati riferiti al catasto rabbini per una prima identificazione cartografica delle terre intestate alla Comunità originaria. La seconda sezione prende invece in esame le operazioni Commissariali avvenute negli anni '30 del secolo scorso per integrare i dati dell’elenco prodotto nella prima sezione. CRITERI DI IDENTIFICAZIONE DELLE TERRE GRAVATE Se da una parte, e nella maggioranza dei casi, la ricerca documentale ha rivelato che: Le porzioni di territorio intestate al Comune (per quanto riguarda il catasto del Regno di Sardegna) fosse soggetta ab immemorabili all’esercizio degli usi civici. Che da tali usi fossero, se non in alcuni rari casi documentati, escluse le terre intestate a particolari. Per usi civici si intendono quelli descritti dall’art.1 e 4 della Legge n.1766 del 1927, nel caso specifico esplicatesi nei diritti di far legna per uso domestico o di personale lavoro, far pascolare il bestiame, raccogliere le foglie, le ghiande, le sementi e l’erbaggio e altri frutti per alimento del bestiame, in alcuni casi, l’escavazione di sassi per l’edificazione delle abitazioni e dei fabbricati destinati al personale lavoro, la raccolta delle castagne. Per l’identificazione catastale, riferita al catasto attuale C.T., delle terre gravate da usi civici diviene essenziale l’identificazione cartografica degli antichi terreni comunitari e quindi la corrispondenza fra i cessati catasti e l’attuale C.T. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 101 PARTE SECONDA sezione 1 Comune di VARZO - CATASTO RABBINI Estratti delle matrici originali Per quanto riguarda il catasto del Regno di Sardegna (detto anche “catasto Rabbini”), utilizzato nel Comune di Varzo dal 1866 al 1956 (anno dell'entrata in conservazione del Nuovo Catasto Terreni), i documenti essenziali sono costituiti dalle Mappe e dagli elenchi a queste allegate per definirne consistenza e censo. Riportiamo qui di seguito la trascrizione delle matrici originali del 1866 conservate in archivio di Stato di Torino, Sala Mappe. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 102 Tabella delle proprietà del Comune di Varzo PROPRIETA’ Catasto o Matrice Preparatoria dei Beni - Fondi (Da originale del 1866 conservato in Archivio di Stato di Torino) CATASTO RABBINI Numero della Mappa Intestazione Titolo o modo di possesso Situazione 18 Comune di Varzo 339 Comune di Varzo 352 Comune di Varzo 354 Comune di Varzo 363 Comune di Varzo 366 Comune di Varzo 370 Comune di Varzo 403 Comune di Varzo 417 Comune di Varzo 426 Comune di Varzo 428 Comune di Varzo 449 Comune di Varzo 464 Comune di Varzo 472 Comune di Varzo 550 Comune di Varzo 562 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Sincino Ai Pari Ai Pari Ai Pari Ai Pari Ai Pari Ai Pari Ai Pari Ai Pari Ai Pari Ai Pari Ai Pari Ai Pari Ai Pari Cavalla Cavalla 570 Comune di Varzo 578 Comune di Varzo 580 Comune di Varzo 587 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Cavalla Cavalla Cavalla Cavalla 601 Comune di Varzo Proprietario Salicci 608 Comune di Varzo Proprietario Salicci 614 Comune di Varzo Proprietario Salicci 649 Comune di Varzo 755 Comune di Varzo 878 Comune di Varzo 889 Comune di Varzo 1041 Comune di Varzo 1045 Comune di Varzo 1064 Comune di Varzo 1071 Comune di Varzo 1098 Comune di Varzo 1107 Comune di Varzo 1561 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Pari Celoria Ai Pari Ai Pari Ai Pari Ai Pari Ai Pari Ai Pari Paraggi Paraggi Quartina Qualità di coltura dei beni rurali e destinazione dei fabbricati Roccia nuda Prato con bosco ceduo dolce Prato con bosco ceduo dolce Prato con bosco ceduo dolce Prato con bosco ceduo dolce Prato con bosco ceduo dolce Prato con bosco ceduo dolce Prato con bosco ceduo dolce Prato con bosco ceduo dolce Prato con bosco ceduo dolce Prato con bosco ceduo dolce Prato con bosco ceduo dolce Prato con bosco ceduo dolce Prato con bosco ceduo dolce Prato con bosco ceduo dolce Prato asciutto Pascolo con bosco ceduo forte Bosco ceduo dolce Bosco ceduo dolce Bosco ceduo dolce Pascolo con bosco ceduo forte Pascolo con bosco ceduo forte Pascolo con bosco ceduo forte Pascolo con bosco ceduo d'alto fusto Prato ripido Bosco ceduo dolce Prato asciutto Bosco ceduo dolce Bosco ceduo dolce Pascolo Bosco ceduo dolce Prato asciutto Bosco ceduo dolce Prato asciutto Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania Mq 3.585 89 645 3.295 520 310 225 445 255 380 262 110 1.420 950 2.950 104 540 335 292 4.290 235 3.845 1.070 31.835 9.310 305 462 525 217 280 132 197 8.810 27.875 103 PROPRIETA’ 1682 Comune di Varzo 2228 Comune di Varzo 2319 Comune di Varzo 2421 Comune di Varzo 2620 Comune di Varzo 2649 Comune di Varzo 4111 Comune di Varzo 4263 Comune di Varzo 2668 Comune di Varzo 4563 Comune di Varzo 4564 Comune di Varzo 4988 Comune di Varzo 5104 Comune di Varzo 5899 Comune di Varzo 5963 Comune di Varzo 6129 Comune di Varzo 6532 Comune di Varzo 6549 Comune di Varzo 6560 Comune di Varzo 6568 Comune di Varzo 6604 Comune di Varzo 6614 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Parucci sopra La Piana Bocca di rai Bocca di rai Albazzina Albazzina Lofone Casa Gatti Albazzina Ginda Ginda Gruppo d'Arbur Gebbo fontana Cios sotto Presa Gebbo Gebbo Gebbo Giavone Giavone Giavone Paulone sotto 6625 Comune di Varzo 6626 Comune di Varzo 6650 Comune di Varzo 6944 Comune di Varzo 7203 Comune di Varzo 7229 Comune di Varzo 7230 Comune di Varzo 8775 Comune di Varzo 8874 Comune di Varzo 9096 Comune di Varzo 9126 Comune di Varzo 9383 Comune di Varzo 9572 Comune di Varzo 10468 Comune di Varzo 10994 Comune di Varzo 10995 Comune di Varzo 10996 Comune di Varzo 10997 Comune di Varzo 10998 Comune di Varzo 10999 Comune di Varzo 11432 Comune di Varzo 11433 Comune di Varzo 11748 Comune di Varzo 12229 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Paulone sotto Paulone sotto Paulone sotto Paulone sotto Paulone sotto Presa di dentro Giovone La garda Cros Colentingi Alpe Coldonigo Porcie laurineo Plè Madonna sotto Madonna sotto Madonna sotto Madonna sotto Madonna sotto Madonna sotto Plè Plè Turiggia San Carlo Bosco resinoso Cappella di San Domenico Prato Asciutto Pascolo Pillone in rovina Prato Pascolo Prato asciutto Pascolo con rocce Cappella Pascolo sassoso Pascolo comunale Pascolo con cespugli Beveratoio Pascolo con cespugli Bosco ceduo dolce Bosco ceduo d'Ontani Bosco ceduo dolce Bosco ceduo dolce Bosco ceduo dolce Prato Prato Pascolo con bosco ceduo dolce Cappella Pascolo Roccia con cespugli Bosco di larici Pascolo Pascolo Bosco d'alto fusto forte Pascolo con cespugli Pascolo Bosco ceduo dolce Bosco ceduo dolce Bosco ceduo dolce Bosco di larici a pascolo Bosco di larici a pascolo Bosco di larici a pascolo Bosco di larici a pascolo Bosco di larici a pascolo Bosco di larici a pascolo Bosco di larici a pascolo Bosco di larici a pascolo Casa rurale Sito di deposito Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 85.530 104 455 1.880 5 40 270 3.280 1.100 133 3.215 5.850 1.100 14 181.075 955 4.970 1.530 2.420 72 13.330 81 24.780 20 237 322 95 31.820 6.355 970 59.930 4.130 240 1.625 810 4.735 85.400 26.775 84.070 7.300 101.210 7.640 25.590 22.080 4 118 104 PROPRIETA’ 12447 Comune di Varzo 12450 Comune di Varzo 12498 Comune di Varzo 12821 Comune di Varzo 12822 Comune di Varzo 13131 Comune di Varzo 13134 Comune di Varzo 13329 Comune di Varzo 13408 Comune di Varzo 13791 Comune di Varzo 13800 Comune di Varzo 14131 Comune di Varzo 14139 Comune di Varzo 14188 Comune di Varzo 14266 Comune di Varzo 14273 Comune di Varzo 14274 Comune di Varzo 14365 Comune di Varzo 14366 Comune di Varzo 14755 Comune di Varzo 14756 Comune di Varzo 14842 Comune di Varzo 15539 Comune di Varzo 15546 Comune di Varzo 15548 Comune di Varzo 16092 Comune di Varzo 16225 Comune di Varzo 16428 Comune di Varzo 16429 Comune di Varzo 16963 Comune di Varzo 16985 Comune di Varzo 16986 Comune di Varzo 17099 Comune di Varzo 17100 Comune di Varzo 17101 Comune di Varzo 17102 Comune di Varzo 17202 Comune di Varzo 17441 Comune di Varzo 17525 Comune di Varzo 17724 Comune di Varzo 17733 Comune di Varzo 17926 Comune di Varzo 17981 Comune di Varzo 18149 Comune di Varzo 18251 Comune di Varzo 18508 Comune di Varzo 18814 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Turiggia Turiggia Reguzza San Carlo San Carlo Raguzza Raguzza Bertonio Bertonio Crosetto Bertonio Piaggio Piaggio Piaggio Piaggio Torriggio Piaggio Piaggio Piaggio Piaggio Piaggio Piaggio Sopra fontana Sopra fontana Sopra fontana Sotto fontana Coriane Sotto Bertonio Sotto Bertonio Rosso Rosso Rosso Rosso Rosso Rosso Rosso Rosso Tojaja Tojaja Salviggia Salviggia Cortiggio Fea Ciorcin Selvanera Selvanera Nugno Pascolo Castagneto Castagneto a pascolo Castagneto a pascolo Castagneto a pascolo Prato Castagneto a pascolo Vigna prativa Casa rurale e dipendenze Casa rurale e dipendenze Sito di deposito Castagneto Castagneto Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo ed abbeveratoio Casa rurale Castagneto Castagneto Pascolo Castagneto Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Roccia con cespugli Roccia con cespugli Pascolo Sito di deposito Sito di deposito Prato Pascolo Prato Pascolo Pascolo con roccia Roccia Pascolo con bosco misto Pascolo Pascolo Prato Pascolo con bosco di larici Pascolo Pascolo Bosco ceduo Strada Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 43 46 36 10.785 1.860 162 86 22 185 64 122 245 588 149 105 467 678 262 140 1.140 1.470 61 990 32 45 35 22 245 52 327 15 12 720 87 290 320 600 143 360 75 212 767 6.665 820 13.603 11.175 705 105 PROPRIETA’ 18890 Comune di Varzo 19053 Comune di Varzo 19161 Comune di Varzo 19370 Comune di Varzo 20206 Comune di Varzo 20443 Comune di Varzo 20637 Comune di Varzo 20639 Comune di Varzo 20643 Comune di Varzo 20644 Comune di Varzo 20698 Comune di Varzo 20756 Comune di Varzo 20795 Comune di Varzo 20797 Comune di Varzo 20901 Comune di Varzo 20930 Comune di Varzo 20931 Comune di Varzo 20932 Comune di Varzo 20933 Comune di Varzo 20954 Comune di Varzo 20955 Comune di Varzo 20957 Comune di Varzo 20959 Comune di Varzo 20965 Comune di Varzo 21001 Comune di Varzo 21005 Comune di Varzo 21086 Comune di Varzo 21098 Comune di Varzo 21099 Comune di Varzo 21422 Comune di Varzo 21671 Comune di Varzo 21970 Comune di Varzo 21992 Comune di Varzo 22015 Comune di Varzo 22016 Comune di Varzo 22036 Comune di Varzo 22040 Comune di Varzo 22046 Comune di Varzo 22052 Comune di Varzo 22062 Comune di Varzo 22169 Comune di Varzo 22458 Comune di Varzo 22460 Comune di Varzo 22573 Comune di Varzo 22584 Comune di Varzo 22732 Comune di Varzo 22760 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Alberna Bosco ceduo misto Varzo Campo Borelle degli alpeggi Prato Cresta Pascolo con cespugli Durogna Pascolo Durogna Cappella Durogna Cappella Salè Cappella Salè Cappella Casa bono Cappella Fontanella Cappella Fontanella Cappella Fontanella Cappella Casa bono Cappella Casa bono Campo Abitato di rosso Cimitero Abitato di rosso Campo Abitato di rosso Casa municipale Abitato di rosso Casa Abitato di rosso Piazza Abitato di rosso Piazzale Abitato di rosso Casa d'abitazione Abitato di rosso Strada comunale Abitato di rosso Cappella Abitato di rosso Cappella Abitato di rosso Strada Abitato di rosso Pascolo Abitato di rosso Ghiaretto Almeda Bosco ceduo dolce Rivo croso Prato Sotto S.Rocco Prato Sotto S.Rocco Cappella Sotto S.Rocco Cimitero Sotto S.Rocco Dipendenza Sotto S.Rocco Piazzale Varzo Passaggio Varzo Pascolo Varzo Pascolo Varzo Pascolo Almeda Passaggio Vaniullo Pascolo Vaniullo Pascolo Gruppo lungo Pascolo con castagni Gruppo lungo Castagneto Castello Pascolo Castello Prato con viti Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 8.670 56 785 625 3.345 34 6 6 6 7 5 4 6 6 8 167 1.550 705 103 202 202 1.640 133 10 25 17 10 890 262 577 81 41 320 2.675 215 135 16 177 330 5 12 272 42 4.570 105 930 112 106 PROPRIETA’ 22797 Comune di Varzo 23025 Comune di Varzo 23074 Comune di Varzo 23106 Comune di Varzo 23244 Comune di Varzo 23247 Comune di Varzo 23340 Comune di Varzo 23749 Comune di Varzo 23937 Comune di Varzo 24235 Comune di Varzo 24294 Comune di Varzo 24549 Comune di Varzo 21615 Comune di Varzo 24888 Comune di Varzo 24953 Comune di Varzo 25122 Comune di Varzo 25236 Comune di Varzo 25237 Comune di Varzo 25509 Comune di Varzo 25571 Comune di Varzo 25572 Comune di Varzo 25775 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario 26117 Comune di Varzo 26564 Comune di Varzo 27256 Comune di Varzo 27448 Comune di Varzo 27673 Comune di Varzo 27743 Comune di Varzo 28651 Comune di Varzo 29476 Comune di Varzo 29581 Comune di Varzo 29701 Comune di Varzo 29703 Comune di Varzo 30087 Comune di Varzo 30697 Comune di Varzo 30871 Comune di Varzo 31409 Comune di Varzo 31685 Comune di Varzo 31858 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario 31859 Comune di Varzo 33001 Comune di Varzo 35778 Comune di Varzo 35812 Comune di Varzo 35815 Comune di Varzo 36302 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Castello Castello Castello Gagetto Ciotto Ciotto Ciotto Cornu Blanca Cornu Della Valle e.. Sotto case giorgio Case Giorgio Case Giorgio Tru?? Tru?? Turigga Sotto Piane Sotto Piane Dreuza Dreuza Dreuza Fontana Pascolo Prato Castagneto Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Stalla diroccata Pascolo Pascolo Pascolo con castagni Pascolo con noci Pascolo Pascolo Pascolo con piante Pascolo Pascolo con bosco Pascolo Bosco resinoso Pascolo con bosco resinoso Pascolo Pascolo con bosco ceduo Sava misto Punto Pascolo con fruttami Ciotto di Rei Fontana Balmetta Fontana Balmetta Pascolo Chiosso e Porraccio Prato Casa cieca Castagneto Al mulino Castagneto … Castagneto Selva Ghiareto Selva Ripa a bosco dolce Parugini Pascolo con cespugli Fontana di .. Fontana Postiglione.. Bosco con ceduo dolce Alla cresta Pascolo con cespugli Ragozzo Bosco con ceduo dolce Rus sopra Bosco di faggio Bosco ceduo con piante Rus sopra resinose Vallera Bosco con ceduo dolce Gotto.. Cappella Loccia Cappella e dipendenza Loccia Cappella Spinde Bosco di larici ceduo dolce Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 312 151 865 42 4.910 61 885 82 25 8.635 295 185 780 2.110 7.495 1.585 55.130 1.000 210 1.290 410 2.280 7.720 102 20 30 1.130 100 114 800 1.175 172 250 3.710 35 5.855 267 3.380 81 1.230 300 11 13 7 4.625 107 PROPRIETA’ 35735 Comune di Varzo 36340 Comune di Varzo 36344 Comune di Varzo 36345 Comune di Varzo 36419 Comune di Varzo 36488 Comune di Varzo 36502 Comune di Varzo 36503 Comune di Varzo 36540 Comune di Varzo 36618 Comune di Varzo 36619 Comune di Varzo 37060 Comune di Varzo 37069 Comune di Varzo 37149 Comune di Varzo 37745 Comune di Varzo 37897 Comune di Varzo 37898 Comune di Varzo 38058 Comune di Varzo 38248 Comune di Varzo 38349 Comune di Varzo 38466 Comune di Varzo 38529 Comune di Varzo 38554 Comune di Varzo 38564 Comune di Varzo 38585 Comune di Varzo 38586 Comune di Varzo 38587 Comune di Varzo 38594 Comune di Varzo 38642 Comune di Varzo 38643 Comune di Varzo 38705 Comune di Varzo 38409 Comune di Varzo 38706 Comune di Varzo 38707 Comune di Varzo 38724 Comune di Varzo 38742 Comune di Varzo 38743 Comune di Varzo 38744 Comune di Varzo 38745 Comune di Varzo 38759 Comune di Varzo 38760 Comune di Varzo 38761 Comune di Varzo 38762 Comune di Varzo 38763 Comune di Varzo 38778 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Colla, Gatto e.. Iniego Iniego Iniego Iniego Gorla Gorla Gorla Gorla Spole Spole Torres Canale Canale Valeggia Campaglia Campaglia Campaglia Campaglia Campaglia Posse Gabimolo Gabi lungo Gabi lungo Gabi molo Gabi molo Ponte nuovo Ponte nuovo Valunga Valunga 38779 Comune di Varzo Proprietario Lorino Campaglia Saburson Beglia Beglia Saburson Saburson Saburson Saburson Albina fuori Albina fuori Albina fuori Albina fuori Lorino Lorino Cappella Castagneto Castagneto Bosco con ceduo dolce Bosco di larici Pascolo Bosco di larici Pascolo Bosco di larici Prato Prato Campo Castagneto Castagneto Casa rurale Pilone Prato Pascolo Castagneto Ghiareto Casa rurale Bosco ceduo dolce Casa rurale Pascolo Pascolo Castagneto Stalla abbandonata Ghiareto Stalla abbandonata Bosco ceduo misto Strada comunale Bosco ceduo forte Bosco ceduo forte Bosco d'alto fusto misto Bosco d'alto fusto misto Bosco d'alto fusto misto Bosco d'alto fusto misto Bosco d'alto fusto misto Pascolo estivo Pascolo con bosco misto Pascolo misto 2/3 Roccia 1/3 Pascolo misto 1/4 Roccia 3/4 Pascolo misto 1/3 Roccia 2/3 Pascolo estivo Pascolo estivo con rododendri Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 6 1.110 7.430 2.030 5.125 3.675 2.745 153 9.565 2.230 1.750 555 520 1.925 3.300 6 77 7.000 100 745 800 60 2.800 20 1.940 4.370 637 290 202 1.470 77.253 330 988.296 1.207.797 514.488 359.474 215.657 1.571.602 300.785 48.995 398.520 689.512 838.755 329.468 7.903 335.912 108 PROPRIETA’ 38780 Comune di Varzo 38781 Comune di Varzo 38784 Comune di Varzo 38785 Comune di Varzo 38786 Comune di Varzo 38787 Comune di Varzo 38788 Comune di Varzo 38795 Comune di Varzo 38796 Comune di Varzo 38797 Comune di Varzo 38798 Comune di Varzo 38799 Comune di Varzo 38807 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario 38808 Comune di Varzo 38809 Comune di Varzo 38810 Comune di Varzo 38811 Comune di Varzo 38812 Comune di Varzo 38813 Comune di Varzo 38814 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario 38815 Comune di Varzo 38816 Comune di Varzo 38817 Comune di Varzo 38818 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario 38819 Comune di Varzo 38820 Comune di Varzo 38821 Comune di Varzo 38822 Comune di Varzo 38823 Comune di Varzo 38824 Comune di Varzo 38825 Comune di Varzo 38826 Comune di Varzo 38827 Comune di Varzo 38828 Comune di Varzo 38845 Comune di Varzo 38851 Comune di Varzo 38852 Comune di Varzo 38853 Comune di Varzo 38854 Comune di Varzo 38855 Comune di Varzo 38856 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario 38857 Comune di Varzo 38858 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Lorino Lorino Corgiul Corgiul Corgiul Corgiul Corgiul Volfi Volfi Pascolo misto 2/3 Roccia 1/3 Pascolo misto 1/2 Roccia 1/2 Pascolo estivo Bosco resinoso Bosco misto d'alto fusto Bosco resinoso con pascolo ripido Bosco resinoso misto Bosco resinoso misto Bsco resinoso forte Bosco ceduo… Roccia e nevi perpetue 3/4 roccia e 1/4 pascolo Bosco resinoso misto con roccia nuda 2/3 roccia 1/3 pascolo Pascolo Pascolo estivo Pascolo con roccia nuda e bosco resinoso Bosco resinoso misto Bosco resinoso forte Bosco resinoso Bosco resinoso Bosco resinoso Pascolo con bosco resinoso Pascolo con bosco resinoso Pascolo con bosco resinoso Pascolo con bosco resinoso Pascolo estivo Pascolo estivo Pascolo estivo Pascolo estivo Pascolo Pascolo estivo Pascolo con piante resinose Prato ripido con cespugli 1/2 roccia Pascolo con … Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 524.670 1.184.625 11.441 204.424 45.866 1.341.221 1.705.177 33.098 402.367 568.273 338.967 141.548 3.166.935 764.795 920.619 301.592 209.891 476.390 1.720.843 557.179 605.576 2.168.775 68.141 566.430 868.957 3.326.337 1.386.040 63.990 2.489.500 467.038 171.517 124.615 229.128 17.212 128.540 189.519 280.260 2.177.988 632.012 706.218 626.130 353.261 139.725 109 PROPRIETA’ 38859 Comune di Varzo 38860 Comune di Varzo Proprietario Proprietario 38861 Comune di Varzo 38862 Comune di Varzo 38863 Comune di Varzo 38864 Comune di Varzo 38865 Comune di Varzo 38866 Comune di Varzo 38867 Comune di Varzo 38868 Comune di Varzo 38869 Comune di Varzo 38870 Comune di Varzo 38871 Comune di Varzo 38872 Comune di Varzo 38873 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario 38874 Comune di Varzo 38875 Comune di Varzo 38876 Comune di Varzo 38877 Comune di Varzo 38878 Comune di Varzo 38879 Comune di Varzo 38880 Comune di Varzo 38881 Comune di Varzo 38882 Comune di Varzo 38904 Comune di Varzo 38905 Comune di Varzo 38906 Comune di Varzo 38932 Comune di Varzo 38933 Comune di Varzo 38934 Comune di Varzo 38935 Comune di Varzo 38950 Comune di Varzo 38951 Comune di Varzo 38952 Comune di Varzo 38953 Comune di Varzo 38976 Comune di Varzo 38977 Comune di Varzo 38978 Comune di Varzo 38979 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario 38980 Comune di Varzo 38981 Comune di Varzo Proprietario Proprietario 38982 Comune di Varzo Proprietario Pascolo estivo con reododendri Pascolo estivo con cespugli Pascolo estivo con rododendri e bosco resinoso forte Pascolo estivo 1/2 roccia 1/2 Roccia e radi cespugli Ghiacciaio di boccareccio Pascolo estivo 3/5 roccia 2/5 Pascolo estivo 3/5 roccia 2/6 Cornù Cornù La Balma La Balma La Balma La Balma Al ponte Al ponte Al ponte Al ponte Cianciavero Cianciavero Lago d'albianco Roccia 1/5 pascolo per bestie piccole 3/5 Ghiacciaio di Mottiscia Ghiacciaio di Mottiscia Ghiacciaio di Rebbio Ghiacciaio di Rebbio Ghiacciaio di Rebbio Ghiacciaio di Rebbio Ghiacciaio di Rebbio Pascolo estivo Casa pastorale Stalla Stalla Pascolo irriguo Pascolo irriguo Pascolo irriguo Casa pastorale Pascolo irriguo Pascolo irriguo Pascolo irriguo Cappella di S.Giacomo Pascolo irriguo Alveo Pascolo ripido con bosco resinoso Pascolo estivo 3/4 roccia 1/4 Pascolo estivo con rododendri Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 440.538 261.427 401.456 2.549.171 506.756 1.325.160 63.585 1.785.240 436.185 1.595.700 654.480 78.772 12.352 43.740 20.250 1.212.260 1.364.343 1.016.347 515.058 1.066.972 449.752 546.750 959.040 464.940 329.129 227.812 161.696 129.296 40.095 56.193 36 203.741 18.225 1.154 78 152.596 15.896 15.491 16.908 30.982 673.920 1.179.461 110 PROPRIETA’ 38983 Comune di Varzo 38984 Comune di Varzo 38985 Comune di Varzo 38986 Comune di Varzo 38987 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario 38988 Comune di Varzo 38989 Comune di Varzo Proprietario Proprietario 38990 Comune di Varzo 38991 Comune di Varzo 38992 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario 38993 Comune di Varzo 38994 Comune di Varzo 38995 Comune di Varzo 38996 Comune di Varzo 38997 Comune di Varzo 38998 Comune di Varzo 38999 Comune di Varzo 39000 Comune di Varzo 39001 Comune di Varzo 39002 Comune di Varzo 39003 Comune di Varzo 39005 Comune di Varzo 39006 Comune di Varzo 39007 Comune di Varzo 39008 Comune di Varzo 39009 Comune di Varzo 39012 Comune di Varzo 39013 Comune di Varzo 39014 Comune di Varzo 39015 Comune di Varzo 39016 Comune di Varzo 39017 Comune di Varzo 39018 Comune di Varzo 39019 Comune di Varzo 39020 Comune di Varzo 39021 Comune di Varzo 39022 Comune di Varzo 39023 Comune di Varzo 39024 Comune di Varzo 39025 Comune di Varzo 39026 Comune di Varzo 39027 Comune di Varzo 39028 Comune di Varzo 39029 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Alpe di Veglia Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Pascolo estivo 2/3 roccia 1/3 Pascolo estivo con bosco… e roccia nuda Pascolo estivo 2/3 roccia 1/3 Pascolo 1/5 con bestie piccole roccia 3/5 Ghiacciaio d'Aurona Pascolo estivo 3/4 roccia 1/4 Pascolo 1/2 con bestie piccole roccia 1/2 Roccia nuda… Pascolo estivo 1/3 roccia 2/3 Lago d'Avino Roccia 3/4 pascolo 1/4 Roccia e neve perpetua Rivo della frova Rivo dei pari Rivo crosè Strada comunale Strada comunale Strada comunale Rivo grande Rivo bianco Strada da Varzo a Bertonio Strada da Fontana Strada di Almeda sotto Strada da bertoniio a S.Carlo Strada comunale Strada comunale Strada comunale Strada comunale Strada comunale Strada comunale Strada comunale da … Strada comunale Capello Strada comunale Strada comunale Almeda Strada comunale Strada comunale Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 59.940 17.617 372.195 523.260 2.632 1.989.624 1.991.405 1.375.076 523.968 2.119.770 721.608 517.286 2.679.075 283.297 243.000 24.502 3.888 7.229 2.529.691 1.456.380 40.904 13.824 35.222 22.333 2.070 1.050 22.140 5.075 6.485 1.575 818 1.630 4.864 3.980 760 4.455 1.755 400 640 670 1.562 460 3.160 8.175 111 PROPRIETA’ 39030 Comune di Varzo 39031 Comune di Varzo 39032 Comune di Varzo 39033 Comune di Varzo 39034 Comune di Varzo 39035 Comune di Varzo 39036 Comune di Varzo 39037 Comune di Varzo 39038 Comune di Varzo 39039 Comune di Varzo 39040 Comune di Varzo Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Proprietario Strada comunale Strada comunale Strada comunale Strada comunale Strada comunale Strada comunale Strada comunale Strada comunale Strada comunale Strada comunale 5.695 2.420 1.430 1.400 2.290 2.016 4.848 325 1.710 940 1.640 TOTALE 80.144.123 Per quanto riguarda le intestazioni del catasto Rabbini abbiamo un totale di 405 particelle intestate al Comune di Varzo per un totale di 80.144.123mq. Analizzando quanto indicato nel sommarione rabbini per quanto riguarda le qualità agraria dei terreni intestati alle comunità di Varzo si aveva la seguente distribuzione per qualità: Qualità Bosco Campo e vigna Ghiacciaio Ghiareto Lago Nevaio Pascolo Pascolo con bosco Superficie mq. Qualità Superficie mq. 21.530.304Pascolo con roccia 2.234Prato 31.795.006 69.163 6.878.415Prato con bosco 11.856 1.436Prato con roccia 353.261 263.250Rivo 3.177.223Roccia 13.066.319Altro 117.165 2.306.968 101.560 469.963 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 112 Distribuzione della qualità sul territorio di Varzo nel 1866 (dati tratti dal Catasto Rabbini) Pascolo con roccia 39,67% Prato 0,09% Prato con bosco 0,01% Campo e vigna 0,00% Altro 0,13% Roccia 2,88% Pascolo con bosco 0,59% Pascolo 16,30% Bosco 26,86% Nevaio 3,96% Lago 0,33% Ghiareto 0,00% Rivo 0,15% Ghiacciaio 8,58% Dalla lettura delle qualità agrarie dichiarate nel Sommarione (boschi cedui, castagneti, grillaie, prati…) e dall’analisi dell’ubicazione dei terreni 320 particelle si può supporre che fossero soggette all’uso civico (principalmente di pascolo e legnatico) per un totale di 80.042.563mq. pari al 99 % della superficie complessiva intestata al Comune di Varzo nel 1866. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 113 PARTE SECONDA sezione 2 PRESENTAZIONE DEGLI ATTI DEPOSITATI PRESSO L’ARCHIVIO COMMISSARIATO USI CIVICI E L’ARCHIVIO DELL’UFFICIO USI CIVICI DELLA REGIONE PIEMONTE ELENCO DEGLI ATTI IN DEPOSITO A A.C.U.C. E A.U.U.C.R. TIPO TITOLO DATA Ordinanze con indicazioni al catasto Rabbini ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE ORDINANZA COMMISSARIALE LIQUIDAZIONE USO CIVICO DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA DECRETO COMMISSARIALE CHIUSURA OPERAZIONI 07/01/1933 10/01/1933 15/02/1934 06/06/1941 Ordinanze con indicazioni al Nuovo Catasto Terreni DECRETO COMMISSARIALE RIAPERTURA VERIFICA DEMANIALE DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE SENTENZA COMMISSARIALE NULLITA' CONTRATTO TERRENO U.C SENTENZA COMMISSARIALE NULLITA' CONTRATTO TERRENO U.C ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) REINTEGRA SENTENZA COMMISSARIALE ACCOGL./RIGETT. OPPOSIZ. ATTI ISTRUTT. SENTENZA COMMISSARIALE ACCOGL./RIGETT. OPPOSIZ. ATTI ISTRUTT. SENTENZA COMMISSARIALE NULLITA' CONTRATTO TERRENO U.C ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE DELIBERA G.R. AUT. ALIENAZIONE E DEST. CAPITALE ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) REINTEGRA DELIBERA G.R. AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE DELIBERA G.R. AUT. MUTAMENTO DESTIN. TERRENI/IMMOBILI ATTO NON CODIFICATO ATTO NON CODIFICATO DELIBERA G.R. MUTAMENTO TEMPORANEO D'USO DELIBERA G.R. MUTAMENTO TEMPORANEO D'USO DELIBERA G.R. MUTAMENTO TEMPORANEO D'USO DELIBERA G.R. MUTAMENTO TEMPORANEO D'USO 22/11/1958 02/05/1963 03/05/1963 04/12/1967 05/12/1967 13/12/1969 06/08/1971 06/08/1971 14/11/1975 07/05/1979 01/12/1987 04/12/1987 15/12/1988 22/8/1989 28/03/1994 28/03/1994 05/02/1996 21/04/1997 22/04/1997 28/04/1997 Il Comune di Varzo nel corso del terzo decennio del secolo scorso ha attuato quanto disposto della legge nazionale attraverso una serie di provvedimenti, giungendo in breve termine ad ottenere il decreto di assegnazione di categoria del 15 febbraio 1934. Nel 1958 vennero riaperte le operazioni demaniali e a queste seguirono negli anni altri atti senza però giungere ad una definitiva sistemazione di tutte le situazioni. Analizzeremo ora dettagliatamente tutti gli atti commissariali e della regionali, ricordando che i primi cinque atti fanno riferimento al cessato Catasto Rabbini mentre le successive al Nuovo Catasto Terreni. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 114 ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE Data Superficie mq. Numero ditte Tipo di Pratica 07/01/33 16.882 46 Ordinanza Commissariale Ordinanza di omologazione del verbale di questo Commissariato in data 15 Dicembre 1931 – X° e del verbale del Perito Istruttore…riflettente la legittimazione delle occupazioni di terreni comuni appartenenti al Demanio Comunale di VARZO per una estensione di ettari 1.68.82 mediante l’imposizione di un canone annuo compressivo di lire 202.36 che venne immediatamente affrancato… per parte di numero 46Ditte PREMESSO Che dall’istruttoria eseguita per l’applicazione della legge sul riordino degli usi civici al comune di Varzo, rimase tra l’altro stabilito che una parte dei terreni appartenenti al Demanio Comunale si trovava nelle condizioni contemplate dall’articolo 9 della Legge onde questo Commissariato provvedeva con procedimento della legittimazione a termini dell’articolo 10 della Legge alla legittimazione di questi terreni PER QUESTI MOTIVI …. OMOLOGA I verbali di conciliazione in epigrafe indicati, riflettenti la legittimazione delle occupazioni dei terreni appartenenti al Demanio Comune di Varzo per un estensione di ettari 1.68.82 commesse da numero 46 Ditte… DICHIARA conseguentemente legittimati i possessi di queste Ditte sui singoli appezzamenti dalle medesime occupati… DICHIARA infine che tutti gli appezzamenti su descritti appartengono in piena proprietà liberi da qualsiasi uso civico, con tutte le servitù attive e passive precedentemente praticate ai possessori attuali di ciascun appezzamento.. Torino, 7 Gennaio 1933 Di seguito riportiamo l’elenco delle ditte interessate dalla legittimazione N. DITTA 1 2 3 4 5 6 INTESTAZIONE Bono cav. Carlo Storno Gabriele Delpedro Alessandro Stefanelli Onorina Dell'Ava Angela Dell'Ava Clotilde QUALITÀ Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo REGIONE Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Ciamporino Alpe Lorino Alpe Volf Alpe Volf Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania NUMERO 38882 389 38851 38851 38851 38851 MQ parte parte parte parte parte parte 216 230 254 36 60 134 115 7 Salina cav. Gervaso 8 Stefanetti Antonio 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 Gilardetti Eligio Ferraris Cristina Delpedro Bernardo Delpedro Giuditta Rigoni Giuseppe Rampini Angelo Grossi Luigi Delpedro Clemente Rigoni Innocente Beltramo Agostino Grossi Annamaria 19 Grossi Annamaria 20 Delpedro Giorgio 21 Delpedro Giorgio 22 Minetti Alberto 23 24 25 26 27 Berti Battista Piolino Carlo Boldrini Carlo Morisetti Carlo Brusco Silvio 28 29 30 31 32 33 34 35 36 Bozzo Quintino Bozzo Carolina Farello Beniamino Veggia Carolo Storno Leone Lincio Gabriele Fame Giuseppe Claisen Severino Guccini Maggiorino 37 Zanalda Umberto 38 Benetti Anselmo 39 Admeto Pierino 40 Zanalda Umberto 41 Benetti Anselmo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Alpe Lorino Alpe Lorino Alpe Lorino Alpe Ciamporino Alpe Volf Alpe Lorino Alpe Albiona Alpe Albiona Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Ciamporino Alpe Albiona Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Ciamporino Alpe Ciamporino Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Cargiolo Alpe Ciamporino Alpe Albiona Alpe Albiona Alpe Lorino Alpe Volf Alpe Ciamporino Alpe Ciamporino Alpe Veglia Alpe Ciamporino Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Ciamporino Margasca Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Albiona Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Veglia Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 38851 38851 38851 38845 38845 38845 38845 38845 38906 38906 38851 38851 38906 38906 38845 38851 38906 38906 38906 38906 38906 38906 38906 38906 38906 38906 38906 38845 38845 38845 38845 38845 38845 38845 38904 38845 38904 38906 38906 38906 38845 8164 38882 38904 38904 38904 38904 38904 38904 parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte 50 39 60 414 120 124 126 187 352 245 200 183 778 420 552 800 192 304 232 228 68 97 132 102 146 192 82 286 205 234 94 105 262 252 60 285 70 306 295 231 225 150 136 241 72 133 1365 257 76 116 42 Società italiana per Imprse Elettriche Dinamo 43 Nante Marietta 44 Geddo Mario 45 Ciocca Ercole 46 Zanola Eugenio Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo Alpe Veglia Alpe Ciamporino Alpe Ciamporino Alpe Ciamporino Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Ciamporino Alpe Veglia Alpe Veglia 38904 38845 38845 38904 38904 38904 38904 38904 38904 38904 38904 38845 38904 38904 parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte parte 227 491 250 283 395 247 294 353 321 348 400 277 170 231 LIQUIDAZIONE USO CIVICO Data Superficie mq. Numero ditte Tipo di Pratica 10/01/33 7.631 15 Ordinanza Commissariale Ordinanza di omologazione del verbale di conciliazione di questo Commissariato in data 15 Dicembre 1931 – X° riflettente la liquidazione degli usi civici esistenti a favore della popolazione del Comune di VARZO sui fondi di proprietà privata, con l’imposizione di un canone annuo trattandosi di fondi esenti dalla Estensione totale dei fondi gravati da uso civico ettari 76.31 PREMESSO Che dall’istruttoria della pratica riflettente gli usi civici del Comune di VARZO, rimase accertato, tra l’altro che alcuni terreni di proprietà privata erano gravati dall’uso civico di pascolo a favore della popolazione. L’esercizio del pascolo è antichissimo e non se ne conoscono esattamente le origini, ad ogni modo il medesimo non fu mai contestato e fu sempre pacificamente praticato. ..si rileva…il comprensorio soggetto agli usi civici è costituito in massima parte da appezzamenti di piccola estensione, non raggruppabili in una unità agraria, per cui non sarebbe praticamente possibile la divisione tra il Comune e i proprietari. PER QUESTI MOTIVI… OMOLOGA Il verbale di questo Commissariato in data 15 Dicembre 1931 riflettente la liquidazione degli usi civici a favore della popolazione del Comune di VARZO sui fondi di proprietà privata appartenenti alle numero 15 ditte, mediante l’imposizione di un canone annuo…immediatamente affrancato… Conseguentemente dichiara liquidato l’uso civico di pascolo sugli appezzamenti come infra descritti, appartenenti ai proprietari … Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 117 DICHIARA infine che tutti gli appezzamenti su descritti appartengono in piena proprietà liberi da qualsiasi uso civico, con tutte le servitù attive e passive precedentemente praticate ai possessori attuali di ciascun appezzamento.. Torino, 7 Gennaio 1933 Di seguito riportiamo l’elenco delle ditte interessate dalla legittimazione N. DITTA INTESTAZIONE 1 2 3 4 5 6 7 8 8 8 9 10 11 12 13 13 14 15 Castelli Edoardo Lincio Alberto Rigoni Rosina Paloschi carlo Farello Beniamino Storno Leone Cuccini Maggiorino Zanalda Umberto Zanalda Umberto Zanalda Umberto Agnesetta Cav. Giorgio Ciocca Ercole Alvazzi Mario Zanola Filomena Benetti Anselmo Benetti Anselmo Zanalda Umberto Roggia Vittorio QUALITÀ Pascolo Pascolo REGIONE Alpe Veglia Alpe Veglia Cianciavero Ponte Alpe Veglia Alpe Veglia San Domenico Alpe Veglia Alpe Veglia Pian del Gorin Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Veglia-Balma Alpe Veglia-Balma Alpe Veglia Alpe Veglia Alpe Veglia-Balma Alpe Veglia NUMERO MQ 38882 parte 38882 38976 38976 38905 38882 38824 38882 38882 38882 38904 38904 38859 38859 38904 38904 38882 38882 168 168 75 1035 280 256 478 1050 1310 300 130 150 326 60 355 290 1000 200 DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA Data Superficie mq. Tipo di Pratica 15/2/1934 36.430.326 Decreto Commissariale DECRETO Di accertamento degli usi civici sui terreni appartenenti al demanio comunale di VARZO assegnati alla cat. A dell’art.11 della Legge 16 giugno 1927 N.1766 in esecuzione dell’art.42 del regolamento di esecuzione approvato col R.D. 26-2-1928 –VI –N.332 Il R. Commissario per la liquidazione degli usi civici sedente in Torino Visto l’elenco dei terreni di originaria appartenenza al demanio comunale dell’estensione di ettari 3643.03.26 Ritenuto dalla descrizione fattane dal delegato tecnico e degli altri elementi di istruttoria è risultato che i medesimi sono tutti utilizzabili esclusivamente come bosco o pascolo permanente, e che il Ministero con nota in data 7 febbraio 1934 autorizzò questo Commissariato ad emettere il provvedimento previsto dall’art. 4 della legge 16 giugno 1927, senza che fosse compilato il piano di massima, a sensi dell’art. 37 del regolamento soprannotato. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 118 Che sui terreni di cui nell’elenco anzidetto annesso al presente decreto venne accertato l’uso civico di pascolo, erbatico, legnatico e stromatico. Ritenuto che può pertanto essere emesso il decreto di cui nell’art.42 del regolamento precitato.. DECRETA Esistente sui terreni identificati e descritti sull’elenco annesso al presente decreto, per farne parte integrante, l’uso civico essenziale di pascolo, erbatico, legnatico e stromatico a favore della popolazione. Torino 15 Febbraio 1934 XII IL R.COMMISSARIO Garitta N. d’ord COLTURA ATTUALE DATI Della mappa Foglio 1 2 3 4 5 N. 649 755 1361 1682 5963 6 7 8 9 Bosco e pascolo Bosco e pascolo Pascolo Bosco resinoso Pascolo Pascolo con bosco ceduo Bosco resinoso Bosco resinoso Bosco e pascolo 10 Bosco e pascolo 11 Pascolo e castagneto 12 13 14 Pascolo Bosco ceduo Pascolo 15 16 17 18 Pascolo Pascolo Pascolo Pascolo 19 20 Pascolo Pascolo 24235 24888 24953 25236 25237 26117 30087 21 22 23 24 Bosco ceduo Bosco ceduo Bosco ceduo Bosco ceduo 30872 31685 36302 36340 Superficie E. A. 3 Regione C. 2 8 18 18 93 78 55 10 35 10 75 90 75 Paris Vava Quartina Parucci Presa 6625 7229 8874 10994 10995 10996 10997 10998 10999 11432 11433 2 3 5 31 47 18 99 23 80 20 30 95 Maulone Presa di dentro Cros Maulone sotto 4 76 70 Plè 12821 12822 18251 18508 23246 23247 23310 1 26 45 San Carlo 1 1 36 11 58 3 75 56 Selvanera Selvanera Ciotto 86 21 74 61 35 10 95 30 Della Valle e Staggiolo Truo del Cian Truo del Cian Sotto Pianezza 77 37 20 10 58 33 46 11 5 80 25 10 5 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania Nava Taragine Portiglione della Norcia Ragozzo Sponde ?? 119 25 26 27 Bosco ceduo dolce 28 Bosco ceduo Pascolo Pascolo e bosco resinoso 29 30 31 Bosco resinoso Pascolo Pascolo 32 Bosco ceduo misto 33 Bosco ceduo e di alto fusto 34 35 Bosco resinoso Bosco e pascolo 36 Bosco e pascolo 37 Bosco e pascolo 38 Pascolo 39 Bosco resinoso e pascolo 40 Pascolo 41 Pascolo 36344 36345 36419 36488 36502 36503 36540 38058 38585 38586 94 60 Saient 51 36 25 75 Saient Gorta 28 98 Gorta 95 70 63 65 0 10 Gorta Campaglia Gabbio nolo 38705 38706 38707 278 78 34 Saburson 38742 38743 38744 38745 38724 38759 38760 38761 38762 38763 38778 38779 38780 38781 38784 38785 38786 38787 38788 38795 38796 38797 38798 38799 244 75 18 Saburson 51 231 44 52 88 50 Beglia Albiona fuori 205 31 10 Lorino 330 81 29 Corgelli 145 11 55 Volf 644 57 98 Volf 71 86 37 Cornù 22 55 84 La Balma 38807 38808 38809 38810 38811 38812 38815 38904 38905 38906 38932 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 120 42 Pascolo 43 Pascolo e bosco resinoso 44 Pascolo roccioso e pascolo pianeggiante TOTALE 38933 38934 38950 38951 38952 22 31 26 Al Ponte 38976 38977 38978 38980 38981 38982 38983 38984 38985 38986 38987 38988 38989 38990 728 50 19 Cianciavero 38992 38993 38996 39001 565 43 66 Alpe Veglia 3643 3 26 DECRETO DI CHIUSURA DELLE OPERAZIONI DEMANIALI 06/06/1941 DECRETO Di chiusura delle operazioni di accertamento e liquidazione generale degli usi civici per il comune di VARZO(Novara) RITENUTO che in questo comune in applicazione alla legge… vennero eseguite le seguenti operazioni: I° LEGITTIMAZIONE OCCUPAZIONI TERRENI COMUNI l’ordinanza 7 Gennaio 1933 … omologò il verbale… riflettente la legittimazione delle occupazioni dei terreni appartenente al Comune, da n°46 Ditte per un estensione complessiva di ET. 1.68.82, siti in regione denominata “Alpe Veglia” Alpe Ciamporino”.. 2° LIQUIDAZIONE USI CIVICI SU TERRE PRIVATE l’ordinanza 10 Gennaio 1933 … omologò il verbale… riflettente la legittimazione degli usi civici di pascolo spettante alla Popolazione di detto comune sui fondi denominati “ALPE VEGLIA; CIANCIAVERO” … di proprietà privata appartenenti a N°15 Ditte, di complessivi ett. 0.76.21… 3° DECRETO 15/2/1934.. DI DESTINAZIONE DELLE TERRE APPARTENTI AL DEMANIO COMUNALE AI SENSI DELL’ART. 14 DELLA LEGGE… risultò che nel territorio del Comune di Varzo esistevano terreni di Demanio comunali utilizzabili esclusivamente come bosco e pascolo permanente della complessiva superficie di ettari 3643,0.326. Su tali terreni venne riconosciuto l’esercizio dell’uso civico di pascolo, legnatico, erbatico e stromatico, a favore della popolazione. RITENUTO ch e dall’istruttoria compiuta venne accertato che nel Comune di Varzo, non esistono promiscuità, né altri terreni demaniali occupati da privati, né altri Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 121 terreni di proprietà privata gravati di uso civico, né esistono infine demani collettivi, per cui non vi sono altre operazioni da compiere in applicazione della legge e relativo regolamento… ORDINA conseguentemente la chiusura delle operazioni demaniali… Torino li 6 Giugno 1941.. il R. Commissario Fto. E Bafile DECRETO RIAPERTURA VERIFICA DEMANIALE 22/11/1958 DECRETO Di riapertura delle operazioni di accertamento e liquidazione generale degli usi civici nel comune di VARZO… Ritenuto che a seguito di un esposto di alcuni privati del Comune di Trasquera – diretto al Ministero Agricoltura e Foreste e dal medesimo girato a questo Ufficio per le informazioni del caso; … è risultato che non tutte le operazioni sono state espletate … …ordina la riapertura delle operazioni di accertamento e liquidazione degli usi civici nel comune di VARZO… Torino li 22 Novembre 1958. il Commissario Fto. M. Poddighe DECRETI MINISTERIALE /AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE DEL 2-3/5/1963 Con i detti decreti il comune veniva autorizzato ad alienare due porzioni di terreno in località San Domenico Bosco delle Fate uno di 1.000mq. al numero 39 del foglio 18 da alienarsi al Corpo Forestale dello Stato, l’altro di 600mq. al numero 39parte del foglio 18 da alienarsi al al Sig. Golaz Pierre Andrè. Riportiamo qui di seguito le planimetrie ritrovare in commissariato Usi Civici dei due lotti autorizzati all’alienazione. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 122 NULLITA' CONTRATTO TERRENO U.C Data Superficie mq. Tipo di Pratica 4/12/1967 150 Sentenza Commissariale SENTENZA Nel procedimento instaurato a seguito di ricorso 11.3.66 del Sig. FABIO MATALONI … Contro COMUNE DI VARZO … IL COMMISSARIO Dichiara la nullità del contratto di compravendita racchiuso nell’atto pubblico 29.1.1955 rogato da Giuseppe Muzzi segretario comunale di Varzo, con il quale il Comune di Varzo vendette a Fabio Mataloni mq.150 di terreno in località Alpe Veglia.. Per l’effetto, dichiara che il detto appezzamento non è mai uscito dai beni comunali di uso civico del Comune di Varzo e che il suo possesso deve essere immediatamente rilasciato a favore della Comunità di Varzo. NULLITA' CONTRATTO TERRENO U.C Data Superficie mq. Tipo di Pratica 5/12/1967 150 Sentenza Commissariale SENTENZA Nel procedimento instaurato a seguito di ricorso 11.3.66 del Sig. RIVA Umberto … Contro COMUNE DI VARZO … IL COMMISSARIO Dichiara la nullità del contratto di compravendita racchiuso nell’atto pubblico 29.1.1955 rogato da Giuseppe Muzzi segretario comunale di Varzo, con il quale il Comune di Varzo vendette a RIVA Umberto mq.150 di terreno in località Alpe Veglia.. Per l’effetto, dichiara che il detto appezzamento non è mai uscito dai beni comunali di uso civico del Comune di Varzo e che il suo possesso deve essere immediatamente rilasciato a favore della Comunità di Varzo. ORDINANZA DI OMOLOGAZIONE VERBALE DI REINTEGRA Data Superficie mq. Numero ditte Tipo di Pratica 13/12/1969 348.780 27 Ordinanza Commissariale Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 123 Visti gli atti relativi alla occupazione di terreni appartenenti alla Comunità di Varzo; Vista la relazione del perito istruttore Geom. Giuseppe Torrero in data 31.5.1955 circa lo stato dei possessi… Ritenuto che nel Comune anzidetto risultavano aver abusivamente occupato terre d’uso civico per una superficie di Ha 35.90.30 n°28 ditte per le quali non sussistono i requisiti per essere ammesse alla legittimazione;.. Che contro di essi venne sollevata opposizione da una unica ditta per la quale è in corso il relativo procedimento per la risoluzione della controversia; che, tranne per la ditta indicata al n.2, appare equo dispensare gli occupatori abusivi dalla restituzione dei frutti, essendosi gli stessi limitati a far pascolare il loro bestiame, fruendo delle terre loro intestate nei limiti dell’esercizio diurno normale uso civico, così come ne fruiva tutta la popolazione del Comune alla quale è sempre stato lasciato aperto il pascolo sulle terre stesse; che il Comune può liberamente disporre delle somme incassate per il legname venduto dagli occupatori di cui ai n.8 e 12 e da questi a suo tempo, depositati con vincolo… che tutti gli occupatori sono tenuti al pagamento delle spese di questo procedimento… ORDINA La comunità di Varzo è reintegrata nei terreni illegittimamente occupati dalle ditte sotto elencate… N. DITTA 1 1 2 2 3 4 5 5 5 6 7 7 8 9 10 11 12 12 13 13 14 15 15 INTESTAZIONE Cuccini Carlo Cuccini Carlo Cotone Liberato Cotone Liberato Castelli Enrico Garbarini Mario Rolando Santina Rolando Santina Rolando Santina Ruga Adolfo Ruga Adolfo Ruga Adolfo Ciocca Michelangelo Ciocca Michelangelo Savaglio Irene Ciocca Ercole Salina Borello Salina Borello Minetti Cesarina Minetti Cesarina Ditta del Pedro Irma Malacrida Fortunato Malacrida Fortunato QUALITÀ Pascolo Pascolo Bosco alto fusto Pascolo Bosco alto fusto e pascolo Pascolo Pascolo Bosco alto fusto Pascolo Pascolo Bosco alto fusto Pascolo Bosco alto fusto Bosco alto fusto Pascolo Pascolo Bosco misto Bosco alto fusto Bosco ceduo Bosco ceduo Pascolo Pascolo Pascolo REGIONE FOGLIO NUMERO MQ Marsasca Marsasca Calandra Calandra 27 27 27 27 58/a-60/a 55-56 76 83 21.650 11.400 4.690 590 Calandra Loi di dentro Ronco Ronco Ronco Albinum Cros-Astolo Cros-Astolo Cros-Astolo Astolo Alpe Salcio Peia Calantagine Fracchia Cortic Cortic Coatè Balzo Coatè 27 27 28 28 28 28 35 35 35 35 35 35 35 57 90 90 27 26 26 72/a-72/c-73/b 110 38 39 41/a-41/c 29 152-157 158-159 160 172/b 105 148-153 461/b 38 10/a-11/a 13/a 26/a-47/b 2-11 21-22 12.390 420 2.160 7.020 800 1.240 10.090 10.030 30.040 190 140 62.010 2.430 9.810 1.230 440 5.210 29.250 55.090 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 124 15 15 16 16 17 18 18 19 20 21 22 23 24 25 25 26 27 Malacrida Fortunato Malacrida Fortunato De Santi Giuseppe Amos De Santi Giuseppe Amos Zanalda Piera Minetti Maria Minetti Maria Giovanna Serafina Ricchini Carmelina Re Carla Masocco Attilio Dell'Ava Leonilde Brusco Gabriele Berti Agostino Berti Agostino Berti Maria Brusco Giovvanni Pascolo Bosco alto fusto Pascolo Incolto produttivo Bosco ceduo Bosco ceduo Bosco ceduo Prato Bosco ceduo Bosco ceduo Bosco ceduo Bosco ceduo Bosco misto Bosco misto Bosco misto Bosco misto Bosco misto Coatè Coatè Gebbo Gebbo Presa Cortic Cortic Cortic Cortic Cortic Cortic Cortic Prato grande Prato grande Prato grande Prato grande Prato grande 26 26 24 24 94 90 90 90 90 90 90 90 94 94 94 94 94 23-29-33-37 30.610 46 22.280 444/b 240 468/b 640 34 1.360 12/a 860 15/a 380 145 920 147 170 146 320 149 270 148 240 37/a 770 36/a 1.210 38/a 6.950 47/b 1.710 51/b 1.530 TOTALE 348.780 ACCOGL/RIGETTO OPPOSIZIONE ATTI ISTRUTTORI 6/8/1971 SENTENZA Nella causa civile avente per oggetto “opposizione a progetto di reintegra” promossa da TOMOLA VINCENZO E GANDOLFI GIUSEPE contro COMUNE DI VARZO.. ..accoglie l’opposizione al progetto di reintegra proposta da TOMOLA VINCENZO E GANDOLFI GIUSEPE e dichiara che il terreno descritto alla partita 734 del catasto terreno di Varzo Fg.94 n. 76/a della superficie di ettari 4.58.66 in progetto di reintegra 30 luglio 1969 … non fa parte del demanio civico di Varzo ma appartiene in piena ed esclusiva proprietà a TOMOLA VINCENZO E GANDOLFI GIUSEPE … FOGLIO 94 PARTIC. 76/a TOTALE MQ. 45.866 45.866 LOCALITA’ USO “N” DESTINAZIONI VARIE ACCOGL/RIGETTO OPPOSIZIONE ATTI ISTRUTTORI 6/8/1971 SENTENZA Nella causa civile per oggetto “opposizione a progetto di reintegra” promossa da BRUSCO GABRIELE contro COMUNE DI VARZO.. ..accoglie l’opposizione al progetto di reintegra proposta da Gabriele Brusco e dichiara che i terreni in contestazione, descritti in mappa al Foglio 94 n. 18/b,23/b,24/b, del catasto terreni del Comune di Varzo, meglio descritti al n.14 del progetto di reintegra in data 31.5.1965 … non fanno parte del comprensorio dei beni Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 125 di uso civico di Varzo ma appartengono in piena ed esclusiva proprietà a Gabriele Brusco… FOGLIO 94 94 94 PARTIC. 18/B 23/B 24/B TOTALE MQ. 1450 8570 230 10.250 LOCALITA’ USO “N” DESTINAZIONI VARIE “N” DESTINAZIONI VARIE “N” DESTINAZIONI VARIE NULLITA’ DI CONTRATTI DI VENDITA DI TERRENI DEMANIALI 14/11/1975 SENTENZA Nel procedimento promosso d’ufficio essendo il Comune di Varzo, per la sua Comunità, Attore non comparso CONTRO … Convenuti non comparsi Per sentir giudicare nei loro confronti che i negozi traslativi come infra specificati sono nulli radicalmente perché non autorizzati dal Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste e che i terreni che ne sono stati oggetto, facenti parte del comprensorio di uso civico della Comunità di VARZO si intendono come mai usciti dalla titolarità e disponibilità della detta Comunità… Premesso.. con i sottonotati atti pubblici rogati in forma amministrativa dal Segretario Comunale il Comune di Varzo vendette alle persone sotto specificate alcuni appezzamenti di terra, situati all’Alpe Veglia, non frazionati e conseguentemente mai identificati sul terreno, tuttora intestati al Comune ed appartenenti al comprensorio di uso civico di Varzo… Tutti gli appezzamenti sopra elencati facevano parte, come accennato, dal comprensorio di uso civico del Comune di Varzo e di negozi traslativi di essi non furono previamente autorizzati, come per legge, dal Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste. Il commissario degli usi civici del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta, venuto a conoscenza di quanto sopra con provvedimento 23.6.1973, convenne avanti a sé… tutti gli acquirenti… per constatare la radicale nullità dei negozi do compravendita… Dopo vari rinvii, resisi necessari per chiarire la posizione dell’ENEL, all’udienza del 13.10.1975, non opponendosi l’ENEL, il Commissario ordinò di stralciare dal processo la causa proposta nei confronti di questo Ente che rinviò alla udienza del 15.12.75 e trattenne gli atti per definire con sentenza le cause proposte nei confronti di tutti gli altri convenuti. MOTIVAZIONE 1) non v’è dubbio circa la appartenenza degli appezzamenti compravenduti con gli atti sopra elencati al comprensorio di uso civico del Comune di VARZO; tutta l’Alpe Veglia infatti figura al n.44 d’ordine con ha 565.43.36 nel decreto commissariale 15.2.1934 di accertamento di usi civici sui terreni del Demanio Comunale di Varzo… Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 126 2) Conseguentemente la loro alienazione per determinare gli effetti traslativi del dominio propri del negozio adottato … avrebbe dovuto essere autorizzata.. La mancanza della autorizzazione determina la nullità radicale dei negozi in questione essendo stato oggetto di questi una res extra commercium. Tale nullità non ha bisogno di essere dichiarata dal giudice che solamente può accertarla e dare le disposizioni conseguenti. 3) Pertanto, accertata la nullità radicale dei contratti … si deve ritenere che i terreni che ne furono oggetto mai sono usciti dalla titolarità e dalla disponibilità della Comunità di Varzo e che gli apparenti compratori non possono essere considerati ala stregua di arbitrari occupatori di beni di uso civico e come tali obbligati a restituire il possesso… alla Comunità… Elenco degli atti ritenuti nulli dalla sentenza N. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 ATTO DATA 29.9.45 4.9.50 30.9.50 30.9.50 16.10.50 7.11.50 22.11.51 19.5.53 13.2.1953 12.2.1953 29.1.55 29.1.55 29.1.55 29.1.55 29.1.55 ESTREMI ATTO REGISTRAZIONE N. DATA N. 201 27.10.1945 287 233 10.10.1950 397 234 10.10.1950 396 236 6.11.1950 510 237 22.11.1950 585 239 11.12.50 658 257 4.1.1951 805 261 3.6.53 1.396 20.2.1953 279 20.2.1953 980 4 17.2.55 962 6 17.2.55 960 7 17.2.55 959 8 17.2.55 958 9 17.2.55 957 COMPRATORE Zanalda Arturo Calderoli Emilia Palmira Bosoni Primo Club Alpino Italiano Parvis Flavio Bluma Irene in Rogora Cerra Filippo Costa Giuliano Guerra Terenzio Sartorio Giuseppe Scarpini Giacomo Linares Raffaele Scarpini Aldo Gentinetta Ettore Gentinetta Franco TOTALE MQ 800 400 400 500 400 300 300 200 600 300 150 150 150 300 300 5.250 ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE Data Superficie mq. Numero ditte Tipo di Pratica 7/5/1979 1.570 1 Ordinanza Commissariale Ordinanza di omologazione del verbale di conciliazione 30.8.1977 R.G.C. n°89 concernente la vertenza insorta tra il comune di Varzo e l’ENEL a seguito delle occupazioni senza valido titolo di terre di uso civico dell’estensione di mq.1570… Premesso che secondo gli accertamenti eseguiti nel comune di Varzo… si riscontrò che alcune particelle di uso civico erano occupate dall’ENEL… senza che il detto Ente fosse in possesso di valido titolo giustificativo: - che i terreni oggetto di occupazione censiti nel N.C.T. di Varzo a: FG. 4 n° 25 di mq. 390 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 127 FG. 4 n° 15 di mq. 310 FG. 5 n° 3 di mq. 410 FG. 5 n° 5 di mq. 460 Totale mq 1570 erano pervenuti al detto Ente, il primo a seguito di successione per legge, dalla so. Elettrica Dinamo, alla quale era stato ceduto da certa Zanalda Scaletta Aurelia, che lo aveva acquistato da Comune di Varzo con atto pubblico … il secondo e terzo probabilmente usurpati, ignorandosi in forza di quale negozio siano pervenuti nella disponibilità dei terzi dai quali la Dinamo ebbe ad acquistarli … nel corso della proceduta di reintegra diretta a riportare nella disponibilità e nel possesso la comunità di Varzo i terreni in questione, furono proposte opposizioni avverso agli atti istruttori da parte dell’ENEL il quale vantando la titolarità del diritto, assumeva anche la necessità di conservare i terreni occupati…le parti addivennero alla conciliazione… OMOLOGA Il verbale di conciliazione 30.8.1977 n.89.. DICHIARA Che le particelle censite nel N.C.T. di Varzo alla partita 943… appartengono libere di ogni vincolo di uso civico in piena proprietà all’E.N.E.L. AUT. ALIENAZIONE E DEST. CAPITALE Data Superficie mq. Numero ditte Tipo di Pratica 01/12/1987 830 1 Delibera Giunta Regionale D.G.R. n.6 -17386 OGGETTO: Comune di Varzo (NO). Autorizzazione ad alienare terreno di uso civico e a destinare la somma ricavata al miglioramento della strada comunale CoggiaDreuza. A relazione del Presidente Beltrami: Vista l’istanza del Sindaco del comune di Varzo con la quale si richiede in esecuzione della deliberazione del Consiglio comunale n.86 del 21/11/86 l’autorizzazione ad alienare il terreno di uso civico sito in località Alpe Solzio, censito al foglio 35 mappale 528 (ex 480/b) di mq. 830 … Rilevato che il comune di Varzo ha altri terreni di uso civico più che sufficienti al fabbisogno della popolazione; esaminati gli atti istruttori;… a Giunta Regionale, unanime, delibera: il comune di Varzo è autorizzato - ad alienare il terreno di uso civico censito al N.C.T. foglio 35 mappale 528 (ex 480/b) di mq. 830 ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE Data 4/12/1987 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 128 Superficie mq. Numero ditte Tipo di Pratica 1.817 7 Ordinanza Commissariale Ordinanza di omologazione del verbale in data 29 maggio 1987 … relativo alla conciliazione intervenuta tra il Comune di Varzo e n.7 ditte private occupatrici senza titolo valido di terre di uso civico della estensione complessiva di mq. 1.817. Premesso che il perito istruttore… ha accertato ch le terre di uso civico del Comune di Varzo indicate nel suo progetto di legittimazione o reintegra… erano occupate senza titolo valido dalla ditta pure indicata nel detto progetto perché i terreni stessi erano stati a suo tempo alienati dal Comune di Varzo senza l’autorizzazione… Che occorre però precisare che, con ordinanza di questo Commissariato in data 7/1/1933… il terreno a foglio 4 n. 8, occupato dagli eredi Zanola Eugenio, e che attualmente è di mq. 350 è stato legittimato per mq. 231; che però successivamente.. lo Zanola Eugenio ha acquistato altri mq. 75 di tale terreno a F.4n.8… che tale vendita … non è stata autorizzata ed è perciò nulla del terreno F.4 n.8 solo mq.75 sono occupati senza titolo valido… Che il terreno di uso civico a F.4 n.44 di mq.100 è pervenuto … alla ditta Casagrande Alberto da Ottaviano Claisen al quale era stato alienato dal comune di Varzo senza la necessaria autorizzazione ministeriale e perciò con atto nullo. Che il terreno s F.5 nn.11 e 12 di complessivi mq.386 stato alienato dal comune di Varzo a Ragni Zanalda Teresa senza la necessaria autorizzazione ministeriale e perciò con atto nullo e da quest’ultima… agli attuali occupatori coniugi Ragni Umberto e Morella Alda. Che infine il terreno di uso civico a F.4 n.3 di mq.420 è stato acquistato senza lì autorizzazione ministeriale e perciò con atto nullo … da D’Andrea Ferdinando. Che iniziatasi la procedura di reintegra delle terre di uso civico… gli occupatori … si dichiaravano disposti ad addivenire alla conciliazione… P.Q.M OMOLOGA Il verbale di conciliazione.. DICHIARA Che i terreni censiti nel nuovo Catasto Terreni di Varzo … appartengono d’ora in poi, liberi da ogni vincolo di uso civico, in piena proprietà ai signori Zanola Ernestina… F.4 n. 8/1 are 00.88 Zanola Franco… F.4 n. 8/2 are 00.88 Zanola Beatrice… F.4 n. 8/3 are 00.87 Zanola Adelia… F.4 n. 8/4 are 00.87 Casagrande Alberto… F.4 n. 44 are 1.00 Ragni Umberto… F.5 n. 11 are 00.96 F.5 n. 12 are 2.90 Totale are 3.86 D’Andrea Annita F.4 n. 3 are 4.20 ORDINANZA DI OMOLOGAZIONE VERBALE DI REINTEGRA Data 15/12/1988 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 129 Superficie mq. Numero ditte Tipo di Pratica 2.796 2 Ordinanza Commissariale ORDINANZA Per la reintegra di terre di uso civico del Comune di Varzo occupate da terzi senza titolo. Ritenuto che con le ordinanze… n.263… n.266.. alla ditta Zanalda Umberto.. è stata riconosciuta la proprietà delle seguenti aree tutte comprese nel grande mappale n. 38.882 (Alpe Veglia) del catasto Rabbini n.37 dell’ordinanza n. 263 mq.136 n.8 dell’ordinanza n. 266 mq. 1050 n.8 dell’ordinanza n. 266 mq. 1310 n.8 dell’ordinanza n. 266 mq. 300 e perciò un totale di m mq. 2796 mentre alla ditta Zanalda Umberto e Fame Giovanni è stata riconosciuta la proprietà della seguenti area compresa anch’essa nel mappale n. 38.882 del catasto Rabbini n.14 dell’ordinanza n. 263 mq.1000 Che, a seguito dei trasferimenti degli Zanalda, l’E.N.E.L. ed il comune di Varzo possiedono i terreni a F.4 nn.31 e32 di complessivi mq. 3.820 che corrispondono a mq. 1.050 e a mq. 1.310 attribuiti alla ditta Zanalda Umberto con l’ordinanza di questo Commissariato …n. 266.. mq. 2360. Che pertanto la differenza di superficie di mq. 1460 è stata evidentemente occupata irregolarmente… dagli Zanalda e trasmessa alla Dinamo ed all’Ospedale S.Biagio ai quali sono succeduti l’E.N.E.L. ed il comune di Varzo. Che pertanto tale superficie.. deve essere reintegrata… Che però si deve osservare che , l’E.N.E.L. per quanto riguarda i terreni regolarmente acquistati, possiede ai mappali 28 e 36 del Foglio 4 esattamente mq. 46 in meno di quelli regolarmente trasferitogli.. Che pertanto i mq. 1.460 devono essere ridotti a mq. 1.414 e che sono questi … devono essere reintegrati… ORDINA La reintegra del terreno di uso civico a F.4 nn.31 e 32 di mq. 1.414 occupato attualmente senza titolo valido… AUT. ALIENAZIONE E DEST. CAPITALE Data Superficie mq. Numero ditte Tipo di Pratica 22/8/1989 830 1 Delibera Giunta Regionale D.G.R. n.7 -31007 OGGETTO: Comune di Varzo Autorizzazione ad alienare terreno di uso sito in comune di Varzo e censito al N.C.T. a foglio 4 mappale 27b di mq.62…. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 130 A relazione del Presidente Beltrami: Vista l’istanza del Sindaco del comune di Varzo (NO) con la quale si richiede in esecuzione della deliberazione del Consiglio comunale n.28 del 8/3/85 l’autorizzazione ad alienare al sig. Ferrero Osvaldo un terreno gravato da uso civico sito nel comune di Varzo e censito all’N.C.T. a foglio 4 mappale 27b di mq.62… Rilevato che il comune di Varzo ha un ampio comprensorio di uso civico più che sufficienti al fabbisogno della popolazione; la Giunta Regionale, unanime, delibera: il comune di Varzo è autorizzato - ad alienare il terreno di uso civico censito situato nel comune di Varzo e censito al N.C.T. foglio 4 mappale 27b di mq. 62 DELIBERA G.R. /AUT. MUTAMENTO DESTINAZIONE TERRENI/IMMOBILI DEL 28/03/94 Ritengo sia sufficiente per questo atto segnalare solo le particelle interessate, trattandosi di semplice mutamento di destinazione d’uso che non varia il diritto reale di proprietà. FOGLIO 102 102 102 102 102 PARTIC. 1 232 253 254 255 MQ. 0 0 43.310 0 0 LOCALITA’ CAMPAGLIA, VD. N.253 CAMPAGLIA, VD. N.253 MUGNATTA VD.N.253 VD.N.253 (EX. 209) USO “N” DESTINAZIONI VARIE Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 131 PARTE TERZA COMUNE DI VARZO CONCLUSIONI Accertata e documentata l’esistenza e la natura degli Usi Civici nel territorio dell'attuale Comune di VARZO, nonché la loro estensione ed ubicazione attuale si giunge alla stesura dell’elenco di mappali C.T. di natura demaniale e ad un’ultima analisi dei dati ottenuti dal presente accertamento. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 132 PARTE TERZA sezione 1 PRESENTAZIONE Gli Usi civici esercitati ab immemorabili sul territorio del Comune di Varzo sono sempre stati correlati ad un economia montana di carattere principalmente agricolo-pastorale necessaria a garantire la sussistenza delle Comunità locali. Questo tipo di economia presupponeva la cooperazione-collaborazione di tutta la comunità per la gestione ed il controllo dell’utilizzazione dei beni comuni basandosi sulle consuetudini locali (divenute norme e leggi). L’economia era legata principalmente: 1. all’allevamento: della capra, della pecora dei suini e dei bovini. 2. alla coltivazione: là dove il terreno fertile lo permetteva, dei cereali (segale, granturco, legumi, patate, noci, fieno, canapa); della vite sino a certe quote e della castagna. Se da un lato la coltivazione avveniva nei fondi privati più fertili e meglio esposti, le necessità legate all’allevamento venivano esplicate soprattutto sui fondi comunitari più estesi e più distanti dai villaggi. Tali consuetudini hanno certamente caratterizzato gli usi civici esistenti in Comune di Varzo ed ancora esercitati nei primi del ‘900 e che si esplicarono: 1. nel pascolo del bestiame: permesso su tutti i terreni comunali; regolamentato, per quanto riguardava i periodi e i luoghi a seconda delle situazioni che di anno in anno venivano a presentarsi, (nelle selve soggette a tagli a maturanza, per esempio, il pascolo veniva interdetto per un certo periodo per permettere al bosco di ricrescere); 2. nella raccolta dell’erba, del brugo, dello strame: per l’alimento e per ricavare le lettiere degli animali; Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 133 3. nella raccolta della legna: per il solo uso focativo, limitata alla legna morta e in alcuni casi estesa alle fronde e alle frasche. L’evoluzione della società verso una sempre più presente industrializzazione, insieme al fenomeno dell’inurbamento, all’evoluzione dei trasporti, alla costruzione di nuove strade e all’impossibilità di rendere competitivamente redditizia l’economia agricolo-pastorale montana (fino a quel momento unica fonte di sussistenza delle comunità locali), hanno spinto le popolazioni a cercare altrove una fonte di guadagno. Questa situazione portò all’attuale abbandono quasi totale delle attività agricolopastorali ed al conseguente e naturale affievolirsi dell’esercizio degli usi civici. Si rammenta che, a seguito di divisione del 1863, una porzione del territorio del Comune di varzo posta nel bacino del lago Davino è intestata al Comune di Trasquera ed è utilizzata per diritto dagli usocivisti di questa comunità Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 134 PARTE TERZA sezione 2 ELENCO DELLE PARTICELLE GRAVATE IN COMUNE DI VARZO - PREMESSE Elenco delle particelle C.T. del Comune di Varzo risultate gravate a conclusione dell’accertamento L'elenco finale delle terre civiche è strutturato secondo il seguente schema: Codice WEGIS: si tratta della concatenazione del codice fiscale del comune, del numero del foglio e della particella del CT, utilizzando quale separatore il carattere “_” (underscore). Tale codifica consente la gestione dell'oggetto areale “particella” sull'intero territorio nazionale foglio, particella: i dati identificativi a livello comunale della particella trattata. Solitamente il subalterno non viene assegnato, trattandosi, nel caso dell'accertamento in studio, di corrispondenze cartografiche areali censuarie riferite ad aree scoperte. NOTE: annotazioni circa la ricerca documentaria TIPO AREA: la codifica geometrica catastale (AREA SCOPERTA/FABBRICATO) Antico numero del catasto Regno di Sardegna: la particella del cessato catasto Primo intestato catastale: viene riportato il primo intestato catastale, come da Banca Dati WEGIS Agenzia del Territorio, diversificato tra COMUNE DI VARZO, TRASQUERA (uso civico a favore di questa collettività) e PRIVATO. Origine catastale: le annotazioni catastali circa l’origine della particella stato: la qualità demaniale civica della particella atto/ordinanza : l’eventuale ordinanza o atto di origine Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 135 NOTE IMPORTANTI • • • • • le particelle catastali indicate nell’elenco sono quelle riferite all'estrazione dati cartografici avvenuta il giorno 14 settembre 2010 dal Portale per i Comuni (Agenzia del Territorio) le eventuali indicazioni di superficie SONO CARTOGRAFICHE e sono tratte dalle suddette basi geometriche digitali. Pertanto alcune superfici indicate possono in alcuni casi essere discordanti da quelle in visura, sia per avvenuti frazionamenti non riportati sulle mappe utilizzate e sia per approssimazione cartografica dalla stessa fonte sono stati acquisiti i dati di intestazione catastale che sono limitati AL PRIMO INTESTATO CATASTALE della partita riferita alla particella. La base geografica relativa ai poligoni rappresentanti le terre civiche è strutturata secondo lo standard SHAPE FILE ESRI ed è cartograficamente coerente con il al DATUM UTM32/WGS84 previsto dalla D.G.R. n.16-8136 del 20/12/2002. Si rammenta che, a seguito di divisione del 1863, una porzione del territorio del Comune di varzo posta nel bacino del lago Davino è intestata al Comune di Trasquera ed è utilizzata per diritto dagli usocivisti di questa comunità Per la corretta ed univoca individuazione delle particelle soggette all'uso civico, per l'intero o per una parte, fanno fede le tavole con base il C.T. in allegato al presente accertamento. L'elenco tabellare ha il solo scopo di rendere facilmente consultabile il risultato dell'accertamento. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 136 ALLEGATI Elenchi al Catasto Terreni vigente e tavole cartografiche per l’individuazione delle particelle gravate. Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 137 Indice PREMESSA RICERCA DOCUMENTALE .................................................................................................... 2 RICERCA CARTOGRAFICA.................................................................................................... 3 PRESENTAZIONE DELLA RELAZIONE............................................................................... 5 PARTE PRIMA .......................................................................................................5 PRESENTAZIONE STORICA E RICERCA ARCHIVISTICA ..................................5 PARTE SECONDA .................................................................................................5 APPROFONDIMENTO DELLE TEMATICHE RELATIVE ALL’USO CIVICO..........5 PARTE TERZA: CONCLUSIONI ............................................................................6 PARTE PRIMA SEZIONE 1 ....................................................................................................... 8 CENNI STORICI GENERALI SUL CUSIO E SULLA RIVIERA DI S.GIULIO...................... 9 LE ORIGINI ............................................................................................................................ 9 IL POTERE DEI VESCOVI................................................................................................... 10 L’ORGANIZZAZIONE AMMINISTRATIVA ......................................................................... 12 GLI STATUTI DELLA RIVIERA ........................................................................................... 13 DAL QUATTROCENTO ALLA RESTAURAZIONE ............................................................. 14 PAESAGGIO ED ECONOMIA DELLA RIVIERA ................................................................ 15 LE COMUNITÀ RURALI E LE MODIFICAZIONI DEL PAESAGGIO............................... 17 LA PROPRIETÀ COLLETTIVA E PRIVATA........................................................................ 18 LA COMUNITA’ DI ORTA SAN GIULIO.............................................................................. 19 PARTE PRIMA SEZIONE 2 ..................................................................................................... 22 PREMESSE ................................................................................................................................. 24 CRITERI DI IDENTIFICAZIONE DELLE TERRE GRAVATE ............................................ 24 PARTE SECONDA SEZIONE 1 ............................................................................................... 25 PARTE SECONDA SEZIONE 2 ............................................................................................... 28 ELENCO DEGLI ATTI IN DEPOSITO A A.C.U.C. E A.U.U.C.R.......................................... 28 DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 11.6.1935 ................... 29 DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 15.05.1939 ................. 31 PARTE TERZA SEZIONE 1..................................................................................................... 34 PARTE TERZA SEZIONE 2..................................................................................................... 36 PARTE TERZA SEZIONE 3..................................................................................................... 39 Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania 138