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Supplemento mensile a Pagine Ebraiche - il giornale dell’ebraismo italiano NUMERO 16 12 gennaio 20 5772 טבת di pagina in pagina IL GIORNALE EBRAICO DEI BAMBINI Memoria www.dafdaf.it [email protected] ping pong Ricordare/Dimenticare Speciale Memoria pag. 8 nuova rubrica Scienza pag. 12 pag. 5 pag. 2 Notizie fresche ’ INCHIESTA Perche s Notizie fresche siamo in crisi? pag. 3 Notizie fresche pag. 4 A zonzo per l’Italia Ebraica Gita a Ferrara LA RICETTA la città e la sua comunità ebraica famosa in Ciao!, mi chiamo Enrico; benvenuti a Ferrara! E' una tutto il mondo (conoscete “Il Giardino dei Finzi città (e una comunità ebraica) magica, piena di vita Contini”?) sia in tempi remoti, quando gli Estensi anche oggi ma sempre con un'aria misteriosa di invitarono gli ebrei fuggiti dalla Spagna dopo la ricordi che la avvolge come la sua famosa nebbia. Io famosa cacciata del 1492 a stabilirsi in città; e fiorì ultimamente purtroppo ci vengo poco, ma la mia una comunità ricca e prosperosa. Quando il controllo famiglia ha sempre abitato lì e per me è ancora il della città passò allo Stato della Chiesa le cose luogo dei ricordi, delle vacanze dai nonni, dei purtroppo cambiarono e gli ebrei furono profumi della ciambella appena confinati in quella zona del centro città che sfornata e delle gite in bicicletta. Sì, ancora oggi chiamiamo il ghetto: all'inizio di procuratevi una bicicletta, perché è il via Mazzini potete vedere le fessure nelle modo migliore di girare questa città, case dove stavano i cardini del grande e non c'è ferrarese senza la sua bici: cancello che la notte rinchiudeva gli ebrei anche se a volte pedalare sul pavé o anche se si dice, e io lo so perché sono sui ciottoli delle antiche strade fa un storie di famiglia, che tutte le case del po' male! Le strade conservano ghetto hanno passaggi sotterranei segreti ancora la pavimentazione e molto per passare quelle porte ed entrare di dell'aspetto antico. Ve ne accorgete nascosto in città... In via Mazzini sorge il nella zona rinascimentale, la Ferrara − Sinagoga palazzo che da secoli ospita le sinagoghe cosiddetta “Addizione Erculea” voluta ferraresi: la scuola italiana, in cima, la scuola tedesca, da Ercole I d'Este (dovete al primo piano; e mentre la scuola spagnola stava in assolutamente percorrere Corso Ercole d'Este, dal via Vittoria, e fu distrutta dai fascisti, c'è una quarta Castello fino alla Certosa passando per il Palazzo dei piccola sinagoga tutta di legno che oggi si usa per le Diamanti: secondo alcuni è la strada più bella del tefillot di tutto l'anno - a parte che per le feste mondo). E ve ne accorgete nei vicoli storti e maggiori, quando si apre la più grande scuola tedesca labirintici della zona medievale, con al suo centro il perché i tanti ferraresi “dispersi” come me tornano a ghetto ebraico, tra via Mazzini, via Vittoria e via celebrare insieme, e a raccontarsi storie del tempo Vignatagliata. La storia di Ferrara è legata a quella passato. degli ebrei: sia in tempi recenti, grazie a uno dei più Enrico Fink grandi scrittori italiani, Giorgio Bassani, che ha reso TORTA CON SEMI DI PAPAVERO Poppy seed cake è il suo nome originale ed è tipica della cucina ebraica americana, per Purim e Rosh haShanah. Visto che è buonissima… perché aspettare? Abbiamo di nuovo chiamato Jasmine, del sito www.labna.it, e grazie al suo aiuto vi possiamo spiegare come fare questa torta deliziosa. Notizie fresche pag. 5 Il Giorno della Memoria non è un omaggio alle vittime, ma una presa di coscienza del male che l’uomo è stato capace di fare. È la consapevolezza di quel che è accaduto e che non deve più accadere, ma che in un passato ancora molto vicino a noi milioni di persone hanno permesso succedesse. Da una parte il dovere della memoria, dall’altra la necessità di dimenticare, di cancellare il ricordo. Un argomento difficile, complicato, ma da approfondire. Buono studio! Ricordare Ogni anno, nello shabbat Zachor, tutti hanno il dovere di andare al tempio per la parashah che dice di cancellare il ricordo di Amalek. Nella Torah (Devarim 25 17-19) compare il brano forse più importante su Amalek: “Ricorda di ciò che Amalek ti ha fatto per strada, quando siete usciti dall’Egitto”. La memoria dunque è un dovere. In una lettera ai giovani, anche il presidente della Repubblica Napolitano ha scritto: “Cari giovani, trasmettere da una generazione all’altra la memoria del nostro passato non è un rito che si tramanda. È un dovere che si ha il dovere di adempiere...”. Dimenticare È scritto anche (Devarim 25 17-19): “E sarà che, quando il Signore Dio ti avrà dato riposo dai tuoi nemici, nella terra che il Signore Dio ti dà come un’eredità da possedere, cancellerai la memoria di Amalek da sotto il cielo, non dimenticare!”. Un paradosso: ‘Non dimenticare di cancellare la memoria!’. Dio stesso (Shemot 17) dice: “… cancellerò doppiamente la memoria di Amalek sotto il cielo”. Anche di un altro ‘cattivo’ bisogna cancellare non solo la memoria, addirittura il nome. Il nome di Haman, discendente di Amalek, va coperto e cancellato tutte le volte che viene citato, nella meghillat Esther, a Purim. Per 3 stampi da plumcake vi serviranno: 120 g di semi di papavero 250 g di latte 230 g di burro a temperatura ambiente 250 g di farina 350 g di zucchero 3 uova grandi estratto di vaniglia 1 punta di cucchiaino di sale 15 g di lievito per dolci Scaldate in un pentolino il latte con i semi di papavero fino a quando inizia a bollire, poi fatelo raffreddare; nel frattempo, riscaldate il forno a 180° e preparate le teglie da plumcake foderandole di carta da forno. In una ciotola grande lavorate il burro e lo zucchero fino a quando diventano una crema, aggiungete per prima cosa il rosso d’uovo, la vaniglia, il latte con i semi di papavero mescolando bene, poi la farina a poco a poco, il sale e il lievito. Montate separatamente i bianchi a neve ben ferma, poi uniteli delicatamente all’impasto. Trasferite infine l’impasto nelle tre teglie e cuocete per circa 50 minuti, finché il dolce non è dorato e cotto bene anche all’interno (fate la prova dello stecchino!). Ps: con l’olio ci si scotta, non fate esperimenti senza l’aiuto di un adulto! Concorso pag. 6 Quiz Per partecipare al concorso di DafDaf bisogna trovare la risposta al quiz. Invia la soluzione a [email protected], potresti vincere un bellissimo libro! È una domanda difficile? È scritto: “Procurati un maestro, trova un compagno di studi e giudica tutti dal lato buono” (Pirkè Avot 1.6). Forse scomodare i Pirkè Avot per il nostro quiz è eccessivo ma rimane un ottimo consiglio: cercate qualcuno che vi aiuti a trovare le risposte, discuterne poi potrebbe essere interessante e se invece non ci riuscite... non prendetevela troppo e il mese prossimo potrete leggere la spiegazione! Dice il saggio Due volte nella Torah (Wayqrà 11,7 e Devarim 14,8) viene identificato nel maiale l’animale che ha lo zoccolo diviso in due ma non è ruminante: ha la caratteristica kasher più esteriore, ma gli manca quella interiore. I Maestri del Midrash vedono nel maiale il simbolo di uno dei difetti più orribili: l’ipocrisia: “esso distende le zampe e dice a tutti: ‘guardate che sono puro’”, nascondendo il fatto che per essere kasher gli manca l’altra caratteristica, meno evidente. Come gli ipocriti che nel loro intimo pensano una cosa ma ne fanno credere un’altra. Yerushalaim era cinta d’assedio: ebrei contro altri ebrei. Gli assedianti fornivano ogni giorno dall’esterno delle mura i due agnelli necessari per il sacrificio nel Bet ha-Miqdash ma, quando realizzarono che la città non sarebbe mai caduta finché il sacrificio fosse stato compiuto, invece degli agnelli fecero trovare un maiale. I Maestri decretarono la proibizione di allevare maiali. Ma l’episodio ci insegna soprattutto quali gravi conseguenze può avere una guerra civile, un conflitto fra fratelli. Rav Alberto Moshè Somekh f.it www.dafda f.it a info@dafd di pagina in pagina IL GIORNALE EBRAICO DEI BAMBINI Comitato scientifico: rav Roberto Della Rocca rav Elia Richetti Sonia Brunetti Moria Maknouz Giorgio Albertini Dora Fiandra Chiara Segre rav Benedetto Carucci Viterbi Odelia Liberanome Daniela Misan Orietta Fatucci Nedelia Tedeschi Alisa Luzzatto Stefania Terracina Redazione, organizzazione e controllo qualità: Ada Treves, Rossella Tercatin Hanno collaborato: Michael Calimani, Marco Delmastro, Manuel Disegni, Lucilla Efrati, Enrico Fink, Benedetta Guetta, Raffaella Mortara, Valerio Mieli, Daniela Ovadia, Sara Pavoncello, Daniel Reichel, Rav Alberto Somekh, Adam Smulevich, Gaia Stock, Rossella Tercatin. La testata è di Paolo Bacilieri. La copertina è di Luisa Valenti. L’inchiesta è illustrata da Katia Ranalli. La polaroid della rubrica A zonzo è di Irene Molin. Il quiz è disegnato da Donatella Esposito. Ping Pong e Scriviamo insieme sono illustrate da Viola Sgarbi, come le pagine 8 e 9. Le illustrazioni delle pagine 12 e 13 sono di Marco Delmastro, Donatella Esposito, Chiara Fucà e Viola Sgarbi e Robert Weikmann. Davidino, a pagina 16 è un personaggio di Enea Riboldi. Le faccine della gerenza sono di Giorgio Albertini. Grazie Lucilla, grazie Moria, siete preziose. Consulenza artistica: Viola Sgarbi Impaginazione: G.D. Pozzi Stampa: NUOVA SEBE S.p.A. - via Brescia 22 - 22063 Cernusco s/N. (Mi) Speciale MEIS pag. 7 Hanukkah al MEIS Il 20 dicembre, prima sera di Hanukkah, la festa a Ferrara è davvero speciale: si inaugura la prima porzione del MEIS, vengono aperte tre sale nell’area dell’ex carcere in cui sorgerà il futuro Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah. Non è un’inaugurazione come tante, si tratta di un passo davvero molto importante perché con l’apertura della Palazzina – una sorta di avamposto del Museo – ha ufficialmente inizio la grande avventura del MEIS, che avrà il compito di raccontare la storia e la cultura dell’ebraismo italiano con mostre, convegni e dibattiti. E infatti si inizia con tre piccole mostre progettate e curate da Raffaella M. Mortara - Versione Beth, E’ arrivato l’ambasciatore e Italia di Luci - che raccontano i 22 secoli di presenza ebraica in Italia. Versione Beth parte dal significato e dall’importanza della lettera Beth e vuole, ovviamente, essere un richiamo a Bereshit – la parola con la quale ha inizio la Torah in ebraico. E’ arrivato l’ambasciatore testimonia quanto lontani nel tempo siano stati i primi contatti tra gli ebrei e l’Italia, mentre in Italia di luci ci sarà la ricostruzione virtuale della nostra penisola e si illumineranno via via le città, i borghi e i villaggi in cui gli ebrei hanno vissuto nel corso di ventidue secoli. E sono esposte alcune Hannukkiot realizzate dagli allievi delle scuole ebraiche italiane. Per informazioni: www.meisweb.it Buona visita al MEIS, allora! pag. 8 Gioco e imparo Gioco e imparo pag. 9 pag. 10 Gioco e imparo Scuola Inno a Milano pag. 11 L’anno dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia è stato un anno pieno di eventi speciali, di mostre, di concerti e grandi feste ed è arrivato alla sua conclusione. Noi di DafDaf salutiamo questo periodo eccezionale mostrandovi cosa hanno combinato le quinte della scuola elementare della Comunità ebraica di Milano in occasione della Festa della Repubblica. Hanno costruito una cartina d’Italia molto particolare in cui, da nord a sud, hanno inserito tutti gli elementi che rendono speciale la storia d’Italia. Il tutto sullo sfondo del mare blu che circonda la penisola per tre lati. Poi, vestiti di verde, di bianco e di rosso e accompagnati da un pianoforte hanno cantato tutti insieme l’inno nazionale, quell’inno che Goffredo Mameli compose quando aveva vent’anni, solo un anno prima di morire combattendo al fianco di Giuseppe Garibaldi nel 1849. Scienza pag. 12 La scienza del miao e della cacca Molti grandi pensatori hanno discusso a lungo prima di trovare una definizione di cosa è la scienza. La verità, è che qualsiasi bambino è un po’ scienziato. Non ci credi? Te lo dimostro! Qual è la prima domanda che i piccoli fanno quando imparano a parlare? La prima domanda è: perché? Perché il gatto fa miao e il cane bau? Perché facciamo tutti la cacca? Farsi domande e cercare risposte è proprio quello che fa lo scienziato: ma perché la risposta sia quella giusta è necessario applicare qualche regola. Non vale inventare la spiegazione, bisogna studiare e osservare per capire davvero che cosa provoca un certo fenomeno. Per esempio, il gatto fa miao e il cane bau perché hanno due diversi sistemi di produzione del suono, così come noi umani abbiamo l’apparato fonatorio, quello che ci permette di parlare. E tutti facciamo la cacca perché in ciò che mangiamo ci sono sostanze inutili, che non vengono assorbite dall’organismo e che vanno eliminate. Io ti controllo! Se qualcuno pensa di aver trovato la soluzione a una domanda scientifica, deve farla conoscere anche agli altri scienziati, i quali verificano che sia quella giusta. Come fanno? Cercano di riprodurre il ragionamento (o l’esperimento) di chi ci è arrivato per primo. Per esempio, lo scienziato che studia i gatti e i cani dovrà spiegare che cosa c’è, secondo lui, nella forma della gola e della bocca di questi animali che spiega il diverso suono prodotto. Se anche gli altri noteranno le stesse cose, la scoperta verrà confermata. Il metodo sperimentale Dietro questo termine complicato si nasconde in realtà un principio molto semplice: la scienza trova le risposte alle sue domande grazie all’osservazione della natura che ci circonda e alle sperimentazioni, cioè alla CÀ CHIARA FU Domande e risposte DANIELA OVADIA Daniela da piccola amava scrivere. Da grande si è appassionata di scienza e così ha scelto di fare la giornalista scientifica. C'è un'altra cosa che le piace moltissimo: il cervello. Se potesse, lo smonterebbe come un Lego per scoprire i suoi segreti. Invece si limita a studiarlo, nella speranza di riuscire a usarlo al meglio. www.agenziazoe.it pag. 13 premessa), quindi il mio bicchiere è di vetro (conclusione). Il ragionamento induttivo, invece, parte da una raccolta di osservazioni per produrre una regola generale. Per esempio, se vedo un corvo nero, poi un secondo, poi un terzo e così via, dopo un po’ posso stabilire che probabilmente tutti i corvi sono neri. Il ragionamento induttivo deve però essere sostenuto anche da altre prove, perché non DONATELLA ESPOSITO riproduzione di quanto accade in natura in una situazione controllata. Pensiamo alla cacca: lo scienziato si guarderà intorno e scoprirà che la cacca prodotta dai diversi esseri viventi non è sempre uguale. E dovrà immaginare perché ciò accade: che dipenda da ciò che mangiamo? Questa è quella che si chiama ipotesi: una possibile spiegazione che va però verificata. Il bravo ricercatore si metterà quindi a guardare gli animali, registrerà ciò che mangiano e il tipo di cacca che fanno. Grazie a questo si accorgerà che esiste una relazione tra il tipo di cibo e il tipo di sostanze che eliminiamo. Se infine vorrà avere un’ulteriore conferma, potrà fare un esperimento: cambiare il cibo di un individuo per vedere se ciò ha un effetto sulla sua produzione di cacca giornaliera. Vi pare un argomento curioso per una ricerca? Non lo è affatto: è invece molto utile per conoscere come funziona un organismo, per scegliere il cibo giusto per ciascun animale, per curare eventuali malattie e per mille altre ragioni. Come pensa lo scienziato Lo scienziato utilizza due metodi particolari per pensare: il metodo deduttivo e quello induttivo. Nel primo caso il ragionamento parte da un principio generale chiamato “premessa”, a cui fa seguito una seconda premessa che permette di arrivare a una conclusione. Facciamo un esempio: i bicchieri di vetro, se cadono dal tavolo si rompono (prima premessa); il mio bicchiere si è rotto cadendo dal tavolo (seconda è mai sicuro al 100 per cento: poiché non posso incontrare tutti i corvi del mondo, non posso escludere che da qualche parte esista un corvo bianco, o blu o di tutti i colori dell’arcobaleno! Volete diventare anche voi scienziati? Ci rivediamo sul prossimo numero di DafDaf per cominciare insieme una brillante carriera di curiosi professionisti! MARCO DELMASTRO Marco lavora fra la Svizzera e la Francia ed è fisico delle particelle, gli piace leggere, fare origami e camminare in montagna. Beve troppo caffè e mangerebbe solo pizza, leggendo fumetti, se solo non facesse così male alla salute. Ha diverse chitarre e un cane, Oliver, che sembra molto interessato alla fisica. www.borborigmi.org Racconto pag. 14 Pronti… via! «Facciamo a chi arriva prima all’angolo, Ellen!» Annemarie si aggiustò sulle spalle la cartella piena zeppa di libri in modo da bilanciarne il peso. «Pronta?» domandò con lo sguardo rivolto alla sua migliore amica. Ellen fece una smorfia. «No,» disse ridendo «lo sai che non ce la faccio a batterti: non ho le tue gambe lunghe. Non possiamo limitarci a camminare come persone civili? ». Era una bimba di dieci anni dal fisico tarchiato, a differenza di Annemarie, che era alta e magra. «Dobbiamo allenarci per la gara di venerdì… Sono sicura che vincerò la corsa femminile, questa settimana. La settimana scorsa sono arrivata seconda, ma da allora mi sono allenata tutti i giorni. E dai, Ellen!» la supplicò Annemarie, misurando con lo sguardo la distanza dall’angolo successivo di quella strada di Copenaghen. «Per favore!» Dopo un attimo di esitazione Ellen annuì, riassestandosi lo zaino sulle spalle. «E va bene. Pronti...» disse. «Via!» gridò Annemarie e le due bambine si lanciarono in una corsa sfrenata lungo il marciapiede che costeggiava le abitazioni. I capelli biondo platino di Annemarie le svolazzavano dietro, mentre le treccioline nere di Ellen le rimbalzavano sulle spalle. «Aspettatemi!» piagnucolava la piccola Kirsti, rimasta indietro, ma le due bambine più grandi non l’ascoltarono. Annemarie dette subito un netto distacco all’amica, nonostante la scarpa le si fosse slacciata mentre correva a rotta di collo per la Østerbrogade, sfrecciando davanti ai negozietti e ai caffè del suo quartiere, nella zona nordorientale di Copenaghen. Ridendo, schivò un’anziana signora vestita di nero che aveva una borsa di corda per la spesa. Una giovane donna che spingeva il bambino in carrozzina si fece da parte per lasciarle via libera. L’angolo era in vista. Non appena l’ebbe raggiunto, Annemarie alzò lo sguardo, ansimante. Smise di ridere. Il suo cuore sembrò saltare un battito. «Halte!» intimò il soldato con voce austera. La parola tedesca era tanto familiare quanto spaventosa. Annemarie l’aveva sentita piuttosto spesso, mai però che fosse stata rivolta a lei prima d’ora. Dietro Annemarie, anche Ellen rallentò per poi fermarsi. Molto più indietro la piccola Kirsti arrancava col broncio perché non l’avevano aspettata. Annemarie sollevò lo sguardo. Erano in due. Il che implicava due elmetti, due paia di occhi gelidi che la guardavano in cagnesco e quattro alti stivali lucidi, saldamente piantati sul marciapiede, che le sbarravano la strada di casa. Il che a sua volta implicava due fucili ben saldi in mano ai soldati. Guardò i fucili, per prima cosa. Poi, alla fine, guardò in faccia il soldato che le aveva intimato l’alt. «Perché corri?» chiese questo con voce dura. Il suo danese era estremamente scarso. Tre anni, pensò Annemarie con disprezzo. Sono tre anni che vivono nel nostro Paese e ancora non sanno parlare la nostra lingua. CONTA LE STELLE In occasione del Giorno della Memoria, grazie alla Giunti Editore, uscirà in una nuova edizione un romanzo per ragazzi che racconta la persecuzione degli ebrei in Danimarca. L’autrice, Lois Lowry è una notissima scrittrice che con i suoi oltre 20 romanzi ha vinto numerosi premi. Annemarie vive con i genitori e la sorellina a Copeenaghen. Una vita normale fino a che la città non si riempie di soldati e i genitori della Racconto «Correvo con la mia amica» rispose educatamente. «A scuola abbiamo le gare di corsa tutti i venerdì e io voglio far bene, così…» la voce le venne meno prima ancora di riuscire a terminare la frase. Non parlare così tanto, si disse. Rispondi soltanto alle loro domande, nient’altro. Guardò indietro. Ellen era immobile sul marciapiede, pochi metri dietro di lei. Molto più indietro, Kirsti, ancora imbronciata, avanzava lentamente verso l’angolo. Non molto distante, una donna si era affacciata sulla porta di un negozio e se ne stava lì, in silenzio, a guardare. Uno dei soldati, il più alto, le andò incontro. Annemarie lo riconobbe come quello che lei ed Ellen, bisbigliando, erano solite chiamare “la giraffa”, per via dell’altezza e del lungo collo che spuntava dal colletto rigido. Lui e l’altro soldato piantonavano sempre quell’angolo. Punzecchiò il bordo della sua cartella con la canna del fucile. Annemarie tremava. «Che c’è dentro?» chiese con timbro sonoro. Con la coda dell’occhio, Annemarie vide la donna guadagnare lentamente l’interno del suo negozio, sparendo nell’ombra dietro la porta d’ingresso. «Libri» rispose sinceramente. «Sei brava a scuola?» domandò il soldato. Sembrava volersi prendere gioco di lei. «Sì». «Come ti chiami?» «Annemarie Johansen». sua migliore amica, Ellen, sono costretti a fuggire. È il 1943. Annemarie non capisce la paura che la anima ogni volta che incontra un giovane tedesco, non comprende perché la città improvvisamente ha perso i suoi colori e la sua aria tersa, non comprende perché i suoi genitori bisbiglino e non vogliano mai parlare dell'incidente mortale che ha strappato alla famiglia la sorella maggiore Lise. pag. 15 «E la tua amica… pure lei è brava a scuola?» Stava guardando dietro di lei, verso Ellen, che non si era mossa. Anche Annemarie si voltò a guardare e vide che il volto di Ellen, dalle guance solitamente rosee, era pallido e i suoi occhi neri erano spalancati. Fece cenno di sì al soldato. «Più brava di me» disse. «Come si chiama?» «Ellen». «E questa chi è?» domandò guardando al fianco di Annemarie. Kirsti era spuntata lì all’improvviso, guardando tutti con cipiglio. «La mia sorellina». Si abbassò a prendere la mano di Kirsti, ma Kirsti, sempre testarda, la rifiutò mettendosi le mani sui fianchi con aria insolente. Il soldato si abbassò ad accarezzare i ricci corti e arruffati della sua sorellina. «Sta’ ferma, Kirsti» le ordinò sottovoce Annemarie, pregando che in un modo o nell’altro l’ostinata bimba di cinque anni recepisse il messaggio. Ma Kirsti allontanò la mano del soldato. «No» disse ad alta voce. Tutti e due i soldati si misero a ridere. Parlarono tra loro in tedesco stretto e Annemarie non fu in grado di capire. «È carina, come la mia piccola» disse quello alto in tono più gradevole. Annemarie si sforzò di sorridere educatamente. «Andate a casa, tutte e tre. Andate a studiare sui vostri libri. E non correte. Sembrate delle teppiste quando correte». I due soldati distolsero lo sguardo. Lesta, Annemarie si abbassò di nuovo ad afferrare la mano della sorella prima che Kirsti potesse resisterle. Facendo camminare in fretta la piccolina, girò l’angolo. Un attimo dopo Ellen era accanto a lei. Senza parlare, con Kirsti in mezzo a loro, si avviarono rapidamente verso il palazzo dove entrambe le loro famiglie abitavano. Quasi a casa ormai, Ellen sussurrò d’un tratto: «Ho avuto una gran paura». «Anch’io» sussurrò di rimando Annemarie. noi siamo Io sono e tu, chi sei? Hai voglia di raccontare chi sei a tutti i lettori? Stampa la scheda che abbiamo messo nel sito www.dafdaf.it e scrivi a penna le tue risposte senza uscire dai margini. Poi spedisci la scheda e una tua foto a: Come ti chiami? Quanti anni hai? DAFDAF / UCEI LUNGOTEVERE SANZIO 9 ROMA 00153 Tutte le schede saranno inserite nel sito e gli autori di quelle pubblicate sul giornale riceveranno la visita di un giornalista di ; la merenda se vorrete sarà l’occasione per farvi raccontare come nasce il giornale e darci nuove idee. Dove vivi? Cosa c’è di bello lì? Per scrivere alla redazione via posta elettronica, mandate una mail a: [email protected] Merenda con... Venezia – Emma e Joshua hanno fatto merenda con Michael Calimani della redazione. A Joshua piace studiare storia e suona la batteria, mentre ad Emma piace dipingere e vorrebbe fare la ballerina. E cosa non ti piace? Cosa ti rende triste? Cosa vuoi fare da grande? Cosa fanno gli adulti tutto il tempo? Il concorso di La risposta al quiz del numero 14 di DafDaf la trovate a pagina 6. Complimenti a LUDOVICO, di Torino, che riceverà un bellissimo libro, e a tutti quelli che hanno saputo rispondere. E grazie alle Edizioni EL, per aver offerto il premio. Come si chiama il tuo libro preferito? Con quale parola ti descrivi?