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Locanda Palazzone
Note storiche
Fig.1
Monaldo Monaldeschi della Cervara, storico
orvietano della nobile famiglia che aveva dominato la città nel XIV secolo, scrive nei suoi
Comentari historici stampati a Venezia nel
1584, che Bonifacio VIII nominò“…Cardinale
Teodorico di Ranieri, e Capitano del Patrimonio l’anno 1299. Questo Cardinale fece fare il
Palazzo nella piazza di Santa Christina di Volsena e il Palazzo sotto Rocca di Ripeseno…”
Il palazzo di Bolsena fu portato a termine nel
1304 e, benché ampiamente ristrutturato al
suo interno nei secoli successivi, mostrava
ancora tutta la sua imponente mole quando
Seroux d’Agincourt si aggirava nel 1780 tra
Orvieto e Bolsena prendendo appunti per la
sua monumentale Storia dell’Arte, tanto che
ne lasciò un disegno conservato nella Biblioteca Vaticana.
Sulla facciata del palazzo bolsenese si
possono notare ancora oggi gli inserti con gli
stemmi scalpellati dei Ranieri, identici a quelli
che, integri, fanno mostra di sé sulla facciata
della chiesa di S. Andrea ad Orvieto, (fig.1)
dove la famiglia contile era tra le più importanti della città tra la fine del Duecento ed i
primi del Trecento.
In tempi più recenti Luigi Fumi, pubblicando
il Codice Diplomatico della città di Orvieto,
a commento di un documento del 1298 che
riguardava il Cardinal Teodorico, scrisse una
lunga nota sul personaggio e sulla base di
manoscritti inediti del Marabottini, ampliò e
precisò le notizie fornite dagli storici cinquecenteschi contestandone alcune.
La figura di Teodorico Ranieri risulta, dopo
quella nota, abbastanza delineata: fu priore di
S. Andrea circa l’anno 1275 (e ciò spiega gli
stemmi sulla facciata, che più difficilmente si
possono riferire al suo nipote Gualtiero, canonico della stessa chiesa anni dopo) e fu poi
cappellano di Martino IV (e questo legame,
come si vedrà, può essere messo in relazione
con l’architettura del palazzo di cui ci si occupa); oltre che essere infine nominato Cardinale nel 1298 e Rettore e Capitano Generale del
Patrimonio nel 1300.
In realtà il Cardinale Teodorico, al di là dei
dati biografici, fu il fiduciario ed il consulente
d’affari di Bonifacio VIII presso il Comune
di Orvieto (come hanno chiarito gli studi di
Waley e di Carocci) e questa sua posizione di
potere incrementò il prestigio e le ricchezze
della famiglia.
Questo preambolo trova la sua giustificazione
nel fatto che, non essendo facilmente reperibile una documentazione sulla committenza
e sull’edificazione del palazzo costruito sotto
Rocca Ripesena , a meno di tre chilometri da
Orvieto in linea d’aria, non sembra azzardata
l’ipotesi che quell’edificio, identificabile con
quello che ormai da secoli è chiamato “il
Palazzone”, possa coincidere con quello fatto
costruire dal Cardinale Teodorico. Anche nel
caso in cui l’ipotesi formulata non trovasse
altri riscontri più probanti, la premessa resta
utile perché inquadra un periodo storico ed
evoca un personaggio ricollegabili entrambi al
tipo di manufatto di cui si parla.
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Fig.2
Fig. 3
Il Palazzone infatti, pur trovandosi nel contado
orvietano, al limite di quella tenuta civitatis
(che si chiamerebbe oggi periferia urbanizzata), rappresenta un raro esempio di residenza
extraurbana con tutte le caratteristiche del
palazzo di città.
Situato a pochi chilometri da Orvieto, il
Palazzone si presentava prima del restauro
(fig.2) come un parallelepipedo troncato su un
fianco, costruito in muratura con tufi disposti
“a cortina”. Il prospetto sud-ovest, che segue
una schema alternato di pieno-vuoto, presentava al piano terreno aperture a sesto acuto
ed al piano primo bifore con ghiera a tutto
sesto tamponate e incomplete e non perfettamente in asse con gli archi sottostanti. Ai
contrafforti esterni, alti fino alla
quota del solaio – tranne quello terminale che
prosegue fino al tetto – corrispondono archi
interni a tutto sesto, con uno a sesto acuto,
sui quali poggia un solaio in legno.
Fig.4
Fig. 5
Fig. 6
Fig. 7
Anche nel prospetto nord-est, dove erano
state praticate bucature al piano terreno in
epoche recenti, si rilevavano tracce di una
serie di bifore, mentre nell’ultima campata si
trova un grande arco tamponato. Due bifore
ben conservate, anche se chiuse, si notavano
nel prospetto laterale a nord-ovest, insieme
alle tracce di una porta, mentre il prospetto
sud-est risultava invece completamente rifatto, nella parte inferiore con l’utilizzo di materiale di recupero ed in quella superiore con
l’uso di tufi nuovi. L’altezza dell’imposta del
tetto era sicuramente minore rispetto a quella
originaria perchè gli archi esterni delle bifore
apparivano tagliati dalla linea di gronda.
Il progetto di restauro è stato improntato
al recupero delle strutture antiche esistenti, demolendo le tramezzature interne e le
superfetazioni esterne e ricostruendo l’edificio limitatamente alla sua parte superiore
mancante.
Durante i lavori sono stati ritrovati i peducci
(fig.3) d’imposta degli archi che, al piano
superiore, sorreggevano il tetto ed è ricomparsa per intero una bifora con la colonnina
centrale completa di base e capitello (fig.4)
in pietra chiara, tipo travertino; quest’ultima
scoperta ha fornito preziosi riferimenti per la
datazione dell’edificio, della quale si avranno
anche altre conferme perché la colonnina in
particolare (che poi è servita da modello per
tutte le altre) è praticamente identica nel materiale e nella forma ad una di quelle scolpite
per le trifore del Palazzo del Popolo (fig.5-6-7)
(già parzialmente utilizzato nel 1284) ed è
molto simile a quelle delle trifore del salone
superiore del Palazzo Papale (fig.8 pagina seguente) fatto costruire da Bonifacio VIII (fig.9
pagina seguente) sopra ai muri perimetrali
dell’antica cattedrale orvietana di S. Maria de
episcopatu.
La denominazione di “Palazzone”, riferita
all’edificio preso in esame, si rileva già nel
1591 nel “Catasto … de tutti li Beni della
Reverenda Fabrica di S.Maria della Stella”
tra i possedimenti dell’Opera del Domo di Orvieto:“…il podere del Palazzone sonno some
undici et canne quattrocentoquarantanove et
la vigna in detto luoco sonno quartenghi due
et canne cinquantaquattro confina con M.
Batista Saracinelli i sig.ri Clementini da dui
lati et li heredi di M. Astolfo Palazzi et li beni
delle Monache di S. Pietro d’Orvieto…”
Proprio la diffusione di tale denominazione
estesa ad altre costruzioni nella zona, ha reso
particolarmente difficoltoso reperire notizie
certe circa la proprietà e la datazione dell’immobile, anche attraverso la ricerca d’archivio.
In ogni caso il Palazzone compare sia nel
Catasto “Tiroli” del 1764, che nel Catasto Gregoriano del 1819 e successivi aggiornamenti,
descritto come “casa colonica con corte” di
proprietà del Conte Claudio Faina (1861) che
lo lasciò alla figlia Contessa Clelia Faina in
Pallucco, passando in seguito, per successione ad Angelo Pallucco (1900) ed infine, alla
vedova Raffaella Lodella (1951).
Un’altra importante documentazione è rappresentata da due foto degli anni ’30 rintracciate
nella Biblioteca Comunale di Orvieto, (fig.10 11) che mostrano l’edificio prima delle recenti
trasformazioni apportate dai proprietari che
l’hanno utilizzato come abitazione rurale e
infine come rimessa per attrezzature agricole.
Se quindi è sufficientemente documentato
l’uso del fabbricato almeno negli ultimi secoli,
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medievali che presidiavano il territorio. Si può
quindi affermare che l’edificio costituisce un
esempio abbastanza eccezionale di residenza
extraurbana; infatti dall’analisi tipologica
esso risulta possedere tutti i caratteri del palazzo di città riscontrati nell’architettura civile
orvietana della seconda metà del Duecento.
Fig. 8
Fig. 10
Fig. 9
Fig. 11
Fig. 12
Fig. 13
Fig. 14
per risalire alla sua destinazione funzionale
originaria è opportuno riprendere in considerazione la sua dislocazione a livello territoriale ed analizzare più dettagliatamente la sua
tipologia architettonica.
Si è già accennato come l’edificio sia ubicato
non lontano da Rocca Ripesena nella zona
a nord-ovest della rupe orvietana. In quella
stessa zona, che dallo studio della Carpentier
sul catasto del 1292 si identifica con l’antico
“piviere” di San Donato, c’è da segnalare la
presenza di altri edifici medievali, come la
Chiesa di S. Marco dei Templari, il nucleo
del Romitorio e la torre della Fame, cioè tutti
insediamenti che lasciano supporre l’esistenza di una via di collegamento la quale, come
diverticolo della Francigena, situata a mezza
costa tra il fiume Paglia e l’altopiano dell’Alfina, permetteva di raggiungere Orvieto da
Acquapendente: tale strada potrebbe costituire la motivazione in loco del Palazzone,
tanto più che il cardinale Teodorico aveva dei
possedimenti in entrambe le città.
Pur non avendo sicurezze sulla originaria committenza dell’edificio, per quanto riguarda la
sua funzione è da escludere quella religiosa o
monastica, in quanto non sono riscontrabili in
aderenza o nelle immediate vicinanze elementi qualificanti in tal senso (come torri campanarie, chiesa o chiostro),né sono presenti
strutture fortificate come quelle dei vicini siti
Gli elementi strutturali (archi e contrafforti), la
tecnica e i materiali costruttivi (la muratura in
tufo “a cortina”) e i particolari architettonici
(le bifore al primo piano, seppure semplificate) sono quelli presenti con minime varianti
nei grandi palazzi in città, sia pubblici (come il
Palazzo del Popolo (1275-1330) e la parte del
Palazzo Papale (fig.12)costruita sotto Martino
IV (1281-1284) che privati, (come Palazzo
Medici; Palazzo Ranieri, poi Monaldeschi),
oppure in qualche residenza suburbana come
la non lontana Abbazia dei SS. Severo e
Martirio.
La struttura dell’edificio è inoltre riferibile alla
tipologia ad archidiaframma, molto diffusa
nelle chiese del centro Italia e soprattutto in
Umbria, la cui origine è da ricercarsi nell’edilizia residenziale cistercense o nelle grandi
sale di edifici civici costruite in quegli stessi
anni a Perugia, Todi e Spoleto, oltre che ad
Orvieto.
La datazione all’ultimo quarto del Duecento è
confermata anche dall’analisi delle murature
che presentano la caratteristica tipica della
zona, omogenea per la tecnica costruttiva
muraria, che consiste in un’altezza costante
dei conci del paramento (muratura “a filari
isometrici”), dalle dimensioni variabili da 20 a
34 cm., in un periodo compreso fra il 1100 ed
il 1450. Più precisamente le altezze dei conci
riscontrate negli edifici orvietani datati con
certezza negli anni a cavallo del 1300, variano
tutte tra 27,5 e 29,5 cm.. Questa misura, nel
caso specifico del Palazzone, è di cm. 27,5
– 28,0 e potrebbe corrispondere a quella del
più antico piede orvietano oltre che costituire
anche il modulo di proporzionamento dell’edificio; acquisendo questa unità di misura
come modulo per le originarie dimensioni
planimetriche, ricostruite in base ai contrafforti esistenti e scomparsi, ma visibili nella
vecchia foto, si avrebbe un edificio con sette
campate (fig.13 - 14), di 100 piedi di lunghezza
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e 40 piedi di larghezza, con un rapporto di 5
a 2 mantenuto identico nei prospetti perché
anche l’altezza risulta di 40 piedi. A meno che
non esistesse una scala esterna con loggia,
costruita in muratura e addossata alla parte
mancante dell’edificio (della quale non sono
però visibili resti di fondazione) il collegamento verticale interno, come i probabili divisori
al piano primo, dovevano essere tutti lignei.
Dalla documentazione raccolta e dalle considerazioni fatte si può trarre una conclusione
ragionevole, sulla funzione originaria dell’edificio rurale denominato Palazzone: tenuto conto della sua tipologia residenziale e della sua
ubicazione di relativo isolamento nel contado
in prossimità di Orvieto, si può pensare che
l’edificio possa essere stato costruito come
hospitalis, nel senso di ostello per prelati e
viandanti o stazione di posta per pellegrini
diretti a Roma, visto che proprio nel 1300
Bonifacio VIII ufficializzò il primo Giubileo.
Ha scritto Pericle Perali che in quell’anno “ …
sempre più affluivano a Roma interminabili
schiere di Romei” e non può essere un caso
che a meno di settecento metri, a valle del
Palazzone, scorra il torrente che ancora si
chiama Romealla.
DOCUMENTI E FONTI:
> Catasto et descriptione de tutti li Beni della Reverenda Fabrica di S.Maria della Stella, 1591
(Archivio dell’Opera del Duomo, Orvieto)
> Catasto “Tiroli”, 1764 (Archivio di Stato, Roma)
> Catasto Gregoriano, 1819 (Archivio di Stato, Roma)
> Aggiornamento del Catasto Gregoriano, 1860 e relativi Brogliardi (Archivio di Stato, Terni )
> Paolo Zampi, Palazzo del Popolo in Orvieto, Studi Artistici,1887 (Biblioteca Comunale, Orvieto)
> Foto degli anni trenta (Biblioteca Comunale, Orvieto)
BIBLIOGRAFIA citata nel testo:
> Monaldeschi M., Comentari historici, Venezia, 1584
> .Fumi L., Codice Diplomatico della città di Orvieto, Firenze, 1884
> Perali P., La storia degli Anni Santi, in “Bollettino ufficiale del Comitato Centrale.
Anno Santo MCML, I, 1, gennaio 1949, pp.15-18
> Carbonara G., Orvieto. Palazzo Papale, in Restauro e cemento in architettura,
Roma, 1981, 1, pp.250-255
> Satolli A., Orvieto. Il Palazzo del Popolo e i suoi restauri, Bollettino Istituto Storico Orvietano, XL/XLI,
1984-85 (ma 1990)
> Waley D., Orvieto medioevale”, (Cambridge, 1952), Roma, 1985
> Carpentier E., Orvieto à la fin de XIIIe siècle, Paris, 1986
> Carocci S., Il nepotismo nel medioevo, Roma, 1999
> Satolli A., Orvieto, Nuova Guida illustrata, Città di Castello, 1999
> Anno 1300 il primo Giubileo. Bonifacio VIII ed il suo tempo, Catalogo della mostra, Palazzo di Venezia,
Roma, (12 aprile – 16 luglio 2000), Milano, 2000
LOCANDA PALAZZONE
Loc. Rocca Ripesena
Orvieto (TR) Italy
Tel.: +39 (0) 763 393614
www.locandapalazzone.com
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