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Supplemento mensile a Pagine Ebraiche - il giornale dell’ebraismo italiano
NUMERO
16
12
gennaio 20
5772 ‫טבת‬
di pagina in pagina
IL GIORNALE EBRAICO DEI BAMBINI
Memoria
www.dafdaf.it
[email protected]
ping pong
Ricordare/Dimenticare
Speciale
Memoria pag. 8
nuova rubrica
Scienza
pag. 12
pag. 5
pag. 2
Notizie fresche
’
INCHIESTA Perche s
Notizie fresche
siamo in crisi?
pag. 3
Notizie fresche
pag. 4
A zonzo per l’Italia Ebraica
Gita a Ferrara
LA RICETTA
la città e la sua comunità ebraica famosa in
Ciao!, mi chiamo Enrico; benvenuti a Ferrara! E' una
tutto il mondo (conoscete “Il Giardino dei Finzi
città (e una comunità ebraica) magica, piena di vita
Contini”?) sia in tempi remoti, quando gli Estensi
anche oggi ma sempre con un'aria misteriosa di
invitarono gli ebrei fuggiti dalla Spagna dopo la
ricordi che la avvolge come la sua famosa nebbia. Io
famosa cacciata del 1492 a stabilirsi in città; e fiorì
ultimamente purtroppo ci vengo poco, ma la mia
una comunità ricca e prosperosa. Quando il controllo
famiglia ha sempre abitato lì e per me è ancora il
della città passò allo Stato della Chiesa le cose
luogo dei ricordi, delle vacanze dai nonni, dei
purtroppo cambiarono e gli ebrei furono
profumi della ciambella appena
confinati in quella zona del centro città che
sfornata e delle gite in bicicletta. Sì,
ancora oggi chiamiamo il ghetto: all'inizio di
procuratevi una bicicletta, perché è il
via Mazzini potete vedere le fessure nelle
modo migliore di girare questa città,
case dove stavano i cardini del grande
e non c'è ferrarese senza la sua bici:
cancello che la notte rinchiudeva gli ebrei anche se a volte pedalare sul pavé o
anche se si dice, e io lo so perché sono
sui ciottoli delle antiche strade fa un
storie di famiglia, che tutte le case del
po' male! Le strade conservano
ghetto hanno passaggi sotterranei segreti
ancora la pavimentazione e molto
per passare quelle porte ed entrare di
dell'aspetto antico. Ve ne accorgete
nascosto in città... In via Mazzini sorge il
nella zona rinascimentale, la
Ferrara − Sinagoga
palazzo che da secoli ospita le sinagoghe
cosiddetta “Addizione Erculea” voluta
ferraresi: la scuola italiana, in cima, la scuola tedesca,
da Ercole I d'Este (dovete
al primo piano; e mentre la scuola spagnola stava in
assolutamente percorrere Corso Ercole d'Este, dal
via Vittoria, e fu distrutta dai fascisti, c'è una quarta
Castello fino alla Certosa passando per il Palazzo dei
piccola sinagoga tutta di legno che oggi si usa per le
Diamanti: secondo alcuni è la strada più bella del
tefillot di tutto l'anno - a parte che per le feste
mondo). E ve ne accorgete nei vicoli storti e
maggiori, quando si apre la più grande scuola tedesca
labirintici della zona medievale, con al suo centro il
perché i tanti ferraresi “dispersi” come me tornano a
ghetto ebraico, tra via Mazzini, via Vittoria e via
celebrare insieme, e a raccontarsi storie del tempo
Vignatagliata. La storia di Ferrara è legata a quella
passato.
degli ebrei: sia in tempi recenti, grazie a uno dei più
Enrico Fink
grandi scrittori italiani, Giorgio Bassani, che ha reso
TORTA CON SEMI
DI PAPAVERO
Poppy seed cake è il suo nome originale
ed è tipica della cucina ebraica americana,
per Purim e Rosh haShanah. Visto
che è buonissima… perché aspettare?
Abbiamo di nuovo chiamato Jasmine,
del sito www.labna.it, e grazie al suo aiuto
vi possiamo spiegare come fare questa
torta deliziosa.
Notizie fresche
pag. 5
Il Giorno della Memoria non è un omaggio alle vittime, ma una presa di coscienza del male che
l’uomo è stato capace di fare. È la consapevolezza di quel che è accaduto e che non deve più
accadere, ma che in un passato ancora molto vicino a noi milioni di persone hanno permesso
succedesse. Da una parte il dovere della memoria, dall’altra la necessità di dimenticare, di
cancellare il ricordo. Un argomento difficile, complicato, ma da approfondire. Buono studio!
Ricordare
Ogni anno, nello shabbat Zachor, tutti hanno
il dovere di andare al tempio per la parashah
che dice di cancellare il ricordo di Amalek.
Nella Torah (Devarim 25 17-19) compare il
brano forse più importante su Amalek:
“Ricorda di ciò che Amalek ti ha fatto per
strada, quando siete usciti dall’Egitto”. La
memoria dunque è un dovere. In una lettera
ai giovani, anche il presidente della
Repubblica Napolitano ha scritto: “Cari
giovani, trasmettere da una
generazione all’altra la
memoria del nostro
passato non è un rito
che si tramanda. È un
dovere che si ha il
dovere di adempiere...”.
Dimenticare
È scritto anche (Devarim 25 17-19): “E sarà
che, quando il Signore Dio ti avrà dato
riposo dai tuoi nemici, nella terra che il
Signore Dio ti dà come un’eredità da
possedere, cancellerai la memoria di Amalek
da sotto il cielo, non dimenticare!”. Un
paradosso: ‘Non dimenticare di cancellare la
memoria!’. Dio stesso (Shemot 17) dice:
“… cancellerò doppiamente la memoria di
Amalek sotto il cielo”. Anche di un altro
‘cattivo’ bisogna cancellare non solo
la memoria, addirittura il nome.
Il nome di Haman,
discendente di Amalek, va
coperto e cancellato tutte le
volte che viene citato, nella
meghillat Esther, a Purim.
Per 3 stampi da plumcake vi serviranno:
120 g di semi di papavero
250 g di latte
230 g di burro a temperatura
ambiente
250 g di farina
350 g di zucchero
3 uova grandi
estratto di vaniglia
1 punta di cucchiaino di sale
15 g di lievito per dolci
Scaldate in un pentolino il latte con i semi di papavero fino a quando
inizia a bollire, poi fatelo raffreddare; nel frattempo, riscaldate il forno
a 180° e preparate le teglie da plumcake foderandole di carta da
forno. In una ciotola grande lavorate il burro e lo zucchero fino a
quando diventano una crema, aggiungete per prima cosa il rosso
d’uovo, la vaniglia, il latte con i semi di papavero mescolando bene, poi
la farina a poco a poco, il sale e il lievito. Montate separatamente i
bianchi a neve ben ferma, poi uniteli delicatamente all’impasto.
Trasferite infine l’impasto nelle tre teglie e cuocete per circa 50
minuti, finché il dolce non è dorato e cotto bene anche all’interno (fate
la prova dello stecchino!).
Ps: con l’olio ci si scotta, non fate esperimenti senza l’aiuto di un adulto!
Concorso
pag. 6
Quiz
Per partecipare al concorso di DafDaf bisogna
trovare la risposta al quiz.
Invia la soluzione a [email protected],
potresti vincere un bellissimo libro!
È una domanda difficile? È scritto: “Procurati
un maestro, trova un compagno di studi e
giudica tutti dal lato buono” (Pirkè Avot 1.6).
Forse scomodare i Pirkè Avot per il nostro
quiz è eccessivo ma rimane un ottimo
consiglio: cercate qualcuno che vi aiuti a
trovare le risposte, discuterne poi potrebbe
essere interessante e se invece non ci
riuscite... non prendetevela troppo e il mese
prossimo potrete leggere la spiegazione!
Dice il saggio
Due volte nella Torah (Wayqrà 11,7 e Devarim 14,8) viene
identificato nel maiale l’animale che ha lo zoccolo
diviso in due ma non è ruminante: ha la caratteristica
kasher più esteriore, ma gli manca quella interiore. I Maestri
del Midrash vedono nel maiale il simbolo di uno dei difetti più orribili: l’ipocrisia: “esso distende le
zampe e dice a tutti: ‘guardate che sono puro’”, nascondendo il fatto che per essere kasher gli manca
l’altra caratteristica, meno evidente. Come gli ipocriti che nel loro intimo pensano una cosa ma ne
fanno credere un’altra.
Yerushalaim era cinta d’assedio: ebrei contro altri ebrei. Gli assedianti fornivano ogni giorno
dall’esterno delle mura i due agnelli necessari per il sacrificio nel Bet ha-Miqdash ma, quando
realizzarono che la città non sarebbe mai caduta finché il sacrificio fosse stato compiuto, invece degli
agnelli fecero trovare un maiale. I Maestri decretarono la proibizione di allevare maiali. Ma l’episodio
ci insegna soprattutto quali gravi conseguenze può avere una guerra civile, un conflitto fra fratelli.
Rav Alberto Moshè Somekh
f.it
www.dafda
f.it
a
info@dafd
di pagina in pagina
IL GIORNALE EBRAICO DEI BAMBINI
Comitato scientifico:
rav Roberto
Della Rocca
rav Elia
Richetti
Sonia
Brunetti
Moria
Maknouz
Giorgio
Albertini
Dora
Fiandra
Chiara
Segre
rav Benedetto
Carucci Viterbi
Odelia
Liberanome
Daniela
Misan
Orietta
Fatucci
Nedelia
Tedeschi
Alisa
Luzzatto
Stefania
Terracina
Redazione,
organizzazione
e controllo qualità:
Ada Treves,
Rossella Tercatin
Hanno collaborato: Michael Calimani, Marco Delmastro, Manuel Disegni, Lucilla Efrati, Enrico Fink, Benedetta Guetta,
Raffaella Mortara, Valerio Mieli, Daniela Ovadia, Sara Pavoncello, Daniel Reichel, Rav Alberto Somekh, Adam Smulevich,
Gaia Stock, Rossella Tercatin. La testata è di Paolo Bacilieri. La copertina è di Luisa Valenti. L’inchiesta è illustrata da
Katia Ranalli. La polaroid della rubrica A zonzo è di Irene Molin. Il quiz è disegnato da Donatella Esposito. Ping Pong e
Scriviamo insieme sono illustrate da Viola Sgarbi, come le pagine 8 e 9. Le illustrazioni delle pagine 12 e 13 sono di
Marco Delmastro, Donatella Esposito, Chiara Fucà e Viola Sgarbi e Robert Weikmann. Davidino, a pagina 16 è un personaggio di Enea Riboldi. Le faccine della gerenza sono di Giorgio Albertini. Grazie Lucilla, grazie Moria, siete preziose.
Consulenza artistica:
Viola Sgarbi
Impaginazione: G.D. Pozzi
Stampa: NUOVA SEBE S.p.A. - via Brescia 22 - 22063 Cernusco s/N. (Mi)
Speciale MEIS
pag. 7
Hanukkah al MEIS
Il 20 dicembre, prima sera di Hanukkah,
la festa a Ferrara è davvero speciale: si
inaugura la prima porzione del MEIS,
vengono aperte tre sale nell’area dell’ex
carcere in cui sorgerà il futuro Museo
Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della
Shoah.
Non è un’inaugurazione come tante, si
tratta di un passo davvero molto importante perché con l’apertura della Palazzina – una sorta di avamposto del Museo
– ha ufficialmente inizio la grande avventura del MEIS,
che avrà il compito
di raccontare la storia e la cultura dell’ebraismo italiano
con mostre, convegni e dibattiti.
E infatti si inizia con
tre piccole mostre
progettate e curate
da Raffaella M. Mortara - Versione Beth,
E’ arrivato l’ambasciatore e Italia di Luci
- che raccontano i 22 secoli di presenza
ebraica in Italia.
Versione Beth parte dal significato e
dall’importanza della lettera Beth e
vuole, ovviamente, essere un richiamo a
Bereshit – la parola con la quale ha inizio la Torah in ebraico.
E’ arrivato l’ambasciatore testimonia
quanto lontani nel tempo siano stati i
primi contatti tra gli ebrei e l’Italia, mentre in Italia di luci ci sarà la ricostruzione
virtuale della nostra penisola e si illumineranno via via le città, i borghi e i villaggi in cui gli ebrei hanno vissuto nel
corso di ventidue secoli. E sono esposte
alcune Hannukkiot realizzate dagli allievi delle scuole ebraiche italiane.
Per informazioni: www.meisweb.it
Buona visita al MEIS, allora!
pag. 8
Gioco e imparo
Gioco e imparo
pag. 9
pag. 10
Gioco e imparo
Scuola
Inno a Milano
pag. 11
L’anno dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia è stato un anno
pieno di eventi speciali, di mostre, di concerti e grandi feste ed è arrivato alla sua
conclusione. Noi di DafDaf salutiamo questo periodo eccezionale mostrandovi cosa
hanno combinato le quinte della scuola elementare della Comunità ebraica di
Milano in occasione della Festa della
Repubblica. Hanno costruito una cartina
d’Italia molto particolare in cui, da nord a
sud, hanno inserito tutti gli elementi che
rendono speciale la storia d’Italia. Il tutto
sullo sfondo del mare blu che circonda la
penisola per tre lati. Poi, vestiti di verde,
di bianco e di rosso e accompagnati da un
pianoforte hanno cantato tutti insieme
l’inno nazionale, quell’inno che Goffredo
Mameli compose quando aveva vent’anni,
solo un anno prima di morire
combattendo al fianco di Giuseppe
Garibaldi nel 1849.
Scienza
pag. 12
La scienza del miao e della cacca
Molti grandi pensatori hanno discusso a lungo
prima di trovare una definizione di cosa è la
scienza. La verità, è che qualsiasi bambino è un
po’ scienziato. Non ci credi? Te lo dimostro!
Qual è la prima domanda che i piccoli fanno
quando imparano a parlare? La prima domanda
è: perché? Perché il gatto fa miao e il cane bau?
Perché facciamo tutti la cacca?
Farsi domande e cercare risposte è proprio
quello che fa lo scienziato: ma perché la
risposta sia quella giusta è necessario
applicare qualche regola. Non vale inventare
la spiegazione, bisogna studiare e osservare
per capire davvero che cosa provoca un
certo fenomeno. Per esempio, il gatto fa
miao e il cane bau perché hanno due diversi
sistemi di produzione del suono, così come
noi umani abbiamo l’apparato fonatorio,
quello che ci permette di parlare. E tutti
facciamo la cacca perché in ciò che
mangiamo ci sono sostanze inutili, che non
vengono assorbite dall’organismo e che
vanno eliminate.
Io ti controllo!
Se qualcuno pensa di aver trovato la
soluzione a una domanda scientifica, deve
farla conoscere anche agli altri scienziati, i
quali verificano che sia quella giusta. Come
fanno? Cercano di riprodurre il
ragionamento (o l’esperimento) di chi ci è
arrivato per
primo. Per esempio, lo
scienziato che studia i
gatti e i cani dovrà
spiegare che cosa c’è,
secondo lui, nella forma
della gola e della bocca
di questi animali che
spiega il diverso suono
prodotto. Se anche gli
altri noteranno le stesse
cose, la scoperta verrà
confermata.
Il metodo
sperimentale
Dietro questo termine
complicato si nasconde in
realtà un principio molto
semplice: la scienza trova le
risposte alle sue domande grazie
all’osservazione della natura che
ci circonda e alle
sperimentazioni, cioè alla
CÀ
CHIARA FU
Domande e risposte
DANIELA OVADIA
Daniela da piccola amava scrivere. Da grande si è appassionata di scienza e così ha
scelto di fare la giornalista scientifica. C'è un'altra cosa che le piace moltissimo: il
cervello. Se potesse, lo smonterebbe come un Lego per scoprire i suoi segreti. Invece
si limita a studiarlo, nella speranza di riuscire a usarlo al meglio.
www.agenziazoe.it
pag. 13
premessa), quindi il mio bicchiere è di vetro
(conclusione).
Il ragionamento induttivo, invece, parte da
una raccolta di osservazioni per produrre
una regola generale. Per esempio, se vedo
un corvo nero, poi un secondo, poi un terzo
e così via, dopo un po’ posso stabilire che
probabilmente tutti i corvi sono neri. Il
ragionamento induttivo deve però essere
sostenuto anche da altre prove, perché non
DONATELLA ESPOSITO
riproduzione di quanto accade
in natura in una situazione
controllata. Pensiamo alla cacca:
lo scienziato si guarderà intorno
e scoprirà che la cacca prodotta
dai diversi esseri viventi non è
sempre uguale. E dovrà
immaginare perché ciò accade: che dipenda
da ciò che mangiamo?
Questa è quella che si chiama ipotesi: una
possibile spiegazione che va però
verificata. Il bravo ricercatore si
metterà quindi a guardare gli animali,
registrerà ciò che mangiano e il tipo di
cacca che fanno. Grazie a questo si
accorgerà che esiste una relazione tra il
tipo di cibo e il tipo di sostanze che
eliminiamo.
Se infine vorrà avere un’ulteriore
conferma, potrà fare un esperimento:
cambiare il cibo di un individuo per
vedere se ciò ha un effetto sulla sua
produzione di cacca giornaliera. Vi pare
un argomento curioso per una ricerca?
Non lo è affatto: è invece molto utile
per conoscere come funziona un
organismo, per scegliere il cibo giusto
per ciascun animale, per curare
eventuali malattie e per mille altre
ragioni.
Come pensa lo scienziato
Lo scienziato utilizza due metodi particolari
per pensare: il metodo deduttivo e quello
induttivo. Nel primo caso il ragionamento
parte da un principio generale chiamato
“premessa”, a cui fa seguito una seconda
premessa che permette di arrivare a una
conclusione. Facciamo un esempio: i
bicchieri di vetro, se cadono dal tavolo si
rompono (prima premessa); il mio bicchiere
si è rotto cadendo dal tavolo (seconda
è mai sicuro al 100 per cento: poiché non
posso incontrare tutti i corvi del mondo,
non posso escludere che da qualche parte
esista un corvo bianco, o blu o di tutti i
colori dell’arcobaleno!
Volete diventare anche voi scienziati? Ci
rivediamo sul prossimo numero di DafDaf
per cominciare insieme una brillante
carriera di curiosi professionisti!
MARCO DELMASTRO
Marco lavora fra la Svizzera e la Francia ed è fisico delle particelle, gli piace
leggere, fare origami e camminare in montagna. Beve troppo caffè e mangerebbe
solo pizza, leggendo fumetti, se solo non facesse così male alla salute. Ha diverse
chitarre e un cane, Oliver, che sembra molto interessato alla fisica.
www.borborigmi.org
Racconto
pag. 14
Pronti… via!
«Facciamo a chi arriva prima all’angolo,
Ellen!» Annemarie si aggiustò sulle spalle la
cartella piena zeppa di libri in modo da
bilanciarne il peso. «Pronta?» domandò
con lo sguardo rivolto alla sua migliore
amica.
Ellen fece una smorfia. «No,» disse
ridendo «lo sai che non ce la faccio a
batterti: non ho le tue gambe lunghe. Non
possiamo limitarci a camminare come persone
civili? ». Era una bimba di dieci anni dal fisico
tarchiato, a differenza di Annemarie, che era
alta e magra.
«Dobbiamo allenarci per la gara di venerdì…
Sono sicura che vincerò la corsa femminile,
questa settimana. La settimana scorsa sono
arrivata seconda, ma da allora mi sono allenata
tutti i giorni. E dai, Ellen!» la supplicò Annemarie,
misurando con lo sguardo la distanza dall’angolo
successivo di quella strada di Copenaghen. «Per
favore!»
Dopo un attimo di esitazione Ellen annuì,
riassestandosi lo zaino sulle spalle. «E va bene.
Pronti...» disse.
«Via!» gridò Annemarie e le due bambine si
lanciarono in una corsa
sfrenata lungo il
marciapiede che
costeggiava le abitazioni. I
capelli biondo platino di
Annemarie le svolazzavano
dietro, mentre le treccioline
nere di Ellen le rimbalzavano sulle
spalle.
«Aspettatemi!» piagnucolava la piccola Kirsti,
rimasta indietro, ma le due bambine più grandi
non l’ascoltarono.
Annemarie dette subito un netto distacco
all’amica, nonostante la scarpa le si fosse slacciata
mentre correva a rotta di collo per la
Østerbrogade, sfrecciando davanti ai negozietti e
ai caffè del suo quartiere, nella zona nordorientale
di Copenaghen. Ridendo, schivò un’anziana
signora vestita di nero che aveva una borsa di
corda per la spesa. Una giovane donna che
spingeva il bambino in carrozzina si fece da parte
per lasciarle via libera. L’angolo era in vista.
Non appena l’ebbe raggiunto,
Annemarie alzò lo sguardo, ansimante.
Smise di ridere. Il suo cuore sembrò
saltare un battito.
«Halte!» intimò il soldato con voce
austera.
La parola tedesca era tanto familiare
quanto spaventosa. Annemarie l’aveva
sentita piuttosto spesso, mai però che
fosse stata rivolta a lei prima d’ora.
Dietro Annemarie, anche Ellen rallentò
per poi fermarsi. Molto più indietro la
piccola Kirsti arrancava col broncio
perché non l’avevano aspettata.
Annemarie sollevò lo sguardo. Erano in due. Il che
implicava due elmetti, due paia di occhi gelidi che
la guardavano in cagnesco e quattro alti stivali
lucidi, saldamente piantati sul marciapiede, che le
sbarravano la strada di casa.
Il che a sua volta implicava due fucili ben saldi in
mano ai soldati. Guardò i fucili, per prima cosa.
Poi, alla fine, guardò in faccia il soldato che le
aveva intimato l’alt.
«Perché corri?» chiese questo con voce dura. Il
suo danese era estremamente scarso. Tre anni,
pensò Annemarie con disprezzo.
Sono tre anni che vivono nel
nostro Paese e ancora non sanno
parlare la nostra lingua.
CONTA LE STELLE
In occasione del Giorno della Memoria, grazie
alla Giunti Editore, uscirà in una nuova edizione
un romanzo per ragazzi che racconta la
persecuzione degli ebrei in Danimarca.
L’autrice, Lois Lowry è una notissima scrittrice
che con i suoi oltre 20 romanzi ha vinto
numerosi premi.
Annemarie vive con i genitori e la sorellina a
Copeenaghen. Una vita normale fino a che la
città non si riempie di soldati e i genitori della
Racconto
«Correvo con la mia amica»
rispose educatamente. «A
scuola abbiamo le gare di
corsa tutti i venerdì e io
voglio far bene, così…» la
voce le venne meno prima ancora di
riuscire a terminare la frase. Non parlare
così tanto, si disse. Rispondi soltanto alle
loro domande, nient’altro.
Guardò indietro. Ellen era immobile sul
marciapiede, pochi metri dietro di lei. Molto più
indietro, Kirsti, ancora imbronciata, avanzava
lentamente verso l’angolo. Non molto distante,
una donna si era affacciata sulla porta di un
negozio e se ne stava lì, in silenzio, a guardare.
Uno dei soldati, il più alto, le andò incontro.
Annemarie lo riconobbe come quello che lei ed
Ellen, bisbigliando, erano solite chiamare “la
giraffa”, per via dell’altezza e del lungo collo che
spuntava dal colletto rigido. Lui e l’altro soldato
piantonavano sempre quell’angolo.
Punzecchiò il bordo della sua cartella con la
canna del fucile. Annemarie tremava.
«Che c’è dentro?» chiese con timbro
sonoro. Con la coda dell’occhio,
Annemarie vide la donna
guadagnare lentamente
l’interno del suo negozio,
sparendo nell’ombra dietro
la porta d’ingresso.
«Libri» rispose
sinceramente.
«Sei brava a scuola?» domandò il
soldato. Sembrava volersi prendere gioco di lei.
«Sì».
«Come ti chiami?»
«Annemarie Johansen».
sua migliore amica, Ellen, sono
costretti a fuggire. È il 1943.
Annemarie non capisce la paura che
la anima ogni volta che incontra un
giovane tedesco, non comprende
perché la città improvvisamente ha
perso i suoi colori e la sua aria
tersa, non comprende perché i suoi
genitori bisbiglino e non vogliano
mai parlare dell'incidente mortale che ha
strappato alla famiglia la sorella maggiore Lise.
pag. 15
«E la tua amica… pure lei è brava a
scuola?» Stava guardando dietro di lei,
verso Ellen, che non si era mossa. Anche
Annemarie si voltò a guardare e vide
che il volto di Ellen, dalle guance
solitamente rosee, era pallido e i
suoi occhi neri erano spalancati.
Fece cenno di sì al soldato. «Più
brava di me» disse.
«Come si chiama?»
«Ellen».
«E questa chi è?» domandò guardando al fianco di
Annemarie. Kirsti era spuntata lì all’improvviso,
guardando tutti con cipiglio.
«La mia sorellina». Si abbassò a prendere la mano
di Kirsti, ma Kirsti, sempre testarda, la rifiutò
mettendosi le mani sui fianchi con aria insolente.
Il soldato si abbassò ad accarezzare i ricci corti e
arruffati della sua sorellina.
«Sta’ ferma, Kirsti» le ordinò sottovoce
Annemarie, pregando che in un modo o nell’altro
l’ostinata bimba di cinque anni recepisse il
messaggio.
Ma Kirsti allontanò la mano del soldato.
«No» disse ad alta voce.
Tutti e due i soldati si misero
a ridere. Parlarono tra loro
in tedesco stretto e
Annemarie non fu in grado
di capire.
«È carina, come la mia
piccola» disse quello alto in tono più
gradevole.
Annemarie si sforzò di sorridere educatamente.
«Andate a casa, tutte e tre. Andate a studiare sui
vostri libri. E non correte.
Sembrate delle teppiste
quando correte».
I due soldati distolsero lo
sguardo. Lesta, Annemarie si
abbassò di nuovo ad afferrare
la mano della sorella prima
che Kirsti potesse
resisterle. Facendo
camminare in fretta la
piccolina, girò l’angolo. Un
attimo dopo Ellen era
accanto a lei. Senza parlare, con Kirsti
in mezzo a loro, si avviarono
rapidamente verso il palazzo dove
entrambe le loro famiglie abitavano.
Quasi a casa ormai, Ellen sussurrò d’un tratto:
«Ho avuto una gran paura».
«Anch’io» sussurrò di rimando Annemarie.
noi siamo
Io sono
e tu, chi sei?
Hai voglia di raccontare chi sei a tutti i
lettori? Stampa la scheda che abbiamo messo
nel sito www.dafdaf.it e scrivi a penna le
tue risposte senza uscire dai margini. Poi
spedisci la scheda e una tua foto a:
Come ti chiami?
Quanti anni hai?
DAFDAF / UCEI
LUNGOTEVERE SANZIO 9
ROMA 00153
Tutte le schede saranno inserite nel sito e gli
autori di quelle pubblicate sul giornale
riceveranno la visita di un giornalista
di
; la merenda se vorrete sarà
l’occasione per farvi raccontare come nasce il
giornale e darci nuove idee.
Dove vivi?
Cosa c’è di bello lì?
Per scrivere alla redazione via posta
elettronica, mandate una mail a:
[email protected]
Merenda con...
Venezia – Emma e
Joshua hanno fatto
merenda con Michael
Calimani della
redazione. A Joshua
piace studiare storia e
suona la batteria,
mentre ad Emma
piace dipingere e
vorrebbe fare la
ballerina.
E cosa non ti piace?
Cosa ti rende triste?
Cosa vuoi fare da grande?
Cosa fanno gli adulti tutto il tempo?
Il concorso di
La risposta al quiz del numero 14 di
DafDaf la trovate a pagina 6.
Complimenti a
LUDOVICO, di Torino, che
riceverà un bellissimo libro, e
a tutti quelli che hanno
saputo rispondere.
E grazie alle Edizioni EL,
per aver offerto il premio.
Come si chiama il tuo libro preferito?
Con quale parola ti descrivi?