Cooperativa Osiris

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Cooperativa Osiris
GENNAIO/FEBBRAIO 2015
oggi in cucina
tris di spiedini
storie del mondo bio
cuorebio
magazine
Cooperativa
Ca’ Magre:
custodi della terra
il gesto quotidiano
colonizzatevi
Le Terre di Ecor
Cooperativa Osiris
i n se r t
produt o
t o ri
Le Ter
di Ecore
r
sommario
3
editoriale
un nuovo
anno insieme
4
Le Terre di Ecor
cooperativa Osiris
7
la qualità risponde
9
dall’orto con amore
il carciofo
10 azienda del mese
Biolab
12 il lunario di cuorebio
14 storie del mondo bio
Cooperativa
Ca’ Magre
16 oggi in cucina
tris di spiedini
18 speciale
la Terra: diritto
o merce di
scambio?
20 salute e benessere
Ai Chi: quando il
Tai Chi si immerge
nell’acqua
23 attualità
non solo
car sharing...
24 il gesto quotidiano
colonizzatevi
29 notizie dalla fattoria
25 attività naturali
l’alimentazione
dello sportivo
in inverno
26 turismo alternativo
ciaspolando
sulla neve
32 oggi leggiamo...
27 l’angolo dei più piccoli
33 l’angolo del giardino
piante da
appartamento
ti conosco
mascherina!
28 l’angolo delle buone
pratiche
la bicicletta:
istruzioni
per l’uso
la Terra chiama:
l’esperienza
di una wwoofer
alla Fattoria
di Vaira
34 vivere a impatto
quasi zero
i vegetariani non
sono più soli
cuorebio
magazine
Pubblicazione gratuita
per i clienti Cuorebio
www.negozicuorebio.it
Art Direction:
www.metalli-lindberg.com
Impaginazione:
Ecocomunicazione.it
Per il MAGAZINE utilizziamo
inchiostri vegetali e carta
Lenza Top Super riciclata 100%
Stampa: Graficart
Editore: EcorNaturaSì Spa
via De Besi 20/c (VR)
Direttore responsabile:
Luigi Speri
Pubblicazione bimestrale
registrata presso il Tribunale
di Verona in data 27/02/2014
n. 2011
Mentre scopre il mondo con i primi giochi
e le prime corse, il tuo bambino scopre anche
il sapore dei cibi semplici e naturali.
BioBimbo e BioJunior diventeranno i suoi migliori
amici perché lo prenderanno per mano fin dai primi
passi nel mondo dell’alimentazione biologica.
Ama Bio,
semplicemente
2
cuorebio magazine
www.bio-bimbo.it - blog.bio-bimbo.it
editoriale
news
un nuovo
anno insieme
Bio per tutti
“Ogni idea, che non diventa per te
un ideale, uccide una forza della
tua anima; ogni idea, invece, che
diventa un ideale, crea in te forze
vitali.”
Rudolf Steiner
Questo primo numero dell’anno di Cuorebio
Magazine si apre con un’importante novità: la
rubrica Azienda in Trasparenza, che conoscevate da tempo, è stata infatti sostituita dalla
rubrica Le Terre di Ecor. In questo nuovo
spazio, vi racconteremo degli agricoltori che
hanno scelto di aderire al progetto del quale
vi abbiamo parlato, nello scorso numero, con
un articolo e con le prime schede dei produttori, e sul quale torniamo a focalizzarci in
questo numero attraverso nuove schede
e una rubrica fissa che vi accompagnerà
numero dopo numero.
Il nuovo anno, dunque, inizia con un
numero ricco di proposte, suggerimenti,
curiosità e utili consigli: questo numero,
infatti, vuole essere il nostro augurio per
un 2015 all’insegna di uno stile di vita più
sano e sostenibile.
La cura e l’interesse verso l’ambiente e
verso la terra (e la Terra) si esprimono anche
attraverso il sostegno nei confronti di un
modo di fare agricoltura più rispettoso del
suolo e dell’uomo, con la volontà di mantenere entrambi sani e vitali nel futuro, anche
per le generazioni a venire.
Ma è altrettanto importante fare attenzione alle nostre abitudini quotidiane, perché
possono influenzare, e avere anche una ripercussione, sulle decisioni pubbliche.
Scegliere i prodotti biologici per la propria
spesa quotidiana è fondamentale soprattutto se quest’azione è accompagnata da tanti
altri piccoli o grandi gesti che possono essere
compiuti da tutti.
Ora che è inverno, per esempio, poniamo
attenzione ai consumi energetici domestici,
controllando la temperatura interna di casa
e ufficio; utilizziamo lampade a basso impatto
energetico e alta efficienza; acquistiamo elettrodomestici di classe A; usiamo i riduttori
di flusso nei rubinetti di casa, chiudendo
l’acqua mentre ci insaponiamo nella doccia o
mentre laviamo i denti. Abituiamo i bambini
a spegnere sempre la luce quando escono da
una stanza e non teniamo la tv o il computer
in standby. Organizziamoci per la nostra raccolta differenziata e proviamo a spostarci con
i mezzi pubblici, con la bicicletta o condividendo l’auto (car sharing). Quando andiamo a
fare la spesa, portiamo da casa la borsa o utilizziamo cartoni vuoti disponibili in negozio.
Chiediamo alla scuola di portare nella mensa
prodotti bio e di sensibilizzare i bambini a
temi ecologici e di rispetto per l’ambiente.
Una corretta educazione scolastica è alla base
di una società civile. Diffondiamo le buone
pratiche per un corretto stile di vita anche
tra i nostri parenti, gli amici e i vicini di casa,
aiutando i più pigri e scettici a organizzarsi
meglio o ad avere più fiducia nella potenza
del singolo gesto.
Inventiamoci o preferiamo ricette per recuperare gli avanzi. Ricordiamo a noi stessi,
quando acquistiamo un prodotto agricolo non
perfetto nella forma, che ogni anno un terzo
della produzione mondiale è perduta
o sprecata con uno “scarto” che avviene già
sul campo, per garantire la pezzatura standardizzata, la buccia intonsa, il bianco senza
picchiettature, ecc. Ciò che poi, magari, viene
buttato a casa, a volte immotivatamente,
è stato ottenuto con impegno da un agricoltore biologico o biodinamico, rispettando
la vitalità del terreno e non usando sostanze
chimiche dannose alla salute dell’uomo e
all’ambiente. Perciò se il finocchio è un po’
piccolo e il cavolfiore ha una macchiolina,
ma sono freschi e saporiti, pensiamo per
un attimo allo spreco delle risorse della
terra e ricordiamoci che anche le nostre
azioni possono influire sul futuro.
Lo staff di Cuorebio
Fino al 31 gennaio 2015 continua,
nei negozi Cuorebio aderenti, l’iniziativa
Bio per tutti: potrete scegliere tra gli oltre
70 prodotti selezionati con un occhio
di riguardo al prezzo. Bio per tutti
è un mondo di specialità biologiche
per tutte le famiglie.
inserto produttori
Le Terre di Ecor
Continua il viaggio tra i produttori
de Le Terre di Ecor con le schede
di Cuorebio Magazine: sul retro,
tante ricette da preparare utilizzando
ingredienti di stagione coltivati dagli
agricoltori del progetto. Scopri anche
la rubrica di pag. 4: in questo numero,
parliamo della Cooperativa Osiris.
un prestigioso
riconoscimento
Per il terzo anno consecutivo, la Guida
“I vini d’Italia 2015 l’Espresso” ha eletto
il Gavi DOCG Pisè dell’azienda agricola
biodinamica La Raia miglior Gavi della
denominazione. Per i critici, l’annata
2012 è “vibrante, di cristallina purezza
e regala un’altra prova maiuscola”.
Congratulazioni, dunque, all’azienda
che ha scelto di coltivare i suoi vigneti
di Cortese secondo i metodo biodinamici.
anno Green
per Le Carline
Il 2014 è stato un anno Green per l’azienda
agricola Le Carline di Pramaggiore (Ve)
di Daniele Piccinin. Infatti, dopo aver
ricevuto il Premio Impronte d’Eccellenza
come migliore cantina green d’Italia e
l’attestato di conformità agli standard che
regolano le emissioni di CO2, ha ottenuto
il Premio nazionale Bandiera Verde
Agricoltura. Il riconoscimento, promosso
dalla Confederazione Italiana Agricoltori
e giunto alla XII edizione, viene
attribuito alle realtà che si distinguono
per innovative idee di business, unite
a politica di tutela e conservazione
dell’ambiente. Complimenti!
cuorebio magazine
3
Le Terre di Ecor
Cooperativa Osiris
biodinamici per natura
4
cuorebio magazine
in queste pagine:
alcune immagini della
Cooperativa Osiris;
qui a lato, il presidente
Hubert Dezini con
Alexius Terzer
consigli per la spesa
e Claudio Casera
Osiris è il nome latino di Osiride, divinità
egizia della fertilità. Non a caso, dunque,
questa cooperativa biodinamica l’ha scelto
come nome: qui, infatti, la salvaguardia della vitalità del suolo è da sempre un obiettivo
fondamentale e imprescindibile. Con soci in
diverse vallate dell’Alto Adige, la Osiris ha
scelto la biodinamica fin dalla sua costituzione nel 1988, quasi 30 anni fa. A fondarla
è stato un gruppo di agricoltori biodinamici
che, dopo aver trovato un modo diverso di
coltivare la terra, volevano commercializzarne i prodotti. Tra questi, vi era Hubert Dezini, attuale presidente che, da ragazzo, aveva
lavorato i terreni della sua famiglia con i
metodi convenzionali che, spesso, gli davano
l’impressione di combattere una guerra già
persa contro la natura e contro il mercato.
A quel tempo erano molte le persone che,
come lui, cercavano un modo diverso di fare
agricoltura; in zona nacque un primo gruppo
di studio sulla biodinamica che anticipò la
successiva fondazione della cooperativa,
della quale il gruppo rappresenta ancora il
cuore. Per questa scoperta, è stata certamente fondamentale la sollecitazione di Claudio
Casera, un altro dei fondatori, che ebbe una
sorta di “rivelazione” frequentando a Francoforte un corso di agricoltura biodinamica:
lì, scoprì l’importanza dei preparati biodinamici per la fertilità del terreno e l’influenza
dei cicli lunari sulle coltivazioni, pratiche
efficaci che salvaguardavano il suolo, senza
danneggiarlo. Inoltre, racconta Claudio,
“se uno vuole approfondire seriamente la
biodinamica, scopre che non è un’esperienza
che si limita alle pratiche agricole, ma che
coinvolge completamente l’agricoltore nella
visione dei mondi della natura, e anche nel
proprio essere”. Forti di questa scoperta
Claudio, Marco, Hans, Walter, Markus,
Georg, Joseph, Karl, Peter e Hubert arrivano
alla fondazione della cooperativa, che nel
tempo ha chiamato a sé altri agricoltori delle
zone limitrofe i quali, sempre più convinti
dell’insostenibilità dell’agricoltura convenzionale si sono avvicinati alla biodinamica.
Oggi la cooperativa conta 35 soci che coltivano circa 150 ettari seguendo le tecniche
dell’agricoltura biodinamica trasmesse da
Rudolf Steiner.
Fin dalla fondazione la Osiris ha inseguito l’obiettivo di off rire prodotti “puliti” e di
qualità al consumatore, non perdendo mai
di vista la coerenza con quanto gli viene promesso: questo è uno dei presupposti fondamentali della cooperativa e la chiave del suo
successo. Lo statuto di Osiris vincola ogni
socio a praticare esclusivamente agricoltura biodinamica; è prevista anche una serie
di regole interne (come quella che esclude
l’utilizzo del rame durante la fase vegetativa) che vanno oltre al regolamento stabilito
dalla Demeter. Inoltre, per essere il più
trasparente possibile con chi sceglie i suoi
prodotti, la Cooperativa ha scelto di rendersi
autonoma, sviluppando proprie strutture di
stoccaggio e lavorazione che le consentono di
seguire la strada del prodotto dalla raccolta
fino alla sua vendita. Racconta Hubert: “È
una scelta di vita: magari qualche volta si
guadagna meno, però tutto deve essere pensato all’interno di un insieme. Facendo tutto
in proprio possiamo dare al consumatore la
nostra garanzia di avere un prodotto pulito
e sano”. L’obiettivo dell’azienda è quello di
continuare a mantenere l’elevato standard
di qualità che da sempre la contraddistingue,
il che significa impegnarsi di più (perché i
tempi sono cambiati e l’impegno di una volta
non basta più) e utilizzare e capire maggiormente i preparati biodinamici.
Il presidente: Hubert Dezini
Dopo aver sperimentato da ragazzo l’agricoltura convenzionale nell’azienda di famiglia,
Hubert Dezini ha abbracciato i principi della
biodinamica e ha contribuito alla fondazione
della cooperativa. I suoi frutteti rispondono
a quell’ideale di armonia tra uomo, piante,
terreno e animali, fondamentale per la biodinamica: “un’armonia che muove dal concetto
di organismo aziendale e che, attraverso l’utilizzo dei preparati, si riflette poi sul cosmo
fino ad arrivare alle forze dei pianeti.
Bisogna creare una situazione dove si
può manifestare la vita” spiega Hubert. “Ciò
significa lasciar crescere, dove possibile, le
erbe spontanee e i fiori che attirano gli insetti, ma anche avere una visione sensibile delle
piante, cercando di capire cosa vogliono e i
gesti a cui tendono, evitando la loro standardizzazione, non usando un metodo per
potare, ma accettando e sentendo l’immagine delle piante”.
Le mele di Alexius Terzer
Alexius Terzer è un altro dei soci. All’interno della sua azienda è riuscito a mettere in
pratica molti degli insegnamenti della biodinamica: accanto ai frutteti, nei quali coltiva
ben 15 differenti varietà di mele, ospita
stagni, siepi e un allevamento di api.
Si è avvicinato alla biodinamica dopo aver
visitato un’azienda convenzionale in Belgio.
Lì, consultando un libro su cui venivano
annotati tutti i trattamenti effettuati sulle
cuorebio magazine
5
I piccoli frutti di Paolo Paterno
Anche l’azienda agricola Monti e Cielo
di Paolo Paterno è socia da qualche anno
della cooperativa. Il suo nome è evocativo
ed esprime il bisogno di sentirsi parte del
cosmo intero. Situata alle pendici del Lagorai, in Valsugana, l’azienda ha il suo corpo
principale tra castagni secolari a 700 metri
d’altitudine e persegue l’obiettivo del ciclo
chiuso biodinamico, con un piccolo allevamento di animali e una fattoria didattica
che ospita scolaresche e famiglie. Con la
creazione dell’azienda, gestita con la moglie
Elena, insegnante che si occupa soprattutto
della parte didattica, e con alcuni dipendenti
stagionali, Paolo ha realizzato il sogno di far
ritorno ai luoghi dell’infanzia. Il suo percorso lavorativo s’inserisce in uno più ampio di
crescita personale attraverso lo studio della
fi losofia antroposofica: alla terra, racconta
“mi hanno portato gli eventi. Coltivarla
è un dono: è difficile, certo, ma lo considero
un privilegio. Durante la vita il percorso
è personale, ma nella piena consapevolezza
del mondo circostante”.
Le patate e le carote del maso Feichter
Il maso Feichter è uno dei soci di Osiris
della Val Pusteria. Situato a Dobbiaco, oltre
alle patate e alle carote che conferisce alla
cooperativa, coltiva cereali, trigonelle, segale
e spelta. Con la farina ottenuta dalla macinazione a pietra dei suoi cereali, prepara un
pane chiaro casereccio cotto a legna e venduto, solo localmente, nella bottega del maso.
Il ruolo sociale dell’organismo
aziendale
L’organismo aziendale è una delle strutture
essenziali per la biodinamica: per questo, i
soci della Osiris, la cui struttura lo consente,
gestiscono anche la stalla, il cui letame viene
utilizzato per la preparazione del compost
che, maturato con gli appositi preparati
biodinamici, viene poi utilizzato per la
concimazione dei frutteti. Ma se l’azienda
biodinamica è un organismo vivente, spiega
6
cuorebio magazine
Hubert, non può prescindere anche dal suo
ruolo sociale: da questa riflessione più ampia
nasce nei soci la necessità di andare incontro alle persone più svantaggiate. Così, oggi,
all’interno del centro di raccolta e confezionamento della frutta di Osiris, lavora
un gruppo di persone con disabilità.
In collaborazione con la Provincia autonoma di Bolzano, la cooperativa ha individuato
come partner l’associazione di promozione
sociale Pastor Angelicus e ha inserito nella
sua sede sette persone con handicap fisico
e psichico, che si sono aggiunte agli otto
dipendenti già presenti in azienda. Hubert
racconta: “L’arrivo di queste persone ha
davvero cambiato la nostra prospettiva e il
nostro modo di lavorare: sono state coinvolte
in tutti i processi di lavorazione del prodotto, con la libertà di gestire i tempi secondo
i ritmi personali. Un’esperienza che ogni
giorno ci arricchisce e che ha consentito loro
di raggiungere una buona autonomia e di
migliorare molto le abilità”.
I prodotti della Cooperativa Osiris
e la partecipazione a Le Terre di Ecor
A rendere famosa la Cooperativa Osiris, sono
da sempre le mele, di moltissime varietà.
Vengono raccolte a mano quelle destinate
alla vendita, ma anche il 90% di quelle destinate alla trasformazione, che in agricoltura
convenzionale vengono per lo più lasciate
cadere a terra. La raccolta manuale consente
di garantire la qualità del prodotto venduto
sfuso e trasformato. La sola differenza, poi,
sta nell’aspetto estetico: il mercato tende a
richiedere un prodotto standardizzato, esteticamente perfetto, quindi le mele che sulla
buccia presentano qualche difetto vengono
trasformate in succo o composta. Oltre alle
mele, dalla cooperativa Osiris nei negozi
Cuorebio potete trovare, a seconda della
stagione, anche pere, piccoli frutti e patate,
queste ultime coltivate in particolare dai
soci della Val Pusteria. Accanto al prodotto
fresco, ci sono i prodotti trasformati come
il succo di mela, il succo concentrato e la
composta, tutti certificati Demeter.
Con questi prodotti, la cooperativa fa
parte del progetto Le Terre di Ecor, cui ha
aderito con entusiasmo perché, come spiega
Hubert, andava incontro a un’esigenza molto
sentita dalla cooperativa, ovvero quella di
riunire sotto un unico marchio le aziende
biologiche e biodinamiche che si distinguono
per determinate caratteristiche. Nei negozi
Cuorebio, inoltre, potete trovare anche i prodotti all’aceto di mela per la detergenza della
casa: si tratta del detergente neutro multiuso
e del pulitore anticalcare all’aceto.
OSIRIS SOC. AGR. COOP.
Via Stazione 24
39014 POSTAL ( Bolzano )
www.osiris-coop.it
Le Terre di Ecor è una rete di aziende
agricole indipendenti, unite da un
rapporto speciale con la terra e da un
impegno profondo nei confronti della
natura, delle persone e della qualità
del prodotto. Il progetto, mantenendo
l’identità e la storia di ogni singolo
produttore, ha come obiettivo quello di
unire le aziende agricole, condividendone
esperienze e modalità di lavoro, oltre alla
certificazione biologica.
Lo scopo è avere prodotti di qualità da
aziende di eccellenza ed economicamente
sostenibili nel tempo.
EcorNaturaSì si impegna ad acquistare
i prodotti di Le Terre di Ecor a un prezzo
che remuneri adeguatamente l’impegno
degli agricoltori e la qualità dei loro
prodotti, e a proporli con trasparenza
ai consumatori, in modo che possano
effettuare scelte consapevoli.
ecor.it/leterrediecor
#perunaterrafertile
consigli per la spesa
piante, non potè che interrogarsi: “Ma contro
chi sono in guerra, che devo sempre uccidere
tutti?”. Capisce, dunque, che la sua strada
è destinata ad abbracciare completamente
il metodo biodinamico, che non si limita a
sostituire gli apporti della chimica di sintesi,
ma restituisce alla fertilità del suolo la sua
importanza attraverso la preparazione del
cumulo e dei preparati.
“La Osiris ha fatto delle scelte che qualche
volta sembravano proprio fuori da ogni
ottica di mercato, non realizzabili. Invece
siamo piccoli, non prendiamo sovvenzioni
da nessuno, però siamo qua. Anche grazie
all’aiuto di tutti i consumatori”.
della cicoria che può essere
ugualmente consumata.
la qualità
risponde
Ho acquistato una confezione
di cicoria solubile a marchio
Ecor e mi sono accorta che,
dopo un po’ che l’avevo
aperta, la polvere formava
dei grumi. A un certo punto,
si è formato addirittura un
agglomerato compatto che
si è attaccato sul fondo della
confezione e che non riesco
a rompere nemmeno con il
cucchiaino. Cos’è successo?
Posso utilizzarla comunque
o devo buttarla?
Chiara (GE)
La cicoria solubile Ecor è un
prodotto igroscopico cioè teme
Ho visto in negozio il burro
di cacao Rapunzel in dischetti
e mi ha incuriosita. Perciò
vi chiedo che cos’è il burro
di cacao? Come si usa?
Grazia (Vr)
molto l’umidità. È necessario
quindi conservarla in maniera
adeguata, adottando alcuni
piccoli accorgimenti. Per
prima cosa, consigliamo di
non prelevarla con cucchiaini
bagnati, ma perfettamente
asciutti. Dopo ogni uso,
inoltre, è necessario richiudere
perfettamente il vasetto e
riporlo in luogo fresco e al
riparo dall’umidità. È infatti
proprio la non perfetta
conservazione dopo l’apertura
a causare la formazione di
grumi nel prodotto. Può però
stare tranquilla: tali grumi
non pregiudicano la qualità
Il burro di cacao viene utilizzato
come alternativa vegetale
al burro per preparare torte
e glasse e per le ricette che
richiedono un grasso solido
(oltre che, naturalmente, per
preparare in casa il cioccolato).
Quello di Rapunzel proviene
dal progetto equo solidale e
biologico Hand in Hand che
l’azienda sta portando avanti
in Bolivia e nella Repubblica
Dominicana. Una volta raccolti
i frutti delle piante di cacao,
contraddistinti da un colore che
va dal giallo scuro al rosso, gli
agricoltori ne estraggono i semi
e li fanno fermentare con
la polpa bianca e dolciastra.
Tale processo, infatti, conferisce
al cacao il tipico colore ambrato
e il sapore che si sviluppa
completamente in seguito al
processo di tostatura. Una volta
essiccati al sole tropicale, i semi
vengono spediti in Europa; a
questo punto vengono tostati
per la produzione del cacao in
polvere e, appunto, del burro
di cacao.
Rapunzel lo propone nel
pratico formato porzionato
in dischetti che lo rende facile
da usare. Basta sciogliere i
dischetti a bagnomaria (a fuoco
medio, all’incirca 30-35 gradi)
nella quantità richiesta dalla
ricetta, e quindi mescolare
con gli altri ingredienti. Inoltre,
Rapunzel lo propone anche
nella variante in vaschetta
da 250 g.
SCRIVETE A:
Qualità, Cuorebio
Casella Postale 31020 Zoppè (Tv),
[email protected]
cuorebio magazine
7
notizie dal mondo bio
SOJADE
BIO VEGAN
dessert di
soia al limone,
alla ciliegia
e lamponemaracuja
polvere
lievitante
biologica
Con la polvere lievitante
biologica (lievito cremor tartaro)
Bio Vegan le vostre case si
riempiranno del delizioso aroma
dei dolci fatti in casa: nei freddi
pomeriggi invernali, cosa c’è
di meglio di una fetta di torta
appena sfornata?
Gustosi dessert di soia,
dolcificati con zucchero di
canna grezzo, in vasetto da
125 g. Sono disponibili in
tre golose varianti: limone,
ciliegia e lampone/maracuja.
Cremosi e delicati, sono
l’ideale a colazione, per
un piacevole risveglio, o per
una merenda 100% vegetale.
CTM
Biodeka
ECOR
Un caffé 100% arabica in
cui il profumato aroma degli
altipiani etiopi si fonde con
quello corposo delle varietà
latino-americane coltivate in
altura. La decaffeinizzazione
avviene con metodo
naturale, l’unico consentito
nel bio, utilizzando solo
acqua e anidride carbonica.
pane bauletto
di grano duro
Il pane bauletto di grano duro
Ecor è ottimo da tenere in casa
perché si presta a molteplici
utilizzi: indicato a tavola,
è perfetto a colazione con
un velo di crema di cacao
o confettura, ma si presta
anche ad abbinamenti salati
per originali stuzzichini.
8
ECOR
BIONATURAE
Margherite
succo di mirtillo
Una ricetta semplice, con olio
extravergine di oliva e olio di
girasole, per questi squisiti biscotti
che, con la loro forma, ricordano
delle margherite di campo. Perfetti
a colazione, con il latte o con il tè,
sono indicati tutte le volte che si
cercano bontà e dolcezza. Nella
nuova confezione da 380 g.
Un succo che conserva il sapore
piacevolmente asprigno dei mirtilli
appena raccolti. Denso e corposo,
a seconda dei gusti può essere
bevuto da solo oppure diluito con
acqua. È perfetto per iniziare al
meglio la giornata oppure come
succosa merenda.
cuorebio magazine
dall’orto con amore
la ricetta
il carciofo
pesto di carciofi
Ingredienti
4 cuori di carciofi medio-grandi
1/2 spicchio d’aglio
6-7 cucchiai da minestra (belli colmi)
di parmigiano reggiano
2 cucchiai di pinoli
6 cucchiai di olio extravergine d’oliva
1 presa di sale
pepe bianco macinato al momento
3 rametti di timo fresco (le foglioline)
Procedimento
Tagliate i carciofi a spicchi, bolliteli senza
spappolarli in poca acqua, scolateli, poi
uniteli assieme a tutti gli altri ingredienti
(tranne l’olio extravergine d’oliva) nel
mixer. Aggiungete 4 cucchiai di olio
extravergine d’oliva e frullate bene il tutto.
Poi mescolatelo a mano e incorporate
gli ultimi due cucchiai di olio per renderlo
più cremoso.
Ricetta di Benedetta Marchi
www.fashionflavors.it
“Il mondo è un carciofo” titolava Italo Calvino
in uno dei suoi saggi di Perché leggere i classici. “La realtà del mondo si presenta ai nostri
occhi multipla, spinosa, a strati fittamente
sovrapposti. Come un carciofo” spiegava.
E, in effetti, proprio questa è la struttura
del carciofo, composta da più strati sovrapposti, con foglie dalle punte acuminate e spesse,
che custodiscono un nucleo più morbido.
Appartenente alla famiglia delle Asteracee,
il carciofo (nome botanico Cynara cardunculus) è una pianta erbacea, coltivata sin
dall’antichità e diff usa in area mediterranea,
che si contraddistingue per l’infiorescenza
verde, simile a un fiore, posizionata alla sommità del gambo. Ne esistono molte varietà,
principalmente distinte in primaverili e autunnali: praticamente è un ortaggio presente
per quasi tutto l’anno.
Per crescere al meglio, il carciofo necessita
di un terreno fertile, di molta acqua (avendo
cura però di evitare i ristagni idrici) e di un
clima mite: infatti, influiscono negativamente sulla sua coltivazione sia le temperature
molto al di sotto dello zero, e in particolare
le gelate, che quelle troppo elevate. Se ne può
avviare una nuova coltivazione utilizzando
i semi oppure interrando i germogli posti
alla base della pianta, i cosiddetti carducci o
polloni, in apposite buche scavate nel terreno,
adeguatamente concimate e infine irrigate
dopo il trapianto. Nelle coltivazioni biologiche
di carciofo, la fertilità del terreno viene incrementata con concimazioni organiche (sovesci,
letame, pellettati vicino alla pianta, alghe in
fertirrigazione e fogliare), mentre le infestanti
vengono contrastate con falsa semina, sarchiature di precisione, zappature e scerbature
manuali. La raccolta viene effettuata sempre
a mano, ma mentre nel biologico la resa è di
40.000/50.000 capolini per ettaro, nell’agricoltura convenzionale è di 70.000/80.000.
Al momento dell’acquisto, il carciofo deve
avere foglie croccanti e compatte, di colore
verde scuro striato di viola all’esterno e più
chiare all’interno, ben chiuse attorno al cuore,
un gambo sodo, senza ammaccature. Se non
s’intende mangiarlo subito, si può conservare intero, fuori dal frigorifero, con il gambo
immerso nell’acqua, come si farebbe con un
bel fiore reciso, oppure già pulito e tagliato in
frigorifero. Prima dell’utilizzo, richiede infatti
un’accurata operazione di pulitura che prevede l’eliminazione della parte più dura del
gambo e delle foglie più esterne, altrettanto
coriacee, ma anche della “barba” più interna.
Una volta pulito e tagliato, è bene immergere
il carciofo in acqua e limone per evitare che
annerisca.
Fin dall’antichità, la tradizione erboristica attribuisce a questo ortaggio numerose
proprietà benefiche: ecco perché lo utilizzava come ingrediente per decotti. Ma il suo
sapore, gradevolmente amarognolo, lo rende
indicato anche per svariati utilizzi in cucina.
Viene impiegato in diverse ricette regionali:
la torta pasqualina preparata con i carciofi
è una ricetta tipica della Liguria, mentre
a Roma i carciofi vengono preparati alla
romana, ripieni con prezzemolo, aglio, menta
e pangrattato, o alla giudia, fritti in olio e poi
conditi con sale e pepe. La parte più morbida del gambo e le foglie più tenere possono
essere utilizzate per la preparazione di risotti
oppure di salse da utilizzare per condire la
pasta o per preparare tartine. Il carciofo
può essere anche mangiato crudo, tagliato a
listarelle sottili e condito con olio, pepe e sale,
oppure semplicemente cotto al vapore. Infine,
viene utilizzato anche per la preparazione di
un liquore perfetto a fine pasto.
cuorebio magazine
9
azienda del mese
Biolab
10
cuorebio magazine
prodotto del mese
proposte vegetali
per tutti
1
2
Siano alimenti base da utilizzare secondo la fantasia dello
“chef di casa” oppure piatti
pronti della linea di gastronomia, i prodotti Biolab sono
preparati tutti con ingredienti
biologici. Il catalogo dell’azienda goriziana si rivolge
non soltanto a vegetariani
e vegani che hanno già
compiuto una precisa scelta
alimentare, ma funge da invito a sperimentare alternative
salutari e gustose per chi
ha invece consuetudine con
l’alimentazione convenzionale. Con pochi gesti, infatti, le
proteine vegetali si trasformano in piatti completi, colorati,
invitanti e stuzzicanti, anche
per chi ha poco tempo da
destinare ai fornelli.
3
Ne sono un esempio i Medaglioni di tofu, riso e alghe
(1) che si sposano a molteplici abbinamenti, come una
ratatouille leggera e appetitosa o una scelta di zucchine
e fagiolini cotti al vapore e
conditi da eccellente olio
extravergine di oliva.
Le Polpettine ripiene di verdure (2) diventano in pochi
minuti un ottimo secondo
se accompagnate da una
freschissima misticanza.
Sfiziose e invitanti, adatte
anche al buffet di una festa,
le Mini svizzere vegetariane
(3) conquistano tutti: sono allegre come finger food con le
patatine fritte, ma irresistibili
e deliziose per comporre un
secondo piatto veloce
4
5
da servire con un’insalata
cruda di arance, finocchi
e olive nere.
È fatto tutto di soja italiana,
biologica e ovviamente priva
di OGM, il Tofu al naturale
(4) da provare in una dadolata saltata in padella, servita
con qualche goccia di salsa di
soja e una spolverata di semi
tostati.
Lavorato dalla farina di frumento biologico per conferire
una morbidezza unica del
prodotto finito al palato, il
Seitan artigianale (5) si esalta se marinato con spezie e
aromi oppure stufato con altri
ingredienti dei quali assorbe
il profumo in cottura.
consigli per la spesa
Biolab raddoppia: sono diventati due gli stabilimenti dell’azienda goriziana che dal 1991
produce alimenti biologici per vegetariani
e per vegani. Dallo scorso settembre, infatti,
è operativa la seconda sede nella zona artigianale di Gorizia, a poca distanza dal confine
con la Slovenia, ad appena qualche centinaio
di metri dalla casa madre, sita – e non è una
burla toponomastica – in via dei Vegetariani.
Per il suo ampliamento, Biolab ha scelto la
strada della ristrutturazione di un edificio esistente. Nel rispetto del paesaggio e
della natura, dunque, nessun intervento di
cementificazione, bensì un recupero mirato
e adeguato agli standard più efficienti per sottrarre all’inutilizzo un edificio che ospitava
un tempo una falegnameria e restituirgli
vitalità produttiva. Nel secondo insediamento
della Biolab, ampi spazi accolgono il rinnovato laboratorio artigianale del seitan, l’alimento altamente proteico a base di glutine
che è uno dei cardini delle diete vegetariane
e vegane. Proprio dal seitan, Biolab avviava
la sua attività all’inizio degli anni Novanta,
quale lungimirante evoluzione imprenditoriale dell’interesse personale che il fondatore
Massimo Santinelli nutriva già da tempo per
l’alimentazione macrobiotica e per il biologico. Un lungo percorso di professionalità e di
esperienza ha portato da allora, attraverso
l’affinamento continuo del prodotto, al risultato di oggi: la morbidezza che contraddistingue il seitan Biolab, derivata dalla lavorazione
diretta della farina di frumento biologico.
Accanto all’elevata artigianalità del prodotto, ciò di cui Santinelli va orgoglioso è il compimento del ciclo di produzione del seitan con
il recupero di tutta l’acqua di lavorazione (mista ad amido) e il suo regolare conferimento a
un impianto di biogas integrato, situato a pochi chilometri dalla sede. La trasformazione
di scarti di lavorazione in energia pulita è per
Biolab un modo concreto di esprimere la sua
filosofia aziendale di eliminare gli sprechi, in
favore della salvaguardia ambientale. Ha gli
stessi obiettivi in favore dell’ambiente, inoltre,
il progetto di coprire l’intero fabbisogno di
soia della Biolab con prodotto proveniente
da coltivazioni del Friuli Venezia Giulia, con
sensibili riduzioni dei trasporti e un concreto
sostegno all’agricoltura regionale: alla fine
del 2014 quasi il 50% del fabbisogno proveniva da coltivazioni biologiche e quindi OGMfree del Friuli Venezia Giulia.
Dal seitan e dal tofu, prodotti base del
catalogo, il settore ricerca e sviluppo, supportato da chef ed esperti di cucina, ha elaborato
decine di referenze nella linea gastronomica,
con piatti pronti che tengono conto delle
necessità dei consumatori di oggi: esigenti in
merito alle garanzie sul biologico, di frequente con poca disponibilità di tempo per fare
la spesa o per cucinare, vegetariani o vegani
per scelta consapevole motivata da ragioni
etiche, di salute, ambientali. E sempre più
numerosi: il sondaggio nazionale su “Vegetariani, vegani e prodotti bio”, svolto da Swg
e Last Minute Market ad hoc per il Festival
Vegetariano – l’evento nazionale di riferimento sul vegetarismo, nato per iniziativa di
Biolab a Gorizia nel 2010, giunto alla quinta
edizione –, attestava vegetariani e vegani al
9% della popolazione italiana. Un incremento
significativo, rispetto alle rilevazioni degli
anni precedenti, in una continua tendenza di
crescita come all’estero. E che per Santinelli
si traduce in una consapevolezza responsabi-
le: “L’azienda deve generare valore aggiunto
di importanza sociale sul territorio, deve
essere il motore di una crescita culturale
oltre che economica”.
nelle foto sotto: una proposta di presentazione
di una delle specialità Biolab
nelle foto a destra: Massimo Santinelli, fondatore
di Biolab, al Festival Vegetariano 2014, il cartello
di Via dei Vegetariani dove si trova la casa madre
dell’azienda
BIOLAB
via dei Vegetariani, 2
34170 Gorizia
www.biolab-eu.com
[email protected]
tel: +39 0481 533522
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LA TUA TAZZA DI ISPIRAZIONE
QUOTIDIANA
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cuorebio magazine
11
il lunario
La luna, passando davanti alle costellazioni zodiacali, trasmette alla terra forze
che si manifestano nel comportamento
degli organismi viventi.
In agricoltura biodinamica, le stesse
favoriscono i tempi di semina, lavorazione e raccolta.
Agiscono in modo analogo sul corpo
umano, in particolare sulla crescita
di capelli e unghie. Ogni nove giorni
circa la luna, nel medesimo trigono
di forze, favorisce o “ostacola” alcune
parti della pianta o del corpo.
gennaio
LUGLIO
LUGLIO
IN
CUCINA
CURA
PERSONA
PIANTE
DI CASA
IN
CUCINA
1 gio
1 dom
2 ven
2 lun
3 sab
3 mar
4 dom
4 mer
5 lun
5 gio
6 mar
6 ven
7 mer
7 sab
8 gio
8 dom
9 ven
9 lun
10 sab
10 mar
11 dom
11 mer
12 lun
12 gio
13 mar
13 ven
14 mer
14 sab
il pane
15 gio
15 dom
lo yogurt
16 ven
16 lun
le conserve
17 sab
17 mar
18 dom
18 mer
19 lun
19 gio
20 mar
20 ven
21 mer
21 sab
22 gio
22 dom
23 ven
23 lun
24 sab
24 mar
25 dom
25 mer
26 lun
26 gio
rinvaso
27 mar
27 ven
potatura
28 mer
28 sab
concimazione
29 gio
legenda
Luna
piena
nuova
In cucina:
Cura della persona:
taglio ritardante capelli/unghie
massaggi
attività fisica
giornata di relax
Piante di casa:
30 ven
31 sab
12
febbraio
cuorebio magazine
CURA
PERSONA
PIANTE
DI CASA
notizie dal mondo bio
CASTELLO DI TASSAROLO
MULINI REALI
Gavi DOCG
senza solfiti
aggiunti
pane azimo
di farro
All’origine del marchio Mulini
Reali c’è un piccolo laboratorio
artigianale della provincia di
Caserta, specializzato nella
produzione di alimenti della
cucina mediterranea. Come
l’azimo, il tipico pane senza
lievito, qui proposto nella
versione di farro.
Una gemma dal Piemonte:
profumato e fresco, propone
l’aroma caratteristico e
schietto delle uve cortese,
senza la minima aggiunta
di solfi ti e utilizzando
soltanto i lieviti indigeni
della cantina e dei vigneti,
coltivati secondo i principi
dell’agricoltura biodinamica.
www.castelloditassarolo.it
BIO ALLEVA
würstel
suino 100%
LA BUONA TERRA
bio torinesi e bio
torinesi al farro
Questi saporiti würstel sono
preparati con carne di suino,
proveniente da agricoltura
biologica, e aromi naturali.
Perfetti per le grigliate con
gli amici e per preparare
gli hot-dog, sono ottimi con
salse più o meno saporite o
per il classico abbinamento
con i crauti.
Friabili bastoncini stirati di farro
e di grano, prodotti entrambi
senza aggiunta di lievito alla
ricetta. Ottima alternativa al pane
durante i pasti, sono l’ideale anche
per una pausa semplice e gustosa,
con abbinamenti dolci o salati.
ECONATURE
PIZZOLATO
olio di germe di mais
pressato a freddo
Prosecco frizzante
Treviso DOC senza
solfiti aggiunti
Ottenuto per pressione a freddo
e filtrazione, l’olio di germe di mais
ha un gradevole sapore di cereale
e pane fresco. È ottimo a crudo,
ma si presta anche a esaltare il gusto
dei piatti caldi ed è indicato per
la preparazione di salse.
Ottenuto da uve 100% Glera,
è un prosecco dai riflessi
verdognoli e brillanti, che si presta
ad accompagnare aperitivi e secondi
piatti di pesce alla griglia o fritture.
Per gustarlo al meglio si consiglia
di servirlo a 8-10 °C.
cuorebio magazine
13
storie del mondo bio
Cooperativa
Ca’ Magre:
custodi della terra
14
cuorebio magazine
Antonio Tesini ha lo sguardo sincero e l’entusiasmo di un ragazzo mentre racconta la storia
della Cooperativa Ca’ Magre di Isola della
Scala, in provincia di Verona, della quale
è presidente sin dalla fondazione, nel 1988.
“I nostri principi ispiratori sono stati: agricoltura biologica, tutela della terra, che non è
nostra, ma ci è stata data in custodia, e autogestione. Insieme alla mancanza di fini di lucro,
perché siamo tutti inseriti come operai agricoli
e se ci sono degli utili vengono reinvestiti. Questi punti fondamentali ci hanno tenuto uniti e
hanno contribuito a che la cooperativa potesse
continuare a vivere”. Nonostante la diffidenza
iniziale di chi pensava non ce l’avrebbero fatta,
nonostante le tante difficoltà incontrate, nonostante il confronto, a volte acceso, tra i soci,
perché proprio “dal confronto di teste diverse
nasce magari l’idea buona”, come quella che
ha portato Ca’ Magre ad attraversare più
di un quarto di secolo, continuando a pensare
al futuro, rappresentato ora dalle nuove generazioni di figli e nipoti.
L’Antonio di oggi non è molto diverso dal
giovane coi capelli lunghi che 26 anni fa,
insieme ad altri 3 amici, ha dato vita a questa
storica realtà del biologico. “Eravamo in quattro, due ragazzi e due ragazze” racconta “tutti
scontenti del lavoro che facevamo.
Ci siamo chiesti: cosa vogliamo fare della
nostra vita? Vogliamo provare un progetto
agricolo? Da lì è partita la scommessa”. Antonio è onesto e spontaneo mentre parla delle
origini della cooperativa, e lo è anche quando
parla di sé: “Ho fatto studi sbagliati: invece di
agraria ho fatto ragioneria. Ma ho fatto il ragioniere solo per 2 anni, poi mi sono licenziato.
I miei genitori all’inizio erano disperati, cossa
veto a far n.d.r. che vai a fare? mi chiedevano;
poi, però, vedendo la mia determinazione
hanno capito e mi hanno sempre sostenuto,
soprattutto nei primi anni in cui non riuscivamo a pagarci lo stipendio. Perché siamo partiti
con l’entusiasmo dei vent’anni, ma senza
attrezzatura né terra”. A tutti e quattro manca
l’esperienza e così iniziano a lavorare in una
cooperativa agricola convenzionale:
lì, resisi conto che questo metodo agricolo non
è sostenibile né dal punto di vista ambientale
né da quello economico, cominciano a pensare
al biologico. Trovano un piccolo appezzamento
di poco più di un ettaro con un casale diroccato, oggi sede dell’agriturismo: il proprietario
è disposto a venderlo, ma il terreno è leggero
e povero di sostanza organica, disastrato da
7 anni di coltivazione di tabacco che l’avevano
depauperato e che ne rendevano necessaria la
rigenerazione. “I pochi produttori biologici di
allora ci hanno dato una mano e per due anni
abbiamo fatto solo sovescio (l’interramento di
colture per creare sostanza organica), senza
alcun introito. Intanto, abbiamo provato a fare
delle piccole coltivazioni, mentre facevamo
nella foto della pagina a sinistra Antonio Tesini;
in questa pagina: il gruppo e alcune immagini
della Cooperativa
IERI
OGGI
dei lavori esterni per poter pagare il fondo.
Avevamo le idee chiare: volevamo diversificare l’attività agricola con la vendita diretta e
poi con l’agriturismo”. Con la vendita diretta
arrivano i primi introiti: Antonio e gli altri
soci iniziano a girare i mercati e, man mano
che aumentano la richiesta e il giro di vendita
diretta, cresce anche la produzione agricola
e la cooperativa si estende su nuovi terreni.
Partita da poco più di un ettaro, oggi Ca’ Magre si estende per 30 ettari, sui quali vengono
coltivate moltissime varietà di ortaggi perché
“le persone non conoscono più tutta una serie
di prodotti quasi scomparsi e cercano le stesse
varietà per tutto l’anno”. Proprio per questo
Ca’ Magre ha deciso di affiancare alla vendita
diretta quella nei negozi specializzati negozi
specializzati come quelli a insegna Cuorebio,
ed è entrata a far parte del progetto Le Terre di
Ecor. Nel tempo, inoltre, ha aggiunto alla produzione agricola altri progetti, come la fattoria
didattica: “Abbiamo un piccolo allevamento di
animali per la didattica, perché facciamo parte
del circuito Penna D’Oca promosso dall’Associazione veneta produttori biologici. Tre sono
i percorsi didattici: uno sull’orto, uno sugli animali e uno sulla palude”. La palude, in particolare, rappresenta il “pallino fisso” di Antonio;
secondo lui, infatti, “le aziende agricole devono
fare tutela ambientale, non solo attraverso
la coltivazione biologica, ma anche con altre
azioni concrete che potremmo definire extra
agricole. Noi abbiamo adottato la palude di
Pellegrina, a Isola della Scala, un sito d’importanza comunitaria perché è uno dei tre piccoli
lembi di zone umide della provincia di Verona,
insieme con il Busatello di Gazzo Veronese e il
Brusà di Cerea. Abbiamo avviato un progetto
di salvaguardia che prevedeva la piantumazione di un piccolo bosco e la coltivazione del
salice, coltivazione tipica delle paludi; inoltre,
abbiamo realizzato un esperimento rendendo
inaccessibile parte della palude per studiarne
l’evoluzione ecologica. Proprio qui si è insedia-
ta una garzaia dove nidificano gli aironi”.
Prima di salutarci, chiediamo ad Antonio se
c’è un messaggio che vuole condividere con
i lettori. Risponde sorridendo:“ Vorrei darne
due. Uno alle aziende agricole, che devono
fare resistenza attiva per continuare a vivere
di agricoltura. La resistenza si fa tralasciando quello che è solo l’aspetto economico e
intraprendendo anche progetti di tutela. L’altro
messaggio è per gli “utenti” (non amo definirli
consumatori) ed è di essere curiosi e di chiedere sempre la storia del prodotto che si sceglie
di mangiare: conoscere l’alimento, da dove viene e chi lo produce, anche visitando le aziende
agricole, perché le persone che vivono in città
non sanno cosa c’è dietro un prodotto, tutta la
bellezza e la durezza del lavoro agricolo”.
CA’ MAGRE - AGRITURISMO L’ORTO AMICO
via Camagre 69 - 37063 Isola della Scala (VR)
Tel. 045 6630692
www.camagrecoop.net
cuorebio magazine
15
oggi in cucina
Ingredienti
tris di spiedini
16
• 1 confezione di carpaccio
aromatico di mopur
• 1 confezione di carpaccio
di polpo
• 2 etti e mezzo di caciotta
senza sale aggiunto
con caglio microbico
• mezzo cucchiaino di scorzette
MOPUR VEGETALFOOD
BIOVEGAN
carpaccio aromatico
di mopur
scorzette di arancia
e limone grattugiate
Un affettato vegetale reso piacevolmente
aromatico da una sapiente miscela di spezie.
Già pronto, tenero e dal taglio sottile,
è ottimo da solo, condito con un filo d’olio
extravergine d’oliva e abbinato con un
contorno di verdure fresche o cotte.
Non appena sminuzzate, le scorzette
vengono liofilizzate e confezionate in atmosfera protettiva per preservarne al meglio
sapore e profumo. Sono perfette per dare
una nota agrumata alle vostre ricette dolci,
ma non solo.
cuorebio magazine
foto e styling di Sabrina Scicchitano
di limone
• 2 etti di farina di mais
per polenta istantanea
• 1 litro d’acqua
• 1 spicchio d’aglio a piacere
• 1 mazzetto di prezzemolo
• 2 cucchiai di olio
extravergine d’oliva
consigli per la spesa
Occorrente:
• spiedini di legno medi
In un tegame di medie dimensioni, fate bollire l’acqua salata per la polenta; gettatevi
quindi tutta la farina e mescolate energicamente per circa 2 minuti.
Quando è ancora calda, trasferite la polenta su un piatto rettangolare inumidito
e formate uno spessore di circa 2 cm.
Lasciate raffreddare.
Nel frattempo scaldate la bistecchiera in
ghisa per grigliare la polentina tagliata a
cubetti con un coltello a lama liscia e bagnato. Curate, lavate e pestate il prezzemolo con lo spicchio d’aglio, trasferitelo in una
ciotolina e copritelo con l’olio mescolando
bene e aggiungendo le scorzette di limone.
Aprite le confezioni del carpaccio di polpo
e di mopur e piegateli delicatamente in
quattro. Infilzate in uno stecco il mopur e
nell’altro il carpaccio di polpo, alternandoli
alla polentina calda abbrustolita.
Tagliate il formaggio a cubetti e alternateli
nello stecco con la polenta. Irrorate con
la salsina al prezzemolo i carpacci, con
un pennellino si riesce bene.
Gli spiedini sono pronti: invitanti e gustosi, sono pensati per soddisfare esigenze
diverse.
È importante essere veloci nella preparazione così da poter servire in tavola gli
spiedini ancora caldi.
SCANDIA
LATTERIA PERENZIN
carpaccio di polpo
caciotta senza sale
aggiunto con caglio
microbico
Pescato nell’Oceano Indiano, il polpo
Scandia viene semplicemente pulito e lessato prima di essere affettato e confezionato
in pratiche vaschette da 100 g in atmosfera
protettiva. Con il suo gusto fresco e delicato,
è ideale per le vostre ricette di mare.
Preparata con latte di vacca biologico
italiano pastorizzato, senza l’aggiunta di
sale in lavorazione, e con caglio microbico,
è una caciotta dolce e delicata, ma saporita.
cuorebio magazine
17
speciale
la Terra: diritto
o merce di scambio?
Il Land grabbing
Uno degli argomenti trattati anche in occasione di Terra Madre, evento globale che si è
tenuto a Torino dal 25 al 29 ottobre scorso, è
stato certamente il land grabbing: un tema di
portata mondiale, come testimonia il grande
interesse che suscita anche sul web per le sue
ricadute geografiche, sociali, economiche
e politiche. Letteralmente, land grabbing
significa “accaparramento della terra”; secondo la Fao, questa pratica rappresenta un
moderno colonialismo. È un fenomeno che
ha avuto origine all’inizio degli anni Duemila e che ha avuto un notevole incremento
verso la fine del 2006, in concomitanza con
una serie di circostanze tra loro concatenate:
la crisi economica, la scarsità dei raccolti a
causa di condizioni climatiche sfavorevoli e il
conseguente aumento dei prezzi dei prodotti
agroalimentari. Tutto questo ha portato grandi aziende private, ma anche enti governativi,
a cercare nuove terre coltivabili che fossero
fertili, ma nel contempo accessibili, a basso
costo e lavorate da una manodopera altrettanto economica. La scelta è quindi caduta
sui paesi in via di sviluppo, in primis Africa,
America Latina e Sud Est asiatico, che hanno
ancora a disposizione ampie distese coltivabili. Queste rappresentano una risorsa per
tutti quei Paesi, come la Cina, che, in vista
dell’aumento della popolazione, piuttosto
che coltivare all’interno dei propri confini,
per varie ragioni importano derrate.
Ma l’esplosione del fenomeno è anche
strettamente legata alla richiesta di biocarburanti, che derivano da materia prima agricola
ora coltivata su ampie distese le quali, per
18
cuorebio magazine
secoli, sono invece state la fonte di sostentamento delle popolazioni locali. Stando a
quanto emerso durante Terra Madre, negli ultimi sei anni gli investitori europei e asiatici
hanno acquisito 86 milioni di ettari di terreni
(5 volte la superficie dell’Italia), utilizzati per
produrre beni che non saranno distribuiti
nei mercati locali, ma andranno esportati.
Uno dei problemi causati dal land grabbing
è proprio questo: espropriando questi terreni
alle popolazioni locali, viene meno la loro
principale fonte di sostentamento. Le comunità locali in alcuni casi vengono sfruttate
come manodopera a basso costo, in altri
sono costrette addirittura ad abbandonare la
“loro” terra e a trasferirsi ai margini delle città, in estrema povertà, senza fonti di reddito.
Le sempre più consistenti comunità povere
di questi Paesi diventano sempre più dipendenti dagli aiuti dei Paesi ricchi, senza poter
sviluppare sane economie locali e autonome
forme di sostentamento. Oltre a ciò, il land
grabbing determina anche notevoli conseguenze sull’ambiente, in termini di perdita
di biodiversità, di deforestazione e di consumo delle risorse naturali che vengono sfruttate in maniera intensiva.
Com’è possibile che ciò avvenga? Non
esistono atti di proprietà che impediscano questa brutale espropriazione? Di fatto
no: nell’Africa rurale non funziona certo
un ufficio del catasto, non esistono atti di
compravendita o documenti che attestino la
proprietà dei terreni che le comunità locali
hanno sempre coltivato, tramandandole
di generazione in generazione, manca la
documentazione ”moderna” di diritti reali sui
fondi agricoli spesso condotti insieme da un
intero villaggio. Dal punto di vista delle “carte bollate”, questi terreni risultano coltivabili,
ma “di nessuno” e, quindi, liberamente vendibili dalle autorità. I governi locali, spesso
caratterizzati da grande instabilità politica,
non sempre esenti da corruzione, svendono
i terreni o li affittano a prezzi irrisori con
accordi a lungo termine (anche di 99 anni): è
con loro che aziende ed enti governativi stranieri stipulano i contratti attraverso i quali si
appropriano, per sempre o per lunghissimo
tempo, di terreni fertili e ricchi di risorse che
vengono così sottratti alle economie locali.
Nella migliore delle ipotesi i locali accettano questa pratica perché hanno disperato
bisogno di risorse economiche immediate, o
perchè allettati dall’idea di attrarre capitali
stranieri, magari contando sulla costruzione
di infrastrutture che non sarebbero in grado
di realizzare da soli. Ma il vantaggio è maggiore per chi acquisisce i terreni: la spesa per
il terreno e la manodopera è molto contenuta,
ma i prodotti si vendono a prezzi adeguati ai
mercati occidentali, con margini assai elevati.
Al giorno d’oggi il land grabbing non
riguarda più solamente i paesi di Africa,
America Latina e Sud Est Asiatico, ma anche
alcuni dell’Est Europa e, in qualche caso,
anche Francia, Austria e Germania. Talvolta
al cambio di proprietà si abbina un cambio
d’uso: i terreni agricoli vengono espropriati
per estendere le città o per far posto a strade
o centri commerciali, addirittura a stadi,
com’è accaduto a un agricoltore francese che,
come racconta il magazine on line greenme.it,
da ben sette anni sta resistendo all’esproprio
dei terreni sui quali la sua famiglia vive da
generazioni e sui quali si vorrebbe costruire
uno nuovo tempio del calcio. Il suo non è l’unico caso di opposizione all’esproprio citato
in rete, dove il fenomeno del land grabbing
ha suscitato un ampio dibattito. Oltre che
delle proteste di alcune comunità in Africa,
greenme racconta di quelle che in ottobre
alcuni agricoltori cinesi hanno messo in atto
contro la sottrazione di terre per la costruzione di strade. Per contrastare il progetto, i
contadini hanno ricoperto le strade di mais
(non solo protestando, ma anche essiccando
rapidamente i chicchi di mais grazie al calore
dell’asfalto). Tra le molte testimonianze di opposizione al land grabbing ne segnaliamo una
di casa nostra, in località S’Arrieddu a Narbolia (in Sardegna), i cittadini si sono opposti
all’esproprio di terreni per la costruzione di
un impianto di serre fotovoltaiche.
Bibliografia:
www.greenme.it
www.salonedelgusto.com
temi.repubblica.it
Land Grabbing: l’esperienza di COSPE
(Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti) in Angola
Ci sono espressioni della lingua inglese che
è difficile rendere pienamente in italiano
per la loro forza di sintesi descrittiva: land
grabbing è fra queste. Grabbing dice di
un gesto improvviso e violento, con cui si
prende per sé qualcosa cui non si ha diritto: la terra, in questo caso. Un’espressione
drammaticamente di moda, nell’Africa di
oggi, per indicare un fenomeno sempre più
diff uso: la rapina delle terre comunitarie
da parte di gruppi di potere economico,
sia interni che esterni. Un fenomeno che,
anche in Angola, minaccia alla radice la
sopravvivenza e le possibilità di sviluppo
futuro delle comunità locali.
In Angola la terra è formalmente proprietà
dello Stato, che può darla in uso a privati
attraverso il sistema delle concessioni,
basato sul diritto amministrativo moderno, o alle comunità rurali residenti, in base
al diritto consuetudinario riconosciuto
dalla “Lei de Terras” approvata nel 2004.
Nonostante la “Lei de terras” sancisca
l’importanza che le comunità rivestono
nella gestione e nell’occupazione degli
“habitat di origine”, i loro diritti restano
spesso lettera morta mentre si estendono
sempre di più le terre date in concessione
ai grandi proprietari privati, i “fazenderos”. Le nuove concessioni ai privati sono
precedute dall’espropriazione delle terre
delle comunità, che non sono in grado di
difendersi perché prive di titoli giuridicamente validi.
L’insicurezza della proprietà fondiaria porta con sé un altro grave effetto negativo: in
terreni che non hanno la certezza di poter
continuare a coltivare in futuro, i membri
della comunità sono meno disposti a investire in pratiche di gestione della fertilità
del suolo, che spesso si rivelano efficaci
solo dopo alcuni anni, e questo contribuisce ad aumentare l’impoverimento dei suoli
e a diminuire la loro produttività.
Il progetto di COSPE sta aff rontando
questo complesso insieme di problemi mettendo al centro il tema della demarcazione
delle terre comunitarie e della stipula di
veri e propri contratti di concessione con
le autorità statali, basati sui piani di gestione delle risorse forestali che si stanno
elaborando.
Questo processo è iniziato lo scorso anno
con la delimitazione e il censimento delle
foreste comunitarie. Nel processo sono
stati coinvolti i “soba” (le autorità tradizionali), l’amministrazione pubblica e i tecnici
forestali.
Le bozze delle mappe con i dati GPS dei
confini sono state inviate al catasto per il
riconoscimento e per l’avvio dell’iter legale
per il riconoscimento della proprietà alle
comunità. In questo momento stiamo
promuovendo questo percorso in quattro comunità, nelle province di Kwanza
Sul e Benguela: si tratta di un’esperienza
pilota, fra le prime in tutto il Paese, cui le
comunità guardano con speranza e volontà
di riscatto.
A differenza dell’Italia dove il catasto ha
ormai una storia secolare di documenti
scritti e di mappe, in Angola, (come nella
maggior parte dell’Africa), i catasti sono
storia recente e le controversie vengono e
venivano risolte principalmente attraverso
l’autorità tradizionale.
Questo lavoro, quindi, riveste un’importanza cruciale nel processo di legalizzazione delle terre: si tratta di un lavoro
partecipato, dove le comunità e le autorità
tradizionali devono indicare fisicamente
dove si trovano i confini delle loro terre
e foreste. Si cammina per ore, rilevando
i punti GPS e quando i limiti non sono
rappresentati fisicamente da elementi
topografici chiari e indiscutibili, come un
fiume o una strada, ci si deve affidare alle
conoscenze ereditate attraverso la trasmissione orale, con qualche inevitabile
controversia tra i membri della comunità
che ci ha portato a ridisegnare più volte i
confini e a rivedere le carte.
Il processo dovrebbe concludersi entro la
metà del 2015, quando saranno finalmente
disponibili i titoli di proprietà dei terreni forestali o, quanto meno, i documenti
di concessione a favore delle comunità.
L’acquisizione di questi titoli segnerà il
momento chiave di un’esperienza che potrà
essere replicata in altre parti dell’Angola, e
garantirà alle generazioni a venire il diritto
alla terra.
cuorebio magazine
19
salute e benessere
Ai Chi: quando il Tai Chi
si immerge nell’acqua
Millenaria “danza meditativa” e pratica
salutista, che scritti del passato fanno risalire
a tremila anni fa, il Tai Chi è meditazione
in movimento. Anticamente si effettuava
in spazi selvatici ricchi di “Chi” – energia –
dove il praticante si riuniva a terra e cielo,
percependo, in uno stato di grazia chiamato
“satori”, la totalità e l’individualità di tutte le
cose. Il Tai Chi tradizionale si svolge a terra,
ma in Giappone si è studiata l’opportunità di
“danzarlo” in acqua. Jun Konno, ex trainer
della nazionale olimpionica di nuoto giapponese e oggi promotore dell’associazione “Aqua
Dynamics Institute” di Yokohama, ha provato
a praticarlo in una piscina termale, scoprendone l’enorme beneficio aggiunto dall’acqua.
Jun Konno ha chiamato questo nuovo Tai chi
acquatico Ai Chi. «L’ispirazione per creare l’Ai
20
cuorebio magazine
Chi è nata osservando il piacere che provano
i Giapponesi nell’eseguire con precisione gli
esercizi fisici», sostiene Konno. «Gli orientali
non amano l’eccessivo dinamismo e l’uso
energico della forza. Preferiscono le pratiche
in cui ci si muove con lentezza e più consapevolezza. Oggi l’Ai Chi è entrato a far parte
della quotidianità di migliaia di giapponesi.
Studi dell’università di Tsukuba e Tokai –
in Giappone – ne hanno stabilito il valore:
durante la pratica dell’Ai Chi il consumo di
ossigeno si accresce del 4-7%. I movimenti
dell’Ai Chi sono una “ginnastica” respiratoria
che tonifica il flusso d’ossigeno al cervello».
La forza vitale dell’acqua
L’Ai Chi stimola la fluidità e la libertà del corpo in acqua e la circolazione del Chi, l’energia
vitale che scorre attraverso i “meridiani”. La
sequenza comprende 19 movimenti – Kata –
che ci rieducano a un “galateo” di gesti lenti
coordinati al ritmo del respiro, eleganti e
circolari. Ci permettono di “ascoltare” le sensazioni corporee e le emozioni che sorgono
dal profondo del cuore, innescando così uno
stato di pace e di serenità. L’Ai Chi è una pratica individuale che stimola consapevolezza,
capacità di ascolto e, secondo i suoi cultori,
attiva un processo di autoguarigione. È anche
un’arte marziale che, attraverso la ripetizione
del gesto, rafforza disciplina e maestria.
L’Ai Chi conserva inoltre i principi della
cultura Zen: compiere ogni gesto senza inutili
sprechi energetici. E in parte senza il “fare”,
cioè senza intenzionalità.
Acqua calda per “danzare” meglio
Per praticare l’Ai Chi ci s’immerge in acqua
bassa: l’altezza ideale è di 1,20 metri. I piedi
devono essere ben radicati al fondo vasca,
le gambe leggermente allargate e piegate, le
spalle immerse nell’acqua. Questa “messa a
terra” ci dona equilibrio e stabilità. Quando si
“danza” l’Ai Chi si è in contatto con i quattro
elementi: la terra – che si raggiunge con i
piedi radicati al fondo vasca –, il fuoco – che
riscalda l’acqua dal nucleo incandescente della terra –, l’acqua – medium perfetto che ci fa
galleggiare e riunire al tutto – e l’aria – che ci
“nutre” respirando. La piscina si trasforma in
un ambiente dove gli elementi si fondono in
armonia. E dove si possono sentire connessi
corpo, mente e spirito.
Il ventre materno
La temperatura dell’acqua dovrà essere di
34-35°C. Un tepore che addolcisce la “risposta” del sistema termoregolatore che si attiva
nel cervello – ipotalamo – e nei termorecettori della pelle. L’acqua a 35 °C conserva
l’equilibrio termico del nostro corpo ai valori
ottimali, ci permette un’immersione statica e
ci procura sensazioni di benessere e serenità.
L’Ai Chi è un “body work” acquatico completo che accresce la sensibilità e la consapevolezza sensoriale. Il nostro corpo è attraversato da nervi sensori dotati di propriocettori
che registrano ogni stimolo rimandando poi
tutte queste informazioni – impulsi nervosi
– al midollo spinale e al cervello. Nell’acqua
tiepida la pelle, stimolata dal calore, dalla
pressione e dal movimento acqueo, si rivitalizza e sensibilizza, ricevendo una quantità
enorme di “carezze”. La “danza” dell’Ai Chi
è un’ottima ginnastica posturale che ci aiuta
ad ampliare la coordinazione motoria.
La serie di movimenti
La sequenza di 19 movimenti dell’Ai Chi si
può imparare in un fine settimana. All’inizio
della pratica si possono studiare solo i primi
“5 movimenti del respiro”, ripetendoli più
volte. Dopo aver raggiunto la padronanza del
gesto, tutto fluirà con armonia e naturalezza.
Il respiro ritroverà così il suo ritmo. Poi si
praticano i 5 movimenti per sciogliere e liberare le braccia e la parte alta del corpo.
Seguono i 3 kata per muovere il bacino e le
gambe. Poi i 3 per prendere e ridare energia
all’acqua. E infine gli ultimi 3 integrativi per
concludere la pratica con dei giri circolari che
ci riportano al centro di noi stessi.
Yin e Yang si armonizzano
Praticando la sequenza di Ai Chi, si “disegnano” in acqua cerchi, curve e spirali sempre
più ampi. Con eleganza e morbidezza.
La lentezza dei gesti ci permette di perfezionare il movimento e di affinare la percezione di sé. La sequenza dei 19 movimenti
si svolgerà senza interruzioni.
Il ritmo dell’Ai Chi alterna azione a riposo,
dolcezza a vigore. Così si armonizzano le due
forze Yin – fredda e femminile – e Yang –
calda e maschile – che per i cinesi regolano il
nostro equilibrio psicosomatico e il benessere
corpo-mente-anima.
i nostri consigli
5
4
1
2
1 Bjobj
Crema mani protettiva all’avena
Durante la stagione fredda non dobbiamo dimenticare di prenderci cura delle mani. Questa
crema della linea Avena di bjobj è ricca di oli
e sostanze nutrienti. Grazie all’effetto barriera,
è particolarmente indicata per prendersi cura
della pelle secca, arrossata e screpolata da
freddo e agenti esterni. Si consiglia di applicarla più volte nel corso della giornata, massaggiando fino a completo assorbimento.
2 Forte Natura
Propoli spray
Il mal di gola è un fastidio comune nella stagione fredda e la propoli, secondo la tradizione popolare, è un rimedio efficace. Questo
spray a base di propoli ed estratti vegetali
rinfresca il cavo orale, lasciando una piacevole
sensazione di benessere.
3 Valverbe
Tisana Vivi Leggero
Da sorseggiare dopo i pasti, è una gradevole tisana a base di finocchio, anice, carvi e
coriandolo. Grazie alla combinazione di queste
3
piante officinali, contribuisce a ridurre i disagi
della digestione e a contrastare il fastidioso
senso di gonfiore addominale, permettendo
così di ritrovare un piacevole senso di benessere dopo pranzo e cena.
4 Valverbe
Tisana Balsamica
Perfetta per contribuire a dare sollievo alle
vie respiratorie durante la stagione invernale,
la tisana balsamica combina le caratteristiche
di diverse piante officinali: timo, eucalipto,
issopo, foglie e fiori di malva, menta piperita,
lavanda, foglie di salvia e pino mugo. Si consiglia di sorseggiarla la sera, prima di andare a
letto, o nel pomeriggio.
5 Weleda
Shampoo equilibrante
con germe di grano
Indicato per capelli con forfora, è uno shampoo che svolge un’azione riequilibrante sul
cuoio capelluto. Inoltre, deterge delicatamente
grazie alla sua formulazione a base di olio di
germe di grano ed estratti di rusco, viola del
pensiero e salvia bio.
di Italo Bertolasi,
tratto da L’Altra Medicina Magazine
www.laltramedicina.it
cuorebio magazine
21
notizie dal mondo bio
PERLAGE
BIO APPETÌ
Prosecco
Spumante
Superiore di
Valdobbiadene
Animae Brut
DOCG senza
solfiti
seitan al
naturale
e alla piastra
Un vino di colore giallo
paglierino intenso e
dall’eccezionale persistenza.
Ottimo come aperitivo, è
indicato anche a tutto pasto
per accompagnare risotti,
pesce e dessert. Si consiglia
di servirlo a una temperatura
di 8-10 °C.
Il seitan è un alimento ad alto
contenuto di proteine vegetali
che consente di preparare
bistecchine, spezzatini, arrosti
e tanto altro. È indicato per
vegetariani, vegani e chi cerca
un’alternativa vegetale alla
carne. Nel nuovo formato
da 200 g.
SOJADE
Soia & Fantasia
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BIOLAB
CASTELLO DI ARCANO
polpettine
porro e miglio
Merlot “Non SO”
IGT senza solfiti
aggiunti
cuorebio magazine
Chianti DOCG
senza solfiti
aggiunti
Nature
Ottenuto da uve Sangiovese
e Merlot, è un vino di colore
rosso intenso, tendente
al nero, che si presta
ad accompagnare piatti
ricchi, carni rosse, arrosti
e formaggi mediamente
stagionati. Si consiglia di
servirlo a una temperatura
di 16-18 °C.
Cremosa e irresistibile, non
solo per la consistenza, ma
anche per il gusto naturale,
Soia & Fantasia è l’ideale per
una cucina 100% vegetale.
Può essere semplicemente
spalmata sul pane oppure
utilizzata per tante gustose
ricette, dolci o salate.
Nate dall’abbinamento di porro
e miglio, sono polpettine gustose
e originali, perfette per preparare
menù semplici e sfiziosi.
Si possono scaldare 5 minuti
in forno oppure in padella, con
un filo d’olio, per esaltare la
croccantezza della panatura.
FATTORIA DI ROMIGNANO
Di colore rosso rubino intenso,
ha un bouquet pieno e fragrante,
un delicato profumo che ricorda
i frutti di bosco e un sapore
asciutto. Perfetto con la carne
e con i formaggi stagionati.
per coloro che lavorano da casa, ma che non
vogliono rinunciare alla socializzazione.
attualità
non solo car sharing...
L’unione fa la forza: quante volte avrete sentito questo detto popolare? E pare che oggi,
in tempi di crisi, sia più che mai vero, almeno
a giudicare dall’affermarsi di diverse esperienze contraddistinte da un tratto comune:
la volontà di condividere.
Infatti, che si tratti di auto, di lavoro o
di case, sembra che l’individualismo imperante fino a qualche anno fa stia sempre più
lasciando il posto a un rinnovato desiderio
di “mettersi insieme”. Ma cosa significano
esattamente espressioni straniere come car
sharing, car pooling, coworking e cohousing?
Il car sharing permette di prenotare un’auto e utilizzarla come fosse un’auto privata,
riportandola poi al “noleggio” pagando solo
per il servizio di cui si è usufruito, in base
alla sua durata e ai percorsi effettuati (oltre
a un costo di iscrizione annuo).
Con il car pooling, invece, più persone si riuniscono in una sola auto per compiere il loro
viaggio/spostamento, o una parte di esso,
condividendone le spese relative.
In entrambi i casi, si riducono le auto in
circolazione, diminuendo il traffico e le emissioni di gas, senza rinunciare alla comodità
dell’auto, ma abbassando i cosi legati al suo
possesso.
Il termine coworking viene invece usato
per indicare la condivisione di un ambiente
lavorativo: non si lavorerà più con colleghi di
una stessa azienda, ma con persone che svolgono altre mansioni e prendono in “affitto”
una scrivania per qualche mese o una sala
riunioni per qualche giorno, pagando solo per
il tempo necessario. Si tratta di una soluzione
vantaggiosa per i liberi professionisti che non
devono pagare da soli l’affitto di un ufficio e
Il cohousing è una formula abitativa che
affianca abitazione privata e spazi condivisi.
Chi vuole creare una comunità di cohousing è coinvolto fin dalla progettazione, sia
per quanto riguarda la scelta delle persone
con cui condividere questa esperienza, sia
degli spazi da condividere: una camera per
gli ospiti, una palestra, una sala hobby.
Anche in questo caso, i vantaggi sono
molteplici: dal punto di vista economico ciò
consente ad ogni famiglia di godere di servizi
che altrimenti risulterebbero troppo costosi;
dal punto di vista ambientale consente di
ridurre gli sprechi perché permette una maggior condivisione delle risorse disponibili.
Infine troviamo il vantaggio sociale dato dalla
riscoperta di forme di sostegno e di solidarietà che troppo spesso sembrano superate.
Per informazioni:
www.blablacar.it
www.coworkingproject.com
www.cohousingitalia.it
Grano duro Cappelli
Iniziamo la giornata
con gusti sfiziosi!
Frollini con orzo tostato e riso germogliato e tortino
variegato al cacao. Entrambi sono preparati con la pregiata
farina di grano duro Cappelli e senza olio di palma.
cuorebio magazine
23
il gesto quotidiano di Riccardo Astolfi
colonizzatevi
Quando sono a casa da solo, in quelle sere in
cui viene buio presto e spesso piove, riesco a
superare la malinconia pensando che – dopotutto – davvero solo non sono. Ci sono un
sacco di microorganismi, lieviti e batteri, che
condivivono la casa con me: che mangiano,
dormono, lavorano e si riproducono proprio
vicino a me. Davvero: dentro di me, di noi. A
scuola mi stupii, quando mi dissero: il corpo
umano è fatto per la gran parte di acqua. Mi
immaginavo come una bottiglia di acqua, gocciolante, liquida e informe, e non capivo come
facessi invece a essere così solido, rigido, spigoloso e un così negato ballerino pur dovendo
in teoria essere così liquido. Pensate quanto
sarei rimasto sconvolto se poi m’avessero
detto: il corpo umano è fatto per la gran parte
di batteri. Aiuto, che schifo, disinfettatemi su-
bito. Eppure, è proprio così, gran parte della
nostra salute quotidiana, del nostro equilibrio,
del nostro benessere deriva dallo stato di
felicità di quelle colonie di miliardi di batteri
che banchettano, numerosi, soprattutto nel
nostro intestino. È paradossale pensare come
per anni ci hanno inculcato la missione dello
sconfiggere i batteri, dal disinfettare la casa
coi più potenti, ma profumati preparati chimici all’utilizzo sconsiderato di antibiotici al
primo raffreddore, quando invece avremmo
dovuto preoccuparci del loro benessere. Più
infatti i batteri – buoni - che vivono dentro
di noi sono in forma e numerosi, più saranno in grado di colonizzare gli spazi e creare
fortezze capaci di difenderci dagli attacchi dei
microrganismi patogeni, quelli cattivi. Possiamo scegliere di farlo, ed è davvero semplice.
Basta poco: soltanto due regole.
La prima. Alimentiamoci con cibi veri.
Freschi. Di stagione. Coltivati (e allevati) in
maniera sana, senza quindi l’utilizzo di pesticidi e antibiotici (per gli animali). La sintesi
è facile: mangiare biologico.
Le seconda. Consumiamo alimenti non
pastorizzati, ma predigeriti e fermentati da
lieviti e batteri. Il pane con pasta madre, lo
yogurt e altri latticini fermentati (come il
kefir), il kombucha, il vino, la birra, i vegetali
fermentati come i crauti e i kimchi (n.d.r.
piatto della tradizione coreana a base di
verdure fermentate e spezie) sono solo alcuni
esempi di alimenti vivi, al cui interno troviamo batteri buoni e felici che non vedono l’ora
di farci star meglio. E pensate come siamo
fortunati! Oltre a farci bene, questi cibi sono
anche buoni, saporiti e profumati. Una volta
che avrete scelto e fatto vostri questi due
gesti quotidiani, potrò annoiarvi su come i
batteri siano fantastici per pulire casa (esatto,
colonizzare gli spazi con batteri buoni evita
che in quegli stessi luoghi vadano a vivere
batteri patogeni) e addirittura per curare la
nostra pelle (si, dovete farvene una ragione,
sulle vostre mani post manicure, proprio ora,
banchettano milioni di microorganismi). Non
sentiamoci mai soli, dunque... perché alcuni
dei nostri migliori amici sono germi.
Pionieri nel biologico dal 1974
Il buon giorno inizia
dal mattino
Cereali integrali o frutta secca?
Dolci bacche maturate dal sole
o nocciole croccanti? Ghiotto
cioccolato, croccanti flakes o
semplici semi tostati?
L’unica cosa difficile, dei Muesli
RAPUNZEL, è quale scegliere
nel vasto assortimento. Scopri
il tuo preferito per iniziare una
perfetta giornata.
www.rapunzel.de
Wir machen Bio aus Liebe.
24
cuorebio magazine
illustrazione di Ana Žaja Petrak tratta da Valore Alimentare
attività naturali
l’alimentazione dello
sportivo in inverno
ll regime alimentare invernale deve cercare
di prevenire gli inconvenienti legati alle basse
temperature esterne, apportando calore
all’organismo. Occorre pertanto incrementare
la quota di grassi, i principi nutritivi in grado
di sviluppare calore metabolico in maggiore
quantità per unità di peso. Vanno però centellinati i grassi saturi di provenienza animale
(burro, formaggi, carni rosse e insaccati), pericolosi per la salute in quanto potenzialmente aterogeni, cioè in grado di promuovere la
formazione delle famigerate placche di grasso
sulle pareti delle arterie. È bene dare la
preferenza ai grassi monoinsaturi contenuti
nell’olio extravergine d’oliva e ai grassi polinsaturi contenuti nel pesce e in alcuni oli vegetali. Il ripristino delle energie spese durante
l’allenamento è assicurato dall’assunzione di
piatti caldi e semiliquidi, i classici minestroni
di cereali e legumi. Il cereale apporta tutta la
vitalità del chicco, soprattutto se proveniente
da culture biologiche o biodinamiche. I legumi assicurano un ottimale apporto proteico
e il brodo vegetale restituisce all’organismo i
liquidi e i sali minerali persi con la sudorazione. La pietanza deve essere servita ben calda,
per ridonare all’organismo la sensazione di
calore piacevole, protettivo e avvolgente. Un
bicchiere di vino rosso (circa 100 millilitri)
di provenienza biologica è un piacevole e…
riscaldante premio per ripagare dalla fatica
dell’allenamento. Non superare assolutamente i 100 millilitri a pasto è però tassativo per
scongiurare gli effetti negativi (azione tossica
dell’alcool su fegato, cuore e muscoli).
Non avvelenare il vostro corpo
Molti concimi, diserbanti, pesticidi e additivi
chimici impiegati nell’agroalimentare convenzionale sono potenzialmente tossici per
la “respirazione cellulare”, una vera e propria
respirazione “interna” tramite la quale l’ossi-
geno veicolato dal sangue raggiunge le cellule
degli organi insieme con i substrati energetici
derivati dagli alimenti. Ossigeno e substrati
energetici entrano nei mitocondri, le microscopiche centraline energetiche endocellulari
ove avvengono le reazioni chimiche responsabili della produzione di energia metabolica
aerobica. I mitocondri sono il “cuore” di
questa respirazione così importante non solo
nella fisiologia dello sport, ma anche (e soprattutto) nel mantenimento della vita e della
salute. Gli alimenti provenienti da colture
convenzionali potrebbero pertanto non essere
del tutto idonei per lo sportivo. L’avvelenamento del motore aerobico è insidioso e non
sempre grossolanamente evidente: si può manifestare con un calo dei livelli prestazionali
o con un aumento dei tempi di recupero.
A volte lo sportivo si sente stanco ed esegue
per questo esami del sangue che spesso non
danno risultati anomali. I sintomi si manifestano non di rado proprio nei mesi invernali,
quando l’azione vitalizzante della luce solare
raggiunge il livello più basso nel corso dell’anno. È necessaria una maggiore attenzione alle
strategie nutrizionali: con l’introduzione di
alimenti biologici e biodinamici, può spesso
risolvere il problema. Ciò è tanto più evidente
per gli atleti “master” ultracinquantenni nei
quali si possono più facilmente innescare
processi di stress ossidativo cellulare proprio
per motivi anagrafici.
di Enrico Mariani tratto da
www.valorealimentare.it
cuorebio magazine
25
nella foto sotto: Luca Gianotti
ciaspolando
sulla neve
Molti camminatori in inverno riposano.
Fa freddo, a volte c’è la neve, tutto diventa
più difficile. In parte è vero, le condizioni
sono più severe, quindi serve maggior prudenza e maggior esperienza. Ma esperienza
e prudenza si costruiscono pian piano. E la
natura in inverno è affascinante. Camminare
in inverno consente di scoprire i luoghi vicini,
quelli che conosciamo bene nelle altre stagioni, e vederli diversi, trasformati, più selvaggi.
Con la neve, poi, può capitare che anche le
colline dietro casa ci facciano vivere l’esperienza degli esploratori. Con la neve i sentieri
si vedono appena o scompaiono.
Camminare in inverno consente di scoprire l’arte di perdersi, non serve andare nella
giungla tropicale... Per i più fortunati, è sufficiente la collina dietro casa dopo una bella
nevicata. Senza tracce sul terreno, i sentieri
sono poco visibili, uscite allora dalla traccia
battuta. Andate a scoprire quella piccola valletta che non avevate mai considerato.
Con le ciaspole ai piedi, un passo dopo l’al26
cuorebio magazine
tro, il rumore sulla neve, il vostro respiro, il
silenzio intorno. Scoprirete angoli di mondo
inaspettati, e con la coltre nevosa il paesaggio
diventa silenzioso e magico. Capita, infatti,
che anche vicino a casa si possano vivere
piccole avventure, perdersi per poi ritrovarsi
dopo qualche ora, dopo aver vissuto veri e
propri momenti di emozione, quasi di paura,
perché l’uomo teme di perdersi; anche se la
mente ci dice che siamo a un paio di chilometri dalla strada, la pancia, il nostro lato
istintivo e primordiale, ha paura.
Arrivati sulla collina, da cui si vede il paesaggio e ci si ritrova, si vede la strada, ecco
che l’emozione diventa quella di una piccola
vittoria, dunque gioia: la gioia che dà un paesaggio innnevato e incontaminato è unica.
È possibile provare queste emozioni grazie
alle racchette da neve, o ciaspole nel dialetto
della val di Non, in Trentino.
È dai tempi antichi che l’uomo usa racchette da neve per spostarsi, ma con l’introduzione delle ciaspole moderne i cammina-
tori, anche senza la conoscenza di tecniche
particolari, solo con un po’ di pratica e di
prudenza, possono raggiungere luoghi che in
precedenza erano riservati agli alpinisti e agli
sci-alpinisti.
In commercio ne esistono di tanti tipi, dalle più economiche in plastica alle più costose
con telaio in alluminio.
Oltre alle ciaspole sono indispensabili i bastoncini e le ghette. I bastoncini, telescopici o
no, servono per avere un equilibrio migliore.
Avere quattro appoggi invece di due in questi
casi è molto utile.
Ovviamente camminare nella neve alta
in inverno, fuori sentiero, richiede prudenza, quindi ancor più che in estate occorre
saper valutare fin dove spingersi in base alla
propria esperienza, capacità tecnica, preparazione fisica.
Chi non è in grado di saper leggere la neve
si affidi all’accompagnamento degli esperti o
si tenga lontano da pendii ripidi e altri luoghi
più adatti agli alpinisti veri, rimanga nei boschi e sulle colline più dolci. Ci si può sentire
degli esploratori anche vicino a casa.
Camminare anche in inverno ci aiuta a
tenerci in allenamento, pronti per ripartire
per i cammini più lunghi, al ritorno della
primavera.
Luca Gianotti è autore del libro “L’arte del
camminare” (Ediciclo), il suo sito web è
www.lucagianotti.it; per le proposte di
viaggi a piedi tutto l’anno potete guardare
il sito www.compagniadeicammini.it
consigli per i viaggi
turismo alternativo
l’angolo dei più piccoli
ti conosco mascherina!
Per festeggiare il Carnevale in allegria, ecco
una proposta colorata, semplice e velocissima
da preparare utilizzando materiali di riciclo.
foto e styling di Sabrina Scicchitano
Occorrente:
• cartoncino e scatole rigide (per esempio
quelle dei cereali per la colazione)
• cannucce usate
• carte di caramelle o di barrette
• cartine leggere degli agrumi
• colla vinilica
• un rotolino di elastico
• forbici
• matita
• fora buchi
Disegnate, sul cartoncino, delle mascherine
con le forme che preferite; quindi, ritagliatele,
aprite delle fessure in corrispondenza degli
occhi e praticate ai bordi dei fori nei quali farete passare l’elastico. Prendete due recipienti
e tagliatevi in uno le cannucce a pezzetti
di circa 1,5 cm e nell’altro le cartine delle
caramelle tagliate a pezzetti. Stendete la colla
vinilica sul cartoncino e incollate i pezzettini
di cannuccia o le cartine di caramelle, come
più vi piace, aspettando che asciughi.
Infilate nei fori laterali l’elastico tagliato
per una lunghezza di circa 20 cm, aggiustando la misura e fissandolo con un nodino. Le
vostre originali mascherine saranno pronte
per le vostre feste in maschera: sono talmente
semplici, che ne potrete preparare più d’una,
così da regalarle anche ai vostri amici, per festeggiare tutti insieme il Carnevale in allegria.
cuorebio magazine
27
angolo delle buone pratiche
la bicicletta:
istruzioni per l’uso
Siete tra coloro che sfidano il freddo invernale
e la pioggia pur di utilizzare le due ruote?
Ma non sapete bene come prendervi cura
del vostro nuovo mezzo di trasporto e come
comportarvi in caso di furto? Abbiamo pensato di darvi qualche consiglio.
La manutenzione
Per essere sicura e funzionare al meglio, la
bicicletta ha bisogno di alcune semplici cure
che vanno fatte con una certa continuità. Una
o due volte l’anno, inoltre, è consigliabile un
check-up completo da parte di uno specialista. Anche se è una cosa semplice, spesso ci
si dimentica di tenere sotto controllo la pressione delle gomme che, all’occorrenza, devono
essere gonfiate. Certo, è un’operazione noiosa
28
cuorebio magazine
e ci si sporca un po’, ma avere pneumatici con
la giusta pressione rende la pedalata più scorrevole e permette di evitare molte forature.
La pressione consigliata normalmente
è intorno alle 4 atmosfere o 4 bar.
È importante anche verificare l’usura del
battistrada; se il copertone è consumato o
screpolato ai lati, va sostituito perché diventa
poco sicuro e si può forare con facilità.
Grande cura va poi riservata ai freni: quando
si sente la frenata lunga, a volte, basta solo
registrarli, ma in altri casi vanno sostituiti
i pattini. Avere freni ben funzionanti è
la prima norma di sicurezza per se stessi
e per gli altri.
Ricordate che quando piove i pattini
dei freni si consumano più velocemente.
È richiesta la competenza di un meccanico
specializzato per la regolazione del cambio,
un dispositivo abbastanza delicato, e per la
sostituzione della catena che, con il tempo,
si consuma: la vita della catena varia dai
3000 ai 7000 km, in base all’uso e allo sforzo
a cui si sottopone. Quand’è usurata va cambiata, altrimenti danneggia gli ingranaggi,
che hanno alti costi di riparazione.
Nella manutenzione ordinaria, va pulita e
oliata quand’è secca, un’operazione che si può
fare anche a casa, usando prodotti appositi.
Se non usate la vostra bicicletta per lungo
tempo, abbiate cura di riporla sollevata
da terra, se vi è possibile, così da preservare
più a lungo i copertoni.
Come evitare il furto della bici
Il fenomeno del furto è purtroppo molto
diff uso, soprattutto nelle grandi città del
Nord e del Centro, anche se non è facile avere
un’idea precisa della sua dimensione perché
le denunce di furto non vengono registrate e
catalogate a parte, trattandosi di un bene mobile non registrato. Da un’indagine Fiab, pare
che solo il 30-40% dei furti venga denunciato,
perché la sfiducia diff usa sulla possibilità di
ritrovare il mezzo scoraggia la segnalazione
alle autorità. Proprio la Federazione italiana
amici della bicicletta è da anni impegnata per
trovare delle soluzioni al problema. Il furto
genera anche ricadute economiche negative:
chi ha subito un furto, infatti, non sempre
riacquista il mezzo ed è più incline ad acquistare una bici a basso costo. Il risultato è che
in gran parte le bici circolanti in città sono in
pessime condizioni, poco comode e poco sicure. Per cercare di risolvere questo problema,
che frena lo sviluppo della ciclabilità urbana,
è auspicabile una serie di soluzioni. La creazione di parcheggi sicuri e custoditi; l’installazione di portabiciclette che permettano
di agganciare il telaio della bici; la creazione
di un registro nazionale delle biciclette che
permetta l’identificazione del proprietario
in caso di ritrovamento.
Le biciclette possono essere schedate con
una punzonatura sul telaio che riporti il codice fiscale del proprietario. Il sistema Bicycode
è già adottato in vari paesi europei, seppure
in una fase ancora in via di sviluppo. Ma cosa
possiamo fare noi ora e subito? Denunciare il
furto e in via preventiva fotografare la nostra
bicicletta e archiviare la foto, serve in caso
di ritrovamento; usare lucchetto e catena
robusti, cercare di agganciare la bicicletta
a supporti resistenti; poter parcheggiare nei
cortili all’interno dei condomini; aggregarsi
alle iniziative che chiedono più sicurezza
e più tutela per i ciclisti e per le biciclette.
di Simonetta Bettio
www.simonettabiketours.it
notizie dalla fattoria
Raffaella Resnati vive e lavora in provincia di Milano.
Ama la natura e gli animali. Crede e ricerca un
benessere che coinvolga mente, corpo e spirito.
Dopo l’esperienza alla Di Vaira si è iscritta ad un
corso di orticoltura biologica.
la Terra chiama:
l’esperienza di una wwoofer
alla Fattoria di Vaira
In questo numero, diamo la parola a Raffaella una wwoofer (volontari che, per un
periodo, scelgono di lavorare in campagna,
in cambio di vitto e alloggio; per info
www.wwoof.it) che là ha vissuto un’esperienza unica.
“Il desiderio di vivere un contatto più diretto
e stretto con la terra e conoscere e comprendere meglio il mondo biologico e biodinamico
mi spinge a chiedere di poter fare la wwoofer presso la Fattoria di Vaira, in Molise.
Fortunatamente, grazie a Paola ed Emanuela,
il desiderio si avvera e con un’amica, Viviana,
lascio per un mese Milano e il mio lavoro
d’impiegata per iniziare questa avventura.
Parto senza particolari aspettative, ma con
grande curiosità e disponibilità, con mente
e cuore aperti. Imboccare la strada che porta
all’azienda è stato come entrare in un dipinto,
un quadro che prende vita. Immediatamente
siamo circondate da campi sterminati, trame
di svariati colori, dolci forme illuminate dal
sole che rende tutto ancora più brillante e
vivo. Il benvenuto dei campi è stato come
un caldo e accogliente abbraccio da cui, poi,
è stato difficile staccarsi. Alla Fattoria, con
un luminoso sorriso, ci accoglie Emanuela
che ci fa vedere dove alloggeremo e ci dà le
prime indicazioni; il resto poi si capirà strada
facendo. Basta davvero poco per entrare nei
ritmi della “piccola comunità” che anima e
si prende cura della Di Vaira. Una comunità
composta da persone meravigliose, ognuna
con le proprie caratteristiche e competenze,
un organismo vivente e pulsante che presto si
trasforma in una sorta di “famiglia” con cui si
condividono tempi e spazi, ma anche pensieri, sensazioni, imprevisti, fatiche e gioie.
Le giornate iniziano al mattino presto
ritrovandoci al “cerchio” (la riunione di tutti
i lavoratori prima di iniziare le varie attività)
e scorrono velocemente, ma con pienezza
e intensità. Giorno dopo giorno incomincio
a conoscere le persone e di cosa si occupano, i vari (e tanti) lavori che s’intrecciano e
alternano e piccoli e importanti dettagli sulla
coltivazione biodinamica. Essendo agosto un
mese pieno delle più svariate attività, ho avuto l’opportunità di conoscere e sperimentare
diversi tipi di lavoro: la raccolta di meloni,
angurie e pomodori, la vendemmia, la stalla,
i trapianti, gli impianti di irrigazione e tanto
altro. Comincio a comprendere, non solo a
immaginare, quanto impegno, fatica, sudore
e sacrifici ci sono dietro al mondo agricolo e
a ogni singolo lavoro; ma nello stesso tempo
appare subito evidente quanta passione e cura
ci sono nell’occuparsene e quanto prezioso sia
ogni singolo atto. Ho avuto la fortuna di conoscere e apprezzare uomini e donne esperte,
sempre disponibili a condividere le proprie
conoscenze, con pazienza e attenzione, con
serietà e allegria. Comincio anche a conoscere
e amare i campi, che per me sono stati, e sono
cuorebio magazine
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tuttora entità viventi, meravigliose e “parlanti”, a godermeli sia durante la giornata lavorativa sia nelle passeggiate serali, a sentirne la
mancanza e a chiederne, ora, notizie. È stata
un’esperienza significativa e arricchente,
anche impegnativa, proprio perché realistica e vicina all’autentica quotidianità della
vita agricola, ma sicuramente ripagante e
appagante, un viaggio dentro la terra e dentro
di me che ancora continua. Per una sorta di
alchimia che nasce dall’incontro tra la Terra e
coloro che se ne prendono cura con passione,
competenza e dedizione accade un’inaspettata magia che lascia trasformati.
La terra spalanca i sensi, nutre le radici,
riporta all’essenziale e a quella semplicità
vera e ricca che nutre nel profondo. Ho modificato e ampliato sguardi e pensieri, lasciato
andare il superfluo, nutrito corpo e anima,
ritrovato ritmi interiori più lenti e naturali
(anche quando quelli fuori erano più intensi),
dato ancora più valore al lavoro agricolo e alle
persone che se ne occupano.
Da tutto e da tutti ho imparato qualcosa,
sia a livello “pratico” che umano e ho sicuramente ricevuto di più, molto di più, di quello
che sono riuscita a dare. Porto nel cuore, con
gratitudine, ricordi e sensazioni ancora vivi
e forti semi, per nuovi germogli. La mia è
stata davvero una piccola, piccola esperienza
Nuov
rispetto al grande e importante lavoro che
c’è dietro ai prodotti che consumiamo, reso
ancora più impegnativo, ma prezioso dalla
scelta di un’agricoltura biodinamica.
Oggi faccio la mia spesa con ancora più
consapevolezza e rispetto. Ora so che con le
mie scelte alimentari non solo nutro il mio
Della Fattoria Di Vaira
vi consigliamo: il miele
Il miele è il dolcificante naturale per
eccellenza. Prodotto dalle api a partire
dal nettare e/o dalla melata delle piante,
è caratterizzato da un potere dolcificante
maggiore rispetto al comune zucchero
(saccarosio). A seconda della tipologia
di nettari di cui si compone, il miele
presenta colore, sapore e aroma diversi,
tanto che si distinguono più di 20 varietà
di mieli italiani. Il miele di millefiori della Fattoria Di Vaira, come
dice il nome, è costituito da una
miscellanea di nettari provenienti
da piante diverse. Le sue caratteristiche cambiano notevolmente
in relazione alla grande diversità
corpo in maniera più sana e vitale, ma in
qualche modo contribuisco a sostenere un
progetto che si prende cura e rispetta la terra
e di conseguenza si prende cura di noi e delle
generazioni future.
La Terra chiama ed è ormai impossibile
non rispondere al suo richiamo”.
della vegetazione su cui le api qui possono volare a bottinare. Negli ultimi anni
la produzione di miele in Italia ha subito
una notevole riduzione complici l’andamento stagionale, le difficoltà di gestione
di nuove e vecchie patologie dell’alveare,
l’inquinamento ambientale, la riduzione
di biodiversità (in altri termini l’eccesso
di cementificazione, la dominanza delle
monocolture e il ricorso esasperato a
insetticidi chimici di sintesi) con conseguente perdita di un elevato numero di
alveari e, quindi, di insetti impollinatori. Infatti non bisogna
dimenticare il ruolo fondamentale svolto dalle api, assieme ad
altri pronubi, dal quale dipende
gran parte della produttività
delle colture mondiali.
o
Novità: Latte di proseguimento a base di
latte di capra bio 2
A m o re , it à
s e re n
e d H olle
Da più di 80 anni, pioniere nella produzione di alimenti per l'infanzia biodinamici
Siamo lieti di potervi offrire, un latte di proseguimento a base di latte di capra bio da utilizzare dopo il sesto mese.
Questo latte di proseguimento è adatto per lattanti a cui viene somministrata già l’alimentazione complementare.
Chiedi in negozio i campioncini Holle e visita il nostro sito internet: www.holle.it
L’alimento ideale per il bambino è il latte materno che deve essere somministrato fino a quando è possibile, anche durante lo svezzamento e l’alimentazione diversificata.
Qualora l’allattamento al seno non sia possibile o sufficiente, previo parere del pediatra, si può usare un latte per l’infanzia Holle adatto ai bisogni del lattante.
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cuorebio magazine
notizie dal mondo bio
ISOLA BIO
HOLLE
riso e avena
light
pappa mais
e tapioca
Due alternative vegetali dal
gusto delicato e rinfrescante,
entrambe senza grassi saturi
e a basso contenuto di sale.
Ideali a colazione, calde o
fredde, una volta aperte si
conservano in frigorifero.
Holle è l’azienda specialista
negli alimenti per l’infanzia.
Come la pappa mais e tapioca:
certificata Demeter, è indicata
dal quarto mese (salvo diversa
indicazione del pediatra). Facile
da preparare, si può usare per
pappe con e senza latte.
PIÙ BENE
piadine
sfogliate
di farro,
di frumento
e di kamut®
ECOR
ravioli ai carciofi
Una squisita sfoglia racchiude
al suo interno un morbido
e delicato ripieno a base di
carciofi. Questi ravioli sono
facili e veloci da preparare;
una volta cotti potrete
arricchirli con un condimento
a vostra scelta, anche
semplicemente con
un filo d’olio.
VOELKEL
succo di mela
e carota
Voelkel propone un’ampia
gamma di succhi di frutta e
verdura, per andare incontro
a gusti ed esigenze diverse.
Come quello nato dal classico
abbinamento di mela e carota:
gradevole e dissetante, è
certificato Demeter. Viene
proposto in bottiglia di vetro
da 0,75 l.
Queste tre piadine fanno
parte della linea Più Bene
contraddistinta dal claim
senza lievito. Ottime a
tavola, al posto del pane,
per accompagnare verdure
grigliate, formaggi e salumi,
sono perfette anche con
abbinamenti dolci.
novità
pasta madre fresca
Già pronta all’uso, è ideale per
preparare facilmente il pane in casa:
garantisce una lievitazione lenta e
naturale e un pane fragrante, dal
caratteristico aroma che dura a lungo.
È inoltre un perfetto starter per chi
desidera produrre il proprio lievito
madre.
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oggi leggiamo...
VegAgenda
2015
Figli
vegetariani
Il pane & la
madre. Ricette
e farina del nostro sacco per
un pane buono,
bio e sociale
HEINZ GRILL
AUTORI VARI
LUCIANO PROIETTI
CHIARA SPADARO
Stephan Wunderlich Verlag Editore
Edizioni Sonda
Edizioni Sonda
Altreconomia
“L’alimentazione porta la forza
eterica della natura nel senso di
luce e calore, nonché di sostanze
armoniche e di una purezza naturale.
Queste forze eteriche sono più sottili
della forza esteriore della sostanza
ponderabile. […] Quanto più saggiamente ci si rapporta con gli alimenti
e li si mette al servizio dell’umanità,
tanto più si creano forze eteriche per
altre persone in aggiunta a quelle
della natura”.
La VegAgenda 2015 è dedicata ai
cuccioli, cui autori e collaboratori
delle Edizioni Sonda hanno dedicato
le loro riflessioni; ogni intervento
è accompagnato dalle vignette di
Silvia Ziche. C’è poi l’inedita lettura
dei segni zodiacali di Leonardo Caffo,
l’inserto fotografico delle ricette
crudiste dal mondo di Yari Prete e la
riflessione sul senso della vita di Will
Tutle. Con l’elenco dei migliori ristoranti vegetariani e vegani d’Italia.
Disponibile in un’edizione aggiornata, è un manuale che si rivolge ai genitori e agli educatori. È il frutto di
una lunga ricerca svolta dall’autore
con l’ausilio del Cento di auxologia
della Clinica pediatrica dell’Università di Torino e di una raccolta di dati
sui bambini vegetariani italiani, in
collaborazione con l’Associazione
vegetariana italiana (Avi), la Società
scientifica di nutrizione vegetariana
(Ssnv) e i Centri di nascita naturale.
Un libro dedicato a tutti coloro che
vogliono conoscere la pasta madre
e imparare a utilizzarla.
Oltre alla ricetta base e alle istruzioni
per nutrire e far vivere la pasta
madre, propone 25 ricette di pane,
pizza, focacce, tigelle, taralli, croissant e molto altro. Inoltre, la mappa
degli “spacciatori” di pasta madre, le
Comunità del cibo, i forni collettivi,
i corsi e gli eventi, come il pasta
“madre day”.
FRULLATI
i colori
della frutta bio
I Frullati Achillea, densi,
ricchi di profumo, di sapore
e di proprietà nutritive,
come la natura da cui prendono vita,
sono un mix di frutta
biologica dello stesso colore.
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cuorebio magazine
www.achillea.com
messaggio promozional-letterario
L’alimentazione
e la forza donatrice dell’uomo
l’angolo del giardino
piante da appartamento: come sceglierle
Nella stagione fredda sentiamo
il desiderio di riempire di “verde”
le nostre case, per riprenderci un
po’ dei colori della primavera e
dell’estate. Le piante sono degli
esseri viventi e come tali sono
in grado di entrare in relazione
con altri esseri, persone incluse.
La presenza di una pianta non
è solamente legata a fattori di
estetica o al fatto che pulisce e
purifica l’aria che respiriamo:
essa entra in relazione con
noi. Scegliendo le piante di cui
circondarci è opportuno acquistare le più resistenti e semplici
da curare. Purtroppo sono rari i
garden center che vendono piante
da appartamento biologiche.
La luminosità
L’ambiente deve godere di molta
luce, ma non diretta, in modo
sia da evitare ustioni alle foglie
che di dar luogo a sbalzi termici.
Attenzione, anche, a non porre le
piante in corridoi stretti o all’angolo di una porta, dove potrebbero subire piccoli urti. Un luogo
dove non mettere le piante è la
camera da letto, per lo scambio
tra ossigeno e anidride carbonica, ma anche per gli animaletti
che potrebbero sviluppare nel
suolo. La scelta va fatta anche in
virtù degli ambienti e del grado
di umidità dell’aria in ciascuna
stanza. Alcuni esempi?
Il Ficus elastica è adatto agli
androni o agli ingressi, in quanto
resiste agli sbalzi termici. Il
Ficus benjamina, pianta più delicata, ma “allegra”, va benissimo
in soggiorno. La Kenzia, pianta
elegante, ha bisogno di un spazio
per poter esprimere la propria
forma, senza essere soffocata
da arredi vicini. Spathiphyllum
e Dracaena si adattano anche
a piccoli spazi. Potus e Areca
(Chrysalidocarpus lutescens)
stanno bene in cucina perché
assorbono gli odori e molta
umidità, necessitando di poca acqua. In bagno, invece, possiamo
mettere il Capelvenere (Adiantum capillus Veneris) nelle aree
più ombreggiate, mentre nella
parte più luminosa l’Anthurium.
Nei corridoi possiamo ospitare
la Sansevieria. Nei terrazzini e
sui davanzali in ombra si trova
a suo agio la Clivia, mentre le
parti più soleggiate sono adatte
alle piante grasse, avendo cura di
non posizionarle in luoghi dove si
mangia, ci si riposa o ci si siede:
il vento può far volare dei piccoli
aghi e creare degli inconvenienti
spiacevoli.
La “simpatia”
Le caratteristiche del nostro
ambiente non sono le uniche
delle quali tener conto; dobbiamo
considerare anche il nostro temperamento, per poter stabilire un
particolare feeling con le nostre
piante. Questa condizione ci permetterà di accudirle con serenità
e ci farà apparire la nostra casa
più viva. Scherzosamente possiamo dire: “Fate diventare le vostre
piante delle amiche che silenziosamente vi trasmettono quiete”.
di Paolo Pistis, tratto da
www.valorealimentare.it
Più Bene ti accompagna nella scelta degli alimenti, adatti alle
tue esigenze, per vivere comunque la tavola con gusto e piacere.
Teff, cereale tipico di Etiopia ed Eritrea, quinoa, miglio e riso sono tutti naturalmente
senza glutine. Questi nuovi prodotti, ottimi per la colazione e la merenda, fanno parte
della linea senza glutine Più Bene e non contengono olio di palma.
piubenebio.it
cuorebio magazine
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vivere ad impatto quasi zero
i vegetariani non sono più soli
a cura di verdementaverde
Le lasagne non sono
più quelle di una volta
Mi sono accorta che da qualche
tempo ho cambiato le mie abitudini
a tavola. Più o meno consapevolmente, quando vado a fare la
spesa acquisto più frutta e verdura
di prima, poi cereali e legumi.
Insomma, quasi quasi sto diventando vegetariana! Ne ho avuto
la conferma quando, a pranzo dai
miei, mia mamma ha portato in
tavola le lasagne fatte con il ragù
di seitan e la besciamella vegetale.
“Ecco come piace a te! Ormai abbiamo imparato anche noi ad usare
gli ingredienti “strani” che compri
tu!”. Sarà stato un complimento
oppure no? Non lo so, devo ancora
pensarci un po’ su.
Caprette alla riscossa
Ho letto che i vegetariani in Italia
sono circa 5 milioni! Incredibile:
mio zio, vegetariano della prima
ora, mi ha raccontato che fino a
pochi anni fa lo prendevano in giro
chiamandolo “capretta” perché
mangiava tanta “erba”. Eppure, mi
ha fatto vedere un libro in cui si
racconta che molti filosofi, pensatori e artisti del passato sono stati
vegetariani: Leonardo Da Vinci,
Pitagora, Lev Tolstoj, Gandhi,
Einstein, Platone, Seneca e Socrate.
Oggi ci sono tanti attori e cantanti
che hanno fatto questa scelta, ma
la situazione è cambiata anche tra
le persone “comuni”, grazie anche
al fatto che ormai in commercio
esistono moltissimi prodotti a
disposizione di chi decide di non
mangiare carne. E c’è anche molta
attenzione e più rispetto per chi ha
fatto questa scelta di vita, tanto che
ormai, quando si va al ristorante,
appuntamenti
Convegno mondiale
di agricoltura biodinamica
Dal 4 al 7 febbraio torna al Gotheanum di Dornach, in Svizzera,
il convegno mondiale di agricoltura biodinamica rivolto agli agricoltori biodinamici, ma anche a tutti coloro che sono interessati a un’agricoltura e a una produzione di alimenti ispirata all’antroposofia.
Intitolata “Come accompagniamo dignitosamente gli animali verso
il futuro?” si interrogherà sulla relazione uomo/animale, attraverso
conferenze, laboratori dialogici, comunicazioni scientifiche
ed esperienze di vita.
Per ulteriori informazioni: www.biodinamica.org
e [email protected]
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cuorebio magazine
non è poi così difficile trovare un
menù solo vegetariano. Per fortuna
le cose cambiano e, in questo caso,
in meglio, è proprio il caso di dirlo.
Da leccarsi le dita
Seguendo le istruzione di mia
mamma (incredibile, ma vero) ho
provato a rifare la besciamella vegetale. Ho scoperto che ci sono due
ricette: una è quasi uguale a quella
tradizionale, basta solo sostituire
il latte di vacca con la bevanda di
soia, mentre l’altra viene preparata
utilizzando il brodo vegetale. Praticamente basta tostare un po’ di
farina, aggiungere una grattugiatina di noce moscata e un po’ di brodo di verdure caldo, mescolando
delicatamente fino a formare una
crema un po’ liquida. L’ho usata per
ricoprire i finocchi, che avevo già
parzialmente lessato, poi una spolverata di pan grattato e in forno per
15 minuti. Le mie amiche hanno
fatto un applauso, e poi Claudia ha
chiesto: ma la besciamella con il
latte non era già vegetale? Se non ci
fosse bisognerebbe inventarla!
Crudisti per caso?
Gli amici servono sempre ad aprire
i propri orizzonti, soprattutto
quando si possono avere delle sane
discussioni! Oggi ho passato la domenica pomeriggio a parlare di vegani, vegetariani, fruttariani, ecc.
Tra i presenti c’era anche Giorgio
il crudista, il fidanzato di Sandra.
Lui ci ha detto che ci sono un sacco
di pregiudizi sulle scelte alimentari
diverse, ma bisogna provare anche
ad andare oltre.
Aprire la mente
Essere vegani è proprio cruelty
free perché non vuol dire soltanto
astenersi dal mangiare prodotti
animali o derivati da animali, ma
anche non utilizzarli per usi non
alimentari. Quindi, no a carne,
pesce, latte, formaggi, uova, miele,
ecc., ma a anche a scarpe di pelle,
camicette di seta e tanti altri prodotti ai quali magari non si pensa:
a volte leggendo le etichette si
fanno delle scoperte interessanti.
Per sondare un po’ gli animi, alla
macchinetta del caffè ho fatto
qualche domanda ai colleghi su
vegetarianesimo & C. Devo dire la
verità: non ho riscontrato grande
entusiasmo e, soprattutto, le opinioni sono molto confuse.
Ho deciso allora di deliziarli con
una specialità vegana, consigliatami da Daniela, così spiego meglio
di che si tratta. Perché l’importare
è conoscere, anche se non si hanno
le stesse idee.
Un quasi “tiramisù”
alternativo
Ingredienti
• fette biscottate (la quantità dipende da quanto alto lo si vuol fare)
• 1 litro circa di caffè d’orzo o cicoria (anche solubile)
• 800 ml di bevanda di soia
• 4/5 cucchiai di crema di nocciole
(aggiungerne a piacere… golosoni!)
• 6 cucchiai di agar agar in fiocchi
(non prendete paura, deriva da
un’alga)
• 4/5 cucchiai di malto di riso
(attenti a farlo sciogliere bene)
• cacao a piacere, da spolverizzare
alla fine
Preparare il caffè d’orzo e lasciarlo
raffreddare. Portare a ebollizione
la bevanda di soia con tutti
gli altri ingredienti, mescolando
bene (attenti ai grumi e a che non
si attacchi al fondo).
Lasciar bollire per qualche minuto
e poi raffreddare, per far “lavorare”
l’agar agar. Tuffare le fette biscottate nel caffè d’orzo (dolcificato, se
volete) e disporle in un contenitore
rettangolare, versarvi sopra la crema e continuare così con gli strati.
Per ultima, una bella spolverata
di cacao.
Se vuoi contribuire a questa
rubrica invia i tuoi suggerimenti
e consigli all’indirizzo
verdementaverde@hotmail. it
Valore Alimentare
È arrivato il nuovo quaderno di Valore Alimentare
Si chiama “Viaggio all’origine del cibo” e si può
considerare l’essenza del
messaggio che la rivista
online Valore Alimentare
diffonde da ormai dieci
anni. E di un viaggio vero
e proprio si tratta, parten-
valore alimentare
i quaderni
viaggio all’origine
del cibo
per un’alimentazione di qualità
Autori 7ari
do da una considerazione:
del cibo di cui ci nutriamo e
che introduciamo nel nostro
corpo, sappiamo nulla o poco
e spesso in maniera confusa.
Quasi fosse un oggetto inanimato che popola le nostre case,
al cibo non badiamo più di
tanto, salvo preoccuparcene, e
parecchio, quando origina dei
disturbi e ci condiziona la vita.
Riappropriarci dell’attenzione
agli alimenti è invece necessario per capire chi siamo, da
dove veniamo e (anche) dove
vorremmo andare, quale futuro costruire per noi e per
i nostri figli.
Potete trovare il terzo quaderno di Valore Alimentare nei
negozi Cuorebio.
cuorebio magazine
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Cuorebio Magazine gennaio-febbraio 2015 28391
www.negozicuorebio.it
Fino al 31 gennaio 2015