Le rimesse tra Italia e Senegal
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Le rimesse tra Italia e Senegal
Progetto SU.PA. Working paper Le rimesse tra Italia e Senegal Elaborato dall’Università Politecnica delle Marche per la Regione marche – WP2 (Fondi di Garanzia) Eralba Cela Besiana Ninka 2010 Le rimesse tra Italia e Senegal Indice 1. Quadro generico ...............................................................................3 1.1. L'Italia........................................................................................................... 4 1.2. Il Senegal...................................................................................................... 7 2. I canali utilizzati per l'invio delle rimesse........................................... 11 2.1. I canali formali............................................................................................. 11 2.2. I canali informali .......................................................................................... 12 2.3. Come vengono utilizzate le rimesse? ............................................................. 13 3. Risultati dell'indagine campionaria nella regione Marche .................................... 13 3.1 Presentazione del campione e principali caratteristiche socio-demografiche dei senegalesi intervistati.......................................................................................... 16 3.2 I progetti migratori ....................................................................................... 17 3.3 Le rimesse: Definizione e tipologie ................................................................. 19 3.4 Le determinanti delle rimesse: i diversi approcci teorici.................................... 20 3.5 Profilo dei senegalesi che inviano rimesse....................................................... 22 3.6 L'immigrato agente di sviluppo ? Considerazioni conclusive.............................. 28 3.7 Alcune esperienze e buone pratiche di regioni italiane nelle politiche di cosviluppo ............................................................................................................. 31 2 1. Quadro generico Le rimesse stanno diventando sempre di più oggetto di numerosi studi. Esse giocano un ruolo fondamentale nelle economie dei paesi in via di sviluppo1, esportatori di manodopera2. Questo sia a livello micro, essendo le famiglie dei migranti le beneficiarie dirette le quali utilizzano le rimesse per consumi quotidiani, sia a livello macroeconomico, in quanto le rimesse costituiscono una delle principali voci della bilancia dei pagamenti dei paesi d'origine. Questi flussi sono solo secondi agli investimenti diretti esteri e superano gli aiuti ufficiali allo sviluppo rivolti a questi paesi. Fig.1 Andamento delle rimesse verso i paesi in via di sviluppo, vari anni Andamento dei vari flussi finanziari nei paesi in via di sviluppo, vari anni (milioni di dollari) 700000 600000 500000 400000 IDE ODA RIMESSE 300000 200000 100000 0 98 19 99 19 00 20 01 20 02 20 03 20 04 20 05 20 06 20 07 20 08 20 Fonte: nostra elaborazione su dati Banca Mondiale, www.databank.worldbank.org In riferimento al 2008 le rimesse nei paesi in via di sviluppo rappresentano quasi il 2% del PIL, oltre il 55% degli investimenti diretti esteri (IDE) e quasi il quadruplo degli aiuti ufficiali allo sviluppo (ODA). L'impatto delle rimesse risulta essere maggiore nei paesi poco sviluppati. Secondo i dati della Banca Mondiale per il 2008, nei paesi a basso reddito le rimesse rappresentano quasi il 6% del PIL, gli investimenti diretti esteri oltre l'80% del PIL e gli aiuti ufficiali allo sviluppo circa il 7,5% del prodotto interno lordo. Nei paesi a reddito medio, invece le rimesse rappresentano l'1,8% del PIL, gli IDE il 3,4% e gli aiuti ufficiali allo sviluppo il 7,3%. Dai dati resi disponibili della Banca Mondiale, il flusso totale delle rimesse3 (in entrata) a livello mondiale per il 2008 è stato di oltre 443 miliardi di dollari. Di questi, oltre 335 miliardi erano diretti verso i paesi in via di sviluppo. Rispetto al 2007 questo flusso ha avuto un aumento di circa 16% ed è stato quattro volte maggiore rispetto al 2000. Nel 2009, secondo stime4 effettuate dalla Banca Mondiale, questo flusso è di circa 316 miliardi di dollari, con una diminuzione di quasi 6% in riferimento all'anno precedente, riflettendo così anche le conseguenze della crisi finanziaria del 2008. Se in termini assoluti i paesi principali che attirano i maggiori flussi di rimesse sono l’India (49.921 milioni di dollari), la Cina (48.524 milioni di dollari) e il Messico 1 Nella voce utilizzata per “Paesi in via di sviluppo” sono stati raggruppati i paesi a basso reddito e quelli con reddito medio. Inoltre i valori sono espressi in termini nominali in dollari US. 2 Ceschi S, Pastore F. “Rimesse degli emigrati e finanza per lo sviluppo” Prospettive di crescita nella politica di prossimità. Bari, 2003. 3 Nella definizione data dal Fondo Monetario Internazionale, le rimesse vengono definite come “the sum of worker's remittances, compesation of employees and migrant transfers”. 4 Fonte: Stime dello staff della Banca Mondiale basate sul “International Monetary Fund's Balance of Payments Statistics Yearbook 2008”. 3 (26.304 milioni di dollari), esprimendo invece il flusso come rapporto del prodotto interno lordo delle economie beneficiarie, risultano ai primi posti della graduatoria il Tajikistan (49,6%), il Tonga (37,7%) e la Moldova (31,4%)5. A livello disaggregato, i paesi a basso reddito hanno avuto nel corso degli anni un incremento maggiore sia rispetto alle rimesse inviate a livello mondiale, che rispetto a quelle inviate nei paesi a reddito medio. Infatti, nel arco temporale 2000–2008, l'incremento del flusso delle rimesse a livello mondiale è stato di oltre il triplo (236%), per i paesi in via di sviluppo il quadruplo (303%), quasi lo stesso anche per i paesi a reddito medio (291%) e per i paesi a reddito basso invece oltre il quintuplo (464%). Questi dati diventano ancora più interessanti considerandoli in confronto all'incremento avvenuto per lo stock dei migranti internazionali nel periodo 2000–2010, che è stato solo del 20%6. Questo indica ineludibilmente la tendenza da parte dei migranti a destinare una sempre maggior parte del loro reddito alle rimesse verso le famiglie che restano nei paesi d’origine oltre che, comunque’è ovvio, un utilizza sempre maggiore dei canali formali di trasferimento. Oltre alle rimesse economiche, altre tipologie di rimesse stanno assumendo grande importanza. I migranti infatti non trasferiscono semplicemente somme di danaro o altri tipi di beni alle famiglie rimaste in patria, ma loro trasferiscono altresì idee e capitale sociale – le cosiddette rimesse sociali; conoscenze e competenze acquisite nel paese di destinazione, ovvero le rimesse tecnologiche; ed infine i migranti spesso si organizzano tra di loro per realizzare nel paese d'origine iniziative e progetti di cooperazione allo sviluppo – le cosiddette rimesse collettive. 1.1. L'Italia A partire dagli anni novanta, l'Italia ha visto la sua metamorfosi da paese di emigrazione a paese di immigrazione. Anche se impreparata e inadeguata in tema d'immigrazione, diversamente da paesi con un'immigrazione storica come la Francia e la Germania, in meno di venti anni l'Italia si trova tra le prime nella classifica mondiale dei paesi d'immigrazione. Questo si riflette non solo nell'aumento considerevole dei soggiornanti stranieri nel nostro territorio (al 01/01/1992 risultavano 648.335 persone, mentre al 01/01/2008 ammontano a 2.063.127 persone), ma anche nella diversa dinamica dei flussi di rimesse in entrata ed uscita. Infatti è a partire dal 1998 che il saldo delle rimesse nella bilancia dei pagamenti comincia ad essere negativo, e la forbice tra flussi in entrata e quelli in uscita diventa sempre più ampia. Secondo dati resi disponibili dalla Banca d'Italia nel 2009 l'ammontare delle rimesse verso l'estero era più di 6,7 miliardi di euro. In confronto al 2008 questo ammontare ha registrato un incremento del 5,8%. L'incremento più cospicuo si è avuto comunque tra il 2003–2004 quando il flusso in un solo anno si è raddoppiato, mentre a partire dal 2008 i tassi di crescita si sono dimostrati più contenuti (5,6% per il 20072008 e 5,8% per il 2008–2009). Nel decennio 2000–2009 le rimesse verso l'estero (rimesse in uscita) hanno visto un aumento di oltre undici volte. Rapportate al PIL si nota come cambia negli anni il peso relativo rappresentato dalle rimesse nei termini di un loro continuo incremento. A partire dal 2004, anno in cui comincia la forte crescita di questo flusso, esse rappresentavano lo 0,19% quando nel 2003 solo lo 0,09% del PIL. In soli 3 anni esse raggiungono lo 0,39% (nel 2007), e nel 2009 le rimesse rappresentano lo 0,43% del prodotto interno lordo ddel nostro paese. 5 6 I dati qui riportati si riferiscono alle stime effettuate dalla Banca Mondiale per il 2009. http://esa.un.org/migration 4 Fig.2 Andamento delle rimesse in Italia, vari anni (milioni di euro) Andamento dei flussi delle rimesse in Italia, vari anni (milioni di euro) 7000 6384 6580 6044 6000 5000 4529 3901 4000 R imesse in “ entrata” R imesse in “ uscita” 3000 2094 2000 1167 1000 0 588 792 246 393 511 749 292 269 321 276 320 389 359 316 255 228 233 248 252 193 204 96 997 998 999 000 001 002 003 004 005 006 007 008 009 19 1 2 2 1 1 2 2 2 2 2 2 2 2 Fonte: nostra elaborazione su dati Banca d'Italia, Bilancia dei Pagamenti, vari anni. Per quello che riguarda la ripartizione territoriale, le prime tre regioni dalle quali proviene oltre il 60% dell'intero flusso delle rimesse sono Lazio (27,7%), Lombardia (19,7%) e Toscana (13,8%). Nel 2004 troviamo prime in classifica Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna rispettivamente con il 26,8%, 23,5% e 7,1%. Tra 2001 – 2003 invece, abbiamo sempre il Lazio e Lombardia come prime in classifica seguite al terzo posto dal Veneto. In termini percentuali le regioni che hanno avuto un incremento maggiore in riferimento all'anno precedente sono state Campania, Sicilia e Molise, rispettivamente con il 19,7%, 19% e il 18,2%. Emilia Romanga e Umbria sono le uniche che registrano una diminuzione che in termini percentuali rappresenta rispettivamente il -4,3% e il -2%. L'ammontare medio di rimesse che ogni straniero residente ha inviato nel proprio paese d'origine per il 2009 è di 1.735 euro nel corso dell’anno. Questo valore ha subito una diminuzione di circa -6,6% in confronto con l'anno precedente, quando l'ammontare medio risultava di 1.859 euro. Nel corso di sette anni, (2002 – 2009), si nota tuttavia il triplicarsi di questo ammontare. Risulta interessante il confronto delle rimesse pro capite per regione. Anche in questo caso è la regione Lazio quella che primeggia con 4.149 euro, seguita da Toscana con 3.018 euro, Campagna con 2.689 euro, le isole Sardegna e Sicilia rispettivamente con 2.219 euro e 1.947 ed infine la Liguria con 1.798 euro, valori questi più alti della media nazionale di 1.735 euro. 5 Tab.1 Ammontare delle rimesse per ripartizione territoriale, milioni di euro7 Rimesse Valori assoluti (mln di e uro) Italia Lazio Lombardia Toscana Veneto Emilia Romagna Campania Piemonte Sicilia Liguria Puglia Marche Calabria Abruzzo Umbria Friuli Venezia Giulia Sardegna Trentino Alto Adige Basilicata Molise Valle d'Aosta 6,752,867 1,867,711 1,330,805 934,596 427,524 410,619 353,238 298,699 223,279 188,255 122,068 103,877 87,881 73,886 70,357 67,507 65,545 56,949 14,596 10,247 8,249 Variazione % 2008 – 2009 Campania Sicilia Molise Puglia Basilicata Toscana Abruzzo Liguria Calabria Trentino Alto Adige Friuli Venezia Giulia Sardegna Italia Lazio Marche Valle d'Aosta Lombardia Piemonte Veneto Umbria Emilia Romagna 19.7% 19.0% 18.1% 15.0% 12.8% 9.8% 8.9% 8.3% 7.4% 7.0% 6.3% 6.0% 5.8% 5.2% 4.6% 3.5% 2.1% 0.6% 0.4% -2.0% -4.3% Fonte: nostra elaborazione su dati Banca d'Italia, febbraio 2010 Fig.3 Macroaree di destinazione delle rimesse, 2009 Macroaree di destinazione delle rimesse per il 2009 Altri 11.2% Europa 19.4% Am erica 1.1% Africa 9.9% Asia 48.9% Fonte: nostra elaborazione su dati Banca d'Italia, febbraio 2010. Sulla base della suddivisione per macroarea, nel 2009, quelli che hanno inviato nei propri paesi di origine più denaro a livello procapite sono stati gli asiatici con 5.364 euro. Distanziati seguono i residenti stranieri originari delle Americhe che hanno inviato l'anno scorso 2.273 euro. Riguardo agli africani e agli europei, le somme di rimesse pro capite inviate al proprio paese d'origine risultano più contenute, rispettivamente con 766 euro e 627 euro. 7 A partire dal 2004, la Banca d'Italia, nelle statistiche riferite alle rimesse suddivise per regione ha aggiunto anche la voce “provincia non classificabile”. Nella nostra tabella abbiamo messo semplicemente le 20 regioni. La “provincia non classificabile” contribuisce per lo 0,55% dell'intero flusso delle rimesse riferite al 2009. 6 Fig.4 Primi dieci paesi destinatari delle rimesse, anni 2000 e 2009 Primi dieci paesi destinatari delle rimesse Albania 2.0 0.1 Ecuador 2.2 0.2 Brasile 0.4 Perù 0.4 Bangladesh Senegal 2.6 0.0 2.8 2000 2009 3.4 1.4 3.5 4.1 3.4 Marocco Filippine 11.9 Rom ania 12.2 Cina R.P 0.7 8.5 34.0 29.2 Fonte: nostra elaborazione su dati Banca d'Italia, febbraio 2010. Il paese che nel 2009 ha ricevuto più denaro in forma di rimesse proveniente dagli immigrati in Italia è la Cina, con un ammontare complessivo che raggiunge quasi i 2 miliardi di euro. Al secondo e terzo posto si collocano la Romania e le Filippine che recepiscono rispettivamente il 12,2% e l'11,9% delle rimesse complessive. Seguono a ruota, con incidenze molto più basse il Marocco, il Senegal, il Bangladesh e il Brasile. È interessante osservare i dati relativi all’anno 2000 e notare come le Filippine fossero il paese che riceveva l’ammontare di rimesse più elevato tra i paesi beneficiari e che altri paesi in modo particolare la Cina, la Romania e il Bangladesh dal 2000 hanno fatto registrare aumenti decisamente considerevoli. 1.2. Il Senegal Il Senegal è un paese della regione del Sahel situato nella costa occidentale dell'Africa. Come la maggior parte dei paesi suoi vicini, il Senegal fa parte del gruppo dei paesi più poveri nel mondo in termini di indicatori internazionali. Con una popolazione di quasi 13 milioni di abitanti, a partire dai anni '90 fino al 2005 il Senegal ha avuto la migliore performance economica dell'Africa sub – sahariana. L'economia del paese è basata su pochi settori strategici (la coltivazione dell'arachide, la pesca ed i servizi), il settore agricolo perde il suo peso negli anni, l'alta povertà e il limitato accesso delle infrastrutture e dei servizi primari nelle zone rurali hanno alimentato la migrazione nelle zone urbane lasciando spazio aò contempo al diffondersi del settore informale che rappresenta il 60% del prodotto interno lordo del paese8. Il Senegal è altamente soggetto a flussi migratori in uscita che allontanano dal paese una buon aparte della popolazione attiva. Secondo stime effettuate dal Ministero Senegalese responsabile della migrazione, il numero dei senegalesi che vivono fuori dal territorio nazionale risulta essere di circa 2 milioni di persone9. 8 Per maggiori approfondimenti: http://web.worldbank.org Mezger C., Beauchemin C., “The role of international migration experience for investment at home: The case of Senegal”, MAFE working paper 2010. 9 7 Tab.2 Alcuni dati per descrivere il Senegal Senegal Popolazione (in mln) Migranti internazionali (in mln)* PIL (prezzi correnti in mln US$) Aiuti ufficiali allo sviluppo (prezzi correnti in mln US$) Investimenti diretti esteri (prezzi correnti in mln US$) Rimesse (prezzi correnti in mln US$) PIL pro capite** Rimesse pro capite** 1990 1995 2000 2005 2008 7.5 0.27 5717 812 66 142 758 19 8.7 0.29 4879 659 35 146 563 17 9.9 0.23 4692 424 62 233 474 24 11.3 0.22 8688 684 52 789 770 61 12.2 13273 1058 1288 1087 105 *United Nations database, POP/DB/MIG/Stock/Rev.2008; **nostra elaborazione su fonti prima citati. Fonte: ddp-ext.worldbank.org; A partire dagli anni '90 il flusso delle rimesse trasferite verso il Senegal mediante i canali ufficiali rappresentava circa lo 3% del PIL del paese. Nel 2000 questo flusso arrivava a rappresentare quasi il 5% del PIL, il 9% nel 2005 e nel 2008 quasi il 10% del PIL. In alcune zone come per esempio, nella regione di Louga, le rimesse sono giunte a rappresentare circa il 90% dei redditi familiari (Fall, 2002). Come si evince anche dalla tabella 2, l’ammontare delle rimesse verso il Senegal supera di gran lunga la dimensione degli investimenti diretti esteri e, a partire dal 2005, questo flusso supera anche quello degli aiuti ufficiali allo sviluppo (nel 2008 le rimesse rappresentavano il 120% di quest'ultime). Secondo un report10 della Banca Africana per lo Sviluppo (BAD), nel 2005 l'ammontare delle rimesse riguardanti il Senegal rappresentavano il 19% del PIL del paese e il 218% dell'aiuto pubblico allo sviluppo (ODA). Inoltre, la BAD ha stimato un flusso di rimesse sempre in riferimento al 2005, di circa 1.254 milioni di euro dei quali 46% rappresentati da canali informali. I paesi principali da dove questo flusso ha provenienza sono la Francia con 449 milioni di euro, l'Italia con 350 milioni e la Spagna con 180 milioni. In media ogni famiglia senegalese percepisce 2.925 euro all'anno, con una frequenza annuale pari a 10 volte e una media mensile di trasferimento per migrante del 122 euro. La migrazione senegalese verso l'Italia è cresciuta a partire dagli anni '80 del secolo scorso. I motivi principali secondo il CeSPI (2006) sono stati la crisi del settore agricolo, la crisi urbana, il blocco del flusso verso la tradizionale Francia, l'inadeguatezza dell'Italia in tema di politiche migratorie e l'informalità del suo mercato del lavoro. Secondo i dati ISTAT, al 31 dicembre 2008, la popolazione africana residente nel nostro territorio superava le 870 mille unità, con un'incidenza sul totale degli immigrati del 22,4%. All'interno della macroarea africana, l'Africa occidentale rappresenta il 23,5% dei residenti, e i senegalesi sono i primi in classifica, rappresentando il 33% (67.510 unità) delle presenze d a questa area geografica e il 7,8% rispetto alle presenze complessivi dall’Africa. 10 “Migrant remittances a development challenge” è uno report di uno studio svolto dalla Banca Africana per lo Sviluppo (BAD) riguardo alle rimesse degli migranti durante il 2007. L'obiettivo di questo studio è quello di evidenziare i meccanismi che guidano il mercato delle rimesse, il volume dei flussi, i cannali utilizzati, sia quelli formali che quelli informali, la loro distribuzione ed il loro utilizzo. I quattro paesi oggetto di studio sono stati: il Marocco, il Senegal, Mali e le isole Comora. La metodologia utilizzata si è basata su questionari compilati nelle famiglie nel paese di origine beneficiarie di rimesse, dei migranti in Francia e delle agenzie e unità di trasferimento delle rimesse. In totale sono state effettuate 2000 interviste alle famiglie. 8 Fig.5 La presenza senegalese in Italia Andamento della presenza senegalese (residenti) in Italia, vari anni. (Numero indice 2002=100) 200 Italia Veneto 150 Marche 100 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT (www.demoistat.it). Quella dei senegalesi rimane una migrazione tipicamente maschile. Nel 2002 l'incidenza dei maschi sulle femmine risultava essere del 85% a livello nazionale, 84% nel Veneto e 87% nelle Marche. Negli anni la presenza femminile senegalese è cresciuta poco e risulta essere ancora marginale. In riferimento ai dati ISTAT sulla popolazione straniera residente (31/12/2008), i senegalesi sono rappresentati per oltre il 79% dai maschi, quando l'incidenza degli africani maschi risulta essere solo del 60%. Nel Veneto si registra una presenza maschile leggermente più bassa del dato nazionale (76%), mentre nelle Marche, 80 senegalesi su 100 sono maschi. Nel 2009, quasi 3,5% dell'intero flusso delle rimesse provenienti dall'Italia era diretto verso il Senegal. Durante tutto il decennio (2000–2009), il Senegal è rimasto uno dei primi cinque paesi nella classifica dei paesi destinatari di rimesse. L'incremento più significativo si è avuto tra il 2003 e il 2004 quando il flusso è aumentato di oltre 9 volte. Tra il 2008 e il 2009 invece si registra una diminuzione di quasi -10%. Se a livello nazionale il flusso di rimesse destinate al Senegal rappresentava il 3,5% dell'intero flusso, a livello regionale, in particolare per il Veneto e le Marche, l'incidenza di questo flusso sul totale delle uscite dalla regione, risulta più alta, con dati di rispettivamente 5% e il 6%. In linea anche con il dato nazionale, risulta sia per il Veneto che per le Marche una diminuzione del flusso per il 2009 rispettivamente del 9,8% e del 10,8%. Tab.3 Stock di rimesse per il Veneto, le Marche e l'Italia, vari anni (in mln di euro) Anni 2005 2006 2007 2008 2009 Veneto V.a 12.1 18.2 23.4 24.1 21.7 % su tot. 5.2 5.8 5.7 5.7 5.1 Marche V.a 3.4 5.1 6.5 7.1 6.3 % su tot. 5.8 6.6 7.0 7.1 6.1 Italia V.a 157.4 207.9 252.3 262.8 235.2 % su tot. 4.0 4.6 4.2 4.1 3.5 Fonte: nostra elaborazione su dati Banca d'Italia, febbraio 2010. 9 Durante il 2006 e il 2007 a livello nazionale il flusso di rimesse verso il Senegal registrava aumenti del 20% e del 4%, mentre a livello regionale, riferendosi al Veneto e le Marche, l'aumento registrato è stato molto più considerevole, con quasi il +50% e il +30% rispettivamente. Nel 2008, la regione Marche ha poi registrato l’incremento maggiore (+9%), sia rispetto al dato nazionale (un incremento del +4%), sia rispetto al dato relativo alla regione Veneto che ha segnato un incremento più modesto del +3%. L'ammontare delle rimesse medie che ciascun senegalese manda al proprio paese d'origine risulta, a livello nazionale, pari ad un valore di 3.484 euro11, mentre a livello regionale questo dato risulta più basso della media nazionale. Ogni senegalese che vive in Veneto manda infatti verso il proprio paese d'origine circa 2.693 euro all'anno, mentre i senegalesi residenti nelle Marche inviano mediamente 2.907 euro. Secondo uno studio svolto dal CeSPI (2009), le rimesse dall’Italia al Senegal superano i 250 milioni di euro. Il CeSPI ha inoltre stimato che la capacità di risparmio media procapite dei senegalesi risulta pari a circa 4.000 euro all’anno, di cui quasi 1/3 rimane in Italia e 2/3 viene invece inviato in Senegal. Dal 20% al 30% dei 2.700 euro annui procapite inviati, viene risparmiato e investito in attività immobiliari e/o in lavoro autonomo e in piccole imprese, soprattutto in ambito urbano12. 11 12 Per calcolare ciò abbaiamo fatto riferimento alla popolazione residente (al 31/12/2008 ultimo dato disponibile da ISTAT), e non quella soggiornata. In entrambi i casi risulta una sottostima della popolazione presente nel nostro territorio. Secondo le ultime stime compiute da ISMU (2005) riguardanti la regione Lombardia, vi sarebbero quote del ordine 11,7% tra le donne e 18,1% tra i uomini senegalesi irregolari, che ovviamente non vengono conteggiati ai dati ufficiali. Ferro A, Frigeri. D, Stocchiero.A. “I migranti senegalesi in Italia e le possibilità di canalizzazione delle rimesse verso le mutuelles in Senegal”, Executive summary. 10 I canali utilizzati per l'invio delle rimesse Nella prima parte abbiamo cercato di dare un quadro generale riguardante il flusso delle rimesse e la loro importanza nei paesi di destinazione. Solo una parte di questo flusso però viene assorbito dai canali ufficiali (le istituzioni bancarie, le companie specializzate di money transfer, le poste e gli uffici di cambio), invece un'altra parte importante viene trasferita tramite i canal informali o semi – formali, giungendo a destinazione tramite parenti o amici, corrieri o piccoli imprenditori privati. In alcuni paesi questi canali rappresentano forse la quota maggiore di risorse rimpatriate13. I dati statistici, quindi, censiscono solo le transazioni che avvengono tramite i canali ufficiali e tutto ciò significa che il volume reale dei trasferimenti è molto maggiore di quello formalmente registrabile. Diversi studi della Banca Mondiale stimano che solo 50% di questi trasferimenti avvenga tramite i canali formali14. In più, uno studio del gruppo della Banca Africana per lo Sviluppo (BAD), sottolinea le ampie differenze nel volume delle rimesse inviate utilizzando il canale informale, il quale costituisce tra il 25% e l’80%. a secondo dei paesi15. La Banca d'Italia elabora i dati sulla base delle segnalazioni prodotte dagli intermediari specializzati nel servizio money transfer e non registra le transazioni compiute del sistema bancario. I dati comunicati dagli istituti bancari alla Banca d'Italia in forma disaggregata (specificando paese e causale) riguardano solo i trasferimenti all'estero di ammontare superiore ai 12.500 Euro (e per i paesi comunitari superiori ai 50.000 Euro). Nella maggior parte dei casi i migranti inviano somme molto più ridotte da questi importi e quindi molti dei loro invii non sono rilevati. Ad ogni modo, secondo uno studio condotto da CeSPI tra aprile e giugno 2009, risulta tra l'altro che il peso del canale bancario, almeno nel caso italiano, è ridotto. In riferimento al numero di utenti che si rivolgono alla banca per inviare denaro, gli studi condotti mostrano che questo canale viene utilizzato da una percentuale attorno al 20% dei migranti16. Un'altro fattore che induce l'utilizzo del canale informale risulta essere anche lo stato giuridico del migrante stesso. Infatti con il “pacchetto sicurezza” (legge n.125 del 24 luglio 2008), è stato introdotto l’obbligo per le agenzie di money transfer di richiedere il permesso di soggiorno del cliente straniero, quindi immaginiamo che per una comunità come quella senegalese caratterizzata per una forte presenza di irregolari, le somme di denaro inviate nel paese di origine siano molto maggiori. 1.3. I canali formali Le companie di Money Transfer. In Italia: secondo uno studio svolto da CeSPI17, nel mercato italiano operano principalmente le due multinazionali – WesternUnion e MoneyGram. Parte consistente del mercato hanno anche Ria Financial e Coinstar. Alcune MTO operano solo in corridori specifici, e nel caso del Senegal lo studio ha individuato l’utilizzo degli operatori Money Express e Choice Money. In Senegal: secondo lo studio svolto dalla Banca Africana per lo Sviluppo, sono state le companie di money transfer quelle che hanno beneficiato di più dalla crescita dei canali ufficiali nella ultima decade. Queste companie hanno risposto al crescente mercato delle rimesse dettagliando i loro servizi in base alle necessità degli immigranti, con enfasi sulla rapidità e la sicurezza in un contesto di bassa bancarizzazione. Comunque 13 Ceschi S, Pastore F. Rimesse degli emigrati e finanza per lo sviluppo, Documento di base per le Commissioni II e III della Conferenza di Bari su “Partenariato interregionale e politiche migratorie” (23-24 ottobre 2003). Calì M., Dell'Erba S., “The global financial crisis and remittances. What past evidence suggests” ODI Working paper, 2009; ADB “Migrant Remittances, a Development Challenge”, 2008; World Bank News Release No. 2005/201 Nov. 16, 2005 “Migration Can Deliver Welfare Gains, Reduce Poverty. Says Global Economic Prospects 2006” 15 African Development Bank Group. “The bank's approach to african migrant remittances” 2009 16 Giangaspero. G. “Le rimesse in Italia in tempi di crisi” CeSPI Working paper, 2009. 17 Lo studio è stato realizzato nell’ambito del programma MIDLA promosso dall’OIM e dal CeSPI, e il progetto Migranti per lo sviluppo promosso dal Laboratorio Migrazione e Sviluppo. In più è stato utile anche lo studio ABI – CeSPI. 14 11 la qualità del questo servizio viene ad un prezzo alto, avvalendosi questi agenti della posizione monopolistica che vantano. Il tasso della copertura del mercato da parte dalle companie di Money Tranfer arriva al 100% al Senegal, con una rette densa, diversificata e competitiva. La WesternUnion copre dal 65% al 100% del mercato. Le Banche. In Italia: il canale bancario rimane ancora poco utilizzato per l’invio delle rimesse. Come evidenza lo studio del CeSPI, anche i migranti che hanno un conto corrente presso una banca, lo utilizzano solo nel 23% dei casi per l’invio di rimesse in patria. Tra i principali operatori nel mercato delle rimesse CeSPI ha evidenziato: Unicredit, Intesa SanPaolo, Monte dei Paschi di Siena e Banca Nazionale del Lavoro – BNP Paribas. Banco Posta risulta il soggetto che ha attirato molto migranti nel segmento delle carte prepagate. Comunque vale la pena sottolineare che anche le banche per attirare questo segmento della clientela hanno cominciato ad offrire servizi specifici. Quelle che hanno avuto successo muovendosi nella direzione del migrant banking secondo lo studio di CeSPI sono state alcune Banche di Credito Cooperativo, Banca Popolare di Sondrio, Banca Popolare di Bergamo e Banca Sella. In Senegal la Banca Africana per lo Sviluppo evidenzia diversi motivi per il basso utilizzo delle banche. In primis, la bassa bancarizzazione da parte degli beneficiari, in secondo luogo una qualità di servizio abbastanza ridotta ed infine il costo del servizio offerto. Infatti il Senegal ha un tasso molto basso di bancarizzazione (solo il 5% della media nazionale). Inoltre la BAD evidenzia in Senegal anche l’utilizzo del: La convenzionale rette postale (escludendo il Western Union) che copre dall’8% al 15% della quota del mercato delle rimesse in Senegal. Gli ordini postali vengono usati sempre di meno e nella maggior parte dei casi questo tipo di servizio viene utilizzato da migranti più vecchi. In quanto agli ordini postali elettronici, questo nuovo prodotto, il quale è una via di mezzo tra l'ordine postale e il trasferimento veloce, sembra essere adattato alla domanda degli consumatori considerando che combina da una parte il costo moderato (abbastanza vicino a quello applicato dagli canali informali), e dall'altra la rapidità (12 ore). 1.4. I canali informali L'utilizzo dei canali informali rappresenta relativamente un alto rischio, in tal modo questi canali tendono ad essere usati in assenza di altre soluzioni efficienti. Vale la pena sottolineare che nella maggiore parte dei casi i beneficiari sono ignari del costo delle rimesse. Questi costi sono oneri dei migranti i quali spesso hanno necessità di urgenza e rapidità. I costi quindi non rappresentano il fattore principale nella scelta del modo di trasferimento. I criteri che determinano la scelta del canale di trasferimento in ordine di importanza sono: il differenziale del tasso di cambio; esso genera costi aggiuntivi ai beneficiari la velocità del trasferimento; la maggior parte delle rimesse viene spedita come risposta alle emergenze delle famiglie nel paese di origine, per bisogni di cibo o in situazioni di malattie, cerimonie, ecc. 12 la copertura; più la copertura da parte delle agenzie è scarsa e più si ricorre ai canali informali. Dall'altra parte bisogna considerare anche il numero dei punti dei depositi delle rimesse anche nei paesi di destinazione dei migranti i costi; l'ammontare medio delle rimesse è di 250-300 euro per le operazioni veloci di trasferimento, il quale sembra essere anche il segmento più redditizio per le MTO. Per somme minori i migranti preferiscono canali informali meno costosi. Infatti per ridurre il ricorso a quest'ultimi, Western Union inn relazione al corridorio Italia–Senegal, sta riducendo del 50% i costi di trasferimento ottenendo in tal modo un aumento del 30% nell'utilizzo del canale formale il basso tasso di bancarizzazione è un altro fattore che favorisce l'utilizzo dei canali informali. Tuttavia, la bancarizzazione ha avuto un significante incremento negli ultimi anni grazie alla costituzione di reti di microfinanza, alcuni delle quali hanno raggiunto dimensioni simili q quelle delle banche (per esempio il caso del Crédit Mutuel del Senegal). Per quanto riguarda invece i canali informali, possiamo elencare: i corrieri; costituiscono la modalità principale nel sistema informale delle rimesse. Consiste nel assegnare il trasferimento di una comunità ad un corriere. Le commissioni dovranno coprire sia i costi del viaggio oltre che il margine del profitto per il corriere. fax; è il nome dato ad un sistema comune in Senegal, Mali e nelle Comore, ispirato dalla tradizionale Hawala, il quale convoglia le rimesse in un punto di raccolta (generalmente una casa o un negozio) e la redistribuzione della somma ai beneficiari quasi in modo istantaneo tramite un commerciante nel paese d'origine, dopo l'identificazione via telefono. Questo è un modo di trasferimento veloce con caratteristiche molto simili a quelle delle MTO, ma in generale meno costoso (3-5% di commissioni a carico confrontato con il 8-20% applicato dagli MTO). Anche il rischio risulta essere abbastanza alto. Dopo che la rimessa è effettuata, maggior parte dell'ammontare viene compensata tramite un trasferimento bancario da parte del collettore al commerciante oppure spedendoli merci. in natura tramite un commerciante; questo sistema è molto diffuso nelle zone rurali ed implica la sottoscrizione di un contratto con un commerciante il quale darà credito a uno o più beneficiari fornendoli beni di consumo (riso, zucchero, olio, ecc). in natura; questo riguarda i beni di consumo oppure merce spedita dai migranti. Spesso sono articoli di seconda mano (veicoli, articoli per la casa, ecc). 1.5. Come vengono utilizzate le rimesse? Uno studio effettuato dalla Banca Africana per lo Sviluppo mette in evidenza che le destinazioni delle rimesse rispondo ai seguenti parametri: cura e assistenza sanitaria; questa riguarda un vasto numero di famiglie, in particolare in contesti dove il sistema del welfare è inadeguato o inesistente. istruzione; il relativamente alto utilizzo delle rimesse nella istruzione riflette prevalentemente il basso profilo socio – demografico dei beneficiari. Canalizzando i fondi per l'istruzione, le famiglie cercano di addestrare i figli in modo tale da assicurare un futuro migliore alle prossime generazioni. beni immobili; l'investimento individuale o familiare in beni immobili viene considerato come un progetto a lungo termine. Rappresenta di gran lunga la principale modalità di risparmio delle rimesse e riguarda un considerevole numero di migranti. investimenti produttivi; tali investimenti sono guidati da due strategie: la prima, che permettendo alle famiglie di generare il proprio reddito fa in modo di diminuire la pressione verso il migrante; la seconda riguarda lo sviluppo di un'impresa o il commercio nella preparazione per un futuro ritorno del migrante in modo tale da salvaguardare la propria sicurezza finanziaria. La bassa proporzione delle rimesse con scopi d'investimento è il risultato di due principali fattori: le limitate capacità degli beneficiari 13 di costruire e gestire una attività produttiva e il basso livello di confidenza che i migranti hanno con le istituzioni di intermediazione. Inoltre, secondo uno recente studio M.A.F.E (Migration between Africa and Europe), oltre al utilizzo da parte dei beneficiari delle rimesse come sopra descritto, vengono aggiunti anche le voci per cerimonie e feste religiose (13,64% dei casi), il finanziamento di un viaggio (1,52% dei casi), ecc. Tab. 4 Quanto costa inviare 300 euro dall’Italia in Senegal (fonte: www.mandasoldiacasa.it) Operatore Modalità Velocità Costo totale Costo totale % MoneyGram Cash -cash Meno di 1 h 14,00 euro 4.67% Western Union Cash -cash Meno di 1 h 14,50 euro Coinstar Cash -cash Meno di 1 h Ria Cash -cash Meno di 1 h MoneyGram via poste italiane Cash -cash Banca Pop. Sondrio Valuta Comissione Margine sul tasso di cambio Difussione Valuta locale 14,0 euro 0.00% Principali città 4.83% Valuta locale 14,5 euro 0.00% Nazionale 9,003 euro 3.00% Valuta locale 9,00 euro 0.00% n.d. 9,438 euro 3.15% Valuta locale 9,00 euro 0.15% Nazionale Meno di 1 h n.d. n.d. n.d. 14,00 euro n.d. n.d. Cash/contoconto (con accordo) Giorno dopo 10,00 euro 3.33% EUR 10,00 euro 0.00% Nazionale Banca pop. Novara Cash -conto (con accordo) 2 giorni 10,00 euro 3.33% EUR 10,00 euro 0.00% n.d. Unicredit Banca di RomaUnicredit Group Cash -conto 3/5 giorni n.r. n.r. 17,50 euro n.r. Principali città Banca pop.MilanoGruppo Bipemme Conto -conto 3/5 giorni n.r. n.r. 10,30 euro n.r. n.d. Banca pop.BergamoGruppo UBI Banca Conto -conto 3/5 giorni n.r. n.r. 13,00 euro n.r. Principali città Banca di Credito Cooperativo di Roma Conto -conto 3/5 giorni n.r. n.r. 20,65 euro 0.00% n.d. Banca Monte dei Paschi di Siena Conto -conto 3/5 giorni n.r. n.r. 21,00 euro n.r. n.d. Intesa SanpaoloGruppo Intesa Sanpaolo Conto -conto 3/5 giorni n.r. n.r. Valuta locale 16,00 euro n.r. Principali città Banca di Credito Cooperativo Sesto San GiovanniBonifico Friendly Cash -conto (con accordo) 4 giorni n.d. n.d. Valuta locale 10,00 euro n.d. n.d. Bnl-Gruppo Bnp Paribas Conto -conto n.d. n.r. n.r. 22,90 euro n.r. n.d. EUR 14 Tab. 2 Quanto costa inviare 350 euro dalla Francia in Senegal18 Operatore Tipologia dell'operatore Velocità Costo totale Costo totale % Comissione Margine sul tasso di cambio Difussione Coinstar MTO Stesso giorno 8,00 euro 5.93% 8,01 euro 0.00% Nazionale Western Union MTO 2 giorni 8,00 euro 5.93% 8,01 euro 0.00% Nazionale MoneyGram MTO Meno di 1 h 10,00 euro 7.41% 10,00 euro 0.00% Nazionale Ria Envia MTO Stesso giorno 10,00 euro 7.41% 10,00 euro 0.00% Nazionale Ufficio postale Ufficio postale 2 giorni 12,70 euro 9.41% 12,70 euro 0.00% Nazionale Wester Union MTO Meno di 1 h 15,00 euro 11.11% 15,00 euro 0.00% Nazionale Credit Agricole Banca 3/5 giorni 15,50 euro 11.48% 15,50 euro 0.00% Nazionale BNP Paribas Banca 3/5 giorni 16,80 euro 12.44% 16,79 euro 0.00% Nazionale Societe Generale Banca 3/5 giorni 18,00 euro 13.33% 18,00 euro 0.00% Nazionale Caisse D'Epargne Ile-deFrance Banca 2 giorni 19,33 euro 14.32% 19,33 euro 0.00% Nazionale Media delle Banche 17,41 euro 12.89% 17,40 euro Media dei MTO 10,20 euro 7.56% 10,21 euro Media dei Uffici postali 12,70 euro 9.41% 12,7 euro Media totale 13,33 euro 9.88% 13,34 euro Media totale nel 2008 12,52 euro 9.27% 12,51 euro Fonte: www.remittanceprices.worldbank.org 18 I dati riguardanti la tabella si riferiscono al 20 febbraio 2009. 15 3 Risultati dell’indagine campionaria nella regione Marche 3.1 Presentazione del campione e demografiche dei senegalesi intervistati principali caratteristiche socio- La città di Dakar costituisce la principale area senegalese di provenienza degli intervistati (63%). Nonostante gli sforzi effettuati per avere una equa distribuzione di genere tra gli intervistati, il campione si caratterizza per una prevalenza di soggetti di sesso maschile (86,4%), valore che comunque si avvicina alla media regionale (80%). L’età degli intervistati varia da 18 anni a 50 anni. L’età media del campione è di 33 anni. Modalità Genere uomo 86,4 donna 13,6 Età media Stato civile Figli in Italia Figli in Senegal 33 anni celibe/nubile 33,9 coniugato/a con partner in Italia 25,5 coniugato/a con partner in Senegal 29,3 altro 11,3 1 58 2 26,3 >2 25,7 1 50 2 50 < 5 anni Permanenza in Italia Valori % 27,1 5 – 10 anni 49,2 > 10 anni 23,7 Le caratteristiche familiari risultano molto rilevanti per capire il comportamento economico e sociale degli immigrati, la loro propensione a fare rimesse, le modalità di trasferimento e di utilizzo delle stesse. Questi aspetti dipendono non solo dai legami con il Paese di origine e dal numero di parenti rimasti in Patria, ma anche dalla presenza di familiari nel paese di insediamento. Analizzando ora la distribuzione degli individui secondo lo stato civile la modalità prevalente risulta essere quello di “celibe/nubile” (34%), seguito dal “coniugato con moglie o marito in Senegal” (29,3%), mentre il 25,5% del campione risulta avere il coniuge il Italia. Un terzo del campione dichiara di avere uno o più figli in Italia, e solo il 16% ha i figli in Senegal. Circa la metà dei senegalesi intervistati si trovano in Italia da 5-10 anni. Riguardo alla condizione giuridica degli intervistati il 59% è in possesso della carta di soggiorno, mentre il 39% ha un regolare permesso di soggiorno di breve durata. Solo il 2% non ha mai avuto un permesso di soggiorno. Il tipo principale di permesso è quello per lavoro subordinato. Le caratteristiche del “capitale umano” dell’intervistato e la sua collocazione nel mercato del lavoro potrebbero avere un ruolo importante nel determinare il suo comportamento sociale ed economico nell’area di insediamento. Per quanto riguarda la variabile “titolo di studio”, possiamo osservare che quasi la totalità degli intervistati dichiara di essere in possesso di un titolo di studio. Solo il 6,5% non ha nessun titolo formale. Il 43,5% del campione ha conseguito il diploma di scuola superiore. 16 Modalità Condizione giuridica Istruzione Condizione lavorativa Valore % doppia cittadinanza di cui una italiana 8,5 carta di soggiorno o permesso di lungo residenza 39,0 permesso europeo per cittadini comunitari 1,7 permesso di soggiorno di breve durata 44,1 altri tipi di autorizzazione nessun titolo di soggiorno 5,1 1,7 nessun titolo formale 6,5 scuola dell'obbligo 41,9 scuola secondaria superiore 43,5 diploma universitario, laurea o post laurea 3,2 non dichiara 4,8 occupato, lavora 53,6 a casa senza occupazione 1,8 disoccupato alla ricera di un impiego 30,4 studente 12,5 altro 1,8 Considerando la condizione lavorativa degli intervistati, il dato rilevante che emerge dalla tabella sopra è la presenza di disoccupati alla ricerca di un lavoro nel 30% dei casi. Il 54% del campione lavora e nella maggior parte dei casi è impiegatao nell’industria (51%), mentre le donne lavorano prevalentemente nei servizi alle imprese (43%). 3.2 I progetti migratori L’analisi del progetto migratorio è molto importante per capire il comportamento degli immigrati in relazione alle rimesse e alle intenzioni di investimento nel paese di origine. Secondo la “New Economics of Migration” i progetti migratori giocano un ruolo fondamentale nell’impatto dell’emigrazione sullo sviluppo socio economico del Paese di origine. Il progetto migratorio, ovvero le finalità che il migrante si propone di raggiungere, si modella secondo i vincoli e le opportunità riscontrati nel paese di destinazione, dando vita a caratteristiche e comportamenti particolari, ossia al “modello migratorio”, all’interno del quale le intenzioni future espresse dagli immigrati appaiono come una componente importante. Sicuramente, con il passare del tempo nel paese di accoglienza, le intenzioni del migrante possono cambiare ed evolversi a causa dei limiti ed opportunità che il contesto di accoglienza offre al migrante stesso. Non è un caso isolato quello di molti immigrati africani che sono giunti in Italia con progetti migratori di breve termine, con la speranza di risparmiare una certa somma di denaro, da investire nel paese di origine nel momento del ritorno. Ma una volta giunti in Italia si sono scontrati con la dura realtà, in cui è difficile trovare un lavoro o una casa e ancor di più, se si è di colore. Di conseguenza i progetti iniziali di breve termine si sono trasformati lentamente, ma il loro desiderio di risparmiare e tornare a casa è rimasto sempre vivo. Così molti di loro sono rimasti incastrati in una situazione sospesa, in cui, da un lato, non cercano e non trovano l’integrazione con gli autoctoni perché in cuor loro vorrebbero tornare a casa, dall’altro, non riescono a tornare a casa perché non guadagnano abbastanza e non sono in grado di risparmiare. 17 Secondo alcuni studiosi è possibile distinguere tre tipologie di migranti (Conti, Natale, Strozza, 2003): immigrati temporanei – coloro che non hanno intenzione di restare in Italia e hanno alcune caratteristiche di forte instabilità (coniuge nel paese di origine, basso reddito, breve periodo di presenza in Italia, irregolarità di soggiorno, ecc.); immigrati permanenti – coloro che hanno intenzione di restare per sempre in Italia e presentano forti elementi di stabilità (coniuge e figli in Italia, regolarità del soggiorno, lunga durata della presenza, ecc.); immigrati indecisi – coloro che hanno visto cambiare il progetto migratorio iniziale e si trovano in una situazione intermedia tra quelle delle altre due categorie. Come si può notare dalla tabella sottostante soltanto il 2% del campione desiderava vivere per sempre all’estero prima di arrivare in Italia. Circa 39% del campione voleva, al momento della partenza dal paese di origine, fermarsi in Italia per un lungo periodo. Il 32% era indeciso sulla durata della permanenza in Italia, mentre il 27% desiderava emigrare per un breve periodo. Quando è partito, quanto tem po pensava di rim anere all'estero (val %) Per un lungo periodo Non sapevo Per un breve periodo Per sempre 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 Considerando invece i progetti migratori futuri a posteriori, si nota dalla tabella sottostante che aumenta la percentuale degli indecisi (37%), si riduce notevolmente la quota di coloro che vorrebbero rientrare a breve periodo (18,6%) mentre aumenta la percentuale di coloro che vorrebbero vivere per sempre in Italia (8,5%). Emerge infine una piccola quota di senegalesi che vorrebbero emigrare in un altro paese (5%). Adesso, quali sono i suoi progetti per il futuro? (val %) Rientrare a lungo termine Non lo so Rientrare a breve Stabilirmi definitivamente dove abito ora Emigrare in un altro paese 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 18 3.3 Le rimesse: definizione e tipologie Le rimesse sono il flusso monetario e di beni che ha direzione opposta a quello della popolazione da cui è generato. Non esiste una definizione unica del fenomeno delle rimesse, così come non esiste una definizione uniforme di immigrato. Le rimesse costituiscono una fonte di ricchezza importantissima per i paesi esportatori di manodopera e rappresentano, ormai, il secondo movimento finanziario a livello mondiale, dopo quello del petrolio, nettamente superiori a quello dei fondi erogati per la cooperazione allo sviluppo. Quando si parla di rimesse dobbiamo tener presente l’enorme difficoltà di misura del fenomeno, dovuta sia alla mancanza di una definizione univoca, sia dell’esistenza di uno scarto tra quello che viene presentato come dato contabile e quello che è il processo reale. Questo scarto è alimentato dall’utilizzo di canali informali di trasferimento delle rimesse, ma anche da procedure di raccolta dei dati che non tengono conto di tutti i trasferimenti tramite canali formali. Tutto ciò determina una rilevante sottovalutazione del loro valore effettivo19. Nella categoria di rimesse vanno ricondotte tre tipologie di flussi pubblicati ogni anno dal FMI nel Balance of Payments Statistics Yearbook: a) le rimesse dei lavoratori emigrati all’estero da più di un anno (rimesse in senso stretto); b) le cosiddette “compensazioni di lavoro”, costituite dai guadagni lordi degli emigrati all’estero da meno di un anno, inclusi i benefici in natura come l’alloggio e le imposte sui salari; c) i trasferimenti di valore (materiali e finanziari) legati a spostamenti dei migranti (che stanno all’estero per più di un anno) da un Paese all’altro. L’FMI non considera come rimesse né i trasferimenti di coloro che sono andati all’estero per periodi inferiori a dodici mesi (il denaro inviato da questi ultimi viene considerato come “reddito da lavoro” - compensation of employees), né i flussi di beni di consumo e di beni finanziari associati con i movimenti migratori, i quali vengono definiti come “trasferimenti dei migranti”. I dati forniti dalle statistiche del FMI sono difficilmente comparabili perché si basano su definizioni diverse da paese a paese e non sono tratti dalle stesse voci della bilancia dei pagamenti20. La Banca Mondiale invece, ingloba le tre categorie di cui sopra, in un'unica voce denominata “flussi dei migranti”. Queste differenziazioni nelle classificazioni causano una difficile determinazione del loro ammontare. Bisogna quindi essere molto cauti se si vogliono mettere a confronto dati derivanti da fonti diverse. Sfuggono invece alle rilevazioni ufficiali tutti i trasferimenti fatti attraverso canali non ufficiali; quelli portati personalmente dai lavoratori in occasione dei periodi di ferie; quelli affidati a parenti o conoscenti che ritornano in Patria; non vengono inoltre rilevati i fondi trasferiti nel paese di origine sotto forma di beni di consumo21 e non risultano sotto la voce rimesse le donazioni dei lavoratori emigrati all’estero a favore di istituzioni e organizzazioni. Di conseguenza si pensa che i trasferimenti registrati dalle statistiche ufficiali sono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più grande e consistente. 19 Contabilmente vengono registrate come rimesse solo i trasferimenti che utilizzano il sistema bancario, mentre non emergono quelli che utilizzano canali di intermediazione ufficialmente registrati e basati su sistemi di compensazione finanziaria e non di reale trasferimento (i servizi finanziari specializzati come Western Union, MoneyGram) (Mazzali, Stocchiero, Zupi, 2002, pg 20). 20 Acocella N. e Sonnino E. (a cura di) (2003), Movimenti di popolazione e movimenti di capitale in Europa, il Mulino, Bologna. 21 Gli autori sottolineano come nei paesi del Maghreb è diventata una consuetudine ormai consolidata quella di portare regali ed ogni tipo di merce ai familiari e amici nel momento del rientro a casa. Questi trasferimenti che prendono il nome di “commercio della valigia” sembrano essere diventato un vero e proprio business attraverso la creazione di una rete di punti di vendita. Questa attività consiste nell’acquistare nei paesi di immigrazione merci da rivendere nel paese di origine. Queste merci fino ad un determinato valore monetario, vengono considerate beni per uso personale (di qui il nome “commercio con la valigia”). 19 3.4 Le determinanti delle rimesse: i diversi approcci teorici Esistono numerosi studi teorici ed empirici tesi ad analizzare l’ammontare globale del denaro trasferito in Patria dai lavoratori emigrati all’estero, nonché le variabili che influenzano la decisione di risparmiare e di fare rimesse22 e l’impatto che esse hanno sia sulle economie dei paesi di origine, sia sulle famiglie degli emigrati rimaste in Patria23. Le ricerche a livello aggregato si riferiscono spesso a più paesi e utilizzano dati macro derivanti dalle statistiche ufficiali, con l’obiettivo di valutare i fattori macroeconomici che agiscono sulla quantità delle rimesse e pervenire ad una stima del loro ammontare. Esistono poi ricerche a livello micro, basate su dati ad hoc derivanti da indagini campionarie e che consentono di cogliere anche l’aspetto dei trasferimenti attraverso canali non ufficiali. Questi studi permettono di scendere nel dettaglio e di accertare le caratteristiche personali degli intervistati, le situazioni familiari e i fattori che condizionano i comportamenti individuali. Dal punto di vista macroeconomico esiste una connessione tra la sfera economica e la sfera politico– istituzionale. Fra le variabili che influiscono sulla propensione a fare rimesse e sul loro ammontare ci sono il tasso di cambio, il tasso di inflazione e il tasso relativo di interesse tra i due paesi. L’ammontare globale delle rimesse che entra in un paese esportatore di manodopera dipende dal numero dei lavoratori emigrati all’estero, dal loro tasso di occupazione e dal salario percepito nei paesi di accoglienza (Confalonieri, 1979). Da non sottovalutare anche la situazione economica dei paesi di immigrazione, che ha un’influenza importante sull’andamento del flusso delle rimesse. Allo stesso modo, un ulteriore elemento importante da non sottovalutare e che influisce sulla decisione di risparmiare e di inviare rimesse, è dato dalla situazione politico-economica del paese di origine del migrante. È difficile individuare delle relazioni precise tra queste variabili. Nessuna di esse è in grado di svolgere un ruolo determinante, poiché i migranti nell’inviare rimesse tengono conto della convenienza complessiva. In un articolo apparso sulla “International migration review”, in cui si analizzano le rimesse di due comunità immigrate in Los Angeles dalle Filippine e da El Salvador (Menjivar e altri, 1998) si evidenziano i fattori che, sul piano teorico, influenzano la decisione di fare rimesse e il loro ammontare: le caratteristiche individuali dei migranti; la loro capacità finanziaria; i motivi della migrazione; gli investimenti personali nel Paese di accoglienza; gli obblighi familiari nel Paese di origine e in quello di destinazione. Il comportamento del migrante verso le rimesse è spesso analizzato in base alle sue caratteristiche socioeconomiche e in base alla situazione economica della famiglia nel paese di origine. Il primo lavoro importante su questi temi è stato quello di Stark e Lucas in Botswana nel 1985 “Motivations to remit: evidence from Botswana”. In seguito molti studiosi si sono occupati di questo tema Dal punto di vista microeconomico ci sono alcune teorie rilevanti: Economics of Labor Migration, la teoria del Transnationalism e la teoria del New Economics of Labor Migration (NELM) 1) La prima teoria fa riferimento a lavori di Lewis (Lewis 1957) e di Todaro24, secondo i quali la decisione di migrare ha origine nel differenziale di reddito tra il salario che il lavoratore percepisce nel paese di origine e 22 Tra i numerosi studi si vedano ad esempio Garson e Tapinos, 1981, Russell, 1992, OECD, 1994-96, Menijvar ed altri, 1998. A livello italiano si ricordano Barsotti, Moretti, 2004; alcuni lavori dell’Ismu (Zucchetti a cura di, 1997); Mazzali, Stocchiero, Zupi, 2002; il capitolo dedicato al commento dei dati UIC pubblicato ogni anno dalla Caritas nel volume “Immigrazione dossier statistico”. 23 Le rimesse sono una delle fonti di ricchezza più importanti per i paesi di origine dei migranti. Il loro impatto sulle economie di questi paesi dipende dall’uso che ne viene fatto. E’ importante quindi capire quali sono i fattori su cui i paesi (sia quelli di origine che quelli di destinazione) dovrebbero intervenire per massimizzare l’impatto delle rimesse e stimolare il loro utilizzo verso investimenti produttivi. 24 Harris, J., Todaro, M. (1970), Migration, Unemployment & Development: A Two-Sector Analysis American Economic Review, vol. 60, pp.126 142. 20 quello che percepirebbe nel paese di destinazione. La decisione di migrare è individuale e non condivisa con la famiglia. Quindi le persone emigrano solo per avere un maggior reddito rispetto al paese di origine. 2) La teoria del Transnationalismo inserisce il migrante in un contesto transnazionale. L’emigrazione non comporta una rottura dei legami con il paese di origine, ma anzi il migrante, grazie alla diminuzione dei costi delle comunicazioni e alla tecnologia, mantiene stretti rapporti con il paese di origine e non solo, ma funge anche da attore di sviluppo sociale culturale ed economico verso il paese di origine25. La decisione a migrare è frutto di un forte network sociale generato tra paese di origine e paese di destinazione. 3) La terza teoria New Economics of Labor Migration, considera l’emigrazione come uno dei fattori che portano allo sviluppo dell’area di partenza degli emigrati26. Questa teoria nasce con un articolo di Stark e Bloom27, nel quale gli autori sostengono che il differenziale salariale non è più sufficiente a spiegare le migrazioni, ma ve ne sono altre motivazioni ben più importanti, come ad esempio, maggiori tutele nei paesi di arrivo, sostegno alla disoccupazione, politiche di sostegno alla famiglia, ecc. Secondo tale teoria la decisione di migrare non è presa dal singolo individuo autonomamente, ma è frutto di una strategia che coinvolge l’intera famiglia, con lo scopo non tanto di massimizzare il reddito, quanto piuttosto di minimizzare i rischi derivanti dall’incertezza dell’economia e dalle crisi dei mercati nei Paesi più poveri, dove sono assenti, o poco diffusi, i sistemi di assicurazione (dei raccolti agricoli, della disoccupazione) e i sistemi di previdenza e di protezione sociale, il sistema del credito. La NELM è l'unica teoria economica che collega in modo esplicito il movente delle rimesse alla decisione di migrare. Questo è fondamentale, poiché lo scopo di inviare rimesse è probabile che sia un considerazione importante nella decisione di emigrare. Infatti le famiglie attraverso l’emigrazione si propongono di diversificare l’allocazione del lavoro familiare in modo da minimizzare i rischi di peggioramento delle loro condizioni economiche e sociali. In questa prospettiva le rimesse rappresentano un modo di soddisfare una sorta di contratto implicito di coassicurazione tra il migrante e la famiglia nel Paese d’origine. Questo contratto rafforza l’immagine del migrante laddove l'altruismo reciproco è presente o nelle società patriarcali. Questo modo di interpretare le rimesse dovrebbe implicare la tendenza ad un loro impiego da un lato per aumentare la solidità economico-finanziaria della famiglia, la quale grazie alle rimesse sarebbe in grado di fronteggiare eventuali problemi connessi a crisi del sistema economico e produttivo, dovuti ad esempio a carestie, periodi di recessione, oppure alle difficoltà individuali della famiglia, dovute a disoccupazione, infortunio, pensionamento; dall’altro un utilizzo rivolto ad investimenti produttivi Allo stesso modo la famiglia sostiene il migrante attraverso il pagamento dei costi della migrazione oppure il sostegno in caso di disoccupazione nel paese di destinazione. Un altro aspetto importante considerato dalla NELM è il comportamento del migrante una volta giunto nel paese di destinazione e i rapporti che egli mantiene con la famiglia rimasta nel paese di origine. La decisione di inviare denaro è condizionata dal reddito, dalla volontà e dalla motivazione a condividere parte del reddito con la famiglia di origine. Quindi il migrante può avere 3 tipi di atteggiamenti: • “altruistico”, secondo il quale il migrante effettua rimesse essenzialmente per pura generosità verso i familiari, senza alcun vincolo o accordo implicito o esplicito nei confronti della famiglia. La ragioni che stanno alla base dell’invio delle rimesse sono di natura affettiva e sociale e finalizzate a migliorare il tenore di vita della famiglia in patria oltre che a mantenere saldo il legame tra il migrante e la famiglia stessa. 25 Portes, A., Guarnizo, LE., Landolt, P. (1999). The Study of Transnationalism: Pitfalls and Promise of an Emergent Research Field, Ethnic and Racial Studies, vol. 22 26 Taylor, J.E. (1999), The New Economics of Labour Migration and the Role of Remittances in the Migration Process, International Migration, vol. 37. 27 Stark, O, Bloom, D.E. (1985), The new economics of labor migration, American Economic Review, vol. 75 21 • “interesse personale”, al contrario, ritiene prevalenti le motivazioni egoistiche. Il migrante effettua rimesse per dimostrare il miglioramento del proprio status sociale. Egli accumula capitale per effettuare eventuali investimenti e usufruire dei propri guadagni nel momento del rientro in patria. A queste motivazioni si affiancherebbe l’obiettivo di acquistare un ruolo di maggior rilievo nella gerarchia familiare rimasta in Patria e di garantirsi l’eredità. • A questi due tipi di atteggiamento si affianca un'altra teoria definita come teoria del “prestito implicito”. Essa si fonda sull’idea che esista un accordo informale tra i diversi membri della famiglia sulla base del quale i membri della famiglia rimasti in patria finanziano l’investimento in capitale umano dei membri più giovani della famiglia, finanziano cioè la loro istruzione, allo scopo di migliorare la loro formazione e quindi di aumentare le loro possibilità di inserirsi con successo nel mercato del lavoro dei paesi di destinazione, facilitando così le loro possibilità di emigrare. Quando l’obiettivo è stato raggiunto e quindi gli investimenti effettuati cominciano a rendere, coloro che sono emigrati ripagherebbero attraverso l’invio di rimesse nel paese di origine il capitale utilizzato per la loro formazione. 3.5 Profilo dei senegalesi che inviano rimesse La definizione di concetto di rimessa deve fare i conti con la complessità del fenomeno e, come si diceva precedentemente, con il fatto che non esiste una definizione unica di rimesse. Le statistiche internazionali includono solo una piccola parte della ricchezza effettivamente trasferita dagli immigrati. Una visione più realistica potrebbe derivare dalle indagini sul campo, le quali, da un lato, potrebbero avere alcuni inconvenienti, poiché riguardano uno spaccato limitato di individui sia dal punto di vista geografico sia dal punto di vista delle nazionalità considerate, ma dall’altro lato possono avere il pregio di comporre la quantità di ricchezza trasferita dai migranti nei Paesi di origine e cogliere anche i flussi in natura e i flussi di denaro che non transitano per i canali ufficiali. Il 70% dei senegalesi intervistati invia denaro regolarmente alla famiglia rimasta in Senegal, mentre la quota di coloro che non inviano mai rimesse è pressoché nulla (1,8%). Un aspetto molto interessante di questa comunità è il fatto che a differenza di altre comunità straniere, come ad esempio gli albanesi28, poco meno della metà del campione (44%) invia frequentemente e quando può denaro alle associazioni in Senegal. Questo è un aspetto molto interessante che se opportunamente indirizzato potrebbe rientrare nella categoria delle rimesse collettive, "ovvero il denaro messo insieme da una comunità di migranti all’estero e indirizzato a progetti di sviluppo nel paese di origine", nei confronti delle quali la cooperazione decentrata potrebbe avere un ruolo importante. Un’esperienza già sperimentata con successo in Messico e che potrebbe essere replicata in altri paesi è quella sostenuta dalla Banca Mondiale e denominata “3x1”: attraverso questo programma, sostenuto dalla Banca Mondiale e che ha avuto molto successo, alcune associazioni messicane operanti negli Stati Uniti hanno raccolto tra i loro associati dei fondi da destinare allo sviluppo delle infrastrutture nei propri villaggi di origine. Per ogni dollaro messo a disposizione dalle associazioni, le istituzioni governative messicane, a livello federale, statale e locale, ne hanno stanziato altri tre. Prendendo spunto da questa esperienza, la cooperazione italiana potrebbe stanziare una somma addizionale e proporzionale per ogni euro investito dai singoli migranti o dalle loro associazioni in settori ritenuti strategici per i paesi di origine. 28 Cela E., Gli immigrati albanesi nelle Marche: caratteristiche, determinanti e modalità di impiego delle rimesse in Lungo le sponde dell'Adriatico. Flussi migratori e percorsi d'integrazione, E. Moretti (a cura di), FrancoAngeli, 2008 22 Modalità Le capita di inviare rimesse? Contributi ad associazioni Nel 2009 ha inviato più o meno rimesse? Nel 2010 manderà più o meno rimesse? Valore % si, invio regolarmente 69,9 si, invio quando posso/quando c'è necessità 28,6 no, mai 1,8 recentemente 3,5 sempre 28,1 quando può 12,3 mai 56,1 di più 7,7 di meno 53,8 uguale 36,5 non lo so 1,9 di più 3,6 di meno 60,0 uguale 25,5 non lo so 1,9 Sicuramente l’effetto della crisi si è fatto sentire anche nella possibilità di inviare denaro in patria e nell’ammontare destinato alle proprie famiglie in Senegal. Infatti come emerge dalla tabella la maggior parte degli intervistati (54%) ha inviato meno denaro in Senegal nel 2009 e nel 2010 la percentuale di coloro che invieranno ancora di meno raggiunge il 60%. La scelta da parte degli immigrati del canale di trasferimento del denaro in patria incide sulla possibilità di registrare le rimesse nella contabilità ufficiale sia dei Paesi di immigrazione sia dei Paesi di origine. Questa scelta può dipendere da molteplici fattori, che riguardano sia le caratteristiche dei migranti, sia le condizioni economiche, politiche e sociali dei Paesi di provenienza. Canali utilizzati 85,2% 11,1% 3,7% Trasferimenti bancari Western Union Money Gram I senegalesi intervistati utilizzano i canali formali e nella maggioranza dei casi utilizzano la Western Union. 23 Frequenza d'invio 74,5% 12,8% 12,8% molto frequentemente ogni 2 mesi ogni mese Motivo principale delle rimesse 62,3% 26,4% 11,3% Sostenere moglie e figli Aiutare i genitori Aiutare altri famigliari Le persone intervistate inviano il denaro frequentemente in Senegal soprattutto per sostenere i genitori nella maggior parte dei casi (62%), ma anche moglie e figli per coloro che li hanno lasciati nel paese di origine. Analizzando ora il profilo di coloro che inviano rimesse, come si vede dalla figura sottostante, coloro che inviano rimesse sono nella maggior parte dei casi i coniugati. Stato civile Non dichiara 2,0% Divorziato/separato 2,0% Convivente Celibe/nubile Coniugato/a 7,8% 37,3% 51,0% La maggior parte di coloro che inviano rimesse hanno dai 5 ai 10 familiari nel paese di origine. Solo il 18% dichiara di avere meno di 5 familiari in Senegal. 24 Famiglia in Senegal 5-10 familiari >10 familiari <5 familiari 58% 24% 18% Per quanto riguarda la composizione della famiglia in Italia di coloro che inviano rimesse, la modalità prevalente è quella che comprende i due coniugi e i figli nel 25% dei casi. Una parte degli intervistati vive con amici e conoscenti (21%) e con genitori e fratelli (15,4%). Una piccola parte del campione vive con la famiglia e amici (15,3%) o con la famiglia e parenti (9,5%). Famiglia in Italia Coniuge/convivente e parenti + figli Solo 9,5% 13,5% Coniuge/conv. e amici/conoscenti + figli 15,3% Parenti (genitori, fratelli...) 15,4% Amici/conoscenti Coniuge/convivente + figli 21,2% 25,0% La possibilità di trovare un lavoro e la percezione di maggiori guadagni nei paesi cosiddetti ricchi, uniti a situazioni di povertà o instabilità economica e politica nei propri paesi, spingono le persone a tentare di costruire un pezzo del loro futuro in quei sistemi, oggi quello occidentale, che si impongono sulla scena mondiale come quelli vincenti e in sviluppo, attraendo forza lavoro meno costosa e garantita. A livello micro, grazie alle reti migratorie e ad un sistema di paesi ormai resi comunicanti dai trasporti e dalla informazione, cresce la consapevolezza dei singoli individui sul fatto che queste disparità possono essere superate attraverso l’emigrazione. Non sempre, però, la percezione che si ha dei paesi ricchi prima della partenza, corrisponde alla realtà che si trova una volta giunti nel paese di destinazione. Il modello di benessere occidentale è quello dei salotti televisivi esportato principalmente dai mass media. Considerando ora la condizione lavorativa dei senegalesi che inviano rimesse, osserviamo che il 54% ha una occupazione. Prevale la qualifica di operaio qualificato, soprattutto nel settore industriale. Una piccolissima parte risulta essere imprenditore. 25 Qualifica lavorativa Condizione lavorativa Altro inattivo 2% A casa, senza occupazione 2% Studente Non dichiara 3,1% Imprenditore 3,1% 12% Impiegato o operaio non qualificato Disoccupato, alla ricerca di un impiego 43,8% 30% Occupato, lavora Impiegato o operaio qualificato 54% 50,0% Settore occupazionale Non applicabile (non lavora) 5,6% Servizi alle famiglie 5,6% Edilizia Altro Servizi alle imprese 8,3% 11,1% 16,7% Industria 50,0% L’aspetto interessante di questa comunità è il fatto che tutti inviano rimesse nonostante una parte degli intervistati risulti essere disoccupata al momento dell’intervista. Sostenere la famiglia in Senegal è un aspetto molto importante per gli immigrati, anche se nel 36% dei casi fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, oppure una piccolissima percentuale (2%) vive di assistenza economica. Situazione economica Fonte principale del reddito Assistenza economica Non dichiara Lavoro informale Lavoro formale Spendete tutto quello che guadagnate 2,0% Non dichiara 4,0% Fate fatica ad arrivare a fine mese 40,0% 54,0% Riuscite a risparmiare qualcosa 10,0% 14,0% 36,0% 40,0% Non sempre le aspettative che le persone hanno prima di intraprendere il percorso migratorio vengono soddisfatte nel paese di destinazione. I vincoli e le opportunità che si incontrano una volta giunti in Italia condizionano la loro situazione economica e di conseguenza anche i loro progetti futuri. Il dato che emerge dalla nostra indagine è che la situazione economica degli intervistati in Italia è peggiorata, mentre al contrario è migliorata la situazione dei familiari rimasti in Patria. Sarebbe molto interessante poter verificare queste affermazioni anche nel paese di origine, poiché a volte la percezione che gli emigrati hanno della situazione reddituale delle famiglie in patria potrebbe non coincidere con quella delle persone rimaste nel paese di origine. 26 Com'è cambiata la situazione economica dopo l'emigrazione? 47% 44% 31% 31% 25% 22% Italia Migliorata Peggiorata Uguale Senegal Il modello migratorio degli immigrati ci permette di capire il loro comportamento economico. Di solito, si suppone che i migranti temporanei, dato il loro modello migratorio di breve durata, tendano a comprimere i consumi e massimizzare i risparmi, in vista di progetti da realizzare in Patria; gli immigrati decisi a stabilirsi definitivamente in Italia e che hanno raggiunto anche una certa stabilità di soggiorno e familiare (si sono fatti raggiungere da coniuge e figli) tenderanno ad assumere modelli di consumo simili agli autoctoni ed investire nella realtà in cui ormai si sono radicati; infine gli immigrati indecisi potrebbero assumere un comportamento economico, che rispecchi in parte il radicamento sul territorio di accoglienza ed in parte il desiderio di tornare in Patria. Sicuramente la possibilità di risparmiare dipende, non solo dal progetto migratorio, ma anche e soprattutto dalla possibilità di avere un reddito che permetta non solo di vivere, ma anche di accantonare somme di denaro. Böhning negli anni Ottanta29 aveva individuato quattro fasi nel processo di integrazione degli immigrati: la prima è quella caratterizzata da un’immigrazione prevalentemente temporanea di lavoratori giovani e celibi, generalmente maschi, provenienti dalle aree più industrializzate e urbanizzate dei paesi di emigrazione e caratterizzati da un livello di istruzione superiore a quello mediamente riscontrabile nei Paesi di origine. Questi, secondo l’autore, mantengono strettissimi legami con il Paese di origine e sono disposti ad accettare precarie condizioni di vita e di lavoro nel Paese di destinazione, pur di risparmiare e/o inviare il maggior ammontare di denaro possibile in Patria. Nella seconda fase il flusso invecchia leggermente e gli immigrati si distinguono per una maggior presenza di coniugati; la durata del soggiorno tende ad aumentare ed il turnover a diminuire, si allarga anche l’area di provenienza. La terza fase si caratterizza per un miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro degli stranieri, un consolidamento della loro presenza sul territorio ospitante e un aumento del numero delle famiglie, grazie ai ricongiungimenti familiari, che comportano, in un certo senso, un indebolimento dei legami con la madrepatria. Il distacco definitivo avviene, secondo Böhning, nella quarta e ultima fase, caratterizzata da un forte radicamento delle presenze straniere nei paesi di accoglienza, dove si costituiscono delle vere e proprie comunità etniche e si ha un maggior livello di partecipazione degli immigrati stessi nella vita sociale ed economica. Come si può osservare dalla figura sottostante l’obiettivo più importante da raggiungere tramite il risparmio è l’apertura di un’attività imprenditoriale (27,5%), l’acquisto della casa (25,5%) e pagare l’istruzione dei figli (25,5%). 29 Böhning W.R. (1984), Studies in international labour migration, Macmillian, London 27 1° obbiettivo da raggiungere con i risparmi Finanziare ceremonie familiari 2,0% Acquisizione beni di consumo 2,0% Altro 3,9% Investire in un terreno 5,9% Assicurare la pensione 7,8% Pagare l'istruzione dei miei figli 25,5% Comprarmi la casa 25,5% Risparmaire per un'attività 27,5% Il 56% dei senegalesi è molto fiducioso nel raggiungimento dei propri obiettivi di risparmio, mentre il 26% pensa di non farcela. Il 53% degli intervistati dichiara di avere proprietà in Senegal, mentre solo il 7% ha proprietà in Italia. L’acquisto di una casa rappresenta un grande traguardo per gli immigrati, che nel 46% dei casi vorrebbero acquistarla nel paese di origine. Molto interessante appare il dato di coloro che vorrebbero comprare casa sia in Italia che in Senegal (35%), dimostrando un attaccamento ad entrambi i paesi ed un carattere transnazionale, tipico di questa comunità. Pensate di comprare proprieta in: Italia In nessuno dei due In entrambi paesi Senegal Avete investito iu un impresa in Senegal? 74,0% 3,8% 15,4% No Sì 34,6% 26,0% 46,2% Il 26% dei senegalesi ha investito in un’attività in Senegal, prevalentemente nel commercio e l’impresa viene costituita generalmente insieme ad altri familiari (69%). Il desiderio di investire nel paese di origine è molto forte per quasi la totalità del campione; infatti 92,5% degli intervistati ha in mente di intraprendere un’attività o allargare l’investimento già effettuato in Senegal, confermando il commercio come il settore preferito dagli immigrati (40%), seguito dall’agricoltura (18%). La maggior parte degli intervistati afferma di voler effettuare il futuro investimento nel proprio villaggio (74%), insieme ai familiari (59%) e di voler ricorrere al credito bancario (58%), al microcredito (20%) o agli investitori stranieri (16%). 3.6 L'immigrato agente di sviluppo ? Considerazioni conclusive L’indagine sui senegalesi nelle Marche ha evidenziato alcuni aspetti molto interessanti caratterizzanti questa comunità. In primo luogo il rapporto con le famiglie rimaste in Patria è talmente forte ed importante che nonostante la crisi e la disoccupazione l’obiettivo primario rimane comunque quello di sostenere i propri cari attraverso 28 l’invio periodico di denaro, anche nei casi in cui la principale fonte delle entrate è rappresentato dall’assistenza economica. In secondo luogo gli immigrati non trasferiscono in patria solo denaro, ma anche il know how e il capitale sociale accumulato all’estero durante l’esperienza migratoria, e questi due aspetti sono strategici per lo sviluppo dei paesi di origine. La comunità senegalese è caratterizzata da uno spiccato senso di transnazionalismo rappresentato dal desiderio di intraprendere attività economiche che leghino i due paesi, come mostra la figura sottostante. Come considera l’idea di ritornare in Senegal Si ritorna solo se uno ha fallito Accade anche senza un progetto Alternare permanenza qua e là Normale dopo risparmio Creazione attività che leghi qua e là 0 5 10 15 20 25 30 35 40 L’esperienza migratoria modella il comportamento dei migranti e fa si che essi si possano muovere da un paese all’altro con una certa facilità. Per molti di loro le capacità acquisite all’estero diventano i fattori chiave del loro successo una volta ritornati nel paese di origine. Se dovesse tornare, come giudica le capacità acquisite durante la permanenza in Italia? Non lo so Inutili per il Senegal Mi permette di muovermi bene tra i paesi Sono i fattori del mio successo Penso di sì 0 5 10 15 20 25 30 35 40 29 Un altro aspetto molto importante, soprattutto dal punto di vista dei paesi di origine, risultano essere i network sociali che nascono grazie all’esperienza migratoria. I legami che gli immigrati creano con gli autoctoni durante la permanenza all’estero possono diventare una vera risorsa per i paesi in via di sviluppo, in quanto si possono trasformare in investimenti. Se dovesse tornare, manterrebbe i rapporti con persone conosciute in Italia? Non lo so Espanderò i contatti per il mio lavoro Ho un social network Sicuramente 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 La letteratura relativa alla New Economics of Labor Migration30 ha messo in rilievo il ruolo e l’importanza delle rimesse per lo sviluppo locale dei paesi di origine dei migranti. Il ruolo delle rimesse potrebbe avere, da un lato effetti positivi, poiché esse aiutano a ridurre la povertà, soprattutto nelle aree rurali e, avendo un flusso stabile, sono più affidabili di altre fonti di capitale straniero; ma d’altro lato le rimesse potrebbero creare dipendenza economica e spingere i cittadini a rifiutare i lavori a basso salario nel paese di origine. Inoltre esse potrebbero avere conseguenze macroeconomiche negative in quei paesi in cui il denaro inviato a casa dagli emigrati rappresenta la fonte principale di valuta straniera, poiché l’afflusso di capitali potrebbe far aumentare artificialmente il valore della moneta locale, rendendo più convenienti le importazioni e meno competitive le esportazioni. Il capitale finanziario accumulato dai migranti può avere un impatto significativo nello sviluppo del paese di origine. Un ruolo fondamentale in questo contesto è dato dalle politiche volte ad incentivare la canalizzazione formale delle rimesse e degli investimenti nei settori produttivi dell’economia nazionale31. Tuttavia è fondamentale che questi flussi entrino nel sistema finanziario tradizionale, dove le rimesse potrebbero essere convertite in risparmi e investimenti a lungo termine. In questa strategia una figura centrale è dato dalle banche e dalla loro capacità di offrire ai lavoratori stranieri condizioni di trasferimento e di gestione dei propri risparmi convenienti e sicure. Alcuni istituti finanziari si stanno rendendo conto dell’importanza dell’integrazione finanziaria dei migranti ed alcuni hanno cominciato ad intraprendere iniziative per attirare la clientela immigrata. Per far sì che le rimesse diventino strategiche per lo sviluppo dei paesi di origine le banche dovrebbero incentivare il trasferimento formale e renderlo praticabile e conveniente e questo dipende anche dalle relazioni delle banche italiane con le banche dei paesi di provenienza dei migranti. La maggior parte delle banche ritiene che le politiche volte ad incentivare il trasferimento dei risparmi dei migranti tramite i loro canali abbiano alti costi di gestione, di fronte a scarsi margini di profitto, poiché l’importo dei singoli trasferimenti è molto basso e solo se gli stranieri che utilizzano questo servizio 30 Taylor, J.E. (1999), The New Economics of Labour Migration and the Role of Remittances in the Migration Process, International Migration, vol. 37, pp. 65 - 87. 31 I canali di intermediazione finanziaria privati o informali non consentono di esercitare un controllo sui costi di transazione e spesso risultano essere molto dispendiosi per chi li utilizza. Ad esempio le agenzie di money transfer hanno delle commissioni che possono essere superiori al 30% dell’importo inviato. Questo comporta un impoverimento degli immigrati e una riduzione dell’effetto moltiplicatore delle rimesse sull’economia dei paesi di origine. 30 raggiungono una certa massa critica di utenza, allora il servizio potrebbe diventare conveniente per le banche. Il coinvolgimento degli istituti finanziari nella strategia di valorizzazione delle rimesse, permetterebbe non solo di ridurre notevolmente i costi che gli immigrati sostengono utilizzando le agenzie di money transfer o i canali informali, ma anche di indirizzare nel tempo le rimesse ed il risparmio verso investimenti produttivi32. I senegalesi da noi intervistati utilizzano nel 89% dei casi le agenzie di money transfer. Alcuni fattori critici nei paesi di provenienza dei migranti, come ad esempio l’assenza di istituzioni finanziarie locali forti, condizioni produttive non ottimali, un tessuto imprenditoriale debole, ecc, rappresentano i principali ostacoli nell’attuazione di una politica di questo tipo . Questo significa che è molto importante attivare circuiti di trasferimento delle risorse degli immigrati, in grado di coinvolgere entrambi i paesi. All’interno di questi circuiti la collaborazione tra il settore bancario e quello pubblico, avrebbe un valore aggiunto alla strategia di massimizzazione degli effetti positivi delle migrazioni. Indirizzare le rimesse verso investimenti produttivi che possano generare reddito, occupazione e benefici per la società locale costituisce una politica di grande impatto economico sui paesi dai quali provengono gli immigrati. Il ruolo dei governi, sia dei paesi di origine sia di quelli di destinazione, consiste proprio nel gestire i processi innescati dalle migrazioni, in modo da renderli sostenibili dal punto di vista sociale, economico e ambientale. 3.7 Alcune esperienze e buone pratiche di regioni italiane nella politica di cosviluppo. Le Regioni e gli Enti locali italiani, in seguito ad una crescente consapevolezza dell’importanza delle comunità immigrate nei processi di co-sviluppo, hanno intrapreso programmi, progetti pilota e sperimentazioni nell’ambito della cooperazione decentrata. Diversi sono i progetti di cooperazione decentrata che hanno come obiettivo principale quello di sostenere lo sviluppo, l’occupazione e la riduzione della pressione migratoria dei paesi situati nella zona di prossimità dell’Italia e dell’UE. Tra i progetti per la selezione, formazione e reclutamento di manodopera possiamo ricordare in particolare il programma di cooperazione della Regione Veneto che con il Governo albanese ha avviato due progetti di selezione della manodopera locale per il mercato italiano. Il primo – il progetto “Working” – ha riguardato 23 lavoratori albanesi nel campo dell’edilizia, che hanno ricevuto un corso di formazione in Albania e successivamente hanno ottenuto un permesso di soggiorno per motivo di studio della durata di 6 mesi; in questo periodo i beneficiari hanno svolto uno stage presso le aziende venete, e successivamente tutti i migranti, tranne uno, sono rimasti in Italia con permessi per lavoro subordinato e di essi circa l’82% lavora nel settore edile. Il secondo progetto - il progetto “UCE” – ha selezionato 100 lavoratori tra le liste di disoccupazione albanesi, dei quali ne sono stati scelti 21 per lavorare nelle imprese Venete del settore edile. Ai migranti, in seguito ad un corso di formazione in Albania, è stato concesso un permesso di soggiorno per lavoro subordinato (Piperno, 2003a). Con queste politiche la Regione Veneto cerca di definire una politica migratoria in armonia con i fabbisogni del mercato del lavoro regionale. Anche la Regione Lombardia per facilitare l’incontro tra domanda di lavoro locale e offerta di lavoro proveniente dalla Tunisia ha dato vita al progetto “Tunisia”, nato tramite accordo sottoscritto tra la Regione 32 Un’esperienza che ha suscitato grande interesse a livello europeo è quella dell’accordo tra Société Générale (SG) francese e la consociata Société Générale des Banques au Sénégal (SGBS). Questo accordo ha permesso l’apertura di una filiale della banca senegalese presso l’agezia della SG di Paris-Barbés, in un quartiere con alta densità di immigrati senegalesi. Gli immigrati hanno la possibilità di avere un “doppio conto” e trasferire a costi molto bassi nel giro di 24 ore il loro denaro alla SGBS. Inoltre, per consentire loro di indirizzare i risparmi/rimesse, sono stati studiati dei prodotti finanziari ad hoc, sulla base dei bisogni di questa comunità immigrata a Parigi e dei loro familiari in Senegal: microassicurazioni sulla vita, che comprendono il rimpatrio della salma e il pagamento del biglietto aereo di un parente, fondi per l’istruzione dei figli in Senegal, formule di risparmio – credito per la maternità, fondi per il pellegrinaggio alla Mecca, ecc. Questi accordi permettono alle banche di aumentare e potenziare la clientela senegalese sia in Francia, che in Senegal. 31 Lombarda e i Governatorati di Gafsa e Kasserine, che prevede la selezione di circa 170 lavoratori tunisini nei settori edile, metalmeccanico e della ristorazione, e il loro successivo inserimento in aziende locali, al di fuori delle quote annuali di ingresso, con la formula dell'addestramento formativo. La Regione Lazio ha realizzato un progetto che ha avuto grande successo e che prevedeva la selezione e la formazione in Tunisia di circa 120 aspiranti emigranti, i quali dopo il periodo formativo sono stati inseriti nel mondo del lavoro italiano. Dati i risultati positivi dell’iniziativa, la Regione intende replicarla in altri paesi quali Albania e Romania. La Regione Emilia-Romagna è stata protagonista di un progetto di studio volto a creare un’agenzia per la gestione dei flussi migratori per motivi di lavoro. L’obiettivo è quello di considerare il reclutamento dei lavoratori immigrati come parte di un processo molto più complesso, volto a favorire l’integrazione tra i paesi di origine e di destinazione dei flussi. Infatti, a differenza delle iniziative appena menzionate, il progetto emiliano cerca di considerare non solo le esigenze del mercato del lavoro italiano, ma anche le esigenze del mercato del lavoro dei Paesi di origine (Marocco e Senegal in questo caso) in modo da rendere possibili forme di pendolarismo, circolarità e ritorno dei migranti, che sicuramente potrebbero avere conseguenze importanti in termini di ritorno di know how e capitale umano e finanziario per i paesi di partenza dei flussi migratori. La Regione Emilia-Romagna ha inoltre finanziato un progetto integrato di tutela ambientale nella provincia di Khouribga con possibile replica nella provincia di Beni Mellal. Questo progetto, gestito dal consorzio Nextia (società di ricerche e sviluppo di progetti innovativi, legata alla Lega delle Cooperative), riguarda lo sviluppo della produzione agricola locale e del mercato ortofrutticolo. Alla base del progetto c’è una chiara strategia di co-sviluppo delle due aree, e cioè di uno sviluppo sinergico e parallelo del settore agroalimentare tanto in Emilia Romagna quanto in Marocco, grazie alla valorizzazione della risorsa migratoria, che in questo contesto assume carattere di circolarità, attraverso percorsi di qualificazione che possano rispondere sia ai fabbisogni del mercato del lavoro di partenza che di quello di destinazione. L’iniziativa prevede la formazione in Marocco e in Emilia Romagna degli operatori, la promozione di accordi di cooperazione economica tra aziende locali e aziende emiliane e romagnole, la creazione di cooperative e il sostegno nel caso di immigrati che vogliano ritornare in Patria per intraprendere attività imprenditoriali. Alcuni progetti importanti di cooperazione allo sviluppo riguardano i rientri volontari dei migranti nei paesi di origine. La Regione Veneto ha finanziato verso la metà degli anni ’90 un progetto di ritorno di immigrati albanesi, coinvolgendo il sistema delle piccole e medie imprese. Il progetto, denominato “Guardando al ritorno” è stato promosso e gestito da AGFOL (Agenzia di formazione e lavoro). Il progetto prevedeva percorsi di orientamento-formazione-inserimento di 50 albanesi presenti in Veneto, finalizzata alla promozione di progetti imprenditoriali di rientro e/o di scambio commerciale, anche con la partecipazione di imprese venete. Sono stati sostenuti 29 progetti di rientro di immigrati (due di questi nel quadro di creazioni di joint venture con aziende venete), grazie anche al sostegno dei fondi dello IOM. Dal 2002 al 2007 Agfol ha collaborato con IAL Veneto e con il Centro Salesiano Don Bosco di Tirana nelle attività di formazione per educatori animatori a Tirana sia con contributi comunitari che della regione del Veneto. Per 30 di essi il progetto EDURBAN attualmente in corso, prevede l’accompagnamento alla creazione di imprese sociali. La Regione Toscana ha finanziato un progetto gestito dalla Provincia di Lucca, denominato “Rientro di immigrati senegalesi come fattore di sviluppo del loro paese di origine”, che aveva come obiettivo di formare un gruppo di senegalesi residenti nella provincia di Lucca, i quali una volta rientrati avrebbero dato vita ad attività economiche nella Regione di Djourbel in Senegal, diventando così “agenti di sviluppo” nei paesi di origine. A causa della burocrazia e dei lunghi tempi di realizzazione dell’iniziativa in Senegal, il progetto ha subito un frenata che ha costretto alcuni dei partecipanti a rientrare in Italia. Un’altra tipologia di programmi riguarda i Progetti di valorizzazione delle rimesse. In questo ambito la Regione Toscana ha finanziato un progetto coordinato dalla ONG COSPE, con la consulenza di Microfinanza srl, basato sui stretti rapporti esistenti tra gli immigrati marocchini residenti nella provincia di Livorno e la loro provincia di origine Khenifra. Nel progetto sono coinvolti il Monte dei Paschi di 32 Siena per la raccolta dei risparmi e il trasferimento delle rimesse degli immigrati, le filiali marocchine del Crédit Agricole che si occupano del loro deposito, e l'istituzione di microfinanza Amos di Khenifra che provvede alla loro distribuzione a livello locale. Un primo obiettivo di questo progetto è la trasmissione a costi il più possibile ridotti e con tempi certi del valore della rimessa e l’accessibilità del servizio a tutti i familiari degli emigranti, anche se residenti in località rurali o montane, e comunque lontani dai centri urbani dove più facilmente vi è la possibilità di trovare uno sportello bancario. Sotto questo profilo, il ruolo della microfinanza è assolutamente indispensabile poiché, in molte realtà rurali dei paesi in via di sviluppo, l'unico "sportello" bancario è rappresentato proprio dalle microbanche di villaggio. L’iniziativa prevede il coinvolgimento della comunità marocchina, che ha il compito di diffondere l’informazione sul servizio e così facendo potrà percepire una commissione che le permetterà di organizzare attività a sostegno dell'integrazione degli immigrati marocchini nel territorio di Livorno . Molto interessanti risultano essere anche i Progetti Integrati di Co-sviluppo. Uno di questi è il programma Interreg che prevede il coinvolgimento crescente delle regioni europee e offronola possibilità di realizzare programmi integrati di valorizzazione della mobilità internazionale a fini di cosviluppo. Un esempio di questo tipo è dato dalla Regione Puglia che ha gestito nella seconda metà degli anni ‘90 il progetto INTERREG II Italia-Albania al fine di individuare una politica e delle misure per favorire una integrazione economica tra le due sponde. I temi trattati sono stati: trasporti e comunicazioni; sostegno alle PMI; ambiente; turismo; formazione; cooperazione transfrontaliera. Nel periodo 2000-2006 il nuovo progetto INTERREG III Italia-Albania, rispetto al precedente, dà una attenzione maggiore al tema delle migrazioni, prevedendo ad esempio corsi di specializzazione per il personale medico e i fisioterapisti di due cliniche di riabilitazione a Tirana e Durazzo, aperte come una filiale di un centro di estetica di Bologna da un medico albanese. Tutte le regioni adriatiche hanno partecipato al progetto Intemigra che ha studiato le cause e gli effetti sul proprio territorio delle migrazioni provenienti dall’area balcanica. Nell’ambito del progetto sono stati realizzati alcuni progetti-pilota nei seguenti settori: occupazione; investimenti produttivi e sviluppo delle piccole e medie imprese; adeguamento urbano e rurale; inserimento sociale degli immigrati; sviluppo della cooperazione transfrontaliera e interregionale. Nell’ambito di questo progetto la Regione Friuli Venezia Giulia ha sostenuto un progetto pilota volto ad identificare soggetti qualificati in Albania, Macedonia e Montenegro da inserire nel mercato del lavoro regionale e sono state previste inoltre misure di internazionalizzazione delle aziende italiane che prevedano anche forme di rientro imprenditoriale degli immigrati. Per concludere si può dire che le migrazioni vanno ormai interpretate all’interno di un sistema di relazioni, che superano i confini nazionali e collegano aree di partenza e di arrivo, alle quali dinamiche socioeconomiche si dovrebbe riconoscere pari rilevanza. I migranti grazie alle catene migratorie stabiliscono rapporti transnazionali tra i diversi paesi coinvolti. Questo comporta la necessità di leggere i processi migratori come circolari e valutare le ricadute della migrazione contemporaneamente sullo sviluppo della società di arrivo e di partenza. 33