C`era una volta….

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C`era una volta….
Istituto Comprensivo di Sasso Marconi
Scuola Primaria “Capoluogo”
00OOoo
C’era una volta….
Attività di ricerca storica
Classe 2^ A
Attività di ricerca storica
Classe 2^ A
a.s. 2007-2008
insegnante : Michela Ruggeri
Introduzione
Ancora una volta, come mi è accaduto spesso nel corso della mia lunga
carriera di insegnante, anzi, di maestra, mi trovo a parlare di oggetti antichi.
Chiedo ai bambini di portarli a scuola, li osserviamo, li schediamo,
cerchiamo di utilizzarli da un punto di vista storico.
Perché? Ha ancora senso nel nostro mondo ipertecnologico parlare di
antico? O non è meglio concentrarci su ciò che servirà nel futuro imparando fin
da piccolini che ciò che è passato non serve più, è fuori moda, è “out”?
La risposta, per me, è assolutamente scontata: certo che c’è il senso, certo
che è utile.
Maneggiare oggetti antichi significa in un certo modo dare respiro a quel
mondo che anche a noi adulti pare così lontano e che, invece, non è più in là di un
paio di generazioni; significa far rivivere quegli oggetti che a noi fanno un poco
sorridere per la loro semplicità e che invece erano di importanza vitale un tempo;
significa capire che c’è stata un’epoca in cui le cose avevano un valore diverso, le
persone erano diverse, la vita era diversa.
Certo, se confrontata con quella odierna, l’esistenza di allora ci appare
difficilissima, irta di difficoltà e di miseria , soprattutto per i contadini, i piccoli
artigiani, lo strato sociale più umile.
Ma noi deriviamo da quel mondo, non dobbiamo dimenticarlo. Molti dei
nostri nonni, bisnonni, e più indietro ancora, hanno vissuto una vita semplice,
lontana anni luce dai lussi di oggi. Hanno costruito il nostro mondo, ci hanno
permesso di essere ciò che siamo.
Certo, gli eventi storici sono stati determinanti, ma la gente che ha vissuto
quegli anni lontani ha lottato, ha lavorato, ha speso una vita e ha lasciato
qualcosa.
Noi abbiamo il dovere di ricordare, di raccogliere questa eredità per
trasmetterla alle generazioni che verranno.
E se un piccolo oggetto può servire, se un’intervista a un nonno può gettare
un piccolo seme di ricordo, se sono riuscita a far incuriosire i miei bambini e le
mie bambine, allora sono ancora più convinta dell’utilità di un lavoro come
questo.
Perché, come cita un famoso adagio, “Senza la conoscenza del passato non
c’è possibilità di futuro”. Vorrei invece che tutti i miei bimbi diventassero adulti
consapevoli, cittadini del loro mondo, in grado di lasciare, a loro volta, qualcosa a
chi sarà dopo di noi.
A tutti, come sempre, buona lettura.
Maestra Michela
Primo lavoro:
portiamo a scuola i nostri
oggetti,
li cataloghiamo e
li ordiniamo
sulla linea del tempo….
Il mio oggetto antico: il chiodo
Nome: chiodo
Apparteneva : ai miei nonni
Epoca: 1900 circa
Luogo: Monteveglio
Serviva per: fissare le travi
Descrizione
Il mio oggetto antico è un chiodo. E’ di ferro.
E’ un po’ sciupato perché è arrugginito.
Apparteneva ai nonni, che abitavano a Monteveglio.
Risale al 1900 circa.
Si usava per fissare le travi, nella costruzione delle case.
Il mio oggetto non si usa più perché si è rotta la punta.
Inoltre oggi ci sono chiodi molto più piccoli.
(Alessandro Salmi)
Il mio oggetto antico: il portapepe
Nome: portapepe
Apparteneva : alla bisnonna
Epoca: anni ‘50 del 1900
Luogo: Bologna
Serviva per: conservare il pepe
Descrizione
Il mio oggetto antico è un portapepe.
E’ di legno.
E’ in buone condizioni, anche se si è tolto un po’ di legno da una parte.
Apparteneva alla mia bisnonna che abitava a Bologna.
E’ stato utilizzato fino al 1950 circa.
Si usava in cucina: una volta macinato il pepe lo si metteva lì dentro e si
conservava senza che si sciupasse.
Il mio oggetto non si usa più perché è molto sporco e si è rotto; oggi il pepe
si compra già pronto nelle scatoline.
(Diego Jimenez Versura)
Il mio oggetto antico: il macinacaffé
Nome: macinacaffé
Apparteneva : ai bisnonni
Epoca: 1940 circa
Luogo: Casalecchio di Reno
Serviva per: macinare il caffè
Descrizione
Il mio oggetto antico è un macinacaffé.
E’ di legno e ferro.
E’ in cattive condizioni, perché il ferro è tutto arrugginito.
Apparteneva ai miei bisnonni, che abitavano a Casalecchio di Reno.
Risale al 1940 circa.
Si usava per macinare il caffè ed il pepe.
Le polveri si prendevano fuori dal cassettino.
Il mio oggetto oggi non si usa più perché nei bar hanno il macinacaffé
elettrico; nelle case si compra il caffè già pronto nei sacchetti.
(Marco Visconti)
Il mio oggetto antico: il cucchiaino
Nome: cucchiaino
Apparteneva : alla bisnonna
Epoca: 1900 circa
Luogo: Sicilia
Serviva per: mescolare il latte
o il tè
Descrizione
Il mio oggetto antico è un cucchiaino.
E’ di rame.
E’ in ottime condizioni, sembra nuovo.
Apparteneva alla mia bisnonna, che abitava in Sicilia.
Risale al 1900.
Si usava in cucina per mescolare il tè o il latte.
Il mio oggetto non si usa più perché è stato sostituito dai cucchiaini in
acciaio.
(Raquel Mazzucchelli)
Il mio oggetto antico: il macinacaffé
Nome: macinacaffé
Apparteneva: alla bisnonna
Epoca: 1930
Luogo: Appennino emiliano
Serviva per: macinare il caffè
Descrizione
Il mio oggetto antico è un macinino da caffè.
E’ fatto di legno e ferro.
E’ un po’ sciupato perché non si gira la manovella.
Apparteneva alla mia bisnonna che abitava nell’Appennino.
Risale al 1930.
Si usava in cucina per macinare i chicchi del caffé.
Quando avevi finito di macinare, si apriva il cassetto e si usava la polvere.
Il mio oggetto non si usa più perché oggi il caffé è già macinato.
(Anna Ventura)
Il mio oggetto antico: il setaccio
Nome: setaccio
Apparteneva : ai bisnonni
Epoca:
1950-1960
Luogo: Sasso Marconi
Serviva per: setacciare le
farine
Descrizione
Il mio oggetto antico è un setaccio.
E’ di legno e c’è una retina nel mezzo.
E’ sciupato perché è rotta la tela e nel legno ci sono dei buchini.
Apparteneva alla mia bisnonna Anna e al mio bisnonno, che abitavano a
Sasso Marconi.
E’ stato usato fino al 1950-1960.
Allora le farine non erano pulite come ora. Venivano messe nel setaccio;
agitandolo scendeva la farina pulita e il resto veniva buttato via.
Il mio oggetto non si usa più perché adesso ci sono le farine già pronte nel
sacchetto.
(Erika Santolini)
Il mio oggetto antico: la macchina fotografica a soffietto
Nome: macchina fotografica
Apparteneva: al bisnonno
Angiolino
Epoca: 1940-1950
Luogo: Sasso Marconi
Serviva per: fotografare
Descrizione
Il mio oggetto antico è una macchina fotografica a soffietto.
E’ di metallo, vetro e plastica rigida. La custodia è di cuoio.
E’ un po’ sciupata, perché in alcuni punti è arrugginita e sporca.
Apparteneva al mio bisnonno Angiolino, che era il papà del mio nonno.
Lui abitava a Sasso Marconi.
Risale al 1940-1950.
Si usava per fotografare: si portava in montagna, a volte si facevano
foto in casa o per Natale.
Bastava spingere il pulsante e si scattava la foto.
Oggi questo bellissimo oggetto non si usa più perché l’obiettivo viene fuori
automaticamente!!
(Matteo Nanni)
Il mio oggetto antico: l’astuccio
Nome: astuccio, cannetta e
pennino
Apparteneva : alla nonna della
maestra
Epoca: 1900 circa
Luogo: Rioveggio
Serviva per: scrivere a scuola
Descrizione
Il mio oggetto è un astuccio con la cannetta ed un pennino.
E’ di legno ed il pennino è in ferro.
E’ in ottime condizioni, sembra nuovo.
Apparteneva alla nonna della maestra Michela che abitava a Rioveggio.
Risale all’inizio del 1900.
Si usava a scuola per scrivere: si intingeva il pennino nell’inchiostro e si
scriveva, ma bisognava stare attenti perché si facevano molte macchie.
I miei oggetti oggi non si usano più perché ci sono gli astucci in plastica
e le biro cancellabili e non.
(Maria Cristina Grasso)
Il mio oggetto antico: la radio
Nome: apparecchio radio
Apparteneva: ai genitori del
Signor Franco
Epoca: 1939
Luogo: Sasso Marconi
Serviva per: ascoltare la
musica
Descrizione
Il mio oggetto antico è una radio Phonola.
E’ di plastica rigida e vetro.
E’ in buone condizioni e sembra nuova perché la tengono con cura.
Apparteneva al padre e alla madre del signor Franco che abitavano a
Sasso Marconi.
Risale al 1939.
Veniva usata in casa per ascoltare i notiziari e la musica.
Il mio oggetto non si usa più perché ci sono altre radio più moderne e c’è
anche la televisione che una volta non c’era.
(Chiara Autellitano)
Il mio oggetto antico: la grattugia
Nome: grattugia
Apparteneva: alla nonna
Maria Luisa
Epoca: 1920
Luogo: Rio Verde
Serviva per: grattugiare
Descrizione
Il mio oggetto antico è una grattugia.
E’ di legno e ferro.
E’ in cattive condizioni perché si è tolto un po’ di legno e i buchi si sono
aperti.
Apparteneva alla mamma di mia mamma, che abitava a Rio Verde.
Risale al 1920.
Si usava in cucina, per grattugiare i formaggi secchi ed il pane.
Il mio oggetto non si usa più perché oggi ci sono grattugie più piccole e più
moderne.
(Cesare Marchetti)
Il mio oggetto antico: il disco musicale
Nome: disco musicale
Apparteneva : alla nonna
Epoca: anni ’50 del 1900
Luogo: Sasso Marconi
Serviva per: ascoltare la
musica
Descrizione
Il mio oggetto antico è un disco musicale.
E’ in vinile.
E’ in ottime condizioni perché non è sciupato.
Appartiene alla nonna che abitava a Sasso Marconi.
Risale al 1950 circa.
Si usava in sala, nelle feste da ballo e per farlo funzionare serviva il
mangiadischi.
Il mio oggetto non si usa più perché ci sono i CD.
(Andrea Fabbri)
Il mio oggetto antico: il macinacaffé
Nome: macinacaffé
Apparteneva : ai bisnonni
Epoca: 1900 circa
Luogo: Monzuno
Serviva per: macinare
Descrizione
Il mio oggetto antico è un macinacaffé.
E’ di legno e ferro.
E’ un po’ sciupato, ma si riesce ancora ad usare.
Apparteneva ai miei bisnonni che abitavano a Monzuno.
Risale al 1900 circa.
Veniva usato principalmente in cucina.
Serviva anche a macinare l’orzo, il caffé e le spezie.
Il mio oggetto non si usa più perché oggi tutto si compra già pronto.
(Ilaria Trizio)
Il mio oggetto antico: la pialla
Nome: pialla
Apparteneva: al bisnonno
Epoca: 1900 circa
Luogo: Sestola
Serviva per: lavorare il legno
Descrizione
Il mio oggetto è una pialla.
E’ di legno e ferro.
E’ in ottime condizioni e si usa ancora.
Apparteneva al bisnonno, che abitava a Sestola.
Risale al 1900.
Si usava in laboratorio, per piallare il legno e renderlo più liscio. Serviva
molta forza nelle braccia.
Il mio oggetto si usa ancora perché è in buono stato, anche se oggi si
utilizzano spesso attrezzi più moderni per lavorare il legno.
(Federico Antonelli)
Il mio oggetto antico: il diavoletto protettore
Nome: diavoletto protettore
Apparteneva: mamma e papà
Epoca: 1800 circa
Luogo: Sri Lanka
Serviva per: proteggere
Descrizione
Il mio oggetto antico è un diavoletto protettore.
E’ di legno dipinto a colori vivaci.
E’ in ottime condizioni e sembra nuovo.
Appartiene alla mia mamma e al mio papà.
E’ un oggetto di famiglia che proviene dallo Sri- Lanka e risale al 1800.
Serve a proteggere la famiglia dagli spiriti maligni.
Si usa ancora oggi perché ci protegge.
(Nicolò Dahanayaka)
Il mio oggetto antico: il ferro da stiro
Nome: ferro da stiro
Apparteneva: alla nonna della
mamma
Epoca: 1940-1950
Luogo: Grizzana Morandi
Serviva per: stirare
Descrizione
Il mio oggetto antico è un ferro da stiro.
E’ di ghisa.
E’ un po’ sciupato perché ha qualche macchia di ruggine nel manico.
Apparteneva alla nonna di mia mamma che abitava a Grizzana Morandi.
Risale agli anni tra il 1940 e il 1950.
Si metteva sopra alla stufa con altri ferri; quando era caldo se ne prendeva
uno e poi si iniziava a stirare.
Se si raffreddava se ne prendeva un altro.
Il mio oggetto oggi non si usa più perché adesso ci sono i ferri da stiro
elettrici a vapore.
(Silvia Pagliarani)
Il mio oggetto antico: la “suora”
Nome: “suora” (scaldino)
Apparteneva : alla nonna
Assunta
Epoca: 1900
Luogo: Sasso Marconi
Serviva per: scaldare il letto
Descrizione
Il mio oggetto antico è una “suora”, cioè un braciere.
E’ di legno e ferro.
L’oggetto è un po’ sciupato, perché è arrugginito e vecchio.
Apparteneva alla nonna Assunta, che abitava a Sasso Marconi.
Risale al 1900, ed è stato usato fino alla metà degli anni ’60.
Si usava così: ci si mettevano dentro le braci, poi si infilava nel “prete”,
una struttura di legno. Prete e suora si posizionavano nel letto che si
scaldava, così quando si andava a dormire si toglieva e si stava belli caldi.
Il mio oggetto non si usa più, perché oggi fortunatamente c’è il termosifone!
(Sara Giacometti)
Il mio oggetto antico: la gramadora (impastatrice)
Nome: gramadora
Apparteneva : alla trisnonna
paterna
Epoca: 1800 circa
Luogo: Appennino bolognese
Serviva per: impastare la
pasta del pane
Descrizione
Il mio oggetto antico è una “gramadora”, cioè un’impastatrice in
miniatura, uguale a quelle di tanto tempo fa.
E’ di legno. E’ in ottime condizioni.
L’originale apparteneva alla mia trisnonna, che abitava nell’
Appennino bolognese.
Risale al 1810.
Funzionava in questo modo: si metteva l’impasto sulla tavola e si
muoveva il lungo braccio di legno; così si schiacciava e si impastava
la pasta del pane.
Il mio oggetto non si usa più, perché oggi il pane si fa certe volte in
casa,ma in piccole quantità, o più spesso si compra nei negozi.
(Elena Volpini)
Il mio oggetto antico: il portagioielli
Nome: portagioielli
Apparteneva : alla nonna
Clotilde
Epoca: 1950
Luogo: Avezzano
Serviva per: contenere i
gioielli
Descrizione
Il mio oggetto è una scatolina.
E’ fatta di marmo.
Il coperchio e i lati sono decorati con un elefante e piccoli segnetti, ma di
dietro è un po’ sciupata.
Apparteneva alla nonna Clotilde, che abitava ad Avezzano.
Lo usava per contenere i gioielli.
Risale al 1950.
Oggi il portagioielli è ancora usato da mamma e da papà.
(Lavinia Chiappiniello)
Il mio oggetto antico: l’ago da reti
Nome: ago da reti
Apparteneva : al bisnonno
Epoca: 1920-1940
Luogo: Valli di Comacchio
Serviva per: riparare le reti
Descrizione
Il mio oggetto antico è un ago da reti.
E’ di legno leggermente elastico.
E’ in buone condizioni, anche se il legno non è più tanto flessibile.
Apparteneva al mio bisnonno, veniva usato nelle Valli di Comacchio.
Risale agli anni tra il 1920 e il 1940.
Veniva usato così: si metteva il filo sull’ago, si faceva un nodo in alto, si
metteva il filo dal basso verso l’alto e dopo si facevano i nodi attaccati alla
rete dove c’erano i buchi.
Il mio oggetto non si usa più perché ora, quando si rompe una rete, o se ne
compra un’altra se c’è un buco enorme oppure si va a farla riparare (ma
non con l’ago da reti!!)
(Matilda Bellotti)
Il mio oggetto antico: lo zappetto
Nome: zappetto
Apparteneva : al bisnonno
Epoca: 1900
Luogo: Ca’ di Marmoc
Serviva per: zappare
Descrizione
E’ uno zappetto.
E’ un oggetto che è fatto di ferro.
E’ molto arrugginito, anche se si usa ancora.
Apparteneva al mio bisnonno, che era il papà della mia nonna.
Abitava a Ca’ di Marmoc, vicino a Scopeto.
Risale al 1900 e si usava per zappare nell’orto.
Si metteva il manico, e si usava da entrambe le parti: la parte larga
serviva per svolgere il lavoro più in fretta, ma con meno precisione, con la
parte più stretta poi si rifiniva il lavoro.
La nonna lo usa ancora oggi nell’orto e quando lo guarda si ricorda del suo
papà.
(Luca Berti)
Il mio oggetto antico: la caffettiera
Nome: caffettiera francese
Apparteneva : ai bisnonni
Epoca: primi del 1900
Luogo: Sasso Marconi
Serviva per: fare il caffè
Descrizione
Il mio oggetto antico è una caffettiera francese.
E’ di metallo leggero.
E’ un po’ arrugginita.
Apparteneva ai bisnonni paterni che abitavano a Sasso Marconi.
Risale ai primi del ‘900.
Serviva per fare il tè, il caffè e le tisane.
Si usava in cucina.
Oggi il mio oggetto si usa ancora in occasione di feste.
(Alessandro Venturoli)
La linea del tempo e degli oggetti
1800
1810
1820
1830
1840
1850
1860
1870
1880
1890
1900
1910
1920
1930
1940
1950
1960
1970
1980
1990
2000
Osservazioni
La linea del tempo dei nostri oggetti si allunga per più di due
secoli, cioè più di duecento anni.
Si va dal 1800 al 1960 circa.
Nel secolo più lontano, dal 1800 al 1900 ci sono solo tre oggetti,
molti di più ne troviamo nel secolo più vicino a noi, dal 1900 al
2000.
Ciò significa che più si va indietro nel tempo più risulta difficile
trovare reperti in buono stato.
Gli oggetti più antichi sono l’impastatrice di Elena (gramadora)
ed il diavoletto protettore di Nicolò, che risalgono appunto agli
inizi del 1800.
Il reperto più “moderno” è il setaccio di Erika, usato fino al
1960.
Molti oggetti sono contemporanei, perché si usavano nello stesso
periodo.
(Lavoro collettivo)
Secondo lavoro:
intervistiamo il nonno
di Elena che ci parla
dei tempi antichi,
di quando lui
era un bimbo
come noi……
La scuola
Nei borghi più piccoli la scuola era situata all’interno delle case più importanti,
magari nel granaio di una abitazione.
Non esistevano né il nido né la materna, ed i bambini iniziavano direttamente
con le elementari.
La maestra spesso veniva dalla città e si sistemava presso una famiglia.
Nell’aula (una unica per la prima, seconda e terza classe) c’erano molti alunni,
maschi e femmine, con il grembiule nero e una cartella di cuoio che conteneva un
quaderno a righe e uno a quadretti, la scatolina di legno che serviva da astuccio e
che conteneva anche la matita, la gomma , la cannetta ed il pennino.
L’inchiostro lo dava la maestra, ogni mattina, in una boccetta di vetro.
D’inverno gli alunni portavano anche un po’ di legna per la stufa.
Era difficile imparare a scrivere, soprattutto per i figli dei contadini, che non
avevano esperienza di libri o di parole scritte.
Chi superava gli esami di terza poteva poi frequentare la quarta e la quinta, che
di solito si trovavano nei paesi più grandi. Così bimbi di otto, nove anni, ogni
giorno percorrevano a piedi chilometri di strada sterrata (a volte anche scalzi
per non consumare le scarpe) per raggiungere la scuola e, finite le lezioni, di
nuovo chilometri per tornare a casa.
Gli insegnanti erano molto severi: bastava un nulla per farsi sgridare o ricevere
delle bacchettate sulle mani. Niente a che vedere con la scuola di oggi!!
Il cibo
Oggi basta entrare in un supermercato per acquistare ciò che serve per mangiare,
insieme a tante cose di cui potremmo fare a meno.
Un tempo, invece, buona parte del lavoro dei campi o quello delle donne in casa
serviva a procurarsi o a preparare il cibo.
Pochi soffrivano davvero la fame, ma non c’era tanta scelta: polenta, pane nero,
castagne (molto importanti per i nostri nonni!), formaggio, e poco altro.
Naturalmente c’era la frutta, colta direttamente dagli alberi e la verdura
dell’orto.
La carne era solo per i giorni di festa o, magari, per la domenica.
I dolci si facevano solo per le feste.
Ecco un esempio di menù quotidiano.
Colazione: minestrone avanzato dalla sera prima,oppure polenta e formaggio.
Pranzo: polenta con formaggio o frittata, pane e frutta.
Cena: minestrone, castagne cotte, oppure formaggio e pane.
Nessun avanzo si buttava , nessun bambino si lamentava o faceva capricci per
mangiare.
Gli adulti bevevano qualche bicchiere di vino (della loro vigna, mai comperato) e
ai bambini si dava il latte delle mucche.
Non esisteva l’andare a far la spesa, perché tutti i cibi erano prodotti dagli
animali allevati o dalla coltivazione dell’orto.
Naturalmente erano sconosciute le patatine fritte, la nutella, gli hamburger, le
brioches, i craekers,le bibite gasate, i pop-corn,la pizza……
La casa
La casa dei contadini ospitava di norma una famiglia, che comprendeva però anche i
nonni e gli zii: le famiglie avevano molti figli, perciò in una stessa abitazione potevano
vivere anche dieci, quindici persone tra adulti e bambini.
Non c’erano rubinetti, vasche, docce: l’acqua nasceva dalle sorgenti o era raccolta ai pozzi
. Veniva portata in casa con secchi o altri contenitori: era un lavoro faticoso, riservato
alle donne o ai ragazzi.
Non c’era il bagno in casa , ma quando si sentiva il bisogno si andava fuori, all’aperto. Il
bagno veniva fatto all’incirca una volta alla settimana (anche meno, d’inverno).In estate
ci si lavava in tinozze di legno con l’acqua scaldata dal sole o sul focolare; d’inverno spesso
il bagno veniva fatto nella stalla, perché era il luogo più tiepido della casa.
I pochi che in camera da letto avevano un catino e una brocca, al mattino d’inverno
trovavano l’acqua trasformata in ghiaccio, perché le stanze non erano riscaldate.
Come unico sistema per avere meno freddo c’erano il prete e la suora, usate soprattutto
per gli anziani.
Le case, di solito, avevano al piano terra la cucina che comunicava con la stalla; al piano
di sopra c’erano le stanze da letto, dove si dormiva in molti.
Non c’era l’elettricità e la luce era data da lampade a olio, petrolio o dalle candele, che si
stava ben attenti a non consumare.
I mobili erano pochi: letti, casse e qualche armadio nelle stanze. In cucina si trovavano
tavoli, sedie, la gramadora, la spaltura(una madia per il pane e altri cibi) , una vetrinetta
con la stoviglieria,il secchiaio, il camino…
D’altra parte tutta la vita della famiglia si svolgeva fuori, nel lavoro dei campi e quando
si era in casa, si stava in cucina o, al più, nella stalla.
Le stanze da letto erano riservate al dormire.
Il lavoro
Tutti lavoravano: gli uomini, quelli giovani e robusti ,gli anziani; le donne, i
bambini .
Ognuno aveva la sua parte di lavoro da svolgere per la famiglia.
I contadini lavoravano fuori nei campi tutto il giorno: se i campi erano vicini,
tornavano a casa per il pranzo, altrimenti era un bambino che a mezzogiorno
portava loro il cibo in un grosso cesto.
Naturalmente c’erano altri mestieri, che però oggi sono quasi spariti: i carbonai,
che preparavano il carbone ; gli scalpellini, che lavoravano le pietre da
costruzione; i falegnami, i cordai e i mercanti che giravano di casa in casa….
Le donne lavoravano in cucina, accudivano gli animali della stalla e curavano
l’orto con i ragazzi più grandi: si può dire che la loro giornata cominciava
prestissimo al mattino (dovevano cuocere o riscaldare la colazione per tutti) e
finiva la sera tardi. Preparavano il pane e la pasta, i formaggi, le ricotte…,
cucivano abiti e calze,lavavano al fiume, insomma, per loro non c’era mai un
attimo di riposo.
Anche i bambini aiutavano come potevano: andavano a prendere l’acqua,
davano da mangiare alle galline, raccoglievano le uova, portavano le pecore al
pascolo.
Insomma, c’era da fare per tutti e tutti si davano da fare.
La vita era molto difficile e bisognava che ognuno si impegnasse per dare il
proprio aiuto, grande o piccolo che fosse.
Il Natale
Natale era una festa particolarmente sentita dai contadini delle nostre colline,
come e più di oggi.
Le donne di casa cominciavano per tempo a preparare i tortellini e i dolci che si
consumavano solo in queste occasioni speciali.
IL dolce tipico era la “pinza”, pasta dolce arrotolata ripiena di marmellata fatta
in casa.Come secondo, arrosti e contorni.
Tutta la famiglia si recava alla S. Messa di mezzanotte o a quella del giorno di
Natale,poi ci si trovava insieme attorno alla tavola per il pranzo.
In quella giornata così speciale, si indossavano gli abiti migliori: per i genitori era
l’abito delle nozze, che poi veniva riposto con cura e tirato fuori in un’altra
occasione di festa, per i bambini erano gli abitini cuciti dalle mamme o i maglioni
sferruzzati dalle nonne (anche le calze si facevano in casa)
In questa festa c’era anche il rito della “cipollata”, che serviva per prevedere, con
le scaglie di una cipolla, come sarebbe stato il tempo durante l’anno successivo.
I bambini non ricevevano i doni da Babbo Natale o da Gesù Bambino, così come
non c’era l’abitudine di festeggiare i compleanni .
Invece, in occasione della Befana,ai piccoli si faceva trovare un sacchettino che
conteneva un pugno di arachidi, un mandarino, un’arancia e non più di quattro,
cinque caramelle: quanto bastava per suscitare emozione e gioia per quei
rarissimi cibi che in nessun altra occasione dell’anno venivano mangiati.
Finalmente
c’è
l’uscita
al
Museo della
Civiltà Contadina
di
S. Marino
di Bentivoglio…
Ma che bella questa stanza da letto……
Immagini della
cucina…
Hanno detto….
…Mi sono piaciute tanto le mutandone della mamma: erano enormi!
(Lavinia)
…Che bella la ricostruzione della camera da letto dei tempi antichi!
Sembrava di essere nel passato..
(Ilaria)
…Mi è piaciuto davvero tutto, erano delle cose strane, ma bellissime!
(Matteo)
…A me non è piaciuta tanto l’uscita, perché è stata un po’ noiosa. (Luca)
…Abbiamo osservato tanti oggetti, quello che mi è piaciuto di più è stato la
gramadora, come quella in miniatura che avevo portato a scuola . (Elena)
…E’ stato divertente quando abbiamo giocato al gioco in cui si dovevano
trovare gli oggetti moderni. (Nicolò)
…Non mi è piaciuto, perché dovevo solo guardare; io pensavo che il Museo
fosse come quello del film “Una notte al museo”! (Andrea)
….Il museo della Civiltà Contadina mi ha molto interessato perché si
vedono strumenti antichi che si usavano nei campi. (Cesare)
…La cosa che mi ha più colpito è stata la camera, era molto bella anche se
era antica. (Matilda)
…Mi è sembrato interessante perchè la signorina ci ha mostrato gli oggetti
antichi e ci ha spiegato come si viveva una volta. (Maria Cristina)
…..Quando siamo andati al museo mi è piaciuto vedere le mutande della
mamma e del papà. Mi è piaciuta anche la cucina. Era proprio grande!!
(Erika)
Come ultimo lavoro,
riordiniamo
i pezzi,
cioè
ricostruiamo
con le parole
della storia…..
Come ultima attività, quindi, reinterpretiamo ciò che abbiamo usato per
capire che la storia si fa attraverso la ricerca, la ricostruzione, l’analisi .
Quindi ecco il nostro schema finale:
ELEMENTO
CI SONO SERVITI PER……..
Oggetti antichi
…capire quali oggetti usavano le persone di una volta.
In storia si chiamano “reperti”
Racconti del
nonno di Elena
…provare a ricostruire con il pensiero il mondo in cui
vivevano le persone attraverso i ricordi di chi è vissuto
allora.
Se uso le parole della storia parlo di “testimonianza
orale”
Fotografie
….”vedere” scene di vita quotidiana come se anche noi
fossimo lì.
In storia si chiamano “testimonianze visive”
Vecchi
quaderni e
“fumetto”
…come scrivevano e cosa leggevano i bambini di una
volta.
Per la storia sono “documenti scritti”
Visita al Museo
…”entrare” in una cucina ed una camera da letto
antiche. Sono ricostruzioni.
Ecco, il nostro lavoro è finito.
Ancora una volta è terminato un Progetto che è durato mesi, (nella
fattispecie quasi tutto il secondo quadrimestre) e che è stato a tratti anche
faticoso, per i miei bambini e per me che ho lavorato con loro.
Ma come ogni volta, se mi giro a guardare ciò che è stato, ricordo anche i
sorrisi, le faccine meravigliate, la soddisfazione dell’aver capito un
passaggio un po’ difficile, una frase frutto di un bel ragionamento,
un’osservazione particolarmente riuscita.
Ecco, in tutto questo sta la bellezza del mio lavoro di maestra, in questo
ritrovare la gioia di stare insieme a creare qualcosa, che , alla fine, è il
lavoro di tutti.
Come ogni volta, ringrazio i genitori, che hanno accettato di dare ai
bambini i loro antichi oggetti; ringrazio il signor Guccini, nonno di Elena,
che ci ha portato lontano nel tempo per lo spazio di due ore; ringrazio le
bibliotecarie, che mi hanno consigliato testi da leggere e mi hanno prestato
quadernetti antichi davvero preziosi.
E più di tutti, ringrazio i miei bambini e le mie bambine, perché il lavoro,
a ben guardare, è stato fatto da loro e per loro.
Grazie a tutti.
Maestra Michela.
Eccoci qua!
Antonelli Federico
Autellitano Chiara
Bellotti Matilda
Berti Luca
Chiappiniello Lavinia
Dahanayaka Nicolò
Fabbri Andrea
Giacometti Sara
Grasso Maria Cristina
Marchetti Cesare
Mazzucchelli Raquel
Nanni Matteo
Pagliarani Silvia
Salmi Alessandro
Santolini Erika
Trizio Ilaria
Ventura Anna
Venturoli Alessandro
Versura Jimenez Diego
Visconti Marco
Volpini Elena
………. e la maestra Michela.