C come magazine 3

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C come magazine 3
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ANNO 1 - NUMERO 3 - ottobre/novembre 2008
FREEPRESS di ENOGASTRONOMIA
>> Anno 1 n. 3 - Ottobre/Novembre 2008
>> Editore responsabile
Creo Edizioni - Pescara
www.c-magazine.it - [email protected]
>> Direttore responsabile
Cristina Mosca (non fumatrice)
se volete dirle qualcosa fatelo a: [email protected]
>> Coordinatore generale e art director
Francesco Cinapri (non fumatore)
se volete dirgli qualcosa fatelo a: [email protected]
>> Area commerciale
Alessio Pisciella (ex atleta)
se volete dirgli qualcosa fatelo a: [email protected]
3284836589 - 3494902638
>> Direttore marketing
Daniele Di Vittorio (ex fumatore)
se volete dirgli qualcosa fatelo a: [email protected]
>> Grafica ed impaginazione
Creo Advertising - Pescara
www.creoadv.it
>> Ufficio fotografico
Sergio Pasqual
>> Stampa
AGP Arti Grafiche Picene - Maltignano (Ap)
Per questo numero sono stati consumati 210 litri di benzina, 2
batterie da telefonino, 1 milione 700mila piastrine, 6400 calorie e
5 gelati anche da Fabrizio Di Nicola, Francesca Luciani, Massimo
Giuliano, Andrea Santilli, Anita Righetti, Piergiorgio Greco, Giovanni Rosato, Marzia Aquilio, Luca Del Monaco, Guernica.
>> Creo Edizioni s.n.c. di Francesco Cinapri & C.
Via Misticoni, 28 - 65122 Pescara
presso il centro direzionale “Il Molino” De Cecco
Tel. e Fax 085.386184
www.c-magazine.it - [email protected]
Registrazione presso il Tribunale di Pescara
n° 7/08 del 31/03/2008
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magazine
sommario
come
07 >> C come Editorial(i)
10 >> C come Team
Fieni’s: a caccia del meglio - Redazionale
16 >> C come Blog
La Ciliegina sulla torta
19 >> C come Alimentazione
Allarme obesità infantile
21 >> C come Salvapane
E adesso chi salverà?
23 >> C come Fabrizio Camplone
La classe non è solo cioccolato
26 >> C come Mediterranea
Un applauso per il gusto - Reportage
30 >> C come Naturale
La stagione del raccolto
37 >> C come Tipico
Il Mediterranean Master Chef Award
38 >> C come Tradizione
La cipolla e l’aglio, questi sconosciuti
La dolce via tra Gessopalena e Tornareccio - Reportage
Dal Reale parte il contro-dolce
42 >> C come Miele e Pecorino
48 >> C come Essenza
50 >> C come Ottocento
Secoli di sapori nei quaderni di casa Del Basso Orsini
54 >> C come Dove siamo stati
Scelti per voi appuntamenti e sagre - Reportage
59 >> C come VIP
.
61 >> C come Film
63 >> C come News
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magazine
Cosa c’è nel numero tre
09 >> C come Fumetto
editorial(i)
come
C come Traslochi
C come Novello e castagne
Cristina Mosca
Francesco Cinapri
Giuliese di Origine/pescarese per scelta
Infreddolita
Segni particolari: Curiosa
Direttore responsabile di C-Magazine
Pescarese di origine / Spoltorese per asilo
Ufficialmente esaurito
Segni particolari: creativo
Direttore artistico di C-Magazine
Dopo una stagione estiva piena di eventi e di manifestazioni
che ci hanno portato in giro per l’Abruzzo, eccovi servito un
editoriale che sa quasi di castagne e vino novello in un inizio
autunno abbastanza freddo in tutti i sensi: in C-2 scherzavo
sulle problematiche relative alla nostra Nazionale di calcio,
oggi i problemi purtroppo sono della nostra nazione e sono
legati ad aspetti ben più seri, come quelli della crisi economica che imperversa in tutto il Paese.
Direte...beh, questo c’entra ben poco con l’enogastronomia;
è vero si, ma c’entra con gli stati d’animo di tutti noi: persone
e aziende; sempre più sconfortati dal fatto che i soldi non
bastano mai, sempre più presi di mira da telegiornali e media
che pare ci provino gusto a pronunciare la parola “crisi”.
Noi di C Magazine non vogliamo più pronunciarla, non vogliamo più sentirla, abbiamo solo voglia ed energie per combatterla, per far si che si torni a sorridere.
Quando siamo partiti col progetto C Magazine sapevamo di
andare a colmare una piccola lacuna nel settore enogastronomico dell’editoria abruzzese, ma davvero non ci aspettavamo così tanti consensi, che a distanza di 10 mesi continuiamo a ricevere sotto forma di lettere, e-mail, pacche sulla
spalla, sponsorizzazioni, proposte di collaborazione e di sviluppo, piccioni viaggiatori e segnali di fumo.
Contiamo su un autunno “piovoso”, in questo senso, per poter continuare ad essere con grinta e freschezza il filo rosso
che lega produttori, consumatori e curiosi ad un buon prezzo: diciamo pure gratis!
Non a tutti piace traslocare. C’è chi ci fa l’abitudine e chi invece non riesce proprio ad accettare l’idea. E ve lo dico io
perché. Traslocare comporta una scelta: nell’inscatolare oggetti dobbiamo decidere cosa ci servirà ancora nella nuova
vita o cosa è definitivamente legato alla vecchia. Il che, se
siamo di quelli che non buttano mai niente, si rivela un grosso
problema
Noi stiamo traslocando. Ognuno di noi quattro della redazione
è coinvolto in almeno un trasferimento fino ad un massimo di
tre: contemporaneamente, da effettuare entro la stessa scadenza, magari anche con gli stessi scatoloni già che c’è. Lo
prendiamo di buon auspicio per l’anno nuovo, e approfittiamo
per comunicarvi che dalla fine di ottobre ci trovate al centro
commerciale Il Molino, e se non ci avessero ancora riattivato il
telefono fisso cercateci via mail :)
In tema di trasferimenti, seppur temporanei, sempre alla fine
di ottobre andiamo a curiosare in giro per l’Italia: realizzeremo
un reportage all’Eurochocolate di Perugia, com’è facile intuire
dalla nostra dolce copertina e dallo chef del bimestre, Fabrizio
Camplone, unico abruzzese a vedersi confermati i tre chicchi
e le tre tazzine dalla guida dei Bar d’Italia 2009 del Gambero
Rosso, presentata all’inizio di ottobre. Dopo l’Eurochocolate
“passeremo” per Torino, a sentire che combina il nostro Niko
Romito al Salone del Gusto, specie dopo essersi inventato
quel dolce non-dolce che presentiamo in questo numero.
Il nostro menu autunnale da qui in poi si butta sul salato, tra
aglio, cipolla e sapori mediterranei: buon appetito.
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magazine
fumetto
come
www.scuoladelfumetto.net
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magazine
Redazionale
Italiano/Inglese
team
team
as in
come
Editorial
Redazionale
Quando il popolo della
notte lavora di giorno
When the people of the
night work in the daylight
Fieni’s: a caccia del meglio.
Fieni’s: seeking the best
Non accontentarsi: due parole che forse non facilitano la vita
ma che sicuramente la rendono migliore, e che soprattutto
sono alla base della filosofia dell’azienda Fieni’s. Importatrice
diretta e distributrice di prodotti beverage in Abruzzo da ormai due lustri (sono tutti già in fermento per il decennale del
2009), l’azienda pescarese è caratterizzata da un forte senso
etico e dall’attenzione verso le persone. «Non è la tecnologia
alla base di ogni impresa – spiegano Monia e Manuel Fieni,
rispettivamente responsabile commerciale e amministratore
delegato dell’azienda – ma è unicamente l’uomo a fare la
differenza. Saranno sempre gli uomini, adesso più che mai, a
rappresentare la componente destinata a determinare il successo». «Ci definiamo azienda etica – spiega il responsabile
marketing Silvano Dirodi – semplicemente perché manteniamo le nostre promesse e ci riteniamo professionalmente
corretti: il cliente prima di tutto, e il rapporto non si ferma al
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magazine
Never be satisfied: these three words maybe don’t make life
simpler but surely make it better, and, most of all, make the
basis of the main values of Fieni’s firm. This enterprise has
imported and supplied beverage products in Abruzzo for two
lustres so far (in 2009 it will be the first decennial): it’s strongly ethic-minded, and it cares about people very much. «It’s
not technology on the ground of any business – Monia (sales
manager) and Manuel Fieni (managing director) explain – but
men: they make the difference. Now, more than ever, men are
fated to be the secret of their success». «We define ourselves
ethic-minded – Silvano Dirodi, marketing manager, adds –
simply because we keep our promises and we are faithful to
professional fairness: customers are before anything else, for
us, and our relationships don’t stop to the mere purchase of
the product». Being in Fieni’s team, in fact, means not only
supplying a retailer, but holding a really and truly friendship
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magazine
Gut, besser, Paulaner
La birra Paulaner deve il suo nome all’Ordine dei monaci
italiani di Santa Paola che si stabilì nel cuore dell’attuale Monaco all’inizio del diciassettesimo secolo. Durante
la Quaresima i devoti frati fabbricarono una birra forte e
sostanziosa che usavano come pane fluido per non interrompere il digiuno: la cosiddetta Paulaner Salvator veniva
inoltre offerta agli abitanti di Monaco in cambio di un piccolo contributo. La sua alta qualità e il gusto eccellente
divennero presto famosi, tanto che le birrerie della città
cominciarono a temere la concorrenza e protestarono in
una lettera del 1634, che viene considerata la prima denominazione documentata della birra Paulaner (in tedesco
significa “birra dei Paolini”). Nella lettera veniva chiesto di
impedire la distribuzione pubblica della birra da parte dei
monaci: solamente 150 anni più tardi il Principe elettore
consentì il diritto illimitato di mescita, tanto che in segno
di ringraziamento ancora oggi viene offerto al leader politico di Monaco il primo boccale di questa birra forte. La
cerimonia di questa “prova Salvator” coincide con l’inizio
della Quaresima.
Le birre Paulaner vengono prodotte secondo la “legge
della purezza bavarese” che risale al 1516, una delle più
antiche e severe del mondo. Per la produzione oggi vengono utilizzati esclusivamente orzo, luppolo (della regione
di Hallertau), acqua (di sorgente da una profondità di 240
metri) e lievito di produzione propria, sotto il controllo del
mastro birraio Peter Hellich. La fermentazione classica a
freddo e il lungo periodo di deposito e maturazione nobilitano la qualità delle birre Paulaner e ne conservano il gusto pieno anche nei lunghi tragitti per forniture all’estero.
L’assortimento è ricco di specialità: dalle aromatiche birre
dorate alle gustose birre scure, passando per le chiare
leggere e arrivando alle frizzanti e rinfrescanti Weißbier.
semplice acquisto del prodotto». Il team di Fieni’s infatti non
è solo un team di fornitori: è una squadra che con il cliente
intrattiene un vero e proprio rapporto improntato su sincerità,
intraprendenza e perché no, divertimento, senza per questo
perdere affidabilità. Periodicamente la Fieni’s offre ai clienti
corsi gratuiti di formazione etico-professionale, in cui è possibile apprendere strategie basilari di marketing, consigli su
come migliorare la comunicazione e su come gestire il personale; e vengono organizzate degustazioni sia per permettere
di scoprire nuove curiosità e nuove chicche sui prodotti, sia
per diffondere al meglio la cultura del bere. Responsabilmente.
Il team di Fieni’s è costituito da giovani (il più “vecchio” ha
51 anni) e vede ai vertici il presidente Ivo Diodoro, i responsabili della logistica Bruno Di Claudio e dell’amministrazione Rossella Buonvivere, e Monia e Manuel. Le birre, tutte
importate dalla Germania, sono distribuite in tutto l’Abruzzo
per molte zone in esclusiva. A queste si aggiungono i migliori
vini: e se ciò non bastasse, il passaggio di Fieni’s nel nostro
locale, pub, ristorante e hotel preferito si riconoscerebbe da
un marchio ben preciso su grembiuli e accessori. Un’azienda
“interattiva” che sul web trova la community ideale: il sito di
based on sincereness, initiative and why not, fun, not for this
losing in trustworthiness. Fieni’s periodically offers its customers training courses about vocational ethic, where they can
learn basic marketing strategies, suggestions in improving
communication and in managing the staff. Tastings are also
organized, in order both to let people find new products out
and to spread a real drinking awareness. Sensibly.
Fieni’s team is made of young people (the “eldest” is 51 years
old) and is lead by its president Ivo Diodoro, its logistics manager Bruno Di Claudio, its administrative manager Rossella
Buonvivere and, naturally, Monia e Manuel. All its beers are
imported from Germany and supplied all over Abruzzo, being
the firm the sole agent in several areas. But fun is not only
beers: among Fieni’s products we can find some of the best
wines and moreover a unique trademark on clothes, that we
can see on aprons and tools in our favourite restaurant, pub
or hotel.
We are talking about an “Interactive” firm, that on the net finds a perfect community: Fieni’s website, glamour and young,
has got a proper room for customers wanting to give notice
of events, special nights, promotions and to show the photos
taken in the best parties. Because, by paraphrasing Oscar
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magazine
Fieni’s, glamour e giovane, dà spazio anche ai clienti che
vogliono annunciare serate, eventi, promozioni, e mostrare le
foto delle feste meglio riuscite. Perché, parafrasando Oscar
Wilde e la loro campagna promozionale, si accontentano
«semplicemente del meglio».
Wilde and quoting Fieni’s claim, they are «simply satisfied
with the best ».
Fieni’s team
via Raiale, 327 - 65128 - Pescara (Pe)
tel. +39 085 4322087, fax +39 085 4308004
www.fienis.it
SANACORE 2008
Il 29 e il 30 agosto l’associazione NaturEventi ha organizzato
una due giorni in mezzo al verde in prossimità di Pianella
(Pe), per promuovere e far conoscere l’ippoterapia, dedicata
ai bambini e ai disabili: un evento intitolato “Sanacore” che ha
raccolto moltissimi consensi e richiamato migliaia di giovani,
anche grazie ai due concerti serali dei Nidi D’Arac e della
Gianfranco Continenza Jazz Band. Fieni’s è stato fra i promotori principali di questo evento: «Abbiamo potuto constatare di persona la serenità di questo luogo e dell’ippoterapia
– commenta Silvano Dirodi – Siamo stati subito conquistati
dai buoni intenti dell’iniziativa».
On last 29th and 30th August the association NaturEventi
organized a two-day event among nature in the nearby of
Pianella (Pe), to promote and spread the awareness of hippotherapy for children and disabled people: the event was
named “Sanacore” and drew thousands of young people also
thanks to two concerts, one by Nidi D’Arac and one by Gianfranco Continenza Jazz Band. Fieni’s was one of the main
supporters: «We could observe by ourselves the great sense
of serenity given by hippotherapy and filling this place – Silvano Dirodi says – We were immediately won by the good
intents of the initiative»
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magazine
Birra: istruzioni per l’uso.
La birra è la bevanda più povera al mondo. Contiene acqua, lievito, orzo, malto, luppolo e agenti aromatizzanti, e
una bassa gradazione alcolica. In egual quantità ha quasi le
stesse calorie di una spremuta d’arancia e molte meno del
vino rosso. Grazie ai suoi ingredienti agisce contro i radicali
liberi, le malattie cardiovascolari e facilitano il lavoro dei reni.
(se non consumata in eccesso, naturalmente).
1. È vero che la birra non deve fare schiuma?
Falso. La schiuma fa da tappo e permette di mantenere stabile la temperatura, l’aroma e la fragranza: la birra a bassa
fermentazione va spillata o versata con due dita di schiuma.
È per questo che i muratori tedeschi la portavano a lavoro
nella tazza di coccio con il coperchio. Per quelle ad alta fermentazione, invece, la schiuma è un difetto, ma è un prodotto che circola poco in Italia. Inoltre la birra belga va “spatolata”, mentre è un delitto togliere la schiuma a quella tedesca.
2. È vero che non va servita in bicchieri di plastica?
Vero. Semplicemente perché la plastica è meno termica del
vetro: la birra ci perde in gusto.
3. È vero che la luce fa bene alla birra?
Falso. La birra gradisce la penombra, infatti non a caso viene imbottigliata in contenitori di vetro ambrato o verde, attraverso i quali la luce filtra con maggiore difficoltà.
4. Va bene qualsiasi tipo di bicchiere?
No. Innanzitutto deve essere pulito ma non brillante, quindi
senza traccia di detergente, che divora la schiuma. Viceversa,
se il bicchiere presenta tracce di grasso invece la schiuma si
metterà a fare bolle. Un trucco è usare il bagnabicchieri, che
permette anche di abbassare leggermente la temperatura
del vetro. La birra va spillata inclinando il bicchiere e aprendo il rubinetto con decisione. Ogni birra ha il suo bicchiere
ideale in cui venire accolta.
blog
come
di Francesco Cinapri - www.cucinamente.it
La “Ciliegina sulla torta”
Dolci ossessioni
www.cilieginasullatorta.it
“Gelato al cioccolato, dolce e un po’ salato...”. Così recita
una famosa canzone di Pupo. Ma è buono questo gelato al
cioccolato? Boh, Pupo lo mangia e se piace a lui può darsi
che piaccia anche a qualcun’altro. Noi di C-Mag ci tuffiamo
invece senza remore nelle dolcezze del blog di Tuki, che a
quanto pare di dolce e anche di salato se ne intende non
poco.
Questa giovane studentessa friulana dalle origini campane
ha iniziato la sua avventura per gioco, come spesso accade
quando si creano grandi cose. A Parigi, tra le “Nymphéas”
di Monet, l’incontro con l’alta pasticceria: in Tuki si scatena
il fuoco sacro della passione e riesce in poco tempo (il blog
è nato poco più di un anno fa) a raggiungere il ragguardevole numero di 170.000 visitatori, e si comprende benissimo!
Noi di C-Mag siamo rimasti colpiti, per non dire allibiti, da
tanta sapienza e raffinatezza. La “Ciliegina sulla torta” racchiude il connubio perfetto delle passioni di Tuki: pasticceria
e fotografia, coronate da una gradevole cultura letteraria e
internazionale.
Il blog attira l’attenzione, naturalmente oltre che per le ricette, anche per l’apparato fotografico, davvero notevole, considerando che si tratta pur sempre di un blog personale.
C’è di che impazzire: si va dai dolci al cucchiaio come la
crème brûlée à la vanille, lo strepitoso coconut delight, a
base di cocco, o l’insolito sugolo, il dolce della vendemmia,
fatto con mosto d’uva e cannella, ai classici della pâtisserie
française, come le meringhe, leggerissime e friabili, gli eclairs
al cioccolato, o le madeleines, o ancora l’interessantissimo
Paris-Brest, dolce nato nel 1891 in occasione della celebre
gara ciclistica Paris-Brest-Paris.
Ma non finisce certo qui: ci sono le favolose tortine alla frutta, come i mini cakes ai mirtilli, o i soufflés glacés à la fraise, un graziosissimo soufflé freddo a base di fragole. E poi,
altre perle come i biscotti al sesamo nero, il pan di zucca,
o i coloratissimi macarons, i gettonatissimi muffins inglesi,
le insolite confetture, i dolcetti stagionali che sono dei veri
concerti campestri, come la crostatina di fichi, fatta con fichi,
mandorle e miele.
Da noi in Abruzzo i fichi sono un cult della tradizione popolare, sono celebri soprattutto sotto forma di “carracine maritate”, vale a dire fichi secchi aperti e riempiti con noci di
mandorle tostate al forno.
Ma tornando alla “Ciliegina sulla torta”, non potevamo tralasciare i dolci napoletani! La pastiera, i babà… Che dire poi
delle cartucce? Una scoperta! In casi come questi siamo
pieni della nostra docta ignorantia o curiosità che dir si voglia, senza la quale non si cercherebbe nulla, senza la quale
non proveremmo l’emozione e la sublimità della scoperta.
Riuscite ad immaginare la meraviglia dei vostri ospiti, alla
vista di questi originalissimi dolcetti di mandorle?
Buttate via quel triste biscottume senza glutine, senza zucchero, senza uova e senza eccetera eccetera e cimentatevi
in un una di queste ricette! A Tuki, siamo sicuri, farà senz’altro molto piacere.
Siamo dinnanzi ad un vero astro della blogosfera, un’alchimista dell’arte dolciaria.
Abbiamo ancora il coraggio di chiamare queste opere semplicemente “dolci”? Pupille e papille (gustative) ringraziano.
Bravissima Tuki, encore!
Cartucce Napoletane
(nella foto )
Ingredienti x 40 pz.: 200g di farina di mandorle, 100g di
farina “00”, 50g di fecola, 200g di zucchero, 160g di burro
morbido, 20g di burro fuso, 4 uova, un pizzico di bicarbonato
d’ammonio, un pizzico di sale, 3 gocce di essenza di mandorla
amara, la scorza di un limone grattugiata.
Mescolare la farina di mandorle con due uova sbattute e gli
aromi,far riposare a temperatura ambiente per un’ora. Lavorare il burro morbido con lo zucchero e l’ammoniaca, unire
il composto di farina di mandorle e uova, un cucchiaio per
volta, alternando con le altre due uova sbattute; mescolare
con un cucchiaio e unire il burro fuso, infine unire la farina e
la fecola setacciate, poco per volta. Lasciar riposare l’impasto per un’ora a temperatura ambiente. Trasferire l’impasto
in un sac a poche con bocchetta liscia (1 cm di diametro)
e distribuire il composto nei cannelli foderati con le cartine,
riempiendoli fino al bordo del cannello. Infornare a 170° per
10 minuti poi abbassare a 160° e continuare per altri 8/10 minuti, la cartuccia deve rimanere chiara sotto la carta e dorata
sulla parte superiore. La cottura va verificata a seconda del
forno che si ha. Togliere le cartucce dal cannello e passarle
sulla carta assorbente per eliminare l’unto.
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magazine
come
alimentazione
di Francesca Luciani, biologa
abruzzo, allarme
obesità infantile
I nostri bambini mangiano troppo male
Il problema dell’obesità infantile, denunciato a gran voce dai
più autorevoli nutrizionisti, è ormai un’emergenza sociale. In
Italia colpisce un bambino su quattro. in Abruzzo la percentuale dei bambini obesi sfiora il 30%.
Diverse sono le cause dell’obesità infantile, in primo luogo
una cattiva/eccessiva alimentazione, legata o meno a una
ridotta attività fisica e a fattori di tipo genetico/familiare, raramente a disfunzioni ormonali.
Ci preoccupiamo quando il bambino mangia poco, ma non
quando mangia troppo. Il forte appetito, che a volte si trasforma in voracità, è interpretato infatti quasi sempre come
segnale di benessere e si tende ad incentivarlo più che limitarlo, con l’illusione che gli evidenti chili di troppo possano
scomparire con lo sviluppo. Insieme alla quantità eccessiva
di cibo, merendine, snack e bibite gassate sono una continua tentazione per i bambini, sempre a portata di mano nelle
nostre dispense e nei distributori automatici.
Oltre all’alimentazione, è la sedentarietà a giocare un ruolo fondamentale nell’insorgere dell’obesità. Non è sempre
necessaria la pratica di un’attività sportiva: basterebbe una
passeggiata per arrivare a scuola, una pedalata in bicicletta,
scale piuttosto che ascensore, insomma uno sforzo dell’organismo leggero ma costante, che aiuti a consumare le riserve di grasso.
I fattori familiari non sono meno determinati dei precedenti. È
molto probabile, infatti, che un bambino obeso abbia almeno
un genitore obeso o in soprappeso. L’esempio della famiglia
è fondamentale: i genitori devono essere i primi a seguire
una dieta equilibrata, non si può pensare che un bambino
mangi insalata mentre il resto della famiglia consuma patate
al forno.
Le conseguenze precoci dell’obesità sono rappresentate
da problemi di tipo respiratorio e articolare, da disturbi della
digestione e di tipo psicologico; i bambini grassottelli sono
spesso derisi dai compagni, per questo perdono autostima
e sviluppano un senso di insicurezza che li porta ad isolarsi
e ad iperalimentarsi come reazione.
L’ex bambino obeso sarà molto probabilmente un adulto obeso, per questo maggiormente esposto a patologie
cardiocircolatorie (ipertensione arteriosa, coronaropatie),
muscoloscheletriche (artrosi), e metaboliche (diabete, ipercolesterolemia) fino allo sviluppo di tumori del tratto gastroenterico.
Il pediatra e il dietologo sono le figure più indicate a predisporre un intervento mirato, ma sono i genitori ad avere
il ruolo più importante. La consapevolezza del danno che
l’obesità può arrecare alla salute del proprio figlio deve far
riflettere i genitori e portarli a sradicare comportamenti alimentari e abitudini scorrette consolidate nel tempo. Può essere un compito arduo, ma non impossibile. Occorre puntare
sul coinvolgimento e non sui divieti, cercando di non colpevolizzare il piccolo se qualche volta cede alle tentazioni e
non fare del peso un’ossessione. Oggi più che mai si sa che
la salute passa anche dalla tavola e la salute dei nostri figli è
la cosa più importante.
19
magazine
salvapane
come
messaggio promozionale
e adesso chi salverà?
Acqua & Sapone prosegue il grande successo del SalvaPane
A poco meno di un anno dal lancio, il SalvaPane si
dimostra utile, se non indispensabile, alle oltre 50.000
famiglie che ogni giorno lo utilizzano con successo.
Il rivoluzionario “sacchetto” con la speciale pellicola,
infatti, oltre a mantenere fresco e morbido il pane per
diversi giorni si è rivelato un’efficace barriera contro i
batteri che ogni giorno aggrediscono i nostri alimenti,
ed in particolare il pane che, grazie alla sua caratteristica
spugnosità della mollica, si rivela come un frequente
accumulatore di muffe invisibili, batteri dannosi e quindi
veicolo di potenziali intossicazioni o disturbi intestinali.
La Facoltà di Scienze degli Alimenti di Teramo ha
infatti testato per lungo tempo il brevetto SalvaPane,
dimostrando come la sua caratteristica di traspirazione
permetta al pane di non accumulare l’umidità da esso
stesso prodotta, evitando perciò la formazione di sviluppo
microbico di muffe e batteri così frequenti se invece
conservato nei classici contenitori o buste impermeabili.
SalvaPane quindi, oltreché mantenere fresco l’alimento, salva
anche il nostro apparato digerente oltre al portafoglio, visto
che impedisce ogni inutile spreco.Un motivo in più, per
chi non l’avesse ancora in casa, di provare gli indiscutibili
vantaggi, con tanto di riconoscimenti “accademici”.
Ma il successo del SalvaPane ha anche innescato lo
sviluppo di altri prodotti innovativi per la conservazione di
delicati alimenti. Proseguono incessanti i test di Acqua
& Sapone, sia presso i suoi laboratori che nel centro
ricerche della Facoltà Teramana. Numerose sono le
famiglie “test-monitor” che stanno sperimentando sul
campo, o meglio, in cucina, i nuovi prodotti che presto
arriveranno sugli scaffali della catena commerciale
leader per prodotti per l’igiene personale e della casa. Top-secret sulla tipologia dei prodotti, ma di sicuro è
certo che sarà ancora una volta una soluzione pratica,
salutare ed economica per aiutare la vita di tutti i
giorni in casa e a tavola. Le sue sorprese sono sempre
gradite... e adesso chi e cosa salverà Acqua & Sapone?
come
fabrizio camplone
di Cristina Mosca
La classe non è
solo cioccolato
Da Pescara 50 anni di dolcezze
Non si può che provare entusiasmo all’idea di un gelato al
bocconotto, alla ricotta e pera caramellata, all’olio d’oliva,
al Centerba o al confetto: ma dietro un appagante elenco di
gusti la pasticceria Caprice di Fabrizio Camplone ha oggi
51 anni di esperienza da offrire. Era il 1957, infatti, quando
papà Tullio lasciava la panetteria sulla strada Tiburtina ed
acquistava la pasticceria all’angolo tra via d’Annunzio e
piazza Garibaldi, in un percorso professionale che non ha
perso mai di vista l’innovazione. «Non a caso il prodotto
a cui tengo di più – racconta Fabrizio – è la Presentosa, il
dolce alle mandorle che lui stesso inventò (insieme al gelato Capriccio) e battezzò con il nome del tipico gioiello
abruzzese: l’ho proposto, lo scorso gennaio, nel Congresso
milanese di cucina d’autore “Identità golose” in una versione mousse in guscio di meringa e mandorle. Un successo». Fabrizio Camplone è mastro pasticcere e dal 1996
è membro dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani; il suo
dolce preferito, confessa, è il panettone, perché richiede
amore, attenzione, due giorni di preparazione e alla fine è
«una soddisfazione guardarlo lievitare», mentre il futuro è, a
suo parere, «nel dessert al piatto o da asporto, ma non ho
intenzione di trascurarne la potenziale abruzzesità».
Tra il 1994 e il 1998 ha ottenuto la medaglia d’oro al Gran Prix
di cioccolateria di Perugia e a due Simposii dell’Accademia.
Nel 2000, infine, si è classificato primo alle Olimpiadi Culinarie del 2000 in Germania: successo che tenterà di
reiterare a novembre. «La svolta al Caprice è arrivata cinque
anni fa – ricorda Fabrizio Camplone, sorridendo – con il
boom del gusto “puffo” proposto dalle altre gelaterie: era
ora di rispondere ai colori fluorescenti con la qualità e con
un rafforzamento dell’identità territoriale». Una risposta nel
segno dell’avanguardia, tanto che lo scorso luglio a
Brescia una squadra inedita, capitanata da Fabrizio Camplone e composta da Angelo Di Masso, Valerio Centofanti,
Emmanuele Forcone e Mattia Spadone, ha portato l’Abruzzo
in cima al podio dell’Award del Pasticcere per l’innovazione
nella tecnica, con una reinterpretazione della “pizza dolce”.
Dal 2006 “Caprice” riceve simbolicamente dal Gambero
Rosso il terzo chicco di caffé che, insieme alle tre tazzine
già assegnate, lo pone tra i primi venti bar migliori d’Italia.
«Il mio rapporto con il lavoro? Lo definirei appassionato – ci
racconta – ma senza dimenticare il confronto con l’esterno
e il lavoro di squadra». Impossibile non nominare, infatti, la
moglie Antonella nella conduzione del negozio e nell’arte
del confezionamento. «Ma i miei figli Gianluca e Fabrizia –
conclude il pasticciere – sono i critici più severi».
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Crema di cioccolato
Mousse di mascarpone
da spalmare
e zabaione
all’olio di oliva
Ingredienti (per 8 vasetti da 250 gr):
Procedimento:
Ingredienti (per 500 gr di crema zabaione) :
Procedimento:
750 gr di cioccolato fondente (70% cacao)
750 gr di pasta di nocciola
30 gr di cacao in polvere
350 gr di olio extravergine di oliva
2 gr di sale semigrosso
Sciogliere nell’olio il caco, aggiungere la pasta di nocciole e il cioccolato fuso; temperare il tutto e, per ultimo, aggiungere il sale e invasare. Conservare in luogo fresco
ed asciutto al riparo dalla luce.
170 gr di tuorlo d’ uovo
Cuocere il tutto come una normale crema pasticcera. A parte montare 500 gr di panna senza zucchero e 500 gr di mascarpone ed aggiungere la crema zabaione.
350 gr di zucchero semolato
5 gr di amido di riso
5 gr di amido di mais
1 lt di marsala secca
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mediterranea
come
Di Massimo Giuliano - Foto: Alessio Pisciella
Un applauso per il gusto
A Pescara la 23esima parata enogastronomica
La Mostra Mediterranea ha spento quest’anno 23 candeline e, superata già da qualche tempo la maggiore età, ha
dimostrato di esserci ancora e di godere di una buona salute. Merito del fatto che quando si parla, in Abruzzo, di
“roba da mangiare”, difficilmente ci si può scontrare con
un muro di indifferenza. Se poi, come è giusto che sia, il
mondo enogastronomico al quale ci si sta riferendo fa rima
con qualità ed è ampiamente inserito in un contesto che
porta alta la bandiera del Gusto con la G maiuscola… allora il gioco è fatto. “Mediterranea 2008” è stata tutto questo, ma non solo. È stata anche l’occasione per riflettere,
complice la difficile situazione politica della nostra regione,
sull’importanza di un grande atto di approvazione popolare
quale l’applauso. E così il presidente di Confcommercio,
Ezio Ardizzi, ha spiazzato un po’ tutti abbandonandosi, in
sede di inaugurazione, a “gestacci” inconsueti, per dimostrare quanto le nostre mani possano essere degli efficaci
elementi di comunicazione. Il tutto è poi culminato nel sen-
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so ultimo della campagna di Confcommercio: “Un applauso per l’Abruzzo”. Ma, al di là dei clap clap, cosa resta di
Mediterranea 2008? Presto detto: presso il Porto Turistico
“Marina di Pescara”, location ormai tradizionale per questa kermesse, si sono avvicendate dal 31 luglio al 3 agosto
le principali e più rappresentative imprese del comparto
agroalimentare regionale. Hanno “sfilato” imprese olearie,
aziende vitivinicole, caseifici, salumifici, aziende di conserve alimentari, di tartufi, di cereali minori, pastifici, produttori
di miele, imprese dolciarie, di liquori, zafferano ed erbe aromatiche e l’associazione Provinciale Cuochi. Insomma, chi
più ne ha più ne metta. Tra i protagonisti della rassegna non
può non essere citata l’Arssa, l’Agenzia regionale per i servizi di sviluppo agricolo che ha proposto dei percorsi didattici enogastronomici promossi da “Il Laboratorio del Gusto”
(progetto realizzato in collaborazione con i GAL abruzzesi).
Ma come si può porre il vino Montepulciano d’Abruzzo nei
confronti del noto scandalo “Velenitaly”, che ha portato alla
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Insalatina di farro e mare
scoperta di vini adulterati o imbottigliati in maniera irregolare (vedi Chianti e Brunello di Montalcino)?
«Il nostro “nettare di Bacco” continua sempre a puntare
sulla qualità – risponde Donatantonio De Falcis, direttore generale dell’Arssa – anche perché è in grado di poter
mettere in mostra caratteristiche organolettiche di assoluta
eccellenza». Gianni Ruscitti, responsabile per l’Arssa del
Progetto Leader, e Franco Amicone, direttore amministrativo Arssa, hanno parlato soprattutto dei progetti presenti
e futuri dell’Agenzia con particolare riferimento ad un tour
mondiale che l’Abruzzo sta effettuando per esportare i propri prodotti anche e soprattutto in quei luoghi popolati da
persone di origine abruzzese. La Assipan (Associazione nazionale panificatori), invece, ha riprodotto un vero e proprio
panificio con la produzione e cottura delle più svariate qualità di pane e pizze, e il presidente Roberto D’Intino non ha
mancato di affrontare la spinosa questione dell’aumento del
prezzo del pane: in sostanza, D’Intino ha lasciato intendere
che l’associazione dei panificatori deve pensare soprattutto a realizzare un prodotto di qualità, aggiungendo che, per
il consumatore, il costo quotidiano del pane non dovrebbe
superare quello di un caffè. D’Intino ha anche trattato argomenti più piacevoli come la dieta mediterranea, di cui
il pane rappresenta un elemento imprescindibile: già solo
questo, in tempi in cui qualcuno parla dell’importanza di
un’improbabile “dieta padana”, rappresenta un’autentica
garanzia. Ma gli addetti ai lavori come hanno visto il grande circus di Mediterranea 2008? Per rendersene conto, la
Camera di Commercio di Pescara ha voluto saggiare il grado di soddisfazione degli espositori che hanno preso parte
alle mostre organizzate al Porto Turistico. Positivi i risultati
ottenuti. Il grado di fidelizzazione degli espositori è molto
elevato, a testimonianza dell’apprezzamento delle iniziative: si tocca l’80,88%. Massiccia è stata l’adesione da parte
degli espositori: 85 su 88 stand. E il pubblico, non c’è che
dire, ha reagito bene alla macchina di “Mediterranea 2008”:
l’afflusso ha superato ogni più ottimistica previsione, e il
“Marina di Pescara”, nel corso delle quattro serate, ha ospitato oltre 45.000 visitatori. A questo punto si chiudono i
battenti, si riportano gli stand a casa, ma non ci si adagia
sugli allori: quanto siamo bravi ce lo diremo un’altra volta,
ora c’è già da preparare l’edizione 2009 di Mediterranea,
tenendo sì ben presenti i risultati positivi ottenuti quest’anno, ma cercando anche di ricordare che tra 365 giorni la
manifestazione si andrà ad intersecare con i Giochi del Mediterraneo. Una vetrina internazionale, una preziosa opportunità per farsi conoscere anche “oltre confine”, di fronte
alla quale l’Abruzzo enogastronomico di qualità non può e
non deve fallire.
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Gianluca Sergiacomo, ass. provinciale cuochi
Preparazione dei pesci: Aprire cozze e vongole con acqua, olio
e privarli del guscio. Lessare le teste dei calamari ed i gamberi
e condire con un filo d’olio e un pizzico di sale. Preparare il calamaro incidendo la pelle ed arrostire in padella antiaderente
fino ad ottenere un riccio.
Per l’insalatina: Condire il farro con menta, basilico, olio, sale,
pepe, buccia di limone e il salmone marinato tagliato a cubetti.
Finitura:Posizionare l’insalatina di farro al centro del piatto con
l’aiuto di un coppa pasta e disporvi sopra il riccio di calamaro,
le cozze sgusciate, le vongole e i gamberi.
Guarnire il tutto con le erbe aromatiche, il farro soffiato e un filo
di olio extra vergine di oliva.
Ingredienti: 400 gr di farro; 2 foglie di menta; 5 foglie di basilico; buccia di ½ limone; olio extravergine di oliva q.b.; sale e
pepe; 100 gr di salmone marinato; ½ Kg di cozze con guscio; ½
Kg di vongole con guscio; 200 gr di gamberi rosa dell’Adriatico;
150 gr di calamari; 70 gr di pomodorini datterini; farro soffiato
(q.b.). Per guarnizione: germogli; basilico rosso e verde; cipolla
rossa.
Preparazione.
Per il farro: Cuocere il farro in acqua salata e speziata con l’anice stellato per 45 min e lasciare raffreddare.
Per il salmone marinato:
Eviscerare, squamare e sfilettare il salmone. Marinare con sale
grosso, zucchero ed erbe aromatiche a piacere per 24 ore.
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naturale
come
di Andrea Santilli e Simona Piattella - www.filidipaglia.it
La stagione
del raccolto
Andando verso l’autunno
Così come si fanno provviste di legna, scorte, restauri della
casa, allo stesso modo si rinnovano le attività con visione
positiva e si prepara l’organismo ad affrontare l’inverno. Al
mercato inizia un periodo di abbondanza, di varietà e sapori;
ritorna la voglia di rimettersi ai fornelli cercando di scegliere
verdure più compatte e meno acquose.
Nel menù come nelle ricette si cerca di tenere conto della
semplicità di esecuzione e di associazione tra ingredienti,
cotture e sapori, per un risultato gustoso e digeribile oltre
che molto nutriente.
Simbolicamente la tarda estate va da metà agosto a tutto
settembre e può essere considerata una stagione intermedia
che anticipa l’autunno. In questo arco di tempo si raccolgono
i cereali estivi che saranno conservati in vista del periodo
più freddo dell’anno, e a questo proposito è opportuno
fare gradualmente delle cucine più consistenti con cotture
più lunghe e a fiamma bassa. Una volta in pentola, il cibo
andrebbe mosso il meno possibile, per evitare di disperdere
il calore che ci aiuterà a sopportare gli sbalzi di temperatura
tipici dell’autunno.
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Maccheroncini di farro
in salsa di zucca
Cavolo cappuccio e nori
con mandorle e uvetta
1 cipolla dorata
2T di zucca tagliata a dadini (tra queste varietà: Veneta, Marina di
Chioggia, Piacentina )
2C di olio di girasole spremuto a freddo
2C di salsa di soya (shoyu)
sale marino integrale
2 T di cappuccio tagliato sottile
2 C di olio di girasole spremuto a freddo
1/2 T di alghe nori in foglie
10 mandorle tostate e macinate
1 C di agro di riso
sale marino integrale
Facciamo saltare in una casseruola la cipolla con l’olio e 2 pizzichi
di sale per cinque minuti. Questo permette di dare un sapore rotondo alla salsa. Aggiungiamo la zucca e 2 pizzichi di sale, mescolando per bene prima di versare delicatamente tanto acqua quanto
basta per coprire gli ingredienti. Questo tipo di zucca compatta, infatti, la assorbe. Copriamo senza toccare gli ingredienti e lasciamo
cuocere 20 minuti a fiamma bassa: la salsa è pronta. Aggiungiamo
la pasta già lessata in acqua e, dopo aver condito con gocce di
shoyu, mescoliamo servendola ben calda.
Saltiamo in una wok (o in una casseruola) il cappuccio con l’olio
e 2 pz di sale. Di seguito aggiungiamo le nori leggermente idratate
e continuiamo a mescolare a fuoco vivo per cinque minuti. Aggiungiamo l’agro di riso e l’uvetta, copriamo abbassando la fiamma al
minimo e lasciamo cuocere per qualche minuto. Una spruzzata di
mandorle prima di servire la porzione.
Crostata di fichi
Azuki e rucola
1 bicchiere di olio di semi di girasole spremuto a freddo
1 bicchiere di acqua
150 gr. di malto di riso
1 pizzico di sale
700 gr. ca. di farina di kamut
marmellata di fichi al naturale
1T di fagioli azuki rossi
3 T d’acqua
10 cm di alga kombu)
2 C di acidulato di umeboshi
1 mazzo di rucola fresca tagliata sottile
Sciacquiamo i fagioli prima di metterli in ammollo con l’acqua
e la kombu per una notte. Cuociamoli per un’ora a fuoco lento
in una pentola a doppio fondo, con l’accortezza di non mescolare
durante la cottura, lasciando il coperchio chiuso. A fine cottura
saliamo con l’acidulato di umeboshi mescolando delicatamente.
La rucola dal sapore decisamente pungente fa da guarnizione.
Mescoliamo l’olio, l’acqua, il sale e il malto e aggiungiamo gradualmente la farina fino ad ottenere una pasta morbida che va
ulteriormente lavorata con le mani su una spianatoia, sempre
aggiungendo farina. Una volta ottenuto un impasto consistente,
mettiamone da parte 1/3 per le rifiniture e stendiamo il resto con il
matterello cercando di dargli la forma della tortiera e uno spessore
di 1 cm circa. Trasferiamo il tutto nella teglia, precedentemente
oleata e infarinata, poniamo uno strato consistente di marmellata
e decoriamo con le strisce. La crostata cuoce in forno a 180/200
gradi per 45 minuti circa.
Facendo bollire i fichi con tutta la buccia e 1 pizzico di sale marino
integrale per 2 ore si ottiene un’ottima marmellata dal gusto naturale ed equilibrato. La si può facilmente conservare sterilizzando i
vasetti ben chiusi a bagnomaria per 15 minuti.
Insalatini di carota e
rapa bianca con mele
L’utilizzo della lacto - la fermentazione per conservare le verdure
- ha origini antichissime. Attraverso una determinata concentrazione salina e con condizioni specifiche, la verdura si trasforma grazie
a dei microrganismi che si sviluppano, ma conserva la totalità di
vitamine ed elementi nutritivi presenti. L’acido lattico che si forma
inibisce i processi di putrefazione senza per questo acidificare il
sangue, anzi stimolano la digestione a fine pasto.
Legenda: T= tazza da 250ml; C= cucchiaio da tavola;
Pz= pizzico con indice e pollice; c= cucchiaino
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come
tipico
Foto: Alessio Pisciella
Associazione gtm:
tutti a malta,
l’unione fa la forza
Proposto il Mediterranean Master Chef Award
intitolati ad Angelo Chiavaroli (Piatto d’oro, da assegnare
ad un ristoratore dell’area mediterranea), Levino Tavani
(Chiavi d’oro, ad un albergatore abruzzese che si distingua
nell’ospitalità), Carlo Beccaceci (Posate d’oro, per la
ristorazione tipica marinara), Nino D’Amico (Penna d’oro, per
il giornalismo specializzato), Carmine Festa (Tast Vin d’oro,
ad un’azienda vitivinicola, ad un enologo o ad un ristoratore
che si saranno distinti con una cantina ai massimi livelli), a
Filippo De Sanctis (Forchetta d’oro, assegnato dalla stampa
specializzata e da esperti), Vincenzo Fosca (Paranza d’oro,
ad una pescheria) e Narciso Bonetti (Tipico GTM d’oro, per
una trattoria, osteria o ristorante o un’azienda produttrice
davvero rispettosa della sua tipicità).
Alla conferenza stampa è seguita una cena realizzata in
“rete”: gli antipasti di mare erano infatti preparati dai cuochi
dei ristoranti “Palucci” di Torino di Sangro, “Il Trabocco”
di Lanciano e “Marianna” di Francavilla al Mare, mentre i
maccheroni alla chitarra al sugo di pelosi sono stati offerti
dal ristorante “Miramare” di Ortona.
Un assaggio di terra con il carrè d’agnello con insalatina
e pane al mosto cotto dell’Hotel “del Camerlengo” di Fara
San Martino, e un ghiotto dessert di frutta e dolce preparato
dal ristorante “La Lanterna” su coordinamento dalla signora
Laura Morganti Chiavaroli hanno concluso l’allegra serata.
A tutti i partecipanti sono stati consegnati diplomi di merito
dell’associazione “Tipico”, con riconoscimenti anche
alle aziende che hanno fornito i prodotti agroalimentari e
vitivinicoli come il pastificio Cocco di Fara S.Martino (Ch), la
Tenuta I Fauri di Chieti, “Sant’Anna” di Annone Veneto (Ve),
la cantina “Citra” di Ortona (Ch), e l’oleificio “La Pietra”, di
Frisa (Ch).
Un po’ d’Abruzzo a Gozo, seconda isola dell’arcipelago
maltese:
grazie
all’associazione
Golosità
Tipiche
Mediterranee presieduta da Nicola Ranieri, alcuni prodotti
tipici della nostra terra verranno presentati nella mostra
mercato tra il 2 e il 10 novembre, insieme ad esempi della
nostra arte con le nature morte di Beniamino Ciccotelli. Il
progetto Gozo è stato presentato in una conferenza stampa
presso il ristorante “La Lanterna”, in memoria del titolare
Angelo Chiavaroli scomparso nel 2003 mentre divulgava
l’abruzzesità in Portogallo, ed è stato illustrato dal giornalista
Mario D’Alessandro, dal nutrizionista Corrado Pierantoni,
dallo storico dell’arte Giovanni De Menna, che ha letto i
complimenti «rigorosamente in Italiano» di Kevin Sciberras
dell’Assessorato al turismo di Gozo, e dalla giornalista
americana Judy Edelhoff, gradita ospite, che per la DK –
Eyewitness Guides delle edizioni Penguin sta girando il
Meridione d’Italia con il programma “Back Roads of Italy” e
ha annunciato una guida sull’Abruzzo per il 2010.
«Attraverso la formula degli “interessi incrociati” – ha
dichiarato Nicola Ranieri, presidente della Gtm Tipico – è
possibile far conoscere meglio il territorio in cui si opera
più di tante iniziative istituzionali che ignorano quanto viene
fatto da cuochi, albergatori, ristoratori. Se ognuno mette a
disposizione quello che ha, come esperienza, professionalità,
prodotti agro-alimentari, strutture, la divulgazione di quello
che siamo sarà più efficace.»
È stata resa ufficiale la volontà di istituire il Mediterranean
Master Chef Award: premi che ricorderanno personaggi
dell’enogastronomia che si sono distinti nel loro operato
di promozione di prodotti tipici, e che verranno assegnati
a professionisti ritenuti degni prosecutori. I Premi verranno
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tradizione
come
di Anita Righetti - Foto: Sergio Pasqual / archivio Creo adv.
La cipolla e l’aglio:
questi sconosciuti.
Sicuri di saperli usare?
di peperoni rossi secchi, ma non lo si pensi come un piatto
per poveri: lo si può definire infatti socialmente trasversale,
tanto che compariva sulla tavola di chi sapeva cucinare, non
di chi era ricco. Saper dorare al punto giusto gli agli svestiti
e aggiungere i peperoni rossi dolci secchi interi e privati dei
semi, fino a renderli rosso brillante, cioè croccanti al punto
giusto, non è da tutti: e chi lo sapeva fare si godeva un piatto
ricco quasi come la carne di cui aveva l’odore.
Aglio e cipolla hanno carattere e vanno trattati con garbo, da cotti
e da crudi, perché sono l’antifona del piatto che verrà. Tutto si
potrebbe riassumere in poche parole: l’aglio è piccante, la cipolla è
dolce. Eppure, a volte vorremmo un libretto di istruzioni per sapere
come usarli...
La prelibatezza non è costosa.
L’aglio
La prelibatezza è una sapiente alchimia di ingredienti che,
nella giusta dose, possono produrre un sapore unico e
irripetibile e qualche volta ne sanno anche imitare molto bene
un altro, come nel caso degli agli e dei peperoni rossi secchi
che, cotti insieme, sviluppano un odore di carne di maiale
talmente intenso da poter sfidare chiunque a sostenere il
contrario, prima di guardare nella padella di ferro.
È un piatto appartenente a quell’Abruzzo contadino che
aveva l’orgoglio dei muri ricoperti di filze di trecce d’aglio e
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È l’aglio a stare dappertutto, ben più del prezzemolo. Vestito
o svestito che sia, intero o schiacciato e lasciato imbiondire
con garbo nell’olio extravergine d’oliva, è l’inizio di ogni buon
piatto di carne o di pesce.
Riuscire a graduare il suo sapore può essere la chiave per la
riuscita ottimale di un piatto.
Lo spicchio d’aglio svestito, intero e crudo è perfetto con
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il pomodoro sia nell’insalata sia nella pasta fredda, se il
pomodoro è maturo e spellato a vivo; nell’insalata di pesce
bollito; con le patate alla marinara bollite, tagliate a pezzi
e condite con olio, aglio, prezzemolo tritato finissimo e
una punta di aceto; con il baccalà arrosto; con i peperoni
arrostiti; oppure con i peperoni rossi secchi, cotti nella
cenere calda e conditi con abbondante, tenerissimo
prezzemolo tritato.
È l’aglio a regalarci, anche col suo fiore, ineffabili sapori.
A proposito del fiore, che in dialetto viene chiamato
“tolla”: nasce al centro delle lunghe foglie e va tolto
prima ancora che accenni la fioritura per non sottrarre
energia alla pianta in crescita e far sviluppare spicchi
corposi. È perfetto per la frittata, se prima viene bollito
per stemperarne il sapore o, meglio, cotto direttamente
in padella. Compaiono furtivi sui banchi dei fruttivendoli
in mazzetti di lunghi fili giallo-verdi nelle prime giornate
di caldo di aprile/maggio, destinati ai buongustai che li
rapiscono veloci. Lavati, tagliati e messi in padella con
l’olio, vanno cotti dolcemente col coperchio a vegliarne il
tepore e non alzare la temperatura; con un grano di sale
appena diventano base per le uova che avvolgeranno
morbidamente “le tolle”, una girata e la frittata è fatta.
L’aglio cotto precede qualsiasi piatto di pesce, carne,
verdura e legumi, ma va trattato con sensibile attenzione
per non fargli oltrepassare il livello di cottura necessario.
Per le patate al sugo l’aglio deve imbiondire appena,
non oltre; poi va ricoperto con mezzo litro di pomodoro
passato, diluito con un bicchiere di acqua versato
dolcemente e, quando accenna il bollore, vanno aggiunte
3 o 4 patate a pasta gialla di media grandezza, tagliate a
grossi pezzi, e una foglia di sedano col gambo; un grano di
sale basta. Si lascia cuocere a fuoco basso nella pentola
coperta per circa 20 minuti se sono patate di montagna,
30 se sono patate di pianura. E comunque sono pronte
quando il sugo si addensa. Per accompagnare questo
piatto ci vuole il pane fresco o tostato, purché buono
come il piatto che sarà servito.
La cipolla
Non saprei proprio decidermi a dover scegliere tra aglio e
cipolla: sono due scuole di pensiero.
Per molti dei piatti che abbiamo citato per l’aglio si usa
anche la cipolla, ma io la ritengo una forzatura e il numero
dei piatti possibili con la cipolla è sicuramente risibile,
soprattutto per quanto riguarda il cotto. Assolutamente
interessante invece è l’uso della cipolla a crudo: bianca,
gialla o rossa, fresca o matura affettata e, quando
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occorre, lasciata nell’acqua fredda per un po’, è il solo
decoro concepibile, insieme all’olio extravergine d’oliva, per
un crudo di pesce, di baccalà, di uova, di carne, di verdura.
La cipolla cruda, tagliata bene e ben accompagnata, è la
regina della tavola.
Mangiarla a morsi da fresca con pane, olio e fave, dopo
averla bagnata nel sale fino, è un’esperienza da fare con il
vino, purché ottimo.
Insieme a cipolla e aglio, due grandi alleati in cucina sono
lo scalogno e il porro: appartengono tutti alla famiglia delle
Liliacee, il che vuol dire che le differenze nelle loro proprietà
sono minime. L’aglio e la cipolla stanno da sempre sulla
nostra tavola; lo scalogno invece, che solo da poco si trova
in commercio in Abruzzo, non rientra nelle nostre tradizioni.
Rispetto alla cipolla il suo gusto è più forte, mentre il porro ha
un gusto più dolce: oggi si coltiva in gran quantità nei nostri
campi ma sono destinati a mercati extraregione. Qualcuno
si trova anche ai mercati di frutta e verdura e viene usato
perlopiù per zuppe o frittata: niente ancora che possa dirsi
tradizione.
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miele e pecorino
come
Reportage - Foto: Creo Edizioni - Piergiorgio Greco
La dolce via tra
gessopalena e tornareccio
Due week-end enogastronomici nel teatino
Possono pizzicare.
A questa definizione non corrisponde solo una risposta:
forse abbiamo pensato subito alle api, ma se ci fermiamo un
attimo ci renderemo conto che anche alcuni gustosi formaggi
hanno questa originale caratteristica. Perciò la risposta
è doppia, come doppio sarà questo nostro reportage che
abbiamo svolto nel giro di pochi giorni tra Gessopalena e
Tornareccio, in provincia di Chieti: l’associazione di idee ci
diverte e ci aggrada, e ci prendiamo la libertà di unire nello
stesso articolo una fiera sui prodotti caseari e una sul miele.
La terza edizione di “Buon Gusto: i formaggi d’Abruzzo”
si è svolta nel centrostorico di Gessopalena il 13 e il 14
settembre, con l’adesione di circa cinquanta produttori/
espositori: 15 dalla provincia de L’Aquila, 18 da Chieti, 10 dal
Pescarese e 8 dal Teramano. I visitatori hanno apprezzato non
solo la possibilità di comprare direttamente dal produttore,
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ma anche lo sformato di caciotta incerata con crema di
patate rosse del Sangro alla gricia, le crespelle croccanti
e i cioccolatini al pecorino del ristorante Gran Gourmet,
studiati per l’occasione da Gino Primavera, gastronomo
ed insegnante di Scienza degli alimenti presso l’Istituto
Alberghiero di Villa Santa Maria, e realizzati dagli chef
Ermanno Di Paolo e Domenico Scotti. Non sono mancati
momenti culturali come l’esibizione del “Tosti Ensemble”,
ossia il mezzosoprano Antonella Trovarelli e il tenore Nunzio
Fazzini. Ma di certo hanno attirato l’attenzione su di sè i due
convegni “Innovazione nel settore lattiero-caseario” (che ha
coinvolto docenti delle università di Teramo e Chieti) e “Il
formaggio locale: una tipicità da difendere”.
Quest’ultimo, in particolare, ha visto intervenire sotto la
conduzione del giornalista televisivo Fabio Lussoso il
presidente del consorzio di tutela e promozione Canestrato
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Castel Del Monte Giulio Petronio, il giornalista Stanislao
Liberatore, vincitore del Premio di Letteratura Internazionale
“Nabokov” 2008 con il saggio “Cibi e luxus di Roma imperiale”
(Edizioni Qualevita), e Beppe Bigazzi, l’autore televisivo e
“insegnante” de “La prova del cuoco” di Rai Uno.
Il simpatico “toscanaccio” si è espresso in maniera
appassionata sui prodotti locali. «La questione è che il
formaggio o è locale o non è formaggio – ha ripetuto più volte
– perché come tale può essere indicato solo un prodotto
realizzato con latte crudo, ricavato da animali portati al
pascolo su terreni polifìti, e con caglio. Parliamo quindi di per
sè di un prodotto tradizionale, naturale, che include sapori
e contenuti ed esclude incursioni chimiche. Non risponde
forse alla grande distribuzione e magari costa anche poco
di più dei normali prodotti messi in vendita... ma signori miei,
la salute costa». A Beppe Bigazzi il sindaco di Gessopalena
Antonio Innaurato ha fatto dono di due pubblicazioni edite
da Meta sulla Comunità Montana e sull’Abruzzo.
Sono stati poi consegnati gli attestati ai vincitori del terzo
concorso regionale Formaggi del Buon Gusto, promosso
dall’Arssa in collaborazione con l’Associazione Regionale
Allevatori, e riservato a tutti i produttori di formaggi vaccini,
ovini e caprini che operano nel territorio regionale presenti
alla manifestazione in qualità di espositori.
La giuria presieduta dalla tecnologa alimentare Clara
Laurita ha premiato per la categoria fior di latte Vincenzo
Cianflocca di Castel di Sangro (Aq) (primo classificato),
Mario Verna di Guardiagrele (Ch) e il caseificio La Perfetta
di Chieti; le migliori giuncate sono state invece riconosciute
a Nicola Alimonti di Guardiagrele (Ch), Fonte dei Sapori di
Fossacesia (Ch) e al caseificio San Giovanni di Montazzoli
(Ch). Per le migliori caciotte vaccine dai 15 ai 30 giorni di
stagionatura sono stati premiate l’azienda Sammartino di
Teramo, quella di Nicola Alimonti e il caseificio San Giovanni,
mentre per quelle oltre i 30 giorni la prima classificata è stata
Pietra Penta di Gessopalena, seguita da Mario Verna e da
I Formaggi di Rosella di Sant’Eusanio del Sangro (Ch). Il
miglior caciocavallo è stato riconosciuto al caseificio San
Giovanni, a La Grancia di Sant’Angelo (Villetta Barrea, Aq)
e a Pietra Penta, mentre la migliore scamorza passita alla
Fonte La Spogna di Montenerodomo (Ch), a Mario Verna e a
La Perfetta. In tema pecorini: fino a 90 giorni di stagionatura
sono stati scelti quelli delle aziende FDF Sapori del Gran
Sasso di Pietracamela (Te), La Mascionara di Campotosto
(Aq) e Del Giudice (Rivisondoli, Aq), mentre per quello oltre
i 90 giorni la classifica è composta da La Mascionara, La
Casa del Formaggio di Gino Illuminati di Ancarano (Te) e
l’azienda Cantalupo di Tocco da Casauria (Pe), che sale
subito in cima al podio per i caprini, seguita dalla FDF e da
Pietra Penta. Infine le fantasie casearie: ha ottenuto il primo
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Tornareccio (Ch)
posto il caciocavallo barricato di Gregorio Rotolo (Scanno,
Aq), seguito dal pecorino sotto crusca di Enrico Fracassa
di Sant’Egidio alla Vibrata (Te) e dal formaggio stagionato in
fossa di Gino Illuminati.
Sabato 27 e domenica 28 settembre invece siamo stati tra
i 4mila visitatori che hanno curiosato tra gli stand di tipicità
e dolcezze nell’evento organizzato dall’agenzia Arsnova
a Tornareccio, la capitale abruzzese del miele che con
i suoi 10 mila alveari, 32 aziende e 45 persone impiegate
produce ogni anno una quantità di “nettare degli dei” pari
alla metà della produzione regionale. Alla sesta edizione
di “Tornareccio regina di miele” hanno partecipato circa
venti espositori tra apicoltori e produttori locali, che hanno
allestito con fantasia i loro stand e hanno proposto non
solo una serie di preparati come propoli, cera, pappa reale,
polline e persino linee cosmetiche, ma anche il meglio
che la zona può offrire tra salumi, tartufi, olio, vino, pane e
latticini. La collaborazione da parte dell’associazione Cuochi
Val di Sangro di Villa Santa Maria e lo stand del Gal Maiella
Verde hanno permesso agli amanti della buona cucina
di godersi di un vero e proprio “percorso del gusto” con
prodotti di tutto il territorio. Interessanti il coinvolgimento
delle scolaresche, che sono state protagoniste dei laboratori
di creatività su Monte Pallano a cura dell’associazione
Gaia, la mostra mercato “Da mani operose di donne” con
i laboratori artistici dell’associazione Professione Donna, e
la mostra “Abruzzo Humour”, con i disegni di Lucio Trojano.
Prezioso l’intrattenimento di canto, danza e teatro “…come
una rondinella…”, con il coro Contrappunto e dei “Men in a
switcase” di Atessa. Nel forum interregionale dell’apicoltura
si è levato con forza il grido di allarme degli apicoltori, alle
prese con una stagione difficilissima a causa di una morìa
di api senza precedenti, che nel solo 2008 ha portato ad
una produzione dimezzata: insieme al senatore Fabrizio
Di Stefano e, per la Regione Abruzzo, al dirigente Rino Di
Felice, sono intervenuti anche il presidente dell’Associazione
regionale di produttori di miele Luca Finocchio e la presidente
dell’Associazione interprovinciale per l’apicoltura Giancarla
Galli, che hanno chiesto un maggiore coinvolgimento
tecnico-scientifico di Regione e Asl nell’individuazione
delle cause di questa morìa, ma anche sostegni economici
non assistenzialistici per affrontare la situazione di crisi.
“Tornareccio Regina di miele” si è conclusa, domenica sera,
con un appuntamento condotto dai giornalisti Piergiorgio
Greco e Giovanni Gazzaneo, dedicato alla memoria di Teresita
Olivares, la silenziosa moglie del gallerista Alfredo Paglione
insieme al quale ha ideato e promosso il fortunato progetto
“Un mosaico per Tornareccio”. Sono state presentate due
raccolte di poesie sul tema della api: l’antologia “Com’api
armoniose”, curata del poeta Sandro Boccardi e contenente
le firme di poeti noti come Ada Merini e Andrea Zanzotto, e
“À l’heures des cendres”, una raccolta dello stesso poeta
pubblicata dall’Istituto Italiano di cultura a Parigi. Partner
di “Tornareccio regina di miele” sono stati l’associazione
nazionale Città del Miele, l’Arssa, la Regione Abruzzo, la
Provincia e la Camera di Commercio di Chieti, la Banca di
Credito Cooperativo Sangro-Teatina, il Gal Maiella Verde e la
Comunità Montana Val Sangro zona “S”.
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essenza
come
Foto: Luca Del Monaco
Dal Reale parte il
contro-dolce
...mentre “sale” il punteggio sulle guide.
gioco di parole) in modo prepotente il punteggio del Reale
sulle principali guide del settore. Nel giro di dieci giorni è
stato ufficializzato il punteggio sulle guide de L’Espresso
e del Gambero Rosso, che però per esigenze di stampa
non abbiamo potuto visionare al momento della stesura di
questo articolo. Nella guida dell’Espresso 2009, ad esempio,
il Reale sale di un punto fino a 17.5, collocandosi tra i primi
15 ristoranti in Italia, mentre viene promosso dal Gambero
Rosso a 90 punti con un balzo stratosferico di 5 unità. Il che
lo catapulta nel Gotha dei ristoranti: tra i primi 18 in Italia.
«Una vertigine di bellissime notizie che quasi ci disorienta –
confessa intimidito il più giovane dei cuochi in classifica, a
nome del Reale e della sorella Cristiana con cui lo conduce
– perché probabilmente ci farà sentire sotto osservazione.
Credo che in qualche modo sia stata premiata la nostra
fedeltà all’identità territoriale, resistendo alle tendenze che
portano verso una cucina molto più creativa».
Il 24 ottobre andremo a far visita a Niko Romito al Salone del
Gusto di Torino perché sarà l’unico abruzzese ad occuparsi del
Teatro del Gusto, mentre il 15 e il 16 novembre rappresenterà
l‘Italia, insieme ad Antonino Cannavacciuolo di Villa Crespi
Orta San Giulio (No), nella kermesse gastronomica che si
svolgerà a Parigi nella magica atmosfera del Louvre di fronte
a giornalisti ed esperti francesi. Il 15 dicembre, ci racconta,
parteciperà alla cena di beneficenza “Wine for Life” d Città
del Gusto insieme a Gennaro Esposito (Torre del Saracino,
Vico Equense, Na; due stelle Michelin) e Massimiliano Alaimo
(“Le Calandre” di Rubano, Pn; tre stelle Michelin). «E poi non
vi dico altro», conclude con l’espressione di chi cova ancora
molte sorprese.
Si serve a fine pasto come un dolce, ma nasce da tutto ciò
che dolce non è: nel mese di luglio Niko Romito ha inventato
“Essenza”, ossia quello che potrebbe rivoluzionare il modo
di concludere un pranzo con un concentrato di sapori.
«Volevo un po’ rompere gli schemi del dolce classico – ci
spiega il cuoco del ristorante Reale di Rivisondoli (Aq) – e
mi sono concentrato su un gioco di acido e di amaro. Tutto
è partito da un sorbetto alla genziana». “Essenza”, infatti,
è composto da caffè in polvere, frutta secca (emulsione
di mandorle e nocciole con zucchero e cacao) e fresca
(caramello naturale di frutto della passione), sorbetto e
zafferano (per il profumo). «Il caffè, con un effetto simile alla
frolla, asciuga la bocca – continua – che trova freschezza
nell’acido del frutto della passione e nella genziana. È tutto
un equilibrio di consistenze e temperature: l’unico ingrediente
davvero dolce, fondamentalmente, è lo zucchero presente
nell’emulsione di frutta secca, che fa da train d’union tra
l’acido e l’amaro».
E noi che “Essenza” l’abbiamo provato confermiamo che la
sensazione che resta è fatta di gusto allo stato puro (ridotto
all’essenza, per l’appunto), che lascia felici le papille gustative
e non appesantisce lo stomaco: da non sottovalutare, specie
nell’era del fitness in cui ogni dolce tentazione va scontata
in palestra. Non si spaventi perciò il nostro pubblico meno
tecnico e anzi si lasci coinvolgere da questa novità, mentre
al lettore più “esperto” basti sapere che pare che il fotografo
specializzato in alta cucina Bob Noto lo abbia definito piatto
dell’anno.
Restando in tema di contro-dolce, non possiamo esimerci
dal raccontare che inoltre “sale” (ci venga perdonato il
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come
ottocento
di Giovanni Rosato
Quando la memoria
diventa tesoro
Secoli di sapori nei quaderni di casa Del Basso Orsini
Maria Pia è stata socia fondatrice, e all’intercessione della
sorella Paola. L’associazione è composta di sole donne che
hanno dimostrato tutta la loro saggezza e buona volontà
finanziando la pubblicazione del libro e devolvendo poi
il ricavato all’acquisto di quaranta sedie, già consegnate
all’ottocentesca sala lignea presso la biblioteca comunale
“Ovidio” di Sulmona.
Ma non è finita qui: «La prossima idea dell’associazione – ci
hanno spiegato per l’Inner Wheel la presidente uscente Leda
Pelino e l’addetto stampa Rosanna D’Aurelio Bianchi – è di
istituire, sempre con il ricavato del libro, una borsa di studio
annuale per ragazzi meritevoli che si distinguano nell’attività
scolastica, in quello stesso edificio in cui Maria Pia insegnò
matematica per trent’anni: l’Istituto d’Arte».
Sfogliando le pagine dei quaderni di casa Del Basso Orsini
si viene da subito rapiti dalla ricchezza dei contenuti che
attraversano epoche storiche diverse fino alla nostra. I saperi
culinari in questo testo sono condivisi da tutta la famiglia e
dagli amici. Potremmo quasi dire che il libro sia stato scritto
a più mani, attraverso i decenni: mani pronte ad elaborare
piatti della tradizione, senza storcere il naso di fronte a
ricette di stampo nazionale ed internazionale, e impegnate a
conservarne la memoria.
La storia di questo libro è legata alla nobile famiglia sulmonese
Del Basso Orsini e ha inizio nel giorno in cui la signora Maria
Pia, scomparsa un anno fa, non volendo perdere questa
ricchezza ereditata dai suoi cari iniziò pazientemente a
digitalizzare le antiche ricette in modo da salvarle dall’usura
del tempo: un tempo che possiamo far risalire alla seconda
metà dell’Ottocento, quando la bisnonna dell’autrice, Rosina
Orsini dei Baroni Corvi, andò in sposa a Luigi Orsini nell’anno
1880.
Tra le diverse analogie e storie di queste pagine colpiscono
subito la triplice entità del testo e la volontà di lasciare una
traccia. È come se ci fosse un continuum famigliare, in cui
prima la trisavola della signora Maria Pia, poi lei, ed infine il
figlio Sergio costruiscono assieme il puzzle completo.
Questo libro arriva a noi grazie alla volontà dell’International
Club Inner Wheel di Sulmona di cui la madre della signora
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Il testo si divide in due sezioni distinte. La prima è una
fedele trascrizione dell’antico quadernetto di ricette di casa,
scritte con una calligrafia eccelsa e poi redatto dalla signora
Maria Pia. La seconda parte è invece costituita da un insieme
di ricette personali della stessa: qui troviamo manicaretti di
ogni genere, piatti preparati in ricorrenze particolari, e ricette
tradizionali legate spesso ai singoli componenti della famiglia
che erano soliti chiedere alla padrona di casa, in occasione di
un compleanno, i “famosi” toteri o il timballo di maccheroni.
Nell’antico quadernetto troviamo piatti fini e ricercati di
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stampo internazionale, come era la cucina dell’Ottocento:
dagli gnocchi alla parigina al potage alla parmentier
proseguendo con un numero incredibile di salse calde e
fredde, spesso agrodolci e ricercatissime. Gli ingredienti
principali qui sono spesso grassi animali quali il burro o lo
strutto e la sugna, grassi ricavati dalla cotenna del maiale
molto usati nella cucina dell’Ottocento, che conferivano ai
piatti un’esplosione di sapori accentuati da cotture lente ed
elaborate che difficilmente potremo capire noi oggi, molto
attenti al giusto equilibrio tra salubrità e calorie.
Va riconosciuta la grande conoscenza delle tecniche culinarie
e la volontà di elevare la cucina domestica a quella dei
ristoranti, dove chef del calibro di Auguste Escoffier proprio
in quel periodo gettavano le basi della nuova gastronomia
che avrebbe influenzato poi la cucina moderna.
Ma la vera sorpresa nell’antico quadernetto è rappresentata
dai dolci.
Bavaresi , biscotti all’anice o al miele e poi spume di ricotta
e patate con zucchero e cannella. Dolci tradizionali come
fiadoni, zeppole, “mostacciuoli” di pasta di mandorle o neri
ripieni (con cioccolata), insieme a pizzelle con mosto cotto,
sanguinaccio, sfogliatelle e taralli.
Il tutto spiegato da ricette brevi ed esaustive.
La seconda parte del quaderno presenta una comoda
suddivisione tra primi, secondi e dolci, con una particolare
attenzione ai liquori, dei quali l’autrice era una specialista. Tra
i secondi meritano una nota particolare il fagiano, il pollo alla
paprica, il “goulasch di Federico” (il cognato austro-ungarico
della signora Maria Pia) e i “panzarotti” (i panzerotti).
Le ricette di alcuni dolci sono sapientemente rielaborate per i
giorni nostri, con grammature e testi chiari. Si parte con i ceci
ripieni - un dolce tipico natalizio con ceci secchi, castagne,
mandorle e cannella - e si passa ai “cannuoli”, alla cassata,
alle ciambelle fritte di San Giuseppe, alle cinque diverse
tipologie di parrozzo. Il concerto sinfonico si conclude con
diverse torte Sacher, strudel, tiramisù e liquori: si va da quelli
aromatizzati al basilico o al rosmarino fino all’elisir “Genziana
amabile” e al Krupnick, un liquore a base di cannella e chiodi
di garofano.
Se avete deciso di non lasciarvi sfuggire questo tesoro di
memoria, sappiate che è stato presentato al pubblico lo
scorso otto marzo, in edizione limitata, disponibile presso
la biblioteca comunale di Sulmona. Ma si sa, la fortuna aiuta
gli audaci...
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dove siamo stati
come
Foto: Alessio Pisciella, Giovanni Rosato, agenzia Master5
“Le degustanze”, 12 e 13 luglio a Pineto (Te), Villa Filiani
“Dall’Etna al Gran Sasso”, 19-27 luglio a Città Sant’Angelo (Pe), centro storico
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“Sagra e profano”, 31 luglio-3 agosto a Loreto Aprutino (Pe)
“Degusta”, 19-21 settembre a Roccaraso (Aq), Palaghiaccio
“Camminar mangiando”, 10 agosto a Farindola (Ch)
“Altenogastronomica - Perdonanza altinese”, 20 e 21 settembre ad Altino (Ch)
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vip
come
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film
come
di Guernica - http://atuttavita.blogspot.com
Titolo: Sideways - In viaggio con Jack
Regia: Alexander Payne
Sceneggiatura: Alexander Payne, Jim Taylor
Fotografia: Phedon Papamichael
Interpreti: Paul Giamatti (Miles Raymond), Thomas
Haden Church (Jack), Virginia Madsen (Maya), Sandra Oh
(Stephanie), Marylouise Burke, Jessica Hecht, Missy Doty,
M.C. Gainey, Alysia Reiner, Shake Tukhmanyan, Duke
Moosekian.
Nazionalità: USA, 2004
Durata: 2h 03’
vino e l’eterno conflitto tra Pinot e Cabernet, che si snoda
in parallelo al confronto tra due personaggi dalle filosofie di
vita opposte.
La vasta cultura di Miles e l’essere grezzo di Jack. La
concezione della donna come unica in sé e da degustare
nella fase di maturità, o quella di donna esplosiva come un
“frizzantino”. È facilmente individuabile il paragone tra il nobile
Pinot dalla struttura complessa, di difficile interpretazione
anche per l’enologo più esperto, e la genuina semplicità di
un vino apprezzato da chi ha il palato meno fine.
Volutamente anche le dichiarazioni d’amore sono “irrigate”
dal buon vino e trasmettono una passione intensa. Basta
pensare alla bellissima scena e alle parole rivolte da Maya a
Miles sotto il portico: «Il vino è un essere vivente.(…) Mi piace
che il vino continui ad evolversi. Mi piace pensare che se
apro una bottiglia oggi, avrà un gusto diverso da quello che
avrebbe se l’aprissi un altro giorno. Perché una bottiglia di
vino è un qualcosa che ha vita. Ed è…in costante evoluzione
e acquista complessità. Finché raggiunge l’apice… come il
tuo Cheval Blanc del ’61. E poi comincia il suo… lento…
inesorabile declino. E poi… ca**o quanto è buono!»
Un film che parte pacato ma che assume colori differenti man
mano “che invecchia”, minuto dopo minuto; dal profumo
intenso e gradevole e dal sapore asciutto. Proprio come un
vino.
Prende vita bicchiere dopo bicchiere, diventa dinamico
e brillante, commovente e al tempo stesso spassoso.
Personalmente lo servirei al più presto, accostandolo ad una
buona compagnia in modo che vada “l’anime a rallegrar”.
“Sideways - In viaggio con Jack”, tratto dall’omonimo
romanzo di Rex Pickett, è un film penetrante come pochi
negli ultimi tempi.
È il risultato della delicatezza e delle spiccate doti narrative
del regista Alexander Payne (già regista del più famoso “A
proposito di Schmidt”), che anche questa volta si impegna
in un approfondito viaggio nell’animo delle persone comuni
e fragili, incapaci di trovare se stesse e affrontare le proprie
colpe a causa di un innato disagio nei confronti della vita
stessa.
I protagonisti sono Miles e Jack, due uomini nettamente
differenti tra loro ma legati da una longeva amicizia.
Miles è un impacciato professore di Lettere con il sogno di
diventare scrittore e afflitto da un recente divorzio; mentre
Jack è un piacente attore di soap-opera in procinto di
sposarsi e alla ricerca di esperienze forti prima del fatidico
“sì”.
Per questa occasione Miles decide di fare all’amico un regalo
molto speciale: sette giorni di viaggio sulle “strade del vino
della California”. Questa settimana, tra cene e calici di vino,
partite a golf, momenti di tristezza e camminate, diventerà la
più intensa della loro vita.
Infatti, è proprio nel corso di questo viaggio che i due si
renderanno conto di dover dare alla propria vita una svolta
decisiva e di crescere; e Miles finalmente troverà di nuovo
l’amore per Maya.
Il cuore del film risulta essere però il magico potere del
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news
come
Cinquanta volte auguri
Un caffè per l’Etiopia
Le strade delle piante e dei fiori
Ha festeggiato il mezzo secolo di vita
la Cantina Cooperativa del Fucino,
a Paterno di Avezzano (Aq): il 6 e 7
settembre si sono svolti due giorni di
convegni, incontri e novità alla presenza del sindaco di Avezzano Antonio
Floris, della presidente della Provincia dell’Aquila Stefania Pezzopane,
dell’enologo Rocco Pasetti, presidente
dell’Enoteca regionale d’Abruzzo, del
direttore generale dell’Arssa Domenicantonio De Falcis, del presidente della
Cooperativa marsicana Lorenzo Savina
e dello storico locale Mario Di Berardino. Nel convegno “L’evoluzione sociale
ed economica della cooperazione agricola nel Fucino” è emerso, ad esempio,
come la Cooperativa di Paterno abbia
saputo adeguarsi ai tempi nonostante
l’assenza di una produzione in zona,
stringendo accordi con altre cooperative abruzzesi.
È stata inoltre presentata l’etichetta
Montepulciano Scabino 2004, invecchiata appositamente per l’evento.
Hanno collaborato alla due giorni di festa l’Associazione Italiana Sommeliers
Abruzzo e i cuochi dell’istituto alberghiero di Villa Santa Maria.
Non c’è solo il caffè al centro dell’attenzione dell’azienda torrefattrice abruzzese “Universal Caffè”. Presto verrà
introdotta sul mercato europeo una
nuova linea di prodotti a marchio Fair
Trade “monorigine”, composti cioè da
una sola provenienza di caffè. «L’effetto
di tale iniziativa – spiega l’amministratore Natascia Camiscia – sarà duplice:
da una parte potenziare ulteriormente
il sostegno in favore delle popolazioni
etiopi, dall’altra ricordare le richieste del
consumatore più esigente». Il progetto
equosolidale ha avuto inizio nel 2007,
con una fitta collaborazione commerciale con una cooperativa etiope coltivatrice di caffè originaria della regione del Sidamo, cui vengono garantite
l’equità del trattamento economico, il
rispetto dei diritti e la salubrità delle
condizioni di lavoro. E se guardiamo
in Abruzzo, nel coffee shop “Espresso
Passion” di Sulmona (Aq) inaugurato il
6 settembre è presente un angolo vetrina/punto vendita dei prodotti realizzati
dai ragazzi del Centro socio riabilitativo
“Laboratorio Incontro” di Montesilvano
(Pe), che si sostiene solo grazie ai prodotti realizzati e venduti.
Dopo le “Strade del vino” e le “Strade
dell’olio”, progetti già esistenti in Abruzzo, arrivano le “Strade delle piante e dei
fiori”, presentate all’interno di una guida
che rappresenta il primo esperimento
del genere in Italia. Il volume, di un centinaio di pagine, è il frutto della collaborazione tra Arssa, Regione Abruzzo
e Assoflora; attraverso cinque itinerari
mira anche a disegnare un percorso
turistico in cui vengono descritte le eccellenze ambientali e paesaggistiche
dell’Abruzzo.
Si passano in rassegna 29 aziende florovivaistiche, 11 vivai forestali e 9 orti
botanici, tutti presentati con apposite
schede che informano sui servizi e le
attività. Gli itinerari comprendono le
colline teramane, l’Aprutino-pescarese,
la zona di Chieti, l’area Frentana e l’interno della provincia dell’Aquila. «Dobbiamo ricordare – precisa Marzia Di
Marzio, dirigente della Direzione Agricoltura e Forestazione regionale – che
va garantita la tutela anche della preziosa genziana, la cui “libera” coltura è
vietata per legge e da cui, com’è noto,
viene ricavato un liquore, vero fiore
all’occhiello dell’Abruzzo» (M.G.)
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news
news
come
come
Sulmona ricorda Masciarelli
Florviva 2008...sostenibile
La Tornata sul Montepulciano
Lezioni al Cafè Les Paillottes
Il 26 settembre presso la sala ottocentesca dell biblioteca di Sulmona è stato
presentato “Nelle vigne dell’uomo, luoghi, terre e vini nella cultura d’Abruzzo”,
il volume pensato da Gianni Masciarelli
e sua moglie Marina Cvetic per promuovere la nostra regione come terra
feconda di viti, al pari di altri territori che
hanno saputo per tempo reclamizzare il
proprio valore.
I giornalisti abruzzesi Giovanni D’Alessandro, Antonio Del Giudice, Lucio Valentini e Giuliano Di Tanna, alla presenza dell’assessore comunale alla cultura
Lorenzo Fusco e al presidente dei Giovani Imprenditori Fabio Spinosa hanno
presentato questo itinerario riccamente
illustrato delle zone vinicole delle province abruzzesi, nel ricordo commosso
del vignaiolo scomparso la scorsa estate.
La serata ha inaugurato la rassegna “Il
leggio” con la quale il Comune di Sulmona ha aderito all’iniziativa “Ad ottobre piovono libri” promossa dal Ministero dei Beni Culturali.
Partner della manifestazione è stato il
Sestiere di Porta Filiamabili, vincitore
della XIV edizione della Giostra Cavalleresca di Sulmona.
Energia sostenibile e sicurezza sul lavoro sono stati gli argomenti al centro
di Florviva 2008, l’esposizione del prodotto florovivaistico, del giardinaggio e
delle attrezzature di settore organizzata
da Assoflora dal 3 al 5 ottobre presso
la Fiera di Lanciano. I titoli dei due convegni di quest’anno erano infatti “Ecoenergia nel florovivaismo dai pannelli
fotovoltaici e ottimizzazioni produttive”
e “Novità previste dal Testo Unico sulla
sicurezza in ambito lavorativo”.
Quasi duecento gli espositori di
quest’anno tra produttori florovivaisti, promotori di servizi e attrezzature
e decoratori per aree verdi e giardini,
provenienti anche da Marche, Lazio,
Lombardia e Sicilia, e graditi gli eventi
collaterali, come l’ottavo concorso floreale “Florviva 2008”, il quinto “Premio
all’innovazione” e le dimostrazioni e i
mini-corsi di arte floreale dell’Ufficio
Olandese dei Fiori.
Come nelle passate edizioni, in collaborazione con la Task-Force “Colture
Protette” dell’ARSSA Florviva ha aperto
le porte ai ragazzi delle scuole secondarie per accrescere la loro sensibilità
ambientale attraverso una “cultura del
verde”.
L’Accademia Italiana della vite e del
vino lo scorso 6 settembre ha proposto
un convegno organizzato insieme al
Corso di Laurea in Viticoltura ed Enologia e al Dipartimento di Scienze degli Alimenti dell’Università degli Studi
di Teramo, con consorzi ed enti locali
e nazionali come la delegazione teramana del FAI e l’associazione Viticultori
Alto Tirino. Il convegno “Tornata Accademica sul Montepulciano d’Abruzzo”
ha sollevato dibattiti appassionati e
assistito a relazioni di esperti. Tra i
relatori erano presenti Antonio Calò,
presidente dell’Accademia; Angelo
Costacurta del Centro di Ricerca per la
Viticoltura di Conegliano (Tv); l’enologo
Nicola Dragani; i docenti dell’università Michele Pisante, Giovanna Suzzi
e Giuseppe Arfelli e Giovanni de Gaetano dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Cb). La tavola rotonda del
pomeriggio è stata introdotta da Cesare Intrieri dell’Università di Bologna,
seguito dai docenti di Teramo Solange
Ramazzotti e Rosanna Tofalo, con Luigi Di Camillo della BayerCropScience,
Maurizio Odoardi dell’ARSSA e Cesare
Intrieri e Aureliano Amati, vicepresidenti dell’Accademia.
Diciassette signore pescaresi stanno
seguendo in questi mesi un corso di
cucina indiana presso il Cafè Les Paillottes: si tratta della prima lezione culinaria di una serie aperta alla clientela.
Nella cena di Natale culminerà la sessione condotta dallo chef dell’hotel Touessrok delle isole Mauritius ed incentrata
sull’interpretazione della cucina indiana
in chiave moderna, utilizzando spezie e
sapori esotici. È previsto per il 13 ottobre l’inizio del corso di cucina mediterranea tenuto dallo chef del Cafè Antonio Strammiello, mentre entro le feste
natalizie si svolgerà un corso su pane
e panettoni; con l’inizio del 2009 i corsi
termineranno con una sessione dedicata all’arte pasticcera. In programmazione anche il “Teatro della cucina”, in
cui lo staff di Les Paillotes darà ai suoi
clienti la possibilità di esibirsi davanti ai
propri amici cucinando nel ristorante “Il
Granchio” e avvalendosi, una volta fatta
la spesa, sia della show kitchen (la cucina a vista) sia dell’aiuto degli esperti
del ristorante, curando la creazione del
piatto dall’inizio alla fine.
Con i 15 punti assegnati dalla guida
2009 de L’Espresso si conferma tra i
migliori 10 ristoranti in Abruzzo.
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L’Abruzzo su “Duemilavini”
Sono solo cinque le etichette abruzzesi
che hanno ottenuto i cinque grappoli
nella decima guida ai vini d’Italia “Duemilavini”, edito da Bibenda e Associazione Italiana Sommeliers di Roma. I
migliori vini abruzzesi del 2009 sono
l’edizione Cinque Autoctoni 2006 di
Farnese Vini (Ortona, Ch), il Montepulciano d’Abruzzo “Villa Gemma” 2005
di Gianni Masciarelli a San Martino sulla Marrucina (Ch), il Trebbiano 2005 e
il Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo
2007 di Edoardo Valentini (Loreto, Pe),
il Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Neromoro - riserva 2004 della
fattoria di Bruno Nicodemi di Notaresco
(Te). Nelle pagelle date dalla prestigiosa pubblicazione, sono state premiate
con i “cinque grappoli”, massimo riconoscimento dell’eccellenza, ben 82
etichette piemontesi. Al secondo posto
si colloca la Toscana con 52 etichette.
Il Friuli Venezia Giulia conquista la terza
posizione davanti ad Alto Adige, Veneto e Marche. Seguono la Sicilia con 17
etichette premiate, la Lombardia con
15, l’Umbria e la Campania con 9 e la
Sardegna con 7. L’Abruzzo è in decima
posizione insieme a Emilia Romagna e
Basilicata.
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Contro i pesticidi nei cibi
Dal primo settembre una nuova normativa dell’Unione Europea impone a tutti
i Paesi membri la perfetta uguaglianza
di limiti sui residui di antiparassitari nei
generi alimentari, così da ridurre il più
possibile l’assunzione di tali sostanze
ed evitare inaccettabili rischi per la salute. La normativa interessa circa 1.100
sostanze utilizzate in agricoltura all’interno e all’esterno dell’UE, ed elenca i
livelli massimi di residui per un’ampia
gamma di prodotti (carni, latte, frutta, verdura, noci, spezie, mangimi...).
I limiti vanno applicati sia ai prodotti
freschi sia a quelli sottoposti a trasformazione, diluizione o concentrazione. La normativa, nello stabilire i livelli
massimi, tiene conto soprattutto delle
esigenze delle fasce più vulnerabili dei
consumatori come neonati e bambini,
e sancisce l’importante principio che la
sicurezza alimentare viene prima della
protezione delle piante. La Commissione europea si riserva la facoltà di controllare il rispetto della normativa in tutti
i Paesi membri. Dettagli sul sito italiano della commissione europea http://
ec.europa.eu.
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