corso di storia d~ll`arte d~l ii liceo: gotico

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corso di storia d~ll`arte d~l ii liceo: gotico
La nascita dello stile gotico
l) Il termine “gotico” come sinonimo di germanico o meglio “barbaro” trova il suo primo uso in campo
artistico a partire dal Quattrocento (Lorenzo Ghiberti, Commentari, 1450) in antitesi all’eleganza dello
stile rinascimentale
2) La rivalutazione critica del Gotico avviene, insieme al Romanico, nell’ XI secolo nel clima della
esaltazione neo-medievalista. In realtà. lo stile gotico si prolunga in Germania, Francia ed Inghilterra
ben oltre il XV secolo quando in Italia viene superato dal Rinascimento, per estinguersi definitivamente
nel corso del Cinquecento.
3) Sebbene la distinzione tra Romanico e Gotico sia artificiosa in quanto si inseriscono in un unico
processo storico, sarebbe riduttivo indicare come nella critica positivistica l’evoluzione tra XII e XIII
secolo in un mero perfezionamento delle tecniche costruttive. E’ necessario, quindi, risalire ad una
genesi storica più complessa.
4) Mentre il Romanico ebbe un’origine diffusa e policentrica, il Gotico muove le prime mosse in un'area
ben precisa, l’Ile-de-France, grazie ad un personaggio storico ben individuato, di grande statura morale
ed intellettuale: Suger, abate di Saint Denis dal 1122 al 1152, primo consigliere del re Luigi VI
(llO8-1137) e Luigi VII (1137-8O), reggente della corona di Francia durante la seconda Crociata
(1147-49).
5) Personaggio di spicco dell’ordine benedettino secondo la riforma cluniacense, Suger ha legato
l’estetica del Gotico allo studio e alla diffusione del pensiero di Dionigi l’Areopagita, pseudonimo di
un filosofo cristiano del V secolo ignoto ed erroneamente identificato col primo vescovo di Atene
convertito da San Paolo. Lo Pseudo-Dionigi ha avuto una funzione fondamentale nel processo di fusione
tra Cristianesimo e neoplatonismo, soprattutto espresso nel suo “Corpus Dyonisiarum”. Il principio di
emanazione del divino nel molteplice, si associa all'estetica della luce, di antica ascendenza
paleocristiana, e al tema della rifrazione del colore nella materie pregiate come l’oro, le pietre preziose, i
vetri colorati.
Dio non solo è il Creatore dell’universo ma anche il suo continuo rigeneratore come la luce che,
rifrangendosi sulle cose e attraversandole, le rende visibili, le fa consistere dall’oscurità del nulla. Come
esprime Dante nella celebre terzina di apertura della terza Cantica:
La gloria di colui che tutto move
per l’universo penetra e risplende
in una parte più e meno altrove.
6) Quando nel 1140, Suger si trova a porre mano ad una serie di ristrutturazioni della sua abbazia di Saint
Denis, egli inizia ad applicare le sue riflessioni in materia artistica, contenute nel Liber de rebus in
administratione sua gestis (1136).
Apre la zona presbiteriale ad ampie vetrate e per permettere l’alleggerimento della parete distanzia i
pilastri dalla cortina muraria raccordandoli con archi rampanti. Vetrate, archi esterni di raccordo, archi e
volte a sesto acuto erano elementi architettonici già ampiamente attèstati in Oriente, in particolar modo
nell’architettura islamica. In occidente stavano riscotendo una particolare diffusione grazie al fenomeno
dell’ “arte delle crociate” (Carlo Volpe), frutto degli scambi e delle influenze generatesi col sorgere dei
principati latini d’Oriente.
7) Tra il 1161 e il 1194 un drammatico incendio distrugge a Chartres una celebre cattedrale dedicata alla
Notre Dame, dove è conservata la sacra reliquia della tunica della Vergine, miracolosamente scampata al
disastro. Era l’occasione per l’équipe di architetti-monaci al servizio di Suger per applicare il nuovo
sistema di campate, voltate non più a tutto sesto, come nel Romanico, ma a sesto acuto per ottenere più
slancio verticale e per aprire ampie vetrate su tutte le pareti perimetrali, anche su quelle delle navate,
facendo circondare tutto il perimetro della chiesa da contrafforti separati. Con Saint Denis e Chartres si
chiude la prima fase di sperimentazione, seguita dalla costruzione di altre cattedrali a Sens, Laon,
Noyon, sempre nei dintorni di Parigi.
A partire dalla seconda metà del XIII secolo con Notre-Dame a Parigi fino alla Sainte-Chapelle (XIV
sec.), si dà avvio ad una nuova fase (del gotico radiante) in cui la cortina muraria si riduce ad un esile
tramezzo su uno spazio quasi interamente ricoperto da vetrate come in un diafano scrigno.
8) Lo spazio architettonico si presenta in un complesso ma razionale suddividersi di spazi che nella sua
articolazione ricorda la struttura corporea (antropomorfismo) e grazie ad una serie di analogie verbali
(partes, membra, articuli) diviene metafora del panlogismo della scolastica medievale, una sorta di
summa visiva dell’universo e del sapere.
9) Anche la rappresentazione della figura umana nel gotico presenta un rapido sviluppo in senso
naturalistico: dalle figure a colonna del portale centrale di Chartres, che ricordano nella loro rigidità e
ieraticità gli antichi kouros arcaici, si passa nel giro di tre decenni circa al San Pietro di Reims. Non è una
semplice riedizione del classicismo antico, a cui pur dovevano ispirarsi i nuovi artefici, visto i resti
cospicui di antiche statue attestate in quel tempo in Francia. In essa emergeva una “nuova
interpretazione del corpo umano come un’entità autonoma, con centro in se stessa, di stinta dal mondo
inanimato grazia ad una mobilità controllata dall’interno” (Ervin Panofsky).
Il critico tedesco evidenzia così gli scatti, i panneggi aguzzi, le fisionomie taglienti, i gesti repentini e
nervosi delle figure, inedite nella loro moderna sensibilità.
10) Certamente una tale novità non era possibile se non in un contesto completamente rinnovato anche
dal punto di vista culturale. Non a caso stiamo parlando a proposito di Parigi di uno dei centri principali
della Scolastica medievale.
E’ quanto rileva André Chastel quando afferma che si “tende ad esplicitare in ogni essere una energia
propria a ciò che San Tommaso chiamava principio di individuazione. Ogni essere è definito nella sua
consistenza originale: donde il piacere evidente da parte dell'artista a sviluppare tutte queste forze in
azione. Ma c'è nello stesso tempo un principio superiore al quale tutto deve essere alla fine riconnesso: la
legge che dirige e compone ogni energia particolare, quella di un cosmo subordinato alla manifestazione
di un piano divino, attraverso momenti di azione e di dramma. Di qui il dono prodigioso di obbiettività,
di placida affermazione che soltanto i maestri più alti dell'Occidente hanno trovato.” ( A. Chastel, Bari,
1982, 1993)
11) Anche la situazione sociale dell'artista tende a mutare, dall'anonimato collettivo delle maestranze,
all'esaltazione del valore individuale nel nuovo sistema della bottega che, con la sua precisa collocazione
tra le mura cittadine, segna l'evolversi della civiltà comunale. Sintomo evidente di questo cambiamento è
il diffondersi di testi scritti come il “Livre de Portraiture” di Villard de Honnecourt: l’apprendistato non
è più legato esclusivamente all’oralità.