favola in nero

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favola in nero
FAVOLA IN NERO
di Franca Bersanetti e Rogiari
“Io non guardo pornografia, io scrivo pornografia”
Joss Whedon
Autori: Franca Bersanetti e Rogiari
Rating: vietato ai minori di 18 anni, assolutamente! E, nel caso non ve l’avessimo ancora detto:
“VIETATA AI MINORI”!! Chi accede a questa storia se ne assume la responsabilità. Non accetteremo
al riguardo nessun tipo di lamentela: è una storia NC - 17, decisamente dark, contiene scene di sesso
estremamente esplicito, anche non convenzionale, brutte parole, atti slash, violenza, e Buffy non
viene trattata “bene”. Perciò, se non piace il genere, ASTENERSI DAL LEGGERE.
Riassunto: In un universo alternativo dove ad Angelus non è mai stata restituita la sua anima, Buffy
si trova a dover conciliare la sua vita di brava ragazza legata al coetaneo Xander con i suoi doveri di
cacciatrice, e con la sua crescente attrazione verso “il lato oscuro della forza”….
Disclaimer: Tutti i personaggi appartengono a Joss Whedon, alla Mutant Enemy, ed a quanti altri li
possiedano. Quest’opera non è stata realizzata a scopo di lucro.
Timeline: Inizio seconda stagione di BTVS. Si rammenta che questo è un universo alternativo dove
Angelus non ha l’anima e non è mai giunto a Sunnydale per aiutare Buffy. Molti personaggi della terza
stagione e di ATS appaiono in questa fanfic - nonostante la diversa linea temporale della serie - per
ragioni narrative
Nota: questa fanfic nell’intenzione delle autrici è la prima parte di una trilogia, di cui è già in
lavorazione la seconda parte, che si intitolerà “Principi in nero”.
Distribuzione: si prega di non pubblicare la fanfiction senza il parere preventivo delle autrici.
Feed - back: sempre super gradito a Rogiari presso [email protected] o [email protected] ed a F.
Bersanetti presso [email protected]
C’era una volta una bella principessa, avvinta per sempre dall’incantesimo lanciatole da un
gruppo di uomini cattivi. Solo il bacio di un principe l’avrebbe risvegliata…o fatta cadere per
sempre nella notte più tenebrosa. Nessuno lo poteva sapere con certezza.
La principessa si sforzava di aspirare alla luce, ma la tenebra la invitava con dita lunghe,
sottili e seducenti. Eppure, lei si sforzava di resisterle, attraversando come in sogno la realtà.
Finché un giorno il suo lungo sonno si spezzò, e qualcuno la invitò a risvegliarsi…
I. Innocence.
“Buffy…Buffy, svegliati”
La voce di sua madre le giunse come da un universo misterioso e lontano, un universo di incantesimi
gridati con voci rauche intorno al fuoco della savana, e di creature misteriose e possenti, ed infine
dell’eccitazione della caccia, nella notte, a piedi nudi, accompagnata dal rullare profondo ed imperioso
dei tamburi…
Buffy si svegliò. E lanciò uno sguardo disperato all’orologio. Era tardissimo! Se non si sbrigava,
avrebbe perso la prima lezione, e non poteva perdere spagnolo, non quell’anno!
Oh, cavolo, Xander! Avevano appuntamento all’Espresso Pump prima delle lezioni!
“Buffy…sembra che tu abbia visto un fantasma” commentò Joyce con un sorriso. “Alzati, pigrona! La
colazione è già pronta, e sono pronta anch’io: appena sei vestita, andiamo”
“No, mamma, oggi prenderò il pullman. Devo incontrare un amico, prima di scuola”
“Un amico?” sorrise Joyce. “Il tuo ragazzo?”
Buffy annuì. “Sì, mamma. Xander, lo conosci”
Joyce era contenta. Sapeva che Xander era un ottimo ragazzo, e che stravedeva per la sua Buffy.
Sebbene lui non provenisse da una famiglia molto equilibrata - le risultava che sia suo padre che sua
madre bevessero troppo - era un ragazzo a modo, divertente, buono. E poi, chi erano loro per giudicare?
Joyce portava ancora sulla pelle i segni del suo divorzio, delle troppe infedeltà di suo marito, del suo
disinteresse come compagno e come padre. Xander non era il quarterback della squadra di football, e
neanche un genio informatico, ma amava Buffy, di questo Joyce era sicura.
“Bene, allora non farlo aspettare”.
Buffy si precipitò nella doccia. No, non avrebbe fatto aspettare Xander.
Ma nelle orecchie sentiva ancora, lontano eppure presente, il rombo dei tamburi…
“Eccomi qua!” gli disse, sollevando il capo verso di lui docilmente, per il consueto bacio di saluto.
Xander, lusingato dalla sua arrendevolezza, le sorrise, e la baciò con trasporto. Dall’altra parte della
strada c’era la Porsche di Cameron, quel damerino dell’università che aveva tentato di uscire con Buffy:
l’orgoglio maschile di Xander era esaltato oltre misura dal fatto che lei gli avesse preferito lui, un
ragazzo di origini proletarie che dormiva in uno scantinato, e sopportava in silenzio le continue liti dei
suoi.
“Basta, dai!” sussurrò lei, arrossendo, quando sentì che la sua lingua stava cercando ingresso nella sua
bocca, pudicamente chiusa. Il sorriso di lui si allargò. Sapeva per esperienza che, nel buio della notte,
lei non gli avrebbe negato qualche bacio un po’ più appassionato. Doveva solo aspettare.
“Mi sei mancata” le disse. “A tal punto che mi sono avventurato in cucina per farmi un sandwich al
burro di arachidi. E tu sai come fare questo a casa mia corrisponda ad una missione esplorativa nei
tunnel dei vietcong”
Buffy rise. “Il cibo come compensazione, eh? Beato tu che puoi. Da quando mio padre ci ha lasciato,
mia madre insiste che usiamo l’aerobica - e le carote - per combattere la solitudine. Credimi, non danno
nemmeno la metà della soddisfazione”
“Potrei soddisfarti io, se solo me lo permettessi” mormorò lui, baciandole rapidamente il collo. Buffy
soffocò una risatina, e gli diede un colpo sul braccio. Lui quasi si piegò per la forza del colpo. Ormai
sapeva che anche i gesti più causali di Buffy potevano risultare micidiali.
Ma Buffy non si accorse di nulla, e gli espresse per l’ennesima volta il suo punto di vista. “Ti ho già
detto che sono contraria al sesso precoce, fine a se stesso. Se staremo bene insieme, quando saremo un
po’ maturati, sarà naturale conoscerci meglio. Ma fino ad allora dovrai pazientare. Non è molto che
stiamo insieme…”
“Mi sembra un’eternità” sorrise lui “otto mesi, tre settimane, e due giorni. Dal 24 maggio dello scorso
anno, per l’esattezza”
Lei ricambiò il suo sorriso, e sollevò una mano ad accarezzargli il volto. Quando stava con Xander
tendeva a dimenticare la sua vera vita. Il 24 maggio era stato il giorno della sua morte.
Xander l’aveva riportata in vita praticandole la respirazione bocca a bocca nei sotterranei che portavano
alla cripta del Maestro, e lei, più forte nel corpo e nello spirito, aveva infine sconfitto l’antico vampiro
facendolo precipitare dal tetto della biblioteca.
Da allora, Buffy aveva capito che doveva ricambiare il suo amore, che lui meritava il suo affetto forse
più di chiunque altro. E che lui era l’unico ragazzo che davvero conoscesse la sua vita, la sua missione,
e la condividesse.
Ma otto mesi, si disse sospirando mentre prendevano posto in aula, non erano poi molti, per due ragazzi
di diciassette anni. Anzi, Buffy sarebbe giunta a quel traguardo solo di lì a pochi giorni.
La loro storia era cominciata con dolcezza, senza fretta. Avevano iniziato a tenersi per mano, a
scambiarsi qualche tenero bacio, e poi a passare insieme molto del loro tempo libero, a scuola e fuori.
Quando andavano al Bronze con gli amici, Willow ed il suo ragazzo Oz, Xander e Buffy ballavano
insieme. Lei dimenticava nella danza tutte le sue inibizioni, e si trasformava sulla pista da ballo, come
per magia, in una creatura sensuale e vibrante, piena di un potere oscuro e antico, la cui vista
ottenebrava i cuori degli uomini. A Xander sembrava di possederla veramente solo in quei momenti.
Per il resto, lei era sorprendentemente una ragazza piuttosto pudica, e raramente gli concedeva più di
qualche bacio.
Ma erano davvero molto giovani, e c’era tempo. E lui sarebbe stato sempre accanto a lei, nella sua vita
diurna, come in quella notturna, ed a nessun altro lei si sarebbe potuta rivolgere quando fosse
pienamente sbocciata.
Alla fine della lezione, Xander le venne vicino, indossò la borsa di lei, e le cinse le spalle. Quando si
chinò per un rapido bacio sulla sua morbida bocca, che lo attirava con mille promesse non ancora
mantenute, una risatina sarcastica lo bloccò.
“Oh, mio Dio, mi viene da vomitare” esclamò la bellezza bruna che li fissava dall’alto con le mani sui
fianchi, ed una smorfia di disgusto sulle labbra. “Buffy, sapevo di te e questo…questo perdente…ma
almeno non imporcene la visione in esclusiva”
“Ciao, Cordelia” sorrise Buffy. “Ti vedo in forma”
“Io ti vedo male” rispose la ragazza bruna, sollevando le spalle. “Avevo delle speranze per te, quando
eri arrivata. Dico davvero. Ed ora, questa scelta scellerata…già, ma sappiamo tutti che non sei
veramente normale, no?”
“No, davvero” rise Xander. “Infatti, lei ha un cervello!”
Cordelia non fece una piega. Il quarterback della scuola stava passando di lì, e lei aveva ben altro per la
testa che quel fallito dagli occhi penetranti e quella psicotica della sua ragazza, che si credeva
un’ammazzavampiri.
“E’ sempre così acida” commentò Willow accanto a loro. Il suo ragazzo la teneva per mano. “Deve
mancarle…”
“L’amore?” suggerì Oz, laconicamente.
“Il sesso” chiosò Xander.
“Una borsa di Prada” esclamò Buffy. “Come quella che mi ha promesso papà se passerò con un voto
superiore a C in spagnolo e matematica. Perciò, corriamo, perché la lezione inizia. Oz, Willow…ci
vediamo più tardi in biblioteca”
I due ragazzi sorrisero, e si avviarono lungo il corridoio mano nella mano.
Xander attirò Buffy a sé, ed affettò un’espressione melodrammatica.
“Mia cara…gli eventi ci separano. Là dove andremo non ci sarà amore, né dolcezza, ma solo guerra,
dolore…un ultimo bacio, mio amore, e poi l’addio!”
Buffy rise e gli concesse il bacio richiesto.
E poi si diresse a cuor leggero verso l’aula di matematica.
Nel suo sogno dai calori pastello, si sentiva finalmente serena, se non appagata.
In biblioteca, Giles stava magnificando alla signorina Calendar un testo antico di quattrocento anni,
chiamato il Manoscritto di du Lac.
Annoiata, Buffy scorreva veloce le pagine di Cosmopolitan, con il walkman che le sparava la musica
dei Backstreet Boys nelle orecchie.
“Potrebbe interessare a qualcuno? E’ pericoloso tenerlo qui?” si stava informando la bella Jenny,
approfittandone per chinarsi ogni istante di più sulla spalla dell’Osservatore. Il nervosismo di lui era
evidente dalla frequenza con la quale si toglieva e metteva gli occhiali. Buffy sorrise con aria saputa, e
sbadigliò.
“E’ pericolosissimo. Contiene delle pagine molto preziose, che riportano il rituale per curare vampiri
deboli o ammalati. E’ assolutamente imperativo che nessuno dell’oltretomba sappia che lo abbiamo
noi. Buffy…mi hai sentito? Buffy, vuoi spegnere quel dannato walkman?”
Lei ubbidì, piuttosto scontrosamente.
“Ho capito tutto. Devo proteggere il Manoscritto di du Latt. Ed evitare che chiunque sappia che è qui.”
“Di du Lac, non du Latt. Stanotte andrai di pattuglia e controllerai tutti i cimiteri ed i dintorni della
scuola. Ho saputo che di recente sono state fatte offerte folli su internet per questo libro. Qualcuno lo
sta cercando, qualcuno che non ha, a quanto pare, problemi economici”
Buffy sbadigliò di nuovo, e raccolse i suoi paletti. Uscì dalla biblioteca mentre stavano arrivando i suoi
amici, e li salutò. Xander non era con loro, ma lei non se ne stupì, perché dovevano incontrarsi più tardi
al Restfield.
Lui l’accolse all’ingresso del cimitero e si gettò immediatamente ai suoi piedi.
“Oh meravigliosa creatura in minigonna nera…donami un tuo sguardo, e morirò felice”
Buffy rise, e lo tirò su. “Piantala di fare il buffone, ed andiamo. Voglio tornare a casa presto e studiare”
“Studiare, sempre studiare…perché non noleggiamo una commedia romantica, di quelle che piacciono
a te, con Julia Roberts, ed amoreggiamo sul divano?”
“Perché no” esclamò lei, mettendogli saldamente in mano un paletto di riserva.
“E’ un qualche simbolo fallico?” chiese lui.
“No, è per la tua protezione, sciocco”. Buffy gli diede un bacino e lo spinse avanti. L’avanzata di
Xander si interruppe bruscamente quando un neo - vampiro sbucò da una tomba ancora fresca di terra
smossa.
Senza troppi riguardi per Xander, Buffy lo spinse da parte e polverizzò il vampiro dopo una rapida serie
di colpi. Quando la polvere si fu depositata a terra, lui fischiò. “In forma stasera, baby”
Ma Buffy non lo stava più ascoltando.
Era nella notte, e lei - la notte - la conosceva bene. Era come un’amante, qualcuno che l’attendeva a
braccia aperte, qualcosa che le entrava nelle vene e si liquefaceva come miele scuro.
La notte era il motivo per cui, la prima volta in cui aveva seguito Merrick, il suo primo osservatore, tra
le tenebre di un cimitero, tutto era scivolato improvvisamente al suo posto, con un click. Tutto ciò che,
negli anni della sua adolescenza, l’aveva tenuta sveglia di notte, preda di un desiderio intenso, quanto
assurdo, di scivolare nel buio e cacciare.
“Xander” lo chiamò, continuando a fiutare l’aria, ormai inconsapevolmente. “Vai a casa di mia madre.
Aspettami lì. Qui abbiamo finito”
“Perché allora non vieni con me?”
“Voglio stare un attimo da sola. Ti prego”
Lui la conosceva abbastanza bene da sapere che doveva rispettare i suoi spazi. Soprattutto di notte. La
solare ragazza dai capelli biondi e dai ridenti occhi verdi che riempiva di allegria e gioia di vivere chi la
conosceva ed amava di giorno, di notte diveniva qualcosa di nuovo, di diverso, di privato. E Xander
l’amava anche per questo.
“Ti aspetto a casa, allora” le disse, un po’ incerto. “Vieni subito?”
“Sì” rispose lei, senza sorridere.
A Xander non restò che ingoiare il disappunto ed avviarsi verso Revello Drive.
Buffy aveva mentito.
Non aveva nessuna intenzione di stare un “po’ da sola”.
Al contrario, intuiva che la situazione attuale minacciava di diventare la più pericolosa in cui si fosse
mai trovata.
Non voleva che Xander venisse coinvolto, ma non solo e non tanto per la sua sicurezza.
Il motivo era più profondo, ancora insondabile.
Sollevò il capo alla luna, come un’antica sacerdotessa, e chiuse gli occhi.
Quando li riaprì, lui era lì.
“Sono estremamente depresso” confidò Xander alla sua migliore amica.
“Buffy ti ha mandato di nuovo in bianco?” gli chiese Willow, controllando nel contempo i suoi appunti
di storia.
“Qualcosa del genere. Eravamo di pattuglia e mi ha rispedito a casa. Dice che vuole stare un po’ da
sola”
“Ha il mestruo?” suggerì Willow.
“Eh? Cosa vuoi che ne sappia?”
Willow sorrise tra sé e sé. Quella telefonata stava prendendo una piega interessante. Xander non era
così intimo di Buffy da conoscere la cadenza del suo ciclo. Bene bene…
“Dovresti rispettare i suoi desideri”
“E’ quello che ho fatto. Ma mi sento miserabile. E solo.”
“Vuoi venire da me a fare i compiti?”
“Le ho promesso che l’avrei attesa a casa sua…Willow, a volte è così riservata. Quando fa così, non so
mai cosa stia pensando.”
“E’ una cacciatrice” osservò l’amica. “E’ naturale che nella sua vita ci siano zone…oscure.”
“Io vorrei far parte anche di quelle”
“Forse non puoi” commentò saggiamente Willow.
“Già, è vero. Buona notte, Willow”
“Buona notte, Xander” sussurrò lei con dolcezza.
Sentendosi un vero perdente, Xander lasciò il telefono a gettoni e si rimise in marcia.
Buffy consentì a che il predatore la circondasse, con lenti passi misurati, tesi ad esplorarla con lo
sguardo, con tutti i sensi affinati su di lei.
Era un vampiro di media statura, con indosso il volto della caccia, tutto vestito di nero, e con capelli
assurdamente platinati, come quelli del rocker degli anni ’80, Billy Idol.
Non l’aveva mai visto, ma sapeva a naso che non si trattava di una matricola. Doveva avere addosso
parecchie decine d’anni, forse di più. Nonostante l’estrema modernità del suo abbigliamento, del suo
lungo spolverino di pelle nera, c’era in lui come una cortesia antica, qualcosa che lei percepiva a pelle.
L’avrebbe uccisa con gentilezza. Ne era certa.
“La cacciatrice, presumo”
“Così mi chiamano quelli della tua specie” replicò lei, completamente all’allerta.
“Ho da farti una proposta”
Buffy sorrise, scoprendo i denti.
“Quella di ucciderti piano?”
“Non essere irriverente, ragazzina.” sorrise lui. “Sarò io ad ucciderti. Dopo. Quando tutto sarà finito.
Ma ora ho bisogno di te, e per questo sono pronto a venire a patti con la cacciatrice”
“Sono già annoiata, ma parla”
“Sediamoci accanto al lago”
Lei lo guardò con sorpresa. Se il suo era solo un piano elaborato per sorprenderla, e quindi ucciderla,
non avrebbe funzionato. Tutta la sua attenzione era all’erta, e non sarebbe stato facile prenderla
sottogamba. Suo malgrado, lo seguì fino al piccolo laghetto, chiedendosi scioccamente perché non ne
approfittasse per piantargli un paletto nella schiena.
Beh, che diavolo, lei non era una vigliacca, e non colpiva alla schiena.
Si sedettero su di una panchina. Il luogo aveva un suo certo, macabro fascino: il piccolo lago artificiale
era circondato dalle tombe, le cui lapidi biancheggiavano nel buio. Chiunque li avesse visti lì avrebbe
scambiati per una coppia di innamorati: lui le lesse nel pensiero, e lasciò scivolare via la sua maschera
demoniaca.
Buffy quasi sobbalzò al vederlo.
Era un viso indimenticabile, forse non perfetto, ma pieno di un fascino oscuro che non poteva in nessun
modo negare. Una bocca un istante troppo morbida per appartenere ad un uomo, zigomi pronunciati,
un’ampia fronte, occhi che apparivano scurissimi nel buio ma che intuiva essere chiari e una cicatrice
che gli tagliava in due il sopracciglio sinistro. Un uomo giovane, un volto non segnato dal tempo.
Un mostro.
Che la stava fissando abbozzando l’ombra di un sorriso.
“Cappuccetto rosso non ha paura del lupo cattivo, allora”
“Parla, e facciamola finita”
“Ho uno scambio da proporti” sorrise ancora lui, passando subito al dunque. “So che il tuo osservatore
è in possesso del Manoscritto di du Lac. Lo voglio in prestito”
Buffy lo fissò sorpresa. Poi, si riebbe.
“Quale…manoscritto?”
Lui sollevò gli occhi al cielo. “Andiamo, non sono nato ieri. Non sono nemmeno morto ieri. So che
l’avete. So che lo sai. E so che siete decisi a proteggerlo. Ma non intendo farne un uso malvagio. A
meno che tu non consideri un atto di malvagità curare un vampiro malato, qualcuno a cui io devo tutto
ciò che sono…”
“Potrei eliminarvi entrambi, e farla finita”
“Ma perderesti qualcosa, credo, di maggior valore: l’occasione di piantare un paletto nella schiena del
Flagello d’Europa, il vampiro più potente e malvagio che abbia mai solcato i cinque continenti”
Buffy lo fissò.
“Tu?”
“Ho appena detto che…ah, lascia stare. Sei un po’ densa, cacciatrice. Ti sto offrendo la testa di Angelus
su di un piatto d’argento”
“Angelus?” ripeté lei, sentendosi un po’ sciocca. Nonostante le insistenze di Giles non aveva mai finito
“Storia dei peggiori vampiri dell’umanità.”
Il vampiro fece un gesto con la mano. “Vai, cerca il tuo osservatore, controlla. Troverai fatti, date,
nomi. E desidererai far fuori quel bastardo almeno quanto lo voglio io…”
“Allora, per te è una situazione vinco - vinco, non è vero?” chiese lei. “Se ti do’ il manoscritto, curi il
tuo amico, ed io uccido il tuo rivale”
“Non ho mai detto di essere stupido. Ma non è stupido nemmeno il tuo osservatore. Sa che l’occasione
di mettere le mani su Angelus non ricapiterà mai più. Ed io restituirò il libro. Lo giuro”
Buffy scoppiò a ridere. “E credi che io ci caschi?”
“Mantengo sempre le mie promesse” esclamò lui, offeso.
Buffy lo guardò alzarsi. “Ci rivedremo domani sera, qui, alle dieci. Se la tua risposta sarà un no…”
“…combatteremo fino alla morte” concluse lei. “D’accordo, mi sembra un ottimo piano. Ma chi mi
garantisce che non te la squaglierai?”
“Questo” disse lui e, veloce come un lampo, la prese per le spalle e si chinò su di lei. Buffy sollevò
d’istinto la mano che ancora stringeva il paletto, preparandosi mentalmente per il dolore del suo morso.
Ma lui si impadronì invece delle sue labbra. E lei, inebetita, lasciò scivolare il paletto sul suo petto,
fermandone la punta a pochi centimetri dal suo cuore.
A Buffy sembrò che quel bacio durasse all’infinito.
Lui era fresco al tatto, non freddo, e la sua bocca profumava di whisky, tabacco e pelle conciata, e di
qualcos’altro. Il pensiero che fosse sangue non ebbe sfortunatamente sui suoi sensi l’effetto repellente
che sperava. Quando le loro lingue si incontrarono, lo shock di quel contatto deliziosamente salato ed
insieme dolce la fece rinsavire. Spinse più forte il paletto contro la camicia rossa che il vampiro
indossava, e lo fissò.
“Puoi uccidermi” le sussurrò lui, la bocca a pochi millimetri dalla sua. “Te ne ho dato sia l’occasione
che…il movente. L’ho fatto apposta: volevo che sapessi che potevi fidarti di me. Non scapperò, e non
userò giochi sporchi con te. Domani sarò qui, alle dieci, e se non porterai il libro, ci affronteremo in un
duello all’ultimo sangue”
“Dovrei fidarti di me perché mi hai baciato?” chiese lei, gli occhi sbarrati.
“Per quello, e perché ti trovo troppo adorabile per spegnerti”. Il vampiro si allontanò da lei, sempre
sorridendo. Si leccò le labbra, assaporando il gusto di lei. Buffy tremò nel vedere quel gesto
consapevolmente laido.
“A domani notte, allora. Ah, il mio nome è Spike…ma forse troverai narrate le mie gesta come William
the Bloody. Buona ricerca, amore”
Buffy trasalì. L’aveva chiamata amore? L’aveva baciata? L’aveva…baciato?
Il vampiro si allontanò nella notte e Buffy cominciò a tremare.
Con troppe emozioni in corpo da decifrare, si diresse lentamente verso casa, verso il caldo, solare,
pulito conforto che solo Xander poteva offrirle.
“Ah, sei tornata” commentò Xander con la bocca piena di noccioline, mentre scivolava con il
telecomando tra i canali della tv via cavo. Joyce era in cucina, e lanciò un saluto distratto alla figlia.
“Sì” disse solo Buffy, togliendosi il giubbotto di jeans che indossava e sedendosi accanto a Xander. Lui
allungò una mano, e trasse la testa di lei verso di sé per un bacio, ma la ragazza volse lo sguardo
dall’altra parte. Xander pensò che Willow avesse ragione: Buffy doveva avere il mestruo.
“Okay” ammise Xander. “E’ ora di andare a nanna, a quanto pare. Un po’ mi dispiace per la tv via
cavo: a casa mia si vede malissimo”
Lei sorrise alla sua facezia, e gli accarezzò i morbidi capelli scuri. “Mi dispiace, Xan. Non so cosa mi
ha preso. Domani starò meglio, vedrai”
“Certo” sorrise lui. Le diede un bacio in fronte e si allontanò, salutando la mamma di Buffy.
Buffy rimase sola. Ancora confusa, con sulle labbra il sapore dell’altro, era lieta solo di essersi liberata
dell’affettuosa compagnia del suo ragazzo e di poter stare un po’ sola.
Con se stessa e con il polveroso volume sulla storia dei peggiori vampiri dell’umanità.
Alle nove del mattino, Buffy arrivò in biblioteca come un fulmine e sbatté il volume sul tavolo di Giles.
“Buongiorno, Buffy” la salutò l’osservatore, imperturbabile, sorseggiando il suo primo tè.
“Perché non me ne ha mai parlato?” lo aggredì lei. “Angelus. William the Bloody. Sono la discendenza
dell’Ordine di Aurelius, sono stati creati dal sangue del Maestro, e sono i due più pericolosi, spietati
vampiri che la storia dell’uomo conosca!”
“Mi compiaccio del tuo improvviso interesse per le letture che ti suggerisco, ma non vedo la ragione di
tutta questa fretta. Non si hanno più notizie di Angelus da parecchi decenni, forse è addirittura morto, e
William the Bloody…”
“E’ qui! Spike è a Sunnydale!”
“Spike?” chiese Giles. “Come fai a sapere che…”
“E’ venuto da me, ieri sera. Mi ha offerto la testa di Angelus in cambio di quel suo maledetto
manoscritto. E se non glielo presteremo, questa notte io e lui ci batteremo alla morte”
Giles divenne mortalmente serio.
“Tu non ci andrai, Buffy. Spike ha ucciso ben due cacciatrici, nel suo passato, e io non permetterò che
tu diventi la terza. E poi, che garanzie abbiamo che ci possa davvero offrire Angelus, ammesso che
esista ancora? I vampiri sono esseri amorali: mentono, ingannano, imbrogliano….”
Quella frase rimbombò nel cervello di Buffy. Tutto un inganno. Quel bacio vergognoso era stato
studiato come un abile espediente per indebolire le sue difese, per convincerla della bontà delle sue
parole. La sua furia si consolidò.
“Davvero crede che potrebbe battermi?”
“Sei una cacciatrice di media esperienza” le disse Giles. “Ed hai sconfitto il Maestro…ma a quale
prezzo? Se non fosse stato per Xander, probabilmente in questo momento tu non saresti stata nemmeno
qui, e io questo non riesco ad accettarlo. Spike, al contrario, ha centotrenta anni di crimini e misfatti
alle spalle, e la vita di due cacciatrici molto esperte sulla coscienza. Sì, sono spaventato per te, Buffy, e
ti consiglio di non accettare la sfida.”
“Allora, diamogli il libro” suggerì lei. “E’ questa la sua soluzione?”
“No”
“Non posso fuggire” rise amaramente Buffy. “Ricorda? Io sono la prescelta. E’ il mio dovere
combattere le forze del male…o perire provandoci.”
“Buffy, io…”
“Del resto, dargli il libro vorrebbe forse dire ottenere la testa di Angelus, un bastardo ancora più
tremendo di William The Bloody. Ed anche più antico. Poi, i conti con Spike si riaprirebbero, ed io
potrei ucciderlo dopo. Non è certo fuggendo ora che risolverei il problema”
“Questo è vero…ma che garanzia abbiamo che Spike mantenga la promessa?”
“Io penso che lo farà” esclamò Buffy, sorprendendo per prima se stessa con la sua affermazione. “Lo
chiami istinto di cacciatrice”
Giles non disse nulla, per un po’. Avrebbe desiderato che la sua Buffy non incontrasse mai mostri del
potere di Angelus e William the Bloody, ma quella era l’essenza della sua missione. E lui non poteva
far nulla per evitarlo, come non aveva potuto far nulla per evitare il suo scontro con il Maestro.
“Alle dieci abbiamo appuntamento al Restfield. Andrò al Bronze con i miei amici e poi verrò qui a
prendere il libro. E glielo porterò. E che Dio mi assista”.
“Sei sicura? Nessuno ti obbliga a…”
“Tutto mi obbliga ad affrontarlo. E succederà” commentò Buffy con un sorriso triste. “Ma non prima
che abbia cacciato e sterminato Angelus, il Flagello d’Europa”
Buffy si allontanò, e i tacchi dei suoi stivali ritmarono la sua fuga. Giles restò solo con i suoi pensieri.
Dall’alba dei tempi, alla fine del gioco, la cacciatrice restava sola, sola con la sua missione.
E lui non poteva proprio farci niente, se non fidarsi del suo istinto e sperare in bene.
Quella notte, Buffy era più bella che mai.
Xander se la mangiava con gli occhi, e non era l’unico. La sua ragazza, vestita con un miniabito nero
che metteva in rilievo le sue forme snelle, la sua pelle mielata ed i suoi capelli baciati dal sole, si
muoveva sensualmente sulla pista al ritmo di una musica che sembrava sentire lei sola, come
preparandosi ad un antico sacrificio rituale.
Willow sorseggiava un cappuccino, mentre dondolava con il capo al ritmo della musica della band del
suo ragazzo.
“I Dingoes ci stanno dando dentro, questa sera”
“Anche Buffy, a quanto pare. Non la raggiungi?”
“Nah” commentò Xander. “Non ora. Godo di più a guardarla. Con la mia goffaggine rovinerei tutto”
“Guardala e stupisci, Xander” osservò Cordelia, che passava di lì. “Chiediti cosa hai mai fatto per
meritarti una come lei…niente, immagino, a meno di darle corda nelle sue ossessioni psicotiche di
essere la Cacciatrice…”
“Forse, se lo urli un po’ più forte, potrebbero anche sentirti” commentò Xander a denti stretti.
“Guarda là” rispose Cordelia. “Ecco una coppia ben assortita, per una volta. Strana, un po’ macabra,
ma decisamente d’effetto”
Volsero tutti lo sguardo. Erano un uomo ed una donna giovani, di pari statura, e lei, bellissima e fragile
nel lungo abito bianco, si appoggiava al braccio di lui, completamente vestito di nero.
“Uh oh” osservò Willow. “Non sono una cacciatrice, ma tutti i miei istinti stanno tintinnando. E’ il caso
di chiamare Buffy”
Cordelia sollevò lo sguardo al cielo, e si allontanò. Xander si diresse deciso verso Buffy, ma lei non lo
sentiva, e continuò a ballare.
Dal bordo della pista qualcuno li osservò. La donna vestita di bianco, dai lunghi capelli neri e dai
grandi occhi violetti, seguì con la morte nel cuore gli occhi del suo compagno appuntarsi su quella
piccola creatura vestita di nero che ballava dimentica di tutto e di tutti.
“William” sussurrò piano. “Lei sarà la morte per te”
Ma Spike non la stava ascoltando. Ignorò il goffo giovane bruno che le danzava intorno, e si concentrò
su di lei. Non sapeva ancora se di lì a mezz’ora si sarebbero affrontati fino alla morte, o se sarebbero
diventati alleati, ed in fondo non gli importava poi molto.
Sapeva solo che sentiva ancora il sapore dei suoi baci, e che - come era certo che all’alba seguiva il
giorno - l’avrebbe baciata ancora.
“C’è una coppia sospetta a nord - ovest” riuscì finalmente ad urlare Xander. Buffy si riscosse dal suo
incantamento, e si guardò intorno. Ma Spike e Dru erano già spariti nella notte.
“Xander, che ore sono?”
“Le 9 e mezzo, perché?”
“Oh, cavolo…” Buffy lo baciò brevemente e scappo’ via. “Domani ti racconto!”
Xander rimase solo. Cordelia gli si avvicinò da dietro. “Il mondo sta per finire? Arriva un’invasione di
zombie? O si è trovata semplicemente un altro? Chissà perché la cosa non mi stupisce affatto… ”
“Piantala, Cordy” replicò Xander, cupo in volto. La cosa stava davvero diventando ridicola. Buffy non
la aveva mai lasciato solo per due sere di seguito, prima.
Ma non aveva altra scelta, e tornò accanto a Willow.
Buffy corse più veloce che poté verso la biblioteca. Giles la stava aspettando con un bicchiere di
whisky in una mano, ed il manoscritto di du Lac nell’altra.
“Per quello che serve, sono ancora contrario”
“Non abbiamo altra scelta” ansimò lei, e prese il libro. E poi, di corsa, si diresse verso il cimitero
principale di Sunnydale.
Rallentò improvvisamente, fin troppo consapevole del guaio enorme nel quale si stava cacciando.
Aveva improvvisamente la sensazione di giocare fuori dalla sua lega: Spike ed il suo compare,
Angelus, non erano i consueti vampirelli di Sunnydale. E’ vero, aveva affrontato e vinto il Maestro, ma
se non fosse stato per Xander…
E poi, le sue emozioni quella notte correvano alte, come una fiamma nel sangue. Troppe cose erano
improvvisamente entrate in gioco: la sua reputazione di cacciatrice, il rapporto con il suo ragazzo…
Altolà. Buffy si fermò con il fiato in gola. Cosa c’entrava il suo ragazzo in tutto questo? “L’hai lasciato
solo per due notti di fila” si disse. E quello che provò non fu colpa, bensì un esilarante senso
di…liberazione.
Che diavolo, si corresse, aggiustandosi sulle gambe il vestito troppo corto. Non sono prigioniera di
Xander, e tantomeno dei suoi sentimenti per me. Ho scelto liberamente di stare con lui, ed una storia si
vive giorno per giorno, con impegno, devozione, tenerezza…
“Cacciatrice, sei arrivata” la accolse il vampiro biondo, gettando lontano il mozzicone di sigaretta che
stava fumando e sorridendole, ironico. “Ti vedo un po’ distratta…hai mandato il tuo moccioso a
cambiarsi il pannolino?”
“Il pann…che diavolo stai dicendo?” si riscosse lei. “Come fai a…”
“Ero al Bronze. E per poco, al vedervi, non vomitavo” ammise Spike. “Ma stasera sono pronto a
perdonarti tutto: mi hai portato il Manoscritto, vedo”
Nervosamente, lei strinse più forte il volume.
“E il nostro patto?”
“Vivo e vegeto. Dammi il libro e ti assicuro che entro cinque giorni Angelus sarà a Sunnydale, e tu
saprei esattamente dove e quando”
“Cinque giorni?”
“Quando Angelus saprà che la salute di Drusilla dipende dalla sua partecipazione al rituale descritto nel
Manoscritto di Du Lac, si precipiterà qui, a Sunnyhell. Credimi, è un autentico bastardo, ma farebbe di
tutto per la famiglia…”
Lei rise. “Chi siete, i Corleone? E poi, chi è Drusilla?”
Spike tornò serio. “La ragione della mia esistenza”
“Una vampira?”
“Sì”
“La tua ragazza?”
Spike sorrise nuovamente. “Sei gelosa?”
Lei si soffocò. “Io…gelosa…di una vampira? Sei…matto?”
Lui si stupì. Da come lei aveva goffamente formulato la frase, poteva quasi dirsi che non negasse di
essere gelosa di lui, ma solo che non giudicasse possibile temere una vampira. Scosse il capo. I suoi
pensieri, quella notte, avevano meno senso di quelli di un folle.
“Dammi il volume” insistette lui, stringendo le labbra.
“Chiama Angelus” ribatté lei, anche se poi - interiormente - non provasse tutta questa smania di
scontrarsi con il Flagello d’Europa.
Lui tirò fuori dallo spolverino di pelle nera un cellulare.
“Sono nato nel 1852, ma mi piace tenermi al passo con i tempi”.
Buffy aspettò pazientemente che lui componesse il numero. E poi, ascoltò lievemente divertita la
conversazione.
“Angelus? Sì, sono io. Le solite cose. Il Maestro? Poi ti racconto. Ascolta, Dru sta sempre peggio. Sì, a
causa di Praga. Lo so che l’avevi detto, ma ormai è successo. Ho trovato un rimedio. Cosa? No, non
Lurky, non mi fido di lui. E poi, Dru non reggerebbe un viaggio così lungo. Lasciami parlare. C’è un
manoscritto…di Du Lac. Si, hai capito bene. Contiene un rituale…”
Buffy si allontanò di alcuni passi. Lei aveva mantenuto la sua parte di promessa, ma l’arrivo di Angelus
a questo punto appariva ancora…
“Angelus sarà qui tra tre giorni” la informò Spike, chiudendo il cellulare. “Te l’avevo detto”.
“Bene” sorrise lei. Tese il libro con entrambe le mani.
Lui le coprì con le sue.
“Che diavolo…che diavolo significa?” sbottò lei, ritirandole di scatto.
“Un gesto di ammirazione, semplicemente. Avevo voglia di toccarti” Lui tirò il libro verso di sé, questa
volta senza sfiorarla, e le sorrise. “Sono un vampiro malvagio, ricordi? Non ho nessuna difficoltà a
trasgredire”
“Trasgre…che intendi dire?” indagò lei, gli occhi grandi e stupiti.
“Beh, per un vampiro con la mia reputazione, essere visto con la cacciatrice…è una trasgressione bella
e buona alle regole che ci vogliono nemici mortali.”
“Visto?” ironizzò lei, ancora scossa dal suo contatto. “Chi può averci visto? Non c’è un’anima in giro,
letteralmente…”
“Brava, bella battuta” rise lui. “Anche quella dei Corleone non era male”
“Bene, adesso che abbiamo stabilito che ho senso dell’umorismo, direi che possiamo lasciarci.”
“Come mi metterò in contatto con te?” le chiese lui. “Per comunicarti dove trovare Angelus, è ovvio”
Lei lo fissò di sbieco. Perché continuava a provocarla con quella faccia da schiaffi?
“Allora? Ti sei incantata?”
“Il cellulare. Credo che ti darò il mio numero”
“Credo sia una buona idea. Allora?”
Lei glielo dettò, piuttosto nervosamente. Doveva essere una semplice transazione d’affari, tra due
esperti killer, ma non riusciva a scuotersi di dosso l’impressione che fosse una fase del loro
particolarissimo, rischiosissimo corteggiamento.
Altolà bis! E questa parola, “corteggiamento”, da dove le usciva fuori? Come era possibile che…
Stava ancora pensando, quando lui la prese per mano, il libro saldamente sotto l’altro braccio. Buffy
sollevò lo sguardo sul vampiro, sconvolta da quel gesto apparentemente innocente, fin nel midollo.
Non si flirtava con i vampiri. Non importava quanto potessero essere…attraenti.
“Dove stiamo andando?” gli chiese invece con un filo di voce.
“Dentro quella cappella. Sta arrivando gente”
Lei si voltò indietro. Un gruppetto di ragazzini delle medie stava arrivando. Doveva trattarsi di una
prova di coraggio tra adolescenti.
“Andiamo” insistette lui.
Buffy cedette. I marmocchi si stavano avvicinando.
Spike la spinse verso una cappella illuminata da un fioco lucore di candele. C’erano anche dei banchi di
legno.
Lei lo fissò sorpresa.
“Le croci?”
Lui rise. “Non ci sono croci. E’ una cappella aconfessionale, vedi? Molto politicamente corretta”
Lei si guardò intorno. Si sbagliava. Appena davanti all’abside, dove invero mancava qualunque
tabernacolo, c’era un grosso crocifisso. In caso di necessità, sarebbe bastato correrci dietro..
“Hai ancora paura di me?” le chiese lui. “Ne sono stupito. Tu, una cacciatrice…”
“Non ho paura” disse lei, ed era sincera.
“Ed allora, perché tremi?”
Andiamo, rise tra sé Buffy, mica vuoi che il vampiro cattivo ti seduca in una chiesa. Non può
succedere. Non deve succedere. Io, lui, seduzione…tre parole che non hanno nulla a che vedere l’una
con l’altra.
“Ho freddo” mentì.
“Se vuoi il mio spolverino…sai, apparteneva ad una come te. Una cacciatrice, intendo”
Lei lo guardò con improvvisa repulsione. Assassino di cacciatrici. Non doveva dimenticarlo.
“Forse è stata una cosa poco diplomatica da dire” ammise lui. “Ma non mi nascondo mai la verità. Sono
un vampiro. Non ho il senso del bene, del giusto: combatto, uccido, mi nutro, mi diverto. E per sport
uccido le cacciatrici. E non escludo affatto che un giorno non possa uccidere te” Spike si abbassò su di
lei, la guardò. Lei, nella penombra illuminata dalle candele, scoprì una cosa: i suoi occhi erano blu.
“Ma mai a tradimento, tesoro, mai. Quando combatteremo, sarà lealmente, a viso scoperto, ad armi
pari. Non devi temere altro da me.”
Buffy trasalì. Sentì che lo sguardo di lui stava indugiando sulla sua bocca piena, e combatté l’istinto che
le diceva di chiudere gli occhi, di lasciarsi andare all’inevitabile…
“Dovresti essere altrettanto onesta, amore”
“Ti ho detto di non…”
“Ammettilo. Sei una cacciatrice, ma non sai affatto cosa significhi esserlo. Sì, ti alleni, hai un
osservatore, uccidi i vampiri …ed occasionalmente affronti qualche minaccia più grande di te
uscendone vincitrice. Ma cosa sai della missione delle cacciatrici, delle loro origini, del loro vero
potere?” Spike si interruppe, e poi le accarezzò una guancia. Lei non si liberò del suo tocco come
avrebbe voluto, troppo presa dalle sue parole, che sollevavano dubbi, interrogativi che da lungo tempo
la tormentavano nel buio della notte. “Sei solo una ragazzina. Scommetto che non hai ancora diciassette
anni. Esci con quel cucciolo con i denti da latte, e giocate a fare i fidanzatini senza sapere
assolutamente nulla della vita, dell’amore, del sesso, di quello che veramente sei….”
“E cosa sarei?” gli chiese, indurendo lo sguardo.
Lui sorrise. “Una giovane donna piena di passione”
Buffy si erse in tutta la sua altezza, infuriata.
“E questo cosa sarebbe? Un modo piuttosto complicato e fantasioso per portarmi a letto?”
“Sì, qualcosa del genere” ammise lui. “Ha funzionato?”
Sì. Oh Cielo, sì.
“Perché?” domandò invece lei. “Non hai la tua compagna, a cui devi tutto?”
“Sì” ammise lui. “Ma lei è da tempo malata”
“Non posso credere che per voi sia così difficile trovare un amante…”
“Voi…noi vampiri, intendi? Ed in cosa saremmo diversi da voi umani, a questo riguardo?”
Buffy arrossì.
“Non mi hai ancora risposto. Ha funzionato?”
“No” replicò lei, e si allontanò a grandi passi.
“Buffy!” la chiamò lui, e lei si fermò, stupita, al suono del suo nome sulle sue labbra.
“Impareresti davvero qualcosa, da me. Intendo, sulla tua vera forza, sul tuo potere, sulla sua oscurità.
Qualcosa che ancora non sai, e che brami di scoprire, lo sento.”
Lei lo fissò.
“Ti insegnerei a ballare” aggiunse il vampiro, con un sorriso.
“E’ una metafora per…quell’altra cosa?” Chiese lei con una voce improvvisamente piccola.
“Anche, ma non solo”
Lei lo fissò con il suo sguardo limpido.
“Allora, avanti …andiamo. Insegnami a ballare”.
2. Passion.
Lui la bendò.
Lei ansimò nel vasto locale freddo, nel suo vestito troppo attillato.
Non c’era luce: gli occhi gialli del vampiro vedevano benissimo. Lei non vedeva affatto. Buffy cercò di
regolarizzare il battito del suo cuore e di concentrare il suo istinto sulla presenza di lui. Il bastone che
teneva in mano le pesava tra le dita, ma le dava anche conforto. Non era disarmata.
“Togliti le scarpe” le sussurrò lui, con una voce da letto che le penetrò nelle vene. Ubbidì.
C’era polvere sotto i suoi piedi nudi, ma non le importava. Poi, si sarebbe lavata, quando sarebbe stata
nel suo caldo letto infantile, nella sua bella, linda stanzetta.
Sentì che le girava intorno, come il predatore che era. Anche lui aveva un bastone, ed era pronto ad
usarlo. Ma lei gliel’avrebbe impedito.
“Lascia perdere la tecnica, questa notte. Usa solo l’istinto”
“Perché diavolo stai allenando la tua nemica?” lo prese in giro lei.
“Perché tu ucciderai Angelus. E farai a me ed al mondo un grandissimo favore”
Lei sorrise. Il gioco cominciava a piacerle.
Quando lo sentì a portata di tiro, colpì. Lui fu agilissimo, e con un balzo si portò fuori dalla portata del
suo bastone.
Continuarono con quella schermaglia per un po’: il buio era divenuto un caldo alleato per Buffy. I suoi
muscoli reagivano ad un istinto magico ed antico, e - per una volta - non sentiva il bisogno di “vedere”.
Lo colpì al fianco, e lui gemette.
“Attenta, amore” le disse lui. “il cuore non era lontano”
Lei lo colpì di nuovo, e lui le rese pan per focaccia, colpendola duramente sul fondoschiena.
“Ahi” si lamentò Buffy. “Pagherai per questo”.
“Ah sì? Prima dovrai prendermi”
Lei rise. Era più forte, e finalmente lo sapeva. Più inesperta, sicuramente, meno sicura dei suoi mezzi e
delle sue potenzialità, ma intimamente più forte. In fondo, lei era stata creata per quello: per cacciare. E
lui era solo un vampiro. Agile, forte, veloce, astuto…ma pur sempre un vampiro.
“Adesso basta” ansimò lui. Era vero quello che lei pensava, ma non doveva permettere che le andasse
alla testa: ne andava della sua stessa sopravvivenza. La piccola cacciatrice aveva ancora tante cose da
imparare…
Buffy fece per togliersi la benda. Lui la fermò, toccandola sul braccio, e lei trasalì a quel lieve contatto.
“Lasciala” le mormorò, e lei, di nuovo, ubbidì. Sapeva quello che lui avrebbe fatto…lo sapeva, ed
aveva accettato quest’eventualità da quando gli aveva concesso di allenarla, di insegnarle a ballare.
Non era il prezzo del suo aiuto, piuttosto, semplicemente, l’altra faccia del suo potere, e del suo legame
con i vampiri. E forse era il momento di guardare finalmente in faccia la sua natura di cacciatrice.
Spike le sorrise anche se lei non poteva vederlo. Con dita sicure, il vampiro cominciò a far scorrere
verso il basso la cerniera del suo miniabito nero.
La mattina dopo Buffy arrivò di nuovo in ritardo a scuola. Si sedette nel banco accanto a quello di
Xander a chimica, ed accese il cellulare.
“Aspetti una chiamata?” le chiese il suo ragazzo freddamente.
“Solo mamma. Mi deve telefonare per dirmi a che ora torna stasera”. Siccome Xander non rispondeva,
e nemmeno le sorrideva, Buffy gli avvicinò la bocca all’orecchio. “Mi spiace per ieri sera, Xan. E’ che
è in corso un’operazione piuttosto complessa con Giles…lo so, non ho scusanti. Ma ti prometto che ci
rifaremo”
Lui la guardò. “Non mi hai mai tenuto all’oscuro dei dettagli del tuo lavoro, Buff. Mi sento tagliato
fuori. E così pure Willow, e Oz. Ma io sono il tuo ragazzo, dannazione!”
“Mr. Harris, a dopo la telenovela, prego” lo interruppe l’insegnante.
Buffy abbassò lo sguardo, e fece finta di concentrarsi sulla lezione. L’atteggiamento di Xander non le
rendeva le cose più facili, ma a questo punto, tanto valeva far buon viso a cattivo gioco. Dopo la
lezione, avrebbe cercato di farsi perdonare.
Fu a quel punto che il suo cellulare squillò.
“Miss Summers!” tuonò il professore. “Non sono ammessi quei cosi in classe”
“Le chiedo scusa, ma è mia madre, è urgente!” si difese lei, e corse nel corridoio sotto gli sguardi
divertiti del resto della classe, e quello inquieto di Xander.
“Piccola, sono io” le sussurrò una voce profonda che riconosceva fin troppo bene. E che non era
ovviamente quella di sua madre.
“Al diavolo, sono a lezione!” sbottò lei.
“Ma hai tenuto il cellulare acceso…” rise lui. “Andiamo, le hai indosso?”
“No” mormorò Buffy, arrossendo.
“Bene” disse lui compiaciuto. “A stasera”
“Ascolta…il mio ragazzo non vuole…”
“Gliel’hai detto?”
“No…certo che no. E’ solo che desidera la mia compagnia, ed io…”
“Liberatene”
“Non posso. Xander mi ha salvato la vita, ed è mio amico”
“Ma non te lo stai scopando, vero?”
Lei trasalì a quella parola volgare.
“Beh, certo che no” continuò Spike, lanciando un’occhiata verso il grande letto dove Drusilla dormiva
di un sogno inquieto. “Almeno questo lo so per certo”
Buffy si morse le labbra.
“Non voglio e non posso trattare male Xander”
“Ed io non voglio e non posso sprecare questa notte e le prossime. Angelus è già in viaggio e presto
combatterete”
“Hai paura che ti muoia davanti prima che tu…”
“…prima che io possa aver ottenuto da te tutto quel che desidero? Sei molto perspicace, Buffy. A
stasera, nel vecchio magazzino abbandonato.”
“Non dovrei..”
“Ma verrai” disse lui, e chiuse la comunicazione.
Buffy fissò il cellulare arrabbiata con lui e con se stessa. Addirittura furiosa.
Ma già sapeva che ci sarebbe andata, ed al diavolo le conseguenze.
Buffy si guardò intorno, dimentica di tutto se non delle acute sensazioni che stava provando. Il
magazzino abbandonato non era meno buio di quanto lo fosse stato la notte precedente, malgrado la
luna quasi piena che faceva capolino dai vetri rotti del solaio. Era inginocchiata su una vecchia coperta
a plaid che lui doveva aver scovato da qualche parte nel vecchio ufficio del custode, ora abbandonato
come il resto dell’edificio. La minigonna nera era sollevata sui suoi fianchi, e le sottili mutandine
bianche giacevano dimenticate in terra, tra la polvere. Buffy aveva disubbidito, indossandole per venire
fin lì, ed era stata punita per questo: sulle sue candide natiche c’era ancora il segno della sua cintura.
“Mi fai male” mentì lei, con voce sommessa.
“Non ci credo” disse lui, aprendola con due dita e scivolando dentro di lei con il suo membro eretto.
Buffy ansimò: era ancora stretta, inesperta, innocente. Quasi.
“Oh, cielo” mormorò lei, mentre lui affondava e si ritraeva, con un ritmo costante e duro, non troppo
veloce, non troppo lento. Le dita di lui, il cui bacino premeva senza pietà contro le sue natiche ancora
doloranti, salirono a raccoglierle i seni lasciati liberi dalla sua camicetta slacciata. Buffy gemette a quel
doppio contatto: le sue dita sulle punte dei suoi seni le regalavano sensazioni intensissime, che non
aveva mai provato prima. E tutto ciò, unito al dolore provato quando lui l’aveva colpita con la sua
cintura di cuoio, ed ora al movimento costante, impietoso dei suoi fianchi, del suo membro dentro di sé,
la mandava in estasi, in un cortocircuito di sensazioni che la rendeva indifesa.
“Ti piace?” sussurrò lui. “Cosa hai provato ieri notte? Quando l’abbiamo fatto per la prima volta?”
“Ancora” disse lei, incoerentemente, mentre la mano destra di lui scivolava tra le sue cosce, lasciate
opportunamente accessibili dalla posizione prona in cui l’aveva messa. Buffy gridò, mentre il primo
orgasmo della notte la faceva godere.
Spike non accelerò il ritmo, e continuò a sfiorarla con le dita, prolungando il piacere di lei fin quando
possibile e subito preparandola per un nuovo picco. Lei cominciò a scuotere il capo, chiudendo gli
occhi, tesa verso qualcosa di ineffabile, eppure di così vicino.
“Dimmi che mi vuoi” le sussurrò all’orecchio.
“Ti voglio” ammise lei, agitando i fianchi d’istinto, alla ricerca di quella deliziosa frizione che lui solo
era in grado di darle…
“Dimmi che sei mia”
Lei lo fissò, ritornando lucida per un istante. Dolorosamente lucida.
Spike sapeva di non potersi attendere una risposta a quella domanda. La cacciatrice in carica stava
imparando il piacere tra le sue mani, e questo era ben più di quanto potesse attendersi. Non capiva
nemmeno lui perché sentisse il bisogno così intenso di possederla…anche oltre l’atto fisico, che pure
era squisito, come aveva sempre saputo che sarebbe stato. Ma non poteva di grazia attendersi che lei
provasse dei sentimenti per lui.
Il vampiro non prolungò ulteriormente l’amplesso, e la condusse in fretta di nuovo al piacere,
spegnendosi poi dentro di lei. Quando fu finito, la lasciò ricadere dolcemente sulla coperta, e vide il
sangue versato. Il suo odore gli dava alla testa.
“Ieri sera non abbiamo completato l’opera, a quel che pare” le disse. “Ti ho aperta del tutto solo ora”
“Te lo dicevo che mi stavi facendo male”
“Non mi sembra ti stessi poi lamentando molto…o, al contrario, ti stavi lamentando…ma per il
piacere” rise lui, giocando con il suo membro appena saziato. Lei lo fissò con occhi grandi. “Cosa stai
facendo?”
“Ti piace guardarmi?” sorrise lui. “Che bambina che sei. Vuoi aiutarmi?”
Lei annuì. Spike le prese una mano e la guidò sul suo membro, stringendole le dita intorno ed
insegnandole a muovere con calma, su e giù…
“Bravissima” sussurrò lui e le sorrise, accarezzandole una guancia. “E bellissima. Sei la ragazza più
dolce e più bella che abbia mai visto”
“E Drusilla?” indagò lei, suo malgrado.
“Shh…non parliamo di Dru” Spike tolse le sue dita dal suo membro nuovamente irrigidito, e la prese
per la vita. La fece sdraiare nel senso contrario al suo, e lei si trovò di fronte alla sua erezione. “Questa
posizione si chiama “sessantanove”, mia cara. Intuisci tu il perché. Ora io aprirò le tue gambe e ti
leccherò e succhierò…e se tu sarai una cattiva bambina, farai altrettanto con me”.
Un brivido corse lungo la schiena di Buffy. Spike le fece scivolare la gonna giù per le gambe, e lei restò
nuda, con indosso solo la sua camicetta slacciata. Lei ansimò. Ventiquattrore prima si vergognava a
baciare con la lingua, ed ora…
Ma era delizioso. Tutto ciò che lui le faceva, e le insegnava, era delizioso. Il suo membro era delizioso.
Lo assaggiò e poi lo divorò, affamata della sua fresca, tesa sensazione sotto le labbra, i denti, mentre lui
la portava al piacere più intenso, più segreto.
Mentre lo stava dolcemente succhiando, con un’innocenza colma di sensualità, Spike perse il controllo
e la morse proprio sul clitoride, provocandole un intenso dolore ed nel contempo il più violento piacere
che avesse mai provato. Mentre gli spasmi la scuotevano, lui le venne in bocca, dimentico della sua
inesperienza, e lei assaporò il suo seme, mentre lui godeva del nettare del suo sangue, misto ai suoi
fluidi.
Nessuno dei due aveva mai provato prima nulla del genere.
“Spike…” disse lei piano, dopo.
“Shh..gattina”
“Sono tua.”
Spike la accompagnò fin sotto casa di Xander. Avevano lottato, si erano allenati, a corpo libero, con la
balestra, con i coltelli. Avevano fatto l’amore. E lei aveva detto che era sua.
Erano passate solo ventiquattro ore, e la sua non - vita era sconvolta.
Non ricordava nemmeno quasi più cosa l’avesse avvicinato a Buffy: ah, già, la cura per Dru. Angelus.
Al diavolo. Al diavolo tutto, e più di tutti Xander Harris.
“Andrai da lui a farlo contento con tutte le piccole tecniche che questo vampiro malvagio e senz’anima
ti ha appena insegnato?”
“No. Andrò da lui a vedere se siamo ancora amici” ribatté lei. “Glielo devo”
“Dannazione, Buffy, non gli devi nulla”.
“Gli devo il mio affetto. E la mia amicizia”
Lui la fissò, le scostò i capelli dalla fronte. Gli occhi di lei erano limpidi, ma segnati. Se solo Xander
fosse stato un po’ più esperto, avrebbe subito capito.
“Capita ogni giorno. Una donna scopre il potere della sua femminilità. E capisce che può esercitarlo
con qualunque maschio desideri. Non solo con quello che le ha mostrato la strada. Non mi stupirei
affatto se volessi cambiare la natura del tuo rapporto con quel marmocchio, ora. Per niente.”
Buffy si allontanò di un passo.
“Ho bisogno di un po’ di tempo per riflettere. Quello che è accaduto…è semplicemente troppo enorme.
Ieri eravamo nemici...oggi siamo amanti, pur senza alcuna garanzia che questo rapporto non finisca con
la morte di uno di noi due.”
“Sono quasi certo che finirà così” sorrise lui amaramente.
“Spero di no” replicò lei. Si sollevò sulle punte dei piedi e gli sfiorò le labbra con un bacio. “Ci
vediamo domani sera?”
“E le tue riflessioni?”
Lei sorrise. “Le farò durante le lezioni. Del resto, sono così noiose..”
Stava per andare via, quando lui la prese per un braccio e l’attrasse a sé per un ultimo bacio. Buffy
accolse la sua lingua nella sua bocca, e riconobbe il sapore del suo sangue. L’enormità di quanto gli
aveva concesso di farle l’assalì. E lei scoprì che era insolitamente semplice accettarlo. Il suo corpo
l’aveva fatto senza esitazioni.
“Buonanotte” gli mormorò sulle labbra.
Spike la baciò di nuovo, e poi si allontanò nella notte. E lei si preparò ad affrontare l’altra parte della
sua vita, quella alla luce.
“Signora Harris…sono Buffy. La ragazza di Xander”
“Vieni cara” l’accolse la madre del suo ragazzo, piuttosto di cattivo umore. “Sto per uscire. Stasera c’è
la tombola alla circoscrizione. Se vuoi delle bibite, sono nel frigo”
“Grazie, signora”
Buffy si avviò giù per le scale che portavano allo scantinato. Sentiva un lieve dolore tra le cosce, ma era
nulla in confronto a quello che aveva provato la notte prima. Ed un senso di vuoto, che solo il vampiro,
quel vampiro, poteva colmare.
Ma non poteva più a lungo trascurare il suo rapporto con Xander.
Lui era disteso sul letto, e guardava la tv. Un film di guerra, a quel che pareva. Lei lo salutò dalle scale.
“Hey, ciao. Come vedi, sono tornata”
Xander la fissò con meno calore del solito.
“Hai fatto buona caccia?”
“Uhm…ottima”
“Vieni qui”
Lei ubbidì, e Xander tornò a vederla come la docile ragazza affettuosa cui era abituato. Buffy prese la
sua mano, si sedette sul letto, e gli accarezzò la fronte.
“Xander, mi spiace. Io e Giles stiamo inseguendo un famoso vampiro che dovrebbe arrivare tra breve a
Sunnydale. E’ troppo pericoloso perché tu e i ragazzi siate coinvolti”
“Ma non è troppo pericoloso per te?” le chiese Xander. “Sono preoccupato. E non voglio lasciarti solo.
Con il Maestro, il mio aiuto…”
“Mi è stato indispensabile, lo so. E ti prometto che ti coinvolgerò, appena possibile”
Xander giocherellò con i suoi capelli, e vide d’improvviso dei segni sul suo collo. “Vampiri?”
“Sì, ma non mi hanno morso” mentì lei. Non lì, almeno.
“Oh, Buffy! Come mi sei mancata!” Xander, ancora sdraiato, la attirò a sé, e la baciò. Lei socchiuse
docilmente le labbra, e lasciò che lui, goffamente, vi lasciasse scivolare dentro la lingua. Quando
Xander lasciò vagare le sue mani sui suoi seni coperti dalla camicetta, lei ansimò, e si lasciò tentare dal
desiderio di lasciarlo fare.
Spike aveva ragione. Ora che aveva scoperto la sua sensualità, desiderava farne uso liberamente. Vide
con la coda dell’occhio che lui aveva un’erezione. Si trastullò con l’idea di prenderglielo in bocca,
come aveva fatto poco prima con Spike.
Ma non era possibile: un gesto simile avrebbe sconvolto Xander e suscitato mille interrogativi.
Si limitò a coprire la sua erezione con il palmo della mano: sentì che lui diventava ancora più duro,
sotto la sottile barriera del denim, e si disse ancora che il suo gesto poteva apparire casuale.
Xander quasi cadde dal letto per la sorpresa.
“Buffy…non fermarti”.
Inorgoglita dalla sua risposta, Buffy fece scivolare giù la cerniera, ed infilò nei suoi jeans la mano
destra. Fingendo titubanza, lasciò che la sua mano lo avvolgesse come un caldo e stretto guanto,
facendolo scorrere lentamente su e giù, su e giù….lui abbandonò la testa sul cuscino, sconvolto. La sua
ragazza, la sua Buffy, gli stava facendo uno di quei lavoretti di cui i ragazzi parlavano negli
spogliatoi…Buffy!
Quando Xander venne, e non ci volle molto, Buffy si pulì la mano con della carta scottex che lui teneva
vicino al letto, e gli sorrise.
“Devi essere molto stanco” gli sorrise. E sbadigliò. “Sono stanca anch’io. Buona notte, amore. A
domani”
Sbalordito, Xander la vide uscire saltellando dalle sue scale.
E pensò di aver sognato.
“Padrona della mia femminilità” pensò Buffy, molto fiera di sé, mentre batteva i sette cimiteri di
Sunnydale alla luce della luna ormai piena. Erano passate due notti da quella in cui aveva dato a Spike
il manoscritto di Du Lac…e la sua verginità…ed ancora non c’era nessuna notizia di Angelus.
Con Xander le cose, a scuola, sembravano tornate alla normalità, anche se lui ora la fissava con una
specie di …reverenza, che lei trovava molto lusinghiera. Durante l’intervallo si erano chiusi in bagno, e
lei si era chinata di fronte a lui. Per il totale sbalordimento di Xander, lei gli aveva chiesto con voce
piena di timore di “insegnarle” a succhiarlo. Xander aveva borbottato qualcosa (in verità, era anche lui
del tutto vergine) e Buffy aveva eseguito con grande piacere reciproco. Xander le aveva detto che
l’amava, e lei si era sentita singolarmente libera, e forte. Era come se Spike avesse liberato una parte di
sé che ancora non conosceva bene, e che forse non le piaceva poi molto, ma che era reale, e che le dava
forza per il suo lavoro di cacciatrice, attingendo energia dall’oscurità, da quello che non si dice, da
quello che non si fa.
Ma adesso erano passate altre ventiquattrore, e lei aveva bisogno di lui, del suo amante vampiro, del
suo membro, e della sua passione.
Uccise un gruppo di cinque vampiri con piccoli movimenti di danza che le diedero una grande gioia
fisica. Quando furono polvere, sentì un discreto applauso.
“Perfetto, amore mio. Semplicemente perfetto”
Lei gli corse intorno, e gli porse la bocca per un bacio. Lui sentì subito dal suo odore che aveva
concesso la sua bocca a Xander, e non per un bacio. La cosa non lo stupì, pur riuscendo lo stesso a
ferirlo. Aveva creato il suo Golem, liberando la sessualità della cacciatrice, ed ora lei si vendicava
esercitandola come e quando e con chi voleva. Non era il sesso che l’avrebbe tenuta legata a sé.
Si chiese se avesse fatto a bene a liberarla prima che lei incontrasse Angelus.
E poi scosse il capo. Ancora per un po’, era davvero sua. Solo sua. Vide che era eccitata, le pupille
dilatate, l’adrenalina che le scorreva forte nel sangue dopo la lotta vittoriosa contro quei vampiri.
Ed un vampata di gelosia e possessività lo invase a tradimento, sconvolgendolo. Mia, mia, mia…senza
accorgersene, scivolò nel volto della caccia.
“Cosa c’è?” chiese lei, stupita. “Senti qualcuno?”
“Sento te” ruggì lui, e la baciò, ferendole le labbra con le sue zanne sguainate. L’eccitazione per quel
gesto selvaggio, per lui che la baciava con indosso la sua maschera demoniaca, andò alla testa di Buffy.
“Sì…così…”sussurrò lei, lasciandosi spingere contro il muro di una cripta. La piccolissima parte
ancora razionale del cervello di Spike gli disse che lei si stava eccitando per la sua estraneità, il suo
essere un demone in sembianze umane. Se ciò era contorto, perverso, non doveva stupirlo: anche lei era
una creatura della notte, forgiata da forze oscure, e traeva cibo ed energia e potere da quello che gli
umani di solito respingevano, aborrivano.
Ma questo non era di conforto. Si diede dell’idiota per i sentimenti che, suo malgrado, cominciavano a
nascere in lui, nel suo vecchio cuore che doveva essere morto, morto…
“Basta” le disse, staccandola da sé, e tornando al suo volto umano.
“Facciamolo” sorrise lei. “Ti prego”.
La fissò a lungo. Si chiese per l’ennesima volta cosa lo ferisse davvero, se il pensiero che stesse
tradendo Drusilla (no, troppo remoto), o quello che lei avesse concesso la sua sessualità a Xander (no,
nemmeno questo, in fondo per i vampiri dividere il letto con più di un partner non era mai stato un
problema). Piuttosto, se lei avesse detto una sola parola dolce, una parola d’amore…Buffy sembrò
leggergli nel cervello.
“Andiamo, cos’è questa ritrosia? Io ho pensato a te tutto il giorno…”
Si chiese se fosse vero, e comunque poi non importava molto.
Non doveva importare.
L’accontentò strappandole gli slip e sollevandole la gambe fino a farle stringere intorno alla sua stessa
vita.
“Cosa ti infastidisce?” gli chiese lei dopo, notando il modo irritato con il quale lui aspirava boccate di
fumo nervose dalla sua Marlboro.
“Ti diverte molto, vero?” chiese a sua volta Spike, fissandola. “Ora non sei più solo una cacciatrice. Sei
anche una donna. Hai ben due uomini a tua disposizione, e non dovresti certo faticare molto per
trovarne altri. Sei la padrona di un gioco nuovo, divertente, vero?”
“Sei geloso di Xander?”
“No, ma vorrei sapere cosa provi. Se provi qualcosa”
Lei gli accarezzò un braccio, sollevando verso di lui i suoi grandi occhi verdi. “Ne dubiti? Non ti
accorgi di quello che provo quando sono con te?”
“No” sospirò lui. “Ti faccio venire, questo è evidente. Ma credo non esiteresti a piantarmi un paletto nel
cuore, il giorno che ti stancassi di me”
“Vuoi che ti dica che ti amo?” replicò lei.
“Sarebbe la verità?”
Lei non rispose. Si limitò a fissarlo. E poi sbottò.
“E tu? Tutto questo è cominciato perché tu desideri salvare la tua preziosa vampira. Hai sempre detto
che mi avresti insegnato il sesso, non mi hai mai promesso amore. E poi, come diavolo può esserci
amore tra un vampiro - una creatura demoniaca - e la cacciatrice? E’ assurdo, è impossibile…e
comunque, no, non lo provo. Non c’è abbastanza fiducia perché possa esserci amore”
“Credevi ti fidassi di me”
“Non così tanto”
“Oh, Buffy, quante cose ancora devi imparare” rise lui, amaramente. “La fiducia è per le persone
mature, per gente sposata da decenni. L’amore è passione, fuoco cieco, impeto…e credevo che questo,
almeno, ci fosse”
“Forse sbagliavi” disse solo lei.
“Arrivederci, allora, zucchero” le disse lui, prendendole una mano e sfiorandola con un bacio. “Ho
mantenuto la mia promessa: ti ho insegnato a ballare. E ho chiamato Angelus. Ti dirò quando arriva, e
tu farai il tuo lavoro, ma non prima che Drusilla sia guarita. E questo sarà solo un bel ricordo”
“Io non voglio…” cominciò lei, incerta su quello che provava ma decisa a non lasciarlo andare via.
“Non vuoi cosa? Lasciarmi andare? Dichiararmi imperituro amore? Comunque, non c’è problema. Se
per te è solo sesso, chi sono io per pretendere qualcosa di diverso?”
Ma il vampiro, William the Bloody, cacciatore di cacciatrici, era ferito, e si vedeva. Buffy non aveva
mai pensato a lui come a qualcosa più di un amante, di uno straordinario sparring partner. E,
francamente, non se la sentiva di cominciare ora.
Spike la capiva fin troppo bene. Non a caso, era al mondo da tanto più tempo di lei. Neanche diciassette
anni, e tutto quel potere…logico che desse alla testa. Normalmente avrebbe taciuto per tenersi quella
piccola, calda gattina in calore, soprattutto ora che - con Drusilla malata - le notti erano così lunghe e
così fredde, ma qualcosa di profondo, di segreto, gli impediva di tacitare i suoi sentimenti. Forse, più
avanti, quando lei fosse un po’ maturata…
Spike si incamminò verso la fabbrica abbandonata.
E, per la prima ma non ultima volta nella sua vita, Buffy lasciò che un uomo che l’amava si
allontanasse da lei.
Stava dirigendosi verso casa, stanca e desiderosa solo di un bagno caldo, quando qualcuno le parò la
strada.
Non si stupì quando vide che si trattava di Xander.
“Oh cielo!” esclamò, esasperata. Ancora le pesava l’improvviso abbandono di Spike. “Ti ho detto che
non hai nulla da temere. Come vedi, sono sana e salva”
“Lo vedo” replicò lui freddamente. “E ho visto anche altro…abbastanza, direi. Te e lui. Chi diavolo è,
Buffy? Dove te lo sei andato a pescare? In qualche bar del porto? E’ quello il tipo di uomo che ti
eccita?”
“Non so cosa diavolo tu stia dicendo”
“Lo sai benissimo” replicò Xander, prendendola per un braccio. “Dio, non posso credere ai miei occhi.
Ti sei lasciata prendere come una sgualdrina …contro quel muro lurido…ora capisco quello che è
successo ieri, a casa mia…ed oggi, a scuola…ma quanto sei cambiata, Buffy?”
“Forse troppo perché tu possa starmi al passo” replicò lei, senza scomporsi. “Hai visto che ho un altro.
E’ vero, Xander, ho un amante. Mi hai forse sentito dichiarargli che lo amo?”
“E questo cosa conta?” si infuriò Xander. “Perché, forse mi ami? Non l’hai mai detto…”
“No. E non l’ho detto neppure a lui, e a nessun altro. Ma ti voglio bene, Xander. Ti voglio bene
davvero” Buffy lo fissò con i suoi grandi occhi chiari, e pregò interiormente che lui capisse. “Io non
sono una ragazza normale. Dio sa quanto ci ho provato…ci ho provato davvero, e con te più che con
chiunque altro. Ma non lo sono. La mia vita è fatta di tenebre, di oscurità…e devi accettarlo, come ho
dovuto accettarlo io. Dicono che non vivrò molto. Raramente le cacciatrici superano i diciotto anni di
età, e tu lo sai meglio di chiunque altro. Non posso respingere le tenebre. Quell’uomo mi ha insegnato
ad abbracciarle…ma non lo amo. Lui - a suo modo - mi accetta. Tu puoi?”
Xander la fissò. Per un istante era restato senza parole. Lei si stava rivelando così diversa, così
nuova…la parola “sconcerto” non cominciava nemmeno a definire la metà delle sue sensazioni, tutte
orribili.
“Anche lui è andato via” le disse dopo un po’, furioso. “A quanto pare, quello che hai da dare non basta
neanche a lui. A me non può bastare di certo. Se credevi di comprarmi con qualche porcheria in bagno,
durante l’intervallo, ti sbagli di grosso”
Xander si allontanò, ferito e furioso come Spike, e meno diplomatico nel mostrarlo.
Buffy restò nuovamente sola.
C’era finalmente riuscita. Aveva fatto il deserto intorno a sé.
Xander aveva ragione. Non poteva ricambiare i suoi sentimenti con un po’ di sesso, e forse anche Spike
aveva ragione, lei era troppo immatura per poter comprendere fino in fondo ciò che provava verso di
lui.
Ma Buffy Summers, la cacciatrice, aveva appena scoperto un bel gioco nuovo, e non aveva
improvvisamente più nessuno che volesse giocare con lei.
La mattina dopo, a scuola, Buffy nascose gli occhi segnati da una notte di scarso sonno e parecchi
interrogativi sotto un bel paio di occhiali da sole scuri.
“Buffy” la raggiunse Willow, senza fiato. “Ho saputo qualcosa che…mio Dio, non so come dirtelo. Ma
devo, perché lo scopriresti lo stesso. Xander…”
“Xander mi ha lasciata” la interruppe Buffy, tranquillamente. “E’ vero, calmati. Mi ha vista con un
altro”
Willow la fissò. Poi, scosse il capo. “Cielo, questo spiega tutto. Perché lui…lui…”
Buffy sollevò gli occhi e qualcosa le si fermò nel petto.
Di fronte a lei, sotto l’arcata che conduceva alla mensa, stava Xander. In piedi. Abbracciato. A
Cordelia.
“Ecco…te lo volevo dire…sembra che stiano insieme. Lei dice a tutti che è il suo nuovo ragazzo”
Un residuo di gelosia si agitò nel petto di Buffy. Xander. E Cordelia. Che si erano sempre odiati.
Ed ora si stavano baciando, di fronte ai suoi occhi.
“Non lo sapevi, eh?” le disse Willow, basita. “E’ stata una sorpresa per tutti. Non so cosa sia passato
loro per la mente. Xander…era così innamorato di te…e Cordelia…l’ha sempre disprezzato”
“Non hai sentito quello che ti ho detto, prima?” ribatté Buffy, con voce monocorde. “Io ho un altro.
Xander lo sa, e deve aver deciso di vendicarsi. Sa solo il cielo come sia riuscito a convincere Cordy”
“Hai un altro fidanzato?” si stupì Willow. “E da quando? Come si chiama? Quando potremo
conoscerlo?”
Buffy fece una faccia strana. E poi rispose. “Da qualche giorno. William. Mai”
“E perché mai?”
“Perché anche lui mi ha lasciata” Buffy rise brevemente. “Sono una maga nel tenermi gli uomini, a quel
che pare.”
“Oh, Buffy, mi dispiace…”
“Anche se sono una traditrice?”
Willow non rispose. Anche i suoi occhi seguivano Xander e Cordelia, ancora abbracciati. “Ho la
sensazione che vederli insieme faccia soffrire più me che te. Buffy, dimmi la verità: non hai mai amato
Xander…”
“Forse no” rispose Buffy, togliendosi gli occhiali e morsicchiandone l’asticella. “Ma gli voglio bene, e
stare con lui era confortante. Mi dava una stabilità che per me, con la vita che faccio, era molto
importante. E comoda. Forse troppo comoda. E ne ho abusato”
“E poi, cos’è successo?”
“Sono cresciuta”
“Grazie a questo William? Com’è, a proposito?”
“Sì, grazie a William. E'un uomo molto affascinante, e pericoloso.” Buffy era lieta almeno che i suoi
amici non sapessero che si trattava di un vampiro. Sarebbe morta di vergogna, in quel caso. “Ma non
conta nulla. E’ finita anche con lui, te l’ho detto”
“Perché?”
“Forse per lo stesso motivo per cui è finita anche con Xander. Volevano entrambi da me qualcosa che
non potevo dare”
“Il tuo cuore?” intuì Willow. Buffy annuì anche se, in entrambi i casi, non era così semplice. Voleva
sinceramente bene a Xander, ma era stata troppo docile con lui, troppo arrendevole, per il bene di
entrambi. Quanto a Spike, semplicemente, non avevano un futuro. Era impensabile promettergliene
uno.
Willow e Buffy tacquero, guardando la nuova coppia. Metà della scuola avrebbe compianto Buffy per
essere stata così prontamente abbandonata, l’altra metà l’avrebbe derisa. E poi, misericordiosamente,
avrebbero tutti dimenticato
Ma lei si sentiva semplicemente insoddisfatta.
Non si accorse così della limousine nera che la seguiva con discrezione da quando aveva lasciato casa
sua.
3. I only have eyes for you
Angelus. Adesso la sua priorità doveva essere lui. Il momento di incontrarlo si avvicinava e
improvvisamente tutto il potere che aveva sentito scorrere ottenebrante in lei in quei pochi esaltanti
ultimi giorni stava lasciando posto ad una oscura, gelida, paura, una sorta di presentimento che le
toglieva il respiro...
Il Flagello d'
Europa. Aveva letto tutto di quel vampiro antico e potente nel libro di Giles, date, luoghi, il
numero, sorprendente e impressionante, delle sue vittime...Ma non sembrava abbastanza. Buffy voleva
dell'
altro. Voleva l'
essenza, non soltanto scarni dati. Aveva appena imparato, letteralmente sulla propria
pelle, che un vampiro era ben più di una leggenda, ben più di una figura di carta descritta in qualche
tomo polveroso. Per quanto morto, un vampiro era carne, sangue, un corpo solido e imprevedibile.
Attese che Giles si allontanasse dalla biblioteca con Miss Calendar, il braccio di lei confidenzialmente
infilato sotto quello di lui, le spalle che si sfioravano, poi sgattaiolò nel suo ufficio privato. Ricordava
di averlo visto riporre i diari degli osservatori, una volta. Forse vi avrebbe trovato ciò che cercava...
Spulciò raccoglitori e schedari e, finalmente, quando ormai stava per arrendersi, eccola...
Una riproduzione fotografica, sgualcita e ingiallita, dell'
unico ritratto mai esistito di Angelus, realizzato
intorno al 1850 e pervenuto al Consiglio verso i primi del Novecento, per poi andare distrutto durante il
secondo conflitto mondiale.
Dimentica di tutto, Buffy sedette per terra, le gambe incrociate, la foto fra le mani. Oh, beh...
Non se l'
era immaginato così... Cioè, sì, certo, nelle cronache del tempo era stato definito anche quello
col viso d'
angelo, ma lei non aveva considerato che...Oh.
Com'
era quella storia?
Ah, già...La storia di Lucifero, l'
angelo più bello di tutti, il ribelle divenuto signore delle tenebre...E
guardando il ritratto di quell'
uomo giovane, bruno ed elegante, veniva spontaneo pensare proprio a lui,
Lucifero. La sua bocca...Una bocca da mordere e baciare, da sentire, assaporare...Oh. E gli occhi...Di un
nero vivo, tridimensionale, fatti per caderci dentro e annegare senza opporre resistenza...Oh, beh...
Buffy si agitò. Uno strano, inopportuno calore le risaliva dal bassoventre, trasmettendole una titillante
frenesia lungo tutto il corpo...
Ehi! Un momento! Calma! Che le prendeva?
Scattò in piedi e infilò frettolosamente la foto nello zainetto, poi richiuse l'
ufficio, assicurandosi di aver
rimesso ogni cosa al proprio posto. Era tutta colpa di Spike, pensò percorrendo i corridoi della scuola,
con la netta, disturbante impressione di lampeggiare come un neon. Sì, sua. Quelle cose nuove che le
aveva fatto scoprire...E ora bastava la foto di un bel ragazzo per ridurla così!
Quando fu all'
aperto, nel tiepido, pallido sole del tardo pomeriggio, Buffy si sentì meglio, con le idee
più chiare. Ok, sembrava che a conti fatti questo Angelus fosse più attraente di quanto si fosse
aspettata, ma restava un demone pericoloso, un bastardo, un mostro da eliminare. E i suoi ormoni
impazziti si sarebbero raffreddati con una tisana e una buona dormita.
Certo!
"Hanno finalmente affittato la casa qui a fianco, sai?", la informò la madre, mentre lei si toglieva la
giacca. "Ho visto portare dentro i mobili...Tutti pezzi davvero interessanti...Fattura pregiata,
probabilmente europea...". Joyce soffiò pensosamente nel proprio caffè. "Strano vedere mobili simili in
un quartiere come il nostro...".
Poi si accorse dell'
espressione tirata della figlia e dimenticò i nuovi vicini. "Tesoro...tutto bene?".
"Solo un po’ di mal di testa", si schermì Buffy sorridendo. "Domani mi aspetta un compito in classe
micidiale...Pensavo di mettermi in pigiama e andare a dormire presto, se non ti dispiace...".
Joyce ricambiò il sorriso, intenerita. Era diventata così brava, la sua bambina...Dopo tutti quei
problemi, quelle preoccupazioni, era un vero sollievo. "Ma certo, piccola...E Xander? Questa sera non
passa?".
Buffy esitò. "Beh...Xander e io...".
"Oh, avete litigato...Capisco". Joyce rise. "Vedrai che non è niente. Alla vostra età tutto sembra così
insormontabile...Se sapeste come invece le cose si complicano, poi...".
Ah, mamma, se soltanto invece sapessi come la mia vita è complicata ora, si disse Buffy salendo in
camera sua. Gettò la borsetta in un angolo, cercando di non pensare alla foto che conteneva. Niente
caccia, quella notte...Voleva solo dormire. Riposare. Un perfetto oblio. Infilò il pigiama più largo e più
comodo che aveva e si rannicchiò sotto le coperte, in posizione fetale, incredibilmente, totalmente,
stanca...
Il sonno non tardò. Le parve di scivolare lungo un pendio, in acque placide e tranquille...
Tutto ondeggiava...
...ondeggiava...
...fianchi che si muovevano...
...avanti e indietro...
...sempre di più, sempre più a fondo...
...ancora...
...dimmi che mi vuoi...
...la voce di Spike, nel suo orecchio...
...oh, sì...Spike...lo voleva...sì...
...dimmi che sei mia...
...sì, ma certo che era sua...di chi altro?...
...dimmi che mi vuoi...
...Spike...?...no, questa voce...questa voce era diversa...
...una voce che veniva dalla notte, una voce di vento e tenebra...
...dimmi che sei mia...
...una voce di buio caldo e liquido...
...un altro corpo, forte, robusto, spinte poderose in lei...
...doveva girarsi...doveva guardarlo...
...dimmi che mi vuoi...
Un grido le si smorzò contro il cuscino e per la violenza dell'
orgasmo si ritrovò a mordere la stoffa.
Sconvolta, balzò a sedere nel letto, un campo di battaglia di lenzuola aggrovigliate. Era fradicia di
sudore, con le mutandine bagnate. Dio, che razza di sogno...
Ma lo era stato davvero?
I suoi muscoli si tesero, all'
erta. La stanza era vuota, la finestra chiusa. Eppure... Era come se qualcuno
fosse stato lì, a un soffio da lei, fino a pochi istanti prima...Qualcuno che profumava di muschio e di
qualche altra, indefinibile, aspra fragranza...Oh.
Buffy mescolò distrattamente i cereali nella tazzona di porcellana rosa. Il sole splendeva, regalando una
mattina di anticipata primavera, e in tutta quella luce ciò che era accaduto la notte prima sembrava
addirittura banale...Ma sì, certo. Un semplice sogno erotico: capitava a tutti gli adolescenti, no?
"Non mi sembra giusto", borbottò Joyce osservando cupa i propri bagagli nell'
ingresso. "Domani compi
diciassette anni e proprio oggi la galleria mi spedisce a Los Angeles...".
"Ne abbiamo già parlato, va tutto bene", la rassicurò Buffy. "E poi sabato mi hai promesso shopping
sfrenato...Mi vendicherò alla grande!".
Sua madre rise. "D'
accordo. Comunque domani ce la metterò tutta per essere a casa per cena e porterò
una torta...".
Buffy la lasciò parlare. Diciassette anni...Quasi l'
aveva scordato, con tutte le cose che...E quello che
cos'
era?
Lo notava soltanto ora, posato su un ripiano della cucina: un cofanetto in legno scuro, finemente
intarsiato. "Mamma...Da dove salta fuori?".
"Oh, non è splendido?", esclamò Joyce. "E'un regalo del nostro nuovo vicino. E'venuto ieri sera a
prendere un caffè e a presentarsi. Un giovane così attraente...E gentile. Molto colto. Gli è tanto
dispiaciuto che tu fossi già andata a dormire...".
I cereali si bloccarono nella gola di Buffy, rifiutandosi di scendere o salire. Dovette affrettarsi a
ingurgitare una sorsata di latte per non soffocare. "Un giovane attraente?".
"Ehi! Non così giovane, ragazzina !", la rimbrottò Joyce. "Avrà almeno dieci anni più di te...In ogni
caso avrete di certo altre occasioni di conoscervi. Gli ho detto che è sempre il benvenuto".
Buffy riuscì solo a stringere il cucchiaio. No...non poteva essere...O sì?
"E...come si chiama questo tipo?".
"...Mhm...O'
Connor. Liam O'
Connor. Irlandese, credo. Ah, ecco il mio taxi!". Joyce afferrò le due
valige e le soffiò un bacio. "Devo correre, amore! Ti telefono!".
"Ciao...", mormorò Buffy, restando seduta a tavola, il cucchiaio puntato verso l'
alto come un punto
interrogativo. Andiamo, Summers...Cosa sai di Angelus? Cosa hai letto di lui?
Non si conosceva l'
anno della sua vampirizzazione, né il luogo, né la sua precedente identità umana.
Nessuno che fosse sopravvissuto gli si era mai avvicinato a sufficienza per cogliere particolari come
l'
accento. Lo avvolgeva il più puro, stregato mistero. L'
unica certezza era che il Flagello d'
Europa non
aveva pietà per nulla e nessuno.
Un titubante ma coraggioso sospiro di sollievo le rilassò il petto. Già, Angelus era tutto questo...E
davvero un vampiro così potente avrebbe perso tempo a portare regalini a sua madre per poter entrare
in casa sua? Davvero sarebbe andato ad abitare in una modesta villetta di periferia, sotto gli occhi di
tutti, per dare la caccia a lei?
No...I mostri come lui e William The Bloody non si comportavano in quel modo...vero?
E poi Spike aveva giurato che l'
avrebbe chiamata per avvertirla dell'
arrivo di Angelus...giusto?
Buffy annuì tra sé e ricominciò a mangiare i cereali. Quell'O'
Connor doveva essere semplicemente uno
di quei giovanotti allampanati e per benino che piacevano alle mamme. Tutto qui.
C'
era ancora tempo. Tutto il tempo per prepararsi a quello scontro.
Sopra di lei i merletti del letto a baldacchino tessevano un segreto cielo stellato, con astri dai nomi tutti
da scoprire...Drusilla, sdraiata tra i cuscini, faceva danzare le mani pallide e sottili, spiandone le
evoluzioni. Sentì che lui le si allungava accanto e il viso dalle guance di perla le si illuminò. "Stavo
sognando e i sogni parlavano con me...", sussurrò sfiorandogli le labbra con le dita.
Angelus le catturò un ricciolo color della notte e le regalò uno dei suoi sorrisi più dolci, di quelli che
conservava per lei soltanto. "E cosa dicevano, amore?".
Drusilla si rannicchiò contro il suo petto. " Che tu mi darai la medicina nera e mi farai stare meglio".
Sentì che la baciava su una tempia e un quieto torpore la invase.
"Shhh...Sì, starai meglio. Splenderai nella notte, te lo prometto...", le bisbigliò lui, ma la vampira già
dormiva.
"Continua ad indebolirsi...", sospirò Spike, accendendosi nervosamente una sigaretta.
"Non manca molto. La luna piena è fra quattro giorni". Angelus scese dal letto. "E'tutto pronto?".
Spike esalò una boccata di fumo, osservando il suo gransire. Come sempre non poteva evitare di
guardarlo e quasi mai riusciva a smettere. Angelus era senz'
altro la cosa più atrocemente bella che
l'
oscurità e il male avessero generato insieme e per molto, troppo, tempo, lui aveva ambito ad un
pezzetto, un misero surrogato di quella tenebrosa perfezione. Aveva. Ora non più. Forse.
"Sì. Tutto a posto. Abbiamo il manoscritto e la Croce di du Lac...E te".
"...mhm...il pugnale dentro la croce...me lo pianterai nel cuore?", domandò Angelus, soffermandosi
davanti alle bambole di Drusilla. Quel giorno erano quasi tutte bendate e capovolte.
Spike si strinse nelle spalle. "No...se proprio non ti va...Ci serve solo un po’ del tuo sangue, dopotutto.
Non è necessario sventrarti..".
Angelus sogghignò. "Però che peccato, eh?".
I due vampiri risero piano, per non disturbare il sonno di Drusilla e passarono in un altro locale della
vecchia fabbrica.
"Chiama la Cacciatrice. Dille che sono arrivato. Atteniamoci al piano".
"Cosa?". Spike spense la sigaretta sotto uno dei suoi anfibi. "Credevo che...".
"Che si fosse già resa conto che abito di fianco a casa sua?". I denti bianchi di Angelus brillarono nella
penombra. "Può darsi, ma non è quel che si dice un tipo sveglio, vero?". Scosse la testa bruna.
"Diamine, il Consiglio non sa più istruire le sue ragazze e i loro osservatori...Tutti i suoi poteri sono
ancora assopiti, inutili...".
"Si muove piuttosto bene, però...", obbiettò Spike, pentendosene subito. Quando avrebbe imparato a
stare zitto?
Gli occhi scuri di Angelus saettarono brevemente verso di lui, allusivi. "Me lo immagino...Ma una
Prescelta, una con la "p" maiuscola, deve saper fare ben altro. Ieri sera avrebbe dovuto accorgersi che
c'
era un vampiro seduto in salotto con sua madre, e invece...".
"Non ti sarai bevuto sua madre...".
"No...Soltanto il suo pessimo caffè e delle insulse chiacchiere...E'impressionante il quantitativo di
banalità e luoghi comuni sull'
arte che è in grado di concepire un americano...". Angelus rabbrividì, poi
tornò a fissare Spike. "La bambina...devi essertela lavorata davvero a fondo...".
"Non capisco".
"Oh, sai...Per venire, le è bastato sentire il mio odore...".
Spike deglutì. "Ah, sì? Io, per farla venire, ho dovuto usare qualcosa più dell'
odore...".
Angelus scoppiò a ridere, quella sua tipica risata fanciullesca che avrebbe logorato i nervi anche a una
pietra. Gli diede una pacca sulla schiena. "C'
è chi può e c'
è chi non può, Spikey...". Si avvicinò, gli
prese il mento. "Ehi, che cos'
è questo musetto triste? Siamo un po’ gelosi, per caso?".
Spike si divincolò. "Geloso? Di quella puttanella troppo stretta?". Si risistemò lo spolverino, alludendo
con la testa bionda alla stanza adiacente. "Mi ci sono divertito, ma ho cose ben più importanti a cui
pensare. Per quel che mi riguarda, con la piccola Slutty puoi farci tutto quello che ti pare".
Angelus annuì, inarcando un sopracciglio e si avviò verso l'
uscita. Mentre si muoveva, la sua lunga
giacca nera sembrava catturare particelle di buio, scomponendole in un prisma di notturne sfumature.
"Puoi starne certo, cucciolo. Ci farò tutto quello mi pare".
Un bagno. Era proprio quello che le occorreva, dopo quella giornata trascorsa a subire le occhiate dei
compagni di scuola. Non che le importasse poi molto...Non le faceva nemmeno un grande effetto
vedere Xander e Cordelia insieme. Fatti l'
uno per l'
altro, probabilmente.
Anche se Xander, doveva ammetterlo, cominciava a darle sui nervi, con quella sua aria di perenne
rimprovero, come se ogni volta che gli capitava di guardarla vedesse una meretrice incallita...
Meretrice? E da dove le era uscita questa parola, poi?
Buffy sbuffò, finendo di togliersi la biancheria intima. Basta, non ci voleva più pensare. Al diavolo
Xander Harris e la sua bigotta ipocrisia ! Gli erano piaciuti - e anche parecchio - i giochini che gli aveva
fatto, no?
E poteva scommettere il suo sabato di shopping che Cordelia Chase doveva essere piuttosto ferrata in
materia...
Entrò nella vasca, beandosi dei brividi che le corsero lungo tutto il corpo al contatto con l'
acqua.
Quando tutta quella dannata storia di Angelus si fosse conclusa, doveva cercarsi un ragazzo, uno vero,
si disse tentando di rilassarsi senza riuscirci. Si sentiva così rigida, tesa... Spike le mancava. Il sesso soprattutto quello - le mancava. Come potevano certe persone non farlo? Non si sentivano esplodere?
Non avevano voglia di gridare?
Beh, lei sì.
Scivolò sott'
acqua per bagnarsi i capelli e quando riemerse due mani, grandi, maschili, le si posarono
delicatamente sugli occhi.
Nessuna paura. Era soltanto lui. Lei...lei lo aspettava.
"Sono soltanto io", le sussurrò alle spalle, con la sua voce di vento e tenebra, le labbra piene che le
sfioravano il lobo dell'
orecchio.
"Io...io ti aspettavo", balbettò Buffy.
"Bambina cattiva...", continuò lui, "non sai che le bambine brave non pensano a certe cose nella vasca?
Ma tu non sei brava, vero? Tu fai i lavoretti sotto la cintura ai tuoi amichetti a scuola...".
Le sue mani le scesero sul collo e poi più giù, fino ai seni. "Tu ti fai scopare dai vampiri contro i muri
delle cripte...".
E le mani scendevano ancora, nell'
acqua. Lei vedeva solo quelle mani, quelle dita lunghe , i due anelli,
uno con una pietra rossa, l'
altro in argento e dalla forma complicata. "Cattiva, cattiva, bambina...".
Il bagliore della pietra rossa scomparve tra le sue gambe e Buffy puntò istintivamente i piedi ai lati
della vasca. "Non ti sentivi forse esplodere?", la torturò la voce di buio caldo e liquido. "Non avevi
forse voglia di gridare?".
La mano di lui si mosse più veloce. "E allora esplodi. Allora grida".
Buffy spalancò gli occhi, sbattendo dolorosamente la testa contro la parete piastrellata a fianco della
vasca. Ansimando, attese che gli spasmi di quel nuovo, incredibile, orgasmo si calmassero. Un sogno.
Sempre un sogno.
E sempre lo stesso profumo. Muschio e qualcos'
altro.
Ma cosa succedeva? Cosa stava succedendo?
La suoneria del cellulare la spaventò, facendole sbattere la testa una seconda volta. Si precipitò in
camera, ancora confusa, avvolta alla bell'
e meglio in un asciugamano...E se ne accorse proprio mentre
afferrava il telefonino. Per terra, sul tappeto accanto al letto, c'
era una busta, grande e rettangolare. Una
busta sigillata con la ceralacca. E sulla ceralacca, una lettera: la "A".
Tremante, la raccolse e la aprì. Oh... Conteneva un disegno. O meglio, un ritratto. Il suo. Lei che
dormiva. Oh...
Il foglio le cadde e mantenne solo per miracolo la presa sul cellulare, che continuava a squillare
imperterrito. "Pronto!", urlò, incapace di dissimulare la propria isteria.
"Ehi, cacciatrice...".
Gli occhi di Buffy correvano disperati da un angolo all'
altro della stanza. "Spike?".
"E chi altri?
Ti avevo detto che ti avrei chiamata, quando Angelus sarebbe arrivato e...".
Buffy chiuse la comunicazione e spense il cellulare. Provava qualcosa di incontrollabile. Rabbia.
Terrore. Eccitazione pura. Ma terrore, soprattutto.
Vai al diavolo, Spike, pensò, so benissimo che Angelus è arrivato. E so anche dov'
è.
Se Dio voleva, Giles era ancora rintanato in biblioteca. Lo trovò che esaminava meditabondo un testo
di almeno mille, polverosissime, pagine, in chissà quale, defunta, lingua.
"Buffy...Che ci fai qui, a quest'
ora? Che...", l'
osservatore si interruppe, soffermandosi dubbioso sui
capelli fradici di lei.
"Oh...Porca miseria...Il phon si è rotto. Così. Di colpo", buttò là Buffy, evitando di fargli notare a sua
volta l'
alone di rossetto che lui aveva sul risvolto della camicia. Birichino di un Rupert...
"Ah. Allora perché sei qui? Qualcosa non va?".
Ok, pensò Buffy, sparala e sparala bella grossa. Deve crederti e subito. "Pensavo a Angelus...".
Giles aggrottò la fronte. "Pensavi a Angelus?".
"Già...Insomma lei mi ha detto che non è vampiro come gli altri...Cioè, non è uno che ti aspetta
nell'
angolino buio per sorprenderti...Lui è furbo. Un tipo raffinato, giusto? E se...se decidesse di
attaccarmi attraverso la mamma? Potrebbe farlo?".
"Buffy !", esclamò Giles, impallidendo. "Cosa cerchi di dirmi? Angelus è già arrivato? Ha fatto del
male a tua madre?".
"No! No, niente del genere!", lo rassicurò lei agitando le mani. "E'solo che potrebbe succedere, vero?
Ho letto del suo...viso d'
angelo...Se si presentasse alla porta, con una scusa ben costruita, mamma lo
farebbe subito entrare...e allora...".
"Allora sarebbe finita", sospirò Giles. "Almeno per tua madre. Buffy, hai ragione. Che stupido, non ne
avevo tenuto conto...Sarebbe nello stile di Angelus. E'uno che non ha mai amato le vie troppo facili.
Adora andare oltre gli stereotipi. E ama giocare con le sue vittime, fiaccarle sul piano psicologico,
prima che su quello fisico...Alcuni osservatori hanno addirittura teorizzato che non sia il sangue il suo
principale scopo, ma il dominio. Il dominio assoluto".
Buffy deglutì, con un vago senso di nausea. "Se il suo intento è di tranquillizzarmi...Beh, la smetta!".
"Scusami...E'che mi sento un vero idiota...Ma è come se fino a questo momento non avessi veramente
voluto credere all'
eventualità di un tuo scontro con quel mostro...".
"E adesso ci crede?".
"Tu ne sembri sicura".
"E lo sono. Lo chiami pure istinto della Cacciatrice...". Buffy si raddrizzò, risoluta. "Esiste qualche
incantesimo per proteggere la casa o, nella peggiore delle ipotesi, per revocare l'
invito a entrare? Mia
madre è a Los Angeles e non dovrei darle spiegazioni per l'
incenso, il latino o roba del genere...".
Giles scattò in piedi. "Certo!". Fece i gradini due a due e sparì dietro gli scaffali della biblioteca, per poi
ricomparire con un volumetto malconcio. "Lo stavo sfogliando giusto l'
altro giorno. E'un piccolo
trattato sui sortilegi più efficaci per tenere lontani vampiri e demoni, con elenchi di ingredienti e
formule...Ma continuerò a cercare altro materiale, se vuoi".
"Grazie...", mormorò lei tenendo il libricino come se fosse una reliquia. "Io intanto passerò al negozio
di magia e poi chiamerò Willow perché mi dia una mano".
"Ah...Buffy...", la fermò Giles. Era serio. "Volevo dirti che...Ecco, sono molto fiero di te. Noto che stai
maturando e prendi più sul serio la tua missione. Ottimo. Lo speravo". Sorrise rapidamente. "So che
credi di dover affrontare il tuo destino da sola, ma non è del tutto esatto. Se tu sei la Prescelta, io sono il
tuo Osservatore e ho il preciso dovere di guidarti e sostenerti". Abbassò gli occhi grigi. "Con il
Maestro...Tu mi hai tagliato fuori. E ho capito e accettato il perché. Ma, te ne prego, non farlo di nuovo.
Lascia che ti aiuti. Non appena avrai il minimo sentore dell'
arrivo di Angelus, vieni da me. D'
accordo,
Buffy? Hai capito? ".
Buffy arrossì e sperò che lui la considerasse solo un po’ d'
emozione per quel discorso così insolito e
paterno da parte sua. Si limitò ad annuire e uscì di corsa.
Oh, Giles, pensò, è troppo tardi, ormai...
Accidenti alle minigonne troppo attillate, brontolò tra sé Buffy, lottando per superare la finestra. La
sacca contenente gli ingredienti per l'
incantesimo le sfuggì, cadendo sul pavimento con un sinistro
rumore di vetri rotti, e nello stesso istante la luce si accese.
"Toglimi una curiosità...", le domandò Angelus, sdraiato sul letto, con il suo maialino di peluche, Mr
Gordo, tra le mani. "Perché non hai usato la porta, dato che tua madre non c'
è? Abitudine?
Megalomania da supereroina?".
Buffy si immobilizzò, a cavalcioni sul davanzale. Era un sogno?
No... Non questa volta. Angelus era lì. Ed era reale.
Lo guardò, paralizzata. Sotto la lunga giacca nera, indossava una camicia in seta color vino e pantaloni
di pelle. Ai piedi calzava scarpe in cuoio con fibbie d'
argento che assomigliavano a speroni. Non un
singolo, dannato, particolare fuori posto. Neanche un sogno poteva essere tanto perfetto.
Lui si lasciò esaminare. "Fossi in te, scenderei di lì, tesoro...Da questa angolazione, riesco a vederti le
mutandine...".
Buffy balzò nella stanza come se si fosse scottata, calpestando e frantumando ulteriormente i cocci
dentro la sacca. "Così...tu sei Angelus...".
Il vampiro sorrise. "L'
unico e il solo".
"Beh...Se dobbiamo batterci, sarà meglio uscire. Non voglio riempire la mia camera con la tua polvere".
Angelus si concesse una bassa risata, inarcando sensualmente all'
indietro la testa bruna. "Sei
spassosa...".
Le sue dita, con i due anelli che lei conosceva fin troppo bene, affondavano nel pelo rosa di Mr Gordo
in un modo che Buffy trovava scandaloso e seducente insieme.
"E poi non possiamo batterci fino a quando non avrò partecipato al rituale per guarire Drusilla. L'
hai
promesso a Spike", disse lui, riottenendo la sua attenzione.
"Tu sai di...".
"Del tuo accordo con Spike? Ovvio. Io so sempre tutto quello che Spike fa ".
Buffy barcollò. "Tutto?".
"Tutto", replicò Angelus fissandola. "E comunque non voglio ucciderti".
"Non...vuoi?".
"No. Perché dovrei?".
"Ah...fammi azzardare qualche ipotesi...", lo provocò Buffy, cominciando ad acquistare un po’ di
sicurezza. Se evitava i suoi occhi , quegli occhi scuri come la perdizione, forse c'
era una speranza.
"Magari perché io sono la Cacciatrice e tu il Flagello d'
Europa?".
"Ruoli. Doveri. Missioni.", sospirò lui posando il maialino sulla coperta e alzandosi in piedi. "Questa
tendenza tipicamente umana ad incasellare, ingabbiare...Deprecabile". Si sistemò la giacca e la osservò
divertito. "Non stai afferrando niente di quello che dico, eh? Già, a te non vanno troppo a genio le
parole...Tu vuoi l'
azione ".
Era stato più veloce dell'
occhio ed improvvisamente le era vicino, a non più di un paio di passi.
Adesso Buffy poteva vedere ogni dettaglio del suo volto. E aveva la prova che non c'
era fine all'
abisso
del suo sguardo.
"Tu vuoi qualcuno che ti insegni a ballare...Come Spike". Avanzava ed era così alto, così...così... Buffy
non rammentava più alcuna mossa di difesa o di attacco. Sentiva soltanto quel famigliare profumo di
muschio. E di qualcos'
altro. E le stava entrando in circolo nel sangue, come un'
ubriacatura.
"Cos'
è che ha fatto di preciso, il nostro Spike?", le sussurrò Angelus. "Ha fatto questo?".
Una frazione di secondo e la bocca di lui, quella bocca da mordere, fu sulla sua, dentro la sua. Lei
dischiuse le labbra quasi con sollievo e il caldo contatto con la lingua del vampiro le provocò una
frustata di piacere. Caldo, sì...Non era stupita. Ormai sapeva distinguere il sapore del sangue. E per
qualche recondito, misterioso motivo, questo la inebriò. Lui era così alto...E lei lo afferrò per la nuca, lo
costrinse a piegarsi di più, a baciarla di più, a divorarla...
Ma Angelus si staccò, la prese per il collo e la tenne lontana. "E poi...?", ansimava appena. "Cos'
ha
fatto? Ha fatto così?".
La mandò a sbattere bruscamente contro la parete e la sollevò, portandosi le sue gambe attorno alle
anche. La minigonna si lacerò con uno strappo secco e Buffy soffocò un gemito, sentendo il membro di
lui, duro, pronto, attraverso i pantaloni di pelle. Angelus spinse il bacino in avanti e lei allargò di
riflesso le cosce, stringendosi alle sue spalle, negli occhi una richiesta disperata.
"E'questa la danza che ti ha insegnato Spike?". Un'
altra spinta. "Beh, Cacciatrice...E'una danza che ha
imparato da me...". Le sue labbra le titillavano il collo e con il membro continuava a premere contro di
lei, senza darle soddisfazione. "Come molte altre cose. Cose misteriose. Segreti. Verità. Vuoi imparare
anche tu da me, Buffy?".
Oh, il suo nome...Era la prima volta che lo pronunciava. E detto da lui sembrava il nome di un'
altra.
Una che non conosceva. Che forse era giunto il momento di conoscere. Ma non aveva fiato…Non
aveva fiato per rispondere.
Angelus si liberò dalle sue braccia, lasciandola cadere a terra. "Sai dove trovarmi", le disse
semplicemente e aggirò il letto. Quando fu sulla porta, si voltò, impassibile, come se tra loro non fosse
accaduto nulla. "Se non ti dispiace, preferirei uscire dall'
ingresso principale".
Buffy rimase seduta sul pavimento, il cuore impazzito, i pensieri sparpagliati. Se n'
era andato.
Dileguato. Proprio come un sogno. O un incubo.
Poi si leccò la bocca gonfia, ancora umida del suo sapore. Sapore di sangue.
E lei adesso era prigioniera in quel sogno. In quell'
incubo.
4. Birthday
Willow si stava pettinando i capelli quando il telefono squillò. Interrogò sorpresa il proprio riflesso
nello specchio: chi la chiamava praticamente all'
alba?
"Ciao, Will". Oh, era Buffy! Ma che strana voce...Sottile, stanca...
"Ciao! Tutto bene? E...Hei! Buon compleanno!".
"Will, tu mi devi aiutare", la interruppe Buffy. Il suo tono, insolitamente così perentorio, fece
ammutolire Willow. C'
era qualcosa che decisamente non andava.
Sedette sul letto. "Dimmi tutto".
Sentì Buffy sospirare nella cornetta. "Presto dovrò scontrarmi con un vampiro molto pericoloso...".
"Più del Maestro?".
Silenzio. Un altro sospiro. "Di più. Sì. Molto di più...Ho bisogno di starmene un po’ da sola, Will. Giles
insiste sempre su quelle stupidaggini della meditazione, ma, sai, dopotutto funzionano...E io devo
prepararmi. Devo pensare". Una pausa. "Mi capisci?".
"Sì, ma...". Willow esitò. "Oggi compi diciassette anni...Non ti farebbe bene stare con i tuoi amici? Lo
so che Xander si sta comportando da cafone, ma se sapesse che...".
"No!". Ora Buffy sembrava quasi isterica. Willow cominciò seriamente a preoccuparsi.
"D'
accordo...Dimmi che cosa vuoi che faccia...".
"Ho bisogno solo di un giorno. Devi coprirmi a scuola, soprattutto con Giles. E'già abbastanza in ansia,
sai...Rifilagli la scusa che è venuto a prendermi mio padre...Va bene?". Di nuovo il silenzio. "Will, so
che non ami dire bugie, ma te lo chiedo come favore personale. Ho solo te su cui contare. Ti prego".
"Ma certo. Nessun problema". Willow finse una sicurezza che non aveva. "Ci pensa Willow!".
Ascoltò i saluti freddi e meccanici dell'
amica, poi appese la cornetta e rimase seduta con le mani in
grembo, a fissare il cielo oltre la finestra.
Che stava succedendo?
Buffy afferrò la sacca piena di armi e uscì nel sole del primo mattino. Un'
altra bella giornata luminosa.
E lei aveva mentito alla sua migliore amica. Così come la sera prima aveva mentito al suo osservatore.
E mentire era stato dannatamente facile. Persino naturale.
Si incamminò lungo il vialetto. Salutò un paio di vicini a spasso col cane, poi si fermò di fronte al
numero 1628. Una villetta qualsiasi...Come ingannavano le apparenze, vero?
Si riempì il petto di un grosso sospiro, le mani strette a pugno. Inutile aspettare, doveva andare ora,
adesso che si sentiva pronta - no, no, accidenti, mentiva anche a se stessa -, mentre era giorno, così alla
peggio sarebbe scappata dove non poteva essere seguita...Il sospiro intrappolato le si liberò a fatica. Era
questo il guaio: una parte di lei era certa che non sarebbe mai fuggita da quella casa, nemmeno
avendone la possibilità....
Si voltò un attimo indietro e lasciò vagare gli occhi sul quartiere, sul cielo azzurro pastello. Fu quasi
uno sguardo d'
addio. Sapeva che non avrebbe più visto le cose allo stesso modo, una volta varcata
quella soglia.
Quando fu abbastanza vicina, si rese conto che il portone d'
ingresso era aperto e accostato, come in
attesa. Che bastardo presuntuoso, pensò Buffy. Il buio all'
interno la disorientò, ma non le ci volle molto
per distinguere qualche particolare: la disposizione delle stanze era simile a quella di casa Summers, ma
l'
arredamento era molto diverso, di stampo europeo, con mobilia in legno intagliato e pesante e tappeti
orientali. Nessun rumore. Con un soffocante senso di oppressione, Buffy guardò le scale.
Ok, un passo alla volta.
Al piano superiore scoprì una luce soffusa e rosata che filtrava da sotto una porta. Allungò una mano
verso la maniglia e si accorse di tremare. Dannazione, doveva calmarsi, essere vigile.
La porta si spalancò piano su una strana stanza, grande e praticamente vuota, a parte alcuni bassi
tavolini in stile nipponico, lampade alogene e stampe cinesi. I tendaggi che coprivano le finestre erano
di tessuto spesso e color panna, sul pavimento un paio di enormi tappeti bianchi in angora. Lo vide
subito e suo malgrado il cuore le accelerò.
Lui era in piedi, di spalle, intento a sfogliare qualcosa. Non indossava nulla a parte i pantaloni di un
pigiama di seta nera. Buffy fu colpita dal tatuaggio sulla sua schiena, all'
altezza della scapola destra:
sembrava un uccello...No, era un pipistrello. Sì, un pipistrello le cui zampe formavano la lettera A.
"Bel tatuaggio", si decise a dire.
Angelus si girò, senza ostentare alcuna sorpresa, con in mano un libro. "Grazie. Era il 1760. Una
prostituta cinese faceva questi piccoli capolavori nel porto di Marsiglia...". Sorrise a quel ricordo.
"Anche lei era un piccolo capolavoro, in verità...Una miniatura dalla pelle d'
alabastro che sapeva
assumere le posizioni più stupefacenti...".
Le guance di Buffy avvamparono, rammentando quello che aveva fatto con Spike e la medesima
immagine, con per protagonisti Angelus e una cinesina, le occupo’ inopportuna la mente. La cosa la
innervosì. "Non sono qui per rivangare i bei tempi andati".
Angelus gettò il libro su uno dei tavolini. "Uhm...E perché sei qui?". Indicò la sacca che le pendeva da
una spalla. "Quella è piena di armi...Vuoi combattere o vuoi imparare? Perché se vuoi imparare, le armi
non ti servono. Non quelle forgiate dagli uomini, perlomeno". La avvolse con un unico, penetrante
sguardo. "Tu sei già armata, Cacciatrice. Del tuo potere".
Buffy sentiva caldo, troppo caldo. "Oggi compio diciassette anni", mormorò. "Mi sembra l'
età giusta
per imparare...Ho battuto il Maestro, ma è stato un caso fortunato. Con te non ce la farei, l'
ho capito.
Perciò, se puoi insegnarmi qualcosa di più sui miei poteri...Ok. Ci sto". Esitò ma poi andò fino in
fondo. "Forse, chissà, supererò il mio insegnante e lo sconfiggerò", concluse tenendo alto il mento, con
tutta la dignità di cui era capace.
Lui applaudì, ridacchiando. "Che bel discorso...Se l'
avessi sentito al cinema, mi sarei sicuramente
commosso...Ma sei ansiosa di apprendere. Approvo".
"Beh? Allora?", lo incalzò lei, sempre più tesa. "Che si fa? Mi devi bendare o cose del genere?".
Angelus scoppiò a ridere e una serie di brividi le si diffuse in tutto il corpo. "No, aspetta...Lasciami
indovinare...Spikey ti ha bendata?". Continuò a ridere. "Ah, è incredibile! In centoventi anni non sono
ancora riuscito a fargli abbandonare certi proletari clichés sadomasochisti...". Tornò a guardarla, quasi
con dolcezza. "No, Buffy, non intendo bendarti. Desidero che tu tenga gli occhi bene aperti".
Oh, perché aveva pronunciato il suo nome?
Quando lo pronunciava lui era come un soffio, un sospiro contratto, un suono incredibilmente sexy.
Buffy scrollò il capo, cercando di schiarirsi le idee.
"Allora da dove cominciamo? Cos'
è che puoi insegnarmi?".
"L'
oscurità", rispose lui, camminando pigramente in cerchio, i piedi nudi che affondavano nell'
angora.
"Tu la combatti, ma non la conosci. Come tutti gli umani la concepisci sotto forma di buio totale,
assenza di colore...Ma l'
oscurità ha più di una dimensione, più di una sfumatura, una profondità
insondabile. Non si può semplicemente osservarla al riparo della barricata opposta, bisogna andarle
incontro, lasciarsi prendere tra le sue braccia, percepirne il respiro e i colori". Si fermò, la fissò. "Se
vuoi combattere davvero l'
oscurità, prima devi assaggiarla e capire se il suo sapore ti piace. E se ti
piace, forse, avrai una possibilità di vincerla".
Il bagliore rosato delle lampade alogene illuminava morbidamente la sua pelle, vi scivolava sopra
sottolineando ogni forma, ogni muscolo. "E comunque, Cacciatrice, non crederai che un potere come il
tuo venga solo dalla luce, vero? Niente, in natura, è composto solo di luce. Occorre sempre una parte di
tenebra".
Mentre parlava si era avvicinato e la sua nuda, esposta, bellezza le aveva seccato la bocca e dilatato le
pupille. Così proprio non andava...Una vocina disperata, sepolta nella sua mente in fibrillazione, le
stava gridando che ormai era in trappola, che il suo destino era segnato...
"Dunque, Buffy...Lo vuoi davvero?", le chiese Angelus, girandole intorno. "Vuoi che ti insegni come
abbracciare e assaggiare l'
oscurità?".
C'
era un'
ultima possibilità?
Poteva ancora rispondere di no e fuggire nel giorno?
Buffy si umettò le labbra, anche se non aveva più saliva. "Sì", sussurrò.
Lo sentì sostare un attimo alle sue spalle. "Bene. Spogliati".
Lei trasalì. "Cosa?".
"Non è difficile. Spogliati, Cacciatrice", le ordinò di nuovo lui, uscendo dalla stanza. "Togli tutto".
Dov'
era andato? Perché se n'
era andato?
Col fiato corto, le dita che si rifiutavano di collaborare, si tolse impacciata la giacca, scarpe da tennis e
calze, i pantaloni, la t-shirt... Indugiò sulla biancheria intima, ma lui aveva detto tutto e temeva di
chiedersi quale sarebbe stata la punizione se non avesse obbedito. Temeva di desiderare quella
punizione...
Perché non ritornava, adesso?
Non sapeva dove tenere le mani: l'
istinto era quello di coprirsi ma forse avrebbe dovuto starsene diritta
e fiera, per dimostrargli che non esercitava su di lei il fascino che credeva...Dio, che bugiarda...
Finalmente - oh,sì, finalmente - Angelus rientrò nella stanza, con un catino in porcellana e una grossa
spugna. Buffy si irrigidì. Cos'
era questa storia? Che accidenti intendeva insegnarle con un catino e una
spugna?
Ma non appena gli occhi scuri del vampiro si soffermarono su di lei, ogni perplessità svanì
nell'
eccitazione più totale ed immediata.
"Il tuo corpo", disse lui posando il catino per terra e immergendo la spugna nell'
acqua. "E'nel tuo corpo
che risiede il tuo potere. Devi averne estrema cura, trattarlo come un tempio". Le andò di fronte e, dopo
averle sollevato i capelli, si protese per lavarle la nuca e la schiena.
Oh, cielo...Cielo...Cielo...Buffy cercò affannosamente un'
altra parola con cui riempirsi i pensieri...Tutto
inutile. C'
era soltanto lui, Angelus, il suo petto largo e liscio che le sfiorava i capezzoli inturgiditi e
quella catenina, quella catenina che lui indossava, e che notava soltanto ora...E che oscillava, avanti e
indietro, nell'
incavo dei suoi seni. E l'
acqua calda che le gocciolava dal collo giù fino alle natiche. E la
mano di lui che le reggeva i capelli, la pressione ritmica della spugna...Oh, cielo...Cielo... Sì, un cielo
nero che incombeva...
La voce di Angelus, seppur vicinissima, sembrò giungere da incredibile distanza. "Ti sei mai chiesta
perché non esistano cacciatori maschi?".
Si scostò per bagnare di nuovo la spugna nel catino, poi si inginocchiò, massaggiandole i glutei e la
parte posteriore delle cosce. Vederlo così, davanti a sé, vedere la sua testa bruna a pochi centimetri dal
proprio ombelico, le provocò un'
ondata di vertigini. Si allungò verso le sue spalle.
"No", la bloccò lui perentorio. "Non toccarmi".
Passò a detergerle i piedi, per poi rialzarsi e dedicarsi al seno. "Allora, te lo sei mai chiesto?", insistette
muovendole la spugna in cerchio intorno ai capezzoli. "Rispondi".
Buffy sbatté le palpebre un paio di volte. "...uh...no...". Era impegnata a rimirare il punto in cui la spalla
di lui curvava verso l'
avambraccio, il flettersi del muscolo ogni volta che stringeva la spugna, le vaghe
imperfezioni della pelle, così paradossali eppure così vere... Si costringeva a fissare quell'
unico punto
per ignorare i rivoli d'
acqua calda che, lentamente, dal suo sterno correvano ad impigliarsi nei riccioli
del pube.
"Solo una donna può davvero cacciare un vampiro", le stava spiegando Angelus, tranquillo. "Le donne
e i vampiri sono speculari, i due piatti della stessa bilancia". La spugna ora era sul fianco destro.
Brividi, sciami di dolorosi, ardenti brividi. "Il sangue, Buffy. Questo ci unisce. Con il sangue le donne
creano, con il sangue noi vampiri distruggiamo, ma il sangue è alla base del potere di entrambi. La
radice. La fonte". Adesso il fianco sinistro. Oh, cielo...cielo..."La tua forza è il sangue, Buffy. Quel
sangue che fluisce dai tuoi recessi più profondi, che si muove con le maree, che pulsa nelle tue fibre
come pulsano le vene delle nostre vittime, mentre ci donano la loro vita per prolungare la nostra
morte".
Di nuovo, Angelus si inginocchiò. Le insinuò una mano tra le ginocchia e la indusse ad aprire
leggermente le gambe, poi cominciò a sfregarle con delicatezza le parti intime. Buffy sussultò: la
spugna era morbida e bollente. Oh, cielo... Qualcuno ansimava forte, nella stanza. Chi era?
C'
era qualcun altro?
Oh, sono io...Dio, sono io che ansimo così...
"Lo senti, Buffy? Lo senti questo calore che si irradia dal centro di te stessa?". La osservava, di sotto in
su, con il suo volto d'
angelo, un inganno smentito da quella sua bocca troppo peccaminosa, da quei suoi
occhi troppo scuri, troppo inquietanti. "Senti l'
energia che si diffonde nel tuo sangue?".
Usava la spugna con leggera e titillante gentilezza. Buffy si tese, aspettando l'
orgasmo, ormai
pericolosamente imminente...Ma quando il picco fu prossimo, Angelus d'
un tratto si allontanò,
riponendo la spugna e andando a frugare in una bassa cassapanca.
Buffy boccheggiò, sconvolta, con le gambe che minacciavano di cederle. Lui le tese una sottoveste di
seta nera. "Infilala".
Ancora squassata da un incontrollabile tremito interiore, lei obbedì e il leggero tessuto le aderì alla pelle
umida. Seta nera, la stessa seta indosso a Angelus, che frusciava quando il vampiro si muoveva. E lui si
stava muovendo, come un felino che studia la preda.
"Raccogli l'
energia", le sussurrò. "Tutte le emozioni, la paura, la rabbia, l'
eccitazione...Raccoglile nel
tuo sangue, nel fulcro d'
origine, lasciale accumulare...e poi liberale".
Buffy inspirò ed espirò. Emozioni...paura...rabbia...eccitazione...
"Pensa alla prima mossa che l'
istinto di suggerisce", proseguì lui. " E libera il potere".
Lei contemplava le sue labbra, la forma che assumevano mentre articolavano le parole.
Emozioni...paura...rabbia...eccitazione...
Non si accorse di farlo. Un attimo prima stava chiudendo una mano a pugno e un attimo dopo Angelus
era volato sull'
altro tappeto.
Lui fischiò, appoggiandosi su un gomito e sfregandosi il mento. "I miei complimenti! Un ottimo
destro...". La sfidò, inarcando un sopracciglio. "Ma era veramente la prima mossa che ti suggeriva
l'
istinto?".
Se la ritrovò addosso in un istante. "Sta zitto". Gli afferrò il volto, passandogli il pollice sulla bocca
perché la aprisse e gliela riempì col tepore del proprio fiato. "Sta zitto". Lo baciò, prepotente, vorace,
bramando il sapore del sangue, inebriandosi del profumo di muschio, mentre con una mano si
impadronì del suo membro, dentro i pantaloni.
Lo sentì crescere, indurirsi, e frenetica abbandonò la sua bocca, per sistemarsi su di lui a cavalcioni e
provare a guidarlo dentro di sé. Non era esperta...Giunti a quel punto, ci aveva sempre pensato
Spike...Eppure lo voleva. Non poteva più aspettare. E fu facile, alla fine, fin troppo.
Con un gesto sensuale e molto femminile, si sollevò la sottoveste sopra le anche e iniziò a muoversi,
interrogandolo muta, con lo sguardo, in cerca di una risposta nei suoi occhi così distanti...Ma Angelus
non collaborava. Giaceva rilassato, con un pigro sorriso, indifferente.
Lei accelerò il ritmo, insoddisfatta, turbata. Sbagliava qualcosa?
Dannazione, aiutami!
"Non stai liberando nulla...", bisbigliò lui, provocatorio. "Nulla di nulla...".
Buffy reagì tempestandogli il torace di piccoli pugni arrabbiati, sull'
orlo di un picco che era
consapevole di non poter raggiungere da sola. Le sfuggì un gemito represso.
Improvvisamente Angelus le catturò i polsi. "Vuoi che ti mostri cosa significa liberare il potere,
Cacciatrice? Lo vuoi, Buffy?".
Quasi in lacrime, lei annuì. Oh, sì, liberami...te ne prego, liberami...
Lui si trasformò con un ruggito e, ancora dentro di lei, la rovesciò sulla schiena, schiacciandola sotto di
sé. Il ritmo cambiò immediatamente, diventando più lento e deciso.
Faceva l'
amore in modo molto diverso da Spike, muoveva il bacino in maniera che lei fosse costretta a
seguirlo e poi a subire così la sua spinta più in profondità....Ed ogni affondo era un lampo di piacere
accecante che le si scaricava nel ventre.
E la sua faccia...Non l'
aveva mai visto con il volto del demone...Restava comunque singolarmente
bello. I suoi occhi ora brillavano di un giallo ferino. Ha gli occhi d'
oro, si disse sbalordita Buffy, Dio,
ha gli occhi d'
oro...E quelle zanne... D'
un tratto desiderò che lui la penetrasse in tutti i modi possibili.
Voleva sentirlo, sentirlo dovunque.
"Mordimi...", lo supplicò. "Per favore, mordimi...".
Ma Angelus non le diede ascolto. Le inchiodò le braccia sopra la testa, sprofondando in lei senza
misericordia e Buffy fu travolta da più di uno orgasmo, uno dentro l'
altro, un'
unica, multiforme ondata
d'
estasi che la percorse dalle punte dei piedi fino alle radici dei capelli.
E l'
incombente cielo nero cadde e la inghiottì.
Era ancora giorno, fuori?
Esisteva il giorno, poi?
O tutto il mondo era scomparso e rimanevano solo quella stanza, quel tappeto?
Ed era normale che il suo corpo le sembrasse così dilatato, così privo di confini stabili?
Annoiata dalle decorazioni in stucco del soffitto, si girò verso il suo amante, il Flagello d'
Europa, che la
guardava serenamente sdraiato sulla pancia, il volto posato sulle braccia incrociate.
L'
aveva graffiato, durante il loro sensazionale amplesso. Un rigagnolo di sangue scendeva dal
complicato disegno del tatuaggio. Lei allungò un dito raccogliendone una goccia e fece per portasela
alla bocca, ma Angelus intercettò la sua mano. "No. Non sei ancora abbastanza forte per questo
sangue".
Tenendo gli occhi nei suoi, le succhiò il dito. Buffy sospirò, inarcando leggermente la schiena.
"E'questo che accadrà?", gli domandò. "E'questo che mi farai?".
Lui le sorrise e sembrò straordinariamente giovane. "Non ti farò niente che tu non voglia che ti
faccia...".
Oh, cielo... E va bene...
Buffy si sfilò la sottoveste e si strusciò sull'
angora. "Ti serve un suggerimento?".
"Allora?", le gridò Joyce dalla cucina. "Com'
è avere diciassette anni?".
"Niente di che", mugugnò Buffy rannicchiata sul divano. In tv, una coppia degli anni Quaranta duettava
sulle note di una classica canzone caramellosa, in un musical d'
epoca. " Sono soltanto più vecchia".
Sua madre spuntò portando una piccola torta alla panna, sormontata da una candelina accesa. "Quanta
mestizia...Qualcosa non va?", le chiese, mentre il suo sorriso perdeva un po’ di convinzione. "Lo so che
questa torta è bruttina a vedersi ma l'
aereo è atterrato in ritardo e...".
"No, che dici?", si scusò Buffy. " E'che sono stanca...Sai, la festa da Willow è stata davvero
divertente...".
Joyce le sedette accanto, un'
espressione dubbiosa. "C'
era anche Xander, immagino...Non avete ancora
fatto pace, eh?".
Buffy scosse il capo. "Già...Ma non crucciarti. La tua torta è bellissima e io ti voglio bene".
"Anch'
io, amore. Buon compleanno!", le porse la torta. "Coraggio, se spegni la candelina, si avvererà
un tuo desiderio!".
Buffy le sorrise e le appoggiò la testa sulla spalla, stringendosi contro di lei. "...Mhm...allora la lascerò
spegnere...".
5. Beauty and the beasts.
“Non è scopandotelo che imparerai a conoscere il male”
Buffy si voltò di scatto. Sul suo viso comparve un’espressione a metà tra il colpevole e l’annoiato. Chi
diavolo era Spike per darle lezioni di morale? Lei era la cacciatrice, dannazione!
“Lasciami in pace” gli sibilò, superandolo. Spike la prese per un braccio.
“Eh, no, non così in fretta. Non stai rispettando il nostro patto. Ti ho portato Angelus perché lo
uccidessi…non perché te lo portassi a letto alla velocità della luce. Non si può dire che non hai avuto
un buon maestro”
Lei lo fissò, incrociando le braccia. “Tu parli di patti? Angelus sapeva benissimo di me, e sapeva che lo
aspettavo. Sapeva persino di quello…di quello che c’è stato tra di noi. Sbaglio se dico che mi avete
presa in trappola?”
“Sei libera” le mormorò Spike, lasciandola andare. “Guardami, non ti sto nemmeno tenendo. Spiegami
perché l’hai fatto. Capisco Xander, e capisco il desiderio di sperimentare…ma non hai la più pallida
idea di chi sia Angelus ed in quale pasticcio ti sei andata a cacciare. Non sopravviverai per raccontarlo,
cacciatrice. Né tu, né la tua anima immortale”
“Io…non…”
“Non cercare di mentirmi” sorrise Spike. “Lo sento a naso. Lo sento ad istinto. Lo sento con tutto me
stesso…il mio essere demoniaco, quello che tanto ti eccita quando facciamo l’amore. Ecco, noi
facciamo l’amore. Con Angelus è solo sesso…e nemmeno dei migliori”
“Ne sai qualcosa?” lo sfidò lei, rialzando il capo.
“Più di quel che vorrei.” rispose prontamente Spike, accendendosi una sigaretta. “Ti userà in ogni modo
che vorrà…userà il tuo grembo, il tuo sangue, il tuo spirito, e la tua forza. E di te, dopo, resterà ben
poco. Ed implorerai di dartene ancora.”
“Lo fai sembrare eccitante” replicò lei.
“Sei una sciocca ragazzina” replicò il vampiro “Ed io sono più sciocco di te. Credevo fossi di ben altra
tempra. Scommetto che sei stata tu a cercarlo. Sessualmente, intendo.”
Buffy arrossì. Se solo Spike avesse saputo quanto stava andando vicino al vero…
“Beh, la cosa non mi stupisce. Minimamente. Tra i due, sono io l’uccisore di cacciatrici…lui si limita a
piegare lo spirito ed il corpo di tutti coloro che gli stanno intorno. E tu non farai eccezione alla regola”
Spike buttò il mozzicone a terra e si allontanò.
“Come sta la tua ragazza?” gli chiese Buffy, a sorpresa.
“Sempre peggio. Il rituale sarà tra tre giorni”
“Non hai mantenuto la tua promessa, Spike, ed io non manterrò la mia. Ti impedirò di portare a termine
il rituale…a qualunque costo”
Lui le soffiò del fumo in faccia. “Vorrei vederti provare, cacciatrice. Lo vorrei davvero”
La mano di lei si sollevò al paletto che teneva infilato nella cintura. Si chiese confusamente cosa fosse
andato così storto da tramutare in pochi giorni il suo amante…in nemico.
Angelus.
Il suo corpo ancora infiammato dalle sue carezze che erano torture le stava facendo fare terra bruciata
intorno a sé: no, si disse, io sono più forte. Tutto va bene. Tutto va bene.
Una coppia proveniva dall’altra parte del cimitero. Buffy sbuffò nel riconoscere Xander e Cordelia.
“Il tuo amichetto si è consolato in fretta” osservò Spike, sorridendo. “Chissà se lei gli dà le tue stesse
prestazioni”
Buffy fissò il vampiro, chiedendosi cosa mai la trattenesse dal polverizzarlo…forse il ricordo - ancora
non del tutto annebbiato dalla dirompente presenza di Angelus - di aver conosciuto la passione tra le
sue braccia.
Ma di averla pienamente vissuta tra quelle di un altro vampiro.
“Di nuovo insieme, evviva!” esclamò Xander con finto entusiasmo. “Allora, era una cosa seria”
“Tanto quanto la tua storia con Cordelia” replicò Buffy, sullo stesso tono.
“Ciao, Hottie McHot” Cordy salutò Spike. “E così sei il nuovo ragazzo di Buffy? Ha coinvolto anche te
nella sua fissazione di salvare il mondo dai mostri e vampiri?”
“Qualcosa del genere…”ammise Spike, apprezzando con un sorriso la bellezza bruna di Cordelia. “Non
sapevo avesse amiche così…simpatiche”
“Non siamo amiche” lo rassicurò Cordy.
“No, non siamo più amici” ripeté Xander, osservando Buffy alla ricerca di un seppur piccolo indizio sul
perché lei, la sua Buffy, fosse cambiata così. Non sembrava felice con questo strano tipo dai capelli
ossigenati. Non sembrava per niente felice.
Lui le voleva bene, le voleva davvero bene. Cosa li aveva separati?
“Andiamo. Harm ci aspetta” rispose Cordy. “E dobbiamo ancora discutere delle nuove divise delle
cheerleaders”
Spike e Buffy li guardarono allontanarsi.
“Perché gli hai fatto credere che stiamo insieme?” gli chiese Buffy.
“Perché questo da’ un senso di pace al tuo amico…non te ne accorgi? Ti vuole ancora bene, e se sta con
quella è solo per vendicarsi di te. Lei non se lo merita, peraltro. E’ una ragazza di spirito”
“E a te cosa importa?” lo provocò Buffy.
“Niente, davvero”. Spike riprese la sua strada, ma poi si voltò, non riuscendo a resistere alla tentazione
dell’ultima parola.
“Ti distruggerà, Buffy. Dico davvero. Ed un po’ mi dispiace. Al diavolo, mi dispiace parecchio. Io
credevo…”
Ma Buffy non lo stava ascoltando. Si era seduta su una lapide, lo sguardo perso nel vuoto. E lui era già
fuori dalla sua vita.
O almeno così credeva.
Spike si accese una nuova sigaretta e si allontanò nella stessa direzione di Xander e Cordelia. Le loro
parole l’avevano incuriosito.
Non era stata una sorpresa, venire a sapere da Angelus in persona che Buffy lo aveva cercato e sedotto,
se di seduzione si poteva parlare con un demonio come il vampiro dai capelli scuri. Per niente.
Quando avevano architettato il piano per indebolire le difese della cacciatrice, e conquistare il dominio
sulla Bocca dell’Inferno, era stato dato per scontato che entrambi avrebbero approfittato il più possibile
della circostanza. Niente è più dolce del sangue di una cacciatrice…tranne il suo piacere.
“Sei il solito idiota, Spikey” si disse, mentre si accomodava dietro all’ingresso posteriore del Bronze ed
osservava i due umani chiacchierare con una ragazza bionda e carina.
Bionda e carina come Buffy.
Ma non così intensa.
La sua fiamma mi ha bruciato, si disse Spike, senza paura di affrontare la realtà. Sapeva che era un
modo di dire tipicamente adolescenziale: “portare una torcia per qualcuno” voleva dire innamorarsene,
e non gli piacevano neanche un po’ le conseguenze di quella analogia. Ma era la verità: portava una
torcia per Buffy, ed il fuoco lo stava bruciando.
Non era la prima volta che Angelus gli portava via qualcosa o qualcuno, e probabilmente non sarebbe
stata nemmeno l’ultima. Dal momento in cui William, appena vampirizzato, aveva scoperto che la sua
Dru ed Angelus erano amanti, ne era scorso di sangue sotto i ponti. Ma, in fondo, nulla era cambiato.
Spike era sempre il fratellino minore, quello che sbaglia sempre, quello che viene sempre dopo il
maggiore. Anche a letto.
Ma non stavolta, si disse sorridendo. Stavolta lei era stata sua per primo…e lo sarebbe stata ancora,
sua. Bastava aver pazienza.
La pazienza non è il mio forte, si disse Spike, osservando Xander e Cordelia che se ne andavano e la
bionda carina che si tirava su le calze.
“Hai da accendere?” le chiese, uscendo dall’ombra, con il più seducente dei suoi sorrisi.
Buffy non aveva fretta di tornare a casa. Casa era Revello Drive. Revello Drive era troppo vicino…a
lui.
Non riusciva a smettere di pensarci. Le parole di Spike l’avevano accesa ancora di più. Sapeva cosa
rischiava avvicinandosi troppo a quel fuoco nero…ma lei era la cacciatrice. Lei era forte, e giusta. Ce
l’avrebbe fatta. Stanotte aveva mandato a stendere Spike, e presto avrebbe fatto lo stesso con Angelus.
E si sarebbe liberata di loro una volta per tutte. Con un paletto.
Senza quasi accorgersene, finì di fronte alla casa di Willow. I suoi genitori erano in casa, ne sentiva le
voci fin sul prato. Girò intorno al fabbricato, e bussò alla porta finestra che dava sulla camera
dell’amica.
Willow era sola e - sorpresa, sorpresa! - stava studiando.
“Buffy! Non ti aspettavo, a quest’ora…ma entra, ti prego!”
Buffy entrò, giocherellando con il paletto. Notò distrattamente come l’oggetto avesse una forma
prettamente fallica: possibile che ultimamente non riuscisse a pensare ad altro?
“Hai da fare? Posso tornare a casa, tanto ci vediamo domani, e…” improvvisamente, a Buffy parve una
pessima idea quella di parlare con Willow.
“No, al contrario…resta. A dire il vero, era un po’ di giorni che volevo parlarti…da sola. Buffy, sono
un po’ preoccupata per te”
“Non hai nulla da temere” le assicurò Buffy, vagando nervosamente per la stanza ed osservando i
minuscoli pesciolini colorati che nuotavano nel piccolo acquario. “Sto bene”
“Sei sicura?” insistette Willow. “Non mi sembri per niente tranquilla…da quando ti sei lasciata con
Xander. Non credevo, ma sembri averla presa peggio di lui”
“Ci siamo incontrati, stasera” ammise Buffy. “E’ stato strano. Lui e Cordelia…stavano bene, insieme.
Non ci avrei mai creduto se me l’avessero detto qualche settimana fa. E’ successo tutto così in fretta…”
“Parli del tuo nuovo ragazzo? William, si chiama, non è vero?”
“Willow, non stiamo insieme, te l’ho detto. E’ stata solo un’avventura.”
“Perdonami, ma non ti credo” insistette Willow, assumendo il suo volto risoluto. “Non sei tipo da avere
avventure con sconosciuti nel cuore della notte. Non tu. Non ci crederò mai”
“Lo stesso Xander ci ha visto insieme” insistette Buffy. “Willow, la gente cambia, cresce. E fa degli
errori. Non mi idealizzare. Se solo sapessi cosa io…”
“Avanti, allora, parlamene!” insistette Willow. “Pensavo di essere la tua migliore amica…non tenermi
all’oscuro della tua vita”
Buffy sospirò. “Stasera c’era anche lui. William, intendo. Non stiamo più insieme, e ci siamo detti delle
cose cattive…in quel momento sono arrivati Xander e Cordelia, e lui ha fatto finta di essere il mio
ragazzo. Non so, credo per farmi arrabbiare. Il problema, però, non è lui. Il problema sono io”
“Perché?!” insistette Willow.
“Perché c’è anche un altro. Un terzo uomo, se vogliamo”
Willow la fissò con uno stupore che a Buffy parve comico. Avrebbe voluto riderne, ma non intendeva
offendere la sua amica.
“Tu…hai lasciato Xander per questo William…ed ora stai con un terzo?”
“Slutty the Vampire Slayer” ironizzò suo malgrado Buffy. “Vedi che sono assai peggiore di quel che
credevi?”
Willow si avvicinò a Buffy, che in quel momento era seduta sul letto, e le accarezzò una guancia. “Per
me potresti anche andare a letto con l’intera squadra di football del liceo di Sunnydale, e saresti
comunque sempre la mia Buffy”
“Lo so” mormorò Buffy. “Ma forse, per me stessa, non è così”
“Com’è l’altro?”
Buffy emise uno strano suono. “Pericoloso. Molto. Ed affascinante…e non riesco a non pensare a lui”
Senza rendersene nemmeno conto, stava usando per descriverlo le stesse parole utilizzate per Spike.
Fascino e pericolo…ecco cosa avevano in comune i suoi due principi neri. I suoi due amanti vampiri.
Per il resto, erano così diversi…
“Avete…voglio dire…”
“Se abbiamo fatto l’amore?” Buffy sorrise. “Sì, se può definirsi tale. Abbiamo sicuramente fatto del
sesso, Willow. La cosa ti sconvolge?”
“Sì!” ammise Willow. “No! Voglio dire, non lo so…sei felice?”
“Ti sembro felice?”
Willow scosse il capo. “Forse dovresti prenderti un po’ di tempo per te stessa. Non vedere più
nessuno…di loro. Né Xander, né William, né questo nuovo ragazzo. Non credi?”
“Sì, hai ragione. Cacciare ed allenarsi, e studiare…per un po’ farò solo questo”
Buffy prese Willow per le spalle e la baciò su di una guancia. “Ti ringrazio, Willow…non sai quanto
conta per me la tua amicizia. So di averti delusa…ma forse l’essere una cacciatrice mi rende anche un
po’ sgualdrina, chi lo sa.”
“Non devi scusarti di nulla. Io ti voglio bene così come sei. E sei straordinaria, Buffy”
Buffy sorrise, e se ne andò nella notte.
Avrebbe tenuto fede ai suoi buoni propositi, adesso che sapeva che almeno Willow credeva in lei.
Ne era certa.
Luci nella casa di Revello Drive, al n. 1628. Buffy sollevò d’istinto lo sguardo. Angelus sembrava in
compagnia. Voci sussurrate provenivano da lassù.
Buttando all’aria saggezza e buoni propositi, la ragazza si arrampicò su per la grondaia. Non sembrò
che il fine udito del vampiro l’avesse scoperta, perché dalla finestra aperta provenne la sua bassa,
sensuale risata. Il sangue di Buffy circolò più velocemente nelle sue vene.
Ancora qualche centimetro e, grazie al folto albero che si stagliava proprio davanti alla finestra, con un
po’ d’attenzione avrebbe potuto assistere allo spettacolo.
Salvare l’eventuale innocente, le disse la voce del dovere.
Ma non c’erano più innocenti. Il mondo intorno a lei era improvvisamente grigio.
C’era una forma sul letto. Gambe lunghe, snelle, bianche nel tenue lucore di mille candele. Gambe di
donna. Niente biancheria intima addosso.
Il cuore si fermò nel petto di Buffy…od almeno così le parve.
La testa finemente disegnata, dai lucenti capelli bianchi, era quella di Spike. Anche lui era nudo, salvo
che per un paio di Levi’s neri sdruciti, con il bottone davanti slacciato. Spike aveva indosso il volto
della caccia, e stava lentamente, sensualmente bevendo il sangue della vittima. La sua bocca era
allacciata al collo della ragazza, i cui occhi chiusi e la bocca aperta davano un’immagine di estasi più
che di dolore. Anche le labbra di Buffy istintivamente si aprirono.
Spike e la ragazza non erano soli.
Inginocchiato sul letto, accanto a lei, Angelus teneva la testa affondata tra le sue gambe. Dopo un
lungo, interminabile istante, Angelus sollevò il capo e lasciò intravedere a Buffy le sue lunghe zanne,
lorde di sangue. Altro sangue scorreva sulle lenzuola, e sulle cosce bianche della ragazza, che
continuava ad agitarsi debolmente, preda di entrambi i vampiri e del languore che i loro morsi stavano
accendendo in lei.
Sembrò a Buffy - per un attimo - che Angelus la stesse fissando. Si ritrasse nell’ombra delle foglie,
tremante. Di cosa, in quel momento non voleva indagare, per il bene della propria sanità mentale.
Sembravano bestie.
Erano bestie.
Non era la prima volta che Buffy assisteva al pasto di un vampiro…ma non era mai stato così. Mai.
Questo non era solo nutrirsi…questo era dolore, morte, sesso, tortura. Tutto insieme, inscindibilmente.
E qualcosa in lei, forse la cacciatrice, si risvegliò a quella vista.
Uccidi.
Distruggi.
Scopa.
Le sue mutandine si inumidirono, e lei perse il controllo di sé quando finalmente riconobbe la ragazza.
Era Harmony, l’amica di Cordelia.
Presto, non sarebbe stata più.
“Smettila di assistere allo spettacolo da lontano, bambina…scommetto che è quanto mai scomodo, quel
davanzale” le disse Angelus, fissandola con i suoi occhi gialli da demone… i suoi occhi d'
oro...e
scoprendo ancora più le zanne. “Sento l’odore del tuo piacere fin qui, cacciatrice…vuoi regalarcene un
po’?”
“Sì, perché no” commentò amabilmente Spike, scuotendo il capo e ritornando ai suoi bei lineamenti
umani. Uno sguardo cupo come l’inferno ed un sorriso ironico furono tutto quello che ci volle per far
tremare le ginocchia di Buffy. “Tanto, qui abbiamo finito. Non è materiale interessante, vorrai
ammetterlo…un po’ di sesso, un po’ di sangue…ma niente che vorrei tenermi intorno per più di una
notte”.
Il cuore di Harmony rallentò. Spike, con dolcezza, le fece poggiare la testa sul cuscino. Sembrava
dormisse.
Era troppo tardi, si disse Buffy. Era già stato troppo tardi quando aveva visto per la prima volta i due
vampiri bersela viva.
C’era solo una cosa da fare.
Una sola cosa per sentirsi ancora umana. Nonostante tutto.
“Devo uccidervi” disse. “Forse non ora…non stanotte. Ma ce la farò. Dovessi lasciarci la vita…e la mia
anima”
Il suono delle risate dei due vampiri la inseguì fino in strada.
Nella sua ansia di fuggire, non si accorse dello sguardo appassionato ed inquieto di Spike, e nemmeno
di quello sarcastico, impietoso di Angelus.
Le stava mancando letteralmente il terreno sotto i piedi.
“Signor Giles, ho bisogno di parlarle. La imploro…”gemette Buffy, il volto contro il portoncino di
legno del modesto alloggetto dell’osservatore. In quella notte infinita, non se la sentiva di tornare a
casa, nel suo candido lettino. La finzione non reggeva più.
Il suo mondo erano le tenebre, e tutto stava diventando così scuro…
Ma Giles non c’era. Dannazione, doveva essere uscito con la Calendar.
Non avrò mai più il coraggio, si disse Buffy. Se non gli parlo ora, non avrò più il coraggio, e
sprofonderò nel buio…
In quel momento, il motore asmatico della vecchia Citroen si fece udire. Buffy rialzò il capo: qualcosa
nel suo volto doveva tradire il proprio sconvolgimento, perché sia Jenny che Rupert si affrettarono.
“Buffy!” esclamarono insieme, tirandola su. “Sei ferita?” indagò Giles.
“No…ma ho bisogno di parlarle. Da sola”
“Bene, io allora vado” disse calma la signorina Calendar. Sorrise a Giles: non era così che aveva
sperato di concludere la serata, ma si rendeva conto che i doveri dell’osservatore venivano al primo
posto.
“Mi spiace, le ho rovinato tutto” mormorò Buffy, mentre Rupert le faceva strada verso il suo minuscolo
salotto e poi metteva su un po’ di tè.
“Non preoccuparti. Tua madre sa che sei fuori?”
Lei scosse il capo. “Crede che farebbe differenza?”
“No, immagino” ammise Giles. “Non vi è cieco più cieco di chi non vuol vedere”
“Appunto. Ma io non me la sento più di vivere in questa finzione. La mia vita non è normale. Non lo è
da un pezzo, ormai…ed ora meno che mai.”
“Cosa succede, Buffy? Parlamene”
“Angelus è arrivato in città. Me lo ha comunicato Spike” mentì Buffy. “Ed il rituale sarà tra tre
giorni…non conosco ancora i dettagli, ma credo che dovremmo scoprire dove si terrà, e fermarlo…ed
ucciderli. Tutti e tre”
“Ed il tuo patto con Spike?” indagò Giles.
“Non credo che lui l’abbia rispettato. Ho l’impressione che fosse in combutta con Angelus…e
comunque, non è mio dovere sterminarli entrambi?”
“Ma saranno in due…in tre, se contiamo la compagna di Spike, per quanto debole possa essere…e
potrebbero esserci altri vampiri, loro seguaci. E già sappiamo che Angelus e Spike non sono vampiri
comuni. Siamo all’altezza, tu, io, ed i tuoi amici, di affrontarli e vincerli? O sarebbe una trappola
suicida?”
“Voi non andrete da nessuna parte” esclamò Buffy, gli occhi scintillanti. “Io andrò. Sono bestie, e li
eliminerò”
“Non te lo posso permettere”
“Io lo farò, e lei lo sa bene” insistette Buffy. “Sono la cacciatrice…e sono sola. Alla fine della notte,
prima che arrivi l’alba, resto sempre sola”
“Buffy, ragiona. Da sola non puoi farcela. Potremmo aspettare…e vedere come si sviluppano gli
eventi”
“Se il rituale si compie, la ragazza di Spike starà meglio…e sarà un ostacolo in più. E’ anche lei una
vampira antica e potente.”
“Questo è vero, ma non credo comunque che..”
“Non capisce?” si alzò Buffy, quasi urlando. “Che io viva o che io muoia, è mio destino battermi con
loro! E non ha senso parlarne ancora…lei deve fare delle ricerche, signor Giles. Capire in cosa consiste
esattamente questo rituale, e come posso fare a fermarlo. Io cercherò di sapere dove e quando avverrà, e
poi agiremo. Andrò da sola, ma lei e Willow, Oz e la signorina Calendar mi farete da supporto
all’esterno. E’ deciso”
“E Xander?” indagò Giles.
“Non ha ancora saputo?” rise amaramente Buffy. “Strano, perché siamo la favola del liceo. Xander mi
ha lasciato, ed ora sta con Cordelia.”
“E credi che per questo non ci aiuteranno, se glielo chiediamo?” le chiese spassionatamente Giles.
“Può darsi, ci provi lei.”
Buffy raccolse la sua roba. Era venuta lì disperata, volendo confessare tutto…che era il giocattolo
sessuale di entrambi i vampiri, e che la consapevolezza che loro fossero davvero esseri demoniaci,
disposti a tutto pur di piegarla, la distruggeva.
Ma non c’era un modo facile per dirlo a Giles. Ora che era qui, se ne rendeva conto: non c’era nessun
modo per dirglielo. Non c’era modo di dirgli che una parte di sé, quella in ombra, quella forse più
potente ed insieme detestabile dell’intero pacchetto Buffy Summers, quella notte aveva desiderato,
spasimato di essere su quel letto lordo di sangue, in mezzo ai due vampiri, lasciando che sangue, dolore
e piacere scorressero a fiumi.
No, non poteva davvero parlare.
Poteva solo far sì che lui l’aiutasse a fare la cosa giusta. E la cosa giusta era, naturalmente, eliminarli.
Senza pietà. Prima che sprofondasse ancora di più nell’abisso…
A costo di perderci il cuore.
Mentre lasciava il suo Osservatore, sapeva già come concludere quell’interminabile, orribile serata.
Era il momento di fare una chiacchieratina con Willy, l’informatore.
6. New moon rising
Era una bella notte. Molte stelle e il bagliore soffuso che annunciava il sorgere della luna piena, di lì a
poco, appena oltre i tetti delle case. Giles mandò giù d'
un fiato il suo brandy. Misericordia, forse in quel
momento gli ci sarebbe voluto un whisky. E doppio.
Quella bella, tersa, notte era la notte. Si sarebbe compiuto il rituale per guarire la compagna di William
The Bloody. E Buffy, la sua cacciatrice, nient'
altro che una ragazzina, intendeva affrontare da sola lui e
qualcosa di ancora più letale, quel Flagello d'
Europa che rappresentava il sogno oscuro di ogni
osservatore. Persino Giles, a quel nome, non poteva reprimere la curiosità e il desiderio di incontrare e
studiare da vicino una creatura intrisa di un tale tenebroso potere...
L'
uomo si versò un ennesimo bicchiere, il respiro sempre più accelerato. Buffy era riuscita ad estorcere
ad un suo informatore l'
ubicazione esatta del luogo dove sarebbe avvenuta la cerimonia. E si era tenuta
tutto per sé. Giles represse un moto di rabbia. Voleva proteggerlo...Cielo, sono io che devo proteggere
lei!
Era stato al gioco e non aveva detto nulla agli altri ragazzi. Dopotutto era giusto, specie con quella
questione di Xander che creava soltanto inutile tensione. E certamente non intendeva coinvolgere
Jenny. Ma lui, no. Lui non sarebbe rimasto a guardare. Lui, Rupert Giles, quello che un tempo era stato
chiamato the Ripper, un osservatore addestrato ad ogni evenienza. Anche a quella malaugurata - eppure
tanto attesa - di uno scontro con il Flagello e i suoi accoliti. Sapeva che il rituale doveva svolgersi in
una chiesa...Bene. A Sunnydale ce n'
erano ben quarantatré, ma il numero scendeva se si cercavano
quelle abbandonate o chiuse.
Posò il bicchiere e si diresse verso la grossa cassapanca in cui teneva la sua raccolta personale di armi.
Mi dispiace, Buffy, si disse tirando fuori quelle più efficaci e facili da trasportare, ti troverò e ti aiuterò.
Spike osservò la grande finestra che decorava la parete dietro l'
altare. I vetri colorati stavano diventando
di minuto in minuto più splendenti e ogni sfumatura sembrava farsi liquida, sul punto di gocciolare via.
La luna stava sorgendo, alla buon'
ora.
Rivolse un'
occhiata distratta ai vampiri che attendevano in silenzio le sue istruzioni. "Nessuno deve
entrare. Togliete di mezzo qualsiasi ignaro passante, anche se è dall'
altro lato della strada a fare pipì,
sono stato chiaro? Niente, assolutamente niente deve andare storto". E quasi gli venne da ridere mentre
lo diceva, perchè aveva la netta impressione che qualcosa di storto stesse già accadendo...A meno che...
Vide Angelus entrare dalla porticina che si affacciava sulla canonica e per un istante, una frazione di
secondo, forse appena un po’ di più, tutte le parole ed i pensieri gli fuggirono dalla mente. La camicia
nera del suo gransire era sbottonata e aperta e si sollevava dietro di lui come se la notte, anch'
essa
sedotta, lo stesse seguendo e cercasse di insinuarsi sulla sua pelle. E quelle strane fibbie, così simili a
speroni che gli adornavano le scarpe, producevano un rumore sinistro ad ogni suo passo. Dannato
inferno, sospirò tra sé Spike andandogli incontro.
"...mhm...voglio sperare che tu sappia che la Cacciatrice è qui...". Il vampiro biondo accennò all'entrata
della chiesa. "Credo si trovi in uno dei confessionali, laggiù".
"Si capisce che lo so, Spikey", replicò Angelus. "Che razza di domande mi fai?".
"Ti faccio questa...Perchè? Perchè gioca a nascondino in maniera tanto ridicola e soprattutto perché noi
le permettiamo di restare?".
Angelus gli si avvicinò e con un dito lo colpì sulla fronte. " Toc toc, Spikey...C'
è qualcuno qui dentro?".
Spike si scostò stizzito, arrabbiato più con sé stesso che con l'
altro vampiro. "Credi che sia venuta
per...guardare?".
"Non lo credo. Lo so", confermò Angelus, con la sua solita, irritante sicurezza.
"L'
altra notte, però, ha affermato di voler interrompere il rituale...".
"Certo. E'quello che anche ora va ripetendosi accanitamente nella sua testolina confusa...Bla, bla,
bla...".
Spike desiderava disperatamente una sigaretta, ma non era il momento di fumare. Inarcò il sopracciglio
attraversato dalla cicatrice. "E se ti sbagliassi? Se ti sorprendesse?".
Angelus sorrise e gli mise un braccio intorno alle spalle, stringendoselo contro. "Ah, Spikey...Lo sai
cosa mi affascina di te?".
"No...Ma scommetto che tu adesso me lo dici...".
"Già... Che, nonostante tutto, rimani sempre quel poeta sentimentale all'
inseguimento dell'
effulgenza
che Drusilla mi portò a casa...". Le teste dei due vampiri si toccavano. "Tu...tu sei convinto che ci sia
ancora speranza per la bambina, vero?".
Spike fissò il suo gransire, fin dentro nelle acque scure e minacciose dei suoi occhi. "E tu no".
"No, io no, cucciolo", mormorò Angelus ritraendosi. "Mi conosci, secondo me la speranza non esiste
affatto". Lo lasciò andare. "E comunque dovresti augurarti che sia io ad avere ragione. Perché se ce l'
ho,
Buffy non interverrà, mentre se non ce l'
ho...tenterà di interrompere il rituale e...".
Un muscolo guizzò nella mascella di Spike. "E bisognerà eliminarla ".
La luna piena ormai splendeva. La scorgeva filtrare attraverso gli intarsi multicolori della finestra sul
fondo della navata e a volte una scintilla di luce argentea le feriva gli occhi. Dal buio del confessionale,
coperto in parte da un polveroso drappo bianco, Buffy vedeva distintamente la zona dell'
altare, dove
presumibilmente si sarebbe svolto il rito.
Sbirciò fuori. Angelus stava facendo il solletico a Spike, che lo spinse via reprimendo a stento un
sorriso. Più che compagni, più che fratelli. Una sorta di bizzarra famiglia... No, sono bestie, si ripeté
Buffy, non lasciarti distrarre.
Angelus si tolse la camicia, mostrandole la sua ampia schiena con il tatuaggio bene in evidenza,
come...come un bersaglio. La mano di lei si serrò sulla balestra che teneva vicino a un fianco: poteva
farcela. Un solo, preciso tiro e avrebbe polverizzato il Flagello. La sorpresa le avrebbe garantito il
tempo sufficiente per incoccare un secondo dardo e mandare all'
Inferno anche Spike. Sì...
Ripose la balestra. Oh, Buffy, a chi speri di darla a bere...?
Loro sanno benissimo che sei qui. E tu vuoi che lo sappiano.
"Sembri la damigella di Shalott", sussurrò Angelus a Drusilla, che lo aspettava nella canonica, sdraiata
su un logoro divano color porpora. “Adagiata in ricche vesti di velluto, i capelli sciolti... Ti starebbero
bene dei fiori tra le mani...Gigli, magari...".
Lei gli accarezzò il petto. "La damigella di Shalott, sì, che scivolava sulle acque del fiume come un
petalo di rosa...Le rose muoiono sempre troppo presto, vero, mio angelo?".
Lui annuì sorridendo e la prese tra le braccia, sollevandola. "Non tu, amore. Tu stai giusto per
sbocciare...".
"Sbocciare...sbocciare dalla terra...", sospirò Dru stringendosi al suo collo. "Come la prima
volta...sbocciare...".
"Sì, tesoro, tranquilla...", la rassicurò Angelus, scambiando uno sguardo d'
intesa con Spike, fermo sulla
porta. "E'tutto pronto?".
"Tutto. Possiamo procedere. Sai...", iniziò a dire Spike. “..forse alla piccola Buffy ciò che sta per vedere
non piacerà granché...Tu griderai ".
"Oh, beh...", commentò Angelus sfregando le labbra contro la fronte di Drusilla. "Ho il sospetto che si
ecciti quando grido...".
Al riapparire dei due vampiri, i sensi di Buffy si tesero. Angelus trasportava una ragazza con lunghi
riccioli corvini ed un abito di pesante velluto cremisi. Dunque quella era Drusilla...
La compagna di Spike.
Generata dal Flagello.
Suo malgrado non riuscì a reprimere una fitta di gelosia e di incredulità. Sembravano entrambi così
teneri con lei... La stavano aiutando a sedersi sui gradini davanti all'
altare e la sostenevano come una
preziosa e delicata bambola, come qualcosa che potesse rompersi al minimo urto. Angelus le si sistemò
accanto, continuando a reggerla ed a cullarla leggermente, e Spike si attardò a drappeggiarle la gonna in
pieghe ordinate. Drusilla li rimirava entrambi, gli occhi enormi e violetti intorpiditi dalla debolezza,
nutrendosi delle loro carezze.
Buffy si accorse di aver piantato le unghie nel legno. Guardava quelle tre creature delle tenebre e
vedeva qualcosa che non capiva. Un legame profondo, che non aveva messo in conto...Smettila,
smettila, si rimproverò, devi tenerti pronta. Devi essere lucida. Lucida.
Intanto Spike aveva raccolto un incensiere e cominciato a recitare la formula del rituale, con voce
chiara e tono solenne, il volto trasformato. "Eligor, io ti invoco, portatore di guerre, avvelenatore,
grande oscenità...".
L'
odore pungente di incenso saturò ben presto l'
aria viziata e Buffy lottò per trattenere la tosse. Adesso
Spike teneva alta una specie di croce capovolta e dorata. La croce di Du Lac... "Eligor, ignobile signore
della distruzione, porta la tua medicina nera...Vieni, rigenera la tua figlia più empia e spietata...".
Angelus sollevò la mano destra e unì il palmo a quello della sinistra di Drusilla, intrecciando le dita con
quelle di lei; Spike sfilò un braccio della croce, rivelando un pugnale affilato. "Dal sangue del sire è
sorta...". Il vampiro biondo si accostò agli altri due. "Dal sangue del sire sorgerà di nuovo".
Quando la lama del pugnale si conficcò nelle due mani unite, un bagliore innaturale illuminò a giorno
l'
intera chiesa, accecando temporaneamente Buffy. E poi...il grido. Il grido di Angelus. Un grido di
dolore. Dolore puro e perfetto come ghiaccio.
Dannazione, imprecò tra sé Giles, la sacca di armi in bilico precario su una spalla. Le chiese chiuse o
abbandonate si erano rivelate più del previsto. E, tanto per complicare ulteriormente la situazione, quel
suo catorcio che si ostinava a chiamare macchina l'
aveva piantato in asso, ingolfandosi senza rimedio.
Dannazione, dannazione, dannazione...
Inspirò forte, per calmarsi. Se non ricordava male, oltre quel vecchio palazzo, subito svoltato l'
angolo,
doveva esserci una chiesa di piccole dimensioni, chiusa da qualche tempo...In quell'
istante,
un'
improvvisa, sfolgorante, esplosione luminosa attraversò come un'
onda l'
isolato e Giles si bloccò, in
allarme. Sì! La chiesa c'
era ed era quella giusta! Quella luce indicava che il rito era già iniziato e con
ogni probabilità Buffy avrebbe scelto proprio quel momento per attaccare. E lui sarebbe stato là per
aiutarla!
Si mise a correre e raggiunse la chiesa in pochi minuti. Il bagliore ora era scemato, ma seguitava a
brillare fiocamente, illuminando a tratti le finestre e il portone spalancato dell'
edificio. Un
momento...spalancato?
Giles si guardò intorno, stringendo un paletto. Si era aspettato di dover affrontare molti vampiri di
guardia all'
esterno, ma non ce n'
era nessuno. Soltanto auto. Auto nere, lussuose e di grossa cilindrata.
Ne toccò una: il motore era ancora caldo. Cosa...?
Non ebbe il tempo di fare congetture. Una violenta spinta lo mandò a sbattere con la testa sul cofano e
quasi subito precipitò nel nulla.
Avanti. Avanti, Buffy, ora o mai più.
Eppure le sue gambe rifiutavano di muoversi, i suoi occhi non si staccavano da Angelus.
Lui aveva il capo reclinato all'
indietro, i muscoli irrigiditi, il volto distorto da una smorfia di acuta
sofferenza. Le vene del suo braccio e di quello di Drusilla erano gonfie, scure e si muovevano, vive,
pulsanti, trasferendo l'
energia dall'
uno all'
altra.
Spike aveva detto che quel rito non comportava alcun pericolo per Angelus...E Giles pure. Già, però
Spike aveva detto un sacco di cose. E la maggior parte spudoratamente false... Ed in quanto ai libri di
Giles... Non sempre si erano dimostrati infallibili...
Ma com'
era possibile? Come si spiegava che il Flagello d'
Europa, il mostro, la bestia avesse
acconsentito a quella tortura?
Non puoi, maledetto bastardo, non puoi morire così. Non sacrificandoti per la tua vampira malata. Non
prima che io riesca a farti implorare pietà...Non puoi...Non puoi...
Ora, si disse Buffy, uscendo dal confessionale, ora o mai più!
Spike trasalì, girando su sé stesso, un'
espressione stupita sul viso nuovamente umano. Ma non guardava
lei, anzi probabilmente non l'
aveva nemmeno notata...Fissava l'
entrata della chiesa.
"Darla...", gli sentì mormorare.
Darla? E chi era?
Buffy si voltò, retrocedendo contemporaneamente nell'
ombra del confessionale. Sul portone c'
erano una
decina di vampiri e Darla doveva essere senz'
altro la bionda davanti a tutti. Escluso il tocco femminile
del top che le scopriva l'
ombelico, era vestita esattamente come Angelus, con una giacca e pantaloni di
pelle neri. Persino sulle scarpe aveva gli stessi speroni di lui...E per qualche motivo quella curiosa
similarità infastidì Buffy. Anzi, si rese conto, osservandola, che tutto di Darla, la infastidiva...
La vampira avanzò, pallida, estremamente bella, camminando con studiata, voluttuosa eleganza. I suoi
occhi azzurri contemplavano la figura inerme di Angelus, ormai riverso nel grembo di Drusilla. "Non
sei proprio capace di ascoltare i consigli dei più anziani, vero, ragazzo? Soprattutto se sono buoni
consigli...".
"Darla!", le intimò Spike. "Stanne fuori. Il rito è quasi compiuto".
Lei rise. "Bravo il mio moccioso! L'
hai proprio detto...Quasi". Le bastò fare un cenno e gli altri vampiri
che la accompagnavano si lanciarono verso l'
altare.
Spike ruggì, trasformandosi, e brandì un grosso candelabro. Sembrava che dei suoi non ne rimanesse
quasi nessuno...Solo in due gli si affiancarono per aiutarlo. E allora d'
accordo, non sarebbe stata la
prima volta che si ritrovava in minoranza...Ma nessuno avrebbe toccato la sua Dru.
Sette contro tre, pensò Buffy...Un pensiero che subito svanì. Il suo problema ora era Darla. In mezzo
alla confusione, continuava a camminare con tranquillità...E puntava decisa verso Angelus. La vide
fermarsi di fronte a lui ed estrarre senza troppi complimenti il pugnale di Du Lac. Sia Angelus che
Drusilla crollarono a terra.
Darla si chinò, i pantaloni di pelle che le si tendevano sensuali sulle anche. "Ragazzo...Perché sei tanto
ostinato, uhm?".
Lui la riconobbe ed un accenno di sorriso gli ammorbidì la bocca. "Ti sono sempre piaciuto per quello,
no?".
Lei lo afferrò per il collo e lo fece volare contro un'
acquasantiera, che si sbriciolò per l'
impatto. Fu
ancora su di lui, in un attimo, calcandogli il tacco della scarpa sulla gola. "Oh, che disdetta...era
vuota...Avrei proprio voluto vederti sfrigolare un po’...".
Angelus scosse il capo. "Andiamo...Non è da te perderti in tali banalità...Se intendi uccidermi, fallo
ora...E'la tua unica occasione...Uccidimi, perchè comunque io non ritornerò al tuo fianco...Mai".
"Oh, sì, che lo farai, invece...", sibilò Darla spingendo più a fondo il tacco. "Proprio adesso".
"E chi lo dice?".
A quella voce, la vampira si voltò e Buffy la colpì, mandandola a schiantarsi sui banchi delle prime file,
poi si accinse a soccorrere Angelus, ma il fracasso alle sue spalle glielo impedì. Darla si stava già
rialzando, il volto di demone, insanguinato e grottesco. "Faith!", sbraitò. "Dove cazzo sei? C'
è l'
altra
cacciatrice, qui! ".
Il cuore di Buffy incespicò. L'
altra cacciatrice...? Che diavolo...?
Non riuscì a formulare per intero la domanda. Questa volta fu lei ad essere colpita ed a finire di traverso
sull'
altare, con l'
impressione che la schiena le si fosse spezzata a metà. Tremante, si tirò su e se la trovò
davanti, con le gambe divaricate come un'
amazzone, a sbarrarle la strada verso Angelus, una ragazza
bruna e minuta, con jeans strettissimi, una canotta rosso sangue ed un tatuaggio tribale su un
avambraccio. Non era un vampiro. Ma era forte. Forte come una...
"Chi sei?", le chiese, mentre tentava di riprendere fiato.
L'
altra le fece l'
occhiolino. "Lo sai chi sono, B...Però chissà...Forse non ci arrivi...Mi hanno avvertita
che non sei molto intelligente...".
Buffy scivolò giù dall'
altare. Con la coda dell'
occhio scorse Darla che ritornava alla carica. "Io?
Sì...beh...lo ammetto...Non ho un gran cervello...". Si concentrò sulla respirazione. Raccogliere il
potere. Doveva raccogliere il potere e convogliarlo nel proprio ventre. Nel fulcro. Nell'
origine. "Così
dovrei conoscerti? Ti chiami... Faith, giusto?". Emozioni, rabbia, paura, eccitazione. Radunale, Buffy,
sentile.
La brunetta annuì. "Esatto, B. Spremi le tue minuscole meningi...Ti ricordi di nove mesi fa?".
Buffy non la ascoltava. Nella sua mente c'
era posto soltanto per la prima e l'
unica cosa che l'
istinto le
suggeriva: portare via Angelus.
Lei stessa si meravigliò della propria velocità. Con una capriola superò la distanza che la separava da
Faith, piantandole un dardo in un piede, poi si piegò di lato e tirò un colpo di balestra a Darla,
centrandola ad una spalla. Quindi, l'
adrenalina come una fiamma in circolo nel sangue, si precipitò da
Angelus e lo costrinse ad alzarsi, passandogli un braccio intorno alla vita.
Lui non oppose resistenza, limitandosi a guardarla con i suoi occhi imperscrutabili, in cui non si poteva
leggere nulla, se non lo sforzo di mantenersi cosciente. Sostenendolo, Buffy si voltò indietro : Spike
aveva preso tra le braccia Drusilla e stava cercando di fuggire, aggirando gli altri vampiri impegnati
nella lotta.
I loro sguardi si incrociarono per un istante, poi Buffy e Angelus sparirono nella canonica. Spike esitò,
ma non a lungo...In fondo l'
aveva sempre saputo, anche quando avevano fatto l'
amore e lei si era
dichiarata sua, anche allora aveva saputo che la Cacciatrice sarebbe stata di Angelus. Lo era stata fin
dal preciso momento in cui il suo gransire aveva deciso di volerla.
All'
Inferno, congratulazioni, dunque!
Faith riuscì ad estrarsi il dardo di balestra dal piede e la rabbia esplose in lei come il fiotto di sangue
che le uscì dalla ferita. Infuriata, polverizzò uno a uno tutti i vampiri che si trovò a portata di paletto,
compresi quelli che erano venuti da Los Angeles con lei, poi prese un incensiere abbandonato a terra e
dopo averlo fatto roteare lo scagliò verso Spike e Drusilla, colpendo alla testa il vampiro biondo, che
cadde in avanti, sfondando il monumentale organo in legno in un angolo della chiesa. Il conseguente
crollo della struttura coinvolse numerosi candelabri e il fuoco divampò nel giro di pochi secondi.
Darla raggiunse Faith, con in mano la freccia spezzata che si era tolta dalla spalla. "Guarda che roba...",
brontolò. "Un buco nella mia giacca preferita...Dove sono quei due?".
"Là sotto", le rispose Faith soddisfatta, indicandole le macerie in fiamme.
"Angelus e la Cacciatrice...?". Accidenti, Darla non sembrava affatto contenta.
"No. Il tipo ossigenato e la mezza pazza... Nessuna traccia del tuo tesorino. La troietta dev'
essersela
svignata con lui".
La vampira si rilassò. " Farà bene a goderselo, finché può... Perché mammina è tornata e rivuole il suo
ragazzo...".
7. Sleep tight
Il letto cigolò sotto il peso di lui. Aveva perso conoscenza a metà del tragitto ed era stato complicato
trascinarlo fino a casa ed in camera sua. D'
altra parte non poteva abbandonarlo, svenuto e ferito al
numero 1628...
Davvero? Davvero non posso?
Io sono la Cacciatrice e questo è il Flagello d'
Europa. Qui, esanime, con il torace nudo e indifeso,
offerto in modo più che conveniente al mio paletto. Sarebbe questione di un attimo e dovrei solo
mettere in lavatrice le lenzuola sporche della sua polvere... Avrei sconfitto colui che persino i suoi
simili decidono di attaccare solo quando è indebolito...Ed io lo cancellerei dalla faccia della Terra senza
il minimo sforzo...
Buffy guardò Angelus. No, non funzionava così, maledizione...Sembrava un ragazzo addormentato.
Anche se non lo era. E lei lo aveva salvato.
Andò a prendere la cassetta del pronto soccorso e, sedendo sul bordo del letto, cominciò a medicargli la
mano ferita. Oh, sapeva bene cosa lui fosse. Ed era proprio questo il guaio. Lui era il Flagello. Non
doveva morire senza accorgersene. Non in ginocchio sul pavimento di una chiesa, incapace di
difendersi. Non privo di sensi in un letto. Non il Flagello.
Finì di bendargli il taglio e si chinò sul suo volto. Tu sei il male ed io la cura, pensò perdendosi a
rimirare la sua bocca dischiusa e le lunghe ciglia, sottolineate dalla gelida luce del plenilunio, se devi
morire, deve accadere mentre mi guardi negli occhi, mentre ti confronti con me... Sì, è per questo che ti
ho salvato. E'per questo.
Lo toccò dal lato del cuore, muovendo delicatamente le dita. Nulla. Nessun battito. Silenzio assoluto.
Certo. Poggiò la guancia su quel petto freddo e immoto, tenendolo stretto a sé.
Chi eri, quando il tuo cuore morto batteva? Ti chiamavi davvero Liam? Ed avevi paura e sognavi, come
me?
Buffy sentì che il sonno cominciava ad impadronirsi del suo corpo stanco e teso e si arrese, lasciando
vagare domande senza risposta nella mente...
E'questa la tua oscurità, Angelus? L'
oscurità da abbracciare e da assaggiare per riuscire a conoscerla e
a combatterla? E'questa?
La Cacciatrice si addormentò, con le labbra sul cuore del vampiro.
Ecco. Quello era il posto adatto. Una cripta. La nonna le era sembrata davvero in collera e non era il
caso di tornare subito alla vecchia fabbrica. Almeno non senza il suo paparino a proteggerli. Non era
con loro, adesso, ma lo sarebbe stato presto, Drusilla lo sapeva. Sapeva che non era molto lontano. Non
lo era mai.
Depose Spike sulla pietra tombale di un sarcofago. Metà del suo bel volto era bruciata e doveva esserci
qualcosa che non andava nelle sue ossa... Lei le aveva sentite scricchiolare. Gli accarezzò i capelli
d'
oro bianco. Povero piccolo...La nonna era stata tanto cattiva. Chissà quanto si sarebbe arrabbiato il
suo angelo...Drusilla ridacchiò tra sé e la sua risatina rimbombò nel vuoto della cripta, come un
rintocco di campanellini. Quel suono le piacque e rise di nuovo. Oh, stava bene, ora...Proprio bene. Ed
era stato tutto così semplice...Liberarsi dalle macerie, dal fuoco, occuparsi del suo cavaliere ferito...Era
di nuovo forte. Come prima di Praga, forse più forte ancora...!
Guardò Spike, svenuto, una marionetta senza fili come le sue bambole...Povero, povero, piccolo...Si
strinse la sua testa contro il seno, mormorando una ninnananna. Anche lui sarebbe stato bene. Lo
avrebbe fatto stare bene lei. Mentre cantilenava, si praticò un taglio nell'
incavo tra i seni e vi guidò
sopra la bocca del suo re di coppe. Subito il sangue scuro sporcò le labbra di lui e poco dopo lo sentì
succhiare, debolmente, inconsapevole ma deciso.
Sì...sì...così, mio re, bevi dalla tua coppa nera, bevi il nettare dolce e potente che viene dall'
angelo
sterminatore... Sì, pensò Drusilla cullandolo, bevi e dormi...bevi e dormi...
Colpi. Cupi. Precisi. Ritmici. Concitati.
Un cuore che batte. Un cuore che batte per l'
emozione. Un cuore...
Buffy sobbalzò, svegliandosi all'
improvviso e d'
istinto cercò quel battito sognato nel petto su cui si era
addormentata. Ma ovviamente lì non lo avrebbe mai trovato...Lì, c'
era solo silenzio, da oltre duecento
anni...
Le ci volle solo qualche istante per recuperare la lucidità e comprendere che i colpi del suo sogno erano
reali. Provenivano dal piano terra. Qualcuno bussava con violenza alla porta...
Si protese con cautela oltre il davanzale della finestra. Fuori albeggiava e nel suo cortile c'
era...Giles!
Che ci faceva lì, Giles?!
Si voltò verso Angelus. Giaceva nella stessa posizione di qualche ora prima, però sembrava più
rilassato. Ed era dannatamente troppo bello da guardare...
Serrò le imposte, colta dal panico. Cosa voleva Giles? Aveva forse scoperto che...?
Calma. Vai ad aprirgli e mostrati calma.
Più facile a dirsi che a farsi. Quando spalancò la porta, il viso sconvolto del suo osservatore la lasciò
senza parole. Era pallidissimo, sudato, senza i suoi inseparabili occhiali, con una brutta ecchimosi sulla
tempia sinistra e sulla fronte. "Cosa...cosa le è successo?".
"Cosa...? Cosa è successo a te?!", esclamò Giles, la voce stridula. Si interruppe, l'
aria ad un tratto
preoccupata. "Oh, cielo...tua madre! L'
avrò svegliata...L'
avrò...".
"No", lo tranquillizzò Buffy, invitandolo ad entrare con un cenno del capo. "La galleria d'
arte va a
gonfie vele ed è dovuta andare di nuovo a Los Angeles. Non voleva, ma l'
ho convinta, anche per via di
quello che doveva...succedere...la notte scorsa...".
"Già! La notte scorsa, Buffy! Perchè sei sparita? Perchè non mi hai chiamato?", la aggredì Giles. "Ti
rendi conto di quello che mi è passato per la mente, quando ho visto ciò che restava della chiesa?".
Buffy si sentiva girare la testa. Lo fissò con gli occhi verdi e confusi. "Ciò che restava...Che...?". Un
lampo di comprensione. "Lei era là? Lei mi ha...".
Oddio, lui l'
aveva vista salvare Angelus?
"Ti stavo cercando...Ma qualcuno mi ha stordito prima che potessi entrare in chiesa...", brontolò l'
uomo
indicandosi la faccia devastata. "E quando mi sono ripreso, i pompieri stavano spegnendo l'
incendio".
"L'
incendio?".
"La chiesa è bruciata, Buffy. E tu...". Giles parve incapace di trattenere l'
emozione. "Io non sapevo se
tu...".
Un incendio. Spike...Ce l'
aveva fatta a fuggire?
"Temevo che...", insistette Giles, turbato dall'
espressione distante di lei.
Buffy trasalì. "Oh, mio Dio, no! Giles! Che stupida sono stata! Non ho proprio pensato...".
Non ho proprio pensato a te, vecchio mio, spiacente. Pensavo ad altro.
Lo prese per le mani. "E'che...E'che niente è andato come doveva andare. Niente".
Giles si rabbonì. La ragazza era chiaramente sotto shock. "Cosa è accaduto?
Raccontami tutto".
Tutto. Mhm...magari qualcosina era meglio tralasciarla.
"Il rito era cominciato e stavo per intervenire, quando nella chiesa ha fatto irruzione un gruppo di
vampiri, guidati da una certa Darla...", spiegò Buffy, sedendosi sul primo gradino della scala.
"Darla...E'un nome che non mi giunge nuovo...".
"Angelus e Spike la conoscevano...Comunque a quel punto erano diventati troppi, Giles. Troppi anche
per me".
Lui annuì. "Certo. Così sei fuggita. Non devi rimproverarti. Hai preso la decisione più logica. E la più
giusta".
"Ci ho provato...A fuggire, intendo", mormorò Buffy e una fugace fitta di dolore alla schiena le tolse il
respiro.
Giles le si inginocchiò accanto. "Sei ferita?".
"Soltanto ammaccata...Mi sono battuta contro qualcuno davvero molto forte. Qualcuno che non era un
vampiro. Giles , io credo che fosse una cacciatrice...".
"Cosa?!".
"Si chiama Faith. Sapeva chi ero. E ha accennato a nove mesi fa...Nove mesi fa, capisce?".
"Nove mesi fa sei morta. Per pochi minuti. Ma è bastato". Giles scosse la testa, incredulo. "Un'
altra
cacciatrice si è attivata...". Si appoggiò allo scorrimano della scala, le sopracciglia aggrottate. "Ma
perché il Consiglio non mi ha informato? E il suo Osservatore? Avrebbe dovuto contattarmi
immediatamente...".
Buffy si alzò in piedi, seria. "E perché Faith era con Darla?".
Giles sbattè le palpebre. "Come?".
"Ci siamo battute, gliel'
ho già detto. Faith era con Darla, mi creda".
"Oh...bontà divina...Una cacciatrice alleata dei vampiri...E'aberrante...". Risoluto, Giles si diresse alla
porta. "Devo assolutamente parlare con il Consiglio. Se c'
è in giro una cacciatrice ribelle potrebbe
rivelarsi ancora più pericolosa di Angelus o Spike...". Si fermò, la mano intorno alla maniglia. "A
proposito...il rituale? Si è concluso?".
"Non ne ho idea...", sospirò Buffy. "Quando ho potuto, io sono semplicemente...scappata...".
Lui le sorrise comprensivo. "E hai fatto bene, d'
accordo? Essere una cacciatrice non significa
comportarsi da inconsciente. Hai valutato le forze nemiche e hai ritenuto di doverti ritirare. Una mossa
matura e sensata". Il suo sorriso si accentuò, riempiendosi di affetto. "Rimani a casa, oggi. Riposati. Ti
chiamo appena so qualcosa".
Buffy reagì meccanimente, salutando, ripetendo le proprie scuse, chiudendo la porta a doppia
mandata...e poi risalì la scala due gradini alla volta e corse in bagno a vomitare.
Aberrante. Giles l'
aveva detto riferendosi a Faith, senza sapere che quella era la definizione perfetta per
lei. Aberrante... Il mento sporco, la schiena a pezzi, si rannicchiò vicino al water e pianse.
Gli uccellini cinguettavano. Sangue d'
Inferno, sì, sentiva cinguettare dei fottuti uccellini...Dov'
era
finito? Nel girone dei vampiri?
Spike si sollevò piano su un gomito. Riusciva ad aprire soltanto un occhio e quel che vedeva era
vecchia pietra e candelabri di ferro arrugginito. E candele rosse. E...Oh, sì! E Drusilla!
Lei si accorse che era sveglio e si avvicinò in un frusciare di velluto. "Dolcezza...".
Spike si lasciò avvolgere nel suo abbraccio profumato e le sue mani si persero nel toccarla, nel
percepirla finalmente consistente e vera, e non più esile e fragile come un sogno pronto a sfumare. "Il
rituale ha funzionato...".
"Sì...Oh,sì...", gli sussurrò Drusilla mordicchiandogli un orecchio. " E tu? Tu, piccolo mio, come stai?".
Spike deglutì. Di certo non era in gran forma. No, maledizione. "Mi sembra...mi sembra di non sentire
le gambe...".
Dalla gola di lei uscì un basso suono sensuale, simile alle fusa dei gatti. Montò sul sarcofago insieme a
lui. "Passerà presto...". Gli infilò una mano dentro i jeans. "Questo lo senti?".
"Lo sento...eccome...", mormorò Spike prendendole il volto di porcellana in cerca di un bacio.
Ah, ecco...Ecco, pensò giocando con le sue labbra e la sua lingua, questo è il sapore che conosco così
bene, questa è la bocca squisita della mia dea nera... L'
altra...L'
altra non ha mai avuto un sapore come
questo...
"Mi sei mancata, gattina...Le notti erano fredde, senza di te...".
Drusilla gli abbassò la cerniera, facendo ondeggiare le punte dei riccioli corvini sul suo ombelico.
"Poverino...Ora te ne regalerò di così calde che ti scotterai... ".
"Ne vuoi ancora?", domandò Buffy, evitando di guardare i contenitori vuoti del sangue sparsi sul
tappeto. Sul suo tappeto.
Angelus si stiracchiò, incrociando le braccia dietro la testa. Il letto sembrava troppo piccolo per la sua
statura. "Ora sfaterò un tuo mito, Buffy...Noi vampiri non siamo zanzare. Non ci ingozziamo come
palloncini...". Sospirò soddisfatto. "Davvero. Sono sazio. Sull'
orlo dell'
indigestione".
Lei indugiò un secondo più del necessario sui suoi pettorali. "Credevo fossi debole...".
"Lo ero...", confermò lui scrutandola. "Perché te ne stai laggiù, dall'
altro lato della stanza? Non posso
ringraziarti come si deve, se non ti avvicini un po’".
"Ringraziarmi?".
"Certo. Di solito si usa dire grazie a chi ci aiuta...". Nel notare l'
espressione contrita di lei, Angelus
scoppiò a ridere. "Che Dio ci fulmini...Quale imperdonabile peccato ha commesso questa bambina
cattiva...Ha salvato l'
uomo nero...".
Buffy strinse i denti. Non voleva affrontare l'
argomento. Non adesso. E non con lui. Meglio sviare la
conversazione. "Chi era quella?".
"Uh...quella chi?".
"Quella...La bionda ".
"Ah...Darla...". Angelus si girò su un fianco. "E'il mio sire".
"Cioè colei che ti ha fatto...", mormorò Buffy. "Oh.". Questa nuova informazione non le rendeva Darla
più simpatica. Anzi. "Era arrabbiata con te".
"Arrabbiata...Che delicato aggettivo. Inadatto e riduttivo, però. Darla non si arrabbia...Lei ti tortura o ti
uccide. O entrambe le cose. E spesso non in quest'
ordine". Il vampiro soffocò uno sbadiglio e, dopo
aver sprimacciato il cuscino, lo abbracciò.
"Ci sarà un motivo se ce l'
ha con te...".
"Ovviamente, ma è una questione personale, bambina, se permetti".
"Personale?", esclamò Buffy facendo un passo in avanti. "L'
ho centrata con una freccia. Immagino di
essere sufficientemente coinvolta...".
"Non capiresti...", replicò lui. "Così come non hai capito il rituale". Sollevò il volto, passandola da parte
a parte con il suo sguardo indagatore. "Tu non hai capito perché ho sopportato tutto quel dolore".
"Sembrava che stessi morendo...".
"Esisteva una remota possibilità, sì...Era fondamentale che Spike interrompesse il flusso in tempo".
Buffy aggrottò la fronte. "E se Spike non lo avesse fatto? Se Darla non fosse arrivata e Spike non
avesse interrotto il flusso? Ti fidi di lui fino a questo punto?".
"Fidarmi di Spikey?!". Angelus spalancò gli occhi. "Gelerà l'
Inferno prima che succeda! Non mi sono
mai fidato di lui. Né lui di me, d'
altronde". Le sorrise. "Lo vedi? Non capisci...".
"Infatti. Forse se tu mi spiegassi...", insistette lei.
"Spiegarti cosa? La natura di una razza diversa dalla tua? ". Lo guardò scuotere scettico il capo e
strusciarsi tra le lenzuola, come un grosso, bellissimo, gatto. "I rapporti tra vampiri sono complicati e
incomprensibili per gli umani. Noi amiamo a modo nostro".
Buffy era quasi accanto al letto. Non se n'
era nemmeno resa conto. "Mi stai dicendo che tu ami Spike e
Drusilla?".
"Ti sto dicendo quello che ti ho detto", rispose criptico lui. Poi si accorse che lei soffriva. "La tua
schiena...Una ragazzina notevole, l'
altra cacciatrice. C'
è mancato poco che te la rompesse, vero?".
"Come se te ne importasse...". Non le piaceva affatto quel suo tono accondiscendente. Fece per
allontanarsi, ma Angelus le afferrò un polso.
"E'più semplice per te?".
"Cosa?".
"Pensare che non mi importi". I suoi occhi erano due laghi di soffice, denso buio, in cui cadere, per non
riflettere, per dimenticare... Fin dove si spingeva il potere di quel demone per riuscire a sembrare dolce
e insieme terribile?
Oddio. Io l'
ho salvato. Ho salvato questo mostro. E non l'
ho fatto per ucciderlo.
La tensione in lei si sciolse, scivolò via come acqua. Si distese sul letto, aderendo col corpo a quello del
vampiro, stuzzicandogli la bocca, aprendola e gustandola, accarezzandogli i fianchi, la schiena, i
glutei...Lo desiderava vicino, il più vicino possibile.
"Vuoi ringraziarmi?", ansimò, le labbra sulle sue. "Allora, ingannami. Convincimi che ti importa".
8. Bad Girls.
“Signore….signore, non sono nemmeno un po’ deluso. Solo preoccupato…state bene? Faith, mia cara,
è bruttissima quella ferita…dovresti disinfettarla quanto prima. Non sai quali danni possono causare i
germi. Darla, tesoro…lasciatemi dire che, anche sanguinante, siete raggiante”
Faith e Darla si accomodarono nelle ampie poltrone di pelle. “Cioccolatino?” offrì il loro ospite, seduto
tranquillamente dall’altra parte della scrivania. La bandiera americana faceva bella mostra di sé sul suo
piedistallo, accanto alle sue coppe per i tornei di softball del 4 luglio ed al minigolf da ufficio.
Faith ne prese uno, scontrosamente, e poi si rilassò di nuovo nella poltrona. Teneva sul ginocchio il
piede bendato. Darla, al contrario, non accettò la dolce offerta e continuò a fissare l’uomo, con un lieve
sorriso sulle belle labbra morte.
“Settant’anni dal nostro ultimo incontro…e non siete invecchiato di un giorno, Sindaco Wilkins.
Sempre al servizio della comunità, vero?”
“Nei limiti dei nostri modesti mezzi” si schernì lui “Dobbiamo comunque perseguire il bene comune.”
“E la propria forza” suggerì Darla.
“La forza aumenta con la saggezza” Wilkins riunì le mani e le fissò. “Darla, voi siete un esempio di
controllo. La mia Faith…al contrario…bambina mia!” la sgridò con affetto. “Ti avevo detto di non
giocare con la cacciatrice…non ancora, almeno…se potevi evitarlo. E’ brutta e cattiva”
Faith mugugnò.“Sono io la cacciatrice”
Wilkins sorrise, senza dire nulla.
“Sono io la cacciatrice!” ripeté Faith. “Lei è morta. Ed è toccato a me…e ho cacciato”
“Fino a quando Kakistos non ha ucciso la tua osservatrice e non ne ha violentato il cadavere” sbadigliò
Darla “Ed io non ti ho trovata a vagare per le strade di Boston con la disperazione che ti circolava come
crack nelle vene ed una voglia matta di farla pagare al mondo intero…”
“Non sarò mai abbastanza grato per quello che avete fatto per la mia Faith, Darla” intervenne il
Sindaco. “L’avete tolta dalla strada. Le avete dato un tetto. L’avete armata. E poi l’avete portata a me”
“Sì…” mormorò Darla. “Sapete quello che si dice? ‘Non mostrare una pistola se non vuoi che spari’.
Dare una balestra, ed un coltello, ed un paletto in mano a Faith è stata una delle mie scelte più
sagge…soprattutto considerando il modo assai soddisfacente con il quale lei li ha usati…contro i miei
nemici. Ed i vostri.”
“Tuttavia” esclamò il Sindaco, con il suo tono più professionale. “Questa sera l’addestramento e
le…motivazioni di Faith non sono risultate sufficienti…e me ne rammarico. La mission, malgrado il
notevole lavoro di empowerment svolto, non è stata perseguita…integralmente. Spike ed Angelus sono
ancora a Sunnydale…ancora vivi”
“Spike dovrebbe essere polvere. Miss uccido - distruggo, qui, l’ha sepolto sotto un organo” commentò
serenamente Darla.
“Il mio rapporto dice diversamente” sorrise Wilkins, manovrando una velina. “Lui e Drusilla si sono
rifugiati in una vecchia cripta…un luogo difficilmente difendibile, se volete la mia opinione. E pieno di
tossine, ritengo. Assolutamente inadatto”
“Sono morti, capo” obiettò Faith.
“L’igiene ha comunque la sua importanza” ribatté lui.
“Non è un problema. Spike è senza forze, e Dru senza cervello. Li sconfiggeremo.”
“Ed Angelus?” chiese Wilkins. “Oh, oh, lo sviluppo è stato sicuramente imprevisto. Angelus
salvato…dalla cacciatrice. Scusa, Faith, dalla cacciatrice in carica. Ehhehe, dimentico sempre che ce ne
sono due…”
“Ci prenderemo cura anche di Angelus” promise Darla. “E sarò io a farlo…tu, occupati di quella
biondina insipida”
“Sarà un piacere” borbottò Faith, stringendo con dita nervose ed impacciate la fasciatura improvvisata
sul piede.
“Mie signore, la strada da Los Angeles è stata lunga, e sarete sicuramente stanche. Vorrete
cortesemente approfittare dell’ospitalità della cittadinanza di Sunnydale…abbiamo a disposizione un
appartamento molto ampio in un residence appena fuori città, proprio per questo tipo di…particolari
esigenze.”
“Sovvenzionato dai contribuenti?” , domandò Darla.
“Ma naturalmente. Durante il mio….i miei…mandati, non sono mai state utilizzate somme fuori
bilancio. Di questo sono giustamente fiero”
“Anch’io ho i miei sovvenzionatori, Sindaco…credo lo sappiate”
“Lo so, mia cara…uno certo studio legale di Los Angeles…ma, toglietemi una curiosità. Cosa si aspetta
esattamente la Wolfram & Hart da voi?”
Darla sorrise. “Angelus. E Spike. Sono venuti in questa città per spadroneggiare, per impadronirsi della
Bocca dell’Inferno…ora che il Maestro è stato sconfitto. Non credo che la vostra cittadinanza vi
riconfermerebbe il mandato se il massacro iniziasse…qualche morto qua e là…sparizioni
misteriose…queste sono cose che la vostra polizia riesce ad insabbiare benissimo. Ma stiamo parlando
del Flagello d’Europa, qui, e dei suoi due degni compari.”
“Carissima, avete squisitamente inquadrato le mie motivazioni, ma non avete ancora risposto alla mia
domanda” replicò freddamente il Sindaco. Era stupefacente…ed ammirevole…il modo con cui la sua
fisionomia cordiale potesse indurirsi improvvisamente.
Con effetti assai sgradevoli.
“Voi credete alle profezie, Sindaco?”
“Talvolta sono utili…come le deduzioni fiscali. Ed altrettanto infide”
“Ce n'è una che riguarda il vampiro con l’anima. Che potrebbe salvare…o distruggere…il mondo. La
politica della Wolfram & Hart prende molto a cuore queste…ahem, variabili”
“Nessuno dei due vampiri citati ha l’anima. Nessun vampiro ha l’anima” commentò Wilkins con un
amabile sorriso.
“Per ora. Gli oracoli dello studio legale pensano che Angelus…o Spike…o entrambi...abbiano una
possibilità…come dire….karmica…di riottenere la propria anima. Potrebbe non capitare loro mai…o
potrebbe capitare domani. Stiamo parlando di creature immortali. E di piani dimensionali che tendono a
scivolare gli uni sugli altri…”
“Non proprio. Un paletto ben centrato risolverebbe tutti i problemi della Wolfram & Hart”
“Forse avete ragione. Forse, loro non vogliono rischiare. Forse loro contano su Angelus e
Spike…chissà quali sono i loro obiettivi? Per ora, desiderano che io li fermi nella loro opera di rendere
questa città un inferno…più di quello che già è, ovviamente”
“Ditemi perché lo fate veramente, Darla” indagò il Sindaco. “Non che la cosa non soddisfi pienamente
anche i miei obiettivi - visto quanto poco manchi alla mia ascensione -, ma voi non avete mai lavorato
per qualcun altro. Siete sempre stata migliore di così. Indipendente. Padrona di voi e del mondo.
Seminatrice di squisito terrore”
“Ho le mie ragioni” disse solo Darla, e si alzò. “A domani, Sindaco. Dobbiamo lavarci e nutrirci.
Avremo tempo di parlare dei nostri piani”
Faith si alzò. Aveva ascoltato con assoluto disinteresse la conversazione degli altri due. Era stanca,
dolorante, irrequieta.
Ed eccitata.
“Dove si va per divertirsi, in questa pidocchiosa città?”
Buffy finì di vestirsi, gustando il silenzio. Le serviva un balsamo per la sua anima inquieta. Sua madre
non era ancora tornata. Era così facile per Joyce, a volte, anteporre il proprio lavoro, la propria
indipendenza, alla figlia. Non lo faceva né per cattiveria, né per egoismo, come era stato per suo padre.
Lo faceva perché la vita - negli anni novanta - chiedeva davvero molto ad una donna single con una
figlia adolescente.
La ragazza lanciò un’ultima occhiata al suo letto sfatto, dove fino a pochi minuti prima aveva giaciuto
con il capo sul petto del Flagello d’Europa. Angelus l’aveva baciata, l’aveva colmata di misteriosi
sussurri. E lei aveva chiuso gli occhi.
Chiuso gli occhi. Contava solo quel momento. Non poteva aprire i propri occhi, e vedere la realtà. Era
un lusso che non poteva permettersi.
Poi, come se niente fosse, Angelus si era alzato, aveva risistemato quello che restava delle proprie vesti,
e si era allontanato. L’aveva fissata con distacco, e le aveva sfiorato le labbra con un bacio.
E poi lei era rimasta sola.
Sola.
Mentiva a sua madre, mentiva a Giles, mentiva ai suoi amici. Non le restava altro che…se stessa. Ed
una verità che non era ancora del tutto capace di affrontare.
Due colpi dolorosi alla propria concezione del mondo, alla sua autostima, li aveva ricevuti la notte
prima: era stata pronta a sacrificare se stessa per salvare Angelus, e non era più la sola cacciatrice in
carica, la “prescelta”.
Faith.
Dalla parte dei “cattivi”. Se si potevano definire cattivi coloro i quali cercavano di eliminare tre
pericolosi vampiri.
Cosa diceva questo di lei stessa? Chi difendeva il bene…se tutto intorno era oscurità?
Buffy aprì lo specchio del bagno e si allacciò un crocefisso d’argento intorno al collo. Non ne portava
più da quando aveva cominciato a far l’amore con Spike. Sapeva che ferivano la loro pelle delicata di
vampiri…
Questa notte sarebbe bastato, a tenere i suoi pensieri in ordine. Doveva bastare.
Luci basse al Bronze. Il locale era una tana, e della peggiore specie. Luogo di raccolta del cibo per
mostri e vampiri, luogo di lotta per la cacciatrice.
Luogo di incontro per i ragazzi della Sunnydale High. Xander e Cordelia ondeggiavano al suono della
musica. Willow beveva un cappuccino con il suo ragazzo: quella notte i Dingoes non suonavano.
Buffy entrò nel suo miniabito blu notte, la croce d’argento sulla sua pelle mielata ed i suoi bei capelli
biondi, schiariti dal sole, sulle spalle. Gli alti tacchi dei sandali slanciavano la sua figura snella. Gli
sguardi di maschi e femmine la seguivano. Dire che era bella era riduttivo: era più una questione di
potere. Buffy aveva ceduto al fascino della notte, ed un po’ le era rimasto addosso…in fondo, non c’è
niente di così liberatorio come una sonora sconfitta.
Il suo sguardo si incrociò con quello di Xander. Il ragazzo si fermò improvvisamente, e Cordelia quasi
gli finì addosso.
“Ehy!” replicò la sua rivale “Attento a dove metti i piedi! Il fatto che usciamo insieme non ti da’ il
diritto di pestare i miei!”
“Buffy” disse solo Xander. L’aveva vista di lontano, negli ultimi giorni, e gli era sembrata sola e
sconfitta. Ma non ora. Ora la vedeva finalmente per quella che era: una forza della natura, con radici
nell’oscurità che lui poteva solo cominciare a intuire. Troppo per lui. Lo era sempre stata, troppo. Ma
capirlo non rendeva più facile starle lontano.
“Vuoi ballare?” le chiese, attirandosi il nemmeno troppo muto rimprovero di Cordelia.
“Sì” rispose lei, ed incrociò le braccia intorno al suo collo. In sottofondo, una boy band cantava piano
di promesse non mantenute.
“Sono stato un idiota” le disse Xander. “Sono salito in groppa al cavallo bianco solo perché credevo
che mi avessi tradito. Non ho nemmeno tentato di capire”
“Non c’era nulla da capire” disse lei. “Non era destino, Xander. La ragazza che stava con te neppure
ancora sapeva di cosa era capace”
“Ed ora lo sai?” indagò lui.
“Non ancora del tutto…credo. Vorrei solo che…fossimo ancora amici. Ho bisogno di amici,
Xan…sono così sola”
“Lo so. E’ tutto sulle tue spalle”
Buffy chiuse gli occhi. Se solo Xander avesse davvero saputo…
“Ehy, ehy!” replicò Cordy. “Tu non darai spettacolo sulla pista da ballo con il mio ragazzo!”
“Hai ragione” replicò Buffy. “Non lo farò”
“Buffy!” intervenne Willow. “Un vampiro sta assalendo una ragazza! Là, sulla balconata!”
Buffy approfittò dell’imprevisto per distogliere la mente dai suoi problemi: nulla di meglio che un bel
confine netto tra male e bene per tirare su l’umore…
La ragazza era di spalle, e ballava sensualmente, agitando il sedere perfetto fasciato in pantaloni di pelle
nera aderente. Portava un tatuaggio sul braccio, ed un altro su di una scapola. L’uomo che era accanto a
lei…la cosa che le ballava accanto…si inchinava sempre di più sull’invitante collo bianco, lasciato
scoperto dalla canotta nera.
Buffy si fermò, a braccia conserte.
“Ehy, Buffy!” le disse Xander senza voce. “Se la mangerà se non intervieni…”
“Credo proprio che…” Willow non fece in tempo a finire la sua frase di assenso. La brunetta tirò fuori
un paletto dai pantaloni e con un’agile giravolta polverizzò il vampiro.
“Wow…”mormorò Xander, gli occhi fissi sull’ampia scollatura di quel delizioso, peccaminoso
esemplare di sesso femminile. Occhi scuri come l’inferno, un dolce viso d’angelo, pelle di panna,
labbra disegnate dal rossetto vermiglio e lunghi capelli neri.
“Sto per salire su di un ramo e proclamare che abbiamo una nuova cacciatrice in città” esclamò Oz.
“Ehy, B.!” rise la brunetta. “Non sapevo venissi anche tu a ballare in questo letamaio. Clientela
raffinata, le palle!”
“Cosa diavolo vuoi? Cerchi guai?” indagò Buffy, la voce bassissima.
“No…voglio solo ballare” replicò Faith. “Magari….con te, visto che quel bel maschio bruno che ti sei
portata a casa l’altra notte ti ha lasciata sola soletta. Alle ragazze non piace restare sole”
Gli sguardi della gang scivolavano tra le due cacciatrici, la bionda e la bruna, come quelli degli
spettatori di una partita di tennis.
“Ed allora balliamo” esclamò Buffy, sorprendendo se stessa prima degli altri.
Faith si avvicinò e le tese una mano. Buffy la prese. Cominciarono ad ondeggiare al ritmo della musica,
e presto divennero l’attrazione principale di quel settore del locale. Piccole, snelle, splendide entrambe,
sexy e letali. Una chiara, fine, elegante, l’altra vibrante di una sensualità oscura. Un sogno umido
venuto a compimento.
“Wow” ripeté Xander.
Willow non aveva più parole. Era in trance almeno quanto Xander e tutti gli altri che stavano
guardando le due cacciatrici ballare e diffondere feromoni come pioggia d’aprile nell’aria. Buffy…uno,
due amanti…ed ora questo?!
“Puttane!” replicò Cordelia, e lasciò offesa il locale.
Quando la musica finì, Faith si avvicinò a Buffy e le diede un bacio in fronte.
“Alla prossima volta, sorellina. Lo dimeni bene, quel tuo culetto wasp…si vede che hai chi ti fa fare
pratica”
Immobile, Buffy la lasciò andare.
Sì, si sarebbero riviste. E presto.
Faith tornò al residence due ore e e un paio di insoddisfacenti scopate dopo. Nulla di così deludente
come i ragazzi delle confraternite: un sacco di birra addosso, poca resistenza ed ancor meno fantasia.
Darla stava sistemandosi le unghie sdraiata su un grosso divano rivestito di pelle bordeaux.
“Non mi dire. La ragazzina è riuscita anche stasera a non farsi ammazzare. Lunga, per te, la strada sul
viale dell’autodistruzione…”
“Dici a me?” , borbottò Faith. “Il fatto che viviamo insieme non rende te meno vampiresca…e questo
significa che sarò sempre in grado di piantarti un paletto nel cuore…quando vorrò”
“A cuccia, bimba” replicò Darla. “Quando ti ho trovata eri sola come un cane randagio. Spazzatura
bianca se mai ce n’è stato un esemplare. Tu sai uccidere, ed io so tenerti al calduccio, ben vestita, con
la playstation nuova e tutto ciò che il tuo cuoricino desidera. Mi sembra un equo scambio”.
“Non essere condiscendente con me, Darla” disse Faith, mentre i suoi occhi si incupirono.
Darla le sorrise.
“Andiamo, vuoi che ti faccia rilassare un po’?”
Faith la guardò. La serata era stata lunga e…frustrante. Tranne che per il suo breve ballo con l’altra
cacciatrice, B. Ma non le andava di raccontarlo alla vampira bionda. In un modo che aveva senso solo
all’interno della sua testa, le sarebbe sembrato sleale.
Sapeva cosa Darla le stava offrendo. E non ebbe più dubbi quando la vampira cominciò a slacciarsi il
top.
Non era la prima volta…non sarebbe stata l’ultima.
Darla attrasse la testa di Faith sul suo seno, e sfoderò le zanne. La cacciatrice bruna non le avrebbe
negato un po’ del suo sangue, ne era certa, e quel prezioso elisir era più soddisfacente di qualsiasi
orgasmo. Sì, in fondo poteva capire cosa il suo Angelus cercasse da quell’insopportabile ochetta
sbiadita . Francamente, non riusciva a pensare ad altro.
Faith l’accontentò, togliendosi a sua volta la canotta e porgendo un seno a Darla: non le andava di avere
morsi di vampiri in luoghi visibili, rovinavano la sua reputazione.
Mentre Darla la soddisfaceva nello stesso modo in cui, per decenni, aveva soddisfatto Drusilla, Faith
chiuse gli occhi e pensò al corpo snello e sinuoso dell’altra cacciatrice…B., alla loro lotta, al loro ballo.
Oh, sì, presto….
“Finalmente è tornato il sole” si disse Buffy, dirigendosi di buon ora verso l’ufficio del signor Giles. I
sogni delle notti passate erano solo quello: sogni. Lei che salvava Angelus. Lei che ballava con Faith
come se stessero facendo l’amore.
Sogni.
Sì, raccontatela, cacciatrice.
Buffy si fermò sui suoi passi. Da quando in qua la voce della sua coscienza le parlava con l’accento
profondo e ritmato di Spike? Si guardò intorno, quasi certa di vederlo riapparire…malgrado la ragione
le dicesse che era morto in quella chiesa sconsacrata, come meritava da quel demonio che era.
Ma l’istinto non mentiva. Spike è ancora vivo, si disse, e così Angelus. E non è ancora finita.
Anche se - alla luce del sole - riusciva più facile accettarlo. Joyce era tornata, Xander era di nuovo suo
amico, frequentava nuovamente gli scoobies e - apparentemente - tutto era come era sempre stato.
O quasi.
Andando a scuola, aveva meccanicamente alzato lo sguardo verso la camera da letto del n. 1628 di
Revello Drive. Le finestre erano aperte, una donna di mezza età stava dando aria alla casa. Angelus
sembrava sparito, come un incubo notturno.
Ferita, Buffy si disse che era meglio così. Doveva essere meglio così. Anche se il vuoto che provava nel
cuore era devastante.
Ma ora era alla luce. Ed intendeva restarci.
“Sono pronta, signor Giles” disse al suo osservatore. “Pronta a tutto. Mi alleni. Mi istruisca! Insomma,
faccia il suo mestiere…”
“Ehy, ehy, mistery lady” intervenne Xander, che studiava con Cordelia l’ultima minaccia: una
sparizione improvvisa di cuccioli dai quartieri residenziali di Sunnydale. Il grosso volume “Sacrifici
rituali: origini e modalità” era aperto di fronte a loro. “Parlaci della tua bruna amichetta…quella che
ballava con te …ieri…al Bronze…facendo saltare le coronarie di metà della popolazione maschile della
città”
“Puttane” ripeté Cordelia, con un sorriso.
“Buffy…di che diavolo stanno parlando?”
Buffy arrossì. Ogni suo gesto, ultimamente, sembrava metterla sempre più nei guai. Non bastavano
Spike ed Angelus, ora ci si metteva anche Faith…
“Ieri, al Bronze, ho incontrato Faith, la nuova cacciatrice. Ha ucciso un vampiro…e questo è tutto”
“No, che non è tutto, signor Giles!” insistette Xander “Loro hanno…”
“Piantala, Xander” disse Willow, arrivando con nuovi volumi. “Questo non è rilevante…”
“Lo dici perché non hai visto le dimensioni della mia erez…” bofonchiò Xander, attirandosi l’ennesima
occhiataccia di Cordelia.
Giles sollevò gli occhi al cielo per la milionesima volta.
“Tu…hai familiarizzato con questa nuova cacciatrice? Non le hai chiesto perché lavora con Darla?”
“No…io…lei poi se ne è andata”
“Ah!” commentò Giles. “Avresti fatto bene ad indagare meglio, Buffy. Non hai idea di quanto sia
pericolosa Darla. Lei è molto antica, la sua vampirizzazione risale al Maestro: all’epoca era una nota
prostituta ed il Maestro la salvò dalla morte per sifilide. Darla poi divenne la sire di…”
“Angelus” esclamò Buffy, pentendosene subito.
Giles la fissò a bocca aperta. “E come fai a saperlo, di grazia?”
“Era in quel libro che mi ha dato” mentì Buffy.
“Angelus e Darla hanno vissuto insieme, seppure ad intermittenza, per più di due secoli. Pertanto, mi
stupisce che ora non siano più alleati, ma nemici. Devono esserci state delle incomprensioni…”
“Hanno vissuto insieme?” chiese Buffy. “Vuole dire…come amanti?”
“Sì, certo…non capisco perché la cosa ti sconvolga tanto. Questo tipo di legame è comunissimo tra
vampiri. Come Spike e Drusilla, per l’appunto”
“Signor Giles, io non credo che siano morti, in quella chiesa”
“Non lo credo neanch’io” ammise Giles. “Ora abbiamo sul piatto quattro potenti vampiri, uniti tra di
loro da legami di sangue e di affetto, e da una lunga convivenza…sembra che i quattro, insieme,
abbiano terrorizzato i continenti per decenni. E’ l’Ordine di Aurelius, Buffy…la discendenza del
Maestro. Non potevi trovarti nemici più pericolosi…per non dimenticare la cacciatrice andata a
male…Faith.”
“Cosa facciamo?”
“Innanzitutto, cerchiamo di sapere su di loro tutto il possibile. E cerchiamo i loro rifugi.
Presumibilmente, Spike, Drusilla e Angelus - se sono ancora vivi - sono insieme. Quanto a Darla... Mi
chiedo chi ha aiutato lei e Faith: avevano armi, uomini, macchine potenti. Qualcuno le sta
finanziando…e se loro stanno cercando di distruggere gli altri tre, non è forse il caso di lasciarglielo
fare…e poi combatterle, per poi risalire al loro mandante?”
“NO!” urlò Buffy, istintivamente.
Tutti si volsero a guardarla.
“Volevo dire” replicò lei. “Non mi sembra il caso. Sarebbe meglio prima capire quali sono gli obiettivi
di entrambi gli schieramenti e quindi scegliere un piano d’azione”
“Potremmo non averne il tempo” disse Giles. “Il numero di morti e scomparsi sta vertiginosamente
aumentando. Questi vampiri si nutrono, Buffy…e sembra addirittura stiano costituendo un nuovo
esercito.”
“La nuova cacciatrice, però, ieri sera ne ha ucciso uno” osservò Willow. “Forse il suo scopo è nobile
quanto quello di Buffy…”
A Buffy venne istericamente da ridere, ma si trattenne. Nobile?
“Alleandosi con un mostro come Darla?” , ribattè scettico Giles. “Non credo possiamo aspettarci
nobiltà da un vampiro vecchio di quattrocento anni”
Buffy sorrise. “Bene, indagheremo. Intensificherò la ronda, e voi mi aiuterete. Ed andrò stasera stessa a
visitare Willy, a chiedergli se ha novità. Ma lei deve allenarmi, signor Giles. La lotta che mi attende
sarà durissima"
“Va bene” replicò Giles, studiandola come se non l’avesse mai veduta prima. Buffy sembrava così
cambiata…
La ragazza sorrise, e si godette malinconicamente quegli ultimi istanti di normalità. Era con il suo
osservatore, i suoi amici, e lavoravano insieme per il bene.
Quando sarebbe durato? Quanto ancora avrebbe aspettato, l’oscurità, prima di inghiottirla del tutto?
9. Lies my parents told me
"Potevo farcela da solo...", borbottò Spike, sulle spalle di Angelus. "Con le stampelle ci riesco...".
"Nessuno lo mette in dubbio, cucciolo", replicò l'
altro vampiro con tranquillità. "Ma ti puoi allenare qui
in casa. Meglio non correre rischi là fuori, data l'
aria che tira".
"L'
aria che tira...", gli fece eco Drusilla seguendoli, con il lungo cappotto rosso, foderato di pelliccia,
che sfiorava il terreno."Brucia...brucia...".
"Ecco qua", proclamò Angelus mentre varcavano la soglia della grande e vecchia magione
abbandonata. "Crawford Street. Ex zona signorile dei bei tempi andati. Molto verde e molte ville
decadenti".
"Decadenti...verde umido...", soffiò Drusilla, girando in tondo.
"Ehm...", si intromise Spike. "Lo so che alle volte ti piace stare sotto, Flagello...Ma quassù comincia a
venirmi la nausea...".
"Quanto sei delicato...". Raggiunta una grossa poltrona reclinabile, nuova di zecca e in morbido cuoio,
Angelus vi depose sopra il vampiro biondo. "Poi non dire che non ti tratto bene".
Spike allungò le gambe indolenzite, ostentando indifferenza, e lo osservò sedersi sui gradini di pietra
che circondavano l'
enorme caminetto al centro della sala. Quella notte indossava i suoi inconfondibili
pantaloni di pelle nera ed un'
insolita camicia bianca, che contribuiva a sottolineare maggiormente i suoi
tratti tenebrosi.
"Cosa ci sta preparando Darla?", gli domandò.
Angelus scosse il capo. "Non ne ho idea...".
"Ehi!", esclamò Spike. "Ci hai lasciati in quel buco di cripta per due giorni e non ne hai idea?! E che
diavolo hai fatto in tutto questo tempo? Hai preso il sole?".
"Uhm...Beh, ho cercato un luogo dove voi poteste essere al sicuro...e poi...". Angelus schioccò le dita.
"Ah, sì! Mi sono ripreso dagli effetti di un rituale che mi aveva quasi ammazzato...".
"Ripreso...Ma certo...". Gli occhi blu di Spike si ridussero a due fessure argentee. "Me lo immagino
come ti sei ripreso.. i pompini della Cacciatrice devono aver contribuito a tirarti su...".
"Sinceramente non capisco perchè ti lamenti", replicò Angelus, fissandolo a sua volta. "...dal momento
che sei stato tu ad insegnarle come si fa un pompino...".
L'
aggressività di Spike si sgonfiò. "Sì, beh...Non se la cava male, vero?".
"No, affatto. Anzi...", convenne l'
altro.
"Basta parlare di quella...", pretese Drusilla battendo le mani. L'
eco di quel suono secco rimbombò
intorno a loro e lei ne rise. "Non mi piacete più quando parlate della Cacciatrice...Se ci fosse la
nonna...".
Angelus le cinse i fianchi. "Dru, colomba...La nonna non sta più con noi, lo sai. E non tornerà. Te l'
ho
già spiegato".
"E'tanto arrabbiata...", mugugnò la vampira dondolando. "Tanto cattiva...".
"Non devi avere paura, tesoro. Non permetterò che ti tocchi".
"Come puoi essere così sicuro?", intervenne Spike. "Ha una cacciatrice con sé...".
"Già...". Angelus si alzò e prese a camminare per la sala. "Del resto sapevamo che ne esisteva un'
altra,
dopo che Buffy era morta per pochi minuti combattendo contro il caro defunto Heinrich...E'un
inconveniente. E non mi preoccupa troppo. La ragazza è tosta. Eccellente muscolatura.
Temperamento...Ma è soltanto furia disordinata. Nessuno le ha insegnato ad usare il potere. E Darla di
certo non lo farà. Non saprebbe nemmeno da dove cominciare". Si fermò vicino alla poltrona di Spike.
"Buffy, invece...E'un'
ottima allieva. Non solo in materia di pompini...In chiesa è stata magnifica. La
brunetta le aveva quasi rotto la schiena e lei ha convogliato insieme dolore e paura, trasformandoli in
potere. Si è mossa più veloce dell'
occhio e ha messo ko una sua simile e una vampira di quattrocento
anni. Ha stoffa. Abbiamo scelto quella giusta...".
"Me lo auguro", sospirò Spike. "Siamo venuti qui per conquistare la Bocca dell'
Inferno...e non vorrei
che invece finissimo per caderci dentro...".
"Siamo un po’ depressi, eh?", lo sbeffeggiò Angelus. "So io di cosa hai bisogno...".
Lo costrinse con dolcezza a sollevarsi e a togliersi la maglietta e cominciò a massaggiargli le spalle e le
scapole. "Sei d’acciaio, cucciolo, troppo rigido...".
Spike abbandonò la testa all'
indietro, contro lo stomaco del suo gransire, assalito da un piacevole
languore, e subito il famigliare profumo muschiato dell'
altro lo circondò, calmando la sua tensione
interiore come un balsamo. Era la fragranza misteriosa e mascolina che aveva sentito appena uscito
dalla terra, la stessa che permeava le stanze in cui era stato iniziato alla vita dei non-morti, quella che,
nel bene e nel male, lo riconduceva sempre a casa.
Provò una sorta di sottile, rassegnato dolore. Angelus...Facile odiarlo. Inevitabile amarlo. E quando le
mani di lui smisero di massaggiare la sua pelle, Spike ricadde sulla poltrona, vagamente deluso.
"Dru, cara...", la chiamò Angelus. "Prenditi cura del nostro Spikey, d'
accordo? Godetevi la nuova
casa...Io esco a comprare qualcosa per cena...".
Spike sentì che gli arruffava i capelli e udì i suoi passi allontanarsi, poi fu consapevole solo della
presenza inebriante di Drusilla. Lei gli salì sopra a cavalcioni e si aprì l'
abito rosso sul davanti,
rivelando i seni piccoli e pallidi. "Vuoi bere un po’ da mammina?".
Joyce si affrettò verso l'
auto. Entro pochi giorni, alla galleria d'
arte, si sarebbe inaugurata una mostra e
sembrava proprio che tutto il peso dell'
evento stesse ricadendo sulle sue spalle. Il che significava
maggiore guadagno. E maggiore impegno. Nonché un'
ulcera sicura come la morte e le tasse.
Ah...Ottimo. Dove diavolo erano finite le chiavi, ora?
"Signora Summers, credo che queste siano sue...", mormorò una voce alle sue spalle.
La donna sobbalzò, ma riconobbe subito il giovane bruno ed elegante che le stava tendendo il mazzo di
chiavi perduto. "Signor O'
Connor! Che piacere rivederla! Grazie... Sono così sbadata di questi
tempi...E...la prego...sono solo Joyce...".
"Allora lei mi chiami solo Liam, per favore". Lui le sorrise, rimettendo le mani nelle tasche della giacca
di pelle. "Fa fresco, stasera...".
"Eh, già!...Come mai da queste parti? Credevo si fosse trasferito...".
"Infatti. E'giunto in città un caro amico e collega di lavoro e ho ritenuto più comodo dividere un
appartamento in centro con lui...". Sospirò guardandosi intorno. "Mi sono affezionato a questo
quartiere, però...L'
ideale per una passeggiata in solitudine".
"Sì, è vero. Ci si vive bene...Beh, spero che qualche volta, durante le sue passeggiate, decida di entrare
a prendere un caffè...", propose Joyce, sentendosi persino un po’ sfacciata. "L'
altra volta è stato davvero
interessante chiacchierare d'
arte con qualcuno che se ne intende davvero...".
Liam annuì. "E'una buona idea. Non mancherò. Ah...Joyce?". La stava scrutando e lei non potè fare a
meno di pensare che aveva occhi straordinari. "Ha fatto qualcosa ai capelli? Cambiato pettinatura?".
"Oh...colpi di sole, niente di più...". Caspita, era il primo che lo notava.
"Ah, ecco... Questo spiega tutto. Le donano molto ", le disse lui indietreggiando di qualche passo.
"Buonasera, Joyce...E mi saluti sua figlia...". Aggrottò la fronte. "Betty?".
Lei per un attimo non capì. "Uh?...Oh...Buffy! Mia figlia si chiama Buffy...".
"Sì, certo...Che stupido...Allora, mi saluti Buffy". Le strinse brevemente una mano, una stretta forte e
decisa. "Le dica che verrò a trovarvi presto".
Joyce rimase a fissare la sua schiena ampia mentre si allontanava lungo il vialetto. Un uomo
particolarmente carismatico...Però che mani fredde!
Nascosto nell'
ombra di un albero, una sigaretta accesa, Angelus osservò Joyce Summers salire in auto e
lasciare Revello Drive. Quasi riuscì a percepire i battiti del cuore della donna che si stabilizzavano, la
pressione arteriosa che scendeva : lei neanche lo sapeva, ma provava sollievo ogni volta che usciva di
casa, ogni volta che la scusa del lavoro e dei soldi le regalava tempo lontano da sua figlia. Una figlia
che non capiva. Una figlia che troppo spesso le faceva paura...
Genitori, pensò Angelus spegnendo il mozzicone sotto una scarpa, una razza infelice, geneticamente
programmata per sbagliare. Guardò in su. Le luci in camera di Buffy erano spente: doveva già essere
fuori per la ronda. Del resto non intendeva vederla, quella notte.
E dannazione, non aveva nessuna voglia di vedere nemmeno Darla...
Ma lei era lì. Lo seppe ancora prima di voltarsi.
"Ciao, amore", gli sussurrò la vampira, i capelli biondi che risaltavano nel buio. Valutò con un'
occhiata
i vestiti di lui e i propri. "Anche tu in bianco e nero...Sappiamo ancora leggerci nella mente...".
"Non essere così patetica da scambiare gusti simili per affinità elettive".
"Si riduce tutto a questo? Sicuro?". Darla avanzò, con quel suo tipico modo di ancheggiare,
camminando come se stesse facendo l'
amore. "Eppure ho previsto che saresti stato qui...Davanti alla
casa della Cacciatrice...e ci sei...Non sarai tu quello patetico? A cosa giochi? A Romeo e Giulietta?".
Angelus rise. "Qualsiasi gioco sia, tu non sei inclusa, perciò non darti pena".
Lei gli stava davanti, ora, sempre bellissima, sempre eccitante. Questo lui non poteva negarlo...Ma
sapeva resisterle. "Fai quello che la Wolfram & Hart ti ha ordinato di fare. O perlomeno tenta.
Comunque vada, non mi riavrai indietro".
Darla non parve intimorita. "Hai imparato da me l'
ostinazione, ricordalo...". Una delle sue piccole mani,
dalle unghie laccate di rosa perlaceo, si insinuò tra due bottoni della camicia di lui, trovando la sua
pelle. "Davvero non ti manco? Neanche un po’?".
Angelus si lasciò toccare e avvicinò il volto il suo, fino quasi a sfiorarle le labbra. "Neanche un po’".
Con un ruggito, Darla lo spinse via. "Duecentocinquant'anni...Ti ho dato duecentocinquanta anni. Sono
stata una madre per te. E non significa niente?".
"I figli abbandonano il nido, prima o poi, non lo sapevi?", replicò Angelus, ravviandosi la camicia
sgualcita. "Bisogna lasciarli liberi".
"Cazzate", sbraitò Darla, additando la casa di Buffy. "E'a causa sua, vero? Di quella cheerleader...Ma ti
stancherai...Lei è soltanto nuova...".
"Sei divertente...". Angelus la aggirò, osservandola cinico. "E'questo dunque il valore che attribuisci ai
nostri tanto decantati duecentocinquant'anni insieme? Così scarso da pensare che un'
adolescente possa
cancellarli di colpo? No, no...Tesoro, ci sottovaluti entrambi. La causa sei tu, Darla". La sua voce scese
di tono, assumendo sfumature minacciose. "Tu, che sei rimasta la puttana che eri da viva, incapace di
smettere di venderti, di avere padroni. Prima il Maestro e adesso quelli della Wolfram & Hart. Ti senti
forte solo quando ti pagano e ti usano". La afferrò per il mento, stringendo. "Beh, io non appartengo a
nessuno. Nessuno".
Darla ansimava e continuava a fissarlo, con furore e fierezza. E desiderio. "Appartieni a me".
Angelus ritirò la mano. "Ah, sì? Beh...Hai a disposizione fior fiore di avvocati, giusto? Allora, fammi
causa ".
Si era avviato a grandi passi lungo Revello Drive, ben consapevole che lei non l'
avrebbe seguito.
Nessuno dei due, in quel momento, aveva interesse ad uno scontro diretto. Quelle erano le solite
schermaglie verbali che precedevano le battaglie vere e proprie, una sorta di preliminari che
deliziavano Darla... La conosceva bene. Ed era reciproco, naturalmente, con una non trascurabile
differenza che giocava a suo favore: la sua sire tendeva a farsi influenzare dai sensi... Lui, no.
Famiglie...Legami...A volte erano un conforto, un rifugio nella vastità dei secoli. A volte erano catene,
che avresti voluto soltanto spezzare e gettare il più lontano possibile...
Attraversando la quiete di un cimitero, capì di non essere solo. Si fermò e fiutò l'
aria: non c'
era odore di
cacciatrici, bionde o brune. C'
era...Oh, sì.
Angelus esplorò con gli occhi scuri le fila di lapidi e monumenti funebri e la vide, in attesa davanti ad
una cripta.
"Dru...Ti avevo chiesto di occuparti di Spike e di non uscire...E'pericoloso...", la rimproverò
teneramente.
Lei emise un basso, felino mugolio. "Il mio cavaliere era stanco e si è addormentato...Io invece sono
sveglia...Tutte le voci della notte mi stanno parlando...". Si portò dietro di lui, strusciandosi sulla sua
schiena. "E mi parlano di te... Dicono che non posso dormire per colpa tua...Del tuo sangue...Che è
forte...e potente...". Lo prese per mano e lo guidò verso un muro ammantato d'
edera. "Come il tuo
corpo...".
Angelus la ascoltava, rapito. Era sempre stato irrazionalmente incantato dalla sua visionaria follia. La
guardò inginocchiarsi, la luna calante che risplendeva sui suoi capelli neri.
"E'da tanto tempo che non mi permetti di assaggiare il tuo corpo...", sussurrò Drusilla, con le bianche
dita che vagavano leggere sulle sue cosce.
"Devi solo chiedere, mia colomba...".
La sentì sospirare, mentre gli abbassava la cerniera dei pantaloni di pelle. "La Cacciatrice non è l'
unica
con certe attitudini, paparino...".
Angelus si rilassò contro il soffice tappeto di fogliame. Famiglie...legami...A volte riservavano
piacevoli vantaggi...
La prima cosa che vide, aprendo gli occhi, fu Miss Edith, con lo sguardo di vetro spalancato con
stupore su di lui. Spike sorrise, stiracchiandosi. Un amorevole, tipico gesto di Dru : lasciare la sua
bambola preferita a vegliare sul suo sonno...
Il vampiro si mise a sedere, passandosi le mani tra i capelli e sul volto. Le bruciature ormai erano quasi
del tutto scomparse. Stava guarendo in fretta. E per fortuna. Detestava stare fermo... Si alzò barcollando
e incespicò nudo fino ai suoi jeans, infilandoseli con qualche difficoltà.
Nella magione regnava un'
assoluta, riposante calma e lame di luce lunare filtravano attraverso la
pesante tenda nera che proteggeva l'
arco affacciato sul giardino. Spike afferrò una stampella e zoppicò
all'
esterno.
Sapeva perfettamente dove era andata Drusilla. E non stentava ad immaginare cosa stesse facendo in
quell'
esatto istante. Non che fosse un problema...Non lo era mai stato. Poteva persino comprenderla...
Ma per qualche assurdo motivo, si sentiva turbato. A disagio. Dannatamente, disperatamente, solo.
Perchè? Perchè ora?
A poca distanza, il suono di un rametto che si spezzava lacerò il silenzio...
10. Something blue.
I sensi del vampiro non erano stati resi meno acuti dall’infortunio subito, e Spike cercò di raddrizzarsi
in piedi, nascondendosi subito dietro una delle ornate porte - finestre. C’era qualcuno nella grande casa,
e quel qualcuno non mancava di determinazione, né di coraggio, a penetrare così nella tana di tre
pericolosi vampiri.
Ma chi voglio ingannare, si disse, soffocando una risata. Pericoloso, Spike? Come un gattino. A
malapena si reggeva in piedi, ed il sangue generoso della sua sire - sebbene provvidenziale per la sua
guarigione - da solo, senza il tempo necessario, non sarebbe bastato a farlo tornare quello che era, il
cacciatore di cacciatrici.
Il seduttore di una sola, indimenticabile, cacciatrice…
Spike aveva le idee chiare sul mondo, dopo centotrenta anni di non - vita. Sia ben chiaro, ciascuno vede
la propria vita a modo suo: e poi, sia detto tra di noi, Drusilla era troppo folle per curarsene, Darla
troppo egocentrica, Angelus troppo orgoglioso. La loro immortalità, vera o presunta che fosse, non
garantiva peraltro l’immunità da problemi, solitudine, frustrazione, infelicità.
“Sebbene poco saggiamente, sappiamo amare anche noi” soleva dire Drusilla, e con il suo solito
confuso acume aveva ragione. Qualcuno amava più di qualcun altro, come accade pure agli umani,
qualcuno meno, ma il mondo era una vasta landa desolata. In cui vivere. Per anni, ed anni, ed anni…
Appena divenuto vampiro, William aveva cercato ispirazione nei suoi creatori. Ma non aveva trovato
risposte nella vacua follia della sua sire, né nella sicurezza arrogante e nonsouciant di Darla.
Ed ancor meno in Angelus.
Angelus viveva intensamente la sua non vita fatta di dominio del male, di godimento dell’estetica del
tormento. Eppure, era quasi ammirevole il suo non risparmiarsi nulla. William intuiva in colui che era
stato il suo sire spirituale profondità non comuni che, in un essere non così costituzionalmente destinato
al male, avrebbero portato…chissà, forse ad inarrivabili altezze, od a profondità inconoscibili di dolore.
William non credeva che Liam, l’umano scialacquatore e dissipato che Angelus era stato,
rappresentasse tutta la sua essenza. Se la vita - o non vita - non è che un viaggio, quello di Angelus
poteva riservare ancora molte, e sorprendenti, tappe. E lui era potenzialmente curioso circa la sua
destinazione finale.
Non lo sorprendeva affatto, pertanto, che Angelus dedicasse così tante energie alla seduzione di quella
piccola cosa bionda e coraggiosa che era la Cacciatrice. Per nulla.
Quanto a sé, William aveva le idee altrettanto chiare. William il poeta maledetto…nulla se non la sua
dannata determinazione l’aveva condotto da una modesta vita borghese con piccole aspirazioni
artistiche inappagate alla effulgenza di una vita senza freni né confini, trasgressiva persino rispetto ai
ristretti confini della malvagità pura.
Determinazione.
Spike strinse la stampella nella mano buona, pronto a servirsene come di un’arma. La morte l’aveva
liberato dalle pastoie del certo per consegnarlo all’universo della volontà. La volontà che forma il
destino di un uomo…di un demone…di qualsiasi creatura, per quanto contorta essa sia, che abiti questa
dimensione.
Spike voleva …ergo era.
Una volta fatta chiarezza sui suoi veri obiettivi, nulla poteva fermare William the Bloody. Nulla, se
non…
L’ineluttabile.
Non la morte, no, nulla di così banale, bourgeois.
Ma c’erano altre ineluttabilità. Come quella che in quel preciso istante, ne era certo come se lo vedesse
con i suoi stessi occhi, teneva Dru inginocchiata davanti al suo sire, le ginocchia sporche d’erba. Come
quella che faceva battere più forte il cuore di una certa cacciatrice bionda, che aveva conosciuto il
calore della carne tra le sue braccia…ed aveva quindi perso la ragione e la sua ragione d’essere per
Angelus. Senza saperlo ancora.
Il visitatore notturno si stava inoltrando nello spoglio giardino notturno, che da anni nessuno aveva più
curato. Spike non esitò: al diavolo, non avrebbe avuto paura nemmeno del demonio in persona! Strinse
più forte la stampella e si fece innanzi nella luce della luna.
“Spike…”
“Buffy” le disse, e poi lasciò cadere la stampella.
Non l’avrebbe combattuta neppure se lei fosse venuta con il preciso scopo di piantargli un paletto nel
cuore, quella notte stessa.
Né la cosa l’avrebbe stupito di meno.
Ricordava ancora il suo sguardo appannato quando li aveva visti - lui ed Angelus - spartirsi il sangue ed
il sesso di quell’inutile ochetta bionda.
E ricordava anche il suo sguardo intenso, eppure confuso, quando si erano silenziosamente augurati
buona fortuna in battaglia, nel momento in cui le loro vite si dividevano, forse ineluttabilmente. Lei con
Angelus, lui con Dru, la sua sire.
“Dio…sei qui. E sei vivo. Pensavo…”
“Pensavi che fossi già divenuto polvere, cacciatrice?” le chiese lui, usando la mano buona per
accendersi una sigaretta. Spike la fissò al di là della nube azzurrina di fumo. “Sono commosso del tuo
interessamento. Come vedi sto meglio”
Buffy si avvicinò, nascondendo il paletto in una tasca interna del giubbotto. Spike si rilassò,
istintivamente, più per il gesto in sé che per il suo profondo significato.
“Fatichi a camminare? E le tue bruciature? Sei stato curato?”
“Angelus è qui fuori sulla destra” le disse Spike, indicandole con la brace della sigaretta la direzione
per il più vicino cimitero. “Gli dirò che sei passata”
“Non sono venuta per Angelus” ammise lei.
“Il nuovo menu ti ha stancata?” commentò Spike con un sorriso. “Spiacente, qui la mensa serve sempre
la stessa sbobba. L’offerta non è cambiata…da quella che conoscevi. Tutt’al più è diventata un
po’…flambé”
Lei percepì la sua amarezza e se ne stupì. L’idea che lui potesse essere geloso, in quell’istante, non le
attraversò nemmeno la mente. Dio sapeva perché mai, ma era preoccupata per le sue condizioni.
“Un mio informatore mi ha avvisato che alcuni vampiri si erano rifugiati in questa vecchia casa…e, no,
non cerco Angelus. E’ stato piuttosto chiaro nel farmi capire di non avere più bisogno di me. A dire il
vero, mi chiedo se sei sufficientemente curato. Avete due potenti nemiche, nel caso ti fosse sfuggito”
“Darla?” Spike sorrise “Non si può davvero temere una delle proprie prime scopate, Buffy, credimi. E
la cosa è assolutamente reciproca”. Il sorriso infuriante che le gettò le fece quasi dimenticare i suoi
buoni propositi. Quasi. “Quanto alla piccola Wonder Woman dei sobborghi, credimi, quanto a
cacciatrici ho visto di meglio. E poi, ancora di meglio”.
Buffy lo scrutò, e poi si avvicinò. Prima che lui potesse fermarla, le sue dita furono sul suo volto. Il
fuoco aveva lasciato tracce che stavano scomparendo…ma non ancora del tutto. Rimpiangeva la sua
levigata, cupa bellezza, pur sapendo che - presto - l’avrebbe riavuta.
Mentre la povera Harmony giaceva nella terra per sempre. A marcire. Non bastava per farglielo odiare?
“Perché mi preoccupo per te?” sussurrò la cacciatrice.
“Perché hai il cuore debole, ed io rischiaro la tua vita con la mia bella presenza”
“Va’ al diavolo, Spike” disse lei, con tono divertito suo malgrado. “Anzi, meglio, sediamoci là, sotto la
luna. E parliamoci un attimo”
Lui si trascinò accanto a lei fino a lasciarsi ricadere sulla piccola panca di pietra dove Dru contava le
stelle. Per un istante, rimasero immobili, nel buio e nel silenzio della notte cui appartenevano entrambi,
e quando la sua sigaretta finì, Spike buttò a terra il mozzicone e lo pestò con una delle sue Doc
Martens.
“Vuoi chiedermi il know - how per conquistare Angelus?” le chiese poi lui, con calma. “Te l’ho già
detto. Scappa più velocemente che puoi. Non sei né pazza né immortale, prerequisiti indispensabili per
sopportare le conseguenze di un coinvolgimento con lui”
“A cosa non resisterei?” chiese lei, suo malgrado intrigata.
“Alle sue torture. Fisiche, psicologiche, spirituali. Al sesso dei vampiri, di cui finora non hai conosciuto
che la versione Harlequin per cuori solitari. Parlo di sesso vero. E sangue. E di nuovo sesso. E
nient’altro se non disperazione”
“Mister allegria, stasera” commentò Buffy. “Andiamo, non era poi così male. Farlo con te, voglio dire.
Mi sembra di ricordare un amante gentile e considerato, che ha preso la mia verginità come si prende
un fiore…”
“Sì, è vero, sono un po’ triste, stasera…depresso, se vuoi. Ma….grazie” disse lui. “Vuol dire molto per
me”
Lei lo fissò in cerca di un’ironia…che non trovò. Sembrava sincero.
“Né dev’essere stato così male neanche con Angelus, in versione riveduta e corretta per giovani ed
ingenue platee, si intende…ma qualcosa mi dice che la prossima volta non ti divertirai così tanto.
Nemmeno un po’”
“Non essere meschino”
“Non lo sono, sono realista. Se vuoi la sua passione, devi essere pronta a pagarne le conseguenze. Non
so se sei pronta a questo…a questa discesa definitiva. Interrogati, Buffy, chiediti chi sei e cosa il tuo
ruolo di cacciatrice ti impone, prima di cedere il tuo cuore ad Angelus. Chieditelo seriamente, e prenditi
tutto il tempo di cui hai bisogno. Perché poi non tornerai indietro. Se questo è il viaggio che ti sei
scelta, la destinazione finale potrebbe non piacerti”
Buffy rimase in silenzio, ponderando le sue parole.
“Spike…cosa sono stata per te? Voglio dire…solo una facile scopata?”
“No” rispose lui. “Non solo una scopata, e tanto meno facile.” ammise il vampiro, mortalmente serio.
“Ho come la sensazione che questo mio essere bruciato ed indifeso dipenda tanto da te, dall’averti
baciato quella prima notte al Restfield, quanto dalla tua degna compare cacciatrice, che mi ha mandato
a testa in giù dentro quel maledetto organo. Non sono un essere che possa aspirare alla grazia, Buffy.
Non c’è paradiso per i dannati, non lo vorrei nemmeno…ma tra le tue braccia ho avuto fede…fede in
qualcosa di effulgente”
“Grazie” disse lei, e suo malgrado una lacrima le scivolò lungo la gota.
“Il viaggio ci ha portato innanzi, mia signora” le disse lui, asciugandole la lacrima con la punta delle
dita. “Ma dove ci condurrà, infine, non è dato saperlo. Io non vedo l’ora di viverlo”
C’era nei suoi occhi di cobalto una voglia di vivere così fiera da colpirla. Spike era davvero una
creatura particolarissima, e forse il Signore aveva un posto anche per lui, il distruttore di cacciatrici, nei
suoi infiniti disegni…almeno quanto lo aveva per Angelus e le tenebre di cui egli era l’emblema. E per
una cacciatrice di vampiri dalle idee confuse.
Non le sembrava di poter fare a meno di entrambi.
Il desiderio per lui, per la sua bocca morbida che le aveva donato il primo vero bacio da uomo - e non
da ragazzo - la fece spasimare. Desiderò poterli avere entrambi, i suoi principi delle tenebre…e, seppur
confusamente, di portarli alla luce, di strapparli a quella tenebra che tanto inesorabilmente, in fondo, li
separava...da lei. Ma se fosse arrivata a ciò per merito dell’amore…o della vendetta…od ancora della
disperazione…chi poteva saperlo? Ed infine…sarebbe bastato ad unirli? A non farla più sentire
così…sola?
“Buffy…” le mormorò lui, coprendole il volto con una mano, assaporando la sua pelle delicata sotto le
dita. Avrebbe voluto essere uomo per lei. Eppure, anche in quel momento, una parte di sé, forse il
demone, non poteva rinunciare alla volontà di essere comunque speciale.
Senza parole, i loro volti si avvicinarono, ancora una volta, con più sentimento. E poi, le labbra di
William the Bloody furono per l’ennesima volta su quelle di Buffy Summers, diciassette anni appena
compiuti, cacciatrice di vampiri.
E non c’erano più ragioni, amori, destini, se non l’ineluttabile bellezza dell’unione delle loro labbra, dei
loro respiri - quello affrettato, meravigliato di lei, quello inutile, fittizio di lui, eppure ancora così
umano…- e della loro pelle, di un contatto che creava magia.
E rimpianti, perché era imperfetto nel momento stesso in cui sorgeva.
Mentre Buffy, persa nella dolcezza del bacio, si chiedeva se quell’imperfezione così seducente, così
struggente, nascesse dalla sua stessa anima…o dalla mancanza di quella di lui, Angelus e Dru fecero
ritorno dall’altro lato del giardino.
“Buffy…vattene” le mormorò Spike, la mano sollevata ad accarezzarle il volto “Angelus e Dru sono
qui”
“Dove?” chiese lei, freneticamente. Non temeva di incontrare Angelus, ma in quel momento non
voleva affrontare anche la vampira. E se fosse stata gelosa, al vederla insieme al suo Spike? E se
l’avesse…polverizzato?
“C’è un capanno per gli attrezzi…là, sotto quel muro. Nasconditi, amore, fa in fretta”
Buffy ubbidì, e la porticina si richiuse dietro di lei un istante prima che il suono degli stivali di Angelus
si facesse udire sulla passatoia di cemento.
“Tutto solo, Spikey?” chiese Angelus. “Dammi una sigaretta. Ne ho proprio bisogno”
Il viso del vampiro biondo non tradì alcuna emozione. Prese il pacchetto e lo tese ad Angelus. Dru gli
stava alle spalle, sul volto un’espressione appagata e sorridente. “Miss Edith ti ha tenuto buona
compagnia?” gli chiese la sua amata.
“Lei e…le stelle” rispose Spike, notando senza la minima sorpresa le sue labbra gonfie, i capelli
spettinati e gli occhi lucenti. Si era nutrita, anche, e sospettò che Angelus, in uno slancio di inattesa
generosità, l’avesse lasciata bere da lui. Solo un vampiro sapeva che indescrivibile estasi potesse essere
bere il sangue del proprio sire. Soprattutto se appena riscaldato dal piacere provato…
Dru lo scrutò, come alla ricerca di un segreto a lei celato. E poi, sbadigliò. “Sono esausta…erano anni
che non mi stancavo tanto”
La frecciata non mancò di irritare Spike, ma in quel momento temeva di più per Buffy. Seppure fosse
patetico da parte sua preoccuparsene, sapeva che se lei avesse intuito un legame tra Angelus e Dru ne
avrebbe sofferto…ed avrebbe voluto risparmiarglielo.
A conti fatti, risultò impossibile.
“Me l’hai sciupata, Spike. Dru non è più così stretta come un tempo” commentò Angelus.
“Dru ha centocinquanta anni di amplessi sulle spalle”disse Spike. “Tornatene dalla tua verginella
bionda. Sono sicuro che la troverai più di tuo gusto."
“Quella? Buona da scagliare in battaglia, come un’arma affilata. Ma a letto…è di una noia pazzesca”
Spike sorrise. Buffy, dalla sua capanna, avrebbe udito il commento sprezzante di Angelus…ma non
avrebbe visto lo scintillio dei suoi occhi scuri. Quegli occhi che raccontavano tutta un’altra storia…
“Che diavolo ti prende?” indagò Angelus, innervosito dal sorriso dell’altro.
“Qualcuno deve aver camminato sulla tua tomba, Liam” replicò Spike, sorridente, e si alzò,
riprendendo la sua stampella.
Quando entrambi i vampiri furono rientrati in casa, seguendo Dru, Buffy uscì dal suo nascondiglio, le
mani strette intorno al paletto. Poteva ancora entrare dentro e polverizzarli…sarebbe stato difficile,
forse, ma non impossibile. Così ferito Spike non sarebbe stato un grande ostacolo…restavano gli altri
due. Luride, lerce, immonde, traditrici creature…
Sì, come se avesse potuto.
Li odiava tutti e tre. Spike e la sua tenerezza inattesa, Angelus e la sua dannata arroganza, Dru che
entrambi amavano e curavano, malgrado tutto.
Si chiese perché il commento di Angelus la ferisse tanto. Cosa si era aspettata, donandogli il suo corpo,
salvandolo dalle ire della sua sire e di Faith? Amore eterno? Che sciocca!
Sentendosi il cuore sotto i piedi, Buffy ritornò piano verso casa. Per quella sera, ne aveva abbastanza di
vampiri e dei loro giochi. Voleva dimenticarsi di Angelus, dei suoi occhi scuri, dei suoi baci rapinosi,
dei suoi sussurri, e delle sue mani grandi, del suo fisico possente, che l’avvolgeva come una coperta, e
le dava un calore che la sua pelle non poteva generare…
E voleva dimenticarsi anche di Spike, del suo sorriso ironico, della sua bella bocca morbida, della sua
dolcezza ruvida, dei suoi occhi blu come la notte.
Al diavolo entrambi!
Sapeva ciò di cui aveva bisogno. Si diresse verso il più vicino cimitero, quello in cui Dru ed Angelus
avevano trascorso una serata di passione, decisa a trovarsi qualcosa da uccidere. Da uccidere parecchio.
Ma qualcuno l’aveva preceduta.
La cacciatrice bruna stava lottando allegramente contro tre vampiri ed un demone, e non sembrava aver
bisogno d’aiuto. Buffy si avvicinò, a braccia conserte, ed osservò lo spettacolo.
“Potresti aiutarmi, B.!” urlò invece Faith, senza spezzare il suo ritmo. “Invece di restare lì impalata”
Buffy lanciò il suo paletto nell’aria, ed uno dei vampiri fu istantaneamente polvere.
“Bene!” esclamò Faith, decapitando il demone. Erano rimasti due vampiri: uno fuggì, e Faith lo
inseguì. L’altro attaccò Buffy, che - raccolto il suo paletto da terra - lo polverizzò con un lento,
aggraziato gesto del braccio.
Di lì a poco Faith tornò, scuotendosi la polvere di dosso ed i lunghi capelli scuri.
“Cacci bene”
“Lo faccio da parecchio” rispose Buffy “Quello che mi stupisce è che lo faccia tu…non sei alleata di
Darla?”
Faith scoppiò a ridere.
“E tu non sei l’amante di Angelus?”
“Nessuno è perfetto” commentò Buffy.
“No…ma lui è un gran bel maschio dalle gambe lunghe, le spalle larghe e tutto in proporzione, se non
mi inganno. Com’è averlo nel letto, B.? Scommetto che ti soddisfa come e più di una caccia ben
riuscita”
“Non sono fatti tuoi”
“Meglio!” rise Faith. “Vorrà dire che tenterò la sorte, e cercherò di sapere cosa si prova ad avere un
vampiro addosso. Cominciando con il tuo vampiro, Mister pantaloni di pelle nera”
Lo sguardo di Buffy si indurì.
“Stai lontana da me e dalla mia vita, Faith…se non vuoi scoprire ciò che si prova a combattere contro
una cacciatrice. Una vera cacciatrice”
Faith scoppiò a ridere di nuovo. “Quando vuoi, bella…anche ora”
Buffy raccolse il suo paletto e lo infilò nella cintura.
“Non uccido gli umani”
“Ed io non mi scopo i vampiri…oops, non ancora, almeno”
Buffy la fissò, senza riuscire a credere alle sue orecchie.
“Belle tette, B.!” esclamò Faith, compiaciuta, e riprese la via di casa, lasciando Buffy da sola, molto più
confusa di quanto fosse stata all’inizio di quell’altra ennesima, grottesca, deludente serata.
11. Dear boy.
Le due del pomeriggio. L'
ora in cui si svegliava di solito una cacciatrice dopo una notte trascorsa a
polverizzare vampiri e a scopare un po’ in giro senza troppa soddisfazione. Una che era ritornata
all'
alba con ancora l'
argento vivo addosso, crogiolandosi nell'
idea di rifarsi con la puttana d'
alto bordo
vecchia di secoli con cui viveva...E che invece l'
aveva trovata d'
umore cupo e assai poco ben disposta
per i loro consueti giochetti erotici. Che noia...
Mi ci mancava solo una vampira nevrastenica, pensò Faith infilandosi nella doccia e attardandosi sotto
il vigoroso getto d'
acqua calda, sentendo i propri muscoli tesi e dolenti distendersi e pizzicare per il
sollievo.
Uscì dal bagno con l'
accappatoio non allacciato ed i capelli bagnati, spargendo sulla moquette bianca
una scia di gocce e di impronte umide.
"Cazzo, Faith...Ti potresti almeno asciugare...", la rimproverò Darla, sdraiata sul letto. A pancia in giù,
con la sottoveste rosa pallido e un braccio allungato verso la sigaretta nel posacenere, sembrava una
grottesca parodia del cadavere di Marilyn Monroe.
"Si può sapere che ti prende?", le chiese Faith sprofondando in una poltrona. "Se non fosse impossibile,
giurerei che hai il ciclo...".
La vampira aspirò dalla sigaretta ed emise un cerchietto di fumo, guardandolo allontanarsi e dissolversi
lentamente. "Ho incontrato Angelus, ieri notte...E non è andata come speravo. Proprio per niente".
"Cristo, ma che cos'
ha quel demone nei pantaloni da trasformarvi tutte in cagnette in calore?" sbottò
Faith . "La settima meraviglia del mondo?".
"Casomai l'
ottava, ignorante...", borbottò Darla, spegnendosi il mozzicone sul palmo della mano, senza
nemmeno una smorfia di dolore.
"Eh? ". La cacciatrice scrollò il capo, seccata. "Seriamente...Hai quattrocento anni, sei potente, bella e
immortale, giusto?
Ok, lo ammetto...Il tuo ragazzo è un gran pezzo di maschio, ma ci sono altri pesci nel mare, tesoro...
C'
è...Ehi, c'
è Lindsey, no?". Puntò un dito contro l'
altra, con aria risaputa. "Quell'
avvocato tutto Armani
e ambizione della Wolfram & Hart...Quello sbava per te. E mi sa che tu gliel'
hai pure data, qualche
volta, vero? E'piuttosto sexy, in effetti...Beh, trasformalo! Fanne il tuo nuovo giocattolo. Che ci
vuole?".
Balzò in piedi, lasciando che l'
accappatoio le scivolasse di dosso per metà e si fermò allusiva accanto al
letto. "Dammi retta, ne trovi altri diecimila come il tuo caro ragazzo".
Darla la sorprese, mettendosi a ridere. A volte, capitava che dietro l'
azzurro gelido dei suoi occhi,
affiorasse una sfumatura più morbida di blu, una sorta di segreta vulnerabilità, che però scompariva
sempre troppo velocemente. E dopo si poteva credere di averla solo sognata.
"Oh, sta zitta...Tu non lo conosci...", mormorò, lo sguardo perso in ricordi lontani. "Avresti dovuto
vederci insieme...Eravamo una piaga. Una maledizione. Una selvaggia pestilenza". Sorrise, allargando
le braccia. "Ed era magnifico. Lui, Angelus, lo era...Lo è ". Come assalita, da una febbre improvvisa, si
sollevò in ginocchio e si protese verso Faith, afferrandole i fianchi nudi e premendole il volto tra i seni.
"Tu non hai idea di cosa significhi essere posseduta completamente da lui...Completamente,
ragazzina...Angelus è una punizione crudele, da ricevere ancora, ancora ed ancora...". Ricadde
all'
indietro, riprendendo a ridere. "Ma cosa puoi saperne? ". Si rannicchiò su se stessa. "Vattene. Devo
pensare. Sparisci".
Faith non discusse e si diresse nella propria stanza, giocherellando con la cintura dell'
accappatoio. Eh,
già...Che poteva saperne, lei?
Non abbastanza...E a questo punto, il famigerato Angelus cominciava ad incuriosirla davvero. Forse era
proprio il caso di dargli un'
occhiata da vicino.
Il crepuscolo. L'
ora in cui di solito si svegliava un vampiro. L'
ora perfetta per lui, quantomeno.
Angelus prediligeva quel momento, con il sole che, ormai sotto la linea dell'
orizzonte, non poteva più
nuocergli e i colori del tramonto ancora sospesi nel cielo, a donargli bagliori inattesi e talvolta quasi
metafisici.
Ricordava di essersi addormentato solo, ma ora c'
era Drusilla stretta a lui, un braccio sottile e bianco
avvinto possessivamente al suo petto. Ed al fianco della vampira, Spike, il volto tra i suoi capelli neri,
cingendole la schiena nuda. Angelus non si stupì.
Capitava spesso che, nel mezzo del giorno, come bambini impauriti dalla luce e dal chiasso del mondo,
venissero ad infilarsi nel suo letto. Naturalmente l'
iniziativa partiva da Drusilla , però Spike non tardava
a seguirla . E in una sorta di tacito, tranquillo accordo, ognuno prendeva il proprio posto: la dea nera nel
mezzo, con ai lati i suoi due demoniaci angeli custodi.
Ai tempi di Darla, era accaduto di rado. Lei non ammetteva invasioni nella sua alcova. Non per
dormire... Ma ad Angelus quella segreta intrusione non dispiaceva. La solitudine è fredda. Ancor di più
se lo è anche il tuo corpo.
Si sollevò su un gomito. La mano di Spike era scivolata da una spalla di Dru e le dita erano impigliate
nella sua catenina. Si districò da esse con attenzione, alzandosi cautamente ed andando silenzioso e
nudo fino alla portafinestra aperta sul giardino.
Dita lunghe, quelle di William, dita da scrittore, pensò ammirando l'
accendersi delle prime stelle
nell'
azzurro denso della sera. In un certo senso, lo affascinava... Lui era più vivo di molti esseri umani,
tenacemente aggrappato alle emozioni che ne avevano animato la fantasia di giovane poeta. Lui
riusciva a credere, a sperare, a sognare. E pur con tutto il cinismo e le disillusioni accumulate in oltre
cent'
anni di massacri e morte, poteva innamorarsi come un adolescente. Di una cacciatrice, per giunta...
Uscì stiracchiandosi e lanciò un'
occhiata al capanno degli attrezzi, con la porticina accostata. La notte
prima...Non l'
aveva capito subito, doveva ammetterlo...Poi aveva percepito l'
odore di Buffy. Lì intorno.
E su Spike. Certo..
La cosa lo disturbava?
Angelus si rigirò l'
anello claddagh che indossava alla mano destra, l'
unica concessione al suo passato.
No...Non lo disturbava. Lo incuriosiva, piuttosto. Sembrava tutto così...romantico...
Gli venne da ridere. Non era sicuro di saper amare, non nel modo degli umani. Forse anche da vivo non
ne era stato capace...Rammentava vagamente una sorella minore e i suoi abbracci vivaci di bambina. E
un padre che lo maltrattava. Ma lo maltrattava a torto o a ragione?
Chissà...Forse non c'
ero portato, si disse, non per il sentimento...Scosse la testa bruna. Un dannato
effetto collaterale del crepuscolo : riflessioni, quasi sempre contorte e sfumate come i colori in cielo,
finché la notte, la caccia, il sangue, rimettevano a fuoco il quadro.
Rientrò e si vestì. Dru e Spike continuavano a dormire, l'
uno rannicchiato contro l'
altra. Angelus
osservò il vampiro biondo, indossando il suo lungo cappotto nero. Eh, già, William...Ognuno ha un
ruolo, a questo mondo. Tu sei il gentiluomo. E io...
Ecco l'
oscurità, finalmente. Vi si immerse, come in un fiume.
Beh, io... Io sono il ragazzo sbagliato.
Le due di notte. L'
ora più probabile in cui un vampiro avrebbe potuto imbattersi in una cacciatrice. O
viceversa. Anche se a dire il vero, Angelus non stava pensando alla cacciatrice. A nessuna delle due in
carica. Era piuttosto sereno, in effetti. Si sentiva bene, motivato, sazio, sicuro. E c'
era un gradevole
profumo nell'
aria, un annuncio sussurrato della primavera alle porte.
D'
altronde, la pace durava sempre poco, lì, sulla Bocca dell'
Inferno...Con un braccio, afferrò la persona
che lo stava aspettando, nascosta dietro l'
angolo di una cappella funebre, strappandole di mano il
paletto e sbattendola a terra.
Faith rimase supina, i capelli scuri sul volto sconcertato, e lui agitò un dito in segno di rimprovero. "Tu
saresti Faith, giusto? Beh, non ci siamo proprio...Hai visto troppi telefilm dove i poliziotti fanno
irruzione con le pistole spianate davanti a sé... Un'
arma si tiene sempre contro il petto, altrimenti rischi
che te la facciano schizzare via prima di poterla usare". Le mostrò il paletto e strinse il pugno
sbriciolandolo in una pioggia di schegge. "Ops...Te l'
ho rotto...".
Lei fece leva sulla schiena e scattò in piedi, i muscoli delle cosce in tensione. "Ma che bella
lezioncina...Ti fai anche pagare o le dispensi gratis?".
Che tipino agguerrito, si disse Angelus. "Ok, Faithy...Che vogliamo fare? Ci picchiamo come a scuola?
Cerca di arrivare subito al punto. Non voglio guastarmi l'
umore".
Faith si manteneva in posizione d'
attacco e intanto lo studiava. Quel vampiro era uno dei più belli che
avesse mai visto, su questo non ci pioveva...E adesso che lo aveva lì, di fronte, iniziava anche a
comprendere il suo ascendente su Darla. E su B. Si trattava di una specie di vibrazione oscura che
emanava da lui e se ti avvicinavi più del dovuto ne rimanevi avvolta, intrappolata. Lei la sentiva già,
assaggiarle la pelle per trovare l'
accesso ed entrarle in circolo nel sangue. E perché no?
Intossichiamoci, pensò, potrebbe essere la più gloriosa esperienza sessuale della mia vita...E dicono
tutti che quella della cacciatrici è breve.
Fu veloce. Lo atterrò e gli salì sopra, facendogli saltare i bottoni della camicia rosso cupo. "Potranno
anche fottermi la prima arma, dolcezza, ma non la seconda...", lo minacciò, estraendosi un altro paletto
dalla tasca posteriore dei jeans e puntandoglielo sul petto messo a nudo.
Sotto di lei, Angelus osservava le sue manovre con curiosità scientifica. "Allora? Ti avevo chiesto di
arrivare subito al punto...Qual è?".
La cacciatrice ondeggiò, sfregando sensualmente il ventre contro il suo. Ah...eccolo... Il
punto..."Dicono grandi cose di te, Flagello...Darla ha un orgasmo anche solo pronunciando il tuo
nome...E B....Credevo che mi avrebbe graffiato gli occhi come una gatta gelosa, quando l'
ho informata
che volevo scoparti...".
La curiosità del vampiro divenne interesse. Le mise le mani sui fianchi e risalì lentamente fin sotto il
top di pelle, trovando i suoi seni. "Vuoi scoparmi o vuoi che ti scopi io? Perché, ti avverto, c'
è
differenza...".
Le pupille di Faith si dilatarono . Dimenticò il paletto e si chinò su di lui. "Facciamo un po’ per uno...".
E quasi lo morse, anziché baciarlo, invadendogli la bocca con tutta la frenesia di chi è abituato a
prendersi ciò che desidera, senza chiedere. Sentì che le mani del vampiro le scendevano sulle natiche,
per premerla di più contro di sé, ed eccitata aumentò l'
intensità di quel violento bacio, tentando
contemporaneamente di raggiungere le cerniere dei loro pantaloni.
Poi...
Non capì subito cosa fosse accaduto...Si ritrovò a qualche metro di distanza, stordita, spettinata, la
bocca dolorante e un vago sapore di sangue tra i denti. Angelus si stava rialzando con calma,
sistemandosi la camicia strappata. "Faithy...Faithy...Di nuovo non ci siamo...Se questa è la tua tecnica
seduttiva, hai ancora molto da imparare... Lo stile schiacciasassi forse funziona con i ragazzini
brufolosi di questa amena cittadina...Ma non con me". Lo vide raccogliere il secondo paletto e ridurlo
in pezzi come aveva fatto col primo. "Vieni a cercarmi quando avrai intenzioni serie, altrimenti stammi
alla larga. E'da un po’ che ho superato lo stadio dell'
asilo infantile". Le sorrise sornione e s'
incamminò
lento tra le tombe.
Faith non si mosse per diverso tempo, fissando la direzione in cui lui se n'
era andato. Un solo, unico,
pensiero le occupava la mente, insieme al battito furioso del cuore. Oh, sì, vampiro, io ti verrò a
cercare...
Verrò e avrò intenzioni serie...
12. Touched.
“Ma ti rendi conto?” esclamò Willow, al colmo dell’eccitazione. “Ha scelto me…ME! Sarò la sua
nuova supplente! Avrò il potere di dare voti, e note sul diario, e di mandarli dal preside e…”
“Il potere ti da’ alla testa, Will?” le chiese pacatamente Buffy, togliendosi gli occhiali da sole e
guardandosi pigramente in giro per il campus. Niente demoni né vampiri, in quella brillante giornata di
sole nella California del sud…ma solo adolescenti brufolosi, indegni di una seconda occhiata. E poi,
osavano compiangere lei… “Sono orgogliosa di te ma…è solo una supplenza. E solo per un giorno. La
signorina Calendar andrà a Los Angeles per delle ricerche e ti affida la classe. Non mi sembra ci sia
nulla di eccitante in questo”
Willow la fissò, delusa.
“Tu non capisci, Buffy” cercò di spiegarle. “Tu sei la Prescelta. Fai cose straordinarie ogni
giorno…solo che non lo sa nessuno. Io…chi diavolo sono? La ragazza di Oz, il bassista dei Dingoes ate
my baby…e poi? Ah sì, quella secchiona con i capelli rossi che ha solo A sul registro. Cordelia mi
rivolge la parola solo il giorno prima del compito in classe e Xander, da quando è con lei…”
“Cosa?” chiese Buffy, già distratta. “Xander…cosa?”
“Niente” disse Willow, cercando di dimenticare il suo ultimo incontro con Xander. Le cose non erano
andate affatto bene, al punto che non era nemmeno riuscita a parlarne con Buffy, e sì che avrebbe
dovuto essere la sua migliore amica…non che Buffy fosse più sincera con lei. Non le aveva mai più
parlato del misterioso William, e nemmeno dell’altro, l’uomo del mistero.
“Comunque, volevo chiederti una cosa”
“Spara, Will”
“Vieni con me dalla Calendar. Dobbiamo incontrarci tra dieci minuti per il passaggio delle consegne
e…mi tremano le gambe.”
“Come vuoi” sbadigliò Buffy. “Andiamo”
Le due ragazze si avviarono verso l’aula di informatica. Buffy era acutamente conscia degli sguardi di
molti ragazzi: dopo l’abbandono da parte di Xander era stata brevemente compianta (derisa) ma ora era
tornata ad essere una preda appetibile. E si sussurrava fosse anche “facile”. Buffy ripensò alla sua
forzata castità (entrambi i suoi amanti vampiri, per ragioni diverse, si tenevano alla larga da lei) e pregò
tra sé e sé che finisse presto. Ma non, per Dio, con un liceale!
La Calendar era già nell’ufficio, e stava lavorando alacremente al suo pc. Non appena le ragazze
entrarono, chiuse in fretta la videata sulla quale stava inserendo dei dati.
“Ah, bene, Willow…e Buffy” le accolse. Sembrava imbarazzata. “Ho qui il materiale per la prossima
lezione, Willow…mi raccomando, sii puntuale. Ed assegna dei compiti, oppure ignoreranno la tua
autorità”
“No, signorina Calendar. Non posso permettere che ignorino la mia autorità” balbettò Willow.
“Bene” esclamò Jenny. “Ti lascio il computer acceso, così puoi stampare i files per domani” Le diede
alcune brevi indicazioni, salutò entrambe e si allontanò.
“Whoa, aveva fretta di andarsene” commentò Buffy. “Chissà a cosa stava lavorando? Non sembra fosse
ansiosa di farcelo scoprire”
Willow si sedette davanti al pc, e stese le mani, come un pianista prima di un pezzo difficile.
“Beh, saperlo è la cosa più facile del mondo” sorrise. “Basta risalire all’ultimo file”
Ci provò, ma il file aveva un codice d’accesso.
Buffy sorrise. “Hai toppato”
“Lo dici tu” insistette Willow, e cominciò a bypassare la password.
“Will…non siamo un po’…indiscrete?”
“Naa…adesso sono curiosa”
Buffy la fissò sorpresa per l’inaudita audacia dell’amica, e poi si allontanò. “Non voglio farmi beccare
da Snyder mentre violo la privacy di un’insegnante. Dio sa se non abbia già abbastanza motivi per
odiarmi”
Willow quasi non si accorse di Buffy che usciva. Era troppo presa dalla sua ricerca. Sapeva che Jenny
era una tecnopagana, lei stessa si era definita così nel loro primo incontro, ma non sapeva bene cosa ciò
significasse. Magia, forse? Ohhh, interessante! Quasi come i libri segreti che il signor Giles teneva
sotto chiave…
“Bingo!” gridò, quando la videata segreta rilasciò il suo contenuto, come un’amante che si rivela.
Era un testo diviso in due: da un lato scritto in una lingua sconosciuta, dalle assonanze morbide,
dall’altro in inglese.
E non ci voleva molto per capire cos’era e soprattutto a cosa serviva. Willow stava per completarne la
lettura, sconvolta, quando qualcuno entrò. Era solo la donna delle pulizie, ma lei non si attardò. Tirò
fuori dalla sua sacca un floppy e velocemente copiò il file.
Con il floppy al sicuro tra i suoi libri, uscì come se niente fosse dall’aula d’informatica.
Le tremavano le gambe.
“Oh mio Dio” si disse Willow, in bagno, osservando la propria fisionomia sconvolta. Aveva violato il
computer di un docente. Sarebbe stata passabile di espulsione. Era probabilmente anche un reato
federale e…
“Willow!”
La voce di Xander la fece sobbalzare. Si voltò e lo fissò.
“Stai bene? “ le chiese l’amico. “Sembra che tu abbia visto un fantasma…”
“Xander! Che ci fai nel bagno delle ragazze?”
“Bella domanda” rise lui. “Cordelia mi ha detto di averti visto entrare dieci minuti fa…e che non eri più
uscita. Mi sono preoccupato”
“Andiamo” disse Willow, tirandolo fuori per una manica.
“Ehy!” protestò lui. “Calma!”
“Hai mai avuto un…segreto?”
Xander rifletté. Sì, il lavoretto che mi ha fatto Buffy in bagno…si disse…ed il fatto che non riesco
ancora a dimenticarmene.
“No” rispose invece.
“Xander…ho fatto qualcosa di davvero sbagliato” gli disse Willow, gli occhi grandi, le labbra tremanti.
“Il caro vecchio Oz ti ha convinta, eh?”
“Ma dai!” si irritò Willow. “Non gira tutto intorno al sesso”
“Sì, invece, quando hai diciassette anni…”
“Xander…sii serio. Ho scoperto qualcosa…su una certa persona…e….”
“Buffy?” indagò Xander. “Esce ancora con quel tipo dalla testa ossigenata?”
Willow lo fissò. “Ma Cordelia lo sa che pensi ancora e sempre a lei?”
Xander ricambiò lo sguardo, e Willow si perse nei suoi begli occhi scuri.
“Non è l’unica a cui penso, e lo sai.”
Oh, no, no….si disse Willow.
“Xan…ne abbiamo già parlato. E’ stato un errore”
“E’ stato divertente” corresse lui.
“No…affatto. Oz suonava, Cordy ballava ed io…e tu…nel bagno del Bronze…ma è stato solo un
bacio. Avevamo bevuto troppo…”
“…cappuccino?” Xander inarcò un sopracciglio. “Will, sei la mia migliore amica dal primo giorno
d’asilo. Non venirmi a dire che eravamo ubriachi, o stonati, o confusi, perché non sarebbe vero. Ci
siamo baciati…ed è stato bello. In verità, è stato bellissimo…ed io adoro Cordelia, ma è da quando
stavo con Buffy che non provo più la meravigliosa sensazione di amare una donna della quale sono
anche amico. E quella donna sei tu, Willow”
“Piantala. Ho fatto un errore…ed adesso ne ho fatto un altro. Xander, dobbiamo dimenticare”
“Sì, raccontatela” disse lui, ferito, e se ne andò.
Il floppy bruciava nella sua sacca, tra i suoi libri.
Willow scappò verso casa, e lo seppellì tra le sue cose più segrete, in fondo ad un cassetto Era già
abbastanza grave che ne conoscesse il contenuto, ormai inciso a fuoco nel suo cervello…
Decise di dimenticarsene, come del bacio rubatole da Xander al Bronze.
Buffy era ancora sorpresa per l’audacia dimostrata da Willow nel copiare il file segreto della signorina
Calendar quando tornò a casa…e subito si pentì di non essere restata a scuola.
Il crepuscolo illuminava la sera d’inizio primavera, e sua madre intratteneva in salotto due vampiri.
Li aveva fatti entrare in casa. Di nuovo.
“Buffy!” sorrise Joyce. “Guarda chi è tornato a trovarci…il signor O’Connor, il nostro vicino…ricordi?
Ed il suo amico, il signor Shelby, di Londra. Parlavamo delle magnifiche collezioni di arte
precolombiana che si possono trovare in Inghilterra e…”
Buffy rimase ferma sulla soglia del suo salotto, immobile. Gli sguardi fissi su Angelus e Spike.
Le sorrisero entrambi, i maledetti.
“Prendi un po’ di tè, Buffy?”
La ragazza avanzò. Spike era seduto su di una poltrona…la sua poltrona preferita, in effetti, quella su
cui lei guardava sempre la televisione, ed aveva un bastone accanto a sé, per aiutarsi a camminare.
Angelus era elegantissimo, tutto in nero, e sedeva compito all’altra estremità del divano.
“Si, grazie, mamma” mormorò, a labbra strette.
Spike parlava a ruota libera con sua madre, che era deliziata da questo nuovo visitatore colto ed
informato. Angelus beveva il suo tè e di tanto in tanto lanciava sguardi sorridenti ed…innocenti…nella
sua direzione. La serata le sembrò d’improvviso interminabile.
Il telefono squillò.
“Oh, scusate!” rise Joyce, e si allontanò.
Buffy si fissò le scarpe, e poi parlò. A bassissima voce.
“Sapete…esistono incantesimi. Per bandire l’ingresso dei…di quelli come voi. Credo che ne adotterò
uno”
Spike sorrise. “E’ tutta colpa sua” indicò Angelus, vicino e immobile. “Non faremo del male a tua
madre. Volevo conoscerla, Buffy…e lui mi ha accontentato. Ha detto che ero un suo collega”
“Certo che non le farai del male” sbottò Buffy. “Non te lo permetterò mai!”
“Scusatemi, signori, ma devo lasciarvi. Il lavoro mi chiama: è appena arrivato un pezzo pregiato
all’aeroporto di San Francisco, e devo andare a ritirarlo”
I due vampiri si alzarono.
“E’ stato un piacere rivederla, Joyce” le disse Angelus, con la sua voce morbida.
“E per me conoscerla. E conoscere sua figlia” sorrise Spike.
Buffy non si mosse mentre Joyce li accompagnava alla porta.
“Mamma!” esclamò poi, ancora tremante dalla furia e dallo spavento provato. “Ti pare prudente
accogliere in casa due sconosciuti?”
“Ma, cara, il signor O’Connor è stato il nostro vicino fino a pochi giorni fa. E poi, sia lui che il suo
collega mi sembrano due persone a modo, e così colte poi…avresti molto da imparare da loro,
signorina!”
Buffy, nervosamente, aiutò la madre a preparare le sue cose. San Francisco era abbastanza lontana da
far sì che trascorresse la notte fuori…e, per una volta, si chiese se non sarebbe stato meglio andare con
lei.
L’idea di rimanere sola, in quella casa in cui loro erano stati invitati, l’atterriva. Anche se non era per la
sua vita che temeva.
“Posso venire con te, mammina? Posso?” le chiese, implorante.
“Che bambina che sei!” rise Joyce. “Andiamo, la galleria mi paga la camera singola, ma non certo la
doppia. Mi spiace, ma non possiamo permettercelo. E poi, domani tu hai scuola. Perché non vai da
Willow, stanotte?”
“Sì, farò così” si rassegnò Buffy. Quando la madre fu uscita, un’ora più tardi, si preparò stancamente
qualcosa da mangiare in fretta, da sola, davanti alla televisione. E poi, prese i suoi paletti ed uscì.
Avrebbe deciso più tardi se andare da Willow: ora, voleva solo cacciare.
Quando Buffy uscì di casa, l’ombra scura si stagliò da dietro l’albero del giardino. Faith sorrise: aveva
visto più di quel che si aspettava. I due vampiri, Angelus e quello biondo, erano stati in casa della
cacciatrice. Il sindaco Wilkins avrebbe gradito sicuramente quell’informazione.
Poco più tardi, seduta comodamente nel suo studio, gli rivelò quanto visto.
“La madre della cacciatrice riceve l’amante vampiro della figlia…ed il suo degno compare” concluse,
soddisfatta.
“Ed io conosco una fortunata ragazza che sta per ricevere qualcosa di molto speciale!” esclamò il
sindaco. “Buon compleanno, Faith!”
Wilkins trasse da un cassetto della scrivania una piccola scatola lussuosa, con inciso il nome del
miglior gioielliere di Sunnydale. Faith batté le mani, entusiasta. Nessuno mai le faceva regali. “Non
avrebbe dovuto, capo! E poi, manca più di un mese!”
“Avanti, aprilo” la invitò benevolmente Wilkins. “Non bisogna guardare le date quando si tratta di
mostrare affetto a qualcuno cui si vuole bene”
“Grazie!” esclamò Faith, aprendo goffamente, con dita impacciate dall’ansia, il pacchetto. C’era dentro
una deliziosa catena in oro bianco, con un lucente crocifisso.
“L’ideale per combattere i vampiri” spiegò Wilkins.
“Ma forse dovrò tenerla lontana da …Darla” commentò Faith.
“Ah…Darla” mormorò il sindaco. “Una donna di gran classe…ed un gran problema”
“Signor Sindaco…vuole che la polverizzi?”
“Sempre impaziente di rendersi utile, la mia Faith!” esclamò l’uomo, compiaciuto. “No…per ora no.
Non voglio trovarmi addosso quei legali dai denti acuminati della Wolfram & Hart…e tantomeno quel
gentiluomo dai modi spicci…quel Lindsey Mc Donald che sembra pendere dalle sue labbra. Però, mia
cara, ti confesso che Darla mi ha molto deluso. Per un istante ho creduto…ho davvero creduto…che
odiasse Angelus più di chiunque altro al mondo e che intendesse davvero eliminarlo. Ma non ne sono
più convinto. Ha avuto infinite occasioni…e non ce l’ha fatta. L’amore, che magnifica, umana
debolezza…”
“Darla è una vampira” fece notare Faith.
“Appunto!” replicò Wilkins, sorridendo. “Anche quando il demone ci invade…resta sempre l’umanità
di fondo. Ed è quella la nostra più grande forza…ed insieme la nostra maggiore debolezza”
“Vuole che lo elimini? Non è un problema, capo” offrì Faith.
“Faith….hai qualche conto aperto con lui?”
“Qualcosa del genere” ammise lei, rimirando il crocifisso, che splendeva debolmente sulla sua pelle di
magnolia.
“Bimba mia…stai alla larga dai tombeur de femmes come quell’Angelus. Lascia che per lui si
struggano donne come Darla…e quella Buffy. Tu sei migliore di così. Tu sei più forte di così” Il
sindaco bevve un po’ di Evian, e poi riprese. “Ciò non toglie che eliminarlo potrebbe essere un’ottima
idea. Ci penseremo. Ora, sarebbe opportuno avere su di lui delle altre informazioni…ed anche su
quell’altro, quel William The Bloody…non meno pericoloso, temo. E’ sopravvissuto a te…ed
all’organo che gli hai fatto precipitare addosso”
“Mi metterò in caccia. Arriverò a loro mediante…”
“…la cacciatrice bionda” concluse per lei Wilkins. “Non avevo dubbi. Sei tu la migliore, tra le due.
Non dubitarne mai”
Faith prese il crocifisso, e lo indossò.
E poi si allontanò. Wilkins si alzò e si pulì accuratamente le mani.
La ronda per i cimiteri durò più a lungo del solito. Poi, con una sensazione di ineluttabile stanchezza,
Buffy tornò a casa, senza accorgersi dell’ombra che la seguiva da che aveva lasciato casa sua.
Era troppo tardi per andare da Willow, l’avrebbe probabilmente spaventata e poi, perché fuggire
ancora? Al piano di sopra la luce accesa nella sua camera l’attendeva implacabilmente. Non aveva
bisogno di entrare in casa per sapere che loro la stavano attendendo.
Buffy aprì la porta, ancora chiusa a chiave, e salì lentamente su per le scale, con lo stesso passo di un
condannato a morte. Voci morbide e soffuse provenivano dall’alto. Quando arrivò nel corridoio, spinse
avanti la porta della sua stanza.
“Ciao, Buffy” le disse Spike.
Era sdraiato sul suo letto, in jeans…e nient’altro.
Accanto alla finestra, Angelus stava stappando dello champagne.
“Benvenuta, Buffy” le disse. “Pensavamo non venissi più”
Willow, al sicuro nella sua stanza, aprì il portatile ed inserì il floppy. Per maggior sicurezza, copiò il
file sul disco fisso. E poi, rimase immobile davanti allo schermo. La traduzione del rituale non era
completa, purtroppo, ma con un po’ di lavoro, un po’ di tenacia, l’avrebbe potuta terminare anche da
sola, se avesse trovato un dizionario di rumeno.
Il potere che emanava dalle parole l’inondava fin dentro, con un effetto quasi osceno tanto era lascivo.
Il potere…i suoi occhi si illuminarono. Poteva tentare l’impossibile. Ci sarebbe riuscita?
O meglio, la vera domanda era: ci avrebbe provato?
Willow sorrise.
Buffy rimase immobile sulla soglia della sua stanza, come sulla soglia del mondo ultraterreno,
oltrepassata la quale, non ci sarebbe più stato ritorno.
Era inutile negarlo: sapeva perfettamente cosa volevano da lei.
E sapeva anche cosa lei voleva da loro.
“Di chi è stata l’idea?” chiese solo, con un filo di voce.
Spike sorrise.
“E di chi altri, se non del grande e potente Angelus? All’inizio mi sono detto che era una follia…che ci
avresti piantato un paletto nella schiena se solo avessimo osato suggerirlo…ma poi, mi son detto,
perché no? Un modo migliore di un altro per morire…”
Buffy sollevò lo sguardo verso il suo bruno amante. “E’ questo quello che vuoi?” gli chiese, con voce
sottile.
“E’ questo quello che vuoi tu?” le rispose lui, sarcastico.
Buffy si arrese.
“Cosa devo fare?”
Spike sorrise di nuovo, dopo aver scambiato uno sguardo d’intesa con Angelus.
“Spogliati, anima mia”
Buffy cominciò a togliersi di dosso la giacca di jeans che indossava, e la maglietta. Con mani tremanti,
slacciò il bottone dei suoi pantaloni di pelle, e se li fece scivolare addosso. Angelus lasciò lo
champagne e le si avvicinò. Le sue mani grandi, forti, le cinsero le spalle, e corsero fin sulla schiena, a
giocare con l’allacciatura del suo reggiseno. Lei ansimò: erano fredde le sue mani, sicure. L’idea di
rimanere a seno nudo davanti a lui, e davanti a Spike insieme…la sconvolse. E le mandò un fiotto di
calore tra le gambe, ad inumidire le mutandine di cotone.
La tentazione di fuggire fu improvvisamente fortissima.
“Buffy…”sussurrò Angelus, sollevandole il mento con un dito e fissandola fino in fondo agli occhi con
il suo sguardo scuro, dolce ed impenetrabile. “Hai paura?”
Lei annuì.
“Non devi. Non ti faremo del male…non troppo, almeno”
Lei distolse lo sguardo. Angelus la fece chinare e lei si attese che lui le togliesse gli slip. Invece, con un
morbido gesto sul suo fondoschiena la mandò sul letto, accanto a Spike, che la osservava con
interesse…e con un’espressione insondabile negli occhi azzurri che Buffy gli aveva già visto le prime
volte che avevano fatto l’amore insieme.
Spike la fece sdraiare accanto a sé, accarezzandole con le dita i capelli, scostandoglieli dal volto
accaldato. Angelus, anch’egli a torso nudo, si slacciò il primo bottone dei pantaloni di pelle,
improvvisamente troppo stretti, e si sdraiò accanto a lei.
Spike le fece voltare dolcemente il volto verso di sé e le mordicchiò le labbra. Lei chiuse gli occhi,
godendo del suo tocco sicuro, familiare, aprendo la bocca per consentirgli di esplorarla con la sua
lingua, con i denti. Nessuno baciava come Spike.
E nessuno la toccava come Angelus: le sue mani scivolarono a coppa sui suoi seni, facendone ergere i
capezzoli, sfregandoli dolcemente tra le punte di due dita. La bocca di Spike scivolò sul suo collo, e lei
si tese, attendendosi il dolce dolore delle sue zanne. Era seminuda in quel letto, tra di loro…proprio
come lo era stata Harmony. E si sentiva altrettanto indifesa…altrettanto ammaliata.
Ma Spike non la morse. La sua bocca scivolò sul suo collo, e poi sulle sue spalle, fino a fermarsi - e
giocare - con le punte dei suoi seni. Il desiderio di Buffy divenne bruciante, e la sua bocca si aprì in un
gemito di protesta. E poi, implorò che le togliessero gli slip: non sopportava più quel pezzetto di tessuto
umido. L’accontentarono a metà: gli slip scivolarono intorno alle sue caviglie. Le labbra fredde ed
esperte di Angelus si chiusero sul suo clitoride, e lei non capì più nulla. Mentre la succhiava, Angelus
infilò un dito, poi due, poi tre nel suo sesso. Buffy urlò, e venne.
Al di sopra della sua testa, gli sguardi dei due vampiri si incrociarono. La serata stava iniziando in
modo assai promettente.
Quando lei si fu un po’ calmata, Angelus le sorrise. “Chi vuoi che sia il primo? Buffy, non ci
offenderemo, quale che sia la
tua scelta…”
Buffy ansimò. Il…primo?
Li fissò entrambi.
“Sp..Spike” balbettò. C’erano mille motivi per i quali voleva iniziare con lui. Spike era più gentile, più
umano, era da più tempo che non faceva l’amore con lui (e le mancava)…e soprattutto, non le faceva
tremare le gambe come Angelus. Non aveva la sua deliziosa crudeltà…almeno, lo sperava.
“Ottima scelta” commentò Angelus, con un lampo oscuro negli occhi. I due vampiri avevano acceso le
sue due abat - jour ed anche un numero imprecisato di candele. La sua pelle mielata dal sole
contrastava accanto a quella bianchissima dei due uomini, soprattutto di Spike. “La tua prima volta sarà
indimenticabile”
La mia prima…cosa?
Spike trasse da un cassetto un tubetto di crema: Buffy lo riconobbe, era la glicerina che di solito usava
per le mani.
“Voi…non potete…”
“Non vuoi?” le chiese Spike, inarcando un sopracciglio. “Mi accorgo ora che sono stato piuttosto
trascurato nella tua…educazione”
Buffy impallidì. Di questo non avevano mai parlato. Nessuno aveva mai parlato di questo!
“Mi farete del male…” si lamentò piano, già divisa tra paura e folle eccitazione.
“Un po’” sussurrò Angelus. “Ma non troppo. E poi, Spike inserirà solo la punta…se ti farà male,
smetterà subito”
Spike fissò Angelus con un sorriso ironico. Non ci credeva neppure lui, perché la ingannava? Nessuno
dei due si sarebbe fermato. In nessun caso.
“Promettimelo” insistette Buffy.
“Te lo prometto” le disse Spike, sperando proprio che lei non lo costringesse a comportarsi da
gentiluomo.
“Girati” le disse Angelus. Lei obbedì, e si lasciò docilmente sdraiare a pancia in giu. Angelus le
accarezzò il fondoschiena, e poi, sorprendendola, se la mise a cavalcioni. Lei affondò sulla sua
erezione, stupitissima…e subito eccitata. Oh, come le era mancato…Buffy si morse le labbra, incapace
di tenere i fianchi fermi.
“Io, credevo…”
“Shh…”Le mormorò Angelus, rovesciandola espertamente su di un fianco, senza lasciarla, mantenendo
la sua penetrazione il più profondamente possibile. Spike si sdraiò dall’altro lato di Buffy, e spalmò
della glicerina sul dito indice e medio e sul suo membro. Mentre si muoveva dentro di lei, Angelus le
baciava le palpebre, le labbra, la fronte. E le mormorava parole oscure, che l’accendevano ancora di
più. Spike sondò la sua più stretta apertura con un dito, e poi due. I muscoli di lei si contrassero
involontariamente intorno a quell’invasione, e lei ansimò.
“Non ti faccio male, amore…” le disse Spike. Era la prima volta che faceva l’amore da quando Faith
l’aveva quasi ridotto in cenere…e farlo con Buffy gli accendeva dentro un’emozione intensissima, che
non poteva in nessun modo negare. L’idea di essere il primo anche in questo lo riempiva d’orgoglio. E
ciò, Angelus non glielo poteva portare via…Mentre le spinte di Angelus, quasi delicate ed eccitanti,
preparavano Buffy per la nuova invasione, Spike si posizionò alla sua entrata posteriore. Le sue mani
scivolarono intorno al busto di lei, sui suoi seni, e glieli coprirono. Così stretta tra i due vampiri,
così…posseduta…Buffy quasi non si accorse del dolore acuto della seconda penetrazione, fin
quando…non fu inevitabile accorgersene.
“Ti prego…mi fai male…”ansimò debolmente, sentendo la grossa punta del suo membro spingere nella
piccola rigida apertura, lottare contro la contrazione istintiva dei suoi muscoli. "Avevi detto che avresti
smesso se…”
Con una potente spinta, Spike fu dentro fino all’orlo. Completamente.
Il respiro di Buffy si spezzò. Divisi da una sottile membrana, i membri dei due vampiri che la stavano
così compiutamente possedendo quasi si accarezzavano. La penetrazione di Spike era
dolorosa…dolorosa e deliziosa…stretta, elastica, profonda. Un piacere convulsivo la invase. Quando
entrambi ripresero contemporaneamente a muoversi, lei venne nuovamente, con un orgasmo di una
potenza prima sconosciuta.
E poi si spense tra le loro braccia, esausta.
Spike ed Angelus si sorrisero, e lo loro labbra si incontrarono brevemente, dolcemente.
“Amore, apri gli occhi” le mormorò Spike, il volto nascosto sul suo collo, tra i suoi capelli. Buffy si
accorse di aver brevemente perso i sensi. Il piacere…ed il dolore…erano stati semplicemente troppo
intensi.
Angelus la fissò. Buffy non sapeva se lui fosse già venuto…sangue e liquidi seminali le colavano giù
dalle cosce, ma Angelus era ancora duro come roccia. Aprì la bocca per parlare, ed entrambi i vampiri
si sorpresero a chiedersi cosa avrebbe detto. Avrebbe protestato, li avrebbe maledetti?
Una sola parola sfuggì dalle labbra di lei, gonfie per i loro baci.
“Ancora…”
Angelus sorrise.
Scivolò da lei e la spinse dolcemente verso Spike. Spike la attirò con tenerezza verso di sé e la penetrò
nel modo più dolce e tradizionale possibile. Lei gemette, godendo della sua gentilezza, dopo il
doloroso, eccitante assalto di prima. Le spinte dolci di lui contribuirono ad eccitarla nuovamente…e
quando lei fu di nuovo pienamente ricettiva alle sue carezze ed ai suoi movimenti, senti qualcosa di
duro e possente tra le natiche.
Buffy chiuse gli occhi, chiedendosi se poteva accettare anche quest’ennesima invasione. Angelus
scivolò in lei non senza incontrare resistenza - e non senza provocare nuovo dolore - per la strada
appena segnata dal suo grandchilde. I muscoli di Buffy si serrarono intorno a lui, ed il piacere le andò di
nuovo alla testa. Mentre entrambi la possedevano, a ruoli alternati, Buffy fissò lo sguardo negli occhi
impossibilmente blu di Spike e vi vide…vide qualcosa che non la degradò come aveva temuto.
Non la stavano semplicemente usando.
Malgrado tutto, non era solo sesso. Almeno, non per il vampiro biondo. Per Angelus…chi poteva dirlo?
Buffy sentì di desiderare ancora qualcosa…sentì di voler dare loro qualcos’altro oltre al suo corpo. Con
un gesto arrendevole e pieno di segreta grazia, lei chinò il capo, scostando la massa dorata dei suoi
capelli. Angelus era proprio dietro di lei, in posizione perfetta per il morso…né sarebbe stato più
difficile, per Spike, impadronirsi del suo seno.
In un momento di squisita agonia, Buffy vide la fisionomia di Spike mutare, diventare singolarmente
orribile ed insieme bellissima…e sentì le sue zanne affondare dolorosamente nel suo capezzolo eretto,
trarne sangue ricco e vigoroso.
La ragazza si spinse all’indietro, ansiosa di ricevere anche il bacio del suo scuro amante, che tanto
intimamente, segretamente la stava possedendo…ma venne delusa.
Angelus raggiunse il suo piacere tenendole dolorosamente i fianchi e penetrando fino in fondo, senza
alcuna pietà. Ma non si trasformò, e non sfoderò i suoi micidiali denti.
Quando fu tutto finito, Spike glielo chiese, mentre Buffy era sotto la doccia.
“Perché…non l’hai assaggiata? La bambina non aspettava altro”
Angelus, nudo e rilassato, si stese sul letto per tutta la sua lunghezza.
“Io non sono definito da un paio di denti, amico”
“Che stronzo arrogante, che sei!” rise Spike, e poi - zoppicando - andò in bagno. Entrò nella doccia
godendo della carezza dell’acqua che riscaldava le sue vene, dove scorreva - impetuoso - il sangue della
cacciatrice. Buffy lanciò un piccolo grido al vederlo…e poi si lasciò puntellare contro le piastrelle
fredde, il suo membro e le sue mani come unico sostegno.
Quando tornarono, il sangue mirabilmente riscaldato dal piacevole intermezzo nella doccia, videro che
Angelus aveva l’aria nuovamente imbronciata: non che per lui fosse un’espressione nuova, pensò
Spike, ma ci si sarebbe aspettati un po’ più di entusiasmo, visto che le sue belle mani erano alacremente
al lavoro sulla sua erezione.
Buffy lo osservò con occhi grandi, lasciando cadere a terra l’asciugamano.
“Vuoi aiutarlo, bambina?” le sorrise Spike. “Dai, come ti ho insegnato. E tira su quel sederino, mentre
lo fai…ho una sorpresa per te”
Angelus fissò Buffy. Lei, sorridendo nervosamente, si accomodò sul letto e si chinò sulla sua erezione.
Spike si sistemò dietro di lei, ed affondò il volto tra le sue cosce.
“Attenta ai denti..:” sorrise Angelus, strappandosi dal suo improvviso malumore.
“Oh, sì…”mugolò lei, mentre Spike la riportava nuovamente al piacere. Era ancora un po’ offesa con
Angelus perché non aveva voluto prendere il suo sangue…ma ora non importava. Doveva aver avuto le
sue buone ragioni.
Le sue dolci labbra si chiusero intorno al suo freddo, duro membro, lasciandoselo scivolare fin sul
fondo della gola.
Stanchi ed esausti, ore dopo, si lasciarono scivolare in un sonno breve e senza sogni. Buffy giaceva
nuda in mezzo a loro, le dita di Angelus inserite nel suo sesso, e quelle di Spike strette intorno al seno.
Quando i vampiri dormivano erano…morti. Un brivido sgradevole le percorse la schiena. Il suo corpo
era stato soddisfatto anche oltre ogni ragionevole aspettativa…e con mezzi e modalità che lei non
avrebbe mai creduto possibili. Ad un certo punto, Spike l’aveva tenuta stretta, impedendole di
muoversi, ed Angelus le aveva fatto assaggiare la cinghia dei suoi pantaloni, sulle natiche, sulle cosce,
sul sesso…e persino sui capezzoli già martoriati dalle zanne di Spike. Non era la prima volta…anche
Spike l’aveva già punita in passato…e Buffy si era dovuta nuovamente sorprendere della propria
recettività a questi giochi. Ed a quelli, ancora più perversi, cui l’aveva indotta lo sguardo carezzevole ed
ironico di Angelus: con le unghie, lei aveva tratto sangue dal suo membro, godendo nel vederlo gemere
dal dolore…e dall’eccitazione. Buffy aveva di nuovo tentato di portarsi le dita sporche di sangue e seme
alle labbra…ma lui glielo aveva impedito, e le aveva succhiate lentamente, pulendole, gli occhi scuri
fissi su di lei.
Buffy Summers continuava a scoprire se stessa, e non tutto quello che veniva alla luce era di suo
gradimento.
Ora, qualcosa la svegliò, forse il sentore dell’alba che si avvicinava. E qualcosa le si accese dentro…i
suoi muscoli vaginali si strinsero intorno alle dita di Angelus, ed un piccolo gemito le sfuggì dalla gola.
“Sei insaziabile, piccola” le disse Spike, aprendo gli occhi pigramente. “Non ne hai ancora a basta?
Parola mia, una vampira non avrebbe preteso di più”.
“Deve essere il mio sangue di cacciatrice”
“O la bontà della mia educazione”
“Sbruffone” rise lei, ma a bassa voce. Non voleva svegliare Angelus…
…ma Angelus era già sveglio, e lo capì con assoluta chiarezza, quando le sue dita si incurvarono dentro
di lei alla ricerca di quel piccolissimo posto segreto dove il piacere era più dolce.
“Ohhhh” gemette Buffy.
“Shh” le disse Angelus. “Vieni qui, da me”
Buffy ubbidì, soggiogata dai suoi occhi scuri nel bellissimo volto pallido. Angelus la prese tra le
braccia, sedendosi dietro di lei, facendole appoggiare la testa sulla sua spalla. Buffy si chiese se sarebbe
stato ora…se ora avrebbe preso anche il suo sangue.
Ma lui si limitò ad allargarle dolcemente le gambe, stringendole tra le sue, ed a guidare le sue stesse
dita tra le pieghe della sua femminilità.
Mentre Buffy ansimava piano, Spike si alzò dal letto e si infilò i jeans.
“Dove vai?” gli chiese Angelus.
“A casa…Drusilla si chiederà dove siamo finiti. E poi, nel caso non l’avessi notato…sta albeggiando”
“Non fermarti” disse Angelus a Buffy, e lei non si fermò. Spike strinse le labbra, senza dire nulla, e
prese il suo spolverino ed il bastone. Non avrebbe potuto correre con le gambe in quelle condizioni, e
poi era veramente tardi e…non sopportava più di vederli così. Insieme.
Buffy chiudeva gli occhi, il capo contro il torace di Angelus, e lui la stringeva piano con un braccio
sotto il seno. Lei respirava veloce, eccitata, e correva tra di loro un legame profondo, qualcosa che
Spike non poteva fare a meno di percepire.
Era stato divertente fino a che era durato…ma stava finendo. Spike si chinò sulla coppia e baciò
dolcemente le labbra di Buffy.
Lei rispose al bacio distrattamente, troppo presa nel suo piacere ormai imminente, Spike sorrise, e si
allontanò.
“William non sempre sa stare al gioco” le disse Angelus dopo, mentre Buffy metteva in ordine la
stanza. Era mattino presto, ma c’era già il sole, e la cacciatrice si chiese come avrebbe fatto il suo
amante a raggiungere la casa di Crawford Street.
“Non preoccuparti per me” le disse. “Shhh…vai a dormire un po’. Anche se arriverai tardi a
scuola…che importa?” le sorrise.
Angelus infilò la sua giacca scura, e si allontanò.
Buffy si strinse nel maglioncino che aveva appena indossato, sentendo improvvisamente freddo in quel
mattino solitario.
A quell’ora insolita per le sue abitudini notturne, anche la ragazza dai capelli scuri scivolò dall’albero
di fronte a casa Summers e si diresse verso il Municipio.
Faith tremava ancora. Di rabbia. Di eccitazione. Di furia. Di voglia insoddisfatta.
E di invidia.
E brava B.! Non uno, bensì due amanti vampiri, decisi a regalarle il piacere più intenso, e più
trasgressivo. E quella troia si permetteva di guardare dall’alto in basso lei!
Ed Angelus! Aveva rifiutato di scopare lei per quell’insipida bambolotta bionda! Una furia omicida
assalì Faith. A che scopo essere buone, leali, fedeli alla propria missione…se poi ci si rotolava nel
fango con quelle stesse infime creature che si aveva il sacro dovere di sterminare.
Ormai era deciso: gliel’avrebbero pagata entrambi. La finta cacciatrice, che aveva già da tempo
raggiunto la sua data di scadenza, come un sottaceto avariato, ed il vampiro dai pantaloni di pelle nera
con quel grosso membro, che non sapeva evidentemente dove fosse più saggio infilare.
Furiosa, Faith giurò che prima che fosse sorto nuovamente il sole, avrebbe avuto la sua vendetta.
13. Seeing Red.
“Tieni, è caffè d’orzo. Ottimo per la regolarità intestinale”
Faith fissò con diffidenza la tazza ed il suo contenuto e poi lo bevve, stupendosi per la sua
gradevolezza. Nei sobborghi dove aveva abitato fino al suo incontro con il sindaco non si bevevano
queste piacevolezze in tazza…tutt’al più si iniziava la giornata con del bourbon scadente.
“E così, Buffy la cacciatrice di vampiri riceve nel suo …ahem, boudoir….ben due vampiri
pericolosissimi: Angelus, il Flagello d’Europa e William the Bloody. L’hanno…costretta?”
Lo sguardo di Faith fu quanto mai eloquente.
“Bene. Bene, dico davvero…ottimo lavoro, Faith, di gran classe. Ora non ci resta che studiare il da
farsi. Colpiremo quando meno se lo aspettano…e con modalità talmente originali da sorprenderli.
Basterà attendere l’occasione adatta…e l’assenza della nostra amica cacciatrice”
“E Darla?” indagò Faith.
Il sindaco sorrise. “Questa è la cosa migliore di tutte…Darla non potrà farci proprio niente. E
tantomeno imputarci alcunché: il suo obiettivo, almeno a parole, è simile al nostro. Non oserà
rinfacciarci nulla.” Wilkins si chinò per fissare negli occhi la sua interlocutrice. “Io voglio solo quei
due vampiri fuori dai piedi. E’ chiedere troppo?”
“Come pensa di agire, capo?” chiese la ragazza, torcendo istintivamente le mani. “Paletto? Balestra?
Diamo fuoco alla loro decadente casetta?”
“Quelle letture che ti ho consigliato ti fanno molto bene Faith, davvero! La tua proprietà di linguaggio
sta chiaramente migliorando” il Sindaco sorrise compiaciuto. “Ma ho in mente qualcosa di un po’ più
artistico di così…sono sicura che il tuo testardo amico, il Flagello, lo apprezzerà compiutamente in
tutta la sua poesia”. Wilkins premette il tasto dell’interfono. “Finch, presto, da me”
Faith assistette imperterrita, mangiucchiando due pasticcini, mentre l’assistente del sindaco - un uomo
distinto dall’aspetto ancor giovane - si precipitava nell’ufficio del capo.
“Aprimi la linea dimensionale…sai quale”
Finch annuì, malgrado gocce di sudore, per la tensione, gli imperlassero la fronte.
Da una scatola quadrata che rassomigliava vagamente ad un telecomando, fuoriuscì un flusso di
corrente statica che si concretizzò in un portale. Stupita, Faith assistette all’uscita da quel portale di un
uomo alto, del tutto avvolto in una toga scura che gli copriva completamente il volto.
“Mi avete chiamato, padrone?” la voce dell’uomo, profonda, cavernosa, parve avere effetti piuttosto
sgradevoli sulla tranquillità di Faith. Finch, dal canto suo, sembrava terrorizzato.
“Hai quella piccola cosa che ti ho chiesto?” chiese con la sua voce dolce e rassicurante il sindaco.
L’uomo misterioso annuì, appoggiando con delicatezza sulla scrivania del sindaco una boccetta ricolma
di un liquido scuro.
Poi, si inchinò, e ritornò nel portale, che si spense con un “pouf”.
“Più comodo delle consegne UPS…e sicuramente più economico” commentò con un sorriso il sindaco.
“Ora, mia cara, lascia che ti spieghi il mio piccolo progetto…”
Nell’ansia di sfuggirsi, Willow e Xander si scontrarono, all’angolo tra l’aula di matematica e quella di
storia.
“Sta diventando ridicola, questa faccenda” si lamentò il ragazzo. “E’ da quella sera al Bronze che mi
eviti…e sei la mia migliore amica, Willow!”
“Shh, abbassa la voce” terrorizzata, Willow si guardò intorno, cercando freneticamente Oz con lo
sguardo. Quella mattina non si erano ancora incontrati.
“Perché? La gente potrebbe stupirsi che ci parliamo?”
“La gente potrebbe stupirsi che mi stai tenendo la mano, Xan” replicò lei, senza peraltro osare liberarla.
“Anche tu” aggiunse lui, a bassa voce.
“Basta, ti prego….” lo implorò lei.
“Andiamo un istante via di qui. So io dove…i primi tempi con Cordelia era tutto un nascondersi negli
sgabuzzini”
Willow lo fissò stupita. Per quel che ricordava lei, due nanosecondi dopo aver lasciato Buffy, Xander
era ufficialmente il ragazzo di Cordelia. Poi, capì…
“No….”
“Dai, vieni”
Willow si lasciò attirare suo malgrado in un ripostiglio per le scope. C’era un cattivo odore, lì dentro, di
decerante e polvere. Xander la spinse più rudemente di quel che avrebbe voluto contro il muro dipinto
di una brutta tonalità di giallo, e le infilò le mani sotto la camicetta. Willow trattenne il respiro…e lo
lasciò fare. Quando lui si chinò per prenderle le labbra, Willow le aprì più di quello che avrebbe
pensato possibile…mentre la sua mente era una ridda di interrogativi. E se Oz l’avesse scoperta? E se
Cordelia li avesse scoperti? E se Buffy….se, se, se, se…
“Non possiamo andare avanti così” riuscì a mormorare, le labbra gonfie per i baci, il reggiseno
slacciato, ed i capelli in disordine. Xander la fissò, e con una determinazione che non gli conosceva, le
infilò le mani sotto la gonna.
“No!” gridò Willow, e poi si morse le labbra. Confusamente, raccolse i suoi libri e si precipitò fuori
dallo sgabuzzino.
“Ehy!” l’accolse Oz, appena al di là della curva del corridoio.
“Non toccarmi, ho l’influenza!” si difese stupidamente lei.
“Ah…ora capisco perché sei tutta…accaldata?”
Willow si aggiustò il maglioncino e lo precedette in classe. Era il giorno tanto temuto…ed atteso…della
sua supplenza d’informatica.
Passati i primi cinque minuti di terrore, Willow si rilassò, e cercò di dimenticare di avere il reggiseno
slacciato, aiutata in questo dall’ampio golfino di lana che indossava. La materia non era difficile, le
indicazioni della signorina Calendar chiare e tutto filò più liscio del previsto. Nessuno le fece domande
cattive, e tantomeno si prese la briga di sfidare la sua autorità. Tutto stava andando magnificamente
bene, quando la Calendar tornò.
Willow si rabbuiò. Il suo momento di gloria era rovinato per sempre.
Jenny la fissò senza battere ciglio e riprese la lezione, con facile autorevolezza, da dove lei l’aveva
lasciata. Willow tornò mestamente al banco, mentre tutte le cose sbagliate che aveva fatto negli ultimi
giorni sembrarono improvvisamente gravarle addosso: la relazione segreta con Xander, le bugie ad Oz,
il fatto che avesse copiato i files segreti di un’insegnante, la sua reticenza a confidarsi con Buffy.
E non era nemmeno riuscita a terminare in pace la sua prima supplenza.
Jenny Calendar si rilassò solo quando fu di nuovo sola, nella sua aula, di fronte al suo computer. Il suo
viaggio a Los Angeles non poteva certo definirsi improduttivo, ma le cose che vi aveva appreso,
parlando con la sua gente, le avevano riempito il cuore di inquietudine.
L’atto che progettava non solo era di dubbio successo ed efficacia…era anche terribilmente pericoloso.
Jenny era una donna bella, intelligente, profondamente moderna…ma quando il sangue della sua gente
veniva versato, sapeva ritrovare d’istinto il contatto con il suo popolo, con le sue tradizioni, con le sue
storie. Sapeva che erano fieri di lei…ma intuiva anche che non le avrebbero perdonato né reticenze, né
timori. Solo la missione contava. In quello, non si sentiva poi così diversa da quella ragazzina bionda e
sfrontata, la cacciatrice. Solo più consapevole.
Strofinandosi gli occhi per la stanchezza accumulata durante l’intera notte passata in viaggio, Jenny
riprese a lavorare alla sua traduzione, senza sapere che qualcuno, nel laboratorio accanto, stava facendo
lo stesso, con l’aiuto di un piccolo dizionario inglese - rumeno e tanta sfacciataggine…
“Buffy? Vuoi concentrarti?”
“Eh?” rispose la ragazza, sollevando il capo dalle sue ricerche. Giles la fissava con occhi sempre più
preoccupati…ed ignari.
“Sembri stanca oggi” osservò il suo osservatore. “Sei rientrata a casa tardi, ieri?”
“Ah - ah” annuì Buffy, sentendosi quanto mai stanca e dolorante…nelle parti più inattese ed intime del
suo corpo. E svuotata di ogni emozione ed energia. Aveva combattuto una lunga guerra con se stessa,
in quelle settimane…e la stava brillantemente perdendo.
“Come vanno le tue ricerche su Angelus? Hai scoperto il suo nascondiglio?”
“Cosa? Angelus…no. Niente da fare.”
“Torna da Willy, stasera…se ti senti meglio. Forse avrà delle notizie per te”
“Forse” ammise piattamente Buffy. “Signor Giles” disse poi, sollevando lo sguardo, segnato dagli
eventi della notte trascorsa. “Si è mai sentito dire di cacciatrici…venute male?”
“Cosa intendi?” indagò Giles. “Ah, capisco. Ti riferisci a Faith. Una cacciatrice prestata alle forze del
male”
“Sì…ma non solo” spiegò Buffy. “Intendo…in generale…nella storia delle cacciatrici. Ci sono mai
state cacciatrici…attratte dai vampiri?”
Giles si tolse gli occhiali e cominciò a pulirli con foga.
“Hai di nuovo letto i diari degli osservatori, eh?”
“Avrei dovuto?” indagò Buffy.
“Forse…e forse no. Buffy, ciascuno - alla fine dei giochi - è responsabile per le proprie azioni…e solo
per quelle.”
“Sono d’accordo” ammise la ragazza con foga. “Ma sono curiosa di sapere se è un tratto caratteristico
delle cacciatrici…o, almeno, di alcune di esse…quello di essere innam….attratte dalle stesse creature
che hanno giurato di sconfiggere. Come…le modelle e la magrezza. I ballerini…e l’omosessualità”
Giles sospirò. “In effetti, non mancano precedenti.”
“E…come è finita?”
Giles la fissò. “Mai bene. Di solito il partner vampiresco ha ucciso …o vampirizzato la cacciatrice. E le
cacciatrici vampiro non sono mai state un successo…il più delle volte sono risultate pazze
come…cavalli pazzi”
“Ah” commentò Buffy, scossa. “Ma è successo…spesso?”
“Due volte in questo secolo”
“Oh, cielo”
“Buffy…perché mi fai tutte queste domande?” indagò Giles. “Qualche vampiro ha…tentato di
sedurti?”
“Chi? Me? No….pura curiosità, signor Giles. Sa, conosci il tuo nemico…”
“Bene” ammise Giles. In quello si sentiva terribilmente simile a Joyce, ma a volte preferiva non sapere.
E poi, era convinto di non avere nulla da temere da Buffy. Lei si era dimostrata fin dall’inizio una
cacciatrice insolita ma di primissimo ordine. No, non aveva nulla di cui aver paura. Lei aveva ben
presente la sua missione.
“Ricordati di passare da Willy” le ricordò, quando lei uscì per tornare a casa.
“D’accordo” annuì svogliatamente Buffy. Le parole di Giles l’avevano precipitata in un momento di
sincera depressione. Cominciava a sentirsi condannata ad un ineluttabile destino…il cui futuro poteva
rappresentare per lei solo la morte, il vampirismo, la follia…od anche tutte e tre le cose insieme.
Ripensò alle parole d’avviso di Spike.
E poi ripensò alla notte appena trascorsa.
E quindi si disse che, se solo la prospettiva non l’avesse eccitata tanto, avrebbe potuto trovare qualcuno
che la punisse¸ e presto, per liberarla dai sensi di colpa che la dilaniavano.
La sera era già scesa su Sunnydale, e la notte si annunciava tranquilla. Quando i grandi predatori
scendono in campo, i piccoli si nascondono, pensò Spike. Da quando si era diffusa la notizia dello
scontro in atto tra Darla e la cacciatrice bruna e gli altri vampiri dell’ordine di Aurelius, la popolazione
di demoni e giovani vampiri di Sunnydale aveva cercato cibo e rifugio nelle città vicine e nei sobborghi
rurali, lontano dalla Bocca dell’Inferno. Era una semplice legge di natura, dopo tutto.
Drusilla aveva piagnucolato tutto il giorno, al punto da provocare persino l’irritazione del solitamente
paziente Spike. Angelus si era chiuso nella sua stanza e non ne era più uscito: sembrava di pessimo
umore. Con il calare delle tenebre, la vampira aveva insistito affinché uscissero tutti e tre insieme. Nel
modo più assoluto, non voleva restare sola un’altra notte. Aveva accettato senza indagare le flebili
scuse di Spike, e non aveva chiesto nulla ad Angelus: era pazza, ma non stupida, e sapeva stare alla
larga dal suo sire quando era di quell’umore. Ma ora era diventata inflessibile.
Angelus era uscito dalla sua camera al tramonto, vestito completamente di nero, e si era diretto verso
Dru. Le aveva teso una mano, come un devoto cavaliere, e lei era andata verso di lui come una regina,
la sua regina. Spike aveva sollevato gli occhi al cielo, ed aveva lasciato in un angolo il suo bastone: la
notte trascorsa, pur con tutte le sue contraddizioni, gli aveva ridato le forze. Intuiva che dipendesse
molto dal fatto di aver nuovamente gustato il miracoloso sangue della cacciatrice…e la sua dolce
femminilità.
Non aveva lasciato che altre considerazioni appannassero il suo benessere fisico. Non era il momento,
lo intuiva.
E così, senza altre parole, in muto accordo, erano usciti. Ed avevano respirato - per loro puro piacerela dolce aria primaverile.
“Dove andiamo?” aveva chiesto Spike, accendendosi una sigaretta.
“Al Bronze” disse Angelus, prendendo Dru sotto braccio. Con calma, si erano diretti verso il locale, in
nero, belli, letali. La poca gente ancora in circolazione a quell’ora li scansava istintivamente, facendoli
passare.
Spike non intendeva protestare, ma sapeva che esisteva la concreta possibilità che Buffy fosse al
Bronze. E lo sapeva anche Angelus. Cosa avrebbe fatto, la cacciatrice, di fronte all’evidenza che
cacciavano?
Quello che doveva. Nessuno dei due vampiri ne dubitava.
Improvvisamente, l’aria intorno a loro si tese. Cadde sulla via centrale della piccola città un fitto
silenzio…e nelle case alcune persiane furono chiuse in fretta.
I tre vampiri si fermarono di fronte al cinema, tutti i sensi all’erta.
“Buffy?” chiese Spike, sottovoce.
Angelus sorrise. “Non essere sciocco. Darla”
“Amore, che noia” esclamò una voce femminile, dolce e impostata dall’altro lato della strada. Angelus
rimase immobile, le mani strette di fronte a sé, lo sguardo attento. Darla era elegantissima in un paio di
pantaloni di pelle nera ed un top di lamé. “Sempre insieme. Da secoli. Non potrei più sopportarlo”
“I tuoi gusti sono decisamente peggiorati, Darla…come le tue compagnie” la commiserò Angelus.
“Dov’è quella patetica scusa di una cacciatrice? A far pompini al primo vampiro di passaggio?”
“Tipo?” indagò Darla, corrugando la fronte.
“La tua protetta ha cercato di scoparmi”
Darla rise. “E allora? Vuol dire che ha buon gusto…”
“La finiamo?” intervenne Spike. “Si sta facendo tardi, ed io ho fame. Se ci scusate, io e Dru andiamo
per la nostra strada, mentre voi riprovate l’ultima scena da Bergman.”
“Spike ha ragione, devo ammetterlo.” commentò Angelus. “Ti comporti come una vecchia moglie
trascurata. Tesoro, scostati, tanto gli alimenti non te li pago”
“Shh…” mormorò Drusilla, passandole accanto. “Paparino è molto arrabbiato, oggi. E sa di cenere…tu,
invece, sai di terra…e fiori…non è magnifico?”
“Piantala, Dru” Darla stese un braccio, impedendole di passare. “Nessuno se ne va via di qui. Vivo”
Una dozzina di vampiri si stagliarono alle spalle di Darla.
“Oh, oh, sono terrorizzato” sorrise Spike, buttandosi alle spalle il mozzicone di sigaretta.
“Cosa diavolo vuoi, Darla?” le chiese Angelus, esasperato “Devo polverizzare quanti dei tuoi vampiri
da operetta prima che tu capisca che è finita?”
Darla sollevò una mano…e fece un piccolo, piccolissimo gesto.
L’attacco si scatenò.
Drusilla venne accerchiata da tre vampiri, ma si difese con un’abilità smentita dalla sua forma sottile.
Quando occorreva, sapeva difendersi come una leonessa, e l’aveva provato più di una volta. Certo che
lei potesse cavarsela, Spike si gettò nella mischia, grato alla cacciatrice per il regalino che gli aveva
fatto la notte prima: il suo sangue miracoloso, che scorreva ancora impetuoso nelle sue vene. La gamba
gli faceva ancora male, ma non intendeva arrendersi a quattro vampiri dall’età e l’aspetto di liceali.
Angelus, dal canto suo, aveva tirato fuori dalla manica della giacca un piccolo, letale, paletto, e con
quello stava facendo piazza pulita dei suoi oppositori. Darla si limitò ad osservare…e solo dopo,
quando si accorse che delle sue truppe erano rimasti solo in tre, si decise ad affrontare direttamente
Angelus.
“Come ai vecchi tempi, mia cara” rise lui. “Io…e te…in un vicolo”
“Falla finita, Angelus.” replicò lei furiosa. “Ho vissuto per più di cento anni senza di te…e non
faticherò ad andare avanti da sola, se necessario. L’hai voluto tu”
“Sì…mi hai detto che mi avresti fatto conoscere il mondo, amore…quanto a bettole e lordura, non c’è
dubbio, ne ho conosciute tante al tuo fianco, ma ciò non toglie che…”
Il sorriso sarcastico di Angelus si spense improvvisamente, più per la sorpresa che per il dolore.
Dall’alto del cinema, al di sopra della piazza, Faith sorrideva, bellissima con il suo volto d’angelo, e
con in mano un arco. Una Diana cacciatrice dei sobborghi.
La freccia che con tanta perizia aveva scoccato era andata assolutamente a buon fine.
Tutto sembrò rallentare.
Angelus portò le mani al petto, intorno alla freccia di legno. Drusilla urlò…un urlo lungo, modulato, da
banshee, che fece gelare nelle loro fredde, immote vene il sangue dei presenti. Spike si interruppe nel
bel mezzo della lotta, e si precipitò accanto al suo gransire, polverizzando un altro dei seguaci di Darla
nel suo cammino attraverso la piazza.
Darla si fermò sui suoi passi, gli occhi colmi di orrore.
Angelus stava cadendo.
I suoi tre antichi compagni si aspettarono di vederlo volgere in cenere da un momento all’altro.
Ma non accadde.
Accadde invece che lui si piegò a terra, senza parlare, gli occhi persi nel buio di quella notte di
primavera.
“Dannazione, l’ha mancato!” gridò uno dei vampiri di Darla. Faith sorrise, e scomparve sul tetto. Darla
restò immobile a fissarlo…e poi guardò Drusilla. Avevano vissuto insieme per troppe stagioni per non
comprendere. Il colpo di Faith aveva perfettamente centrato il bersaglio.
Semplicemente, non aveva inteso polverizzarlo con un paletto nel cuore. Doveva aver in serbo per lui
qualcosa di peggiore.
“Via, portiamolo via di qui” esclamò Spike, cercando di raccogliere la forma più pesante del vampiro
bruno tra le braccia. Non fu facilissimo, ma riuscì a sollevarlo. Darla si avvicinò, fissandoli con occhi
sconvolti. “Io…non volevo…”
“Cosa, non volevi?” replicò Spike. “Polverizzarlo? Infatti, non ci sei riuscita, non temere, malgrado i
ripetuti tentativi dei tuoi scagnozzi. Non ancora, perlomeno”
Darla richiamò le sue truppe. “Fammi restare con lui, Spike! Dannazione, è il mio childe!”
“Vattene di qui, Darla, o non rispondo più delle mie azioni” la minacciò Spike, lottando per non
crollare sotto il peso di Angelus, ormai immobile.
“Shhh” disse Drusilla, gli occhi colmi di lacrime. “Sei stata molto cattiva¸ nonnina, davvero troppo…e
paparino non ti perdonerà. Non c’è più tempo per te…non lo capisci? Non c’è più tempo per nessuno!”
“Dru, piantala…ed aiutami!” Spike stese un braccio con un gesto violento ed improvviso ed infranse il
lunotto anteriore di una vettura. L’allarme risuonò follemente per la notte, ma nessuno accorse. Spike
aprì la portiera, gettò Angelus sul sedile posteriore, e collegò i cavi. Quando Drusilla fu accanto a lui,
le mani come uccellini nervosi sulla fronte imperlata di freddo sudore del suo sire, l’auto partì.
Darla restò immobile sulla piazza, circondata da quello che restava delle sue truppe, gli occhi colmi di
lacrime.
Non così…dannazione, non così!
Si disse che Faith ed il Sindaco gliel’avrebbero pagata, ma prima avrebbe scoperto perché Angelus era
piombato in quello stato di semi - incoscienza. Non poteva essere stata solo la freccia, per quanto
vicino al cuore.
Faith doveva aver usato del veleno.
Dopo una serata priva di eventi nei sette cimiteri della città, Buffy si avviò stancamente verso il bar di
Willy, la peggiore delle bettole di quell’infima città. Ripetere stancamente i rituali di sempre pattuglia…uccisioni…informazioni - rilassava il suo cervello stanco di chiedere “perché” a cui non
sapeva più fornire risposta. Non appena entrò nel piccolo, fumoso locale, qualcosa, forse il suo istinto
di cacciatrice, le disse che c’era qualcosa nell’aria di profondamente sbagliato. Per dirne una, il locale
era vuoto.
Willy impallidì al vederla.
“Calma, cacciatrice, non è serata. Grandi cose stanno avvenendo in città”
“Parla, o io…”
“Non sprecare il fiato in minacce. Tanto, lo sapresti comunque. Non c’è più un essere demoniaco od un
vampiro per tutto il territorio municipale di Sunnydale. E quelli che sono rimasti sono a dar man forte a
Darla, la prediletta del Maestro.”
“A che scopo?” gli occhi di Buffy scintillarono nell’udire quel nome odiato.
“Darla questa notte ha dato battaglia al Flagello…Angelus. Ed ai suoi compari, William the Bloody e
Drusilla”
Buffy impallidì vistosamente. “Dove? Quando?”
“In centro, vicino al cinema. E prima che tu corra…sappi che il tuo lavoro è già stato svolto per metà, e
brillantemente, dalla tua degna compare, la cacciatrice bruna”
“Cosa?…” Buffy si sentì male. Non poteva essere che…
“Angelus è stato colpito…beh, non si può dire che quel bastardo non lo meritasse. Venire in questa
città con tutte quelle arie addosso, sperando di dominarla come aveva fatto il Maestro…”
“Angelus…è morto?”
“Vivo non è di sicuro” rise Willy, mentre Buffy si lasciava cadere su di una seggiola, incurante del
luridume del locale. “Voglio dire…è un vampiro…”
In un lampo, Buffy fu in piedi e prese l’ometto per la collottola.
“Parla, o ti faccio uscire il cervello dalle orecchie. Cosa è successo ad Angelus?”
“Calma, cacciatrice, calma…non credevo te la prendessi tanto perché la tua collega è arrivata prima di
te! La ragazza ha colpito Angelus con una freccia avvelenata…”
“Che tipo di veleno? Quali sono le conseguenze?”
“Quali vuoi che siano? Morirà”
“Il veleno non uccide i vampiri” ribatté Buffy, lottando per trattenere le lacrime e per ritrovare il
respiro. Il cuore le batteva follemente, disordinatamente.
“Questo sì. Non per niente si chiama “l’assassino dei morti”, ed è letale per i vampiri. Durerà ancora
qualche ora…cinque o sei al massimo. All’alba sarà morto. Del tutto. E diventerà cenere”
“Ci deve essere una cura…”mormorò Buffy, senza più riuscire a controllare le proprie emozioni.
“Nessuna cura. Ehy, perché te la prendi tanto? Dovresti essere contenta!”
Buffy tirò un pugno sul naso al laido barista, e corse via. Non riusciva a pensare. Non riusciva a
riflettere…un solo pensiero la dominava. Non poteva lasciare che Angelus morisse. Non era pronta a
vivere in un mondo dove lui non ci fosse. E se questo faceva di lei una persona orribile…non le
importava. Avrebbe trovato una cura, e l’avrebbe trovata subito…a costo di morirne.
Quando raggiunse la parte residenziale della città, Buffy lottò con l’istinto che le diceva di precipitarsi
in Crawford Street, di stargli vicina. La cura…Giles. No, assurdo. Giles non l’avrebbe mai aiutata a
salvare il Flagello d’Europa, nemmeno se lei gli avesse confidato che era il suo amor…amante.
Buffy sussultò. Non le restava che una soluzione. Willow.
Oh, Willow doveva aiutarla. L’avrebbe implorata, l’avrebbe supplicata…se necessario, l’avrebbe
minacciata di rivelare ciò che aveva fatto quel giorno al computer della Calendar. Buffy corse verso la
villetta residenziale dove abitava la sua amica e bussò freneticamente alla porta. Willow le aprì
assonnata, evidentemente già pronta per il letto.
Buffy si chiuse la porta alle spalle, ed accese la luce.
“Willow…vestiti. Dobbiamo andare in biblioteca”
“Ancora non so cosa sto cercando. E, Buffy, nel caso non te ne fossi accorta…ancora non so perché lo
stiamo cercando”
“Ascoltami” le disse Buffy, guardandola negli occhi. “Dipende tutto da te. Ho scassinato la porta
posteriore della scuola. Ho rotto una finestra, forzato l’ufficio del signor Giles. Se ci scoprono verrò
espulsa…e non me ne importa un fico secco. Tu devi aiutarmi”
“Ti sto aiutando” sbadigliò Willow. “Sono qui con te nel cuore della notte. Ma ancora non so perché?”
“Willow…ricordi quei due ragazzi con i quali uscivo? William…e l’altro?”
“Sì, certo, ma…”
“Willow…sono due vampiri. Due potenti, celebri, antichi vampiri”
La sua amica la fissò senza fiatare: finalmente aveva tutta la sua attenzione.
“E…Willow…io mi sono innamorata” Buffy si nascose il volto tra le mani. “Sono una folle, lo so…ma
non posso farci nulla. Stanotte, Angelus, il Flagello d’Europa, è stato ferito a morte da una freccia
avvelenata con un veleno che si chiama “l’assassino dei morti”. Entro poche ore si tramuterà in cenere.
Ed io non posso accettarlo…Willow, devi aver pietà di me. Aiutami. Se lui muore…io non so cosa sarà
di me”
Willow aprì più volte la bocca per parlare…ed ogni volta la richiuse.
“Non stiamo parlando del bene e del male. E neppure di ciò che è giusto o sbagliato” le disse Buffy, gli
occhi colmi di lacrime sino a quel momento, a stento, trattenute “Ma solo di ciò che provo. Non posso
lasciarlo morire…e se mi sei amica, mi aiuterai. Sono morta per l’umanità. Caccio ogni notte per le
forze del bene. Ma stavolta devo pensare a me, ai miei sentimenti. Io…sono pronta a tutto, pur di
salvarlo. Willow, sono pronta anche a minacciarti. Io…”
Un lampo passò negli occhi dorati della giovane strega. “Shh…non minacciarmi, Buffy” mormorò
piano Willow. Poi, la ragazza prese una mano della cacciatrice tra le sue. “Ti aiuterò
comunque…dovresti saperlo. Credi che ne sarò capace?”
Buffy annuì. “Nessun altro potrebbe. Solo tu, Willow, conosci i libri del signor Giles, dove tiene le cose
che non vuole che noi vediamo. Come potrei convincerlo ad aiutarmi? Non potrei”
“Non potresti, in effetti” ammise Willow, la cui mente speculativa era già avvinta dal fascino di quella
nuova sfida. Salvare un pericoloso vampiro…e dimostrare ancora una volta di non essere una
trascurabile nullità…bensì qualcuno di potente. Di insospettabilmente potente. Cominciò istintivamente
a valutare il da farsi.
“Devi scassinarmi quegli schedari. Ed anche quell’armadio di noce, là nell’angolo. E’ lì che Giles tiene
i suoi libri più pericolosi”
Buffy eseguì, senza perdere tempo. Ora, non pensava ad altro che a raggiungere Crawford Street.
Willow avrebbe cercato la cura sui libri, fino a che non l’avesse trovata…e lei, nel mentre, si sarebbe
occupata di Angelus. Ora che Willow era dalla sua parte, la speranza si fece nuovamente sentire, forte,
vitale. Il giorno dopo avrebbero trovato il modo per giustificare l’effrazione al signor Giles. Non era
quello il problema.
Il problema era trovare la cura.
Si voltò per ringraziare Willow, ma la sua amica era già china sui libri, freneticamente presa dalla sua
ricerca.
Rincuorata, Buffy volò verso Crawford Street.
Non appena la cacciatrice arrivò davanti alla grande casa, si accorse subito di non essere sola. Darla
passeggiava nervosamente davanti alla porta d’ingresso al giardino. Presa da una furia cieca, Buffy
l’assalì e le puntò un paletto sul cuore.
“Dammi solo un motivo per non polverizzarti…qui e subito! Maledetta! Se Angelus morirà sarà colpa
tua!”
Darla si voltò e Buffy fu sconvolta nel vedere che le lacrime stavano impreziosendo il suo sguardo
azzurro.
“Non sono stata io. E’ stata quella cagnetta gelosa, invidiosa di Faith…”
“Ma sei tu che gliel’hai aizzata contro!” Buffy le puntò più forte il paletto contro il petto. Una goccia di
sangue macchiò il lamé del top di Darla, che ansimò appena.
“No…non vuoi capire? Avrei potuto polverizzarlo…ma questo…”
Non fu la convinzione che Darla stesse dicendo la verità a fermare Buffy. Fu piuttosto l’oscura
consapevolezza che, se c’era qualcuno che avesse il diritto di polverizzarla, fosse Angelus stesso.
Ma Angelus doveva guarire, prima.
“Invece di star qui come un inutile fantasma, cerca una cura, Darla. Se hai delle risorse, Cristo, usale!”
“Non mi lasciano entrare” mormorò la vampira. “Spike…Dru…non mi permettono di vederlo…”
“Al diavolo!” esasperata, Buffy la lasciò andare con uno strattone. Darla scivolò in terra,
improvvisamente priva della sua consueta, algida dignità. Ignorandola, Buffy penetrò in giardino. Spike
si accorse del suo ingresso e la accolse sulla soglia. Di lì, Buffy poté vedere - alla luce delle candele Dru che si chinava sul suo sire, abbandonato su di un letto stretto, che probabilmente avevano
trasportato al piano terreno per curarlo meglio.
“Non è momento, Buffy. Angelus…”
“Levati, e lasciami passare” replicò lei, i denti stretti. “Io mi occuperò di lui. Non mi ostacolate, e vi
lascerò stare nei dintorni…e vivi. Ma di’ a quella pazza della tua ragazza di togliersi immediatamente
dalle palle”
Spike sospirò. “Non riuscirai a staccare Dru dal suo sire. E, adesso che ci penso, ti consiglio di tornare a
casa, nel tuo candido lettino. Non è il tuo mondo, Buffy…non è la tua famiglia. E’ la nostra”
“Spike, non costringermi a…”
“Buffy…te lo ripeto. Vattene”
I due si fissarono, occhi negli occhi. Buffy non esitò a spedirlo con un calcio dall’altra parte dell’atrio.
Spike si rialzò, scuotendo il capo. Quella notte sarebbe finito con un paletto nel cuore, se avesse ancora
tentato di tenere Buffy lontana da Angelus, lo sentiva. Così, si massaggiò lo stomaco dolorante e si
limitò a fissare Buffy che si avvicinava a Drusilla. La cacciatrice bionda era più piccola, minuta della
vampira…ma non per questo meno letale. Drusilla le soffiò contro come un gatto.
“Attenta a te, cacciatrice. Non vedo che morte, intorno al tuo capo…morte e cenere e piccoli pesci…”
Buffy tirò fuori dai jeans un paletto appuntito. Drusilla cominciò a tremare in tutto il corpo. Buffy capì
d’improvviso che non era la paura a farla reagire così…e che c’erano forze in gioco, quella notte, che
superavano la sua conoscenza, la sua consapevolezza…ma che Dru, in qualche modo, riusciva a
percepire.
“Vattene” le disse, più gentilmente. “Penserò io a lui. Prendi Spike, e tornatevene di sopra, nelle vostre
stanze.”
Dru continuò a piagnucolare. Spike arrivò e mise silenziosamente una mano sul capo bruno della sua
compagna : Dru sembrò calmarsi un poco. Lui e Buffy si scambiarono uno sguardo, uno di quei soliti
loro sguardi in cui passavano mondi interi di reciproca comprensione. Buffy quasi sorrise. Grazie a Dio,
con lui non c’era bisogno di parole. Lui la conosceva, semplicemente. E cominciava ad intuire che
questo non sarebbe mai cambiato.
Rimasta sola con Angelus, Buffy si accomodò vicino al suo capezzale e posò una mano sulla sua fronte
gelida, imperlata di altrettanto freddo sudore. Lui delirava. Di tanto in tanto, sembrava brevemente
riacquistare conoscenza…e ad un certo punto si stupì nel vederla lì, accanto a sé.
“Buffy…cosa sta succedendo? Perché sei qui…perché…sono così debole…”
“Shh…” mormorò lei, tenendogli le mani. “Ti hanno ferito. Stiamo cercando una cura. Presto starai
meglio, credimi.”
“Buffy…è così buio….”
“Sì, lo so” ammise lei, lottando per trattenere le lacrime. Era davvero buio, malgrado le candele di
Drusilla. E le ore della notte si allungavano dinnanzi a loro all’infinito. Nella biblioteca deserta, nella
scuola buia e silenziosa, Willow lottava contro il tempo e contro i confini del proprio intelletto e della
propria ambizione.
E l’alba, l’alba di morte che attendeva il Flagello, era ancora troppo vicina.
Willy aveva parlato di cinque o sei ore…e ne erano già passate sette. Erano state le otto di sera quando
Angelus era stato ferito…ed ancora viveva, a testimonianza della sua straordinaria forza interiore.
Sempre più debole, sempre più assente…ma vivo. I minuti scorrevano lenti, e Buffy li sentiva sulla sua
pelle, ad uno ad uno come anni.
Quando squillò il suo cellulare, erano le quattro meno dieci del mattino.
Buffy quasi incespicò nell’aprirlo per la tensione e la stanchezza.
“Willow…” Buffy dovette ripetersi: per l’emozione aveva parlato troppo piano. “Willow…parlami.”
Poteva essere che non ci fossero più speranza. Poteva darsi che Willow avesse gettato la spugna.
Ma la voce della giovane strega era piena di un sentimento indefinibile…che molto aveva a che fare
con l’hubris degli antichi.
“Ho trovato la cura, Buffy”.
Il cuore della cacciatrice parve fermarsi.
Angelus era immobile davanti a lei, ed il suo colorito era cereo…un perfetto cadavere. Buffy trattenne
un singhiozzo.
“Ho trovato la cura!” ripeté Willow, finalmente, apertamente, trionfante. Poi, la sua voce quasi si
spense in un sussurro.
“Non ho capito cosa hai detto, Willow!” urlò Buffy, fuori di sé. “Più forte! Parla più forte”.
La voce della ragazza le giunse finalmente chiara ed incisiva.
“Ho detto che ho trovato la cura, Buffy. Ma…non credo che ti piacerà”.
14. Fool for love
La notte era immobile. La calma tipica che precede l'
alba.
Willow spiava il modificarsi appena percettibile dell'
oscurità dalla finestra della sua stanza.
Stranamente non si chiedeva cosa stesse facendo Buffy. Piuttosto, rifletteva sull'
impossibilità
dell'
occhio umano di cogliere i cambiamenti infinitesimali del passaggio dal buio alla luce. E forse era
probabilmente più difficile accorgersi del momento in cui la luce iniziava a mutare in buio...
O capire quando ciò che davi per scontato, si rivelava invece un'
illusione. Darla finì di spaccare anche
l'
ultimo mobile del residence e sedette per terra, le mani insanguinate. Non si era aspettata di trovarvi
Faith. Quella piccola troia doveva essere corsa a pararsi il culo da quel caro, vecchio, sporco, bastardo
del sindaco. Eppure il furore che la tormentava non era diretto contro di loro...
Non avrebbe saputo spiegare da dove avesse origine quel tormento, in effetti. Se dall'
agonia
interminabile del suo gransire o dal fatto che Buffy fosse ancora al piano di sotto a vegliarlo...Oppure
dalle convulsioni di Drusilla, che non smetteva di dibattersi e singhiozzare, nonostante lui la stesse
abbracciando e cullando da ore. E'come se galleggiassi, si disse Spike, in un mare senza rive.
Galleggiava in un oceano denso e appiccicoso, melassa amara che gli impediva di muoversi, persino di
pensare... Poi ecco sopraggiungere qualcuno... pelle calda, quasi ardente...Qualcuno che lo scuoteva,
brutalmente, senza alcun riguardo per le onde di quell'
oceano vischioso...
Angelus riuscì ad aprire gli occhi, all'
improvviso lucidissimo. Questo, intimamente, lo spaventò, perché
la lucidità arriva sempre quando la fine è imminente, giusto?
Buffy gli stava di fronte, ansimante, scarmigliata. Dunque non era stata un sogno... Una sorta di atavico
spirito di sopravvivenza lo invase: annaspando la spinse via e scivolò giù dal letto, finendo in
ginocchio...Sul suo petto spiccava il foro arrossato della freccia, circondato da un alone di diramazioni
violacee. Lo sentiva, il veleno stava per vincere, e come se fosse senziente, voleva che lui lo sapesse...
Con un titanico sforzo, si rimise in piedi ed incespicò fino alla cornice in pietra del caminetto. "Sei
venuta a terminare il lavoro della tua compare...?", domandò a Buffy, puntellandosi con le mani aperte.
Il liquido letale ricamava in un intreccio infetto anche la sua schiena, insinuandosi nel disegno del
tatuaggio. " O vuoi semplicemente assistere? Mettiti comoda, allora...Manca poco...".
Lei lo costrinse a girarsi e l'
espressione che le vide in faccia lo stupì. Piangeva, proprio come in quello
che aveva creduto un sogno provocato dal veleno, un pianto silenzioso e lento, e sembrava che quelle
lacrime fossero proprio per lui... La guardò scostarsi i capelli dal collo e annuire. "Fallo. Mordimi,
Angelus...Il mio sangue è la cura. Ti salverò".
La lucidità...quella lucidità annunciatrice di morte...lo stava forse abbandonando?
"Cosa? ".
Buffy sorrise lievemente, un sorriso che stonava con le sue guance umide di angoscia. "E'logico,
dopotutto...Me l'
hai insegnato tu : i vampiri e le cacciatrici sono speculari, legati dal medesimo potere.
Il sangue. E quindi solo il sangue di una di noi può guarire uno di voi...". Si fece vicina, il collo
levigato e morbido offerto come un frutto. "E'logico. E giusto".
Oh, sì...Angelus si protese istintivamente...Sì, c'
era una bizzarra logica..."Io non mi fermerò...Se ti
mordo, non mi fermerò...Lo sai, vero?".
Ora le sue piccole mani gli sfioravano il torace, indugiando carezzevoli sulla ferita. "Lo so".
"Morirai...", insistette flebilmente lui, senza spiegarsene nemmeno il motivo. La risacca dell'
oceano
nero urlava nelle sue orecchie... Forte, sempre più forte...
"Morire...". Di nuovo quella ragazzina lo sorprese, per la fermezza dello sguardo che gli rivolse. "Ogni
volta che mi baci, io desidero morire...E lo desidero ogni volta che mi tocchi...Che sei dentro di me...".
Lo fissò, decisa, sicura. "Io ti amo, Angelus".
L'
aveva detto. Finalmente. E non era mai stata così certa delle proprie parole. Mai così certa di se
stessa, come se fosse diventata la vera Buffy, quella concreta, reale, solo in quell'
esatto istante. Lo
amava, sì. Forse era accaduto subito, davanti alla foto ingiallita del suo ritratto. Forse era stato quel suo
unico ed inconfondibile odore di muschio ed altre segrete essenze. Forse non si era trattato di un
singolo momento e già da prima che lui arrivasse, nelle sue lunghe ronde solitarie, lei aveva flirtato con
la notte, sapendo, intuendo che l'
oscurità stava per condurlo nella sua vita. E quando Willow le aveva
rivelato che l'
unica cura per l'
assassino dei morti era il sangue di una cacciatrice, beh... La perfezione di
tutto ciò l'
aveva quasi commossa.
Angelus vacillava e la contemplava stordito. Buffy gli afferrò il volto. "Io ti amo, mi hai capito?", gli
gridò piegandolo verso di sé. "Ti amo e sono pronta a morire per dimostrartelo!".
Con sollievo, sentì che si trasformava sotto le sue mani. "Bravo...", gli mormorò, carezzevole come una
madre. "Bravo...così... Chiudi gli occhi...Chiudi i tuoi occhi d'
oro...".
Lo guidò al proprio collo ed il dolore arrivò immediatamente, atteso, eppure di una potenza inaspettata.
Percepì con atroce precisione le zanne di lui che le laceravano la pelle, penetrando per tutta la
lunghezza, ed avvertì persino i rivoli di sangue caldo che cominciarono a scenderle lungo la spalla.
Tutti quei particolari in una manciata di secondi, perché poi Angelus la strinse con maggiore intensità,
approfondendo il morso con una spinta violenta...ed allora il dolore venne annullato da qualcosa di più
puro ed incalcolabile. Estasi. Anche se era una parola ben misera...
Caddero a terra, il vampiro sopra la cacciatrice. Buffy cercò un punto in cui fissare lo sguardo, ma si
accorse di non vedere nulla. Ogni sua terminazione nervosa era concentrata sulla bocca e sui denti di
Angelus, non c'
era posto per niente altro, se non per quello scambio pulsante di morte e vita tra loro.
Lui riacquistava vigore ad ogni sorso ed adesso succhiava muovendo ritmicamente la testa e ringhiando
come un predatore che gode del pasto. Quel suono basso e sensuale, così felino e animalesco, la eccitò
oltre misura. Allargò le gambe, avvolgendole intorno alle sue anche, con i capezzoli inturgiditi aderì al
suo corpo inarcandosi, arcuando di più il collo e conficcandogli le unghie nella nuca...Perché potesse
prenderla fino in fondo, prosciugarla... Se questa era la morte, voleva continuare a
morire...continuare...
...continua...amore, continua...non fermarti....me l'
hai promesso, non fermarti...
Non era semplice nutrimento. Non era nemmeno un modo di curarsi. Angelus beveva da quella piccola,
bionda, creatura traboccante di vita ed era come ubriacarsi, come ricevere una costante, folgorante
scarica di adrenalina e piacere...Mai nessuna delle sue molte, innumerevoli, vittime aveva risposto tanto
completamente al suo morso... Mai nessuna l'
aveva fatto tremare così...Tremare d'
emozione... Succhiò e
succhiò, assaporandola...Sperando che...Che non finisse. Che non...
Ma il cambiamento, il solito, ben conosciuto cambiamento, avvenne, puntuale e inesorabile. La stretta
di Buffy si interruppe, il fluire del suo sangue rallentò. Angelus sollevò il capo, sfregando la fronte
contro la tempia della ragazza, velata di sudore freddo...Il cuore stava per cedere e il verde dei suoi
occhi era appannato, vitreo, le labbra ceree e dischiuse...
Ucciderla o farne la mia childe, pensò il vampiro, ora, subito, le uniche due possibilità...Le uniche. Le
più ragionevoli... La rimirò, sotto di sé, bianca, troppo bianca, i capelli sparpagliati sul pavimento, quel
suo viso di bambina non ancora del tutto donna, eppure già pienamente femminile...
Le più ragionevoli...ragionevoli...
Con uno scatto fulmineo, rotolò via da lei e balzò in piedi, nuovamente forte ed ebbro di energia. Il suo
urlo rimbombò per l'
intera magione, riecheggiando disperato. "Spike ! Maledizione! Spike!!".
Nel suo secolo ed oltre di non-vita, aveva assistito ad una cospicua quantità di cose assurde. Veramente
assurde. Cioè, lui stesso non era stato forse costretto ad uscire a forza di unghiate e spinte dalla propria
bara?
Un'
assurdità quasi impossibile da battere. Quasi. Almeno fino a quel giorno.
Al giorno in cui aveva dovuto aiutare il suo gransire a portare una delle sue vittime all'
ospedale...
Spike si accese nervosamente una sigaretta, attirandosi le occhiate malevole di un paio di pazienti in
vestaglia, a passeggio lungo il corridoio, tinto di un asettico, nauseabondo verdino sbiadito. Li ignorò.
Era pronto a spegnere il mozzicone in fronte al primo che avesse osato rimproverarlo.
Ed invece lo schiacciò di fretta sotto un anfibio, quando vide comparire Angelus, a fianco di una
dottoressa. La donna gli stava parlando, guardandolo con calore, e, per l'
inferno, Spike non stentava a
comprenderla. Con quella camicia bianca abbottonata male e lasciata fuori dei pantaloni, i capelli
scarmigliati, l'
aria così genuinamente tesa, Angelus sembrava proprio quello che aveva detto di essere.
Il fratello maggiore di Elisabeth O'
Connor. Un bel ragazzo in preda al panico.
O stava recitando meglio di De Niro...O era il primo caso di vampiro occupato da un ultracorpo...E
Spike decise per la seconda ipotesi. Perché, dannazione, c'
era davvero qualcosa di diverso in Angelus,
nel modo stanco con cui adesso camminava verso di lui, in quel suo gesto così umano di massaggiarsi
la nuca e stropicciarsi gli occhi...Occhi sempre neri e inquietanti, per carità, eppure...eppure...
"Come sta?", gli chiese.
"Bene. Essendo una cacciatrice, si è praticamente già ripresa. Il medico dice che la dimetteranno entro
un'
ora...", spiegò l'
altro sedendo su una delle poltroncine di plastica allineate lungo le pareti, lasciandosi
sfuggire un mezzo sorriso di...sollievo?
Spike lo fissò, sconcertato. "Non sarà che hai quel veleno ancora in circolo? Sei il Flagello d'
Europa, ti
ricordi? E hai voluto portarla all'
ospedale...Ti rendi conto? All'
ospedale...". La sua voce si spense,
incredula.
"Smettila di ripeterlo come un pappagallo", replicò Angelus, evitando il suo sguardo. "Non sono
sordo...".
Spike si chinò davanti a lui. "No, non sei sordo. E non sei...non sei tu, cazzo. Tu non fai queste cose".
Finalmente Angelus lo guardò. "L'
ho risparmiata, già...E tu ne sei contento, non negarlo".
Spike ammutolì, stringendo la mascella. Certo che lo era, diamine.
Poche ore prima, nel scoprire Buffy ridotta in quello stato, gelida e pallida come un cadavere, aveva
provato l'
impulso di saltare al collo del suo gransire e massacrarlo...Poi, alla voglia di uccidere era
subentrato lo stupore, perché Angelus l'
aveva raccolta impedendogli di avvicinarsi, tenendosela contro
il petto come un tesoro prezioso. Un ordine secco e perentorio. "Prendi l'
auto. Sbrigati". Ed un ruggito
rabbioso ai danni di Drusilla, colpevole di una flebile protesta.
Dru...Un po’ si sentiva colpevole nei suoi confronti...Non si era preoccupato della sua reazione. Non
aveva pensato a nulla. Tranne che a salvare Buffy.
Lo ammise. "Sì. E'ovvio che sono contento...Ma non è questo il punto in discussione".
Angelus rise scuotendo la testa. "Beh, è chiaro...Analizziamo pure le mie contraddizioni. Prego. E guai
a toccarti le tue...". D'
un tratto parve privo di forze. "Ormai è giorno...L'
auto con cui siamo arrivati qui,
quella che hai rubato in centro, è inutilizzabile...Chiama qualcuno dei nostri e fallo venire con una dai
vetri anneriti, poi accompagna Buffy a casa. La madre dovrebbe essere già uscita, ma tu sii comunque
discreto".
"Un secondo...L'
accompagno?". Spike si raddrizzò, confuso. "Solo io? E tu dove te ne vai?".
"Ho delle cose da sbrigare", rispose Angelus, incrociando le braccia, gli occhi scuri persi nel vuoto.
"Cose da sbrigare? Del tipo? Shopping sotto il sole?", lo incalzò Spike. No, era troppo, era ridicolo. E
gli aveva addirittura raccomandato di essere discreto...! Restò fermo dov'
era, a gambe divaricate, le
mani sui fianchi, reclamando ostinatamente una spiegazione.
"William". Nient'
altro. Soltanto il suo vero nome, pronunciato con misurata, controllata ed
evidentissima collera. Angelus non lo chiamava spesso così, e non con quel tono. Se succedeva
significava che doveva essere molto, molto, contrariato.
Il vampiro biondo si arrese. "Ok. Ok...Come desidera sua maestà". Tirò fuori il cellulare da una tasca
dello spolverino di pelle e s'
incamminò a passi furiosi verso una toilette, per telefonare - e magari
fumarsi una decina di sigarette - in pace. In procinto di svoltare l'
angolo del corridoio, si girò: Angelus
era ancora seduto sulla poltroncina di plastica, nella stessa posizione.
Forse il veleno autentico è il sangue della Cacciatrice, pensò Spike.
15 . I'
ve got you under my skin.
L'
auto dai finestrini anneriti si fermò con dolcezza di fronte a casa Summers. Spike tenne per qualche
istante le mani sul volante, poi guardò Buffy, appisolata sul sedile del passeggero. Pareva così giovane,
così innocente, con quelle guance piene e di nuovo rosate, ombreggiate dalle lunghe ciglia, avvolta
nell'
enorme giacca di pelle di Angelus, che lui aveva lasciato all'
ospedale, sparendo chissà dove...Era
stata lei a prenderla ed a metterla, uscendo dalla saletta del pronto soccorso. Certo...Doveva avere per
forza qualcosa di lui addosso...
Ma non era quel particolare a turbarlo. Il vero tarlo, che gli stava rodendo la mente fino a farla
sanguinare, era un altro...Era una domanda, un'
unica, minuscola, domanda...
Si decise a toccarla delicatamente su una spalla. Buffy sussultò e per un attimo lo fissò come se non lo
conoscesse. "Siamo arrivati?", biascicò.
Spike annuì. "Tua madre sarà in casa, a quest'
ora?".
"No...E comunque le avevo detto che dormivo da Willow. E'un espediente che uso ogni tanto per poter
stare fuori la notte...".
"Meglio così. Riposati. Mangia molto. Ed infilati qualcosa a collo alto, per coprire la medicazione". Al
Diavolo, imprecò tra sé Spike, mi sembro Nonna Papera che istruisce Qui, Quo e Qua...Come siamo
finiti in questa macchina a parlarci come se niente fosse successo?
Scrutò gli occhi verdi di lei, sperando di cogliervi un segnale, una traccia della sua stessa amara
confusione...
Sapendo già che non l'
avrebbe trovata.
"Angelus...", mormorò infatti Buffy. "Sei stato sincero? Sta davvero bene?".
Lui sorrise. Beccati questa, Spikey, e mandala giù intera. " Sì, sì...L'
hai salvato. Credimi. Vittoria!".
"E dov'
è? Perché non è qui?", insistette lei, senza notare il suo tono sarcastico.
Spike riaccese il motore. "Chiedilo a lui, quando verrà a riprendersi la giacca...". La sua espressione
divenne seria. "Verrà. Verrà da te. Ne sono sicuro".
Buffy sospirò, un grosso sospiro pesante di troppe emozioni, come se tutto l'
amore che si era nascosta
dentro, adesso premesse per esplodere. Era una cosa splendida ed insieme terribile da vedere...
La osservò, mentre camminava un po’ esitante lungo il vialetto di casa, stretta nel rifugio sicuro di
quella giacca profumata di muschio. E la domanda, la tediosa, spietata domanda, riprese a rimbalzargli
nel cervello. Per me, pensò Spike... L'
avrebbe mai fatto per me?
"Sono una madre indegna...", si lamentò Joyce, lisciando la gonna del suo abito da sera scollato.
"Dovrei restare qui a farti una bella cioccolata calda per il tuo mal di testa...Ed invece me ne vado a
quella benedetta inaugurazione...".
"A cui stai lavorando da settimane", le rammentò Buffy, seduta al banco della cucina. "E che ti frutterà
maggiori guadagni...Dai, mamma, ho solo un'
emicrania...Ieri Willow è stata inflessibile con quei
capitoli sulla guerra civile...". Le fece un bel sorriso incoraggiante. "Corri a goderti il tuo meritato
momento di gloria! Io mi farò un lungo bagno, guarderò un po’ di tele...e poi a nanna come una brava
bambina!".
Joyce la abbracciò brevemente. "Sei cresciuta tanto, ultimamente, lo sai? Ti voglio bene, piccola...". La
baciò sulla fronte. "Tornerò tardi, ma prometto che farò piano, così non ti sveglierò".
"D'
accordo...E, ehi, attenta con quel vestito...Nessuno noterà i quadri, con te nei paraggi...".
Sentì sua madre ridere mentre si avviava verso la porta e d'
un tratto lei invece ebbe una gran voglia di
piangere.
Una farsa. Ecco cos'
era diventata la sua vita, si disse una mezz'
ora dopo, immersa nella vasca. Un
castello tremolante di bugie, continuamente sul punto di crollare. Quella mattina aveva parlato con
Willow, al telefono. Altre bugie. Tra loro, per evitare di confrontarsi sulla notte precedente. E bugie per
Giles. Una innocua e di routine per coprire la sua assenza a scuola, una romanzesca per spiegare i danni
all'
ufficio, scassinato da alcuni vampiri che lei, provetta, indomita, cacciatrice aveva scoperto e ucciso,
durante la ronda. E Giles, povero, ingenuo osservatore, ci aveva creduto subito...Inoltre, le voci sull'
"assassino dei morti" ed il ferimento di Angelus erano giunte anche a lui e quel tentativo di furto
diveniva plausibile: quei vampiri stavano chiaramente cercando una cura per il loro capo.
Già, pensò Buffy, peccato che non fossero vampiri...
Uscì dalla vasca e si osservò allo specchio, indugiando sulla ferita al collo, celata da garze e cerotti.
Dov'
era lui?
Lui...L'
unico paradosso che avesse un senso tra tutti gli altri...
Indossò l'
accappatoio e si diresse a piedi nudi in camera da letto, per nulla rilassata dal bagno, i muscoli
irrigiditi e insoddisfatti.
E d'
improvviso il profumo di muschio fu così intenso da darle le vertigini. S'
immobilizzò sulla soglia,
senza accendere la luce.
"Angelus...".
Il vampiro era in piedi, accanto alla finestra, con i suoi abituali pantaloni neri ed una malconcia camicia
bianca, le braccia lungo i fianchi, i due anelli che luccicavano nella penombra. E la guardava, gli occhi
scuri stranamente luminosi.
"Sei venuto a prendere la giacca?". Lo disse prima di rendersi conto di quanto fosse stupida quella
domanda. Ma il cuore minacciava di scoppiarle e le parole si sovrapponevano.
Angelus aggrottò la fronte per un istante. "No", rispose semplicemente.
Buffy avanzò nella stanza. Anche quando aveva tentato di opporre una disperata quanto inutile
resistenza, era sempre stato sorprendentemente facile andargli vicino, raggiungerlo. Quasi che i suoi
piedi percorressero d'
istinto una strada conosciuta e tracciata da tempo.
Si fermò ad un passo da lui. Stava bene, sì. Sempre bello. Sempre forte. Sempre circondato dalla notte,
che lo accompagnava dovunque, come un'
innamorata...
"Perché? Perché ti sei fermato?".
Il silenzio si prolungò, acuito dal ticchettio della sveglia sul comodino. Poi, Angelus inclinò la testa
bruna. "Volevi davvero morire? Diventare qualcosa come me?".
" E se già lo fossi? Un potere come il mio non viene solo dalla luce, giusto?", replicò Buffy. "Tutto in
natura è formato da una parte di luce e da una di oscurità...E se in me la parte oscura fosse
predominante? Se fossi una cacciatrice difettosa?"
Angelus le girò attorno, corrucciato. "Non è così semplice...".
"Sì, che lo è...", s'
infervorò Buffy. "Ho assaggiato l'
oscurità, come mi avevi insegnato, e l'
ho trovata più
piacevole di quanto mi aspettassi. Troppo piacevole. Sono passata sopra a tutti i miei valori ed ai miei
principi. Mento spudoratamente ogni giorno a mia madre e ai miei amici e...Non m'
importa. Ormai non
fa alcuna differenza. Se penso a domani, al futuro... Io vedo solo te".
Lui la sorprese, voltandosi e fissandola. "Perché mi ami?". Sembrava arrabbiato. Furioso. "Ragazzina,
non hai le idee chiare".
"Sono chiarissime, invece". Gli prese un braccio, tirandolo. "Secondo te non avrei potuto capire il tuo
sacrificio per guarire Drusilla...Ma io lo capisco. Adesso lo capisco!".
Di colpo, il vampiro l'
afferrò per il collo. "No! Tu non capisci affatto!".
Buffy ansimò. Non stava veramente stringendo, ma quando le sue dita premettero sull'
area ancora
sensibile del morso, le sfuggì un gemito.
Non un gemito di dolore. Angelus lo intuì dall'
espressione di lei. Sottile piacere, piuttosto. E questo gli
bastò per ammettere che il punto di non ritorno era superato da un pezzo. Puerile ribellarsi.
Le si accostò, disegnando delicati, piccoli cerchi sulla garza della medicazione con la punta di un dito.
Buffy si umettò le labbra: la sensazione era inusuale, come se dalla ferita si dipartissero innumerevoli
onde di calore mischiato a brividi. Poi lui le tolse i cerotti e si chinò su di lei, che si tese, di nuovo
pronta per i suoi denti.
Sì, amore, ancora...
Angelus però non la accontentò. Si limitò a delineare i contorni del morso con la lingua e le onde di
calore e brividi divennero un fiume di fuoco nelle vene di Buffy. Si aggrappò alla sua camicia,
protendendosi, mentre lui le risaliva lungo la mascella e la curva del mento, fino a trovarle la bocca.
Gliela stuzzicò, la aprì come un frutto, invadendola con insolita dolcezza, e la baciò rovesciandole il
capo all'
indietro, tenendole il viso tra le mani, lento, sensuale. Stordendola. Cielo... di solito lui si
prendeva i baci...E ora gliene stava dando uno che sembrava infinito...Buffy mugolò di eccitazione,
cercando impacciata di svestirlo.
"Shh...Con calma...", le bisbigliò Angelus. "Con calma...". Riprese a baciarla, un altro bacio incantevole
e senza fiato, continuando a toccarla, come se fosse importante, terribilmente importante mantenere il
contatto con la sua pelle. Una mano di lui si riempì della massa dorata dei suoi capelli sciogliendola e,
con il dorso dell'
altra, iniziò a sfiorarla lievemente dall'
incavo della gola a quello dei seni, su e giù,
insinuandosi sotto l'
accappatoio. L'
indumento di spugna scivolò a terra ed Angelus indietreggiò,
sbottonandosi piano la camicia.
Il respiro affannoso, nuda, in attesa, Buffy si appoggiò alla parete, la stessa contro cui il vampiro l'
aveva
spinta con violenza la prima volta che si erano parlati...e baciati...E adesso lui era così diverso, il suo
sguardo così caldo...Lo rimirò, sedotta, affascinata, mentre le si inginocchiava davanti e la circondava
con le braccia, catturandole un capezzolo fra le labbra.
Non l'
aveva mai sentito suo, ma quella notte lo era. Le apparteneva. E lei... Dio, lei lo voleva. Di più, lo
pretendeva.
Ricambiando la sua stretta, gli accarezzò le spalle, i capelli, il volto...E notò, con stupore e tenerezza,
che la sua fronte era segnata da alcune cicatrici circolari: un ricordo indelebile del giovane Liam,
rimasto a simboleggiare le imperfezioni della breve vita umana nella perfetta morte secolare...Le si
inumidirono gli occhi, frastornata dal piacere e dalla tristezza. Da un sospetto che le folgorò la mente...
"Non te l'
avevano mai detto...", mormorò.
Angelus alzò il viso e una lacrima di lei gli cadde sulla bocca.
"Ti amo...", proseguì Buffy. "Non te l'
avevano mai detto...".
Lui non rispose. Non ce ne fu bisogno. Era stata la prima, dunque. Era stata la prima, per lui.
"E ti piace sentirtelo dire?", domandò, segretamente elettrizzata.
Ancora una volta, Angelus non rispose. Non a parole.
Si trasformò e le sollevò gentilmente una gamba, portandosela su una spalla. Per un attimo la guardò di
sotto in su, lo sguardo dorato ed enigmatico, poi, la morse nell'
interno coscia. Buffy tremò e cercò un
appiglio qualsiasi a cui sostenersi: non era come l'
altro morso, era persino meglio... Lui stava
succhiando appena, con un ritmo indolente, ipnotico, e lei poteva percepire i movimenti sussultori delle
zanne, la pressione della lingua, quel suo ringhio soffuso di gatto in amore... Ed era come trovarsi
sull'
orlo della pazzia. Un'
inimmaginabile dolce pazzia...
Venne reggendosi ad una mensola carica di libri scolastici ed i suoi ansiti contratti riempirono il
silenzio della casa. E quando gli spasmi dell'
orgasmo scemarono, Angelus si rialzò, strusciandosi
contro il suo corpo. "Dimmelo ancora...", le chiese, il volto del demone sporco del suo sangue.
Buffy gli leccò le labbra, introducendosi tra le sue zanne e baciandolo con trasporto. "Ti amo. Ti amerò
sempre ".
Nessuna paura nel confessarlo. Quella bambina era assolutamente certa dei propri sentimenti...Angelus
ritornò all'
aspetto umano, confuso ed insieme eccitato. No, non gli avevano mai detto di amarlo. Nè a
lui era mai importato. Voleva essere temuto, non amato. L'
amore era...Cos'
era? Era questo?
Questo tormento che lo infiammava e distruggeva tutto il suo autocontrollo?
La prese in braccio, bellissima, luccicante di sudore, profumata di piacere, e la depose sul letto. Si tolse
i pantaloni e le fu accanto, sopra, dentro. Con naturalezza, come il battito di un cuore...Anche se il suo
non batteva più da tempo. "Vieni, con me, vieni...", le sussurrò. "Vieni, con me, ora...".
...Pelle umida, muschio e vaniglia, intreccio di sospiri, baci bagnati, muscoli tesi, orgasmi come bolle
incandescenti...Ondeggiarono l'
uno nell'
altra più e più volte, perduti, intrappolati, ciechi, sordi...Per
tutta la notte, mai sazi, ubriachi... Spaventati, forse...Finché sopraggiunse il sonno pacificatore a
consolarli, fronte contro fronte, le mani nelle mani...
...Il sonno e i sogni degli amanti esausti...
...Sogni...
...Incubi...
...Angelus si svegliò con un grido soffocato, la disturbante sensazione di essere schiacciato da un peso
immane. Buffy dormiva, tenacemente avvinta a lui, sulle labbra ancora gonfie un sorriso disteso e
rilassato. Lei...Lei lo amava...Lei...
Una nausea improvvisa lo assalì e la stanza gli vorticò intorno...Cosa aveva fatto? Dannazione, che gli
era preso?!
Non posso, pensò sconvolto, proprio non posso.
Non devo...
Buio nella stanza ed odore di lenzuola stropicciate dalla passione. Buffy si stiracchiò indolenzita e
muovendosi sfregò le cosce l'
uno contro l'
altra: il lieve, peccaminoso, dolore della cicatrice lasciata dal
secondo morso la fece sussultare... Oh, sì, non era stato un sogno...Era accaduto. Così
meraviglioso...Così incredibile...
Si mise a sedere, incapace di smettere di sorridere, piacevolmente stanca eppure con la voglia di urlare.
E ridere. E fare l'
amore. Ancora e ancora, con il suo principe nero...Lo cercò con una rapida occhiata.
"Angelus?", chiamò sottovoce. "Angelus...?".
Scese dal letto, perplessa, e si infilò la sua camicia, grande e spiegazzata. "Angelus...? Dove...?".
In quel momento, lui entrò, con i pantaloni di pelle già indosso, a torso nudo, i capelli bagnati. "Ho
fatto una doccia", le spiegò laconico, superandola. "Non preoccuparti, tua madre sta russando come un
minatore. Non si è accorta di niente".
"Se mi avessi svegliata, avremmo potuto fare la doccia insieme...", lo provocò lei, ammirando il suo
tatuaggio, memore di come, quella notte, le sue mani l'
avevano toccato e immaginato guizzare nel
gioco di muscoli di quella schiena perfetta...
Angelus la ignorò, apparentemente impegnato a scrutare il pavimento. "Tesoro, ho una resistenza
superiore alla media...". Sul tappeto trovò finalmente la propria catenina e la raccolse. "...ma non sono
la tua personale macchina del sesso...".
Buffy impallidì. "Angelus...Qualcosa non va?".
"No, perché?". Le sorrise, mentre si rimetteva la catenina.
Che sorriso freddo, pensò Buffy, e il suo sguardo...E'come se neanche mi vedesse...Che succede?
"Stanotte...", balbettò, improvvisamente inquieta.
"Stanotte, sì...". Sempre quel sinistro sorriso. "Una gran notte, bambina. Stai migliorando".
Cosa? Perché la trattava così?
Il mento le tremò e un groppo in gola le impedì di ribattere.
Lui inarcò un sopracciglio. "Che cos'
è quel faccino, adesso?". Sembrò comprendere e scoppiò a ridere.
"Oh, cielo...Che mancanza di tatto da parte mia! Mi hai dato il tuo sangue, abbiamo giocato un po’ ai
fidanzatini... e tu già credevi di essere la protagonista di un film della Disney, vero? Credevi che
stamane ci saremmo destati tra uccellini cinguettanti e buffi coniglietti ed avremmo cantato come in un
musical?".
Incombeva su di lei, gli occhi impenetrabili, gelidi. E cattivi. " Bimba, te l'
avevo detto che non hai le
idee chiare...La realtà nuda e cruda ha le sue regole. La notte si scopa e si mormorano piccanti bugie per
eccitarsi...E la mattina dopo...beh, ognuno per la sua strada".
No...no...Non era possibile..."Perché ti comporti in questo modo orribile?", ansimò Buffy, i pugni
stretti, le prime di molte lacrime a rigarle le guance. "Questa notte eravamo in due e non è stato solo
scopare...Non sono idiota, né stupida. Tu non mi hai scopata, mi hai amata!".
Digrignò i denti per la stizza e la delusione. "Perché fai marcia indietro, eh? E'perché hai paura? Paura
di ammettere che mi ami?".
Sì...Sì! Doveva essere così! Era l'
unica spiegazione accettabile ...
Angelus prese la sua giacca di pelle, impassibile. "Mettila come ti pare, piccola. Del resto sei ancora
così giovane...Chi sono io per toglierti le illusioni dell'
adolescenza?". Le fece un cenno di saluto. "La
camicia...Te la regalo. Ormai è rovinata".
"Angelus...!", singhiozzò Buffy, mentre il vampiro scavalcava il davanzale della finestra. "Io ti amo...".
"Oh, tesoro...Anch'
io !", replicò lui. "Ti telefono, ok?".
Saltò nel giardino sottostante ed indossò la giacca sul torace nudo. Peccato che l'
accendino e il
pacchetto delle sigarette fossero nella tasca interna del cappotto, alla magione...Bisognerebbe sempre
avere una sigaretta da fumare, quando si arriva a riaffermare se stessi. Aveva lasciato qualcosa in quella
stanza, tra le braccia morbide, sulla bocca fresca di quella ragazza...Una parte di sé che era stato
necessario amputare, prima che la cancrena si diffondesse.
Io sono il Flagello, pensò incamminandosi sotto le stelle che già cominciavano a sbiadire, io non ho
pietà . Io possiedo e non vengo posseduto. E non permetterò a nessuno di amarmi.
Mai più.
16. Soulless.
Le lacrime solcavano il volto pallido di Buffy, singhiozzi silenziosi ne squassavano il corpo snello.
Quando Willow arrivò in biblioteca, quel pomeriggio, le si spezzò il cuore nel vedere la sua amica così.
“Non ho fatto che piangere” ammise Buffy, senza nemmeno tentare di asciugarsi gli occhi. “Credevo di
non avere più lacrime…e invece….”
“Ma…stai bene? Questa mattina, al telefono, mi sei sembrata così strana”
“Ho detto a mia madre che avevo ancora mal di testa e sono restata in casa”
“Con…lui?” indagò Willow.
“No” scosse il capo Buffy. “Willow, sono disperata. Non so più cosa fare. Gli ho dato amore, gli ho
dato il mio sangue…il mio corpo. Tutta me stessa…e non è bastato. Non basta mai. Non è sufficiente”
Buffy riprese a singhiozzare.
“Shhh” l’ammonì Willow. “Se il signor Giles torna…e ti vede in questo stato…come farai a
spiegarglielo? Non credi che stavolta si insospettirebbe? Siamo state brave finora a mentire…ma cosa
puoi raccontargli?”
“Non me ne importa nulla!” esclamò Buffy. “Io sono sicura che mi ama. E’ che non riesce ad
ammetterlo…”
“Chi, il signor Giles?”
“Willow, ti prego!” esasperata, Buffy si soffiò rumorosamente il naso. “Angelus. Stanotte siamo stati
insieme. Ed è stato….meraviglioso. Sublime. E poi, all’alba…lui se ne è andato. Ed era così
freddo….così cattivo. Mi ha spezzato il cuore, Will…anche perché so che mente. Deve mentire”
Willow abbracciò la sua amica. “E se avesse ragione, Buff?” le sussurrò, accarezzandole i bei capelli
dorati. “E se si rendesse conto che tra di voi…non esiste un futuro? Lui è un vampiro, per l’amor di
Dio…un essere senz’anima. Tu sai cosa significa questo? Non c’è amore, per voi, non c’è felicità.
L’amore per lui ti è già costato così caro…due giorni fa eri sul punto di morire dissanguata. Forse
dovresti ringraziare il tuo fato che lui è abbastanza saggio da provare a starti lontano…o che è
semplicemente troppo malvagio per curarsi di te. In entrambi i casi, non c’è futuro, e lui sembra
saperlo. Mi dispiace, ma forse dovresti fartene una ragione…ed andare avanti senza di lui.”
Buffy si staccò da Willow. “Io non lo accetto…mi hai sentito?” Nel suo volto pallido, gli occhi verdi
splendevano, brucianti di vita.
Willow annuì. Sapeva meglio di chiunque altro come fosse difficile accettare i limiti della realtà. Si
poteva sempre provare a spingerli un po’ più in là….ancora un po’….
“Ehy, ragazze, perché quelle facce funeree?”
Buffy e Willow si voltarono di scatto. Xander era sulla soglia, e le fissava con aria critica.
La campanella del Magic Box tintinnò dolcemente, quasi un invito ultraterreno in quel piccolo angolo
dedicato all’occulto. Agli occhi degli ignari cittadini di Sunnydale quel negozietto dimesso, pieno di
polveri antiche, non sembrava null’altro che l’ennesima eccentricità…ma lo sguardo esperto di Jenny
Calendar scivolò con apprezzamento sulle merci scelte che ne ornavano gli scaffali.
Non erano a pochi, a Sunnydale, coloro che si occupavano seriamente di magia, ed il proprietario del
Magic Box era uno di costoro.
“Buongiorno, mia bella signora. Sicuramente non è venuta qui per un incantesimo d’amore: con un viso
ed un corpo come i suoi non ne avrà certamente bisogno”
Jenny sorrise lusingata. “Piuttosto, sono qui per qualcosa di assai più duraturo dell’amore…e di più
soddisfacente…almeno sul lungo periodo. Vorrei un globo di Thesulah”
“Ahiahi, mia bella signora, avete ragione…voi non parlate il linguaggio dolce dell’amore, bensì quello
assai più crudele della vendetta…ve ne venderò volentieri uno, l’ultimo che mi è rimasto…ma
credetemi, non potrà che servirvi come fermacarte. L’incantesimo che vi occorre è andato perduto.”
“Ci sto lavorando” mormorò Jenny, con il suo incantevole sorriso.
“Bene…sembra certo che sappiate il fatto vostro” il negoziante incartò il piccolo globo opalescente e
prese la carta di credito di Jenny. “Ma state molto attenta. In questa città, certi acquisti possono essere
molto pericolosi”
“Starò attenta” disse Jenny, e se ne andò con il suo acquisto al sicuro nella sua capace borsa di pelle.
“Mio signore…la notte sussulta. La notte tintinna. Brutte cose si affacciano all’alba…shhh…mi fanno
tremare”
“Calma, Dru” replicò brevemente Angelus, di pessimo umore. “E’ quasi sera. Dormi ancora un po’”
“Sì, dormite entrambi” replicò Spike, leggendo il suo giornale. “Mi state facendo venire il mal di testa.
Stanotte sembra che qualcuno abbia giaciuto su rovi ardenti.”
“Tutt’altro” replicò Angelus piano, sollevando lo sguardo per fissare il suo irritante compagno.
“Se lo dici tu…” replicò Spike, con un mezzo sorriso. “Dal tuo umore non si direbbe”
Drusilla si tirò su di scatto, e cominciò ad urlare.
“Falla tacere!” ordinò Angelus.
Spike gli indicò due dita, e se ne andò in camera sua.
Furioso, Angelus premette una mano sul volto della vampira, fino a che lei svenne, tra le sue braccia.
“Allora? Che succede, ragazze? Un brutto voto?”
“Xander, non sono fatti tuoi” rispose Willow. “Buffy…”
“Ma no, diciamoglielo” intervenne la cacciatrice. “Che sappia anche lui. Che rida anche lui. Sei
contento, Xander? Anche il mio nuovo ragazzo mi ha lasciata. Credo che questa notizia possa
soddisfarti”
“Chi, testa ossigenata?” indagò Xander, troppo confuso dalle lacrime di Buffy per gioirne.
“No….un altro”
“Un altro? Buffy, ma cosa…?”
“Non ho perso tempo” replicò lei. “Almeno quanto non ne hai perso tu, uscendo con Cordelia il giorno
dopo avermi lasciato”
“Ancora ti rode?”
“Per niente” replicò Buffy, disinteressata, e di nuovo sull’orlo delle lacrime. Angelus…
Xander si accorse di qualcosa…qualcosa che fino a quel momento gli era sfuggito.
“Cosa diavolo hai lì…Buffy?”
Le due ragazze seguirono il suo sguardo.
La minigonna scozzese di Buffy lasciava scoperta, quando lei si muoveva, la parte alta delle sue gambe.
Sulla coscia sinistra spiccava una ferita in corso di cicatrizzazione. Un …morso?
“Un…cane. Un cane feroce” intervenne Willow.
“Un gatto. Un gatto arrabbiato” mormorò Buffy contemporaneamente.
Xander le fissò.
“E’ stato un …cane, un gatto…od un amante troppo focoso?”
Le due ragazze si fissarono. Buffy si coprì rapidamente, ma non poté evitare di lasciar scorrere le dita
sulla ferita. Con calma, senza fretta, godendo del calore leggermente doloroso che da lì si
propagava…riscaldandole il sangue….
“Vorrei capirti, Buffy, lo vorrei davvero…ma da tempo non ci riesco più. Lo sai, vero?”
Lei annuì. Ora non aveva più dubbi: la notte in cui aveva donato il suo sangue ad Angelus, tutti i suoi
legami con il passato si erano spezzati. Dubitava persino del rapporto con sua madre: cielo, se solo
avesse saputo ciò che lei aveva fatto in quella stessa casa, nel suo letto verginale…Spike aveva ragione.
Angelus le aveva portato via tutto, persino il senso di sé…senza darle nulla in cambio.
O quasi. Voleva aggrapparsi a quella speranza, a quell’illusione. Che lui l’amasse davvero…che se solo
avesse voluto, potuto rinnegare il male che era l’essenza della sua esistenza, allora…
“Devo fare i compiti” commentò con tono piatto, raccogliendo i suoi libri. In verità, voleva solo tornare
in camera sua, quella camera dove aveva accolto Angelus e Spike, e piangere. E poi piangere ancora un
po’.
Xander e Willow la guardarono uscire.
“Non mi sembra stia bene.” commentò Xander. “E non mi sembra nemmeno felice”
“No, non lo è” ammise Willow, a disagio per il fatto di essere sola con lui.
“Will, non sono felice nemmeno io…senza di te” ammise Xander. “Non riesco a non pensarti. Uscire
con Cordelia è diventato una tortura. Non merita la mia infedeltà…nessuno la merita. Ma io non posso
far tacere i miei sentimenti”
Willow indietreggiò…fino a trovarsi con la schiena contro la libreria. “Xander, io…”
“Shhh…” le disse lui. “Ti prego. Willow…dammi qualcosa”
Willow chiuse gli occhi. Timidamente, allungò una mano…e Xander la prese dolcemente per il polso,
posandola piano sul rigonfiamento dei propri jeans. Lei ansimò. Con l’altra mano, Xander tirò giù la
cerniera…e lasciò scivolare la sua erezione tra le dita pallide e nervose della ragazza.
“Così…ti prego…”
Willow tenne gli occhi chiusi, seguendo il ritmo che le dita calde di lui le imponevano, e sorrise
soddisfatta quando lui gemette. Xander le mise dolcemente la mano sulla testa e la spinse in ginocchio
davanti a sé.
Willow spalancò gli occhi. Cosa…intendeva…farle fare?
Non ebbe mai una risposta.
Perché in quel momento arrivò Cordelia.
“A che gioco sta giocando?” chiese Darla, furiosa. Non credeva ai suoi occhi: quella vipera pericolosa
di Faith appollaiata sulla scrivania del Sindaco, ed il sorriso paterno di lui. Proprio una bella coppia.
“Le avevo detto che avrei pensato io ad Angelus…ed invece questa sciacquetta l’ha avvelenato!”
“Il vostro Angelus sta benissimo” commentò il Sindaco. “E’ stato visto stamattina all’alba lasciare la
casa della cacciatrice…l’altra”
“Che l’ha salvato con il suo sangue” commentò Faith. “Che dire? Sono degni l’uno dell’altra”
Darla si lasciò cadere su una seggiola. Aveva saputo che Angelus era vivo da Drusilla, che era venuta
nel suo residence per portarle la buona novella, ma la vampira era stata a malapena in sé…e non
sufficientemente, comunque, per svelarle la “cura” del suo childe. Il sangue di Buffy Summers.
Un’ira violentissima invase Darla. Aveva voglia di levare per sempre quel sorrisetto dalla faccia di
Wilkins…e di ridurre Faith ad una poltiglia sanguinolenta.
E l’avrebbe fatto, anche…se solo in quell’istante non fosse arrivato qualcuno alle sue spalle.
“Darla ha ragione” commentò il nuovo arrivato, con la sua voce strascicata e roca dall’accento texano.
“Non ha la minima idea di quanto pericolose…ed avventate…siano state le sue azioni”.
Darla si voltò. Faith si fece più attenta. Wilkins smise di sorridere.
Non si poteva dire che Lindsey McDonald, junior partner della Wolfram & Hart, non sapesse come fare
una grande entrée.
Lo stesso poteva dirsi di Cordelia Chase, “Queen C.”. Non a caso era la ragazza più popolare del liceo
di Sunnydale. Ed in quel momento, la più furiosa.
“Tu….con questa nullità….in ginocchio…davanti a te? Che diavolo significa?”
Willow si tirò su piano. Per una delle strane, buffe rivelazioni dell’esistenza, essere colta in quella
situazione quantomeno imbarazzante dalla ragazza del suo miglior amico non la riempiva di sensi di
colpa, né di vergogna. Ma di una strana, quasi inconfessabile soddisfazione. La bella Cordelia. La ricca
Cordelia. La popolare Cordelia.
Eppure, il suo ragazzo veniva da lei - la nullità nerd Willow Rosemberg - per la sua soddisfazione.
Forse, non sono poi così insignificante, si disse Willow. Fissò su Cordy il suo sguardo scintillante,
improvvisamente più scuro, e la reginetta di Homecoming indietreggiò involontariamente…come
davanti ad una forza sconosciuta e primordiale.
“Significa che è finita” mormorò Willow, con una voce che non sembrò appartenerle.
“Questa ragazza è un’indemoniata…non le fa bene andare in giro con quell’altra svitata della tua ex ragazza…svitata e troia. E’ così che ti piacciono?”
Xander lasciò vagare il suo sguardo tra le due ragazze. Willow era la sua migliore amica, ed anche la
sua segreta ossessione…da quel giorno nei bagni del Bronze, quando si erano inaspettatamente baciati.
Ma Cordy era la sua ragazza…ed il suo riscatto. Il suo biglietto per l’accettazione sociale. Non poteva
perderla.
“Mi era caduto un libro” si giustificò, scioccamente.
Cordelia lo fissò con disprezzo. Aveva fatto abbastanza pompini in vita sua per riconoscerne la
dinamica. A lunghi passi, lasciò infuriata la biblioteca, gli occhi accecati da lacrime di delusione e
stizza. Xander, maledetto…cosa diavolo le era venuto in mente per lasciarsi coinvolgere da un perdente
come lui? Se lui prima non fosse uscito con Buffy Summers, una delle ragazze più carine e controverse
della scuola, nulla al mondo l’avrebbe indotta ad indugiare con lo sguardo su di lui. Ma
qualcosa…qualcosa l’aveva sedotta. Dio sapeva che non riusciva assolutamente a ricordare cosa fosse
stato. Quasi sulla porta, Cordy si scontrò con la professoressa Calendar. La borsa della docente cadde a
terra ed un grosso globo opalescente scivolò a terra.
“Mi scusi!” gemette Cordelia, gli occhi pieni di pianto, sentendosi improvvisamente così
stupida…Xander si mosse per inseguirla, e Willow e Jenny Calendar rimasero sole. Nessuna delle due
sembrava poter ignorare l’elefante in mezzo alla stanza.
“Cosa diavolo intende, avvocato?” Wilkins si accigliò, indicando una sedia per Lindsey. L’uomo
sorrise e strinse la mano di Darla. Il suo volto giovane e sexy si sciolse in un dolce, ironico sorriso: lei
era splendida. Lo sguardo di Darla si addolcì: non provava amore per nessuno, tantomeno per Lindsey,
ma la sua sincera adorazione in un certo senso la commuoveva. Ripensò alla prima volta che avevano
fatto l’amore ed a come lui avesse lasciato che quasi lo prosciugasse. Non era poi uscito di casa per una
settimana, mentre lei lo curava con amore. Una perfetta infermiera.
“Come lei sa, sindaco Wilkins, la Wolfram & Hart - che io rappresento - ha potenti mezzi a propria
disposizione: strumenti tecnologici…ed esperti dell’occulto. Abbiamo al nostro servizio un’intera
squadra di veggenti e sensitivi, molti provenienti da dimensioni parallele in cui le capacità empatiche
sono particolarmente sviluppate…penso - ad esempio - a Pylea.”
“Sì, ne so qualcosa. Utili per capire quando i tuoi collaboratori fanno la cresta sulle spese”
“Tra le altre cose” concesse Lindsey. “E può bastare se dico che tutti quanti hanno passato l’ultima
settimana a dimenarsi come dervisci?”
Wilkins sorrise. “Ha la mia attenzione, avvocato”
“Qualcosa di grosso sta maturando qui a Sunnydale…non ci crederà, ma si tratta di qualcosa di più
grosso della sua prossima Ascensione”
“Continui”
“L’equilibrio del mondo sta per alterarsi irrevocabilmente.”
“La morte della cacciatrice?” chiese Wilkins, fissando preoccupato la sua Faith.
“Qualcosa di peggio. Lei non ignora come sulla scacchiera del potere, dell’equilibrio tra i mondi,
giochino da millenni potenti forze…alcune a favore del male…altre a tutela del bene”
“Bene…male…definizioni quanto mai irrilevanti” chiosò Wilkins.
“Ha ragione, glielo concedo…ma ammetterà che non è irrilevante quando una potente forza del male
viene volta al bene…e viceversa. Ed è quello che sta per accadere”
“Faith, stai per tradirmi?” chiese Wilkins, sondando con lo sguardo la sua protetta.
“Mai, capo” rispose lei, l’adorazione per quel padre surrogato nello sguardo scuro ed appassionato.
“Non è il momento di mettersi a giocare con vampiri come Angelus e William the Bloody” replicò
Lindsey. “E’ il momento di star fermi e di aspettare gli eventi, pronti ad ogni evenienza. Perciò,
l’operazione ‘Flagello d’Europa’ è ufficialmente sospesa”
Wilkins rimase un lungo istante in silenzio.
E poi esplose.
“Un momento…da quando in quando io prendo ordini dalla Wolfram & Hart? Come si permette di
venire a comandare nel mio municipio?”
Lindsey fece scattare la sua ventiquattr’ore, e ne estrasse un documento ingiallito dal tempo.
“Era il 1924…e lei stipulò questo patto con l’allora filiale newyorkese dello studio legale. Nulla di
complicato…una semplice alleanza, una delle tante che - negli anni - lei ha contratto con le potenze
infernali. Quella in calce, in rosso, è la sua firma…il suo sangue.”
Wilkins si risedette. Aveva dimenticato quel trascurabile contratto. Tanti altri ne aveva stipulati: con
Machida, con Lurconis…e con altre potenze demoniache ancora meno presentabili ed affabili.
“I nostri archivi sono estremamente ben organizzati…è stato facilissimo risalirvi” commentò Lindsey,
richiudendo la valigetta. “Ora, se non le dispiace, io e Darla ci tratteniamo ancora qualche giorno in
città e poi toglieremo il disturbo. Quando a lei, signorina…”
“Faith” mormorò la cacciatrice, imbronciata.
“Ha mai pensato ad una carriera come free - lance?”
Faith non rispose, lo sguardo fisso su Wilkins. Non le piaceva assistere alla sua sconfitta: le faceva
venire una voglia matta di piantare un paletto nel petto di Darla….ed una pallottola in quello di
quell’avvocatucolo dai capelli troppo lunghi sugli occhi.
Ma era abbastanza intelligente da capire quando era il momento di starsene buona e zitta.
Darla e Lindsey e ne andarono, e Faith rimase sola con il sindaco.
“Tu…non te ne andrai, vero?”
“No” sorrise lei. “Io non la lascerò mai.”
“Ho mentito, amore” mormorò Lindsey, quando furono nella limousine, le labbra che vagavano sulla
fredda pelle di velluto del collo di Darla, sull’inizio del suo seno. “Andremo via quanto prima di
qua…domani stesso, probabilmente. Perché, all’alba, ciò che deve accadere, accadrà”
“E che importa?” rise lei, scoprendo i candidi dentini perfetti…e lasciando che lui con la sua bocca
coprisse la propria. Il bacio andò alla testa di Lindsey che come al solito, tra le sue braccia, perse
freddezza…e lucidità.
“Ti importerà” disse lui, guardandola quasi con…compassione. Non poteva rivelarle ciò che avevano
scoperto i suoi sensitivi. Non ancora, forse mai. Lei avrebbe fatto di tutto per impedirlo. Di tutto.
Mentre la Wolfram & Hart non aspettava altro. Il caos era il loro pane.
Come tutti, avrebbe dovuto imparare a vivere con le conseguenze.
“Shh…” le disse, scoprendole un seno, e chinandosi nel buio intimo e confortevole della vettura ad
assaporare i suoi capezzoli con i denti, in una parodia dei morsi che lei tanto efficacemente…e
dolorosamente, sapeva dispensare. “Stanotte resta con me.”
“Devo mangiare” replicò lei.
“Ho del sangue con me…e puoi prendere anche il mio, se vuoi”.
La timidezza, quasi, con cui lui formulava quell’umile offerta….non la commuoveva. La rattristava,
piuttosto, perché sapeva quando caduche fossero le passioni umane. E, quella, più di qualunque altra.
Con dita abili sciolse la cintura di pelle fine dei suoi pantaloni, e gli si mise a cavalcioni, sollevando la
sua gonna di pelle nera e spostando di lato i suoi slip con due dita. Lindsey affondò nel suo fresco
splendore…così diverso era, il suo grembo, da quello di qualsiasi altra donna vivente…così ammalianti
i suoi bellissimi occhi azzurri, che lei teneva pericolosamente socchiusi.
“Ti amo” le disse, mentre lei lo cavalcava, lo sguardo fisso sulla vena che si stendeva sotto la pelle
dorata del suo collo.
“Ed io amo il tuo sangue” sorrise lei, un istante prima di affondare le zanne in ciò che lui le offriva.
“Spike!” gridò Angelus, quando Dru ritornò in sé….e cominciò a piangere disperata. “Toglimela di
dosso! Non fa altro che starmi appiccicata”
Sollevando gli occhi al cielo, Spike scese al piano terra e prese Dru tra le braccia. Il pianto di lei si levò
d’intensità, in un ululato disperato.
“Non so che le prende” dichiarò nervosamente Angelus.
“Sembra sconvolta. Era da parecchio che non faceva così…Nemmeno l’altra notte, quando tu stavi
male, sembrava così turbata. Cosa è successo con Buffy, eh? E’ pronta a piantarti un paletto nel cuore,
finalmente?”
“Ti piacerebbe, vero?” replicò Angelus con un sorriso.
“Non essere banale, Flagello” replicò Spike. “Non è così semplice, e lo sai”
“Non accetti che lei abbia fatto questo per me. Che sia stata pronta a dare la sua vita….per un essere
amorale, un mostro come me. Beh, flash d’agenzia: tu non sei migliore”.
“E chi è che mi ha reso tale?” chiese Spike, con amarezza.
“Povero, piccolo William. Tanto buono ed innocente…te lo dissi molto tempo fa, non far finta di
essertene dimenticato. Nessuno di noi merita nulla. Non c’è azione che tu possa fare che possa
cambiare le cose. Non c’è più mio, tuo…ma puoi prendere tutto ciò che vuoi. E noi ci siamo presi
Buffy Summers…anche tu, sì. Ma lei non è nostra…e forse è ora di lasciarla andare per la sua strada.
Sì, forse è meglio così”
Spike lo fissò.
“Sei riuscito a convincerti? Bene, Angelus…perché, lasciamelo dire, mi sembri ancora piuttosto
confuso”
“Tu pensa a Dru ed a calmarla. Non la reggo più. Esco”
Spike lo guardò avvicinarsi al pesante portone. Avrebbe voluto spaccagli la faccia: Angelus aveva
l’amore di Buffy, ora lo sapeva. E lo buttava via.
Una disperata sensazione di impotenza lo invase. Se lei avesse amato lui così…non c’era cielo, né terra,
né mare che non avrebbe superato pur di esserle accanto. Non c’era ostacolo, per quanto impervio, che
non avrebbe affrontato. Non c’era realtà, per quanto amara, che non avrebbe piegato. Pur di essere suo.
Angelus aveva ragione: William non aveva mai imparato quella particolare lezione.
Dru si alzò in piedi e tese la mano verso Angelus. Entrambi gli uomini si immobilizzarono: nei suoi
limpidi occhi violetti c’era un’espressione di chiarezza metafisica…e di morte.
“All’alba, ciò che è perduto verrà ritrovato”
Dru riprese sommessamente a piangere.
Angelus tornò sui suoi passi. Poteva essere confuso ed arrabbiato, ma non stupido. Non aveva mai
preso alla leggera le visioni di Dru, e non avrebbe cominciato ora. Gli avevano salvato la pelle più di
una volta.
“Di che diavolo stai parlando, Dru? Che succede?”
Dru sembrò cadere in trance. Si inginocchiò sul pavimento e tese le mani in avanti, come a tracciare un
cerchio.
“Hai ucciso la figlia prediletta dei Rom. Loro non lo perdoneranno. La vendetta è una cosa viva …ha
denti aguzzi almeno quanto i tuoi. Nella bocca dell’inferno, dove il Maestro è caduto, stanno
preparando un’alba di dolore per te…di infinito dolore. Corri, Angelus…corri, o non riuscirai a
fermarle!”
Angelus si irrigidì. Ricordava la ragazza: un cosino grazioso, non ancora sciupato dalla vita. Aveva
scoperto solo dopo che era una zingara.
Angelus non mangiava gli zingari. La sua tata irlandese - duecentocinquanta anni prima - gli aveva
detto che una zingara gli sarebbe stata fatale. Angelus era superstizioso, come molti di quelli della sua
epoca. E si era sempre tenuto alla larga dai gitani.
Ma quella volta…diavolo, era vestita come una studentessa di buona famiglia…come capirlo?! L’aveva
compreso solo il giorno dopo, leggendo distrattamente i giornali. Era la figlia minore, l’orgoglio del Re
dei Rom.
“E’ il caso di fare una visitina all’osservatore di Buffy” disse, conscio di come il Maestro fosse
precipitato dal tetto della biblioteca del Liceo di Sunnydale…e di come quello fosse, oltre alla Bocca
dell’Inferno, il quartier generale degli Scoobies. “Se scopro che c’è Buffy dietro a questa cosa….” La
sua ira - che covava furiosa dalla notte precedente - sembrava finalmente aver trovato un canale di
sfogo. Il demone, dentro di lui, ruggiva.
Spike non rispose. Quando Angelus fu uscito, Dru fissò il suo compagno.
“Per te, sarà ancora più doloroso” gli disse solo. “Perché solo gli stolti vanno là dove gli angeli hanno
paura di entrare”
Senza altre parole, Spike la lasciò sola ed uscì a sua volta dalla villa di Crawford Street.
Buffy uccise disinvoltamente il vampiro appena sorto dalla sua bara. Non c’era nemmeno stato bisogno
che si concentrasse…ed era stato un bene, perché i suoi pensieri erano tutti rivolti ad Angelus ed alla
notte appena trascorsa. Aveva bisogno di lui…e non accettava il suo rifiuto. Tutto la dilaniava, e
nemmeno andar di pattuglia la faceva star meglio.
“Grazie al Cielo sei qui” ansimò Spike, raggiungendola di corsa. “Buffy, i tuoi amici sono in pericolo”
Buffy lo fissò. “Di che diavolo stai parlando?”
“Dru ha predetto ad Angelus che qualcuno - nella biblioteca del liceo - sta per progettare qualcosa di
terribile…ai suoi danni. E’ la tua amichetta dai capelli rossi…la strega?”
Buffy si pentì di essersi confidata con Spike. Possibile che lui avesse avuto accesso a tutti i suoi
pensieri? Era strano, ma quando erano stati amanti…c’era stato un caldo sentimento tra di loro, una
confidenza che Buffy non aveva mai provato con alcuno, tantomeno con Angelus. All’epoca, gli aveva
parlato dei suoi amici…e delle avventure della gang. Ora, lo sentiva così lontano…nella sua anima
c’era posto solo per una nera passione. Una passione che oscurava tutto: cuore e pensieri.
Però una parte di sé rimpiangeva la comprensione che aveva sempre sentito fluire, silenziosa, con
Spike.
“Ed allora?” replicò lei, sfrontatamente.
“Non capisci? Angelus è sulle loro tracce. Li fermerà”
Buffy si bloccò sui suoi passi, irrigidita dall’ira..
“Sei geloso, e vuoi mettermi contro di lui. Ma io non te lo permetterò”
Spike la mandò a stendere con un pugno. Sgomenta, a terra, Buffy si massaggiò la mascella dolorante:
non l’aveva colpita forte, ma abbastanza da sorprenderla e da umiliarla.
“Sei proprio una sciocca, ragazzina. Metti da parte il tuo smisurato ego, e pensa con quel poco di
cervello che ti è rimasto, dopo essertelo bevuto scopando il Flagello. Angelus è furioso con te, Dio solo
sa perché, ed è deciso a sterminare chiunque si metta sulla sua strada. Ed in questo momento è diretto
verso la biblioteca. E se non vuoi che qualcosa di orribile capiti ai tuoi amici…forse è meglio che ti
metti in moto. E che tu sia pronta a polverizzarlo…se necessario. Credi di esserne capace?”
La mortale serietà delle sue parole finalmente penetrò il cervello ottenebrato di Buffy. Spike poteva
avere i suoi motivi, i suoi sentimenti….ma non mentiva. Angelus era su di un cammino di morte…e
dall’altro capo della strada c’erano i suoi amici. Non si era mai sentita così sconfitta: era stata lei a
portarlo nelle loro vite.
Buffy volò verso la biblioteca.
Willow si chinò, e prese il globo. Era tiepido sotto le sue dita…ed emanava potere.
“Bell’oggetto” commentò, spassionatamente, sotto lo sguardo inquieto di Jenny. “Sa, Miss Calendar, ho
sentito che se ne adoperano di simili per portare a termine potenti incantesimi…per ridare l’anima ai
vampiri. Ha già in mente…qualcuno?”
Jenny tese una mano, per riprendersi il globo…e Willow lo trattenne. Le piaceva sentirselo in mano.
“Ah - ah” mormorò Willow. “Non prima che mi abbia promesso di assistervi.”
“Ragazzina, non sai di cosa stai parlando. Ridammelo!”
Willow si concentrò…e lo fece lievitare.
Sia Jenny che lei stessa furono stupefatte: era la prima volta che tentava un incantesimo di quella
portata, e mai avrebbe creduto che le sarebbe riuscito. Willow si sentì deliziosamente invincibile.
La notte cadeva fuori dalle finestre della biblioteca. Le due donne erano ancora in piedi, l’una di fronte
all’altra - con l’oggetto luminoso che galleggiava a mezz’aria tra di loro - quando qualcosa piombò
nella sala dal tetto di vetro, quello da cui era precipitato - impalandosi - il Maestro.
La grande forma scura si alzò, le osservò.
Era un uomo bellissimo, vestito con pantaloni di pelle nera ed una camicia di seta in tinta. Mentre i
frantumi tintinnarono attorno a lui, Willow e Jenny indietreggiarono. Quell’angelo misterioso e
tenebroso stava fissando il globo luminoscente…e nei suoi occhi scuri, impossibilmente belli, lessero
entrambe la morte.
“Non si gioca con questi oggetti” mormorò lui, a voce così bassa…piacevole, quasi. “Stavate tramando
un incantesimo? Contro di me?”
“Angelus” disse solo Jenny, riconquistando la propria compostezza. “Finalmente ci incontriamo”
“Angelus….” mormorò Willow, la comprensione nei suoi occhi. E così, questo era l’amante segreto di
Buffy, la cacciatrice. Ed era la sua nemesi, se mai ce n’era stata una. Bello, bellissimo…l’antitesi. Il
male. L’oscuro fascino…
Angelus allungò una mano ed afferrò il globo. Splendeva nella sua mano dalle lunghe, eleganti dita
pallide.
“Sarebbe così facile frantumarlo…almeno quanto frantumare le vostre ossa…”
Jenny ansimò, ma non si arrese.
Willow fece qualcosa di più: i suoi occhi si scurirono, ed il globo luminoso, ancora tra le dita del
vampiro, svanì.
“Ohhh…..”fece Angelus, sorridendo. “La bambina cattiva ama i giochini pericolosi”
Willow alzò una mano. “Lux fiat!”
Una luce accecante si sparse per la biblioteca, come quella del sole…ma non era il sole. Angelus si
coprì gli occhi con le mani…e si lanciò all’inseguimento. Willow ne approfittò per fuggire,
pazzamente, sperando che Jenny facesse altrettanto. La giovane zingara era quasi riuscita a superare le
porte a spinta della biblioteca quando una forza possente l’afferrò e la sospinse tra le braccia del
mostro….del vampiro.
La luce fittizia creata da Willow si era già da tempo spenta.
Angelus riaprì gli occhi, li fissò in quelli grandi, bruni ed espressivi di Jenny, sul bel volto pallido, sul
suo petto ansimante. Sembrava l’abbraccio di un’amante.
Ma non lo era.
“Tu…non hai….un’anima” mormorò Jenny. “Ancora”
“No, dolcezza, io non ce l’ho” sorrise Angelus.
E poi, con un rapido gesto, le spezzò il collo.
Buffy corse più che poté. I suoi pensieri turbinavano….sarebbe riuscita ad ucciderlo? Avrebbe potuto
polverizzarlo? Il suo dovere era chiaro….non era mai stato così limpido. Non poteva permettere che
Angelus diventasse una minaccia per i suoi amici. Ma lei…era all’altezza di quel compito? E se Spike
si fosse sbagliato? E se avesse mentito? Dio, fa che sia così, si disse disperata, come in un mantra…
Entrò correndo dal retro della scuola…la biblioteca non era lontana. C’era un silenzio perfetto.
Quando fu sulla porta a vetri, lasciata socchiusa, esitò.
Quello che avrebbe visto avrebbe potuto spezzarle il cuore. Era in grado di affrontarlo?
Facendosi forza, avanzò.
La biblioteca era deserta.
Nel centro, proprio dove si apriva la bocca dell’Inferno, c’era un fagotto scuro. Qualcuno doveva aver
lasciato un…
Buffy ansimò. Jenny. Oh, mio Dio, era Jenny.
Gli occhi spalancati, la bocca socchiusa. La testa posata ad un angolo innaturale rispetto al collo.
Buffy urlò, e quasi non si accorse di Giles e Willow, che stavano arrivando correndo.
Il suo mondo era in frantumi.
“Jenny….Jenny!” gridò Rupert Giles, stringendosela al petto. Il suo pallido viso bellissimo. La sua
grazia antica. Il suo amore. L’unico vero amore di una vita solitaria…il suo futuro.
Ora, il suo passato.
Giles sollevò gli occhi su Willow, che piangeva. E poi su Buffy, impietrita.
“Chi è stato?” sussurrò, negli occhi la morte.
Buffy girò il capo, incapace di fissare il suo osservatore negli occhi. Sentendosi il sangue di quella
morte assurda sulle dita, nel cuore. Era a pezzi. La notte era ormai scesa su Sunnydale, e si dipanavano
nell’aria le sirene della polizia. Qualcosa doveva aver fatto scattare l’allarme dell’edificio. “Ragazze,
via di qui prima che arrivi il Preside” sussurrò Giles. “Non voglio che siate coinvolte”
Buffy restò immobile, fino a che Willow la prese dolcemente per un braccio e la portò via. Voleva
confessare tutto all’osservatore. Rivelargli che era tutta colpa sua. Sua, sua…ma Willow non la pensava
così. La trascinava fuori.
“E’ tutta colpa mia” pianse Buffy, disperata “Avrei dovuto ucciderlo. Avrei dovuto ucciderli tutti e due.
Invece…sono stata il loro giocattolo. Oh, mio Dio, come potrò perdonarmi….”
“Shhh” la consolò Willow, ancora scossa, mentre attraversavano il vialetto della scuola.
Dall’altra parte della strada c’era Oz.
“Oz, non sai cosa è successo…”
“So tutto, Will” replicò il suo ragazzo, il volto di pietra. “Cordelia mi ha raccontato”
Willow lo fissò senza capire. Poi, comprese.
“No, Oz, non mi riferisco a quello….io…”
“Perché non me l’hai detto?” ribatté Oz, con una calma smentita dal luccichio ferito dei suoi occhi. “Di
te e Xander. Avresti dovuto essere sincera. Io lo sono sempre stato con te. Ed ora…ora credo di non
conoscerti affatto.”
“Oz, ascoltala” intervenne Buffy, ancora sconvolta dai singhiozzi. “Jenny Calendar è morta. E’ stata
uccisa da un vampiro, ed io…”
“Cosa?” Oz fissò Willow. “State bene? Eravate con lei?”
“Io ero con lei” ammise Willow. “Ci ha attaccate…un pericoloso vampiro. Ma sono riuscita a fuggire.
Purtroppo, la signorina Calendar….”
“Il signor Giles lo sa?”
Willow annuì. “Era a cena da uno dei suoi colleghi docenti. Io gli ho telefonato…grazie al Cielo, senza
volerlo, gli ho anche fornito un alibi”
“Oh, mio Dio….”inorridì Oz.
Buffy riprese a piangere.
“Devo portarla a casa” disse Willow, in tono pratico. “Parleremo dei nostri problemi domani, se non ti
spiace”
Oz scosse il capo. “Questo purtroppo non cambia niente. Neghi di essere stata sorpresa…insieme a
Xander?”
Willow scosse il capo, gli occhi pieni di lacrime. Finalmente si rendeva conto quanto le fosse caro
Oz…ora che stava per perderlo. Dio, quanto era stata superficiale!
“Devi darmi del tempo, Will. E non credo che basterà” le disse sinceramente il ragazzo. “Ma ora
bisogna che vi riposiate. Andrò dentro…vedrò se posso fare qualcosa per il signor Giles”
Willow annuì, il cuore spezzato.
Senza altre parole, lei e Buffy, abbracciate, si diressero verso casa di Willow.
Si sentiva forte. Si sentiva bene.
Riassaporava il gusto della malvagità pura. Quello che l’amore insipido di quella pupattola bionda era
stato sul punto di cancellargli.
No, io non sono così, si disse respirando a pieni polmoni il fumo dell’ennesima sigaretta. Ai suoi piedi
giaceva il corpo di una prostituta bionda. Bersela fino all’ultima goccia non gli aveva dato neanche un
decimo della soddisfazione che aveva provato spezzando il collo di quell’intrigante zingara…ma era
già qualcosa. La notte era ancora lunga, la caccia aperta. E presto avrebbe fatto fuori anche quella rossa
dispettosa che giocava a fare Sabrina.
Cosa aveva detto, la bella Jenny, prima di morire? Che lui non aveva un’anima? E allora?
Ricordava bene il gusto marcio che lasciavano quegli aggeggi. Il sapore dolciastro e marcescente dei
rimorsi, dei rimpianti…grazie a Dio, se ne era liberato da duecentocinquanta anni. Non un minuto
troppo presto.
Avrebbe dimenticato. Quello, ed il sapore dei baci di Buffy Summers.
Non valeva la pena pensarci. No davvero.
Meglio cacciare.
“Tieni. Se non altro, è caldo”
Buffy prese la tazza tra le mani, stretta sul letto di Willow, una coperta addosso. Tremava, ed i suoi
occhi non avevano quasi più lacrime. Quasi. Era un conforto sapere che Giles non era solo: Oz era con
lui, e Xander l’aveva raggiunto. Per quanto fosse imbarazzante per lui ritrovarsi con Oz dopo quanto il
musicista doveva aver appreso, nessuno dei due aveva esitato nel collaborare. Rupert aveva bisogno di
loro.
L’ennesima bugia aveva garantito un’altra notte lontana dal tetto materno. Ormai, Buffy non contava
più le serate che aveva passato fuori casa…fino all’alba. Ma presto, tutto ciò sarebbe finito. Doveva
finire. A costo di piantare di persona un paletto nel petto liscio di Angelus…e di William the Bloody.
“Come stai?” chiese a Willow, pallidissima nel suo pigiama rosa.
“Male” ammise la ragazza. “Il tuo ragazzo voleva farci a pezzi….ed Oz mi ha lasciata. Per sempre”
Buffy si morse le labbra. “Serve a qualcosa che io ti dica che mi dispiace?”
Willow annuì.
“E’ poi…è anche colpa mia” ammise, con la solita onestà intellettuale. “Non avrei dovuto aiutarti a
trovare la cura per il suo veleno. A quest’ora, se non fosse stato per me…lui sarebbe morto. E
Jenny…sarebbe ancora viva”
Buffy nascose il volto tra le mani. Non voleva pensarci. Non poteva pensarci. Se l’avesse fatto, si
sarebbe forse detta che sì, ne era valsa la pena….e come poteva vivere con la consapevolezza di quanto
in basso fosse caduta?
“Ascoltami” le disse Willow. “Devi controllarti. So che hai la tentazione di rivelare tutto a Giles…per
lavarti la coscienza. Ma ti rendi conto di quanto la consapevolezza dei tuoi rapporti con…quel mostro,
lo farebbe soffrire? Buffy, devi essere forte. Superare questo momento…e decidere il da farsi. Con
calma.”
“Lui non può più vivere” commentò Buffy, a bassa voce. “Altrimenti…chi sarebbe il prossimo? Tu? Ti
ha visto esercitare la magia contro di lui…non credi che potrebbe cercare di eliminarti?”
“Ci sono varie, possibili soluzioni”
Buffy scoppiò a ridere, amaramente.
“Non raccontiamoci balle, Willow. Ce n’è solo una. Devo prendere un paletto…e polverizzarlo” Buffy
chiuse gli occhi. “So che devo farlo. Lo so da tanto tempo. Ma devo prima trovarne la forza. Signore,
dammi la forza…perché ora come ora…non ce l’ho”.
Willow si incupì. “Gli uomini, che ipocriti. Ci usano come se fossimo kleenex…e poi si permettono di
giudicarci. Xander era pazzo di me…e poi è tornato strisciando dalla sua Cordelia. Oz sembra essersi
dimenticato di quante preoccupazioni la sua licantropia mi ha causato. Ed il tuo Angelus…”
“Non è neanche il caso di parlarne” ammise Buffy.
“Se solo sentissero…se solo capissero cosa si prova ad amare veramente…allora, non si
comporterebbero così”
“Se solo Angelus avesse un’anima” sospirò Buffy. “Saprebbe ciò che prova per me….e non potrebbe
fare a meno di amarmi…ne sono certa”
Willow la fissò.
“Ripeti quello che hai detto”
“Ho detto che…che ti prende, Will? A che stai pensando?”
“L’avrebbe voluto anche Jenny. Era quello che stava cercando di fare” mormorò Willow, come in
trance.
“Cosa?!” indagò Buffy, sempre più perplessa. “Ucciderlo? Ti ho detto che non me la sento…ma ce la
farò. Prima o poi, ce la farò…te lo giuro.”
Willow fissò la sua amica. “Forse non sarà necessario”
Tra un’ora sarebbe stata l’alba. L’alba di una lunga notte di sangue. Angelus tornò in Crawford Street e
si rifugiò nella sua stanza . Dru e Spike erano già nel suo grande letto, abbracciati, addormentati ma
ancora vestiti dopo la caccia. Angelus meditò se non fosse il caso di andarsene in un’altra camera…ma
poi cambiò idea. Si sentiva inquieto. Eppure, era strano: non aveva avuto alcuna esitazione ad uccidere,
quella notte. E ancora, ed ancora.
Cosa diavolo gli stava prendendo?
Si tolse la catena d’oro dal collo e la camicia. Con i soli pantaloni indosso, si strinse vicino a Dru. I
suoi movimenti svegliarono Spike, che lo fissò.
“Hai cacciato?” gli chiese, ed Angelus non ebbe difficoltà a decifrare la sua domanda.
“Buffy sta bene, non temere, ed anche la sua amica streghetta” replicò Angelus.
Spike si rilassò impercettibilmente.
Faticarono entrambi ad addormentarsi, ciascuno perso nei suoi pensieri, le membra appesantite
dall’alba che si avvicinava.
Un'alba di cambiamenti, ciascuno dei due vampiri lo presagiva in cuor suo.
“Sei sicura?” chiese Buffy, mentre osservava Willow disporre intorno a sé minuti ossicini bianchi e far
bruciare erbe profumate, la cui essenza pungeva loro gli occhi.
“E tu…sei sicura?”
Buffy annuì. Willow la fissò. “Stiamo parlando di un incantesimo potente…e molto pericoloso. Mi
dicevi che non ti sentivi in grado di dare subito la caccia ad Angelus. Io ti ho detto che forse non
sarebbe stato necessario. Ma che sarebbe bastato usare l’incantesimo di Jenny…quello che lei stessa
intendeva usare”
“Ma…per lei sarebbe stata una vendetta” ammise Buffy.
“E…per te?”
Buffy scosse il capo, disperatamente. “Non mi voglio vendicare di Angelus, Will. Se lo volessi, lo
inseguirei con un paletto…ed uno di noi due morirebbe. Io voglio che lui torni ad amarmi. Voglio che
lui senta come io sento….voglio che lui abbia un’anima…e voglio che la sua anima lo costringa a
ricambiare i miei sentimenti, ad amarmi come io lo amo. Non ha a nulla a che vedere con la vendetta”
“Tu lo vuoi per te” commentò Willow. “Anche se ha ucciso….anche se uccide e devasta da quasi tre
secoli”
“Sì, io lo voglio per me. Ad ogni costo” Buffy sollevò i suoi occhi sull’amica. “Sono pronta a tutto.
Anche a ridargli un’anima”
“Potrebbe non essertene affatto grato”
“Ma sarebbe costretto ad amarmi. Ed a stare con me. Ed io non sarei più sola…”
Willow annuì. Comprendeva Buffy.
E a dire il vero lei non vedeva l’ora di mettere alla prova la propria bravura. E di esplorare nuovi magici
reami….ciascuno dei quali, aprendosi, le dava conferma del suo valore, e prometteva di annullare per
sempre il suo dolore di vivere¸ il suo senso di inadeguatezza, la sua solitudine. Una promessa di
vittoria.
“Bene, allora iniziamo. E’ quasi l’alba: l’ora in cui i vampiri sono più deboli. Con un po’ di fortuna,
Angelus dormirà. Quasi non se ne renderà conto. E quando si risveglierà…”
“…lui sarà mio” concluse Buffy, pallidissima. “Procediamo.”
“Buffy…ancora una cosa. Ho alterato la formula originaria, che prevedeva la cessazione della
maledizione al raggiungimento di un attimo di felicità. Angelus non perderà mai più la sua anima…in
nessuna circostanza”
“Bene” annuì Buffy, sollevata. Non se la sarebbe sentita di vivere con una simile spada di Damocle
sulla testa. “Sarà mio per sempre. Ora, cominciamo”.
Implacabili, le due ragazzine si disposero ad alterare per sempre l’equilibrio tra bene e male.
Ed a gettare l’universo nel caos.
Era l’alba. Ad est, la luce della California indorava ancora livida i tetti di adobe delle case del centro.
Rupert Giles piangeva in casa sua, un bicchiere di whisky in mano, “Tales of Brave Ulysses” sullo
stereo. Il corpo di Jenny già freddo all’obitorio. Domani, avrebbe dato la caccia all’assassino. Oggi,
poteva solo piangere.
Xander era nel suo seminterrato, ad ascoltare country, la musica del dolore. Oz a letto, gli occhi aperti,
incapace di non pensare alla sua Willow ed al suo inaccettabile tradimento.
Dru, Spike ed Angelus giacevano immobili, come cadaveri, nel loro grande letto dalle lenzuola di raso
nero, immutabile sepolcro. Uniti davvero per l’ultima volta.
Buffy e Willow sedevano l’una di fronte all’altra nell’alba livida, le mani unite su ossicini, erbe e croci.
Con un gesto, Willow attirò a sé la forma invisibile del globo, che si materializzò con un pallido lampo.
“Da dove….?” sussurrò Buffy, sbalordita.
“Shh…” mormorò Willow. “Ho dovuto farlo sparire…oppure Angelus l’avrebbe frantumato. E’
indispensabile per l’incantesimo.”
Willow prese il globo e lo pose di fronte a sé.
Buffy prese in mano la stampa dell’incantesimo, ricavata dal file che Willow aveva a suo tempo
sottratto a Jenny. La sua voce morbida si diffuse nella luce pallida del primo mattino. Le fece eco quella
più bassa di Willow.
“Quod perditum est, invenietur”
“Non morto, né dei viventi”
“Spiriti dell’interregno, vi chiamiamo”
“Lasciate che lui conosca il dolore dell’umanità, o Dei”
“Raggiunteci con le vostre magiche mani”
“Dateci la spada”
“In cambio, noi invochiamo….”
Il globo sparì. Una luce bianca, abbagliante, discese su Willow. Come una posseduta, lei scagliò il capo
all’indietro…e cominciò a gridare in una lingua profonda e sconosciuta.
Buffy indietreggiò, spaventata suo malgrado.
Una forza misteriosa si era ormai impadronita della sua amica, sacerdotessa di quell’antico, immondo
rituale.
Non c’era più ritorno.
Una forza altrettanto misteriosa, altrettanto potente, turbò il sonno di Angelus. Lui si tirò su di scatto, il
lenzuolo a scoprirgli il torace nudo, dove si accese una fiamma dolorosa, purificatrice…una luce
violenta gli illuminò lo sguardo. Angelus urlò, selvaggiamente.
Ed il pezzo mancante tornò al suo posto.
Lasciando solo dolore sul suo cammino.
17. Becoming I.
Urla. Urla come dardi infuocati che gli si conficcavano nel cervello...Spike si svegliò bruscamente,
sgomento. C'
era davvero qualcuno che urlava o lo aveva solo sognato?
Sì...Sì...Era Drusilla. Certo. Di nuovo. Che le prendeva, maledizione?!
Il vampiro si stropicciò gli occhi e la vide. Era rannicchiata sul bordo del letto, il volto triangolare
madido di lacrime e mascara, la bocca aperta in un grido ora silenzioso, apparentemente in preda a una
sofferenza inquantificabile.
"Dru...Amore...Cos'
hai?", le chiese, all'
improvviso in apprensione, andandole vicino.
Lei non rispose. Dal fondo della gola le usciva un unico, ininterrotto, lamento e guardava...Spike seguì
attonito la direzione del suo sguardo.
Angelus se ne stava sul pavimento, su un fianco, la testa fra le mani. E piangeva. Oh, sì...Cristo.
Angelus piangeva.
Spike saltò giù dal letto e fece per toccarlo. "Ehi...Cosa...?".
Ma l'
altro vampiro non lo lasciò finire. Scattò in piedi e si lanciò in una corsa disperata verso la
portafinestra, aperta sul giardino. Aperta sul giorno. Sul sole.
"No!", esclamò Spike, afferrandolo. "No, che diavolo fai?!".
Caddero entrambi, a pochi centimetri da una lama letale di luce. Un leggero velo di fumo si sollevò
dalla pelle di Angelus, il più vicino, e Spike lo trascinò indietro, anche se gli resisteva.
Dio, se gli resisteva. Era più grosso e più forte. E terrorizzato da qualcosa. Folle di paura.
Già, però io non mollo, pensò Spike, non ti permetterò di bruciare, bello mio...
Per tenerlo fermo, lo colpì un paio di volte, con tutto il proprio impegno, ma Angelus non reagiva al
dolore. Non a quello fisico. Sembrava in ascolto ed evidentemente ciò che sentiva era orribile oltre ogni
immaginazione. I suoi occhi, luminosi di lacrime, erano stranamente grandi. E pieni. Ricolmi di
emozioni in subbuglio, come nubi temporalesche.
"Cosa è successo? Cos'
hai?", gli domandò Spike. Dentro di sé, in un qualche remoto punto nascosto,
aveva la verità, chiara e diamantina, eppure si rifiutò di ammettere la sua esistenza, perché troppo
inconcepibile. E si ostinò a fingere di non capire. Sì, meglio fingere.
E, sangue d'
Inferno, quegli occhi... Così immensi e profondi...Non credeva di aver mai visto gli occhi di
Angelus tanto belli e vivi come in quel momento...Una rabbia sorda e cieca montò in lui. Ancora una
volta, inutilmente, rifilò un calcio alle costole del suo gransire. "Cazzo! Parla! Cos'
hai?".
La sua voce si spense in una sorta di singhiozzo, mentre l'
altro tentava nuovamente di sfuggirgli. Alla
fine, con un fastidioso e davvero inopportuno groppo in gola, fu costretto a tramortirlo e ad usare le
vecchie catene che pendevano da una parete per bloccargli i polsi. Ecco qua, si disse intorpidito
dall'
incredulità, il Flagello d'
Europa imprigionato come un cane idrofobo.
"...la rossa e la bionda...", cantilenò Dru, in stato catatonico, semisdraiata sul letto. "...la strega e la
prescelta hanno giocato con le biglie dell'
universo...Tutto al suo posto...Tutto a rovescio...".
La verità ormai gli stava di fronte. Impossibile per Spike evitarla, per quanto demenziale e incredibile
fosse. La assimilò e seguì l'
istinto. L'
unica certezza che gli rimaneva.
Era accaduto. Angelus aveva un'
anima. Buffy richiuse piano la porta d'
ingresso, incapace di calmare il
tremito delle proprie mani e il battito furioso del cuore. Lo sapeva. Sapeva di aver fatto qualcosa di
...blasfemo, di aver turbato un equilibrio che durava da secoli, di essersi spinta dove creature ben più
potenti di lei temevano di andare...Lo sapeva, ma non le importava. Per niente.
Anche adesso, mentre saliva le scale, esausta ed insieme piena d'
adrenalina, ricordava soltanto il corpo
di Angelus stretto al suo, l'
espressione di lui quando raggiungeva il piacere e diventava, se possibile,
ancora più bello, quei suoi intriganti, misteriosi sussurri che le bisbigliava con la dolcezza di un uomo e
non di un vampiro...Lo sentiva nel sangue, lo sentiva dovunque. E l'idea di perderlo, di non poterlo più
toccare o anche solo guardare, le toglieva l'
aria, la soffocava...
No, non le importava di niente e di nessuno. Angelus aveva vinto. Aveva battuto ed ucciso la
Cacciatrice. Della Prescelta restava il ricordo e una ragazzina totalmente, crudelmente innamorata. Che
voleva il suo uomo. E per averlo era disposta anche a distruggerlo. Ed a ricostruirlo.
Soffrirà, pensò, percorrendo il corridoio, soffrirà, certo, ma lo aiuterò io. Gli starò sempre accanto. E lui
mi amerà. Non potrà farne a meno.
Rimuginando, entrò nella propria camera, ancora impregnata del persistente profumo di muschio di
Angelus. E sussultò per la sorpresa, nel trovarvi Spike.
Era seduto per terra, appoggiato al muro, in attesa. Vedendola, si alzò in piedi e lo spolverino gli
scivolò dalle spalle. Aveva la camicia aperta e bruciacchiata, varie ustioni fresche sulla pelle bianca del
torace. Perché era uscito di giorno, senza riflettere, senza badare al dolore. Per istinto.
"Perché?", le chiese. "Perché?". I suoi occhi sembravano d'
acqua. Immoti. Annientati.
"Dov'
è?", replicò Buffy, facendo un passo avanti. "E'alla villa di Crawford Street? Sta molto male?".
Spike scosse la testa bionda. "Che razza di idiota...Lì, ad avvertirti di stargli lontana, che era
pericoloso...". Le sorrise, un sorriso vuoto e stupito. "E invece quella davvero pericolosa eri tu...Tanto
pericolosa che non ti è bastato ucciderlo...".
"Non capisci...", esclamò Buffy . "Lui mi ama. Io lo so. Ma non era pronto...La sua natura demoniaca
glielo impediva...Così ho dovuto cercare un modo per costringerlo ad accettare i suoi sentimenti...Ho
dovuto".
Sul volto di Spike si sovrapposero una decina di emozioni diverse. "Mi stai dicendo che gli hai
restituito l'
anima per farti amare da lui?...".
"Come lo amo io", fu l'
appassionata risposta di Buffy.
Il vampiro indietreggiò contro la parete, lo sguardo stranito, le mani aperte in segno di resa. "Aspetta un
minuto, perchè non sono sicuro se ridere o piangere...Io...Io...". Scoppiò in una risata vagamente
isterica. Sì, era preferibile ridere. Se avesse pianto, probabilmente non si sarebbe più fermato... Però
quello sfogo non portò nessun sollievo. Ritornò serio, la mascella contratta. "Angelus era il male. Puro
e perfetto. Non c'
erano odio o rabbia nelle sue azioni. Soltanto il dolore e il piacere della caccia, la
bellezza del predatore. E io lo invidiavo. E lo detestavo. E lo desideravo...". Avanzò verso di lei. "Il
mondo poteva crollare, ma Angelus era immutabile, il punto di riferimento, la pietra miliare...E per
te...non è stato abbastanza...".
Sollevò un pugno e Buffy reagì assumendo la posizione di difesa. "Spike, tu straparli...".
"No, non è stato abbastanza...", proseguì lui, ignorandola. "Angelus ti ha dato più di quanto avesse mai
concesso a chiunque di tutti noi...Non poteva darti altro. Proprio non poteva. Io te l'
avevo spiegato, ti
avevo messa in guardia...Ma tu no. Tu non ti sei accontentata di averlo sedotto e indebolito... Dovevi
cambiarlo, non è vero? ".
Rise di nuovo, gelido e furente. "Anche io non ti andrei bene così come sono, scommetto...No, certo.
Buffy Summers pretende la passione, l'
amore oscuro, ma deve saperle dire solo le parole che vuole
sentire, giusto? Sei una puttana politicamente corretta, cacciatrice...".
"Spike, basta...Non ti riguarda ", lo interruppe Buffy. Avrebbe voluto essere colpita o ferita e invece
non provava nulla. Dio, assolutamente nulla. Chissà, forse adesso era lei quella senz'
anima...E con
un'
unica, pressante, priorità. "Prenditi Drusilla e vattene. Mi occuperò io di Angelus".
"Non mi riguarda?". Spike la fissò. "E'proprio qui che ti sbagli, tesoro. Mi riguarda, invece. E tienilo
bene a mente, se oserai avvicinarti a lui... a noi...abbraccerai davvero l'
oscurità ". Le sputò sulle scarpe.
"Della tua tomba".
L'
auto sbandò finendo di traverso. Lui rimase per un po’ chino sul volante, nell'
abitacolo arroventato
dal sole. Buffo. Dirle quelle cose non gli era costato poi così tanto...Anzi, era stato quasi liberatorio...
Non le aveva dato neanche il tempo di ribattere o di attaccare. Meglio il sole, piuttosto che restare un
minuto, un solo minuto ancora in quella stanza, con il profumo del suo gransire dappertutto e quella
specie di sconosciuta che aveva distrutto il suo cuore... E la sua famiglia. Una famiglia scomoda. Folle.
Perversa. Ma pur sempre la sua.
Si decise a scendere dalla macchina e, coperto dallo spolverino, corse a ripararsi nella fresca penombra
della villa.
Li vide subito.
Sul letto sfatto, Drusilla dormiva raggomitolata in posizione fetale, l'
aria esausta di un bambino che ha
pianto fino ad esaurire le forze. Accanto a lei, la schiena appoggiata alla testiera, le lunghe gambe
piegate contro il petto, sedeva Angelus, con le catene spezzate che gli pendevano dai polsi e delle brutte
ustioni sulle braccia. Sembrava calmo, adesso. I suoi occhi scuri si posarono, grandi e stanchi, sul
vampiro biondo.
"Fai piano", sussurrò. "Dru si è appena addormentata...".
"Ti senti meglio?", domandò Spike, sistemandosi a fianco della vampira. Lei mugolò nel sonno.
Angelus abbassò la testa bruna. "No. Almeno prima credevo di essere pazzo...". Si passò le mani sul
volto e tra i capelli e le catene tintinnarono. "E'stata Buffy, sì? Dio, ha imparato veramente bene la
lezione...Le avevo insegnato che solo assaggiando l'
oscurità, solo scoprendo quanto le piaceva, avrebbe
potuto sperare di batterla...Beh, le sono piaciuto troppo, eh, Spikey?". La sua espressione era
curiosamente serena. " E mi ha battuto".
"E...com'
è?". Nella voce di Spike si mescolavano timore e reverenza. "Com'
è avere un'
anima? E'come
quando eri vivo?".
"Quando ero vivo non mi sentivo così..." , rispose Angelus, i muscoli tesi. "Ho ucciso tante
persone...Ma...non lo erano...Per me non erano persone...erano prede...Le loro facce...svanivano...o io
così credevo...Invece non sono svanite affatto. Ricordo distintamente ognuna di quelle facce, ora...E
non sono più prede...sono tutte persone...E stanno lì, a fissarmi, a chiedermi un motivo...Un motivo che
io non ho...". Con le mani, a tratti, artigliava la stoffa dei pantaloni, niente in lui era davvero stabile,
tutto vibrava e ribolliva. "In mezzo a quella folla, c'
è anche mia sorella Kathy...Avevo dimenticato
quanto fosse bella...Quel giorno era stata al mio funerale e quando ha aperto la porta, trovandomi di
fronte a sè, mi ha scambiato per un angelo...". Sogghignò, tristemente. "Nessuna paura...eterna
fiducia...e io le ho spezzato il collo...così velocemente che il sorriso le è rimasto sulle labbra...Non per
misericordia, no. Sono spaventosamente certo di averlo fatto per una questione di estetica...". Si
osservò le ferite sulle braccia, critico. "Volevo correre nel sole, prima...Ho divelto le catene e... Ma il
dolore è stato troppo forte...e ho avuto paura...Divertente, non trovi? Non temevo la morte, quando io
ero la morte...Adesso non so di preciso cosa sono, eppure non voglio morire...Sarà piaciuto questo di
me a Buffy? Il mio masochismo?".
Una lacrima gli scivolò solitaria lungo una guancia e si stupì nel notare che una lacrima molto simile
stava rigando il viso di Spike. Anche le loro ustioni si assomigliavano. Per una intrinseca, misteriosa
ragione erano contemporaneamente più lontani e più vicini di quanto lo fossero mai stati.
E ciò li spaventò entrambi.
"Che facciamo?", sussurrò Spike.
"Facciamo?". Angelus lo guardò, la fronte aggrottata. "Non esiste più un noi...Non...".
"Non dirmi che non mi riguarda", obbiettò Spike. Il mento gli tremava. Improvvisamente, lo spettro
della solitudine gli soffiava sul collo e quel respiro gelido lo atterriva. Facile odiare Angelus,
già...Inevitabile amarlo. Ed impossibile immaginare un futuro in cui lui non ci fosse. "Non dirlo".
Nonostante tutto è sempre il mio childe, pensò Angelus, studiando gli occhi trasparenti e fragili
dell'
altro vampiro, non l'
ho morso, non l'
ho scelto, eppure l'
ho reso io quello che è...
Lui. E Drusilla...Il fiore che ho calpestato e sporcato...Sono i miei figli...E non ho risposte da dare
loro...
"Che facciamo?", insistette Spike.
Il Flagello d'
Europa si asciugò un'
altra lacrima e ne rimirò la traccia umida sul dorso della mano.
"Aspettiamo la notte, cucciolo ".
18. Becoming II.
Il sole splendeva troppo vivamente per essere il giorno in cui si seppelliva una donna giovane, bella e
piena di vita come Jenny Calendar…Jenna della tribù dei Calderash.
Non erano molti i presenti al suo funerale: qualche collega, un paio di amiche venute da fuori città. Ed
un uomo alto, vestito in modo inconsueto, con uno strano cappello. Si era presentato come suo zio,
Enyos, ed aveva pronunciato alcune parole in una lingua straniera sulla sua tomba.
E le aveva guardate.
Willow e Buffy si erano sentite particolarmente a disagio sotto quell’intenso sguardo scuro. Giles era
troppo addolorato, troppo sofferente, per rendersi conto di loro, della loro nemmeno troppo sotterranea
eccitazione per l’enormità di quanto avevano osato.
Ma quell’uomo dal buffo cappello sapeva.
Restava da vedere se gliel’avrebbe fatta pagare…. o se le avrebbe ringraziate.
Per ora, erano ancora troppo scossi dal dolore per parlarsi, tutti stretti intorno alla fossa nel terreno
morbido di primavera, mentre la bara lucida di una donna giovane e bella, piena di talento, scendeva
inesorabile nel buio terreno. Un’intera vita di opportunità spezzate.
Un lungo brivido scosse Buffy, al rammentare le cupe parole di minaccia di Spike: non aveva paura di
lui, non l’aveva mai avuta, ma stavolta…qualcosa nello sguardo di lui l’aveva avvertita che ora giocava
con il fuoco. Quello nero, vero, del male. E che avrebbe pagato, se si fosse avvicinata ancora a lui, ad
Angelus, a loro….
Non ce ne sarà bisogno, sorrise tra sé e sé Buffy, compiaciuta. Sarà lui a venire da me. Devo solo
aspettare che si abitui. E Spike non potrà farci proprio nulla…
La cerimonia finì, quietamente com’era iniziata. Giles si avvicinò a Buffy e le prese una mano.
“Non avrei saputo cosa fare senza di te…e senza voi tutti. Buffy, sono disperato. E non so come
renderle giustizia. Chi è stato? Chi ha osato spegnare una donna meravigliosa come…”
“Lo troveremo” mentì Buffy. “Lo cercheremo ed io lo ucciderò.”
Enyos si avvicinò a loro, e la ragazza rabbrividì.
“Io ho finito, qui” disse lo straniero. “Sono contento di vedere che Jenna si era fatta degli amici…era
una donna meravigliosa, avete ragione, signor Giles. La sua battaglia, se non altro, è finita”
L’uomo osservò Willow e Buffy, strette vicino.
“Anche i bambini possono usare una pistola carica…e la pallottola sparata non farà per questo meno
male. Ma ci vuole straordinaria saggezza ed equilibrio per maneggiare forze di cui non si sa nulla”
L’uomo si allontanò senza aggiungere altro. Scosse, Willow e Buffy alzarono - colpevoli - lo sguardo
verso Giles.
Ma gli occhi dell’osservatore erano pieni di lacrime, ed egli non si accorse di niente.
“Vuole che venga con lei, signor Giles?” chiese dolcemente Cordelia, mentre Oz e Willow si
salutavano, e Buffy e Xander parlavano sottovoce tra di loro. I necrofori erano già andati via.
“Sì, ti ringrazio” rispose l’osservatore, grato della sincera compassione di Cordelia. Era una ragazza
singolare, bella e sarcastica, popolare e controversa…e tutt’altro che stupida. In quel momento, la forza
interiore che intuiva in lei lo rilassava più dell’animosità che scorreva sotto pelle tra Oz e Xander, e più
delle strane tensioni che accomunavano Buffy e Willow, e che non era riuscito a fare a meno di notare,
malgrado il proprio profondo dolore. Intuì che qualche evento doveva avere recentemente turbato gli
equilibri del gruppo…e lo attribuì a qualche faccenda di cuore, che non aveva in quel momento la forza
né l’interesse di indagare.
Così, accettò l’offerta di Cordy ed i due si diressero piano verso il suo sancta sanctorum, la biblioteca.
Oz rispondeva a monosillabi a Willow, ancora straordinariamente ferito dal suo tradimento, che lei non
aveva in nessun modo negato.
“Parleremo, Oz?” chiese Willow, per l’ennesima volta, il cuore spezzato dal suo rifiuto.
“Può darsi, ma non ora” ribatté lui, gentilmente. “Sono successe troppe cose…e questo funerale,
poi…lasciami riflettere. Devo andare qualche giorno a Monterrey, per suonare…al ritorno vedrò come
sto. Ma non posso prometterti nulla, Will”
Lei annuì, gli occhi pieni di lacrime. Lo sapeva: l’aveva perso. Oh, Cielo…come poteva accettarlo?
Non c’era un incantesimo per far dimenticare a lui e a Cordy l’accaduto? Se solo si fosse potuto portare
indietro il tempo…
“Ti perdonerà” stava intanto dicendo Buffy a Xander. “Nulla può fermare il vero amore. Io lo so”
“Ti sbagli, e di grosso” replicò il suo ex - ragazzo, ormai disilluso. “Cordelia non perdonerà. E la
capisco….in verità, la capisco. Non mi sono comportato diversamente con te. Cielo, che batosta! Non
credevo facesse così male…”
“Mi dispiace” disse Buffy, addolorata anche per non aver saputo provare tanta angoscia e sofferenza
quando Xander l’aveva lasciata. Già, ma era all’epoca già presa da quell’infernale triangolo…Spike ed
Angelus…
‘Vieni, ti prego’, implorò la sua anima. ‘Angelus, vieni da me…e viviamo il nostro amore’. Quanto
dannato tempo gli serviva per scendere a patti con la sua anima? Era già passato un giorno e mezzo
dall’incantesimo!
“Andiamo?” le chiese Willow, prendendo per un braccio l’amica e scambiando uno sguardo dolente
con Xander. La loro attrazione fisica e sentimentale era svanita d’un tratto, come neve al sole. Ora,
residuava solo una specie di triste imbarazzo.
Buffy la seguì docilmente. Era quasi l’ora in cui finivano le lezioni, e d’un tratto si sentì così
stanca…probabilmente, Angelus non sarebbe venuto da lei prima di notte, e poteva tornare un po’ a
casa e cercare di riposarsi. Gli eventi di quegli ultimi giorni l’avevano stremata, e non riusciva a non
pensare al momento in cui avrebbe riavuto con sé il suo amore…
La tentazione di mandare al diavolo Spike e precipitarsi alla villa ero però fortissima. La voce bassa e
dolce di Willow si intromise nei suoi pensieri. “Prima, con gli altri, non potevo chiedertelo, ma….hai
avuto sue notizie?”
Buffy annuì, camminando piano con Willow lungo i sentieri inondati di sole del cimitero. Come
sembravano diversi, ora, quegli stessi luoghi dove correva ogni notte! Non lontano di lì, c’era il piccolo
lago dove si era seduta con Spike in una sera che ormai le sembrava lontanissima…
“L’incantesimo ha funzionato perfettamente” rivelò Buffy. “Angelus ha la sua anima…e credo stia
soffrendo molto. Ma si rimetterà presto in forze…e tornerà da me”
“L’hai visto?”
“No, è venuto Spike da me”
“E….”
“Era furioso. Ha minacciato di uccidermi se cerco di intromettermi ancora nelle loro patetiche vite. Ha
detto che sono pericolosa, che ho sconfitto Angelus: proprio non capisce!”
“Non sottovalutarlo” la ammonì Willow. “Mi hai detto che William the Bloody può essere molto
pericoloso.”
“Infatti, per ora preferisco non cercarlo. Aspetterò che sia Angelus a venire da me. E so che lo farà:
stasera stessa”
Buffy prese le mani di Willow, prima che si separassero per andare ciascuna a casa sua. “Ma tu stai
attenta. Potrebbero intuire che tu c’entri qualcosa…e fartela pagare. Non fare entrare nessuno in casa. E
non andare in giro di notte.”
“D’accordo, lo farò” la tranquillizzò Willow. “Tu, bada a te…ed avvisami se hai notizie”
“Bene” Buffy si chinò e sfiorò la fronte di Willow con un bacio. “Ti voglio bene. Senza di te, non avrei
mai potuto salvare Angelus…tutte e due le volte. Sei una strega straordinaria. Il tuo potere non ha
limiti”
“Già” sorrise Willow. “Piuttosto impressionante, vero?”
Le due ragazze si lasciarono, più tranquille. Buffy era convinta che, se ci fosse stato qualche problema,
Willow l’avrebbe aggiustato. Willow era rasserenata da quell’idea: era stata forte, potente, imbattibile.
Cosa contava se Oz l’aveva lasciata, e se Xander non osava più guardarla negli occhi? Avrebbe pianto
domani…
Ora, era il momento di celebrare il proprio potere. Assorta, tirò fuori le chiavi dallo zainetto, ed aprì la
porta - finestra che dava sulla sua camera.
Un braccio forte la strinse sotto il collo, attraendola verso un petto solido.
Un sussurro le accarezzò le orecchie. Labbra fredde scivolarono, non senza provocarle un lungo
brivido, non del tutto spiacevole, sulla pelle morbida del suo collo.
“Bentornata a casa, dolcezza. Ora, sii una brava bambina…e fammi entrare in casa”
Con dita tremanti, Willow cercò di aprire la serratura. La mano destra dello sconosciuto scivolò sulla
sua, con dita lunghe e fini che si intrecciarono alle sue, e l’aiutò. La chiave scattò.
“Devi invitarmi, piccola” le mormorò lui, sempre tenendola stretta a sé.
“Entra” sussurrò lei, terrorizzata. Ed eccitata.
Fu come se una sottile, invisibile eppure tangibile barriera si fosse dissolta. Willow e lo sconosciuto
entrarono, e lui chiuse la porta dietro di sé con un calcio, che la fece sussultare.
Lei lo fissò, gli occhi già grandi resi enormi dall’apprensione.
E da qualcos’altro, una sorta di oscuro fascino, che non avrebbe saputo decifrare.
“Tu sei…”cominciò, le parole troppo dense per sciogliersi in gola.
Lui chinò il capo di lato, e le sorrise. I suoi occhi blu rifulsero nella luce del primo pomeriggio, appena
schermata da sottili tendine. “Qualcuno a cui tu devi qualcosa, amore”
“Wi…William” incespicò Willow, fissando la sua fisionomia particolare…ed indimenticabile.
“Lei mi chiamava così?” sorrise lui. “Non mi sorprende. Ha sempre avuto qualche problema ad
affrontare la verità, la nostra piccola Buffy. Scopava i vampiri, ma, Cielo, che non si sapesse! Eravamo
persone, ai suoi occhi…persone dotate di brutti denti, ed un cattivo carattere…piccoli difetti di cui
bisognava liberarsi, in fretta, per non farci stonare, tra gli altri, al ballo della scuola…”
“Io…non…”
“Immobile” l’avvisò Spike, appena lei fece per muoversi. “Resta perfettamente immobile. Tu sei
colpevole quanto lei…se non di più. Le hai messo il paletto in mano…e lei lo ha usato. Per ben due
volte. Credi che non sappia perché Buffy gli abbia donato il suo sangue? Per salvarlo? Cielo, ma quanto
ingenui credete che siamo?”
“Mi…ucciderai?”
“Può darsi” rise lui. “Può darsi, piccola. Vediamo se riesci a farmi cambiare idea.”
Lei impallidì. Lo sguardo allusivo, il sorriso sarcastico del vampiro la terrorizzavano. E le bagnavano le
mutandine, come un cattivo film dell’orrore.
“C’è qualcosa che puoi fare per me, baby” sorrise lui, avvicinandosi a lei e lasciandole scorrere un dito
sulla pelle di panna del suo collo. Un lungo, intenso, quasi doloroso contatto. Lei chiuse gli occhi, e
socchiuse le labbra. Spike chinò il capo, più vicino a lei, al punto di sentirne il respiro sul volto.
“Quanto sarai accondiscendente con me…mmm?”
Angelus buttò giù la porta con un calcio.
Non c’era bisogno di invito, per entrare, e non lo attese.
“Fuori di qui” disse all’uomo seduto sul divano, accanto a lei. “Io e Darla dobbiamo parlare”
Deliziata per il suo ardore, Darla sollevò il capo e sorrise. Un lento, lungo sorriso da consumata
predatrice, di quelli che piacevano a lui. Angelus distolse lo sguardo: quasi non riusciva più a guardarla.
“Amico, fuori di qui” ripeté, mentre l’uomo in Armani e cravatta che stava accanto a lei si alzava. Non
era alto, ma robusto, e forte. I suoi occhi azzurri fissarono il vampiro senza alcun timore, con tranquilla
sfida.
“Angelus, immagino” sorrise, ed il suo accento texano accarezzò le orecchie del vampiro. “Ti
aspettavamo”
Fu allora che Darla si accorse che c’era qualcosa che non andava. Erano già trascorsi parecchi minuti,
ed Angelus non aveva ancora ucciso Lindsey. Cielo, era così insolito…che diavolo gli era successo?
Il suo aspetto, innanzitutto. Era orribile. Angelus era sempre stato un dandy, amava i bei vestiti, le
stoffe sensuali, curava la pelle, usava profumi, gel per capelli, e tutto quanto lo rendeva perfetto …e
seducente come il demonio.
L’uomo, il vampiro che aveva di fronte a sé era invece l’ombra di se stesso. Sconvolto, spettinato, la
pelle ricoperta di lividi ed ustioni, una camicia sporca e bruciata addosso, i capelli stravolti da troppi
arruffamenti.
E gli occhi, quegli occhi splendidi, profondi e ardenti….mai così belli, così pieni di dolorosa vita.
“Angelus…”ansimò lei, mentre un terrore senza nome si impadroniva del suo cuore, che da troppo
tempo non batteva più.
“Lindsey, ti prego…lasciaci soli”
“No” replicò l’avvocato. “Darla, tu potresti essere in pericolo, e…”
“Lindsey!” gridò lei. “Vattene”
L’avvocato la guardò con compassione. Sapeva bene qual era il colpo che stava per cadere su di lei…ed
avrebbe dato la mano destra per evitarle questo dolore. Letteralmente.
Ma non poteva. Per quanto l’amasse, non faceva ancora parte della sua storia…come lui. Come
Angelus.
I due uomini si fissarono. Gli occhi del vampiro, intensi, scivolarono sul volto attraente e giovane
dell’avvocato. Lindsey quasi indietreggiò. Questa versione di Angelus non sembrava meno pericolosa
dell’originale. Avrebbe fatto meglio a non sottovalutarlo.
Angelus e Darla si fissarono, rimasti da soli.
“Sapevo che saresti tornato da me…” sorrise lei. “L’ho sempre saputo. Erano solo le ennesime
schermaglie amorose. Perché ti ci è voluto tanto, stavolta, mio caro ragazzo?”
“Darla” mormorò lui, inginocchiandosi, gli occhi all’altezza del suo volto. “Non sono più il tuo caro
ragazzo”.
Non lo disse con odio. Non lo disse con ironia.
Lo disse con un’emozione affine al rimpianto, che fece impallidire ulteriormente Darla.
“Che ti è successo?” sussurrò lei, lottando per non cedere al panico. Il cambiamento era lì,
evidentissimo, eppure, se solo si fosse potuta illudere ancora un po’….
“Darla…”ripeté lui, e le accarezzò i capelli. “Come vorrei che tutto fosse ancora come è sempre
stato…lasciami un po’ qui con te, Darla, dimmi che il mondo è nostro”
Lei appoggiò la guancia contro la sua mano. Con orrore, si accorse che lui stava piangendo.
Era una cosa immonda, lo sentì, lo percepì con tutta se stessa, spezzandosi dentro…e come tale lo
spinse via da sé.
Angelus finì a gambe all’aria, la schiena contro la parete, lacrime cocenti sul viso.
Non c’era più casa, per lui, nemmeno nel grembo freddo di Darla, la sua sire.
Dio ed il demonio l’avevano entrambi abbandonato.
“Ho ucciso” mormorò Angelus, senza la forza di scrollarsi di dosso l’abiezione. Lei, ancora sul divano,
lo fissava con occhi altrettanto infuocati.
“Mille e mille volte abbiamo ucciso, Angelus” mormorò lei. “Ed è stato perfetto”
“E’ stata una perfetta disperazione. Ed è come se fosse successo milioni di volte” replicò lui, lo sguardo
perso nel vuoto. “Troppe…troppe per sopportarle. Troppo spesso, non solo per nutrirci. E vuoi sapere
una cosa? L’ultima volta mi pesa sul cuore ancora più delle altre. Lei era bella, pura…forte. Ed io l’ho
uccisa, l’ho spenta, per la paura di questo….”
“Cos’è questo…e cosa ti rende tanto estraneo a me?” indagò Darla.
“Tornare a sentire…e soffrire, così tanto che io…”
Darla si alzò, si avvicinò a lui, lo toccò con la punta di un piede. “E’ stata la cacciatrice? Ti ha gettato
addosso qualche maleficio? Sei ancora…uno di noi?”
Angelus scivolò senza fatica nel volto della caccia. “Sì. Non è perfettamente ironico? Essere uno di
noi…e non esserlo più, nel contempo”
“Angelus….mi stai dicendo che…”
Inorridita, Darla prese un paletto dalla scrivania, uno di quelli che aveva lasciato Faith prima di
andarsene.
Lui la fissò senza paura. Quasi…con speranza.
“Uccidimi, Darla, e facciamola finita. Ieri ho tentato di gettarmi nel sole, ma Spike mi ha fermato.
Dopo…non ho più avuto il coraggio. Chiudiamo questa partita, Darla…che è aperta ormai da troppo
tempo, da quella notte a Galway. Quello che ora ho dentro brucia troppo. Troppo per poterlo
sopportare."
“Tu….hai….l’anima?”
Angelus scoppiò a ridere.
E poi pianse.
Darla restò immobile, il paletto a pochi centimetri dal suo cuore, pronta ad eliminare quest’abominio
che le dilaniava le carni.
Ed incapace di farlo.
“Lo sapevo” mormorò Angelus. A fatica, si tirò su e la fissò. “Non era per questo che ero venuto,
d’altronde. Riesco a malapena a connettere…ma so che c’è qualcosa che va fatto. Spike. E Dru. Devi
prenderti cura di loro…sono i miei childe, ed io non posso….non posso più….”
Anche Darla piangeva. Lacrime terribili a vedersi sul volto della fredda dea.
“E tu…tornerai da lei? Da colei che ti ha fatto…questo?!”
Angelus non rispose. Si chinò, e posò un bacio sul capo biondo di Darla, così fisicamente simile
all’altra, così diversa…
“Forse, ho trovato una soluzione” mormorò. “E’ il sangue di Jenny a bisbigliarmerla”
Senza altre parole, straziata come mai avrebbe creduto di poterlo essere, Darla lo fissò allontanarsi nella
notte incipiente. Si chiese se l’anima potesse essere contagiosa.
“E’ già scesa la notte” osservò Cordelia, lo sguardo al di là delle finestre, sul verde del campus.
“Ti accompagnerò a casa” le disse Giles. “Sei stata molto gentile a tenermi compagnia per tutto il
giorno…te ne sono grato”
“Avevo bisogno di distrarmi un po’. Catalogare i suoi libri in ordine cronologico ha sicuramente
aiutato. Non è un bel momento, signor Giles…e non parlo solo di quello che è successo alla povera
Miss Calendar”
Giles cercò di concentrarsi su qualcosa che non fosse il suo dolore. “Cosa è accaduto, Cordelia? Ho la
sensazione che voi ragazzi abbiate litigato”
“Vuol dire che non sa?” si stupì Cordy. “Credevo che ormai fossimo la favola del liceo.”
“So che Xander ha lasciato Buffy…per te. Ma …credevo l’aveste superato”
“Oh, questa è storia antica…” esclamò Cordelia. “La novità è che Xander amoreggiava con
Willow…alle spalle mie e di Oz”
“Eh?”
“Non lo sapeva, vedo. La candida, innocente Willow…non lo sa, signor Giles, che sono le acque chete
che rovinano i ponti?”
“La nostra Willow? Con Xander?”
“Già…e sono certa che lei non vorrebbe conoscere i dettagli di come li ho trovati insieme, in questa
stessa biblioteca”
“No, effettivamente, preferisco ignorarli”
“Xander ed Oz parlano a mala pena…non è che io e Willow fossimo grandi amiche nemmeno
prima…poi, ora, lei si è molto avvicinata a Buffy. E’ lei che ha iniziato tutto, in fondo…andando a
letto con quel tipo”
“EH?!” ripeté molto più forte Giles. “Buffy…cosa?”
“Oops” esclamò Cordelia. “Faccia finta di non aver sentito”
“Buffy…aveva…un amante?” insistette Giles, incredulo. “E’ per questo che Xander l’ha lasciata?”
“Già. Un tipo strano, un inglese. Capelli platinati, battuta pronta…non male, a dire il vero, anzi,
carinissimo, ma….”
Giles ebbe un tristissimo presentimento.
Aveva nel suo diario una delle ultime foto note di William the Bloody, assassino di cacciatrici. Capelli
platinati, inglese.
La prese, e la porse a Cordy.
“E’ questo?”
La ragazza la esaminò. “I capelli sono tagliati un po’ più corti, ora, ma…mi sembra lui. No, sono certa,
è lui. Zigomi da fotomodello, bocca da mordere…non potrei sbagliarmi. In fatto di uomini, sono io la
cacciatrice”
“Cordy, questa foto è del 1974” mormorò Giles, mortalmente serio.
“Cosa? 1974? Non è possibile, signor Giles, il tipo non ha più di trent’anni, ne sono sicura…”
L’osservatore e la ragazza si fissarono. La stessa idea. Troppo orribile anche solo per essere presa in
considerazione.
“Oh, mio Dio….”esclamò lei, portandosi le mani alla bocca.
Non ebbe il tempo di finire il pensiero. Perché qualcuno entrò in biblioteca, spalancando con forza le
porte a spinta.
Cordelia restò a bocca aperta.
Era appena entrato l’uomo più bello che avesse mai visto in vita sua.
E sembrava reduce da un naufragio.
“Lei è l’Osservatore di Buffy? Ho bisogno di aiuto”
“Beh, questo è evidente!” esclamò Cordy, avvicinandosi. “Amico, sei in uno stato pietoso. Siediti, ti
porto qualcosa da bere”
“Cordy, fai attenzione” l’ammonì Giles. “Chi è lei…e cosa vuole da noi? Conosce Buffy?”
Angelus si sedette, e li fissò, stendendo le mani in avanti. “Non intendo farvi del male. Né a lei…né
alla ragazza. Voglio solo parlarle…lei è forse l’unico a potermi aiutare”
Cordy lo fissava. Alto, benissimo costruito, spalle larghe, elegante, malgrado lo stato pietoso dei suoi
abiti. E coinvolto anche lui con Buffy? Sperava proprio di no! “Direi che possiamo aiutarlo, vero,
signor Giles? In fondo, è la nostra missione…”
“Cordy, prendi la tua roba, chiama un taxi, e vai a casa” ribatté Giles. Il visitatore non lo rassicurava
per niente.
“E perdermi questo? Neanche per sogno!” esclamò lei.
“Cordy, allora prendimi la balestra …ed un crocifisso!”
La ragazza spalancò gli occhi: possibile che si trattasse di un vampiro? Un altro? Corse a prendere gli
oggetti indicatile da Giles.
“E tu, amico, parla”
Angelus sospirò, lasciando cadere il capo sul tavolo, esausto. Giles lo osservò in silenzio.
“Ho ucciso” ripeté lui. “E non posso più vivere”
“Non sono un confessore…e neanche la polizia” ammise Giles a denti stretti. “Perché sei venuto da
me?”
Angelus sollevò il capo. “Forse c’è nei suoi libri qualcosa….qualcosa che serve a togliere ciò che è di
troppo…”
“Di che diavolo sta parlando?” intervenne Cordelia.
“Davvero, di che stai parlando?” indagò Giles. “Io non so cosa tu sappia di Buffy, ma…”
“Buffy è la cacciatrice di vampiri” rise Angelus, fino a che il suo riso si spezzò in un singhiozzo. “Ed
una cacciatrice quanto mai efficace…mi creda. Lei mi ha dato, anziché togliermi…riuscendo così in un
impresa mai tentata prima”
“E’ un vampiro?” chiese Cordy. “Dannazione, sempre i più carini…”
Giles prese dalle sue mani la balestra…e la puntò al cuore del vampiro.
“Ripetimi perché sei qui”
“Voglio che quest’anima se ne vada”
“Di che diavolo…”
“Ho l’anima” ripeté Angelus. “Jenny me la voleva restituire. Avevo ucciso una ragazza del suo clan, la
figlia del Re dei Rom, a Parigi…e loro volevano farmela pagare. Un’anima, per un vampiro, serve solo
a questo…una fonte continua, ininterrotta di dolore. E ci sarebbe riuscita, anche, se solo…”
“Se solo…” gli occhi di Giles si indurirono. Intuiva quale sarebbe stata la conclusione di quel racconto.
E non gli piaceva per niente.
“Se solo non l’avessi fermata”
Il dito di Giles premette più forte sul grilletto della balestra.
“Mi tolga l’anima, signor Giles…non c’è una cellula in me che riesca a sopportarla. E poi mi uccida.
Così almeno per me ci sarà pace”
Era un’implorazione, dal profondo di un cuore torturato.
Ma era fatta alla persona più sbagliata che ci fosse…o alla più giusta?
“Se Jenny…tu l’hai uccisa, vero?”
“Sì” ammise Angelus.
“Allora…chi è stato a ridarti l’anima?”
“Davvero vuole saperlo?”
Giles scosse il capo. La mascella contratta, fissò l’assassino della sua donna.
“L’unica cosa che mi importi, ora, è polverizzarti”
L’osservatore lanciò il dardo.
Il telefono della biblioteca suonò. E poi suonò ancora.
“Non risponde” mormorò Willow, porgendolo al suo carceriere. Spike lo prese in mano, ascoltò il
suono uniforme, e poi lo rimise sul suo sostegno.
“Riproveremo più tardi” disse, improvvisamente di buon umore. La streghetta stava rivelandosi una
compagnia interessante. Aveva ascoltato i suoi racconti con interesse quasi morboso, e lui avrebbe
trovato le sue occhiate terrorizzate singolarmente provocanti se solo…se solo non l’avesse odiata così
tanto.
“A che punto sei?” le chiese, stendendosi nuovamente sul suo letto. “L’alba non è più così lontana…è
già buio da parecchio”
“Io…ho bisogno di Giles. Da sola…non posso. Però” si affrettò Willow, al vedere la sua occhiata
minacciosa. “Ho recuperato tutto il materiale.”
“Bene. Telefoneremo più tardi. Ora vieni qui”
Willow ubbidì senza esitare. Spike la fece sedere accanto a sé, e le accarezzò una guancia. “Non mi
farai brutti scherzi, vero….streghetta?”
“No” replicò lei. “Vuoi ancora…vuoi ancora parlarmi di loro?” Era affascinata dai suoi racconti, che
aprivano una finestra su un mondo che aveva, fino ad allora, solo sfiorato.
“A che scopo” mormorò lui, avvicinando il capo a quello di lei per aspirare il profumo dei suoi capelli.
“Tanto, presto sarà tutto finito”
“Ma…la tua ragazza? Come credi che…”
Spike sorrise. “Presto, non avremo più problemi. Sarà tutto risolto”
Faceva un male del diavolo…ma grazie a Dio tutto sarebbe stato risolto, presto. Finito.
Angelus abbassò lo sguardo, abbastanza per vedere il dardo spuntare dal suo torace.
Qualche millimetro troppo in basso. Dannazione, l’Osservatore aveva sbagliato il bersaglio!
Il vampiro prese il dardo per la punta, e lo estrasse. Il suo sangue ricco e scuro macchiò la camicia già
rovinata che indossava. Giles riprese la mira.
“Tocca di nuovo quel grilletto e lei muore”
Giles si voltò. Due vampire con indosso il volto della caccia tenevano Cordelia tra di loro, pronte a
sbranarla.
“Darla…Dru…” Angelus gettò il capo all’indietro, stanchissimo. Si sentiva improvvisamente addosso
tutti i suoi duecentocinquanta anni, non uno di meno, e la sensazione non gli piaceva per niente. Del
resto, era da due giorni che il vivere nulla più gli arrecava se non tremendo dolore. “Lasciatela andare.
Non mi importa di farla finita. Lui ha ogni diritto.”
“Non essere sciocco, amore” replicò Darla. “Non ti ho risparmiato io per farti uccidere da questo
moscerino”
“Darla…ti prego…”
“Nonnina è inflessibile” sorrise Dru. “Tornerai con noi e non avrai più freddo…paparino. Saremo di
nuovo una famiglia”
Giles abbassò la balestra. Questa farsa stava durando anche troppo.
Angelus si alzò e si diresse verso le sue donne. Tese una mano, ed afferrò quella della ragazza. Cordelia
era terrorizzata…ma istintivamente la prese. Lui la attrasse a sé, fuori dalla portata delle due vampire.
“Lei viene con me” disse solo. “La porterò a casa…e voi, signore mie…andate al diavolo”
Darla e Dru, allibite, lo fissarono. Erano lì per salvarlo. L’avevano protetto, proprio come… come si
sarebbero attese che lui proteggesse loro, in caso di necessità. E lui le mandava al diavolo?
Dru scoppiò a piangere. Darla si irrigidì. Aveva lottato contro l’evidenza…ma ora non poteva più.
Doveva accettare l’orribile verità.
“Tornerà da noi” mentì alla sua compagna, cercando di nasconderle il suo sgomento. “Non conosce
altro al mondo. Non ha altro posto dove andare. Non ha che noi”
Dru annuì, ma le lacrime riempivano i suoi grandi occhi violetti.
Angelus prese per mano Cordelia e corse con lei fuori. La ragazza, più intrigata che impaurita, non
protestò. Giles - impotente - restò a guardare le due vampire che si allontanavano, e si chiuse dentro a
chiave, troppo sconvolto per reagire all’accaduto.
Solo in quel momento si accorse del telefono che squillava.
Quando arrivò, era troppo tardi: avevano già riattaccato.
“Ehy, mani a posto!” intimò Cordelia, staccandosi dalla sua stretta. “Non c’è più pericolo…non c’è più
pericolo, vero? Non diventerai ‘grr arghh’ proprio ora, no?”
“No” sospirò lui, stravolto dalla stanchezza e dal dolore. “Non è salutare per te frequentare Buffy”
“Perché è una cacciatrice di vampiri?”
“Tre le altre cose” Angelus la accompagnò alla porta di servizio della magnifica villa in cui lei viveva,
ed la osservò mentre armeggiava con le chiavi. “Mi sembri una ragazza con la testa sulle spalle.
Dimentica mostri, vampiri…ed altre creature della notte.”
“E tu dimentica certe tendenze suicide” lo consigliò lei. “Se il signor Giles ti rivede, non sbaglierà la
mira.”
“Lo so”
“Non capisco niente dei tuoi problemi…non ho la più pallida idea di cosa significhi essere un vampiro
a cui è stata ridata l’anima. Ma so che ci sono sempre cose migliori da fare nella vita che decidere di
farla finita. Comincerei con il stare alla larga dal signor Giles. E dalle tue amiche con le zanne”
“E’ probabilmente un buon consiglio” ammise lui. “Spero di non rivederti”
“Grazie del complimento” sorrise lei, divertita…e colpita. Va bene, era bellissimo. Era anche sexy. E
pericoloso.
E, cielo, non aveva bisogno di simili problemi. Sperava anche lei, sinceramente, di non rivederlo. Lei
aveva un’intera vita davanti: finire il liceo, sposare Brad Pitt e diventare una star. Se lo sentiva fin nelle
ossa.
E dimenticarsi di Sunnydale, di Buffy Summers, e delle cose oscure che vagavano nella notte.
Anche quando avevano tutto quel dolore nello sguardo…un dolore che non le riusciva di ignorare.
“Miss Chase, buonanotte” sorrise lui, suo malgrado, leggendo il nome sul campanello di servizio.
“Cordelia” disse lei.
“Buonanotte, Cordelia.”
Angelus si allontanò, come inghiottito dal buio. Lei pensò che aveva le fattezze di un angelo caduto.
“Pronto?” mormorò Giles al telefono, che stava nuovamente squillando. Era ancora scosso per quanto
era successo con Angelus. Nel suo sconvolgimento, non aveva nemmeno tentato di seguire lui e
Cordelia. Probabilmente, non sarebbe servito a nulla ma…Cielo, aveva abbandonato la ragazza nelle
mani dell’assassino di Jenny! Solo perché si dichiarava redento…
“Signor Giles, sono io” annunciò Cordelia, vivacemente. “Sono a casa, al sicuro nella mia stanzetta. Il
tipo se n’è andato per la sua strada…sono sana e salva”
“Bene…non so come farmi perdonare da te, Cordelia, Non avrei mai dovuto lasciarti andare da sola, di
notte, con un vampiro…che ha ucciso…”
“Jenny, lo so” ribatté Cordelia. “Sembrava proprio…pentito. Deciso a farla finita. Non è strano? Chi
mai può avergli ridato l’anima?”
“Non so” rifletté Giles. “Forse quel tipo strano…lo zio di Jenny”
“Crede che sia davvero…cambiato? Il vampiro, voglio dire. E poi, chi diavolo era?”
“Angelus, il Flagello d’Europa. Uno dei vampiri più pericolosi che abbiano mai solcato questa Terra”.
“Ah - ah” replicò Cordy, distratta. “Sa, forse dovrebbe ripensarci. Un vampiro buono potrebbe far
comodo a Buffy”
“Buffy!” esclamò Giles. “Devo subito dirle tutto! Cercarla!”
“Lei lo ucciderà, se glielo racconta!”
“E allora?” replicò freddamente Giles.
Cordelia non aveva alcunché da ribattere. Era un mostro…e l’assassino di Jenny, oltre che di molti altri.
Come tutti i vampiri. Ripensò alla sua amica Harmony, ritrovata esangue in una discarica, morta a soli
diciassette anni. E rabbrividì.
Salutò il signor Giles e si avvicinò alla finestra.
Cosa avrebbe fatto se…l’avesse rivisto?
Il telefono squillò di nuovo. Giles, esasperato, lo riprese.
“Cordelia, non vorrai di nuovo convincermi che…”
“Signor Giles, sono io, Willow. Mi ascolti”
Giles si immobilizzò. La voce di Willow non dava adito a dubbi: era terrorizzata. Ed insieme lucida,
come suo solito.
“Signor Giles, sono tenuta prigioniera da William the Bloody…vuole qualcosa da me, un incantesimo.
E lo vuole entro l’alba…o morirò. Da sola non posso eseguirlo. Deve venire da me….SUBITO. E se
avviserà Buffy…moriremo entrambi”
“Vengo subito” mormorò Giles. “Ti serve qualcosa?”
“Nulla, ma…si sbrighi. Si sta innervosendo”
Giles prese la sua balestra…e poi la lasciò cadere. Non intendeva rischiare la vita di un altro dei suoi
ragazzi. Non dopo quanto era avvenuto quella sera con Cordelia.
In qualche modo, nella sua mente si agitò l’idea confusa che solo uno fosse il filo conduttore di tutti
questi eventi: l’anima di Angelus, la rabbia delle sue vampire, il rapimento di Willow da parte di
William the Bloody. E, soprattutto, la relazione di quel vampiro con…
Ora era evidente: quel filo conduttore poteva essere solo Buffy.
Come aveva fatto a non pensarci?
Willow, prigioniera o no, gli doveva delle risposte.
Willow si girò verso Spike.
“Sta arrivando.”
“Bene” replicò lui, posandole un leggerissimo bacio sulla fronte. Willow tremò…ma non vi si sottrasse.
“Sono stufo di aspettare”.
Giles arrivò a casa di Willow in pochi minuti. La casa era deserta: come spesso accadeva, i genitori di
Willow erano fuori, impegnati nella loro attiva vita sociale. Probabilmente era un bene.
Bussò, e Willow gli aprì. Era pallida, un po’ spettinata…ma apparentemente stava bene.
Giles entrò sollevando le mani, per far vedere che non era armato.
“Vieni pure, osservatore” lo invitò il vampiro, comodamente steso sul letto, le braccia dietro la testa, le
sigarette sul comodino. “Io non mordo”
Giles era furioso. Willow lo intuiva dalla linea serrata delle sue labbra. Ed aveva anche la spiacevole
sensazione che buona parte della sua furia fosse diretta contro di lei.
“Ho avuto una serata piuttosto sgradevole” disse Giles, con voce bassa, dove vibrava l’ira a stento
trattenuta. “Il tuo amico Angelus ha fatto irruzione nella biblioteca…ed ha dichiarato di aver ucciso
Jenny Calendar….e di avere un’anima. Ma non basta. Poco dopo sono arrivate due adorabili
signore…una bionda ed una bruna…entrambe dotate di affilati denti…ed hanno minacciato me ed una
studentessa”
“Ed Angelus?” chiese Spike, divertito malgrado tutto.
“Le ha mandate al diavolo”
L’ilarità di Spike si spense.
“Ora, Willow” disse Giles. “La mia mente…forse troppo analitica, lo ammetto…scorge un filo
conduttore in tutto questo. Vorresti essere così cortese da rivelarmelo?”
Willow non rispose.
Spike si alzò dal letto con un solo movimento fluido, e si avvicinò all’Osservatore.
“Davvero vuoi saperlo?” gli chiese.
“Sì” rispose Giles, deluso per il colpevole, consapevole silenzio di Willow.
Spike sorrise. Ma non c’era gioia nel suo sorriso.
“La tua cara cacciatrice, Miss Buffy Summers, si scopava sia Angelus che me. Anche
contemporaneamente, per gradire. Ha dato il suo sangue, quasi fino all’ultima goccia, per salvare il
Flagello d’Europa…e quando lui ha ucciso Jenny, con l’aiuto di Miss Witch qui presente, ha giocato a
Dio…e gli ha ridato l’anima. Per farsi amare da lui”.
Giles si sedette.
“Non sarebbe inadatto all’occasione qualcosa di forte da bere”
“Purtroppo, non abbiamo tempo” replicò Spike, quasi gentilmente. “Signori, un incantesimo ci attende”
“So cosa vuoi” replicò Giles. “Angelus non desidera altro. E’ venuto da me in biblioteca per quello…e
poco ci è mancato che gli infilassi un paletto nel cuore. Purtroppo, ho mancato la mia occasione.
Angelus vuole che troviamo il modo per togliergli l’anima…e riportarlo a quella bestia immorale e
crudele che era”
“Crudele?” Spike rise, ed accarezzò i capelli di Willow, quasi affettuosamente. Lei non reagì. “Ecco qui
qualcuno che se ne intende di crudeltà. Per non parlare della tua preziosa cacciatrice. No, non temere,
non scenderò in dettagli…e non per rispetto alla signora, credimi.”
“Non so nulla di incantesimi per togliere l’anima” esclamò Giles. “Willow…tu hai scoperto qualcosa?”
Willow tossicchiò.
“Che c’è?” esclamò Giles. “Cos’altro mi stai nascondendo, Willow? Davvero non posso credere che tu
e Buffy abbiate rischiato di alterare gli equilibri dell’universo in modo tanto folle ed irresponsabile!”
“Così me la ferisci, Giles” protestò Spike. “Lei è molto orgogliosa. Ed io la voglio al massimo, per
questo lavoro”
“Non mi pare abbiamo scelta. Sono d’accordo, comunque: parlerò con le mie ragazze da solo.
L’opinione di un demone come te non può interessarmi di meno”
“Frena l’insolenza, Osservatore” replicò Spike. “Rossa…procediamo”
Willow si dispose a preparare il materiale necessario. Lanciò un’occhiata a Giles: lui era sempre più
alterato.
Giles si riscosse d’un tratto dal penoso torpore in cui era precipitato dopo tutte le sgradevolissime
sorprese della serata. Ormai, era notte inoltrata, e le cose stavano solo peggiorando.
“Quando toglieremo l’anima ad Angelus…lui ci inseguirà e ci ucciderà, vero?”
Spike lo guardò con genuina sorpresa.
“Osservatore, tu continui a fraintendermi. Chi ha mai parlato di togliere l’anima ad Angelus?”
Giles lo fissò, sorpreso. Willow, invece, continuò assorta a preparare l’incantesimo.
“Non c’è modo al mondo di togliergli l’anima. Le tue care ragazze hanno provveduto a ciò. Almeno,
non sarà solo…in quest’avventura. E non mi lascerà solo”
Spike sorrise, e si avvicinò a Giles.
“Perché adesso tu e Willow darete l’anima anche a me”
Esausta, e snervata dall’attesa, Buffy tornò finalmente a casa. Erano le due di notte, e sua madre
avrebbe dormito, come sempre ignara dei suoi spostamenti.
C’era ancora una non troppo remota speranza che Angelus l’attendesse nella sua stanza. Anzi, ne era
quasi sicura…
Non appena Buffy entrò in casa, la luce del salotto si accese.
“Angelus…”mormorò, sollevata. La lunga attesa era finita.
Ma era sua madre. Pallida e tesa, in vestaglia, i capelli arruffati. Mortalmente seria.
“Dove….diavolo….sei…stata?! Sono le due e venti, nel caso tu non abbia un orologio!”
Buffy ne fu più stupita che contrariata. Era la prima volta, da almeno due anni, che sua madre
l’aspettava alzata. La prima volta…da che suo padre le aveva lasciate.
“Mamma…sono stata da Willow, a …studiare”
“Fino a quest’ora?” indagò Joyce, furiosa. “Hanno telefonato da scuola. Mi hanno chiamato in
galleria…e mi hanno detto che tu oggi non ti sei fatta vedere. Che sei andata ad un funerale. Perché
diamine non me l’hai detto?”
Buffy lasciò cadere il suo zainetto e si passò una mano tra i capelli. Questa versione di sua madre era
quanto mai indisponente.
“Non volevo rattristarti. E’ morta una mia insegnante, la signorina Calendar…era molto giovane.
L’hanno assassinata”
“Buffy, per l’amor di Dio…sono tua madre. Potevi dirmelo. Anzi, dovevi dirmelo. Se sei sotto shock, ti
avrei aiutata, potevamo andare insieme da uno…psicologo”
“Uno psicologo?” rise Buffy “Uno di quelli da cui vai tu? Credi che risolverebbe qualcosa?”
“No…non so. Forse” ammise Joyce. “Ma potevamo parlarne, ci avrebbe aiutate…ad essere più
vicine…Oggi mi hai mentito. E se mi avessi mentito anche altre volte? Tutte le tue assenze, di
notte….tutte le volte che sei rimasta a dormire da Willow…le tue uscite serali…forse, non sono stata
abbastanza attenta…forse, il lavoro mi impegna troppo…”
“Ma andiamo” rise Buffy, cattiva. “Tu non vedi l’ora di uscire di casa pur di non vedermi. La tua
preziosa vita, il tuo lavoro…meglio non sapere. Meglio non vedere. Se solo sapessi…” sotto lo sguardo
disperato, incredulo di Joyce, il veleno si riversò dalle labbra di Buffy, come in un reflusso di gioia. “Se
tu sapessi cosa faccio, e con chi lo faccio, sotto questo stesso tetto…”
“Buffy…ma cosa…cosa stai dicendo?”
Buffy si riebbe. Sua madre. Che la fissava come se fosse un’indemoniata.
La sua espressione si chiuse.
“Niente, straparlo. Sono solo stanca…ed addolorata. Ero molto vicina alla signorina Calendar…sono
sotto shock, hai ragione. Forse dovrei davvero vederlo, uno psicologo. Uno di quelli che mi hanno
avuto in cura, sai, a Los Angeles…quando parlavo della caccia ai vampiri”
“Non mi dirai che credi ancora a quella storia?” indagò Joyce, terrorizzata all’idea che la psicosi di sua
figlia fosse tornata.
“Certo che no” sorrise Buffy, ripensando alle sue due settimane di degenza in una clinica per malattie
nervose. Aveva imparato presto a mentire. “Erano tutte sciocchezze”
Joyce volle chiudere ancora una volta gli occhi davanti all’evidenza. Era più confortevole. Sì,
avrebbero visto, magari insieme, uno psicologo, e tutto si sarebbe risolto…
“Sono molto stanca, mamma” disse Buffy, seccamente. “E’ stata una giornata orribile. Ti prego,
parliamone domattina. Saremo meno stravolte…e vedremo tutto in prospettiva”
“D’accordo” si arrese Joyce. Così, in fondo, era più facile. “A domani mattina. Dormi bene”
Buffy le diede un rapido bacio in fronte e si diresse verso la sua stanza, con nel cuore un’unica
speranza.
Che andò delusa. Angelus non c’era…né c’era alcun suo messaggio ad attenderla.
Sospirando, Buffy si spogliò, indossò il suo pigiama e si mise a letto. Guardò l’orologio. Erano quasi le
tre: l’alba non era così lontana. Angelus non sarebbe più venuto.
Si girò nel letto, faticando a prendere sonno.
‘Vieni da me’ implorava la sua anima, senza sosta.
Vieni da me….
Ed Angelus venne da lei.
Stavano facendo l’amore. Piano, lentamente, spinte profonde, sensuali, le sue labbra fredde sul suo
collo, sulla sua coscia (ed il sangue fluiva…) e lui su di lei, a dominarla….
E poi, gli occhi bruni divennero azzurri, limpidi come un cielo di mezzogiorno, ed il viso bello e
sensibile di William si sovrappose a quello tormentato, cupo di Angelus. Ora, era lei a dominarlo: le
mani del vampiro erano chiuse da manette, di cui lei teneva la chiave…solo che, oops, l’aveva persa.
Non si sarebbe più liberato.
“Balliamo insieme” disse William, e lei annuì, muovendosi su di lui, sensualmente, la loro unione
sempre più vicina al punto di rottura. Ora, gli occhi blu divennero scuri, e la fisionomia virile del
vampiro divenne femminea ed elegante…sensuale….
“Balliamo insieme” mormorò Faith, la sua sorella in sangue, la cacciatrice scura. Era nuda anche lei, e
la loro danza non era meno sensuale, meno eccitante…”So che vuoi farlo” disse Faith, e d’improvviso i
suoi capelli scuri divennero rossi…e gli occhi castani, trasparenti di Willow la tormentarono….”So che
puoi farlo” le disse Willow, nuda sotto di lei, sorridente e pericolosa…
Buffy prese il paletto, e lo immerse nel petto bianco, solido. Quello di Spike.
E poi prese una spada….e la affondò nell’ampio torace scolpito di Angelus.
Spike…Angelus…
Entrambi in polvere.
Entrambi distrutti da Buffy, la cacciatrice di vampiri.
Mirabile esemplare della sua specie.
“Il prezzo del potere è la solitudine” esclamò Willow, e Buffy venne….
Era l’alba. Willow, esausta, preparò le sue ultime cose. Giles, non meno stravolto, si mise in piedi di
fronte a lei. Un rapido gesto della mano della ragazza fece riapparire il globo di Thesulah, quello che
era scomparso durante l’incantesimo per ridare l’anima ad Angelus.
“Siamo pronti” disse Giles, freddamente.
C’era un tempo per i rimproveri, le recriminazioni…ma non era quello. Per quanto furioso, deluso
fosse, non voleva rovesciare la propria ira su Willow di fronte al vampiro. Avrebbero avuto tempo,
dopo…se solo fossero sopravvissuti alla sua ira.
In qualche momento tra i più bui di quell’interminabile notte, Giles aveva capito che c’era un
tradimento che ancora più lo feriva delle imprudenti magie di Willow e delle inaccettabili trasgressioni
di Buffy: ed era quello di Jenny.
Non era stata onesta, con lui. Gli aveva taciuto la vera ragione del suo soggiorno a Sunnydale…ed il
suo vero obiettivo. Decine di volte lui le aveva parlato di Angelus, e lei aveva sempre taciuto.
Ma con chi diavolo poteva prendersela se la donna che amava, e che era morta, gli aveva mentito?
Il vampiro giaceva immobile sul letto, intorpidito dalle emozioni di quei giorni e dall’avvicinarsi
dell’alba, le braccia conserte, in tutto e per tutto simile al cadavere che era. Willow e Giles si
scambiarono uno sguardo. Era il momento.
Il fumo delle erbe avvolse la stanza, precipitandoli in uno stato di torpore simile alla morte. Ma quello
era un lusso che non potevano permettersi, nessuno di loro, e cominciarono a recitare le antiche
formule.
“Quod perditum est, invenietur”
“Non morto, né dei viventi”
“Spiriti dell’interregno, vi chiamiamo”
“Lasciate che lui conosca il dolore dell’umanità, o Dei”
“Raggiunteci con le vostre magiche mani”
“Dateci la spada”
“In cambio, noi invochiamo….”
Tutto secondo copione. Gli occhi di Spike si chiusero piano, mentre Willow precipitava in trance. Una
trance ancora più violenta della precedente, che spaventò a morte Giles.
Il globo andò in frantumi, questa volta, e Willow gridò, del tutto fuori di sé.
Un dolore terribile invase il torace di Spike, riempì di luce i suoi occhi sbarrati…e tutto fu buio.
Una bara nella notte. Freddo, buio…Buffy aprì gli occhi. Sapeva che doveva uscire di lì…e che il
mondo che vi avrebbe trovato sarebbe stato buio e freddo, proprio come la terra…e molto meno
consolatorio.
Graffiò con le unghie il rivestimento di seta, e urlò senza fiato, in quella nuova, impietosa nascita.
La certezza, il terrore dell’ineluttabilità di quell’evento, da qualche parte sulla sua strada. E tutto perché
aveva osato….o no?
L’alba portava una carezza di morte nel suo sonno che continuava.
Spike si tirò su a sedere, sul letto, senza respiro.
Il suo corpo dimenticò per un lunghissimo, orribile istante che non aveva bisogno di respirare…ed
annaspò, cadendo dal letto, come morto.
Giles e Willow, debolissimi, si avvicinarono al vampiro.
Lui li guardò con occhi che non vedevano…e li mandò via da sé con un gesto violentissimo, che li fece
sbattere contro le pareti.
Nel giorno che nasceva, William the Bloody uscì da quella casa borghese che gli era del tutto estranea
ed andò incontro al sole.
Mille voci lo chiamavano. Nessuna consolatoria. Erano tutte accuse, gridate, sussurrate,
mormorate….piante. “William, William, poeta maledetto…” lo deridevano “Idiota del
villaggio…vergogna del tuo casato, femminuccia della classe, delusione di tua madre, orribile, orribile,
patetico….” Lui pianse, mentre l’alba sorgeva, ed il buio della notte si tingeva di grigio. “William è
morto, sua madre lo piange…” diceva un’altra voce, di donna “…e c’è da stupirsi, perché non valeva
niente, niente…era solo un terribile peso….”
“William” chiamò una ragazza. “Cosa intendi fare? Avevo il diritto di rifiutarti, tu eri così inferiore a
me…vuoi uccidermi?” E già il suo collo spezzato pendeva, inerte.
“Vuoi uccidermi?” chiese la cacciatrice nera e bella, il corpo forte ed arrogante vestito di pelle nera.
“Provaci, vampiro, ed avrò la tua polvere….”
“Non conosco il cinese” rispose William all’altra cacciatrice, quella minuta, la sua prima cacciatrice. Il
suo viso adorabile da bambola si riempì di sangue, e lei divenne piccola e bionda e sensuale “Sono tua,
tua, tua….” ed il suo paletto gli dilaniava il petto….”Raggiungici nel sole!” gridarono le tre cacciatrici,
insieme…e lui fu tentato di esaudire il loro desiderio.
Il mondo era diverso. Il mondo era in fiamme, come il suo petto, la sua…anima….
Fiamme e colori così forti da bruciare il cuore.
Dilania, e devasta, e strazia…
La savana cantava canzoni di morte, e lei ballava intorno al fuoco. Buffy sognava, e la sua forza era
quella delle sue sorelle in sangue…Faith, ma non solo, tutte le altre, uccidi e scopa, uccidi e scopa….
William urlò.
Il sole stava per lambirlo. Lo capì un istante prima che fosse troppo tardi e corse, corse a perdifiato
verso la villa di Crawford Street. Bruciava, bruciava….Dio, che idiota che era stato, come aveva fatto a
non capire che avrebbe bruciato così?
Arrivò ansimando nel giardino di pietra ed entrò in casa, sconvolto, la pelle già ustionata…e la mente
ed il cuore in subbuglio.
Drusilla era in piedi, vicino al camino spento, e lo aspettava.
Lui sorrise. Non era tutto perduto. Aveva ancora Dru. Era stato il re degli sciocchi, a cercare
quell’immonda punizione che, ora lo sapeva, l’avrebbe tormentato fino a quando fosse stato
polvere…ma aveva ancora Dru. Non era solo.
Lei lo fissò con occhi limpidi, per una volta.
“Ti hanno ridato l’anima. Ho perso anche te” gli sussurrò.
William annuì, il cuore spezzato, un piccolissimo conforto in quel mare di lacrime…lei lo amava
ancora. Lei era ancora sua.
Dru sorrise.
“Lo sa- pe- vo” canticchiò, e se ne andò con un gran frusciare di gonne…lasciandolo disperatamente
solo.
Le sue poche forze lo guidarono, in un empito di disperata speranza…nella camera da letto di Angelus.
Solo lui poteva capirlo…in fondo, era per questo che l’aveva fatto, no? Invidia, conforto,
solitudine…non poteva lasciare Angelus da solo. Non poteva far sì che Angelus lo lasciasse da solo.
Dovevano dividere tutto…il dolore ed il piacere della caccia…la forza e la debolezza della notte, il
sesso di Buffy, ed ora questo…
Ma Angelus non c’era. Anche le grandi camere da letto al piano di sopra erano vuote.
William gridò, disperato, l’anima che gli bruciava dentro.
Ora capiva. Non avrebbe avuto Dru…ormai era lontanissima da lui, come una galassia nel cielo freddo
dell’inverno. Improvvisamente, la vide com’era, com’era sempre stata: un demone privo di vita e di
intelletto, la cui originale innocenza era stata spezzata senza misericordia alcuna. Non c’era più niente
in lei per lui, nulla di nulla…non c’era mai stato. Ma era stato troppo cieco per accorgersene. La sua
stessa delusione, nel rendersene conto, era così patetica e umana e dolorosa…
E non avrebbe avuto Angelus. Non c’era solitudine come la loro solitudine, ora che sentivano di nuovo.
Anne Rice si sbagliava di grosso: che ne sapeva di vampiri, in fondo? Era questo il dono oscuro:
l’anima che li metteva di nuovo in contatto con gli umori terribili ed impietosi dell’umanità…
Stravolto, si buttò per terra, gli occhi chiusi, colmi di amarissime lacrime.
Lacrime che gli bruciavano la pelle. E gridò, finché ebbe fiato per farlo.
William gridava. Lei affondò di nuovo il paletto.
E le sue ceneri rimasero a terra, tra le sue cosce nude.
Buffy si svegliò di scatto, ansimando. Aveva avuto un orgasmo, e l’aveva avuto con il sogno più lungo,
tetro e terribile della sua esistenza. Dio, quella bara…era stata così reale…ed il dolore e l’esaltazione
che aveva provato nell’uccidere Spike ed Angelus, i suoi amanti…
E Faith….Willow…nude con lei nel letto, così consapevoli…
Senza fiato, spalancò gli occhi. Ora era perfettamente sveglia. La piccola sveglia elettronica segnava
lampeggiando le 6 e 10, e nella luce tenue dell’alba si accorse di non essere sola.
Angelus era nell’ombra della stanza, già invasa dalla luce del mattino.
Era finalmente tornato da lei.
19. Redefinition
Era tornato da lei, sì. Ustionato, sporco, spettinato...Eppure non le era mai sembrato così bello. C'
era
qualcosa di intenso e vibrante in lui, ora, qualcosa di così luminoso da far male alla vista...Ma quel che
importava, quel che contava, era che fosse lì. Per sempre. Suo.
Gli corse incontro, si tuffò letteralmente tra le sue braccia, nascondendogli il volto contro il petto e
scoprendo che l'
innato profumo di muschio della sua pelle persisteva. Sentì che lui ricambiava la sua
stretta e le loro bocche si cercarono, trovandosi, dissetandosi, con una naturalezza quasi
struggente...Oh, baciarlo di nuovo, ancora, toccarlo...Posso anche morire adesso, pensò Buffy, fuori di
sé per la gioia, perché so che mi appartiene, perché le sue labbra mi stanno dicendo che mi ama...
Angelus la sollevò con una certa violenza , si lasciò cadere con lei sul letto, sempre divorandola di baci,
e Buffy si abbandonò, senza notare, senza voler capire, quanto quelle carezze fossero disperate e dettate
dal dolore, confuse e cieche... "Tesoro, mi dispiace...", gli sussurrò ansimante. "Ti ho fatto soffrire, ma
è stato per amore...solo per amore...".
Lui si rilassò improvvisamente e si scostò, per guardarla, continuando a sfregare le labbra sulle sue con
amara, lenta, dolcezza. "Amore?".
Sorrise lievemente, puntellandosi sui gomiti. "Ne sei certa? Credi che l'
amore sia questo?
Tu mi desideravi e mi hai preso, mi hai assoggettato e piegato per costringermi a essere diverso, a
essere come mi volevi tu... Conoscevo qualcuno che agiva esattamente in questo modo". Il suo sguardo
si fece distante, poi si fissò inesorabile dentro gli occhi di Buffy, carico di consapevolezza e desolata
sincerità. "Ero io, quello. Io agivo così. E ti assicuro che non era amore".
Si tirò su a sedere, sciogliendosi dal loro abbraccio. "Era possesso. Prevaricazione. L'
amore...Io non
credo di sapere veramente come sia...Ma sospetto che vada ben oltre".
"Di cosa parli?", balbettò Buffy, pallida. "Tu sei qui...Tu mi ami...vero?".
Angelus parve riflettere, poi scosse il capo, premendosi una mano sulla fronte, come per scacciare
un'
acuta sofferenza. "Te l'
avevo detto...Ti avevo detto che non potevi comprendere il cuore dei
vampiri...Io...Io ti ho risparmiata, quando non mi ero fermato mai...Mai. Neanche davanti ai bambini. E
sono venuto da te, in ginocchio, a chiederti di ripetermi che mi amavi...". Spalancò su di lei i suoi occhi
smarriti. "E tu non ti sei resa conto del perché?".
D'
un tratto scattò in piedi, le mani tremanti. "Ho parecchi, innumerevoli, difetti...Però non sono
stupido...".
"Cosa?". Buffy era spaventata. I gesti di lui... Le ricordavano i suoi, in quelle due orribili settimane
all'
istituto psichiatrico...Erano questi gli effetti dell'
anima?
"Spike", replicò Angelus, accovacciandosi ai bordi del letto e afferrandole i fianchi con forza . "Il
romanticismo gli scorre nelle vene...Ti sarebbe bastato schioccare le dita e sarebbe stato il tuo cavalier
servente per il resto dei tuoi giorni... Ma tu hai voluto me. E io so perché. Ero il predatore, il
dominatore, quello su cui non avevi potere...Quello che ti faceva stare sotto... il ragazzo sbagliato...".
Le appoggiò la testa bruna sulle ginocchia, la bocca a contatto con la pelle sensibile delle sue cosce. "E
io adoravo la tua innocenza, la tua arrendevolezza...Un altro fiore...Un altro fiore da sporcare...". Rise,
indietreggiando, finendo sul tappeto. "Che idiota...Era tutto il contrario...Tu sei sempre stata sopra...ed
io te l'
ho permesso...".
Grosse lacrime cominciarono a scorrere sulle guance di Buffy. "Non...non ti capisco...".
"No...Certo che no...", sospirò Angelus. La luce del sole arrivava quasi a sfiorarlo, eppure la ignorava .
"Poco fa, quando era ancora buio, ho aggredito un tizio...Avevo fame, una fame dannata...Ma non l'
ho
ucciso...L'
ho lasciato andare e poi ho addirittura vomitato il sangue...Riesci a capire?".
"No...", rispose Buffy sconvolta.
"No?". Lui allargò le braccia. "Non posso più cacciare! La caccia era la mia essenza...E tu me l'
hai
tolta, restituendomi l'
anima...Il predatore che amavi è morto, Buffy. Non esiste più...". Esitò,
deglutendo. "E al suo posto...io...non so cosa ci sia...".
Lei scivolò giù dal letto, aggrappandosi alle sue spalle. "No...ascoltami...".
"Non temevo nulla...", la interruppe Angelus, accarezzandole i capelli. "Non avevo bisogno di uno
scopo, se non quello di perseguire il piacere e le sfide della caccia...E tu mi hai restituito tutto
questo...Le emozioni, la paura, la necessità di una meta...Hai sconfitto il Flagello d'
Europa...".
"No...no...ti prego...". Lei lo strattonava per una manica della camicia malconcia. "Devi ascoltarmi...Io
ti amo e...".
"E cosa?". Glielo chiese con divertita tenerezza. "Cosa vorresti?
In questo momento, non ho nemmeno idea di quali siano la destra e la sinistra, bambina...Che dovrei
fare? Restare chiuso qui, nella tua cameretta , come un bravo cagnolino, in attesa che tu rincasi magari
con un bel vasetto di sangue fresco? Davvero vorresti questo?". Le prese il viso bagnato di pianto. "Te
lo ripeto...Il predatore è morto. Lo hai ucciso ".
Buffy lo strinse, piantandogli le unghie nella schiena, incredula, terrorizzata. "No...Non era il predatore
che amavo...Sei tu...Tu...".
"Io?". Angelus si divincolò stancamente, rialzandosi. "Come puoi amare me?
Neanche mi conosci...".
"Voglio solo che stiamo insieme...", insistette lei, la voce flebile.
"Io no", disse lui sovrastandola, triste e risoluto. "Sei tu la predatrice, ora...E di predatrici ne ho avute
sin troppe. Non me ne serve un'
altra". Strappò via una coperta dal letto e si avvicinò alla finestra.
Stizzita, Buffy colpì il comodino, frantumando una lampada. "Allora...perché? Perché sei tornato da
me? Perché mi hai baciata con tanta passione?".
Angelus si appoggiò al davanzale. Il lato destro del suo corpo emanava un alone di fumo. "Perché hai
ragione. Mio malgrado, ti amo...". La guardò con rammarico. " Però, purtroppo, nel nostro caso, l'
amore
non è sufficiente...".
Lei, squassata dai singhiozzi, quasi non riuscì a distinguere la sua forma avvolta nella coperta che
saltava al di là della finestra, eppure si ritrovò a tendere le mani, in un inutile, delirante tentativo di
fermarlo...
"Sicché adesso hanno entrambi un'
anima...". Il sindaco Wilkins annuì, pensieroso. "Quantomeno
pittoresco...E alla Wolfram & Hart sapevate già che sarebbe accaduto?
Sbalorditivo".
"Non con sicurezza matematica, ovviamente...", ammise Lindsey, gli occhi blu che brillavano nel sole.
"Ma secondo i nostri mistici, la cacciatrice di Sunnydale sarebbe stata la chiave di svolta e c'
erano due
anime in viaggio...Due anime molto importanti". Sorrise, gingillandosi con i gemelli dei polsini della
sua costosa camicia firmata. "Darla ha fatto la sua parte e si è rivelata un ottimo diversivo, distraendo il
nostro bersaglio...".
"Angelus...L'
oscuro oggetto del desiderio...Tutti lo bramano, tutti lo vogliono...". Il sindaco si fece una
sonora risata. "Non lo invidio...E che progetti avete per lui e il suo platinato compagno, ora?".
Lindsey si alzò dalla poltroncina, sistemandosi la giacca. "Spiacente, Richard...Non sono autorizzato a
divulgare i piani dei Senior Partners. Che ne direbbe se parlassimo invece della sua futura ascensione?
Manca soltanto un anno, ormai...".
Si avviarono fuori dell'
ufficio, discorrendo amabilmente, e Faith che, fino a quel momento, se n'
era
rimasta a gambe incrociate su un divanetto, mangiucchiando bon bon, andò alla finestra.
Giù in strada, vide la limousine dai vetri schermati della Wolfram & Hart che attendeva Lindsey, per
riportare lui, Darla e quell'
altra vampira schizzata a Los Angeles. La fronte aggrottata, si ripulì le dita
appiccicose di cioccolato sui jeans. Anime...Erano l'
argomento preferito, ultimamente. I vampiri non le
avevano, ma...sorpresa sorpresa...sembrava proprio che non fosse poi così difficile trovarne
all'
occorrenza un paio di seconda mano...
L'
anima...A che serviva?
Lei ce l'
aveva dalla nascita e non le pareva che facesse tutta questa differenza...I suoi simili uccidevano,
stupravano, ingannavano e seviziavano. E senza la scusa di un demone a possederli. No...Nessuna
differenza.
Gettò i capelli neri all'
indietro, stiracchiandosi. Cazzate, non era il caso di perderci tempo e sonno:
c'
erano il suo capo che la vezzeggiava come un padre affettuoso, la cara, vecchia B. da maltrattare un
po'e l'
intera Sunnydale da conquistare...Che andasse a farsi fottere, l'
anima!
Sorrise decisa al sole che inondava l'
ufficio e, dal marciapiede, alzando lo sguardo, Lindsey riuscì a
scorgerla, bella, oscura e controversa. Promettente. Il sindaco si era scelto una pupilla con del
carattere...
Aprì la portiera della limousine e salì, attento a non far entrare la luce : Drusilla stava mugolando come
un animaletto spaurito in grembo a Darla, che le lisciava i riccioli corvini con aria annoiata.
"Cos'
ha?", domandò Lindsey infastidito dagli ingombranti abiti in velluto della vampira bruna, che lo
tenevano troppo distante da quella bionda.
Darla sghignazzò. " E'totalmente pazza. Ecco cos'
ha".
"E tu?", sussurrò Lindsey, la voce che si abbassava divenendo piacevolmente roca. "Tu come stai?".
Lei riconobbe quel tono. Quello del desiderio. Beh, perché no?
Scopare era un espediente più divertente di altri per accantonare i pensieri scomodi.
"Io?... Ho fame...". Mettendo in mostra i denti bianchi, sollevò il mento di Drusilla. "Tesorino...La
smettiamo di frignare, uhm?". Le infilò il pollice in bocca e l'
altra , spalancando gli occhi viola, iniziò a
succhiarglielo.
"Brava, così...", annuì Darla, sistemandosi meglio sul sedile. "Adesso giochiamo con zio Lindsey,
vuoi?".
Nel sottosuolo di Sunnydale si diramavano provvidenziali cunicoli e gallerie ed una di queste portava
proprio quasi sotto la villa di Crawford Street. Angelus corse per il breve tratto che lo separava
dall'
edificio, avvolto nella coperta che odorava di bruciato...e vagamente ancora di lei. E comunque
c'
era del buono nelle ustioni che gli martoriavano il corpo.
Se le esaminò, ormai al sicuro : le più vecchie erano già guarite e quelle recenti...Beh, facevano male...
Un male d'
Inferno. Ottimo. Il dolore fisico allontanava l'
altro, quello che gli bruciava nella mente, al
cui confronto il sole era un sollievo.
Qualcosa si mosse, nel silenzio della magione, mettendolo in allarme. Dannazione, tutta quella storia
gli aveva annebbiato i sensi e soltanto ora si rendeva conto di non essere solo. Avanzò cautamente nella
grande sala al pianterreno : non era certo di avere i riflessi abbastanza pronti per contrastare un attacco,
in quel momento... Poi vide la figura rannicchiata contro la grata del caminetto. Spike. Sporco di cenere
e ricoperto di ferite. Le sue stesse ferite...
Turbato, Angelus gli si chinò di fronte. Lo guardava ed era come ascoltare una musica stonata, con
qualche nota mancante o di troppo...Cosa non quadrava?
Gli occhi sgranati di Spike gli risposero, un po'meno blu, di una tonalità cangiante che sembrava
riflettere un cielo impossibile da scorgere.
"La tua anima...", mormorò Angelus sbigottito, allungando istintivamente una mano verso il volto
dell'
altro. "Hanno...hanno maledetto anche te?".
La risata improvvisa e isterica di Spike risuonò sinistra intorno a loro. "No! ", esclamò. "Me la sono
fatta ridare io!". La risata s'
intensificò. "...dico...si può essere più cretini?!?".
Angelus lo fissò. E scoppiò a ridere anche lui. Di cuore, come non gli capitava da anni...Anzi, da secoli.
Risero insieme, a crepapelle, per lunghi, spossanti, minuti, fino a crollare entrambi su un fianco,
esausti, svuotati, intorpiditi.
"Perché?", domandò Angelus. "Perché cazzo hai fatto una cosa simile?".
"Non lo sai?", replicò Spike. "Tu ce l'
hai...E ora ce l'
ho anch'
io...Non è sempre stato così, fra noi?".
"Oddio...Spikey...tu e il tuo incrollabile spirito competitivo...", sospirò Angelus. Avrebbe voluto ridere
di nuovo, ma era probabile che le risate si esaurissero come le lacrime ed a un certo punto non
rimanesse che il silenzio, un buco nel petto. " E pensare che io ho chiesto che me la togliessero...".
Spike agitò un dito. "Negativo. La maledizione è irreversibile e le nostre preziose anime sono tornate al
mittente, una volta per tutte...". Osservò il suo gransire, la bocca leggermente aperta, l'
espressione di un
bimbo stupito. "Sei stato da lei...Sento il suo odore...".
"Sì...". Angelus rovesciò il capo all'
indietro, scoprendo che dopotutto era ancora in grado di ridere.
"Sì...come vedi...si può essere più cretini di te...!".
"Smettila!", si lamentò Spike, asciugandosi gli occhi. " Se ridi tu, viene da ridere anche a me...E non
voglio...Mi duole lo stomaco...".
"Se non rido, piango...", lo minacciò Angelus.
"No,no...Allora ridi, ti prego...". Il vampiro biondo si massaggiò i muscoli della pancia, scuotendo la
testa. "Com'
è successo? Come siamo riusciti ad innamorarci di quella ragazzina, permettendole di
ridurci così?
Guardaci. Guarda che roba...Il Flagello d'
Europa e l'
Uccisore di cacciatrici buttati sul pavimento come
cenci, a sghignazzare peggio di idioti schizofrenici in attesa di una lobotomia...".
Angelus si fece serio e si girò sulla schiena, il viso rivolto all'
ampio soffitto della sala. "Tu hai ucciso
due cacciatrici, già...E ricordi cosa mi raccontasti?
Che erano state loro a volerlo, che avevano desiderato la morte e danzato con essa...Forse è capitato lo
stesso anche a noi. Forse eravamo stanchi e lo abbiamo voluto ".
"Voluto cosa?". Spike parve scettico e ugualmente tentato da quella teoria.
"Cambiare... I morti non cambiano. E noi siamo morti. Ma quella ragazza ci ha intossicati di vita...".
Lo sguardo scuro di Angelus cercò quello chiaro del compagno. " E adesso abbiamo un'
altra
possibilità...".
"Signor Giles!", gridò Buffy, irrompendo nella biblioteca. "Ho bisogno di Willow, l'
ha...".
Le parole le morirono in gola. E non tanto per quello che vide...
Willow sedeva al grande tavolo rettangolare, intorno al quale tutti loro avevano l'
abitudine di riunirsi
per risolvere i problemi, e Giles camminava avanti e indietro, in maniche di camicia, gli occhiali in
mano. Una scena di ordinaria amministrazione.
No...Ad ammutolirla furono le espressioni con cui la sua migliore amica e il suo osservatore si
voltarono a guardarla. Willow sembrava reduce da un lungo pianto, la faccia gonfia e pallida, e
Giles...Dio, lo sguardo di Giles avrebbe potuto congelare un iceberg.
"Hai bisogno di Willow?", le chiese con voce dura. "E per cosa, di grazia? Quale altra legge cosmica
intendi sovvertire quest'
oggi?".
Buffy accennò un sorriso, irretita da un oscuro presentimento. "Non la seguo...".
"Sa tutto", intervenne Willow. "Tutto, Buffy".
"Esatto", confermò Giles freddamente. "So che eri...l'
amante...di Angelus e di William the Bloody...So
che Angelus ha ucciso Jenny e che tu, pur essendone al corrente, hai pensato solo al modo per...avere
quel mostro...E so della maledizione...So...". Si interruppe, accorgendosi di aver stretto così forte gli
occhiali da frantumarli. "Quello che non so...è dove io abbia sbagliato...dove...in quale punto le nostre
strade si siano divise e io abbia smesso di conoscerti...". La fissò, il sangue che iniziava a gocciolargli
dalle dita tagliate. "Non so...In verità non so se ti ho mai conosciuta...".
"Vorrei avere una giustificazione...", biascicò Buffy, gli occhi grandi, verdi e vuoti. Vuoti di qualsiasi
resistenza, di ogni desiderio di difendersi o negare.
"Già...Ma non ce l'
hai. Nessuna giustificazione. Né tu, né Willow...Né tantomeno io, l'
adulto che non
ha visto e non ha capito, che non ha voluto vedere e capire...". Giles buttò gli occhiali in un cestino e
tirò fuori un fazzoletto immacolato dalla tasca, per tamponare la piccola emorragia. "Ti perdonerò,
Buffy...E'indubbio che lo farò...Però non adesso...Adesso, ti pregherei di uscire di qui, per favore.
Devo stare solo".
Buffy annuì, le gambe molli, incapace di muoversi. Fu Willow a prenderla gentilmente per un braccio e
a guidarla nel corridoio affollato di studenti, un fiume di volti anonimi in cui nascondersi con l'
illusione
di appartenervi. Anche se ormai non era che una menzogna fra le tante.
"Sì. Ti perdonerà", ripeté Willow, con un cenno deciso della testa rossa. " Ci perdonerà. Per sua stessa
ammissione, è un adulto ed è un dovere degli adulti perdonare gli errori degli adolescenti, giusto?".
Sorrise incoraggiante a Buffy, ma comprese che l'
altra non l'
aveva nemmeno udita. Procedeva al suo
fianco, a piccoli passi, scansando automaticamente chiunque incrociasse, ma senza guardare davvero
dove stesse andando.
La costrinse a fermarsi. "Stai bene?".
"Lui non mi vuole".
"Il signor Giles? Sciocchezze...Gli passerà...".
"No...Non Giles... Angelus...". Buffy si ravviò i capelli appiccicati sulla fronte imperlata di sudore. "Ho
tradito il mio osservatore, messo nei guai la mia migliore amica, gettato alle ortiche la mia missione...E
non è servito. Lui non mi vuole. Mi ama, sia chiaro, ma non mi vuole...".
"Era per questo che mi cercavi? Perché ti aiutassi?".
"Sì...No...". Buffy si prese la testa tra le mani. "Non lo so, Will...Non so più niente...".
"Comunque non avrei potuto", commentò l'
altra tristemente. "Non sono ancora abbastanza forte per un
incantesimo che manipoli i sentimenti...E in fondo, hai avuto ciò che volevi. Lui ti ama. Solo
che...come dice il vecchio adagio...bisogna stare attenti a ciò che si desidera...Perché si potrebbe
ottenerlo...Mi dispiace...".
"Ti dispiace? Sul serio? E allora perché hai rivelato tutto a Giles?". La voce di Buffy era stridula,
traboccante di frustrazione inespressa. Non sopportava la sua compassione, né quell'
ostentato sfoggio di
fasulla saggezza popolare.
Willow sbiancò. "Non sono stata io !", esclamò. "E'stato Spike!".
"Spike?...".
"Quando sono rientrata dal funerale, lui era a casa mia...Mi ha presa in ostaggio, ha fatto venire Giles e
ci ha costretti a...". Willow tacque, abbassando lo sguardo.
"Costretti a fare che?", la incitò Buffy.
"A restituirgli l'
anima", rispose Willow, gli occhi ancora colmi di meraviglia per la stranezza a cui
aveva assistito. "La sua anima".
Il laghetto artificiale circondato dalle tombe, la panchina, la sera scura e tiepida. Tutto esattamente
come poche settimane prima. Eppure sembravano trascorsi interi eoni e nulla era più come allora.
Nulla.
Buffy sedette, le spalle curve, il volto privo di espressione. Aveva vagato per ore e adesso una
stanchezza mortale gravava su di lei. Se l'
avessi ucciso subito, pensò, se avessi eliminato subito Spike,
forse...No. Scosse il capo, toccandosi il petto. Lì. Angelus era sempre stato lì. Forse già fin da quando
qualche potere superiore aveva deciso il suo destino di prescelta. Forse fin da allora qualcuno aveva
scritto della cacciatrice attratta dal male e del suo tenebroso principe, della passione che li avrebbe
bruciati entrambi, mangiandosi il loro cuore. E l'
ironia era che lei non gli aveva mentito. Davvero
amava ciò che stava dietro il predatore, quel ragazzo che a tratti, negli occhi, nei gesti, nelle parole di
lui era riuscita ad intravedere...Ma non era stata capace di convincerlo. E adesso sapeva, con terribile
certezza, che non avrebbe mai più amato nessun altro quanto Angelus...Che tutti coloro che sarebbero
venuti dopo di lui, avrebbero pagato per quell'
amore distrutto e perduto...
Avvertì immediatamente la sua presenza e le parve assolutamente naturale. Il cerchio doveva chiudersi
dove il gioco era cominciato. "L'
hai fatto per lui, vero?".
Spike uscì dall'
ombra e si accomodò all'
altra estremità della panchina. Si stringeva nello spolverino
come se avesse freddo e i suoi capelli platinati erano un campo di battaglia di riccioli ribelli. "Sì, anche
se per motivi differenti dai tuoi". Si concesse un vago sorriso. "Non ho ancora trovato qualcuno
immune dall'
errore, dal cadere nella sua trappola...Tu, io, Darla e chissà quanti altri...Tutti lì a
rincorrerlo, per averlo, per superarlo, sottometterlo...Ma Angelus continua a precederci di un passo, a
sfuggirci. Perché non è di nessuno. Non lo sarà mai ".
Che bel concetto, si disse Buffy. Lo guardò. Non le sembrava cambiato, però i suoi occhi bruciavano,
bucando il buio. "E'dolorosa?".
"L'
anima?". Spike annuì. "Molto". Sorrise di nuovo, mestamente, intuendo ciò che lei non aveva il
coraggio di chiedergli. "Per lui anche più che per me, tesoro...Questo ti procura un po'di sadica
soddisfazione?".
Buffy non rispose e dopo qualche minuto di silenzio, il vampiro si alzò in piedi. "Vieni, ti accompagno
a casa. Non è una notte adatta alla ronda ".
Lei lo seguì senza protestare. Era stanca. Come morta...
"Ve ne andate?", domandò alla fine, quando furono davanti al suo vialetto.
"Non abbiamo alcun motivo per restare", disse Spike. Si sentiva altrettanto stanco. E incredibilmente
vivo...
"Digli...digli che mi mancherà...". Buffy evitò il suo sguardo cristallino, soffermandosi sulle proprie
scarpe. "Digli che non smetterò di amarlo...".
Strano. Soltanto un paio di giorni addietro quelle frasi l'
avrebbero ferito, mentre adesso...Spike vedeva
soltanto una pallida creatura dal cuore spezzato, per la quale lui non poteva fare più nulla. "D'
accordo".
Lei tirò su col naso, scoprendosi commossa. "Mi mancherai anche tu, Spike...".
Il vampiro le sollevò il mento con un dito e si portò la sua mano alle labbra, deponendovi uno dei suoi
delicati, dolci baci da gentiluomo. "Lo so". Un altro sorriso, questa volta uno vero. "Stammi bene,
cacciatrice ".
Buffy lo guardò scomparire nell'
oscurità, ineluttabilmente, come la sua innocenza, i suoi sogni, le sue
illusioni...Spazzate via da uno spolverino e da un angelo con gli occhi neri...
"Buffy?".
La voce di sua madre la spaventò. Joyce era sul vialetto, a poca distanza da lei. Oh...E da quanto era lì?
"Buffy? Non era il signor Shelby, quello?". La donna aveva le sopracciglia aggrottate. "E perché ti ha
chiamata cacciatrice?".
Buffy deglutì.
Oh.
20. Destiny.
Spike tornò alla villa di Crawford Street, ancora confuso per tutto quanto era successo nelle ultime ore,
l’anima bruciante dentro di lui, ma più calmo. L’aver rivisto Buffy gli aveva dato una sorta di…pace,
che aveva avuto un singolare effetto tranquillizzante sui suoi sensi.
La scelta di Angelus non poteva stupirlo meno. Solo lui, nell’intero fottuto mondo, poteva capire cosa
si provava, dopo secoli di malvagità innata, a risvegliarsi con i sensi sintonizzati sul dolore
dell’umanità. Solo lui poteva sapere come non fosse quello il momento di fare scelte definitive come
consacrarsi ad una diciassettenne dalle idee confuse e la maturità di un tortino alle fragole.
Spike sorrise tra sé e sé: immatura, ma letale. Non l’avrebbe mai dimenticata, e scommetteva che
nemmeno il suo gransire ci sarebbe mai riuscito.
William the Bloody aveva già il suo da fare per trattenersi dal precipitarsi nel sole, e cessare così tutto
quel tormento, per porsi complicate questioni circa quello che poteva essere il suo destino.
Aveva creduto che fosse Drusilla. Amarla, essere amato da lei…centoventi anni, e non era stato eterno.
Lungo, sì, fedele, qualche volta, ma non certo eterno. Non sapeva in quale categoria collocare il suo
amore per Buffy…né si illudeva più che amore non fosse, malgrado l’avrebbe volentieri uccisa con le
sue stesse zanne per la profonda, sanguinosa rivoluzione che aveva portato nella sua esistenza ed in
quella della sua famiglia. Certo era che non poteva, per definizione, ritenersi eterno. Era già tanto se
Buffy poteva attendersi di vivere ancora cinque o sei anni.
In passato, altre scelte avrebbero potuto imporsi: vampirizzarla, per esempio….renderla sua childe, o
childe di Angelus…o di entrambi. Spike giocò con questo pensiero: quella notte in cui lei li aveva
accolti entrambi nel suo letto, ed aveva offerto loro il suo sangue, sarebbe stato facilissimo scivolare dal
gioco erotico in un destino comune, qualcosa che li avrebbe legati indissolubilmente, tutti e tre, per
sempre.
Ma nemmeno allora si erano sentiti di spegnerla. Tanto meno, ora. Il solo pensiero di vampirizzare un
essere umano, e tanto più Buffy, gli faceva rivoltare lo stomaco.
Ed ora, ora che questa nuova, ardente, lucente anima inondava tutto ciò che aveva costituito la sua
essenza, quale poteva essere il suo destino? E quale quello di Angelus?
Non era semplice. Non era banale. Aveva un vuoto dentro, quando il dolore non lo straziava, e nulla
che lo riempisse. La vecchia sicurezza, le vecchie convinzioni, erano scomparse per sempre….ed
ancora non ne erano state costruite di nuove. Un barlume di autoconservazione li teneva ancora in
piedi, ancora…funzionanti, come automi, senza una direzione. E questo, almeno per Spike, era persino
più devastante del senso di colpa.
Era nato per volere, ed ancora non desiderava di essere nulla.
Andar via di qui, per cominciare. Si, forse per il momento poteva bastare.
Entrò nella villa dal retro. Non voleva chiedersi dove fosse Angelus: intuiva senza saperlo che non
stava cacciando. Non più.
Fu sorpreso di trovarselo di fronte, nell’ampio atrio al piano terra. Lui…ed un ometto smilzo con un
buffo cappello, che sembrava una comparsa di un episodio di “Starsky & Hutch” d’annata.
“Angelus e Spike, della polizia di Los Angeles, per servirvi” rise tra sé e sé Spike. Dannazione….
“Da quanto tempo non mangi, eh?” chiedeva l’ometto ad Angelus, che lo fissava con un’emozione
affine alla…reverenza. Spike osservò non per la prima volta come l’anima avesse cambiato il suo
crudele gransire. Il suo viso, bello e pieno di carattere, aveva adesso anche una profonda
dolcezza…qualcosa che non gli aveva mai conosciuto. Diamine, che non c’era mai stato. Sentì di
amarlo come non mai…e la nostalgia per i tempi passati un po’ si attutì.
“E tu?” chiese l’ometto, voltandosi verso Spike “Magro come un chiodo. Ah, ma mi dicono che non sei
mai stato molto in carne. Ti nutri, eh? Scommetto di no. Da quanto non ficcate le zanne in qualcosa di
succulento?”
Spike inarcò un sopracciglio. L’anima non gli aveva ancora tolto la voglia di fare a botte, e
quell’ometto indisponente…fino a che il suo sguardo incrociò quello di Angelus. Neanche lui doveva
essersi nutrito. Oh, cavolo…la morte per inedia era il loro futuro?
“Siete degli idioti” commentò il tipo. “I macellai buttano via il sangue animale a litri. Basta
organizzarsi”
“Amico, ficcati il tuo cappello nel…”
“William” lo fermò Angelus. “Lui è Whistler”
“Aspirante manager di demoni recentemente dotati di anima?”
“Ah - ah, divertente, amico” non rise l’ometto. “Cose grandi e pesanti accadono da questo lato
dell’universo. E’ tutto sbagliato. Vi siete fottuti la cacciatrice…e il cervello. Ed i loro piani sono andati
a puttane”
“Loro?” indagò Spike.
“I poteri che sono”
“E…che sarebbero?” intervenne Angelus. “Questa parte della tua presentazione, francamente, non è
chiara nemmeno a me”
Whistler sospirò e si accomodò nel locale che, originariamente, era la cucina. Prese del whisky e ne
ingollò un sorso.
“Non so proprio cosa ci abbiano visto in voi…fatto sta che hanno cambiato idea, e vi hanno voluto. E vi
hanno preso. I ‘poteri che sono’ sono….i capoccioni, insomma. Di tutto l’universo. Dimensioni note ed
ignote incluse”
“Voluto per cosa?”
“Ma per la lotta a favore del bene, naturalmente”
“Ah, naturalmente” rise Spike. “E chi ti dice che io voglia lavorare a favore del bene? Amico, io non
sono il servitore di nessuno. Se vorrò essere malvagio, così sarà, anche se ho l’anima: ciò non ha
impedito ad Hitler di fare ciò che ha fatto”
“Lo sapevo che tra i due era il più cocciuto” mormorò tra i denti Whistler. “Allora, se apri quelle tue
grandi orecchie capirai che io non c’entro niente. Servo solo ad indicare la strada…ed a segnare i punti
nella lotta tra male e bene.”
L’ometto li fissò.
“Che lo vogliate o no, amici, avete cambiato rotta. Stavolta, il male perde, il bene vince”
Whistler non sparì. Almeno, non con un whoosh.
Semplicemente, non era più lì.
Angelus e Spike si fissarono.
La faccenda era troppo complessa, ed inquietante, per essere masticata subito. E poi, era già notte, ed
era ora di mettere un po’ di distanza tra loro e Sunnyhell.
Angelus guardava la notte fuori dal finestrino abbassato della de Soto. Deserto, deserto, case,
benzinaio, deserto, road house, deserto. Spike guidava a tavoletta, le labbra serrate. Nessuno dei due
aveva molto voglia di fare conversazione.
“Sangue del macellaio, eh?” disse ad un tratto Angelus, ed il suo compagno annuì.
L’antico demonio dal volto d’angelo….Angelus si guardò le mani. Vedeva sulle dita il sangue di secoli
di massacri…novello Lady Macbeth. Indelebile. E malgrado ciò…
La speranza.
Come si poteva avere speranza quando si era stati causa di più male di quanto se ne potesse anche solo
immaginare?
Eppure, in una piccolissima, ombrosa parte di sé, Angelus sentiva la speranza. Una minuscola luce. Che
le parole di Whistler avevano inaspettatamente acceso.
Se era vero che i “poteri che sono” avevano altri piani per loro, forse, non era stato del tutto inutile.
Forse, esisteva ancora la remota possibilità di ….
“Espiare” mormorò, senza volerlo, ad alta voce.
“Spiacente, amico, non è il mio stile” mormorò Spike, premendo più forte l’acceleratore. Fuori, la notte
si tramutava in alba. Presto, sarebbe stato giorno.
E quello non era cambiato. Erano ancora, del tutto, vampiri. ..ed avevano bisogno di sangue (umano?
animale?) e rifugio dal sole. Per altro, non mancavano loro i fondi per una non - vita decorosa. Angelus
aveva aperto diversi conti in banche straniere e compiacenti a nome di tutti i suoi childes. Spike sarebbe
sicuramente morto d’inedia prima di entrare in una banca per farsi fare un bonifico, ma Angelus si
sentiva comunque tranquillo. In caso di assoluta necessità, non gli sarebbe mancato nulla.
“Scommetto che sei pentito di non aver affittato la tua solita limousine” chiese Spike.
“Affatto” esclamò Angelus. “Là c’è un motel. Prendiamo una stanza”
Spike posteggiò la de Soto nel polveroso parcheggio, ed i due vampiri si diressero con calma verso la
reception.
La donna che venne a riceverli era stanca, di mezza età, e sovrappeso. Un ottimo pasto per entrambi.
Le mani incerte, Angelus tirò fuori dal portafoglio la sua Visa platinum. Spike sollevò gli occhi al cielo:
aborriva quei segni di ricchezza umana di cui Angelus era sempre stato tanto innamorato. Ma se
servivano a distrarlo dal collo della padrona…
“Amico, con quella ti compri tutto il posto” replicò quest'
ultima.
“Vogliamo solo una camera. Esposta a nord”
Lei annuì, sciabattando, e porse loro una chiave. I soliti culattoni, probabilmente. Con quei pantaloni di
pelle nera, e l’aria strafottente del biondo, probabilmente erano nel circuito sado - maso. Che schifo di
gente…
I due vampiri si allontanarono veloci. Dormire, sognare, forse morire…il Bardo già sapeva tutto di
gente come loro. Volevano solo chiudere gli occhi e dimenticare. La scintilla, che non smetteva di
bruciare.
Sul pianerottolo del loro corridoio c’era una stanza con su scritto “privato”. La porta si aprì e ne uscì
una ragazzina, pesantemente truccata. Aveva un cliente.
”Vieni dentro, Brad” disse lei, la voce strascicata dall’ultima dose. O forse era tequila, quella che le
scorreva abbondante nelle vene?
Il tipo, un biondo sbiadito dall’aria fasulla, sorrise con denti da predatore…ed entrò nel piccolo
appartamento privato.
La ragazza abitava lì, era la figliastra della padrona.
Spike ed Angelus si fissarono.
Il tipo stava sguainando le zanne, sbattendo la porta dietro di sé.
“Oh, cazzo!” mormorò Angelus. Dividerla con l’altro vampiro? Avvertirla? Salvarla? E come, se lei
non li avesse invitati, in quella che era a tutti gli effetti una casa privata all’interno del motel ?
Spike era già partito.
Era entrato nell’appartamento, ed aveva gettato l’aspirante Brad contro una parete. Angelus lo seguì,
spezzò la gamba di una sedia e gettò il moncone a Spike.
William the Bloody finì il lavoro. Il suo primo salvataggio. Sollevò gli occhi al cielo, e poi si guardò le
mani: tremavano.
La ragazza si strofinò il viso stanco, solcato da rughe precoci.
“Chi diavolo siete voi? E cosa avete fatto al mio cliente?”
Angelus, ancora sotto shock, prese delle banconote e le gettò sul tavolo.
Lui e Spike uscirono, e si fissarono.
“Io….non so cosa mi ha preso” mormorò Spike, anch’egli scosso. “E’ stato più forte di me. Ho capito
subito che…non potevo far sì che l’uccidesse”
“Ti sfugge il dettaglio più inquietante” replicò Angelus, quando furono fuori dalla portata dell’udito di
altri. “Lei non ci ha invitati”
Spike sollevò il capo verso il suo gransire.
“Non siamo soli in questa cosa…Spike”
“No” ammise lui. “Ma giuro che farò sempre comunque a modo mio”
“Lo so” annuì Angelus. E sapeva anche che era ciò che li divideva profondamente…e li univa
altrettanto profondamente. La loro diversità, il loro affetto…malgrado tutto.
Dopo un giorno di sonno perfetto, due mondi vicini ed incommensurabilmente distanti, separati nello
stesso letto da un universo di cose non (ancora) dette, al calare delle tenebre Spike ed Angelus ripresero
il loro viaggio.
Ciascuno, verso il proprio destino.
La principessa si risvegliò nel suo letto candido di fanciulla. Nei sogni, l’oscurità era stata così
vivida, seducente…pericolosa. Ma al risveglio, tutto era nero dentro di sé. La luce era andata
via. E ciò che aveva appreso le sarebbe - dolorosamente - bastato non per una, ma per mille
vite. Oh, la solitudine…
Malgrado tutto, però, malgrado il suo cuore spezzato, la principessa ancora viveva.
E così facevano pure i suoi due principi in nero.
Here endeth the lesson.
FINE

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