Il colloquio con i genitori al nido
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Il colloquio con i genitori al nido
Procacci Dr. Mario Augusto Titolo: Il primo colloquio con i genitori al nido INTRODUZIONE Durante il periodo dell'inserimento dei bambini al nido vengono organizzati diversi momenti di incontro tra genitori ed educatori, come il colloquio, l'assemblea e gli incontri di piccolo gruppo. Tra questi momenti, il colloquio e' quello in cui avviene un rilevante scambio d'informazioni sul singolo bambino, mentre entrano in contatto diretto sentimenti, opinioni e aspettative reciproche ed ha inizio un rapporto interpersonale tra i partecipanti. Nel colloquio interagiscono la persona-educatore e la persona-genitore: l'una si rapporta all'altra a seconda del modo in cui vive quella singolare esperienza. In questa interazione e' fondamentale che il genitore si senta accolto e sostenuto. E' opportuno che l'educatore conduca il primo colloquio, e i momenti di incontro che lo precedono, non solo utilizzando specifiche competenze, ma anche con un elevato livello di consapevolezza degli effetti del proprio intervento. Cio' gli permette di mantenere una propria direzione, di modulare il flusso dell'interazioni e di non rimanere coinvolto personalmente nella relazione. In tal modo l'educatore produrra' interventi efficaci che non influenzano negativamente la relazione interpersonale con i genitori, ma possono anzi stabilire i necessari presupposti per un buon inserimento del bambino al nido. In questo elaborato viene proposta una breve riflessione sul primo colloquio con i genitori, e sui momenti di contatto che lo precedono, allo scopo di fornire una cornice teorica al colloquio e di dare indicazioni in merito ad alcune modalita' di conduzione e ad alcune competenze che l'educatore e' opportuno faccia proprie. In particolare viene messa in evidenza l'importanza dell'atteggiamento facilitante dell'educatore e viene proposta una modalita' di conduzione del colloquio divisa in fasi. IL COLLOQUIO E PRIMI MOMENTI DI CONTATTO AL NIDO Quando un bambino inizia a frequentare un asilo nido vengono normalmente effettuati diversi primi contatti con i genitori, come ad esempio la visita al nido, lo scambio delle prime informazioni e la conoscenza degli educatori che si occuperanno del bambino. In questi contatti i genitori e l'educatore hanno modo di presentarsi, conoscersi e iniziare un rapporto interpersonale, che assumera' maggior significato durante il successivo primo colloquio. Il colloquio e questi primi momenti di contatto hanno degli aspetti comuni che riguardano la relazione educatore-genitore. Qual e' l'atteggiamento piu' efficace da assumere sia in questi primi momenti che durante il colloquio, affinche' venga facilitata la relazione con i genitori? A questo proposito e' interessante quanto proposto da Gazda (1979) nel suo modello per l'addestramento nelle relazioni umane. L'autore descrive, in sintonia con la scuola di pensiero rogersiano, quattro fondamentali dimensioni facilitanti le relazioni umane come assi portanti nel training di un educatore: l'empatia, il rispetto, la cordialita' e la concretezza. Queste dimensioni indicano l'atto di percepire, il diventare consapevole, e l'atto di rispondere e agire secondo consapevolezza. Piu' dettagliatamente: -l'empatia, il "mettersi nei panni dell'altro", permette di comprendere l'altro, in questo caso il genitore, quindi di stare con i suoi sentimenti, i suoi vissuti e rispondere in modo congruo e sintonico. In particolare comprendere il genitore significa non aggiungere nulla di proprio al modo in cui egli vive personalmente l'inserimento del proprio figlio, accettando e rispettando le diverse manifestazioni al riguardo, anche se esse si ritengono non del tutto funzionali all'adattamento del bambino. -il rispetto, il "credere nella persona e nelle sue capacita', che nel nostro caso, significa accettare dell'altro il modo di essere genitore. -la cordialita', viene espressa piu' che altro in modo non verbale, comunicando l'attenzione che si intende dare all'altro e il desiderio di impegnarsi in modo significativo ad essere educatore. -la concretezza, la capacita' di essere specifico, aiuta a non distanziarsi da cio' che piu' concretamente e' necessario fare per rispondere in maniera efficace alle richieste che vengono fatte. E' evidente che queste dimensioni hanno un risvolto pratico che attiene al singolo educatore, alla sua esperienza e , magari, ad un suo training formativo specifico. Avendo presenti tali dimensioni ed essendo consapevole di come la propria risposta puo' facilitare la relazione con il genitore, l'educatore potra' organizzare i primi momenti di accoglienza con interventi che vanno da particolari strutturazioni ambientali (il salottino all'ingresso, l'album delle foto...) ad atteggiamenti e scambi verbali facilitanti la relazione e la comunicazione (disponibilita' all'ascolto, mimiche e gesti di accoglienza, inviti alla comunicazione, ecc.). Nella norma, per l'educatore e' difficile far conciliare l'attenzione per l'accoglienza al genitore con gli altri aspetti del proprio lavoro. Per l'educatore dedicare spazi e tempi a tale rapporto richiede un cospicuo dispendio di energie che soltanto successivamente lo "ripaghera'" in termini di autenticita' e reciprocita' della relazione. Come puo' essere contaminato il rapporto con il genitore da parte dell'educatore in questi primi momenti? Ritengo che fondamentalmente l'educatore possa contaminare la relazione con i genitori assumendo due "posizioni": quella di "critico" e/o quella di "esperto". Nel primo caso l'educatore valuta negativamente a priori il genitore in base al proprio modo di essere genitore o al proprio modello di genitorialita', e di conseguenza interviene secondo tale sistema di orientamento senza, al limite, averne piena consapevolezza. Cio' non gli permette di promuovere una relazione autentica e reciproca, rendendo inefficace il proprio ruolo di facilitatore. C'e' allora un primo passo intellettuale, e non solo, che l'educatore deve compiere e cioe' quello di accettare incondizionatamente la persona che ha di fronte e il ruolo che questa riveste per il bambino: quello di genitore. Quindi qui, pensando al genitore invitato al primo colloquio, si propone all'educatore di allontanare l'immagine spesso diffusa nei nidi, nei testi e nelle vignette di una madre e di un padre o necessariamente in ansia, angosciati, in tensione e incapaci nella separazione dal propro figlio o, viceversa, disattenti, egoisti, frettolosi ed in attesa di Pag.1 "parcheggio", anche se queste immagini possono avere avuto riscontro nella propria esperienza. Allontanando tali stereotipi, l'educatore fara' la straordinaria scoperta di trovare di fronte a se una persona. Con questa e non con le quelle incontrate in passato, costruira' un rapporto positivo, finalizzato al buon inserimento del bambino. Nell'altro caso, quando l'educatore tende ad assumere un comportamento da "esperto", il genitore potra' non sentirsi capace di far fronte con un "agire pedagogico" che, di norma, non possiede. Infatti, in base a delle ricerche sugli atteggiamenti parentali verso i bambino e le istituzioni, Emiliani e Molinari (1987), rilevano la difficolta' dei genitori ad organizzare le proprie concezioni sul bambino e sul nido intorno ad una teoria dello sviluppo, con conseguenti contraddizioni nell'accettazione di questa esperienza. Possiamo dire allora che, mediamente, il genitore si relaziona all'educatore da una posizione di svantaggio, per la quale dovrebbe essere piu' aiutato che stigmatizzato. E' meglio allora creare occasioni di riflessione e confronto, per trovare punti di riferimento comuni, in base ai quali scambiare esperienze e modalita' educative utilizzabili. IL PRIMO COLLOQUIO E' opinione comune che il colloquio iniziale con i genitori al nido si differenzia da una semplice raccolta di dati anamnestici e dal colloquio di tipo clinico. Infatti nel nostro caso si intende proporre uno scambio comunicativo che rappresenti un momento d'incontro e di reciproca conoscenza tra i partecipanti, sacrificando in parte la quantita' di informazioni da raccogliere. Un momento che predisponga il genitore, sentitosi ascoltato e compreso rispetto alle tematiche per lui piu' significative, ad iniziare un rapporto basato sulla reciproca fiducia, come condizione necessaria ad un buon inserimento del bambino. Qualche volta succede che tali tematiche possano riguardare aree particolarmente problematiche del genitore o della sua vita di coppia, tanto che l'educatore si trova ad accogliere il vissuto emotivo manifestato. Il supporto che quest'ultimo puo' fornire non puo' intendersi di ampia portata, ma e' significativo che quanto manifestato dal genitore non venga svalutato o vissuto con distacco. E' opportuno comunque che l'educatore in questi casi sappia contenere tali modalita' espressive in quanto potrebbero crearsi situazioni diverse da quelle per cui il colloquio e' stato proposto. Come si presenta il genitore al colloquio? Ritengo che sia importante per un educatore, al fine di adeguare il proprio intervento, riflettere sullo stato d'animo tipico con cui il genitore puo' iniziare il colloquio, anche se questo nulla puo' dirgli del genitore che concretamente ha di fronte. Lo stato d'animo del genitore viene sicuramente influenzato da un serie complessa di fattori. Tra questi quelli piu' rilevati sono relativi: - alla separazione dal proprio figlio e quindi al rapporto tra autonomia e attaccamento; - all'apertura del sistema famiglia nei confronti di altre persone che avranno cura dei figli; - all'effetto novita' dell'esperienza che stanno vivendo; - al sentirsi genitore piu' o meno adeguato. Tra questi fattori, il primo e' molto probabilmente quello piu' significativo. Pag.2 La mia limitata esperienza personale e' in linea con quanto emerso nella ricerca esplorativa condotta da M.Arona, riportata su Bambini (1997), che, a proposito dello stato d'animo dei genitori durante l'inserimento, rileva nei limiti del campione utilizzato che: - una maggioranza di genitori(58%) si descrivono sereni; una parte minore (37%) preoccupati e un piccola parte (3,5%) angosciati; - il motivo della scelta del nido e' nella quasi totalita' dei casi per impegni lavorativi. - i genitori valutano positivamente il sostegno a loro fornito dall'educatore. Quanto qui riportato contraddice inutili generalizzazioni sullo stato d'animo ansioso dei genitori e ci orienta nel definire l'intervento dell'educatore e le finalita' del colloquio, che ora vengono analizzate. A cosa serve il colloquio? Sostanzialmente il primo colloquio con i genitori al nido ha le seguenti funzioni: - stabilire un rapporto collaborativo tra genitore ed educatore basato su un consapevole reciproco impegno, al fine di facilitare l'inserimento del bambino; - informare il genitore sullo svolgimento dell'inserimento e sul suo significato per il bambino; - avere uno scambio di informazioni reciproco ed evidenziare delle caratteristiche del bambino o del genitore che si ritengono piu' o meno facilitanti l'inserimento (ad es. tipi di gioco, abitudini, particolari modi di fare, sentire ecc.). - orientare il genitore verso atteggiamenti che facilitano l'inserimento e adeguare l'intervento dell'educatore al singolo caso. In un'ottica piu' ampia, come gia' accennato, il primo colloquio viene inteso come l'inizio di una relazione interpersonale di reciproca disponibilita' ed apertura,come primo passo verso un rapporto di fiducia reciproca. Tale fiducia per il genitore non si basa solo sul sentirsi accolto, ma anche e soprattutto nel percepire l'educatore come figura competente nel proprio lavoro e disponibile ad adattare il proprio intervento al singolo. Tale percezione viene facilitata quando l'educatore fa riferimento a modalita' d'inserimento ben organizzate, flessibili, e comprensibili per il genitore, come ad esempio alcune proposte riportate su Bambini (Asili nido di Como, 1995; Frediani P., 1992; Procacci M.A., 1995) COME CONDURRE IL COLLOQUIO Rispetto alle modalita' di conduzione diversi autori (Bulgarelli N.,Restuccia Saitta L., 1981; Mantovani S.,Terzi N., 1987) propongono il colloquio non direttivo di Carl R.Rogers. L'utilizzo di questo approccio trova senso essenzialmente nel creare un clima di reciproco ascolto e nel facilitare l'esplorazione dei temi trattati attraverso l'intervento cosidetto "a specchio" dell'educatore. L'atteggiamento di questi risultera' non invasivo ed accettante, affinche' il genitore possa sentirsi compreso ai diversi livelli di rappresentazione di se'(cognitivo, emotivo ed esperienziale). Ritengo comunque che queste modalita' di conduzione vadano integrate con altre di tipo direttivo, per risultare complessivamente adeguate e congruenti alle finalita' del colloquio prima descritte. Prima di vedere piu' da vicino le fasi del colloquio e le relative modalita' di conduzione, ritengo opportuno descrivere alcuni passi da Pag.3 seguire per supportare il genitore rispetto ad aspetti per lui problematici relativi all'inserimento. I passi consistono: - nell'evidenziare una problematica significativa per il genitore che puo' essere relativa al bambino (ad esempio, i potenziali pericoli, le abitudini alimentari o a presunte incapacita' del bambino sul piano motorio, sociale o emotivo) o al modo in cui il genitore vive la separazione dal figlio (ad esempio, sensi di colpa, incertezza, aspettative sul bambino, ecc.); - nel contrattare con il genitore, a proposito dell'aspetto problematico evidenziato, un intervento dell'educatore che possa rappresentare un "contenimento" della difficolta' espressa. Nel caso in cui quanto evidenziato e' focalizzato sul bambino, si concordera' un intervento specifico di aiuto (ad esempio, quando il bambino e' in situazioni di "pericolo" l'educatore gli si avvicinera'). Se invece viene messo in risalto un particolare vissuto del genitore sara' opportuno proporre una adeguata gradualita' nell'inserimento, fornendo al contempo le necessarie informazioni sui bisogni del bambino e alcune indicazioni comportamentali facilitanti e funzionali all'inserimento - nell'inserire tale contratto nelle modalita' d'inserimento a cui fa riferimento l'educatore (inserimento graduale, diviso in fasi, collettivo, ecc.). Questo modo di supportare il genitore non include una richiesta diretta di cambiamento e fornisce dei riferimenti concreti, chiari, condivisi e per lui significativi, in base ai quali gli e' possibile assumere eventuali comportamenti alternativi. LE FASI DEL COLLOQUIO Il percorso indicato precedentemente porta ad individuare tre fasi del colloquio: la fase dell'alleanza, la fase del contratto e quella preparatoria all'inserimento. La descrizione in fasi del colloquio e' fornita per maggior chiarezza e soltanto idealmente corrisponde ad una successione cronologica. E' importante sottolineare che ci sono momenti del colloquio che l'educatore puo' tenere a riferimento in modo da poter condurre con maggior sicurezza il flusso delle comunicazioni ed avere un proprio orientamento. Prima di descrivere ogni singola fase, ritengo necessario puntualizzare alcuni aspetti metodologici generali. Quando si parla di primo colloquio con i genitori al nido e' importante che: - i genitori siano invitati, preferibilmente, entrambi e informati dello scopo per cui viene proposto il colloquio; - l'educatore che ha i primi contatti con i genitori sia poi quello che condurra' il colloquio e successivamente, ancora, il referente del bambino durante l'inserimento; - venga stabilito un ambiente specifico nel quale svolgere il colloquio ed, eventualmente, un tempo di durata; - ci sia un accordo generale del gruppo educativo sulle diverse modalita' di organizzare il colloquio, sulle informazioni da fornire ai genitori e sugli scopi del colloquio stesso. La fase dell'alleanza In questa fase l'educatore sollecita un rapporto da persona a persona al di la' dei ruoli. L'iniziale "alleanza" viene sollecitata al fine di facilitare una relazione reciproca e paritetica in cui il Pag.4 genitore si senta a suo agio, perche' non coinvolto forzatamente e in modo direttivo in argomentazioni che non desidera trattare. Attraverso l'esplorazione delle tematiche che emergono, relative sia al bambino che al modo in cui i genitori vivono questa nuova esperienza di separazione, l'educatore potra' evidenziare quelle per loro significative per tenerle presenti durante il colloquio e successivamente durante l'inserimento. Le modalita' comportamentali ed espressive utilizzabili sono quelle relative alle quattro dimensioni precedentemente citate, cioe' quelle dell' empatia, della cordialita', del rispetto e della concretezza. Sul piano delle tecniche verbali utilizzabili quelle piu' idonee a questa fase sono evidentemente quelle "non direttive". E' opportuno che l'educatore conosca tali tecniche e che si eserciti per trovare un proprio modo di utilizzarle , per aumentare la propria sicurezza e ottenere una maggiore fluidita' dello scambio verbale. Gli interventi efficaci in questa prima fase del colloquio sono: * forme verbali attive o semi-direttive - domande aperte: ad esempio, "cosa mi dici di Alessandro?" oppure "come e' per voi genitori questo primo giorno di asilo?" Con la domanda aperta si chiede di parlare di un determinato argomento, lasciando all'interlocutore la strutturazione della risposta. A seconda della parola con cui si inizia a formulare la domanda si sollecitano diversi livelli dell'esperienza dell'interlocutore. In particolare le domande formulate con: . cosa, tendono a sollecitare fatti o informazioni; . come, sono associate a processi o emozioni; . perche', producono ragioni e intellettualizzazioni. * forme verbali non direttive - parafrasi: ad esempio, "dici quindi che ad Alessandro non piace essere preso in braccio da estranei". In questo modo si riformula il contenuto della comunicazione del genitore usando parole proprie, al fine di chiarire quanto da lui espresso e verificarne la recezione. - verbalizzazioni: ad esempio, Genitore: "Sta iniziando a camminare in questo periodo e qui al nido ci sono molti spigoli e attrezzature.....". Educatore: "Quindi, hai timore che Alessandro al nido possa farsi male" La verbalizzazione si riferisce all'esperienza emotiva dell'emittente mettendo in risalto il significato soggettivo che tale esperienza riveste per lui. Tale supporto tende a facilitare la comunicazione a livello emotivo e a discriminare accuratamente le emozioni espresse. - sommario: ad esempio, "da tutto quello che mi hai detto, Alessandro risulta un bambino gioioso, interessato a giochi motori.........." Il sommario e' finalizzato a connettere piu' contenuti emersi dal confronto, riguardanti sia il livello emotivo che cognitivo. In questa prima fase del colloquio cosi' il genitore potra' comunicare cio' che ritiene significativo di se' e del proprio figlio, senza che l'educatore assuma un atteggiamento indagativo, valutativo ed intrusivo o aggiunga altri significati a quelli emersi nel confronto. La fase del contratto Questa seconda fase e' finalizzata ad ampliare la consapevolezza del genitore in merito a cio' che ritiene problematico e ad evidenziare l'impegno comune al riguardo. Sia l'educatore che il genitore esplicitano Pag.5 il loro interesse a collaborare ed accordarsi per facilitare l'inserimento del bambino. Le caratteristiche personali di quest'ultimo, ed in particolare quelle ritenute "problematiche" dal genitore rientrano in questo reciproco impegnarsi. Cosi', ad esempio, al genitore preoccupato degli eventuali pericoli a cui e' esposto il figlio che sta iniziando a camminare in ambienti nuovi e diversamente attrezzati, l'educatore proporra' una sua maggior presenza ed attenzione in quei momenti, affinche' il genitore affronti poi quella situazione con maggior consapevolezza, conoscendo gia' il supporto concordato, che l'educatore si e' impegnato a fornire. Questa garanzia, l'impegno dichiarato nel contratto e la conoscenza dell'importanza evolutiva che ha per il bambino, in questo caso la deambulazione, sono i presupposti necessari affinche' il genitore durante l'inserimento del figlio si rassicuri vivendo direttamente l'esperienza (speriamo!!) senza incidenti. Queste situazioni, specie quando hanno esito positivo, rafforzano maggiormente le competenze e la capacita' di accoglienza dell'educatore agli occhi del genitore, creando al contempo un rapporto di fiducia. Se la problematica evidenziata nella prima fase del colloquio e' relativa essenzialmente al modo in cui il genitore vive la separazione dal figlio, e' opportuno contrattare delle modalita' flessibili d'inserimento, spiegando piu' attentamente i passi che si seguiranno e l'importanza del ruolo facilitante della figura significativa del bambino. Un esempio di contratto potrebbe essere cosi' riassunto dall'educatore: - "Da quello che mi dici, Alessandro e' uno "spericolato" e questo ti porta con ansia a seguirlo passo passo. Allora, durante l'inserimento, io lo seguiro' per stare attento alle eventuali cadute, cosi' tu potrai assumere un atteggiamento a lui facilitante. Il suo compito e' imparare a camminare, il tuo e' sostenerlo e il mio evitare possibilmente gli incidenti." L'intervento dell'educatore cosi' pensato non spinge il genitore verso la condivisione di un cambiamento o verso una elaborazione piu' profonda sul piano personale, come piu' propriamente succede in ambito clinico. Esso cerca invece di offrire un supporto basato sulla ricerca di una maggiore consapevolezza del genitore e su un impegno reciproco che faccia fluire la problematica trattata in un concreto piano d'azione concordato. Il confronto successivo e l'esperienza diretta puo' essere stimolo di arricchimento personale per il genitore, che sara' in grado di mettere in discussione e modificare il proprio comportamento in maniera piu' stabile. Dopo tale genere di contrattazione nel colloquio si passa a preparare operativamente l'inserimento del bambino e a motivare il genitore al suo ruolo facilitante, fornendo una cornice di riferimento. La fase preparatoria In questa fase il genitore verra' informato in merito: -alle modalita' d'inserimento adottate; -al suo ruolo facilitante e alle modalita' con cui puo' operarlo; -alla progressione di comportamenti di attaccamento normalmente manifestati dal bambino nei momento di separazione dal genitore; -alle modalita' di intervento dell'educatore per entrare in rapporto con il bambino. Pag.6 Tali informazioni vengono fornite allo scopo di stimolare una maggior consapevolezza del genitore sul suo ruolo facilitante, per orientarlo e predisporlo a seguire le indicazioni di riferimento che l'educatore gli fornisce. L'intervento dell'educatore in questa fase sara' tanto efficace quanto chiare, semplici e comprensibili saranno le indicazioni e le consegne che fornira' al genitore. A livello metodologico e' significativo mettere in rilievo e definire l'uso delle seguenti tecniche verbali direttive: - dare informazioni: consiste nella comunicazione di dati o fatti relativi, nel nostro caso, all'inserimento. - dare spiegazioni: consiste nel fornire delle ipotesi che offrano una chiave di lettura del comportamento del bambino (ad esempio quelli di esplorazione e di attaccamento) o del ruolo di sostegno che il genitore o l'educatore puo' assumere rispetto a tale comportamento. Questi interventi aiutano il genitore a vedere l'eventuale necessita' di cambiamento e a motivarsi nell'assunzione di un atteggiamento facilitante l'inserimento del bambino. OSSERVAZIONI FINALI Il primo colloquio e' stato qui esplorato argomentando gli scopi, le strategie e le tecniche di intervento. E' questo un tema difficile che riguarda una parte delle problematiche che vive l'educatore nel rapporto con i genitori. Complessivamente, la strategia qui proposta integra le indicazioni rilevanti della teoria rogersiana con una visione del colloquio in termini contrattuali e l'uso di tecniche piu' direttive. Nel nostro caso, assumere un atteggiamento accogliente, "centrato" sul genitore e rispettoso di lui, viene messo insieme alla ricerca di una sua maggiore consapevole partecipazione all'inserimento del bambino e ad una maggiore direzione del colloquio da parte dell'educatore. Ritengo che sia necessario che ogni educatore definisca un proprio modo di gestire il colloquio, accettando di aggiornare continuamente le modalita' di conduzione utilizzate. A tal fine un training personale, il confronto con i colleghi e semplici tecniche, come l'ascolto delle registrazione dei colloqui svolti, sono molto utili. BIBLIOGRAFIA Pag.7 Arona M.(1997), Valutare la soddisfazione dei genitori rispetto al nido. Bambini n.4, Edizioni Junior, Bergamo. Asili Nido di Como (1995). Inserimento di gruppo, Bambini n.9, Edizioni Junior, Bergamo Bulgarelli N.,Restuccia Saitta L., (1981). Comunicazione interpersonale e inserimento del bambino all'asilo nido, Firenze, La Nuova Italia Emiliani F. e Molinari L. (1987). Gli atteggiamenti parentali verso il bambino e le istituzioni, in: A.Bondioli, S.Mantovani (a cura di), Manuale critico dell'asilo nido, Milano Angeli; Frediani P. (1992). Junior, Bergamo. L'inserimento collettivo, Bambini n.7, Edizioni Gazda G.M. (1990). Sviluppo delle relazioni umane. IFREP Roma Mantovani S.,Terzi N.,(1987). L'inserimento, in: A.Bondioli, S.Mantovani (a cura di), Manuale critico dell'asilo nido, Milano Angeli; Procacci M.A., (1995) L'inserimento dei bambini al nido, Bambini n.7, Edizioni Junior, Bergamo Pag.8