giovedi 26 gennaio 2017
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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO GIORNALE QUOTIDIANO Non praevalebunt Unicuique suum Anno CLVII n. 20 (47.454) Città del Vaticano giovedì 26 gennaio 2017 . All’udienza generale il Papa parla della figura di Giuditta Ordine esecutivo sull’immigrazione Il coraggio delle donne Trump pronto a costruire il muro E invita alla preghiera per l’unità dei cristiani Donna «di grande bellezza e saggezza» ma soprattutto di «coraggio», Giuditta parla con «la forza di un profeta» e indica agli uomini «il cammino della fiducia» in Dio. Lo ha sottolineato il Papa all’udienza generale di mercoledì 25 gennaio, nell’Aula Paolo VI, dedicando la catechesi al personaggio biblico che «ridà forza al suo popolo in pericolo mortale e lo conduce sulle vie della speranza». Nel giorno della festa della Conversione di san Paolo, il Pontefice — che nel pomeriggio si reca nella basilica romana intitolata all’apostolo delle genti per concludere la settimana di preghiera per l’unità dei cri- stiani — ha scelto la figura biblica della «grande eroina» per invitare i fedeli a «fidarsi di Dio» senza porre «mai condizioni». Questo vuol dire, ha spiegato, «entrare nei suoi disegni senza nulla pretendere, anche accettando che la sua salvezza e il suo aiuto giungano a noi in modo diverso dalle nostre aspettative». Per Francesco è giusto chiedere al Signore «vita, salute, affetti, felicità»; ma occorre farlo «nella consapevolezza che Dio sa trarre vita anche dalla morte, che si può sperimentare la pace anche nella malattia, e che ci può essere serenità anche nella solitudine e beatitudine anche nel pianto». Non si può, insomma, «insegnare a Dio quello che deve fare», perché «lui lo sa meglio di noi; e dobbiamo fidarci, perché le sue vie e i suoi pensieri sono diversi dai nostri». Così l’esperienza di Giuditta, che invita il popolo a non mettere alla prova il Signore e ad attendere con fiducia «la salvezza che viene da lui», indica al cristiano qual è «il cammino della speranza». E mostra la figura di una donna «coraggiosa nella fede e nelle opere», che non teme di fare «una brutta figura davanti agli altri» e «va avanti» per la sua strada. Del resto, si è detto convinto il Papa commentando a braccio l’episodio biblico, «le donne sono più coraggiose degli uomini». Stacy Tompkins, «Giuditta uccide Oloferne» PAGINA 8 Mosca propone una bozza di costituzione ad Assad e ai ribelli moderati y(7HA3J1*QSSKKM( +_!z!#!$!.! In gioco il futuro politico della Siria DAMASCO, 25. Il vertice di Astana si è formalmente concluso, ma le trattative per arrivare a una soluzione della crisi siriana vanno avanti. Il capo della diplomazia russa, Serghiei Lavrov, incontrerà venerdì a Mosca i rappresentanti dell’opposizione moderata per discutere del prolungamento della tregua. Il principale risultato ottenuto dal vertice di Astana, in Kazakhstan, è stata la creazione di un meccanismo congiunto di monitoraggio della tregua da parte di Russia, Turchia e Iran. L’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura, ha espresso soddisfazione per gli impegni presi, esortando tutte le parti «a non far fallire un altro cessate il fuoco per mancanza di un percorso politico». In effetti, tutti i partecipanti al summit avevano ben chiaro che una soluzione militare della crisi è inseparabile da una soluzione politica. Proprio per questo le discussioni si sono concentrate su un altro punto chiave: il futuro politico della Siria e la nuova costituzione. Mosca ha presentato alle due parti in causa, il governo del presidente Assad e i ribelli dell’opposizione moderata, una bozza di costituzione. Lo ha fatto sapere il capo negoziatore per la Russia, Aleksandr Lavrentiev, citato dalla Tass. «Abbiamo trasferito all’opposizione armata una bozza di costituzione per la Siria, preparata da specialisti russi» ha dichiarato Lavrentiev, spiegando che l’iniziativa di Mosca è volta «esclusivamente» ad accelerare il processo politico, «senza interferire nell’iter di esame e adozione della legge fondamentale del paese». Riteniamo — ha spiegato il diplomatico — «che questo processo debba essere guidato dallo stesso popolo siriano. Aspettiamo la loro reazione, che per noi è molto importante e interessante». Secondo Teheran, i colloqui sulla crisi hanno rafforzato la legittimità del governo di Damasco. Ali Akbar Velayati, consigliere per la politica estera della Guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, ha infatti dichiarato: «La riunione di Astana mostra che tutte le parti, inclusi la Turchia e i gruppi ribelli che la seguono e anche altri stati non presenti, hanno riconosciuto la legittimità del governo siriano sia direttamente che indirettamente». Per mol- to tempo, infatti, Ankara ha sempre negato legittimità al governo di Assad. Oggi, tuttavia, con il cambiamento dell’amministrazione statunitense e il riavvicinamento alla Russia del presidente Vladimir Putin, la leadership turca sta modificando il proprio atteggiamento. E questo anche allo scopo di guadagnare il sostegno di Mosca nella lotta contro i curdi. Giudizio negativo sul summit di Astana è stato espresso invece da alcuni esponenti della rappresentanza dell’opposizione siriana, secondo i quali «il governo di Damasco e l’Iran sono i responsabile dell’assenza di progressi tangibili». Tuttavia, l’opposizione spera che la Russia «continui ad avere un ruolo positivo nell’instaurare la pace e nel sostenere un processo politico giusto e reale il cui scopo sia la soluzione del conflitto. Noi accogliamo positivamente il fatto che la Russia passi da un ruolo diretto nelle azioni belliche a un ruolo di garante che ha influenza sull’Iran e sulla Siria. È un evento positivo sulla via per la soluzione del conflitto». Uno dei temi che non hanno avuto, almeno sulla carta, grande spazio nei negoziati ad Astana è stata l’emergenza umanitaria che gran parte dei civili siriani sta affrontando, non solo ad Aleppo, ma anche in tante altre aree del paese. Nel corso del 2016 l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha consegnato oltre dieci milioni di trattamenti medici in Siria, addestrando oltre 16.000 operatori sanitari, fra cui 300 medici, e vaccinando 2,6 milioni di bimbi contro diverse malattie, fra cui la polio. «Più di un terzo dei materiali — sottolinea l’Oms in un comunicato — sono stati consegnati in aree difficili da raggiungere, controllate dall’opposizione o assediate». Nonostante gli sforzi, continua il comunicato, ci sono ancora tredici milioni di persone che hanno bisogno di assistenza, con quindici zone considerate assediate; all’interno ci sono più di 700.000 persone, tra cui molti bambini. «I tentativi di consegnare aiuti in queste aree sono spesso impediti o ritardati. I farmaci sono stati diverse volte sequestrati dai convogli diretti alle città sotto assedio» recita ancora la nota. Con pentecostali ed evangelicali L’unità si fa camminando Per il giorno della memoria PAGINE 4 E 5 Soccorritori di civili in alcune aree di Idlib dove continuano i bombardamenti contro i jihadisti (Afp) JUAN FERNAND O USMA GÓMEZ A PAGINA 6 Trump nello studio ovale insieme ai suoi collaboratori (Afp) WASHINGTON, 25. «Grande giorno per la sicurezza nazionale: costruiremo il muro». Queste le parole twittate ieri sera dal presidente statunitense, Donald Trump, per anticipare i contenuti dell’ordine esecutivo che sarà firmato oggi. La sicurezza nazionale, appunto, con misure restrittive sui migranti, tra le quali la controversa decisione di costruire un muro al confine con il Messico, proposta che già in campagna elettorale sollevò non poche polemiche. È inoltre allo studio un provvedimento per bloccare l’arrivo di profughi dalla Siria, oltre che da «altre nazioni esposte al terrorismo». L’America del dopo-Obama inizia quindi da una riforma dell’immigrazione, all’insegna di un netto giro di vite. La linea di Trump è chiara: bloccare l’immigrazione economica, principalmente dall’America centrale, e aumentare i controlli anti-terrorismo, tagliando gli arrivi dai paesi più colpiti dal terrorismo, il che vuol dire anche possibili restrizioni sugli ingressi dall’Europa. Sapremo fra poche ore se anche quest’ultima parte delle sue proposte sarà inclusa nel decreto esecutivo. C’è poi la proposta del muro con Messico. Com’è noto, una barriera fortificata esiste già, al confine californiano tra San Diego e Tijuana, e fu edificata durante l’amministrazione del presidente Bill Clinton. Bisogna capire se Trump intenda ampliare o rafforzare la barriera già esistente o se invece voglia rafforzare i controlli nei punti di passaggio, aumentando il numero degli agenti sul posto. C’è poi tutta una partita legale: il governo messicano — stando a quanto riporta il «Washington Post» — preme affinché la nuova amministrazione assicuri il rispetto dei diritti umani degli irregolari rimpatriati e la libertà di rimesse di denaro degli emigrati. La battaglia tra repubblicani e democratici sul tema dell’immigrazione va avanti da molti anni. Nel giugno 2016 la Corte suprema aveva bloccato la riforma dell’immigrazione voluta dal presidente Barack Obama. Una riforma, questa, fondata su due misure cardine: niente espulsione dal paese per genitori, senza documenti, di figli nati negli Stati Uniti; protezione assoluta per persone arrivate nel paese quando erano bambini. Prima di annunciare l’ordine esecutivo sull’immigrazione, Trump ha incontrato ieri i rappresentanti dell’industria automobilistica statunitense. Il presidente ha promesso che eliminerà le barriere legali su produzione e investimenti. Ci sarà poi una revisione delle norme in materia ambientale. «Sono un ambientalista, ma le normative ambientali sono fuori controllo» ha spiegato. Sulle infrastrutture, la nuova amministrazione ha già presentato al senato una proposta da mille miliardi di dollari. E a dimostrazione dell’attivismo della Casa Bianca, ieri il presidente ha anche annunciato la firma di un ordine esecutivo per sbloccare la costruzione della colossale Keystone XL Pipeline, il grande oleodotto del consorzio Transcanada che potrebbe portate petrolio dalle sabbie bituminose canadesi fino al Golfo del Messico in Texas. Un progetto che, dopo anni di studi e polemiche, l'amministrazione Obama aveva vietato per l’eccessivo impatto sull’ambiente. Il progetto — dicono gli analisti — si era inoltre insabbiato per ragioni economiche, con i costi resi difficili da giustificare davanti al calo del prezzo del greggio che rende poco conveniente estrarre greggio. Sempre ieri la Casa Bianca ha deciso di sbloccare l’oleodotto Dakota Access della Energy Transfer Partners, un progetto da 3,8 miliardi di dollari e da quasi duemila chilometri che era stato fermato dopo forti proteste di ecologisti e delle tribù native del Nord Dakota, sui cui terreni dovrebbe passare. NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Mysore (India), presentata da Sua Eccellenza Monsignor Thomas Antony Vazhapilly. Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Mysore (India) il Reverendo Kannikadass William Antony, del clero di Mysore, Parroco di Saint Joseph’s Church e portavoce (Public Relation Officer) della medesima Diocesi. Nomina di Vescovi Ausiliari Il Santo Padre ha nominato Ausiliari dell’Arcidiocesi di Milwaukee (Stati Uniti d’America) i Reverendi Jeffrey R. Haines e James T. Schuerman, entrambi del clero della medesima Arcidiocesi, Rettore della Cathedral of Saint John the Evangelist a Milwaukee il primo e Parroco della Saint Francis de Sales Parish a Lake Geneva il secondo, assegnando loro rispettivamente le Sedi titolari vescovili di Tagamuta e di Girba. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 giovedì 26 gennaio 2017 Per la commissione europea il flusso dei migranti non si fermerà e occorrono strategie precise Inarrestabile BRUXELLES, 25. L’aumento dei flussi di migranti dall’Africa attraverso il Mediterraneo centrale non si fermerà: su questa previsione si basa il piano discusso oggi alla commissione europea per far fronte al fenomeno ormai divenuto «strutturale». Non ci sono indicazioni in base alle quali il trend del flusso di migranti verso le coste italiane possa cambiare «fino a quando la situazione economica e politica nei paesi di origine non migliorerà». I dati confermano che nel 2016, con 181.000 arrivi, la rotta del Mediterraneo centrale è stata quella più utilizzata dai migranti che volevano raggiungere l’Europa. «Nella prossima primavera, se non verranno decise ulteriori azioni, i flussi su questa rotta continueranno» dicono le previsioni della commissione. Il fenomeno si è intensificato dopo che la chiusura della rotta balcanica, in seguito all’accordo fra Bruxelles e Turchia, ha drasticamente ridotto gli arrivi dal Medio oriente sulle isole greche. Il nuovo piano europeo, in approvazione oggi, prevede una serie di azioni concrete a breve termine di contrasto ai flussi in arrivo dalla Libia, che «rappresenta il principale punto di partenza per il 90 per cento dei migranti verso l’Europa» e di lotta al traffico di esseri umani. Dopo il voto della commissione, il piano dovrebbe essere ratificato dai capi di stato e di governo dell’Unione in occasione del vertice informale a Malta la prossima settimana. Intanto, i temi dell’immigrazione e della lotta contro il terrorismo sono stati al centro dell’incontro bilaterale, oggi, fra il ministro dell’interno italiano, Marco Minniti, e il mi- Pronta la legge sulla Brexit da votare in parlamento LONDRA, 25. Il governo di Theresa May depositerà giovedì in parlamento la legge per avviare il processo di uscita dall’Unione europea. È quanto ha annunciato David Davis, ministro per la Brexit, dopo la sentenza della Corte suprema che ha imposto il voto di Westminster. Una legge sul via libera alla notifica dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona è la premessa necessaria all’avvio di negoziati formali con Bruxelles. E Davis ha dichiarato che sarà «la legge più inequivocabile possibile». Sembra voler confermare così l’intenzione del governo di condurre un dibattito lampo in parlamento. Rimane da capire quanto margine di manovra possa avere Westminster. Esclusa da tutti gli osservatori l’ipotesi di un rovesciamento dell’esito referendario del 23 giugno, bisognerà verificare se i deputati e i lord accetteranno di votare l’alternativa secca tra il sì e il no all’articolo 50 o se ci saranno rallentamenti sulla tabella di marcia del governo May che aveva annunciato l’avvio della procedura entro marzo. La parola finale spetterà ai comuni, mentre la camera dei Lord, non elettiva e in larga prevalenza contraria alla Brexit, potrebbe al limite rallentare la procedura. Il leader laburista, Jeremy Corbyn, ha fatto sapere che tenterà d’imporre tre emendamenti: niente tariffe doganali con l’Europa anche fuori dal mercato unico; rispetto dei diritti dei lavoratori e spazio a un ulteriore voto parlamentare a fine negoziato prima della firma dei documenti di divorzio. Ma bisogna ricordare che Corbyn ha escluso fin da ora «ostruzionismi contro il volere popolare», che si è espresso nel referendum. L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va nistro dell’interno tedesco, Thomas de Maizière. Entrambi — come informa il Viminale — «hanno riaffermato la strettissima cooperazione e l’impegno comune e solidale nel Mediterraneo nella lotta contro gli scafisti e i trafficanti di uomini». I due ministri hanno poi sottolineato l’importanza di adottare, in materia di prevenzione, «strategie flessibili», che facciano perno sull’Europa, ma che si avvalgano anche delle conoscenze e della esperienza di alcuni stati membri, apripista». Tra gli obiettivi indicati c’è quello di «intensificare la collaborazione a livello europeo e bilaterale al fine di accrescere lo scambio delle informazioni e dei dati e in particolare attraverso l’interoperabilità delle Banche dati, la creazione di un registro delle entrate e delle uscite, il rafforzamento dei controlli». E sempre oggi in Italia sono stati arrestati sei nigeriani che gestivano traffici di esseri umani, tra cui minorenni da avviare alla prostituzione o al commercio di stupefacenti. Migranti in fila per un pasto in un centro di accoglienza (Reuters) Anche contro eventuali attacchi chimici Berlino innalza l’allerta terrorismo BERLINO, 25. Non si placa l’allerta terrorismo in Germania e nel resto d’Europa. Un rapporto redatto dal governo tedesco, e reso noto ieri, parla esplicitamente della possibilità di attacchi chimici nel paese. L’allarme, per il quale tuttavia la Cordoglio di Mattarella per le sei vittime dell’elicottero di soccorso precipitato ieri Tragedia nella tragedia ROMA, 25. Il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha espresso ieri «profondo dolore» per le sei vittime dell’elicottero del 118 precipitato in Abruzzo. Mattarella ha parlato di «una terra ancora una volta colpita dalla sofferenza e che vede il sacrificio di suoi uomini impegnati generosamente in missione di soccorso». Il titolare del Quirinale ha espresso vicinanza e partecipazione, a nome di tutti gli italiani, alle famiglie delle vittime: gli operatori del 118 e del soccorso che, insieme allo sciatore infortunato soccorso, hanno perso la vita dopo che l’elicottero su cui viaggiavano, arrivato a Campo Felice per l’intervento d’urgenza, è precipitato nell’aquilano, sul Gran Sasso. Due delle vittime erano intervenute sia nei luoghi colpiti dal terremoto di questa estate, sia al momento della tragedia a Rigopiano, l’hotel in provincia di Pescara travolto il 18 gennaio da una slavina. E proprio a Rigopiano, al momento continuano le operazioni di scavo. Dopo il ritrovamento, tre giorni fa, di nove persone sopravvissute all’interno, sono stati individuati solo corpi senza vita. L’ultimo bilancio parla di undici sopravvissuti, considerando anche i due presenti sul luogo ma non travolti dalla neve, di 24 morti e di cinque dispersi. In Italia centrale l’emergenza maltempo si è sovrapposta su tutte le difficoltà create dal susseguirsi delle scosse di terremoto: le più forti, a fine agosto e fine ottobre, sono state accompagnate da uno sciame sismico più meno significativo. Anche questa mattina è stata avvertita una scossa di 2.6 gradi sulla scala Richter in provincia dell’Aquila e in quella di Rieti. «Credo sia stato messo in atto ogni sforzo possibile umano orga- nizzativo tecnico, un sforzo che é ancora in corso, per cercare di salvare vite, trovare dispersi. Abbiamo mostrato una capacità di reazione del sistema all'altezza di un grande paese» ha detto oggi il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, intervenendo al Senato a proposito delle diverse emergenze. «Ci sono stati ritardi, malfunzionamenti, responsabilità? Saranno le inchieste a Virginia Raggi indagata per falso e abuso d’ufficio Uomini del soccorso alpino e speleologico all’hotel Rigopiano (Afp) Chiude la più antica centrale nucleare francese PARIGI, 25. Il gigante dell’energia francese Edf ha firmato ieri l’accordo con il governo per la chiusura anticipata della centrale nucleare di Fessenheim, la più vecchia del parco nucleare francese. L’accordo prevede un assegno di compensazioni da circa mezzo miliardo di euro ed è il primo passo per chiusura definitiva e lo smantellamento del sito nucleare, il primo che la Francia affronterà dall’avvio del suo programma di nucleare civile. Quella di Fessenheim è la più vecchia centrale in GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio Gaetano Vallini Un altro no di Strasburgo alla maternità surrogata attività sul territorio francese. Fu edificata pianificata negli anni Sessanta dall’allora presidente Charles De Gaulle, ed entrò in servizio nel 1978. Negli ultimi anni, il sito nucleare alsaziano è finito a più riprese nel mirino delle associazioni ambientaliste perché considerato ormai vetusto e dunque pericoloso. L’ipotesi di chiusura ha provocato però un lungo braccio di ferro soprattutto con i sindacati, dal momento che la centrale garantisce circa 2200 posti di lavoro. Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore segretario di redazione chiarire questo punto. La verità serve a fare meglio, ma non ad avvelenare i pozzi. Condivido la ricerca della verità, ma non la voglia di capri espiatori e giustizieri». La prossima settimana «vareremo un decreto. Nessuno immagini che sia un passo indietro, sarà un passo avanti e molto mirato nei suoi obiettivi» ha spiegato il titolare di palazzo Chigi. polizia criminale tedesca (Bka) avverte che «non ci sono ancora indicazioni di piani concreti», giunge mentre in tutta la Germania si susseguono arresti di sospetti islamisti. Il rapporto rivela che attentatori jihadisti potrebbero essere «già in grado di reperire e impiegare grandi quantità di sostanze chimiche». Come «opzione realistica» viene indicato espressamente «l’attacco chimico all’acqua potabile delle case di più famiglie, o a generi alimentari». Il governo sottolinea che per affrontare le conseguenze di un attacco chimico «si rivela necessario un impiego più massiccio dell’esercito rispetto a quanto previsto finora». Nel frattempo prosegue l’azione delle autorità di sicurezza. Su indicazione della procura federale sono stati arrestati ieri a Bonn due fratelli di 24 e 25 anni, in possesso della cittadinanza tedesca e marocchina, accusati di essere militanti del cosiddetto stato islamico (Is). Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va STRASBURGO, 25. La corte europea dei diritti umani, con una sentenza non più appellabile, ha stabilito ieri che è legittimo sottrarre un bambino concepito con la pratica della cosiddetta “maternità surrogata” alla coppia che vi aveva fatto ricorso. «Tenuto conto dell’assenza di qualsiasi legame biologico tra il bambino e i ricorrenti — si legge nella sentenza — e la breve durata della loro relazione con il bambino, e l’incertezza dei legami tra loro dal punto di vista giuridico, e nonostante l’esistenza di un progetto Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale parentale e la qualità dei vincoli emotivi, la Corte ha ritenuto che non esisteva una vita familiare tra i ricorrenti e il bambino». La sentenza si riferisce al ricorso di Donatina Paradiso e Giovanni Campanelli, che si erano rivolti alla corte di Strasburgo dopo che nel 2011 il loro comune di residenza, Colletorto, aveva rifiutato di registrare un bambino nato a Mosca da maternità surrogata (pratica vietata in Italia) per conto della coppia. Il bimbo è stato tolto alla coppia e affidato ai servizi sociali. Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 ROMA, 25. Il sindaco di Roma, Virginia Raggi, è indagata dalla procura nell’ambito dell’inchiesta relativa alla nomina a capo del dipartimento turismo del Campidoglio di Renato Marra, fratello di Raffaele Marra, già capo del personale del Comune poi arrestato per corruzione. Le ipotesi di reato a carico di Raggi sono abuso di ufficio e falso in atto pubblico; secondo gli inquirenti al primo reato avrebbe concorso Raffaele Marra, attualmente detenuto nel carcere di Regina Coeli. Per i magistrati, Virginia Raggi avrebbe dato informazioni false alla responsabile anticorruzione del Campidoglio, Mariarosa Turchi, comunicandole di avere agito in autonomia circa la nomina di Renato Marra, e non avrebbe impedito al fratello Raffaele di prendere parte alle procedure di nomina del suo familiare nonostante l’evidente conflitto d’interessi. Il sindaco, inoltre, che verrà ascoltata dai magistrati lunedì prossimo, non avrebbe proceduto alla necessaria comparazione dei curricula. Sul profilo Facebook il sindaco ha scritto, a proposito dell’inchiesta, di essere «molto serena»: «Ho completa fiducia nella magistratura — ha aggiunto — come sempre. Siamo pronti a dare ogni chiarimento». Raggi ha scritto di aver informato il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, «e adempiuto al dovere di informazione previsto dal codice di comportamento» della stessa formazione politica. Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 26 gennaio 2017 pagina 3 Forze di sicurezza israeliane in azione (Epa) TEL AVIV, 25. Tensione tra Israele e Gaza. Un carro armato israeliano ha sparato ieri sera diversi colpi contro la striscia di Gaza controllata da Hamas in risposta a un attacco palestinese. Lo ha reso noto l’esercito israeliano, precisando che «colpi erano stati sparati verso le truppe israeliane impegnate in attività di routine vicino al confine con la porzione meridionale della striscia di Gaza». Di conseguenza, un carro armato «ha bersagliato una postazione di Hamas» nel sud dell’enclave costiera. Hamas ha confermato che tre carri israeliani hanno sparato contro «un posto d’osservazione» vicino al campo profughi di Al Maghazi, senza causare vittime. L’episodio rischia ora di far salire ulteriormente la tensione, in un momento delicatissimo. Pochi giorni fa Hamas ha annunciato reazioni nel caso in cui l’amministrazione Trump dovesse decidere di spostare la sede dell’ambasciata statunitense in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. C’è poi la questione degli insediamenti ebraici in Cisgiordania: ieri il governo ha annunciato 2500 nuove case — ben più degli annunci iniziali — in diverse aree. A due giorni dal colloquio con il presidente statunitense, Donald Trump, il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha così dato seguito alla volontà del suo governo di «continuare a costruire» in Cisgiordania. Una mossa che ha subito innescato la protesta dei palestinesi: Nabil Abu Rudeina, portavoce del presidente Mahmud Abbas, ha bollato la decisione come «una provocazione e una sfida alla comunità internazionale», ammonendo su possibili conseguenze. «La scelta — ha spiegato il portavoce — ostacolerà qualsiasi tentativo di ripristinare la sicurezza e la stabilità, e promuoverà l’estremismo e il terrorismo ponendo ostacoli a qualsiasi mezzo di una parte per arrivare alla pace e alla sicurezza». I nuovi alloggi — come ha spiegato il ministero della difesa presieduto da Avigdor Lieberman — sorgeranno in gran parte negli attuali blocchi ebraici in Cisgiordania, come Ariel o Givat Zeev vicino Gerusalemme, ma altri fuori da questi. Circa cento nell’insediamento di Beit El, a nord di Gerusalemme, e altri nei dintorni di Migron, non lontano anche questo dalla città. Per oltre 900 nuovi alloggi è stato dato il via libero immediato; per gli altri oltre 1600 si è ancora nella fase di pianificazione. Netanyahu ha sottolineato ai membri del suo governo che «tutta la questione delle costruzioni deve essere presa in coordinamento con la nuova leadership americana, evi- Le vere cause dei matrimoni precoci nel Bangladesh Il dramma delle spose bambine di CRISTIAN MARTINI GRIMALDI Tank risponde a un attacco palestinese Alta tensione tra Israele e Gaza tando sorprese» che possano mettere in crisi le nuove relazioni tra i due paesi. Il ministro Lieberman ha invece giustificato la decisione delle nuove costruzioni con la necessità di venire incontro «alla domanda dei bisogni abitativi». Sulla questione degli insediamenti, è intervenuto anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, sottolineando che «non c’è un piano B rispetto alla soluzione dei due stati. C’è bisogno che le due parti si impegnino in un negoziato condotto in buona fede per raggiungere l’obiettivo dei due stati, Israele e Palestina, due stati per due popoli». Quasi la metà delle ragazze in Bangladesh si sposa prima di aver compiuto i diciotto anni, mentre una su cinque prima dei quindici. È il più alto indice di matrimoni infantili al mondo. Due ragazze su tre si sposano prima di aver raggiunto l’età adulta. La piaga dei matrimoni precoci è particolarmente diffusa in Bangladesh, nonostante i progressi registrati dal paese asiatico negli ultimi decenni. A partire dagli anni Novanta il Bangladesh ha infatti conosciuto successi formidabili dal punto di vista economico: tra il 1991 e il 2010 la fascia di povertà si è ristretta passando dal 57 al 32 per cento su una popolazione di oltre 150 milioni di abitanti. Sempre in questo ventennio la mortalità infantile si è più che dimezzata: da 97 morti ogni mille nati a 37. E anche la mortalità Oltre 750.000 persone Civili in ostaggio a Mosul ovest BAGHDAD, 25. Nonostante l’avanzata delle forze irachene e delle truppe alleate, oltre 750.000 civili sono ancora ostaggio dei miliziani del cosiddetto stato islamico (Is) a Mosul ovest. Lo hanno indicato fonti delle Nazioni Unite e diverse organizzazioni umanitarie. Il coordinatore umanitario dell’Onu in Iraq, Lise Grande, ha sottolineato le gravi carenze di cibo e generi di prima necessità, con i prezzi arrivati alle stelle. Inoltre, si precisa, molte persone sono costrette a dare fuoco a quello che hanno per riscaldarsi. Il timore è che le prossime operazioni militari per la riconquista della parte occidentale di Mosul — il settore della città ancora sotto il controllo delle forze jihadiste dell’Is — possano provocare ulteriori vittime tra la stremata popolazione. «Siamo sollevati per il fatto che la gente di Mosul est è riuscita a non dovere abbandonare le proprie abitazioni», ha dichiarato il funzionario dell’O nu. «Ora — ha aggiunto Grande — la nostra speranza è che si faccia tutto il possibile per tutelare le centinaia di migliaia di persone che abitano dall’altra parte del fiume, a Mosul ovest, che sono in una situazione di estremo pericolo». Rafforzata la sicurezza al Cairo IL CAIRO, 25. Massicce misure antiterrorismo stanno accompagnando in Egitto il sesto anniversario dell’inizio della rivoluzione che nel 2011 portò alla caduta del presidente di Hosni Mubarak. Le autorità hanno mobilitato un ingente numero di automezzi per la rilevazione e per il disinnesco di ordigni. Per il solo pronto soccorso del Cairo sono allertate 2110 ambulanze. Dieci motovedette fluviali sono al lavoro sul Nilo, mentre due elicotteri sorvolano la capitale. Il 25 gennaio dell’anno scorso ci sono stati decine di fermi, mentre nel 2015 si sono registrati 23 morti, sei in meno del 2014. Il presidente Abdel Fattah Al Sisi, nelle ultime ore ha sottolineato la persistenza della minaccia terroristica indicando in mille tonnellate l’esplosivo sequestrato in Egitto negli ultimi due anni e mezzo. La tensione è acuita inoltre dal primo anniversario del rapimento di Giulio Regeni, sequestrato in Egitto il 25 gennaio scorso e ucciso nei giorni successivi per ragioni ancora non chiarite. Questa mattina il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Paolo Gentiloni, ha pubblicato un tweet esprimendo «vicinanza alla famiglia» e assicurando «impegno con la magistratura» per ottenere la verità. Sfollati iracheni fuori Mosul si registrano per ricevere aiuti umanitari (Reuters) Attentato contro un hotel a Mogadiscio MO GADISCIO, 25. Almeno quattordici persone sono rimaste uccise e venti ferite oggi nell’esplosione di due autobombe nei pressi dell’ingresso dell’hotel Dayah nella capitale somala Mogadiscio. Come ha riferito all’agenzia Dpa il funzionario di polizia Mohamed Dahir, prima è esploso un camion arrivato di fronte all’entrata dell’hotel, e subito dopo è stata la volta di un’automobile che si trovava in un parcheggio situato nei pressi dell’edificio. Il funzionario di polizia ha inoltre aggiunto che, immediatamente dopo le esplosioni, militanti del gruppo Al Shabab hanno fatto irruzione nell’hotel, frequentato principalmente da imprenditori e politici locali. Dall’interno è giunto il rumore di colpi di arma da fuoco. Secondo un funzionario della sicurezza, Mohamed Hassan, «il bilancio delle vittime potrebbe aggravarsi, perché qualcuno potrebbe essere rimasto intrappolato nell’edificio di tre piani». Il gruppo Al Shabab, Movimento di resistenza popolare nella terra delle due migrazioni, ha rivendicato l’attacco attraverso l’emittente radiofonica Andalus. Attivo dal 2006 Al Shabab è la cellula somala di Al Qaeda. Nel giugno del 2012 il dipartimento di stato di Washington ha posto una taglia su numerosi capi del gruppo. materna si è ridotta notevolmente. C’è stata poi una forte apertura nei confronti delle donne: il Bangladesh è uno dei pochi paesi musulmani al mondo in cui oltre il novanta per cento delle ragazze possono accedere alle scuole primarie e secondarie, una percentuale addirittura maggiore rispetto ai ragazzi. E tuttavia, il Bangladesh resta uno dei luoghi al mondo dove i matrimoni precoci sono più diffusi, con tutte le conseguenze che questo comporta. Se di solito da una ragazza di quindici anni ci si aspetta principalmente che sia impegnata negli studi nella scuola superiore, in Bangladesh il trenta per cento di queste è già sposata e deve pensare alla propria famiglia. Il Bangladesh è la quarta nazione al mondo per matrimoni di ragazze minorenni, dopo il Niger, la Repubblica Centrafricana e il Ciad. Anche se è illegale, e dunque punibile, il matrimonio precoce resta una pratica molto diffusa nelle zone rurali del paese e nelle baraccopoli urbane. Questo perché l’alto tasso di corruzione degli amministratori locali rende facile a chiunque aggirare le leggi dello stato. Se vi sono funzionari locali che, legge alla mano, tentano di prevenire un matrimonio precoce, ve ne sono tanti altri che procurano certificati di nascita falsi. Ma quali sono le vere ragioni di questo fenomeno così diffuso? Uno dei fattori che condiziona il destino di molte ragazze ancora minorenni verso il matrimonio è qualcosa di cui i media si occupano spesso, ma mai in relazione alle nozze precoci. Stiamo parlando dei disastri naturali che periodicamente colpiscono questo paese. In un rapporto, intitolato Marry before your House is Swept Away (“Sposati prima che la tua casa sia spazzata via”) basato su 114 interviste con ragazze sposate (alcune avevano appena dieci anni) condotte in cinque distretti in tutto il paese, si scopre che le famiglie spesso si affrettano a sposare le proprie figlie dopo aver perso casa o redditi a causa delle tempeste tropicali e altri disastri naturali che colpiscono regolarmente la nazione. Non occorre un ciclone di grande dimensioni: basta l’erosione di un fiume che spazzi via la casa di una famiglia a far sì che questa — nella veste del padre, educatore e padrone del focolare domestico — non si senta più in grado di garantire un futuro alle proprie figlie. A quel punto, nella miseria più completa, è facile che una ragazza di appena 12 o 13 anni venga data in sposa con un preavviso di pochi giorni. C’è poi un altro fattore critico che determina l’alto tasso di matrimoni infantili in Bangladesh: la difficoltà di garantire l’incolumità fisica delle ragazze per via delle molestie, degli stupri e dello stalking. L’abuso sessuale è un fenomeno pervasivo in questo paese, soprattutto nelle zone rurali, e spesso è un Testato dal Pakistan un missile con capacità nucleare ISLAMABAD, 25. Il Pakistan ha testato con successo il primo test di volo del missile balistico terra-terra Ababeel, capace di raggiungere obiettivi posti fino a 2200 chilometri. Lo ha reso noto il servizio stampa dell’ufficio di pubblica informazione delle forze armate pakistane (Ispr) a Rawalpindi. In un comunicato, l’Ispr ha precisato che il missile è capace di trasportare testate multiple, anche nucleari, utilizzando una apposita tecnologia. Si tratta — indicano gli esperti — di testate che si separano prima del rientro nell’atmosfera e si indirizzano sui rispettivi obiettivi con traiettorie indipendenti e sistemi di guida inerziale. Missili che possono colpire bersagli con precisione elevata. Nella nota, ripresa dalle agenzie di stampa internazionali, l’Ispr ha sottolineato che lo sviluppo dell’Ababeel «mira ad assicurare la sopravvivenza dei missili balistici pakistani nel settore della difesa missilistica balistica, in crescita a livello regionale, rafforzando la capacità di deterrenza» di Islamabad. Nei giorni scorsi, le forze armate pakistane avevano annunciato di avere testato con successo nell’oceano Indiano un missile sottomarino (Babur-3) in grado di coprire a una distanza fino a 450 chilometri, che anche in questo caso può essere armato con testate nucleari. fattore decisivo nella scelta dei genitori di dare le loro figlie ancora bambine in matrimonio. La polizia locale non riesce a garantire la necessaria sicurezza e il sistema di giustizia penale non è in grado di fornire la dovuta giustizia. In queste condizioni, i genitori pensano che una figlia maritata, seppur ancora bambina, possa godere di maggiore incolumità fisica che non restando sola in casa. Non sono rare le minacce di sequestro da parte di pretendenti sposi. Dunque i genitori si precipitano a far sposare le loro figlie in anticipo per ridurre al minimo la probabilità che queste siano oggetto di abusi prima ancora di aver iniziato la ricerca di un potenziale partner. Il paradosso è che per prevenire gli eventuali abusi le bambine vengono date in spose a uomini che molto spesso useranno poi, all’interno del focolare domestico, la violenza fisica per imporre la propria autorità. C’è poi un’altra faccia della medaglia: è estremamente difficile, se non impossibile, per una famiglia trovare un qualunque partner per le proprie figlie se queste sono state vittime di abusi sessuali. Una donna violentata è considerata “sporca”, “contaminata”. Ci sono forti pressioni sociali, in special modo nelle piccole comunità di villaggio, a far sposare le ragazze in giovane età per impedire loro di avere una semplice relazione romantica o sessuale prima del matrimonio: per la società bengalese la verginità della ragazza prima del matrimonio è una questione cruciale. Questo non è affatto una tendenza dei soli paesi in via di sviluppo: basta guardare a Corea e Giappone, non certo paesi arretrati, dove le ragazze madri sono ancora oggi oggetto di un pesante stigma sociale. Infatti più del novanta per cento dei bambini che vengono dati in adozione in Corea del Sud sono nati da mamme single, abbandonati proprio a causa dello stigma sociale che ricade sulle giovani madri. Il matrimonio precoce è dunque un serio problema in Bangladesh come in tutto il sud-est asiatico ed è una delle principali cause che pregiudicano gli sforzi del paese per garantire alle donne eguali opportunità. Ancora violenze nel Kashmir NEW DELHI, 25. Due militanti armati sono stati uccisi ieri nello Stato indiano di Jammu & Kashmir in uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza. Lo riferisce l’emittente televisiva India Today. Secondo fonti dell’esercito indiano, i militanti sono stati localizzati in un edificio del villaggio di Hadoora del distretto di Ganderbal. All’intimazione di uscire con le mani alzate, i due hanno risposto sparando. Le forze di sicurezza hanno aperto a loro volta il fuoco, uccidendoli. Da parte sua, l’agenzia di stampa Ani segnala che un militante infiltratosi in Kashmir nel settore di Sunderbani del distretto di Rajouri è stato ucciso da uomini della forza di sicurezza della frontiera. Infine, sempre in Kashmir, le stesse fonti hanno confermato l’arresto di un cittadino pakistano entrato illegalmente nel settore di R.S. Pura. Le autorità indiane, e in particolare quelle del Kashmir, sono in stato di massima allerta per rafforzare la sicurezza in previsione dei festeggiamenti, previsti per il 26 gennaio, della festa della repubblica. Il movimento separatista musulmano Hizbul Mujahideen, attivo nel Kashmir, ha minacciato una serie di attacchi terroristici. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 giovedì 26 gennaio 2017 Edith Stein Una guida per visitare Auschwitz Promemoria necessario Einsatzgruppen, la prima fase della Shoah, quella dello sterminio attraverso fucin libro prezioso, questo di lazioni. Ogni sezione del testo si appoggia Carlo Saletti e Frediano Sessi (Auschwitz. Guida alla non solo su un’aggiornata bibliografia visita all’ex campo di con- ma anche sul riferimento puntuale alla centramento e del sito memo- documentazione esistente. Alla fine, la riale, Venezia, Marsilio, 2016, pagine 161, Shoah emerge effettivamente come l’epieuro 15), l’uno storico e regista teatrale, sodio in assoluto più documentato l’altro storico della Shoah, che sotto l’ap- dell’intero Novecento. I nazisti cercarono parenza di una semplice guida si rivela sì di cancellare le tracce di quanto avevaun testo ricchissimo non solo di informa- no fatto e i documenti che vi si riferirozioni e mappe, ma anche di suggestioni, no, ma non vi riuscirono, anche perché i spunti interpretativi, analisi di eventi po- deportati perseguirono con tenacia, nelle co conosciuti, critica di preconcetti e ge- condizioni più atroci, lo scopo di lasciar neralizzazioni. Insomma, meno di due- tracce, di consentire la memoria. Così cento pagine in cui è contenuto, esposto nei cosiddetti rotoli di Auschwitz, a cui con assoluto rigore e altrettanta chiarez- il volume dedica un’intensa scheda, testi za, tutto quello che è importante sapere scritti, prima di essere a loro volta assassu Auschwitz e in genere sui meccanismi sinati, da membri dei Sonderkommando, le della Shoah. Un libro prezioso non solo squadre di deportati ebrei addetti alle caper i visitatori del campo, in particolare mere a gas e ai crematori, e poi sepolti gli studenti delle scuole, ma anche per in bottiglie e recipienti: affidati ai postechi, senza andare nel campo, vuole chia- ri, insomma. I rotoli di Auschwitz sono rirsi le idee sulla sua storia, sulla sua or- stati ritrovati fra il 1945 e il 1980 e conganizzazione e sul percorso che ci ha tengono lettere e testimonianze scritte in portato a considerare la città concentra- francese, in yiddish e in greco. zionaria di Auschwitz come il paradigma Nella seconda parte, il libro affronta, del Male assoluto, il simbolo stesso della sempre per schede, il percorso geografiShoah. Un libro che dovrebbe essere letto nelle scuole, e non solo per preparare studenti e professori ai viaggi della meIl libro dovrebbe essere letto nelle scuole moria, ma per spiegare la Shoah, tema perché la conoscenza della Shoah su cui, nonostante l’enorme mole di libri scritti sul tema, la conoscenza resta lacuresta lacunosa e generica nosa e generica non solo da parte degli E non solo da parte degli studenti studenti ma anche sovente da parte di chi avrebbe il compito di insegnare. Molti sono gli aspetti quasi sconosciuti ai più che gli autori analizzano nella co, le mappe, le spiegazioni di come è prima parte, organizzata per schede mu- nata e si è organizzata questa grande citnite ciascuna di una bibliografia somma- tà concentrazionaria: i tre grandi campi, ria ma aggiornatissima. La scheda che Auschwitz I, Auschwitz II (Birkenau) e analizza la differenza tra campi di con- Auschwitz III (Monowitz), la storia del centramento e di sterminio è, ad esem- complesso concentrazionario, l’organizpio, fondamentale perché si tratta di una zazione interna, i blocchi, le infermerie, differenza su cui continua a sussistere il campo femminile, il campo per zingauna gran confusione. Importantissima ri, le camere a gas e i crematori, ecc. E perché mette in luce aspetti poco noti poi, ripercorrendo lo stesso percorso, i della Shoah è anche la scheda dedicata luoghi della memoria, i memoriali, i moalle “marce della morte”, cioè i trasferi- numenti, i cippi, le targhe. Altrettanti menti forzati a piedi dei detenuti da un tasselli che nel corso di questi decenni, e campo all’altro, intensificatesi con l’avanzata sovietica alla fine del 1944. Un tema molto studiato dalla recente storiografia, che interpreta questa fase dello sterminio come la terza e ultima fase dello sterminio di massa, dopo quella della Shoah attraverso le fucilazioni (194142) e quella dei campi. Le vittime di queste marce sono tra 250.000 e 375.000, su circa 700.000 detenuti ancora nei campi. In molti casi, gli abitanti partecipano attivamente e spontaneamente al massacro. Importante è anche la puntualizzazione che il libro fa della controversa questione del numero dei morti ad Auschwitz, questione resa particolarmente difficile dal fatto che, come il libro sottolinea, solo coloro che sopravvivevano alla prima selezione all’arrivo ad Auschwitz erano registrati e marchiati con il famoso numero, gli altri scomparivano subito nelle camere a gas. In base ai calcoli fatti attraverso i documenti di trasporto e quelli sulle selezioni, sommati a quelli delle reGiovani radunati per l’annuale marcia dei viventi ad Auschwitz (2016) gistrazioni, le vittime complessive di Auschwitz sono secondo le stime più accreditate un milione e mezzo, di in particolare dopo la caduta del comucui oltre un milione ebrei e 220.000 ado- nismo, si sono trasformati, dalla prima lescenti e bambini. Una scheda è dedica- voluta sottovalutazione dello sterminio ta anche all’inizio delle gasazioni: un ebraico — Auschwitz come luogo privileprimo esperimento viene fatto nell’ago- giato dello sterminio dei polacchi — fino sto 1941 su un piccolo numero di prigio- ad Auschwitz come simbolo stesso della nieri sovietici, un secondo più ampio nel Shoah e del male estremo del Novecensettembre dello stesso anno, di prigionie- to. Una guida al Male, insomma, per ri polacchi e sovietici. A quella data lo analizzarne gli aspetti, riconoscerlo, risterminio degli ebrei non è ancora deciso cordarlo. Vorremmo dire perché non si anche se si sta già realizzando sul fronte ripeta, ma sembra davvero difficile anche russo, a opera dei corpi speciali delle solo sperarlo. di ANNA FOA U La resistenza non violenta di Dietrich Bonhoeffer, Edith Stein e Jerzy Popiełuszko Più forti delle armi il vangelo invita a stare svegli, a cogliere i segni di quanto accade: «Ipocriti! Sapete ggi, nell’era del giudicare l’aspetto della terra e del cielo, mondo globale, di- come mai questo tempo non sapete giudisponiamo degli carlo?» (Luca, 12, 56). Anche Edith Stein strumenti per cono- è subito consapevole del pericolo che il scere quanto acca- nazismo rappresenta non solo per il popode anche lontano da noi: guerre, genocidi, lo ebraico, ma anche per il popolo tedepopoli in fuga, persecuzioni. Eppure spes- sco: «Chi muterà questa colpa orribile in so tutto ciò si svolge nel silenzio del mon- una benedizione per entrambe le stirpi? do. O nell’indifferenza. Anche oggi, come Solo chi non permetterà a queste piaghe nel passato, molti scelgono di non sceglie- aperte dell’odio di generare altro odio». Il re, rimanendo alla finestra, come spettato- 12 aprile 1933 scrive a Pio XI per chiedergli ri che assistono a un naufragio». Sono le di non tacere, ma proprio di lì a qualche inquietanti parole di Anselmo Palini poste mese sarà ratificato il a conclusione del suo libro Più forti delle Concordato fra Vaticaarmi. Dietrich Bonhoeffer, Edith Stein, Jerzy no e il governo nazista. Popiełuszko (Roma, Editrice Ave, 2016, pa- Il Papa poco dopo gine 346, euro 15), con le quali pone ur- pubblicherà l’enciclica Mit brennender Sorge genti interrogativi al nostro tempo. Capita ancora di chiederci come sia sta- (Con viva angoscia), in to possibile che coloro che sapevano cosa cui, anche se non in accadeva nella Germania nazista, non ab- modo esplicito, condanbiano fatto niente. La stessa domanda, na il nazismo. La Chiepurtroppo continua a essere valida anche sa invece, come sappiaai nostri giorni. Sappiamo, vediamo, assi- mo, prende subito una stendo in diretta a distruzioni, esecuzioni, chiara posizione di conviolenze di ogni tipo come si trattasse di danna nei confronti dei un film, ormai assuefatti all’orrore di im- regimi comunisti, assumagini, che quasi non riusciamo più a di- mendo una funzione distinguere se siano reali o virtuali, e come namica per il crollo deanestetizzati. Dietrich Bonhoeffer e Edith gli stessi soprattutto duStein, vittime del regime nazista, Jerzy Po- rante il pontificato di piełuszko, vittima del regime comunista Giovanni Paolo II. Jerzy polacco negli anni di Solidarność, dei Popiełuszko, che, a parquali già tanto è stato trattato, interpellano fortemente le coscienLe loro vite dimostrano ze. Testimoniano con che è possibile percorrere la storia la loro vita la possibilità di attraversare la rimanendo fedeli a se stessi storia rimanendo fedeSenza farsi travolgere dall’inganno li a se stessi, senza farsi travolgere dai marosi dell’inganno, della violenza, della più orribile sopraffazione. tire dal 1982, celebrava «Resistenti non violenti, non hanno rispo- a Varsavia con grande sto al male con il male, ma con parole di affluenza di popolo, soverità e azioni di giustizia». Mettendosi prattutto di operai, le completamente in gioco «hanno anteposto messe per la patria, diil primato della coscienza, la fedeltà ai va- viene testimone di una lori della pace e della libertà perfino alla Chiesa al fianco «di copropria vita». Il senso della memoria non loro che sono privi di è solo quello di riportare all’attenzione libertà, di quelli le cui eventi di un tempo storico ancora prossi- coscienze vengono inmo, ma di scuotere le coscienze, spesso infrante». In una delle torpidite di fronte alla realtà. Palini attratante omelie afferma: verso una ricostruzione puntuale fatta sui «non svendiamo il nodocumenti, riesce a mettere a fuoco la vita di queste tre grandi figure facendole emer- stro ideale per un piatto di lenticchie» e gere come punti di luce nell’oscurità del invita a sperare dicendo che il cambiatempo. Quanto li accomuna è la determi- mento dipende «da noi tutti, dalla nostra nazione a guardare in faccia la realtà, ad sollecitudine per i nostri fratelli innocenti, accollarsi la sofferenza del mondo incar- imprigionati, dalla nostra vita vissuta ogni nando fino in fondo quell’amore che tra- giorno nella verità». Anche oggi stiamo attraversando un valica i limiti umani. Dice Bonhoeffer: «le battaglie non vengono vinte con le armi, tempo di marosi. Dalla fine della seconda ma con Dio (...) anche laddove la strada guerra mondiale, forse per la prima volta, porta alla croce». Edith Stein ugualmente ci stiamo rendendo conto di tornare indieafferma: «quelli che capiscono che tutto tro, come se i valori acquisiti così a caro questo è la Croce di Cristo, dovrebbero prezzo, fossero stati ingoiati dalla furia di prenderla su di sé in nome degli altri». un vento contrario che allo stesso tempo Nel 1938 mentre incalzano le persecuzioni sta spazzando via anche le illusioni, lacontro gli ebrei e prende campo l’ideolo- sciando tutti in preda all’ansia e alla paura gia della razza, il governo delle chiese uf- del futuro. Gli enormi abusi dell’ingiustificiali chiede a tutti i pastori un giuramen- zia sono messi a nudo, ma di fronte a to di fedeltà a Hitler. Bonhoeffer prende contraddizioni insanabili, all’annientamenesplicita posizione: «La Chiesa è rimasta to di popoli ferocemente offesi nella dimuta quando invece avrebbe dovuto gri- gnità, non rimane che far leva sulla codare, perché il sangue degli innocenti gri- scienza al fine di acconsentire a indietregdava al cielo». Sceglie di «guardare i giare. La storia non si ferma, è come un grandi eventi della storia universale dal fiume in piena, se non si corre ai ripari basso, dalla prospettiva degli esclusi, (...) straripa. Bisogna fare un passo indietro degli oppressi, dei derisi, in una parola dei finché siamo ancora in tempo. Rinunciare a qualcosa, mettersi in discussione. Potere sofferenti». Certamente è difficile leggere la storia e abusi ritenuti diritti acquisiti inquietano mentre la si vive, è molto più facile leg- e interrogano. Tutti siamo chiamati a rigerla a posteriori quando le cause hanno spondere, come a Ninive. L’Occidente si è maturato i loro nefasti effetti. Ma proprio abituato a un tenore eccessivo, lo stesso di ANTONELLA LUMINI «O papa Francesco chiama a un nuovo stile di vita. Se tutta la popolazione mondiale dovesse vivere a questo livello sarebbero necessari diversi pianeti Terra. Manca la misura, l’abuso è grande. «Resistenza e resa», come per Bonhoeffer, chiedono fermezza nei valori, e resa dell’ego. Per ogni donna e uomo di fede, non possono che voler dire resa a Dio e alla sua volontà, che non è certo quella di distruggere per punire, ma di far sì che l’umanità si converta e possa rimediare ai gravi effetti dell’ingiustizia. Se non c’è il passo indietro e il ravvedimento, ogni confronto por- Dietrich Bonhoeffer ta allo scontro di interessi egoici contrastanti, le parole diventano bieco calcolo sempre più cinico e cieco. Siamo tutti conniventi di un sistema fino a che non ci poniamo in stato di resa. Solo facendo un passo indietro si può ritrovare la misura di un rapporto fra esseri umani senza più maschere, nudi. Quella occidentale è un’umanità viziata, prigioniera di troppi bisogni indotti, decadente. Lo spettro dei poteri forti insorge quando l’egoico si erge a idolo facendo credere di poter risolvere le contraddizioni del mondo. L’onnipotenza è il più grande pericolo e riemerge proprio dal senso di massima impotenza, quando tutti si lasciano prendere dalla paura e tendono a innalzare chi grida più forte promettendo la risoluzione di tutti i mali. È nel momento di massima cecità che la menzogna impera e seduce i derelitti facendo credere loro che sia sorto un salvatore sulla terra, che però è solo un imbonitore. Quando il pericolo incombe «resistenza e resa» divengono le sole parole che parlano ancora. Resa a Dio e resistenza alle seduzioni dell’inganno affidandosi alla luce dello Spirito; è questo, come afferma Bonhoeffer, che «salva l’anima delle generazioni future». L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 26 gennaio 2017 pagina 5 Lorenza Mazzetti Negli occhi di una bambina la strage nazista della famiglia di Robert Einstein di ELENA BUIA RUTT a strage di Rignano sull’Arno è un capitolo tragico e ancora buio della storia d’Italia. Lorenza Mazzetti, classe 1927, l’ha vissuta quando era bambina e l’ha raccontata nel suo libro Il cielo cade (Sellerio), vincitore, nel 1961 del premio Viareggio. Il cielo cadde addosso a due bambine, il 3 agosto 1944, Lorenza e Paola, la sua gemella, che, orfane di padre e di madre furono accolte a vivere nella tenuta toscana della zia, Nina Mazzetti e di suo marito, Robert Einstein, cugino di Albert. Robert era fuggito dalla Germania e si era stabilito con la moglie e le sue due figlie in Toscana, a poca distanza dalla sorella di Albert Einstein stesso, Maya che, nella sua casa di Sesto fiorentino, riceveva artisti e scrittori, dando vita a un ambiente artistico e internazionale apparentemente al sicuro dalle persecuzioni e dalla guerra. «Era molto divertente stare in questa famiglia — ricorda Lorenza Mazzetti —, c’erano le due figlie dello zio Robert, Luce e Anna Maria detta Cicci, con le quali giocavamo insieme ai bambini dei contadini. Da questi ho appreso tante cose, come per esempio che gli ebrei hanno ucciso Gesù e per questo erano deicidi. Immaginatevi il nostro dolore pensando che lo zio che io stimavo tanto fosse un deicida: apparteneva a un popolo macchiato da una colpa indelebile, una specie di peste. Allora con i contadinelli decidemmo tutti di offrire la nostra sofferenza a Dio, affinché mandasse lo zio non all’inferno, ma almeno in purgatorio. Tornati a casa con le gambe tutte insanguinate, lo zio ci strillò e disse che solo gli stupidi potevano andare tra le spine: ci fece scrivere 50 volte questa frase. Fu molto faticoso per me, ma lo zio non era solo rimproveri, era anche tanto affettuoso. La zia invece ci parlava di Gesù, raccontandoci le parabole. Io ero tutta presa da Gesù soprattutto per la parabola della pecorella smarrita. Ho amato Gesù e lo amo tuttora. È proprio vero che i genitori adottivi si amano a volte di più di quelli veri». Durante la ritirata, i tedeschi occuparono parte della villa di Robert Einstein. Gli ufficiali si mostrarono stranamente gentili con la famiglia, giocando a scacchi e ascoltando Mozart e Beethoven. Lorenza Mazzetti Quando il cielo cade L ricorda come rimase esterrefatta sentendo le parole di un tenente che profetizzava un futuro in quel momento assolutamente inimmaginabile: «Quando la guerra sarà finita, ci impiccherete tutti perché non sapete le cose terribili che abbiamo fatto». Dopo che il comando fu partito, proprio mentre i bombardamenti inglesi infuriavano a qualche chilometro di distanza, due soldati tedeschi vennero a bussare alla porta della famiglia, chiedendo di Robert, ma Nina Mazzetti ebbe il sangue freddo di dire che era partito. Fu così che Robert Einstein, seppur con riluttanza, fuggì e si rifugiò nel bosco, pensando in tal modo di non mettere in pericolo la moglie, non ebrea, e le na di fumo e fiamme, corse verso la casa, urlando, in preda alla disperazione: distrutto dal dolore si suicidò poco tempo dopo, congedandosi dalle nipoti con una lettera amorevole, in cui le nominava eredi universali del suo patrimonio. Attaccato a un albero, nel cortile della villa, i nazisti lasciarono un foglio che recitava: «Abbiamo giustiziato i componenti della famiglia Einstein, in quanto in contatto continuo con il nemico». Il foglio era firmato genericamente «Il comandante», senza nome, senza firma. Identificare il colpevole di questa strage per lungo tempo è sembrato impossibile: «Ufficialmente — commenta Lorenza Mazzetti — grazie allo storico Carlo Gentile, il quale ha scritto un libro sui crimini di Lorenza voleva raccontare guerra dei tedeschi in Italia, l’uccisione della le tenebre che la attanagliavano moglie e delle figlie di Leggendo Kafka Robert Einstein non è stato un assassinio posi riconobbe nello sguardo litico, ma un’operaziodi stupefatto orrore dello scrittore ne bellica avvenuta senza possibilità di scoprire il colpevole e due figlie. I soldati tornarono il soprattutto seguendo la teoria che giorno dopo in gran numero e dopo non c’erano SS a quell’ora, quel gioraver trascinato nell’aia Nina e le sue no, in quel luogo: come non si trova due bambine, le fucilarono. Lorenza traccia di tutto ciò negli archivi tedee Paola, rimaste chiuse in casa, senti- schi. Forse è stata una “gentilezza” rono gli spari e videro i corpi della verso la Germania il non cercare gli zia e delle cuginette riversi nel san- autori, ma a me e a mia sorella Paogue e nella polvere: le due Mazzetti la è bastato guardare le foto delle SS erano state risparmiate perché il loro pubblicate su internet, per riconocognome non era ebreo. Quando i scere il giovane con gli occhiali che tedeschi diedero fuoco alla villa, Ro- venne a “fare giustizia”, come ha bert, accortosi dal bosco della colon- scritto sul foglio attaccato all’albero. Sono andata a Monaco, dove attualmente vive, ma la polizia tedesca ha archiviato il caso, perché pare che questa persona stia male in salute. Come giustificazione ci hanno detto che sta così male che è addirittura “passato con il rosso”. È inutile dire che di fronte a questo abbiamo deciso di combattere fino all’ultimo per ottenere l’annullamento dell’archiviazione». L’uomo riconosciuto da Lorenza Mazzetti è anche uno dei tre autori della strage di Fucecchio, avvenuta pochi giorni dopo quella della famiglia Einstein, dove i nazisti massacrarono 174 civili tra cui donne, vecchi e bambini. La vita di Lorenza, dopo i terribili fatti di cui fu spettatrice, cambiò bruscamente: dopo la maturità classica si iscrisse a filosofia, ma lasciò subito Firenze, con l’intenzione di sfuggire ai fantasmi che la perseguitavano. Volò a Londra, dove si ritrovò improvvisamente senza soldi, costretta a lavorare come lavapiatti per mangiare, poiché il suo tutore aveva dilapidato il patrimonio lasciatole dallo zio Robert Einstein. Ma Lorenza aveva un’urgenza dentro di sé, ed era quella di raccontare le tenebre che la attanagliavano: leggendo Kafka, si riconobbe nello sguardo di «stupefatto orrore» dello scrittore praghese nei confronti della realtà, mentre il volto deformato dei papi di Francis Bacon, in una mostra vista a Londra, la portò a volersi iscrivere alla Slade School of Fine Art, dove Bacon insegnava. Senza un soldo, ma estremamente motivata, Lorenza si recò al college inglese e chiese con insistenza di vedere il direttore, William Coldstream. Diceva di non avere i soldi per pagare, ma, «poiché era un genio» doveva essere ammessa alle lezioni. Insistendo nel chiedere un colloquio con il direttore, Lorenza non capì che la persona a cui stava protestando le proprie ragioni non era un inserviente, ma Coldstream in persona che, colpito dalla sua eccentrica sfrontatezza, le permise di frequentare i corsi. Il direttore non sarebbe stato deluso da questa giovane ragazza fiorentina Robert Einstein con la moglie Cesarina Mazzetti (detta Nina) La musica del Ferramonti Il diario di Etty Hillesum Cuore a cuore con Dio di CÉCILIA DUTTER* a forza essenziale consiste nel sentire dentro di sé, fino alla fine, che la vita ha un senso, che è bella, che uno ha realizzato le proprie virtuosità nel corso di un’esistenza che è stata buona, così com’è stata». Queste parole sono di Etty Hillesum, una giovane donna ebrea olandese di ventisette anni, che ha tenuto un diario dal 1941 al 1943, durante l’occupazione dei Paesi «L Bassi da parte del nemico nazista. Rifiutando la clandestinità, si addosserà, con le sue stesse parole, «il destino di massa» del suo popolo, e s’impegnerà come volontaria nel campo di transito di Westerbork, dove assisterà i suoi con un coraggio ammirevole. Pagherà questo impegno con la sua vita e sarà deportata ad Auschwitz, dove morirà tre mesi dopo il suo arrivo. Quando inizia a scrivere il suo diario, Etty Hillesum vive ad Amsterdam. Le misure segregative nei confronti della popolazione ebrea s’inaspriscono di Un ritratto di Etty Hillesum giorno in giorno. Mentre la morsa si stringe su quella comunità che non ha più diritto a circolare, a rifornirsi o a riunirsi liberamente, Etty è in preda a un malessere di tipo più intimo. Triste, bulimica e depressa — si trascina spesso fino al letto senza poi riuscire a rialzarsi —, è innanzitutto questo suo caos interiore che rivela nei suoi scritti ed è attraverso la sua storia personale che ci consente di leggere la grande Storia che incrocia il suo destino. Ed è poi attraverso la sua crescita fisica e spirituale che ci permette di meditare sulla vita. Tale crescita la deve a un uomo, Julius Spier, psicologo junghiano al cui studio busserà per trovare aiuto. Questo le insegnerà prima a conoscersi e ad accettarsi e quindi ad amarsi, per poter poi decentrare meglio questo amore verso gli altri. Etty è una gran sentimentale che a quel tempo accumula conquiste maschili, cercando invano di colmare così il suo vuoto esistenziale. Il suo terapeuta le insegna che, al di là dell’amore che sente per un uomo, può accogliere l’amore per l’intera umanità. Infine, le fa intravedere l’esistenza di un amore ancora più grande: l’Amore di Dio. Un Dio che sarà per lei al tempo stesso un Dio molto incarnato, con il quale converserà ogni giorno in un «iotu» dialogante, ma anche un Dio più astratto, trascendenza suprema che realizza la sintesi tra la sfera individuale (l’amore per se stessi, l’amore per un uomo) e quella collettiva (l’amore per che, dopo poco, rubando le cineprese universitarie, avrebbe girato, con pochi amici, K, un film ispirato alle Metamorfosi di Kafka: un film che aprì la strada a un nuovo modo di filmare e interpretare la realtà su pellicola, anticipando il manifesto del Free Cinema, redatto e firmato dalla stessa Mazzetti e altri giovani registi. «Ero affascinata dalla faccia di Kafka per il suo viso che vede l’orrore e per la sensibilità che sottende. Inoltre amavo il suoi libri, come ad esempio Il processo, dove il protagonista, K, viene prelevato da due persone, dichiarato colpevole e ucciso a coltellate, senza che egli sia mai stato informato in merito alla natura delle accuse a suo carico. E questa vicenda è molto simile alla storia dello zio». Il talento di Lorenza assunse piena forma con Together, film vincitore al Festival di Cannes nel 1956 come miglior film d’avanguardia, ispirato al romanzo della grande scrittrice statunitense Carson McCullers, Il cuore è un cacciatore solitario. Cesare Zavattini, presente al festival, ne rimase così colpito che volle conoscerla e fu Zavattini stesso che, insieme ad Attilio Bertolucci, qualche anno dopo fece sì che Il cielo cade, dopo una serie di inspiegabili rifiuti da parte degli editori italiani, venisse pubblicato da Garzanti. Dopo aver fondato e diretto per anni il Teatro dei burattini di Campo de’ Fiori a Roma, Lorenza Mazzetti attualmente scrive e dipinge: ricordiamo la mostra «Album di famiglia» i cui ottanta dipinti hanno illustrato le vicende de Il cielo cade, il libro che ha permesso di parlare e mantenere vivo il ricordo della strage della famiglia Einstein che altrimenti sarebbe rimasta occultata. Nel 2016, inoltre, un documentario, diretto da Steve Della Casa e Francesco Frisari e intitolato proprio Perché sono un genio!, ripercorre la vita di Lorenza, la sua personale ed eccezionale “risposta” alla tragedia a cui ha assistito. l’umanità) pur trascendendole infinitamente. Nel cuore della barbarie, la dolce voce di Etty si leva per contrapporre al male una fede indefettibile nell’uomo e una fiducia incrollabile nel senso e nella bellezza della vita. Portatrice di una spiritualità dalle numerose ispirazioni cristiane — aveva letto sant’Agostino e studiato da vicino i vangeli — il suo credo attesta altre influenze confessionali, soprattutto giudaiche, e, sotto certi aspetti, addirittura vicine alle saggezze orientali. Vero polo di convergenza mistica, la fede rifulgente di Etty, fondamentalmente a-dogmatica e universale, parla così tanto dell’essenza del rapporto tra l’uomo e il divino da risuonare nel cuore di ognuno, qualunque sia il suo credo. Rifiutando la spirale dell’odio, in un ascolto attento dell’istante, Etty Hillesum dialoga con Dio, continuando instancabilmente a lodare la vita, nel seno stesso di quell’impresa di annientamento radicale che è la Shoah. Attraverso questa conversazione intima e celeste a cui c’invita nei suoi scritti, ci consegna una testimonianza di resistenza spirituale di una forza senza pari, e lascia al mondo del dopoguerra un luminoso messaggio di amore, di pace e di speranza. *Presidente dell’Association des Amis d’Etty Hillesum Un concerto, in occasione del Giorno della memoria, per ricordare Ferramonti, «il lager che salvò migliaia di ebrei», come l’ha definito Gaetano Vallini, sul nostro giornale, in un articolo uscito il 4 giugno 2009. «Serata colorata», in programma il 26 gennaio all’Auditorium Parco della musica di Roma, rievoca infatti le musiche composte e suonate dai musicisti internati a Ferramonti, in Calabria, uno dei più grandi campi italiani della seconda guerra mondiale. Gli spartiti, insieme a diari, fotografie, documenti manoscritti, sono stati ritrovati dal musicologo Raffaele Deluca del Conservatorio di Milano. La vicenda storica è stata ricostruita con la consulenza di Carlo Spartaco Capogreco, lo storico che riscoprì Ferramonti nel 1987 e ha pubblicato studi fondamentali sull’internamento civile fascista, tra cui il saggio I campi del duce (Einaudi, 2004). L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 di JUAN FERNAND O USMA GÓMEZ* Nell’anno della commemorazione comune dei 500 anni della riforma di Lutero non mi sarà facile attirare l’attenzione sulle relazioni tra cattolici, pentecostali ed evangelicali. Eppure sulle vie del mondo è mille volte più probabile che un cattolico incontri — o si scontri — con un pentecostale o un evangelico che con un luterano. La “pentecostalizzazione” del cristianesimo è un dato di fatto che ci pone di fronte a un modo di essere cristiani con una spiritualità — culto, musica e devozione — un approccio missionario e una forma teologica — testimonianza — propri, con i quali entriamo in contatto direttamente o indirettamente più sovente di quanto possiamo immaginare. Se l’unità dei cristiani è volontà di Cristo, e cattolici e pentecostali sono i due gruppi cristiani più numerosi al mondo, allora la promozione delle relazioni tra cattolici e pentecostali si presenta come uno dei campi privilegiati di lavoro e la sua mancanza pone un grave problema a tutte le latitudini. Non pochi sostengono che il terreno non è pronto. Molti cattolici e molti pentecostali si ignorano e patiscono per questo, spesso non sono favorevoli al dialogo, persistono avversione e diffidenza reciproca e la consapevolezza di questa situazione fa sì che molti si dileguino senza neanche tentare di cambiare le cose. Usando immagini alquanto crude dall’Ottavario per l’unità 2017, possiamo affermare che i muri di divisione tra cattolici, pentecostali ed evangelicali sono spesso fatti di «mancanza d’amore, odio e disprezzo, false Nel dialogo con pentecostali ed evangelicali L’unità si fa camminando accuse, discriminazione, persecuzione, comunione spezzata, intolleranza, abuso di potere, estraniamento, orgoglio, e persino di guerra di religioni» (cfr. Celebrazione ecumenica, Divisi dai nostri peccati). La descrizione è drammatica e, peggio ancora, se teniamo presente che non si tratta di una valutazione storica se non di una realtà latente ai giorni nostri. Confessare questi atteggiamenti e chiedere perdono vicendevolmente è una strada proposta nella celebrazione ecumenica di quest’anno, una strada già intrapresa da Papa Francesco nella sua visita alla chiesa pentecostale della riconciliazione di Caserta. Ma, come lo stesso Papa Francesco ama ripetere: «l’unità si fa camminando»: tutte le relazioni per essere tali esi- gono un processo di purificazione, di conoscenza, di chiarimento, di maturità e, non di rado, di guarigione. La richiesta di perdono a nome della Chiesa cattolica deve inaugurare una nuova tappa nelle relazioni tra tutti. Lo stato delle relazioni e le caratteristiche specifiche di cattolici, pentecostali ed evangelicali suggeriscono che vi è una strada propria da percorrere che non necessariamente coincide con quelle strade intraprese nella promozione dell’unità con ortodossi, anglicani e protestanti. I principi cattolici per l’ecumenismo si sono dimostrati validissimi, ma la maniera di applicarli, i temi, i metodi e i percorsi esigono apertura mentale e creatività ecclesiale, pastorale e teologica. Tra le iniziative a livello internazionale che hanno tentato di innescare un processo di superamento dei malintesi attraverso la conoscenza reciproca e mediante la mutua edificazione sulla base delle proprie spiritualità, si annoverano il Dialogo cattolico pentecostale (inauguratosi nel 1972), la Consulta internazionale con l’Alleanza evangelica mondiale (finora tre serie di consultazioni, l’ultima delle quali conclusasi nel 2015) e le Conversazioni con leader delle nuove chiese carismatiche. Apparentemente tre commissioni miste simili a tutte le altre che portano avanti il dialogo teologico, ma se viste da vicino, ci si rende conto che il percorso è stato diverso poiché i partner giovedì 26 gennaio 2017 erano diversi, lo stato delle relazioni era diverso e il loro approccio teologico, missionario ed ecclesiale era diverso. Se riuscissimo a superare questa prima constatazione delle differenze che permangono e potessimo esplorare assieme i nostri approcci ecclesiali e di spiritualità, potremmo non solo chiarire i malintesi, spiegare le diverse posizioni, ma persino riusciremmo a trovare nuove strade per crescere nella comunione. Tale è il caso del sesto rapporto finale prodotto dal dialogo cattolico pentecostale di recente pubblicazione. Si tratta del testo Non estinguete lo Spirito. I carismi nella vita e nella missione della Chiesa. Dopo cinque anni di studio, ascolto, preghiera e intensi dibattiti, cattolici e pentecostali sono giunti a una riflessione comune su un tema molto sentito nelle diverse latitudini: «Cattolici e pentecostali concordano che il lavoro supremo dello Spirito santo, che elargisce i suoi doni divini, è una benedizione per la Chiesa. Per i veri carismi si deve pregare, attendere e fare affidamento a essi come a doni divini. Nonostante ciò, in molti luoghi, invece della gioia, dello stupore, del rinnovamento, e dell’edificazione del corpo di Cristo, l’esercizio dei carismi è fonte di tensione e di preoccupazione. Sia i leader cattolici che pentecostali sono preoccupati dal fatto che alla base di queste tensioni vi sia un discernimento insufficiente dei carismi, e che questo porti a pratiche manipolative e disoneste come la promessa di certi risultati o rivendicazioni di una superiorità spirituale da parte di coloro che esercitano tali carismi e, di conseguenza, il discredito di altre chiese e cristiani. Cattolici e pentecostali non accettano l’eser- cizio di carismi che sembri collocarli al di sopra della Parola di D io». Il dialogo cattolico-pentecostale, consapevole dell’urgenza del tema, offre una sintesi di quello che cattolici e pentecostali hanno in comune, espone il fondamento biblico, propone un breve cenno storico sull’argomento e presenta una riflessione su tre carismi: la profezia, la guarigione e il discernimento degli spiriti. Il testo si conclude facendo il punto sulla responsabilità pastorale circa l’esercizio dei carismi, una questione che rimane un punto di divergenza. Sul documento, padre Raniero Cantalamessa afferma nel suo commento critico: «Ho letto con interesse e con grande arricchimento personale il rapporto, frutto della sesta fase del dialogo cattolico pentecostale. Si tratta, a mio avviso, di un testo eccellente per l’ampiezza dei riferimenti biblici e l’attenzione alla storia delle rispettive tradizioni. Esso tocca un aspetto della dottrina e della vita della Chiesa in cui, a differenza di altri ambiti, si registra con soddisfazione un fondamentale e incoraggiante accordo tra cattolici e pentecostali». Non resta che invitare a studiare e approfondire questo testo per scoprire o riscoprire e «raccogliere quello che lo Spirito ha seminato in loro come un dono anche per noi» (Evangelii gaudium, 246), nella speranza di poter ascoltare insieme i sussurri e i gemiti ineffabili dello Spirito (cfr. 1 Re, 19, 12; Romani, 8, 26), Colui che ci porterà all’unità. *Capo ufficio per la Sezione occidentale del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani Documento dell’episcopato Messaggio della Conferenza episcopale guatemalteca Chi fa povero il Messico Molti problemi, una risposta CITTÀ DEL MESSICO, 25. Milioni di messicani vivono in condizioni precarie a causa della scarsa sicurezza nel paese e delle tensioni sociali nate dalle difficoltà economiche. È quanto denuncia la Conferenza episcopale messicana, che ha pubblicato un documento articolato sulla situazione economica attuale in Messico e sulle recenti misure del governo, a partire dall’aumento del prezzo del carburante, provvedimento che ha provocato ulteriori tensioni. «Abbiamo iniziato un anno pieno di sfide e avversità — si legge nel testo diffuso dal Sir — tra le quali senza dubbio il cosiddetto “gasolinazo”». Un provvedimento che «acutizza la situazione precaria nella quale vivono milioni di messicani». La richiesta, rivolta soprattutto alle istituzioni, è dunque «di guardare alle comunità, alle città e ai quartieri e di lasciarsi interpellare da ogni famiglia e persona che soffre, non solo per l’aumento del carburante, ma per la povertà che cresce da decenni, per la corruzione che permane e per la continua dipendenza dalle decisioni dei mercati internazionali». Secondo i vescovi, l’aumento del prezzo del carburante non era inevitabile: «Si potevano infatti ridurre le imposte sul carburante per bilanciare l’aumento del prezzo del greggio». Mentre i sussidi per la benzina, sostengono ancora i presuli, non hanno raggiunto i meno abbienti: «C’è da chiedersi: viviamo veramente in uno stato povero e carente di risorse oppure in uno stato dove si ripetono casi di corruzione dei quali sono protagonisti personaggi che continuano a lasciare vuote le casse degli enti a livello comunale, regionale e federale?». Nel documento si fanno poi precise proposte per uno sviluppo economico più equo: dalla valorizzazione dell’economia locale alla formazione per il lavoro, all’incentivo alle cooperative, a una maggiore solidarietà. Inoltre, i presuli invitano tutti, «specialmente i cristiani, a impegnarsi e partecipare come cittadini, a sentire il bisogno di entrare in dialogo con i diversi attori sociali». In ogni caso, precisano i vescovi, va condannato «ogni atto che viene esercitato con la violenza, anche perché danneggia la libertà di espressione di coloro che invece cercano cambiamenti effettivi». Il documento è firmato dai vescovi responsabili della pastorale sociale Caritas, della commissione giustizia, pace, riconciliazione, fede e politica, della pastorale della salute, della pastorale del lavoro, della mobilità umana, della pastorale indigena e della pastorale penitenziaria. CITTÀ DEL GUATEMALA, 25. «I tempi sono cambiati. Viviamo in una cultura che si secolarizza e globalizza, ma le persone continuano ad avere bisogno di trovare un senso per la loro vita, un orientamento per le loro azioni, perdono per i propri peccati e speranza davanti a qualunque situazione, soprattutto di fronte all’enigma della morte. Gesù e il suo Vangelo sono l’unica risposta coerente e vera». Lo scrive la Conferenza episcopale guatemalteca nel messaggio diffuso al termine dell’assemblea plenaria svoltasi nei giorni scorsi a Mixco, durante la quale, fra l’altro, sono stati eletti il nuovo consiglio permanente e i membri delle commissioni episcopali. I presuli, dopo aver ricordato la loro missione di «ministri di Gesù Cristo fra gli uomini e le donne di oggi», sottolineano che «parte costitutiva dell’evangelizzazione è la promozione nei fedeli cristiani della coscienza e della responsabilità, in modo che agiscano nelle realtà del mondo secondo la vocazione propria di ciascuno, nei diversi ambiti della società». Nel documento — a firma del presidente dell’episcopato, Gonzalo de Villa y Vásquez, vescovo di Sololá-Chimaltenango, e del segretario, Domingo Buezo Leiva, vescovo vicario di Izabal — si esortano sacerdoti e loro collaboratori ad «assumersi con entusiasmo il progetto di trasformare le parrocchie in modo che siano missionarie, in uscita misericordiosa». Anche i consacrati, uomini e donne, partendo dalle peculiarità dei propri carismi e ministeri, devono coinvolgersi nell’opera evangelizzatrice, «ragion d’essere della Chiesa e sua missione permanente che chiede una nuova urgenza nelle circostanze attuali». I laici, viene evidenziato, «hanno un compito insostituibile nell’evangelizzazione»: ricevono dalla Chiesa la formazione nella fede e la santificazione per mezzo dei sacramenti; alcuni sono organizzati in associazioni, movimenti e nuove comunità per crescere nella loro identità cristiana e servire meglio gli scopi dell’evangelizza- zione. «Li invitiamo a prendere coscienza che essi rappresentano la Chiesa nei contesti temporali. È missione propria dei laici cattolici fare in modo che la famiglia, il mondo del lavoro e soprattutto le realtà sociali come la politica, l’economia, la cultura siano al servizio degli individui e del bene comune. La fede che, da una parte, mira alla vita eterna come meta, dall’altra si proietta nell’impegno etico fra le realtà di questo mondo. La via al cielo si fa sulla terra», ricordano i vescovi. Le strutture e le organizzazioni politiche, economiche e sociali sono formate da persone e per il bene della società. «Non hanno vita per se stesse. Solo la qualità etica e morale di coloro che le costituiscono garantisce che esse realizzino gli obiettivi per le quali sono state create», si afferma, osservando che «la stessa struttura politica dello Stato necessita, per il suo corretto funzionamento, della cultura dei cittadini». Pertanto, è desiderio della Conferenza episcopale contribuire, attraverso l’evangelizzazione e la trasmissione della fede, alla formazione dei cittadini guatemaltechi «affinché, con senso morale, agiscano negli ambiti temporali e negli organismi politici ed economici per promuovere il bene comune». Analoga esortazione è rivolta ai poteri giudiziario, legislativo ed esecutivo affinché combattano con efficacia il malaffare, lavorino per gli interessi del popolo e garantiscano una gestione dello Stato più trasparente. Nel messaggio, spazio è dedicato anche al problema dell’emigrazione e all’importanza della famiglia. «Ogni persona ha il diritto di emigrare e di cercare il suo futuro dove crede ci siano più opportunità», scrive l’episcopato, esprimendo tuttavia preoccupazione per il fatto che la violenza e la mancanza di prospettive obblighino molte persone a correre rischi, anche mortali, nel loro viaggio verso un altro paese. «È dovere della società, delle organizzazioni sociali, della Chiesa e dello Stato favorire il clima propizio all’investimento creatore di impiego e sviluppo. Per questo — si sottolinea — lodiamo le iniziative che promuovono gli investimenti, creano ricchezza e favoriscono lo sviluppo del paese con senso di responsabilità e giustizia». Per quanto riguarda la famiglia, essa, «basata sul matrimonio fra un uomo e una donna per il sostegno reciproco, la procreazione e l’educazione dei figli, è fondamento della società». Ai cittadini, in particolare ai cattolici, i vescovi chiedono di assumersi con responsabilità il compito della formazione delle proprie famiglie, allo Stato il rispetto dell’istituzione del matrimonio, «che deve essere sempre fra un uomo e una donna». E definiscono «un attentato alla dignità della persona l’ideologia di genere che promuove politiche secondo le quali gli individui possono attribuirsi identità sessuali diverse da quella del proprio corpo, che è maschile o femminile». † Sua Eminenza il Cardinale George Pell, Prefetto della Segreteria per l’Economia, Mons. Alfred Xuereb e Mons. Luigi Mistò, Segretari, e gli Officiali tutti, partecipano con la preghiera e le più sentite condoglianze al lutto del dr. Gianfranco Zappa, Responsabile dell’Ufficio del personale, per la morte dell’amata moglie GABRIELLA SANTORI coniugata ZAPPA Vaticano, 25 gennaio 2017 L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 26 gennaio 2017 pagina 7 Esperienze di fede tra fiducia e acedia Nell’attesa del Signore di LISA CREMASCHI La prima comunità cristiana primitiva vive il dramma del ritardo della parusia; l’attesa si fa lunga. Il Signore ha promesso di ritornare e prendere con sé i discepoli, eppure cominciano a morire i primi apostoli e il Signore non ritorna. Passato l’entusiasmo, il fervore iniziale, molti si scoraggiano, si lasciano andare. È un’esperienza che tocca tutti prima o poi lungo il cammino. La vita è lunga, la perseveranza in certi giorni si fa pesante; ci si ritrova a pensare: «Non val la pena, non abbiamo da aspettarci più niente dalla vita, dagli altri, dal cammino di fede. A che serve tutto questo? Tanto, che cosa cambia?». Esperienza di nausea, di tedio, di un grigiore nel quale si è immersi a volte anche dentro la Chiesa, espe- La più antica collezione dei detti dei padri, quella alfabetica, si apre, forzando un poco l’ordine alfabetico, con i detti del grande abba Antonio, padre della vita monastica. In questo genere di letteratura edificante, nella quale non mancano racconti di miracoli, prodigi, leggende fiorite attorno all’uno o all’altro santo, ci aspetteremmo che si rappresentasse abba Antonio mentre parla direttamente con Dio o compie un miracolo, o pratica qualche straordinaria ascesi: e invece la collezione si apre con la descrizione di un’esperienza che tutti conosciamo: Antonio è nel deserto, ma vorrebbe fare il disertore. Antonio “dimorava” nel deserto; non vi si trova casualmente o per un tempo determinato: l’ha scelto come luogo della sua ricerca e attesa del Signore. Ha accolto la chiamata di Dio alla vita monastica, ma deve an- Parola, spirito e vita I primi monaci che si ritirano a vivere nel deserto conoscono, come ogni cristiano, la tentazione di indirizzare altrove la propria attesa, di colmarla prima del tempo o di rinunciare ad attendere. Parte da questa prospettiva il testo — di cui pubblichiamo ampi stralci — che una monaca della comunità di Bose offre come contributo all’ultimo numero del periodico semestrale «Parola, spirito e vita. Quaderni di lettura biblica» (Bologna, Edb, 2016, pagine 244, euro 24,60), intitolato L’attesa. rienza di stagioni della vita personale, comunitaria, di coppia, nelle quali si tira a campare. Tentazione del lasciarsi vivere, del vivere tanto per vivere, del fare le cose solo perché si deve o perché si è sempre fatto così, senza più entusiasmo, senza crederci troppo, senza aspettarsi più nulla. È l’acedia, la temibile acedia che a volte può diventare tentazione per un’intera comunità, per la Chiesa intera. cora imparare l’arte di abitare il deserto. Passato il primitivo fervore, si scoraggia, è vinto dall’acedia, la cattiva tristezza, quella specie di nausea, di non-senso che a volte coglie nella vita. Andato nel deserto per cercare il Signore, Antonio sembra aver dimenticato il fine della sua vocazione. Ma il detto ci presenta anche la via d’uscita da questa crisi. Antonio prende le distanze dalla tempesta di pensieri che lo sconvol- Ermont ricorda il sacerdote ucciso da terroristi Una piazza dedicata a padre Jacques ERMONT, 25. Una folla commossa e in grande raccoglimento ha preso parte, domenica scorsa, a Ermont, nella regione francese dell’Île-deFrance, alla cerimonia di inaugurazione di piazza «Père Jacques Hamel», il sacerdote di 86 anni ucciso la mattina del 26 luglio scorso da due giovani attentatori mentre celebrava messa nella chiesa di Saint-Étienne-duRouvray, vicino a Rouen. Dedicandogli una piazza, Ermont ha così voluto rendere omaggio a un uomo di riconosciuta bontà, di grande carisma e a un fedele servitore della Chiesa. Alla cerimonia — riferisce il sito leparisien.fr — erano presenti numerosi rappresentanti delle comunità religiose della città, nonché amici e familiari. Questa piazza — ha ricordato il senatore Hugues Portelli, già sindaco di Ermont — che si trova proprio davanti al centro parrocchiale Giovanni Paolo II, non aveva un nome. Qui però spesso, oltre alla comunità cattolica del paese, vengono ospitati anche incontri ecumenici. «Ha avuto quindi un senso dedicarla proprio a lui», ha spiegato Portelli. Nel rendere omaggio a padre Jacques, il senatore lo ha ricordato come un vero «martire della fede, assassinato da terroristi islamici mentre celebrava l’eucaristia». Jacques Hamel è stato ed è ancora di più oggi un testimone di dialogo tra le religioni e tra le differenti comunità nella sua parrocchia vicino a Rouen. ge. Antonio riconosce nei “pensieri” che hanno invaso il suo cuore e la sua mente un elemento estraneo, che non viene dal Dio della vita e da questo discernimento prende avvio il combattimento spirituale. Prendendo le distanze dalla “tempesta di pensieri”, vede uno simile a lui che alterna il lavoro alla preghiera: è un angelo inviato da Dio per correggerlo e rassicurarlo. La precisazione, a prima vista, è alquanto strana. Gli angeli non lavorano! A volte la vita monastica veniva chiamata “vita angelica” perché, si diceva, il monaco deve lodare Dio tutto il giorno, come fanno gli angeli nel cielo. Secondo questo detto, la vita monastica non è vita angelica. L’angelo inviato dal cielo viene a correggere Antonio proprio dalla tentazione di “fare l’angelo”, di sfuggire alla condizione umana, pretendendo tutto e subito anche nella vita spirituale. E allora un angelo viene sulla terra a fare l’uomo; divenuto “come” Antonio, vive la vita degli uomini: gioia e fatica del lavoro, gioia e fatica della preghiera, qui, su questa terra, nell’umile accettazione della fragilità umana, della fatica nel lottare contro la tentazione del cattivo scoraggiamento. L’apparizione dell’angelo ha una funzione pedagogica: tentato di confondere la terra con il cielo, di sognare una vita angelica, di volere tutto e subito colmando il vuoto dell’attesa, Antonio è ricondotto a vivere la sua condizione di creatura «con grande gioia e coraggio». Ci vuole grande coraggio a “sposare la realtà” con i suoi limiti, le sue manchevolezze piuttosto che rifugiarsi nel mondo della fantasia in cui ogni nostro desiderio deve essere soddisfatto e, se non lo è, la colpa è degli altri. L’acedia è un modo sbagliato di vivere la sofferenza, la delusione delle nostre attese; essa rifiuta la vita nello spazio e nel tempo, nell’hic et nunc, con tutto il carico di sofferenze e di croce che ciò comporta. Ma l’accettazione profonda della realtà diventa anche fonte di pace e di gioia; so di vivere sotto lo sguardo del Signore, che vede la mia fatica, vivo le gioie e le fatiche quotidiane nell’attesa dell’incontro con il Signore. Ciò che l’angelo chiede ad Antonio di fare non è nulla di straordinario; si potrebbe dire che egli riceve l’ordine di fare quello che ha sempre fatto ma in modo altro, di vivere «con grande gioia e coraggio» la quotidianità del suo esistere in obbedienza al Signore. «Non disertare il deserto»: questo sembra l’invito condensato in questo detto, ma vivere nell’attesa del Signore che viene. C’è anche una modalità diversa di venir meno all’attesa del Signore. Nell’episodio di Luca 10, 38-42 Marta accoglie, fa il gesto grande dell’ospitalità; poi però si dimentica di chi ha in casa e fa tutto da sé. Stabilisce, decide come il Signore dovrebbe intervenire a risolvere i suoi problemi, è lei la signora. È il protagonismo di chi si impadronisce del proprio servizio, usa il servizio per diventare padrone. Marta fa da maestra, mentre Maria è seduta ai piedi, come discepola attenta del suo Signore e maestro. Marta non è rimproverata per quello che fa, ma per come lo fa, per il suo protagonismo, per la sua pretesa di imporre la sua volontà. Si rinviene qualcosa di simile nella descrizione dell’acedia che troviamo in Giovanni Climaco. Non vi è niente di male nel lavorare per fare l’elemosina, nel visitare i malati, nel consolare chi è scoraggiato, ma gli antichi padri ci avvertono che tutto questo può essere compiuto non con amore gratuito, ma per il soddisfacimento personale, per fuggire la solitudine che ci costringe a guardare dentro il nostro cuore. Nel nostro “fare” dobbiamo riconoscerci inviati dal Signore; siamo soltanto servi (cfr. Luca, 17, 10). Il Signore dichiara beati quelli che credono senza avere visto; tuttavia, in noi vi è il desiderio di vedere qualcosa, di chiedere un segno che confermi le nostre attese. Ma dobbiamo convertire le nostre attese così come le dovette convertire Giovanni Battista. Giovanni, nel carcere, ormai prossimo alla morte, ripercorre la sua vita. Ha indicato in Gesù il messia, ma ora si chiede dove sono i segni della sua venuta. «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo atten- Nomine episcopali Le nomine di oggi riguardano la Chiesa in India e in America. Kannikadass William Antony vescovo di Mysore (India) derne un altro?» (Matteo, 11, 3). È una delle rare volte in cui compare il verbo “attendere” nel Nuovo Testamento. In che modo Gesù è messia? Non sono stato ingannato nella mia attesa? Perché la pula non è stata bruciata? Perché il grano invece di essere raccolto nel granaio è calpestato dai potenti? Perché la scure invece di essere posta alla radice degli alberi è posta sul collo di Giovanni? Qual è la salvezza portata dal messia? Non c’è nient’altro da aspettare? E Gesù manda a dire a Giovanni: «I ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella» (Matteo, 11, 5). Gesù manda a riferire a Giovanni dei segni di salvezza e di liberazione, ma per Giovanni qual è il segno di salvezza, di liberazione? Ha atteso per tutta la vita il messia e dov’è ora per lui il messia? I ciechi ricuperano la vista, ma Giovanni resta in carcere, gli storpi camminano ma Giovanni sarà messo a morte. È l’ora della conversione dell’attesa. «Beato colui che non si scandalizza di me» (Matteo, 11, 6). Gesù si rivela messia che non viene nella forza e nella potenza, ma nella mitezza e nella piccolezza. Un messia che va verso la croce. Giovanni consegna davvero tutto a colui di cui ha annunciato la venuta, anche le sue speranze e le sue attese. Come Giovanni, dobbiamo imparare a convertire le nostre attese. C’è poco da vedere lungo il cammino di fede su questa terra. In altri detti si afferma che in realtà più ci si avvicina a Dio e più si vede il proprio peccato, la propria inadeguatezza rispetto agli insegnamenti di quel Signore e maestro di cui a parole ci dichiariamo discepoli. L’attesa è anche riconoscere che non siamo all’altezza della nostra vocazione umana e cristiana, che non ci salviamo da soli, cioè che da soli non troviamo un senso al nostro pellegrinare su questa terra. Il timore di Dio, cioè ricordare che Dio è Dio, impedisce di pretendere di possederlo, di vederlo su questa terra. E la visione del nostro peccato genera l’umiltà. «Disse abba Poimen: “L’uomo ha bisogno dell’umiltà e del timore di Dio, come del respiro che esce dalle narici”». Ciascuno conosce il temibile scoraggiamento, la triste rassegnazione, l’angoscia dell’impotenza a cambiare, eppure ciascuno di noi può guardare avanti «dimentico del passato e proteso verso il futuro» (Filippesi, 3, 13). Scrive Giovanni Climaco: «La conversione è figlia della speranza e rinnegamento della disperazione». Solo se nutriamo in noi la speranza, possiamo iniziare un cammino di conversione; solo se diamo all’altro la speranza, se gli facciamo fiducia, possiamo indurlo a cambiare, a convertirsi. Comunicato della Sala stampa della Santa Sede Martedì 24 gennaio, nell’udienza con il Santo Padre, sua Altezza eminentissima fra’ Matthew Festing ha rassegnato le dimissioni dall’ufficio di gran maestro del Sovrano militare ordine di Malta. Mercoledì 25, il Santo Padre ha accettato tali dimissioni, esprimendo a fra’ Festing apprezzamento e riconoscenza per i sentimenti di lealtà e devozione nei confronti del successore di Pietro e la disponibilità a servire umilmente il bene dell’ordine e della Chiesa. Il governo dell’ordine sarà assunto ad interim dal gran commendatore finché verrà nominato il delegato pontificio. Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice Giovedì 2 febbraio Messa celebrata da Papa Francesco INDICAZIONI Giovedì 2 febbraio 2017, Festa della Presentazione del Signore, alle ore 17.30, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco celebrerà la Santa Messa per la Giornata della Vita Consacrata. Per la circostanza, l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice comunica quanto segue: Potranno concelebrare con il Santo Padre: - i Cardinali, i Patriarchi, gli Arcivescovi e i Vescovi, che si troveranno, alle ore 16.45, nella Cappella di San Sebastiano in Basilica, portando con sé: i Cardinali e i Patriarchi la mitria bianca damascata, gli Arcivescovi e i Vescovi la mitria bianca; - i Sacerdoti appartenenti a Ordini, Congregazioni e Istituti reli- giosi. Essi, muniti di apposito biglietto, e portando con sé amitto, camice, cingolo e stola bianca, vorranno trovarsi al Braccio di Costantino entro le ore 16, per indossare le vesti sacre. I biglietti per i Sacerdoti concelebranti saranno distribuiti dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica nei giorni di lunedì 30 e martedì 31 gennaio p.v., dalle ore 8.30 alle ore 13. Coloro che, secondo la tradizione, desiderano offrire al Santo Padre un cero particolare, potranno deporlo negli appositi contenitori agli ingressi della Basilica. Città del Vaticano, 25 gennaio 2017 Mons. Guido Marini Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie Nato il 27 febbraio 1965 a Polibeta, nella diocesi di Mysore, ha studiato filosofia e teologia al Saint Peter’s Pontifical Seminary di Bangalore. Ha conseguito un master in diritto canonico a Bangalore, un bachelor of education e un master’s degree in storia del cristianesimo presso l’università di Mysore. Ordinato sacerdote il 18 maggio 1993, è stato per un anno vicario parrocchiale di Saint Thomas a Thomayarpalayam e per un altro di Our Lady of Lourdes a Martalli; e per un anno parroco di Our Lady of Lourdes a Gundlupet. Dopo il biennio di studi di diritto canonico a Bangalore è stato nominato parroco di Holy Family a Hinkal, Mysore, rimanendovi fino al 2003, quando è divenuto cancelliere ed economo della diocesi di Mysore. Nel 2009 è stato nominato parroco della cattedrale e decano di Mysore. Dal 2015 era parroco di Saint Joseph a Jayalakshmipuram e segretario della Mysore diocesan educational society. È membro del collegio dei consultori e difensore del vincolo presso il tribunale diocesano, nonché portavoce della medesima diocesi. Fa parte di numerose altre fondazioni e istituzioni ecclesiastiche. Jeffrey R. Haines ausiliare di Milwaukee (Stati Uniti d’America) Nato il 6 ottobre 1958 a Milwaukee, nell’omonima arcidiocesi, ha ottenuto il baccalaureato presso la Marquette university di Milwaukee (1981) e il master in teologia presso il Saint Francis de Sales Seminary (1985). Ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Milwaukee il 17 maggio 1985, è stato vicario parrocchiale di Saint Nicholas (1985-1991) e di Holy Redeemer (1987-1991) a Milwaukee, e di Saint Eugene a Fox Point (19911996); parroco di Saint Francis Xavier Cabrini a West Bend (1996-2002 e 2003-2011); amministratore parrocchiale di Saint Patrick a Whitewater (2002-2003); sacerdote aiutante nelle parrocchie di Immaculate Conception e di Saint Mary (2004-2011) a West Bend; rettore della cattedrale di Milwaukee (dal 2011); membro del collegio dei consultori, preside del consiglio presbiterale, membro della commissione preparatoria del Sinodo arcidiocesano del 2014 e vicario foraneo. James T. Schuerman ausiliare di Milwaukee (Stati Uniti d’America) Nato il 5 aprile 1957, ha svolto gli studi filosofici presso la Marquette university di Milwaukee (1980) e quelli teologici nel seminario arcidiocesano Saint Francis de Sales e presso il Collegium Canisianum all’università di Innsbruck in Austria (1980-1986). Successivamente ha studiato spiritualità alla Chicago theological union, ottenendo il doctorate of ministry (1996). Ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Milwaukee il 17 maggio 1986, è stato vicario parrocchiale di Saint Anthony (fino al 1992), missionario nella parrocchia della Sagrada Família in diocesi di San Juan de la Maguana nella Repubblica Dominicana (1992-1996). Rientrato in diocesi è stato direttore spirituale al Saint Francis de Sales Seminary College (1997-2009), parroco di Saint Andrew Parish a Delavan (2009-2013) e di Saint Francis de Sales a Lake Geneva (dal 2010), vicario foraneo del terzo distretto e membro della commissione per le ammissioni nel seminario arcidiocesano. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 8 giovedì 26 gennaio 2017 All’udienza generale il Papa parla della figura di Giuditta Il coraggio delle donne Donna «di grande bellezza e saggezza» ma soprattutto di «coraggio», Giuditta parla con «la forza di un profeta» e indica agli uomini «il cammino della fiducia» in Dio. Lo ha sottolineato il Papa all’udienza generale di mercoledì 25 gennaio, nell’aula Paolo VI, dedicando la catechesi al personaggio biblico che «ridà forza al suo popolo in pericolo mortale e lo conduce sulle vie della speranza». Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Tra le figure di donne che l’Antico Testamento ci presenta, risalta quella di una grande eroina del popolo: Giuditta. Il Libro biblico che porta il suo nome narra l’imponente campagna militare del re Nabucodonosor, il quale, regnando in Ninive, allarga i confini dell’impero sconfiggendo e asservendo tutti i popoli intorno. Il lettore capisce di trovarsi davanti ad un grande, invincibile ne- «L’ecumenismo ha molte forme e una delle sue vie è quella della cultura. Molti forse non riescono a comprendere bene la dogmatica, ma la musica ha un linguaggio universale e vedere due cori, uno cattolico e uno anglicano che cantano insieme, è un grande contributo al dialogo e al cammino comune». C’era anche il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, nell’auletta accanto all’aula Paolo VI, per presentare al Papa i 31 membri del coro di Westminster Abbey, a Roma per partecipare con la Cappella musicale pontificia Sistina alle celebrazioni della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Accanto al porporato, il maestro James O’Donnell, la delegazione anglicana dell’abbazia e il maestro della Sistina, monsignor Massimo Palombella. Le due formazioni musicali accompagnano, in serata, la celebrazione dei vespri presieduti dal Pontefice nella basilica di San Paolo fuori le Mura. Prima dell’udienza, Francesco si è fermato nell’auletta per salutare i cantori e fare con loro una foto di gruppo. Testimonianza di un cammino comune dei cristiani è stata anche, in aula Paolo VI, la presenza di un gruppo di studenti dell’Istituto ecumenico di Bossey, in Svizzera. Per questi giovani religiosi e laici, provenienti da diverse parti del mondo questo incontro è una grande emozione, anche perché — ci spiega uno dei professori, padre Lawrence Iwuamadi — «negli ultimi mico che sta seminando morte e distruzione e che arriva fino alla Terra Promessa, mettendo in pericolo la vita dei figli di Israele. L’esercito di Nabucodonosor, infatti, sotto la guida del generale Oloferne, pone l’assedio a una città della Giudea, Betulia, tagliando il rifornimento dell’acqua e fiaccando così la resistenza della popolazione. La situazione si fa drammatica, al punto che gli abitanti della città si rivolgono agli anziani chiedendo di arrendersi ai nemici. Le loro sono parole disperate: «Non c’è più nessuno che ci possa aiutare, perché Dio ci ha venduti nelle loro mani per essere abbattuti davanti a loro dalla sete e da terribili mali». Sono arrivati a dire questo: “Dio ci ha venduti”; la disperazione era grande in quella gente. «Ormai chiamateli e consegnate l’intera città al popolo di Oloferne e a tutto il suo esercito perché la saccheggino» (Gdt 7,25-26). La fine sembra ormai ineluttabile, la capacità di fidarsi di Dio si è esaurita. La capacità di fidarsi di Dio si è esaurita. E quante volte noi arriviamo a situazioni di limite dove non sentiamo neppure la capacità di avere fiducia nel Signore. È una tentazione brutta! E, paradossalmente, sembra che, per sfuggire alla morte, non resti che consegnarsi nelle mani di chi uccide. Loro sanno che questi soldati entreranno a saccheggiare la città, prendere le donne come schiave e poi uccidere tutti gli altri. Questo è proprio “il limite”. E davanti a tanta disperazione, il capo del popolo tenta di proporre un appiglio di speranza: resistere ancora cinque giorni, aspettando l’intervento salvifico di Dio. Ma è una speranza debole, che gli fa concludere: «E se proprio passeranno questi giorni e non ci arriverà alcun aiuto, farò come avete detto voi» (7,31). Povero uomo: era senza uscita. Cinque giorni vengono concessi a Dio — e qui è il peccato —; cinque giorni vengono concessi a Dio per intervenire; cinque giorni di attesa, ma già con la prospettiva della fine. Concedono cinque giorni a Dio per salvarli, ma sanno che non hanno fiducia, attendono il peggio. In realtà, nessuno più, tra il Note ecumeniche anni, proprio grazie allo sforzo di Papa Francesco, il dialogo ecumenico sta facendo grandi passi in avanti. E nei loro studi quotidiani, questi ragazzi trovano continuamente citati i discorsi e gli insegnamenti del Pontefice». Dialogo tra cristiani, ma anche dialogo tra le religioni. Ce ne ha parlato Mhagag Ali Esharef, un giovane musulmano disabile, che da quando ha seguito in televisione la visita del Papa a Lesbo, desidera fortemente incontrarlo «per ringraziarlo della sua testimonianza e del suo impegno per la pace». «Vedere la bimba musulmana ai suoi piedi per chiedere conforto — ci ha raccontato — mi ha toccato il cuore. Papa Francesco mi trasmette serenità e mi colpiscono molto i suoi sforzi per la pace tra tutte le culture e le religioni. Spero davvero che le sue parole interpellino la coscienza dei potenti. Io vengo dalla Libia, un Paese dove ancora c’è la guerra e dove chi soffre di più sono sempre i più piccoli e i più deboli. Ma la religione non c’entra nulla: siamo tutti figli di Dio». Anche da quei conflitti fuggono le migliaia di persone che continuamente sfidano le acque del Mediterraneo in cerca di un futuro migliore. A loro è andato il pensiero del Pontefice quando, prima di entrare in aula Paolo VI, ha incontrato comandante generale e vicecomandante del corpo delle Capitanerie di porto italiane. L’occasione è stata la benedizione di una grande scultura in marmo bianco, La porta aperta della divina misericordia dell’artista Mauro Vaccai. L’opera rappresenta il Cristo che accoglie a Lampedusa profughi e rifugiati salvati dalle acque e sarà installata accanto alla capitaneria di porto dell’isola. «Il nostro cuore — ha detto al Papa il comandante, l’ammiraglio Melone, spiegando gli sforzi compiuti e le grandi difficoltà che quotidianamente i soccorritori devono affrontare — è pieno di dolore, perché salviamo tante persone ma qualcuna purtroppo ne perdiamo». E Francesco, profondamente colpito, li ha ringraziati ricordando che ancora conserva il salvagente di una bimba morta mentre cercava di raggiungere con i genitori la spiaggia di Lesbo: «So bene che ce la mettete sempre tutta. Grazie». popolo, è ancora capace di sperare. Erano disperati. È in tale situazione che compare sulla scena Giuditta. Vedova, donna di grande bellezza e saggezza, ella parla al popolo con il linguaggio della fede. Coraggiosa, rimprovera in faccia il popolo (dicendo): «Voi volete mettere alla prova il Signore onnipotente, [...]. No, fratelli, non provocate l’ira del Signore, nostro Dio. Se non vorrà aiutarci in questi cinque giorni, egli ha pieno potere di difenderci nei giorni che vuole o anche di farci distruggere dai nostri nemici. [...] Perciò attendiamo fiduciosi la salvezza che viene da lui, supplichiamolo che venga in nostro aiuto e ascolterà il nostro grido, se a lui piacerà» (8,13.1415.17). È il linguaggio della speranza. Bussiamo alle porte del cuore di Dio, Lui è Padre, lui può salvarci. Questa donna, vedova, rischia di fare anche una brutta figura davanti agli altri! Ma è coraggiosa! Va avanti! Questa è un’opinione mia: le donne sono più coraggiose degli uomini. (Applausi in aula). E con la forza di un profeta, Giuditta richiama gli uomini del suo popolo per riportarli alla fiducia in Dio; con lo sguardo di un profeta, ella vede al di là dello stretto orizzonte proposto dai capi e che la paura rende ancora più limitato. Dio agirà di certo — ella afferma —, mentre la proposta dei cinque giorni di attesa è un modo per tentarlo e per sottrarsi alla sua volontà. Il Signore è Dio di salvezza, — e lei ci crede —, qualunque forma essa prenda. È salvezza liberare dai nemici e far vivere, ma, nei suoi piani impenetrabili, può essere salvezza anche consegnare alla morte. Donna di fede, lei lo sa. Poi conosciamo la fine, come è finita la storia: Dio salva. Cari fratelli e sorelle, non mettiamo mai condizioni a Dio e lasciamo invece che la speranza vinca i nostri timori. Fidarsi di Dio vuol dire entrare nei suoi disegni senza nulla pretendere, anche accettando che la sua salvezza e il suo aiuto giungano a noi in modo diverso dalle nostre aspettative. Noi chiediamo al Signore vita, salute, affetti, felicità; ed è giusto farlo, ma nella consapevolezza che Dio sa trarre vita anche dalla morte, che si può sperimentare la pace anche nella malattia, e che ci può essere serenità anche nella solitudine e beatitudine anche nel pianto. Non siamo noi che possiamo insegnare a Dio quello che deve fare, ciò di cui noi abbiamo bisogno. Lui lo sa meglio di noi, e dobbiamo fidarci, perché le sue vie e i suoi pensieri sono diversi dai nostri. Il cammino che Giuditta ci indica è quello della fiducia, dell’attesa nella pace, della preghiera e dell’obbedienza. È il cammino della speranza. Senza facili rassegnazioni, facendo tutto quanto è nelle nostre possibilità, ma sempre rimanendo nel solco della volontà del Signore, perché — lo sappiamo — ha pregato tanto, ha parlato tanto al popolo e poi, coraggiosa, se ne è andata, ha cercato il modo di avvicinarsi al capo dell’esercito ed è riuscita a tagliargli il capo, a sgozzarlo. È coraggiosa nella fede e nelle opere. E cerca sempre il Signore! Giuditta, di fatto, ha un suo piano, lo attua con successo e porta il popolo alla vittoria, ma sempre nell’atteggiamento di fede di chi tutto accetta dalla mano di Dio, sicura della sua bontà. Così, una donna piena di fede e di coraggio ridà forza al suo popolo in pericolo mortale e lo conduce sulle vie della speranza, indicandole anche a noi. E noi, se facciamo un po’ di memoria, quante volte abbiamo sentito parole sagge, coraggiose, da persone umili, da donne umili che uno pensa che — senza disprezzarle — fossero ignoranti... Ma sono parole della saggezza di Dio! Le parole delle nonne... Quante volte le nonne sanno dire la parola giusta, la parola di speranza, perché hanno l’esperienza della vita, hanno sofferto tanto, si sono affidate a Dio e il Signore fa questo dono di darci il consiglio di speranza. E, andando per quelle vie, sarà gioia e luce pasquale affidarsi al Signore con le parole di Gesù: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice. Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22,42). E questa è la preghiera della saggezza, della fiducia e della speranza. L’invito alla preghiera nella festa della Conversione di san Paolo Per la causa dell’unità Un invito a pregare per la «causa dell’unità della Chiesa di Cristo» nell’ultimo giorno della settimana ecumenica è stato rivolto dal Papa ai vari gruppi di fedeli salutati al termine dell’udienza generale. Sono lieto di salutare i pellegrini di lingua francese, in particolare i fedeli della diocesi d’Arras. In questo giorno in cui ricordiamo la Conversione dell’apostolo Paolo, che ci invita a lasciarci guidare dallo Spirito Santo, Egli ci aiuti a crescere nella fiducia nella Provvidenza di Dio, e diventare testimoni di speranza. Dio vi benedica. Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente i gruppi provenienti dagli Stati Uniti d’America. Nel contesto della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, rivolgo un saluto particolare agli alunni dell’Istituto Ecumenico di Bossey e al coro di Westminster Abbey, che ringrazio per la lode a Dio attraverso il canto. Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace del Signore nostro Gesù Cristo. Dio vi benedica! Sono lieto di accogliere i fratelli e le sorelle di lingua tedesca. Giuditta, donna piena di fede e coraggio, è proclamata “benedetta davanti a Dio più di tutte le donne” (cfr. Gdt 13,18). Ella richiama la Beata Vergine Maria, madre di Cristo e madre della speranza. Impariamo da Maria a camminare sulle vie della speranza e ad affidarci al Signore che ci conduce dal buio alla sua luce pasquale. Dio vi aiuti e protegga sempre. Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Hoy celebramos la fiesta de la Conversión de san Pablo y se concluye la semana de Oración por la Unidad de los Cristianos, los invito a todos a que, conscientes de que el amor de Cristo nos apremia, no dejen nunca de rezar para que los cristianos trabajemos, con respeto fraterno y caridad activa, por llegar a la tan deseada unidad. Que Dios los Bendiga. Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare a quanti sono venuti dal Brasile, invitando tutti a rimanere fedeli a Cristo Gesù. Egli ci sfida a uscire dal nostro mondo piccolo e ristretto verso il Regno di Dio e la vera libertà. Lo Spirito Santo vi illumini affinché possiate portare la Benedizione di Dio a tutti gli uomini. La Vergine Madre vegli sul vostro cammino e vi protegga. Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, non mettiamo mai condizioni a Dio! Fidarsi del Signore vuol dire entrare nei suoi disegni senza nulla pretendere, accettando anche che la sua salvezza e il suo aiuto giungano a noi in modo diverso dalle nostre aspettative! Il Signore vi benedica! Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Cari fratelli e sorelle, quando nella vi- Gruppi di fedeli nell’aula Paolo All’udienza generale di mercoledì 25 gennaio, nell’aula Paolo VI, erano presenti i seguenti gruppi: Da diversi Paesi: Religiosi dell’O rdine dei Frati Minori; Religiose della Compagnia di Maria Nostra Signora; Suore Canossiane; Suore della Sacra Famiglia di Nazareth. Dall’Italia: Studenti della Pontificia Università Urbaniana; gruppo della Congregazione ecumenica religiosa degli Operai di Maria; Associazione nazionale Polizia di Stato, di Caserta; Associazione “Accanto a chi soffre”, di San Giorgio del Sannio; Gruppo Horizon 2000, di Agrigento; Cooperativa San Saturnino, di Roma; Gruppo Divisione Orlandi, di Gallarate; Gruppo Servizio cani guida dei Lions, di Limbiate; Club Atletico centrale, di Roma; Confraternita Santo Stefano, di Rieti; Istituto Leonardo da Vinci, di Fasano; gruppo di fedeli da Borgo Isonzo. Coppie di sposi novelli. I polacchi: Pielgrzymi z parafii św. Pawła od Krzyża z Rawy Mazowieckiej; szafarze Najświętszego Sakramentu z rodzinami z parafii Najświętszego Serca Jezusowego z Jastrzębia-Zdroju; grupa młodzieży z parafii Anioła Stróża z Gorzyc Śląskich; pielgrzymi indywidualni. De France: groupe de pèlerins du Diocèse d’Arras; Ecole Saint-Thomas de Villeneuve. ta sperimentiamo le prove, non dobbiamo mettere condizioni a Dio. Lasciamo che la speranza vinca i nostri timori. Fidarsi di Dio significa accettare che si realizzino i Suoi disegni, nella consapevolezza che la sua salvezza e il suo aiuto giungano a noi, a volte in modo diverso dalle nostre aspettative. Giustamente chiediamo al Signore vita, salute, affetti, felicità. Bisogna tuttavia essere certi che Dio sa trarre vita anche dalla morte, che si può sperimentare la pace anche nella malattia, che ci può essere serenità anche nella solitudine e beatitudine anche nel pianto. La benedizione di Dio vi accompagni sempre! Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto le famiglie religiose qui presenti, specialmente i superiori provinciali dei Frati Minori. Saluto l’Associazione Polizia di Stato di Caserta e la confraternita Santo Stefano di Rieti. Tutti incoraggio ad essere fedeli a Cristo, affinché nella società possa risplendere la gioia del Vangelo. Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi celebriamo la Festa della Conversione di San Paolo. Cari giovani, la figura di Paolo sia per tutti voi modello del discepolato missionario. Cari ammalati, offrite le vostre sofferenze per la causa dell’unità della Chiesa di Cristo. E voi, cari sposi novelli, ispiratevi all’esempio dell’Apostolo delle genti, riconoscendo il primato a Dio e al suo amore nella vostra vita familiare. VI From England: Members of the Choir of Westminster Abbey, London. Aus der Republik Österreich: Pilgergruppe aus Ybbs an der Donau. From Switzerland: Graduate Students and Staff from the Ecumenical Institute at Bossey. De España: Grupo de Sacerdotes directores espirituales de los Seminarios de España; Alumnos de Institutos públicos de Zamora; Institutos de educación secundaria, de Zaragoza; Centro educativo Altair, de Sevilla; Centro de Magisterio Sagrado Corazón, de Córdoba; grupo de la Pastoral universitaria de la Diócesis de Córdoba. From the United States of America: Pilgrims from the Diocese of HoumaThibodaux; Students and Faculty from the Birmingham - Southern College; Students from the University of D elaware. Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppe aus der Pfarrgemeinde St. Andreas, Gillenfeld; Pilgergruppe aus dem Bistum Speyer; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus dem FriedrichSchleiermacher-Gymnasium. De Bolivia: Orquesta y Coro “Nombres Nuevos”, de Plan Tres Mil de Santa Cruz. De Argentina: grupos de peregrinos. Do Brasil: Comunidade Católica Véu de Maria.