“ Cresceva in età, sapienza e grazia davanti a Dio

Transcript

“ Cresceva in età, sapienza e grazia davanti a Dio
Enna 15-17 Aprile 2016
“ Cresceva in età, sapienza e grazia
davanti a Dio e agli uomini…”(lc 2,52)
Incontrare Gesù in e con la famiglia
Enna 15-17 aprile 2016
(a cura di Lorena e Pino Busacca,
direttori dell’Ufficio per la Famiglia della Conferenza Episcopale Siciliana)
Uscire
"Partì con loro e tornò a Nazaret". Dopo l’esperienza del dialogo con i Dottori nel tempio ed il
conseguente smarrimento dalla carovana, Gesù ritorna a riaggravassi alla carovana, Maria da parte
sua non capisce, medita umile nel suo cuore i fatti inspiegabili che riguardano Gesù, rispetta i temp
di Dio. Così "Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini." Lo sviluppo
integrale del giovinetto all'interno di questa famiglia si snoda sotto lo sguardo compiacente di Dio
ed è opera della sua "grazia", cioè del suo amore di predilezione.
Ciò che caratterizza, soprattutto, questa famiglia è la centralità di Gesù. E' Lui che polarizza tutta
l'attenzione e l'affetto di Maria e di Giuseppe. In questa famiglia uno dei tre è Dio stesso in mezzo a
loro: Dio sotto il volto umano di un bambino che essi hanno accolto e custodiscono, di un ragazzo
che sotto la loro guida ("stava loro sottomesso") cresce e diventa adulto. Un altro elemento
caratterizzante è l’amore di Giuseppe per il figlio putativo, è il custode di Gesù è colui che vigila, in
questo modo esprime il suo amore e consegnerà Gesù alla Chiesa e alla storia. L’affetto paterno di
Giuseppe, allora, e la tenerezza materna di Maria per quel figlio si mescolano e si confondono con
lo stupore, la gratitudine e l'adorazione della creatura verso il proprio Creatore. Tre persone unite
dal legame profondissimo della fede, cioè dalla relazione con Dio, e fuse insieme dall'amore.
Amore che viene loro partecipato in modo invisibile ma reale da quel bambino, da quel ragazzo che
è Dio con loro, il nodo vitale che li stringe e fa di Maria e di Giuseppe due persone innamorate una
dell'altra e incredibilmente unite.
Fondati sulla Parola di Dio possiamo affermare che la famiglia è il primo e significativo ambiente
in cui si sperimenta la bellezza della vita, la gioia dell’amore, la gratuità del dono, la consolazione
del perdono offerto e ricevuto, e dove si inizia ad incontrare l’altro.
Annunciare
Papa Francesco nella sua esortazione Apostolica: “Amoris laetitia” al numero 290 scrive:
290. « La famiglia si costituisce così come soggetto dell’azione pastorale attraverso l’annuncio
esplicito del Vangelo e l’eredità di molteplici forme di testimonianza: la solidarietà verso i poveri,
l’apertura alla diversità delle persone, la custodia del creato, la solidarietà morale e materiale verso
le altre famiglie soprattutto verso le più bisogno se, l’impegno per la promozione del bene comune
anche mediante la trasformazione delle strutture sociali ingiuste, a partire dal territorio nel quale
essa vive, praticando le opere di misericordia corporale e spirituale ».310 Ciò va collocato nel
quadro della convinzione più preziosa dei cristiani: l’amore del Padre che ci sostiene e ci fa
crescere, manifestato nel dono totale di Gesù, vivo tra noi, che ci rende capaci di affrontare uniti
tutte le tempeste e tutte le fasi della vita. Anche nel cuore di ogni famiglia bisogna far risuonare il
kerygma, in ogni occasione opportuna e non opportuna, perché illumini il cammino. Tutti
dovremmo poter dire, a partire dal vissuto nelle nostre famiglie: « Noi abbiamo creduto all’amore
che Dio ha per noi» (1 Gv 4,16). Solo a partire da questa esperienza, la pastorale familiare potrà
ottenere che le famiglie siano al tempo stesso Chiese domestiche e fermento evangelizzatore nella
società.
Pagina 1
Enna 15-17 Aprile 2016
La Pastorale familiare negli ultimi anni ha tessuto un lavoro di collaborazione e di integrazione con
gli altri uffici, il tessitore è stato Padre Francesco Casamento che insieme a noi ha creduto che la
Pastorale vista come una esperienza solitaria rischiava di essere autoreferenziale, abbiamo cercato
infatti nuove prospettive di ascolto, di incontro e di lavoro, questo convegno ne è prova tangibile.
L’amicizia e poi la collaborazione con Padre La Milia poi ci ha particolarmente arricchito. Nel
nostro primo incontro ad Assisi alcuni anni fa già ci eravamo detti che avremmo lavorato insieme.
“Per comprendere oggi la famiglia entriamo anche noi come Charles de Focauld , nel mistero della
Famiglia di Nazareth, nella sua vita nascosta, feriale e comune, com’è quella della maggior parte
delle nostre famiglie, con le loro pene e le loro semplici gioie; vita intessuta di serena pazienza nella
contrarietà, di rispetto per la condizione di ciascuno , di quella umiltà che libera e fiorisce nel
servizio; vita di fraternità, che sgorga dal sentirsi parte di un unico corpo. E’ luogo la famiglia di
santità evangelica , realizzata nelle condizioni più ordinarie. Vi si respira la memoria delle
generazioni e si affondano radici che permettono di andare lontano. E’ luogo del discernimento ,
dove ci si educa a riconoscere il disegno di Dio sulla propria vita e ad abbracciarlo con fiducia. E’
luogo di gratuità, di presenza discreta, materna e solidale, che insegna ad uscire da se stessi per
accogliere l’altro, per perdonare e sentirsi perdonati.” Papa Francesco 3 ottobre 2015.
La famiglia che in tal modo annuncia il kerygma è chiamata non solo a portare speranza ma ad
essere speranza, non solo a portare gioia ma essere gioia, non solo a portare il Vangelo ma ad
essere essa stessa VANGELO, è chiamata a mostrare se stessa essendo se stessa.
Abitare
277. Nell’ambiente familiare si possono anche reimpostare le abitudini di consumo per provvedere
insieme alla casa comune: «La famiglia è il soggetto protagonista di un’ecologia integrale, perché è
il soggetto sociale primario, che contiene al proprio interno i due principi-base della civiltà umana
sulla terra: il principio di comunione e il principio di fecondità».2
Abitare la terra oggi è difficile per tutti ma come far sperimentare ai figli che oggi è possibile vivere
da cristiani? E che, loro sono il dono più prezioso?
Per rispondere a questa domanda vi facciamo vedere una clip.
La storia nostra con Brian (si vede Brian che canta una canzone).
La famiglia è luogo privilegiato per l’accoglienza della fragilità, ci riferiamo all’adozione e
all’affido nel senso più ampio del termine. Quando la famiglia accoglie la vita come dono, emana il
profumo del Vangelo e lo rende visibile ed incarnato. “ chi accoglie uno di questi bambini (fragili
poveri) nel mio nome accoglie Me e chi accoglie Me, non accoglie me , ma colui che mi ha
mandato” (Mc 10,37). Tutte le volte che abbiamo accolto Gesù nella nostra famiglia si è risvegliata
la Fede, l’entusiasmo (nel senso etimologico en-theòs).
Accogliere Gesù dunque dona alla famiglia una dignità enorme e la ricolma di gioia inoltre i figli
si sono resi protagonisti di una famiglia “in uscita”. Non abbiamo fatto niente di speciale, abbiamo
“prestato “ per brevi periodi, la nostra famiglia ad un bambino che famiglia non ne ha. I ragazzi
hanno vissuto l’esperienza di essere dono e di condividerlo con il piccolo Brian. Abbiamo fatto
esperienza che noi siamo stati dono per Brian ma anche Brian è stato dono per noi, ci ha insegnato
quanto sia grande il valore di una famiglia, questo si può cogliere soltanto quando non si ha.
Oggi la nostra esperienza ci ha portato ad accogliere Orazio, un ragazzone di 17 anni che in maniera
completamente diversa da Brian ha rivitalizzato la nostra famiglia.
Pagina 2
Enna 15-17 Aprile 2016
Abitare ci fa anche pensare al creato che nella enciclica Laudato sii il Santo Padre ci ha così
mirabilmente tracciato un percorso per rincontrarci con esso, salvaguardarlo, rispettarlo.
Sottolineiamo in particolare la distinzione che il Papa fa tra Creato e Natura si legge
Laudato sii n76. “Per la tradizione giudeo-cristiana, dire “creazione” è più che dire natura, perché
ha a che vedere con un progetto dell’amore di Dio, dove ogni creatura ha un valore e un significato.
La natura viene spesso intesa come un sistema che si analizza, si comprende e si gestisce, ma la
creazione può essere compresa solo come un dono che scaturisce dalla mano aperta del Padre di
tutti, come una realtà illuminata dall’amore che ci convoca ad una comunione universale”.
. La famiglia che abita il Creato la rispetta e coglie in Lei tutti gli spunti ed i riferimenti a chi ha
Creato così mirabilmente e chi così mirabilmente ci indica come custodirlo.
Educare
La famiglia è scuola di vita e di amore ed educare in famiglia è naturale e spontaneo. Non si ha
bisogno di dire molte cose, l’essere in famiglia di per se è educante.
La famiglia è la prima fonte di educazione alla vocazione, i genitori sono i primi a carpire una
attitudine, una chiamata come anche sono i primi a carpire le difficoltà i problemi dei figli. I
Genitori sono chiamati essi stessi ad un grande si a Dio e così chiamano i figli a dire si a Dio. Ma
non basta dire si a Dio una volta per sempre e poi chiuderci nel nostro si. occorre puntare ogni
giorno sull’amore che è nuovo ogni giorno, così insegnarlo.
Il nostro si, il nostro dare la vita ci rende totalmente liberi per amare tutti con cuore indiviso come
Gesu’, questo vivere ed insegnare (Cfr E.O. pg 81).
Dalla Esortazione “Amoris Laetitia” al n 261, cogliamo uno spunto educativo
profondissimo:….Tuttavia l’ossessione non è educativa, e non si può avere un controllo di tutte le
situazioni in cui un figlio potrebbe trovarsi a passare. Qui vale il principio per cui « il tempo è
superiore allo spazio». Vale a dire, si tratta di generare processi più che dominare spazi. Se un
genitore è ossessionato di sapere dove si trova suo figlio e controllare tutti i suoi movimenti,
cercherà solo di dominare il suo spazio. In questo modo non lo educherà, non lo rafforzerà, non lo
preparerà ad affrontare le sfide. Quello che interessa principalmente è generare nel figlio, con molto
amo- re, processi di maturazione della sua libertà, di preparazione, di crescita integrale, di
coltivazione dell’autentica autonomia. Solo così quel figlio avrà in sé stesso gli elementi di cui ha
bisogno per sapersi difendere e per agire con intelligenza e accortezza in circostanze difficili.
Pertanto il grande interrogativo non è dove si trova fisicamente il figlio, con chi sta in questo
momento, ma dove si trova in un senso esistenziale, dove sta posizionato dal punto di vista delle sue
convinzioni, dei suoi obiettivi, dei suoi desideri, del suo progetto di vita. Per questo le domande che
faccio ai genitori sono: «Cerchiamo di capire “dove” i figli veramente sono nel loro cammino?
Dov’è realmente la loro anima, lo sappiamo? E soprattutto: lo vogliamo sapere? »
Trasfigurare
Oggi le famiglie insieme ai Sacerdoti, sono chiamate a trasfigurare la realtà in cui viviamo.
Trasfigurare la povera natura umana portandola alla dignità Celeste. L’ambito ecclesiale in cui
oggi viviamo è la Parrocchia. ma essa oggi a volte assomiglia più ad una delegazione
comunale con tanti uffici che ad una realtà trasfigurante che parli di Dio che parli delle cose
di lassù. Condividiamo con Ernesto Oliveri un sogno: leggi introduzione “Per una Chiesa Scalza
Ernesto Oliveri.
Diventeremo una nazione atea?
Nell’arco di vent’anni potremmo diventare una nazione atea. Molte chiese forse saranno chiuse,
altre diventeranno un museo, altre ancora delle attività commerciali. A meno che…
Pagina 3
Enna 15-17 Aprile 2016
Mi porto dentro il sogno di una parrocchia ideale, composta però da uomini e donne in carne e
ossa, visibili. Non da angeli invisibili. La mia parrocchia ideale è dedicata a Santa Maria
dell’Incontro. I musulmani che vi abitano continuano a essere musulmani, buoni musulmani, ma
non hanno paura di ammettere che ne fanno parte. Lo stesso vale per gli ebrei: « Noi siamo ebrei, la
Torah è la nostra legge, ma partecipiamo alle attività della parrocchia di Santa Maria
dell’Incontro ». Nel suo territorio c’è un club molto frequentato da atei. Anche loro non hanno
problema a riconoscere che partecipano alle iniziative culturali e di solidarietà della parrocchia.
Ma che succede di speciale in questa parrocchia che riesce a mettere insieme persone così
diverse per cultura e religione? Anzitutto è aperta 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, 366 nell’anno
bisestile.
A qualsiasi ora se tu entri in chiesa e hai bisogno di stare in silenzio per rinfrancarti l’anima e lo
spirito, nessuno ti caccia via, puoi starci il tempo che vuoi. Se invece hai bisogno di approfondire
un argomento, di chiedere un consiglio, di esporre un tuo problema trovi sempre qualcuno che sta
con te, che non te la canta, ma ti ascolta senza tirare fuori aria fritta. Nella parrocchia che ho in
mente e nel cuore quando in una famiglia, qualsiasi famiglia, un uomo, una donna, si ammalano o
vivono l’esperienza della disabilità, soprattutto in forme gravi, immediatamente il tam-tam della
solidarietà attiva un volontario preparato, serio e discreto che va a far loro visita, si informa e
prepara insieme un progetto di sostegno che segue una precisa linea di condotta: esserci 24 ore su
24. In questa parrocchia, nessun ammalato è lasciato solo. Nessuna famiglia è abbandonata. Se poi
un ragazzo – cristiano, musulmano, ebreo, credente o non credente, un figlio di quel territorio
insomma – combina qualche guaio, immediatamente il servizio di solidarietà si attiva e va a
trovarlo in carcere. « Senti amico, – dovrebbe sentirsi dire – se vuoi, possiamo vivere insieme
questo tempo di reclusione venendoti a trovare periodicamente. Sappi che quando uscirai ti
aiuteremo a reinserirti, a trovare un lavoro. Una volta fuori, non sarai abbandonato ».
Nella parrocchia Santa Maria dell’Incontro c’è un gruppo culturale che si è inventato
un’università. Ci sono corsi su qualsiasi argomento, così interessanti che la gente preferisce non
guardare la televisione. C’è un grande oratorio dove i bambini, i ragazzi, i giovani possono fare
sport in modo serio, dove si insegna chi è Dio e chi è l’uomo, dove fin da piccoli si impara che il
corpo ha tante funzioni, dall’intelligenza alla sessualità, che ti consentono di crescere nel modo
migliore.
C’è un catechismo permanente che dura tutta la vita, uno strumento che aiuta a saper dire dei sì e
dei no, a capire cosa è bene e cosa è male; una formazione che spinge giovani e adulti a entrare in
politica con spirito di servizio per fare gli affari degli altri e non i propri. C’è una cultura che
considera una ricchezza, non una differenza, essere bianchi e neri, del Nord e del Sud, donne o
uomini. In questa parrocchia, tutti devolvono spontaneamente una percentuale del loro stipendio.
Nessuno è obbligato, ma, meraviglia delle meraviglie, lo fanno tutti, credenti e non credenti, perché
vogliono sostenere un’opera che serve a tutti i componenti della comunità.
In questa parrocchia ogni giorno c’è un miracolo: nessuno muore abbandonato, nessuno dorme
per strada. Il disabile non è un diversamente abile, ma è pienamente uomo o donna e dà
l’opportunità a chi vuol correre di capire che la fretta non è buona consigliera, che sui marciapiedi,
sul tram o dove ci sono gradini, si può salire tutti con uno scivolo, senza umiliare chi sarebbe
costretto a farlo comunque. Con questa scuola di vita si può affrontare meglio la vita.
Sento che la parrocchia che ho in mente fa parte del sogno di Dio. Chiunque di noi la può
costruire, ma deve crederci. Questa parrocchia non è utopia perché c’è comunione fra tutti, tutti
sono responsabili e i sacerdoti, guide spirituali della comunità, non sono schiacciati dalle tante cose
da fare. Uno dei sacerdoti che ha contato di più nella mia vita per il suo amore a Dio, per il suo
volto raggiante e la sua testimonianza è stato don Michele Do, uno dei primi a farmi innamorare
della Chiesa. Ho fatto mia una sua frase: « La Chiesa non è una struttura che si deve aggiornare, ma
una Presenza a cui convertirsi ». Gesù è venuto a servire, non per essere servito. La vera
rivoluzione, a partire dal seminario, è questa: servire, servire, servire. Più in alto si va, più è:
servire, servire, servire, perché se non si serve ci si fa servire. Il potere rende cortigiane tantissime
persone. Se non ci si mette a servizio, il prestigio contagia qualsiasi palazzo, qualsiasi scelta.
Pagina 4
Enna 15-17 Aprile 2016
Nella Chiesa non abbiamo bisogno di preparare rivoluzioni, ma di entrare in quella normalità che
significa rinascere ogni giorno, riscegliere ogni giorno di stare con Gesù. Può darsi che alcuni o
tanti vadano via. Gesù ha parole di vita eterna ieri, oggi e domani. Gesù non ha bisogno di
aggiornamenti, è il Figlio di Dio ieri, oggi e domani e ci dà la certezza che le forze del male non
prevarranno mai. Di Gesù maestro e di Gesù teologo ci si può fidare. Lui ci insegna che costrui-sce
sulla debolezza. Ma solo sulla debolezza che cerca la grazia, sulla debolezza che cerca la verità. Al
contrario, la debolezza che cerca il potere può solo fare guai e ne ha fatti già tanti. Un esempio: se
la Chiesa nella sua saggezza ha stabilito che a settantacinque anni un ecclesiastico deve andare in
pensione, questa regola deve essere rispettata! Si può essere santi vescovi, santi cardinali, santi
parroci anche in pensione. Il potere è sempre una tentazione. Solo se è avvolto di preghiera e di
servizio serve. Altrimenti, il potere – non importa se politico, economico, religioso – diventa un
guaio.
Condividiamo con Padre Antonio Fallico , un pensiero che ci ha accompagnato in questi ultimi
tempi: i valori e diremmo anche la Fede di una famiglia si può considerare utopia, il pensiero e la
fede di molte famiglie è invece profezia, ossia capacità di progettare positivamente il futuro e anche
possibilità di incarnare e poi portare i valori cristiani alle generazioni future.
Nella Chiesa Santa di Dio il nostro compito, tra l’altro, è quello di essere famiglia insieme ad
altre famiglie per passare dall’irrealizzabile al realizzabile!
L’ altro pericolo che oggi corriamo come famiglie è appunto l’isolamento, credere che tutto si
svolga all’interno della nostra famiglia, ma non è così; proponiamo di uscire dal nostro guscio per
partecipare alla vita ecclesiale e sociale.
CONCLUSIONI
Innanzitutto una riflessione come sposi: riconosciamo che non viviamo ciò che predichiamo
pertanto emerge la nostra inadeguatezza, la nostra realtà coniugale e familiare è una barca con tante
falle! Tuttavia siamo completamente convinti che amare la famiglia annunciare il Vangelo della
famiglia e della vita sempre e dovunque, con tutti i nostri limiti, sia la missione più grande ed
esaltante della nostra vita.
Proposte:
La Parrocchia, vero punto nevralgico dell’attività pastorale e dell’annuncio del Vangelo sia il centro
della nostra attività.
• Proponiamo maggiore attenzione nelle Parrocchie alla pastorale familiare, i Parroci si
facciano promotori e formatori di famiglie cristiane che innanzitutto stanno insieme, pregano
insieme, insieme si formano alla scuola della Parola di Dio, insieme propongano agli enti
locali proposte concrete, insieme siano interlocutori di scuole, istituzioni, insieme…
• Proponiamo attenzione speciale ai fidanzati prossimi alle nozze e alle giovani coppie di sposi.
Abbiamo proposto un progetto di itinerario che si chiama “Sara e Tobia” (allego) che con
facilità può essere attuato e che vi lasciamo. I giovani sposi che ancora si sono avvicinati alla
Chiesa rappresentano un enorme tesoro che non si può sciupare. La stessa attenzione alla
preparazione dei Battesimi altro momento favorevole all’inserimento delle coppie di sposi in
Parrocchia.
Pagina 5