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BREVI VENERDÌ A LAMEZIA ERA NATO A MONTEGIORNDANO TAVERNA Puntata di Di Pietro (Idv) in Calabria È morto l’ex questore Introcaso Moria di pesci, informativa in Procura IL Presidente dell’Italia dei valori, on. Antonio Di Pietro, sarà venerdì in Calabria. Antonio Di Pietro incontrerà i giornalisti a Lamezia, all’Hotel Lamezia, alle 10.30 per analizzare la situazione politica nazionale e regionale. SI è spento dopo una lunga malattia Eugenio Introcaso, di 57 anni, ex Questore di Taranto, già consigliere comunale nel capoluogo jonico e candidato sindaco del centrodestra alle comunali del 2006. Introcaso, nato a Montegiordano (Cosenza) il 23 aprile 1944. IL Corpo forestale dello Stato ha presentato un’informativa alla Procura della Repubblica di Catanzaro per accertare eventuali responsabilità nella moria di pesci riscontrata nel lago del Passante, nel territorio di Taverna dopo lo svuotamento della diga del Passante. Emergenza rifiuti. Chiusa la discarica di Pianopoli per il maltempo. Il ministro Clini: «Situazione delicata» Fine del commissariamento Subito la nomina del successore di Melandri con un mandato a tempo di TERESA ALOI e SAVERIO PUCCIO CATANZARO - Forse già oggi potrebbe arrivare la nomina del neo commissario per l'emergenza rifiuti in Calabria, il quale avrà però il mandato di portare l'Ufficio verso la chiusura al 31 dicembre. Con il nuovo anno scatterà, invece, un mandato limitato alla definizione delle pratiche in corso. L'arrivo in Calabria di Nicola Dell'Acqua, numero due della Protezione civile nazionale, ha definitivamente sancito la conclusione di una gestione commissariale lunga quasi quindici anni. Il braccio destro di Gabrielli è arrivato ieri sera a Catanzaro, mentre sulla città si abbatteva un nubifragio, e in Prefettura ha partecipato ad un vertice, presieduto dal prefetto Antonio Reppucci, con il sindaco di Catanzaro, Michele Traversa, e con il commissario dimissionario Graziano Melandri. Oggi, invece, Dell'Acqua incontrerà il governatore Giuseppe Scopelliti, con l'obiettivo di fare una panoramica sulla situazione emergenziale della regione e decidere il successore di Melandri. Tutto questo, mentre la Calabria rischia di piombare nel caos più totale. Questo perché oggi la discarica di Pianopoli dovrebbe restare chiusa a causa del maltempo che ha reso impraticabile la strada di accesso. Conferimenti bloccati, e ciò vuol dire spazzatura per strada a Catanzaro città e in quasi tutti i centri della provincia, ma anche disagi in molti comuni della Calabria che utilizzano Pianopoli per il conferimento di alcuni scarti. E che la situazione possa diventare drammatica lo ha detto ieri anche il neo ministro dell'Ambiente, Corrado Clini: «In Campania, sul fronte rifiuti siamo di nuovo in una situazione molto delicata. Situazione che potrebbe diventare delicata anche in Calabria e Lazio. È una situazione che rischia di diventare drammatica - ha continuato Clini - e questo non è possibile perchè abbiamo gli strumenti. Non si vede perchè ha concluso il ministro - se una cosa la si può fare in Emilia o in Lombardia non la si può fare anche in Campania». E per tentare dicorrere ai ripari l'obiettivo del vertice in Prefettura era quello di trovare un escamotage per riaprire la discarica di Alli di Catanzaro. Il sindaco Traversa ha avuto da Dell'Acqua il via libera per ottenere la disponibilità della struttura che, in questo modo, sarebbe gestita direttamente dal Comune. Restano da superare soltanto gli aspetti giuridici e finanziari, ma anche questi argomenti saranno affrontati nell'incontro di oggi tra il dirigente della Protezione civile e Scopelliti. Il sequestro della discarica di Alli.A circa un mese di distanza dal provvedimento, i legali della Enertech, la società che gestisce la discarica di Alli hanno chiesto al tribunale del Riesame il dissequestro dell'impianto posto sotto sequestro nell'ambito di una inchiesta della Procura su presunte violazioni delle norme ambientali nella gestione dell'impianto. Nel corso dell'udienza (i giudici si sono riservati la decisione) il sostituto procuratore Carlo Villani ha chiesto che venga rigettata la richiesta e contestualmente ha depositato la relazione di un perito nella quale sono illustrate le presunte violazioni commesse. In particolare la Procura sostiene che il percolato prodotto dalla discarica veniva scaricato nel fiume Alli per poi finire direttamente a mare. Gli interrogatori.Si sono conclusi - per rogatoria - gli ultimi due interrogatori di garanzia delle persone coinvolte nell'inchiesta “Pecunia non olet /2” su presunti illeciti in materia fiscale ed ambientale: ovvero a Giovanni Faggiano, avvocato di Brindisi, e all'avvocato Giancarlo Tonetto di San Donà di Piave. Un'inchiesta che ha portato in carcere Stefano Gavioli, di Venezia, proprietario della società Enertech che gestisce l'impianto di Alli e di Loris Zerbin, di Campolongo Maggiore (Venezia), direttore tecnico della Enertech; agli arresti domiciliari Enrico Prandin, di Rovigo, e i due avvo- Chiesto dissequestro della discarica di Alli che andrà al Comune Per l’imprenditore Coccimiglio Fiume Oliva confermati i domiciliari di PAOLO VILARDI Traversa (di spalle) discute con Dell’Acqua cati sentiti ieri e obbligo di presentazione alla pg per Paolo Bellamio, commercialista di Venezia e Antonio Garrubba, tecnico dellaEneterch, diIsola CapoRizzato. Ora, bisognerà attendere la decisione del gip, che dovrà esprimersi anche sulla richiesta di interdizione daipubblici uffici per i due funzionari dell'Ufficio del commissario per l'emergenza ambientale, Domenico Richichi e Simone Lo Piccolo. Per il generale della Guardia di finanza Graziano Melandri è stata la stessa Procura a revocare la richiesta di interdizione a seguito delle sue dimissioni dall'incarico. L’imprenditore di Siderno venne denunciato per danno erariale La Corte dei Conti “libera” Scarfò dal pagamento di un milione di PASQUALE VIOLI SIDERNO - L'imprenditore di Siderno Antonio Scarfò non dovrà restituire allo Stato 1 milione e 100 mila euro, i soldi ottenuti grazie ad un finanziamento pubblico e per cui era stato denunciato dalla Guardia di Finanza dopo il fallimento della sua azienda. Lo ha stabilito un provvedimento della Corte dei Conti datato 21 novembre 2011. Il Tribunale contabile ha accolto in pieno le istanze dell'avvocato Massimo Gimigliano, legale di Scarfò, che ha dimostrato come nell'operato della gestione del finanziamento pubblico e dell'azienda, l'imprenditore sidernese non abbia messo in atto alcuna cattiva gestione, falsa dichiarazione o condotta illegittima tesa a frodare lo Stato. In altre parole non è stato riscontrato al- cun danno erariale. Scarfò aveva ottenuto oltre 2 miliardi e mezzo di vecchie lire per mettere in piedi un'azienda di cucine e macchinari industriali, ma secondo quanto rilevato dagli uomini delle Fiamme Gialle non avrebbe raggiunto l'obiettivo occupazionale stabilito dalle linee guida di chi ha emesso il finanziamento. Secondo la tesi difensiva dell'avvocato Gimigliano, accolta dalla Corte dei Conti, se Scarfò avesse assunto altre dieci unità lavorative, come richiesto, non avrebbe fatto altro che aggravare la sua situazione debitoria e quella della sua impresa. L'azienda di Scarfò è poi fallita nel 2007, dopo essere stata anche al centro del processo per l'omicidio di Gianluca Congiusta, processo in cui la Corte d'Assise ha trasmesso alla procura gli atti per falsa testimonianza dello stesso Scarfò. PAOLA – L’imprenditore di Amantea Cesare Coccimiglio, accusato dell’inquinamento con materiale tossici e radioattivi di alcuni terreni adiacenti il fiume Oliva di Campora San Giovanni, rimane agli arresti domiciliari. Il Gip del Tribunale di Paola, Giuseppe Battarino, ha respinto ieri mattina l’istanza di scarcerazione avanzata dalla difesa dell’indagato nel corso dell’interrogatorio di garanzia dei giorni scorsi. La decisione del giudice conferma la solidità dell’impianto accusatorio della Procura della Repubblica di Paola, che al culmine di una lunga attività d’indagine aveva scoperto nelle adiacenze del corso d’acqua l’interramento di rifiuti pericolosi come residui metallurgici, idrocarburi e quantità del pericolosissimo cesio 137, un isotopo radioattivo. Coccimiglio, 75 anni, è il proprietario di un’impresa del posto per la produzione e il trasporto di materiali per l’edilizia, che avrebbe scaricato e interrato nella zona i materiali tossici per diversi anni., L’uomo è indagato, insieme ad altri quattro soggetti per cui non erano state richieste misure cautelari, per i reati di avvelenamento delle acque, disastro ambientale e mancato rispetto della legge sui rifiuti speciali. I presunti responsabili di questo scempio ambientale si volevano liberare dei rifiuti senza sostenere le spese del loro smaltimento legale. In barba alla nocività sulla popolazione del posto, che negli ultimi anni ha registrato un netto incremento di neoplasie. Tra l’attività dì indagine svolta, coordinata dal capo della Procura di Paola Bruno Giordano, l’individuazione dall’alto, quindi da mezzi aerei, di grosse buche che potevano solo servire a interrare qualcosa di sospetto. Uno dei misteri, su cui l’autorità inquirente sta cercando di far luce, è l’interramento di scarti industriali, che per l’assenza di fabbriche sul posto potevano solo prevenire da fuori regione. Si potrebbero dunque individuare altri responsabili. Il difensore di Cesare Coccimiglio, l’avvocato Nicola Carratelli, farà ricorso al Tribunale della Libertà. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Calabria 13 24 ore Mercoledì 23 novembre 2011 Interrogazioni di Napoli (Fli), Lo Moro (Pd), Messina (Idv) sulla società mista in odore di mafia «A Reggio intervenga il Viminale» I deputati, da destra a sinistra, chiedono la commissione d’accesso al Comune di ANDREANA ILLIANO REGGIO CALABRIA. Una sola voce: «Al Comune di Reggio il Viminale invii la commissione antimafia». Lo dice in un’interpellanza dettagliata la deputata dell’Fli, Angela Napoli e lo fa in un’altra interrogazione la parlamentare del Pd, Doris Lo Moro che dice: «Lo scenario che si delinea intorno al Comune di Reggio Calabria è di gravità inaudita. Ci siamo determinati a chiedere l’intervento del Ministro dell’Interno con un atto di sindacato ispettivo, già depositato ed in corso di pubblicazione». La Lo Moro annuncia che «dirà le ragioni per cui invochiamo l’applicazione dell’art. 143 D.Lgs. 267/2000 in una conferenza stampa». L’articolo 143 del decreto legislativo citato è quello del controllo ispettivo del ministero dell’Interno nei Comuni dove ci sono “sospetti” di infiltrazioni mafiose. La Lo Moro mette insieme più elementi in un’interrogazione, a dire il vero già depositata, che porta anche la firma di Franco Laratta (Pd) e non è escluso che possano esserci anche altri firmatari. Si parte dal caso Fallara (la dirigente del settore finanze del Comune di Reggio suicidatasi) e si arriva fino all’ultima inchiesta giudiziaria, denominata “Astrea” che ha portato all’arresto di undici persone tra cui amministratori e imprenditori, che sono parte integrante della società mista Multiservizi, che mette insieme appunto il Comune di Reggio e il socio privato, quest’ultimo coinvolto nell’inchiesta giudiziaria e accusato di collusioni con il clan Tegano. Ieri, nel giorno delle interrogazioni a Roma, che arrivano da destra a sinistra, ed invocano la commissione d’accesso, ecco che si tiene il consiglio comunale, e in aula, il capogruppo del Pdl, Beniamino Scarfone tira fuori le carte e ricorda che a “creare” le società miste non fu Giuseppe Scopelliti, ma l’ex sindaco, il compianto Italo Falcomatà. Accuse e contraccuse a distanza. La Lo Moro però non ha dubbi: «Per molto meno Lamezia, si La parlamentare del Pd, Doris Lo Moro è trovato con un Comune sciolto per infiltrazioni mafiose. Io non dico che Reggio è da sciogliere, ma almeno da controllare con la commissione d’accesso». Ignazio Messina dell’Idv, deputato e componente della commissione antimafia rincara la dose: «Il mix di disastro economico e di disastro morale che affligge il Comune di Reggio Calabria indica che la via d'uscita non è più politica. Diventa indispensabile ed indifferibile inviare una commissione di accesso per verificare il grado di infiltrazione della 'ndrangheta nel tessuto connettivo dell'amministrazione comunale. - e dice ancora Messina - Alfine di individuare responsabilità e responsabili di questo disastro che affonda ancora una volta la città e la sua onorabilità. Idv vigilerà a tutti i livelli per ridare ruolo e dignità alla città e riportare la fiducia nei cittadini». Al momento è la Napoli, deputata dell’Fli e reggina ad entrare nel merito della vicenda che, come un ciclone, da mesi, sconvolge il Comune di Reggio, la deputata finiana parte da lontano, dalle inchieste giudiziari “Crimine”e“Meta”che per la prima volta hanno parlato della zona “grigia”, tira in ballo Giovanni Zumbo: «commercialista ed ex amministratore giudiziario di beni confiscati, amico di politici e magistrati, oggi detenuto e che appare come un anello di collegamento tra i vari settori». La Napoli ricorda , le due relazioni sul bilancio, una del ministero e l’altra della Procura che indicano un “buco” in cassa e dice pure che in giunta, il sindaco Arena ha un assessore, Pasquale Morisani che ( non è indagato) è stato intercettato, mentre chiede voti a un boss. Morisani non ha intenzione di dimettersi «cerca pure consensi su facebook», dice la Napoli nell’interrogazione e invoca l’intervento del Viminale. Presunte infiltrazioni, Varratta: «Nessuno ha chiamato». E il Pdl: «Notizia senza conferme» È giallo sulla richiesta del Ministero al prefetto REGGIO CALABRIA - Il Viminale vorrebbe vederci chiaro sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nella società municipalizzata di Reggio Calabria “Multiservizi spa”. Sarebbe partita pertanto una richiesta di informazioni al prefetto della città dello Stretto Luigi Varratta, a seguito dell’inchiesta “Astrea” della Guardia di Finanza, coordinata dalla Dda, che aveva fatto emergere un presunto controllo della società mista da parte della cosca Tegano. Tra l’altro era l’ennesima indagine in cui faceva la sua comparsa la “Multiservizi”, società che per gli inquirenti sarebbe stata legata alla ‘ndrangheta attraverso il direttore operativo Giuseppe Rechichi, finito in manette ad aprile e destinatario di una nuova ordinanza di custodia cautelare venerdì scorso. Una notizia che non ha trovato conferma però in prefettura. «Al momento non ho ricevuto alcun tipo di richiesta da parte del Ministero» ha spiegato il prefetto Varratta. A smentire una presunta richiesta da parte del Viminale al prefetto è stato nella tarda serata di ieri anche il capogruppo del Pdl in consiglio comunale Beniamino Scarfone. «La notiziasecondo cui il Il prefetto Luigi Varratta. A destra il Municipio di Reggio Calabria Ministero degli Interni avrebbe sollecitato la Prefettura di Reggio Calabria a relazionare sulla gestione della Multiservizi SpA al momento risulta priva di riscontro - ha detto l’esponente del centrodestra - In merito all'iniziativa annunciata dall'on. Lo Moro riteniamo sia corretto ricordare che il sistema delle società miste è stato concepito dalla Giunta Falcomatà. Suggeriamo quindi all' on. Lo Moro, nella sua esigenza di chiarezza, di domandarsi come mai le procedure di gara che hanno determinato la scelta dei partner privati nelle società miste sia stata attuata dal Sindaco facente funzioni Naccari Carlizzi a pochi giorni dalle elezioni amministrative del 2002. Tanto per amore dellaverità». Per oraresta avvolta nel mistero la presunta richiesta del ministero degli interni alla prefettura. LA RIUNIONE Il Pdl fa quadrato sul governo regionale «COMPATTEZZA e sostegno all’azione riformatrice portata avanti dal Presidente Scopelliti e dalla Giunta». È quanto emerso dalla riunione odierna del pdl regionale che si è tenuta a Lamezia Terme. «Nel corso della riunione –è detto in una nota - consiglieri ed assessori regionali nei loro interventi hanno evidenziato i punti che necessitano di ulteriore attenzione da parte dell’esecutivo manifestando apprezzamento per i risultati sin qui ottenuti soprattutto in settori delicatiquali sanità e fondi comunitari e la grande attenzione verso il mondo dellavoro, delleimprese e lo sviluppo della portualità». Nel corso della riunione «è emersa la volontà di rafforzare l’azione di governo Scopelliti che con il contributo importante e fattivo dell’Udc e degli alleati sta dimostrando concretamente attenzione sul territorio e concreta risoluzione degli atavici problemi». Nel corso della riunione è inoltre emersa «la disponibilità ad ascoltare le proposte di quelle forze moderate che hanno manifestato vera attenzione ai problemi della Calabria con iniziative propositive». Al termine della riunione il coordinatore regionale del pdl Scopelliti, il capogruppo Fedele, il vice Orsomarso, gli assessori ed i consiglieri presenti hanno espresso “soddisfazione per la capacità di dialogo e l’azione propositiva del pdl regionale segno di coesione e compattezza del partito stigmatizzando le analisi e le ricostruzioni di chi paventa divisioni e poco dialogo». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Calabria 17 24 ore Mercoledì 23 novembre 2011 Mercoledì 23 novembre 2011 “La mafia fa schifo” la nuova opera del magistrato, in coppia con Nicaso IL LIBRO «Non imitate i ragazzi di Locri» Stratigò patriota arbereshe Il monito di Gratteri a Reggio durante l'incontro con gli studenti di ELISABETTA VITI “VORREI dire a tutti quelli che in questi anni hanno fatto il copia e incolla coi nostri libri sulla 'ndrangheta: che a parlare di mafie non ci si improvvisa. E di stare lontani dai ragazzi. Non vorrei facessero la fine dei ragazzi di Locri, dissolti come neve al sole per non aver cacciato adulti e politica dai propri cortei”. Usa il consueto stile diretto il magistrato Nicola Gratteri, a Reggio Calabria per spiegare, ad Nicola Gratteri e Antonio Nicaso durante la presentazione del libro una platea di giovanische la 'ndrangheta si è sicilianizzata simi, che “La mafia fa schifo” il nuoe Oppedisano era il Provenzano calavo libro scritto di nuovo a quattro brese. Ma la mafia è forte perché non mani col giornalista Antonio Nicaso è mai cambiata, è un'emergenza che ed edito da Mondadori, vuole “dare dura dall'unità d'Italia. Non è mai voce ai tanti ragazzi incontrati, in esistita una vecchia mafia buona, di questi anni, nelle scuole d'Italia”. Souomini d'onore che rispettavano no mail, riflessioni “Lettere di un donne e bambini”. Paese che non si rassegna” quelle Tranquillizza i “benpensanti” che raccolte nell'opera presentata ieri lo accusano “di passare troppo temmattina, a Palazzo Campanella, inpo in tv e sui giornali” Nicola Grattesieme agli autori e al presidente del ri: “Sono in ferie. Che io uso per parConsiglio Regionale, Francesco Talare ai ragazzi. Da quando ancora larico. non ero una soubrette. Ad oggi che Punto di partenza il viaggio che, insegno all'Università di Reggio da cinque anni, i reggini Gratteri e una materia che non esiste, econoNicaso compiono, in una scuola “in mia della criminalità”. Quindi la mequesto momento non attrezzata”, moria dei duri anni universitari, con con l'obiettivo di educare i ragazzi alun avvertimento ai ragazzi: “se nel la legalità. E “nella consapevolezza primo anno di università non riuscisottolinea il giornalista calabrese te a prendere altro che 18 e 20, ritiraconsiderato uno dei massimi esperti tevi e dedicatevi ad attività manuadi criminalità organizzata “che mali”. Parole pesanti, se “studiare rapfia è cultura, in quanto costituita da presenta l'unica arma di riscatto”. E norme, valori, credenze e simboli. E monito per “chi, in tema di mafie, inche non si combatte solo con manette vece di studiare, improvvisa”. Il rifee sentenze, ma col coinvolgimento rimento è a quanto accaduto dopo culturale”. A dimostrarlo proprio “Fratelli di sangue” (prima opera quei pensieri che dei giovanissimi scritta insieme a Nicaso nel 2006): studenti hanno deciso di lasciare, “Prima di allora, i libri sulla 'ndrannero su bianco, a Gratteri e Nicaso, gheta erano meno di 10. Dopo c'è staall'indomani dei vari incontri e che to un copia e incolla, senza citarci. tra il coraggio di chi denuncia la vioPregherei questa gente di stare lonlenza da testimone diretto e la rabbia tana dai ragazzi. Non vorrei che fadi chi non accetta di sentirsela raccessero fare loro la fine dei ragazzi di contare da media e adulti come una Locri. Un'onda di 3000 persone, forcantilena scontata - ci danno lo spacmatasi dopo l'omicidio Fortugno e a cato di una gioventù “che - mette in cui la politica è stata vicina il tempo guardia il procuratore aggiunto deldi una settimana, delle telecamere, la Dda reggina - negli ultimi 5 anni è di mettere sul palco alcuni di quei radiventata un po' più attenta e arrabgazzi, creando invidie e divisioni. Il biata”. Perché “i giovani - polemizza loro errore è stato non cacciare i poNicaso - non sono fessi. Mentre sono litici dai cortei. Il potere non ha bisotroppe le sciocchezze che si sentono gno di scendere in piazza”. dire anche da “esperti” in materia: Presentato a Torino il libro di Bottero Il cuore di Inzitari batte nello stadio della Juve la del ragazzo, Nicoletta Inzitadi FRANCESCO PAPASIDERO ri, che è anche presidente della CICCIO amava la Juve. E non fondazione che porta il suo novedeva l'ora, un giorno, di poter me, ad affermare che «come diassistere alle gesta dei suoi be- ceva Giovanni Falcone la mafia niamini in maglia bianconera è un fenomeno umano e come nel nuovo stadio. Dieci colpi di tutti i fenomeni umani ha un pistola, però, nel dicembre principio, una sua evoluzione e 2009, hanno interrotto quel so- avrà quindi anche una fine». gno. E insieme a quel sogno Caterina Luciano, artista pietanti altri che un giovane come montese cui la casa editrice ha tanti, poco più che diciottenne, affidato la realizzazione delle copertine, ha avrebbe voluspiegato: «gli to diventasseocchi straorro realtà. A dinari di lui, a FranceFrancesco sco Inzitari, sanno di vita e la scrittrice di voglia di Paola Bottero scoprire tante ha voluto decose. Ho voludicare la sua tamente scelultima fatica to uno sguarletteraria, il do abbassato: romanzo non ho voluto “Bianco come riportare quela vaniglia”. gli occhi nella Un libro precopertina persentato in un Un momento della presentazione ché ciascuno posto abbastanza simbolico per via dell'a- dovrà riuscire a trovarli, come more che il giovane aveva per la li ho trovati io». È poi toccato a maglia bianconera: la sala Don Pino Demasi intervenire, stampa dello Juventus Sta- soffermandosi sul “senso”delle dium. A lui, juventino nel cuo- iniziativa antimafia e sul fatto re, sono dedicate anche alcune che le stesse lascino qualcosa a stelle del nuovo stadio bianco- chi ne prende parte. «Solo - ha nero: a lui è stato dedicato il po- detto Demasi - se lasciano un semeriggio di sabato, organizza- gno dal quale ripartire: la venuto dalla Fondazione che in suo ta della Nazionale di calcio a onore e in sua memoria porta, Rizziconi servirà a qualcosa se dentro e fuori la Calabria, un lascerà un segno sul territorio, messaggio forte contro la vio- se i bambini di Rizziconi andranno a giocare in quel camlenza. La presentazione del libro, po, se l'esempio dello sport pumoderata dal giornalista Ales- lito inciderà sui cittadini». Infisandro Russo, è iniziata con la ne, Paola Bottero ha ricordato proiezione del video in cui Don che «Francesco era un ragazzo Luigi Ciotti, a Rizziconi, in oc- normale, ma anche un giovane casione della venuta della Na- di talento. Era corretto, era onezionale di calcio ha definito Cic- sto, aveva tanta voglia di fare, cio Inzitari «un ragazzo che era già un piccolo grande imamava lo sport, lo sport pulito. prenditore. E per questo era un Un ragazzo dal cuore biancone- eroe. Un eroe normale, di quelli ro». Subito dopo è stata la sorel- di cui la Calabria ha bisogno». LETTURE di RINO MUOIO COLMA una lacuna il lavoro del professor Fabrizio Mollo, docente di Archeologia Classica presso l'Università di Messina. "Da Blanda a Temesa. Itinerari archeologici lungo la costa tirrenica cosentina” è una pubblicazione di interesse scientifico per la promozione del vasto territorio che descrive. La presentazione alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, la cui XIV edizione si è tenuta da giovedì 17 a domenica 20 novembre a Paestum, ha riscosso un successo di pubblico e di critica. Il professor Mollo, che è anche assessore alla cultura e vicesindaco, ha mandato in stampa il suo studio in collaborazione con la Provincia di Cosenza, che così promuove il patrimonio culturale del suo territorio, e la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria. E alla presentazione, in Dalla città di Blanda a quella di Temesa Raccontare l’archeologia per itinerari Il libro di Mollo dedicato alla costa tirrenica cosentina La copertina del libro prima assoluta, sabato scorso, in una sala affollatissima dell'Hotel Ariston, erano presenti anche Aversa, funzionario archeologo della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, ente preposto alla ricerca ed alla tutela del patrimonio archeologico del territorio, ed Ernesto Magorno, Capogruppo PD al Consiglio provinciale e Sindaco di Diamante. “Da Blanda a a Temesa” è un catalogo agile e di facile consultazione, ricco di informazioni scientifiche, ma al tempo stesso pieno di colore e di illustrazioni, che racconta il susseguirsi sulla costa tirrenica cosentina delle genti indigene come gli Enotri, i Lucani e i Brettii, i processi di ellenizzazione dei coloni Greci, la romanizzazione, offrendo un variegato repertorio di storia, leggende e miti, cultura e tradizioni. A ciò si aggiunga la storia e l'archeologia di città come Blanda, Laos, Cerillae, Clampetia e Temesa. Il lavoro di Fabrizio Mollo permette di effettuare un percorso tematico, lungo la costa tirrenica, alla visita di piccole, ma importanti realtà museali (Tortora, Praia a Mare, Scalea, Diamante, Cetraro, Serra Aiello), di aree archeologiche e di singoli monumenti, non tralasciando la storia e il mito che si intrecciano tra loro. Nelle intenzioni del- l'autore, che da un ventennio opera sul territorio ed ha condotto le principali ricerche archeologiche sul territorio (per tutti si considerino i casi di Blanda, Cerillae, Temesa, le ricerche sui brettii del medio tirreno) la guida diventa un volano di sviluppo turistico, un valore aggiunto da offrire alla fruizione turistica per aumentare l'interesse sulla costa tirrenica e diversificare l'offerta in un momento così difficile per l'economia nazionale. Si tratta, evidentemente, di un tentativo virtuoso di far conoscere le potenzialità del bacino tirrenico costiero, che non è fatto solo di mare, ma anche di terme, di cultura, di archeologia, di storia e di tradizioni da parte di un professionista che ha scelto di vivere nella propria terra, che coniuga quotidianamente la propria attività professionale con il desiderio di far conoscere e promuovere il Tirreno cosentino. Vincenzo Stratigò UN uomo libertario, antiborbonico, rivoluzionario, garibaldino, trascinatore di folle, combattente per la nascita dell’Italia unita. E’ questo il ritratto di Vincenzo Stratigò (1822-1885), figura chiave del Risorgimento arbëresh, la cui opera è oggi portata alla luce e raccolta in un volume grazie a uno studio filologico eseguito da Nicola Bavasso, giornalista, direttore del format televisivo ArbëriaTVoccitana e da Giovanni Belluscio, ricercatore di lingua e letteratura albanese dell’Università della Calabria. Il libro, “Vincenzo Stratigò. Opere Vepra”. Sarà presentato domani alle 17, nella Sala degli Specchi del Palazzo della Provincia di Cosenza. La pubblicazione, edita con fondi della legge di tutela delle minoranze linguistiche storiche n. 482/99 e pubblicata nella collana di Albanologia del Dipartimento di Linguistica dell’Unical,diretta daFrancesco Altimari, autore della presentazione del libro, illustra l’opera letteraria del patriota di Lungro considerato il simbolo del Risorgimento arbëresh. Alla cerimonia di presentazione del libro, oltre i due curatori, parteciperanno il Presidente Mario Oliverio e l’assessore alla Cultura Maria Francesca Corigliano il sindaco di Lungro Giuseppino Santoianni, il prorettore dell’Università della Calabria Francesco Altimari, l’accademico Matteo Mandalà del dipartimento di Studi Storici dell’Università di Palermo e la pronipote del poeta, Anna Stratigò. Sostenitore del pensiero mazziniano, delle istanze di Carlo Pisacane, di Pierre Joseph Proudhon, di Thomas Macaulay e di François Raynal, Vincenzo Stratigò fu protagonista della sommossa di Cosenza nel 1844, alla quale presero parte molti patrioti arbëreshë. Partecipò ai moti del 1848, fu artefice della rivolta di Lungro del 16 luglio 1859 ed in prima linea a fianco del conterraneo Pierdomenico Damis e ad altri cinquecento lungresi nella battaglia del Volturno nel 1860 che portò l’esercito di Garibaldi a conquistare l’Italia. Interprete delle esigenze di emancipazione delle popolazioni meridionali, nei suoi scritti richiama il mito di Skanderbeg, eroe nazionale albanese, per incitare il popolo arbëresh alla rivolta. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 50 Idee e società Mercoledì 23 novembre 2011 21 REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected] Villa San Giovanni Melito Port Salvo Motta San Giovanni Oggi scuole chiuse Rifiuti, Comuni morosi Mareggiate a Lazzaro Ased al collasso danni ai lidi balneari per maltempo a pagina 35 a pagina 34 a pagina 35 Consiglio comunale al vetriolo, il sindaco difende il suo assessore: «Non è indagato» Multiservizi, scontro in aula Per le società miste, Canale attacca e Scarfone tira in ballo Falcomatà CONFCOMMERCIO L’ANALISI «Controlli su attività illegali» Ethos passa all’attacco «Modello Reggio politica del silenzio» Il sindaco in aula, durante il consiglio comunale Carmelo Nucera LA Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) di Confcommercio chiede più controlli da parte dei comuni. «A fronte della falsificazione accertata dalla Guardia di Finanza di attestati professionali necessari per aprire un pubblico esercizio, che ha interessato quasi tutto il nostro Paese (diciotto Regioni) - spiega il il presidente provinciale Carmelo Nucera - non possiamo che ribadire quanto da sempre sosteniamo: vale a dire che è necessario avere controlli stringenti da parte dei Comuni per evitare che ci siano esercizi pubblici gestiti da persone non dotate della professionalità richiesta dall’ordinamento, a tutela, quindi, di migliaia di commercianti onesti che si ritrovano fronteggiare anche la concorrenza “abusiva” quanto a garanzia dei consumatori di alimenti e bevande. Fipe-Confcommercio, infatti, pur condividendo il meccanismo delle autocertificazioni, ritiene necessario che gli Enti che le ricevono possano verificarne attentamente la loro veridicità. Questo genere di truffe può trovare terreno fertile soprattutto nei settori in cui è forte l’inserimento di operatori che hanno poca dimestichezza con la lingua italiana e possono quindi essere più facilmente raggirati o indotti a cercare scorciatoie». di ANDREANA ILLIANO a pagina 22 e 23 L’interpellanza della deputata dell’Fli, Napoli «Per i casi Morisani e Fallara si sciolga il consesso cittadino» METTE insieme tutti gli ultimi episodi di giudiziaria Angela Napoli, deputata dell’Fli, presenta un’interrogazione al Viminale e chiede che a Reggio arrivi la commissione d’accesso. Tira in ballo anche l’assessore in carica, Pasquale Morisani, oggetto di un’intercettazione con un boss, ma non indagato in alcuna inchiesta giudiziaria. LaNapoliinizia congliepisodi avvenuti fin dall’inizio dell’anno: «Gli attentati e le lettere minatorie indirizzate alla magistratura reggina e sui quali ancora oggi manca l'individuazione delle motivazioni e dei veri responsabili, hanno sicuramente creato viva preoccupazione in tutta la cittadinanza». La Napoli tira in ballo anche «il ruolo dei servizi segreti». Poi entra nel merito di due inchieste giudiziarie "Meta" e "Il Crimine", e dice che «enigmatica continua ad apparire la figura di Giovanni Zumbo, commercialista ed ex amministratore giudiziario di beni confiscati alla'ndrangheta, amico di politici, magistrati e forze dell'ordine, che appare coinvolto in varie inchieste quale informatore di molti 'ndran- ghetisti e vicino ai servizi segreti, oggi detenuto e ritenuto da molti un importante anello di collegamento tra i vari settori; nel mese di dicembre del 2010, dopo un allarmante conferenza stampa, si è suicidata Orsola Fallara, dirigente del settore Finanze e Tributi del Comune di Reggio Calabria, la quale era indagata per abuso d'ufficio in relazione alla gestione finanziaria e sulla quale la approvato, amaggioranza, il riequilibrio di bilancio per il 2011. Lo dice la Napoli nella sua relazione, che tra le righe ricorda pure l’avviso di garanzia per Scopelliti «invitato a comparire», davanti ai magistrati. E infine arriva all'operazione "Sistema" che ha portato all'arresto di otto presunti affiliati alla cosca Crucittidella 'ndranghetareggina, «è emerso che, per infiltrarsi nel Comune di Reggio Calabria, secondo l'accusa, il capo della cosca, Santo Crucitti, in occasione delle elezioni amministrative svoltesi nel 2007, avrebbe dato disposizione ai suoi gregari di convogliare i propri voti su Pasquale Morisani, oggi ricoprente l'incarico di assessore ai Lavori Pubblici presso il Comune di Reggio -e la Napli aggiunge l'attuale assessore comunale, Pasquale Morisani, non solo non si è dimesso dall'incarico, ma addirittura ha richiesto consensi tramite facebook. E infine ricorda l’operazione Astrea che mette insieme la Multiservizi, società mista del Comune con la ‘ndrangheta. Ecco il motivo della sua richiesta al Viminale. an. il. La parlamentare ricorda anche le due relazioni sul bilancio Procura della Repubblica di Reggio Calabria haavviato le opportune indagini». La Napoli ricorda che alla Fallara non è stata fatta neanche l’autopsia. Poi parla delle due verifiche sul bilancio, quella del ministero e della Procura, nelle quali «sono state rilevate pesanti irregolarità, consistenti nella mancata imputazione di oneri agli esercizi di competenza e nella conservazione tra i residui attivi di crediti non supportati da titolo giuridico». Ma il consiglio comunale di Reggio Calabria, in data 21 ottobre 2011, ha «IL filo che cuce oggettivamente l’intera politica del modello Reggio è il silenzio». Lo afferma l’associazione Ethos in una nota a firma del presidente, Giuseppe Musarella. «La nostra affermazione – aggiunge – trae origine dalle testimonianze dei tanti cittadini intervenuti alle nostre assemblee, ma anche degli esiti degli interrogatori compiuti dalla Procura considerato che Scopelliti non si è presentato ed i Revisori dei Conti, tra i quali uno è attualmente collaboratore del presidente della Giunta regionale, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere». «Nel corso di questi dieci anni – sostiene ancora Ethos tante sono state le richieste di chiarimento sui metodi ed i criteri utilizzati nell’amministrare la Città di Reggio Calabria. Sono stati chiesti chiarimenti anche formali sulle assunzioni, sugli appalti, sulle consulenze, sugli incarichi, sulle retribuzioni dei politici, sulle bollette pazze, sulla gestione delle cosiddette società miste, soprattutto in relazione alla qualità dei servizi erogati. È stata addirittura presentata una petizione popolare, secondo le formalità previste dallo Statuto comunale, per chiedere la convocazione di un Consiglio comunale aperto alla cittadinanza, per discutere e chiarire i criteri di selezione ed assunzione di alcuni vigili urbani, e, contestualmente, la riduzione del 50% del canone acqua. Le sole risposte ottenute sono state il silenzio e l’assoluta mancanza di considerazione per le istanze presentate». «Oggi – conclude la nota – le continue denunce di Ethos ed i conseguenti dubbi si sono, purtroppo, rivelati reali». «Le nostre denunce si sono rivelate reali» E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio Mercoledì 23 novembre 2011 L’aula magna del reparto mobile intestata al sovrintendente morto in un incidente stradale La polizia ricorda Buompane La cerimonia alla presenza dei familiari e dei vertici della Questura di ALESSANDRA GIULIVO «MIRABILE esempio di elette virtù civiche, alto senso del dovere e capacità professionali poste al servizio della collettività», tutto questo è stato Marcellino Buompane, Sovrintendente della Polizia di Stato, deceduto il 29 Maggio del 2007, in un incidente stradale sulla Strada Statale 106, nei pressi di Isola Capo Rizzuto, nel Crotonese, mentre viaggiava, assieme ad altri Agenti, su di un mezzo di Polizia, dopo il turno di servizio di vigilanza al Centro di Prima Accoglienza di Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto. Ieri mattina, presso il XII Reparto Mobile di Reggio Calabria, è stata celebrata la cerimonia di intitolazione in sua memoria dell’Aula Magna della struttura della polizia, alla presenza delle più alte autorità della Questura. Marcellino Buompane, nato il primo aprile 1956, si era arruolato nella Polizia di Stato nel 1974. Dopo aver prestato giuramento, nel 1975 veniva assegnato al gruppo di Milano e poi al gruppo di Udine fino al 1977, anno in cui è stato trasferito alla Questura di Reggio Calabria, dove ha prestato servizio fino a luglio del 1989. Durante tale periodo ha ricevuto diversi riconoscimenti premiali. Conseguita la qualifica di conduttore cinofilo è stato assegnato al posto cinofili di Reggio Calabria e, successivamente, è stato trasferito presso il XII Reparto Mobile dove ha continua- L’Aula Magna intestata a Buonpane e il prefetto Santi Giuffrè consegna un attestato al figlio del sovrintendente to a prestare servizio come conduttore cinofilo, fino all’ottobre 2002. La cerimonia è stata scandita da diversi momenti toccanti, tra i quali lo scoprimento della targa a cura della vedova Buompane e la consegna al figlio Dario della pergamena di intitolazione da parte di Santi Giuffrè, Prefetto, in servizio al ministero dell’Interno, già Questore di Reggio Calabria. A seguire, la benedizione della targa a cura dell’Arcivescovo metropolita di Reggio Calabria-Bova, Vittorio Mondello e la deposi- zione di una corona di alloro in memoria di tutti i caduti della Polizia di Stato eseguita dal Prefetto della città, sua eccellenza Luigi Varratta. «Che sia stato un uomo buono - afferma Benedetto Sanna, Primo Dirigente del XII Reparto Mobile di Reggio Calabria - ed un poliziotto integerrimo è testimoniato dalla voce di tutti i colleghi che hanno lavorato con lui ed hanno avuto la possibilità di apprezzarne le alte qualità umane e professionali. La Polizia di Stato è stata una madre affettuosa nei confronti di uno dei suoi figli ROSARNO Sedici anni a Biagio Vecchio per l’omicidio di Morano DA 20 a 16 anni e otto mesi di reclusione. Sconto di pena, in appello, per il giovane Biagio Vecchio, ritenuto responsabile dell’omicidio di Antonio Morano e del ferimento di Salvatore Celini. Il giovane avrebbe ucciso Morano e ferito Celini il 20 settembre del 2009 a Rosarno: quattro giorni dopo si consegnò ai Carabinieri confessando l’accaduto. Un episodio che si inquadrerebbe all’interno di una banale lite, sfociata però nel sangue. Nonostante sia Vecchio, sia le due vittime Morano (deceduto) e Celini (salvatosi dall’agguato), siano ritenuti dagli inquirenti vicini alle cosche di Rosarno, e, in particolare, alle potenti cosche Pesce e Bellocco, il fatto di sangue sarebbe da ricondurre a problematiche esterne a quelle della criminalità organizzata. Al termine di una lite, dunque, Vecchio, un soggetto già noto al- le forze di polizia, si sarebbe armato della sua pistola calibro 9, detenuta illegalmente, e avrebbe sparato dal balcone della propria abitazione verso Morano e Celini, che si trovavano nel cortile antistante alla casa dell’imputato. Colpi che raggiungevano mortalmente Morano, mentre Celini, nonostante le ferite al capo e al dorso, riusciva a salvarsi. cla. cor. più sfortunati, infatti non solo ha accettato di buon grado la proposta di intitolazione dell’Aula Magna ma ha anche adottato, nell’ambito della propria famiglia, sia la moglie che il figlio, entrambi in servizio presso nei ranghi della polizia». «Com’è noto – continua il Primo Dirigente Sanna - i reparti mobili svolgono una funzione estremamente delicata, soprattutto in tema di gestione e tutela dell’ordine pubblico. Questi uomini sono sempre in prima fila per fronteggiare le problematiche quotidiane. A loro esprimo il mio ringraziamento perché ci fanno sentire orgogliosi di appartenere alla Polizia di Stato». «Una cerimonia importante - dichiara Santi Giuffrè, stimato questore in servizio solo pochi anni addietro a Reggio Calabria perché ci ricorda le nostre vittime, i nostri sacrifici, il nostro passato e le vite immolate per affermare i principi democratici per i quali ogni giorno ci battiamo. La nostra forza è guardare al passato e vivere fortemente un presente pieno di gravi difficoltà, proiettandoci incessantemente al futuro. Un lavoro duro che portiamo avanti, un impegno sempre più difficile svolto con alta professionalità sotto i riflettori dei mezzi di comunicazione, che, oggi più di ieri, ne danno risalto». Alla cerimonia di ieri erano presenti anche i rappresentanti di tutte le altre forze dell’ordine. Il dirigente Pizzonia ricostruisce la prima fase dell’inchiesta “Konta Korion” Un assolto e pene solo ritoccate L’indagine partì dall’incendio Ciaramella tiene Prima udienza del processo contro i clan di Condofuri NACQUE tutto con il danneggiamento dell’escavatore di Giuseppe Rodà. Il dirigente della Polizia di Stato, Giuseppe Pizzonia, ha ripercorso in aula le articolate indagini dell’inchiesta “Konta Korion”, che ha svelato il mare magnum delle attività delle cosche di Condofuri. Dai danneggiamenti, appunto, alle estorsioni, passando per l’infiltrazione negli appalti e nella pubblica amministrazione e, di conseguenza, per il rastrellamento di voti in favore di soggetti vicini alle cosche. L’indagine, curata dai sostituti procuratori della Dda, Antonio De Bernardo e Federico Perrone Capano, portò infatti allo scioglimento del consiglio comunale di Condofuri per infiltrazioni mafiose. Pizzonia, oggi capo delle Volanti della Questura di Reggio Calabria, ma al tempo dei fatti dirigente del Commissariato di Condofuri, la cui attività è stata fondamentale per le indagini, ha tracciato, dunque, un quadro completo dell’attività investigativa messa in atto dalla Polizia di Stato. L’operazione, che portò a decine di arresti, mise nel mirino la cosca Rodà-Casile, che avrebbe condizionato, illecitamente, le attività del Comune di Condofuri. Fu dunque il danneggiamento di un mezzo da cantiere a scatenare la curiosità degli investigatori che, nel corso delle indagini, si trovarono di fronte a una grande capacità penetrativa Il Cedir, sede del tribunale da parte delle famiglie mafiose del paese dell’area grecanica. Oltre agli interessi negli appalti e, in generale, nelle attività del Comune di Condofuri, emerse anche l’attività di taglieggiamento nei confronti dei commercianti del paese, nonché l’infiltrazione all’interno delle ditte, soprattutto con riferimento al settore del movimento terra. La deposizione di Pizzonia è avvenuta nell’ambito del giudizio ordinario. Nello stralcio in abbreviato, il Gup Tommasina Cotroneo, ha condannato 22 persone, comminando pene che vanno dai sei mesi fino ai dieci anni di carcere. cla. cor. La decisione su istanza dell’avvocato Foti Erano stati trovati con 500 grammi d’erba Il Tdl manda ai domiciliari Sentenza confermata il tecnico Pasquale D’Ascoli per tre spacciatori VA ai domiciliari l’architetto Pasquale D’ascoli, arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Urbanistica” della Procura della Repubblica di Reggio Calabria. La decisione è stata assunta dal Tribunale della Libertà che, accolto la richiesta dell’avvocato Pasquale Foti. Pasquale D’ascoli era accusato di seguire le pratiche, nella qualità di istruttore tecnico del settore “Edilizia privata” dell’ufficio urbanistica. Per i magistrati avvalendosi della propria posizione ed incaricato dell’istruzione di pratiche edilizie, operava sotto le direttive o comunque con il costante sostegno di Melchini. Gestiva anche pratiche di numerosi utenti che indirizzava presso lo studio privato di Lo Rè. SENTENZA di condanna confermata anche in appello per AlbertoRomeo, Giuseppe Morabito e Paolo Morabito. La Corte d’Appello di Reggio Calabria, infatti, ha confermato la sentenza emessa, nel marzo scorso, dal Giudice Monocratico che aveva condannato a un anno ciascunodi reclusioneAlberto Romeoe GiuseppeMorabito e a otto mesi Paolo Morabito. I tre vennero arrestati dai Carabinieri che, nell’ambito dei controlli messi in atto dal Comando Provinciale per il contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti,li trovaronoinpossessodi cinquepanetti di hashish, per un totale di cinquecento grammi. I tre furono rintracciati dai militari dell’Arma nella zona di Gallico. cla. cor. anche in appello di CLAUDIO CORDOVA NONOSTANTE l’assoluzione di Domenico Capogreco, che in primo grado era stato condannato a otto anni di reclusione, regge l’impianto accusatorio portato avanti nell’ambito del processo “Ciaramella”, nato da un’operazione condotta dalla Dda contro il narcotraffico internazionale. La Corte d’Appello, dunque, ha condannato Raphael Bayer a 17 anni di reclusione (18 anni e sei mesi la condanna di primo grado), Marijan Horvat a 21 anni di reclusione (24 anni e sei mesi in primo grado), Hugues Recchia a 18 anni (21 anni in primo grado), Hazir Kurti a 7 anni e 6 mesi (9anni di reclusione). Confermata la condanna a 5 anni nei confronti di Bedrije Kurti, così come deciso, in primo grado, dal Tribunale di Locri. Nonostante alcune riduzioni di pena (il sostituto procuratore generale Adriana Fimiani aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado) regge dunque l’accusa nel procedimento. L’operazione “Ciaramella”, condotta dal Ros dei Carabinieri, in collaborazione con le forze dell’ordine di altri Stati, andò a colpire un vasto traffico di sostanze stupefacenti con paesi europei e sudamericani come Spagna, Olanda, Perù, Paraguay, Uruguay e Brasile. Un’indagine coordinata dalla Dda di Reggio Calabria e, in particolare, dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri. L’operazione scattò nel novembre del 2005 e delineò, ancora una volta, il ruolo delle cosche calabresi nel narcotraffico internazionale: come acclarato da una vasta letteratura giudiziaria, le ‘ndrine sono, da anni, in grado di trattare da pari a pari con i cartelli di tutta Europa e del Sud America. Novantanove furono le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda. In particolare, l’indagine “Ciaramella” andò a colpire presunti affiliati alle cosche Morabito-Palamara-Bruzzaniti di Africo. Quello arrivato al cospetto della Corte d’Appello di Reggio Calabria, che ha emesso ieri la sentenza, è lo stralcio che riguarda i soggetti che hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario. Il grosso degli imputati, infatti, scelse il processo con rito abbreviato che portò, nel febbraio 2007, a condanne per oltre 150 anni di carcere. L’inchiesta di Nicola Gratteri sul narcotraffico E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 26 Reggio Piana Mercoledì 23 novembre 2011 Il processo alla cosca Pesce di Rosarno sarà trasferito da Palmi a Milano per sentire Rosa Ferraro “All Inside” prepara la trasferta I giudici hanno cambiato il calendario per tutelare la collaboratrice di DOMENICO GALATÀ PALMI - Si sposta a Milano il processo All Inside. Inizierà domani mattina infatti la “trasferta”del Tribunale collegiale di Palmi presieduto dal giudice Concettina Epifanio (a latere i togati Anna Laura Ciollaro e Antonella Crea), che nell'aula bunker del Tribunale di Milano sentiranno le dichiarazioni di Rosa Ferraro, la testimone di giustizia, cugina della collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce, che da tempo vive sotto la tutela di uno speciale programma di protezione in seguito alla sua decisione, assunta nel 2006, di cooperare con i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e la Guardia di Finanza. Nel corso dell'ultima udienza tenutasi nell'aula bunker del Tribunale di Palmi, la Epifanio aveva accolto la richesta del Pubblico Ministero, Alessandra Cerreti di sentire la Ferraro da una località diversa da Palmi, innanzitutto per l'incolumità della donna, nei confronti della quale, secondo quanto emerso in alcune intercettazioni, ci sarebbe stato un “progetto” portato avanti da alcuni elementi del clan Pesce, finalizzato alla sua eliminazione. Inizialmente si era parlato anche di un'interrogatorio da affettuare in video conferenza, ma Il Pm ha manifestato la necessità di mostrare alcune foto alla Ferraro, cosa che sarebbe risultata piuttosto difficile se fosse stata sentita in video collegamento. La deposizione in aula della testimone di giustizia sarà quindi distribuita in tre giorni consecutivi e terminerà sabato prossimo. Giudici e magistrati si sposteranno certamente a Milano, mentre potrebbero non seguirli i molti avvocati che compogono il collegio difensivo e la stragrande maggioranza degli imputati attualmente detenuti. Questi ultimi, secondo quanto spiegato nell'ultima udienza dal giudice, avrebbero potuto chiedere di assistere “dal vivo”all'udienza e per loro sarebbe stato disposto un trasferimento nell'aula bunker del tribunale lombardo. Quando però l'Epifanio ha chiesto quando di loro avrebbero optato per questa scelta, dalle gabbie è emersa quasi all'unisono la volontà di assistere all'udienza da Palmi. Per questo motivo, nell'aula bunker palmese è stato disposto il collegamento in video conferenza con Milano, che permetterà ai detenuti e agli avvocati di vedere e ascoltare quanto avrà da dire ai giudici la Ferraro. C'è molta curiosità quindi intorno alla deposizione della testimone di giustizia, che già in passato ha sottoscritto alcuni verbali in cui sono contenute accuse nei confronti della 'ndrina di Rosarno. La donna già nel 2006 aveva rilasciato alcune dichiarazioni all'allora procuratore aggiunto della Procura di Palmi, Bruno Giordano, grazie alle quali partì l'inchiesta sfociata nella maxi operazione contro i Pesce, sviluppatasi in due fasi tra l'aprile ed il novemmbre dello scorso anno. Sono 63 gli imputati nel procedimento con rito ordinario in corso a Palmi, mentre pesanti condanne sono state inflitte al termine del processo con rito abbreviato conclusosi nei mesi scorsi a Reggio Calabria. Alla sbarra 63 persone con il rito ordinario BREVI OPPIDO MAMERTINA Rapinata gioielleria RAPINA in gioielleria ad Oppido Mamertina. Tre individui, con il volto scoperto ed uno solo armato di pistola, hanno fatto irruzione nel negozio di proprietà di M.G., 43 anni, facendosi consegnare svariati oggetti in oro e pietre preziose di ingente valore per dileguarsi facendo perdere le proprie tracce. Indagini dei carabineri. POLISTENA I Nas chiudono un ristorante L’arresto di Giuseppina Pesce A MELICUCCO Riciclaggio di due escavatori, arrestato di FRANCESCO PAPASIDERO MELICUCCO - È stato trovato in possesso di mezzi per la movimentazione terra Pasquale Napoli (foto), 48 anni, di Melicucco, per il quale, ieri sono scattate le manette ai polsi ad opera dei carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro. Dopo cinque mesi, i militari dell'Arma sono arrivati alla conclusione di una delicata attività investigativa che ha permesso di sventare un'attività di riciclaggio di due mini escavatori trovati all'interno di una proprietà dello stesso Napoli. Insieme a lui, dovranno rispondere di riciclaggio anche altri complici tuttora in corso di identificazione. Le indagini dei carabinieri di Melicucco, hanno preso il via dal furto di uno dei due mini escavatori avvenuto tra il 9 ed il 10 giugno 2011 in un cantiere di Mon- tespertoli, in profincia di Firenze, ed hanno accertato come a distanza di pochi giorni il miniescavatore Komatsu pc 50 mr-2 si trovasse già nella Piana di Gioia Tauro, pronto per essere usato. Per quanto riguarda, invece, l'altro mezzo rubato in provincia di Firenze, il miniescavatore New Holland modello E-18, stante la completa contraffazione del numero di telaio, non è stato possibile al momento risalire al legittimo proprietario. Le fonti di prova raccolte dagli investigatori, le informazioni fornite dalle case costruttrici ed, infine, l'esame elettrolitico sui motori, hanno consentito alla Procura della Repubblica di Palmi di presentare al Gip dello stesso tribunale una “piattaforma” indiziaria puntuale e dettagliata che ha convinto il gip ad emettere la misura per Napoli. A San Giorgio Morgeto fiaccolata in ricordo del cacciatore ucciso Laureana di Borrello Droga Zangari Ad un anno dalla tragedia rabbia e commozione di tutti patteggia In memoria di Antonio di SIMONA GERACE SAN GIORGIO MORGETO Una fiaccolata per ricordare Antonio Giovinazzo, il trentacinquenne ucciso un anno fa, durante una battuta di caccIa in contrada “Ambesi”, tra i comuni di Cittanova e Polistena. Tante candele accese hanno illuminato le viuzze di San Giorgio Morgeto, della luce della legalità e della giustizia, in occasione del primo anniversario della morte, per mano assassina, del giovane autista sangiorgese che ha lasciato una moglie e un figlio ancora piccolo. Gli aspetti della vicenda che ha portato all'omicidio ancora oggi, a distanza di un anno esatto, non sono stati delineati. Giovinazzo, la mattina del 21 novembre 2010, si era recato con altri tre compaesani per una battuta di caccia in contrada “Ambesi”. Ad un certo punto però, alcuni malviventi gli si sono avvicinati, intimando loro di consegnare le armi. Giovinazzo, nel tentativo di fuggire, a bordo della sua “Fiat Tipo”, è stato raggiunto da un colpo di fucile a pallettoni ed è morto sul colpo. I suoi tre “compagni di disavventura” si trovavano La fiaccolata in ricordo di Giovinazzo invece, in un'altra auto, una “Fiat Panda”, e non hanno potuto fare altro che consegnare ai malviventi, la loro auto, quattro fucili semiautomatici e un fucile sovrapposto. Oggi, ad un anno di distanza da quel tragico episodio, una famiglia piange ancora una perdita troppo grande e troppo ingiusta per una società che si definisce civile. Una perdita per la quale ancora non sono stati individuati i nomi dei colpevoli. «A nessuno è consentito togliere la vita ad un altro uomo. - ha affermato il parroco, don Salvatore Larocca, durante la messa che ha preceduto la fiaccolata - Antonio è stato barbaramente ucciso e a noi non resta che indignarci di fronte alla cultura della morte. Dobbiamo fare in modo che la criminalità non sia scontata, e sia avulsa dal nostro stile di vita e dal nostro modo di pensare. Abbattiamo i muri dei vecchi rancori e degli odi, perché la divisione è sintomo di debolezza. Rimbocchiamoci invece, le maniche per una cultura di giustizia, legalità e pace, restando liberi da ogni compromesso che potrebbe schiavizzarci e chiederci poi, un conto troppo alto da pagare». Queste le parole pronunciate durante l'Omelia: un invito al perdono e un incentivo a vivere nella giustizia. La ricorrenza ha visto riuniti, nel ricordo di Giovinazzo, tutti i gruppi politici della cittadina,presso lachiesa“Santissima Annunziata” dell'ex convento dei domenicani. Al termine della messa, una nutrita folla di parenti, amici e conoscenti, ha percorso con le candele accese la fiaccolata, organizzata dall'amministrazione comunale guidata da Carlo Cleri, per le vie principali della cittadina. «È trascorso un anno da quando, una mano assassina, ha privato la nostra comunitàdiun giovanepadre,onesto lavoratore, apprezzato da tutti per il suo mite carattere, la sua disponibilità, per la sua innata simpatia e voglia di vivere» ha affermato il primo cittadino, Cleri. LAUREANA DI BORRELLO - Quattro anni e due mesi di reclusione. È quanto ha patteggiato davanti al Gip di Palmi, Giuseppe Zangari, 45enne bracciante agricolo di Laureana di Borrello, arrestato nell'agosto scorso con per il reato di coltivazione di sostanze stupefacenti. I carabinieri della Compagnia di Gioia, con i Cacciatori Calabria di Vibo Valentia, avevano ritrovato in un terreno di sua proprietà sito in contrada Campo Mario 503 piante di canapa indiana di un'altezza media vicina ai due metri. Le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore di Palmi, Antonio D'Amato. In seguito ad una sostituzione della misura cautelare in carcere avanzata dall'avvocato Guido Contestabile, accolta favorevolmente da Gip del Tribunale palmese, Luca Colitta, Zangari è stato destinato alla misura degli arresti domiciliari, sia per la buona condotta tenuta durante il periodo di detenzione che per la definizione del procedimento mediante l'applicazione della pena concordata. do. ga. L’ASP di Reggio Calabria ha disposto la chiusura di un ristorante pizzeria a Polistena del quale è titolare L.L., 44 anni. Il provvedimento è scaturito da un’ispezione dei carabinieri del Nas rilevando carenze igienico-sanitarie e strutturali. OPPIDO MAMERTINA Sgozzate pecore e capre UNA vera e propria strage all'interno di un ovile di Oppido Mamertina. Diciotto tra pecore e capre sono stati sgozzate. Gli animali si trovavano all'interno della struttura di proprietà di P.A., residente del posto. ROSARNO Furto in uliveto doppio arrestato I carabinieri di Rosarno hanno tratto arresto per furto aggravato in concorso, S.G., di 29 anni, e R.V., 34enne. I due sono stati sorpresi all'interno di fondo agricolo coltivato ad agrumeto ed uliveto, di proprietà R.V., mentre erano intenti a recidere gli alberi per impossessarsi della legna. PALMI Ai domiciliari per stalking NEL primo pomeriggio di ieri, la polizia di Palmi ha dato esecuzione all'ordinanza di aggravamento di misura cautelare emessa nei confronti di Michele, Caristi palmese di anni 34. L'uomo è accusato di stalking. Il provvedimento cambia da divieto di avvicinamento al luogo di lavoro della persona offesa ai domiciliari. GIOIA TAURO Fucilate contro negozio TRENTA colpi di kalashnikov contro negozio di abbigliamento. I proiettili sono stati esplosi contro i vetri d’ingresso del negozio di proprietà di M.A., 39 anni. Indaga la polizia. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 40 Reggio 34 Email: [email protected] - Amantea E-mail [email protected] - [email protected] Paola E-mail [email protected], [email protected], [email protected] San Lucido Email [email protected] Scalea Email [email protected] Belvedere Email [email protected] Acquappesa E-mail [email protected] Il processo a questo punto potrebbe conoscere un clamoroso colpo di scena «Il delitto Mannarino fu mafioso» Il pg Facciolla chiede l’aggravante: omicidio maturato nella guerra fra clan di PAOLO VILARDI PAOLA – Possibili nuovi colpi di scena al processo di secondo grado sull’omicidio del falegname Stefano Mannarino, 39 anni, ucciso il 24 novembre del 2008. Nella mattinata di ieri, nel corso della sua requisitoria, il procuratore generale Eugenio Facciolla ha chiesto alla Corte d’Appello di Catanzaro l’aggravante mafiosa per i quattro imputati del delitto, condannati tutti in primo grado a 30 anni di reclusione per omicidio volontario. Questi i loro nomi: Elena Serpa, 73 anni; i suoi figli Domenico e Vincenzo La Rosa, rispettivamente di 56 e 54 anni; un loro complice di Roma, Stefano Di Vanno, 46 anni. Tutti avrebbero partecipato al barbaro assassinio di Mannarino, massacrato con punteruoli e mattonate in testa, al fine di vendicare la morte di Antonello La Rosa, ucciso un mese prima a colpi di arma da fuoco. Antonello era il fratello dei due La Rosa attualmente imputati. Il processo potrebbe dunque mutare nella sostanza se verrà accolta l’istanza della pubblica accusa, appunto il riconoscimento della mafiosità dell’omicidio, che potrebbe comportare per gli imputati la nullità del giudizio di primo grado e la ricelebrazione del processo in altra sede competente. Con l’aggravvante dell’associazione mafiosa, poi, nonostante il rito abbreviato agli imputati potrebbe essere comminata la pena dell’ergastolo. Si ricorda che i due delitti sono ritenuti dagli inquirenti generati da una presunta frattura interna al clan Scofano – Martello, a cui entrambi facevano parte. I rilievi degli inquirenti sul luogo dell’omicidio Sempre nella mattinata di ieri dopo l’intervento del Pg è stata la volta delle parti civili, rappresentate in aula da Luigi Bottino, mentre la prima arringa difensiva è stata dell’avvocato Massimo Zicarelli. Giorno 6 dicembre, data del rinvio, se le requisitorie degli altri difensori non si prolungheranno i giudici catanzaresi potrebbero emettere la sentenza. Si ricorda che uno dei presunti killer di Stefano Mannarino, il romano di 46 anni Stefano Di Vanno, era divenuto collaboratore di giustizia. Dalle sue dichiarazioni rese al Pg Eugenio Facciolla, messe a verbale il 15 novembre del 2010, erano emersi nuovi particolari sull’omicidio, tra cui la partecipazione al delitto di una quinta persona, un congiunto dei La Ro- sa. Probabile che anche grazie alle indicazioni del neo collaboratore l’accusa abbia tratto spunti per ricostruire la dinamica dell’attentato mortale e chiedere quindi che venga riconosciuta l’aggravante mafiosa. Secondo le motivazioni della sentenza di condanna emessa dal Gup di Paola, emessa il 27 aprile del 2010, i quattro presunti autori del delitto eliminarono Stefano Mannarino per vendetta, come già riferito, dopo che un loro emissario l’avrebbe attirato in casa di Elena Serpa. Qui fu consumato l’efferato delitto, utilizzando punteruoli, mattoni e atri oggetti contundenti che si trovavano nella stanza. Il collegio difensivo degli imputati, costituito dagli avvocati Rossana Cribari, Venerdì prossimo gli avvocati terranno un incontro sul tema con i sindaci del territorio Tribunale ancora a rischio chiusura L’Ordine degli avvocati di Paola per protesta proclama due giorni di astensione PAOLA - Il Tribunale di Via Falcone e Borsellino, nonché la sua sede distaccata di Scalea, sono nuovamente a rischio chiusura. A manifestare preoccupazione è stato il consiglio dell'ordine degli avvocati di Paola, presieduto da Vito Caldiero, a seguito dell'approvazione, nella legge finanziaria, dell'emendamento che consente al Governo di rivisitare la distribuzione degli uffici di giustizia sul territorio nazionale. Timori sussistono altresì per l'accorpamento della Procura della Repubblica di Paola ad altra presente in provincia, che potrebbe essere quella di Cosenza. Notizie che hanno destato la preoccupazione degli avvocati del foro di Paola. «Se una qualsiasi tra le paventate prospettive dovesse realizzarsi rileva l'ordine degli avvocati di Paola - si andrà ad incidere negativamente in un contesto territoriale interessato da imponenti e pericolosi fenomeni di criminalità organizzata, anche di stampo mafioso, oltre a danneggiare ulteriormente le popolazioni dei 32 comuni ricompresi nel circondario del Tribunale di Paola». Altro rilievo: «La paventata sop- pressione, originata dalla necessità di razionalizzazione della spesa pubblica, provocherebbe, per converso, un ulteriore aggravio di spesa, dovendosi dotare altra sede di Tribunale, magari già prossima al collasso, quantomeno di nuove strutture edilizie atte ad ospitare il crescente numero di magistrati, avvocati, personale di cancelleria, nonché l'enorme mole di utenti provenienti dalle più disparate porzioni di territorio». Il consiglio degli ordine degli avvocati di Paola, per dare maggiore voce alla protesta, ha proclamato un'astensione dalle udienze I racconti del collaboratore di giustizia Garofalo «Gentile divenne capoclan quando fu ucciso Africano» di PAOLO VILARDI AMANTEA - «L'unica cosa di cui non si occupava Tommaso Gentile era il lavoro onesto». E' stata una delle dichiarazioni rilasciate in videoconferenza dal collaboratore di giustizia Franco Garofalo, interrogato ieri mattina come testimone in Nepetia, processo penale a carico di 23 imputati accusati a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, droga e singoli reati contro il patrimonio. Incalzato dal Pm della Dda, Giampaolo Boninsegna, Garofalo ha innanzitutto presentato il suo “curriculum” ai presenti nell'aula collegiale del Tribunale di Paola: «Fui associato al gruppo Perna Francesco di Cosenza dal 1979 al 1996; nel 1997 decisi poi di collaborare con la giustizia. In passato sono stato condannato per reati nell'ambito della criminalità organizzata. Ho subito pro- Massimo Zicarelli, Giuseppe Bruno e Armando Sabato, punteranno a far cadere l’accusa di omicidio volontario, come si evince dai loro ricorsi avverso la sentenza di Primo grado, anche in base al fatto che Domenico La Rosa era stato l’unico reo confesso dell’assassinio. Per tali elementi, insieme a tanti altri elencati nel ricorso, i legali chiederanno per Domenico La Rosa l’esclusione della premeditazione, in quanto avrebbe ucciso perché provocato. Per Vincenzo La Rosa, Elena Serpa e Stefano Di Vanno l’assoluzione “per non aver commesso il fatto” e in subordine l’accusa di solo favoreggiamento. Le parti civili, i familiari della vittima, sono rappresentate dall’avvocato Gino Perrotta. cessi per omicidio, estorsioni e associazione mafiosa». La pubblica accusa ha ritenuto opportuno l'esame del pentito per dare ulteriore solidità all'impianto accusatorio, che risalta l'operato nel comprensorio del basso Tirreno degli esponenti del clan Gentile - Besaldo, ritenuti autori di attentati, intimidazioni e richieste estorsive di vario genere. Al collegio del Tribunale - presidente Paola Del Giudice, giudici a latere Anna Maria Buffardo e Nicoletta Campanaro - il testimone ha fornito notizie di sua conoscenza, su sollecitazione delle domande del Pm, a riguardo del boss di Amantea: «Era un nostro affiliato, ma con un proprio distaccamento che operava nella zona del mare (la costa del basso Tirreno cosentino, ndr), divenne capo della coscadel luogodopo l'uccisione di Francesco Africano». A questo punto ha preso la parola il Pm, che ha chiesto al collabo- Raccontati in aula i nuovi equilibri fra i clan durante la guerra di mafia ratore particolari su questo delitto: «Africano fu assassinato dal gruppo di Franco Pino nell'ambito della guerra in atto in quegli anni, come ho avuto modo di apprendere da Gianfranco Ruà, che partecipò all'omicidio. Gli successe così Gentile, che iniziò ad occuparsi di droga, armi, ecc. Un po' di tutto insomma ha proseguito Garofa- Tommaso Gentile lo - Ad Amantea comandava il suo gruppo, a Paola i lo il processo è proseguito con l'eSerpa, i Calvano a San Lucido e i same e il controesame di altri testimoni del Pm, tutti carabinieri, Muto a Cetraro». Il collaboratore di giustizia, tra cui il maresciallo capo Roberto sempre su input della pubblica ac- Rampino, uno degli operanti al cusa, ha poi raccontato del tentato tempo delle indagini, a cui l'avvoomicidio di Francesco Marcianò, cato dell'imputato Paolo Launi ha sfuggito alla morte a causa del- chiesto delle precisazioni a ril'inceppamento della pistola usa- guardo del proprio assistito. In ta dal killer: «Marcianò era un particolare sui contatti che aveva esponente della malavita di Reg- con l'allora latitante Giovanni gio Calabria, considerato un po- Amoroso, il quale, si ricorda, il 5 tenziale nemico, che dopo l'atten- gennaio del 2007 attentò la vita tato ad Amantea cercò di istaura- dei carabinieri Sisti e De Sarro in rebuoni rapporticol gruppoGen- uno scontro a fuoco. Prossima tile -Besaldo». CongedatoGarofa- udienza il prossimo 13 dicembre per i prossimi 2, 3 e 5 dicembre. Giorno 2, che cade di venerdì, è stato chiesto al contempo un incontro con i sindaci del Tirreno cosentino e le autorità competenti durante il quale discutere eventuali ulteriori e più incisive iniziative di protesta contro la razionalizzazione dei palazzi di giustizia. Il vertice si porrà come fine quello di sensibilizzare l'opinione pubblica alla problematica, ovvero ai forti timori della soppressione del palazzo di giustizia paolano, quindi ad adottare le opportune contromisure per scongiurare il pericolo. Aggredì medico del Pronto soccorso condannata PAOLA - Ha patteggiato la pena la donna di 28 anni dell'hinterland cosentino, C.B., che intorno alle 2 di notte dell'11 settembre del 2009, dopo averla insultata, sferrò un calcio al medico responsabile del pronto soccorso di Paola. A seguito di denuncia della dottoressa partì l'indagine, basata principalmente sulle testimonianze raccolte da coloro che avevano assistito all'insolita scena. Al culmine dell'attività investigativa la giovane fu imputata per violenza, minacce a pubblico ufficiale e lesioni personali. Ieri mattina il giudice monocratico di Paola ha deciso la condanna a 8 mesi di reclusione, pena sospesa, per la responsabile dell'aggressione, nonché il pagamento delle spese sostenute in giudizio. Il giorno dei fatti la sorella dell'imputata venne trasportata in ospedale da Amantea, forse a causa di un malore dovuto all'abuso di alcol. Il medico, S.O., mentre visitava la paziente, invitò la congiunta che l'aveva accompagnata, ad allontanarsi dal reparto. Ma a questo punto la donna diede in escandescenza. Iniziò quindi ad aggredire verbalmente la dottoressa, manifestandole lasua fermaintenzione dicontinuare a sostare nel pronto soccorso. Perse le staffe le sferrò poi un calcio all'avambraccio, provocandogli una lesione giudicata guaribile in una settimana. La ragazza infuriata tentò addirittura di aggredire di seguito anche le due guardie giurate in servizio all'ospedale, subito intervenute, che riuscivano però a immobilizzarla. p. v. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Tirreno Mercoledì 23 novembre 2011 Operazione dei carabinieri tra Botricello, Cropani e Sersale Sellia Marina. Funzione religiosa con le autorità locali Videopoker illegali, 7 denunce Celebrata la Virgo Fidelis Segnalazioni da giocatori costretti a chiedere prestiti Il capitano De Nuzzo è ritornato sulla storia della patrona SELLIA MARINA - Sette persone sono state denunciate e diversi apparecchi video poker sono stati posti sotto sequestro, al termine di un’operazione dei Carabinieri della Compagnia di Sellia Marina che ha interessato esercizi pubblici di Botricello, Cropani e Sersale. In particolare, a Botricello, i militari dell’Arma hanno denunciato S.R., 42 anni, e A.C., 35, perchè avevano installato nella propria attività 6 macchinette video poker prive di collegamento con i Monopoli di Stato. A Cropani sono state quattro le persone denunciate: F.R., 57 anni, M.M., 22, O.F., 57, B.C:, 32, tutti titolari di attività commerciali con video poker non in regola. Infine, a Sersale, è stato denunciato I.L., 53 anni, gestore di un circolo privato dove erano stati installati cinque apparecchi elettronici di tipo slot machine e video poker, prive di collegamento tele- SELLIA MARINA - Si è svolta nella Chiesa Santissimo Rosario di Sellia Marina, la messa in occasione della Virgo Fidelis, patrona dell'Arma dei Carabinieri. Erano presenti tutti i militari della Compagnia, i sindaci del comprensorio, rappresentanti dell'Associazione nazionale Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia municipale e Vigili del fuoco. La Santa Messa è stata concelebrata dai parroci di Sellia Marina, don Giuseppe e don Raffaele e dal parroco di Simeri Crichi, don Luigi Talarico. Al termine della celebrazione, il comandante della Compagnia, capitano Giovanni De Nuzzo ha spiegato l'origine ed il significato della ricorrenza che, oltre al valore religioso, è legata ai fatti di Culqualber ed alla giornata dell'orfano. In particolare, nell'Ar- Alcune delle macchinette sequestrate matico e delle autorizzazioni previste, con il pagamento delle vincite direttamente in contanti ai giocatori. Tutti gli apparecchi illegali sono stati posti sotto sequestro, con le sanzioni irrogate che superano complessivamente i 50.000 euro e per i locali non in regola è stata avanzata la proposta di chiusura. I controlli sono partiti da svariate segnalazioni di persone costrette a chiedere prestiti per far fronte ai debiti accumulati con il gioco elettronico. sa.pu. La funzione con, al centro, De Nuzzo, Romeo e Malagrinò ma il culto alla "Virgo Fidelis" iniziò subito dopo l'ultimo conflitto mondiale per iniziativa di monsignore Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone, ordinario militare d'Italia, e di padre Apolloni S.J., Cappellano militare capo.Lo stesso comandante generale prese a cuore l'iniziativa e bandì un concorso artistico per un'opera che raffigurasse la Vergine, Patrona dei Carabinieri. sa.pu. Operazione “The tractor”. Indagini chiuse dal pm Petrolo Botricello. Decisione della Giunta Estorsioni e traffico di droga Il cerchio si chiude su sei Cambia l’apparato amministrativo Ridotte a tre le aree di TERESA ALOI IN MANETTE, a marzo 2011 erano finiti Emanuele Pio Palaia, 26 anni, Sandro Ielapi, 36 anni, e Giuseppe Ziparo 26 anni. “The tractor” - il nome dell'operazione in codice - era scattata alle prime luci dell'alba condotta dal personale del Nucleo operativo unitamente a militari della Stazione di Girifalco che avevano eseguito i provvedimenti restrittivi emessi dal giudice per le indagini preliminari Gabriella Reillo, su richiesta del sostituto procuratore Paolo Petrolo, titolare dell'indagine. Ora, èstatoproprio ilmagistratoa chiudere il cerchio allargando l'inchiesta a sei persone accusate a vario titolo di estorsione e traffico di droga. E così, nel provvedimento di chiusura indagini accanto ai nomi di Emanuele Pio Palaia, Sandro Ielapi, e Giuseppe Ziparo compiaonoquelli di Domenico Aracri, 32 anni, Giuseppe Serratore, 28 anni e Paolo Loiarro, 22 anni (tutti, sono difesi dall'avvocato Vincenzo Fulvio Attisani, ad esclusione di Serratore rappresentato dall'avvocato Emilio Vitaliano). L'operazione, che aveva portato all'arresto delle tre persone a marzo, aveva rappresentato grazie al lavoro di una squadra di circa 10 elementi tra uomini del Norm e della Stazione dei carabinieri, al co- pongono il regolamento con cui si interviene sulle nuove BOTRICELLO - La Giunta co- norme, i ruoli del personale, i munale ha predisposto la compiti del segretario comunuova organizzazione degli nale e il reclutamento del peruffici e dei servizi disegnan- sonale sia con contratti a temdo, di fatto, una nuova no- po determinato che di collabomenclatura sia per le aree di razione. Un regolamento che riferimento che per il perso- nasce dalla volontà di dare nale all'interno del Comune una nuova organizzazione di Botricello. È questa la deci- agli uffici con lo scopo «di susione che è stata presa dalla perare e migliorare la tradimaggioranza comunale gui- zionale definizione dei confidata dal sindaco, Giovanni ni organizzativi per compeCamastra, che nel corso di tenza e per materia e di giununa delle passate sedute di gere alla definizione di confiGiunta comunale ha appro- ni dell'attività e responsabilivato il nuovo regolamento tà delle strutture che siano casull'ordinamento degli uffici ratterizzati dalle tipologie di servizi, di processi e di relae dei servizi. Un argomento importante zioni con gli utenti». E sopratche era stato già affrontato e tutto l'obiettivo principale, si discusso da tutti i componen- legge ancora nel regolamenti della maggioranza comu- to, è quello di mettere l'Ente nale nel corso delle apposite comunale «in condizioni di funzionare bene e riunioni che si sono di svolgere con susseguite nei memassima tempestisi scorsi. Dopo la dività e qualità le proscussione e il conprie funzioni istifronto nella compatuzionali ed i servigine amministratizi verso i cittadini. va è arrivata l'apIl perseguimento provazione del redi queste finalità golamento che «deconsente proprio termina i principi di valorizzare l'ofondamentali che rientamento al riguidano l'organizsultato finale delzazione amminil'attività dell'Ente strativa del Comued alla sua realizne di Botricello» e Giovanni Camastra zazione con il masnello stesso tempo «i metodi per la sua gestione simo di efficienza ed efficaoperativa, l'assetto delle cia». Nelle disposizioni, inoltre, viene individuato «il prinstrutture organizzative». Le aree individuate.L'atto cipio della separazione delle amministrativo è accompa- competenze» per cui «gli orgnato da diversi allegati, tra gani politici esercitano le funquesti ci sono anche le tabelle zioni di indirizzo politico-amcon i quali, la Giunta, ha di- ministrativo, mediante la desposto la suddivisione delle finizione degli obiettivi e dei aree. Tre in tutto le aree indi- programmi da attuare, nonviduate dalla maggioranza ché le funzioni di controllo, chedal 2009guida ilComune verificando la rispondenza ed, in particolare, la prima dei risultati dell'attività amarea riguarda il settore am- ministrativa e della gestione ministrativo che sarà guida- agli indirizzi impartiti». Ai responsabili di settore, ta da un apposito responsabile che avrà il compito di gesti- infine, «fermo restando le re i servizi di affari generali; competenze attribuite al sepromozione sociale; anagra- gretario, competono tutti gli fe e stato civile. Si passa poi al atti di gestione finanziaria, settore economico finanzia- tecnica ed amministrativa rio che si divide nel servizio delle risorse umane, struragioneria e personale e al mentali e di controllo, comservizio tributi (servizio che è presi quelli che impegnano stato esternalizzato dall'at- l'amministrazione verso l'etuale amministrazione). Ter- sterno». La Giunta comunaza e ultima area individuata è le, infine, può istituire «unità il settore lavori pubblici, edili- di progetto, quali strutture zia privata, urbanistica e poli- organizzative temporanee, zia locale. Area suddivisa, a anche intersettoriali, allo sua volta, in tre servizi: lavori scopo di realizzare obiettivi pubblici emanutenzione; edi- specifici rientranti nei prolizia privata e cimitero ed infi- grammi dell'Amministrazione». L'ultima parte del regone la Polizia locale. Il regolamento. Sono in lamento è concentrata sul retutto 107 gli articoli che com- clutamento del personale. di BRUNETTO APICELLA Sandro Ielapi Pio Emanuele Palaia Giuseppe Ziparo mando del tenente Vitantonio Sisto, un mix di strumenti di indagine “vecchio stile” e l'ausilio dei più moderni mezzi di investigazione . Tutto era iniziato a marzo del 2010, quando le risultanze investigative consentirono di accertare che le persone coinvolte in prima battuta si erano resi responsabili del furto di un trattore con annesso carrello e di un'autovettura. Successivamente estorcevano denaro ai proprietari in cambio della restituzione degli stessi, reimpiegando a loro volta i proventi degli illeciti nell'acquisto di consistenti quanti- tativi di sostanza stupefacente del tipo “cocaina, eroina e marijuana” destinata ad essere immessa sul mercato di Girifalco e dei centri vicini, traendo così cospicui vantaggi. I militari del Nucleo operativo riuscirono a video-riprendere ed accuratamente documentare persino il momento in cui veniva preso in consegna il denaroestorto alla vittima. Nel corso degli accertamenti, poi, gli investigatori, verificarono che qualcuno nell'immediatezza dell'attività estorsiva intraprendeva dei viaggi alla volta di Na- poli per apparenti motivi di lavoro. E così, ricostruendo le complesse dinamiche di contatti e collegamenti gli inquirenti accertarono che Pio Emanuele Palaia, eseguiva diverse trasferte a Napoli, in zona Sconsigliano - Scampia, per rifornirsi di droga per poi, al rientro dai viaggi insieme a Giuseppe Ziparo, attraverso una fitta rete di collegamenti e rapporti per lo più telefonici, spacciare la sostanza stupefacente rifornendo abituali clienti e tossicodipendenti segnatamente sulle piazze di Girifalco, Amaroni e Borgia. Taverna. Moria di pesci causato dalla manutenzione del bacino Passante Lago svuotato, avviata un’indagine TAVERNA - È stato aperto un fascicolo di indagine sullo svuotamento del bacino del Lago Passante, con la conseguenza moria di pesci. Lo hareso noto il personale del locale comando stazione forestale di Taverna che, nel corso dei normali servizi del territorio, alcuni giorni addietro ha registrato un rilevantissimo aumento della portata del fiume Alli a valle della diga del Passante, in località Carbonello del comune di Taverna. Conseguentemente sia il lago sia l'asta fluviale, erano attentamente monitorati ed attenzionati, al fine di evitare possibili rischi dovuti alla pubblica incolumità derivanti da esondazionio dissestoidrogeologico derivantedall'aumento della portata. Inoltre, il Corpo forestale ha avviato le verifiche relative all'origine di tale aumento della portata, riscontrando che questa era dovuta allo svuotamento del lago Passante, prevista dal relativo progetto di gestione, al fine di procedere a degli interventi di manutenzione alla base viale che del lago, morti del lago con una captazioquasi sicuramente per ne massima di 12 metri asfissia a seguito della ricubi al secondo. duzione dell'ossigeno a Nel corso dei controlli e causa della notevole dell'acquisizione delle requantità di sedimenti tralative notizie è stato anche sportati e, successivasegnalato al rappresenmente, per la mancanza di tante della società di geacqua. stione dell'impianto la Di questo è stata infor“A2a” spa di Brescia, premata l’autorità giudiziasente sul posto che, coria, con la trasmissione munque, oltre ai possibili degli atti e degli esiti delrischi per la pubblica in- Pesci morti al lago Passante l'attività svolta, con il ricolumità, con lo svuotamento del lago ci sarebbero stati notevoli scontro delle possibili ipotesi di reato condi rischi all'equilibrio della fauna ittica ed cernenti il maltrattamento di animali, il danneggiamento ed il deturpamento di all'ambiente fluviale nel suo complesso. Ed infatti, terminate le operazioni di bellezze naturali. Oltre agli aspetti penali altresì, la presvuotamento del lago,durante i controlli ordinari ed acquisendo anche specifiche senza delle migliaia di pesci può avere risegnalazioni di diversi cittadini, è stata svolti e riferimenti con la normativa in riscontrata una enorme moria della fau- materia di rifiuti e di natura sanitaria, rena ittica del lago, con migliaia di pesci lativamente ai quali è necessario acquisimorti sparsi nella melma sia dell'asta flu- re specifiche analisi in merito. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Catanzaro 31 Provincia Mercoledì 23 novembre 2011 35 Mercoledì 23 novembre 2011 Ufficio di corrispondenza: via Virgillo, 3 - 88046 Lamezia Terme - Tel. e Fax 0968/201015 E-mail: [email protected] I militari dell’Arma hanno anche rinvenuto nell’abitazione un involucro con 22 gr di hashish A casa con bomba da tre chili Arrestato dai carabinieri Giovanni Giampà. L’ordigno trovato nella cucina di PASQUALINO RETTURA L’EMERGENZA I CARABINIERI hanno rinvenuto all'interno dell'abitazione di proprietà di Giovanni Giampà, 48 anni, occultata tra un divano ed un mobile della cucina, un ordigno rudimentale composto da una bottiglia in vetro di colore verde, avvolta in foglio di alluminio, munita di miccia a lenta combustione. L'ordigno, del peso lordo di 2,8 kg, conteneva una miscela di polvere pirica parte della quale è stata repertata, mentre il resto è stata distrutta grazie all'intervento degli artificieri. La bomba rudimentale era di medio/alto potenziale ed avrebbe potuto provocare ingenti danni se posizionata e fatta esplodere nei pressi di un edificio o sotto un veicolo. Nel prosieguo della perquisizione, inoltre, occultato sotto una zolla di terra del giardino adiacente l'abitazione, i militari hanno rinvenuto anche un involucro in cellophane contenente 22 gr di hashish. Per l'uomo a quel punto sono scattate le manette ai polsi. L’ordigno è stato scoperto dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della compagnia di Lamezia, collaborati dagli artificieri antisabotaggio del Reparto operativo di Catanzaro, intervenuti per recuperare il rudimentale ordigno. L’operazione rientra nell’ambito dei servizi straordinari eseguiti dia carabinieri visti i numerosi episodi che si sono verificati in particolare nell’ultimo periodo. Diverse infatti le intimidazioni a scopi estorsivi mediante l’esplosione di ordigni. Alle azioni criminali infatti poste in essere con una certa frequenza, soprattutto nell'ultimo periodo, i carabinieri della compagnia di Lamezia Terme hanno contrapposto attività di controllo del territorio ad ampio raggio. Intensificazione dei servizi, posti di blocco e perquisizioni domiciliari e veicolari, sono stati tra i primi segna- Rom vicino l’Ecosistem Allarme occupazione RISCHIO occupazione alla Ecosistem srl che, di fronte al concretizzarsi dell’allocamento dei rom in località Lenzi - Viscardi in un terreno confiscato alla ‘ndrangheta, si vedrebbe costretta a ridurre drasticamente la propria attività imprenditoriale. E’ la stessa direzione dell’azienda che lo annuncia di fronte alla possibilità di sistemare i nuovi prefabbricati per ospitare famiglie rom sgomberate dal villaggio di Scordovillo in un terreno confiscato adiacente alla sede dell’azienda. In un’area infatti confinante con il centro di stoccaggio della Ecosistem srl, azienda che opera nel settore dello smaltimento dei rifiuti speciali, dovrebbero infatti trovate posto i nuovi prefabbricati per i rom di Scordovillo e questa possibilità ha generato forti dubbi e perplessità da parte dei vertici stessi dell’azienda. «Tale proposta - viene spiegato in una nota della direzione dell’azienda - appare a molti inappropriata, sia per potenziali questioni di salute ed incolumità degli stessi rom, sia perchè, in un delicato momento di crisi economica ed occupazionale, rischia di creare, per molteplici motivi, seri problemi all'attività di un’impresa che opera in un settore particolare e che da lavoro a circa novanta famiglie, senza fornire, tuttavia, una adeguata soluzione alla questione rom». E secondo l’azienda, ciò contrasterebbe, inoltre, «con il principio ispiratore di sgombero del campo rom, giacchè così facendo non si giungerebbe ad un equilibrato smistamento dei nomadi sull'intero territorio lametino, ma alla risistemazione di consistenti nuclei familiari in altro sito per giunta pieno di pericoli». Insomma, di fronte a questa posibilità, per l’azienda lametina sarebbe auspicabile, pertanto, «prima di innescare ulteriori allarmismi, sospendere ogni affrettata iniziativa in tal senso, ed aprire, attraverso il coinvolgimento delle varie istituzioni, un costruttivo momento di riflessione per addivenire ad un proposta condivisa che tenga conto dei diversi interessi». p.re. L’azienda «Esistono pericoli» L’ordigno trovato dai carabinieri li di risposta messi in campo dall'Arma. Anche con l'ausilio di elicotteri, del personale del Gruppo Operativo Calabria e del Reparto Operativo di Catanzaro, continuano incessanti, con cadenza giornaliera, soprattutto a seguito degli ultimi eventi delittuosi, le operazioni di controllo su tutto il territorio della Piana di Lamezia Terme. E proprio grazie a questi controlli straordinari i carabinieri hanno scoperto il rudimentale ordigno a casa di Giovanni Giampà che ora dovrà fornire più di una spiegazione agli inquirenti nel corso dell’udienza di convalida dell’arresto che dovrebbe tenersi oggi. Giovanni Giampà «Con l’accorpamento dell’Agrario di Sambiase non si è tenuto conto del civico consesso» Speranza precisa «All’Ama 100mila euro I docenti Ruberto e Sesto stigmatizzano le scelte della Provincia sul Piano scolastico di contributi» «Ridicolizzato il consiglio comunale» «L'ACCORPAMENTO dell'Istituto Agrario di Lamezia a Decollatura è il frutto di una decisione “bulgara”del consiglio provinciale di Catanzaro, dove sono presenti figure di direzione e rappresentanti apicali lametini. Un voto unanime, che ha messo in evidenza l'adeguamento supino e subalterno dei rappresentanti lametini alle scelte orchestrate e decise dai vertici della provincia». Un giudizio lapidario, da parte dei professori Ruberto Pierdomenico e Sesto Silvana, promotori del comitato pro istituto Agrario a Lamezia, per i quali «la ulteriore spoliazione della città non può essere sottaciuta! L'ennesima mercificazione della nostra cultura, della nostra storia, del nostro futuro, continuo tradimento della fiducia dei cittadini, perpetrato con indifferenza ed irresponsabilità. Così come, anche il Consiglio comunale di Lamezia è stato ridicolizzato, ma diverso è il clima che si respirain città,peri cittadiniLamezia dovrebbe riappropriarsi della sua valenza, delle sue potenzialità e centralità nel contesto regionale, non mero fatto geografico ma una chiara e forte posizione politica». La provincia si è trincerata dietro schemi burocratici senza approfon- dire e privilegiare le funzioni ed il ruolo del territorio, per la Regione Basilicata, invece, contano le specifiche situazioni locali; per la Puglia conta l'omogeneità territoriale. Per il comitato «balza la cura formale da parte dei consiglieri, del criterio di “unificare istituti prioritariamente della medesima tipologia” e poi la grande falsità quando aggiungono all'interno del medesimo ambito territoriale». Non c'è omogeneità territoriale tra i due istituti, poiché l'IPSASR di Falerna non esiste piùpoiché la provincia, dopo la chiusura per inagibilità di Falerna Marina, ha ordinato il trasferimento nella sede di Lamezia in via Savutano. È singolare che si utilizzi il criterio dell'ambito montano, pur essendo Falerna tra le realtà costiere dei Pisl. Né si comprende la scelta del Consiglio regionale di istituire l'enoteca regionale a Lamezia, se poi l'istituto Agrario viene svuotato. O quella di avere la facoltà di Agraria di Reggio Calabria nel centro storico della Città di Lamezia e poi si spezza la filiera scolastica vanificando anche tutti i rapporti, le collaborazioni e le convenzioni esistenti. Adesso la parola passa al consiglio regionale: ai rappresentanti lametini la scelta di semplice ratifica o di approfondimento e modifica di un provvedimento, che ha obbiettivamente penalizzatol'area centrale della Calabria. r.s. DALL’AZIENDA SANITARIA Fotovoltaico e pitturazione esterna all’ospedale Gerardo Mancuso UN finanziamento regionale di 2.800.000 euro per la pitturazione esterna di tutto l'ospedale, il cambiamento di tutti gli infissi esterni della struttura ospedaliera, la climatizzazione automatica dell'intero stabile e la realizzazione di un impianto fotovoltaico per la produzione di energia alternativa. Questi gli interventi annunciati dall'Asp per il nosocomio “Giovanni Paolo II” e nelle prossime settimane verrà redatto il programma di intervento che sarà reso pubblico con una conferenza stampa che si terrà prima delle festività natalizie, alla quale sarà presente il governatore Scopelliti. «Sarà istituito un concorso interno - ha detto il direttore generale dell’Asp, Gerardo Mancuso - riservato alle donne dell'Asp di Catanzaro, ma anche ai cittadini di Lamezia che vorranno partecipare, per scegliere il colore dell'Ospedale, tra i due o tre colori che saranno selezionati per la tinteggiatura esterna del nosocomio». DOPO averlo dichiarato pubblicamente sulpalco delTeatro Politeama (come già riportato ieri dal Quotidiano), il sindaco Gianni Speranza riconferma, dopo il finanziamento di 65.000 euro per l'edizione 2011, anche per il 2012 la copertura finanziaria per il laboratorio teatrale “Capusutta”, definito «il teatro “che si è fatto” a Lamezia Terme e non quello “che non si può fare”», specificando però che «le risorse a nostra disposizione saranno minori rispetto alle annualità precedenti». Speranza torna poi ancora una volta sulle lamentele dell'Ama Calabria (di cui riferiamo ampiamente in altra pagina). «Sappiamo che l'associazione ha inviato a molti famosi musicisti italiani un appello affinché si interessino alla loro vicenda senza tenere in alcun conto dei 100.000 euro di contributo e la concessione di uno stabile ristrutturato di proprietà comunale in uso gratuito per lo svolgimento della loro attività per il 2011, che confermano come anche quest'anno, così come per tutti gli anni precedenti, il Comune di Lamezia Terme sia sempre il principale contribuente dell'associazione». g.g. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Lamezia 21 Mercoledì 23 novembre 2011 REDAZIONE: corso V. Emanuele III, 58 - Vibo Valentia - Tel. 0963/471595- Fax 472059 -E-mail: [email protected] Confindustria Caso Mazzè Antonio Gentile eletto nuovo Per la dializzata pensione d’invalidità e indennità di accompagnamento presidente degli imprenditori a pagina 26 a pagina 22 L’ex primo cittadino di Vibo ha deposto in aula nel processo “Golden House” Sammarco “scagiona” Consoli Sul piano Versace il teste riferisce di non aver mai dato atti di indirizzo al dirigente di GIANLUCA PRESTIA QUELLO che non ti aspetti e che, invece, accade. Il teste portato dall’accusa che alleggerisce la posizione di uno degli indagati. È successo questo nell’udienza di ieri pomeriggio del processo “Golden House”che vede imputate cinque persone per il caso relativo alla realizzazione di due grossi complessi residenziali a Vibo Marina e Bivona su di un’area, a parere della procura, ad alto rischio idrogeologico relativamente all’alluvione del 3 luglio 2006. La testimonianza di ieri era particolarmente attesa perché era chiamato Franco Sammarco, all'epoca dei fatti contestati sindaco di Vibo. In sede di esame l’ex primo cittadino, esaminato comeimputato inprocedimento connesso (era stato, infatti, iscritto nel registro degli indagati per l’inchiesta “Alluvione bis”, anche se per la sua posizione è stata chiesta l’archiviazione), ha affermato di «non aver mai dato al dirigente Giacomo Consoli (imputato nel procedimento penale) atti di indirizzo per attenersi alle linee del Piano Versace 1». Ma, andando per ordine, l’ex amministratore, rispondendo alle domande del pm Mario Spagnuolo, ha riferito di «essere a conoscenza dell'esistenza del Pai (Piano di assetto idrogeologico)», aggiungendo di aver iniziato a farsi un’idea «dopo che un consigliere opposizione iniziò a parlare delle condizioni geomorfologiche del territorio di Vibo», ed evidenziando che le sue valutazioni «sull'assetto del territorio, dal punto di vista tecnico, erano molto limitate. Il problema del 3 luglio - ha dichiarato ancora - ci mise a conoscenza di quello che era la consistenza geomorfologica del terreno ma prima di quella data non ritenevamo ci fossero rischi per il Vibonese. Non sapevo dell'erosione a margine dei torrenti», ha affermato successivamente, «e il Pai non lo conoscevamo approfonditamente in quanto non ne avevo mai discusso con gli assessori al ramo». Ha, quindi, chiarito che le strutture tecniche non gli «hanno mai parlato di obblighi che derivavano dal Pai tra 2005 e 3luglio 2006. Tuttavia prima del 3 luglio ero a conoscenza dell'esistenza di corsi d'acqua delle reti infrastrutturali quali gli attraversamenti stradali, mal’obbligo di andare a verificare se queste reti necessitavano di un Piano di indicazione del rischio idrogeologico, esulava da una responsabilità politica. Il sindaco si serviva dei dirigenti che avevano il ruolo di coordinamento e gestione». Altra risposta è stata quella relativa ai Piani triennali delle opere pubbliche 20022004, 2004-2006 che prevedevano la mitigazione del rischio idrogeologico a Vibo Marina ma i cui lavori non erano stati effettuati in quanto non c’era disponibilità di risorse. Sammarco fu indicato come soggetto attuatore «debole» in quanto gli era stata demandata dal Commissario delegato per l’emergenza solo la funzione assistenza alla popolazione e l’individuazione danni; «di questo mi lamentai per diverso tempo in quanto le risorse necessarie non erano arrivate subito». E ricordando che su Bivona aveva emanato «un provvedimento inibitorio di realizzazione di lavori per la costruzione della piazza», l’ex sindaco ha evidenziato che per «la messa in sicurezza mi avvalevo della struttura tecnica comunale, per la parte afferente i lavori pubblici. Prima - ha aggiunto - pensavamo che il pericolo provenisse dal mare, poi ci siamo fatti l'idea che l’origine fosse riconducibile ai fossi. E, infatti, il 3 luglio ci «Sapevo delle costruzioni alle Marinate» La conferenza stampa dell’operazione “Golden House” portò ad una riconsiderazione dell'ipotesi di danno anche se ero a conoscenza che gli allagamenti provenivano dal mare, ma che ci fossero straripamenti dai torrenti non ricordo di averlo percepito». Il pm Spagnuolo ha chiesto, poi, se i fossi venissero puliti e il teste ha replicato che «una certa opera veniva effettuata e, quindi, il Comune si adoperava ritualmente soprattutto quando aveva cognizione del- le ostruzioni che limitassero la portata dell'acqua», anche se alla visione di una fotografia ha dovuto ammettere che «non lo erano». Nei giorni dell’emergenza, ha aggiunto, «individuammo un settore nel quale convogliare tutte le richieste ed era quello gestito dalla Di Renzo (Ambiente). Successivamente, una nuova delibera di giunta aveva individuato un altro settore (della De Carolis) e specifico ai lavori pubblici per resoconto dei danni e le competenze che avevo dato erano esclusive solo per questi due dirigenti due dirigenti». Relativamente Piano Versace 1, Sammarco ha affermato che il professore aveva già individuato le problematiche e che «il nostro contributo fu esiguo in quanto fummo ascoltati poco sia come politici e come tecnici». E, in riferimento proprio al documento cartaceo, presentato nella riunione del 30 ottobre 2006 a Catanzaro, ha dichiarato che questo gli venne dato più in là nel tempo e che lui provvide a consegnarlo agli organismi di competenza: «Sono convinto di averlo dato alla Di Renzo e anche agli altri dirigenti». Ma per il procuratore Spagnuolo quel piano non ha formato oggetto di discussione al Comune in quanto, a suo dire, non ci furono riunioni per stabilire modalità di comportamento. Infine l’ex primo cittadino, specificatamente al Piano Versace 2, ha voluto evidenziare di essere a conoscenza delle costruzioni, «quasi terminate», a Bivona e che «erano statedate delleconcessioni al punto che quando chiesi informazioni sulla regolarità della concessioni, Consoli mi rispose che erano regolari; mente sull'abbattimento del capannone ex Gaslini, il Consiglio comunale non si era pronunciato in alcuna forma riguardo la disponibilità di avere nella zona una biblioteca e un parcheggio. Anche in questo caso ero a conoscenza della cosa ma non l’avevo vista di persona e pure in questa circostanza ebbi rassicurazioni circa la regolarità delle licenze. E se al progettista Francesco Karrer avevamo detto di tenere conto del piano Versace 1, ai dirigenti non ricordo questa è la frase “incriminata” - di aver fatto mai un atto d’indirizzo al quale attenersi». IL CONTROESAME «Non mi sento assolutamente responsabile» Sull’alluvione l’ex sindaco risponde a una domanda del pm Spagnuolo TERMINATO l’esame, Franco Sammarco ha risposto alle domande della difesa. Per la precisione del difensore di Consoli, l’avvocato Antonello Fuscà, sia per quanto concerne il Piano Versace 1(relativo alla puliziadei fossi) che il Versace 2 (sull’urbanizzazione delle Marinate). Relativamente al primo punto, l’ex primo cittadino ha riferito di non ricordare se nel frattempo «venissero date concessioni da parte del dirigente. Non ho la certezza. Ricordo che il dirigente di Urbanistica, dopo il Versace 2 disse che non le avrebbe più rilasciate di nuove e mi chiese come doveva comportarsi con quelle precedenti, cioè se revocarle o meno». Richiesta, quella del dirigente Consoli, formulata dopo gli avvisi di garanzia relativi all’inchiesta “Alluvione bis”. In quell’occasione «io non ho risposto in forma scritta. L’ho fatto a voce dicendo che non competeva alla parte politica». In riferimento al blocco dell’edilizia su territorio comunale, ha affermato che della questione ne «fu partecipe il Consiglio comunale che in una seduta diede indirizzo al sindaco di fare domanda al commissario per l’emergenza ambientale per conoscere quali risposte dava a questa situazione stagnante. Nel 2009 chiedemmo anche una verifica tecnica con cui cercammo una possibilità nel confronto con Versace e il commissario che portasse verso lo sblocco». Relativamente all’Autorità di bacino Sammarco ha risposto dicendo di essersi «rivolto all'ingegnere Ricca il quale mi rispose che queste valutazioni di Versace dovevano essere acquisite all'interno dell'Abi perché erano provvedimenti che quell'ufficio doveva emanare, e aggiunse che non vi erano risorse per fare il piano che consentisse di visualizzare bene le situazioninellacittà». Eper,quantomeno, emendare alcune limitazioni presenti nel Versace 2, l’ex amministratore ha ricordato che il Comune «aveva datodatoincarico,a fine2009,adeiconsulenti per individuare un’area sulla quale si potesse costruire. Noi chiedemmo al commissario di fornirci le linee di mitigazione del rischio ma non ricevemmo mai riposta». Nel Piano Versace 1, che secondo quanto emerso dall’escussione del teste si poteva evincere un vincolo di inedificabilità, Sammarco ha evidenziato di aver «più volte parlato in precedenza con l’assessore all’Urbanistica, quello ai Lavori pubblici, in giunta, con il dirigente all'Urbanistica Consoli (che fino al 2006 era a capo del settore) relativamente alle difficoltà del Piano che poneva dei limiti in merito alle risorse perla pulizia dei fossi, e del Versace 2 sull'urbanizzazione a Vibo Marina, mentre del Pai iniziammo a parlarne successivamente». In conclusione di esame, rispondendo ad una domanda del procuratore Spagnuolo cheaveva ricordato le Franco Sammarco parole del sindaco di Genova il quale aveva detto di sentirsi responsabile di quanto accaduto nel capoluogo lgure, Sammarco ha risposto secco: «Non mi sento assolutamente responsabile in quanto ci sono profonde diversità tra i morti di Genova e quelli di Vibo che hanno avuto la sfortuna di trovarsi con l’auto sulluogo della frana, pur nonstante il Comune avesse, anche nelpassato, responsabilitàsullamessa in sicurezza». gl. p. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Vibo Mercoledì 23 novembre 2011 L’avvocato ha risposto alle domande dei due legali dell’imputato accusato di tentato omicidio ed estorsione Ribadite le accuse a Donato Terminato il controesame di Rosario Lo Preiato, parte offesa al processo di GIANLUCA PRESTIA HA ribadito le accuse nei confronti di Giuseppe Donato, l'avvocato Rosario Lo Preiato, parte offesa nel processo per il suo tentato omicidio che si sta celebrando con rito ordinario davanti al tribunale collegiale (presidente Giancarlo Bianchi, a latere i giudici Manuela Gallo e Alessandro Piscitelli). A porre la serie di questioni sono stati i legali dell'imputato accusato anche di estorsione ai danni del professionista vibonese (gli avvocati Guido Contestabile e Domenico Ioppolo). Il primo, in particolare, ha chiesto al teste che si specificasse che l'oggetto del contendere (vale a dire il terreno) fosse riferito solo a 600-700 mq e non a 10 ettari. Porzione, questa, che sarebbe stata occupata “abusivamente” dalla famiglia Donato la quale avrebbe successivamente esteso il possesso «illegittimo» ad ulteriori 200 mq destinato alla coltivazione. Sempre in risposta alle domande di Contestabile, Lo Preiato ha riferito, in relazione all'episodio degli spari al lucchetto del cancello del suo terreno, datato 19 marzo 2006, «di non aver mai sospettato degli indagati, con i quali in precedenza c'erano buoni rapporti, fin quando non si sono verificati i primi fatti», vale a dire le presunte minacce e l'occupazione del fondo. Relativamente al furto di pecore subito dai Donato, nel gennaio 2008, ha ricordato una frase del padre di Giuseppe (Salvatore Donato): «Quando siete venuto voi qui, la notte si sono rubati gli animali», aggiungendo che gli indagati lo «ritenevano colpevole e per questo, a titolo di risarcimento, avevano occupato la porzione di terreno». Altro episodio ricordato è stato quello relativo al taglio degli alberi, del 3 maggio 2009 in un'area «al di fuori di quella presa dai Donato che nel frattempo era stata recintata», e relativamente a questa sua proprietà, ha riferito che prima dei fatti era stato «costretto» a recarsi personalmente per coltivarlo, senza evidentemente delegare altri. Infine, rispondendo anche alle domande dell'avvocato Ioppolo, ha ricordato i momenti della sparatoria del 22 giugno 2010 con Il luogo dell’omicidio dell’avvocato Rosario Lo Preiato Giuseppe Donato «che incitava il fratello Francesco a finirlo mentre io era a terra colpito dai proiettili», la risposta a fuoco e il ferimento del suo presunto, mancato assassino. Poi i soccorsi a bordo dell'auto di Gaetano Stambé e l'arrivo in ospedale. Quindi, in conclusione, uno sfogo: «Non so come ho abbia trovato la forza di scrivere tutte quelle denunce. Ma è stato necessario anche perché ho pensa- to: Adesso non ne posso più, vedetevela voi istituzioni». Terminato il controesame dell'avvocato, che è pure parte civile al processo (difeso dal collega Marco Talarico), si è proceduto all'escussione di altri due testimoni dell'accusa rappresentata dal pm Alessandro Pesce: il maresciallo Luigi Sansone e il luogotenente Antonio Sansalone. Il primo, in servizio pres- Giuseppe Donato so la centrale operativa dell'Arma, è stato colui il quale ha ricevuto la chiamata dell'ufficiale giudiziario che si trovava con Lo Preiato fino a poco prima della sparatoria al Sant'Angelo di Gerocarne e con il quale sarebbe dovuto andare sul terreno della discordia per notificare ai Donato l'atto di reintegra del fondo. La telefonata della Cortese, ricevuta alle 10.40, segnalava l'avvenuta sparatoria. Telefonata che l'operatore del 112 ha subito girato alla Compagnia carabinieri di Serra, competente per territorio. Tre minuti dopo una seconda chiamata dal cellulare di Stambé che la parte offesa si era fatto prestare durante il suo tragitto verso l'ospedale; nella conversazione «il ferito diceva che stava andando in ospedale ma non riusciva a spiegare nient'altro». Dopo 10 minuti il militare era riuscito a rintracciare, tramite la Telecom, il numero di telefono e a richiamare: dall'altro capo l'avvocato Lo Preiato «diceva che Francesco Donato lo aveva sparato e che lui aveva risposto al fuoco». Alle 11.05 la segnalazione dell'arrivo al pronto soccorso di Vibo di Michele Gerace, il pensionato rimasto ferito durante l'episodio da una pallottola vagante. Il luogotenente Sansalone è stato colui che ha visto arrivare al nosocomio vibonese sia il professionista che i due fratelli Donato: «Ricordo di aver ricevuto la segnalazione dalla Centrale operativa di arrivo al pronto soccorso di una persona ferita che aveva chiamato il 112 anche per segnalare l'autore del gesto. Quando è arrivato l'avvocato è stato portato in medicheria ma prima era riuscito a dirmi il nome. Poco dopo è giunta sul posto una Bmw bianca dal cui lato passeggero è scesa una persona ferita. Ho presunto fosse lo sparatore che, tra l'altro conoscevo, in quanto con i Donato ho avuto a che fare nel periodo in cui ho comandato per sette anni la stazione di Vazzano». Conclusi esame e controesame dei due testimoni il presidente Bianchi ha sospeso il dibattimento rinviandolo alla data del 20 dicembre prossimo nella quale sarà escusso l'ufficiale giudiziario Cortese. Accolta l’istanza presentata dal difensore della giovane di Sorianello, l’avvocato Diego Brancia Domiciliari per Rosaria Iennarella L’indagata si trovava in carcere in quanto coinvolta nell’ambito dell’operazione Ghost DALLA detenzione in carcere passa agli arresti domiciliari. Questa la decisione del giudice per le udienze preliminari del tribunale di Catanzaro, Mariore, nei confronti di Rosaria Iennarella, 46 anni, di Sorianello, indagata nell’ambito dell’operazione Ghost condotta dalla Squadra Mobile di Vibo Valentia e coordinatadalla direzionedistrettualeantimafia di Catanzaro nelle persone dei sostituti procuratori Pierpaolo Bruni e Giampaolo Boninsegna datata 26 gennaio 2011. Il gup distrettuale ha, quindi, accolto l’istanza presentata dal legale della donna, l’avvocato Diego Brancia, che risulta essere la moglie di Giuseppe La Pietra, anch’egli beneficiario di un’omologa misura emessa la settimana scorsa. La Iennarella era ininterrottamente ERA fissato per ieri mattina, presso la Direzione Provinciale del Lavoro, l'incontro che la UilTucs aveva chiesto e nel quale la Euro Logistik, società che ha preso in carico la gestione del supermercato exQuiper del Centro Commerciale “le Cicale”, avrebbe dovuto dare conto, come riferisce il segretario Valeria Barbutao, del «grave arbitrio commesso rimettendo in attività la delegata della Cgil, senza tenere in alcun conto né la graduatoria dei lavoratori che dovevano essere reintegrati né la loro dignità». Ma alla riunione la Euro Logistik è risultata assente, mentre i lavoratori si sono presentati in massa ed «hanno dovuto constatare ancora una volta un comportamento aziendale che tutto si può definire tranne che lineare. Infatti - ritiene la sindacalista - se tutto fosse stato chiaro e trasparente come qualcuno si è prodigato ad affermare pubblicamente nei giorni scorsi, la ditta avrebbe potuto presentarsi in quella sede ed illustrarci le sue buone motivazioni e tutti i criteri seguiti in ossequio alla legislazione in materia. Né può valere detenuta nella casa circondariale di Reggio Calabria fin dal giorno in cui scattò il blitz che portò all’arresto di 40 persone ritenute responsabili di un vasto traffico di sostanze stupefacenti che aveva come base l’area compresa tra i paesi di Soriano-Sorianello-Gerocarne e la destinazione finale della cocaina la città di Pizzo. Un’associazione che, per come risulta dall’attività investigativa, si avvaleva di un’ampia rete di presunti spacciatori. L’avvocato Brancia ha motivato a sua istanza con l’assenza di eccezionali esigenze di cautela. Argomentazioni sulle quali il gup Maiore è convenuto disponendo la scarcerazione dell’indagata e la traduzione presso l’abitazione. Indagata che, come risulta dalle carte dell’inchiesta, vieneindicata comestabile associata del sodalizio con funzioni di contabile, specie in ragione del rapporto coniugale con il coniuge Giuseppe La Pietra ritenuto ai vertici dell’associazione. Il 21 settembre scorso la procura distrettuale aveva chiuso l’indagine che aveva consentito di verificare come la droga arrivasse, da Toscana e Lombardia in particolare, nel Vibonese al ritmo di una volta ogni 10 giorni, per un giro di affari di 5.000 euro al giorno, terminando il suo viaggio all'interno di un anonimo capannone delle Preserre. Qui veniva trattata e poi smerciata su tutto il territorio non solo locale ma anche regionale, tramite, come detto, una fitta rete di pusher. Ma il tutto era stato ripreso dalle microcamere della Squadra Mobile. gl. p. Vertenza “Le Cicale”. Era fissato l’incontro tra lavoratori e azienda La Euro Logistik non si presenta la giustificazione strumentale e tardiva, che abbiamo subito rigettato, che da qui a poco si terrà un incontro presso la Prefettura di Reggio Calabria». E, in quella sede, si tratterà, in una discussione molto più ampia, del mantenimento degli impegni a suo tempo assunti in ordine alla gestione commerciale dei punti vendita calabresi. Da questo punto parte la Uiltucs la quale ritiene perfettamente che questa vicenda «è solo la punta visibile di una serie di problematiche che da tempo avremmo voluto affrontare in maniera seria e responsabile con l'Azienda stessa, cui abbiamo richiesto più volte un dialogo che non si è mai verificato e che ci ha costretto infine a chiedere una convocazione presso un tavolo istituzionale. Nel corso di questi ultimi mesi, abbiamo voluto dare fiducia alla Euro Logistik ed in più sedi lo abbiamo dimostrato, ma proprio la mancanza di comunicazioni, le decisioni estemporanee prese dalla proprietà ai margini degli impegni dichiarati in Prefettura, ci hanno portato a dubitare delle buone intenzioni iniziali ed anzi, i fatti ci hanno fatto sorgere il legittimo sospetto che vi sia la volontà di disfarsi dei punti vendita considerati meno remunerativi senza preoccuparsi delle conseguenze sui lavoratori». La richiesta del sindacato andava nella direzione di affrontare, «in un dialogo corretto, il tema della promozione commerciale, di Le accuse della Uiltucs ai vertici societari una politica dei prezzi che attragga sempre maggiore utenza, di tutti quegli interventi strutturali per il miglioramento del punto vendita di Vibo, nonché di un clima lavorativo che avrebbe dato serenità ai dipendenti ed alle loro famiglie. Così come - specifica ancora la Barbuto nella nota stampa - non avremmo voluto vedere per l'ennesima volta il solito film in cui l'azienda ci preannuncia le difficoltà congiunturali per la mancata ripresa del punto vendita, poi l'impossibilità a mantenere gli impegni assunti e poi il licenziamento dei lavoratori. Non suonare un campanello di allarme, chiudere gli occhi e far finta che tutto vada bene, non è il comportamento che siamo abituati a tenere ed è per questo che siamo stati vigili, in tutte le sedi possibili, sulla salvaguardia dei diritti del personale e del Rosaria Iennarella mantenimento dell'occupazione, che è poi quel che più interessa ai lavoratori stessi». E così, le «preoccupazioni» dell’organizzazione sindacale «erano così fondate che oggi, il supermercato, su disposizione del Dipartimento di Prevenzione del'Asp di Vibo Valentia, è stato chiuso». Il 4 agosto del 2011, a seguito di verifica da parte dello stesso dipartimento, erano stati prescritti gli interventi da effettuarsi per la conformità dei locali dal punto di vista igienico-sanitario strutturale e documentale ma «da quella data nessun intervento è stato realizzato con la conseguente determinazione dell'Ufficio dell'Asp di chiudere prescrivendo nell'immediato l'interruzione dell'attività». A questo punto la Uiltucs si dice scettica sulla riapertura del supermercato dichiarando che, di questa decisione, «ne saranno responsabili i titolari dell'azienda e tutti quei soggetti che, a vario titolo, si sono prodigati ad affermare che tutto stava procedendo secondo le regole senza accorgersi che gli stava precipitando il tetto addosso». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 24 Vibo 10 MERCOLEDÌ 23 novembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria S T R E T T O ora i dubbi del viminale Roma: che succede a Reggio? ’Ndrangheta e Multiservizi, chiesta relazione al prefetto. Ma lui smentisce tamento politico diverso ma vigilerà a tutti i livelli per ridanon meno pregnante. Il Parti- re ruolo e dignità alla città e riPotrebbe essere un punto di to democratico, infatti, ha pre- portare la fiducia nei cittadisvolta la notizia rimbalzata ie- sentato un’interrogazione par- ni». Ma un’altra smentita è arri sulle agenzie nazionali di lamentare con la quale vista la rivata in tarda serata dal constampa: il Ministero dell’Inter- gravità della situazione che si sigliere comunale Pdl, Beniano avrebbe chiesto al prefetto sta vivendo dalle parti di pa- mino Scarfone, il quale ha boldi Reggio Calabria, Luigi Var- lazzo San Giorgio, si richiede lato la notizia della paventata ratta, di redigere una nota con una commissione d’accesso e iniziativa del Ministero come la quale descrivere in modo successivo scioglimento del ci- «priva di fondamento». «In analitico la situazione esisten- vico consesso reggino. L’inter- merito all’iniziativa annunciate all’interno del Comune di rogazione porta la firma di tre ta dall’onorevole Lo Moro riReggio Calabria, alla luce dei parlamentari calabresi, Franco teniamo sia corretto ricordare recenti sviluppi investigativi ri- Laratta, Marco Minniti e Doris che il sistema delle società miguardanti una presunta infil- Lo Moro. Proprio quest’ultima ste è stato concepito dalla trazione della ’ndrangheta nel- ha riferito che «lo scenario che Giunta Falcomatà. Suggeriala gestione di si delinea in- mo quindi all’onorevole Lo una società torno al Co- Moro, nella sua esigenza di Varratta a CO: municipalizmune di Reg- chiarezza, di domandarsi co«Per il momento zata, la Multigio Calabria è me mai le procedure di gara servizi spa. di gravità che hanno determinato la scelnon sono a La notizia inaudita. Ci ta dei partner privati nelle soconoscenza in sé sarebbe siamo deter- cietà miste sia stata attuata dal di nulla» In arrivo in grado di minati a chie- Sindaco f. f. Naccari Carlizzi a l’immaginazione. Si era delii commissari? anticipare dere l’inter- pochi giorni dalle elezioni am- neato un quadro assai difficile Il Ministero qualcosa di gravissimo e cla- vento del Ministro dell’Inter- ministrative del 2002». con un disavanzo pari a 170 avrebbe La situazione, insomma, milioni di euro. E se è vero che moroso, ovvero la possibilità no con un atto di sindacato chiesto una di una commissione d’accesso ispettivo, già depositato ed in s’infiamma sempre più e pare la successiva relazione degli nota con la per l’ente guidato da Demetrio corso di pubblicazione. Espli- diventare assai complessa per 007 della Procura parlava di quale Arena. Ma nella stessa serata citeremo le ragioni per cui in- il sindaco Demy Arena, che, “buco di bilancio” di circa 80 descrivere la di ieri, è stato il prefetto Varrat- vochiamo l’applicazione del- eletto solo pochi mesi fa, si ri- milioni di euro, i conti dell’amsituazione ta, contattato telefonicamente l'art. 143 D.Lgs. 267/2000 in trova con un fardello pesantis- ministrazione comunale regall’interno del da Calabria Ora, a smentire un’apposita conferenza stam- simo ereditato dall’attuale go- gina rimangono assolutamenComune di categoricamente di aver rice- pa». Di tenore esattamente vernatore della Calabria, Giu- te drammatici. Arena le sta Reggio. vuto una simile richiesta da uguale le parole che arrivano seppe Scopeltentando tutNotizia però parte del Viminale: «Non ne da Italia dei Valori, con il depu- liti. Perché se te, lui che è un Intanto smentita dal so assolutamente nulla. Per il tato Ignazio Messina: «Il mix davvero il mitecnico, per La Napoli e il momento, almeno, non mi è di disastro economico e di di- nistero delrisanare un Prefetto: «Per il momento giunta alcuna richiesta in tal sastro morale che affligge il l’Interno ha Comune che Pd chiedono non mi è senso», si è limitato a dire il Comune di Reggio Calabria in- avviato lo dicono gli lo scioglimento giunta massimo rappresentate del dica che la via d'uscita non è un’iniziativa stessi ispettodel Consiglio nessuna Governo. ri della procupiù politica. Diventa indispen- simile, chierichiesta» È giallo, dunque, su questa sabile ed indifferibile inviare dendo lumi al ra - presenta richiesta di informazioni parti- una commissione di accesso prefetto Varratta circa le pre- parametri che caratterizzano ta da Roma e destinata al pre- per verificare il grado di infil- sunte infiltrazioni all’interno un ente in dissesto. Oggi, però, fetto di Reggio. Sta di fatto che trazione della ’ndrangheta nel della Multiservizi, lo spettro di l’azione del sindaco potrebbe le voci si rincorrono in modo tessuto connettivo dell’ammi- una commissione d’accesso non bastare più perché il temsempre più insistente e pare nistrazione comunale. Al fine non è più così peregrino come po stringe e il “fantasma” del davvero che da Roma più di di individuare responsabilità e si vorrebbe far credere. Del re- commissariamento inizia ad qualcuno voglia capire cosa responsabili di questo disastro sto la relazione degli ispettori aleggiare con sempre maggiostia realmente accadendo nel che affonda ancora una volta la del ministero dell’Economia re concretezza. capoluogo dello Stretto. Ma città e la sua onorabilità. Idv non lasciava molto spazio alConsolato Minniti non sarebbe solo il Ministero ad essere interessato alla situazione reggina. Nella giornata di ieri sono state ben due le richieste ufficiali di una commissione d’accesso all’interno ciente, da sola, a salvare la baracca. di palazzo San Giorgio. Una mera politica di contenimento non paLa prima è della parlamenre più sufficiente a tappare le falle che, giortare di Fli, Angela Napoli, che no dopo giorno, continuano ad aprirsi nelle ha presentato una lunghissicasse comunali. Enel e Sorical sono altri due ma interpellanza al presidente tasti molto dolenti. Alla società di fornitura del consiglio dei ministri, Madell’energia elettrica il Comune deve circa 11 rio Monti, ed ai ministri delNon c’è giorno, ormai, senza che i creditori milioni di euro e sta discutendo su un possil’Interno, della Giustizia e delbussino alle porte della casa comunale. Im- bile piano di rientro. Con Sorical, fallita la l’Economia e delle finanze, con prenditori del comparto edile, professionisti, mediazione della Regione, l’esposizione è vila quale, sulla base di una corsocietà pretendono le proprie spettanze e, cina ai 19 milioni ed anche in questo caso, posa elencazione di fatti (tra esasperati, hanno dato vita alle forme più l’unica via d’uscita è il piano di rientro. cui anche la notizia pubblicata Altra emorragia che non conosce cura è spettacolari di pignoramento. ieri da CO circa il debito da 2,5 Si va dal pignoramento mobiliare che vole- quella relativa ai costi di gestione delle sociemilioni di euro che il Comune va portar via al primo cittadino mobili e og- tà miste lievitati oltre ogni misura. La sola ha con “AirMalta”), chiede «se getti preziosi di palazzo, al pignoramento sul- Leonia, che gestisce la raccolta dei rifiuti urconsiderato quanto esposto lo storico albergo Miramare fino a quello ope- bani, ha maturato un credito da 17 milioni di dall’interpellante che evideneuro ed ha anche promosso rato sulle quote pubbliche zia la gravità e la drammaticiun decreto ingiuntivo nel della Reges, società mista che Solo con la tà nelle quali versa il Comune quale comprende interessi gestisce il contenzioso tribuSorical di Reggio Calabria, non ritenmoratori per 436mila euro. E tario del Comune. A prescingano opportuno ed urgente l’elencazione è solo parziale. l’esposizione dere dall’esito giuridico delle autorizzare l’invio di una ComUna situazione da profonprocedure avviate è chiaro il è vicina ai 19 Il sindaco di missione d’accesso presso l’endo rosso che deve fare i conti REGGIO CALABRIA Lo stato di allerta clima che si respira a Reggio: milioni di euro Reggio sulle casse del Comune rimane altissimo. Do- il tappo è saltato e servono te per accertare la sussistenza anche con il disavanzo accerCalabria po le pesanti relazioni arrivate dal Ministero provvedimenti urgenti. Né per lo scioglimento del suo tato dal Ministero che arriva Demetrio dell’Interno e dalla Procura della Repubblica, pare possibile che la dismissione del patri- all’esorbitante cifra di 169milioni 50mila e consiglio comunale». Ma, alla Arena parlamentare, si aggiunge ananche a livello nazionale è cresciuta l’attenzio- monio edilizio che sta portando denari fre- 295 euro. che un’altra iniziativa di orienr.rc. ne per quanto succede in riva allo Stretto. schi a palazzo San Giorgio possa essere suffiREGGIO CALABRIA Casse da “profondo rosso” tra debiti e pignoramenti 11 MERCOLEDÌ 23 novembre 2011 D A L PALMI (RC) P O L L I N O A L L O calabria S T R E T T O ora Macabra intimidazione Sgozzate diciotto capre Sono 18 i corpi delle capre che Francesco Paiano ha trovato sgozzate nel suo ovile di Oppido Mamertina. Diciotto corpi straziati che il pastore, pregiudicato per reati legati alle armi e al patrimonio, ha trovato al suo arrivo, ieri mattina, nella piccola stalla in cui aveva rinchiuso, come tutte le sere, il suo piccolo gregge. Ed è stato lo stesso pastore, una volta scoperta la “strage” degli ovini, a denunciare l’accaduto ai carabinieri del piccolo centro aspromontano a cui ha riferito di non avere problemi con nessuno, cadendo dalle nuvole sui possibiE’ stato lo stesso li moventi alla pastore a base di quella che potrebbe esdenunciare sere una vera e l’accaduto propria intimiIgnoti i motivi dazione. E d’altronde gli atti di violenza sulla “roba” non sono una novità per questo pezzo di sud. Siano piante di ulivi da tagliare dalle radici – come successo a Luigi Chiappatone e Giuseppe Luppino, rispettivamente sindaco e ed ex sindaco di Sinopoli, a cui ignoti malviventi hanno distrutti interi ettari di uliveto – o da bruciare, innaffiandoli di benzina – come va di Libera Valle del Marro, che successo, storia di un paio di mesi hanno visto andare in fumo centiaddietro, ai ragazzi della cooperati- naia di piante pregiate nella frazio- le terre ed animali, per fare giungere i messaggi desiderati. Messaggi che non necessariamente arrivano dal fronte del crimine organizzato ma che spesso vengono fuori da una tradizione distorta del “rispetto” legato ad un mondo, quello contadino, ingiallito nel tempo e marginalizzato economicamente da settori più redditizi ma che rappresenta ancora, soprattutto nei piccoli centri montani dove più radicate sono le tradizioni agricole, una parte importante della vita delle comunità del comprensorio. Un episodio forse minore quello della mattanza delle incolpevoli caprette, e che riporta indietro di mezzo secolo, quando la terra – e tutto Dalle pecore agli quello ad essa colleulivi distrutti o gato – rappresentava tutto. Da Corrado bruciati: sono Alvaro a Mimmo tanti i messaggi Gangemi passando inquietanti per gli scritti di Saverio Strati e di Antonio Delfino, sono tanti gli autori che hanno affrontato le dinamiche di una realtà contadina capace di incredibili scatti di umanità disinteressata e di tremende nefandezze, scaturite magari da uno sguardo di troppo o da un saluto mancato, per una quotidianità che, evidentemente, non rimane chiusa tra senta un modus operandi piuttosto le pagine della letteratura calabrecomune. Una tradizione triste se d’eccellenza. quella di colpire in modo trasversavimp Oppido Mamertina, trovate nell’ovile dal pastore ne di Castellace della stessa Oppido – quello di colpire sulle proprietà legate al mondo agricolo rappre- Confermato il dissequestro dei beni Us Catanzaro, la Cassazione ha bocciato il ricorso della Procura CATANZARO Resta confermato quanto disposto dal Tri- same aveva accolto le istanze difensive degli avvocati Armanbunale della libertà di Catanzaro che aveva annullato il prov- do Veneto,Giuseppe Fonte, Annalisa Pisano e Antonella Cavedimento di sequestro preventivo dei beni nei confronti del nino. Nell’impianto accusatorio riportato nell’avviso di conconsiglio di amministrazione della società Us Catanzaro 1929. clusione delle indagini del Nucleo di polizia tributaria, partiLa Cassazione ha bocciato il ricorso proposto dalla Procu- te da una verifica fiscale relativa agli anni 2006 e 2007, si ra che voleva fossero messi i sigilli sui circa parla di un’indebita percezione di circa 3 misette milioni di euro appartenenti ai soci che lioni e mezzo di euro erogati dalla Lega Calcio I beni a vario titolo hanno avuto un ruolo nella Us e di circa 500mila euro erogati dalla Provinappartenevano Catanzaro Spa fallita il 15 giugno del 2007. I cia e dal Comune di Catanzaro. nomi sono quelli di Claudio Parente, 60 anni, La truffa, sempre secondo l’accusa, sarebbe ai soci della Us stata attuata con la presentazione di un bilandi Catanzaro, attuale consigliere della RegioCatanzaro cio florido e meritevole di finanziamenti pubne Calabria, degli imprenditori Massimo Pogfallita nel 2007 gi, 60 anni, di Catanzaro e Bernardo Colao, blici, ma in realtà insussistente, con l’acquisi53 anni, di Simeri Crichi, del commercialista zione di somme indebitamente percepite e Giuseppe Ierace, 50 anni, di Locri, del “traghettatore” del- con il trasferimento illecito delle stesse ai soci. l’epoca Domenico Cavallaro, 50 anni, di Roma, e dell’avvocaIl sostituto procuratore Alberto Cianfarini, intanto ha deto Gerardo Carvelli, 63 anni, di Catanzaro. positato nei giorni scorsi un’integrazione di documenti riI reati contestati agli indagati vanno dalla truffa aggravata guardanti i lavori di ristrutturazione che interessarono lo staper contributi pubblici ricevuti alla bancarotta fraudolenta dio “Nicola Ceravolo”. Gabriella Passariello patrimoniale per indebita restituzione di conferimenti. Il Rie- “minotauro” Disposta la trascrizione delle intercettazioni E’ stata disposta dal gip Silvia Salvadori la trascrizione di centinaia di intercettazioni telefoniche e ambientali effettuate nel quadro dell’inchiesta Minotauro sul radicamento della ’ndrangheta a Torino. Gli indagati sono 149. A chiedere la trascrizione sono stati alcuni avvocati perché, a loro avviso, bisogna ancora accertare in via definitiva il contenuto delle conversazioni: in alcuni casi - a loro parere - le parole non sono percepibili con chiarezza, in altri potrebbero sorgere dei dubbi legati all’uso del dialetto calabrese da parte dei personaggi coinvolti. Gli esperti nominati dal giudice dovranno completare il lavoro entro 90 giorni. “Minotauro” era sfociata, lo scorso giugno, in una serie di arresti e, tra le altre cose, aveva rivelato i tentativi delle cosche di condizionare la vita politica torinese.Il procuratore di Torino Caselli parlò di un «inquietante intreccio tra criminalità organizzata e politica». Incontri al bar, telefonate. Da una parte deputati, consiglieri regionali, funzionari pubblici, dall’altra pluripregiudicati, boss e capi di locale. SANTA DOMENICA TALAO SANTA DOMENICA TALAO (CS) A Santa Domenica Talao, arriva dall’Olanda la Gbl, conosciuta come la droga dello stupro. Nella trappola dei finanzieri, è finito un ventiseienne disoccupato del posto che aveva ordinato tramite internet una fornitura di Gbl. Gli uomini delle Fiamme gialle di Cosenza, Nucleo di polizia tributaria sezione mobile, travestiti da corrieri hanno tratto in arresto in flagranza di reato con l’accusa di spaccio di sostanza stupefacente, Vincenzo La Greca, 26 anni di Santa Domenica Talao. L’arresto del ventiseienne è avvenuto intorno alle 17 di ieri pomeriggio nella cittadina situata ai piedi del Parco Nazionale del Pollino. Una comunicazione “intercettata” dagli investigatori che hanno organizzato una trappola all’uomo. Hanno così preparato una consegna controllata. Gli uomini delle Fiamme gialle, fingendosi addetti di una ditta di spedizioni, si sono presentati nell’abitazione del 26enne. Dopo aver avuto la conferma che avrebbe fruttato un introito non indifferente, per gli spacciatori. Il ventiseienne è dunque finito nei guai. Gli inquirenti, che stanno cercando di scoprire eventuali complici, cercano di approfondire l’arrivo sul mercato cosentino ed in particolar modo dell’Alto tirreno, di ti, commissionati da La Greca, erano contenu- una sostanza così pericolosa, che arriva dalti due flaconi di mezzo chilo l’uno, con all’in- l’Olanda, e che nonostante sia un prodotto interno la Gbl, che ufficialmente è un solvente dustriale, nella tabella degli stupefacenti, vieindustriale. In realtà è la nuova droga che sta ne considerata al pari della cocaina. Bastano pochissimo e il Glb ha la capacità invadendo anche la nostra provincia e che è già stata ribattezzata la “droga dello stupro”, di cancellare qualsiasi freno e far dimenticaprendendo il posto del Ghb, un anestetico per re in fretta a chi lo assume quanto ha vissuto cavalli che fino a qualche mese fa era in voga durante le ore di effetto della droga. Vincenzo La Greca, difeso dall’avtra i giovanissimi. vocato Arturo Valente del Le indagini sono state conFinisce in di Paola, dopo le formadotte dai finanzieri di Cosenza manette il 26enne foro lità di rito è stato quindi acdel Nucleo di Polizia Tributacompagnato in carcere a ria Sezione Mobile, sulla base La Greca. La a disposizione dell’Audegli indizi emersi durante i droga arrivava Paola torità Giudiziaria. mesi scorsi. La droga dello studall’Olanda Eugenio Orrico pro se immessa sul mercato Ordina sul web la “droga dello stupro” Ma i corrieri sono le Fiamme gialle quella droga era stata proprio ordinata dal 26enne, i militari si sono qualificati e hanno arrestato l’uomo. All’interno dei due pacchet- 16 MERCOLEDÌ 23 novembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O S T R E T T O ora «Tangenti ai Tegano per lavorare» Agathos, le motivazioni della sentenza. Confermato il ruolo del sindacalista REGGIO CALABRIA «Se i Dimo intendevano lavorare a Reggio Calabria non potevano che aderire alle esose tangenti ed alle pretese gestionali ed organizzative avanzate dalla cosca, in caso contrario, non sarebbe rimasto loro che abbandonare il campo». Sono motivazioni durissime quelle che il gup Silvana Grasso scrive all’interno delle oltre 500 pagine della sentenza “Agathos”, che ha visto condanne per 147 anni di carcere ai capi e gregari della cosca Tegano. Con tale inchiesta, il sostituto procuratore Giuseppe Lombardo ha indagato sulle infiltrazioni che la consorteria mafiosa di Archi operò all’interno della “New Labor”, la ditta che si occupava delle pulizie all’interno della platea lavaggio della stazione centrale di Reggio Calabria. Il procedimento ha visto alla sbarra anche il sindacalista della Uil, Antonino Barillà a testimonianza della pervasività della consorteria mafiosa. «L’impari rapporto di forze – scrive il gup – che vedeva i Tegano in posizione dominante con la dimostrata capacità di annientare le Il boss Giovanni Tegano condannato a 20 anni di carcere nel processo Agathos possibilità di scelta della società fino al punto di costringerla ad accordarsi alle loro condizioni, e, sul fronte opposto, la corrispondente condizione di soggezione dei quadri dirigenti della “New Labor” che, nonostante le attitudini negoziatore e dilatorie di Antonio Dimo, che, ora in modo scherzoso ed apparentemente amichevole ora accampando scusanti economiche e difficoltà tecniche, cercava spazi di manovra, venendo volta per volta, riportato all’ordine, costituiscono punti fermi dell’indagine sui quali non esistono margini d’incertezza». Ma il gup va oltre e rilancia: «Altrettanto significativo della condizione di inferiorità della società è l’importo spropositato della tangente mensile pretesa dai Tegano e ottenuta, nonostante le notevoli dif- la decisone del riesame Reggio Nord, resta in carcere l’imprenditore Rappoccio REGGIO CALABRIA Resta in carcere della “vecchia guardia” a non essere stato anl’imprenditore Pasquale Rappoccio. Lo ha cora catturato. Uno degli elementi maggiormente intedeciso il tribunale del Riesame che ha rigettato il ricorso presentato dal difensore di ressanti di tutta l’operazione è stato sicuraRappoccio, l’avvocato Emanuele Genovese. mente l’affare riguardante il “Limoneto” e Il 55enne era stato tratto in arresto nell’otto- che ha visto protagonista Pasquale Rappocbre scorso nell’ambito dell’operazione “Reg- cio. Secondo quanto emerso dalle investigagio Nord” con l’accusa di aver permesso l’ac- zioni, l’imprenditore avrebbe svolto un ruoquisizione del noto locale reggino “Limone- lo chiave per l’acquisizione, da parte di Doto” a soggetti prestanome della cosca Condel- menico Condello, del villaggio discoteca tra i più noti della “movida” reglo. Come si ricorderà, con l’indagine “Reggio Nord”, i Avrebbe svolto un gina. “Dominus” di questa operazione finanziaria sarebcarabinieri del comando ruolo chiave per be stato Bruno Tegano, sogprovinciale di Reggio Calagetto al quale veniva fatto ribria hanno stretto le manetl’acquisizione di dai prestanome te ai polsi di undici persone un locale da parte ferimento del locale e cioè Gaetano Belaccusate, a vario titolo, di dei Condello fiore, Robertino Morgante associazione a delinquere di (soci della Katà sas) e Fabio tipo mafioso e intestazione fittizia di beni aggravata dall’aver favorito Pasqualino Scopelliti (altro socio di fatto, seppur non figurante nell’assetto societario). una consorteria mafiosa. Nel corso delle medesime operazioni sono Da una lettera estorsiva indirizzata al locale stati anche posti i sigilli a beni per un valore “Limoneto” è scaturita tutta l’attività sussedi circa 9 milioni di euro. Per i magistrati che guente che ha portato anche all’affermaziofirmarono il fermo, i sostituti Giuseppe Lom- ne della responsabilità penale per gli altri bardo e Valeria Sottosanti, le persone arre- soggetti indagati e tratti in arresto. Nei giorni scorsi, dunque, l’istanza di scarstate farebbero parte delle cosche Condello, Tegano, Libri, Garonfolo e Zito-Bertuca, ope- cerazione presentata dall’avvocato Genoveranti nella periferia nord della città dello se che non ha trovato, però, accoglimento da Stretto. Alcuni di essi avrebbero anche aiu- parte del Riesame il quale ha disposto che tato Domenico Condello, alias “Micu u pac- Rappoccio resti in carcere perché sussistono ciu” a sottrarsi alla morsa della giustizia. le esigenze di custodia cautelare. cons.min. Questi, infatti, risulta oggi l’unico latitante Chiesto il dissequestro della discarica di Catanzaro I legali della Enertech, la società che gestisce la discarica di Catanzaro, hanno chiesto al tribunale della libertà il dissequestro dell’impianto. La discarica di Catanzaro era stata sequestrata nell’ottobre scorso nell’ambito di una inchiesta della Procura su presunte violazioni delle norme ambientali nella gestione dell’impianto. Nel corso del- ficoltà incontrate mensilmente dal- con tanto di assunzioni e licenzial’azienda per recuperare una tale li- menti, ma anche cassa integrazione quidità, al solo scopo di essere auto- «il cui elenco – scrive il gup – pririzzata a rimanere a Reggio Cala- ma di essere inoltrato alle sedi competenti, era stato sottoposto all’apbria». Per quanto concerne poi la posi- provazione di Michele Crudo (gezione del sindacalista Barillà, il gup nero del boss Giovanni Tegano, Grasso ritiene che gli elementi sia- ndr)». Ma la situazione non era nuova no assolutamente inequivocabili: «Il reale tenore dei dialoghi esplici- ed il giudice lo spiega immediatati intercettati fa giustizia di quanto mente dopo: «Si era riprospettato accaduto concretamente e della na- con maggiore vivezza e puntualità ricostruttiva un tura dei rapporti quadro sostanzialintrattenuti dai La New Labor mente già per alcuni soggetti coinvolti era in mano aspetti delineatosi nella vicenda. È lo nel 2004, sulla base stesso Barillà a foralla cosca delle denunce del nire la prova della per la gestione dirigente di Trenitasua colpevolezza del personale lia, Sandro Bigianti, dimostrando il proche aveva riferito di prio ossessivo, continuo e tracotante tallonamento di infiltrazioni mafiose nella “platea Dimo che sbeffeggiava continua- lavaggio”, e dalle dichiarazioni dei mente per i suoi silenzi e ritardi sia collaboratori di giustizia Giovanbatmediante gli sms a lui diretti che at- tista Fracapane e Vittorio Giuseptraverso chiamate telefoniche al fra- pe Fregona». Insomma, pagine che confermatello ed ai collaboratori». Ma nelle pagine della sentenza c’è anche spa- no in pieno la tesi accusatoria e che zio per certificare come la cosca Te- dimostrano il controllo totale della gano avesse un’influenza anche nel- platea lavaggio delle ferrovie. la gestione della “New Labor”, atCONSOLATO MINNITI traverso la gestione del personale, [email protected] lamezia terme Nascondeva in casa una bomba da tre chili, arrestato 48enne LAMEZIA TERME Nascondeva in salotto una bomba rudimentale di circa tre chili, ma è stato scoperto ed arrestato dai carabinieri a Lamezia Terme con l’accusa di detenzione illegale di ordigno esplosivo e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. Un’accusa, quest’ultima, dovuta al fatto che, sotto una zolla di terra del giardino adiacente la sua abitazione, i militari hanno rinvenuto anche un involucro in cellophane contenente ventidue grammi di hashish. Così è finito in manette Giovanni Giampà, 48 anni, nella cui casa, nascosto tra un divano ed un mobile della cucina, c’era un ordigno rudimentale composto da una bottiglia in vetro di colore verde, avvolta in foglio di alluminio e munita di miccia a lenta combustione. L’ordigno rudimentale, del peso lordo di 2,8 chili, conteneva una miscela di polvere pirica, parte della quale è stata repertata, mentre la rimanente parte è stata distrutta grazie all’intervento degli artificieri. La bomba rudimentale, secondo quanto riferito dagli inquirenti, era di medio/alto potenziale ed avrebbe potuto provocare ingenti danni se posizionata e fatta esplodere nei pressi di un edificio o sotto un veicolo. Il ritrovamento dell’ordigno fatto in casa, avviene a poche ore dal fallito agguato al trentaduenne G.M. contro cui due persone a bordo di una moto sabato pomeriggio hanno esploso alcuni colpi di pistola calibro 7.65 di cui due lo hanno raggiunto alla spalla ed al l’udienza davanti ai giudici del riesame, il sostituto procuratore Carlo Villani ha chiesto che venga rigettata la richiesta dei legali della Enertech ed ha depositato la relazione di un perito nella quale sono illustrate le presunte violazioni commesse. In particolare la Procura sostiene che il percolato prodotto dalla discarica veniva scaricato Giovanni Giampà e l’ordigno trovato in casa braccio sinistri. In queste settimane, poi, ci sono stati anche alcuni “avvertimenti” ad attività commerciali che hanno fatto sì che si intensificassero i controlli sul territorio da parte delle forze dell’ordine con l’incremento di posti di blocco e perquisizioni domiciliari e veicolari. Da qui l’ausilio anche di elicotteri dell’Arma e del personale del Gruppo operativo Calabria e del Reparto operativo di Catanzaro. E’ stato proprio nel corso di una perquisizione che i carabinieri di Lamezia, collaborati dagli artificieri antisabotaggio del Reparto operativo di Catanzaro, hanno rinvenuto l’ordigno rudimentale e la droga. Saveria Maria Gigliotti nel fiume Alli per poi finire a mare. Al termine dell’udienza i giudici del tribunale della libertà si sono riservati di decidere sulla richiesta di dissequestro. Nei giorni scorsi l’inchiesta ha portato all’arresto dei vertici della Enertech per i reati di associazione per delinquere, evasione fiscale e violazione delle norme ambientali. Intanto è attesa per prossimi giorni la decisione del giudice per le indagini preliminari, Abigail Mellace, sulla richiesta di interdizione dai pubblici uffici per l’ex Commissario per l’emergenza ambientale e due dirigenti dello stesso Ufficio. Lunedì la Procura ha chiesto per Melandri la revoca della richiesta di interdizione a seguito delle sue dimissioni dall'incarico. 21 MERCOLEDÌ 23 novembre 2011 calabria ora R E G G I O Il tracotante tallonamento del sindacalista “Agathos”, nelle motivazioni del gup le pressioni di Barillà alla “New Labor” Un «ossessivo, continuo e tracotante» tallonamento. Questa è la prova della colpevolezza del sindacalista della Uil Antonino Barillà, che seguiva in maniera asfissiante il presidente della New Labor Antonio Dimo, al quale chiedeva le mazzette. E’ il quadro che di lui traccia il gup Silvana Grasso, contenuto nelle motivazioni della sentenza Agathos in cui si ripercorre il suo operato, come emerso dalle indagini che lo hanno riguardato. Barillà viene dichiarato vicino alla cosca Tegano. Le richieste di mazzette arrivavano ad Antonio Dimo e a suo fratello Gianfranco, oppure ai loro collaboratori, con una forte pressione. Quando gli interessati si negavano, Barillà saliva su tutte le furie minacciando di denunciare l’azienda all’Asp per irregolarità nelle attività di pulizia dei convogli ferroviari che avevano in appalto. Nelle telefonate ai collaboratori, quando i risentimenti di antonino Imponeva immediate risposte e appuntamenti in mancanza dei quali faceva capire che li avrebbe messi in riga Antonio Dimo si negava, Barillà «non mancava di esternare il proprio risentimento dileggiandolo senza remore, accusandolo di nascondersi e imponendo immediate risposte e appuntamenti in mancanza dei quali faceva presente che avrebbe saputo come metterlo in riga» scrive il giudice che aggiunge «non erano certo i problemi lavorativi che determinavano la sua acredine, ma esclusivamente l’interesse personale alla riscossione degli extra Il sindacalista Antonino Barillà. Sopra: il pm Lombardo pretesi». Il gup descrive placidamente che «dopo le consegne delle tangenti inizialmente fatte giungere a Reggio Calabria», gli appunta- menti sviluppati a Roma hanno consentito di ricostruire le «sofferte consegne effettuate dai Dimo». Vista l’insistenza del sindacalista, Dimo “asfissiato” da Siciliano Ecco lo scenario inquietante in cui si muoveva la vittima del clan Per Antonio Dimo i Tegano erano ormai diventati un’ossessione. Il gup Silvana Grasso non concede sconti nelle motivazioni della sentenza “Agathos” e traccia con particolare durezza il quadro che emerge dagli atti processuali, circa le pressioni che la cosca faceva nei confronti dell’imprenditore della “New Labor”. «Lo scenario descritto dalle continue telefonate, richieste di appuntamenti, visite a Roma e Milano – scrive il gup – è impressionante e non deve fuorviare l’atteggiamento discorsivo, talvolta disteso e, persino, scherzoso di alcuni contatti. Era Dimo a cercare di stemperare i toni e tentare di dialogare per poter prendere margini di tempo per organizzare le proprie cose. Gli emissari della cosca, al contrario, non perdevano mai il controllo dell’imprenditore, non appena si avvicinava la successiva scadenza stringevano nuovamente il morso senza dargli alcuna possibilità di sfuggire alle loro pretese, rammentandogli volta per volta con chi aveva a che fare Giancarlo Siciliano durante il suo arresto ed il potere esercitato all’interno dell’impianto, tempestandolo di chiamate e comunicazioni che non gli lasciavano respiro». C’è poi un passaggio particolare che fa comprendere l’atteggiamento dell’imprenditore: «Anche quando Dimo non rispondeva – scrive la Grasso – era ben conscio della provenienza delle chiamate rilevate attraverso il telefonino, sapeva che Siciliano era pronto a prendere l’aereo per qualsiasi destinazione pur di raggiungerlo e sapeva che alle sue spalle vi era chi lo indirizzava ed era pronto a far saltare gli equilibri precari dell’azienda reggina sol che avesse supposto un suo tentativo di sottrarsi al pagamento. Dimo, quindi, era costantemente sotto pressione, poteva beneficiare solo di brevissime pause ottenute grazie ai pagamenti dopo le quali ripren- devano costanti, opprimenti, soffocanti le pretesi di incontri aventi finalità di riscuotere nuovi ratei, tant’è che l’imprenditore, dopo ritardi nel rispondere e silenzi vari, finiva con l’esplicitare le proprie difficoltà spesso note agli stessi suoi aguzzini che, pur tuttavia, non gli davano tregua egualmente per evitare che si allentasse la tensione, chiedendogli continuamente notizie e abboccamenti». Secondo la Grasso, dunque, vi era un vero e proprio «stato di prostrazione dei Dimo per le continue sollecitazioni esercitate dai vertici della cosca Tegano, che l’imprenditore provvedeva a soddisfare solo parzialmente con fondi conosciuti dalla moglie, integrandoli spesso con altre risorse da lui personalmente recuperare con le quali completava l’importo complessivamente dovuto, comprendente anche vari extra cui non si poteva sottrarre e vi appariva evidente anche lo scoraggiamento della moglie che sentiva di non lavorare per sé, ma per “loro”» ovvero la cosca Tegano. c. m. che si presentava all’aeroporto di Fiumicino o alla stazione ferroviaria di Roma Termini pretendendo quanto chiedeva, facevano di tutto per racimolare il denaro. Se le consegne andavano a vuoto, come è accaduto, Barillà partiva subito con le minacce e talvolta ha anche dato dimostrazione della sua spietatezza facendo pubblicare su alcuni siti internet e giornali un suo intervento contro la New Labor. Episodio che ha poi usato come minaccia, quando Dimo non gli ha risposto al telefono “Ma domani mi chiami o ti devo.. scrivere un’altra lettera” e ancora “Si cacci questo vizio con me perché lo purgo… Se mi chiama entro stasera mi chiama domani mattina tutte quelle cose che riguardavano la sicurezza evidentemente scrivo all’Asl.. no?”. A qualche messaggio Barillà allega i saluti di Davide, identificato in Davide Polimeni della cosca Tegano. Lo stato di pressione psicologica era talmente condizionante che Antonio Dimo si mostra agitato, in alcune intercettazioni, mentre telefona al suo dipendente per accertarsi che avesse effettivamente incontrato il sindacalista per la consegna del pacco. E’ molto indicativo che il sindacalista si rivolga con il “tu” al presidente della New Labor, suo datore di lavoro, mentre questi gli si rivolge dandogli del “lei”. La conferma di «quanto asfissiante lo ritenesse e come fosse timoroso di parlargli» scrive il giudice. La sua valutazione è chiara: «Barillà ha sostenuto che i suoi rapporti con i Dimo erano di carattere esclusivamente sindacale e sindacali le sue pretese, ma il tenore obiettivo dei dialoghi di cui ha cercato di offrire una interpretazione benevola, non può essere superato dalle sue proteste d’innocenza». ANNALIA INCORONATO [email protected] il retroscena Così gestivano la latitanza del boss Giovanni Tegano Dalla sentenza “Agathos” emerge anche con forza come gli associati alla cosca avessero fatto di tutto per far rimanere latitante il boss Giovanni Tegano che era l’unico vero punto di riferimento e decisionale. Questa latitanza, secondo il gup, era necessaria sia per la «stessa sopravvivenza» della consorteria che per «ragioni di prestigio interno ed esterno che contribuivano a mantenerne viva e attuale la reputazione di potenza e d’invincibilità con il conseguente rafforzamento del vincolo degli associati e della capacità d’intimidazione, sia, soprattutto per consentire loro di continuare a svolgere la funzione catalizzatrice ed unificante del gruppo loro propria». Soprattutto in considerazione del fatto che Pasquale Tegano, fratello di Giovanni, era stato già catturato e che «il mantenimento libero di quest’ultimo in conseguenza di ciò risultava maggiormente necessario». Secondo il gup «non è certo possibile sostenere, come si è cercato di fare, che quella svolta in favore di Giovanni Tegano sia stata una mera assistenza di carattere familiare al latitante determinata da ragioni esclusivamente umanitarie, posto il carattere quasi militare dell’organizzazione predispota a sua tutela che escludeva, salvi i casi di necessità, contatti diretti dei familiari, con delega di occuparsene a un terzo (Giancarlo Siciliano non ufficialmente legato ai Tegano), tenuto studiatamente in via ufficiale a distanza dalla famiglia del latitante, ma la cui corretta esecuzione delle disposizioni impartite era oggetto di costante e puntuale controllo da parte dei generi del latitante mediante appuntamenti occulti, spesso pure presidiati da osservatori che dovevano scongiurare la possibilità di controlli, predisposti attraverso quei medesimi canali mediati utilizzati per le comunicazioni concernenti le estorsioni alla “New Labor”». c. m. MERCOLEDÌ 23 novembre 2011 PAGINA 26 l’ora di Corigliano Redazione di Corigliano-Alto Jonio-Tel. 0983 290604-Fax 0983 292220 - Mail: [email protected] SANITÀ&FARMACIE ospedale civile pronto soccorso guardia medica consultorio familiare farmacia de florio farmacia favaro farmacia rizzo FARMACIE tel. 0983/8801 tel. 0983/880236 tel. 0983/880218 tel. 0983/888266 tel. 0983\887837 tel. 0983\87042 tel. 0983\885302 farmacia romanelli tel. 0983\886297 farmacia romano tel. 0983\81023 farmacia russo tel. 0983\81119 farmacia san francesco tel. 0983\82043 farmacia scarcella tel. 0983\80017 farmacia taverna tel. 0983\87513 EMERGENZA carabinieri polizia stradale polizia stradale polizia municipale guardia di finanza corpo forestale vigili del fuoco tel. 0983\889703 tel. 0983\511122 tel. 0981\550011 tel. 0983\82879 tel. 0983\851350-60 tel. 0983\886000 tel. 0983\520555 COMUNE centralino segreteria sindaco polizia municipale ufficio beni culturali servizio taxi tel. 0983/83851 tel. 0983/82145 tel. 0983/81834 tel.0983/82879 tel. 0983/81823 tel. 0983/82260 tel. 334/8926687 tel. 345/5065965 Valanga di soldi dalle estorsioni Santa Tecla, Alfano: il denaro finiva nella “bacinella” di Totonniello d’ì polli Tra i tanti aspetti della vita criminale coriglianese raccontati dal pentito, Carmine Alfano, facenti parte degli atti dell’operazione santa Tecla, vi è anche quello legato agli “stipendi” che l’organizzazione aveva deciso di corrispondere ai vari affiliati che si trovano in carcere. Oggi ve ne proponiamo una parte . «Per come ho più volte accennato tra i compiti di Maurizio Barilari vi era quello di sostenere coloro i quali erano detenuti. Dopo la recente uscita dal carcere di Antonio Bruno questi ha diramato l’ordine di non corrispondere più lo stipendio a coloro i quali erano liberi. Che avrebbero tratto il proprio sostentamento delinquendo e comunque facendo confluire una parte dei proventi alla cosiddetta bacinella tenuta per suo conto dal più volte nominato “totoniello d’ì polli”. Toton- Leonardo Antonio Zangaro detto “Totonniello d’ì polli” niello dei polli è attualmente colui che detiene ogni provento illecito della cosca e quindi sia il ricavato dal nar- tresì se oltre allo stipendio alla persocotraffico, sia il ricavato dal pizzo. Ba- na di volta in volta nominata sia attririlari, per come ho già detto, è l’esat- buito anche danaro per far fronte altore del pizzo e ne trattiene una quo- le spese legali. Sono assolutamente sicuro di quanto ta pari al 20%; il resto affermo in quanattraverso Eugenio Il ricavato to il becchino che Morrone detto il barrimaneva per il è nipote sia mio biere lo dirotta presso che di Barilari Totonniello nella cosid20% a Barilari aveva una sorta di detta bacinella. Allorche lo estorceva libro mastro ove ché si tratta di pagare alle vittime venivano annotagli stipendi dei detenuti gli stipendi così ti il danaro segue il percorso inverso cioè Totonniello sem- come le entrate del pizzo e le uscite pre attraverso il barbiere lo fa arriva- per il pagamento degli stipendi, inolre nelle mani di Barilari che lo desti- tre in più occasioni ho assistito a conna alle famiglie dei detenuti. Sono in segne di danaro da Morrone a Barigrado di riferire puntualmente colo- lari. In particolare , alla fine del mero i quali beneficiano dello stipendio se, Morrone veniva incaricato da Bamensile. Pertanto posso elencare rilari di prendere il danaro necessario queste persone indicando il merito per il pagamento degli stipendi docriminale di ciascuno indicando al- podichè il danaro arrivava a Barilari il quale faceva il giro per le consegne degli stipendi medesimi. Io accompagnavo Barilari con la mia auto e quindi potevo verificare l’erogazione degli stipendi stessi. Passo a darvi l’elencazione: Tonino Marrazzo ha la quarta, gli vengono corrisposti ? 780 mensili più il danaro di volta in volta necessario per il pagamento delle spese legali; lo stesso vale per Pierino Marinaro e lo stesso è valso per Antonio Bruno fintanto che è rimasto detenuto; Damiano Pepe riceve lo stipendio in misura pari a ? 780, ha la quarta e non riceve danaro per spese legali. Lo stesso discorso vale per Pietro Longobucco che parimenti ha la quarta; lo stesso discorso è valso per Carmine Ginese anch’egli “titolare” della quarta”. (1 Continua) GIACINTO DE PASQUALE [email protected] 32 MERCOLEDÌ 23 novembre 2011 calabria ora C O R I G L I A N O “Dust”, oggi la parola alla Corte di Cassazione Droga, in appello vennero condannati undici imputati La parola agli ermellini. Spetterà alla suprema Corte di Cassazione l’ultima pronuncia sul maxiprocesso “Dust”, nato dall’operazione che nel 1998 portò all'esecuzione di provvedimenti cautelari a carico di 33 persone, incastrate dagli inquirenti grazie alle rivelazioni fatte dai pentiti Antonio Cicciù, Rocco Covello e Salvatore Aloisio. Nella giornata di oggi sono previste le discussioni delle parti alle quali seguirà il verdetto della suprema Corte, che deciderà se confermare o meno la sentenza di secondo grado emessa lo scorso anno dalla Corte d’Appello di Catanzaro. In quella occasione i giudici avevano confermato in toto la sentenza di primo grado per dieci imputati, rideterminato la pena per uno e disposto l’assoluzione per altri tre. Nello specifico, era stato dichiarato di non doversi procedere per Mario Covello (in primo grado era stato condannato a nove anni e otto mesi) mentre erano stati assolti, con la formula “per non aver commesso il fatto” Damiano Mezzorotolo e Cataldo Crescente (entrambi avevano avuto la condanna a sette anni in primo grado). Per il resto, era stata rideterminata a cinque anni e sei mesi (più 16mila euro di multa) la pena per il coriglianese Luigi Zampino (in primo grado aveva avuto otto anni), mentre era stata confermata in toto la sentenza di primo grado per: Domenico Critelli (21 anni); Giuseppe Caruso (10 anni e sei mesi); Giuseppe Farao (20 anni e otto mesi); Domenico Greco (7 anni); Fran- cesco Greco (9 anni e 13mila euro di multa); Giorgio Greco (12 anni e 4 mesi); Cataldo Marincola (20 anni e 6 mesi); Giuseppe Marino (10 anni e 6 mesi); Silvio Romano (5 anni e 6 mesi); Luigi Vasamì (5 anni e 6 mesi). La Dda di Catanzaro contestò agli imputati d'aver gestito, nel periodo tra il 1988 e il 1996, un consistente traffico di stupefacenti nell'interesse dei “locali” di 'ndrangheta di Cirò e Corigliano, già alleati nella guerra di mafia che portò alla defenestrazione dell'allora boss della Sibaritide, Giuseppe Cirillo. Un vorticoso giro di eroina e cocaina, secondo l'accusa, che coinvolgeva Calabria, Germania e Colombia, sventato dagli uomi- santa tecla Malore in carcere per Carmine Ginese Malore in carcere per il quarantaseienne coriglianese Carmine Ginese (foto) imputato nella maxioperazione antimafia “Santa Tecla” e attualmente detenuto a L’Aquila dove, dal settembre 2010, si trova in regime di 41bis. Quasi una sorta di “maledizione” sembra ormai imperversare sull’operazione “Santa Tecla”, che con il blitz portato a termine lo scorso anno, ha inferto un duro colpo al presunto “locale” di Corigliano. Questo non è il primo caso di malore in carcere (nei mesi scorsi anche Mario Straface, detenuto a Milano, aveva accusato un malessere) per non parlare poi dei tre decessi già verificatisi e che hanno colpito altrettanti imputati della maxioperazione. A partire dalla morte di Pietro Salvatore Mollo, rinvenuto impiccato nella propria cella del carcere de L’Aquila dove si trovava al 41bis nel dicembre 2010, per finire al decesso di Mario Guglielmello colpito da infarto il 15 agosto scorso e di Franco Straface, colpito da un ictus lo scorso 12 novembre. Per quel che riguarda Ginese alias “Carletto u lupu”, che in questi giorni ha accusato un malore all’interno della struttura penitenziaria, i suoi avvocati difensori Giovanni Zagarese e Pasquale Di Iacovo sono pronti a dare battaglia affinché vengano effettuati tutti gli accertamenti medici e, nel caso, disposto anche il ricovero in ospedale. Considerato ai vertici del “locale” coriglianese, Ginese era stato assegnato al regime del 41bis nel settembre dello scorso anno, unitamente a Mollo e a Pietro Longobucco (alias U jancu i varrili). Insieme a quest’ultimo, secondo la tesi accusatoria, avrebbe rivestito il ruolo di “dirigente” nell’ambito dell’altra fronda del clan che faceva capo al defunto Antonio Bruno alias “Giravite”. (rm) ni del Ros durante un'articolata inchiesta coordinata dai pm antimafia Salvatore Curcio e Giancarlo Bianchi. Secondo la ricostruzione degli investigatori, le cosche confederate della Sibaritide (Rossano, Corigliano e Cariati) avrebbero comprato la “coca” dai cartelli colombiani di Medellin. L'eroina, invece, sarebbe arrivata ai picciotti calabresi attraverso i canali balcanici. Un volume d'affari vorticoso, stando a quanto riferito dal collaboratore di giustizia Antonio Cicciù, che parlò addirittura di guadagni, a settimana, superiori ai trecento milioni di vecchie lire. ROSSELLA MOLINARI [email protected] ambiente Il municipio dichiara guerra all’insetto ammazza palme Il comune torna a porre l’attenzione sulla infezione che da tempo sta riguardando le palme, denominata punteruolo rosso. Infatti in un avviso pubblico la Commissione straordinaria richiama l’attenzione dei proprietari o detentori di palme sull’urgenza di provvedere ad attuare tutti gli interventi di profilassi. Gli interventi di profilassi generale a cui occorre attenersi sono: accurate ispezioni periodiche su tutte le piante suscettibili di attacco da parte del coleottero in questione; accurata potatura delle vecchie foglie e delle infiorescenze secche, eliminazione delle guaine fiorali, residui organici, ecc. da effettuarsi nel periodo invernale quando il volo degli adulti è limitato; distruzione dei residui della potatura; evitare i tagli delle foglie verdi o, se indispensabili, effettuarli nel periodo invernale, con copertura e disinfezione delle ferite con mastici, paste insetticide, ecc., denaturando le superfici di taglio con ipoclorito di sodio. La rasatura del tronco (eliminazione delle porzioni basali delle foglie le palme) è assolutamente da evitare; interventi localizzati nella parte apicale della pianta (apice vegetativo) o applicati in endoterapia con prodotti chimici autorizzati o microbiologici. Pertanto s’invitano i proprietari o detentori a qualsiasi titolo di vegetali sensibili, che sospettino o accertino la comparsa dell’organismo nocivo nelle zone infestate e nelle aree ritenute indenni, comprese le “zone cuscinetto”, di darne immediata comunicazione al servizio Fitosanitario regionale. Inoltre si rammenta a coloro che in questo periodo stanno procedendo alla potatura delle palme, a non abbandonare lungo le vie o le aiuole i detriti, ma gli stessi devono essere portati presso una discarica autorizzata per la loro distruzione onde evitare il propagarsi della infezione denominata “punteruolo rosso”. Per quanto sopra si richiamano le disposizioni impartite con ordinanza comunale nr.93/2011, in caso di inottemperanza si procederà alla denuncia all’autorità giudiziaria. Giacinto De Pasquale Sociale, il forum attacca il Comune Gallo: malgrado il commissariamento continua la malagestione E’ scontro aperto tra Forum del Terzo Settore e Comune, su quella che l’organismo presieduto da Angelo Gallo (nel riquadro), definisce anomalie e mala gestione che, nonostante l’attuale fase commissariale dell’ente, si verificherebbe in alcuni uffici comunali. «Negli ultimi giorni – si legge nel comunicato del Forum - alcuni fatti hanno attirato l’attenzione dell’opinione pubblica sullo stato dell’arte del terzo settore e dei servizi sociali nel nostro comune. In modo particolare gli addetti ai lavori sono stati più che preoccupati sulla prosecuzione di alcuni importanti progetti (ad es. I servizi assistenziali ai disabili e agli anziani) e sulla scadenza di gare di appalto per la gestione di strutture al servizio del territorio (il centro di eccellenza, il teatro Valente, solo per fare altri esempi). Su queste ed altre delicate ed importanti problematiche in campo sociale e culturale, ed in generale, per il piano degli interventi , - sottolinea ancora la nota - avevamo richiesto già alla precedente amministrazione ed ultimamente anche all’attuale commissario straordinario che, in itinere, o meglio, prima dell’attuazione definitiva, ci fosse un coinvolgimento sulla realizzazione del piano ed una discussione con le associazioni del terzo settore , in ottemperanza alle direttive regionali e che si “istituzionalizzasse” finalmente, con il Forum, un tavolo programmatore degli interventi contestualmente alla sua fase operativa. Poiché non si comprendeva e non si comprende ancora oggi perché Corigliano debba rinunciare alle tante occasioni di sviluppo economico, culturale e sociale ed alle tante esperienze positive maturate negli anni passati, grazie anche e so- prattutto a più attenti e lungimiranti amministratori della “cosa pubblica”. Ci domandiamo – prosegue il testo del comunicato - allora perché si verificano “anomalie” e “mala gestione” nonostante il commissariamento del nostro comune per infiltrazioni mafiose e ci siano, ancora oggi, all’interno della casa comunale, apparati burocratici che fanno il bello ed il cattivo tempo in merito alla aggiudicazione o alla gestione di particolari e delicati appalti e servizi di fondamentale importanza per le fasce più deboli della popolazione e con una valenza economica non indifferente per l’intero territorio( si tratta pur sempre di centinaia di migliaia di euro per molti i progetti) soprattutto in un periodo di crisi come questo. Ma oltre a denunciare tutto ciò, riteniamo improcrastinabile – così termina la nota - che vi sia un incontro nel più breve tempo possibile con il Commissario Straordinario e con i responsabili del nostro comune affinché non si assista più a questa fase di inefficienza, di lassismo e di abbandono di buone prassi e di legalità all’interno del nostro comune». 36 MERCOLEDÌ 23 novembre 2011 calabria PAO L A - A M A N T E A - C A M P O R A S. G I OVA N N I - S C A L E A Nuova udienza, ieri mattina, del processo ordinario “Nepetia-Enigma”, istruito contro i clan di Amantea, Rosarno, Paola e Cetraro. Ventitrè sono gli imputati (altri 23 sono stati giudicate con rito alternativo). Varie le ipotesi di reato: associazione a delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, estorsione, usura, danneggiamento, spaccio di droga ed altro. Ieri mattina, oltre a due testimoni dell’Arma (tra cui il graduato che ha condotto le indagini, tra l’altro, già sentito altre tre volte), è stato ascoltato in video conferenza il collaboratore di giustizia Franco Garofalo, relativamente alla posizione del presunto capocosca amanteano Tommaso Gentile. Su richiesta del pubblico ministero della Dda, Boninsegna, il pentito ha iniziato a raccontare la sua storia, partendo dal fatto di essere stato «associato alla cosca cosentina dei Perna-Pranno dal ‘79 fino al ‘96». Ha poi parlato del suo primo arresto e quindi dall’inizio della sua collaborazione con la giustizia. Diverse le sentenze definitive a suo carico: «omicidio, estorsione, e molto altro ancora». Il discorso, da questo momento in poi, è stato incentrato sulla figura di Tommaso Gentile. «Lo conosco bene, era un nostro affiliato che operava sulla costa, ad Amantea per la precisione. Lui gestiva un gruppo tutto suo e quando avevamo bisogno andavamo da lui, per quanto riguarda Amantea, così come andavamo dai Serpa che ci appoggiavano da Paola». Oltre a Gentile, di questo gruppo facevano parte «il defunto Ciccio Africano, il fratello Domenico Gentile e altre persone». Alla morte di Africano, però, «il comando del gruppo, Gentile e Africano inchiodati dal pentito veva ad Amantea». A questo punto il Pubblico ministero ha chiesto al collaboratore di giustizia quali fossero le sue fonti di informazione su quanto esposto fino a quel momento in aula. Garofalo ha sottolineato con determinazione come «tutto ciò che è accaduto tra il ‘76 e il ‘96 io l’ho vissuto in prima persona». A questo punto l’ascolto del teste si è concluso. La pubblica accusa, dal canto suo, ha chiesto al collegio penale di acquisire agli atti i verbali estorsioni ecc. Sapeva fare di tutto dei restanti sette collaboratori di giutranne che occuparsi di lavoro one- stizia in lista d’attesa per essere ascolsto. Era una persona sveglia e sapeva tati. In merito, però, si dovranno demuoversi sul territorio». Chiuso il ca- terminare anche i difensori degli impitolo Africano, il pubblico ministero putati, nonché le parti civili, in sede di ha chiesto al pentito lumi Francesco prossima udienza (fissata a metà diMarcianò. «Lui stava ad Amantea, cembre). Per quanto concerne, infima non era originario del posto. Gli ne, i restanti due testi presenti ieri in abbiamo fatto un agguato perchè aula, a carico di uno è stata acquisita avevamo saputo che forniva le armi al una relazione, mentre per il graduaclan contrapposto». Il coinvolgimen- to dell’Arma si è proceduti, come stabilito in precedenza, to di Tommaso Gentile fu consequenziaal controesame dei «Tommaso le «visto che ci spodifensori. Il primo sapeva fare stavamo da Cosenza ad intervenire, in tal abbiamo informato senso, è stato Antotutto tranne della cosa sia lui, sia nio Quintieri, difenche lavorare Africano. Ricordo sore di Paolo Launi onestamente» che Marcianò gesti(definito dagli inquiva un’attività comrenti il braccio armerciale di materiale edile, piastrel- mato della cosca) ed Eugenio Gabriele ed altro. Il giorno dell’agguato si le. Ma, per ovvie questioni di spazio, trovava davanti al negozio quando i particolari di questo controesame F.P. lo colpì la prima volta», poi la pi- saranno forniti nella giornata di dostola si inceppò. Marcianò rimase fe- mani. Una piccola anticipazione? rito. L’agguato fu programmato pro- Launi, fatta eccezione per Pier Manprio perchè «Gentile e Africano ci narino e Salvatore Tripicchio, non ha avevano detto che forniva le armi a avuto colloqui telefonici con nessuPino, se poi lo aveva fatto davvero no dei personaggi ritenuti appartenon lo so». Ad ogni modo, dopo l’at- nenti o reggenti del clan. tentato, Marcianò «si è avvicinato a STEFANIA SAPIENZA Gentile e Africano. Dopotutto lui [email protected] Nepetia, Garofalo partecipa in videoconferenza Un’aula di giustizia. Nel riquadro il boss Tommaso Gentile ad Amantea, venne affidato a Tommaso Gentile». A questo punto, il pubblico ministero si è soffermato proprio sulla morte di Francesco Africano. «E’ stato ucciso dal clan contrapposto al nostro (Pino-Sena) perchè, all’epoca, c’era in atto una guerra». A fornire i particolari della vicenda a Garofalo, oltre a «Gianfranco Ruà, anche da Tommaso Gentile». Quest’ultimo, in particolare, aveva saputo che a commettere l’omici- SCALEA Alternativa al carcere Ne ha parlato il Rotary Si è svolto nei giorni scorsi, presso l’Hotel Santa Caterina di Scalea, il convegno organizzato dal Rotare International “Riviera dei Cedri”, sul tema: “Le misure alternative alla detenzioneflessibitlià e finalità della pena”. All’introduzione del presidente, Vito Caldiero senior, ha fatto seguito l’intervento dell’avvocato Paolo Quercia. Lo stesso, tra le altre cose, ha fatto rilevare come «l’idea di divulgare questa tematica nasce da una triplice esigenza, e la prima riguarda, più che altro, una mia “sofferenza” personale. Di fatti, ogni qualvolta le cronache riferiscono di condotte criminose riconducibili a soggetti sottosti a misure alternative, si scatenano sterili dibattiti dal vago gusto giustizialista, piuttosto che facili disquisizioni, prive del minimo di conoscenza. Ciò è faticosamente accettabile». Secondo Quercia: «Si trascura il dato che in Italia vige, al riguardo, una normativa tra le più civili e avanzate esistenti. Problemi possono sorgere, semmai, nel momento applicativo, che è ben altra cosa». Quercia ha poi evidenziato come «in considerazione della crisi che sta vivendo il modello custodiale, la materia assume particolare importanza quale strumento di deterrenza ora dio erano stati «Basile Nelso e Ruà». In tale contesto il collaboratore di giustizia ha voluto precisare che, così come loro facevano riferimento a «Gentile su Amantea ed a Serpa su Paola; la cosca Pino-Sena si appoggiava a Basile e Nelso su San Lucido ed a Muto su Cetraro». Ritornando all’omicidio, Garofalo ha sottolineato, ancora una volta, che a raccontargli tali fatti era stato «Gentile. Lui ad Amantea si occupava di tutto: droga, armi, Lotta al dimensionamento La scuola di Campora ha i numeri e non vuole chinare il capo AMANTEA E’ ancora battaglia tra le scuole di Amantea e quella di Campora San Giovanni per quel che concerne il discorso “dimensionamento”. Stando, infatti, ad una prima direttiva dettata nei giorni scorsi, le scuole di Amantea dovrebbero assorbire quella della frazione continuando, quindi, a detenere due dirigenti scolastici. Ma, i genitori di Campora San Giovanni non ci stanno e, nel sostenere che il loro istituto ha tutte le carte in regola per poter restare in piedi (ed assorbire la “A. Manzoni” di Amantea), hanno chiesto un incon- tro celere con l’amministrazione comunale, nonché supporto al gruppo “Noi Campora”. Anche perchè se l’incontro con i politici del luogo non dovesse dare segnali positivi la protesta potrebbe assumere toni più duri. Da qui l’appello dell’esponente di “Noi Campora”, Luca Ferraro, ai governatori PAOLA Paolo Quercia verso la devianza criminalizzata». Oggi, infatti «assistiamo ad una perdita di centralità del carcere nelle scelte di politica criminale. Questo, sia per la crisi logistico-strutturale delle carceri (sovraffollamento), sia per il continuo modificarsi dei connotati dei carcerati: pare che il 50% sia costituita da tossicodipendenti e da immigrati; con le più ovvie conseguenze di incompatibilità dei modelli tradizionali di trattamento dei detenuti». A fronte di ciò assistiamo «all’emergenza di pratiche che privilegiano sempre più criteri di disciplina che si realizzano al di fuori delle “Mura”». In tale ottica, «si pensi - ha concluso Quercia - al trattamento penitenziario finalizzato al recupero sociale del condannato». s. s. Ariodante candidato a sindaco per il Movimento giovanile Sarà Mario Ariodante il candidato a sindaco per la lista civica “Movimento giovanile” alle prossime elezioni comunali che si terranno a Paola. «La lista comprenderà giovani, liberi professionisti, lavoratori, e pensionati - si legge in una nota del neo movimento - in modo da rappresentare tutte le fasce sociali. L’obiettivo è quello di essere un movimento politico di rilievo locale, ma anche provinciale e regionale. Un movimento civico con una grande base, con un gruppo giovanile molto attivo. Vogliamo infine dare un ruolo diverso alle realtà ter- Il Sant’Agostino ritoriali e al mondo dell’associazionismo che caratterizzano il comune di Paola». L’obiettivo del movimento è non solo quello di «promuoverle e valorizzarle, ma renderle protagoniste. La prima cosa che abbiamo intenzione di fare è, una riorganizzazione della struttura amministrativa del Comune per dare un servizio efficace ed efficiente al cittadino. Puntiamo poi a risollevare l’economia del paese, dando il nostro apporto alle attività produttive, valorizzando le esperienze imprenditoriali locali sottoforma di cooperative e di imprese, e incentivando quelle giovanili per rilanciare l’occupazione. Questo movimento sarà disposto a dialogare con qualsiasi partito che si dimostri realmente sensibile ai problemi del paese, e che sosterrà le nostre idee riguardo alle fasce deboli della società». m. f. s. cittadini. «Chiediamo all’amministrazione comunale, ed in particolar modo ai nostri referenti in seno al consiglio comunale, di valutare attentamente la situazione, senza trascurare, in tal senso, gli interessi della frazione. Non è giusto che venga penalizzata sempre Campora San Giovanni, anche quando la legge sta dalla sua parte». Senza contare che «chi detiene, in seno alla massima Assise cittadina, la delega per questo settore, nella frazione ha raccolto un bel pò di consensi elettorali. La nostra scuola ha tutte le carte in regola per poter mantenere un dirigente scolastico e, pertanto, la propria autonomia». Non si capisce, quindi, «il motivo per cui Amantea debba continuare a mantenere i suoi due dirigenti scolastici penalizzando l’istituto “decentrato”. La legge deve essere applicata, e su questo siamo d’accordo, ma lo si deve fare con i documenti alla mano. Quegli stessi documenti che, allo stato, dicono che Campora San Giovanni può restare in piedi da sola. Il nostro - ha concluso Luca Ferraro - non è un discorso secessionista contro Amantea, ma è mirato ad ottenere rispetto della nostra identità». A questo punto, non resta che attendere l’esito dell’incontro genitori-amministrazione. s. s. 20 MERCOLEDÌ 23 novembre 2011 calabria ora C A T A N Z A R O Fatture gonfiate, la sentenza Condannati Verrengia, Brutto, Ruperto e Bruno. Assolti Critelli e Vescio omicidio duro E Ornella non risponde davanti al gip Si è avvalsa della facoltà di non rispondere davanti al gip di Castrovillari Ornella Bevilacqua, difesa dai legali Antonio Ludovico e Salvatore Staiano, 38 anni, accusata, insieme ad altre cinque persone, dell’omicidio di Nicola Duro, il giovane incensurato raggiunto da cinque colpi di pistola fuori da un bar di viale Isonzo. La donna, moglie del presunto mandante dell’omicidio Donato Passalacqua e madre dell’esecutore materiale Antonio Passalacqua era stata arrestata subito dopo la condanna a trent’anni di reclusione pronunciata dal gup Tiziana Macrì, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per la donna. L’arresto, si é reso necessario per evitare possibili vie di fuga o l’ipotesi di reiterare il reato. Il processo a carico di cinque amministratori provinciali e un agente di viaggio, finiti sotto processo con l’accusa di gonfiare la nota delle spese “istituzionali” per ottenere rimborsi maggiorati ,è arrivato al copolinea. Il giudice del Tribunale monocratico ha condannato Emilio Verrengia, all’epoca dei fatti ex assessore comunale ai Trasporti ad un anno e 2 mesi di reclusione, Tommaso Brutto ex assessore provinciale ai Trasporti ad un anno e dieci mesi di reclusione,Vincenzo Bruno, all’epoca dei fatti capogruppo provinciale ex Ds, Peppino Ruberto consigliere provinciale dell’Udc, ad un anno e sei mesi. Dovranno anche pagare pene pecuniarie che vanno dai 100 ai 600 euro. Assolti invece Domenico Critelli, consigliere provinciale del Nuovo Psi e Ercole Vescio, titolare di un’agenzia di viaggio. È caduta, si legge nel dispositivo della sentenza l’ipotesi di accusa di falso ideologico in atto pubblico e scrittura privata ed è rimasta in piedi il reato di truffa ai danni di un ente pubblico, così come aveva chiesto ieri aula il pm Domenico Guarascio. Gli accertamenti erano stati compiuti dalla sezione di Polizia giudiziaria della Guardia di Finanza, che aveva concentrato le indagini sui doppi il blitz Video poker illegali Denunciati sette gestori SIGILLI I militari dell’Arma hanno sequestrato i video poker illegali LA SENTENZA Il Palazzo di giustizia di viale Argento incarichi ricoperti da alcuni amministratori. Secondo l'accusa qualche consigliere si sarebbe fatto rimborsare le spese sostenute sia dalla Provincia che dal Comune quando, all’epoca dei fatti, ricopriva anche l’incarico di amministratore comunale, mentre altri avrebbero “gonfiato” le fatture. Spese comunque di entità modesta, al massimo qualche centinaio di euro. In alcuni casi qualcuno si era visto contestare fatture false per pochi spiccioli. Nell’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Cristina Tettamanti era descritto un presunto giro di fatture che sarebbero state gonfiate o emesse relativa- mente a spese inesistenti, per ottenere rimborsi non dovuti dagli enti pubblici di appartenenza, Comune o Provincia. Un quadro emerso dall’inchiesta della sezione di Pg della Guardia di Finanza, in cui diversi amministratori pubblici non avrebbero avuto remore a commettere dei reati in spregio delle proprie funzioni, per somme a volte irrisorie: da poche decine di euro a qualche centinaio per fattura. A processo erano finiti anche Mario Magno all’epoca dei fatti vice presidente della Provincia di Catanzaro e Giuseppe cacciatore titolare di un’agenzia di viaggi che furono assolti. Gabriella Passariello Denunciate sette persone per illecito utilizzo di video poker illegali dai militari della Compagnia dei carabinieri di Sellia Marina che hanno eseguito un maxi controllo all’interno di diversi esercizi commerciali. Si tratta di S.R., 43 anni, A.C., 35 anni di Botricello, i quali avevano installato all'interno della propria attività 6 macchinette video poker prive di collegamento telematico con i monopoli di stato; F.R., 57 anni, M.M., 22 anni, O.F., 57 anni e B.C 32 anni, tutti titolari di attività commerciali a Cropani in possesso di video poker non in regola con la normativa vigente. Denunciato anche I.L., 53 anni, gestore di un circolo privato sito in Sersale, dove aveva installato 5 apparecchi elettro- nici di tipo slot machine/video poker, prive di collegamento telematico e delle autorizzazioni previste, il quale corrispondeva le vincite accumulate direttamente in contanti ai giocatori.Tutti gli apparecchi illegali sono stati posti sotto sequestro, le sanzioni irrogate superano complessivamente i 50mila euro e per i locali non in regola ne è stata chiesta la chiusura. I controlli sono partiti da svariate segnalazioni di persone costrette a chiedere prestiti per far fronte ai debiti accumulati con il gioco elettronico. Le indagini sono tuttora in corso per chiarire le dinamiche dei prestiti, le modalità di riscossione e l'eventuale manomissione del software dei giochi elettronici. Gazzetta del Sud Mercoledì 23 Novembre 2011 9 Calabria . COSENZA La Procura di Salerno interrogherà il collaboratore di giustizia Francesco Galdi che ha rivelato i retroscena della finta bomba destinata al togato Il piano ideato per intimidire il pm Facciolla L’ordigno trovato davanti a un ristorante, la lettera con il proiettile e le minacce del boss arrestato Arcangelo Badolati COSENZA Il piano segreto. Elaborato dalle cosche bruzie per lanciare sinistri messaggi a un magistrato troppo zelante. Un piano ideato per indurlo lentamente desistere dal proposito di arginare lo strapotere della ‘ndrangheta nei settori cruciali dell’economia legale e sommersa del Cosentino: l’imprenditoria, i lavori pubblici, l’usura, il racket, il traffico di droga. I “segnali” dovevano seguire un ritmo crescente per creare disagio e ansia nel togato antimafia. A svelare l’inquietante contesto è stato Francesco Galdi, 36 anni, ufficialmente commercialista ma di fatto narcotrafficante, arrestato a Bologna lo scorso anno nell’ambito dell’operazione “Overloading”. Galdi – conosciuto negli ambienti criminali cosentini come il “dottore” – ha descritto al pm antimafia Vincenzo Luberto i retroscena del ritrovamento di un pacco bomba avvenuto nell’aprile del 2005 dinanzi a un ristorante nel centro cittadino frequentato da esponenti delle forze dell’ordine e da magistrati. Tra i togati che si fermavano nella pausa pranzo, c’era Eugenio Facciolla, oggi sostituto procuratore generale a Catanzaro ma all’epoca magistrato in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata. L’involucro, sigillato con nastro isolante, fu individuato in seguito a una telefonata anonima. Quando gli artificieri aprirono il pacco scoprirono che non era una bomba vera. All’interno c’erano solo tre pezzi di Das legati da fili elettrici, tre batterie e soprattutto un cartoncino con minacce di morte per Facciolla scritte con uno smalto da donna. Una bomba finta, in sostanza, ma un’intimidazione verissima, concreta, inquietante, sulla quale cominciarono a indagare i poliziotti della squadra mobile cosentina, coordinati dalla Direzione antimafia di Salerno competente sulle inchieste riguardanti i magistrati del Distretto di Catanzaro. Dopo mesi d’indagini rimaste senza esiti apprezzabili, il caso venne archiviato. E il nome degli oscuri autori dell’intimidazione rimase sconosciuto. Ora, la vicenda si riapre. Già, perchè a Salerno è finito anche il fascicolo che contiene le rilevazioni di Galdi su quell’episodio della primavera 2005. Il “dottore” ha indicato autori e mandanti dell’attentato dimo- strativo compiuto in quella notte d’aprile di sei anni fa davanti al ristorante preferito da togati e forze dell’ordine. Il trentaseienne avrebbe fatto i nomi dei “picciotti” che confezionarono e sistemarono la finta bomba, dando le precise generalità pure degli ispiratori e dei mandanti dell'intimidazione ai danni del magistrato che era la testa di ponte di un’offensiva durissima nei confronti dei potenti clan cittadini. C’è poi un altro elemento per il quale le rivelazioni di Galdi potrebbero rivelarsi determinanti: il telefonista. A chi apparteneva la voce che avvisò con una chiamata anonima la questura della presenza del pacco? Il “dottore” lo sa, e pare l’abbia già svelato alla procura catanzarese. Ora dovrà ripetere nomi e cognomi davanti ai magistrati salernitani. Nel palazzo di giustizia della città campana c’è già traccia evidente degli altri episodi che caratterizzarono la “campagna” di minacce scatenata contro Facciolla. A cominciare dalla lettera contenente una pallottola calibro 9 per 21 e un delirante biglietto speditogli pochi mesi dopo il ritrovamento della finta bomba. Nello spesso fascicolo riguardante l’ex pm della Dda di Catanzaro ci sono pure le rivelazioni di due pentiti che raccontarono dei progetti di attentato alla vita di Facciolla ideati nella fase in cui più pressanti erano le iniziative contro le cosche. Un collaboratore mostrò pure delle piantine topografiche disegnate per illustrare i percorsi solitamente seguiti dal magistrato per tornare a casa. Un altro ex malavitoso rivelò d’aver fotografato l’abitazione del giudice con l’intenzione di spedirgli le immagini ritratte al fine di farlo spaventare. Non solo: a Salerno è stata anche inviata negli anni scorsi la relazione firmata dall’ufficiale dei carabinieri che raccolse l’oscuro sfogo di un boss cosentino appena arrestato. L’uomo, livido di rabbia, disse: “Il dottor Facciolla non sa che ha una famiglia...”. Il piano per “scoraggiare” il togato partì, però, molto tempo prima. Cominciò nel 2002 con la collocazione sotto una ruota della Fiat Punto usata dalla moglie di uno strano pacco. Per rimuoverlo dovettero intervenire gli artificieri dell’Arma. Nonostante fosse perfettamente imballato non conteneva nulla. Era il “segnale” d’inizio d’una sottile strategia culminata nel ritrovamento della finta bomba davanti al ristorante. REGGIO Napoli e Lo Moro: Commissione d’accesso al Comune «Il Viminale chiede informazioni» ma il prefetto non ha ricevuto nulla Artificiere rimuove un pacco sospetto collocato sotto l’auto del pm REGGIO CALABRIA. Alle ore 19.03 l’Ansa nazionale batte un’agenzia nella quale si legge: «Il Viminale vuole vederci chiaro sulle presunte infiltrazioni della 'ndrangheta nella società municipalizzata di Reggio Calabria Multiservizi spa. È partita quindi una richiesta di informazioni al prefetto del capoluogo Luigi Varratta, dopo che un’inchiesta della Dda aveva fatto emergere un presunto controllo della società da parte della cosca Tegano». Sta di fatto, però, che il destinatario della richiesta di informazioni, il prefetto Varratta, fino a ieri sera non aveva ancora ricevuto nulla, la qualcosa ha assunto i contorni di un piccolo giallo. Si capirà meglio nelle prossime ore. In una interpellanza al presidente del Consiglio e ai ministri dell'Interno, della Giustizia e dell'Economia e finanze, intanto, l’on. Angela Napoli (Fli) sollecita la commissione d’accesso e l’eventuale scioglimento del civi- co consesso. Nella premessa, la parlamentare rileva tra l’altro che ««Negli ultimi mesi una serie di interventi giudiziari si sono abbattuti sul Comune: nel maggio 2011 una delicata indagine ha portato all'operazione "Urbanistica", con l'arresto di otto persone, tra le quali sei dipendenti del Comune; nei primi giorni del corrente mese di novembre, nelle indagini che hanno portato all'operazione "Sistema", è emerso che il capocosca Santo Crucitti, per infiltrarsi nel Comune, in occasione delle elezioni amministrative 2007 avrebbe dato disposizione ai suoi gregari di convogliare i propri voti su Pasquale Morisani, oggi assessore ai Lavori pubblici; il 18 novembre 2011, l'operazione "Astrea" ha evidenziato il controllo della cosca Tegano sulla "Multiservizi spa", società della quale il Comune di Reggio Calabria detiene il 51% delle quote». Altra iniziativa è stata assunta dall’on. Doris Lo Moro, del Pd: «Lo scenario che si delinea intorno al Comune di Reggio», dichiara, «è di gravità inaudita. Ci siamo determinati a chiedere l’intervento del Ministro dell’Interno con un atto di sindacato ispettivo». Reagisce il capogruppo del Pdl Beniamino Scarfone: «La notizia secondo cui il Ministero degli Interni avrebbe sollecitato la Prefettura di Reggio Calabria a relazionare sulla gestione della Multiservizi SpA al momento risulta priva di riscontro. In merito all'iniziativa annunciata dall'on. Lo Moro riteniamo sia corretto ricordare che il sistema delle società miste è stato concepito dalla Giunta Falcomatà. Suggeriamo quindi all'on. Lo Moro, nella sua esigenza di chiarezza, di domandarsi come mai le procedure di gara che hanno determinato la scelta dei partner privati nelle società miste sia stata attuata dal Sindaco f. f. Naccari Carlizzi a pochi giorni dalle elezioni amministrative del 2002».(pitos) Contro i soprusi di Trenitalia scende in campo la deputazione calabrese del Pdl. Nuovo sciopero di 24 ore Sparisce la “Frecciargento” e la protesta monta Teresa Munari REGGIO CALABRIA Anche se tardiva, la levata di scudi dei parlamentari del Pdl per scongiurare la soppressione dei treni passeggeri a lunga percorrenza , va comunque registrata. Difficile dire se ci riusciranno! Certo è che dopo anni di progressive dismissioni dei servizi con tagli sempre più inconsulti in una regione che è sempre più marginalizzata sulle linee gestite da Trenitalia, deputati e senatori hanno deciso che la misura è colma. Soprattutto perchè non si tratta più soltanto dei servizi notte: infatti nel nome di una necessaria riorganizzazione del servizio, Trenitalia dal 10 dicembre avrebbe deciso di sopprimere anche tutte le frecce d’argento dalla Sicilia e dalla Calabria. « Una decisione assurda – si legge in una nota – per la quale chiediamo da subito ai ministri delle infrastrutture e della coesione un intervento appropriato e risolutivo». Al Governo i deputati e i senatori calabresi ricordano che «una decisione del genere rischierebbe di infliggere il colpo finale all'isolamento della regione, atteso che Trenitalia sta per cancellare un treno di andata e di ritorno che consentiva a pendolari per lavoro, salute, e tanti altri motivi tutti ugualmente validi, di poter andare e venire da Roma in giornata». Ovviamente non si riferiscono alla tratta Reggio – Roma, tuttavia così insistono: «Se dal 10 dicembre, in pieno periodo natalizio, ci saranno solo Intercity ed Eurostar con costi che aumenteranno per chi dovrà recarsi a Roma – si legge ancora nella nota – significherà per forza di cose pernottare fuori casa, e dunque sia la Calabria che la Sicilia faranno passi in- Un treno in stazione dietro di decenni. Gli sforzi straordinari compiuti dal presidente Scopelliti sui trasporti locali verranno così vanificati da una decisione miope e senza senso che il Governo deve fare emendare subito a Ferrovie dello Stato». I tagli dei servizi che si realizzeranno con l’orario invernale di Fs sono già stati oggetto di una Conferenza delle Regioni, ma con l’insediamento del nuovo Governo la Conferenza tornerà ad occuparsene per allertare i ministri competenti sulla situazione di emergenza che sta attraversando il settore anche nell’ambito del trasporto pubblico locale. Oggi all’ordine del giorno della Commissione infrastrutture e mobilità convocata alle 15.30 presso la sede della Regione Sardegna (via Lucullo, 24), si discuterà del taglio previsto per il prossimo anno e relativo al 75% delle risorse destinate al contratto di Trenitalia, tagli che imporrebbero non solo la soppressione di importanti servizi, ma anche l’ aumento dei biglietti . La discussione si è resa necessaria dopo il confronto con L’incidente è avvenuto all’altezza del comune di Mammola. La vittima, che viaggiava su una Punto, è il cosentino Giuseppe Sandonato Un morto e tre feriti sulla superstrada Jonio -Tirreno le organizzazioni sindacali e in vista del prossimo incontro con gli esponenti del Governo. L’11 dicembre scadranno i contratti per 480 operatori in tutta Italia ed è chiaro che tocca alle Regioni organizzarsi per rispondere ai lavoratori che chiedono risposte su un possibile ricollocamento o riassorbimento. Purtroppo le questioni in gioco non sono solo il diritto alla mobilità e il diritto all’informazione, ma la dignità di tutti quei cittadini oltraggiati dal menefreghismo di Trenitalia, avallato finora anche dai ministri competenti che hanno permesso gli abusi di cui ci lamentiamo, in virtù della posizione contrattuale privilegiata concessa al Gruppo Fs. Intanto continuano i disagi e non si placano le agitazioni sindacali: dalle ore 21 del 26 novembre fino alla stessa ora del 27, per 24 ore esatte il personale di Fs incrocierà le braccia. Provincia di Reggio Calabria STAZIONE UNICA APPALTANTE PROVINCIALE Estratto di gara per procedura aperta Oggetto: Lavori di “Valorizzazione e Antonello Lupis ROCCELLA Un giovane cosentino morto e altre tre persone, tra cui una bambina, ferite e ricoverate in ospedale: questo il tragico bilancio di un brutto incidente stradale che si è verificato nel tardo pomeriggio di ieri lungo la frequentata e pericolosissima superstrada “onio-Tirreno” a poca distanza dallo svincolo di Mammola. A perdere la vita nel sinistro è stato Giuseppe Sandonato, 36 anni, operaio, coniugato, di Fagnano Castello (CS), che al momento del terrificante impatto si trovava alla guida di una Fiat Punto. Nel violentissimo scontro a riportare ferite gravi, fratture e contusioni sono state altre tre persone che si trovavano a bordo di una Opel Astra. Si tratta di un’intera famiglia di Giffone, centro montano della Piana di Gioia Tauro: Aldo Mercuri, panettiere, di 46 anni, della moglie Carmela Valenzisi, 38 anni e della figlia Antonia di 9 anni. I due coniugi sono ricoverati in prognosi riservata, mentre la bambina, per via di alcune fratture agli arti superiori e inferiori, è stata giudicata guaribile in 30 giorni. Lungo la superstrada che collega i centri della Locride alla Piana di Gioia Tauro e all’autostrada Salerno-Reggio Calabria, i due veicoli – secondo quanto appurato dai carabinieri – viaggiavano in senso opposto. I tre feriti, dopo le prime cure prestate sul luogo dell’incidente dal personale medico del 118 dell’Azienda sanitaria provinciale, sono stati trasferiti all’ospedale di Locri. I due veicoli, su di- Quel che resta della Fiat Punto su cui viaggiava Sandonato sposizione dell’autorità giudiziaria di Locri, sono stati posti sotto sequestro dai carabinieri della stazione di Mammola e del nucleo radiomobile della compagnia di Roccella e presi in custodia giudiziale dai responsabili di una ditta specializzata di Locri. Per circa tre ore la superstrada “Jonio-Tirreno” è stata chiusa al traffico. Dalla prima ricostruzione del tragico sinistro fatta dai carabinieri, ci sarebbe una manovra sbagliata, anche a causa dell’asfalto reso viscido dalla pioggia e verosimilmente dalla elevata velocità di uno o entrambi i veicoli coinvolti nello scontro, da parte del conducente di una delle autovetture alla base del violentissimo impatto tra i due veicoli. Uno scontro che non ha lascia- to scampo al cosentino Sandonato che in pratica è deceduto pochi istanti dopo l’impatto, rendendo così vani i soccorsi. Sembra, infatti, che la parte anteriore dell’Opel Corsa, colpendo lateralmente e in maniera violentissima la Fiat Punto (che si trovava nella carreggiata opposta e di traverso) si sia conficcata all’interno dell’abitacolo dell’auto condotta dalla vittima. Per estrarre dalla Fiat Punto, ridotta a un ammasso di lamiere contorte, il corpo dell’operaio cosentino si è reso necessario l’intervento dei vigili del fuoco del distaccamento di Siderno. Saranno, comunque, le indagini dei carabinieri della stazione di Mammola e della compagnia di Roccella a chiarire l’esatta dinamica del tragico sinistro. fruizione area archeologica di Medma” - C.I.G. 10127335B4 C.U.P.: B94B07000050008 Importo complessivo dell’appalto: euro 1.354.429,16, oltre Iva Categoria prevalente: OS25 - euro 755.312,89 - class. III Categorie scorporabili e subappaltabili: OG2 euro 417.867,70 e OS 24 - euro 181.248,57 Criterio di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi dell’art. 83 del D.Lgs 163/2006 e s.m.i Finanziamenti: Fondi del Bilancio dell’Ente. Le offerte dovranno pervenire, a pena di esclusione, alla Stazione Unica Appaltante Provinciale via Cimino n. 1 - 89127 Reggio Calabria entro e non oltre le ore 12 del giorno 10-1-2012. L’apertura delle offerte sarà effettuata l’11-12012 alle ore 10. Il bando integrale è pubblicato all’Albo Online della Provincia, dei Comuni di Reggio Calabria e Rosarno, sul portale dell’Ente www.provincia.rc.it e sui siti della Regione Calabria e del Ministero delle Infrastrutture. Responsabile unico del procedimento: arch: Giovanni Crupi Responsabile del procedimento di gara: Santo Placanica Data di invio alla GURI 11-11-2011 IL DIRIGENTE Mariagrazia Blefari Gazzetta del Sud Mercoledì 23 Novembre 2011 27 Calabria . REGGIO Presentato a Palazzo Campanella il libro del magistrato Nicola Gratteri e dello scrittore Antonio Nicaso Ragazzi in coro: “La mafia fa schifo” Una raccolta delle lettere di tanti giovani che si ribellano alla piovra Tonio Licordari REGGIO CALABRIA Il titolo del volume può essere uno slogan o anche una sfida aperta alla criminalità organizzata: “La mafia fa schifo”, l’ultima fatica letteraria della ”premiata ditta” Nicola Gratteri-Antonio Nicaso (Mondadori editore), presentata ieri alla stampa e agli studenti all’auditorium “Calipari” di Palazzo Campanella, è uno spaccato di alto significato morale perché certifica un netto cambio di mentalità da parte dei ragazzi e dei giovani. Il volume, infatti, è in gran parte costruito dai due autori sulle lettere scritte appunto da giovani, ragazzi e anche adolescenti: è una raccolta di testimonianze, di reazioni, di voglia di cambiare da parte della cosiddetta “meglio gioventù” che comincia a prendere conoscenza con il fenomeno. E il titolo dell’opera, “La mafia fa schifo”, è il filo conduttore di diverse missive. Gratteri e Nicaso hanno trasferito questo sfogo quasi corale sulla copertina con un sottotitolo: «Lettere di ragazzi da un Paese che non si rassegna». Gli autori sono noti: Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Dda di Reggio, è un magistrato di prima linea, uno cui piace parlare e comunicare e che affronta di petto ogni forma di illegalità. Per lui parlano le inchieste e gli interventi in ogni parte del mondo. Antonio Nicaso è un giornalista-scrittore, docente universitario, di origini reggine (tra Saline e Caulonia) che vive a Toronto in Canada ma che gira dappertutto e spesso ritorna in Italia e in Calabria. Ha al suo attivo una ventina di libri-inchiesta di notevole spessore tra cui uno su An- Gratteri: il movimento de “I ragazzi di Locri” non ha attecchito perché purtroppo nei cortei è entrata subito la politica Franco Talarico, Gianfranco Manfredi e gli autori del volume Nicola Gratteri e Antonio Nicaso dreotti. Dal fortunato sodalizio con Nicola Gratteri sono già nati “Fratelli di sangue”, “Malapianta” e “La giustizia è una cosa seria”. Con “La mafia fa schifo” i due autori calano il poker contro la criminalità organizzata. A coordinare l’incontro il collega Gianfranco Manfredi, capo ufficio stampa del Consiglio regionale. «Una scelta non casuale – dice – perché la Casa di tutti i calabresi vuole dare con queste iniziative una risposta di legalità, perché questo è il vero obiettivo del presidente Franco Talarico». Il volume di Gratteri e Nicaso, secondo Manfredi, conferma che «la mafia è un cancro non solo del Sud, ma di tutto il Paese». «Non si comprende – sottolinea – l’atteggiamento refrattario da parte delle regioni del Nord che guardano al fenomeno come un fatto che non le riguardi». Breve ma significativa la riflessione del presidente Talarico su «questa anteprima nazionale della presentazione di un libro che apre una luce per la formazione dei giovani contro le mafie. La prevenzione, infatti, è l’arma giusta per difendere la cultura della legalità che deve partire dai banchi di scuola». Talarico assicura che il Consiglio regionale intende dare il proprio autorevole contributo (fa riferimento all’imminente apertura alla “bottega della legalità”) e invita le forze politiche «a fare molta attenzione nella formazione delle liste». «Il vero obiettivo – osserva – è favorire lo sviluppo per creare posti di lavoro per i giovani. Anche così si contrasta la ‘ndrangheta». Sul volume commenta: «È un’opera preziosa che conferma l’eccellenza degli autori». Antonio Nicaso si esprime di più come docente universitario che come giornalista e non lo fa a caso, dovendo parlare ai giovani. Il suo è un discorso che parte da lontano, dalla “Spedizione dei Mille”. Egli squarcia i veli sulle mafie che in fondo hanno una loro cultura, anzi una sub-cultura, fatta di valori, norme, credenze, simboli. E la loro affermazione è COSENZA Sabato i premi della Fondazione Carical Designati i quindici studenti vincitori del settimo “Incontro con l’autore” Antonio Garro COSENZA Saranno premiati sabato, 26 novembre, nel corso di una manifestazione in programma a Cosenza, nel cinema teatro “Italia-Tieri”, gli studenti vincitori della 7. edizione di “Incontro con l’autore”, iniziativa della Fondazione Carical finalizzata a stimolare alla lettura e alla scrittura critica gli allievi degli istituti superiori della Calabria e della Basilicata. La cerimonia avrà luogo alle 10:30 e vi prenderanno parte tutt’e cinque gli autori dei libri che, durante l’ultimo anno scolastico, sono stati letti nelle scuole aderenti al progetto: Milena Agus, Giulia Fresca, Salvo Sottile, Benedetta Tobagi e Graziano Versace. Gli studenti che verranno premiati sono autori di recensioni sui volumi che hanno avuto modo di leggere durante lo scorso anno scolastico, ritenute particolarmente valide, e meritevoli di pubblicazione sui giornali, da una commissione composta da redattori di “Gazzetta del Sud” e de “Il Quotidiano della Calabria” e da esponenti della Fondazione Carical. Gazzetta e Quotidiano sono partner del progetto sin dalla prima edizione. Gli attestati e gli altri riconoscimenti messi in palio andranno a Chiara Gagliano e Francesco Zangari del liceo Salvo Sottile scientifico “Siciliani” di Catanzaro; Luca Persiani e Rocco Bruno del liceo scientifico “Fermi” di Policoro; Serena Chiaia, Francesco Mario Porco e Maria Francesca Napolitano del liceo scientifico “Fermi” di Cosenza; Angela Sgrò, Vittoria Imeneo, Bruna Galloro, Marianna Pititto e Federica Ramondino del liceo classico “Morelli” di Vibo Valentia; Eleonora Lucà, Azzurra Commisso e Francesca Amato del liceo scientifico “Zaleuco” di Locri. Questi quindici giovani, sabato, sul palcoscenico del cinema-teatro cosentino, coordinati dalla giornalista Raffaella Sala- mina, potranno confrontarsi, parlare, dibattere di fronte alla platea dei loro coetanei e degli ospiti della manifestazione, con gli autori dei libri di narrativa contemporanea che essi hanno letto e recensito: “La contessa di ricotta” (edito da Nottetempo) della Agus, “Sognatore di algoritmi” (Pellegrini) della Fresca, , “Più scuro di mezzanotte” (Sperling & Kupfer) di Sottile, “Come mi batte forte il tuo cuore” (Einaudi) della Tobagi e “Ladri di locandine” (San Paolo) di Versace. Obiettivo primario di “Incontro con l’autore”, lanciata nel 2006, ribadisce Mario Bozzo, presidente della Fondazione Carical, che ne ha affidato l’organizzazione alla propria società strumentale Cepacud (centro di promozione attività culturali e di documentazione), «è di promuoverre la lettura creativa. Sempre funzionale all’obiettivo posto», aggiunge Bozzo, «anche quest’anno l’iniziativa è inserita in un progetto pluriennale strettamente collegato al nostro Premio per la Cultura Mediterranea. Tale progetto prevede che gli alunni delle scuole coinvolte, negli anni successivi, partecipino alla Giuria scolastica competente a valutare le “opere prime” in concorso nella sezione Narrativa Giovani». dovuta anche all’omertà, «i mafiosi – dice – si nutrono del silenzio». «Non è possibile – aggiunge – non rispettare le regole. La ‘ndrangheta è uguale in tutto il mondo. Carmelo Novella ha pagato con la vita il tentativo di uscire dagli schemi per creare una cellula autonoma in Lombardia». A conclusione Nicaso, che cita anche due colleghi, il compianto Gigi Malafarina e Arcangelo Badolati con il quale si dichiara d’accordo che «Il “Crimine” esisteva già negli anni 40», si fa una domanda («perché abbiamo scritto questo libro?») e si dà una risposta: «Abbiamo voluto dare voce agli altri, ai giovani che raccontano la mafia con le loro espressioni genuine, talvolta ingenue, ma lucide e responsabili. Dai testi traspare rabbia e paura, ma anche un desiderio di ribellione, all’insegna del grido “La mafia fa schifo”. Un desiderio questo che va coltivato». Con un intervento rivolto interamente ai ragazzi, tra l’altro protagonisti del libro, il dott. Nicola Gratteri assume i panni dell’uomo di esperienza che si preoccupa di dare i consigli giusti. Intanto una constatazione: «I ragazzi di oggi sono più svegli, più maturi di quelli di cinque anni fa. Si registra un crescendo di preparazione e di impegno. E lo abbiamo potuto capire selezionando le lettere». Fatta questa premessa il magistrato antimafia, sostiene che «non ci può essere l’automatismo scuola-università. Se non si ha l’attitudine per conseguire la laurea nei tempi previsti e si incontrano difficoltà, è meglio cambiare strada, fare altre scelte di lavoro». Trattandosi di giovani, non può mancare il riferimento ai “ragazzi di Locri”, il movimento nato (e poi scomparso) in seguito all’uccisione di Franco Fortugno: «L’errore – dice – fu quando nei cortei è entrata la politica. A quel punto è finita la spontaneità. E così dei 30 mila ragazzi che sfilavano sono rimasti solo alcuni cespugli». Il dott. Gratteri, come al solito diretto nei suoi interventi, non ha peli sulla lingua e lancia frecciate a chi ha “succhiato” sul primo libro scritto con Nicaso “Fratelli di sangue. «Purtroppo – mastica amaro – l’arte di copia-incolla è più che mai di moda e sono stati tantissimi coloro che hanno saccheggiato parte della nostra opera, senza citare la fonte». Agli autori vengono poste anche domande. Tutto ciò consente a Gratteri e Nicaso di approfondire e di infierire contro le mafia che, come si legge nella controcopertina «uccide sogni e speranze, non crea benessere, ruba e distrugge, offrendo forme di lavoro che sono in realtà ricatti pagati al prezzo della libertà e della dignità. E comunque questo “castello di menzogne” è destinato a crollare per la semplice e banale ragione che la mafia fa schifo». Nicola Gratteri lancia l’ultimo messaggio ai ragazzi: «Continuate a reagire, a ribellarvi, soltanto così possiamo segnare il nostro riscatto». I lavoratori Sial incatenati durante la recente protesta a Catanzaro VERTENZA SIAL Lo chiede la Regione Un piano industriale per reinserire subito i quaranta lavoratori Predisporre un piano industriale in tempi brevi. È questa la richiesta della vicepresidente della Giunta regionale, Antonella Stasi, e del dirigente generale della Presidenza, Franco Zoccali, al presidente della Sial Servizi spa, Enrico De Caro. L’obiettivo è il reinserimento, a tempo indeterminato, dei lavoratori Sial fermi da settembre 2009. La richiesta è nata su proposta di Gianvincenzo Benito Petrassi, segretario generale Uil Temp Calabria, dopo un incontro avuto a Catanzaro nella sede della Giunta. Oltre alla Stasi e a Zoccali erano presenti anche i dirigenti Bruno Zito del dipartimento Tutela della salute e Giuseppe Calabretta del dipartimento Agricoltura. La parte sindacale era invece rappresentata oltre che dallo stesso Petrassi, anche da Antonio Franco, segretario generale Ugl Calabria e da una delegazione di lavoratori. L’incontro arriva dopo una vibrante protesta dei lavoratori sotto gli uffici della Vicepresidenza. Per più giorni i dipendenti Sial hanno sostato in via Massara arrivando anche a trascorrere la notte sotto gli uffici regionali. Pertanto, secondo i sindacati, la richiesta del Piano industriale dà finalmente un po’ di speranza ai 40 lavoratori che dal 2009 attendono gesti concreti da parte della Regione. E anche le attività della Sial servizi, anch’esse ferme dal 2009, potranno riprendere realizzando le sacrosante aspettative dei dipen- CATANZARO. denti. Durante l’incontro con la Regione, quindi, le organizzazioni sindacali hanno ribadito l'esigenza di tracciare un percorso che permetta di ricollocare, a tempo indeterminato, i 40 lavoratori della Sial Servizi spa, attualmente percettori di mobilità in deroga. Il tutto da realizzarsi in tempi brevi, anche alla luce dell’imminente scadenza (31 dicembre 2011) dell’ammortizzatore sociale. La vicepresidente Stasi si è impegnata a chiedere al presidente della Sial di predisporre un piano industriale le cui linee direttrici saranno illustrate in una seduta congiunta fissata per il 29 novembre, e a verificare la possibilità di affidare commesse alla Sial da parte dei Dipartimenti regionali, così come già manifestato dal dipartimento Tutela della salute per circa sei unità di personale a tempo pieno, ovvero dodici part-time. Soddisfatto Gianvincenzo Petrassi: «La prospettiva è importante – ha detto – perchè la Società potrà utilizzare questi lavoratori per realizzare quegli obiettivi che la Regione ha deciso di raggiungere mantenendo in vita la società stessa. Infatti la Sial servizi spa era una società partecipata le cui quote erano ripartite tra Regione Calabria (51%) e ministero del Lavoro (49%). A marzo di quest’anno la Regione ha rilevato tutte le quote e la Sial è così diventata una società controllata esclusivamente dalla Regione. La sua attività, però, è ferma dal 2009. 28 Mercoledì 23 Novembre 2011 Gazzetta del Sud Cronaca di Reggio Via Diana, 3 - Cap 89123 Tel. 0965.897161 / Fax 0965.897223 [email protected] La Provincia presenta lo sportello Eurodesk Alle 16.30 alla sede di via Foti il presidente Giuseppe Raffa presenterà lo sportello Eurodesk. Concessionaria: Publikompass S.p.A. Via Diana, 3 - Cap 89123 Tel. 0965.24478 / Fax 0965.20516 [email protected] . CONSIGLIO COMUNALE Scontro tra maggioranza e opposizione, ma anche dentro il centrosinistra, sulla elezione dei questori. Scintille su Multiservizi Divisi su tutto. La minoranza pure su se stessa Arena: «In una fase così particolare l’irresponsabilità finisce per diventare vero e proprio sciacallaggio» Pino Toscano L’elezione dei due questori accende la miccia e Multiservizi provoca lo scoppio. Benvenuti nell’aula del consiglio comunale di Reggio Calabria, dove sembra che non si possa parlare senza litigare. Maggioranza e minoranza divisi su tutto. E, tanto per gradire, minoranza in disaccordo anche con se stessa. Alla fine, malgrado i richiami alla sobrietà istituzionale, la seduta consegna un’altra puntata rissosa e acuminata. Si comincia con Giuseppe Bova (Polo civico) che ripropone la candidatura di Paolo Brunetti con Michele Raso che punta su Francesco Plateroti. Il consigliere Liotta, in quota a Energia Pulita, ribadisce le ragioni che, dopo i vani tentativi condotti per vie interne, lo hanno portato a fare ricorso al Tar e sottolinea che il consiglio ha l’obbligo di rispettare le leggi: «Dobbiamo dare l’esempio». Per Daniele Romeo, invece, è stato «un atto puerile». «La politica non si fa nei tribunali, ma se si tratta di difendere la legalità, allora sì», ribatte Giuseppe Falcomatà. «Liotta ha fatto bene», conferma Irto, annunciando l’appoggio del Pd, «ma questa discussione alla città interessa poco». Brunetti sposta l’attenzione su di sé: «Convengo con Liotta sul rispetto delle leggi. Ma il consiglio deve avere rispetto anche della democrazia. Voterò Brunetti (cioè se medesimo, ndr) perché il Polo civico dev’essere rappresentato nell’Ufficio di Presidenza». Paolo Brunetti (Polo civico) è stato eletto questore con l’aiutino della maggioranza di centrodestra Avanti. Delfino (Prc): «Ci siamo ritrovati qui a causa di un errore interpretativo dei regolamenti. Sul punto abbiamo cercato l’unità del centrosinistra, ma purtroppo non l’abbiamo trovata perché qualcuno si è dissociato». Il suo voto è a Liotta. Questi tiene a precisare che non spasima: «Avevo posto una condizione: tutti tranne me. Accetto per disciplina». Aldo De Caridi (Idv) dichiara che voterà Brunetti perché «il Polo civico non dev’essere escluso». E dai banchi della maggioranza parte l’aiutino: quattro consiglieri (Marino, Bagnato, Crupi e Leo) si fiondano su Brunetti. Così facendo, insorge Massimo Canale, «si cristallizza la violazione». Poi allarga il ragionamento e lancia dure accuse: «Anch’io credo che la città abbia problemi più seri. Ha tutti i servizi azzoppati dalle infiltrazioni della ‘ndrangheta. E non ci basta che il sindaco vada dal prefetto». Segue uno scambio di “carezze” con De Caridi e Bova, poi il voto dà l’esito scontato con l’elezione di Plateroti e Brunetti. Ma intanto il clima si è arroventato perché la maggioranza non ha alcuna intenzione di subire l’attacco di Canale. Beniamino Scarfone, capogruppo Pdl, va giù deciso contro «l’atteggiamento offensivo del consigliere» e chiede ad Arena di intervenire. Subito accontentato. Il sindaco prende la parola e richiama gli esponenti della minoranza ad abbassare i toni: «Ritengo che l'Aula del consiglio non sia un luogo in cui si debba parlare a sproposito gettando fango su un’Amministrazione impegnata a 360 gradi a risolvere i problemi della città. Non si può fare macelleria sociale ma occorre essere costruttivi e propositivi perchè è la città che lo richiede oltre al delicato momento che stiamo vivendo. La mia Amministrazio- Il sindaco Demetrio Arena replica alle osservazioni provenienti dal centrosinistra sulla vicenda giudiziaria che ha interessato la società mista Multiservizi ne è impegnata attivamente a combattere il malaffare e l’illegalità ovunque essi si annidino. La nostra attenzione sulla Multiservizi è massima, lo dimostrano i continui incontri che ho avuto con il prefetto Luigi Varatta che in questa vicenda è stato il mio interlocutore privilegiato. Non può l’attività politica del consiglio comunale dedicarsi unicamente alla discussione di questioni che non giovano al sano confronto politico e finiscono per innescare un clima che definisco di sciacallaggio». Giuseppe Falcomatà respinge l’accusa: «Non si può confondere il senso di responsabilità con una sorta di richiesta di tapparci gli occhi». Replica Bagnato per il centrodestra: «La Giunta Arena è trasparente». Sulla scia ecco Marino, Leo e Romeo. Poi è ancora Scarfone: «Le società miste sono state costituite dal centrosinistra. Non le volete più? Ditelo». COMUNE/SVILUPPI DELL’OPERAZIONE DENOMINATA “ASTREA” L’on. Napoli vuole la Commissione d’accesso «Il Viminale chiede informazioni», ma è giallo In una interpellanza al presidente del Consiglio e ai ministri dell'Interno, della Giustizia e dell'Economia e finanze, l’on. Napoli sollecita la commissione d’accesso e l’eventuale scioglimento del civico consesso. In premessa, la parlamentare ricorda, tra l’altro, che «a Reggio Calabria non è mai apparso chiaro il ruolo dei servizi segreti, fin dal 2004 con il ritrovamento del tritolo a Palazzo San Giorgio; nel mese di dicembre del 2010 si è suicidata Orsola Fallara, dirigente del settore Finanze e Tributi del Comune, la quale era indagata per abuso d'ufficio in relazione alla gestione finanziaria; la dirigen- te Fallara ha deciso di togliersi la vita ingerendo una consistente dose di acido muriatico e all'interpellante desta grande perplessità il fatto che non sia stata disposta l'autopsia sul corpo e che la Procura abbia aperto le indagini solo quando la salma era già stata tumulata; il Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato ha eseguito dal 14 giugno all'8 luglio 2011 una verifica amministrativo-contabile del Comune e nella relazione conclusiva gli ispettori hanno rilevato “pesanti irregolarità” e “artifici contabili al fine di occultare la reale situazione dell'ente”, celando “un disavanzo di amministra- zione, al 31 dicembre 2009, superiore ai 140 milioni di euro”, portato nell'anno 2010 “ad oltre 160 milioni”». E, «negli ultimi ultimi mesi una serie di interventi giudiziari si sono abbattuti sul Comune». Dopo aver fatto l’elenco dettagliato, l’on. Napoli chiede ai destinatari dell’interpellanza «se non ritengano opportuno e urgente autorizzare l'invio di una Commissione d'accesso presso l'ente per accertare la sussistenza per lo scioglimento del suo consiglio comunale». In serata si è appreso che il Viminale ha chiesto una informativa al prefetto Varratta sulle «presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nella Multiservizi». Lo stesso prefetto, però, ha dichiarato di non aver ricevuto nulla. E il capogruppo Pdl al Comune, Beniamino Scarfone, afferma: ««La notizia secondo cui il Ministero degli Interni avrebbe sollecitato la Prefettura di Reggio Calabria a relazionare sulla gestione della Multiservizi SpA al momento risulta priva di riscontro. In merito all'iniziativa annunciata dall'on. Lo Moro riteniamo sia corretto ricordare che il sistema delle società miste è stato concepito dalla Giunta Falcomatà. Suggeriamo quindi all'on. Lo Moro, nella sua esigenza di chiarezza, di domandarsi come mai le procedure di gara che hanno determinato la scelta dei partner privati nelle società miste sia stata attuata dal Sindaco f. f. Naccari Carlizzi a pochi giorni dalle elezioni amministrative del 2002. Tanto per amore di chiarezza». PDCI Su proposta del leader del partito Oliviero Diliberto Tripodi nella segreteria nazionale con l’incarico per il Mezzogiorno Il segretario regionale dei Comunisti italiani, Michelangelo Tripodi, è entrato a far parte nella segreteria nazionale del partito. La decisione è stata assunta durante la prima riunione della direzione nazionale del Partito, uscita dal recente sesto congresso nazionale di Rimini, che ha proceduto all’elezione della nuova segreteria nazionale. «Su proposta del leader nazionale Oliviero Diliberto – si legge in un comunicato stampa – , il segretario calabrese del PdCI Michelangelo Tripodi è entrato a far parte del massimo organismo di direzione politica del Partito dei Comunisti Italiani e, contestualmente, gli è stato assegnato il delicato incarico di responsabile del Dipartimento Mezzogiorno. Un settore di lavoro, quello del Dipartimento Mezzogiorno, che – continua il comunicato –, oggi più che mai, rap- Oliviero Diliberto e Michelangelo Tripodi presenta il tema sul quale, nonostante le politiche anti-meridionali portate avanti in questi anni dal passato governo di Berlusconi e Bossi, si giocano il futuro e le reali prospettive di salvezza dell’Italia, che, al di là delle ignobili provocazioni leghiste, senza un Mezzogiorno moderno, produttivo e sviluppato, è desti- nata al default e al tracollo definitivo. Nella fase di tremenda crisi che attraversa il nostro paese – conclude il comunicato del Partito dei Comunisti italiani– assumono un valore profetico le parole di Antonio Gramsci quando affermava che «il Sud è l’emblema del fallimento del capitalismo italiano». Gazzetta del Sud Mercoledì 23 Novembre 2011 31 Cronaca di Reggio . Ieri la cerimonia d’intitolazione dell’aula magna della sede al sovrintendente capo Alla Provincia la cerimonia promossa dalla Lega Navale La memoria di Buompane rivive al XII reparto mobile Nel nome di De Grazia il premio a difesa del mare Giuffrè: i nostri uomini danno prova di equilibrio e professionalità Il riconoscimento è stato assegnato a Laura Violi Mariangela Viglianisi Eleonora Delfino La memoria di chi ha portato la divisa come una seconda pelle, di chi con dedizione e alto senso del dovere si è speso per i valori della giustizia. L’aula magna del XII reparto mobile della Polizia da ieri porta il nome di Marcellino Buompane, il sovrintendente vittima di un incidente rientrando dal servizio di vigilanza al centro di prima accoglienza di Sant’Anna di Isola di Capo Rizzuto a Crotone. Il sovrintendente che ha saputo con il rigore morale del suo operato interpretare lo spirito che anima il reparto mobile, impegnato sempre in prima fila là dove ce n’è più bisogno, diventa un simbolo da ricordare. Una figura che la Polizia non dimentica tanto da scegliere di intitolargli i locali di un reparto in cui il sovrintendente ha svolto tanti anni di servizio. Una cerimonia semplice ma toccante in cui la vedova alla presenza dei vertici del Corpo ha scoperto una targa che porta il nome di Marcellino Buompane, sotto lo sguardo di diversi agenti che hanno condiviso con il sovrintendente tanti giorni, tante missioni. Una targa che l’arcivescovo metropolita Vittorio Mondello benedice esaltando i «valori di professionalità, giustizia e fraternità» che hanno motivato l’operato dell’uomo e dell’agente, auspicando che tutti nell’esempio di queste figure «ri- L’arcivescovo Vittorio Mondello ha benedetto la targa in memoria di Buompane Santi Giuffrè consegna un attestato a Dario Buompane figlio del sovrintendente capo scomparso nel 2007 cerchino il vero e il bene». Sulle note del “Silenzio” il prefetto Luigi Varratta presente alle cerimonia assieme al questore Carmelo Casabona, depone una corona di alloro in memoria di tutti i caduti della Polizia. «Era un uomo buono e un poliziotto integerrimo – sostiene Benedetto Sanna dirigente del XII reparto mobile – come testimoniano i colleghi che hanno condiviso gioie e dolori professionali. D’altra parte è significativo che a questa cerimonia siano arrivati colleghi da Siracusa e da Napoli per ricordare il grande valore della figura di Buompane. La Polizia – aggiunge Sanna – è una madre affettuosa verso i suoi figli sfortunati, ha “adottato” nella sua famiglia la moglie e il figlio che indossa con orgoglio la divisa alla Questura di Roma». Sanna ricorda la figura di un professionista che ha prestato servizio nel reparto mobile «che ha un ruolo chiave per l’ordine pubblico in una realtà complessa come». Una squadra «sempre in prima fila che con coraggio e professionalità si sposta da un capo all’altro da Lampedusa alla Val di Susa, là dove le emergenze lo richiedono. Uomini a cui sento di dire grazie che ci fanno sentire orgogliosi di essere poliziotti». Cerimonia che riporta in riva allo Stretto il già questore Santi Giuffrè, dirigente generale della Polizia, prefetto, nelle funzioni di Direttore centrale per la polizia stradale presso il Dipartimento della Ps. «È una cerimonia importante che ricorda le nostre vittime i nostri sacrifici, le vite immolate per affermare i principi della giustizia». «Il nostro sforzo – prosegue Giuffrè – è quello di guardare al passato, di vivere con cosapevolezza il presente e proiettarci nel futuro». Una capacità di fare tesoro delle esperienze vissute che «ci fa affrontare le difficoltà di traversie nazionali e internazionali che acuiscono i conflitti sociali che attraversano le piazze». Quelle piazze in cui i nostri uomini «dimostrano grande equilibrio e professionalità. Del resto – sostiene con orgoglio il già questore reggino – siamo l’unica Polizia europea che può contare su una scuola di Ordine pubblico. Perchè la piazza insegna, forma, certo è un lavoro duro che portiamo avanti tra mille difficoltà, anche economiche, con i riflettori sempre puntati addosso, riuscendo sempre a garantire alta professionalità». Con il conferimento del premio di studio “De Grazia”, per la terza volta la Lega navale italiana lega il suo nome al capitano di fregata Natale De Grazia, con l’obiettivo di mantenere vivi il ricordo e l’attenzione sull’ufficiale superiore delle Capitanerie, figura di spicco per le qualità professionali, intellettuali e morali, scomparso nel 1995 in circostanze non ancora del tutto chiarite mentre indagava sul traffico di rifiuti pericolosi verso il Sud Italia. In riconoscimento all’operato di De Grazia, la Lega navale ha deciso di istituire questo premio indirizzato a un laureato dell’area dello Stretto che abbia discusso una tesi riguardante l’ecosistema marino e consistente in un premio in denaro e una targa. La cerimonia si è svolta alla Provincia, alla presenza della vedova De Grazia, Anna Vespia, e di autorità civili, politiche, religiose e militari tra cui il comandante Vincenzo De Luca. Al tavolo dei relatori i rappresentanti della Lega navale: il presidente della sezione reggina Rosario Ventura, il presidente nazionale Francesco Paoli, il delegato regione Calabria Sud Valerio Berti e Francesco Foti del comitato di assegnazione del premio. Un contributo prezioso che quest’anno è stato assegnato alla dottoressa Laura Violi, neo laureata in “Biologia ed ecologia dell’ambiente marino costiero” all’università di Messina. La giovane biologa si è laureata con il massimo dei voti e la lode discutendo la tesi riguardante l’analisi del tratto costiero tra Punta Pellaro e Brancaleone attraverso analisi bentoniche e eco tossicologiche. «La costa ionica nel com- Valerio Berti, Francesco Paoli, Rosario Ventura, Francesco Foti plesso ha un’alta biodiversità – ha commentato la Violi – e questo è positivo per l’intero ecosistema e soprattutto per la tartaruga Caretta Caretta che vi nidifica. Purtroppo ho dovuto registrare una tossicità abbastanza elevata nei sedimenti di Punta Pellaro». Di seguito i saluti delle autorità politiche, in primis il vicepresidente del Consiglio regionale Alessandro Nicolò: «Il premio di studio è un modo nobile per ricordare una figura altrettanto nobile che ha lasciato traccia di sé con il suo operato». Per il presidente della Provincia Giuseppe Raffa «non si può dimenticare il sacrificio di De Grazia, dobbiamo fare in modo che il suo lavoro e impegno non vengano dispersi. Un pensiero alla famiglia e ai sacrifici compiuti dopo la perdita di questo grande uomo». Il sindaco Demetrio Arena ha condiviso con De Grazia «gli anni della gioventù, la passione per la vela e per lo sport. Il suo sorriso era la caratteristica principale di una personalità impossibile da dimenticare. La sua morte rinsalda in noi la volontà di fare del mare una risorsa per la città». Il presidente della Lega navale, Paoli, ha raccolto l’invito del primo cittadino e sottolineato «il radicamento della Lega Navale sul territorio regionale attraverso le delegazioni. Questo è il momento di dare la propria disponibilità agli altri, di fare della vela uno sport alla portata di tutti». Barche accessibili a tutti, il sogno del diversamente abile Angelo Marra: «Se a Trieste ho visto persone governare la barca solo con il mento, perché non aprire un polo nautico accessibile a tutti anche qui senza dover spostarci con notevole dispendio economico?». Un’opportunità lavorativa nella propria terra d’origine è infine l’auspicio della premiata Laura Violi: «L’amore verso la mia città è pari a quello verso il mare e tutti i cetacei». Mercoledì 23 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 32 Cronaca di Reggio . Falsa partenza del processo contro il clan Serraino. Dopo Regione e Provincia si è costituito anche il Comune Epilogo, il Viminale sarà parte civile Incompatibile la Tarsia, il Tribunale sarà presieduto da Silvana Grasso Piero Gaeta Ieri doveva cominciare il processo “Epilogo” che si celebra con il rito ordinario davanti al Tribunale reggino. Ma c’è stato subito un inghippo: la presidente designata Olga Tarsia, infatti, aveva presieduto il Tribunale del Riesame che si era pronunciato su questi stessi imputati e dunque si trovava in una posizione di evidente incompatibilità. Tanto evidente che non è stato necessario nemmeno che gli avvocati sollevassero l’eccezione, perché il presidente del Tribunale Luciano Gerardis ha già disposto che al posto della presidente Tarsia ci sarà la dottoressa Silvana Grasso. E lunedì è stata fissata un’altra udienza in cui il processo potrà essere incardinato di fronte a un Tribunale regolarmente costituito. Nell’udienza di ieri, tuttavia, c’è stato anche il tempo per un adempimento: la presentazione delle richieste di costituzione di parte civile da parte del Comune e, soprattutto, da parte del Ministero dell’Interno. Sull’ammissibilità di tali richieste, che seguono quelle di Regione e Provincia che sono già costituite, do- Il Cedir ospita gli uffici giudiziari. La dott. Silvana Grasso presiederà il Tribunale vrà dare una risposta il Tribunale nella prossima udienza. Il processo “Epilogo” vede alla sbarra degli imputati Alessandro e Demetrio Serraino, Antonino Alati detto “u babà”, Maurizio Cortese, Fabio Antonino Giardiniere, Giovanni Siclari e Francesco Tomasello, che sono difesi dagli avvocati Francesco Calabrese, Carlo Morace, Emanuele Genovese, Antonio Managò, Michele Priolo, Giacomo Iaria, Nino Delfino e Santo Iaria. Tutti imputati che sono rimasti impigliati nell'inchiesta "Epilogo" condotta dai magistrati della Procura distrettuale reggina alla fine del settembre 2010 che si concluse con numerosi arresti per i reati di associazione mafiosa, estorsione aggravata, danneggia- mento e minaccia aggravata, porto e detenzione abusiva di armi, intestazione fittizia di beni. Tra i nomi degli imputati spiccano quelli di Demetrio Serraino, fratello del defunto «boss della montagna», Francesco Serraino, il nipote di quest'ultimo, Alessandro, e Fabio Giardiniere, genero di Domenico Serraino. I tre sono imputati nella veste di promotori del sodalizio criminale e, oltre che per i capi d'imputazione originari, sono stati accusati anche dalle recenti dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vittorio Giuseppe Fregona, indicato dagli investigatori come componente del clan. L'indagine portata avanti dai Carabinieri si basò su numerose intercettazioni telefoniche e ambientali e su dichiarazioni convergenti di collaboratori di giustizia che stanno alla base della poderosa ordinanza di custodia cautelare in carcere di 689 pagine che ha portato agli arresti, alle perquisizioni e agli avvisi garanzia contro i presunti affiliati al clan Serraino. Il rito abbreviato di “Epilogo” inizierà il prossimo 9 gennaio nei confronti di altri 13 imputati. Si tratta di Domenico Daniele Caccamo, Giovanni Morabito, Sebastiano Pitasi, Domenico Russo, Francesco Russo (classe 1973), Francesco Sgrò, Antonino Barbaro, Ivan Valentino Nava, Francesco Russo (classe 1963), Felice Lavena, Antonino Pirrello, Salvatore Scopelliti e Anna Maria Teresa Adamo. PROCESSO CLAN LO GIUDICE Sono iniziate le arringhe difensive nel rito abbreviato davanti al gup Oliva «Romolo non è mafioso e non era l’armiere della cosca» Ha parlato per oltre due ore l’avv. Emanuele Genovese monopolizzando quasi interamente l’udienza del processo contro presunti affiliati al clan Lo Giudice che, con il rito abbreviato, si sta svolgendo dinnanzi al gup Daniela Oliva. Il penalista ha evidenziato al giudice che «Consolato Romolo ha un’armeria e ha sempre lavorato onestamente. È vero che ha avuto in custodia le armi di Antonino Cortese ma ha regolarmente denunciato il fatto alla Questura. E – ha insistito l’avv. Genovese – non esiste negli atti del processo alcuna prova che dimostri che il mio cliente sapesse chi fosse il Cortese». Inoltre, ha ribadito Genovese «non esistono collaboratori che abbiano mai indicato Romolo come mafioso o affiliato a cosche». Il pm Beatrice Ronchi, nell’udienza precedente ha chiesto le condanne di Antonino Lo Giudice e Consolato Villani, previa applicazione della ri- duzione di pena prevista per i collaboratori di giustizia, rispettivamente a 10 e 9 anni di reclusione. Il pubblico ministero ha, inoltre, chiesto al giudice di condannare anche gli altri 5 imputati che, come i due pentiti, hanno scelto il rito abbreviato: Demetrio Giuseppe Gangemi a 11 anni e 4 mesi di reclusione, Consolato Romolo a 10 anni, Madalina Turcanu a 10 anni e 4 mesi, Paolo Sesto Cortese a 6 anni, Giuseppe Perricone a 5 anni e 1800 euro di mul- Consolato Romolo ta. Complessivamente gli anni chiesti dal pm sono poco più di 60. Il processo è nato dall’operazione condotta lo scorso 19 aprile dalla Dda contro la cosca Lo Giudice. In sede di udienza preliminare, celebrata a inizio agosto, erano comparsi 24 persone: in 7 avevano scelto il rito abbreviato, altri 12, rimasti in ordinario, erano stati rinviati a giudizio (il processo è fissato per gennaio prossimo) e 5 avevano patteggiato.(p.g.) Il Cids scrive all’assessore provinciale Lamberti Castronuovo Un tavolo istituzionale per la legalità Un tavolo istituzionale per la legalità. Il presidente del Cids (Comitato interprovinciale per il diritto alla sicurezza), Demetrio Costantino scrive all’assessore provinciale alla Legalità, Eduardo Lamberti Castronuovo per sollecitare l’istituzione di questo nuovo strumento. «Dopo quanto emerge dalle operazioni delle Forze dell’ordine con le numerose inchieste volte a colpire criminali collusi e affaristi è necessario che tutti prioritariamente rivolgano la massima attenzione in questa lotta. Il susseguirsi di fatti inquietanti l’alto numero di soggetti coinvolti, dimostrano che non si trovi di fronte a episodi, ma a un deprecabile contesto di potere esistente da lungo tempo che bisogna combattere». «Per questo – aggiunge Costantino – pur comprendendo i suoi impegni occorre accelerare i tempi, superare i ritardi, istituire l’annunciato tavolo istituzionale, stabilire programmi coinvolgere quanti sia- no disponibili a lottare e lavorare». «Nel recente passato – ricorda il presidente del Cids – precedenti assessori alla Legalità animati da buone intenzioni hanno istituito il tavolo ma senza risultati. Si faccia presto ora, si affronti il problema con l’entusiasmo e la volontà che lei sa bene imprimere e se può rivolga l’attenzione al problema, mobilitando anche quanti operano all’interno dell’Amministrazione provinciale». Alessandro Nicolò, Pasquale Amato, Marco De Ponte e Eleonora Scrivo Iniziativa in sinergia con Actionaid Il premio Nosside abbraccia Haiti e la solidarietà Cristina Cortese L’onda lunga della solidarietà incrocia e abbraccia il Nosside, concorso globale di poesia organizzato dal Centro Studi Bosio sotto l’egida dell’Unesco, dando nuovo valore aggiunto a quel carattere universale della cultura che il prof. Pasquale Amato ha sempre rivendicato quale tratto distintivo del premio. Così, in attesa che venerdì prossimo si accendano i riflettori sulla premiazione del vincitore assoluto, l’italiano Giannicola Ceccarossi e sulla magica atmosfera che vede coinvolti poeti e pubblico, intanto il premio ha visto un momento qualificante nell’aula “Falcomatà” dell’università per Stranieri “Dante Alighieri”. Qui, secondo evento finale dell’iniziativa giunta alla ventisettesima edizione, è stato il seminario sul tema “Il Premio Nosside per Haiti con Actionaid International Italia” che ha messo a fuoco il sostegno concreto offerto ad uno dei Paesi più poveri e disastrati del mondo e vittima del terremoto del gennaio 2010. «Ci siamo fatti promotori di una raccolta di fondi e abbiamo adottato a distanza una bambina haitiana. E con ciò abbiamo dimostrato una cosa importante: che il Nosside non soltanto chiede, ma è pronto anche a dare»: così Pasquale Amato dà senso profondo alla affermazione per cui «non c'è niente di più bello che avere poco e dare egualmente a chi ha meno di te». Dunque, il Nosside si dimostra capace di guardare avanti e superare se stesso, avvolgendosi di calore umano che non è solo quello della poesia. E se il premio nel suo percorso ha saputo innestare l’identità delle singole nazioni e l’orgoglio delle loro tradizioni unendo popoli e costumi, di fatto si conferma sempre più planetario, come dimostrano i 360 concorrenti che nel 2010 erano 291; i 64 Stati (58 nel 2010) e le 61 lingue coinvolte (47 nel 2010). E ciò, nonostante le risorse economiche sempre minori. «Questa espansione è stata possibile grazie al sostegno di aziende, associazioni, movimenti e singoli in Italia e all’estero e all’impegno della rete sempre più estesa di collaboratori volontari in ogni parte del mondo», spiega Amato, ricordando «l’eguaglianza e la fratellanza tra popoli, lingue e culture alla base di tutto». E torniamo ad Haiti, uno dei luoghi del mondo in cui si sta peggio. Il sostegno all’azione umanitaria di ActionAid International nel disastrato Paese dei Carabi, non sarà la panacea di tutti i mali, ma è certamente qualcosa. Soprattutto, il Nosside, con la raccolta di fondi e l’adozione di una bambina haitiana, entra a pieno titolo nella costruzione di un mondo più giusto dove vi sia- Il premio di poesia presieduto da Amato ha adottato una bambina haitiana no pari diritti ed opportunità per tutti. In questa direzione, è andato l’intervento del vicepresidente del Consiglio regionale Alessandro Nicolò per il quale «la poesia si colora di solidarietà e sprigiona la forza in grado di cambiare il mondo con piccoli gesti. Un altro traguardo nel cammino dell’unico concorso globale di poesia che, in nome dell’arte più alta, unisce e mette a confronto culture e tradizioni lontane, annullando distanze e confini». Ancora, dal pro-rettore dell’università Dante Alighieri prof. Antonino Zumbo, dal segretario generale di ActionAid Italia Marco De Ponte e della referente territoriale di ActionAid Eleonora Scrivo una importante condivisione: la presenza del premio di Poesia Nosside al fianco di ActionAidè arricchisce di umanità e solidarietà la fratellanza dei popoli. Gazzetta del Sud Mercoledì 23 Novembre 2011 35 Reggio Tirrenica . GIOIA TAURO L’esposto è stato inviato anche alle Procure SAN GIORGIO Ucciso in una rapina Ospedale nella Piana, il Comune punta a delegittimare la scelta della Regione Una fiaccolata per non dimenticare Antonio Giovinazzo Attilio Sergio SAN GIORGIO MORGETO Rizzo, Saccomanno, Bellofiore e Nardi. Sotto l’area sulla sorgerà l’ospedale Contestata l’area indicata e ribadita la volontà dei sindaci che avevano prospettato un altro sito Gioacchino Saccà GIOIA TAURO La battaglia per l’ubicazione del nuovo ospedale continua. Ieri, a Gioia Tauro, nel corso di una conferenza stampa promossa dal “Comitato spontaneo per l’ospedale unico della Piana” tenuta a Palazzo Sant'Ippolito e alla quale col sindaco Bellofiore il vicesindaco Rizzo e l’assessore Nardi, ha partecipato l’avv. Giacomo Saccomanno, componente e portavoce ufficiale dello stesso comitato; è stato reso noto che in data 21 novembre, quindi giusto due giorni addietro, è partito un atto stragiudiziale di diffida e messa in mora del quale sono destinatari il Direttore generale dell’Asp 5, dott. Squillacioti, il presidente della Provincia di Reggio, dott. Raffa, il Commissario straordinario alla Sanità, nella persona del legale rappresentante pro tempore presso la Regione Calabria, il responsabile della Protezione civile in Roma, il Ministero della salute in persona del Ministro in carica. Per conoscenza e perchè vengano assunte le dovute e necessarie iniziative è stato inoltrato anche alle Procure di Catanzaro Reggio Calabria e Palmi, alla Procura della Corte dei Conti di Ca- tanzaro, al Prefetto di Reggio Calabria. «I problemi affrontati e denunciati – ha detto il Sindaco di Gioia avv. Renato Bellofiore – sono due. Il primo riguarda l’ubicazione sui terreni dell’Istituto Agrario di Palmi che non vengono messi a disposizione gratuitamente ma invece costeranno come si evince da documenti ben precisi 350mila euro. Viene meno quindi la giustificazione addotta a suo tempo quando era stato segnalato e indicato a grande maggioranza dai Sindaci del comprensorio il sito di Cannavà. Purtroppo la Provincia non era proprietaria di tale terreno sul quale, impropriamente e illegittimamente, è già stato previsto il progetto di massima mentre sullo stesso, è notorio, c'era un vincolo di esclusiva destinazione d’uso scolastico. Non lo si vuole realizzare a Cannavà? Bene il comitato ha indicato un sito alternativo: in contrada Bettina, lungo la provinciale che porta a Rizziconi, la Regione Calabria è proprietaria di ben 17 ettari, già utilizzati come campo sperimentale dell’Arssa, parte dei quali potrebbero essere messi a disposizione gratuitamente per la nuovo struttura ospedaliera». L'avv. Giacomo Saccomanno ha spostato il tiro parlando «della sicurezza dell’ospedale di Polistena per quanto riguarda la stabilità strutturale. È un problema affrontato sin dal 2008 – ha ribadito – per il quale dagli enti e dalle autorità competenti non è arrivata alcuna risposta. Gli edifici che lo ospitano non sono adeguati dal punto di vista sismico e per questo riteniamo responsabili quanti hanno competenza in materia. Se dovesse succedere qualcosa, e il nostro territorio è a rischio sismico, cosa succederà?», si è chiesto Saccomanno. «Nel nostro atto stragiudiziale poniamo anche questi interrogativi e diffidiamo quanti riteniamo responsabili di questa realtà che ha dell’incredibile». Il vicesindaco di Gioia Tauro architetto Jacopo Rizzo, a proposito della scelta del sito, ha denunciato «un’azione ben precisa rispondente ad un preciso disegno politico che non ha tenuto conto della volontà espressa dai sindaci che si sono pronunziati a stragrande maggioranza per il sito di Cannavà». L’assessore alle Politiche sociali del Comune di Gioia Tauro, Salvatore Nardi, non ha esitato a parlare di «fatti inquietanti che hanno sovvertito la volontà popolare. Ma l’Asp, che continua a sperperare e a pagare fitti altissimi per locali che non servono più, ha fatto finta di niente». GIOIA TAURO Inquietante episodio lunedì sera in via Vespucci Sale il livello delle intimidazioni raffiche di mitra contro un negozio GIOIA TAURO. Raffiche di mitra sono state esplose a Gioia Tauro contro una vetrina di esposizione e contro la porta di ingresso di un negozio di jeanseria e di abbigliamento casual ubicato in via Vespucci, incrocio con via Fermi, una strada molto trafficata che collega via Tripodi a via Giovanni XXIII al quartiere “Jossa”. È accaduto qualche minuto prima delle 22 di lunedì e sul grave episodio svolgono indagini gli agenti della Sezione investigativa del Commissariato di Polizia sotto le direttive del vicequestore dott. Francesco Rattà. Contro la vetrata antiproiettile e contro la porta a vetri dell’ingresso un commando ha indiriz- zato numerosi colpi di kalashinkov e sul posto, in strada, sono stati raccolti almeno trenta bossoli esplosi, a quanto si è potuto apprendere, di calibro 9x21. Il titolare del negozio è un commerciante piuttosto noto a Gioia Tauro, A.M, 39 anni, che opera da anni nel settore dell’abbigliamento. Due pattuglie delle volanti, in servizio in zona, sono subito intervenute sul posto grazie anche ad una telefonata che ha informato dell’accaduto attraverso il 113 la centrale operativa del Commissariato. Quindi via Vespucci si è stata raggiunta dagli agenti della Sezione investigativa e gli specialisti della Scientifica. Il dirigente Ps Francesco Rattà CRIMINALITÀ Una nota di Galimi Cinquefrondi, troppi furti il Pd invita alla reazione CINQUEFRONDI. Riguardo alla lunga sequela di furti con scasso, soprattutto di fucili da caccia, all’interno delle abitazioni, e di danneggiamenti dell’arredo pubblico, non risparmiando nulla, dalla villa comunale alle scuole, per passare dall’illuminazione pubblica, esprime preoccupazione ed indignazione, il consigliere comunale del Pd Michele Galimi, il quale lancia un appello a tutte le forze politiche e sociali presenti sul territorio, affinché ci sia «una ribellione vera in grado di dare spe- Quasi sicuramente chi ha esploso le raffiche in rapidissima successione è giunto in via Vespucci unitamente ad un complice in sella ad un motociclo. A quell'ora molti abitanti della zona erano davanti al televisore, per cui il crepitio della micidiale arma utilizzata per far fuoco da brevissima distanza è stato nettamente percepito da tante persone che dopo l’arrivo sul posto delle volanti si sono portate in strada. I colpi hanno provocato fori molto vistosi alla vetrina ed alla porta. All’interno del negozio, caratterizzato da locali molto ampi, si sono pure registrati dei danni che non sono stati comunque quantificati. Il titolare A.M. è stato sentito a lungo dagli investigatori che seguono tutte le possibili piste, privilegiando comunque quella di un danneggiamento collegabile all’attività criminale del racket. (g.s) MELICUCCÀ Parlamentare tra il 1968 e il 1976 è morto all’età di 97 anni Commozione per la scomparsa del sen. Dinaro Antonio Ligato MELICUCCÀ Profonda commozione ha suscitato tra la cittadinanza, la scomparsa del sen. Carmelo Dinaro. Galantuomo e benefattore. Un uomo di altri tempi. Carmelo Dinaro era nato il 18 maggio 1914 a Melicuccà. Venne eletto senatore il 19 maggio 1968 nel collegio di Palmi con 13.818 voti di preferenza. Nel corso della legislatura (dal 5 giugno 1968 al 24 maggio 1972) fece parte del gruppo dell’Msi e ricoprì i seguenti incarichi: membro della 7ª Commissione permanente (Istruzione pub- Il senatore Carmelo Dinaro blica) dal 5 luglio 1968 al 24 maggio 1972. Fu membro, inoltre, nello stesso periodo della Commissione parlamentare riordinamento amministrazione Stato. Nella VI Legislatura (dal 25 maggio 1972 al 4 luglio 1976) sempre con il gruppo del Msi - Destra Nazionale, fece parte della Commissione consultiva norme a favore dei dipendenti dello Stato e della commissione parlamentare per le questioni regionali, nonché fu membro dal 2 ottobre 1972 al 3 luglio 1976 della Commissione norme delegate ministero beni culturali e ambientali. Infine, dal 12 marzo 1975 al 19 giugno 1976 fece parte della Commissione parlamentare d’inchiesta su condizioni e livelli dei trattamenti retributivi e normativi. Carmelo Dinaro fu padre del brillante diplomatico Ivanoe, prematuramente scomparso. Il giovane aveva anche collaborato con il nostro giornale pubblicando il 17 maggio del 1963 un saggio sul poeta Lorenzo Calogero. Al suo rientro a Roma, Ivanoe Dinaro volle donare al Museo Nazionale d’arte orientale di Roma, numerose opere d’arte. Da parte sua, lo scomparso senatore ebbe a donare numerosi volumi degli atti parlamentari alla biblioteca comunale di Melicuccà. ranza ad un paese che sembra invece prendere la strada della rassegnazione e dell’assuefazione». Nell’esprimere solidarietà e vicinanza alla famiglie vittime di furti con scasso, il consigliere d’opposizione si dice convinto che gli ultimi fenomeni di danneggiamento delle scuole pubbliche e della stessa villa comunale, «denotano la partecipazione di una fascia minorile che sembra sempre più sbandata e verso la quale invece occorrerebbero progetti di avvicinamento e recupero».(a.se) Nell’affermare l’avversione e la condanna ad ogni forma di violenza e sopraffazione, nel giorno del primo anniversario dalla sua barbara uccisione durante un tentativo di rapina del fucile nel corso di una battuta di caccia, l’Amministrazione comunale, come da impegno assunto dal consiglio comunale, ha ricordato Antonio Giovinazzo e lo ha fatto attraverso un momento di preghiera (una santa messa nella chiesa SS. Annunziata dell’ex Convento dei Padri Domenicani) e di raccoglimento (una fiaccolata della memoria per le vie principali del paese). «È trascorso un anno da quando, una mano assassina – ha sottolineato il sindaco Carlo Cleri prima dei due momenti per ricordare Antonio – ha privato la nostra comunità di un giovane padre, onesto lavoratore, apprezzato da tutti per il suo mite carattere, per la sua disponibilità e per la sua innata simpatia e gioia di vivere». Il primo cittadino, nel ricordare che «ignoti criminali, con un atto di puro terrorismo mafioso, subdolo e vigliacco lo hanno sottratto alla sua giovane famiglia, lasciando nel più profondo dolore e disperazione gli amati genitori, congiunti e parenti tutti», ha parlato di «un atto di inaudita quanto gratuita violenza che la onesta e tranquilla comunità sangiorgese ha condannato e respinto con assoluta determinazione». A distanza di un anno, sia la comunità civile che quella ecclesiale, hanno voluto ribadire immutato affetto e vicinanza alla famiglia di Antonio Giovinazzo, La fiaccolata a San Giorgio esprimendo sincera solidarietà. In una chiesa gremita, tutta San Giorgio Morgeto si è stretta attorno ai familiari di Antonio per ricordare la sua memoria. Don Salvatore Larocca, aprendo la celebrazione eucaristica, ha parlato di barbara uccisione di un giovane che muore innocentemente per mano assassina, figlia di una cultura di morte che non può passare, aggiungendo che la criminalità non è un qualcosa che deve rientrare nel nostro stile di vita e nel nostro modo di pensare. Durante l’omelia, don Salvatore ha chiesto giustizia e pace. «Il primato dell’amore deve superare il primato dell’indifferenza – ha concluso don Salvatore – rimbocchiamoci le maniche, per una cultura di legalità e di vita, essendo, agli occhi delle giovani generazioni, operatori di giustizia e di pace, maestri e modelli liberi da ogni compromesso. A nessuno è consentito di togliere la vita ad un altro uomo». Al termine della funzione religiosa, in tanti, candele in mano, rischiarando le vie principali del paese, hanno dato vita ad una fiaccolata silenziosa. SANITÀ La Squillacioti indica gli obiettivi LAUREANA Inaugurato a Palmi nei locali del Pentimalli il poliambulatorio Droga, patteggia quattro anni e due mesi PALMI. Si muove qualcosa in PALMI. Ha patteggiato una condanna a 4 anni e 2 mesi Giuseppe Zangari 45enne di Laureana di Borrello, accusato del reato di coltivazione in un terreno di sua proprietà di sostanza stupefacente del tipo cannabis indica, in un terreno ricadente nell’agro di Laureana. In particolare la coltivazione riguardava oltre 500 piantine alte fino a 2 metri distribuite in un terreno di circa 5000 metri quadrate. I fatti contestati a Zangari, difeso dall’avvocato Guido Contestabile, sono stati rilevati dalla Compagnia dei Carabinieri di Gioia Tauro e dallo Squadrone Cacciatori di Vibo Valentia nel mese di agosto di quest’anno, a seguito di una perquisizione personale e locale nei confronti dell’imputato e di alcune sue proprietà. A seguito della decisione assunta con l’accordo tra le parti (pubblico ministero dott. D’Andrea), il Gip del Tribunale di Palmi, Luca Colitta ha infine disposto la misura degli arresti domiciliari sostitutiva di quella sino ad oggi in vigore della custodia in carcere, nei confronti di Giuseppe Zangari. Decisione assunta dal Gip essendo venute meno le esigenze di carattere cautelare nei confronti dello stesso imputato e tenendo conto della positiva condotta tenuta in carcere. (i.p.) materia di sanità a Palmi. Nella giornata di ieri, infatti, è stato inaugurato il poliambulatorio medico alla presenza del direttore generale dell’Asp 5 Rosanna Squillacioti. Come in precedenti incontri, l’evento si è presto trasformato in una occasione per discutere di sanità e, in particolare, affrontare le polemiche relative alle disposizioni dell’atto aziendale e del prossimo ospedale nuovo della Piana di Gioia Tauro. Proprio su questo argomento l’ultima polemica in ordine di tempo è stata sollevata dalla vicina Gioia Tauro, con l’atto stragiudiziale promosso dal comitato di cittadini pro-ospedale unico che mette in dubbio la cessione dei terreni della scuola agraria per il nuovo ospedale che dovrebbe sorgere a Palmi. La Squillacioti, pur rispettando l’iniziativa, ha ribadito ancora una volta «che è ormai certo che l’ospedale sorgerà a Palmi». Il poliambulatorio inaugurato nei locali dell’ospedale “Pentimalli” è suddiviso in diversi reparti (cardiologia, endocrinologia, geriatria, oculistica, ortopedia). Inoltre è stato inaugurato il nuovo locale che ospita il consultorio, attivo in città da oltre 30 anni. Prossimo obiettivo è l’inaugurazione dei nuovi locali per la dialisi per i quali servono ancora 80 mila euro. Alla cerimonia inaugurale hanno preso parte i consiglieri provinciali Giovanni Barone e Giuseppe Sa- La Squillacioti taglia il nastro letta, lo staff della Squillacioti con i dottori Leone, Balzamà, Cananzi e Putortì e quanti hanno lavorato per portare a termine i lavori di realizzazione della struttura. «Il nostro insediamento – ha sottolineato la Squillacioti – è avvenuto 11 mesi fa ed al momento del nostro ingresso abbiamo trovato una situazione allarmante, con strutture molto fatiscenti. Abbiamo lavorato sia per rientrare dal debito del bilancio 2008/2009 e per offrire una sanità migliore ai cittadini della Calabria». Tra gli annunci il prossimo spostamento del distretto sanitario da Polistena a Palmi e, proprio Palmi, insieme a Siderno, ci sarà la “casa della salute”. «I tempi sono cambiati – ha concluso la Squillacioti – e non possiamo più permetterci l’ospedale sotto casa, per cui oggi noi non stiamo tagliando in maniera indiscriminata ma stiamo razionalizzando. È il Ministero che ce lo chiede».(i.p.) Mercoledì 23 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 36 Reggio Ionica . Si ripropone il solito problema: i Comuni sono in debito con la società che eroga il servizio S. LORENZO M. Melito e S. Lorenzo non pagano L’Ased non raccoglie più i rifiuti Sabato di solidarietà con la colletta alimentare Azzarà: «Il canone non viene saldato da tempo: così non ce la facciamo» Maria Manti MARINA DI SAN LORENZO Giuseppe Toscano MELITO I Comuni ritardano i pagamenti e l’Ased risponde con la sospensione del servizio. Da oggi, secondo quanto è stato comunicato ai sindaci di Melito Porto Salvo e San Lorenzo, l’azienda concessionaria non effettuerà le operazioni di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Si annunciano giorni delicati e di tensione per quanto concerne l’aspetto igienico sanitario. Nella lettera inoltrata per conoscenza anche al prefetto di Reggio Calabria, dott. Luigi Varratta, l’amministratore unico di Ased, Rosario Azzarà, manifesta una condizione di estremo disagio, amplificata dell’accumularsi dei ritardi nei pagamenti dei corrispettivi. «Presso i Comuni di Melito Porto Salvo e di San Lorenzo – informa Azzarà – svolgiamo attività di igiene urbana. Da molto tempo entrambi i Comuni non saldano il canone mensile dovuto e solo dopo pressioni di ogni genere ci hanno erogato soltanto delle briciole. Allo stato attuale nessuna banca è più disposta a fornirci la liquidità necessaria per sopperire ai mancati pagamenti dei Comuni citati. È da ricordare che la nostra società dà lavoro a 35 persone». Che ovviamente vanno remunerate, anche con quanto corrispondono mensilmente i Comuni in cui viene svolto il servizio. Nel dare notizia alla popolazione della sospensione del servizio, l’Ased spiega le motivazioni del proprio agire e, allo stesso tempo, invita Le maestranze dell’Ased in occasione della protesta inscenata lo scorso mese di giugno l’utenza a dare corso a piccoli accorgimenti per evitare l’accumularsi di spazzatura attorno ai cassonetti: «Informiamo gli utenti che il servizio di raccolta rifiuti e attività annesse è fermo. Riteniamo altresì doveroso informare la cittadinanza che la sospensione non è dovuta a capricciose decisioni dell’Ased, ma a una reale difficoltà finanziaria dovuta al mancato pagamento di quanto dovuto dai Comuni interessati e alla conseguente impossibilità di attingere alla fornitura di carburante. Ci scusiamo per il disagio e in considerazione del fatto che non siamo in grado di stabilire quando e se il servizio sarà riattivato, invitiamo la cittadinanza a ridurre la produzione dei rifiu- ti e procedere ad una migliore selezione degli stessi, onde evitare il formarsi di cumuli di sacchetti maleodoranti all’esterno dei cassonetti e il conseguente rischio igienico-sanitario». Il contenzioso Ased-Amministrazioni comunali non è una novità. Giusto alcuni mesi addietro, accompagnate dai delegati sindacali di categoria, le maestranze avevano inscenato una manifestazione davanti al municipio di Melito Porto Salvo. Esasperati dai cinque mesi trascorsi senza aver potuto percepire neppure un centesimo, gli operai avevano deciso di passare alle vie di fatto. Era seguito un incontro con il sindaco, Giuseppe Iaria, al quale era stato sollecita- Nonostante il maltempo, grande partecipazione alle celebrazioni to una sorta di piano di rientro, per quanto concerne il pagamento dei debiti che il Comune aveva nei confronti della concessionaria dei servizi di igiene urbana. La soluzione, frutto della mediazione intavolata, aveva consentito di adottare una misura tampone, accompagnata dall’impegno, da parte degli amministratori, di sanare il debito nel più breve tempo possibile. In quella circostanza il sindaco aveva detto che il Comune si trovava in una condizione di temporanea crisi di liquidità, dovuta al mancato introito di crediti, per un totale di diversi milioni di euro, vantati nei confronti dei cittadini, per tributi evasi o tardati pagamenti. Sabato, anche la Laurentianum conferma l’appuntamento con la 15. giornata della colletta alimentare, un’iniziativa di gratuità e condivisione che consente di fare la spesa per chi ha bisogno. Il presidente Antonino Mangiola (il primo a sinistra nella foto con i volontari), ricorda che l’associazione assiste mensilmente 300 persone che versano in stato di indigenza. «E prevediamo anche la “merenda sociale”, che permetterà a tanti bambini di potere, almeno una volta a settimana, di vivere un momento autentico di solidarietà e socializzazione». I volontari saranno dislocati nei due supermercati di Marina di San Lorenzo e Condofuri. Presenti anche i ragazzi dell’Azione cattolica, guidati dal loro presidente Daniela Labate. «Lo scorso anno – aggiunge Mangola – sono stati impegnati 120.000 volontari;9.400 tonnellate di cibo sono state raccolte e donate; 8159 le strutture caritative aiutate che accolgono 1.400.000 poveri in Italia. Numeri che speriamo di superare in questa edizione grazie all’aiuto dei cittadini». CONDOFURI Armi, appalti ed elezioni Processo Konta Korion, il commissario Pizzonia svela tanti retroscena CONDOFURI. Venti minuti di deposizione per spiegare la genesi e lo sviluppo dell’inchiesta sfociata nell’operazione Konta Korion. Al processo con il rito ordinario, in fase di celebrazione davanti alla II sezione penale del Tribunale di Reggio Calabria, in composizione collegiale, il dottore Giuseppe Pizzonia (nella foto durante una conferenza stampa), all’epoca dei fatti dirigente del Commissariato di pubblica sicurezza di Condofuri Marina, ha parlato delle attività che hanno caratterizzato la fase investigativa ed ha ricostruito alcuni fatti ed episodi, indicando anche i nomi delle persone protagoniste degli stessi. Pizzonia, a cui non è stata posta nessuna domanda in sede di controesame, ha detto che la decisione di mettere sotto controllo l’autovettura di Rodà era stata presa in seguito ad un attentato incendiario. La microspia piazzata nell’abitacolo aveva permesso, secondo la ricostruzione di Pizzonia, di appurare come lo stesso Rodà avesse contatti con Concetto Candido che era proprietario di un’abitazione in contrada Straci. In quell’abitazione avvenivano degli incontri con alcuni personaggi in seguito “attenzionati”, tra cui Maurizio Iaria, Lorenzo Fascì, Carmelo Manti. In più tracce audio tra quelle captate, ha spiegato Pizzonia, era emerso che Fascì avesse armi nella sua disponibilità. Durante gli incontri, nell’abitazione di contrada Straci, si parlava anche di politica e della imminente consultazione elettorale per il rinnovo del consiglio comunale di Condofuri. Riguardo all’ambito degli appalti pubblici, l’ex commissario di Condofuri ha detto che c’erano più imprenditori che ambivano ad accaparrarseli. Uno di questi era stato più volte controllato. Sempre davanti alla stessa abitazione era stata piazzata una telecamera, con l’obiettivo di verificare chi erano i frequentatori abituali. Il dottore Giuseppe Pizzonia ha concluso la sua “ricostruzione”, spiegando come buona parte del lavoro d’indagine era stato condotto dai suoi uomini, tra cui l’ispettore Luceri. Quest’ultimo sarà sentito in occasione della prossima udienza. Udienza che è stata fissata per il prossimo 6 dicembre e che consentirà di entrare ulteriormente nei meandri dell’operazione che è stata portata a termine nel mese di aprile dello scorso anno.(g.t.) PALIZZI Le ha presentate il sindaco Autolitano: saranno realizzate nell’ambito del Pisl Bicentenario di Montebello Tante “idee-progetto” per cambiare una festa di musica e cultura Pietro Parisi PALIZZI Federico Strati MONTEBELLO JONICO Festa grande a Montebello per il bicentenario della nascita del Comune. Nonostante le avverse condizioni atmosferiche tanti cittadini anno voluto presenziare alla giornata celebrativa dell’evento, fortemente voluta dall’amministrazione comunale e celebrata in modo impeccabile dal comitato organizzatore presieduto dal dott. Antonino Zema. Ampio spazio è stato dato anche al 150. anniversario dell’Unità d’Italia ed allo storico passaggio di Garibaldi dal territorio montebellese. Presenti, fra gli altri, il consigliere regionale Pasquale Tripodi, il sindaco Antonio Guarna, gli assessori Giuseppe Crea, Oreste Barbaro, Franco Foti e Bruno Macheda e vari esponenti del civico consesso, sia di maggioranza che di opposizione. Anche il primo cittadino di Motta San Giovanni, Paolo Laganà, non ha voluto mancare all’appuntamento, mentre il vicepresidente del Consiglio regionale Alessandro Nicolò, assente per motivi istituzionali, ha inviato una missiva al sindaco Guarna congratulandosi per l’importante traguardo raggiunto dalla cittadina ionica. Dalla sfilata della banda musicale alla cavalcata garibaldina verso il centro storico (con tanto di presenza di cavalieri dalle camicie rosse a simboleggiare il passaggio di Garibaldi Zema, Guarna, Sclapari, Crea, Foti, Tripodi, Aparo alla scopertura della lapide da Montebello), dalla celebrazione eucaristica officiata da don Roberto Aparo (con sottofondo musicale del coro “Don Pietro Polimeni”, diretto da Vincenzo Malacrinò) alla scopertura di una lapide commemorativa in piazza Municipio: questo il ricco palinsesto di eventi in programma. Un giusto mix fra musica, politica, cultura e tradizioni religiose in grado di coinvolgere tutta la cittadinanza per l’intera giornata. Gran finale con un convegno sulla storia di Montebello nella sala consiliare di via Portovegno. Alla discussione, moderata dalla giornalista Anna Briante, hanno partecipato i prof. Luigi Sclapari, Angela Martino, Filippo Arillotta, Franco Tuscano e Tito Squillaci. Tante le tematiche trattate nel corso della tavola rotonda: dall’evoluzione del nome Montebello al suo decurionato, dai beni culturali del territorio quali fattori dello sviluppo alle minoranze etniche e linguistiche del comprensorio. Un’esposizione di opere di scrittori e poeti del territorio ha fatto da degno contorno. Montebello ha così compiuto duecento anni di vita. Era infatti il 1811 quando Gioacchino Murat, re delle Due Sicilie, elevò il territorio montebellese da Universitas a Comune autonomo della Calabria. Il relativo decreto, con il quale venivano riordinate le circoscrizioni del Regno di Napoli e venivano indicate le Universitas trasformate in Comuni, fu successivamente ratificato a Parigi da Napoleone. Pirotecnici fuochi d’artificio hanno concluso una giornata indimenticabile per tutti. Qualcosa si muove per quanto riguarda il look, e non solo, della cittadina. Nella sala della biblioteca, l’Amministrazione ha presentato alla cittadinanza le idee progettuali da realizzare nell’ambito dei Pisl (Piani integrati di sviluppo locali). I comparti interessati sono lo “sviluppo turistico” e “la qualità della vita”, un connubio che, secondo il sindaco Sandro Autolitano, dovrebbe imprimere un impulso decisivo alla promozione del territorio. «La presentazione dei progetti nella sala del Consiglio, – riferisce il sindaco – è stata anche l’occasione per offrire la possibilità ai cittadini, non solo di prendere visione degli stessi progetti che, se finanziati, potrebbero cambiare il volto del paese, ma anche di dare il proprio contributo con idee e osservazioni». Nell’assemblea sono state presentate diverse proposte tra cui quella per lo sviluppo turistico. Palizzi ha un litorale di 7 km, ed un percorso mare-monti che si compie in 10 minuti. «Il progetto in questione – ricorda Autolitano – prevede, tra l’altro, una pista ciclabile e pedonale che, proseguendo l’attuale via Marina, giungerebbe fino al porticciolo di Granè, con un ponte di legno sulla fiumara, collocato più verso il mare, rispetto all’attuale ponte stradale e ferroviario. Su questo percorso dobbiamo riqualificare le vie che porta- Il progetto della scuola di Spropoli no al mare e rimettere in attività l’anfiteatro, grazie al completamento del sottopasso, con l’ingresso a lato (est) della stazione ferroviaria. Pensiamo anche alla messa in funzione del Museo del mare (nei locali dell’ex macello) e alla costruzione di un ricovero per barche di piccolo cabotaggio nel golfo di Granè». Per quanto riguarda il piano sul miglioramento della “qualità della vita”, sono previsti due interventi, il primo concerne gli impianti sportivi. L’idea, è quella di creare una piccola cittadella dello sport, aggiungendo alle attuali installazioni uno spazio coperto con un “pallone”. L’altro intervento mira alla riqualificazione dell’ex scuola elementare della frazione di Spropoli, rendendola una “casa sociale”, con piccola sala che dovrà essere usata per convegni, sala emeroteca (recentemente offerta al Comune da un privato) e salette per ricreazione e momenti di socializzazione. MELITO VERSO LE ELEZIONI Seconda riunione per precisare intenti comuni Il centrosinistra sottoscrive un “patto etico” MELITO. L’appuntamento con le urne è ancora lontano ma l’agone politico sta già dando i primi segnali di risveglio. Incontri, interpartitiche, abboccamenti si susseguono in vista delle elezioni che porteranno al rinnovo del Consiglio. A Melito si voterà in primavera. I partiti del centrosinistra hanno cominciato a riunirsi, ponendosi in prima battuta l’obiettivo di fissare i parametri che faranno da punto di riferimento alle scelte che andranno ad assumere da qui a breve. Dal doppio incontro tenuto nello spazio di una quindicina di giorni, sono emersi aspetti “poli- ticamente interessanti”. Prima fra tutte la scelta di porre l’accento sulla necessità di dare «un segnale di discontinuità col passato e di puntare chiaramente sull’affermazione dell’etica inerente l’agire politico». La sintesi della seconda interpartitica è stata condensata in una nota. «Prosegue – si legge – il dialogo fra i partiti del centrosinistra nella prospettiva delle prossime elezioni amministrative. Nei locali del circolo Italia dei valori di Melito Porto Salvo, si sono riuniti il segretario cittadino dell’Idv, Antonino Minniti, il segretario del circolo del Partito Democra- tico, Concetto Laganà, Angelo Marra del Partito dei Comunisti italiani e Sebastiano Romeo, responsabile cittadino di Sinistra ecologia e libertà. I partecipanti, in linea con quanto discusso in occasione dell’incontro precedente, hanno condiviso alcuni punti fondamentali che dovranno caratterizzare la prossima campagna elettorale. In particolare si è posto l’accento sulla necessità di una forte discontinuità rispetto al passato, la riaffermazione dell’eticità nell’agire politico attraverso la sottoscrizione di un patto etico tra i candidati che aspirano all’elezione». Massima attenzione dovrà essere riservata «alle problematiche riguardanti lo sviluppo socioeconomico» e al rafforzamento «di un percorso politico che rompa coi modi stantii e familistici che non tengono conto degli interessi generali». A tal proposito «al fine di ampliare il contributo di idee nell’ottica del cambiamento», è stato deciso «di coinvolgere negli incontri successivi i partiti di centro presenti sul territorio melitese, le diverse associazioni e i corpi intermedi impegnati a vario titolo nel difficile tessuto cittadino».(g.t.) 38 Mercoledì 23 Novembre 2011 Gazzetta del Sud Reggio Ionica . PROCESSO “SESSÈ” Aveva patteggiato la pena a sette anni e 20 giorni. Troppi LOCRI La notizia rimbalzata dal congresso della Rete pediatrica La Cassazione annulla senza rinvio Campi scuola regionali i ragazzi con diabete la sentenza di Guerino Berlingeri per Squillacioti: fondamentale l’aspetto educativo Gli atti trasmessi al Tribunale di Locri per un nuovo procedimento Pino Lombardo LOCRI Piero Gaeta REGGIO CALABRIA La VI sezione della Corte di Cassazione, in accoglimento di ricorso proposto dall’avv. Giacomo laria, ha annullato senza rinvio la sentenza del Tribunale di Locri con la quale era stato condannato Guerino Rocco Berlingeri alla pena di 7 anni sette e 20 giorni di reclusione per il reato di spaccio in concorso e continuato di cocaina in più occasioni e a diversi soggetti, nell'ambito dell'operazione “Sessè”. Il Berlingeri chiedeva di patteggiare la pena che però, non trovava, nonostante il consenso del pm, accoglimento da parte del gup che, consequenzialmente disponeva il rinvio a giudizio innanzi al Tribunale di Locri. In quella sede Berlingeri, sulla scorta di una recente sentenza della Corte Costituzionale, riproponeva istanza di patteggiamento che veniva accolta ma in misura superiore a quella già concordata in precedenza e comunque superiore ai 5 anni, tenuto conto della recidiva reiterata e tenuto conto delle singole imputazioni contestate che globalmente portavano a superare i limiti edittali. A seguito del patteggiamento al Berlingeri venivano concessi i domiciliari. Avverso alla sentenza veniva proposto ricorso in Cassazione, in cui veniva segnalato che, seppur fosse intervenuto un accordo sostanziale sulla pena fra le parti, il superamento dei limiti edittali nel calcolo della pena, rendevano l’accordo illegittimo e quindi anche la sentenza che l’aveva ratificato. Il ricorso veniva trasmesso alla VII sezione della Corte di Cassazione che notoriamente ingloba i ricorsi che vengono definiti in L’operazione “Sessè” si era interessata di un’organizzazione dedita allo spaccio di droga prima battuta inammissibili e che vengono discussi senza la partecipazione del difensore. Contro tale collocazione del ricorso, l’avv. Giacomo laria proponeva una memoria difensiva nella quale, richiamando una giurisprudenza della stessa Suprema Corte, segnalava come la sentenza contenesse un vizio determinato non solo dall’effettuazione di un patteggiamento in un momento successivo rispetto al quale non poteva essere applicato un aumento di pena, ed in ogni caso segnalava come il superamento dei limiti della pena andavano a violare la norma sul cosiddetto “patteggiamento allargato”. La Corte di Cassazione riteneva la memoria meritevole di accoglimento e trasmetteva il ricorso per la trattazione dalla VII alla VI sezione per la trattazione nel merito. In tale sede, il Procuratore Giacomo Iaria OPERAZIONE CIARAMELLA Traffico internazionale di cocaina Assolto Domenico Capogreco Condannati gli altri 5 imputati Rocco Muscari LOCRI Con una conferma, quattro sconti di pena e un’assoluzione si è concluso davanti alla Corte di Appello di Reggio Calabria il secondo grado del processo denominato “Ciaramella”. La Corte presieduta da Lilia Gaeta (a latere i giudici Adriana Costabile e Daniele Cappuccio), ha disposto la conferma a 5 anni di carcere nei confronti di Bedrijie Kurti, pena che la donna ha praticamente già scontato. Nonostante la richiesta di conferma delle pena, formula- ta dal pg Adriana Fimiani, la Corte ha rideterminato la condanna per Raphael Bayer in anni 17 di reclusione, condannato dal Tribunale di Locri il 22 maggio del 2009 a 18 anni e 6 mesi. Sconto di pena anche per Marijian Horvat, alias “Zoran”, per il quale sono stati disposti 21 anni di reclusione rispetto ai 24 e 6 mesi. Diminuita di tre anni la condanna per Hugues Recchia, alias “il Marsigliese”, che dovrà scontare 18 anni di carcere. Infine per Hazir Kurti si passa dai 9 disposti a Locri ai 7 anni e 6 mesi. Questo ultimo, difeso dall’avvocato Antonio Nocera, tra il pre-sofferto e l’indulto otterrà la scarcerazione. Torna in libertà, dopo circa quattro anni tra detenzione e arresti domiciliari, Domenico Capogreco, (cl. 74), mandato assolto dalla Corte d’Appello «per non aver commesso il fatto», già condannato in primo grado a 8 anni di reclusione. All’epoca della sentenza di Locri l’avvocato Pietro Luccisano, del foro di Messina, difensore di Capogreco, era apparso amareggiato per la condanna inflitta al proprio assistito, annunciando “fiducioso” il ricorso in appello. Avverso alla sentenza di secondo grado l’avv. Antonio Nocera ha preannunciato di Generale della Cassazione con requisitoria scritta chiedeva fosse comunque dichiarata l’inammissibilità del ricorso. L’avv. laria, invece, si opponeva indicando come fosse determinante non solo sotto il profilo formale ma anche sotto il profilo sostanziale perché veniva violato il canone della ragionevolezza della pena concordata. La Corte di Cassazione (presidente Agrò, relatore Rotundo) annullava senza rinvio la sentenza del Berlingeri con restituzione degli atti al Tribunale di Locri e con conseguente annullamento della sentenza. A seguito di tale annullamento la pena e l’intero procedimento è da ritenersi annullato con l’ovvia conseguenza che tutto dovrà ripartire dall’inizio e che la carcerazione finora patita è stata realizzata sulla scorta di una pena ritenuta illegittima. attendere il deposito delle motivazioni per impugnare il dispositivo in Cassazione. Il processo prende il nome dell’operazione “Ciaramella”, scattata il 21 ottobre del 2005, che ha stroncato un ingente traffico di cocaina gestito dalla ‘ndrangheta calabrese, che importava in Italia droga proveniente da paesi europei, segnatamente la Spagna e l’Olanda e dal Sud America, Perù, Paraguay, Uruguay, Brasile. L’operazione, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, è stata effettuata dai carabinieri del Ros con la cooperazione delle polizie spagnola, olandese, francese, belga e serba. Nel corso dell’azione sono stati sequestrati circa ventisei chili di cocaina. Il traffico era gestito da soggetti riconducibili a presunte cosche di San Luca e di Africo. GERACE Doppio appuntamento promosso da Regione e Arci Con l’occhio ai 150 anni dell’Unità sotto esame “Le ragioni degli altri” Vincenzo Cataldo GERACE Appuntamento venerdì e sabato con la manifestazione “150 anni dell’Unità d’Italia. Le ragioni degli altri”, promossa dalla Regione a e attuata dall’Arci di Lamezia-Vibo. Un incontro «eretico e ortodosso insieme – come afferma l’assessore Mario Caligiuri – nella convinzione che la cultura rappresenti lo strumento fondamentale per capire e quindi per fare, accelerando il processo di cambiamento sociale che in Italia e in Calabria è sempre più avvertito». Venerdì (ore 17.30) nella sala consiliare si terrà l’incontro con il prof. Vittorio Daniele dell’Università di Catanzaro e co-autore, insieme a Paolo Malanima del libro “Il divario Nord-Sud in Italia 1861-2011”, in cui riporta un’analisi lucida e appassionata delle differenze di sviluppo tra il Nord e il Sud del Pae- se. L’incontro con l’autore sarà preceduto da una breve performance teatrale “ La festa dell’oblìo - Memoria e ipocrisia sull'unità d’Italia” della compagnia Proskenion. Sabato alle ore 21, nella chiesa di San Francesco, il concerto di Antiche Ferrovie Calabro-Lucane, gruppo musicale calabrese nato nel 2009 su un progetto di Ettore Castagna, musicista e ricercatore del mondo etno-musicale meridionale. Vittorio Daniele Per tenere sotto controllo il “diabete mellito di tipo 1”, forma di diabete presente prevalentemente nei bambini e nei giovani, occorre predisporre un piano complessivo di assistenza dove «è fondamentale l’aspetto educativo, integrato con competenze multidisciplinari e con servizi assistenziali dedicati». Questo in sintesi quanto emerso dalla due giorni del 2° congresso della Rete diabetologica pediatrica calabrese, organizzato dalla Diabetologia pediatrica del locale ospedale e che ha visto la totale partecipazione dei centri che fanno parte della “Rete”, nonchè degli operatori sanitari, di quelli della Scuola e delle Istituzioni. Nella giornata di apertura, svoltasi nel Palazzo della cultura, il dg dell’Azienda sanitaria, Rosanna Squillacioti, ha espresso soddisfazione per il lavoro che la diabetologia pediatrica dell’ospedale di Locri sta portando avanti non solo nell’Aso di Reggio-Locri ma «come centro di coordinamento della rete calabrese, su tutto il territorio regionale». Il direttore generale ha anche illustrato il progetto triennale, che avendo già ottenuto il finanziamento dalla Regione di 100 mila euro, «consentirà di poter affrontare le tematiche dell’educazione terapeutica dei ragazzi con diabete nel contesto di campi scuola regionali organizzati in Calabria.” Nella prima sessione, “Scuola e Diabete”, la dottoressa Mariella Bruzzese, responsabile del Centro di diabetologia pediatrica di Locri, ha illustrato il progetto (un cd multimediale e un libretto di facile consultazione L’intervento del dg dell’Asp 5 Rosanna Squillacioti (prima da dx) realizzati grazie al contributo di numerosi centri italiani di diabetologia pediatrica, tra cui anche quello di Locri) che il gruppo di studio Siedp ha elaborato per gli operatori scolastici. Nel corso della tavola rotonda, cui sono intervenuti Paola Pisanti rappresentante del ministero della Salute, Antonino Orlando direttore generale del dipartimento regionale Tutela della salute e l’assessore regionale Mario Caligiuri, è stata evidenziata l’importanza che riveste il progetto della “rete” anche in considerazione «dell’aumento d’incidenza della malattia, registrata in tutto il nostro Paese e in Calabria in particolare, dove negli ultimi anni si segnalano dalle 40 alle 50 nuove diagnosi l’anno». Nella seconda giornata, svoltasi a Siderno, è stato affrontato il tema “Diabete e autoimmuni- tà”, evidenziando come il fenomeno sia «in costante aumento, di pari passo con l’aumentare dell’incidenza del diabete». In quella sede è intervenuto Dario Iafusco dell’ Università di Napoli, soffermatosi su “diabete tipo 2 e altre forme di diabete non-autoimmune”. Ad illustrare i dati calabresi sono stati Corrado Mammì del Centro di genetica medica dell’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria, e la dottoressa Fiorella Deberardinis di Paola, mentre a parlare degli aspetti innovativi che le nuove tecnologie hanno introdotto nella cura del diabete sono stati i proff. Pietro Buono e Fortunato Lombardo delle Università di Napoli e di Messina, mentre i dottori Nicola Lazzaro e Felice Criniti, rispettivamente dell’Asp di Crotone e Catanzaro, hanno illustrato la situazione in Calabria. ROCCELLA Intervista con il vicepresidente nazionale dell’Ardel Comune, il ruolo del ragioniere strategico per la programmazione Stefania Parrone ROCCELLA Quella del ragioniere è una figura spesso nascosta nella vita degli enti locali, eppure riveste un ruolo da protagonista per il buon funzionamento della macchina amministrativa. Un ruolo che l’Ardel, l’associazione senza fini di lucro che riunisce i ragionieri dipendenti degli Enti locali, nata per curare gli interessi funzionali della categoria nonché la formazione tecnica e l’aggiornamento degli iscritti, da anni è impegnata a perfezionare anche attraverso seminari, convegni e incontri di studio. Lo sa bene Giuseppe Curciarello, da vent’anni responsabile del Servizio finanziario del Comune di Roccella e di recente, nel corso dell’ultimo direttivo nazionale dell’Ardel svoltosi a Roma, eletto vicepresidente nazionale dell’Ardel con delega per le regioni dell’Italia meridionale e insulare. «Il ruolo strategico del ragioniere comunale – spiega il dr. Curciarello – inizia dalla programmazione: compete infatti a lui la verifica di veridicità delle previsioni di entrata e di compatibilità delle previsioni di spesa dei bilanci. Transita, poi, dalle sue competenze l’efficacia dell’azione di spesa dell’ente: solo con l’apposizione del suo visto di regolarità contabile, comprendente anche l’attestazione di copertura finanziaria, diventano eseguibili le determinazioni comportanti impegni di spesa adottate dai singoli responsabili di servizio. Rientra infine tra i Giuseppe Curciarello suoi compiti il controllo interno di regolarità amministrativa e contabile ed il coordinamento e la gestione dell’attività finanziaria: quella del responsabile del Servizio finanziario di un Comune in qualche modo rappresenta l’ultimo baluardo a difesa dell’uso corretto e coerente delle risorse pubbliche. Sgominati i Coreco, resi praticamente inoffensivi i segretari comunali negli anni ‘90, in attesa che la Corte dei Conti trovi gli spazi per condurre un controllo efficace sui risultati, resta il ragioniere a far da argine». – Di fronte a un simile fardello di incombenze, come è tutelata la figura del ragioniere comunale? «L’attuale ordinamento disegna con sufficiente chiarezza le funzioni del Responsabile dei servizi finanziari, non ne qualifica il ruolo e, soprattutto, non ne dispone garanzie e tutele. E’ necessario quindi che la qualificazione professionale del ragioniere venga ridefinita». –È possibile che la scelta dei requisiti, per chi esercita un controllo di interesse generale come quello di regolarità contabile ed amministrativa, possa spettare al singolo ente? «Il ruolo e la sua frequenza giustifica ampiamente l’istituzione di un apposito albo, con conseguenti garanzie per i cittadini di competenza dei responsabili e obblighi di idoneità ed aggiornamento. Sia pure prerogativa del sindaco la scelta del soggetto, ma almeno, sia individuato in un elenco di professionisti riconosciuti come tali, e non attraverso un incarico “fiduciario” che può portare a preferire un improvvisato laureato in filosofia a chi ha titoli ed esperienza nel settore. Creare un albo significherebbe anche dare visibilità a chi vuole svolgere questa professione. Non avrebbe una funzione corporativa, quindi, ma servirebbe a creare un mercato di professionisti». – Dopo i positivi riscontri ottenuti nell’ultimo convegno nazionale dell’Ardel, nel settembre scorso a Roccella, quali altre iniziative sono in programma? «Abbiamo in mente un protocollo d’intesa con la Fondazione Ifel (Istituto per la finanza e l’economia locale) per la promozione di studi, seminari, incontri, iniziative culturali e di informazione d’interesse economico e finanziario per le pubbliche amministrazioni locali e la realizzazione di una convenzione con i Comuni della Calabria per garantire assistenza tecnica e formativa al personale incaricato ed utilizzato negli uffici finanziari». Gazzetta del Sud Mercoledì 23 Novembre 2011 29 Cronaca di Catanzaro Largo Serravalle, 9 - Cap 88100 Tel 0961.723010 / Fax 0961.723012 [email protected] Concessionaria: Publikompass S.p.A. Largo Serravalle, 9 - Cap 88100 Tel. 0961.724090 / Fax 0961.744317 [email protected] Arpacal, si presenta il comitato di garanzia Si presenta oggi, alle ore 10, nella sede dell’Arpacal il Comitato unico di garanzia dell’Ente . ALLI Il vertice in Prefettura con la Protezione civile nazionale si è concluso con un’ipotesi per la gestione che prevede l’affidamento a Palazzo De Nobili Discarica, la via d’uscita “porta” al Comune Ieri è andato in tilt l’impianto di Pianopoli: previste nuove difficoltà nello smaltimento della spazzatura Andrea Celia Magno IL PM SI OPPONE: PERCOLATO NEL FIUME La soluzione per uscire dall’emergenza rifiuti dovrebbe essere il passaggio di proprietà della discarica di Alli, o delle relative competenze di gestione, al Comune. Solo così si potrebbe sbloccare lo stallo in cui si trova l’impianto di smaltimento, per cui neanche la straordinaria ondata di maltempo ha imposto un rinvio della riunione convocata ieri sera in Prefettura. Il sindaco Michele Traversa, l’assessore comunale all’Ambiente Franco Nania, l’ormai ex commissario delegato all’emergenza ambientale Graziano Melandri, il numero due della Protezione civile nazionale Nicola Dell’Acqua e il prefetto Antonio Reppucci hanno discusso per circa due ore per cercare di trovare le soluzioni di più immediata attuazione per risolvere l’emergenza spazzatura a Catanzaro cercando di riaprire, almeno parzialmente, la discarica situata alle porte del capoluogo. Adesso tutto passa dall’incontro che lo stesso Dell’Acqua dovrebbe avere oggi con il presidente della Giunta regionale Giuseppe Scopelliti, in cui non si parlerà solamente della discarica catanzarese, ma anche di chi sarà il prossimo commissario delegato: colui che potrebbe dover traghettare gli uffici e le relative competenze, gestiti fino alla settimana scorsa da Melandri, alla classe politica calabrese. Melandri, infatti, ha presentato le dimissioni da commissario delegato in seguito alla sua iscrizione nel registro degli indagati per il secondo filone dell’inchiesta “Pecunia non olet”. A fine riunione è stato il sindaco Traversa a sintetizzare i punti salienti toccati nel corso dell’incontro: «Le soluzioni a cui si potrebbe arrivare saranno il passaggio di proprietà, o in secondo luogo la sola gestione della discarica, al Comune. A tal fine verranno studiate le formulazioni giuridiche ad hoc e le relative coperture finanziarie per poter rendere operativo il passaggio. Tutto andrà poi riferito al presidente Scopelliti». La riapertura dell’impianto sarà fondamentale per cercare di circoscrivere l’emergenza rifiuti in cui è piombata la città da un mese a questa parte e che sarà an- I legali chiedono il dissequestro I legali della Enertech, la società che gestisce la discarica di Alli, hanno chiesto al Tribunale della Libertà il dissequestro dell'impianto. Nel corso dell'udienza davanti ai giudici del riesame (presieduto da Adalgisa Rinardo), il sostituto procuratore Carlo Villani ha chiesto che venga rigettata la richiesta dei legali della Enertech e ha depositato la relazione di un perito nella quale sono illustrate le presunte violazioni commesse. In particolare la Procura sostiene che il percolato prodotto dalla discarica veniva scaricato nel fiume Alli per poi finire a mare. Al termine dell'udienza i giudici del Tribunale della Libertà si sono riservati di decidere sulla richiesta di dissequestro. Il sequestro della struttura, effettuato dai carabinieri del Noe, risale allo scorso 14 ottobre, ed è stato disposto nell’ambito di indagini che hanno permesso di verificare lo sversamento di percolato nel fiume Alli, con conseguente grave inquinamento ambientale. In quella stessa occasione tre indagati furono raggiunti da un avviso di garanzia, tutti amministratori e tecnici della società Enertech. A luglio la stessa società era stata coinvolta in un altro filone d’inchiesta, condotto della Guardia di finanza su una presunta maxi evasione fiscale, sfociato nel sequestro di beni per svariati milioni di euro. Quanto all’ultima tranches delle indagini, che giovedì scorso ha visto finanzieri e carabinieri eseguire un provvedimento cautelare a carico di sette persone – con due persone condotte in carcere, tre ai domiciliari, e due sottoposte all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria -, è attesa per domani la decisione del giudice per le indagini preliminari Abigail Mellace in merito all’ulteriore richiesta del pubblico ministero titolare dell’inchiesta, Carlo Villani, di applicazione dell’interdizione dai pubblici uffici nei confronti di due funzionari dell’Ufficio del commissario per l’emergenza ambientale in Calabria indagati, Domenico Richichi – che ad agosto si è dimesso dall’incarico di responsabile del procedimento – e Simone Lo Piccolo. Il pm ha revocato la medesima richiesta nei confronti di un terzo indagato, Graziano Melandri, ex Commissario per l’emergenza ambientale in Calabria, che venerdì scorso ha dato le dimissioni subito accolte dal dipartimento della Protezione civile. Dimissioni che hanno reso, di fatto, inutile un'eventuale interdizione. L'ormai ex commissario è indagato per la violazione della disciplina in materia di imposte sui redditi per avere emesso quattro ordinanze con le quali ha liquidato alla società Enertech la somma complessiva di 1 milione e 335 mila euro. Contestazioni di natura fiscale anche per altri due indagati: Domenico Richichi e Simone Lo Piccolo; anche loro, nel corso dei rispettivi interrogatori, hanno risposto alle domande del gip Mellace chiarendo la loro posizione rispetto alle accuse sostenute dal pm Villani. Resta in carcere, per il momento, il principale indagato, l'imprenditore veneto Stefano Gavioli, 54 anni, creatore della Enertech e vero e proprio "colosso" nel settore dei rifiuti in Calabria.(g.m.) ONCOLOGICO Il Rettore: agire subito. Se i sanitari del De Lellis non vogliono venire a Germaneto si studierà un’integrazione diversa maneto l’oncologia e la radioterapia del presidio Ciaccio. Tale ipotesi però non incontra il gradimento di diversi sanitari del Ciaccio (il capo dipartimento, dott. Stefano Molica, non ha nascosto le sue perplessità) e anche alcuni politici non sembrano entusiasti. Ma anche su questo punto il rettore guarda al risultato. «Saremmo lietissimi di accogliere le professionalità del Ciaccio – osserva il prof. Quattrone – ma se ritengono di dover rimanere dove sono, si potrà trovare un altro modello di integrazione. Si può avviare un percorso di integrazione funzionale pur mantenendo i reparti nei locali del Ciaccio. Noi siamo aperti ad ogni ipotesi. Senza impuntature. Occorre essere operativi. Uscire dal pantano. E anche la Regione mi sembra molto decisa a farlo». Il Rettore, par di capire, tenterà di mettere a profitto l’impasse creata dall’impugnativa spingendo l’Ente regionale a concretizzare le sue buone intenzioni sul mantenimento in vita della Fondazione Campanella. Il tavolo tecnico-politico riunito ieri sera in Prefettura cora più marcata fin da oggi, per i problemi logistici della discarica di Pianopoli: «Per il maltempo di questi giorni – ha continuato il primo cittadino – l’impianto nel lametino è andato in tilt. Quindi non potremo più inviare in quell’impianto le 140 tonnellate di rifiuti sulle 240 complessive che la città produce giornalmente. Aprire la discarica di Alli, dunque, sarà essenziale perché se va in tilt Pianopoli lo fa, di conseguenza, tutta la regione. In sostanza, con questa riunione operativa, sono state pensate soluzioni ad una doppia crisi: quella dei rifiuti in città e quella della discarica». Dalla soluzione dell’una, passa quella dell’altra. Dovesse essere realmente ap- provata la soluzione “comunale” per Alli, non sarà l’intero impianto a ricadere sotto la giurisdizione amministrativa cittadina: solo la parte più vecchia della discarica e le vasche di raccolta sarebbero di pertinenza comunale, mentre i lavori di ampliamento dello stesso sito, ancora in una fase molto arretrata, sono rimaste di pertinenza di Enerambiente-Enertech. In attesa che le sue dimissioni vengano ratificate dal Consiglio dei Ministri, il generale Melandri ha ipotizzato, al termine della riunione, una fase transitoria per la fine dell’esperienza commissariale «che sta andando certamente verso la chiusura definitiva, ma probabilmente non immediata, a partire dall’1 gennaio 2012». L’emergenza si trascina da un mese Il nodo della discarica aspetta di essere sciolto ormai da oltre un mese. Il problema è esploso dopo il sequestro preventivo della discarica disposto dal gip del Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica. In questo momento le circa 240 tonnellate prodotte quotidianamente nel capoluogo vengono smaltite solo in parte fra Lamezia e Pianopoli. Il resto, come si nota ormai in quasi tutti i quartieri, rimane per alcuni giorni nei cassonetti o, peggio ancora, intorno ai contenitori ciclicamente stracolmi. Il sindaco Traversa ha più volte lamentato le problematiche di ordine igienico-sanitario, sollecitando soluzioni che consentano il regolare espletamento del servizio di raccolta della spazzatura su tutto il territorio comunale. In queste ore potrebbe essere formalizzata la via d’uscita. Fondazione, si va avanti. Apertura al Ciaccio Betty Calabretta L’idea è quella di andare avanti in ogni caso, nonostante l’impugnativa davanti alla Corte Costituzionale deliberata dal Governo Monti. La legge regionale sulla Fondazione Tommaso Campanella per la ricerca e la cura dei tumori non perde efficacia fino alla pronuncia della Consulta, che non è detto sia sfavorevole al provvedimento approvato dal Consiglio regionale. Nel frattempo, il provvedimento “salva-oncologico” deve essere attuato. È questo l’orientamento condiviso dalla Regione e dall’Università Magna Graecia per come emerso dai colloqui intercorsi ieri tra le due Istituzioni che stanno cercando di venire a capo della complessa vicenda. «Poiché l’impugnativa non sospende l’efficacia della legge commenta il rettore dell’Ateneo prof. Aldo Quattrone - nelle more che ciò accada si vuole riorganizzare la Fondazione Campanella e trovare una soluzione alternativa per salvaguardare il centro d’eccellenza, i pazienti e il personale che lavora nel polo oncologico. L’importante è agire. Uscire dal pantano. Stare a guardare non è una buona soluzione». Ecco perché lunedì prossimo, 28 novembre, si terrà un incontro Ateneo-Regione «che non dovrà essere interlocutorio ma risolutivo», annuncia il Rettore, più che mai convinto della necessità di definire una materia che di tutto ha bisogno fuorché di attendismo. All’incontro parteciperà per la Regione il direttore generale della Presidenza, avv. Franco Zoccali, con il quale peraltro Quattrone ha contatti continui come pure con i vertici della Fondazione. «Occorre subito trovare una soluzione alternativa per tutelare il personale - fa osservare il Rettore - e rimodulare la convenzione tra Regione e Ateneo. La ridefinizione dell’intesa prevede infatti che la Fondazione Campanella venga alleggerita di circa la metà del personale, che andrà al Policlinico Mater Domini insieme alla metà dei posti letto della Fondazione (che diventeranno 60)». Una Fondazione più snella, insomma, poiché privata dei reparti non specificatamente oncologici per come prevede il Piano di rientro. «Certo dovremo vedere – aggiunge Quattrone – come continuare a prestare assistenza con meno personale e comunque non rinunciando all’opzione della Regione di creare a Germaneto un polo oncologico regionale». Quanto all’impugnativa, «alcuni costituzionalisti non ritengono che la legge 35 presenti profili di illegittimità. In ogni caso vanno trovate soluzioni, c’è tutto un sistema che non può aspettare, abbiamo il dovere di essere operativi». INTEGRAZIONE CON IL CIACCIO. Il rettore prof. Aldo Quattrone Il primario del Ciaccio, Stefano Molica Cardine dell’intesa con la Regione è l’integrazione tra il policlinico Mater Domini e l’azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio da realizzarsi attraverso la Fondazione Campanella che dovrebbe accogliere nella sua sede di Ger- Mercoledì 23 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 32 Cronaca di Catanzaro . FALSE FATTURE Tutti prosciolti per l’accusa di falso ideologico mentre è rimasta in piedi quella di truffa Condannati quattro amministratori Si tratta di Verrengia, Brutto, Ruberto e Bruno. Assolti Critelli e Vescio Quattro condanne e due assoluzioni. Si è concluso con questo esito il processo a carico di cinque pubblici amministratori, nonchè di un titolare di un’agenzia di viaggi, coinvolti nell’inchiesta su presunti rimborsi non dovuti erogati dagli enti pubblici di appartenenza. Sono stati completamente scagionati Domenico Critelli, imputato in qualità di consigliere provinciale del Nuovo Psi, ed Ercole Vescio titolare di un’agenzia di viaggi (difesi rispettivamente da Maria Antonietta Iorfida e Eugenio Perrone). Condannati invece: ad un anno e due mesi di reclusione Emilio Verrengia, imputato nella sua qualità di ex assessore comunale ai Trasporti di Catanzaro e capogruppo dell’Udc in consiglio provinciale; ad un anno e dieci mesi Tommaso Brutto, quale assessore provinciale ai Trasporti, ex capogruppo dell’Udc in consiglio comunale, e consigliere a Palazzo de Nobili; ad un anno e sei mesi Peppino Ruberto, quale consigliere provinciale dell’Udc; ad un anno Vincenzo Bruno, quale capogruppo provinciale ex Ds, e presidente della Comunità montana Fossa del Lupo (condannati anche a pene compre- Emilio Verrengia Tommaso Brutto Peppino Ruberto se tra 100 e 600 euro). Il tribunale monocratico ha fatto cadere per tutti le accuse di falsità ideologica in atto pubblico, come aveva chiesto anche il pubblico ministero e, quanto alle varie contestazioni di truffa aggravata ai danni di ente pubblico, ha assolto gli imputati per alcune ipotesi condannandoli per altre ed infliggendo pene superiori a quelle richieste dal pm (ma con concessione dei benefici di legge), il quale aveva proposto per tutti un anno di reclusione (tra gli avvocati impegnati Nicola Domenico Critelli Vincenzo Bruno OMICIDIO DURO Dopo l’arresto di sabato Ornella Bevilacqua non risponde al gip Si è avvalsa della facoltà di non rispondere Ornella Bevilacqua, 38 anni, sottoposta a custodia in carcere dopo la condanna a 30 anni di reclusione giunta nell’ambito del processo per l’omicidio di Nicola Duro, l’idraulico incensurato di 26 anni, ucciso il 17 giugno 2010 davanti un bar di viale Isonzo, nella zona sud del capoluogo. Sabato scorso Bevilacqua, poco dopo la lettura della sentenza, è stata condotta in cella dagli uomini della Squadra mobile, che hanno così eseguito un provvedimento emesso dal giudice per le indagini preliminari su richiesta del sostituto procuratore Simona Rossi - la quale ha coordinato l'inchiesta sull'omicidio Duro -, in base ad un asserito pericolo di fuga dell’imputata, nonchè di reiterazione del reato. E proprio in relazione a quell'ordinanza cautelare la Bevilacqua è comparsa davanti al gip di Castrovillari, oggi, dove però ha scelto il silenzio senza voler fare alcuna dichiarazione. Contro il provvedimento i difensori della 38enne, gli avvocati Antonio Ludovico e Salvatore Staiano, presenteranno al Tribunale del riesame un ricorso che potrebbe essere discusso la settimana prossima. Ornella Bevilacqua era l’unica dei cinque maggiorenni imputati per l’omicidio Duro ancora in libertà. Assieme alla donna il giu- dice dell’udienza preliminare, al termine dei giudizi abbreviati, ha condannato a trenta anni di reclusione anche il marito, Donato Passalacqua, 41 anni, ritenuto uno dei capi carismatici degli zingari di viale Isonzo, a Catanzaro, accusato di essere con la moglie il mandante dell’omicidio Duro, ed il loro figlio, Antonio Passalacqua, di 19 anni, che avrebbe materialmente sparato a Duro. Sedici anni sono stati inflitti invece a Samuele Pezzano, 21 anni, che secondo l’accusa avrebbe accompagnato con l’auto e poi atteso il killer sul luogo in cui Duro è stato ucciso, e Domenico Romagnino, che assieme al minorenne M. P., avrebbe attirato la vittima sul luogo dell’agguato su precisa richiesta di Donato Passalacqua. Il minorenne era stato già giudicato e condannato a 12 anni di reclusione in primo grado il 9 febbraio 2011, poi ridotti a 10 anni in appello il 26 settembre scorso.(g.m.) Domani il congresso di cardionefrologia Il legame tra le malattie del rene e del cuore Si svolgerà domani al Campus universitario di Germaneto (aula G3, corpo G, livello 1), il primo Congresso di Cardionefrologia promosso congiuntamente dalle sezioni calabresi della Società Italiana di Nefrologia e della Società Italiana di Cardiologia. Pur note da tempo solo negli ultimi anni, si è giunti a considerare le interazioni tra malattie renali e cardiovascolari come una sorta di circolo vizioso in cui ciascun apparato influenza negativamente l’altro. I pazienti con patologie renali hanno una più elevata incidenza di malattie cardiovascolari. Inoltre, una compromissione sia della fun- L’accensione prevista per i primi giorni di dicembre. Incontro sulla viabilità in centro Luminarie sul Corso, a Santa Maria e Lido Commercianti: a Natale più parcheggi La Giunta comunale, presieduta dal sindaco Michele Traversa e su proposta dell’assessore al Turismo Nicola Armignacca, ha autorizzato la predisposizione di tutti gli atti necessari per l’installazione delle luminarie nell’approssimarsi delle feste di Natale e di fine anno. Nello specifico, l’illuminazione natalizia sarà approntata su corso Mazzini, nel quartiere di Santa Maria, e a Lido. «L’Amministrazione comunale – ha affermato l’assessore Armignacca – si prepara con cura ed anticipo a creare un sereno clima natalizio addobbando le vie del centro cittadino con luminarie natalizie la cui accensione è prevista per i primi giorni di dicembre. Seppure in un periodo di forti ristrettezze economiche l’Amministrazione Comunale, per espressa volontà del sindaco Michele Traversa, ha deciso di dotare la città degli addobbi di Natale. Uno sforzo finanziario compiuto al fine di premiare ed incentivare le tante attività commerciali ed i cittadini e contribuire a rendere Le luminarie di qualche anno fa su corso Mazzini il Capoluogo più bello ed accogliente. Personalmente – ha concluso l’assessore Armignacca – auspico che si possa, in futuro, addivenire ad una migliore sinergia e ad una compartecipazione anche finanziaria, da parte dei commercianti e delle associazioni di categoria, nonché di tutti quegli operatori che hanno a cuore la nostra città». Intanto, gli assessori Ermanno Ferragina (attività economiche) e Massimo Lomonaco (traffico e Cantafora, Massimo Scuteri, Arturo Bova, Nunzio Raimondi, Giovanni Mosca, Mariantonietta Iorfida, Alessia Mazza e Maria Rotella). La tesi accusatoria descritta nella richiesta di rinvio a giudizio parlava, per la precisione, di fatture che sarebbero state gonfiate o emesse relativamente a spese inesistenti, con un giro di documenti falsi per ottenere rimborsi non dovuti dagli Enti pubblici di appartenenza Comune o Provincia -, viaggi per familiari e amici consumati a “sbafo”. Un quadro emerso da un’inchiesta della Sezione di Pg della Guardia di Finanza, in cui diversi amministratori pubblici non avrebbero avuto remore a commettere dei reati in spregio delle proprie funzioni, per somme a volte irrisorie - le cifre vanno da poche decine di euro a qualche centinaio per fattura -. Il processo – in cui nè Provincia nè Comune di Catanzaro si sono costituiti parte civile -, è iniziato nell’ottobre del 2008 e, tra rinvii e cambi del giudice titolare, si è concluso, a distanza di oltre tre anni, con la sentenza emessa ieri contro la quale i difensori dei condannati ricorreranno in appello.(g.m.) viabilità) hanno incontrato i rappresentanti di Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, CNA per un confronto a tutto campo tra l’Amministrazione comunale e le organizzazioni del commercio sul sistema di viabili- zione cardiaca sia della funzione renale si trova molto frequentemente in pazienti che presentano numerosi fattori di rischio per malattie cardiovascolari quali diabete mellito, dislipidemia, obesità e anemia, che a loro volta amplificano ulteriormente il danno cardiaco. Per i presidenti del convegno, la dottoressa Teresa Papalia (Società di Nefrologia) e il professore Ciro Indolfi (Società di Cardiologia), l’appuntamento scientifico sarà importante per verificare lo stato dell’arte sulla appropriatezza degli interventi e sui possibili correttivi da usare per ridurre il rischio cardiovascolare del paziente neuropatico. tà e parcheggio su corso Mazzini durante le prossime festività natalizie. In rappresentanza dei consumatori, era presente un dirigente di Adiconsum. Per la polizia municipale erano presenti il colonnello Cardamone e il maggiore Tarantino. Le organizzazioni del commercio, esprimendo un giudizio complessivamente favorevole alla nuova organizzazione del traffico e della sosta sul corso, hanno chiesto alcuni correttivi e sollecitato un ulteriore potenziamento dei servizi di trasporto. In particolare, le organizzazioni hanno chiesto al Comune di studiare forme che possano incentivare il parcheggio degli utenti durante il periodo natalizio, facilitando la sosta anche nella fascia oraria che va dalle 18 alle 20,30. I rappresentanti della Giunta, oltre a confermare che nei prossimi giorni inizieranno le operazioni di montaggio delle luminarie da via Indipendenza a piazza Roma (con interventi specifici anche su Bellavista e sul ponte Morandi), si sono riservati di analizzare con i tecnici (polizia municipale e assessorato al traffico) le proposte delle organizzazioni dei commercianti e dei consumatori che saranno poi portate al vaglio della prossima seduta dell’Esecutivo.(g.m.) Salvatore Scalzo ed Eugenio Occhini Sulla incompatibilità del sindaco Traversa Scalzo e Occhini chiedono l’intervento del prefetto Reppucci Danilo Colacino «Concordiamo con la dichiarazione del sindaco Michele Traversa, successiva alla tragedia di ieri, inerente alla necessità di impedire la cementificazione selvaggia della città». È iniziata così la conferenza stampa della minoranza, tenutasi ieri a Palazzo De Nobili, convocata per discutere dell’incompatibilità, sancita dalla Consulta qualche settimana fa, tra la carica di sindaco e quella di parlamentare dell’on. Michele Traversa. Malgrado la presenza dei soli capigruppo Salvatore Scalzo per il Partito Democratico ed Eugenio Occhini per Rifondazione Comunista, l’iniziativa dei due esponenti del centrosinistra è stata condivisa anche da Antonio Argirò e Umberto Aracri. Scalzo ha esordito così: «Dovevamo agire per senso di responsabilità, pur sapendo che l’on. Traversa può ricoprire bene entrambi i ruoli. Ma non è questo il punto. Il tempo per lavorare è merce rara e non può essere disperso in mille rivoli». Il competitor dell’attuale primo cittadino ha rincarato la dose: «È vero che dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale dovrebbe essere la Camera a prenderne atto e procedere. Ma è un aspetto che non ci compete, salvo l’auspicio che i competenti organismi di Montecitorio decidano in tempi brevi. Noi ci occupiamo invece degli aspetti amministrativi della città. Ragion per cui, facendo ricorso agli strumenti che ci appresta il Testo Unico sugli Enti Locali abbiamo sollecitato il prefetto Antonio Reppucci, l’autorità che proprio in base al Tuel ha l’obbligo di intervenire entro dieci giorni dalla notifica della presentazione dell’istanza, anche investendo della questione il ministero dell’Interno. Ma esiste un’altra via, l’esposto alla sezione civile del Tribunale da parte di un qualunque cittadino. Ritengo che accadrà anche questo, nel caso in cui la nostra prima azione non sortisca effetti. L’on. Traversa deve fare una scelta, anche perché Catanzaro ha bisogno di una guida stabile e, soprattutto, a tempo pieno. Anche perché ci sono tante delicate questioni da fronteggiare. Non possiamo avere un sindaco part time». A seguire Occhini: «I giudici della Consulta sono stati chiari, l’on. Traversa non avrebbe potuto rinunciare a uno dei due prestigiosi incarichi solo se avesse amministrato una città piccola. Al di sotto dei ventimila abitanti. Ma noi siamo una realtà che conta quasi centomila persone. Eppure l’on. Traversa e la coalizione che lo sostiene sembrano far finta di niente. Disarmante l’atteggiamento del primo cittadino durante la scorsa civica assise, quando gli abbiamo chiesto lumi in merito alla vicenda. Stesso discorso dicasi per gli esponenti più in vista delle forze che lo appoggiano. Noi, viceversa, non vogliamo essere altrettanto “distratti”. Anzi. Riteniamo di avere il preciso dovere – ha aggiunto – di andare fino in fondo, pretendendo che il sindaco renda noto cosa intende fare e si comporti in maniera consequenziale. Solo pochi mesi fa ha ottenuto un consenso plebiscitario e non dovrebbe avere dubbi su come orientarsi, anche se è un aspetto a cui non siamo interessati. Ribadiamo soltanto che in un momento come quello attuale la classe politica ha l’obbligo di essere adamantina, senza ricorrere ai vecchi bizantinismi. Atteggiamenti ambigui che diminuiscono la credibilità e la fiducia della gente». Punti essenziali in ottica promozione Ritorna al successo la Junior Basket Lido È tornata alla vittoria la Junior Basket Lido, riscattando la sconfitta subita a Gioia Tauro. Ed infatti in un PalaCorvo gremito da un folto pubblico, il team catanzarese ha battuto l’Olimpic Reggio Calabria. Ciò nonostante il tormentato pre-partita nel corso del quale coach Astorino ha dovuto rinunciare a Tassoni e Vilardi. Al loro posto sono stati impiegati Quaresima e l’esordiente Raffaele Gigliotti. Solito, comunque, il quintetto con Pirillo in regia, Marino e Durante sul perimetro ed il duo Tassoni-Fall sotto canestro. Equilibrato il primo quarto con Lazzara e Arilotta che hanno messo in difficoltà la difesa della squadra locale che, tuttavia, era avanti (18 a 16). Nel secondo mini-parziale è salito in cattedra Tassoni che ha trascinato i compagni al primo vero breack con un +6 (22 a 18). Il comportamento nella prima parte del match ha subìto la svolta de- finitiva al rientro dell’intervallo dei giovani Basile, Durante e Gallella, in grado di aumentare l’intensità della gara e di far prendere il volo alla Junior Basket. Punteggio 21 a 12. Nell’ultimo quarto gli atleti giallorossi hanno giustamente pensato di gestire la partita, operazione riuscita senza particolari affanni e fino al +21 finale. Tassoni ancora una volta è stato il laeder del gruppo; Gallella, Durante e Basile hanno, come si è detto, imposto al match ritmi elevati. Si è rivisto Quaresima, in grado di dare minuti alle rotazioni di coach Astorino. Il tutto nel contesto di una bella partita, apprezzata dalla cornice di fans della Jbl ed anche di appassionati dello sport della palla a canestro, mentre importante è risultata la vittoria in chiave pool promozione. Sabato prossimo trasferta a Reggio per incontrare la matricola del torneo, ovvero la Basket Soccorso.(v.m.) Gazzetta del Sud Mercoledì 23 Novembre 2011 35 Cosenza - Provincia . PAOLA Il pg Facciolla ha chiesto alla Corte d’assise di rilevare la mancata contestazione dell’aggravante Un delitto di chiara matrice mafiosa Stefano Mannarino venne assassinato per vendicare la morte di La Rosa Arcangelo Badolati PAOLA Un omicidio di mafia. Condotto per motivi di vendetta dopo l’uccisione di Antonello La Rosa, fatto fuori per aver messo il naso nei lavori di ammodernamento della stazione ferroviaria di Paola pretendendo 50.000 euro di “pizzo”. Soldi che spettavano alla cosca storica e dominante di Paola. Stefano Mannarino, che aveva partecipato all’agguato teso a La Rosa, fu dunque successivamente ammazzato come prevedono le “regole” mafiose. “Regole” richiamate nelle intercettazioni svolte durante le indagini, evidenziate dal Gup Pingitore nella sentenza di condanna emessa lo scorso anno contro le quattro persone imputate del delitto Mannarino e confermate dalle confessioni rese da uno dei presunti assassini. È stato il sostituto procuratore generale Eugenio Facciolla a ribadirlo, ieri, davanti alla Corte d’assise di appello di Catanzaro. Il requirente ha invitato i giudici di secondo grado a rilevare d’ufficio la mancata contestazione dell’aggravante della mafiosità e ritrasmettere gli atti per l’esercizio di una nuova azione penale. In via subordinata, il togato ha chiesto la conferma della condanna di pri- La bara con il corpo di Mannarino Il sostituto procuratore generale Eugenio Facciolla Il pentito Stefano Di Vanno mo grado (trent’anni di reclusione) inflitta in sede di rito abbreviato a Stefano Di Vanno, 47 anni, di Roma, Domenico e Vincenzo La Rosa, di 55 e 53, e Elena Serpa, 82, di Paola. L’assoluzione degli imputati e, in via subordinata, la riduzione della pena è stata invece invocata dagli avvocati Giuseppe Bruno, Giancarlo Pittelli e Massimo Zicarelli difensori degli imputati. La sentenza è prevista per il sei dicembre. Domenico La Rosa, durante le indagini preliminari, si è assunto tutte le responsabilità dell’accaduto, mentre Di Vanno ha svelato i retroscena del delitto. Quest’ultimo, provati i rigori della detenzione, ha deciso di “cantare” aggiungendosi alla schiera di pentiti che affolla la scena giudiziaria cosentina. «Sono stato io per primo, usando un pezzo di legno trovato nel camino, a colpire Stefano Mannarino»: al pg Eugenio Facciolla, il “picchiatore” capitolino ha svelato con dovizia di particolari, le fasi dell’uccisione del trentaduenne paolano poi trovato cadavere tra i rovi di contrada Fiumarella.«Lo colpii e poi uscii fuori e gli altri continuarono a infierire»: Mannarino venne massacrato in casa di Elena Serpa, madre di Antonello La Rosa, ammazzato il 25 ottobre del 2008 nella cittadina tirrenica. ROGGIANO GRAVINA Resta in carcere Gianluca Bevelacqua accusato dell’omicidio di Emilia Cupone I giudici del Riesame respingono l’istanza difensiva un patteggiamento, dato che il loro assistito rischia addirittura l’ergastolo. È passata così la tesi accusatoria della Procura di Cosenza per come ipotizzata dal procuratore capo Dario Granieri e dal sostituto Giuseppe Visconti; il tutto aggravato proprio dai futili motivi e soprattutto dalla crudeltà posta in essere. Il tutto corroborato dalle certosine indagini svolte nell’immediatezza dei fatti dai militari dell’Arma coordinati dal luogotenente Stanislao Porchia. L’indagato, che di recente è stato sottoposto all’interrogatorio di garanzia per “rogatoria”, dopo la delega del Gip di Cosenza ad un collega sicilia- no, si trova sempre richiuso alla casa circondariale “Pagliarelle” di Palermo, sezione psichiatrica del carcere siciliano. L’uomo – per quanto è trapelato – avrebbe solo fatto delle ammissioni parziali. A più di un mese e mezzo dalla scomparsa di Emilia Cupone, la storia si arricchisce di un nuovo tassello. L’indagato, giusto per ricordare la vicenda, fu quasi subito accusato di omicidio volontario aggravato dopo quanto accaduto nella mattinata dell’8 ottobre. In un primo momento si era parlato solo di omissione di soccorso; dopo il fatto delittuoso l’uomo venne accompagnato nel reparto di Psichiatria dell’Annunziata di Cosenza. CETRARO Aieta alla cerimonia con la quale è stato inaugurato l’utilizzo del gas naturale all’esecuzione dei lavori». I benefici che i cittadini trarranno da questo servizio concorrono a raggiungere standard europei di qualità della vita. «La metanizzazione di Cetraro - ha aggiunto Leonardo Rinaldi di Gas natural distribuzione Italia - è il risultato di un investimento di quasi 7 milioni di euro che ha permesso di realizzare trantaquattro chilometri di nuova rete, oltre a 1.500 derivazioni. Grazie a queste nuove infrastrutture, stimiamo di arrivare a distribuire a quasi tremila nuovi clienti finali, la fonte di energia più sostenibile tra quelle di origine fossile». La metanizzazione di Cetraro rientra in un progetto di più ampio respiro. Come già annunciato nel giugno 2010, Gas natural distribuzione Italia si è impegnata a portare il metano in altri sette comuni della provincia di Cosenza: Acquappesa, Albidona, Alessandria del Carretto, Castroregio, Plataci, San Lorenzo Bellizzi e Verbicaro. Complessivamente si tratta di un investimento di quasi 20 milioni di euro per la posa di 136 chilometri di rete attraverso cui Gas natural distribuzione Italia stima di arrivare a servire nel solo territorio calabrese più di 5 mila nuovi utenti. Alessandro Amodio ROGGIANO GRAVINA Il teatro della morte di Emilia Cupone: è l’8 ottobre Gianluca Bevelacqua resta in carcere. Il Tribunale del riesame ha respinto l’istanza dei difensori dell’indagato che puntavano a una eventuale “infermità mentale” dopo la perizia psichiatrica. Per l’uomo di 34 anni, accusato dell’omicidio volontario pluriaggravato di Emilia Cupone, di 51 anni (avvenuto l’8 ottobre), si avvicina la richiesta di rinvio a giudizio. L’istanza potrebbe essere presto formalizzata dal pm Giuseppe Visconti. Ai difensori di fiducia dell’indagato, gli avvocati Lucio e Carlo Esbardo (di Roggiano Gravina), la facoltà di chiedere il rito abbreviato o «Con la rete del metano la comunità guadagna punti nella scala della civiltà» Antonello Troya CETRARO Un evento dedicato al gas naturale, che promette calore ma soprattutto risparmio nelle case dei cittadini. Si è chiusa con una manifestazione, nella quale è stato ribadito proprio questo concetto, la parte più consistente dei lavori di costruzione della rete per la distribuzione del metano nella città, evento atteso da tanto tempo. Il momento è stato celebrato alla Marina con l’accensione della prima fiammella alimentata a gas naturale: questo evento ha segnato la conclusione ufficiale dei lavori per la realizzazione del primo tratto di rete che collega la dorsale nazionale di trasporto ai contatori di un primo nucleo di abitazioni, attività commerciali e industriali cittadine. Ad annunciarlo è stato il sindaco Giuseppe Aieta, di concerto con Gas natural distribuzione Italia che, attraverso la sua par- La zona della Marina in cui si è svolta la cerimonia di inaugurazione della rete del metano tecipazione maggioritaria nella società concessionaria Cetraro distribuzione gas Srl, gestirà il servizio di distribuzione del metano nel territorio comunale, come stabilito dall’accordo siglato lo scorso dicembre 2008. «La conclusione di questa prima porzione di rete, avvenuta nei tempi previsti, è certamente un traguardo molto importante nel percorso di sviluppo infrastrutturale della nostra città» ha affermato il sindaco Giuseppe Aieta. «Per i cittadini di Cetraro questa scelta significa aver guadagnato gradi di civiltà e aver mostrato responsabilità e maturità anche in riferimento ai disagi conseguiti Il Poliambulatorio viene ospitato nei locali ospedalieri SCALEA Il direttore territoriale dell’Asp «Centro salute mentale e Psichiatria infantile rimangono in funzione» Tiziana Ruffo SCALEA Non sono è stati soppressi né Csm (Centro di salute mentale) né il servizio di neuropsichiatria infantile erogati dal Poliambulatorio. A chiarire questo equivoco, la cui “voce” è circolata nei giorni scorsi, è il direttore della struttura territoriale dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza (che copre il territorio a cavallo tra Tortora a Belvedere Marittimo) Pierluigi Cosentino, che in una nota smentisce le voci circolate su un paventato smantellamento di servizi essenziali erogati dal Distretto sanitario Praia a Mare – Scalea. Cosentino rimette nei giusti binari la questione e liquida in maniera secca le tante disinformazioni che hanno solo alimentato confusione tra i cittadini. «Una notizia non vera – spiega Cosentino – dal momento che il Centro di salute mentale di Scalea è compreso nell’Atto aziendale di riordino della rete ospedaliera. Anzi, penso che riusciremo a implementare con nuove attività per andare incontro alle richieste dell’utenza. Probabilmente l’equivoco è sorto nel corso della passata stagione estiva quando il responsabile del presidio, il dottor Arturo Sica, è stato impiegato anche nella struttura ospedaliera di Cetraro». Discorso simile anche per il servizio di Neuropsichiatria infantile erogato sempre nella la struttura sanitaria di località Petrosa a Scalea. «Anche qui – dichiara Pierluigi Cosentino – smentisco categoricamente. Vero è che questo servizio soffre di una carenza di personale ma, proprio nella settimana appena trascorsa, c’è stato un incontro dei tre direttori distrettuali del Tirreno cosentino con il commissario straordinario dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, Gianfranco Scarpelli». Nel corso della riunione si è discusso su come omogeneizzare il servizio in questione e si è deciso – ha aggiunto il direttore del Distretto sanitario Praia a Mare-Scalea – di spostare le unità di logopedia e neuropsichiatria da uno dei due distretti meridionali, Amantea e Paola – Cetraro, al nostro». Agenda telefonica cittadina AMANTEA FARMACIE De Luca Morelli De Grazia (Camp.) Madia SANITÀ Croce Rossa Italiana GUARDIA MEDICA Tel. 0982491221 EMERGENZA Carabinieri Polizia municipale Guardia di Finanza Corpo forestale 82425363 Tel. 098241773 098241279 098246014 0982425761 0982424140 Tel. 098241000 098241256 098241052 098275069 CETRARO FARMACIE Caruso Ciuffi Saporiti SANITÀ Ospedale civile Pronto soccorso GUARDIA MEDICA Tel. 098291073 EMERGENZA Carabinieri Polizia Polizia municipale Guardia di Finanza Corpo forestale Tel. 098291398 098291018 098291230 Tel. 09829771 0982999472 FARMACIE Arrigucci Cilento Sganga SANITÀ Ospedale civile Pronto soccorso Croce Rossa Italiana GUARDIA MEDICA Tel. 0982581410 EMERGENZA Carabinieri Polizia Polizia stradale Polizia municipale Guardia di finanza Vigili del fuoco Corpo forestale COMUNE Municipio TELEFONI UTILI Tribunale Comunità montana Biblioteca comunale Protezione civile Inps Inail Tel. 0982587316 0982612439 0982582276 Tel. 09825811 09825811 0982613553 Tel. 0982582301 0982622311 0982622211 0982582622 0982613477 0982582519 0982582516 Tel. 098258001 Tel. 0982582758 098257536 0982580307 0982589759 0982582451 0982622511 S. MARCO A. Tel. 098291251 0982999282 098291246 098291104 098292037 FUSCALDO FARMACIE Licursi GUARDIA MEDICA Tel. 098289001 EMERGENZA Carabinieri Polizia municipale Corpo forestale COMUNE Municipio PAOLA Tel. 0982686031 Tel. 098289223 098289001 098289121 Tel. 098289203 FARMACIE Aloia Pisano SANITÀ Ospedale civile GUARDIA MEDICA Tel. 0984511725 EMERGENZA Carabinieri Polizia municipale Corpo forestale COMUNE Municipio TELEFONI UTILI Biblioteca Curia Vescovile Giudice di Pace Inps Tel. 0984512141 0984512123 Tel. 09845101 Tel. 0984512003 0984512135 0984525205 Tel. 0984512089 Tel. 0984511433 0984512000 0984512087 0984511534 37 Gazzetta del Sud Mercoledì 23 Novembre 2011 Cosenza - Provincia . CORIGLIANO Il collaboratore di giustizia ha assegnato il ruolo di boss della ‘ndrina a Maurizio Barilari, mentre ha scagionato dalle accuse il fratello Fabio Santa Tecla, Converso “inchioda” il capoclan Grande attesa per le dichiarazioni che renderanno in aula i pentiti Vincenzo Curato e Giovanni Cimino Emilia Pisani CORIGLIANO Saranno ascoltati il prossimo 12 dicembre Vincenzo Curato e Giovanni Cimino. Saranno loro i protagonisti assoluti della seconda udienza del processo “Santa Tecla”, quello che sta seguendo il rito ordinario e che coinvolge soltanto 7 degli oltre 90 imputati finiti nelle maglie dell’inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia. Gli altri, ben 87, hanno infatti scelto l’abbreviato, che è già arrivato alle fasi conclusive con le arringhe degli avvocati difensori. Il prossimo 30 novembre toccherà all’avvocato Ernesto D’Ippolito, che rappresenta Mario Straface. Quest’ultimo potrebbe anche decidere di rilasciare alcune dichiarazioni in quell’occasione, raccontando così la sua versione dei fatti. In questo probabile intervento potrebbero esserci anche parole riferite a suo fratello Franco, deceduto mentre si trovava agli arresti domiciliari, seguendo la linea difensiva tracciata dal legale Emanuele Monte (che compone l’ufficio di difesa degli Straface insieme agli avvocati D’Ippolito e Serravalle). Altra questione rilevante è quella dei fratelli Fabio e Maurizio Barilari, difesi dall’avvocato Salvatore Sisca, che hanno scelto il rito ordinario. Nell’udienza del prossimo 12 dicembre, davanti alla Corte di Rossano (presidente De Vuono, a latere D'Alfonso e Zizzari) saranno ascoltati i collaboratori di giustizia Cimino e Curato. Le dichiarazioni di quest’ultimo, noto negli ambienti malavitosi come “u cassanisi”, svolgono un ruolo determinante nell’inchiesta “Santa Tecla” tirando in ballo numerosi esponenti della politica cittadi- na e dell’imprenditoria sibarita. Curato non solo traccia un percorso – secondo le dichiarazioni raccolte dalla pubblica accusa rappresentata dal pm Vincenzo Luberto – ma fornisce un quadro interpretativo dell’intera vicenda criminale finita ora nelle aule di giustizia. Nel corso dell’ultima udienza è stato ascoltato il collaboratore Gianpiero Converso, che “inchioda” Maurizio Barilari riconoscendogli il ruolo di boss del “locale” di Corigliano, mentre descrive come estraneo ai fatti malavitosi il fratello Fabio. Maurizio Barilari fu arrestato due anni fa nel corso dell’operazione Timpone Rosso, processo attualmente in corso presso la Corte d’Assise di Cosenza. Nelle sue dichiarazioni rilasciate sui banchi del Tribunale di Rossano, il coriglianese Converso, si è autodefinito ex “picciotto” del clan un tempo guidato da Santo Carelli. Converso è collaboratore di giustizia dal 2004, è stato “arruolato” nel clan di Carelli sul finire degli anni Ottanta presentato all’organizzazione da Vincenzo Fabbricatore. Converso si è spesso allontanato dalla sua città d’origine trasferendosi a Verona nonostante, per sua stessa ammissione, abbia ricoperto il ruolo di capo della ‘ndrina coriglianese per 15 giorni, ruolo assegnatogli, come lui stesso ha dichiarato, da Franco Abbruzzese detto “Dentuzzo”, capo della cosca degli “zingari” di Cassano allo Ionio. Nel corso dell’esame del pm Vincenzo Luberto e del controesame dell’avvocato dei Barilari, Converso ha ripercorso numerosi episodi, in particolare quelli riguardanti il traffico di droga e le estorsioni che avrebbero fruttato ben 130 mila euro di cui la metà sarebbe stata destinata a Maurizio Barilari. CORIGLIANO Valorizzare le tradizioni nel periodo natalizio Fondamentali per “Santa Tecla” le dichiarazioni dei pentiti Il giudizio ordinario si sta svolgendo nel Tribunale di Rossano CORIGLIANO Il governatore sarà presente all’incontro del comitato di sorveglianza Sviluppo rurale, Scopelliti venerdì al Castello CORIGLIANO. Si terrà venerdì mattina presso il Castello di Corigliano l’incontro del Comitato di sorveglianza Psr, incentrato sull’illustrazione dello stato di attuazione del Programma di sviluppo rurale e sulle relative previsioni finanziarie. I lavori saranno aperti dal presidente della Regione a, Giuseppe Scopelliti, e dall’assessore all’agricoltura Michele Trematerra. Giuseppe Zimbalatti, direttore generale agricoltura, foreste e forestazione, Maurizio Nicolai, del comparto Autorità di gestione del Psr Calabria, illustreranno le attività messe in campo. All’incontro saranno inoltre presenti i rappresentanti della Commissione europea Agata Zdanowicz e Maria Merlo, i rappresentanti del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e della Rete rurale nazionale. Per quanto riguarda l’ordine del giorno, saranno discussi i seguenti punti: stato di attuazione del programma e previ- CORIGLIANO Appello lanciato ai commissari prefettizi dal Forum del terzo settore sioni finanziarie al 31 dicembre 2011; proposte di adeguamento o modifiche del programma finalizzate a meglio realizzarne gli obiettivi e la gestione finanziaria; relazione sulle attività di valutazione in itinere e sul sistema di monitoraggio; organizzazione del sistema dei controlli; stato di attuazione del Piano di informazione e comunicazione. Alle 15 ci sarà poi la conferenza stampa per presentare le risultanze dell’incontro.(jo.fu.) Giuseppe Scopelliti CORIGLIANO Lectio magistralis sul tema Servizi sociali e cultura, è emergenza Cattolicesimo e società CORIGLIANO. Lancia un allarme sui servizi sociali e sulla cultura a Corigliano il coordinamento del forum del terzo settore. «Gli addetti ai lavori sono più che preoccupati sulla prosecuzione di alcuni importanti progetti come ad esempio i servizi assistenziali ai disabili e agli anziani e sulla scadenza di gare di appalto per la gestione di strutture al servizio del territorio il centro di eccellenza, il teatro Valente, solo per fare altri esempi. Su queste ed altre delicate ed importanti problematiche in campo sociale e culturale, ed in generale, per il piano degli interventi, avevamo richiesto già alla precedente amministrazione ed ultimamente anche all’attuale commissario straordina- Il Centro d’eccellenza rio che, in itinere, o meglio, prima dell’attuazione definitiva, ci fosse un coinvolgimento sulla realizzazione del piano ed una discussione con le associazioni del terzo settore, in ottemperanza alle direttive regionali e che si “istituzionalizzasse” finalmente, con il Forum, un tavolo programmatore degli interventi contestualmente alla sua fase operativa. Poiché non si comprendeva e non si comprende ancora oggi perché Corigliano debba rinunciare alle tante occasioni di sviluppo economico, culturale e sociale ed alle tante esperienze positive maturate negli anni passati, grazie anche e soprattutto a più attenti e lungimiranti amministratori della “cosa pubblica”». «Ci domandiamo allora – continuano i responsabili del Forum – perché si verificano “anomalie” e “mala gestione” nonostante il commissariamento del nostro comune per infiltrazioni mafiose e ci siano, ancora oggi, all’interno della casa comunale, apparati burocratici che fanno il bello ed il cattivo tempo in merito alla aggiudicazione o alla gestione di particolari e delicati appalti e servizi di fondamentale importanza per le fasce più deboli della popolazione e con una valenza economica non indifferente per l’intero territorio si tratta pur sempre di centinaia di migliaia di euro per molti i progetti soprattutto in un periodo di crisi come questo».(emi.pis.) SPEZZANO A. FaSpixana e Fmb: «La vostra soddisfazione è festa dell’ipocrisia» Stop al depuratore, attacco anarchico ai politici Johnny Fusca SPEZZANO ALBANESE Il depuratore che la Das srl voleva installare a Spezzano Albanese, in località Infascinato, «non è stato realizzato principalmente perché s’è opposta la gente del paese, supportata dalla associazioni ambientaliste e dagli anarchici di FaSpixana e Fmb». Lo afferma con forza Domenico Liguori, esponente dei due gruppi anarchici, che sottolinea poi come la soddisfazione con cui gli amministratori spezzanesi hanno accolto il rigetto del ricorso presentato al Tar da parte della società in questione – che voleva comunque realizzare l’impianto per “rifiuti speciali non pericolosi” nonostante la delibera negativa del Comune – sia solo «una festa dell’ipocrisia». E tutto ciò, sottolinea Liguori, «mentre rifiuti, fogne a cielo aperto, percolato e inquinamento della rete idrica sovrastano il paese, in un contesto che, tra le solite beghe infantili ma non disinteressate della maggioranza, lascia intravedere grossi business che si affacciano all’orizzonte per le solite bande tecnico-politiche su piano strutturale, allargamento cimitero, ecc». L’intento primo di Liguori è comunque quello di ribadire la «verità storica», ossia «quella verità che sta lì a testimoniare che l’unica vera oppositrice alla costruzione dell’ecomostro è stata l’intera comunità arbëreshe, coadiuvata sinceramente nell’azione solo dagli anarchici della Faspixana, dai libertari della Fmb e dagli ambientalisti. Se non ci fossimo mobilitati – rammenta l’esponente anarchico – la Giunta comunale di allora non avrebbe esitato un attimo nel permettere l’installazione del depuratore, allora definito come “l’affare del secolo” che avrebbe risanato le casse comunali; e l’opposizione consiliare dell’epoca, alla quale del depura- tore, in tutta verità, non gliene fregava un bel niente, avrebbe continuato a gridare contro lo scandalo dell’ecomostro strumentalizzando la questione». Liguori ricorda infatti come in realtà siano state la FaSpixana e la Fmb a «chiedere l’assemblea pubblica tenutasi poi l’8 maggio del 2008» e come siano stati gli stessi gruppi «a smascherare pubblicamente i trascorsi scandalosi della Das srl con apposita documentazione e manifesto pubblicato il 15 maggio del 2008, nel quale tra l’altro si chiedeva la revoca della delibera sull’accordo con la Das». Il “Giordani” rievoca il pensiero di Rosmini Ernesto Paura CORIGLIANO Alla ripresa delle attività, il Centro culturale cattolico “Igino Giordani” si è nuovamente posto all’attenzione di molti con la “lectio magistralis”: «Cattolici e società-Momenti e valori del pensiero politico di Antonio Rosmini », tenuta dal prof. Franco Pistoia nell’Auditorium di Santa Maria Maggiore, davanti ad un nutrito uditorio. Tale incontro è stato dedicato alla memoria del prof. Tonino Salerno, educatore convinto, attivo nell’impegno sociale, ricco di spirito d’amicizia, uomo di fede. Ad aprire i lavori con una breve introduzione è stato il dott. Vincenzo De Simone, il quale ha tracciato una sintesi delle attività svolte dal “Centro” durante lo scorso anno annunciando anche le iniziative che saranno realizzate a breve. Parole di incoraggiamento per i promotori e per quanti frequentano tali tipi di lezioni, sono state poi pronunziate da don Santo Aquilino. Da parte sua, il relatore, prof. Franco Pistoia, in premessa ha voluto subito mettere in evidenza l’assonanza che vi è tra l’argomento posto in discussione, quale punto di riferimento del pensiero politico dei cattolici, e quelli dei precedenti incontri, promossi sempre dal “Centro Giordani”. Pistoia ha quindi spaziato in lungo e in largo sull’ opera di Rosmini, pensatore e scrittore, avversato in vita e anche dopo la morte. Venne, però, beatificato il 18 novembre 2007. Oggi, il suo pensiero è studiato e approfondito in Italia in Europa e nel mondo. Di questo grande personaggio, Pistoia ha voluto – tra l’altro – fare rilevare come lo stesso «ha difeso la libertà della Chiesa, affrontando sfide e insidie, senza accettare compromesso alcuno. Là dove la Chiesa non è libera, non c’è libertà». Il relatore ha, quindi, esposto – seppure in breve – anche le linee del federalismo rosminiano e la sua concezione dell’uomo, della famiglia, della comunità. «Con le “Cinque piaghe della Chiesa” e con la “Costituzione secondo la giustizia sociale” e con l’opuscolo-appendice sull’“Unità d’Italia”, Rosmini – ha evidenziato Pistoia – esprime amore alla Chiesa e alla patria e dà indicazioni sulla via da seguire per uscire dalle difficoltà e camminare verso la costruzione dell’avvenire». A giudizio di Pistoia, infine, «i fermenti che si registrano da qualche tempo nel mondo cattolico vanno letti con attenzione e razionalità. I cattolici, la cui presenza nella società e nell’impegno politico è oggi auspicata da tante parti come forza viva e bene vitale, devono partire, o ripartire, nel dialogo limpido e nell’ascolto delle voci del mondo contemporaneo,da punti fermi inderogabili: solo così potranno esercitare un ruolo incisivo». CORIGLIANO. Tutto pronto per le manifestazioni natalizie organizzate dal comitato Corigliano in Azione. «Il comitato – fanno sapere gli organizzatori – sta adoperandosi per la buona riuscita di queste iniziative con la collaborazione delle associazioni cittadine “S.oe.S.” e “Econsol” e la disponibilità di comunità parrocchiali, commercianti, rappresentanti di realtà produttive locali. Si tratta, in realtà, di più iniziative, completamente gratuite e aperte alla partecipazione di tutta la cittadinanza, che puntano ad essere momenti di aggregazione e sana socializzazione tra quanti condividono medesimi obiettivi e valori, festeggiando le imminenti festività natalizie e l’avvento del nuovo anno all’insegna della difesa e della valorizzazione delle tradizioni coriglianesi e dell’orgoglio di una appartenenza. Le iniziative prevedono l’allestimento di stands enogastronomici con degustazione gratuita di prodotti tipici e dolci locali, promozione di produzioni culturali sul dialetto coriglianese, mostre di fotografie d’epoca, momenti di musica popolare, esposizioni di creazioni artistiche ed artigianali». Si parte il primo dicembre dalle 15 alle 19, presso Villa Margherita.(emi.pis.) SPEZZANO A. Il circolo democratico per il reddito garantito SPEZZANO ALBANESE. S’è discusso del reddito minimo garantito nell’incontro pubblico organizzato nei giorni scorsi dal circolo spezzanese del Pd. Ospite la dirigente nazionale del partito, Enza Bruno Bossio, che ha dialogato con i presenti e chiarito il proprio pensiero sul tema della serata. L’esponente del partito di Bersani ha definito il reddito minimo garantito come «uno strumento per liberare i giovani dal ricatto del bisogno», pur sottolineando che la bontà di un progetto concreto che vada in questa direzione non può non essere supportata da una «precisa volontà politica». Ad anticipare le parole della Bruno Bossio, che ha definito lo strumento oggetto del dibattito «una strada per dare un futuro ai giovani», ci ha pensato il segretario locale del Pd, Ferdinando Nociti, il cui intervento è stato introdotto dalla moderatrice dell’incontro, Manuela Giordano. Nociti ha affermato che il progetto sarebbe un «deterrente valido contro la manodopera delinquenziale e le clientele dei politici», invitando i colleghi consiglieri di maggioranza ad occuparsene. Sono poi intervenuti al dibattito Gabriele Petrone, membro del Comitato Rmg Calabria, Antonio Scaglione, sindaco di Tarsia, e Paolo Gallucci, giovane esponente del locale circolo del Pd.(jo.fu.) Gazzetta del Sud Mercoledì 23 Novembre 2011 41 Cronaca di Vibo Via M.T. Cicerone, 15 - Cap 89900 Tel. 0963.44034-472005 / Fax 0963.44192 [email protected] Stalking, incontri al Filangieri e Capialbi Si terranno domani e venerdi prossimo (Filangieri e Capialbi) gli incontri per conoscere lo stalking Concessionaria: Publikompass S.p.A. Via M.T. Cicerone, 15 - Cap 89900 Tel./Fax 0963.45551 [email protected] . GOLDEN HOUSE Di fronte alla domanda se si sente moralmente responsabile dell’alluvione l’ex sindaco reagisce: «Ho dato tutto me stesso» Il pm attacca e suscita le ire di Sammarco L’amministratore chiamato a testimoniare afferma pure di non aver dato atti di indirizzo ai dirigenti Nicola Lopreiato «Ha sentito le recenti dichiarazioni del sindaco di Genova? Non si sente anche lei moralmente responsabile della disastrosa alluvione del 3 luglio 2006?». Una domanda “inquisitoria” o più semplicemente una provocazione da collocare nella dialettica processuale, in questo caso piuttosto accesa, che molto spesso tiene banco in alcuni processi e che quasi sempre vede contrapposte accusa e difesa? È un interrogativo di fronte al quale gli avvocati degli imputati propendono per la prima ipotesi, mentre per la pubblica accusa la domanda posta al testimone rientra in una strategia che solo al termine del dibattimento si potrà conoscere. Ad infiammare il processo davanti al Tribunale collegiale (presidente De Luca a latere Piscitelli e Gallo) è stata la testimonianza dell’ex sindaco Franco Sammarco. Sentito alla presenza di un legale (avv. Ferdinando Pietropaolo) perché ancora indagato in procedimento di reato connesso per il quale la Procura ha chiesto l’archiviazione, Sammarco è andato oltre la semplice risposta alla domanda della pubblica accusa rappresentata dal procuratore Mario Spagnuolo “travolgendo” persino i tentativi del presidente che intendevano fermarlo: «Mi lasci dire signor giudice, io nell’alluvione ho dato tutto me stesso. Non mi sento responsabile di nulla...». La testimonianza dell’ex sindaco, tuttavia, riguardava l’operazione denominata Golden House, quella che nel febbraio del 2009 portò la Guardia di Finanza a sequestrare 120 appartamenti in fase di realizzazione in località Santa Venere di Vibo Marina (area ex Gaslini) e di alcuni corpi di fabbrica a Bivona dove era in costruzione il residence “Le Marinate”. Il sequestro scattò perché quegli immobili erano stati realizzati su aree dichiarate alluvionate. Imputati, gli imprenditori Francesco Mirabello, Antonio La Gamba (deceduto) e Pietro Naso; nonché il progettista Gioele Pelagi e l’arch. Giacomo Consoli, all’epoca dei fatti dirigente della ripartizione urbani- COMUNE Ultima data utile: 30 novembre Prorogato il termine per la riduzione del canone acqua Il procuratore Mario Spagnuolo L’ex sindaco Franco Sammarco L’area ex Gaslini sulla quale sono stati posti sotto sequestro due palazzine in fase di realizzazione stica di palazzo “Luigi Razza”. Rispondendo alle prime domande del pm l’ex sindaco si è soffermato sulla fase antecedente l’alluvione del 3 luglio 2006, «quando l’attenzione maggiore – ha sottolineato Sammarco – era più rivolta alle frequenti mareggiate che il litorale subiva, anziché alle esondazioni dei torrenti e agli allagamenti». Mentre per quanto concerne gli obblighi che il piano di assetto idrogeologico (Pai) imponeva alle amministrazioni l’ex sindaco ha riferito non essere mai stato informato. Altre domande del pm hanno riguardato, soprattutto, la fase post alluvione, nonché le misure adottate dall’amministrazione comunale per dare sostegno alla popolazione; le iniziative intraprese per cercare di mitigare i disagi e fronteggiare i pericoli che quella disastrosa alluvione, che lasciò tre morti lungo la statale 18, aveva provocato. Sammarco, che ieri avrebbe potuto benissimo avvalersi della facoltà di non rispondere ha, invece, ritenuto sottoporsi all’esame «per dare un contributo all’accertamento della verità». L’ex sindaco si è quindi soffermato sul Piano Versace (uno), lo studio che fotografa la disastrosa realtà idrogeologica e nello stesso tempo mette in evidenza tutte le zone a rischio. E dopo una serie di domande riguardanti la trasmissione dello studio a palazzo “Luigi Razza”, Sammarco, anche se non ha fatto riferimento ad alcuna riunione tecnica specifica, ha detto che vi era preoccupazione per il futuro dell’edilizia. In quella fase si discuteva molto sulla messa in sicurezza. Relativamente alle costruzioni finite nell’operazione Golden House ha detto di essersi recato a Bivona in compagnia di un vigile urbano, perché aveva avuto una segnalazione per una presunta irregolarità. «Ma ho visto che la distanza dal mare era addirittura superiore a quella degli altri fabbricati. Chiesi spiegazioni pure al dirigente Consoli e mi disse che tutto era a posto». L’ex sindaco a precisa domanda del pm ha detto che dopo l’alluvione non ha mai dato indirizzi al dirigente. Affermazione che ha indotto il pm ad osservare come mai l’amministrazione in quel frangente, anche per ammissione dell’ex assessore Carmelo Aiello, avesse raccomandato al progettista del Piano strutturale comunale (prof. Karrer) a tenere conto del piano Versace e lo stesso non avesse fatto in maniera ufficiale con i dirigenti del Comune. In sede di controesame l’ex sindaco, dopo aver chiarito che il Comune non è stato coinvolto nel programma di delocalizzazione, ha chiarito di avere avuto dei colloqui con l’Abr dalla quale ha avuto risposte che lo studio di Versace doveva passare al vaglio dell’autorità di bacino. L’udienza riprenderà martedì prossimo con il prof. Pasquale Versace. È stato prorogato al 30 novembre prossimo il termine di scadenza per il pagamento delle bollette dell’acqua. Entro lo stesso termine potrà essere presentata dai cittadini la richiesta di riduzione del canone acqua 2010. A renderlo noto l’assessore ai Tributi Nicola Manfrida, il quale, in una nota, comunica che la riduzione sarà attuata nella misura del 30 per cento per le utenze di Vibo città e del 50 per cento per le utenze di Piscopio e Vena Inferiore. In ogni caso, coloro i quali hanno già presentato istanza di riduzione entro il 13 settembre scorso (termine precedentemente fissato per avere diritto al benefit) sulla bolletta ricevuta o in arrivo troveranno la voce “meno 30 per cento” o “meno 50 per cento”. «Il benefit – chiarisce Manfrida – è anche un modo per incentivare gli utenti alla regolarizzazione e premiare chi è in regola». I cittadini che sono in ritardo con il pagamento del canone che intendono regolarizzare entro il pros- L’ingresso di palazzo “Luigi Razza” sede del Municipio COMUNE Il consigliere del gruppo Misto ribadisce: «Una soluzione a termine. Dopo l’adozione del Psc che cosa si farà?» Sblocco dell’edilizia, per Selvaggio tante illegittimità Marialucia Conistabile Sblocco dell’edilizia? Soltanto fumo negli occhi per il consigliere comunale Vito Selvaggio (gruppo Misto) nel senso che se sblocco ci potrà essere, sarà a tempo “determinato” vale a dire sino all’adozione del Piano strutturale comunale. Il tutto tralasciando – cosa impossibile per il consigliere comunale – alcuni aspetti. Il primo legato alla sentenza del Tribunale del 20 marzo 2009 considerato che nulla da allora a oggi è cambiato e che pertanto restano applicabili le argomentazioni dei giudici – «Per l’effetto il rilascio dei permessi a costruire da parte del Comune, contraddicendo totalmente alle prescrizioni del Piano Versace 1 è condotta che...appare connotata da illegittimità idonea a ritenere il fumus dei de- litti di abuso contestati e dei reati di natura urbanistica» – il secondo legato all’illegittimità che caratterizzerebbe gli atti «in quanto un parere non può superare un’ordinanza» e, soprattutto, il nodo costituito dall’ordinanza n. 61 emessa dal commissario all’emergenza dopo l’alluvione del 3 luglio 2006. Ordinanza che vincola ogni intervento alla messa in sicurezza (Piano Versace) e «che è ancora in vigore», ricorda Selvaggio «e che dispone che le agevolazioni concernenti il rilascio a costruire (sempre che contengano una espressa dichiarazione di compatibilità alle situazioni di rischio indicate dal Camilab) sono consentite sino all’adeguamento degli strumenti comunali di cui alla legge regionale 19/2002, cioè fino all’adozione del Psc». Pertanto Selvaggio pone alcu- Vito Selvaggio ni interrogativi: «Come farà il dirigente dell’Urbanistica a rilasciare permessi a costruire dopo l’adozione del Psc? Avrà forse lo stesso dirigente il potere di abrogare l’ordinanza 61? Ha trovato una soluzione alternativa circa il divieto (Piano Versace) di realizzazione di nuovi incrementi edilizi sino alla messa in sicurezza dei versanti in pendìo lato mare?». E ancora per il consigliere comunale i vincoli delle ordinanze 21 e 61 si ripercuotono anche sul Psc, in quanto «qualora venisse adottato non sarebbe operativo se non si rispettano le condizioni delle due ordinanze Loiero. Dunque – rileva – qualunque parere è fuori ogni logica rispetto ai principi stabiliti dalla legge». Ma non è tutto perché Selvaggio contesta, come già fatto in Consiglio, la determina del dirigente all’Urbanistica sullo sblocco dell’edilizia. Documento per il quale aveva chiesto l’annullamento per autotutela «per avere il dirigente imposto al Consiglio un provvedimento illegittimo, attraverso la determina recante linee di indi- Nicola D’Agostino rizzo transitorie, invertendone le competenze attribuite invece al potere del consiglio comunale». A tal riguardo Selvaggio ricorda che, nella seduta dello scorso 15 novembre, la sua richiesta di annullamento della determina è sta- simo 30 novembre potranno beneficiare ugualmente della riduzione recandosi, però, con la bolletta all’ufficio tributi. Per godere dell’agevolazione bisognerà essere in regola con i pagamenti (si terrà conto dei cinque anni precedenti: 2005-2009). E per coloro i quali non sono in regola e minacciano ricorso, forse è il caso che prestino attenzione perchè in sede giudiziale il Comune potrebbe richiedere il pagamento degli anni arretrati. «La scelta di ridurre il canone in maniera differenziata del 30 oppure del 50 – spiega ancora Manfrida – non è avvenuta a caso, ma è stata concertata con le associazioni presenti sul territorio tenendo conto del disagio subìto dagli utenti». Infatti, mentre per i cittadini di Vibo, a causa delle altalenanti ordinanze di divieto di utilizzo dell’acqua, i giorni disagiati sono stati 22, per quelli di Vena sono e di Piscopio stati invece 50. In linea di massima la riduzione media in bolletta sarà di circa 35 euro.(v.s.) ta ritenuta improponibile dal segretario generale «ma nessuno sembrava attratto dall’obbligo di verificare il secondo aspetto sostanziale, cioè se quella determina dovesse concepirsi illegittima, ossia connotata da una violazione amministrativa o altro». E ancora altro aspetto che per Selvaggio rappresenta un paradosso, è relativo al fatto che nella seduta di Consiglio dell’8 novembre è stata approvata a maggioranza la sua proposta articolata in 3 punti. Ebbene il secondo «consiste nella presa d’atto che le agevolazioni concernenti il permesso a costruire sono consentite sino all’adozione del Psc». A suo parere, dunque, parte dei consiglieri di maggioranza dovrà spiegarsi «come una volontà espressa dal Consiglio prima, possa essere poi disattesa dal dirigente che assie- me al sindaco Nicola D’Agostino e all’assessore Sabatino Falduto, non si sono ancor posti il problema di tale antitesi dal momento che il primo cittadino ha dichiarato ufficialmente chiusa la partita dello sblocco dell’edilizia». Selvaggio pertanto si riserva di avanzare altre contestazioni «tese a offrire le mie soluzioni più consoni – evidenzia – al profilo legale e al servizio della gente che non ce la fa più a essere martire di una miriade di richieste documentali inopportune e inique, fonti di soggettive improvvisazioni; le frazioni marine e Vibo Marina ne sono un esempio fulgido in quanto assoggettate ad altri vincoli partoriti da uno studio-parere definito dagli stessi firmatari tale e non surrogatorio rispetto a quello obbligatorio previsto dalla normativa statale e regionale. È fondamentale però precisare che l’introduzione di nuovi vincoli portatori di una più estesa paralisi edificatoria a Vibo Marina è stata sostenuta, anzi non contestata, da chi avrebbe potuto presidiare le esigenze di quel territorio».