Il colloquio con i genitori al nido

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Il colloquio con i genitori al nido
Procacci Dr. Mario Augusto
Titolo: Il primo colloquio con i genitori al nido
INTRODUZIONE
Durante il periodo dell'inserimento dei bambini al nido vengono
organizzati diversi momenti di incontro tra genitori ed educatori, come
il colloquio, l'assemblea e gli incontri di piccolo gruppo. Tra questi
momenti, il colloquio e' quello in cui avviene un rilevante scambio
d'informazioni sul singolo bambino, mentre entrano in contatto diretto
sentimenti, opinioni e aspettative reciproche ed ha inizio un rapporto
interpersonale tra i partecipanti. Nel colloquio interagiscono la
persona-educatore e la persona-genitore: l'una si rapporta all'altra a
seconda del modo in cui vive quella singolare esperienza. In questa
interazione e' fondamentale che il genitore si senta accolto e sostenuto.
E' opportuno che l'educatore conduca il primo colloquio, e i
momenti di incontro che lo precedono, non solo utilizzando specifiche
competenze, ma anche con un elevato livello di consapevolezza degli
effetti del proprio intervento. Cio' gli permette di mantenere una
propria direzione, di modulare il flusso dell'interazioni e di non
rimanere coinvolto personalmente nella relazione. In tal modo l'educatore
produrra' interventi efficaci che non influenzano negativamente la
relazione interpersonale con i genitori, ma possono anzi stabilire i
necessari presupposti per un buon inserimento del bambino al nido.
In questo elaborato viene proposta una breve riflessione sul primo
colloquio con i genitori, e sui momenti di contatto che lo precedono,
allo scopo di fornire una cornice teorica al colloquio e di dare
indicazioni in merito ad alcune modalita' di conduzione e ad alcune
competenze che l'educatore e' opportuno faccia proprie. In particolare
viene messa in evidenza l'importanza dell'atteggiamento facilitante
dell'educatore e viene proposta una modalita' di conduzione del colloquio
divisa in fasi.
IL COLLOQUIO E PRIMI MOMENTI DI CONTATTO AL NIDO
Quando un bambino inizia a frequentare un asilo nido vengono
normalmente effettuati diversi primi contatti con i genitori, come ad
esempio la visita al nido, lo scambio delle prime informazioni e la
conoscenza degli educatori che si occuperanno del bambino. In questi
contatti i genitori e l'educatore hanno modo di presentarsi, conoscersi e
iniziare un rapporto interpersonale, che assumera' maggior significato
durante il successivo primo colloquio.
Il colloquio e questi primi momenti di contatto hanno degli aspetti
comuni che riguardano la relazione educatore-genitore.
Qual e' l'atteggiamento piu' efficace da assumere sia in questi
primi momenti che durante il colloquio, affinche' venga facilitata la
relazione con i genitori?
A questo proposito e' interessante quanto proposto da Gazda (1979)
nel suo modello per l'addestramento nelle relazioni umane. L'autore
descrive, in sintonia con la scuola di pensiero rogersiano, quattro
fondamentali dimensioni facilitanti le relazioni umane come assi portanti
nel training di un educatore: l'empatia, il rispetto, la cordialita' e la
concretezza. Queste dimensioni indicano l'atto di percepire, il diventare
consapevole, e l'atto di rispondere e agire secondo consapevolezza. Piu'
dettagliatamente:
-l'empatia, il "mettersi nei panni dell'altro", permette di comprendere
l'altro, in questo caso il genitore, quindi di stare con i suoi
sentimenti, i suoi vissuti e rispondere in modo congruo e sintonico. In
particolare comprendere il genitore significa non aggiungere nulla di
proprio al modo in cui egli vive personalmente l'inserimento del proprio
figlio, accettando e rispettando le diverse manifestazioni al riguardo,
anche se esse si ritengono non del tutto funzionali all'adattamento del
bambino.
-il rispetto, il "credere nella persona e nelle sue capacita', che nel
nostro caso, significa accettare dell'altro il modo di essere genitore.
-la cordialita', viene espressa piu' che altro in modo non verbale,
comunicando l'attenzione che si intende dare all'altro e il desiderio di
impegnarsi in modo significativo ad essere educatore.
-la concretezza, la capacita' di essere specifico, aiuta a non
distanziarsi da cio' che piu' concretamente e' necessario fare per
rispondere in maniera efficace alle richieste che vengono fatte.
E' evidente che queste dimensioni hanno un risvolto pratico che
attiene al singolo educatore, alla sua esperienza e , magari, ad un suo
training formativo specifico.
Avendo presenti tali dimensioni ed essendo consapevole di come la propria
risposta puo' facilitare la relazione con il genitore, l'educatore potra'
organizzare i primi momenti di accoglienza con interventi che vanno da
particolari strutturazioni ambientali (il salottino all'ingresso, l'album
delle foto...) ad atteggiamenti e scambi verbali facilitanti la relazione
e la comunicazione (disponibilita' all'ascolto, mimiche e gesti di
accoglienza, inviti alla comunicazione, ecc.).
Nella
norma,
per
l'educatore
e'
difficile
far
conciliare
l'attenzione per l'accoglienza al genitore con gli altri aspetti del
proprio lavoro. Per l'educatore dedicare spazi e tempi a tale rapporto
richiede un cospicuo dispendio di energie che soltanto successivamente
lo "ripaghera'" in termini di autenticita' e reciprocita' della
relazione.
Come puo' essere contaminato il rapporto con il genitore da parte
dell'educatore in questi primi momenti?
Ritengo che fondamentalmente l'educatore possa
contaminare la
relazione con i genitori assumendo due "posizioni": quella di "critico"
e/o quella di "esperto".
Nel primo caso l'educatore valuta negativamente a priori il genitore in
base al proprio modo di essere genitore o al proprio modello di
genitorialita', e di conseguenza interviene secondo tale sistema di
orientamento senza, al limite, averne piena consapevolezza. Cio' non gli
permette
di promuovere una relazione autentica e reciproca, rendendo
inefficace il proprio ruolo di facilitatore.
C'e' allora un primo passo intellettuale, e non solo, che l'educatore
deve compiere e cioe' quello di accettare incondizionatamente la persona
che ha di fronte e il ruolo che questa riveste per il bambino: quello di
genitore.
Quindi qui, pensando al genitore invitato al primo colloquio, si propone
all'educatore di allontanare l'immagine spesso diffusa nei nidi, nei
testi e nelle vignette di una madre e di un padre o necessariamente in
ansia, angosciati, in tensione e incapaci nella separazione dal propro
figlio o, viceversa, disattenti, egoisti, frettolosi ed in attesa di
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"parcheggio", anche se queste immagini possono avere avuto riscontro
nella propria esperienza. Allontanando tali stereotipi, l'educatore fara'
la straordinaria scoperta di trovare di fronte a se una persona. Con
questa e non con le quelle incontrate in passato, costruira' un rapporto
positivo, finalizzato al buon inserimento del bambino.
Nell'altro
caso,
quando
l'educatore
tende
ad
assumere
un
comportamento da "esperto", il genitore potra' non sentirsi capace di far
fronte con un "agire pedagogico" che, di norma, non possiede. Infatti, in
base a delle ricerche sugli atteggiamenti parentali verso i bambino e le
istituzioni, Emiliani e Molinari (1987), rilevano la difficolta' dei
genitori ad organizzare le proprie concezioni sul bambino e sul nido
intorno ad una teoria dello sviluppo, con conseguenti contraddizioni
nell'accettazione di questa esperienza.
Possiamo dire allora che, mediamente, il genitore si relaziona
all'educatore da una posizione di svantaggio, per la quale dovrebbe
essere piu' aiutato che stigmatizzato. E' meglio allora creare occasioni
di riflessione e confronto, per trovare punti di riferimento comuni, in
base ai quali scambiare esperienze e modalita' educative utilizzabili.
IL PRIMO COLLOQUIO
E' opinione comune che il colloquio iniziale con i genitori al nido
si differenzia da una semplice raccolta di dati anamnestici e dal
colloquio di tipo clinico. Infatti nel nostro caso si intende proporre
uno scambio comunicativo che rappresenti un momento d'incontro e di
reciproca conoscenza tra i partecipanti, sacrificando in parte la
quantita' di informazioni da raccogliere. Un momento che predisponga il
genitore, sentitosi ascoltato e compreso rispetto alle tematiche per lui
piu' significative, ad iniziare un rapporto basato sulla reciproca
fiducia, come condizione necessaria ad un buon inserimento del bambino.
Qualche volta succede che tali tematiche possano riguardare aree
particolarmente problematiche del genitore o della sua vita di coppia,
tanto che l'educatore si trova ad accogliere il vissuto emotivo
manifestato. Il supporto che quest'ultimo puo' fornire non puo'
intendersi di ampia portata, ma e' significativo che quanto manifestato
dal genitore non venga svalutato o vissuto con distacco. E' opportuno
comunque che l'educatore in questi casi sappia contenere tali modalita'
espressive in quanto potrebbero crearsi situazioni diverse da quelle per
cui il colloquio e' stato proposto.
Come si presenta il genitore al colloquio?
Ritengo che sia importante per un educatore, al fine di adeguare il
proprio intervento, riflettere sullo stato d'animo tipico con cui il
genitore puo' iniziare il colloquio, anche se questo nulla puo' dirgli
del genitore che concretamente ha di fronte.
Lo stato d'animo del genitore viene sicuramente influenzato da un
serie complessa di fattori. Tra questi quelli
piu' rilevati sono
relativi:
- alla separazione dal proprio figlio e quindi al rapporto tra autonomia
e attaccamento;
- all'apertura del sistema famiglia nei confronti di altre persone che
avranno cura dei figli;
- all'effetto novita' dell'esperienza che stanno vivendo;
- al sentirsi genitore piu' o meno adeguato.
Tra questi fattori, il primo e' molto probabilmente quello piu'
significativo.
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La mia limitata esperienza personale e' in linea con quanto emerso
nella ricerca esplorativa condotta da M.Arona, riportata su Bambini
(1997), che, a proposito dello stato d'animo dei genitori durante
l'inserimento, rileva nei limiti del campione utilizzato che:
- una maggioranza di genitori(58%) si descrivono sereni; una parte minore
(37%) preoccupati e un piccola parte (3,5%) angosciati;
- il motivo della scelta del nido e' nella quasi totalita' dei casi per
impegni lavorativi.
- i genitori valutano positivamente il sostegno a loro fornito
dall'educatore.
Quanto qui riportato contraddice inutili generalizzazioni sullo stato
d'animo ansioso dei genitori e ci orienta nel definire l'intervento
dell'educatore e le finalita' del colloquio, che ora vengono analizzate.
A cosa serve il colloquio?
Sostanzialmente il primo colloquio con i genitori al nido ha le
seguenti funzioni:
- stabilire un rapporto collaborativo tra genitore ed educatore basato su
un consapevole reciproco impegno, al fine di facilitare l'inserimento del
bambino;
- informare il genitore sullo svolgimento dell'inserimento e sul suo
significato per il bambino;
- avere uno scambio di informazioni reciproco ed evidenziare delle
caratteristiche del bambino o del genitore che si ritengono piu' o meno
facilitanti l'inserimento (ad es. tipi di gioco, abitudini, particolari
modi di fare, sentire ecc.).
- orientare il genitore verso atteggiamenti che facilitano l'inserimento
e adeguare l'intervento dell'educatore al singolo caso.
In un'ottica piu' ampia, come gia' accennato, il primo colloquio viene
inteso come l'inizio di una relazione interpersonale di reciproca
disponibilita' ed apertura,come primo passo verso un rapporto di fiducia
reciproca. Tale fiducia per il genitore non si basa solo sul sentirsi
accolto, ma anche e soprattutto nel percepire l'educatore come figura
competente nel proprio lavoro e disponibile ad adattare il proprio
intervento
al
singolo.
Tale
percezione
viene
facilitata
quando
l'educatore fa riferimento a modalita' d'inserimento ben organizzate,
flessibili, e comprensibili per il genitore, come ad esempio alcune
proposte riportate su Bambini (Asili nido di Como, 1995; Frediani P.,
1992; Procacci M.A., 1995)
COME CONDURRE IL COLLOQUIO
Rispetto alle modalita' di conduzione diversi autori (Bulgarelli
N.,Restuccia Saitta L., 1981; Mantovani S.,Terzi N., 1987) propongono il
colloquio non direttivo di Carl R.Rogers. L'utilizzo di questo approccio
trova senso essenzialmente nel creare un clima di reciproco ascolto e nel
facilitare l'esplorazione dei temi trattati attraverso l'intervento
cosidetto
"a
specchio"
dell'educatore.
L'atteggiamento
di
questi
risultera' non invasivo ed accettante, affinche' il genitore possa
sentirsi
compreso
ai
diversi
livelli
di
rappresentazione
di
se'(cognitivo, emotivo ed esperienziale).
Ritengo comunque che queste modalita' di conduzione vadano integrate con
altre di tipo direttivo, per risultare complessivamente adeguate e
congruenti alle finalita' del colloquio prima descritte.
Prima di vedere piu' da vicino le fasi del colloquio e le relative
modalita' di conduzione, ritengo opportuno descrivere alcuni passi da
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seguire per supportare il genitore rispetto ad aspetti per lui
problematici relativi all'inserimento. I passi consistono:
- nell'evidenziare una problematica significativa per il genitore che
puo' essere relativa al bambino (ad esempio, i potenziali pericoli, le
abitudini alimentari o a presunte incapacita' del bambino sul piano
motorio, sociale o emotivo) o al modo in cui il genitore vive la
separazione dal figlio (ad esempio, sensi di colpa, incertezza,
aspettative sul bambino, ecc.);
- nel contrattare con il genitore, a proposito dell'aspetto problematico
evidenziato, un intervento dell'educatore che possa rappresentare un
"contenimento" della difficolta' espressa. Nel caso in cui quanto
evidenziato e' focalizzato sul bambino, si concordera' un intervento
specifico di aiuto (ad esempio, quando il bambino e' in situazioni di
"pericolo" l'educatore gli si avvicinera'). Se invece viene messo in
risalto un particolare vissuto del genitore sara' opportuno proporre una
adeguata gradualita' nell'inserimento, fornendo al contempo le necessarie
informazioni sui bisogni del bambino e alcune indicazioni comportamentali
facilitanti e funzionali all'inserimento
- nell'inserire tale contratto nelle modalita' d'inserimento a cui fa
riferimento
l'educatore
(inserimento
graduale,
diviso
in
fasi,
collettivo, ecc.).
Questo modo di supportare il genitore non include una richiesta diretta
di cambiamento e fornisce dei riferimenti concreti, chiari, condivisi e
per lui significativi, in base ai quali gli e' possibile assumere
eventuali comportamenti alternativi.
LE FASI DEL COLLOQUIO
Il percorso indicato precedentemente porta ad individuare tre fasi
del colloquio: la fase dell'alleanza, la fase del contratto e quella
preparatoria all'inserimento.
La descrizione in fasi del colloquio e' fornita per maggior
chiarezza e
soltanto idealmente corrisponde ad una successione
cronologica. E' importante sottolineare che ci sono momenti del colloquio
che l'educatore puo' tenere a riferimento in modo da poter condurre con
maggior sicurezza il flusso delle comunicazioni ed avere un proprio
orientamento.
Prima di descrivere ogni singola fase, ritengo necessario
puntualizzare alcuni aspetti metodologici generali.
Quando si parla di primo colloquio con i genitori al nido e'
importante che:
- i genitori siano invitati, preferibilmente, entrambi e informati dello
scopo per cui viene proposto il colloquio;
- l'educatore che ha i primi contatti con i genitori sia poi quello che
condurra' il colloquio e successivamente, ancora, il referente del
bambino durante l'inserimento;
- venga stabilito un ambiente specifico nel quale svolgere il colloquio
ed, eventualmente, un tempo di durata;
- ci sia un accordo generale del gruppo educativo sulle diverse modalita'
di organizzare il colloquio, sulle informazioni da fornire ai genitori e
sugli scopi del colloquio stesso.
La fase dell'alleanza
In questa fase l'educatore sollecita un rapporto da persona a
persona al di la' dei ruoli. L'iniziale "alleanza" viene sollecitata al
fine di facilitare una relazione reciproca e paritetica in cui il
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genitore
si senta a suo agio, perche' non coinvolto forzatamente e in
modo direttivo in argomentazioni che non desidera trattare. Attraverso
l'esplorazione delle tematiche che emergono, relative sia al bambino che
al modo in cui i genitori vivono questa nuova esperienza di separazione,
l'educatore potra' evidenziare quelle per loro significative per tenerle
presenti durante il colloquio e successivamente durante l'inserimento.
Le modalita' comportamentali ed espressive utilizzabili sono quelle
relative alle quattro dimensioni precedentemente citate, cioe' quelle
dell' empatia, della cordialita', del rispetto e della concretezza.
Sul piano delle tecniche verbali utilizzabili quelle piu' idonee a
questa fase sono evidentemente quelle "non direttive". E' opportuno che
l'educatore conosca tali tecniche e che si eserciti per trovare un
proprio modo di utilizzarle , per aumentare la propria sicurezza e
ottenere una maggiore fluidita' dello scambio verbale.
Gli interventi efficaci in questa prima fase del colloquio sono:
* forme verbali attive o semi-direttive
- domande aperte: ad esempio, "cosa mi dici di Alessandro?" oppure
"come e' per voi genitori questo primo giorno di asilo?"
Con la domanda aperta si chiede di parlare di un determinato argomento,
lasciando all'interlocutore la strutturazione della risposta. A seconda
della parola con cui si inizia a formulare la domanda si sollecitano
diversi livelli dell'esperienza dell'interlocutore. In particolare le
domande formulate con:
. cosa, tendono a sollecitare fatti o informazioni;
. come, sono associate a processi o emozioni;
. perche', producono ragioni e intellettualizzazioni.
* forme verbali non direttive
- parafrasi: ad esempio, "dici quindi che ad Alessandro non piace
essere preso in braccio da estranei".
In questo modo si riformula il contenuto della comunicazione del genitore
usando parole proprie, al fine di chiarire quanto da lui espresso e
verificarne la recezione.
- verbalizzazioni: ad esempio, Genitore: "Sta iniziando a camminare
in
questo
periodo
e
qui
al
nido
ci
sono
molti
spigoli
e
attrezzature.....". Educatore: "Quindi, hai timore che Alessandro al nido
possa farsi male"
La verbalizzazione si riferisce all'esperienza emotiva dell'emittente
mettendo in risalto il significato soggettivo che tale esperienza riveste
per lui.
Tale supporto tende a facilitare la comunicazione a livello emotivo e a
discriminare accuratamente le emozioni espresse.
- sommario: ad esempio, "da tutto quello che mi hai detto,
Alessandro
risulta
un
bambino
gioioso,
interessato
a
giochi
motori.........."
Il sommario e' finalizzato a connettere piu' contenuti emersi dal
confronto, riguardanti sia il livello emotivo che cognitivo.
In questa prima fase del colloquio cosi' il genitore potra'
comunicare cio' che ritiene significativo di se' e del proprio figlio,
senza che l'educatore assuma un atteggiamento indagativo, valutativo ed
intrusivo o aggiunga altri significati a quelli emersi nel confronto.
La fase del contratto
Questa seconda fase e' finalizzata ad ampliare la consapevolezza
del genitore in merito a cio' che ritiene problematico e ad evidenziare
l'impegno comune al riguardo. Sia l'educatore che il genitore esplicitano
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il
loro
interesse
a
collaborare
ed
accordarsi
per
facilitare
l'inserimento del bambino.
Le caratteristiche personali di quest'ultimo, ed in particolare quelle
ritenute "problematiche" dal genitore rientrano in questo reciproco
impegnarsi.
Cosi', ad esempio, al genitore preoccupato degli eventuali pericoli a cui
e' esposto il figlio che sta iniziando a camminare in ambienti nuovi e
diversamente attrezzati, l'educatore proporra' una sua maggior presenza
ed attenzione in quei momenti, affinche' il genitore affronti poi quella
situazione con maggior consapevolezza, conoscendo gia' il supporto
concordato, che l'educatore si e' impegnato a fornire. Questa garanzia,
l'impegno dichiarato nel contratto e la conoscenza dell'importanza
evolutiva che ha per il bambino, in questo caso la deambulazione, sono i
presupposti necessari affinche' il genitore durante l'inserimento del
figlio si rassicuri vivendo direttamente l'esperienza (speriamo!!) senza
incidenti. Queste situazioni, specie quando hanno esito positivo,
rafforzano maggiormente le competenze e la capacita' di accoglienza
dell'educatore agli occhi del genitore, creando al contempo un rapporto
di fiducia.
Se la problematica evidenziata nella prima fase del colloquio e'
relativa essenzialmente al modo in cui il genitore vive la separazione
dal figlio, e' opportuno contrattare delle modalita' flessibili
d'inserimento, spiegando piu' attentamente i passi che si seguiranno e
l'importanza del ruolo facilitante della figura significativa del
bambino.
Un
esempio
di
contratto
potrebbe
essere
cosi'
riassunto
dall'educatore:
- "Da quello che mi dici, Alessandro e' uno "spericolato" e questo ti
porta con ansia a seguirlo passo passo. Allora, durante l'inserimento, io
lo seguiro' per stare attento alle eventuali cadute, cosi' tu potrai
assumere un atteggiamento a lui facilitante. Il suo compito e' imparare a
camminare, il tuo e' sostenerlo e il mio evitare possibilmente gli
incidenti."
L'intervento dell'educatore cosi' pensato non spinge il genitore
verso la condivisione di un cambiamento o verso
una elaborazione piu'
profonda sul piano personale, come piu' propriamente succede in ambito
clinico. Esso cerca invece di offrire un supporto basato sulla ricerca di
una maggiore consapevolezza del genitore e su un impegno reciproco che
faccia fluire la problematica trattata in un concreto piano d'azione
concordato. Il confronto successivo e l'esperienza diretta puo' essere
stimolo di arricchimento personale per il genitore, che sara' in grado di
mettere in discussione e modificare il proprio comportamento in maniera
piu' stabile.
Dopo tale genere di contrattazione nel colloquio si passa a
preparare operativamente l'inserimento del bambino e a motivare il
genitore al suo ruolo facilitante, fornendo una cornice di riferimento.
La fase preparatoria
In questa fase il genitore verra' informato in merito:
-alle modalita' d'inserimento adottate;
-al suo ruolo facilitante e alle modalita' con cui puo' operarlo;
-alla
progressione
di
comportamenti
di
attaccamento
normalmente
manifestati dal bambino nei momento di separazione dal genitore;
-alle modalita' di intervento dell'educatore per entrare in rapporto con
il bambino.
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Tali informazioni vengono fornite allo scopo di stimolare una maggior
consapevolezza del genitore sul suo ruolo facilitante, per orientarlo e
predisporlo a seguire le indicazioni di riferimento che l'educatore gli
fornisce.
L'intervento dell'educatore in questa fase sara' tanto efficace quanto
chiare, semplici e comprensibili saranno le indicazioni e le consegne che
fornira' al genitore.
A livello metodologico e' significativo mettere in rilievo e
definire l'uso delle seguenti tecniche verbali direttive:
- dare informazioni: consiste nella comunicazione di dati o fatti
relativi, nel nostro caso, all'inserimento.
- dare spiegazioni: consiste nel fornire delle ipotesi che offrano una
chiave di lettura del comportamento del bambino
(ad esempio quelli di
esplorazione e di attaccamento) o del ruolo di sostegno che il genitore o
l'educatore puo' assumere rispetto a tale comportamento.
Questi interventi aiutano il genitore a vedere l'eventuale necessita' di
cambiamento e a motivarsi nell'assunzione di un atteggiamento facilitante
l'inserimento del bambino.
OSSERVAZIONI FINALI
Il primo colloquio e' stato qui esplorato argomentando gli scopi,
le strategie e le tecniche di intervento. E' questo un tema difficile che
riguarda una parte delle problematiche che vive l'educatore nel rapporto
con i genitori. Complessivamente, la strategia qui proposta integra le
indicazioni rilevanti della teoria rogersiana con una visione del
colloquio in termini contrattuali e l'uso di tecniche piu' direttive. Nel
nostro caso, assumere un atteggiamento accogliente, "centrato" sul
genitore e rispettoso di lui, viene messo insieme alla ricerca di una sua
maggiore consapevole partecipazione all'inserimento del bambino e ad una
maggiore direzione del colloquio da parte dell'educatore.
Ritengo che sia necessario che ogni educatore definisca un proprio
modo di gestire il colloquio, accettando di aggiornare continuamente le
modalita' di conduzione utilizzate. A tal fine un training personale, il
confronto con i colleghi e semplici tecniche, come l'ascolto delle
registrazione dei colloqui svolti, sono molto utili.
BIBLIOGRAFIA
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Bambini n.4, Edizioni Junior, Bergamo.
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Gazda G.M. (1990). Sviluppo delle relazioni umane. IFREP Roma
Mantovani S.,Terzi N.,(1987). L'inserimento, in: A.Bondioli, S.Mantovani
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Procacci M.A., (1995) L'inserimento dei bambini al nido, Bambini n.7,
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