201602 Febbraio 2016

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201602 Febbraio 2016
ANNO ROTARIANO 2015 - 2016 – mese di febbraio 2016 n.7
“CULTURA, IDENTITÀ, SVILUPPO”
PROGRAMMA MESE DI FEBBRAIO 2016
♦ MARTEDI’ 2 FEBBRAIO 2016
Ristorante “Al Migò” – Ca’ del Galletto
Ore 20,00 - Caminetto con Alberto Alexandre
“IL PROGETTO CUSHING: UN SERVICE QUINDICENNALE”
♦ MARTEDI’ 9 FEBBRAIO 2016 – ULTIMO GIORNO DI CARNEVALE
RIUNIONE SOSPESA
♦ MARTEDI’ 16 FEBBRAIO 2016 – Aperta ai familiari
INTERCLUB CON TREVISO NORD
Ristorante “Al Migò” – Ca’ del Galletto
Ore 20,00 – Conviviale
“ITALIA PATRIA DELLA BELLEZZA”
Relatore dott. Maurizio di Robilant
♦ MARTEDI’ 23 FEBBRAIO 2016 - Aperta ai familiari
Ristorante “Al Migò” – Ca’ del Galletto
Ore 20,00 – Conviviale
“GRANDE GUERRA GRANDE FAME…”
Relatore dott. Sergio Tazzer, giornalista e scrittore
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ROTARY CLUB TREVISO
Organigramma 2015-2016
CONSIGLIO DIRETTIVO
Presidente: Giuliano Simionato
Past President: Marcellino Bortolomiol
Presidente eletto: Mauro Polo
Vice Presidenti: Caterina Passarelli, Marina Grasso
Consigliere Segretario: Andrea Bellieni
Consigliere Tesoriere: Roberto Migot
Consigliere Prefetto: Daniele Barbazza
Consiglieri: Laura Masetto, Stefano Minetto, Roberto Riscica
COMPOSIZIONE DELLE COMMISSIONI
Commissione Amministrazione
Commissione Azione internazionale
Presidente: Roberto Riscica
Vice Presidente: Adriano Cappellari
Membri: Roberto Migot (Finanze e Bilancio),
Daniele Barbazza (Programmi Attività)
Franco Vivian (Bollettino e informazione rotariana)
Angelo Caneve, Marina Grasso (Sito Web)
Presidente: Lajos Okolicsányi
Vice Presidente: Daniele Barbazza
Membri: Alberto Alexandre,
Gianfranco Gagliardi
Commissione Relazioni pubbliche
Presidente: Laura Giraldo,
Vice Presidente: Marina Grasso
Membri: Alessandra Del Giudice,
Maurizia Marzolini
Commissione Effettivo
Presidente: Bruno Bazzotti
Membri: Giuseppe Bidoli, Franco Vivian,
Matteo Previti
Commissione Progetti di Servizio
Presidente: Caterina Passarelli
Vice Presidente: Laura Masetto
Membri: Carla Bidoli, Maria Antonietta Possamai
Commissione Fondazione Rotary
Presidente: Roberto Migot
Vice Presidente: Giuseppe Buoro
Membri: Diego Pavan, Graziano Visentin
Commissione Azione Giovani
Presidente: Andrea Danesin,
Vice Presidente: Umberto Crivellari
Membri: Cesare Calandri, Susanna Gotta Zanetti
Commissione Rotary Day
Presidente: Marcellino Bortolomiol
Membri: Giuseppe Bidoli, Stefano Minetto,
Roberto Riscica
Sottocommissione Borse di Studio
Presidente: Daniele Barbazza
Membri: Mario Di Nicolantonio,
Susanna Gotta Zanetti, Mariano Maggiotto
Sottocommissione Rapporti con l’Ateneo
Presidente: Franco Vivian
Membri: Daniele Barbazza, Andrea Bellieni
Revisore dei Conti
Marco Giorgio Contessotto
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“PER SOLO AMORE DELLA MIA CITTÀ”
IL ROTARY AL CONVEGNO SU LUIGI BAILO
Attraverso il sostegno e la partecipazione alla giornata di studio “Per solo amore della mia città. Luigi
Bailo e la cultura a Treviso tra ‘800 e ‘900” organizzata sabato 14 novembre, in concomitanza con la
riapertura del Museo omonimo in Borgo Cavour, dall’Università Ca’ Foscari, dal Comune, dall’Ateneo,
dall’Associazione ex Allievi del Liceo Canova e dal Rotary Treviso, il Club ha inteso esprimere la propria
vicinanza all’identità storico-artistica della città. Pur velata dai tragici fatti di Parigi, l’iniziativa si è
svolta nel segno della bellezza e della cultura, che – come sottolineato dal Presidente Giuliano Simionato
nel suo saluto al pubblico – sono strumenti primari per la convivenza e la comprensione dei popoli.
L’atteso appuntamento non si è risolto una semplice, pur doverosa commemorazione, ma ha costituito
occasione preziosa per riflettere su una figura di forte riferimento culturale: prima nella Treviso
risorgimentale, poi “italiana” dopo il 1866, quindi tragico scenario nella prima guerra mondiale, costretta
poi anch’essa a far spazio al fascismo. Luigi Bailo, testimone di stagioni così significative, pur in una
piccola provincia veneta, è stato autentico “nume tutelare” della cultura e dell’arte trevigiane.
Insegnante, storico, pubblicista, bibliotecario, segretario dell’Ateneo, anima e direttore del Museo che
porta il suo nome. La presenza di relatori di prestigio – Gian Maria Varanini, Steno Zanandrea, Maria
Grazia Caenaro, Giuliano Simionato, Maria Grazia Ghehrardinger, Andrea Bellieni, Luigi Urettini,
Stefano Franzo, Eugenio Manzato e Franco Luciani - ha permesso di approfondire il progetto scientifico
che sottende alla riapertura del rinnovato Museo, destinato a divenire, come auspicato in apertura dei
lavori dall’assessore Luciano Franchin, un attraente ed efficiente polo culturale, non solo per Treviso. Le
due sessioni di studio hanno avuto come corollario la visita alle sale del complesso. Una bellissima
occasione per apprezzarne la restaurata bellezza, che ha registrato la presenza e la soddisfazione di
numerosi rotariani.
EVENTI
Completata la prima parte del
“PROGETTO EDUCARE PER PREVENIRE”
“bside – prevenzione/dissuasione”
“Educare per prevenire” è un contenitore, o meglio un “format” di iniziative e service rivolte al
mondo dei ragazzi e dei giovani adulti. Iniziato cinque anni fa con un convegno sull’alcolismo voluto
dal Presidente Lajos Okolicsányi, e si è ampliato nel tempo, coinvolgendo istituzioni, come la ULSS 9,
altri Rotary Club, sponsor privati,. Il Rotary Club Treviso da qualche anno sostiene in parte le attività
istituzionali della ULSS 9, Dipartimento delle Dipendenze Patologiche, volte appunto a contrastare il
fenomeno della dipendenza, con una attività di prevenzione, svolta nelle scuole primarie e secondarie
(medie e primi anni delle superiori). A fine anno scolastico venivano presentati in un convegno, dagli
operatori e dai ragazzi che avevano partecipato, i risultati delle attività svolte durante l’anno.
L’anno passato in giugno, si è deciso di portare in Piazza dei Signori, per il grande pubblico, e
grazie ad uno sponsor socio del Club, uno spettacolo di performance di canti e balli, interpretati dagli
stessi ragazzi, per dimostrare che è possibile divertirsi senza “farsi”, intitolato appunto “Canto e ballo
senza sballo”. Vi è stata una affluenza di circa cinquecento persone, e ovviamente quest’anno si replica
il 4 giugno! Più recentemente si è aggiunta un’attività di prevenzione/dissuasione, soprattutto verso
l’abuso di sostanze alcoliche, direttamente nei luoghi di consumo (bar, discoteche) e rivolta ai ragazzi
più grandi e giovani adulti. Il progetto, denominato Blu Runner, ora bside, ha riscosso notevole interesse
coinvolgendo qualche centinaio di ragazzi, sia a livello puramente
informativo, sia per eseguire l’alcoltest. Di particolare importante
la presenza all’Home Festival in settembre, evento che ha
richiamato in quattro serate, circa 80.000 giovani da tutto il Nord
Italia, e i risultati sono stati illustrati nella conviviale interclub del
28 gennaio 2016. Anche quest’anno saremo presenti come Rotary
Club al Home Festival ampliando, in collaborazione con la ALS 9,
l’informazione e l’esecuzione di alcoltest.
Dunque avanti con l’educazione alla prevenzione!!!
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CRONACHE
Ristorante
“Al Migò” – ore 20
Conviviale
Presiede
il Presidente
Giuliano
Simionato
MARTEDI’ 12 GENNAIO 2016
UN IMPERO PERDUTO: GLI INCAS E IL PERÙ
Reportage dei Soci Giuseppe Bidoli e Franco Vivian
L’interessantissima relazione dei Soci Bidoli e Vivian è divisa in due parti: la
prima - di Vivian - è un reportage fotografico storico-monumentale, la seconda di Bidoli – è invece di carattere geografico - organizzativo.
UN IMPERO PERDUTO: GLI INCAS E IL PERÙ
Nell' antica lingua “quechua”, quella parlata in Perù dal popolo degli Incas, il
mitico impero era chiamato Tahuantinsuyu, che significava “impero delle quattro
regioni”. Le regioni erano quelle che si dipartivano dalla capitale Cuzco verso le
direzioni dei quattro punti cardinali. Quello degli Incas era divenuto in pochi
decenni (fra il 1463 e il 1532) il più grande impero del continente americano.
Pachacuti (IX imperatore della storia, o meglio IX Inca, come veniva semplicemente
chiamato dai sudditi) aveva conquistato o anche annesso pacificamente molti
territori posti tra la costa del Pacifico e la zona degli altipiani andini. Cosicché lo
stato inca si estendeva dal Perù a gran parte della Bolivia, all’Equador, al Cile e
all’Argentina. In seguito l'XI Inca, Huayna Capac, portò l'impero alla massima
estensione. Dopo la morte di Huayna Capac (1527) e dopo una sanguinosa guerra
civile scoppiata a causa della rivalità dei suoi due figli, nel 1532 ebbe il sopravvento
Atahualpa (XIII ed ultimo Inca). In quel momento forse nessuno pensava che gli
spagnoli fossero alle porte. Ma proprio verso la fine del 1532 avvenne il traumatico
crollo del grande impero, perché improvvisamente arrivarono i “conquistadores”
di Francisco Pizarro. Questi, con soli 106 fanti e 62 soldati a cavallo (bardati di
corazze e provvisti di spade e moschetti) e con diversi cannoni al seguito, ebbe in
breve ragione di Atahualpa, accampato nella città di Cajamarca con migliaia di
uomini, armati soltanto di asce, fionde e sacchetti di sassi.
Fu proprio a Cajamarca (a quel tempo la
seconda città dell'impero) che i cavalieri
spagnoli dettero il via ad uno spaventoso
massacro, catturando anche l’imperatore
Atahualpa, che venne giustiziato l’anno
seguente,
dopo
un
processo
farsa,
nonostante Pizarro gli avesse promessa
salva la vita se avesse fatto riempire d’oro la
stanza di un palazzo. L'oro era stato fatto
portare a Cajamarca da ogni angolo
dell'impero, su ordine di Atahualpa stesso.
Partendo da queste premesse il socio Franco Vivian ha delineato una breve storia
degli Incas e tracciato i lineamenti delle più importanti culture pre-incaiche,
peraltro ricchissime di vasellame e tessuti conservati nel principale museo
archeologico di Lima. Da citare, in particolare, la cultura Moche e soprattutto
quella Nasca, nota per le sue misteriose “linee” che pare rappresentino delle
simbologie collegate a particolari fasi astronomiche. Il sito, forse un enorme luogo
di culto per le divinità astrali, è oggi ben visibile dall'alto, sorvolandolo con piccoli
aerei turistici. La cultura incaica è nata invece intorno al 1200 d. C., quando gli
Incas erano una delle grandi tribù presenti nei territori a cavallo delle Ande.
La carenza di notizie storiche sicure sulle vicende antecedenti l’avvento di
Pachacuti, il grande artefice della nascita dell’impero, sono in gran parte dovute al
fatto che gli Incas non avevano una scrittura. Esisteva semmai un qualcosa che
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serviva ad annotare degli oggetti o dei numeri, come i cosiddetti quipu, costituiti da
particolari cordicelle su cui venivano fatti dei nodi. Quindi non esistono scritti che
narrano la storia degli Incas: ciò che sappiamo è quanto è stato riportato in seguito
dai “conquistadores”, che peraltro non si preoccuparono di conservare una cultura
unica al mondo ma vollero deliberatamente distruggere tutti i monumenti e tutti i
segni della civiltà incaica, a cominciare dai palazzi, dai templi, dai costumi e dalle
tradizioni religiose.
Il popolo Inca (come del resto tutti gli altri popoli dell’America precolombiana) era
separato fisicamente dal mondo euro-asiatico-africano dall'oceano Atlantico. Tale
situazione si mantenne per un lunghissimo periodo di tempo, dopo che era
avvenuto (decine di millenni prima) il grande esodo di popoli asiatici attraverso lo
stretto di Bering. Si spiega così che gli Incas non conoscessero la ruota, o l’aratro, e
neppure l’esistenza dei cavalli o altri animali da trasporto o da tiro. Tuttavia
svilupparono una civiltà straordinaria ed unica nel suo genere. Fecero sorgere
grandi città dotate di architetture originali, peraltro adatte a poter resistere ai
grandi eventi sismici presenti sulle Ande fin dai tempi più remoti. Anche
l’agricoltura si sviluppò in forme originali, con straordinari e grandiosi
terrazzamenti agricoli, delimitati da poderosi muri costruiti con pietre locali.
Franco Vivian si è poi soffermato a parlare di Cuzco, la favolosa antica capitale
degli Incas che vantava, all'epoca del suo massimo splendore, strade diritte e
strette, fiancheggiate da grandi palazzi in pietra e dotate di canali di scolo per
l'acqua piovana. Cuzco, progettata con la pianta a forma di puma (l'animale sacro
per eccellenza), era considerata il "centro del mondo": da essa si diramavano le
strade che portavano alle varie regioni del gigantesco impero e l'abbellivano grandi
templi con le facciate rivestite d'oro. Il complesso di Coricancha era il cuore della
zona sacra, con mura possenti. Là era il Tempio del Sole (la massima divinità
venerata dagli Incas), mentre al suo fianco si innalzava il Tempio della Luna.
Dopo aver fatto distruggere tutta la zona sacra, gli spagnoli fecero costruire sopra
le rovine il convento dei Domenicani, dedicato a Santo Domingo: un atto di
disprezzo e di umiliazione della grande civiltà incaica che in tal modo cessava di
esistere. Altre importanti rovine sono presenti nella "Valle Sacra" (il profondo
avvallamento scavato dal rio Urubamba), con gli interessanti siti archeologici di
Pisac e di Ollantaytambo. Sopra quest'ultimo domina una fortezza dall'ardita
costruzione. Impressionanti i terrazzamenti in pietra sopra i quali enormi blocchi
di granito rosso delimitano quello che rimane del grandioso Tempio del Sole
(rimasto incompiuto), dal quale si può osservare la grande piazza, con a lato gli
acquedotti in pietra che servivano a far arrivare l'acqua potabile.
Come noto, gli Incas praticavano il rito del sacrificio umano per propiziarsi le
divinità. Molti ragazzini di belle fattezze e sana costituzione venivano scelti, fin dai
primi anni della fanciullezza, per essere dati in sacrificio agli dei non appena giunti
all'età della pubertà. I riti si svolgevano sulle cime di montagne di notevole
altitudine (anche oltre i 6000 m) o sulla sommità di qualche vulcano, dove un
corteo di sacerdoti e pellegrini arrivava
dopo un lungo ed estenuante cammino.
All'interno di un cratere spento sul Monte
Ampato ( a 6380 metri), al sud del Perù, è
stata casualmente ritrovata, nel 1995, la
mummia di Juanita, una ragazzina inca
sacrificata all'età di circa tredici anni.
Nelle vicinanze sono stati rinvenuti anche
i resti di altri ragazzi sacrificati. Juanita
morì all'incirca tra il 1440 e il 1450 e il suo
corpo si è perfettamente conservato per oltre 550 anni, perché durante una delle
numerose eruzioni del vulcano, scivolò in una conca che in seguito divenne
ghiaccio che la conservò fino al momento del suo parziale ritiro ed alla
conseguente scoperta. Oggi la mummia di Juanita è conservata nel "Museo
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Santuarios Andinos" della città di Arequipa.
Ma la maggior attrattiva del Perù è Machu Picchu, raggiungibile mediante una
ferrovia che rappresenta una delle maggiori attrattive turistiche di tutto il Perù. Per
secoli la favolosa città inca di Machu Pichu è rimasta sconosciuta, nascosta tra le
montagne a 2500 m di altitudine, tra valli e foreste inaccessibili. Pare che il sito sia
stato abbandonato ancor prima dell’arrivo degli spagnoli, che pertanto non
seppero mai della sua esistenza. Per tale motivo le rovine della leggendaria città si
sono ben conservate nei secoli: si tratta del miglior esempio di centro urbano inca
utilizzato anche per scopi religiosi e per colture agricole. La scoperta della favolosa
città che "sfida il cielo" è dovuta all’archeologo americano Hiram Bingham che vi
giunse, accompagnato da un ragazzo del luogo, il 24 luglio del 1911.
Il Perù ovviamente non è soltanto il paese dei discendenti degli Incas, anche se
forse sono queste le principali attrazioni turistiche, ma è anche una favolosa
regione dove ai siti archeologici si alternano le bellezze naturali, le coste con le loro
immense dune modellate dal vento, i paesaggi vulcanici e gli spettacolari caňon
dove volano altissimi i condor. Senza dimenticare la presenza delle città e dei
villaggi dell'epoca spagnola, dal caratteristico stile coloniale.
Foto 1: Cuzco: complesso di Coricancha e Tempio del Sole
Foto 2: Machu Picchu
PERU’ GRAN TOUR
Le fotografie che ho mostrato rappresentano quello che più mi
ha più colpito dei luoghi e delle persone incontrati durante
questo viaggio in Perù. Non è detto che siano le immagini più
importanti turisticamente ma sono quelle che hanno lasciato il
ricordo più vivo. Lima è stata distrutta più volte dai terremoti,
pertanto di antico è rimasto ben poco. Ricordo il convento di
San Francisco, lo studio fotografico Courret del 1865, il più
vecchio dell’America del sud e un caffè fondato da italiani
nell’800 in Plaza de Armas. Da ricordare le ceramiche erotiche dei popoli Moche e
Chimù nel Museo Herrera. Dopo zone desertiche lungo il Pacifico ci sono
immagini della riserva naturale di Paracas, col deserto di colori incredibili, e delle
isole Ballestas popolate da foche, pinguini e
pellicani.
Come non ricordare le “linee di Nasca” che
raffigurano animali o figure geometriche e che si
possono vedere solo dall’aereo e che qualcuno
ritiene siano state fatte da popoli extraterrestri.
Ecco Arequipa, a “ciudad blanca” contornata da
tre vulcani anch’essa distrutta più volte dai
terremoti, l’ultimo di pochi anni fa. Entriamo nel Monastero di Santa Catalina,
inviolabile per la clausura fino agli anni settanta del secolo scorso e ora
parzialmente visitabile con le sue celle arredate quasi con sfarzo ad accogliere le
figlie della nobiltà cittadina. Arriviamo in Plaza de Armas dove sono schierate
belle poliziotte che si fanno volentieri fotografare con noi turisti. Si prosegue per il
passo dei vulcani a 4950 metri da dove si vede la Cordigliera centrale delle Ande
formata da montagne di origine vulcanica, tra queste l’Ampato, dove è stata
trovata la mummia di Juanita e il Sabancaya ancora attivo e con la cima fumante.
Qui ci sono i lama, gli alpaca e, più avanti, nella valle del Colca, il condor andino
che volteggia maestoso sopra le nostre teste. Lungo questa valle troviamo piccoli
villaggi con chiese coloniali che all’interno tra Cristi sanguinolenti e Madonne con
fattezze indie, che mostrano la spietatezza spagnola anche nella religione, con San
Giacomo che a cavallo calpesta gli indios. Il lago Titicaca, a 3850 metri di altitudine,
si apre alla vista con le isole galleggianti degli Uros, la penisola di Capachica e
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l’isola di Taquile dove si trova una lussureggiante
vegetazione di tipo subtropicale nonostante l’altezza e
una baia dove un gruppo di ragazze danesi fanno il
bagno nell’acqua gelida. Si parte lungo la strada del
Barocco andino con le sue chiese tra le quali spiccano
quelle di San Pedro a Andahuaylillas. Ed ecco Cuzco, la
capitale degli Inca, il centro di Tahuantinsuyo o Terra
delle Quattro Regioni, l’ombelico del mondo; costruita a
forma di puma e distrutta dai conquistadores spagnoli di
Pizarro che, spergiuri come furono in Messico,
massacrarono l’ultimo Inca Atahualpa dopo avergli
promessa salva la vita in cambio di due stanze piene di oro e argento. Sono rimasti
numerosi resti di palazzi e dei templi del Sole e della Luna che, secondo Garcilaso
de la Vega, figlio di un capitano spagnolo e di una principessa Inca, erano
completamente ricoperti rispettivamente da uno strato d’oro e d’argento.
Rimangono vicoli, nella città vecchia, ancora lastricati
con pietre originali e la grande piazza con la
Cattedrale e la chiesa della Compagnia di Gesù
costruite sui resti del palazzo di Inca Viracocha e di
Huayna Capac. Finalmente ecco Machu Picchu,
enigmatica città non conquistata dagli spagnoli e
abbandonata intatta dagli abitanti per cause
misteriose. Splendido panorama dalla Porta del Sol,
che permette la vista fin nella valle di Urubamba. E
qui finiamo con la visita a una comunità Amaru e il
rientro a Lima.
Ristorante
“Al Migò”
ore 20 Caminetto
Presiede
Il Presidente
Giuliano
Simionato
MARTEDI’ 19 GRNNAIO 2016
TREDICI ALBERI DI MELE:
OVVERO LE CONSEGUENZE DI UN TRATTATO DI PACE.
Relazione del Socio Lajos Okolicsányi
Come si vede la fine della prima guerra mondiale “dall’altra
parte?” Si può ritenere tutto dimenticato a distanza di 100 anni?
Questi e molti altri quesiti emergono nel pensiero di molti
uomini d’oggi. Il nostro socio e Past President Lajos Okolicsànyi
ha avuto la curiosità di affrontare questo argomento. Egli ha
preso in prestito metà del titolo del suo racconto da Albert Wass,
uno scrittore ungherese della
Transilvania. I tredici alberi
di mele sono un simbolo di come vennero definiti i
confini dei paesi dell’Europa Centrale da parte dei
vincitori della Prima Guerra Mondiale.
I confini millenari dell’Ungheria. furono frantumati in
diversi pezzi: a tutti i paesi confinanti furono
assegnati intere regioni con le popolazioni ivi
residenti (due terzi del territorio e circa un terzo della
popolazione).
Questi fatti furono seguiti immediatamente da gravi conflitti locali, regionali, peraltro
del tutto inutili ai fini di cambiare le decisioni delle potenze vincitrici.
Si ritiene che nei nuovi confini dei paesi europei (ritenuti da molti e soprattutto dagli
ungheresi, ingiusti) si possano già individuare i motivi della
partecipazione
dell’Ungheria al secondo conflitto mondiale.
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Ristorante
“Al Migò”
ore 20 Conviviale
Presiede
il Presidente
Giuliano
Simionato
MARTEDI’ 26 GENNAIO 2016
INTERCLUB CON TREVISO NORD
Educare per prevenire
La serata interessantissima alla quale hanno partecipato il Presidente Piero
Tenderini del R.C. Treviso Nord e numerosi soci dello stesso Club e che ha visto
anche la partecipazione di S.E. il Prefetto di Treviso, dott.ssa Laura Lega, è stata
riassunta nell’articolo del dott. Polo pubblicato a pag. 3 nello spazio “Eventi”.
COMUNICAZIONI DELLA SEGRETERIA
AUGURI AI SOCI
Paolo Bornello – Carlo Chiodin – Marco Civai – Marco Giorgio Contessotto – Vittorio Faldini – Roberto
Lezzi – Lajos Okolicsányi – Gianfranco Vivian.
per il loro compleanno che ricorre nel mese di febbraio.
SOCI IN ALTRI CLUB O ATTIVITA’ ROTARIANE
Polo e Danesin alla riunione Interclub Interact Rotarct del 14 febbraio 2016
PERCENTUALI DI PRESENZA 1° SEMESTRE 2015-2016
100% - Barbazza – Batacchi – Bellieni – Danesin- Polo - Simionato
95% - Bidoli Giuseppe – Cappellari – Crivellari - Grasso
89% - Passarelli
79% - Migot
74% - Bazzotti – Bortolomiol - Buoro – Marzolini – Pavan
68% - Calandri – Riscica
63% - Minetto – Pegorer - Possamai
58% - Graziani – Masetto – Morona – Putoto
53% - Ciani Bassetti
47% - Baruffi – Chiodin – Comunello - Okolicsányi
42% - Contessotto – De Gioia Carabellese – Del Giudice
37% - Bornello – Contento - Pivato
32% - Da Rolt – Giraldo - Gotta
26% - Civai - Grosso
21% - Alexandre – Bidoli Carla – Caneve – Previti - Squarzoni
16% - Maglia - Visentin
11% - Dominese – Maggiotto – Schenardi - Stiz
5% - Damian – Favretto – Gagliardi - Lezzi
0% - Casonato – Faldini Ferrero - Gallarati Scotti Bonaldi – Gazzoli – Spinelli
Soci dispensati dalla presenza: Di Nicolantonio – Mescola – Monti – Mosca – Palermo – Paolillo –
Pegoraro e Vivian
RICORDATE DI DESTINARE IL 5 PER MILLE AL
“PROGETTO ROTARY DISTRETTO 2060 – ONLUS” - C.F. 93150290232
SEGRETERIA
Orario: Lunedì – Martedì – Venerdì: dalle ore 16,30 alle ore 18,30
Indirizzo: Largo di Porta Altinia, 23 – 31100 TREVISO Tel. e fax: 0422-579931 –
per comunicazioni urgenti cell. Signora Masia: 329 – 5464808
e-mail: [email protected] - sito web: rotaryclubtreviso.it
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