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BREVI
VENERDÌ A LAMEZIA
ERA NATO A MONTEGIORNDANO
TAVERNA
Puntata di Di Pietro (Idv) in Calabria
È morto l’ex questore Introcaso
Moria di pesci, informativa in Procura
IL Presidente dell’Italia dei valori, on. Antonio Di Pietro, sarà venerdì in Calabria. Antonio Di Pietro incontrerà i giornalisti a Lamezia, all’Hotel Lamezia, alle
10.30 per analizzare la situazione politica nazionale e
regionale.
SI è spento dopo una lunga malattia Eugenio Introcaso, di 57 anni, ex Questore di Taranto, già consigliere
comunale nel capoluogo jonico e candidato sindaco
del centrodestra alle comunali del 2006. Introcaso, nato a Montegiordano (Cosenza) il 23 aprile 1944.
IL Corpo forestale dello Stato ha presentato un’informativa alla Procura della Repubblica di Catanzaro per accertare eventuali responsabilità nella moria di pesci riscontrata nel lago del Passante, nel territorio di Taverna dopo lo
svuotamento della diga del Passante.
Emergenza rifiuti. Chiusa la discarica di Pianopoli per il maltempo. Il ministro Clini: «Situazione delicata»
Fine del commissariamento
Subito la nomina del successore di Melandri con un mandato a tempo
di TERESA ALOI e
SAVERIO PUCCIO
CATANZARO - Forse già oggi
potrebbe arrivare la nomina del
neo commissario per l'emergenza rifiuti in Calabria, il quale
avrà però il mandato di portare
l'Ufficio verso la chiusura al 31
dicembre. Con il nuovo anno
scatterà, invece, un mandato limitato alla definizione delle pratiche in corso. L'arrivo in Calabria di Nicola Dell'Acqua, numero due della Protezione civile nazionale, ha definitivamente sancito la conclusione di una gestione commissariale lunga quasi
quindici anni. Il braccio destro di
Gabrielli è arrivato ieri sera a Catanzaro, mentre sulla città si abbatteva un nubifragio, e in Prefettura ha partecipato ad un vertice, presieduto dal prefetto Antonio Reppucci, con il sindaco di
Catanzaro, Michele Traversa, e
con il commissario dimissionario
Graziano Melandri. Oggi, invece,
Dell'Acqua incontrerà il governatore Giuseppe Scopelliti, con l'obiettivo di fare una panoramica sulla situazione emergenziale della regione e decidere il successore di
Melandri.
Tutto questo, mentre la Calabria rischia di piombare nel caos
più totale. Questo perché oggi la
discarica di Pianopoli dovrebbe
restare chiusa a causa del maltempo che ha reso impraticabile
la strada di accesso. Conferimenti bloccati, e ciò vuol dire spazzatura per strada a Catanzaro città
e in quasi tutti i centri della provincia, ma anche disagi in molti
comuni della Calabria che utilizzano Pianopoli per il conferimento di alcuni scarti. E che la situazione possa diventare drammatica lo ha detto ieri anche il
neo ministro dell'Ambiente, Corrado Clini: «In Campania, sul
fronte rifiuti siamo di nuovo in
una situazione molto delicata.
Situazione che potrebbe diventare delicata anche in Calabria e Lazio. È una situazione che rischia
di diventare drammatica - ha
continuato Clini - e questo non è
possibile perchè abbiamo gli
strumenti. Non si vede perchè ha concluso il ministro - se una
cosa la si può fare in Emilia o in
Lombardia non la si può fare anche in Campania».
E per tentare dicorrere ai ripari l'obiettivo del vertice in Prefettura era quello di trovare un
escamotage per riaprire la discarica di Alli di Catanzaro. Il sindaco Traversa ha avuto da Dell'Acqua il via libera per ottenere la disponibilità della struttura che,
in questo modo, sarebbe gestita
direttamente dal Comune. Restano da superare soltanto gli
aspetti giuridici e finanziari, ma
anche questi argomenti saranno
affrontati nell'incontro di oggi
tra il dirigente della Protezione
civile e Scopelliti.
Il sequestro della discarica
di Alli.A circa un mese di distanza dal provvedimento, i legali
della Enertech, la società che gestisce la discarica di Alli hanno
chiesto al tribunale del Riesame
il dissequestro dell'impianto posto sotto sequestro
nell'ambito di una
inchiesta
della
Procura su presunte violazioni
delle norme ambientali nella gestione dell'impianto. Nel corso dell'udienza (i giudici si
sono riservati la decisione) il sostituto procuratore Carlo Villani
ha chiesto che venga rigettata la
richiesta e contestualmente ha
depositato la relazione di un perito nella quale sono illustrate le
presunte violazioni commesse.
In particolare la Procura sostiene che il percolato prodotto dalla
discarica veniva scaricato nel
fiume Alli per poi finire direttamente a mare.
Gli interrogatori.Si sono conclusi - per rogatoria - gli ultimi
due interrogatori di garanzia
delle persone coinvolte nell'inchiesta “Pecunia non olet /2” su
presunti illeciti in materia fiscale ed ambientale: ovvero a Giovanni Faggiano, avvocato di
Brindisi, e all'avvocato Giancarlo Tonetto di San Donà di Piave.
Un'inchiesta che ha portato in
carcere Stefano Gavioli, di Venezia, proprietario della società
Enertech che gestisce l'impianto
di Alli e di Loris Zerbin, di Campolongo Maggiore (Venezia), direttore tecnico della Enertech;
agli arresti domiciliari Enrico
Prandin, di Rovigo, e i due avvo-
Chiesto dissequestro
della discarica di Alli
che andrà al Comune
Per l’imprenditore Coccimiglio
Fiume Oliva
confermati
i domiciliari
di PAOLO VILARDI
Traversa (di spalle) discute con Dell’Acqua
cati sentiti ieri e obbligo di presentazione alla pg per Paolo Bellamio, commercialista di Venezia e Antonio Garrubba, tecnico
dellaEneterch, diIsola CapoRizzato. Ora, bisognerà attendere la
decisione del gip, che dovrà
esprimersi anche sulla richiesta
di interdizione daipubblici uffici
per i due funzionari dell'Ufficio
del commissario per l'emergenza ambientale, Domenico Richichi e Simone Lo Piccolo. Per il generale della Guardia di finanza
Graziano Melandri è stata la stessa Procura a revocare la richiesta di interdizione a seguito delle
sue dimissioni dall'incarico.
L’imprenditore di Siderno venne denunciato per danno erariale
La Corte dei Conti “libera” Scarfò
dal pagamento di un milione
di PASQUALE VIOLI
SIDERNO - L'imprenditore di
Siderno Antonio Scarfò non dovrà restituire allo Stato 1 milione e 100 mila euro, i soldi ottenuti grazie ad un finanziamento
pubblico e per cui era stato denunciato dalla Guardia di Finanza dopo il fallimento della
sua azienda.
Lo ha stabilito un provvedimento della Corte dei Conti datato 21 novembre 2011. Il Tribunale contabile ha accolto in pieno le istanze dell'avvocato Massimo Gimigliano, legale di Scarfò, che ha dimostrato come nell'operato della gestione del finanziamento pubblico e dell'azienda, l'imprenditore sidernese non abbia messo in atto alcuna cattiva gestione, falsa dichiarazione o condotta illegittima tesa a frodare lo Stato. In altre parole non è stato riscontrato al-
cun danno erariale. Scarfò aveva ottenuto oltre 2 miliardi e
mezzo di vecchie lire per mettere
in piedi un'azienda di cucine e
macchinari industriali, ma secondo quanto rilevato dagli uomini delle Fiamme Gialle non
avrebbe raggiunto l'obiettivo occupazionale stabilito dalle linee
guida di chi ha emesso il finanziamento. Secondo la tesi difensiva dell'avvocato Gimigliano,
accolta dalla Corte dei Conti, se
Scarfò avesse assunto altre dieci
unità lavorative, come richiesto,
non avrebbe fatto altro che aggravare la sua situazione debitoria e quella della sua impresa.
L'azienda di Scarfò è poi fallita
nel 2007, dopo essere stata anche al centro del processo per l'omicidio di Gianluca Congiusta,
processo in cui la Corte d'Assise
ha trasmesso alla procura gli atti per falsa testimonianza dello
stesso Scarfò.
PAOLA – L’imprenditore di Amantea Cesare Coccimiglio, accusato dell’inquinamento con materiale tossici e radioattivi
di alcuni terreni adiacenti il fiume Oliva
di Campora San Giovanni, rimane agli
arresti domiciliari. Il Gip del Tribunale di
Paola, Giuseppe Battarino, ha respinto
ieri mattina l’istanza di scarcerazione
avanzata dalla difesa dell’indagato nel
corso dell’interrogatorio di garanzia dei
giorni scorsi. La decisione del giudice
conferma la solidità dell’impianto accusatorio della Procura della Repubblica di
Paola, che al culmine di una lunga attività d’indagine aveva scoperto nelle adiacenze del corso d’acqua l’interramento di
rifiuti pericolosi come residui metallurgici, idrocarburi e quantità del pericolosissimo cesio 137, un isotopo radioattivo.
Coccimiglio, 75 anni, è il proprietario
di un’impresa del posto per la produzione
e il trasporto di materiali per l’edilizia,
che avrebbe scaricato e interrato nella zona i materiali tossici per diversi anni.,
L’uomo è indagato, insieme ad altri quattro soggetti per cui non erano state richieste misure cautelari, per i reati di avvelenamento delle acque, disastro ambientale e mancato rispetto della legge
sui rifiuti speciali. I presunti responsabili di questo scempio ambientale si volevano liberare dei rifiuti senza sostenere le
spese del loro smaltimento legale. In barba alla nocività sulla popolazione del posto, che negli ultimi anni ha registrato un
netto incremento di neoplasie.
Tra l’attività dì indagine svolta, coordinata dal capo della Procura di Paola Bruno Giordano, l’individuazione dall’alto,
quindi da mezzi aerei, di grosse buche
che potevano solo servire a interrare
qualcosa di sospetto. Uno dei misteri, su
cui l’autorità inquirente sta cercando di
far luce, è l’interramento di scarti industriali, che per l’assenza di fabbriche sul
posto potevano solo prevenire da fuori regione. Si potrebbero dunque individuare
altri responsabili.
Il difensore di Cesare Coccimiglio, l’avvocato Nicola Carratelli, farà ricorso al
Tribunale della Libertà.
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Calabria 13
24 ore
Mercoledì 23 novembre 2011
Interrogazioni di Napoli (Fli), Lo Moro (Pd), Messina (Idv) sulla società mista in odore di mafia
«A Reggio intervenga il Viminale»
I deputati, da destra a sinistra, chiedono la commissione d’accesso al Comune
di ANDREANA ILLIANO
REGGIO CALABRIA. Una
sola voce: «Al Comune di
Reggio il Viminale invii la
commissione antimafia». Lo
dice in un’interpellanza dettagliata la deputata dell’Fli,
Angela Napoli e lo fa in
un’altra interrogazione la
parlamentare del Pd, Doris
Lo Moro che dice: «Lo scenario che si delinea intorno al
Comune di Reggio Calabria
è di gravità inaudita. Ci siamo determinati a chiedere
l’intervento del Ministro
dell’Interno con un atto di
sindacato ispettivo, già depositato ed in corso di pubblicazione». La Lo Moro annuncia che «dirà le ragioni
per cui invochiamo l’applicazione dell’art. 143 D.Lgs.
267/2000 in una conferenza
stampa». L’articolo 143 del
decreto legislativo citato è
quello del controllo ispettivo
del ministero dell’Interno
nei Comuni dove ci sono “sospetti” di infiltrazioni mafiose. La Lo Moro mette insieme più elementi in un’interrogazione, a dire il vero
già depositata, che porta anche la firma di Franco Laratta (Pd) e non è escluso che
possano esserci anche altri
firmatari. Si parte dal caso
Fallara (la dirigente del settore finanze del Comune di
Reggio suicidatasi) e si arriva fino all’ultima inchiesta
giudiziaria,
denominata
“Astrea” che ha portato
all’arresto di undici persone
tra cui amministratori e imprenditori, che sono parte
integrante della società mista Multiservizi, che mette
insieme appunto il Comune
di Reggio e il socio privato,
quest’ultimo
coinvolto
nell’inchiesta giudiziaria e
accusato di collusioni con il
clan Tegano. Ieri, nel giorno
delle interrogazioni a Roma,
che arrivano da destra a sinistra, ed invocano la commissione d’accesso, ecco che si
tiene il consiglio comunale,
e in aula, il capogruppo del
Pdl, Beniamino Scarfone tira fuori le carte e ricorda che
a “creare” le società miste
non fu Giuseppe Scopelliti,
ma l’ex sindaco, il compianto Italo Falcomatà. Accuse e
contraccuse a distanza. La
Lo Moro però non ha dubbi:
«Per molto meno Lamezia, si
La parlamentare del Pd, Doris Lo Moro
è trovato con un Comune
sciolto per infiltrazioni mafiose. Io non dico che Reggio
è da sciogliere, ma almeno
da controllare con la commissione d’accesso».
Ignazio Messina dell’Idv,
deputato e componente della
commissione antimafia rincara la dose: «Il mix di disastro economico e di disastro
morale che affligge il Comune di Reggio Calabria indica
che la via d'uscita non è più
politica. Diventa indispensabile ed indifferibile inviare una commissione di accesso per verificare il grado
di infiltrazione della 'ndrangheta nel tessuto connettivo
dell'amministrazione
comunale. - e dice ancora Messina - Alfine di individuare
responsabilità e responsabili di questo disastro che affonda ancora una volta la città e la sua onorabilità. Idv vigilerà a tutti i livelli per ridare ruolo e dignità alla città e
riportare la fiducia nei cittadini».
Al momento è la Napoli,
deputata dell’Fli e reggina
ad entrare nel merito della
vicenda che, come un ciclone, da mesi, sconvolge il Comune di Reggio, la deputata
finiana parte da lontano,
dalle inchieste giudiziari
“Crimine”e“Meta”che per la
prima volta hanno parlato
della zona “grigia”, tira in
ballo Giovanni Zumbo:
«commercialista ed ex amministratore giudiziario di
beni confiscati, amico di politici e magistrati, oggi detenuto e che appare come un
anello di collegamento tra i
vari settori». La Napoli ricorda , le due relazioni sul bilancio, una del ministero e
l’altra della Procura che indicano un “buco” in cassa e
dice pure che in giunta, il
sindaco Arena ha un assessore, Pasquale Morisani che
( non è indagato) è stato intercettato, mentre chiede voti a un boss.
Morisani non ha intenzione di dimettersi «cerca pure
consensi su facebook», dice
la Napoli nell’interrogazione e invoca l’intervento del
Viminale.
Presunte infiltrazioni, Varratta: «Nessuno ha chiamato». E il Pdl: «Notizia senza conferme»
È giallo sulla richiesta del Ministero al prefetto
REGGIO CALABRIA - Il Viminale vorrebbe vederci chiaro sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nella società
municipalizzata di Reggio Calabria
“Multiservizi spa”. Sarebbe partita pertanto una richiesta di informazioni al
prefetto della città dello Stretto Luigi
Varratta, a seguito dell’inchiesta
“Astrea” della Guardia di Finanza, coordinata dalla Dda, che aveva fatto emergere un presunto controllo della società mista da parte della cosca Tegano. Tra l’altro era l’ennesima indagine in cui faceva
la sua comparsa la “Multiservizi”, società che per gli inquirenti sarebbe stata legata alla ‘ndrangheta attraverso il direttore operativo Giuseppe Rechichi, finito
in manette ad aprile e destinatario di una
nuova ordinanza di custodia cautelare
venerdì scorso. Una notizia che non ha
trovato conferma però in prefettura. «Al
momento non ho ricevuto alcun tipo di
richiesta da parte del Ministero» ha spiegato il prefetto Varratta.
A smentire una presunta richiesta da
parte del Viminale al prefetto è stato nella tarda serata di ieri anche il capogruppo del Pdl in consiglio comunale Beniamino Scarfone. «La notiziasecondo cui il
Il prefetto Luigi Varratta. A destra il Municipio di Reggio Calabria
Ministero degli Interni avrebbe sollecitato la Prefettura di Reggio Calabria a relazionare sulla gestione della Multiservizi
SpA al momento risulta priva di riscontro - ha detto l’esponente del centrodestra
- In merito all'iniziativa annunciata dall'on. Lo Moro riteniamo sia corretto ricordare che il sistema delle società miste
è stato concepito dalla Giunta Falcomatà. Suggeriamo quindi all' on. Lo Moro,
nella sua esigenza di chiarezza, di domandarsi come mai le procedure di gara
che hanno determinato la scelta dei partner privati nelle società miste sia stata
attuata dal Sindaco facente funzioni
Naccari Carlizzi a pochi giorni dalle elezioni amministrative del 2002. Tanto per
amore dellaverità». Per oraresta avvolta
nel mistero la presunta richiesta del ministero degli interni alla prefettura.
LA RIUNIONE
Il Pdl
fa quadrato
sul governo
regionale
«COMPATTEZZA e sostegno all’azione riformatrice portata avanti dal Presidente Scopelliti e dalla
Giunta». È quanto emerso
dalla riunione odierna del
pdl regionale che si è tenuta a Lamezia Terme. «Nel
corso della riunione –è detto in una nota - consiglieri
ed assessori regionali nei
loro interventi hanno evidenziato i punti che necessitano di ulteriore attenzione da parte dell’esecutivo manifestando apprezzamento per i risultati sin
qui ottenuti soprattutto in
settori delicatiquali sanità
e fondi comunitari e la
grande attenzione verso il
mondo dellavoro, delleimprese e lo sviluppo della
portualità». Nel corso della
riunione «è emersa la volontà di rafforzare l’azione
di governo Scopelliti che
con il contributo importante e fattivo dell’Udc e degli alleati sta dimostrando
concretamente attenzione
sul territorio e concreta risoluzione degli atavici problemi». Nel corso della riunione è inoltre emersa «la
disponibilità ad ascoltare
le proposte di quelle forze
moderate che hanno manifestato vera attenzione ai
problemi della Calabria
con iniziative propositive». Al termine della riunione il coordinatore regionale del pdl Scopelliti, il
capogruppo Fedele, il vice
Orsomarso, gli assessori
ed i consiglieri presenti
hanno espresso “soddisfazione per la capacità di dialogo e l’azione propositiva
del pdl regionale segno di
coesione e compattezza del
partito stigmatizzando le
analisi e le ricostruzioni di
chi paventa divisioni e poco dialogo».
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Mercoledì 23 novembre 2011
“La mafia fa schifo” la nuova opera del magistrato, in coppia con Nicaso
IL LIBRO
«Non imitate i ragazzi di Locri»
Stratigò
patriota
arbereshe
Il monito di Gratteri a Reggio durante l'incontro con gli studenti
di ELISABETTA VITI
“VORREI dire a tutti
quelli che in questi anni hanno fatto il copia
e incolla coi nostri libri
sulla 'ndrangheta: che
a parlare di mafie non
ci si improvvisa. E di
stare lontani dai ragazzi. Non vorrei facessero la fine dei ragazzi di Locri, dissolti
come neve al sole per
non aver cacciato
adulti e politica dai
propri cortei”. Usa il
consueto stile diretto
il magistrato Nicola
Gratteri, a Reggio Calabria per spiegare, ad Nicola Gratteri e Antonio Nicaso durante la presentazione del libro
una platea di giovanische la 'ndrangheta si è sicilianizzata
simi, che “La mafia fa schifo” il nuoe Oppedisano era il Provenzano calavo libro scritto di nuovo a quattro
brese. Ma la mafia è forte perché non
mani col giornalista Antonio Nicaso
è mai cambiata, è un'emergenza che
ed edito da Mondadori, vuole “dare
dura dall'unità d'Italia. Non è mai
voce ai tanti ragazzi incontrati, in
esistita una vecchia mafia buona, di
questi anni, nelle scuole d'Italia”. Souomini d'onore che rispettavano
no mail, riflessioni “Lettere di un
donne e bambini”.
Paese che non si rassegna” quelle
Tranquillizza i “benpensanti” che
raccolte nell'opera presentata ieri
lo accusano “di passare troppo temmattina, a Palazzo Campanella, inpo in tv e sui giornali” Nicola Grattesieme agli autori e al presidente del
ri: “Sono in ferie. Che io uso per parConsiglio Regionale, Francesco Talare ai ragazzi. Da quando ancora
larico.
non ero una soubrette. Ad oggi che
Punto di partenza il viaggio che,
insegno all'Università di Reggio
da cinque anni, i reggini Gratteri e
una materia che non esiste, econoNicaso compiono, in una scuola “in
mia della criminalità”. Quindi la mequesto momento non attrezzata”,
moria dei duri anni universitari, con
con l'obiettivo di educare i ragazzi alun avvertimento ai ragazzi: “se nel
la legalità. E “nella consapevolezza primo anno di università non riuscisottolinea il giornalista calabrese
te a prendere altro che 18 e 20, ritiraconsiderato uno dei massimi esperti
tevi e dedicatevi ad attività manuadi criminalità organizzata “che mali”. Parole pesanti, se “studiare rapfia è cultura, in quanto costituita da
presenta l'unica arma di riscatto”. E
norme, valori, credenze e simboli. E
monito per “chi, in tema di mafie, inche non si combatte solo con manette
vece di studiare, improvvisa”. Il rifee sentenze, ma col coinvolgimento
rimento è a quanto accaduto dopo
culturale”. A dimostrarlo proprio
“Fratelli di sangue” (prima opera
quei pensieri che dei giovanissimi
scritta insieme a Nicaso nel 2006):
studenti hanno deciso di lasciare,
“Prima di allora, i libri sulla 'ndrannero su bianco, a Gratteri e Nicaso,
gheta erano meno di 10. Dopo c'è staall'indomani dei vari incontri e che to un copia e incolla, senza citarci.
tra il coraggio di chi denuncia la vioPregherei questa gente di stare lonlenza da testimone diretto e la rabbia
tana dai ragazzi. Non vorrei che fadi chi non accetta di sentirsela raccessero fare loro la fine dei ragazzi di
contare da media e adulti come una
Locri. Un'onda di 3000 persone, forcantilena scontata - ci danno lo spacmatasi dopo l'omicidio Fortugno e a
cato di una gioventù “che - mette in
cui la politica è stata vicina il tempo
guardia il procuratore aggiunto deldi una settimana, delle telecamere,
la Dda reggina - negli ultimi 5 anni è
di mettere sul palco alcuni di quei radiventata un po' più attenta e arrabgazzi, creando invidie e divisioni. Il
biata”. Perché “i giovani - polemizza
loro errore è stato non cacciare i poNicaso - non sono fessi. Mentre sono
litici dai cortei. Il potere non ha bisotroppe le sciocchezze che si sentono
gno di scendere in piazza”.
dire anche da “esperti” in materia:
Presentato a Torino il libro di Bottero
Il cuore di Inzitari batte
nello stadio della Juve
la del ragazzo, Nicoletta Inzitadi FRANCESCO PAPASIDERO
ri, che è anche presidente della
CICCIO amava la Juve. E non fondazione che porta il suo novedeva l'ora, un giorno, di poter me, ad affermare che «come diassistere alle gesta dei suoi be- ceva Giovanni Falcone la mafia
niamini in maglia bianconera è un fenomeno umano e come
nel nuovo stadio. Dieci colpi di tutti i fenomeni umani ha un
pistola, però, nel dicembre principio, una sua evoluzione e
2009, hanno interrotto quel so- avrà quindi anche una fine».
gno. E insieme a quel sogno Caterina Luciano, artista pietanti altri che un giovane come montese cui la casa editrice ha
tanti, poco più che diciottenne, affidato la realizzazione delle
copertine, ha
avrebbe voluspiegato: «gli
to diventasseocchi straorro realtà. A
dinari
di
lui, a FranceFrancesco
sco Inzitari,
sanno di vita e
la scrittrice
di voglia di
Paola Bottero
scoprire tante
ha voluto decose. Ho voludicare la sua
tamente scelultima fatica
to uno sguarletteraria, il
do abbassato:
romanzo
non ho voluto
“Bianco come
riportare quela vaniglia”.
gli occhi nella
Un libro precopertina persentato in un Un momento della presentazione
ché ciascuno
posto abbastanza simbolico per via dell'a- dovrà riuscire a trovarli, come
more che il giovane aveva per la li ho trovati io». È poi toccato a
maglia bianconera: la sala Don Pino Demasi intervenire,
stampa dello Juventus Sta- soffermandosi sul “senso”delle
dium. A lui, juventino nel cuo- iniziativa antimafia e sul fatto
re, sono dedicate anche alcune che le stesse lascino qualcosa a
stelle del nuovo stadio bianco- chi ne prende parte. «Solo - ha
nero: a lui è stato dedicato il po- detto Demasi - se lasciano un semeriggio di sabato, organizza- gno dal quale ripartire: la venuto dalla Fondazione che in suo ta della Nazionale di calcio a
onore e in sua memoria porta, Rizziconi servirà a qualcosa se
dentro e fuori la Calabria, un lascerà un segno sul territorio,
messaggio forte contro la vio- se i bambini di Rizziconi andranno a giocare in quel camlenza.
La presentazione del libro, po, se l'esempio dello sport pumoderata dal giornalista Ales- lito inciderà sui cittadini». Infisandro Russo, è iniziata con la ne, Paola Bottero ha ricordato
proiezione del video in cui Don che «Francesco era un ragazzo
Luigi Ciotti, a Rizziconi, in oc- normale, ma anche un giovane
casione della venuta della Na- di talento. Era corretto, era onezionale di calcio ha definito Cic- sto, aveva tanta voglia di fare,
cio Inzitari «un ragazzo che era già un piccolo grande imamava lo sport, lo sport pulito. prenditore. E per questo era un
Un ragazzo dal cuore biancone- eroe. Un eroe normale, di quelli
ro». Subito dopo è stata la sorel- di cui la Calabria ha bisogno».
LETTURE
di RINO MUOIO
COLMA una lacuna il lavoro del professor Fabrizio Mollo, docente di Archeologia Classica presso
l'Università di Messina.
"Da Blanda a Temesa. Itinerari archeologici lungo la costa tirrenica cosentina” è una pubblicazione di interesse scientifico per la promozione del
vasto territorio che descrive. La presentazione
alla Borsa Mediterranea
del Turismo Archeologico, la cui XIV edizione si è
tenuta da giovedì 17 a domenica 20 novembre a
Paestum, ha riscosso un
successo di pubblico e di
critica.
Il professor Mollo, che è
anche assessore alla cultura e vicesindaco, ha
mandato in stampa il suo
studio in collaborazione
con la Provincia di Cosenza, che così promuove il
patrimonio culturale del
suo territorio, e la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria.
E alla presentazione, in
Dalla città di Blanda a quella di Temesa
Raccontare l’archeologia per itinerari
Il libro di Mollo dedicato alla costa tirrenica cosentina
La copertina del libro
prima assoluta, sabato
scorso, in una sala affollatissima dell'Hotel Ariston, erano presenti anche Aversa, funzionario
archeologo della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria,
ente preposto alla ricerca
ed alla tutela del patrimonio archeologico del territorio, ed Ernesto Magorno, Capogruppo PD al
Consiglio provinciale e
Sindaco di Diamante.
“Da Blanda a a Temesa”
è un catalogo agile e di facile consultazione, ricco
di informazioni scientifiche, ma al tempo stesso
pieno di colore e di illustrazioni, che racconta il
susseguirsi sulla costa
tirrenica cosentina delle
genti indigene come gli
Enotri, i Lucani e i Brettii,
i processi di ellenizzazione dei coloni Greci, la romanizzazione, offrendo
un variegato repertorio
di storia, leggende e miti,
cultura e tradizioni. A ciò
si aggiunga la storia e
l'archeologia di città come Blanda, Laos, Cerillae, Clampetia e Temesa.
Il lavoro di Fabrizio Mollo
permette di effettuare un
percorso tematico, lungo
la costa tirrenica, alla visita di piccole, ma importanti realtà museali (Tortora, Praia a Mare, Scalea,
Diamante, Cetraro, Serra
Aiello), di aree archeologiche e di singoli monumenti, non tralasciando
la storia e il mito che si intrecciano tra loro.
Nelle intenzioni del-
l'autore, che da un ventennio opera sul territorio ed ha condotto le principali ricerche archeologiche sul territorio (per
tutti si considerino i casi
di Blanda, Cerillae, Temesa, le ricerche sui brettii
del medio tirreno) la guida diventa un volano di
sviluppo turistico, un valore aggiunto da offrire
alla fruizione turistica
per aumentare l'interesse
sulla costa tirrenica e diversificare l'offerta in un
momento così difficile
per l'economia nazionale.
Si tratta, evidentemente, di un tentativo virtuoso di far conoscere le potenzialità del bacino tirrenico costiero, che non è
fatto solo di mare, ma anche di terme, di cultura, di
archeologia, di storia e di
tradizioni da parte di un
professionista che ha
scelto di vivere nella propria terra, che coniuga
quotidianamente la propria attività professionale con il desiderio di far conoscere e promuovere il
Tirreno cosentino.
Vincenzo Stratigò
UN uomo libertario, antiborbonico, rivoluzionario, garibaldino, trascinatore di folle, combattente per la nascita
dell’Italia unita. E’ questo il ritratto di Vincenzo Stratigò (1822-1885),
figura chiave del Risorgimento arbëresh, la cui
opera è oggi portata alla
luce e raccolta in un volume grazie a uno studio
filologico eseguito da
Nicola Bavasso, giornalista, direttore del format televisivo ArbëriaTVoccitana e da Giovanni
Belluscio, ricercatore di
lingua e letteratura albanese dell’Università
della Calabria. Il libro,
“Vincenzo
Stratigò.
Opere Vepra”. Sarà presentato domani alle 17,
nella Sala degli Specchi
del Palazzo della Provincia di Cosenza.
La pubblicazione, edita con fondi della legge
di tutela delle minoranze linguistiche storiche
n. 482/99 e pubblicata
nella collana di Albanologia del Dipartimento
di Linguistica dell’Unical,diretta daFrancesco
Altimari, autore della
presentazione del libro,
illustra l’opera letteraria del patriota di Lungro considerato il simbolo del Risorgimento
arbëresh. Alla cerimonia di presentazione del
libro, oltre i due curatori, parteciperanno il
Presidente Mario Oliverio e l’assessore alla Cultura Maria Francesca
Corigliano il sindaco di
Lungro
Giuseppino
Santoianni, il prorettore
dell’Università della Calabria Francesco Altimari, l’accademico Matteo Mandalà del dipartimento di Studi Storici
dell’Università di Palermo e la pronipote del poeta, Anna Stratigò.
Sostenitore del pensiero mazziniano, delle
istanze di Carlo Pisacane, di Pierre Joseph
Proudhon, di Thomas
Macaulay e di François
Raynal, Vincenzo Stratigò fu protagonista della sommossa di Cosenza
nel 1844, alla quale presero parte molti patrioti
arbëreshë. Partecipò ai
moti del 1848, fu artefice
della rivolta di Lungro
del 16 luglio 1859 ed in
prima linea a fianco del
conterraneo Pierdomenico Damis e ad altri cinquecento lungresi nella
battaglia del Volturno
nel 1860 che portò l’esercito di Garibaldi a conquistare l’Italia. Interprete delle esigenze di
emancipazione delle popolazioni meridionali,
nei suoi scritti richiama
il mito di Skanderbeg,
eroe nazionale albanese,
per incitare il popolo arbëresh alla rivolta.
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50 Idee e società
Mercoledì 23 novembre 2011
21
REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected]
Villa San Giovanni
Melito Port Salvo
Motta San Giovanni
Oggi scuole chiuse Rifiuti, Comuni morosi Mareggiate a Lazzaro
Ased al collasso
danni ai lidi balneari
per maltempo
a pagina 35
a pagina 34
a pagina 35
Consiglio comunale al vetriolo, il sindaco difende il suo assessore: «Non è indagato»
Multiservizi, scontro in aula
Per le società miste, Canale attacca e Scarfone tira in ballo Falcomatà
CONFCOMMERCIO
L’ANALISI
«Controlli
su attività
illegali»
Ethos passa all’attacco
«Modello Reggio
politica del silenzio»
Il sindaco in aula, durante il consiglio comunale
Carmelo Nucera
LA Federazione italiana
pubblici esercizi (Fipe) di
Confcommercio chiede
più controlli da parte dei
comuni. «A fronte della
falsificazione accertata
dalla Guardia di Finanza
di attestati professionali
necessari per aprire un
pubblico esercizio, che
ha interessato quasi tutto il nostro Paese (diciotto Regioni) - spiega il il
presidente provinciale
Carmelo Nucera - non
possiamo che ribadire
quanto da sempre sosteniamo: vale a dire che è
necessario avere controlli stringenti da parte
dei Comuni per evitare
che ci siano esercizi pubblici gestiti da persone
non dotate della professionalità
richiesta
dall’ordinamento, a tutela, quindi, di migliaia di
commercianti onesti che
si ritrovano fronteggiare anche la concorrenza
“abusiva” quanto a garanzia dei consumatori
di alimenti e bevande. Fipe-Confcommercio, infatti, pur condividendo il
meccanismo delle autocertificazioni, ritiene necessario che gli Enti che
le ricevono possano verificarne attentamente la
loro veridicità. Questo
genere di truffe può trovare terreno fertile soprattutto nei settori in
cui è forte l’inserimento
di operatori che hanno
poca dimestichezza con
la lingua italiana e possono quindi essere più
facilmente raggirati o
indotti a cercare scorciatoie».
di ANDREANA ILLIANO a pagina 22 e 23
L’interpellanza della deputata dell’Fli, Napoli
«Per i casi Morisani e Fallara
si sciolga il consesso cittadino»
METTE insieme tutti gli ultimi episodi di giudiziaria Angela
Napoli,
deputata
dell’Fli, presenta un’interrogazione al Viminale e chiede
che a Reggio arrivi la commissione d’accesso.
Tira in ballo anche l’assessore in carica, Pasquale Morisani, oggetto di un’intercettazione con un boss, ma
non indagato in alcuna inchiesta giudiziaria.
LaNapoliinizia congliepisodi
avvenuti
fin
dall’inizio
dell’anno:
«Gli attentati e le lettere
minatorie indirizzate
alla magistratura reggina e sui quali ancora
oggi manca l'individuazione delle motivazioni
e dei veri responsabili, hanno
sicuramente creato viva
preoccupazione in tutta la
cittadinanza». La Napoli tira
in ballo anche «il ruolo dei
servizi segreti». Poi entra nel
merito di due inchieste giudiziarie "Meta" e "Il Crimine", e
dice che «enigmatica continua ad apparire la figura di
Giovanni Zumbo, commercialista ed ex amministratore giudiziario di beni confiscati alla'ndrangheta, amico
di politici, magistrati e forze
dell'ordine, che appare coinvolto in varie inchieste quale
informatore di molti 'ndran-
ghetisti e vicino ai servizi segreti, oggi detenuto e ritenuto da molti un importante
anello di collegamento tra i
vari settori; nel mese di dicembre del 2010, dopo un allarmante conferenza stampa, si è suicidata Orsola Fallara, dirigente del settore Finanze e Tributi del Comune
di Reggio Calabria, la quale
era indagata per abuso d'ufficio in relazione alla gestione
finanziaria e sulla quale la
approvato, amaggioranza, il
riequilibrio di bilancio per il
2011. Lo dice la Napoli nella
sua relazione, che tra le righe
ricorda pure l’avviso di garanzia per Scopelliti «invitato a comparire», davanti ai
magistrati. E infine arriva all'operazione "Sistema" che ha
portato all'arresto di otto presunti affiliati alla cosca Crucittidella 'ndranghetareggina, «è emerso che, per infiltrarsi nel Comune di Reggio
Calabria, secondo l'accusa, il capo della cosca,
Santo Crucitti, in occasione delle elezioni amministrative svoltesi nel
2007, avrebbe dato disposizione ai suoi gregari di convogliare i
propri voti su Pasquale Morisani, oggi ricoprente l'incarico di assessore ai Lavori
Pubblici presso il Comune di
Reggio -e la Napli aggiunge l'attuale assessore comunale, Pasquale Morisani, non
solo non si è dimesso dall'incarico, ma addirittura ha richiesto consensi tramite facebook. E infine ricorda
l’operazione Astrea che mette insieme la Multiservizi, società mista del Comune con la
‘ndrangheta. Ecco il motivo
della sua richiesta al Viminale.
an. il.
La parlamentare ricorda anche
le due relazioni sul bilancio
Procura della Repubblica di
Reggio Calabria haavviato le
opportune indagini». La Napoli ricorda che alla Fallara
non è stata fatta neanche l’autopsia. Poi parla delle due verifiche sul bilancio, quella del
ministero e della Procura,
nelle quali «sono state rilevate pesanti irregolarità, consistenti nella mancata imputazione di oneri agli esercizi di
competenza e nella conservazione tra i residui attivi di crediti non supportati da titolo
giuridico». Ma il consiglio comunale di Reggio Calabria,
in data 21 ottobre 2011, ha
«IL filo che cuce oggettivamente l’intera politica
del modello Reggio è il silenzio». Lo afferma l’associazione Ethos in una nota a firma del presidente,
Giuseppe Musarella. «La
nostra affermazione – aggiunge – trae origine dalle testimonianze dei tanti
cittadini intervenuti alle
nostre assemblee, ma anche
degli esiti degli interrogatori compiuti
dalla Procura
considerato
che Scopelliti
non si è presentato ed i Revisori dei Conti, tra i quali
uno è attualmente collaboratore del presidente
della Giunta regionale, si
sono avvalsi della facoltà
di non rispondere». «Nel
corso di questi dieci anni –
sostiene ancora Ethos tante sono state le richieste di chiarimento sui metodi ed i criteri utilizzati
nell’amministrare la Città di Reggio Calabria. Sono stati chiesti chiarimenti anche formali sulle
assunzioni, sugli appalti,
sulle consulenze, sugli
incarichi, sulle retribuzioni dei politici, sulle bollette pazze, sulla gestione
delle cosiddette società
miste, soprattutto in relazione alla qualità dei servizi erogati. È stata addirittura presentata una petizione popolare, secondo
le
formalità
previste dallo
Statuto comunale, per chiedere la convocazione di un
Consiglio comunale aperto
alla
cittadinanza, per discutere e chiarire i criteri
di selezione ed assunzione di alcuni vigili urbani,
e, contestualmente, la riduzione del 50% del canone acqua. Le sole risposte
ottenute sono state il silenzio e l’assoluta mancanza di considerazione
per le istanze presentate».
«Oggi – conclude la nota –
le continue denunce di
Ethos ed i conseguenti
dubbi si sono, purtroppo,
rivelati reali».
«Le nostre
denunce si sono
rivelate reali»
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Reggio
Mercoledì 23 novembre 2011
L’aula magna del reparto mobile intestata al sovrintendente morto in un incidente stradale
La polizia ricorda Buompane
La cerimonia alla presenza dei familiari e dei vertici della Questura
di ALESSANDRA GIULIVO
«MIRABILE esempio di
elette virtù civiche, alto
senso del dovere e capacità
professionali poste al servizio della collettività», tutto questo è stato Marcellino
Buompane, Sovrintendente della Polizia di Stato, deceduto il 29 Maggio del
2007, in un incidente stradale sulla Strada Statale
106, nei pressi di Isola Capo
Rizzuto, nel Crotonese,
mentre viaggiava, assieme
ad altri Agenti, su di un
mezzo di Polizia, dopo il
turno di servizio di vigilanza al Centro di Prima Accoglienza di Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto.
Ieri mattina, presso il XII
Reparto Mobile di Reggio
Calabria, è stata celebrata
la cerimonia di intitolazione in sua memoria dell’Aula Magna della struttura
della polizia, alla presenza
delle più alte autorità della
Questura.
Marcellino Buompane,
nato il primo aprile 1956, si
era arruolato nella Polizia
di Stato nel 1974. Dopo
aver prestato giuramento,
nel 1975 veniva assegnato
al gruppo di Milano e poi al
gruppo di Udine fino al
1977, anno in cui è stato
trasferito alla Questura di
Reggio Calabria, dove ha
prestato servizio fino a luglio del 1989. Durante tale
periodo ha ricevuto diversi
riconoscimenti premiali.
Conseguita la qualifica di
conduttore cinofilo è stato
assegnato al posto cinofili
di Reggio Calabria e, successivamente, è stato trasferito presso il XII Reparto Mobile dove ha continua-
L’Aula Magna intestata a Buonpane e il prefetto Santi Giuffrè consegna un attestato al figlio del sovrintendente
to a prestare servizio come
conduttore cinofilo, fino
all’ottobre 2002.
La cerimonia è stata
scandita da diversi momenti toccanti, tra i quali lo
scoprimento della targa a
cura della vedova Buompane e la consegna al figlio
Dario della pergamena di
intitolazione da parte di
Santi Giuffrè, Prefetto, in
servizio
al
ministero
dell’Interno, già Questore
di Reggio Calabria.
A seguire, la benedizione
della targa a cura dell’Arcivescovo metropolita di
Reggio Calabria-Bova, Vittorio Mondello e la deposi-
zione di una corona di alloro in memoria di tutti i caduti della Polizia di Stato
eseguita dal Prefetto della
città, sua eccellenza Luigi
Varratta. «Che sia stato un
uomo buono - afferma Benedetto Sanna, Primo Dirigente del XII Reparto Mobile di Reggio Calabria - ed un
poliziotto integerrimo è testimoniato dalla voce di
tutti i colleghi che hanno
lavorato con lui ed hanno
avuto la possibilità di apprezzarne le alte qualità
umane e professionali. La
Polizia di Stato è stata una
madre affettuosa nei confronti di uno dei suoi figli
ROSARNO
Sedici anni a Biagio Vecchio per l’omicidio di Morano
DA 20 a 16 anni e otto mesi di reclusione. Sconto di pena, in appello, per il
giovane Biagio Vecchio, ritenuto responsabile dell’omicidio di Antonio
Morano e del ferimento di Salvatore
Celini. Il giovane avrebbe ucciso Morano e ferito Celini il 20 settembre del
2009 a Rosarno: quattro giorni dopo
si consegnò ai Carabinieri confessando l’accaduto. Un episodio che si inquadrerebbe all’interno di una banale
lite, sfociata però nel sangue. Nonostante sia Vecchio, sia le due vittime
Morano (deceduto) e Celini (salvatosi
dall’agguato), siano ritenuti dagli inquirenti vicini alle cosche di Rosarno,
e, in particolare, alle potenti cosche
Pesce e Bellocco, il fatto di sangue sarebbe da ricondurre a problematiche
esterne a quelle della criminalità organizzata. Al termine di una lite, dunque, Vecchio, un soggetto già noto al-
le forze di polizia, si sarebbe armato
della sua pistola calibro 9, detenuta illegalmente, e avrebbe sparato dal balcone della propria abitazione verso
Morano e Celini, che si trovavano nel
cortile antistante alla casa dell’imputato. Colpi che raggiungevano mortalmente Morano, mentre Celini, nonostante le ferite al capo e al dorso, riusciva a salvarsi.
cla. cor.
più sfortunati, infatti non
solo ha accettato di buon
grado la proposta di intitolazione dell’Aula Magna
ma ha anche adottato,
nell’ambito della propria
famiglia, sia la moglie che
il figlio, entrambi in servizio presso nei ranghi della
polizia».
«Com’è noto – continua il
Primo Dirigente Sanna - i
reparti mobili svolgono
una funzione estremamente delicata, soprattutto in
tema di gestione e tutela
dell’ordine pubblico. Questi uomini sono sempre in
prima fila per fronteggiare
le problematiche quotidiane. A loro esprimo il mio
ringraziamento perché ci
fanno sentire orgogliosi di
appartenere alla Polizia di
Stato».
«Una cerimonia importante - dichiara Santi Giuffrè, stimato questore in
servizio solo pochi anni addietro a Reggio Calabria perché ci ricorda le nostre
vittime, i nostri sacrifici, il
nostro passato e le vite immolate per affermare i
principi democratici per i
quali ogni giorno ci battiamo. La nostra forza è guardare al passato e vivere fortemente un presente pieno
di gravi difficoltà, proiettandoci incessantemente
al futuro. Un lavoro duro
che portiamo avanti, un
impegno sempre più difficile svolto con alta professionalità sotto i riflettori
dei mezzi di comunicazione, che, oggi più di ieri, ne
danno risalto». Alla cerimonia di ieri erano presenti anche i rappresentanti di
tutte le altre forze dell’ordine.
Il dirigente Pizzonia ricostruisce la prima fase dell’inchiesta “Konta Korion” Un assolto e pene solo ritoccate
L’indagine partì dall’incendio Ciaramella tiene
Prima udienza del processo contro i clan di Condofuri
NACQUE tutto con il danneggiamento dell’escavatore di
Giuseppe Rodà. Il dirigente
della Polizia di Stato, Giuseppe Pizzonia, ha ripercorso in
aula le articolate indagini
dell’inchiesta “Konta Korion”, che ha svelato il mare
magnum delle attività delle
cosche di Condofuri. Dai danneggiamenti, appunto, alle
estorsioni, passando per l’infiltrazione negli appalti e nella pubblica amministrazione
e, di conseguenza, per il rastrellamento di voti in favore
di soggetti vicini alle cosche.
L’indagine, curata dai sostituti procuratori della Dda,
Antonio De Bernardo e Federico Perrone Capano, portò infatti allo scioglimento del consiglio comunale di Condofuri
per infiltrazioni mafiose.
Pizzonia, oggi capo delle
Volanti della Questura di
Reggio Calabria, ma al tempo
dei fatti dirigente del Commissariato di Condofuri, la cui attività è stata fondamentale
per le indagini, ha tracciato,
dunque, un quadro completo
dell’attività
investigativa
messa in atto dalla Polizia di
Stato. L’operazione, che portò
a decine di arresti, mise nel
mirino la cosca Rodà-Casile,
che avrebbe condizionato, illecitamente, le attività del Comune di Condofuri. Fu dunque il danneggiamento di un
mezzo da cantiere a scatenare
la curiosità degli investigatori che, nel corso delle indagini, si trovarono di fronte a una
grande capacità penetrativa
Il Cedir, sede del tribunale
da parte delle famiglie mafiose del paese dell’area grecanica. Oltre agli interessi negli
appalti e, in generale, nelle attività del Comune di Condofuri, emerse anche l’attività di
taglieggiamento nei confronti dei commercianti del paese,
nonché l’infiltrazione all’interno delle ditte, soprattutto
con riferimento al settore del
movimento terra. La deposizione di Pizzonia è avvenuta
nell’ambito del giudizio ordinario. Nello stralcio in abbreviato, il Gup Tommasina Cotroneo, ha condannato 22 persone, comminando pene che
vanno dai sei mesi fino ai dieci
anni di carcere.
cla. cor.
La decisione su istanza dell’avvocato Foti Erano stati trovati con 500 grammi d’erba
Il Tdl manda ai domiciliari Sentenza confermata
il tecnico Pasquale D’Ascoli
per tre spacciatori
VA ai domiciliari l’architetto Pasquale
D’ascoli, arrestato nell’ambito dell’inchiesta
“Urbanistica” della Procura della Repubblica di Reggio Calabria. La decisione è stata assunta dal Tribunale della Libertà che, accolto
la richiesta dell’avvocato Pasquale Foti.
Pasquale D’ascoli era accusato di seguire
le pratiche, nella qualità di istruttore tecnico
del settore “Edilizia privata” dell’ufficio urbanistica. Per i magistrati avvalendosi della
propria posizione ed incaricato dell’istruzione di pratiche edilizie, operava sotto le direttive o comunque con il costante sostegno di
Melchini. Gestiva anche pratiche di numerosi utenti che indirizzava presso lo studio privato di Lo Rè.
SENTENZA di condanna confermata anche in
appello per AlbertoRomeo, Giuseppe Morabito
e Paolo Morabito. La Corte d’Appello di Reggio
Calabria, infatti, ha confermato la sentenza
emessa, nel marzo scorso, dal Giudice Monocratico che aveva condannato a un anno ciascunodi reclusioneAlberto Romeoe GiuseppeMorabito e a otto mesi Paolo Morabito. I tre vennero
arrestati dai Carabinieri che, nell’ambito dei
controlli messi in atto dal Comando Provinciale
per il contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti,li trovaronoinpossessodi cinquepanetti
di hashish, per un totale di cinquecento grammi. I tre furono rintracciati dai militari dell’Arma nella zona di Gallico.
cla. cor.
anche in appello
di CLAUDIO CORDOVA
NONOSTANTE l’assoluzione di Domenico Capogreco,
che in primo grado era stato
condannato a otto anni di
reclusione, regge l’impianto accusatorio portato avanti nell’ambito del processo
“Ciaramella”,
nato
da
un’operazione condotta dalla Dda contro il narcotraffico internazionale. La Corte
d’Appello, dunque, ha condannato Raphael Bayer a 17
anni di reclusione (18 anni e
sei mesi la condanna di primo grado), Marijan Horvat a
21 anni di reclusione (24 anni e
sei mesi in primo grado), Hugues Recchia a
18 anni (21 anni
in primo grado),
Hazir Kurti a 7
anni e 6 mesi (9anni di reclusione). Confermata la condanna a 5 anni nei confronti
di Bedrije Kurti, così come
deciso, in primo grado, dal
Tribunale di Locri. Nonostante alcune riduzioni di
pena (il sostituto procuratore generale Adriana Fimiani aveva chiesto la conferma
della sentenza di primo grado) regge dunque l’accusa
nel procedimento.
L’operazione “Ciaramella”, condotta dal Ros dei Carabinieri, in collaborazione
con le forze dell’ordine di altri Stati, andò a colpire un
vasto traffico di sostanze
stupefacenti con paesi europei e sudamericani come
Spagna, Olanda, Perù, Paraguay, Uruguay e Brasile.
Un’indagine coordinata
dalla Dda di Reggio Calabria e, in particolare, dal
procuratore aggiunto Nicola Gratteri.
L’operazione scattò nel
novembre del 2005 e delineò, ancora una volta, il
ruolo delle cosche calabresi
nel narcotraffico internazionale: come acclarato da
una vasta letteratura giudiziaria, le ‘ndrine sono, da
anni, in grado di
trattare da pari a
pari con i cartelli
di tutta Europa e
del Sud America.
Novantanove furono le ordinanze di custodia
cautelare emesse
dal Gip di Reggio
Calabria su richiesta della
Dda.
In particolare, l’indagine
“Ciaramella” andò a colpire
presunti affiliati alle cosche
Morabito-Palamara-Bruzzaniti di Africo. Quello arrivato al cospetto della Corte
d’Appello di Reggio Calabria, che ha emesso ieri la
sentenza, è lo stralcio che riguarda i soggetti che hanno
scelto di essere giudicati
con il rito ordinario. Il grosso degli imputati, infatti,
scelse il processo con rito abbreviato che portò, nel febbraio 2007, a condanne per
oltre 150 anni di carcere.
L’inchiesta
di Nicola Gratteri
sul narcotraffico
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26 Reggio
Piana
Mercoledì 23 novembre 2011
Il processo alla cosca Pesce di Rosarno sarà trasferito da Palmi a Milano per sentire Rosa Ferraro
“All Inside” prepara la trasferta
I giudici hanno cambiato il calendario per tutelare la collaboratrice
di DOMENICO GALATÀ
PALMI - Si sposta a Milano il
processo All Inside. Inizierà
domani mattina infatti la
“trasferta”del Tribunale collegiale di Palmi presieduto
dal giudice Concettina Epifanio (a latere i togati Anna
Laura Ciollaro e Antonella
Crea), che nell'aula bunker
del Tribunale di Milano sentiranno le dichiarazioni di
Rosa Ferraro, la testimone
di giustizia, cugina della collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce, che da tempo
vive sotto la tutela di uno speciale programma di protezione in seguito alla sua decisione, assunta nel 2006, di
cooperare con i magistrati
della Direzione Distrettuale
Antimafia di Reggio Calabria e la
Guardia di Finanza.
Nel corso dell'ultima udienza
tenutasi nell'aula
bunker del Tribunale di Palmi, la
Epifanio aveva accolto la richesta del Pubblico
Ministero, Alessandra Cerreti di sentire la Ferraro da
una località diversa da Palmi, innanzitutto per l'incolumità della donna, nei confronti della quale, secondo
quanto emerso in alcune intercettazioni, ci sarebbe stato un “progetto” portato
avanti da alcuni elementi del
clan Pesce, finalizzato alla
sua eliminazione. Inizialmente si era parlato anche di
un'interrogatorio da affettuare in video conferenza,
ma Il Pm ha manifestato la
necessità di mostrare alcune
foto alla Ferraro, cosa che sarebbe risultata piuttosto difficile se fosse stata sentita in
video collegamento.
La deposizione in aula della testimone di giustizia sarà
quindi distribuita in tre
giorni consecutivi e terminerà sabato prossimo.
Giudici e magistrati si sposteranno certamente a Milano, mentre potrebbero non
seguirli i molti avvocati che
compogono il collegio difensivo e la stragrande maggioranza degli imputati attualmente detenuti. Questi ultimi, secondo quanto spiegato
nell'ultima udienza dal giudice, avrebbero potuto chiedere di assistere “dal vivo”all'udienza e per loro sarebbe
stato disposto un trasferimento nell'aula bunker del
tribunale lombardo. Quando però l'Epifanio ha chiesto
quando di loro avrebbero optato per questa scelta, dalle
gabbie è emersa quasi all'unisono la volontà di assistere
all'udienza da Palmi.
Per questo motivo, nell'aula bunker palmese è stato disposto il collegamento
in video conferenza con Milano, che
permetterà ai detenuti e agli avvocati
di vedere e ascoltare quanto avrà da
dire ai giudici la
Ferraro. C'è molta curiosità
quindi intorno alla deposizione della testimone di giustizia, che già in passato ha
sottoscritto alcuni verbali in
cui sono contenute accuse
nei confronti della 'ndrina di
Rosarno.
La donna già nel 2006 aveva rilasciato alcune dichiarazioni all'allora procuratore aggiunto della Procura di
Palmi, Bruno Giordano,
grazie alle quali partì l'inchiesta sfociata nella maxi
operazione contro i Pesce,
sviluppatasi in due fasi tra
l'aprile ed il novemmbre dello scorso anno. Sono 63 gli
imputati nel procedimento
con rito ordinario in corso a
Palmi, mentre pesanti condanne sono state inflitte al
termine del processo con rito
abbreviato conclusosi nei
mesi scorsi a Reggio Calabria.
Alla sbarra 63
persone con
il rito ordinario
BREVI
OPPIDO MAMERTINA
Rapinata
gioielleria
RAPINA in gioielleria ad
Oppido Mamertina. Tre
individui, con il volto scoperto ed uno solo armato
di pistola, hanno fatto irruzione nel negozio di
proprietà di M.G., 43 anni, facendosi consegnare
svariati oggetti in oro e
pietre preziose di ingente
valore per dileguarsi facendo perdere le proprie
tracce. Indagini dei carabineri.
POLISTENA
I Nas chiudono
un ristorante
L’arresto di Giuseppina Pesce
A MELICUCCO
Riciclaggio di due escavatori, arrestato
di FRANCESCO PAPASIDERO
MELICUCCO - È stato trovato in possesso di mezzi per la movimentazione terra
Pasquale Napoli (foto), 48 anni, di Melicucco, per il quale, ieri sono scattate le
manette ai polsi ad opera dei
carabinieri della Compagnia
di Gioia Tauro.
Dopo cinque mesi, i militari
dell'Arma sono arrivati alla
conclusione di una delicata attività investigativa che ha permesso di sventare un'attività
di riciclaggio di due mini escavatori trovati all'interno di
una proprietà dello stesso Napoli. Insieme a lui, dovranno rispondere di riciclaggio anche altri complici tuttora in
corso di identificazione.
Le indagini dei carabinieri di Melicucco, hanno preso il via dal furto di uno dei
due mini escavatori avvenuto tra il 9 ed
il 10 giugno 2011 in un cantiere di Mon-
tespertoli, in profincia di Firenze, ed
hanno accertato come a distanza di pochi giorni il miniescavatore Komatsu pc
50 mr-2 si trovasse già nella Piana di
Gioia Tauro, pronto per essere usato.
Per quanto riguarda, invece, l'altro
mezzo rubato in provincia di
Firenze, il miniescavatore
New Holland modello E-18,
stante la completa contraffazione del numero di telaio,
non è stato possibile al momento risalire al legittimo
proprietario.
Le fonti di prova raccolte
dagli investigatori, le informazioni fornite dalle case costruttrici
ed, infine, l'esame elettrolitico sui motori, hanno consentito alla Procura della
Repubblica di Palmi di presentare al Gip
dello stesso tribunale una “piattaforma” indiziaria puntuale e dettagliata
che ha convinto il gip ad emettere la misura per Napoli.
A San Giorgio Morgeto fiaccolata in ricordo del cacciatore ucciso Laureana di Borrello
Droga
Zangari
Ad un anno dalla tragedia rabbia e commozione di tutti patteggia
In memoria di Antonio
di SIMONA GERACE
SAN GIORGIO MORGETO Una fiaccolata per ricordare
Antonio Giovinazzo, il trentacinquenne ucciso un anno
fa, durante una battuta di caccIa in contrada “Ambesi”, tra i
comuni di Cittanova e Polistena.
Tante candele accese hanno illuminato le viuzze di San
Giorgio Morgeto, della luce
della legalità e della giustizia,
in occasione del primo anniversario della morte, per mano assassina, del giovane autista sangiorgese che ha lasciato una moglie e un figlio
ancora piccolo.
Gli aspetti della vicenda che
ha portato all'omicidio ancora oggi, a distanza di un anno
esatto, non sono stati delineati. Giovinazzo, la mattina del
21 novembre 2010, si era recato con altri tre compaesani
per una battuta di caccia in
contrada “Ambesi”. Ad un
certo punto però, alcuni malviventi gli si sono avvicinati,
intimando loro di consegnare le armi. Giovinazzo, nel
tentativo di fuggire, a bordo
della sua “Fiat Tipo”, è stato
raggiunto da un colpo di fucile a pallettoni ed è morto sul
colpo. I suoi tre “compagni di
disavventura” si trovavano
La fiaccolata in ricordo di Giovinazzo
invece, in un'altra auto, una
“Fiat Panda”, e non hanno potuto fare altro che consegnare ai malviventi, la loro auto,
quattro fucili semiautomatici e un fucile sovrapposto.
Oggi, ad un anno di distanza da quel tragico episodio,
una famiglia piange ancora
una perdita troppo grande e
troppo ingiusta per una società che si definisce civile.
Una perdita per la quale ancora non sono stati individuati i
nomi dei colpevoli.
«A nessuno è consentito togliere la vita ad un altro uomo. - ha affermato il parroco,
don Salvatore Larocca, durante la messa che ha preceduto la fiaccolata - Antonio è
stato barbaramente ucciso e a
noi non resta che indignarci
di fronte alla cultura della
morte. Dobbiamo fare in modo che la criminalità non sia
scontata, e sia avulsa dal nostro stile di vita e dal nostro
modo di pensare. Abbattiamo
i muri dei vecchi rancori e degli odi, perché la divisione è
sintomo di debolezza. Rimbocchiamoci invece, le maniche per una cultura di giustizia, legalità e pace, restando
liberi da ogni compromesso
che potrebbe schiavizzarci e
chiederci poi, un conto troppo alto da pagare».
Queste le parole pronunciate durante l'Omelia: un invito al perdono e un incentivo
a vivere nella giustizia. La ricorrenza ha visto riuniti, nel
ricordo di Giovinazzo, tutti i
gruppi politici della cittadina,presso lachiesa“Santissima Annunziata” dell'ex convento dei domenicani. Al termine della messa, una nutrita folla di parenti, amici e conoscenti, ha percorso con le
candele accese la fiaccolata,
organizzata
dall'amministrazione comunale guidata
da Carlo Cleri, per le vie principali della cittadina.
«È trascorso un anno da
quando, una mano assassina, ha privato la nostra comunitàdiun giovanepadre,onesto lavoratore, apprezzato da
tutti per il suo mite carattere,
la sua disponibilità, per la sua
innata simpatia e voglia di vivere» ha affermato il primo
cittadino, Cleri.
LAUREANA DI BORRELLO - Quattro anni e due mesi
di reclusione. È quanto ha
patteggiato davanti al Gip di
Palmi, Giuseppe Zangari,
45enne bracciante agricolo
di Laureana di Borrello, arrestato nell'agosto scorso
con per il reato di coltivazione di sostanze stupefacenti.
I carabinieri della Compagnia di Gioia, con i Cacciatori Calabria di Vibo Valentia,
avevano ritrovato in un terreno di sua proprietà sito in
contrada Campo Mario 503
piante di canapa indiana di
un'altezza media vicina ai
due metri.
Le indagini sono state
coordinate dal sostituto procuratore di Palmi, Antonio
D'Amato. In seguito ad una
sostituzione della misura
cautelare in carcere avanzata dall'avvocato Guido Contestabile, accolta favorevolmente da Gip del Tribunale
palmese, Luca Colitta, Zangari è stato destinato alla
misura degli arresti domiciliari, sia per la buona condotta tenuta durante il periodo di detenzione che per
la definizione del procedimento mediante l'applicazione della pena concordata.
do. ga.
L’ASP di Reggio Calabria
ha disposto la chiusura
di un ristorante pizzeria
a Polistena del quale è titolare L.L., 44 anni. Il
provvedimento è scaturito da un’ispezione dei carabinieri del Nas rilevando carenze igienico-sanitarie e strutturali.
OPPIDO MAMERTINA
Sgozzate
pecore e capre
UNA vera e propria strage all'interno di un ovile
di Oppido Mamertina. Diciotto tra pecore e capre
sono stati sgozzate. Gli
animali si trovavano all'interno della struttura
di proprietà di P.A., residente del posto.
ROSARNO
Furto in uliveto
doppio arrestato
I carabinieri di Rosarno
hanno tratto arresto per
furto aggravato in concorso, S.G., di 29 anni, e
R.V., 34enne. I due sono
stati sorpresi all'interno
di fondo agricolo coltivato ad agrumeto ed uliveto, di proprietà R.V.,
mentre erano intenti a recidere gli alberi per impossessarsi della legna.
PALMI
Ai domiciliari
per stalking
NEL primo pomeriggio
di ieri, la polizia di Palmi
ha dato esecuzione all'ordinanza di aggravamento di misura cautelare
emessa nei confronti di
Michele, Caristi palmese
di anni 34. L'uomo è accusato di stalking. Il provvedimento cambia da divieto di avvicinamento al
luogo di lavoro della persona offesa ai domiciliari.
GIOIA TAURO
Fucilate
contro negozio
TRENTA colpi di kalashnikov contro negozio
di
abbigliamento.
I
proiettili sono stati esplosi contro i vetri d’ingresso del negozio di proprietà di M.A., 39 anni. Indaga la polizia.
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40 Reggio
34
Email: [email protected] - Amantea E-mail [email protected] - [email protected]
Paola E-mail [email protected], [email protected], [email protected]
San Lucido Email [email protected]
Scalea Email [email protected]
Belvedere Email [email protected]
Acquappesa E-mail [email protected]
Il processo a questo punto potrebbe conoscere un clamoroso colpo di scena
«Il delitto Mannarino fu mafioso»
Il pg Facciolla chiede l’aggravante: omicidio maturato nella guerra fra clan
di PAOLO VILARDI
PAOLA – Possibili nuovi
colpi di scena al processo di
secondo grado sull’omicidio del falegname Stefano
Mannarino, 39 anni, ucciso il 24 novembre del 2008.
Nella mattinata di ieri, nel
corso della sua requisitoria, il procuratore generale
Eugenio Facciolla ha chiesto alla Corte d’Appello di
Catanzaro
l’aggravante
mafiosa per i quattro imputati del delitto, condannati
tutti in primo grado a 30
anni di reclusione per omicidio volontario. Questi i
loro nomi: Elena Serpa, 73
anni; i suoi figli Domenico
e Vincenzo La Rosa, rispettivamente di 56 e 54 anni;
un loro complice di Roma,
Stefano Di Vanno, 46 anni.
Tutti avrebbero partecipato al barbaro assassinio di
Mannarino, massacrato
con punteruoli e mattonate
in testa, al fine di vendicare
la morte di Antonello La
Rosa, ucciso un mese prima a colpi di arma da fuoco.
Antonello era il fratello dei
due La Rosa attualmente
imputati.
Il processo potrebbe dunque mutare nella sostanza
se verrà accolta l’istanza
della pubblica accusa, appunto il riconoscimento
della mafiosità dell’omicidio, che potrebbe comportare per gli imputati la nullità del giudizio di primo
grado e la ricelebrazione
del processo in altra sede
competente. Con l’aggravvante dell’associazione mafiosa, poi, nonostante il rito
abbreviato agli imputati
potrebbe essere comminata la pena dell’ergastolo.
Si ricorda che i due delitti
sono ritenuti dagli inquirenti generati da una presunta frattura interna al
clan Scofano – Martello, a
cui entrambi facevano parte.
I rilievi degli inquirenti sul luogo dell’omicidio
Sempre nella mattinata
di ieri dopo l’intervento del
Pg è stata la volta delle parti civili, rappresentate in
aula da Luigi Bottino, mentre la prima arringa difensiva è stata dell’avvocato
Massimo Zicarelli. Giorno
6 dicembre, data del rinvio,
se le requisitorie degli altri
difensori non si prolungheranno i giudici catanzaresi potrebbero emettere
la sentenza.
Si ricorda che uno dei
presunti killer di Stefano
Mannarino, il romano di
46 anni Stefano Di Vanno,
era divenuto collaboratore
di giustizia. Dalle sue dichiarazioni rese al Pg Eugenio Facciolla, messe a
verbale il 15 novembre del
2010, erano emersi nuovi
particolari sull’omicidio,
tra cui la partecipazione al
delitto di una quinta persona, un congiunto dei La Ro-
sa. Probabile che anche
grazie alle indicazioni del
neo collaboratore l’accusa
abbia tratto spunti per ricostruire la dinamica dell’attentato mortale e chiedere
quindi che venga riconosciuta l’aggravante mafiosa.
Secondo le motivazioni
della sentenza di condanna
emessa dal Gup di Paola,
emessa il 27 aprile del
2010, i quattro presunti
autori del delitto eliminarono Stefano Mannarino
per vendetta, come già riferito, dopo che un loro emissario l’avrebbe attirato in
casa di Elena Serpa. Qui fu
consumato l’efferato delitto, utilizzando punteruoli,
mattoni e atri oggetti contundenti che si trovavano
nella stanza.
Il collegio difensivo degli
imputati, costituito dagli
avvocati Rossana Cribari,
Venerdì prossimo gli avvocati terranno un incontro sul tema con i sindaci del territorio
Tribunale ancora a rischio chiusura
L’Ordine degli avvocati di Paola per protesta proclama due giorni di astensione
PAOLA - Il Tribunale di Via Falcone e Borsellino, nonché la sua sede
distaccata di Scalea, sono nuovamente a rischio chiusura. A manifestare preoccupazione è stato il
consiglio dell'ordine degli avvocati di Paola, presieduto da Vito Caldiero, a seguito dell'approvazione, nella legge finanziaria, dell'emendamento che consente al Governo di rivisitare la distribuzione
degli uffici di giustizia sul territorio nazionale.
Timori sussistono altresì per
l'accorpamento della Procura della Repubblica di Paola ad altra presente in provincia, che potrebbe
essere quella di Cosenza. Notizie
che hanno destato la preoccupazione degli avvocati del foro di
Paola.
«Se una qualsiasi tra le paventate prospettive dovesse realizzarsi rileva l'ordine degli avvocati di
Paola - si andrà ad incidere negativamente in un contesto territoriale interessato da imponenti e
pericolosi fenomeni di criminalità organizzata, anche di stampo
mafioso, oltre a danneggiare ulteriormente le popolazioni dei 32 comuni ricompresi nel circondario
del Tribunale di Paola».
Altro rilievo: «La paventata sop-
pressione, originata dalla necessità di razionalizzazione della spesa pubblica, provocherebbe, per
converso, un ulteriore aggravio
di spesa, dovendosi dotare altra
sede di Tribunale, magari già
prossima al collasso, quantomeno di nuove strutture edilizie atte
ad ospitare il crescente numero di
magistrati, avvocati, personale di
cancelleria, nonché l'enorme mole di utenti provenienti dalle più
disparate porzioni di territorio».
Il consiglio degli ordine degli
avvocati di Paola, per dare maggiore voce alla protesta, ha proclamato un'astensione dalle udienze
I racconti del collaboratore di giustizia Garofalo
«Gentile divenne capoclan
quando fu ucciso Africano»
di PAOLO VILARDI
AMANTEA - «L'unica cosa di cui
non si occupava Tommaso Gentile era il lavoro onesto». E' stata
una delle dichiarazioni rilasciate
in videoconferenza dal collaboratore di giustizia
Franco Garofalo, interrogato ieri mattina come testimone
in Nepetia, processo
penale a carico di 23
imputati accusati a
vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, droga e singoli
reati contro il patrimonio.
Incalzato dal Pm della Dda,
Giampaolo Boninsegna, Garofalo ha innanzitutto presentato il
suo “curriculum” ai presenti nell'aula collegiale del Tribunale di
Paola: «Fui associato al gruppo
Perna Francesco di Cosenza dal
1979 al 1996; nel 1997 decisi poi
di collaborare con la giustizia. In
passato sono stato condannato
per reati nell'ambito della criminalità organizzata. Ho subito pro-
Massimo Zicarelli, Giuseppe Bruno e Armando Sabato, punteranno a far cadere
l’accusa di omicidio volontario, come si evince dai loro ricorsi avverso la sentenza di Primo grado, anche in base al fatto che Domenico La Rosa era stato
l’unico reo confesso dell’assassinio.
Per tali elementi, insieme a tanti altri elencati nel
ricorso, i legali chiederanno per Domenico La Rosa
l’esclusione della premeditazione, in quanto avrebbe
ucciso perché provocato.
Per Vincenzo La Rosa, Elena Serpa e Stefano Di Vanno l’assoluzione “per non
aver commesso il fatto” e in
subordine l’accusa di solo
favoreggiamento.
Le parti civili, i familiari
della vittima, sono rappresentate dall’avvocato Gino
Perrotta.
cessi per omicidio, estorsioni e associazione mafiosa». La pubblica
accusa ha ritenuto opportuno l'esame del pentito per dare ulteriore solidità all'impianto accusatorio, che risalta l'operato nel comprensorio del basso Tirreno degli
esponenti del clan
Gentile - Besaldo, ritenuti autori di attentati, intimidazioni e richieste estorsive di vario genere.
Al collegio del Tribunale - presidente
Paola Del Giudice,
giudici a latere Anna Maria Buffardo e
Nicoletta Campanaro - il testimone ha
fornito notizie di sua conoscenza,
su sollecitazione delle domande
del Pm, a riguardo del boss di
Amantea: «Era un nostro affiliato, ma con un proprio distaccamento che operava nella zona del
mare (la costa del basso Tirreno
cosentino, ndr), divenne capo della coscadel luogodopo l'uccisione
di Francesco Africano».
A questo punto ha preso la parola il Pm, che ha chiesto al collabo-
Raccontati in aula
i nuovi equilibri
fra i clan durante
la guerra di mafia
ratore particolari su
questo delitto: «Africano fu assassinato dal
gruppo di Franco Pino
nell'ambito della guerra in atto in quegli anni, come ho avuto modo
di apprendere da Gianfranco Ruà, che partecipò all'omicidio. Gli
successe così Gentile,
che iniziò ad occuparsi
di droga, armi, ecc. Un
po' di tutto insomma ha proseguito Garofa- Tommaso Gentile
lo - Ad Amantea comandava il suo gruppo, a Paola i lo il processo è proseguito con l'eSerpa, i Calvano a San Lucido e i same e il controesame di altri testimoni del Pm, tutti carabinieri,
Muto a Cetraro».
Il collaboratore di giustizia, tra cui il maresciallo capo Roberto
sempre su input della pubblica ac- Rampino, uno degli operanti al
cusa, ha poi raccontato del tentato tempo delle indagini, a cui l'avvoomicidio di Francesco Marcianò, cato dell'imputato Paolo Launi ha
sfuggito alla morte a causa del- chiesto delle precisazioni a ril'inceppamento della pistola usa- guardo del proprio assistito. In
ta dal killer: «Marcianò era un particolare sui contatti che aveva
esponente della malavita di Reg- con l'allora latitante Giovanni
gio Calabria, considerato un po- Amoroso, il quale, si ricorda, il 5
tenziale nemico, che dopo l'atten- gennaio del 2007 attentò la vita
tato ad Amantea cercò di istaura- dei carabinieri Sisti e De Sarro in
rebuoni rapporticol gruppoGen- uno scontro a fuoco. Prossima
tile -Besaldo». CongedatoGarofa- udienza il prossimo 13 dicembre
per i prossimi 2, 3 e 5 dicembre.
Giorno 2, che cade di venerdì, è
stato chiesto al contempo un incontro con i sindaci del Tirreno cosentino e le autorità competenti
durante il quale discutere eventuali ulteriori e più incisive iniziative di protesta contro la razionalizzazione dei palazzi di giustizia.
Il vertice si porrà come fine quello
di sensibilizzare l'opinione pubblica alla problematica, ovvero ai
forti timori della soppressione del
palazzo di giustizia paolano,
quindi ad adottare le opportune
contromisure per scongiurare il
pericolo.
Aggredì medico
del Pronto soccorso
condannata
PAOLA - Ha patteggiato la pena la donna di 28
anni dell'hinterland cosentino, C.B., che intorno alle 2 di notte dell'11 settembre del 2009, dopo averla insultata, sferrò un calcio al medico
responsabile del pronto soccorso di Paola. A seguito di denuncia della dottoressa partì l'indagine, basata principalmente sulle testimonianze raccolte da coloro che avevano assistito all'insolita scena. Al culmine dell'attività investigativa la giovane fu imputata per violenza, minacce a pubblico ufficiale e lesioni personali. Ieri
mattina il giudice monocratico di Paola ha deciso la condanna a 8 mesi di reclusione, pena sospesa, per la responsabile dell'aggressione,
nonché il pagamento delle spese sostenute in
giudizio. Il giorno dei fatti la sorella dell'imputata venne trasportata in ospedale da Amantea,
forse a causa di un malore dovuto all'abuso di alcol. Il medico, S.O., mentre visitava la paziente,
invitò la congiunta che l'aveva accompagnata,
ad allontanarsi dal reparto. Ma a questo punto
la donna diede in escandescenza. Iniziò quindi
ad aggredire verbalmente la dottoressa, manifestandole lasua fermaintenzione dicontinuare a sostare nel pronto soccorso. Perse le staffe
le sferrò poi un calcio all'avambraccio, provocandogli una lesione giudicata guaribile in una
settimana. La ragazza infuriata tentò addirittura di aggredire di seguito anche le due guardie giurate in servizio all'ospedale, subito intervenute, che riuscivano però a immobilizzarla.
p. v.
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Tirreno
Mercoledì 23 novembre 2011
Operazione dei carabinieri tra Botricello, Cropani e Sersale
Sellia Marina. Funzione religiosa con le autorità locali
Videopoker illegali, 7 denunce
Celebrata la Virgo Fidelis
Segnalazioni da giocatori
costretti a chiedere prestiti
Il capitano De Nuzzo è ritornato
sulla storia della patrona
SELLIA MARINA - Sette persone sono state
denunciate e diversi apparecchi video poker
sono stati posti sotto sequestro, al termine di
un’operazione dei Carabinieri della Compagnia di Sellia Marina che ha interessato esercizi pubblici di Botricello, Cropani e Sersale.
In particolare, a Botricello, i militari
dell’Arma hanno denunciato S.R., 42 anni, e
A.C., 35, perchè avevano installato nella propria attività 6 macchinette video poker prive
di collegamento con i Monopoli di Stato. A
Cropani sono state quattro le persone denunciate: F.R., 57 anni, M.M., 22, O.F., 57, B.C:,
32, tutti titolari di attività commerciali con video poker non in regola. Infine, a Sersale, è
stato denunciato I.L., 53 anni, gestore di un
circolo privato dove erano stati installati cinque apparecchi elettronici di tipo slot machine e video poker, prive di collegamento tele-
SELLIA MARINA - Si è svolta nella Chiesa Santissimo Rosario di Sellia Marina,
la messa in occasione della Virgo Fidelis,
patrona dell'Arma dei Carabinieri. Erano presenti tutti i militari della Compagnia, i sindaci del comprensorio, rappresentanti dell'Associazione nazionale Carabinieri, della Guardia di Finanza, della
Polizia municipale e Vigili del fuoco. La
Santa Messa è stata concelebrata dai parroci di Sellia Marina, don Giuseppe e don
Raffaele e dal parroco di Simeri Crichi,
don Luigi Talarico. Al termine della celebrazione, il comandante della Compagnia, capitano Giovanni De Nuzzo ha
spiegato l'origine ed il significato della
ricorrenza che, oltre al valore religioso, è
legata ai fatti di Culqualber ed alla giornata dell'orfano. In particolare, nell'Ar-
Alcune delle macchinette sequestrate
matico e delle autorizzazioni previste, con il
pagamento delle vincite direttamente in contanti ai giocatori. Tutti gli apparecchi illegali
sono stati posti sotto sequestro, con le sanzioni irrogate che superano complessivamente i
50.000 euro e per i locali non in regola è stata
avanzata la proposta di chiusura. I controlli
sono partiti da svariate segnalazioni di persone costrette a chiedere prestiti per far fronte
ai debiti accumulati con il gioco elettronico.
sa.pu.
La funzione con, al centro, De Nuzzo, Romeo e Malagrinò
ma il culto alla "Virgo Fidelis" iniziò subito dopo l'ultimo conflitto mondiale per
iniziativa di monsignore Carlo Alberto
Ferrero di Cavallerleone, ordinario militare d'Italia, e di padre Apolloni S.J., Cappellano militare capo.Lo stesso comandante generale prese a cuore l'iniziativa e
bandì un concorso artistico per un'opera
che raffigurasse la Vergine, Patrona dei
Carabinieri.
sa.pu.
Operazione “The tractor”. Indagini chiuse dal pm Petrolo
Botricello. Decisione della Giunta
Estorsioni e traffico di droga
Il cerchio si chiude su sei
Cambia l’apparato
amministrativo
Ridotte a tre le aree
di TERESA ALOI
IN MANETTE, a marzo 2011
erano finiti Emanuele Pio Palaia, 26 anni, Sandro Ielapi,
36 anni, e Giuseppe Ziparo 26
anni. “The tractor” - il nome
dell'operazione in codice - era
scattata alle prime luci dell'alba condotta dal personale del
Nucleo operativo unitamente
a militari della Stazione di Girifalco che avevano eseguito i
provvedimenti
restrittivi
emessi dal giudice per le indagini preliminari Gabriella
Reillo, su richiesta del sostituto procuratore Paolo Petrolo, titolare dell'indagine. Ora,
èstatoproprio ilmagistratoa
chiudere il cerchio allargando l'inchiesta a sei persone accusate a vario titolo di estorsione e traffico di droga.
E così, nel provvedimento
di chiusura indagini accanto
ai nomi di Emanuele Pio Palaia, Sandro Ielapi, e Giuseppe Ziparo compiaonoquelli di
Domenico Aracri, 32 anni,
Giuseppe Serratore, 28 anni e
Paolo Loiarro, 22 anni (tutti,
sono difesi dall'avvocato Vincenzo Fulvio Attisani, ad
esclusione di Serratore rappresentato
dall'avvocato
Emilio Vitaliano). L'operazione, che aveva portato all'arresto delle tre persone a
marzo, aveva rappresentato
grazie al lavoro di una squadra di circa 10 elementi tra
uomini del Norm e della Stazione dei carabinieri, al co-
pongono il regolamento con
cui si interviene sulle nuove
BOTRICELLO - La Giunta co- norme, i ruoli del personale, i
munale ha predisposto la compiti del segretario comunuova organizzazione degli nale e il reclutamento del peruffici e dei servizi disegnan- sonale sia con contratti a temdo, di fatto, una nuova no- po determinato che di collabomenclatura sia per le aree di razione. Un regolamento che
riferimento che per il perso- nasce dalla volontà di dare
nale all'interno del Comune una nuova organizzazione
di Botricello. È questa la deci- agli uffici con lo scopo «di susione che è stata presa dalla perare e migliorare la tradimaggioranza comunale gui- zionale definizione dei confidata dal sindaco, Giovanni ni organizzativi per compeCamastra, che nel corso di tenza e per materia e di giununa delle passate sedute di gere alla definizione di confiGiunta comunale ha appro- ni dell'attività e responsabilivato il nuovo regolamento tà delle strutture che siano casull'ordinamento degli uffici ratterizzati dalle tipologie di
servizi, di processi e di relae dei servizi.
Un argomento importante zioni con gli utenti». E sopratche era stato già affrontato e tutto l'obiettivo principale, si
discusso da tutti i componen- legge ancora nel regolamenti della maggioranza comu- to, è quello di mettere l'Ente
nale nel corso delle apposite comunale «in condizioni di
funzionare bene e
riunioni che si sono
di svolgere con
susseguite nei memassima tempestisi scorsi. Dopo la dività e qualità le proscussione e il conprie funzioni istifronto nella compatuzionali ed i servigine amministratizi verso i cittadini.
va è arrivata l'apIl perseguimento
provazione del redi queste finalità
golamento che «deconsente proprio
termina i principi
di valorizzare l'ofondamentali che
rientamento al riguidano l'organizsultato finale delzazione amminil'attività dell'Ente
strativa del Comued alla sua realizne di Botricello» e Giovanni Camastra
zazione con il masnello stesso tempo
«i metodi per la sua gestione simo di efficienza ed efficaoperativa, l'assetto delle cia». Nelle disposizioni, inoltre, viene individuato «il prinstrutture organizzative».
Le aree individuate.L'atto cipio della separazione delle
amministrativo è accompa- competenze» per cui «gli orgnato da diversi allegati, tra gani politici esercitano le funquesti ci sono anche le tabelle zioni di indirizzo politico-amcon i quali, la Giunta, ha di- ministrativo, mediante la desposto la suddivisione delle finizione degli obiettivi e dei
aree. Tre in tutto le aree indi- programmi da attuare, nonviduate dalla maggioranza ché le funzioni di controllo,
chedal 2009guida ilComune verificando la rispondenza
ed, in particolare, la prima dei risultati dell'attività amarea riguarda il settore am- ministrativa e della gestione
ministrativo che sarà guida- agli indirizzi impartiti».
Ai responsabili di settore,
ta da un apposito responsabile che avrà il compito di gesti- infine, «fermo restando le
re i servizi di affari generali; competenze attribuite al sepromozione sociale; anagra- gretario, competono tutti gli
fe e stato civile. Si passa poi al atti di gestione finanziaria,
settore economico finanzia- tecnica ed amministrativa
rio che si divide nel servizio delle risorse umane, struragioneria e personale e al mentali e di controllo, comservizio tributi (servizio che è presi quelli che impegnano
stato esternalizzato dall'at- l'amministrazione verso l'etuale amministrazione). Ter- sterno». La Giunta comunaza e ultima area individuata è le, infine, può istituire «unità
il settore lavori pubblici, edili- di progetto, quali strutture
zia privata, urbanistica e poli- organizzative temporanee,
zia locale. Area suddivisa, a anche intersettoriali, allo
sua volta, in tre servizi: lavori scopo di realizzare obiettivi
pubblici emanutenzione; edi- specifici rientranti nei prolizia privata e cimitero ed infi- grammi dell'Amministrazione». L'ultima parte del regone la Polizia locale.
Il regolamento. Sono in lamento è concentrata sul retutto 107 gli articoli che com- clutamento del personale.
di BRUNETTO APICELLA
Sandro Ielapi
Pio Emanuele Palaia
Giuseppe Ziparo
mando del tenente Vitantonio Sisto, un mix di strumenti
di indagine “vecchio stile” e
l'ausilio dei più moderni mezzi di investigazione . Tutto era
iniziato a marzo del 2010,
quando le risultanze investigative consentirono di accertare che le persone coinvolte
in prima battuta si erano resi
responsabili del furto di un
trattore con annesso carrello
e di un'autovettura. Successivamente estorcevano denaro
ai proprietari in cambio della
restituzione degli stessi,
reimpiegando a loro volta i
proventi degli illeciti nell'acquisto di consistenti quanti-
tativi di sostanza stupefacente del tipo “cocaina, eroina e
marijuana” destinata ad essere immessa sul mercato di
Girifalco e dei centri vicini,
traendo così cospicui vantaggi.
I militari del Nucleo operativo riuscirono a video-riprendere ed accuratamente
documentare persino il momento in cui veniva preso in
consegna il denaroestorto alla vittima. Nel corso degli accertamenti, poi, gli investigatori, verificarono che qualcuno nell'immediatezza dell'attività estorsiva intraprendeva dei viaggi alla volta di Na-
poli per apparenti motivi di
lavoro. E così, ricostruendo le
complesse dinamiche di contatti e collegamenti gli inquirenti accertarono che Pio
Emanuele Palaia, eseguiva
diverse trasferte a Napoli, in
zona Sconsigliano - Scampia,
per rifornirsi di droga per
poi, al rientro dai viaggi insieme a Giuseppe Ziparo, attraverso una fitta rete di collegamenti e rapporti per lo più telefonici, spacciare la sostanza stupefacente rifornendo
abituali clienti e tossicodipendenti segnatamente sulle
piazze di Girifalco, Amaroni e
Borgia.
Taverna. Moria di pesci causato dalla manutenzione del bacino Passante
Lago svuotato, avviata un’indagine
TAVERNA - È stato aperto un fascicolo di
indagine sullo svuotamento del bacino
del Lago Passante, con la conseguenza
moria di pesci. Lo hareso noto il personale del locale comando stazione forestale di
Taverna che, nel corso dei normali servizi
del territorio, alcuni giorni addietro ha
registrato un rilevantissimo aumento
della portata del fiume Alli a valle della diga del Passante, in località Carbonello del
comune di Taverna. Conseguentemente
sia il lago sia l'asta fluviale, erano attentamente monitorati ed attenzionati, al fine
di evitare possibili rischi dovuti alla pubblica incolumità derivanti da esondazionio dissestoidrogeologico derivantedall'aumento della portata.
Inoltre, il Corpo forestale ha avviato le
verifiche relative all'origine di tale aumento della portata, riscontrando che
questa era dovuta allo svuotamento del
lago Passante, prevista dal relativo progetto di gestione, al fine di procedere a degli interventi di manutenzione alla base
viale che del lago, morti
del lago con una captazioquasi sicuramente per
ne massima di 12 metri
asfissia a seguito della ricubi al secondo.
duzione dell'ossigeno a
Nel corso dei controlli e
causa della notevole
dell'acquisizione delle requantità di sedimenti tralative notizie è stato anche
sportati e, successivasegnalato al rappresenmente, per la mancanza di
tante della società di geacqua.
stione dell'impianto la
Di questo è stata infor“A2a” spa di Brescia, premata l’autorità giudiziasente sul posto che, coria, con la trasmissione
munque, oltre ai possibili
degli atti e degli esiti delrischi per la pubblica in- Pesci morti al lago Passante
l'attività svolta, con il ricolumità, con lo svuotamento del lago ci sarebbero stati notevoli scontro delle possibili ipotesi di reato condi rischi all'equilibrio della fauna ittica ed cernenti il maltrattamento di animali, il
danneggiamento ed il deturpamento di
all'ambiente fluviale nel suo complesso.
Ed infatti, terminate le operazioni di bellezze naturali.
Oltre agli aspetti penali altresì, la presvuotamento del lago,durante i controlli
ordinari ed acquisendo anche specifiche senza delle migliaia di pesci può avere risegnalazioni di diversi cittadini, è stata svolti e riferimenti con la normativa in
riscontrata una enorme moria della fau- materia di rifiuti e di natura sanitaria, rena ittica del lago, con migliaia di pesci lativamente ai quali è necessario acquisimorti sparsi nella melma sia dell'asta flu- re specifiche analisi in merito.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Catanzaro 31
Provincia
Mercoledì 23 novembre 2011
35
Mercoledì 23 novembre 2011
Ufficio di corrispondenza: via Virgillo, 3 - 88046 Lamezia Terme - Tel. e Fax 0968/201015 E-mail: [email protected]
I militari dell’Arma hanno anche rinvenuto nell’abitazione un involucro con 22 gr di hashish
A casa con bomba da tre chili
Arrestato dai carabinieri Giovanni Giampà. L’ordigno trovato nella cucina
di PASQUALINO RETTURA
L’EMERGENZA
I CARABINIERI hanno rinvenuto all'interno dell'abitazione di proprietà
di Giovanni Giampà, 48 anni, occultata tra un divano ed un mobile della
cucina, un ordigno rudimentale composto da una bottiglia in vetro di colore verde, avvolta in foglio di alluminio, munita di miccia a lenta combustione.
L'ordigno, del peso lordo di 2,8 kg,
conteneva una miscela di polvere pirica parte della quale è stata repertata,
mentre il resto è stata distrutta grazie
all'intervento degli artificieri. La
bomba rudimentale era di medio/alto
potenziale ed avrebbe potuto provocare ingenti danni se posizionata e fatta
esplodere nei pressi di un edificio o
sotto un veicolo.
Nel prosieguo della perquisizione,
inoltre, occultato sotto una zolla di
terra del giardino adiacente l'abitazione, i militari hanno rinvenuto anche un involucro in cellophane contenente 22 gr di hashish. Per l'uomo a
quel punto sono scattate le manette ai
polsi.
L’ordigno è stato scoperto dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della compagnia di Lamezia, collaborati dagli artificieri antisabotaggio del Reparto operativo di Catanzaro, intervenuti per recuperare il rudimentale ordigno.
L’operazione rientra nell’ambito
dei servizi straordinari eseguiti dia
carabinieri visti i numerosi episodi
che si sono verificati in particolare
nell’ultimo periodo. Diverse infatti le
intimidazioni a scopi estorsivi mediante l’esplosione di ordigni.
Alle azioni criminali infatti poste in
essere con una certa frequenza, soprattutto nell'ultimo periodo, i carabinieri della compagnia di Lamezia
Terme hanno contrapposto attività di
controllo del territorio ad ampio raggio.
Intensificazione dei servizi, posti di
blocco e perquisizioni domiciliari e
veicolari, sono stati tra i primi segna-
Rom vicino l’Ecosistem
Allarme occupazione
RISCHIO occupazione alla
Ecosistem srl che, di fronte
al concretizzarsi dell’allocamento dei rom in località
Lenzi - Viscardi in un terreno confiscato alla ‘ndrangheta, si vedrebbe costretta
a ridurre drasticamente la
propria attività imprenditoriale.
E’ la stessa direzione
dell’azienda che lo annuncia
di fronte alla possibilità di
sistemare i nuovi prefabbricati per ospitare famiglie rom
sgomberate dal
villaggio
di
Scordovillo in
un terreno confiscato adiacente alla sede
dell’azienda.
In un’area infatti confinante con il centro
di stoccaggio della Ecosistem srl, azienda che opera
nel settore dello smaltimento dei rifiuti speciali, dovrebbero infatti trovate posto i nuovi prefabbricati per
i rom di Scordovillo e questa
possibilità ha generato forti
dubbi e perplessità da parte
dei vertici stessi dell’azienda. «Tale proposta - viene
spiegato in una nota della
direzione dell’azienda - appare a molti inappropriata,
sia per potenziali questioni
di salute ed incolumità degli
stessi rom, sia perchè, in un
delicato momento di crisi
economica ed occupazionale, rischia di creare, per molteplici motivi, seri problemi
all'attività di un’impresa
che opera in un settore particolare e che da lavoro a circa novanta famiglie, senza
fornire, tuttavia, una adeguata soluzione alla questione rom».
E secondo l’azienda, ciò
contrasterebbe,
inoltre,
«con il principio ispiratore
di sgombero del
campo
rom,
giacchè così facendo non si
giungerebbe ad
un equilibrato
smistamento
dei nomadi sull'intero territorio lametino, ma
alla risistemazione di consistenti nuclei familiari in altro sito per giunta pieno di
pericoli». Insomma, di fronte a questa posibilità, per
l’azienda lametina sarebbe
auspicabile, pertanto, «prima di innescare ulteriori allarmismi, sospendere ogni
affrettata iniziativa in tal
senso, ed aprire, attraverso
il coinvolgimento delle varie istituzioni, un costruttivo momento di riflessione
per addivenire ad un proposta condivisa che tenga conto dei diversi interessi».
p.re.
L’azienda
«Esistono
pericoli»
L’ordigno trovato dai carabinieri
li di risposta messi in campo dall'Arma. Anche con l'ausilio di elicotteri,
del personale del Gruppo Operativo
Calabria e del Reparto Operativo di
Catanzaro, continuano incessanti,
con cadenza giornaliera, soprattutto
a seguito degli ultimi eventi delittuosi, le operazioni di controllo su tutto il
territorio della Piana di Lamezia Terme.
E proprio grazie a questi controlli
straordinari i carabinieri hanno scoperto il rudimentale ordigno a casa di
Giovanni Giampà che ora dovrà fornire più di una spiegazione agli inquirenti nel corso dell’udienza di convalida dell’arresto che dovrebbe tenersi oggi.
Giovanni Giampà
«Con l’accorpamento dell’Agrario di Sambiase non si è tenuto conto del civico consesso»
Speranza precisa
«All’Ama
100mila euro
I docenti Ruberto e Sesto stigmatizzano le scelte della Provincia sul Piano scolastico di contributi»
«Ridicolizzato il consiglio comunale»
«L'ACCORPAMENTO dell'Istituto
Agrario di Lamezia a Decollatura è il
frutto di una decisione “bulgara”del
consiglio provinciale di Catanzaro,
dove sono presenti figure di direzione e rappresentanti apicali lametini. Un voto unanime, che ha messo
in evidenza l'adeguamento supino e
subalterno dei rappresentanti lametini alle scelte orchestrate e decise dai vertici della provincia».
Un giudizio lapidario, da parte dei
professori Ruberto Pierdomenico e
Sesto Silvana, promotori del comitato pro istituto Agrario a Lamezia,
per i quali «la ulteriore spoliazione
della città non può essere sottaciuta!
L'ennesima mercificazione della nostra cultura, della nostra storia, del
nostro futuro, continuo tradimento
della fiducia dei cittadini, perpetrato con indifferenza ed irresponsabilità. Così come, anche il Consiglio comunale di Lamezia è stato ridicolizzato, ma diverso è il clima che si respirain città,peri cittadiniLamezia
dovrebbe riappropriarsi della sua
valenza, delle sue potenzialità e centralità nel contesto regionale, non
mero fatto geografico ma una chiara e forte posizione politica».
La provincia si è trincerata dietro
schemi burocratici senza approfon-
dire e privilegiare le funzioni ed il
ruolo del territorio, per la Regione
Basilicata, invece, contano le specifiche situazioni locali; per la Puglia
conta l'omogeneità territoriale. Per
il comitato «balza la cura formale da
parte dei consiglieri, del criterio di
“unificare istituti prioritariamente
della medesima tipologia” e poi la
grande falsità quando aggiungono
all'interno del medesimo ambito territoriale».
Non c'è omogeneità territoriale
tra i due istituti, poiché l'IPSASR di
Falerna non esiste piùpoiché la provincia, dopo la chiusura per inagibilità di Falerna Marina, ha ordinato il
trasferimento nella sede di Lamezia
in via Savutano. È singolare che si
utilizzi il criterio dell'ambito montano, pur essendo Falerna tra le realtà
costiere dei Pisl. Né si comprende la
scelta del Consiglio regionale di istituire l'enoteca regionale a Lamezia,
se poi l'istituto Agrario viene svuotato. O quella di avere la facoltà di
Agraria di Reggio Calabria nel centro storico della Città di Lamezia e
poi si spezza la filiera scolastica vanificando anche tutti i rapporti, le
collaborazioni e le convenzioni esistenti. Adesso la parola passa al consiglio regionale: ai rappresentanti
lametini la scelta di semplice ratifica o di approfondimento e modifica
di un provvedimento, che ha obbiettivamente penalizzatol'area centrale della Calabria.
r.s.
DALL’AZIENDA SANITARIA
Fotovoltaico e pitturazione esterna all’ospedale
Gerardo Mancuso
UN finanziamento regionale di
2.800.000 euro per la pitturazione esterna di tutto l'ospedale, il cambiamento di
tutti gli infissi esterni della struttura
ospedaliera, la climatizzazione automatica dell'intero stabile e la realizzazione
di un impianto fotovoltaico per la produzione di energia alternativa. Questi gli
interventi annunciati dall'Asp per il nosocomio “Giovanni Paolo II” e nelle prossime settimane verrà redatto il programma di intervento che sarà reso pubblico
con una conferenza stampa che si terrà
prima delle festività natalizie, alla quale
sarà presente il governatore Scopelliti.
«Sarà istituito un concorso interno - ha
detto il direttore generale dell’Asp, Gerardo Mancuso - riservato alle donne dell'Asp di Catanzaro, ma anche ai cittadini
di Lamezia che vorranno partecipare,
per scegliere il colore dell'Ospedale, tra i
due o tre colori che saranno selezionati
per la tinteggiatura esterna del nosocomio».
DOPO averlo dichiarato pubblicamente sulpalco delTeatro Politeama
(come già riportato ieri dal Quotidiano), il sindaco Gianni Speranza riconferma, dopo il finanziamento di
65.000 euro per l'edizione 2011, anche per il 2012 la copertura finanziaria per il laboratorio teatrale “Capusutta”, definito «il teatro “che si è fatto” a Lamezia Terme e non quello
“che non si può fare”», specificando
però che «le risorse a nostra disposizione saranno minori rispetto alle
annualità precedenti». Speranza
torna poi ancora una volta sulle lamentele dell'Ama Calabria (di cui riferiamo ampiamente in altra pagina).
«Sappiamo che l'associazione ha
inviato a molti famosi musicisti italiani un appello affinché si interessino alla loro vicenda senza tenere in
alcun conto dei 100.000 euro di contributo e la concessione di uno stabile
ristrutturato di proprietà comunale
in uso gratuito per lo svolgimento
della loro attività per il 2011, che confermano come anche quest'anno, così come per tutti gli anni precedenti,
il Comune di Lamezia Terme sia sempre il principale contribuente dell'associazione».
g.g.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Lamezia
21
Mercoledì 23 novembre 2011
REDAZIONE: corso V. Emanuele III, 58 - Vibo Valentia - Tel. 0963/471595- Fax 472059 -E-mail: [email protected]
Confindustria
Caso Mazzè
Antonio Gentile eletto nuovo Per la dializzata pensione d’invalidità
e indennità di accompagnamento
presidente degli imprenditori
a pagina 26
a pagina 22
L’ex primo cittadino di Vibo ha deposto in aula nel processo “Golden House”
Sammarco “scagiona” Consoli
Sul piano Versace il teste riferisce di non aver mai dato atti di indirizzo al dirigente
di GIANLUCA PRESTIA
QUELLO che non ti aspetti e
che, invece, accade. Il teste
portato dall’accusa che alleggerisce la posizione di uno degli indagati. È successo questo nell’udienza di ieri pomeriggio del processo “Golden
House”che vede imputate cinque persone per il caso relativo alla realizzazione di due
grossi complessi residenziali
a Vibo Marina e Bivona su di
un’area, a parere della procura, ad alto rischio idrogeologico relativamente all’alluvione del 3 luglio 2006.
La testimonianza di ieri era
particolarmente
attesa perché era
chiamato Franco
Sammarco, all'epoca dei fatti contestati sindaco di
Vibo.
In sede di esame
l’ex primo cittadino, esaminato comeimputato inprocedimento
connesso (era stato, infatti,
iscritto nel registro degli indagati per l’inchiesta “Alluvione bis”, anche se per la sua
posizione è stata chiesta l’archiviazione), ha affermato di
«non aver mai dato al dirigente Giacomo Consoli (imputato
nel procedimento penale) atti
di indirizzo per attenersi alle
linee del Piano Versace 1».
Ma, andando per ordine,
l’ex amministratore, rispondendo alle domande del pm
Mario Spagnuolo, ha riferito
di «essere a conoscenza dell'esistenza del Pai (Piano di assetto idrogeologico)», aggiungendo di aver iniziato a
farsi un’idea «dopo che un
consigliere opposizione iniziò a parlare delle condizioni
geomorfologiche del territorio di Vibo», ed evidenziando
che le sue valutazioni «sull'assetto del territorio, dal punto
di vista tecnico, erano molto limitate. Il problema del 3 luglio - ha dichiarato ancora - ci
mise a conoscenza di quello
che era la consistenza geomorfologica del terreno ma
prima di quella data non ritenevamo ci fossero rischi per il
Vibonese. Non sapevo dell'erosione a margine dei torrenti», ha affermato successivamente, «e il Pai non lo conoscevamo approfonditamente in
quanto non ne avevo mai discusso con gli assessori al ramo».
Ha, quindi, chiarito che le
strutture tecniche non gli
«hanno mai parlato di obblighi che derivavano dal Pai tra
2005 e 3luglio 2006. Tuttavia
prima del 3 luglio ero a conoscenza dell'esistenza di corsi
d'acqua delle reti infrastrutturali quali gli attraversamenti stradali, mal’obbligo di
andare a verificare se queste
reti necessitavano di un Piano
di indicazione del rischio idrogeologico, esulava da una responsabilità politica. Il sindaco si serviva dei dirigenti che
avevano il ruolo di coordinamento e gestione».
Altra risposta è stata quella
relativa ai Piani triennali delle opere pubbliche 20022004, 2004-2006 che prevedevano la mitigazione del rischio idrogeologico a Vibo
Marina ma i cui lavori non
erano stati effettuati in quanto non c’era disponibilità di risorse.
Sammarco fu indicato come soggetto attuatore «debole» in quanto gli era stata demandata dal Commissario delegato
per l’emergenza
solo la funzione
assistenza alla popolazione e l’individuazione danni;
«di questo mi lamentai per diverso tempo in quanto le risorse necessarie non
erano arrivate subito».
E ricordando che su Bivona
aveva emanato «un provvedimento inibitorio di realizzazione di lavori per la costruzione della piazza», l’ex sindaco ha evidenziato che per «la
messa in sicurezza mi avvalevo della struttura tecnica comunale, per la parte afferente
i lavori pubblici. Prima - ha aggiunto - pensavamo che il pericolo provenisse dal mare,
poi ci siamo fatti l'idea che
l’origine fosse riconducibile
ai fossi. E, infatti, il 3 luglio ci
«Sapevo delle
costruzioni
alle Marinate»
La conferenza stampa dell’operazione “Golden House”
portò ad una riconsiderazione dell'ipotesi di danno anche
se ero a conoscenza che gli allagamenti provenivano dal
mare, ma che ci fossero straripamenti dai torrenti non ricordo di averlo percepito».
Il pm Spagnuolo ha chiesto,
poi, se i fossi venissero puliti e
il teste ha replicato che «una
certa opera veniva effettuata
e, quindi, il Comune si adoperava ritualmente soprattutto
quando aveva cognizione del-
le ostruzioni che limitassero
la portata dell'acqua», anche
se alla visione di una fotografia ha dovuto ammettere che
«non lo erano». Nei giorni
dell’emergenza, ha aggiunto,
«individuammo un settore
nel quale convogliare tutte le
richieste ed era quello gestito
dalla Di Renzo (Ambiente).
Successivamente, una nuova
delibera di giunta aveva individuato un altro settore (della
De Carolis) e specifico ai lavori
pubblici per resoconto dei
danni e le competenze che avevo dato erano esclusive solo
per questi due dirigenti due
dirigenti».
Relativamente Piano Versace 1, Sammarco ha affermato che il professore aveva già
individuato le problematiche
e che «il nostro contributo fu
esiguo in quanto fummo
ascoltati poco sia come politici
e come tecnici». E, in riferimento proprio al documento
cartaceo, presentato nella riunione del 30 ottobre 2006 a Catanzaro, ha dichiarato che
questo gli venne dato più in là
nel tempo e che lui provvide a
consegnarlo agli organismi
di competenza: «Sono convinto di averlo dato alla Di Renzo e
anche agli altri dirigenti». Ma
per il procuratore Spagnuolo
quel piano non ha formato oggetto di discussione al Comune in quanto, a suo dire, non ci
furono riunioni per stabilire
modalità di comportamento.
Infine l’ex primo cittadino,
specificatamente al Piano
Versace 2, ha voluto evidenziare di essere a conoscenza
delle costruzioni, «quasi terminate», a Bivona e che «erano statedate delleconcessioni
al punto che quando chiesi informazioni sulla regolarità
della concessioni, Consoli mi
rispose che erano regolari;
mente sull'abbattimento del
capannone ex Gaslini, il Consiglio comunale non si era
pronunciato in alcuna forma
riguardo la disponibilità di
avere nella zona una biblioteca e un parcheggio. Anche in
questo caso ero a conoscenza
della cosa ma non l’avevo vista
di persona e pure in questa circostanza ebbi rassicurazioni
circa la regolarità delle licenze. E se al progettista Francesco Karrer avevamo detto di
tenere conto del piano Versace 1, ai dirigenti non ricordo questa è la frase “incriminata” - di aver fatto mai un atto
d’indirizzo al quale attenersi».
IL CONTROESAME
«Non mi sento assolutamente responsabile»
Sull’alluvione l’ex sindaco risponde a una domanda del pm Spagnuolo
TERMINATO l’esame, Franco Sammarco ha risposto alle domande della
difesa. Per la precisione del difensore
di Consoli, l’avvocato Antonello Fuscà, sia per quanto concerne il Piano
Versace 1(relativo alla puliziadei fossi) che il Versace 2 (sull’urbanizzazione delle Marinate). Relativamente al
primo punto, l’ex primo cittadino ha
riferito di non ricordare se nel frattempo «venissero date concessioni da
parte del dirigente. Non ho la certezza. Ricordo che il dirigente di Urbanistica, dopo il Versace 2 disse che non le
avrebbe più rilasciate di nuove e mi
chiese come doveva comportarsi con
quelle precedenti, cioè se revocarle o
meno». Richiesta, quella del dirigente Consoli, formulata dopo gli avvisi
di garanzia relativi all’inchiesta “Alluvione bis”. In quell’occasione «io
non ho risposto in forma scritta. L’ho
fatto a voce dicendo che non competeva alla parte politica».
In riferimento al blocco dell’edilizia
su territorio comunale, ha affermato
che della questione ne «fu partecipe il
Consiglio comunale che in una seduta diede indirizzo al sindaco di fare domanda al commissario per l’emergenza ambientale per conoscere quali
risposte dava a questa situazione stagnante. Nel 2009 chiedemmo anche
una verifica tecnica con cui cercammo una possibilità nel confronto con
Versace e il commissario che portasse
verso lo sblocco».
Relativamente all’Autorità di bacino Sammarco ha risposto dicendo di
essersi «rivolto all'ingegnere Ricca il
quale mi rispose che queste valutazioni di Versace dovevano essere acquisite all'interno dell'Abi perché erano
provvedimenti che quell'ufficio doveva emanare, e aggiunse che non vi
erano risorse per fare il piano che consentisse di visualizzare bene le situazioninellacittà». Eper,quantomeno,
emendare alcune limitazioni presenti nel Versace 2, l’ex amministratore
ha ricordato che il Comune «aveva datodatoincarico,a fine2009,adeiconsulenti per individuare un’area sulla
quale si potesse costruire. Noi chiedemmo al commissario di fornirci le
linee di mitigazione del rischio ma
non ricevemmo mai riposta».
Nel Piano Versace 1, che secondo
quanto emerso dall’escussione del teste si poteva evincere un vincolo di
inedificabilità, Sammarco ha evidenziato di aver «più volte parlato in precedenza con l’assessore all’Urbanistica, quello ai Lavori pubblici, in giunta, con il dirigente all'Urbanistica
Consoli (che fino al 2006 era a capo del
settore) relativamente alle difficoltà
del Piano che poneva dei limiti in merito alle risorse perla pulizia dei fossi,
e del Versace 2 sull'urbanizzazione a
Vibo Marina, mentre del Pai iniziammo a parlarne successivamente».
In conclusione di esame, rispondendo ad una domanda del procuratore Spagnuolo cheaveva ricordato le
Franco Sammarco
parole del sindaco di Genova il quale
aveva detto di sentirsi responsabile di
quanto accaduto nel capoluogo lgure, Sammarco ha risposto secco: «Non
mi sento assolutamente responsabile
in quanto ci sono profonde diversità
tra i morti di Genova e quelli di Vibo
che hanno avuto la sfortuna di trovarsi con l’auto sulluogo della frana, pur
nonstante il Comune avesse, anche
nelpassato, responsabilitàsullamessa in sicurezza».
gl. p.
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Vibo
Mercoledì 23 novembre 2011
L’avvocato ha risposto alle domande dei due legali dell’imputato accusato di tentato omicidio ed estorsione
Ribadite le accuse a Donato
Terminato il controesame di Rosario Lo Preiato, parte offesa al processo
di GIANLUCA PRESTIA
HA ribadito le accuse nei
confronti di Giuseppe Donato, l'avvocato Rosario Lo
Preiato, parte offesa nel
processo per il suo tentato
omicidio che si sta celebrando con rito ordinario
davanti al tribunale collegiale (presidente Giancarlo
Bianchi, a latere i giudici
Manuela Gallo e Alessandro Piscitelli).
A porre la serie di questioni sono stati i legali dell'imputato accusato anche
di estorsione ai danni del
professionista
vibonese
(gli avvocati Guido Contestabile e Domenico Ioppolo). Il primo, in particolare,
ha chiesto al teste che si specificasse che l'oggetto del
contendere (vale a dire il
terreno) fosse riferito solo a
600-700 mq e non a 10 ettari. Porzione, questa, che sarebbe stata occupata “abusivamente” dalla famiglia
Donato la quale avrebbe
successivamente esteso il
possesso «illegittimo» ad
ulteriori 200 mq destinato
alla coltivazione. Sempre in
risposta alle domande di
Contestabile, Lo Preiato ha
riferito, in relazione all'episodio degli spari al lucchetto del cancello del suo terreno, datato 19 marzo 2006,
«di non aver mai sospettato
degli indagati, con i quali
in precedenza c'erano buoni rapporti, fin quando non
si sono verificati i primi fatti», vale a dire le presunte
minacce e l'occupazione del
fondo. Relativamente al
furto di pecore subito dai
Donato, nel gennaio 2008,
ha ricordato una frase del
padre di Giuseppe (Salvatore Donato): «Quando siete
venuto voi qui, la notte si
sono rubati gli animali»,
aggiungendo che gli indagati lo «ritenevano colpevole e per questo, a titolo di risarcimento, avevano occupato la porzione di terreno». Altro episodio ricordato è stato quello relativo al
taglio degli alberi, del 3
maggio 2009 in un'area «al
di fuori di quella presa dai
Donato che nel frattempo
era stata recintata», e relativamente a questa sua proprietà, ha riferito che prima dei fatti era stato «costretto» a recarsi personalmente per coltivarlo, senza
evidentemente delegare altri. Infine, rispondendo anche alle domande dell'avvocato Ioppolo, ha ricordato i
momenti della sparatoria
del 22 giugno 2010 con
Il luogo dell’omicidio dell’avvocato Rosario Lo Preiato
Giuseppe Donato «che incitava il fratello Francesco a
finirlo mentre io era a terra
colpito dai proiettili», la risposta a fuoco e il ferimento
del suo presunto, mancato
assassino. Poi i soccorsi a
bordo dell'auto di Gaetano
Stambé e l'arrivo in ospedale. Quindi, in conclusione,
uno sfogo: «Non so come ho
abbia trovato la forza di
scrivere tutte quelle denunce. Ma è stato necessario anche perché ho pensa-
to: Adesso non ne posso
più, vedetevela voi istituzioni».
Terminato il controesame dell'avvocato, che è pure
parte civile al processo (difeso dal collega Marco Talarico), si è proceduto all'escussione di altri due testimoni dell'accusa rappresentata dal pm Alessandro
Pesce: il maresciallo Luigi
Sansone e il luogotenente
Antonio Sansalone.
Il primo, in servizio pres-
Giuseppe Donato
so la centrale operativa dell'Arma, è stato colui il quale
ha ricevuto la chiamata dell'ufficiale giudiziario che si
trovava con Lo Preiato fino
a poco prima della sparatoria al Sant'Angelo di Gerocarne e con il quale sarebbe
dovuto andare sul terreno
della discordia per notificare ai Donato l'atto di reintegra del fondo. La telefonata
della Cortese, ricevuta alle
10.40, segnalava l'avvenuta sparatoria. Telefonata
che l'operatore del 112 ha
subito girato alla Compagnia carabinieri di Serra,
competente per territorio.
Tre minuti dopo una seconda chiamata dal cellulare di
Stambé che la parte offesa
si era fatto prestare durante il suo tragitto verso l'ospedale; nella conversazione «il ferito diceva che stava
andando in ospedale ma
non riusciva a spiegare
nient'altro». Dopo 10 minuti il militare era riuscito a
rintracciare, tramite la Telecom, il numero di telefono
e a richiamare: dall'altro
capo l'avvocato Lo Preiato
«diceva che Francesco Donato lo aveva sparato e che
lui aveva risposto al fuoco».
Alle 11.05 la segnalazione
dell'arrivo al pronto soccorso di Vibo di Michele Gerace, il pensionato rimasto ferito durante l'episodio da
una pallottola vagante.
Il luogotenente Sansalone è stato colui che ha visto
arrivare al nosocomio vibonese sia il professionista
che i due fratelli Donato:
«Ricordo di aver ricevuto la
segnalazione dalla Centrale operativa di arrivo al
pronto soccorso di una persona ferita che aveva chiamato il 112 anche per segnalare l'autore del gesto.
Quando è arrivato l'avvocato è stato portato in medicheria ma prima era riuscito a dirmi il nome. Poco dopo è giunta sul posto una
Bmw bianca dal cui lato
passeggero è scesa una persona ferita. Ho presunto
fosse lo sparatore che, tra
l'altro conoscevo, in quanto
con i Donato ho avuto a che
fare nel periodo in cui ho comandato per sette anni la
stazione di Vazzano».
Conclusi esame e controesame dei due testimoni
il presidente Bianchi ha sospeso il dibattimento rinviandolo alla data del 20 dicembre prossimo nella quale sarà escusso l'ufficiale
giudiziario Cortese.
Accolta l’istanza presentata dal difensore della giovane di Sorianello, l’avvocato Diego Brancia
Domiciliari per Rosaria Iennarella
L’indagata si trovava in carcere in quanto coinvolta nell’ambito dell’operazione Ghost
DALLA detenzione in carcere passa agli
arresti domiciliari. Questa la decisione
del giudice per le udienze preliminari del
tribunale di Catanzaro, Mariore, nei confronti di Rosaria Iennarella, 46 anni, di
Sorianello,
indagata
nell’ambito
dell’operazione Ghost condotta dalla
Squadra Mobile di Vibo Valentia e coordinatadalla direzionedistrettualeantimafia di Catanzaro nelle persone dei sostituti procuratori Pierpaolo Bruni e Giampaolo Boninsegna datata 26 gennaio
2011. Il gup distrettuale ha, quindi, accolto l’istanza presentata dal legale della
donna, l’avvocato Diego Brancia, che risulta essere la moglie di Giuseppe La Pietra, anch’egli beneficiario di un’omologa
misura emessa la settimana scorsa.
La Iennarella era ininterrottamente
ERA fissato per ieri mattina, presso la Direzione Provinciale del Lavoro, l'incontro che la UilTucs aveva chiesto e nel quale la Euro Logistik, società che ha preso in carico
la gestione del supermercato exQuiper del Centro Commerciale “le
Cicale”, avrebbe dovuto dare conto, come riferisce il segretario Valeria Barbutao, del «grave arbitrio
commesso rimettendo in attività la
delegata della Cgil, senza tenere in
alcun conto né la graduatoria dei
lavoratori che dovevano essere
reintegrati né la loro dignità».
Ma alla riunione la Euro Logistik è risultata assente, mentre i lavoratori si sono presentati in massa ed «hanno dovuto constatare
ancora una volta un comportamento aziendale che tutto si può
definire tranne che lineare. Infatti
- ritiene la sindacalista - se tutto
fosse stato chiaro e trasparente come qualcuno si è prodigato ad affermare pubblicamente nei giorni
scorsi, la ditta avrebbe potuto presentarsi in quella sede ed illustrarci le sue buone motivazioni e tutti i
criteri seguiti in ossequio alla legislazione in materia. Né può valere
detenuta nella casa circondariale di Reggio Calabria fin dal giorno in cui scattò il
blitz che portò all’arresto di 40 persone
ritenute responsabili di un vasto traffico
di sostanze stupefacenti che aveva come
base l’area compresa tra i paesi di Soriano-Sorianello-Gerocarne e la destinazione finale della cocaina la città di Pizzo.
Un’associazione che, per come risulta
dall’attività investigativa, si avvaleva di
un’ampia rete di presunti spacciatori.
L’avvocato Brancia ha motivato a sua
istanza con l’assenza di eccezionali esigenze di cautela. Argomentazioni sulle
quali il gup Maiore è convenuto disponendo la scarcerazione dell’indagata e la
traduzione presso l’abitazione. Indagata
che, come risulta dalle carte dell’inchiesta, vieneindicata comestabile associata
del sodalizio con funzioni di contabile,
specie in ragione del rapporto coniugale
con il coniuge Giuseppe La Pietra ritenuto ai vertici dell’associazione.
Il 21 settembre scorso la procura distrettuale aveva chiuso l’indagine che
aveva consentito di verificare come la
droga arrivasse, da Toscana e Lombardia in particolare, nel Vibonese al ritmo
di una volta ogni 10 giorni, per un giro di
affari di 5.000 euro al giorno, terminando il suo viaggio all'interno di un anonimo capannone delle Preserre. Qui veniva
trattata e poi smerciata su tutto il territorio non solo locale ma anche regionale,
tramite, come detto, una fitta rete di pusher. Ma il tutto era stato ripreso dalle
microcamere della Squadra Mobile.
gl. p.
Vertenza “Le Cicale”. Era fissato l’incontro tra lavoratori e azienda
La Euro Logistik non si presenta
la giustificazione strumentale e
tardiva, che abbiamo subito rigettato, che da qui a poco si terrà un
incontro presso la Prefettura di
Reggio Calabria». E, in quella sede, si tratterà, in una discussione
molto più ampia, del mantenimento degli impegni a suo
tempo assunti in ordine alla gestione commerciale dei punti vendita calabresi.
Da questo punto
parte la Uiltucs la quale ritiene perfettamente che questa vicenda
«è solo la punta visibile
di una serie di problematiche che
da tempo avremmo voluto affrontare in maniera seria e responsabile con l'Azienda stessa, cui abbiamo richiesto più volte un dialogo
che non si è mai verificato e che ci
ha costretto infine a chiedere una
convocazione presso un tavolo istituzionale. Nel corso di questi ultimi mesi, abbiamo voluto dare fiducia alla Euro Logistik ed in più sedi
lo abbiamo dimostrato, ma proprio
la mancanza di comunicazioni, le
decisioni estemporanee prese dalla proprietà ai margini
degli impegni dichiarati in Prefettura, ci hanno portato a dubitare
delle buone intenzioni
iniziali ed anzi, i fatti ci
hanno fatto sorgere il
legittimo sospetto che
vi sia la volontà di disfarsi dei punti vendita
considerati meno remunerativi
senza preoccuparsi delle conseguenze sui lavoratori».
La richiesta del sindacato andava nella direzione di affrontare,
«in un dialogo corretto, il tema della promozione commerciale, di
Le accuse
della Uiltucs
ai vertici societari
una politica dei prezzi che attragga sempre maggiore utenza, di
tutti quegli interventi strutturali
per il miglioramento del punto
vendita di Vibo, nonché di un clima
lavorativo che avrebbe dato serenità ai dipendenti ed alle loro famiglie. Così come - specifica ancora la
Barbuto nella nota stampa - non
avremmo voluto vedere per l'ennesima volta il solito film in cui l'azienda ci preannuncia le difficoltà
congiunturali per la mancata ripresa del punto vendita, poi l'impossibilità a mantenere gli impegni assunti e poi il licenziamento
dei lavoratori. Non suonare un
campanello di allarme, chiudere
gli occhi e far finta che tutto vada
bene, non è il comportamento che
siamo abituati a tenere ed è per
questo che siamo stati vigili, in tutte le sedi possibili, sulla salvaguardia dei diritti del personale e del
Rosaria Iennarella
mantenimento dell'occupazione,
che è poi quel che più interessa ai
lavoratori stessi».
E così, le «preoccupazioni»
dell’organizzazione
sindacale
«erano così fondate che oggi, il supermercato, su disposizione del
Dipartimento di Prevenzione del'Asp di Vibo Valentia, è stato chiuso». Il 4 agosto del 2011, a seguito
di verifica da parte dello stesso dipartimento, erano stati prescritti
gli interventi da effettuarsi per la
conformità dei locali dal punto di
vista igienico-sanitario strutturale e documentale ma «da quella data nessun intervento è stato realizzato con la conseguente determinazione dell'Ufficio dell'Asp di
chiudere prescrivendo nell'immediato l'interruzione dell'attività».
A questo punto la Uiltucs si dice
scettica sulla riapertura del supermercato dichiarando che, di questa decisione, «ne saranno responsabili i titolari dell'azienda e tutti
quei soggetti che, a vario titolo, si
sono prodigati ad affermare che
tutto stava procedendo secondo le
regole senza accorgersi che gli stava precipitando il tetto addosso».
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
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i dubbi del viminale
Roma: che succede a Reggio?
’Ndrangheta e Multiservizi, chiesta relazione al prefetto. Ma lui smentisce
tamento politico diverso ma vigilerà a tutti i livelli per ridanon meno pregnante. Il Parti- re ruolo e dignità alla città e riPotrebbe essere un punto di to democratico, infatti, ha pre- portare la fiducia nei cittadisvolta la notizia rimbalzata ie- sentato un’interrogazione par- ni». Ma un’altra smentita è arri sulle agenzie nazionali di lamentare con la quale vista la rivata in tarda serata dal constampa: il Ministero dell’Inter- gravità della situazione che si sigliere comunale Pdl, Beniano avrebbe chiesto al prefetto sta vivendo dalle parti di pa- mino Scarfone, il quale ha boldi Reggio Calabria, Luigi Var- lazzo San Giorgio, si richiede lato la notizia della paventata
ratta, di redigere una nota con una commissione d’accesso e iniziativa del Ministero come
la quale descrivere in modo successivo scioglimento del ci- «priva di fondamento». «In
analitico la situazione esisten- vico consesso reggino. L’inter- merito all’iniziativa annunciate all’interno del Comune di rogazione porta la firma di tre ta dall’onorevole Lo Moro riReggio Calabria, alla luce dei parlamentari calabresi, Franco teniamo sia corretto ricordare
recenti sviluppi investigativi ri- Laratta, Marco Minniti e Doris che il sistema delle società miguardanti una presunta infil- Lo Moro. Proprio quest’ultima ste è stato concepito dalla
trazione della ’ndrangheta nel- ha riferito che «lo scenario che Giunta Falcomatà. Suggeriala gestione di
si delinea in- mo quindi all’onorevole Lo
una società
torno al Co- Moro, nella sua esigenza di
Varratta a CO:
municipalizmune di Reg- chiarezza, di domandarsi co«Per
il
momento
zata, la Multigio Calabria è me mai le procedure di gara
servizi spa.
di
gravità che hanno determinato la scelnon sono a
La notizia
inaudita. Ci ta dei partner privati nelle soconoscenza
in sé sarebbe
siamo deter- cietà miste sia stata attuata dal
di nulla»
In arrivo
in grado di
minati a chie- Sindaco f. f. Naccari Carlizzi a l’immaginazione. Si era delii commissari?
anticipare
dere l’inter- pochi giorni dalle elezioni am- neato un quadro assai difficile
Il Ministero
qualcosa di gravissimo e cla- vento del Ministro dell’Inter- ministrative del 2002».
con un disavanzo pari a 170
avrebbe
La situazione, insomma, milioni di euro. E se è vero che
moroso, ovvero la possibilità no con un atto di sindacato
chiesto una
di una commissione d’accesso ispettivo, già depositato ed in s’infiamma sempre più e pare la successiva relazione degli
nota con la
per l’ente guidato da Demetrio corso di pubblicazione. Espli- diventare assai complessa per 007 della Procura parlava di
quale
Arena. Ma nella stessa serata citeremo le ragioni per cui in- il sindaco Demy Arena, che, “buco di bilancio” di circa 80
descrivere la
di ieri, è stato il prefetto Varrat- vochiamo l’applicazione del- eletto solo pochi mesi fa, si ri- milioni di euro, i conti dell’amsituazione
ta, contattato telefonicamente l'art. 143 D.Lgs. 267/2000 in trova con un fardello pesantis- ministrazione comunale regall’interno del
da Calabria Ora, a smentire un’apposita conferenza stam- simo ereditato dall’attuale go- gina rimangono assolutamenComune di
categoricamente di aver rice- pa». Di tenore esattamente vernatore della Calabria, Giu- te drammatici. Arena le sta
Reggio.
vuto una simile richiesta da uguale le parole che arrivano seppe Scopeltentando tutNotizia però
parte del Viminale: «Non ne da Italia dei Valori, con il depu- liti. Perché se
te, lui che è un
Intanto
smentita dal
so assolutamente nulla. Per il tato Ignazio Messina: «Il mix davvero il mitecnico, per
La Napoli e il
momento, almeno, non mi è di disastro economico e di di- nistero delrisanare un Prefetto: «Per
il momento
giunta alcuna richiesta in tal sastro morale che affligge il l’Interno ha
Comune che Pd chiedono
non mi è
senso», si è limitato a dire il Comune di Reggio Calabria in- avviato
lo dicono gli
lo
scioglimento
giunta
massimo rappresentate del dica che la via d'uscita non è un’iniziativa
stessi ispettodel
Consiglio
nessuna
Governo.
ri della procupiù politica. Diventa indispen- simile, chierichiesta»
È giallo, dunque, su questa sabile ed indifferibile inviare dendo lumi al
ra - presenta
richiesta di informazioni parti- una commissione di accesso prefetto Varratta circa le pre- parametri che caratterizzano
ta da Roma e destinata al pre- per verificare il grado di infil- sunte infiltrazioni all’interno un ente in dissesto. Oggi, però,
fetto di Reggio. Sta di fatto che trazione della ’ndrangheta nel della Multiservizi, lo spettro di l’azione del sindaco potrebbe
le voci si rincorrono in modo tessuto connettivo dell’ammi- una commissione d’accesso non bastare più perché il temsempre più insistente e pare nistrazione comunale. Al fine non è più così peregrino come po stringe e il “fantasma” del
davvero che da Roma più di di individuare responsabilità e si vorrebbe far credere. Del re- commissariamento inizia ad
qualcuno voglia capire cosa responsabili di questo disastro sto la relazione degli ispettori aleggiare con sempre maggiostia realmente accadendo nel che affonda ancora una volta la del ministero dell’Economia re concretezza.
capoluogo dello Stretto. Ma città e la sua onorabilità. Idv non lasciava molto spazio alConsolato Minniti
non sarebbe solo il Ministero
ad essere interessato alla situazione reggina. Nella giornata
di ieri sono state ben due le richieste ufficiali di una commissione d’accesso all’interno
ciente, da sola, a salvare la baracca.
di palazzo San Giorgio.
Una mera politica di contenimento non paLa prima è della parlamenre più sufficiente a tappare le falle che, giortare di Fli, Angela Napoli, che
no dopo giorno, continuano ad aprirsi nelle
ha presentato una lunghissicasse comunali. Enel e Sorical sono altri due
ma interpellanza al presidente
tasti molto dolenti. Alla società di fornitura
del consiglio dei ministri, Madell’energia elettrica il Comune deve circa 11
rio Monti, ed ai ministri delNon c’è giorno, ormai, senza che i creditori milioni di euro e sta discutendo su un possil’Interno, della Giustizia e delbussino alle porte della casa comunale. Im- bile piano di rientro. Con Sorical, fallita la
l’Economia e delle finanze, con
prenditori del comparto edile, professionisti, mediazione della Regione, l’esposizione è vila quale, sulla base di una corsocietà pretendono le proprie spettanze e, cina ai 19 milioni ed anche in questo caso,
posa elencazione di fatti (tra
esasperati, hanno dato vita alle forme più l’unica via d’uscita è il piano di rientro.
cui anche la notizia pubblicata
Altra emorragia che non conosce cura è
spettacolari di pignoramento.
ieri da CO circa il debito da 2,5
Si va dal pignoramento mobiliare che vole- quella relativa ai costi di gestione delle sociemilioni di euro che il Comune
va portar via al primo cittadino mobili e og- tà miste lievitati oltre ogni misura. La sola
ha con “AirMalta”), chiede «se
getti preziosi di palazzo, al pignoramento sul- Leonia, che gestisce la raccolta dei rifiuti urconsiderato quanto esposto
lo storico albergo Miramare fino a quello ope- bani, ha maturato un credito da 17 milioni di
dall’interpellante che evideneuro ed ha anche promosso
rato sulle quote pubbliche
zia la gravità e la drammaticiun decreto ingiuntivo nel
della Reges, società mista che
Solo con la
tà nelle quali versa il Comune
quale comprende interessi
gestisce il contenzioso tribuSorical
di Reggio Calabria, non ritenmoratori per 436mila euro. E
tario del Comune. A prescingano opportuno ed urgente
l’elencazione è solo parziale.
l’esposizione
dere dall’esito giuridico delle
autorizzare l’invio di una ComUna situazione da profonprocedure avviate è chiaro il
è vicina ai 19
Il sindaco di
missione d’accesso presso l’endo rosso che deve fare i conti
REGGIO CALABRIA Lo stato di allerta clima che si respira a Reggio:
milioni di euro
Reggio sulle casse del Comune rimane altissimo. Do- il tappo è saltato e servono
te per accertare la sussistenza
anche con il disavanzo accerCalabria po le pesanti relazioni arrivate dal Ministero provvedimenti urgenti. Né
per lo scioglimento del suo
tato dal Ministero che arriva
Demetrio dell’Interno e dalla Procura della Repubblica, pare possibile che la dismissione del patri- all’esorbitante cifra di 169milioni 50mila e
consiglio comunale». Ma, alla
Arena
parlamentare, si aggiunge ananche a livello nazionale è cresciuta l’attenzio- monio edilizio che sta portando denari fre- 295 euro.
che un’altra iniziativa di orienr.rc.
ne per quanto succede in riva allo Stretto. schi a palazzo San Giorgio possa essere suffiREGGIO CALABRIA
Casse da “profondo rosso”
tra debiti e pignoramenti
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PALMI (RC)
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Macabra intimidazione
Sgozzate diciotto capre
Sono 18 i corpi delle capre che
Francesco Paiano ha trovato sgozzate nel suo ovile di Oppido Mamertina. Diciotto corpi straziati che
il pastore, pregiudicato per reati legati alle armi e al patrimonio, ha
trovato al suo arrivo, ieri mattina,
nella piccola stalla in cui aveva rinchiuso, come tutte le sere, il suo
piccolo gregge.
Ed è stato lo stesso pastore, una
volta scoperta la “strage” degli ovini, a denunciare l’accaduto ai carabinieri del piccolo centro aspromontano a cui ha riferito di non
avere problemi con nessuno, cadendo dalle nuvole sui possibiE’ stato lo stesso
li moventi alla
pastore a
base di quella
che potrebbe esdenunciare
sere una vera e
l’accaduto
propria intimiIgnoti i motivi
dazione.
E d’altronde
gli atti di violenza sulla “roba” non
sono una novità per questo pezzo
di sud. Siano piante di ulivi da tagliare dalle radici – come successo
a Luigi Chiappatone e Giuseppe
Luppino, rispettivamente sindaco
e ed ex sindaco di Sinopoli, a cui
ignoti malviventi hanno distrutti
interi ettari di uliveto – o da bruciare, innaffiandoli di benzina – come va di Libera Valle del Marro, che
successo, storia di un paio di mesi hanno visto andare in fumo centiaddietro, ai ragazzi della cooperati- naia di piante pregiate nella frazio-
le terre ed animali, per fare giungere i messaggi desiderati. Messaggi
che non necessariamente arrivano
dal fronte del crimine organizzato
ma che spesso vengono fuori da
una tradizione distorta del “rispetto” legato ad un mondo, quello
contadino, ingiallito nel tempo e
marginalizzato economicamente
da settori più redditizi ma che rappresenta ancora, soprattutto nei
piccoli centri montani dove più radicate sono le tradizioni agricole,
una parte importante della vita delle comunità del comprensorio.
Un episodio forse minore quello
della mattanza delle incolpevoli caprette, e che riporta indietro di
mezzo secolo, quando la terra – e tutto
Dalle pecore agli
quello ad essa colleulivi distrutti o
gato – rappresentava tutto. Da Corrado
bruciati: sono
Alvaro a Mimmo
tanti i messaggi
Gangemi passando
inquietanti
per gli scritti di Saverio Strati e di Antonio Delfino, sono tanti gli autori
che hanno affrontato le dinamiche
di una realtà contadina capace di
incredibili scatti di umanità disinteressata e di tremende nefandezze, scaturite magari da uno sguardo di troppo o da un saluto mancato, per una quotidianità che, evidentemente, non rimane chiusa tra
senta un modus operandi piuttosto le pagine della letteratura calabrecomune. Una tradizione triste se d’eccellenza.
quella di colpire in modo trasversavimp
Oppido Mamertina, trovate nell’ovile dal pastore
ne di Castellace della stessa Oppido – quello di colpire sulle proprietà legate al mondo agricolo rappre-
Confermato il dissequestro dei beni
Us Catanzaro, la Cassazione ha bocciato il ricorso della Procura
CATANZARO Resta confermato quanto disposto dal Tri- same aveva accolto le istanze difensive degli avvocati Armanbunale della libertà di Catanzaro che aveva annullato il prov- do Veneto,Giuseppe Fonte, Annalisa Pisano e Antonella Cavedimento di sequestro preventivo dei beni nei confronti del nino. Nell’impianto accusatorio riportato nell’avviso di conconsiglio di amministrazione della società Us Catanzaro 1929. clusione delle indagini del Nucleo di polizia tributaria, partiLa Cassazione ha bocciato il ricorso proposto dalla Procu- te da una verifica fiscale relativa agli anni 2006 e 2007, si
ra che voleva fossero messi i sigilli sui circa
parla di un’indebita percezione di circa 3 misette milioni di euro appartenenti ai soci che
lioni e mezzo di euro erogati dalla Lega Calcio
I beni
a vario titolo hanno avuto un ruolo nella Us
e di circa 500mila euro erogati dalla Provinappartenevano
Catanzaro Spa fallita il 15 giugno del 2007. I
cia e dal Comune di Catanzaro.
nomi sono quelli di Claudio Parente, 60 anni,
La truffa, sempre secondo l’accusa, sarebbe
ai soci della Us
stata attuata con la presentazione di un bilandi Catanzaro, attuale consigliere della RegioCatanzaro
cio florido e meritevole di finanziamenti pubne Calabria, degli imprenditori Massimo Pogfallita nel 2007
gi, 60 anni, di Catanzaro e Bernardo Colao,
blici, ma in realtà insussistente, con l’acquisi53 anni, di Simeri Crichi, del commercialista
zione di somme indebitamente percepite e
Giuseppe Ierace, 50 anni, di Locri, del “traghettatore” del- con il trasferimento illecito delle stesse ai soci.
l’epoca Domenico Cavallaro, 50 anni, di Roma, e dell’avvocaIl sostituto procuratore Alberto Cianfarini, intanto ha deto Gerardo Carvelli, 63 anni, di Catanzaro.
positato nei giorni scorsi un’integrazione di documenti riI reati contestati agli indagati vanno dalla truffa aggravata guardanti i lavori di ristrutturazione che interessarono lo staper contributi pubblici ricevuti alla bancarotta fraudolenta dio “Nicola Ceravolo”.
Gabriella Passariello
patrimoniale per indebita restituzione di conferimenti. Il Rie-
“minotauro”
Disposta la trascrizione
delle intercettazioni
E’ stata disposta dal gip
Silvia Salvadori la trascrizione di centinaia di intercettazioni telefoniche e ambientali effettuate nel quadro dell’inchiesta Minotauro sul radicamento della ’ndrangheta a Torino. Gli indagati sono
149. A chiedere la trascrizione sono stati alcuni avvocati
perché, a loro avviso, bisogna ancora accertare in via
definitiva il contenuto delle
conversazioni: in alcuni casi
- a loro parere - le parole non
sono percepibili con chiarezza, in altri potrebbero sorgere dei dubbi legati all’uso del
dialetto calabrese da parte
dei personaggi coinvolti.
Gli esperti nominati dal
giudice dovranno completare il lavoro entro 90 giorni.
“Minotauro” era sfociata, lo
scorso giugno, in una serie
di arresti e, tra le altre cose,
aveva rivelato i tentativi delle cosche di condizionare la
vita politica torinese.Il procuratore di Torino Caselli
parlò di un «inquietante intreccio tra criminalità organizzata e politica». Incontri
al bar, telefonate. Da una
parte deputati, consiglieri regionali, funzionari pubblici,
dall’altra pluripregiudicati,
boss e capi di locale.
SANTA DOMENICA TALAO
SANTA DOMENICA TALAO (CS) A
Santa Domenica Talao, arriva dall’Olanda la
Gbl, conosciuta come la droga dello stupro.
Nella trappola dei finanzieri, è finito un ventiseienne disoccupato del posto che aveva ordinato tramite internet una fornitura di Gbl.
Gli uomini delle Fiamme gialle di Cosenza,
Nucleo di polizia tributaria sezione mobile,
travestiti da corrieri hanno tratto in arresto in
flagranza di reato con l’accusa di spaccio di sostanza stupefacente, Vincenzo La Greca, 26
anni di Santa Domenica Talao.
L’arresto del ventiseienne è avvenuto intorno alle 17 di ieri pomeriggio nella cittadina
situata ai piedi del Parco Nazionale del Pollino. Una comunicazione “intercettata” dagli
investigatori che hanno organizzato una trappola all’uomo. Hanno così preparato una consegna controllata. Gli uomini delle Fiamme
gialle, fingendosi addetti di una ditta di spedizioni, si sono presentati nell’abitazione del
26enne. Dopo aver avuto la conferma che
avrebbe fruttato un introito non indifferente,
per gli spacciatori. Il ventiseienne è dunque finito nei guai. Gli inquirenti, che stanno cercando di scoprire eventuali complici, cercano
di approfondire l’arrivo sul mercato cosentino ed in particolar modo dell’Alto tirreno, di
ti, commissionati da La Greca, erano contenu- una sostanza così pericolosa, che arriva dalti due flaconi di mezzo chilo l’uno, con all’in- l’Olanda, e che nonostante sia un prodotto interno la Gbl, che ufficialmente è un solvente dustriale, nella tabella degli stupefacenti, vieindustriale. In realtà è la nuova droga che sta ne considerata al pari della cocaina.
Bastano pochissimo e il Glb ha la capacità
invadendo anche la nostra provincia e che è
già stata ribattezzata la “droga dello stupro”, di cancellare qualsiasi freno e far dimenticaprendendo il posto del Ghb, un anestetico per re in fretta a chi lo assume quanto ha vissuto
cavalli che fino a qualche mese fa era in voga durante le ore di effetto della droga. Vincenzo La Greca, difeso dall’avtra i giovanissimi.
vocato Arturo Valente del
Le indagini sono state conFinisce in
di Paola, dopo le formadotte dai finanzieri di Cosenza
manette il 26enne foro
lità di rito è stato quindi acdel Nucleo di Polizia Tributacompagnato in carcere a
ria Sezione Mobile, sulla base
La Greca. La
a disposizione dell’Audegli indizi emersi durante i
droga arrivava Paola
torità Giudiziaria.
mesi scorsi. La droga dello studall’Olanda
Eugenio Orrico
pro se immessa sul mercato
Ordina sul web la “droga dello stupro”
Ma i corrieri sono le Fiamme gialle
quella droga era stata proprio ordinata dal
26enne, i militari si sono qualificati e hanno
arrestato l’uomo. All’interno dei due pacchet-
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«Tangenti ai Tegano per lavorare»
Agathos, le motivazioni della sentenza. Confermato il ruolo del sindacalista
REGGIO CALABRIA
«Se i Dimo intendevano lavorare
a Reggio Calabria non potevano che
aderire alle esose tangenti ed alle
pretese gestionali ed organizzative
avanzate dalla cosca, in caso contrario, non sarebbe rimasto loro che
abbandonare il campo». Sono motivazioni durissime quelle che il gup
Silvana Grasso scrive all’interno
delle oltre 500 pagine della sentenza “Agathos”, che ha visto condanne per 147 anni di carcere ai capi e
gregari della cosca Tegano.
Con tale inchiesta, il sostituto
procuratore Giuseppe Lombardo
ha indagato sulle infiltrazioni che la
consorteria mafiosa di Archi operò
all’interno della “New Labor”, la ditta che si occupava delle pulizie all’interno della platea lavaggio della
stazione centrale di Reggio Calabria. Il procedimento ha visto alla
sbarra anche il sindacalista della
Uil, Antonino Barillà a testimonianza della pervasività della consorteria mafiosa.
«L’impari rapporto di forze –
scrive il gup – che vedeva i Tegano
in posizione dominante con la dimostrata capacità di annientare le
Il boss Giovanni Tegano condannato a 20 anni di carcere nel processo Agathos
possibilità di scelta della società fino al punto di costringerla ad accordarsi alle loro condizioni, e, sul
fronte opposto, la corrispondente
condizione di soggezione dei quadri dirigenti della “New Labor” che,
nonostante le attitudini negoziatore e dilatorie di Antonio Dimo, che,
ora in modo scherzoso ed apparentemente amichevole ora accampando scusanti economiche e difficoltà
tecniche, cercava spazi di manovra,
venendo volta per volta, riportato
all’ordine, costituiscono punti fermi dell’indagine sui quali non esistono margini d’incertezza».
Ma il gup va oltre e rilancia: «Altrettanto significativo della condizione di inferiorità della società è
l’importo spropositato della tangente mensile pretesa dai Tegano e
ottenuta, nonostante le notevoli dif-
la decisone del riesame
Reggio Nord, resta in carcere
l’imprenditore Rappoccio
REGGIO CALABRIA Resta in carcere della “vecchia guardia” a non essere stato anl’imprenditore Pasquale Rappoccio. Lo ha cora catturato.
Uno degli elementi maggiormente intedeciso il tribunale del Riesame che ha rigettato il ricorso presentato dal difensore di ressanti di tutta l’operazione è stato sicuraRappoccio, l’avvocato Emanuele Genovese. mente l’affare riguardante il “Limoneto” e
Il 55enne era stato tratto in arresto nell’otto- che ha visto protagonista Pasquale Rappocbre scorso nell’ambito dell’operazione “Reg- cio. Secondo quanto emerso dalle investigagio Nord” con l’accusa di aver permesso l’ac- zioni, l’imprenditore avrebbe svolto un ruoquisizione del noto locale reggino “Limone- lo chiave per l’acquisizione, da parte di Doto” a soggetti prestanome della cosca Condel- menico Condello, del villaggio discoteca tra
i più noti della “movida” reglo. Come si ricorderà, con
l’indagine “Reggio Nord”, i
Avrebbe svolto un gina. “Dominus” di questa
operazione finanziaria sarebcarabinieri del comando
ruolo chiave per be
stato Bruno Tegano, sogprovinciale di Reggio Calagetto al quale veniva fatto ribria hanno stretto le manetl’acquisizione di
dai prestanome
te ai polsi di undici persone
un locale da parte ferimento
del locale e cioè Gaetano Belaccusate, a vario titolo, di
dei
Condello
fiore, Robertino Morgante
associazione a delinquere di
(soci della Katà sas) e Fabio
tipo mafioso e intestazione
fittizia di beni aggravata dall’aver favorito Pasqualino Scopelliti (altro socio di fatto,
seppur non figurante nell’assetto societario).
una consorteria mafiosa.
Nel corso delle medesime operazioni sono Da una lettera estorsiva indirizzata al locale
stati anche posti i sigilli a beni per un valore “Limoneto” è scaturita tutta l’attività sussedi circa 9 milioni di euro. Per i magistrati che guente che ha portato anche all’affermaziofirmarono il fermo, i sostituti Giuseppe Lom- ne della responsabilità penale per gli altri
bardo e Valeria Sottosanti, le persone arre- soggetti indagati e tratti in arresto.
Nei giorni scorsi, dunque, l’istanza di scarstate farebbero parte delle cosche Condello,
Tegano, Libri, Garonfolo e Zito-Bertuca, ope- cerazione presentata dall’avvocato Genoveranti nella periferia nord della città dello se che non ha trovato, però, accoglimento da
Stretto. Alcuni di essi avrebbero anche aiu- parte del Riesame il quale ha disposto che
tato Domenico Condello, alias “Micu u pac- Rappoccio resti in carcere perché sussistono
ciu” a sottrarsi alla morsa della giustizia. le esigenze di custodia cautelare.
cons.min.
Questi, infatti, risulta oggi l’unico latitante
Chiesto
il dissequestro
della discarica
di Catanzaro
I legali della Enertech, la società che
gestisce la discarica di Catanzaro, hanno chiesto al tribunale della libertà il
dissequestro dell’impianto. La discarica di Catanzaro era stata sequestrata
nell’ottobre scorso nell’ambito di una
inchiesta della Procura su presunte violazioni delle norme ambientali nella gestione dell’impianto. Nel corso del-
ficoltà incontrate mensilmente dal- con tanto di assunzioni e licenzial’azienda per recuperare una tale li- menti, ma anche cassa integrazione
quidità, al solo scopo di essere auto- «il cui elenco – scrive il gup – pririzzata a rimanere a Reggio Cala- ma di essere inoltrato alle sedi competenti, era stato sottoposto all’apbria».
Per quanto concerne poi la posi- provazione di Michele Crudo (gezione del sindacalista Barillà, il gup nero del boss Giovanni Tegano,
Grasso ritiene che gli elementi sia- ndr)».
Ma la situazione non era nuova
no assolutamente inequivocabili:
«Il reale tenore dei dialoghi esplici- ed il giudice lo spiega immediatati intercettati fa giustizia di quanto mente dopo: «Si era riprospettato
accaduto concretamente e della na- con maggiore vivezza e puntualità
ricostruttiva
un
tura dei rapporti
quadro sostanzialintrattenuti
dai
La New Labor
mente già per alcuni
soggetti coinvolti
era in mano
aspetti delineatosi
nella vicenda. È lo
nel 2004, sulla base
stesso Barillà a foralla cosca
delle denunce del
nire la prova della
per
la
gestione
dirigente di Trenitasua colpevolezza
del
personale
lia, Sandro Bigianti,
dimostrando il proche aveva riferito di
prio ossessivo, continuo e tracotante tallonamento di infiltrazioni mafiose nella “platea
Dimo che sbeffeggiava continua- lavaggio”, e dalle dichiarazioni dei
mente per i suoi silenzi e ritardi sia collaboratori di giustizia Giovanbatmediante gli sms a lui diretti che at- tista Fracapane e Vittorio Giuseptraverso chiamate telefoniche al fra- pe Fregona».
Insomma, pagine che confermatello ed ai collaboratori». Ma nelle
pagine della sentenza c’è anche spa- no in pieno la tesi accusatoria e che
zio per certificare come la cosca Te- dimostrano il controllo totale della
gano avesse un’influenza anche nel- platea lavaggio delle ferrovie.
la gestione della “New Labor”, atCONSOLATO MINNITI
traverso la gestione del personale,
[email protected]
lamezia terme
Nascondeva in casa una bomba
da tre chili, arrestato 48enne
LAMEZIA TERME Nascondeva in salotto una bomba rudimentale di circa tre chili, ma è stato scoperto ed arrestato dai carabinieri a Lamezia Terme con l’accusa di detenzione illegale di ordigno esplosivo e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. Un’accusa, quest’ultima, dovuta al fatto che, sotto una zolla di terra del giardino
adiacente la sua abitazione, i militari hanno
rinvenuto anche un involucro in cellophane
contenente ventidue grammi di hashish. Così è finito in manette Giovanni Giampà, 48
anni, nella cui casa, nascosto tra un divano ed
un mobile della cucina, c’era un ordigno rudimentale composto da una bottiglia in vetro
di colore verde, avvolta in foglio di alluminio
e munita di miccia a lenta combustione. L’ordigno rudimentale, del peso lordo di 2,8 chili, conteneva una miscela di polvere pirica,
parte della quale è stata repertata, mentre la
rimanente parte è stata distrutta grazie all’intervento degli artificieri. La bomba rudimentale, secondo quanto riferito dagli inquirenti,
era di medio/alto potenziale ed avrebbe potuto provocare ingenti danni se posizionata e
fatta esplodere nei pressi di un edificio o sotto un veicolo.
Il ritrovamento dell’ordigno fatto in casa,
avviene a poche ore dal fallito agguato al trentaduenne G.M. contro cui due persone a bordo di una moto sabato pomeriggio hanno
esploso alcuni colpi di pistola calibro 7.65 di
cui due lo hanno raggiunto alla spalla ed al
l’udienza davanti ai giudici del riesame, il sostituto procuratore Carlo Villani ha chiesto che venga rigettata la richiesta dei legali della Enertech ed ha
depositato la relazione di un perito nella quale sono illustrate le presunte violazioni commesse. In particolare la
Procura sostiene che il percolato prodotto dalla discarica veniva scaricato
Giovanni Giampà e l’ordigno trovato in casa
braccio sinistri. In queste settimane, poi, ci
sono stati anche alcuni “avvertimenti” ad attività commerciali che hanno fatto sì che si intensificassero i controlli sul territorio da parte delle forze dell’ordine con l’incremento di
posti di blocco e perquisizioni domiciliari e
veicolari. Da qui l’ausilio anche di elicotteri
dell’Arma e del personale del Gruppo operativo Calabria e del Reparto operativo di Catanzaro. E’ stato proprio nel corso di una perquisizione che i carabinieri di Lamezia, collaborati dagli artificieri antisabotaggio del Reparto operativo di Catanzaro, hanno rinvenuto l’ordigno rudimentale e la droga.
Saveria Maria Gigliotti
nel fiume Alli per poi finire a mare. Al
termine dell’udienza i giudici del tribunale della libertà si sono riservati di decidere sulla richiesta di dissequestro.
Nei giorni scorsi l’inchiesta ha portato
all’arresto dei vertici della Enertech per
i reati di associazione per delinquere,
evasione fiscale e violazione delle norme ambientali. Intanto è attesa per
prossimi giorni la decisione del giudice per le indagini preliminari, Abigail
Mellace, sulla richiesta di interdizione
dai pubblici uffici per l’ex Commissario
per l’emergenza ambientale e due dirigenti dello stesso Ufficio. Lunedì la Procura ha chiesto per Melandri la revoca
della richiesta di interdizione a seguito
delle sue dimissioni dall'incarico.
21
MERCOLEDÌ 23 novembre 2011
calabria
ora
R E G G I O
Il tracotante
tallonamento
del sindacalista
“Agathos”, nelle motivazioni del gup
le pressioni di Barillà alla “New Labor”
Un «ossessivo, continuo e
tracotante» tallonamento.
Questa è la prova della colpevolezza del sindacalista della
Uil Antonino Barillà, che seguiva in maniera asfissiante
il presidente della New Labor
Antonio Dimo, al quale chiedeva le mazzette.
E’ il quadro che di lui traccia il gup Silvana Grasso,
contenuto nelle motivazioni
della sentenza Agathos in cui
si ripercorre il suo operato,
come emerso dalle indagini
che lo hanno riguardato. Barillà viene dichiarato vicino
alla cosca Tegano. Le richieste di mazzette arrivavano ad
Antonio Dimo e a suo fratello Gianfranco, oppure ai loro
collaboratori, con una forte
pressione. Quando gli interessati si negavano, Barillà
saliva su tutte le furie minacciando di denunciare l’azienda all’Asp per irregolarità
nelle attività di pulizia dei
convogli ferroviari che avevano in appalto. Nelle telefonate ai collaboratori, quando
i risentimenti
di antonino
Imponeva
immediate risposte
e appuntamenti in
mancanza dei quali
faceva capire che
li avrebbe
messi in riga
Antonio Dimo si negava, Barillà «non mancava di esternare il proprio risentimento
dileggiandolo senza remore,
accusandolo di nascondersi e
imponendo immediate risposte e appuntamenti in
mancanza dei quali faceva
presente che avrebbe saputo
come metterlo in riga» scrive
il giudice che aggiunge «non
erano certo i problemi lavorativi che determinavano la
sua acredine, ma esclusivamente l’interesse personale
alla riscossione degli extra
Il sindacalista Antonino Barillà. Sopra: il pm Lombardo
pretesi». Il gup descrive placidamente che «dopo le consegne delle tangenti inizialmente fatte giungere a Reggio Calabria», gli appunta-
menti sviluppati a Roma
hanno consentito di ricostruire le «sofferte consegne
effettuate dai Dimo». Vista
l’insistenza del sindacalista,
Dimo “asfissiato” da Siciliano
Ecco lo scenario inquietante in cui si muoveva la vittima del clan
Per Antonio Dimo i Tegano
erano ormai diventati un’ossessione.
Il gup Silvana Grasso non
concede sconti nelle motivazioni della sentenza “Agathos” e traccia con particolare durezza il quadro che
emerge dagli atti processuali,
circa le pressioni che la cosca
faceva nei confronti dell’imprenditore della “New Labor”.
«Lo scenario descritto dalle continue telefonate, richieste di appuntamenti, visite a
Roma e Milano – scrive il gup
– è impressionante e non deve fuorviare l’atteggiamento
discorsivo, talvolta disteso e,
persino, scherzoso di alcuni
contatti. Era Dimo a cercare
di stemperare i toni e tentare
di dialogare per poter prendere margini di tempo per organizzare le proprie cose. Gli
emissari della cosca, al contrario, non perdevano mai il
controllo dell’imprenditore,
non appena si avvicinava la
successiva scadenza stringevano nuovamente il morso
senza dargli alcuna possibilità di sfuggire alle loro pretese,
rammentandogli volta per
volta con chi aveva a che fare
Giancarlo Siciliano durante il suo arresto
ed il potere esercitato all’interno dell’impianto, tempestandolo di chiamate e comunicazioni che non gli lasciavano respiro».
C’è poi un passaggio particolare che fa comprendere
l’atteggiamento dell’imprenditore: «Anche quando Dimo
non rispondeva – scrive la
Grasso – era ben conscio della provenienza delle chiamate rilevate attraverso il telefonino, sapeva che Siciliano era
pronto a prendere l’aereo per
qualsiasi destinazione pur di
raggiungerlo e sapeva che alle sue spalle vi era chi lo indirizzava ed era pronto a far saltare gli equilibri precari dell’azienda reggina sol che avesse supposto un suo tentativo
di sottrarsi al pagamento. Dimo, quindi, era costantemente sotto pressione, poteva beneficiare solo di brevissime
pause ottenute grazie ai pagamenti dopo le quali ripren-
devano costanti, opprimenti,
soffocanti le pretesi di incontri aventi finalità di riscuotere nuovi ratei, tant’è che l’imprenditore, dopo ritardi nel
rispondere e silenzi vari, finiva con l’esplicitare le proprie
difficoltà spesso note agli
stessi suoi aguzzini che, pur
tuttavia, non gli davano tregua egualmente per evitare
che si allentasse la tensione,
chiedendogli continuamente
notizie e abboccamenti».
Secondo la Grasso, dunque, vi era un vero e proprio
«stato di prostrazione dei Dimo per le continue sollecitazioni esercitate dai vertici della cosca Tegano, che l’imprenditore provvedeva a soddisfare solo parzialmente con
fondi conosciuti dalla moglie,
integrandoli spesso con altre
risorse da lui personalmente
recuperare con le quali completava l’importo complessivamente dovuto, comprendente anche vari extra cui
non si poteva sottrarre e vi
appariva evidente anche lo
scoraggiamento della moglie
che sentiva di non lavorare
per sé, ma per “loro”» ovvero
la cosca Tegano.
c. m.
che si presentava all’aeroporto di Fiumicino o alla stazione ferroviaria di Roma Termini pretendendo quanto
chiedeva, facevano di tutto
per racimolare il denaro. Se
le consegne andavano a vuoto, come è accaduto, Barillà
partiva subito con le minacce
e talvolta ha anche dato dimostrazione della sua spietatezza facendo pubblicare su
alcuni siti internet e giornali
un suo intervento contro la
New Labor. Episodio che ha
poi usato come minaccia,
quando Dimo non gli ha risposto al telefono “Ma domani mi chiami o ti devo.. scrivere un’altra lettera” e ancora “Si cacci questo vizio con
me perché lo purgo… Se mi
chiama entro stasera mi
chiama domani mattina tutte quelle cose che riguardavano la sicurezza evidentemente scrivo all’Asl.. no?”. A
qualche messaggio Barillà allega i saluti di Davide, identificato in Davide Polimeni
della cosca Tegano. Lo stato
di pressione psicologica era
talmente condizionante che
Antonio Dimo si mostra agitato, in alcune intercettazioni, mentre telefona al suo dipendente per accertarsi che
avesse effettivamente incontrato il sindacalista per la
consegna del pacco. E’ molto
indicativo che il sindacalista
si rivolga con il “tu” al presidente della New Labor, suo
datore di lavoro, mentre questi gli si rivolge dandogli del
“lei”. La conferma di «quanto asfissiante lo ritenesse e
come fosse timoroso di parlargli» scrive il giudice. La
sua valutazione è chiara:
«Barillà ha sostenuto che i
suoi rapporti con i Dimo erano di carattere esclusivamente sindacale e sindacali le sue
pretese, ma il tenore obiettivo dei dialoghi di cui ha cercato di offrire una interpretazione benevola, non può
essere superato dalle sue
proteste d’innocenza».
ANNALIA INCORONATO
[email protected]
il retroscena
Così gestivano la latitanza
del boss Giovanni Tegano
Dalla sentenza “Agathos” emerge anche con
forza come gli associati alla cosca avessero fatto di
tutto per far rimanere latitante il boss Giovanni Tegano che era l’unico vero
punto di riferimento e decisionale. Questa latitanza,
secondo il gup, era necessaria sia per la «stessa sopravvivenza» della consorteria che per «ragioni di
prestigio interno ed esterno che contribuivano a
mantenerne viva e attuale
la reputazione di potenza e
d’invincibilità con il conseguente rafforzamento del
vincolo degli associati e
della capacità d’intimidazione, sia, soprattutto per
consentire loro di continuare a svolgere la funzione catalizzatrice ed unificante del gruppo loro propria». Soprattutto in considerazione del fatto che
Pasquale Tegano, fratello
di Giovanni, era stato già
catturato e che «il mantenimento libero di quest’ultimo in conseguenza di ciò
risultava maggiormente
necessario». Secondo il
gup «non è certo possibile
sostenere, come si è cercato di fare, che quella svolta
in favore di Giovanni Tegano sia stata una mera assistenza di carattere familiare al latitante determinata
da ragioni esclusivamente
umanitarie, posto il carattere quasi militare dell’organizzazione predispota a
sua tutela che escludeva,
salvi i casi di necessità,
contatti diretti dei familiari, con delega di occuparsene a un terzo (Giancarlo Siciliano non ufficialmente
legato ai Tegano), tenuto
studiatamente in via ufficiale a distanza dalla famiglia del latitante, ma la cui
corretta esecuzione delle
disposizioni impartite era
oggetto di costante e puntuale controllo da parte dei
generi del latitante mediante appuntamenti occulti, spesso pure presidiati da osservatori che dovevano scongiurare la possibilità di controlli, predisposti attraverso quei medesimi canali mediati utilizzati
per le comunicazioni concernenti le estorsioni alla
“New Labor”».
c. m.
MERCOLEDÌ 23 novembre 2011 PAGINA 26
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Valanga di soldi dalle estorsioni
Santa Tecla, Alfano: il denaro finiva nella “bacinella” di Totonniello d’ì polli
Tra i tanti aspetti della vita criminale coriglianese raccontati dal pentito, Carmine Alfano, facenti parte
degli atti dell’operazione santa Tecla,
vi è anche quello legato agli “stipendi” che l’organizzazione aveva deciso
di corrispondere ai vari affiliati che si
trovano in carcere. Oggi ve ne proponiamo una parte . «Per come ho più
volte accennato tra i compiti di Maurizio Barilari vi era quello di sostenere coloro i quali erano detenuti. Dopo la recente uscita dal carcere di Antonio Bruno questi ha diramato l’ordine di non corrispondere più lo stipendio a coloro i quali erano liberi.
Che avrebbero tratto il proprio sostentamento delinquendo e comunque facendo confluire una parte dei
proventi alla cosiddetta bacinella tenuta per suo conto dal più volte nominato “totoniello d’ì polli”. Toton-
Leonardo Antonio Zangaro
detto “Totonniello d’ì polli”
niello dei polli è attualmente colui che
detiene ogni provento illecito della
cosca e quindi sia il ricavato dal nar- tresì se oltre allo stipendio alla persocotraffico, sia il ricavato dal pizzo. Ba- na di volta in volta nominata sia attririlari, per come ho già detto, è l’esat- buito anche danaro per far fronte altore del pizzo e ne trattiene una quo- le spese legali. Sono assolutamente
sicuro di quanto
ta pari al 20%; il resto
affermo in quanattraverso Eugenio
Il ricavato
to il becchino che
Morrone detto il barrimaneva per il
è nipote sia mio
biere lo dirotta presso
che di Barilari
Totonniello nella cosid20% a Barilari
aveva una sorta di
detta bacinella. Allorche
lo
estorceva
libro mastro ove
ché si tratta di pagare
alle
vittime
venivano annotagli stipendi dei detenuti gli stipendi così
ti il danaro segue il percorso inverso cioè Totonniello sem- come le entrate del pizzo e le uscite
pre attraverso il barbiere lo fa arriva- per il pagamento degli stipendi, inolre nelle mani di Barilari che lo desti- tre in più occasioni ho assistito a conna alle famiglie dei detenuti. Sono in segne di danaro da Morrone a Barigrado di riferire puntualmente colo- lari. In particolare , alla fine del mero i quali beneficiano dello stipendio se, Morrone veniva incaricato da Bamensile. Pertanto posso elencare rilari di prendere il danaro necessario
queste persone indicando il merito per il pagamento degli stipendi docriminale di ciascuno indicando al- podichè il danaro arrivava a Barilari
il quale faceva il giro per le consegne
degli stipendi medesimi. Io accompagnavo Barilari con la mia auto e
quindi potevo verificare l’erogazione
degli stipendi stessi. Passo a darvi
l’elencazione: Tonino Marrazzo ha la
quarta, gli vengono corrisposti ? 780
mensili più il danaro di volta in volta
necessario per il pagamento delle
spese legali; lo stesso vale per Pierino
Marinaro e lo stesso è valso per Antonio Bruno fintanto che è rimasto
detenuto; Damiano Pepe riceve lo stipendio in misura pari a ? 780, ha la
quarta e non riceve danaro per spese
legali. Lo stesso discorso vale per Pietro Longobucco che parimenti ha la
quarta; lo stesso discorso è valso per
Carmine Ginese anch’egli “titolare”
della quarta”. (1 Continua)
GIACINTO DE PASQUALE
[email protected]
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calabria
ora
C O R I G L I A N O
“Dust”, oggi la parola
alla Corte di Cassazione
Droga, in appello vennero condannati undici imputati
La parola agli ermellini. Spetterà alla
suprema Corte di Cassazione l’ultima
pronuncia sul maxiprocesso “Dust”, nato
dall’operazione che nel 1998 portò all'esecuzione di provvedimenti cautelari a carico di 33 persone, incastrate dagli inquirenti grazie alle rivelazioni fatte dai pentiti Antonio Cicciù, Rocco Covello e Salvatore Aloisio. Nella giornata di oggi sono
previste le discussioni delle parti alle quali seguirà il verdetto della suprema Corte,
che deciderà se confermare o meno la
sentenza di secondo grado emessa lo
scorso anno dalla Corte d’Appello di Catanzaro. In quella occasione i giudici avevano confermato in toto la sentenza di
primo grado per dieci imputati, rideterminato la pena per uno e disposto l’assoluzione per altri tre. Nello specifico, era
stato dichiarato di non doversi procedere per Mario Covello (in primo grado era
stato condannato a nove anni e otto mesi) mentre erano stati assolti, con la formula “per non aver commesso il fatto”
Damiano Mezzorotolo e Cataldo Crescente (entrambi avevano avuto la condanna
a sette anni in primo grado). Per il resto,
era stata rideterminata a cinque anni e
sei mesi (più 16mila euro di multa) la pena per il coriglianese Luigi Zampino (in
primo grado aveva avuto otto anni), mentre era stata confermata in toto la sentenza di primo grado per: Domenico Critelli
(21 anni); Giuseppe Caruso (10 anni e sei
mesi); Giuseppe Farao (20 anni e otto
mesi); Domenico Greco (7 anni); Fran-
cesco Greco (9 anni e 13mila euro di multa); Giorgio Greco (12 anni e 4 mesi); Cataldo Marincola (20 anni e 6 mesi); Giuseppe Marino (10 anni e 6 mesi); Silvio
Romano (5 anni e 6 mesi); Luigi Vasamì
(5 anni e 6 mesi). La Dda di Catanzaro
contestò agli imputati d'aver gestito, nel
periodo tra il 1988 e il 1996, un consistente traffico di stupefacenti nell'interesse
dei “locali” di 'ndrangheta di Cirò e Corigliano, già alleati nella guerra di mafia che
portò alla defenestrazione dell'allora boss
della Sibaritide, Giuseppe Cirillo. Un vorticoso giro di eroina e cocaina, secondo
l'accusa, che coinvolgeva Calabria, Germania e Colombia, sventato dagli uomi-
santa tecla
Malore in carcere
per Carmine Ginese
Malore in carcere per il
quarantaseienne coriglianese Carmine Ginese (foto)
imputato nella maxioperazione antimafia “Santa Tecla” e attualmente detenuto a L’Aquila dove, dal settembre 2010, si trova in regime di 41bis. Quasi una
sorta di “maledizione”
sembra ormai imperversare sull’operazione “Santa
Tecla”, che con il blitz portato a termine lo scorso anno, ha inferto un duro colpo al presunto “locale” di
Corigliano. Questo non è il
primo caso di malore in
carcere (nei mesi scorsi anche Mario Straface, detenuto a Milano, aveva accusato un malessere) per non
parlare poi dei tre decessi
già verificatisi e che hanno
colpito altrettanti imputati
della maxioperazione. A
partire dalla morte di Pietro Salvatore Mollo, rinvenuto impiccato nella propria cella del carcere de
L’Aquila dove si trovava al
41bis nel dicembre 2010,
per finire al decesso di Mario Guglielmello colpito da
infarto il 15 agosto scorso e
di Franco Straface, colpito
da un ictus lo scorso 12 novembre. Per quel che riguarda Ginese alias “Carletto u lupu”, che in questi
giorni ha accusato un malore all’interno della struttura penitenziaria, i suoi
avvocati difensori Giovanni Zagarese e Pasquale Di
Iacovo sono pronti a dare
battaglia affinché vengano
effettuati tutti gli accertamenti medici e, nel caso,
disposto anche il ricovero
in ospedale. Considerato ai
vertici del “locale” coriglianese, Ginese era stato assegnato al regime del 41bis
nel settembre dello scorso
anno, unitamente a Mollo
e a Pietro Longobucco
(alias U jancu i varrili). Insieme a quest’ultimo, secondo la tesi accusatoria,
avrebbe rivestito il ruolo di
“dirigente” nell’ambito dell’altra fronda del clan che
faceva capo al defunto Antonio Bruno alias “Giravite”. (rm)
ni del Ros durante un'articolata inchiesta
coordinata dai pm antimafia Salvatore
Curcio e Giancarlo Bianchi. Secondo la
ricostruzione degli investigatori, le cosche
confederate della Sibaritide (Rossano,
Corigliano e Cariati) avrebbero comprato la “coca” dai cartelli colombiani di Medellin. L'eroina, invece, sarebbe arrivata ai
picciotti calabresi attraverso i canali balcanici. Un volume d'affari vorticoso, stando a quanto riferito dal collaboratore di
giustizia Antonio Cicciù, che parlò addirittura di guadagni, a settimana, superiori ai trecento milioni di vecchie lire.
ROSSELLA MOLINARI
[email protected]
ambiente
Il municipio dichiara guerra
all’insetto ammazza palme
Il comune torna a porre
l’attenzione sulla infezione che da tempo sta riguardando le palme, denominata punteruolo rosso. Infatti in un avviso
pubblico la Commissione
straordinaria richiama
l’attenzione dei proprietari o detentori di palme
sull’urgenza di provvedere
ad attuare tutti gli interventi di profilassi. Gli interventi di profilassi generale a cui occorre attenersi sono:
accurate ispezioni periodiche su tutte le piante suscettibili
di attacco da parte del coleottero in questione; accurata
potatura delle vecchie foglie e delle infiorescenze secche, eliminazione delle guaine fiorali, residui organici, ecc. da effettuarsi nel periodo invernale quando il volo degli adulti è
limitato; distruzione dei residui della potatura; evitare i tagli delle foglie verdi o, se indispensabili, effettuarli nel periodo invernale, con copertura e disinfezione delle ferite
con mastici, paste insetticide, ecc., denaturando le superfici di taglio con ipoclorito di sodio. La rasatura del tronco
(eliminazione delle porzioni basali delle foglie le palme) è
assolutamente da evitare; interventi localizzati nella parte
apicale della pianta (apice vegetativo) o applicati in endoterapia con prodotti chimici autorizzati o microbiologici.
Pertanto s’invitano i proprietari o detentori a qualsiasi titolo di vegetali sensibili, che sospettino o accertino la comparsa dell’organismo nocivo nelle zone infestate e nelle aree ritenute indenni, comprese le “zone cuscinetto”, di darne immediata comunicazione al servizio Fitosanitario regionale.
Inoltre si rammenta a coloro che in questo periodo stanno
procedendo alla potatura delle palme, a non abbandonare
lungo le vie o le aiuole i detriti, ma gli stessi devono essere
portati presso una discarica autorizzata per la loro distruzione onde evitare il propagarsi della infezione denominata “punteruolo rosso”. Per quanto sopra si richiamano le disposizioni impartite con ordinanza comunale nr.93/2011,
in caso di inottemperanza si procederà alla denuncia all’autorità giudiziaria.
Giacinto De Pasquale
Sociale, il forum attacca il Comune
Gallo: malgrado il commissariamento continua la malagestione
E’ scontro aperto tra Forum del Terzo Settore e Comune, su quella che l’organismo presieduto da Angelo
Gallo (nel riquadro), definisce anomalie e mala gestione
che, nonostante l’attuale fase
commissariale dell’ente, si
verificherebbe in alcuni uffici comunali. «Negli ultimi
giorni – si legge nel comunicato del Forum - alcuni fatti
hanno attirato l’attenzione
dell’opinione pubblica sullo
stato dell’arte del terzo settore e dei servizi sociali nel nostro comune. In modo particolare gli addetti ai lavori sono stati più che preoccupati
sulla prosecuzione di alcuni
importanti progetti (ad es. I
servizi assistenziali ai disabili e agli anziani) e sulla scadenza di gare di appalto per la
gestione di strutture al servizio del territorio (il centro di
eccellenza, il teatro Valente,
solo per fare altri esempi). Su
queste ed altre delicate ed importanti problematiche in
campo sociale e culturale, ed
in generale, per il piano degli
interventi , - sottolinea ancora la nota - avevamo richiesto già alla precedente amministrazione ed ultimamente
anche all’attuale commissario straordinario che, in itinere, o meglio, prima dell’attuazione definitiva, ci fosse
un coinvolgimento sulla realizzazione del piano ed una
discussione con le associazioni del terzo settore , in ottemperanza alle direttive regionali e che si “istituzionalizzasse” finalmente, con il
Forum, un tavolo programmatore degli interventi contestualmente alla sua fase
operativa. Poiché non si comprendeva e non si comprende ancora oggi perché Corigliano debba rinunciare alle
tante occasioni di sviluppo
economico, culturale e sociale ed alle tante esperienze positive maturate negli anni
passati, grazie anche e so-
prattutto a più attenti e lungimiranti amministratori della “cosa pubblica”. Ci domandiamo – prosegue il testo del
comunicato - allora perché
si verificano “anomalie” e
“mala gestione” nonostante
il commissariamento del nostro comune per infiltrazioni
mafiose e ci siano, ancora oggi, all’interno della casa comunale, apparati burocratici che fanno il bello ed il cattivo tempo in merito alla aggiudicazione o alla gestione
di particolari e delicati appalti e servizi di fondamentale
importanza per le fasce più
deboli della popolazione e
con una valenza economica
non indifferente per l’intero
territorio( si tratta pur sempre di centinaia di migliaia di
euro per molti i progetti) soprattutto in un periodo di crisi come questo. Ma oltre a denunciare tutto ciò, riteniamo
improcrastinabile – così termina la nota - che vi sia un
incontro nel più breve tempo
possibile con il Commissario
Straordinario e con i responsabili del nostro comune affinché non si assista più a
questa fase di inefficienza, di
lassismo e di abbandono di
buone prassi e di legalità all’interno del nostro comune».
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MERCOLEDÌ 23 novembre 2011
calabria
PAO L A - A M A N T E A - C A M P O R A S. G I OVA N N I - S C A L E A
Nuova udienza, ieri mattina, del
processo ordinario “Nepetia-Enigma”, istruito contro i clan di Amantea, Rosarno, Paola e Cetraro.
Ventitrè sono gli imputati (altri 23
sono stati giudicate con rito alternativo). Varie le ipotesi di reato: associazione a delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, estorsione, usura, danneggiamento, spaccio di droga ed altro. Ieri mattina, oltre a due
testimoni dell’Arma (tra cui il graduato che ha condotto le indagini, tra l’altro, già sentito altre tre volte), è stato
ascoltato in video conferenza il collaboratore di giustizia Franco Garofalo, relativamente alla posizione del
presunto capocosca amanteano
Tommaso Gentile.
Su richiesta del pubblico ministero della Dda, Boninsegna, il pentito
ha iniziato a raccontare la sua storia,
partendo dal fatto di essere stato «associato alla cosca cosentina dei Perna-Pranno dal ‘79 fino al ‘96». Ha poi
parlato del suo primo arresto e quindi dall’inizio della sua collaborazione
con la giustizia. Diverse le sentenze
definitive a suo carico: «omicidio,
estorsione, e molto altro ancora».
Il discorso, da questo momento in
poi, è stato incentrato sulla figura di
Tommaso Gentile. «Lo conosco bene, era un nostro affiliato che operava sulla costa, ad Amantea per la precisione. Lui gestiva un gruppo tutto
suo e quando avevamo bisogno andavamo da lui, per quanto riguarda
Amantea, così come andavamo dai
Serpa che ci appoggiavano da Paola». Oltre a Gentile, di questo gruppo
facevano parte «il defunto Ciccio
Africano, il fratello Domenico Gentile e altre persone». Alla morte di Africano, però, «il comando del gruppo,
Gentile e Africano
inchiodati dal pentito
veva ad Amantea».
A questo punto il Pubblico ministero ha chiesto al collaboratore di
giustizia quali fossero le sue fonti di
informazione su quanto esposto fino
a quel momento in aula. Garofalo ha
sottolineato con determinazione come «tutto ciò che è accaduto tra il ‘76
e il ‘96 io l’ho vissuto in prima persona». A questo punto l’ascolto del teste si è concluso. La pubblica accusa,
dal canto suo, ha chiesto al collegio
penale di acquisire agli atti i verbali
estorsioni ecc. Sapeva fare di tutto dei restanti sette collaboratori di giutranne che occuparsi di lavoro one- stizia in lista d’attesa per essere ascolsto. Era una persona sveglia e sapeva tati. In merito, però, si dovranno demuoversi sul territorio». Chiuso il ca- terminare anche i difensori degli impitolo Africano, il pubblico ministero putati, nonché le parti civili, in sede di
ha chiesto al pentito lumi Francesco prossima udienza (fissata a metà diMarcianò. «Lui stava ad Amantea, cembre). Per quanto concerne, infima non era originario del posto. Gli ne, i restanti due testi presenti ieri in
abbiamo fatto un agguato perchè aula, a carico di uno è stata acquisita
avevamo saputo che forniva le armi al una relazione, mentre per il graduaclan contrapposto». Il coinvolgimen- to dell’Arma si è proceduti, come stabilito in precedenza,
to di Tommaso Gentile fu consequenziaal controesame dei
«Tommaso
le «visto che ci spodifensori. Il primo
sapeva
fare
stavamo da Cosenza
ad intervenire, in tal
abbiamo informato
senso, è stato Antotutto tranne
della cosa sia lui, sia
nio Quintieri, difenche
lavorare
Africano. Ricordo
sore di Paolo Launi
onestamente»
che Marcianò gesti(definito dagli inquiva un’attività comrenti il braccio armerciale di materiale edile, piastrel- mato della cosca) ed Eugenio Gabriele ed altro. Il giorno dell’agguato si le. Ma, per ovvie questioni di spazio,
trovava davanti al negozio quando i particolari di questo controesame
F.P. lo colpì la prima volta», poi la pi- saranno forniti nella giornata di dostola si inceppò. Marcianò rimase fe- mani. Una piccola anticipazione?
rito. L’agguato fu programmato pro- Launi, fatta eccezione per Pier Manprio perchè «Gentile e Africano ci narino e Salvatore Tripicchio, non ha
avevano detto che forniva le armi a avuto colloqui telefonici con nessuPino, se poi lo aveva fatto davvero no dei personaggi ritenuti appartenon lo so». Ad ogni modo, dopo l’at- nenti o reggenti del clan.
tentato, Marcianò «si è avvicinato a
STEFANIA SAPIENZA
Gentile e Africano. Dopotutto lui [email protected]
Nepetia, Garofalo partecipa in videoconferenza
Un’aula di giustizia. Nel riquadro il boss Tommaso Gentile
ad Amantea, venne affidato a Tommaso Gentile». A questo punto, il
pubblico ministero si è soffermato
proprio sulla morte di Francesco
Africano. «E’ stato ucciso dal clan
contrapposto al nostro (Pino-Sena)
perchè, all’epoca, c’era in atto una
guerra». A fornire i particolari della
vicenda a Garofalo, oltre a «Gianfranco Ruà, anche da Tommaso Gentile». Quest’ultimo, in particolare, aveva saputo che a commettere l’omici-
SCALEA
Alternativa al carcere
Ne ha parlato il Rotary
Si è svolto nei giorni scorsi, presso l’Hotel Santa Caterina di Scalea, il convegno
organizzato dal Rotare International “Riviera dei Cedri”, sul tema: “Le misure alternative alla detenzioneflessibitlià e finalità della pena”. All’introduzione del
presidente, Vito Caldiero senior, ha fatto seguito l’intervento dell’avvocato Paolo
Quercia. Lo stesso, tra le altre cose, ha fatto rilevare come «l’idea di divulgare questa tematica nasce da una
triplice esigenza, e la prima
riguarda, più che altro, una
mia “sofferenza” personale.
Di fatti, ogni qualvolta le cronache riferiscono di condotte criminose riconducibili a
soggetti sottosti a misure alternative, si scatenano sterili dibattiti dal vago gusto giustizialista, piuttosto che facili disquisizioni, prive del
minimo di conoscenza. Ciò è
faticosamente accettabile».
Secondo Quercia: «Si trascura il dato che in Italia vige, al riguardo, una normativa tra le più civili e avanzate esistenti. Problemi possono sorgere, semmai, nel momento applicativo, che è ben
altra cosa». Quercia ha poi
evidenziato come «in considerazione della crisi che sta
vivendo il modello custodiale, la materia assume particolare importanza quale
strumento di deterrenza
ora
dio erano stati «Basile Nelso e Ruà».
In tale contesto il collaboratore di giustizia ha voluto precisare che, così come loro facevano riferimento a «Gentile su Amantea ed a Serpa su Paola;
la cosca Pino-Sena si appoggiava a
Basile e Nelso su San Lucido ed a Muto su Cetraro». Ritornando all’omicidio, Garofalo ha sottolineato, ancora una volta, che a raccontargli tali
fatti era stato «Gentile. Lui ad Amantea si occupava di tutto: droga, armi,
Lotta al dimensionamento
La scuola di Campora ha i numeri e non vuole chinare il capo
AMANTEA
E’ ancora battaglia tra le
scuole di Amantea e quella di
Campora San Giovanni per
quel che concerne il discorso
“dimensionamento”. Stando,
infatti, ad una prima direttiva
dettata nei giorni scorsi, le
scuole di Amantea dovrebbero
assorbire quella della frazione
continuando, quindi, a detenere due dirigenti scolastici.
Ma, i genitori di Campora San
Giovanni non ci stanno e, nel
sostenere che il loro istituto ha
tutte le carte in regola per poter restare in piedi (ed assorbire la “A. Manzoni” di Amantea), hanno chiesto un incon-
tro celere con l’amministrazione comunale, nonché supporto al gruppo “Noi Campora”.
Anche perchè se l’incontro con
i politici del luogo non dovesse dare segnali positivi la protesta potrebbe assumere toni
più duri. Da qui l’appello dell’esponente di “Noi Campora”,
Luca Ferraro, ai governatori
PAOLA
Paolo Quercia
verso la devianza criminalizzata». Oggi, infatti «assistiamo ad una perdita di centralità del carcere nelle scelte di
politica criminale. Questo,
sia per la crisi logistico-strutturale delle carceri (sovraffollamento), sia per il continuo modificarsi dei connotati dei carcerati: pare che il
50% sia costituita da tossicodipendenti e da immigrati; con le più ovvie conseguenze di incompatibilità
dei modelli tradizionali di
trattamento dei detenuti». A
fronte di ciò assistiamo «all’emergenza di pratiche che
privilegiano sempre più criteri di disciplina che si realizzano al di fuori delle “Mura”». In tale ottica, «si pensi - ha concluso Quercia - al
trattamento penitenziario finalizzato al recupero sociale
del condannato».
s. s.
Ariodante candidato a sindaco
per il Movimento giovanile
Sarà Mario Ariodante il candidato a sindaco per la lista civica “Movimento giovanile” alle prossime elezioni comunali che si terranno a Paola. «La lista comprenderà giovani,
liberi professionisti, lavoratori, e pensionati - si legge in
una nota del neo movimento - in modo da rappresentare tutte le fasce sociali.
L’obiettivo è quello di essere
un movimento politico di rilievo locale, ma anche provinciale e regionale.
Un movimento civico con
una grande base, con un
gruppo giovanile molto attivo. Vogliamo infine dare un
ruolo diverso alle realtà ter- Il Sant’Agostino
ritoriali e al mondo dell’associazionismo che caratterizzano il comune
di Paola». L’obiettivo del movimento è non
solo quello di «promuoverle e valorizzarle,
ma renderle protagoniste.
La prima cosa che abbiamo intenzione di
fare è, una riorganizzazione della struttura
amministrativa del Comune per dare un servizio efficace ed efficiente al
cittadino. Puntiamo poi a risollevare l’economia del paese, dando il nostro apporto
alle attività produttive, valorizzando le esperienze imprenditoriali locali sottoforma di cooperative e di imprese, e incentivando quelle
giovanili per rilanciare l’occupazione. Questo movimento sarà disposto a dialogare con qualsiasi partito che
si dimostri realmente sensibile ai problemi del paese, e
che sosterrà le nostre idee riguardo alle fasce
deboli della società».
m. f. s.
cittadini.
«Chiediamo all’amministrazione comunale, ed in particolar modo ai nostri referenti in seno al consiglio comunale, di valutare attentamente la
situazione, senza trascurare, in
tal senso, gli interessi della frazione. Non è giusto che venga
penalizzata sempre Campora
San Giovanni, anche quando
la legge sta dalla sua parte».
Senza contare che «chi detiene, in seno alla massima Assise cittadina, la delega per questo settore, nella frazione ha
raccolto un bel pò di consensi
elettorali. La nostra scuola ha
tutte le carte in regola per poter mantenere un dirigente
scolastico e, pertanto, la propria autonomia». Non si capisce, quindi, «il motivo per cui
Amantea debba continuare a
mantenere i suoi due dirigenti scolastici penalizzando l’istituto “decentrato”. La legge deve essere applicata, e su questo
siamo d’accordo, ma lo si deve
fare con i documenti alla mano. Quegli stessi documenti
che, allo stato, dicono che
Campora San Giovanni può
restare in piedi da sola. Il nostro - ha concluso Luca Ferraro - non è un discorso secessionista contro Amantea, ma
è mirato ad ottenere rispetto
della nostra identità». A questo punto, non resta che attendere l’esito dell’incontro genitori-amministrazione.
s. s.
20
MERCOLEDÌ 23 novembre 2011
calabria
ora
C A T A N Z A R O
Fatture gonfiate, la sentenza
Condannati Verrengia, Brutto, Ruperto e Bruno. Assolti Critelli e Vescio
omicidio duro
E Ornella
non risponde
davanti al gip
Si è avvalsa della facoltà di non rispondere davanti al gip di Castrovillari Ornella Bevilacqua, difesa dai legali Antonio Ludovico e Salvatore Staiano, 38 anni, accusata, insieme ad altre cinque
persone, dell’omicidio di
Nicola Duro, il giovane incensurato raggiunto da
cinque colpi di pistola fuori da un bar di viale Isonzo. La donna, moglie del
presunto mandante dell’omicidio Donato Passalacqua e madre dell’esecutore materiale Antonio
Passalacqua era stata arrestata subito dopo la condanna a trent’anni di reclusione pronunciata dal
gup Tiziana Macrì, che ha
firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere
per la donna. L’arresto, si
é reso necessario per evitare possibili vie di fuga o
l’ipotesi di reiterare il reato.
Il processo a carico di cinque amministratori provinciali e un agente di viaggio, finiti
sotto processo con l’accusa di
gonfiare la nota delle spese
“istituzionali” per ottenere
rimborsi maggiorati ,è arrivato al copolinea. Il giudice del
Tribunale monocratico ha
condannato Emilio Verrengia,
all’epoca dei fatti ex assessore
comunale ai Trasporti ad un
anno e 2 mesi di reclusione,
Tommaso Brutto ex assessore
provinciale ai Trasporti ad un
anno e dieci mesi di reclusione,Vincenzo Bruno, all’epoca
dei fatti capogruppo provinciale ex Ds, Peppino Ruberto
consigliere provinciale dell’Udc, ad un anno e sei mesi.
Dovranno anche pagare pene
pecuniarie che vanno dai 100
ai 600 euro. Assolti invece Domenico Critelli, consigliere
provinciale del Nuovo Psi e
Ercole Vescio, titolare di
un’agenzia di viaggio. È caduta, si legge nel dispositivo della sentenza l’ipotesi di accusa
di falso ideologico in atto pubblico e scrittura privata ed è rimasta in piedi il reato di truffa ai danni di un ente pubblico, così come aveva chiesto ieri aula il pm Domenico Guarascio. Gli accertamenti erano
stati compiuti dalla sezione di
Polizia giudiziaria della Guardia di Finanza, che aveva concentrato le indagini sui doppi
il blitz
Video poker illegali
Denunciati sette gestori
SIGILLI
I militari
dell’Arma
hanno
sequestrato
i video poker
illegali
LA SENTENZA Il Palazzo di giustizia di viale Argento
incarichi ricoperti da alcuni
amministratori. Secondo l'accusa qualche consigliere si sarebbe fatto rimborsare le spese sostenute sia dalla Provincia che dal Comune quando,
all’epoca dei fatti, ricopriva
anche l’incarico di amministratore comunale, mentre altri avrebbero “gonfiato” le fatture. Spese comunque di entità modesta, al massimo qualche centinaio di euro. In alcuni casi qualcuno si era visto
contestare fatture false per pochi spiccioli. Nell’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Cristina Tettamanti era
descritto un presunto giro di
fatture che sarebbero state
gonfiate o emesse relativa-
mente a spese inesistenti, per
ottenere rimborsi non dovuti
dagli enti pubblici di appartenenza, Comune o Provincia.
Un quadro emerso dall’inchiesta della sezione di Pg della
Guardia di Finanza, in cui diversi amministratori pubblici
non avrebbero avuto remore
a commettere dei reati in spregio delle proprie funzioni, per
somme a volte irrisorie: da poche decine di euro a qualche
centinaio per fattura. A processo erano finiti anche Mario
Magno all’epoca dei fatti vice
presidente della Provincia di
Catanzaro e Giuseppe cacciatore titolare di un’agenzia di
viaggi che furono assolti.
Gabriella Passariello
Denunciate sette persone
per illecito utilizzo di video
poker illegali dai militari della Compagnia dei carabinieri di Sellia Marina che hanno eseguito un maxi controllo all’interno di diversi esercizi commerciali. Si tratta di
S.R., 43 anni, A.C., 35 anni
di Botricello, i quali avevano
installato all'interno della
propria attività 6 macchinette video poker prive di collegamento telematico con i
monopoli di stato; F.R., 57
anni, M.M., 22 anni, O.F., 57
anni e B.C 32 anni, tutti titolari di attività commerciali a
Cropani in possesso di video
poker non in regola con la
normativa vigente. Denunciato anche I.L., 53 anni, gestore di un circolo privato sito in Sersale, dove aveva installato 5 apparecchi elettro-
nici di tipo slot machine/video poker, prive di collegamento telematico e delle autorizzazioni previste, il quale corrispondeva le vincite
accumulate direttamente in
contanti ai giocatori.Tutti gli
apparecchi illegali sono stati posti sotto sequestro, le
sanzioni irrogate superano
complessivamente i 50mila
euro e per i locali non in regola ne è stata chiesta la
chiusura. I controlli sono
partiti da svariate segnalazioni di persone costrette a
chiedere prestiti per far
fronte ai debiti accumulati
con il gioco elettronico. Le
indagini sono tuttora in corso per chiarire le dinamiche
dei prestiti, le modalità di riscossione e l'eventuale manomissione del software dei
giochi elettronici.
Gazzetta del Sud Mercoledì 23 Novembre 2011
9
Calabria
.
COSENZA La Procura di Salerno interrogherà il collaboratore di giustizia Francesco Galdi che ha rivelato i retroscena della finta bomba destinata al togato
Il piano ideato per intimidire il pm Facciolla
L’ordigno trovato davanti a un ristorante, la lettera con il proiettile e le minacce del boss arrestato
Arcangelo Badolati
COSENZA
Il piano segreto. Elaborato dalle
cosche bruzie per lanciare sinistri messaggi a un magistrato
troppo zelante. Un piano ideato
per indurlo lentamente desistere dal proposito di arginare lo
strapotere della ‘ndrangheta
nei settori cruciali dell’economia legale e sommersa del Cosentino: l’imprenditoria, i lavori
pubblici, l’usura, il racket, il
traffico di droga.
I “segnali” dovevano seguire
un ritmo crescente per creare
disagio e ansia nel togato antimafia.
A svelare l’inquietante contesto è stato Francesco Galdi, 36
anni, ufficialmente commercialista ma di fatto narcotrafficante, arrestato a Bologna lo scorso
anno nell’ambito dell’operazione “Overloading”. Galdi – conosciuto negli ambienti criminali
cosentini come il “dottore” – ha
descritto al pm antimafia Vincenzo Luberto i retroscena del
ritrovamento di un pacco bomba avvenuto nell’aprile del
2005 dinanzi a un ristorante nel
centro cittadino frequentato da
esponenti delle forze dell’ordine e da magistrati. Tra i togati
che si fermavano nella pausa
pranzo, c’era Eugenio Facciolla,
oggi sostituto procuratore generale a Catanzaro ma all’epoca
magistrato in prima linea nella
lotta alla criminalità organizzata. L’involucro, sigillato con nastro isolante, fu individuato in
seguito a una telefonata anonima. Quando gli artificieri aprirono il pacco scoprirono che
non era una bomba vera. All’interno c’erano solo tre pezzi di
Das legati da fili elettrici, tre
batterie e soprattutto un cartoncino con minacce di morte
per Facciolla scritte con uno
smalto da donna. Una bomba
finta, in sostanza, ma un’intimidazione verissima, concreta, inquietante, sulla quale cominciarono a indagare i poliziotti della
squadra mobile cosentina,
coordinati dalla Direzione antimafia di Salerno competente
sulle inchieste riguardanti i magistrati del Distretto di Catanzaro. Dopo mesi d’indagini rimaste senza esiti apprezzabili, il
caso venne archiviato. E il nome
degli oscuri autori dell’intimidazione rimase sconosciuto.
Ora, la vicenda si riapre. Già,
perchè a Salerno è finito anche
il fascicolo che contiene le rilevazioni di Galdi su quell’episodio della primavera 2005. Il
“dottore” ha indicato autori e
mandanti dell’attentato dimo-
strativo compiuto in quella notte d’aprile di sei anni fa davanti
al ristorante preferito da togati
e forze dell’ordine. Il trentaseienne avrebbe fatto i nomi dei
“picciotti” che confezionarono e
sistemarono la finta bomba,
dando le precise generalità pure degli ispiratori e dei mandanti dell'intimidazione ai danni
del magistrato che era la testa di
ponte di un’offensiva durissima
nei confronti dei potenti clan
cittadini. C’è poi un altro elemento per il quale le rivelazioni
di Galdi potrebbero rivelarsi determinanti: il telefonista. A chi
apparteneva la voce che avvisò
con una chiamata anonima la
questura della presenza del
pacco? Il “dottore” lo sa, e pare
l’abbia già svelato alla procura
catanzarese. Ora dovrà ripetere
nomi e cognomi davanti ai magistrati salernitani.
Nel palazzo di giustizia della
città campana c’è già traccia
evidente degli altri episodi che
caratterizzarono la “campagna”
di minacce scatenata contro
Facciolla. A cominciare dalla
lettera contenente una pallottola calibro 9 per 21 e un delirante
biglietto speditogli pochi mesi
dopo il ritrovamento della finta
bomba. Nello spesso fascicolo
riguardante l’ex pm della Dda di
Catanzaro ci sono pure le rivelazioni di due pentiti che raccontarono dei progetti di attentato
alla vita di Facciolla ideati nella
fase in cui più pressanti erano le
iniziative contro le cosche. Un
collaboratore mostrò pure delle
piantine topografiche disegnate per illustrare i percorsi solitamente seguiti dal magistrato
per tornare a casa. Un altro ex
malavitoso rivelò d’aver fotografato l’abitazione del giudice
con l’intenzione di spedirgli le
immagini ritratte al fine di farlo
spaventare. Non solo: a Salerno
è stata anche inviata negli anni
scorsi la relazione firmata
dall’ufficiale dei carabinieri che
raccolse l’oscuro sfogo di un
boss cosentino appena arrestato. L’uomo, livido di rabbia, disse: “Il dottor Facciolla non sa
che ha una famiglia...”.
Il piano per “scoraggiare” il
togato partì, però, molto tempo
prima. Cominciò nel 2002 con
la collocazione sotto una ruota
della Fiat Punto usata dalla moglie di uno strano pacco. Per rimuoverlo dovettero intervenire
gli artificieri dell’Arma. Nonostante fosse perfettamente imballato non conteneva nulla.
Era il “segnale” d’inizio d’una
sottile strategia culminata nel
ritrovamento della finta bomba
davanti al ristorante.
REGGIO Napoli e Lo Moro: Commissione d’accesso al Comune
«Il Viminale chiede informazioni»
ma il prefetto non ha ricevuto nulla
Artificiere rimuove un pacco sospetto collocato sotto l’auto del pm
REGGIO CALABRIA. Alle ore 19.03
l’Ansa nazionale batte un’agenzia
nella quale si legge: «Il Viminale
vuole vederci chiaro sulle presunte infiltrazioni della 'ndrangheta
nella società municipalizzata di
Reggio Calabria Multiservizi spa.
È partita quindi una richiesta di
informazioni al prefetto del capoluogo Luigi Varratta, dopo che
un’inchiesta della Dda aveva fatto emergere un presunto controllo della società da parte della cosca Tegano».
Sta di fatto, però, che il destinatario della richiesta di informazioni, il prefetto Varratta, fino a
ieri sera non aveva ancora ricevuto nulla, la qualcosa ha assunto i
contorni di un piccolo giallo. Si
capirà meglio nelle prossime ore.
In una interpellanza al presidente del Consiglio e ai ministri
dell'Interno, della Giustizia e dell'Economia e finanze, intanto,
l’on. Angela Napoli (Fli) sollecita
la commissione d’accesso e
l’eventuale scioglimento del civi-
co consesso. Nella premessa, la
parlamentare rileva tra l’altro che
««Negli ultimi mesi una serie di
interventi giudiziari si sono abbattuti sul Comune: nel maggio
2011 una delicata indagine ha
portato all'operazione "Urbanistica", con l'arresto di otto persone, tra le quali sei dipendenti del
Comune; nei primi giorni del corrente mese di novembre, nelle indagini che hanno portato all'operazione "Sistema", è emerso che il
capocosca Santo Crucitti, per infiltrarsi nel Comune, in occasione
delle elezioni amministrative
2007 avrebbe dato disposizione
ai suoi gregari di convogliare i
propri voti su Pasquale Morisani,
oggi assessore ai Lavori pubblici;
il 18 novembre 2011, l'operazione "Astrea" ha evidenziato il controllo della cosca Tegano sulla
"Multiservizi spa", società della
quale il Comune di Reggio Calabria detiene il 51% delle quote».
Altra iniziativa è stata assunta
dall’on. Doris Lo Moro, del Pd:
«Lo scenario che si delinea intorno al Comune di Reggio», dichiara, «è di gravità inaudita. Ci siamo
determinati a chiedere l’intervento del Ministro dell’Interno con
un atto di sindacato ispettivo».
Reagisce il capogruppo del Pdl
Beniamino Scarfone: «La notizia
secondo cui il Ministero degli Interni avrebbe sollecitato la Prefettura di Reggio Calabria a relazionare sulla gestione della Multiservizi SpA al momento risulta
priva di riscontro. In merito all'iniziativa annunciata dall'on. Lo
Moro riteniamo sia corretto ricordare che il sistema delle società
miste è stato concepito dalla
Giunta Falcomatà. Suggeriamo
quindi all'on. Lo Moro, nella sua
esigenza di chiarezza, di domandarsi come mai le procedure di
gara che hanno determinato la
scelta dei partner privati nelle società miste sia stata attuata dal
Sindaco f. f. Naccari Carlizzi a pochi giorni dalle elezioni amministrative del 2002».(pitos)
Contro i soprusi di Trenitalia scende in campo la deputazione calabrese del Pdl. Nuovo sciopero di 24 ore
Sparisce la “Frecciargento” e la protesta monta
Teresa Munari
REGGIO CALABRIA
Anche se tardiva, la levata di
scudi dei parlamentari del Pdl
per scongiurare la soppressione dei treni passeggeri a lunga
percorrenza , va comunque registrata.
Difficile dire se ci riusciranno! Certo è che dopo anni di
progressive dismissioni dei servizi con tagli sempre più inconsulti in una regione che è sempre più marginalizzata sulle linee gestite da Trenitalia, deputati e senatori hanno deciso che
la misura è colma.
Soprattutto perchè non si
tratta più soltanto dei servizi
notte: infatti nel nome di una
necessaria
riorganizzazione
del servizio, Trenitalia dal 10
dicembre avrebbe deciso di
sopprimere anche tutte le frecce d’argento dalla Sicilia e dalla
Calabria. « Una decisione assurda – si legge in una nota –
per la quale chiediamo da subito ai ministri delle infrastrutture e della coesione un intervento appropriato e risolutivo».
Al Governo i deputati e i senatori calabresi ricordano che
«una decisione del genere rischierebbe di infliggere il colpo
finale all'isolamento della regione, atteso che Trenitalia sta
per cancellare un treno di andata e di ritorno che consentiva
a pendolari per lavoro, salute, e
tanti altri motivi tutti ugualmente validi, di poter andare e
venire da Roma in giornata».
Ovviamente non si riferiscono alla tratta Reggio – Roma,
tuttavia così insistono: «Se dal
10 dicembre, in pieno periodo
natalizio, ci saranno solo Intercity ed Eurostar con costi che
aumenteranno per chi dovrà
recarsi a Roma – si legge ancora
nella nota – significherà per
forza di cose pernottare fuori
casa, e dunque sia la Calabria
che la Sicilia faranno passi in-
Un treno in stazione
dietro di decenni. Gli sforzi
straordinari compiuti dal presidente Scopelliti sui trasporti locali verranno così vanificati da
una decisione miope e senza
senso che il Governo deve fare
emendare subito a Ferrovie
dello Stato».
I tagli dei servizi che si realizzeranno con l’orario invernale di Fs sono già stati oggetto di
una Conferenza delle Regioni,
ma con l’insediamento del nuovo Governo la Conferenza tornerà ad occuparsene per allertare i ministri competenti sulla
situazione di emergenza che
sta attraversando il settore anche nell’ambito del trasporto
pubblico locale.
Oggi all’ordine del giorno
della Commissione infrastrutture e mobilità convocata alle
15.30 presso la sede della Regione Sardegna (via Lucullo,
24), si discuterà del taglio previsto per il prossimo anno e relativo al 75% delle risorse destinate al contratto di Trenitalia, tagli che imporrebbero non
solo la soppressione di importanti servizi, ma anche l’ aumento dei biglietti .
La discussione si è resa necessaria dopo il confronto con
L’incidente è avvenuto all’altezza del comune di Mammola. La vittima, che viaggiava su una Punto, è il cosentino Giuseppe Sandonato
Un morto e tre feriti sulla superstrada Jonio -Tirreno
le organizzazioni sindacali e in
vista del prossimo incontro con
gli esponenti del Governo. L’11
dicembre scadranno i contratti
per 480 operatori in tutta Italia
ed è chiaro che tocca alle Regioni organizzarsi per rispondere ai lavoratori che chiedono
risposte su un possibile ricollocamento o riassorbimento.
Purtroppo le questioni in
gioco non sono solo il diritto alla mobilità e il diritto all’informazione, ma la dignità di tutti
quei cittadini oltraggiati dal
menefreghismo di Trenitalia,
avallato finora anche dai ministri competenti che hanno permesso gli abusi di cui ci lamentiamo, in virtù della posizione
contrattuale privilegiata concessa al Gruppo Fs.
Intanto continuano i disagi e
non si placano le agitazioni sindacali: dalle ore 21 del 26 novembre fino alla stessa ora del
27, per 24 ore esatte il personale di Fs incrocierà le braccia.
Provincia di Reggio Calabria
STAZIONE UNICA
APPALTANTE PROVINCIALE
Estratto di gara per procedura aperta
Oggetto: Lavori di “Valorizzazione e
Antonello Lupis
ROCCELLA
Un giovane cosentino morto e altre tre persone, tra cui una bambina, ferite e ricoverate in ospedale: questo il tragico bilancio di
un brutto incidente stradale che
si è verificato nel tardo pomeriggio di ieri lungo la frequentata e
pericolosissima
superstrada
“onio-Tirreno” a poca distanza
dallo svincolo di Mammola.
A perdere la vita nel sinistro è
stato Giuseppe Sandonato, 36
anni, operaio, coniugato, di Fagnano Castello (CS), che al momento del terrificante impatto si
trovava alla guida di una Fiat
Punto. Nel violentissimo scontro
a riportare ferite gravi, fratture e
contusioni sono state altre tre
persone che si trovavano a bordo
di una Opel Astra. Si tratta di
un’intera famiglia di Giffone,
centro montano della Piana di
Gioia Tauro: Aldo Mercuri, panettiere, di 46 anni, della moglie
Carmela Valenzisi, 38 anni e della figlia Antonia di 9 anni. I due
coniugi sono ricoverati in prognosi riservata, mentre la bambina, per via di alcune fratture agli
arti superiori e inferiori, è stata
giudicata guaribile in 30 giorni.
Lungo la superstrada che collega i centri della Locride alla
Piana di Gioia Tauro e all’autostrada Salerno-Reggio Calabria,
i due veicoli – secondo quanto
appurato dai carabinieri – viaggiavano in senso opposto.
I tre feriti, dopo le prime cure
prestate sul luogo dell’incidente
dal personale medico del 118
dell’Azienda sanitaria provinciale, sono stati trasferiti all’ospedale di Locri. I due veicoli, su di-
Quel che resta della Fiat Punto su cui viaggiava Sandonato
sposizione dell’autorità giudiziaria di Locri, sono stati posti
sotto sequestro dai carabinieri
della stazione di Mammola e del
nucleo radiomobile della compagnia di Roccella e presi in custodia giudiziale dai responsabili di una ditta specializzata di Locri.
Per circa tre ore la superstrada
“Jonio-Tirreno” è stata chiusa al
traffico. Dalla prima ricostruzione del tragico sinistro fatta dai
carabinieri, ci sarebbe una manovra sbagliata, anche a causa
dell’asfalto reso viscido dalla
pioggia e verosimilmente dalla
elevata velocità di uno o entrambi i veicoli coinvolti nello scontro, da parte del conducente di
una delle autovetture alla base
del violentissimo impatto tra i
due veicoli.
Uno scontro che non ha lascia-
to scampo al cosentino Sandonato che in pratica è deceduto pochi istanti dopo l’impatto, rendendo così vani i soccorsi. Sembra, infatti, che la parte anteriore
dell’Opel Corsa, colpendo lateralmente e in maniera violentissima la Fiat Punto (che si trovava
nella carreggiata opposta e di
traverso) si sia conficcata all’interno dell’abitacolo dell’auto
condotta dalla vittima. Per
estrarre dalla Fiat Punto, ridotta
a un ammasso di lamiere contorte, il corpo dell’operaio cosentino si è reso necessario l’intervento dei vigili del fuoco del distaccamento di Siderno.
Saranno, comunque, le indagini dei carabinieri della stazione di Mammola e della compagnia di Roccella a chiarire l’esatta dinamica del tragico sinistro.
fruizione area archeologica di
Medma” - C.I.G. 10127335B4
C.U.P.: B94B07000050008
Importo complessivo dell’appalto: euro
1.354.429,16, oltre Iva
Categoria prevalente: OS25 - euro
755.312,89 - class. III
Categorie scorporabili e subappaltabili: OG2 euro 417.867,70 e OS 24 - euro
181.248,57
Criterio di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi dell’art.
83 del D.Lgs 163/2006 e s.m.i
Finanziamenti: Fondi del Bilancio dell’Ente.
Le offerte dovranno pervenire, a pena di esclusione, alla Stazione Unica Appaltante Provinciale
via Cimino n. 1 - 89127 Reggio Calabria entro e
non oltre le ore 12 del giorno 10-1-2012.
L’apertura delle offerte sarà effettuata l’11-12012 alle ore 10.
Il bando integrale è pubblicato all’Albo Online
della Provincia, dei Comuni di Reggio Calabria e
Rosarno, sul portale dell’Ente www.provincia.rc.it
e sui siti della Regione Calabria e del Ministero
delle Infrastrutture.
Responsabile unico del procedimento:
arch: Giovanni Crupi
Responsabile del procedimento di gara:
Santo Placanica
Data di invio alla GURI 11-11-2011
IL DIRIGENTE Mariagrazia Blefari
Gazzetta del Sud Mercoledì 23 Novembre 2011
27
Calabria
.
REGGIO Presentato a Palazzo Campanella il libro del magistrato Nicola Gratteri e dello scrittore Antonio Nicaso
Ragazzi in coro: “La mafia fa schifo”
Una raccolta delle lettere di tanti giovani che si ribellano alla piovra
Tonio Licordari
REGGIO CALABRIA
Il titolo del volume può essere
uno slogan o anche una sfida
aperta alla criminalità organizzata: “La mafia fa schifo”, l’ultima
fatica letteraria della ”premiata
ditta” Nicola Gratteri-Antonio
Nicaso (Mondadori editore),
presentata ieri alla stampa e agli
studenti all’auditorium “Calipari” di Palazzo Campanella, è uno
spaccato di alto significato morale perché certifica un netto cambio di mentalità da parte dei ragazzi e dei giovani. Il volume, infatti, è in gran parte costruito dai
due autori sulle lettere scritte appunto da giovani, ragazzi e anche
adolescenti: è una raccolta di testimonianze, di reazioni, di voglia di cambiare da parte della cosiddetta “meglio gioventù” che
comincia a prendere conoscenza
con il fenomeno. E il titolo
dell’opera, “La mafia fa schifo”, è
il filo conduttore di diverse missive. Gratteri e Nicaso hanno trasferito questo sfogo quasi corale
sulla copertina con un sottotitolo: «Lettere di ragazzi da un Paese
che non si rassegna».
Gli autori sono noti: Nicola
Gratteri, procuratore aggiunto
della Dda di Reggio, è un magistrato di prima linea, uno cui piace parlare e comunicare e che affronta di petto ogni forma di illegalità. Per lui parlano le inchieste
e gli interventi in ogni parte del
mondo. Antonio Nicaso è un giornalista-scrittore, docente universitario, di origini reggine (tra Saline e Caulonia) che vive a Toronto in Canada ma che gira dappertutto e spesso ritorna in Italia e in
Calabria. Ha al suo attivo una
ventina di libri-inchiesta di notevole spessore tra cui uno su An-
Gratteri: il movimento
de “I ragazzi di Locri”
non ha attecchito
perché purtroppo
nei cortei è entrata
subito la politica
Franco Talarico, Gianfranco Manfredi e gli autori del volume Nicola Gratteri e Antonio Nicaso
dreotti. Dal fortunato sodalizio
con Nicola Gratteri sono già nati
“Fratelli di sangue”, “Malapianta” e “La giustizia è una cosa seria”. Con “La mafia fa schifo” i due
autori calano il poker contro la
criminalità organizzata.
A coordinare l’incontro il collega Gianfranco Manfredi, capo
ufficio stampa del Consiglio regionale. «Una scelta non casuale
– dice – perché la Casa di tutti i calabresi vuole dare con queste iniziative una risposta di legalità,
perché questo è il vero obiettivo
del presidente Franco Talarico».
Il volume di Gratteri e Nicaso, secondo Manfredi, conferma che
«la mafia è un cancro non solo del
Sud, ma di tutto il Paese». «Non si
comprende – sottolinea – l’atteggiamento refrattario da parte
delle regioni del Nord che guardano al fenomeno come un fatto
che non le riguardi».
Breve ma significativa la riflessione del presidente Talarico su
«questa anteprima nazionale della presentazione di un libro che
apre una luce per la formazione
dei giovani contro le mafie. La
prevenzione, infatti, è l’arma giusta per difendere la cultura della
legalità che deve partire dai banchi di scuola». Talarico assicura
che il Consiglio regionale intende
dare il proprio autorevole contributo (fa riferimento all’imminente apertura alla “bottega della legalità”) e invita le forze politiche
«a fare molta attenzione nella
formazione delle liste». «Il vero
obiettivo – osserva – è favorire lo
sviluppo per creare posti di lavoro per i giovani. Anche così si contrasta la ‘ndrangheta». Sul volume commenta: «È un’opera preziosa che conferma l’eccellenza
degli autori».
Antonio Nicaso si esprime di
più come docente universitario
che come giornalista e non lo fa a
caso, dovendo parlare ai giovani.
Il suo è un discorso che parte da
lontano, dalla “Spedizione dei
Mille”. Egli squarcia i veli sulle
mafie che in fondo hanno una loro cultura, anzi una sub-cultura,
fatta di valori, norme, credenze,
simboli. E la loro affermazione è
COSENZA Sabato i premi della Fondazione Carical
Designati i quindici studenti vincitori
del settimo “Incontro con l’autore”
Antonio Garro
COSENZA
Saranno premiati sabato, 26 novembre, nel corso di una manifestazione in programma a Cosenza, nel cinema teatro “Italia-Tieri”, gli studenti vincitori della 7.
edizione di “Incontro con l’autore”, iniziativa della Fondazione
Carical finalizzata a stimolare alla lettura e alla scrittura critica gli
allievi degli istituti superiori della Calabria e della Basilicata. La
cerimonia avrà luogo alle 10:30 e
vi prenderanno parte tutt’e cinque gli autori dei libri che, durante l’ultimo anno scolastico, sono
stati letti nelle scuole aderenti al
progetto: Milena Agus, Giulia
Fresca, Salvo Sottile, Benedetta
Tobagi e Graziano Versace.
Gli studenti che verranno premiati sono autori di recensioni
sui volumi che hanno avuto modo di leggere durante lo scorso
anno scolastico, ritenute particolarmente valide, e meritevoli di
pubblicazione sui giornali, da
una commissione composta da
redattori di “Gazzetta del Sud” e
de “Il Quotidiano della Calabria”
e da esponenti della Fondazione
Carical. Gazzetta e Quotidiano
sono partner del progetto sin dalla prima edizione. Gli attestati e
gli altri riconoscimenti messi in
palio andranno a Chiara Gagliano e Francesco Zangari del liceo
Salvo Sottile
scientifico “Siciliani” di Catanzaro; Luca Persiani e Rocco Bruno
del liceo scientifico “Fermi” di
Policoro; Serena Chiaia, Francesco Mario Porco e Maria Francesca Napolitano del liceo scientifico “Fermi” di Cosenza; Angela
Sgrò, Vittoria Imeneo, Bruna
Galloro, Marianna Pititto e Federica Ramondino del liceo classico
“Morelli” di Vibo Valentia; Eleonora Lucà, Azzurra Commisso e
Francesca Amato del liceo scientifico “Zaleuco” di Locri.
Questi quindici giovani, sabato, sul palcoscenico del cinema-teatro cosentino, coordinati
dalla giornalista Raffaella Sala-
mina, potranno confrontarsi,
parlare, dibattere di fronte alla
platea dei loro coetanei e degli
ospiti della manifestazione, con
gli autori dei libri di narrativa
contemporanea che essi hanno
letto e recensito: “La contessa di
ricotta” (edito da Nottetempo)
della Agus, “Sognatore di algoritmi” (Pellegrini) della Fresca, ,
“Più scuro di mezzanotte” (Sperling & Kupfer) di Sottile, “Come
mi batte forte il tuo cuore” (Einaudi) della Tobagi e “Ladri di
locandine” (San Paolo) di Versace.
Obiettivo primario di “Incontro con l’autore”, lanciata nel
2006, ribadisce Mario Bozzo,
presidente della Fondazione Carical, che ne ha affidato l’organizzazione alla propria società strumentale Cepacud (centro di promozione attività culturali e di documentazione), «è di promuoverre la lettura creativa. Sempre
funzionale all’obiettivo posto»,
aggiunge Bozzo, «anche quest’anno l’iniziativa è inserita in
un progetto pluriennale strettamente collegato al nostro Premio
per la Cultura Mediterranea. Tale progetto prevede che gli alunni
delle scuole coinvolte, negli anni
successivi, partecipino alla Giuria scolastica competente a valutare le “opere prime” in concorso
nella sezione Narrativa Giovani».
dovuta anche all’omertà, «i mafiosi – dice – si nutrono del silenzio». «Non è possibile – aggiunge
– non rispettare le regole. La
‘ndrangheta è uguale in tutto il
mondo. Carmelo Novella ha pagato con la vita il tentativo di uscire dagli schemi per creare una
cellula autonoma in Lombardia».
A conclusione Nicaso, che cita
anche due colleghi, il compianto
Gigi Malafarina e Arcangelo Badolati con il quale si dichiara d’accordo che «Il “Crimine” esisteva
già negli anni 40», si fa una domanda («perché abbiamo scritto
questo libro?») e si dà una risposta: «Abbiamo voluto dare voce
agli altri, ai giovani che raccontano la mafia con le loro espressioni
genuine, talvolta ingenue, ma lucide e responsabili. Dai testi traspare rabbia e paura, ma anche
un desiderio di ribellione, all’insegna del grido “La mafia fa schifo”. Un desiderio questo che va
coltivato».
Con un intervento rivolto interamente ai ragazzi, tra l’altro protagonisti del libro, il dott. Nicola
Gratteri assume i panni dell’uomo di esperienza che si preoccupa di dare i consigli giusti. Intanto
una constatazione: «I ragazzi di
oggi sono più svegli, più maturi di
quelli di cinque anni fa. Si registra un crescendo di preparazione e di impegno. E lo abbiamo potuto capire selezionando le lettere».
Fatta questa premessa il magistrato antimafia, sostiene che
«non ci può essere l’automatismo
scuola-università. Se non si ha
l’attitudine per conseguire la laurea nei tempi previsti e si incontrano difficoltà, è meglio cambiare strada, fare altre scelte di lavoro».
Trattandosi di giovani, non
può mancare il riferimento ai “ragazzi di Locri”, il movimento nato
(e poi scomparso) in seguito
all’uccisione di Franco Fortugno:
«L’errore – dice – fu quando nei
cortei è entrata la politica. A quel
punto è finita la spontaneità. E
così dei 30 mila ragazzi che sfilavano sono rimasti solo alcuni cespugli».
Il dott. Gratteri, come al solito
diretto nei suoi interventi, non ha
peli sulla lingua e lancia frecciate
a chi ha “succhiato” sul primo libro scritto con Nicaso “Fratelli di
sangue. «Purtroppo – mastica
amaro – l’arte di copia-incolla è
più che mai di moda e sono stati
tantissimi coloro che hanno saccheggiato parte della nostra opera, senza citare la fonte».
Agli autori vengono poste anche domande. Tutto ciò consente
a Gratteri e Nicaso di approfondire e di infierire contro le mafia
che, come si legge nella controcopertina «uccide sogni e speranze,
non crea benessere, ruba e distrugge, offrendo forme di lavoro
che sono in realtà ricatti pagati al
prezzo della libertà e della dignità. E comunque questo “castello
di menzogne” è destinato a crollare per la semplice e banale ragione che la mafia fa schifo». Nicola Gratteri lancia l’ultimo messaggio ai ragazzi: «Continuate a
reagire, a ribellarvi, soltanto così
possiamo segnare il nostro riscatto».
I lavoratori Sial incatenati durante la recente protesta a Catanzaro
VERTENZA SIAL Lo chiede la Regione
Un piano industriale
per reinserire subito
i quaranta lavoratori
Predisporre un
piano industriale in tempi brevi.
È questa la richiesta della vicepresidente della Giunta regionale, Antonella Stasi, e del dirigente generale della Presidenza, Franco Zoccali, al presidente
della Sial Servizi spa, Enrico De
Caro. L’obiettivo è il reinserimento, a tempo indeterminato,
dei lavoratori Sial fermi da settembre 2009. La richiesta è nata
su proposta di Gianvincenzo Benito Petrassi, segretario generale Uil Temp Calabria, dopo un
incontro avuto a Catanzaro nella sede della Giunta. Oltre alla
Stasi e a Zoccali erano presenti
anche i dirigenti Bruno Zito del
dipartimento Tutela della salute
e Giuseppe Calabretta del dipartimento Agricoltura. La parte
sindacale era invece rappresentata oltre che dallo stesso Petrassi, anche da Antonio Franco, segretario generale Ugl Calabria e
da una delegazione di lavoratori. L’incontro arriva dopo una vibrante protesta dei lavoratori
sotto gli uffici della Vicepresidenza. Per più giorni i dipendenti Sial hanno sostato in via Massara arrivando anche a trascorrere la notte sotto gli uffici regionali. Pertanto, secondo i sindacati, la richiesta del Piano industriale dà finalmente un po’ di
speranza ai 40 lavoratori che dal
2009 attendono gesti concreti
da parte della Regione. E anche
le attività della Sial servizi, anch’esse ferme dal 2009, potranno riprendere realizzando le sacrosante aspettative dei dipen-
CATANZARO.
denti. Durante l’incontro con la
Regione, quindi, le organizzazioni sindacali hanno ribadito
l'esigenza di tracciare un percorso che permetta di ricollocare, a
tempo indeterminato, i 40 lavoratori della Sial Servizi spa, attualmente percettori di mobilità
in deroga. Il tutto da realizzarsi
in tempi brevi, anche alla luce
dell’imminente scadenza (31 dicembre 2011) dell’ammortizzatore sociale. La vicepresidente
Stasi si è impegnata a chiedere al
presidente della Sial di predisporre un piano industriale le
cui linee direttrici saranno illustrate in una seduta congiunta
fissata per il 29 novembre, e a
verificare la possibilità di affidare commesse alla Sial da parte
dei Dipartimenti regionali, così
come già manifestato dal dipartimento Tutela della salute per
circa sei unità di personale a
tempo pieno, ovvero dodici
part-time. Soddisfatto Gianvincenzo Petrassi: «La prospettiva è
importante – ha detto – perchè la
Società potrà utilizzare questi
lavoratori per realizzare quegli
obiettivi che la Regione ha deciso di raggiungere mantenendo
in vita la società stessa. Infatti la
Sial servizi spa era una società
partecipata le cui quote erano ripartite tra Regione Calabria
(51%) e ministero del Lavoro
(49%). A marzo di quest’anno la
Regione ha rilevato tutte le quote e la Sial è così diventata una
società controllata esclusivamente dalla Regione. La sua attività, però, è ferma dal 2009.
28
Mercoledì 23 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
Cronaca di Reggio
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.
CONSIGLIO COMUNALE Scontro tra maggioranza e opposizione, ma anche dentro il centrosinistra, sulla elezione dei questori. Scintille su Multiservizi
Divisi su tutto. La minoranza pure su se stessa
Arena: «In una fase così particolare l’irresponsabilità finisce per diventare vero e proprio sciacallaggio»
Pino Toscano
L’elezione dei due questori accende la miccia e Multiservizi
provoca lo scoppio. Benvenuti
nell’aula del consiglio comunale di Reggio Calabria, dove
sembra che non si possa parlare senza litigare. Maggioranza
e minoranza divisi su tutto. E,
tanto per gradire, minoranza
in disaccordo anche con se
stessa. Alla fine, malgrado i richiami alla sobrietà istituzionale, la seduta consegna un’altra puntata rissosa e acuminata.
Si comincia con Giuseppe
Bova (Polo civico) che ripropone la candidatura di Paolo Brunetti con Michele Raso che
punta su Francesco Plateroti. Il
consigliere Liotta, in quota a
Energia Pulita, ribadisce le ragioni che, dopo i vani tentativi
condotti per vie interne, lo
hanno portato a fare ricorso al
Tar e sottolinea che il consiglio
ha l’obbligo di rispettare le leggi: «Dobbiamo dare l’esempio».
Per Daniele Romeo, invece, è
stato «un atto puerile». «La politica non si fa nei tribunali, ma
se si tratta di difendere la legalità, allora sì», ribatte Giuseppe
Falcomatà. «Liotta ha fatto bene», conferma Irto, annunciando l’appoggio del Pd, «ma questa discussione alla città interessa poco». Brunetti sposta
l’attenzione su di sé: «Convengo con Liotta sul rispetto delle
leggi. Ma il consiglio deve avere rispetto anche della democrazia. Voterò Brunetti (cioè se
medesimo, ndr) perché il Polo
civico dev’essere rappresentato
nell’Ufficio di Presidenza».
Paolo Brunetti
(Polo civico) è
stato eletto
questore con
l’aiutino della
maggioranza di
centrodestra
Avanti. Delfino (Prc): «Ci
siamo ritrovati qui a causa di
un errore interpretativo dei regolamenti. Sul punto abbiamo
cercato l’unità del centrosinistra, ma purtroppo non l’abbiamo trovata perché qualcuno si
è dissociato». Il suo voto è a
Liotta. Questi tiene a precisare
che non spasima: «Avevo posto
una condizione: tutti tranne
me. Accetto per disciplina». Aldo De Caridi (Idv) dichiara che
voterà Brunetti perché «il Polo
civico non dev’essere escluso».
E dai banchi della maggioranza
parte l’aiutino: quattro consiglieri (Marino, Bagnato, Crupi
e Leo) si fiondano su Brunetti.
Così facendo, insorge Massimo
Canale, «si cristallizza la violazione». Poi allarga il ragionamento e lancia dure accuse:
«Anch’io credo che la città abbia problemi più seri. Ha tutti i
servizi azzoppati dalle infiltrazioni della ‘ndrangheta. E non
ci basta che il sindaco vada dal
prefetto». Segue uno scambio
di “carezze” con De Caridi e Bova, poi il voto dà l’esito scontato con l’elezione di Plateroti e
Brunetti.
Ma intanto il clima si è arroventato perché la maggioranza
non ha alcuna intenzione di subire l’attacco di Canale. Beniamino Scarfone, capogruppo
Pdl, va giù deciso contro «l’atteggiamento offensivo del consigliere» e chiede ad Arena di
intervenire. Subito accontentato. Il sindaco prende la parola e
richiama gli esponenti della
minoranza ad abbassare i toni:
«Ritengo che l'Aula del consiglio non sia un luogo in cui si
debba parlare a sproposito gettando fango su un’Amministrazione impegnata a 360 gradi a
risolvere i problemi della città.
Non si può fare macelleria sociale ma occorre essere costruttivi e propositivi perchè è la città che lo richiede oltre al delicato momento che stiamo vivendo. La mia Amministrazio-
Il sindaco Demetrio Arena replica alle osservazioni provenienti dal centrosinistra sulla vicenda giudiziaria che ha interessato la società mista Multiservizi
ne è impegnata attivamente a
combattere il malaffare e l’illegalità ovunque essi si annidino.
La nostra attenzione sulla Multiservizi è massima, lo dimostrano i continui incontri che
ho avuto con il prefetto Luigi
Varatta che in questa vicenda è
stato il mio interlocutore privilegiato. Non può l’attività politica del consiglio comunale dedicarsi unicamente alla discussione di questioni che non giovano al sano confronto politico
e finiscono per innescare un
clima che definisco di sciacallaggio».
Giuseppe Falcomatà respinge l’accusa: «Non si può confondere il senso di responsabilità con una sorta di richiesta di
tapparci gli occhi». Replica Bagnato per il centrodestra: «La
Giunta Arena è trasparente».
Sulla scia ecco Marino, Leo e
Romeo. Poi è ancora Scarfone:
«Le società miste sono state costituite dal centrosinistra. Non
le volete più? Ditelo».
COMUNE/SVILUPPI DELL’OPERAZIONE DENOMINATA “ASTREA”
L’on. Napoli vuole la Commissione d’accesso
«Il Viminale chiede informazioni», ma è giallo
In una interpellanza al presidente del Consiglio e ai ministri
dell'Interno, della Giustizia e
dell'Economia e finanze, l’on.
Napoli sollecita la commissione
d’accesso e l’eventuale scioglimento del civico consesso.
In premessa, la parlamentare ricorda, tra l’altro, che «a
Reggio Calabria non è mai apparso chiaro il ruolo dei servizi
segreti, fin dal 2004 con il ritrovamento del tritolo a Palazzo
San Giorgio; nel mese di dicembre del 2010 si è suicidata Orsola Fallara, dirigente del settore Finanze e Tributi del Comune, la quale era indagata per
abuso d'ufficio in relazione alla
gestione finanziaria; la dirigen-
te Fallara ha deciso di togliersi
la vita ingerendo una consistente dose di acido muriatico e all'interpellante desta grande
perplessità il fatto che non sia
stata disposta l'autopsia sul corpo e che la Procura abbia aperto
le indagini solo quando la salma era già stata tumulata; il Dipartimento della Ragioneria
Generale dello Stato ha eseguito dal 14 giugno all'8 luglio
2011 una verifica amministrativo-contabile del Comune e nella relazione conclusiva gli ispettori hanno rilevato “pesanti irregolarità” e “artifici contabili
al fine di occultare la reale situazione dell'ente”, celando
“un disavanzo di amministra-
zione, al 31 dicembre 2009, superiore ai 140 milioni di euro”,
portato nell'anno 2010 “ad oltre 160 milioni”». E, «negli ultimi ultimi mesi una serie di interventi giudiziari si sono abbattuti sul Comune». Dopo aver
fatto l’elenco dettagliato, l’on.
Napoli chiede ai destinatari
dell’interpellanza «se non ritengano opportuno e urgente autorizzare l'invio di una Commissione d'accesso presso l'ente
per accertare la sussistenza per
lo scioglimento del suo consiglio comunale».
In serata si è appreso che il
Viminale ha chiesto una informativa al prefetto Varratta sulle
«presunte infiltrazioni della
‘ndrangheta nella Multiservizi». Lo stesso prefetto, però, ha
dichiarato di non aver ricevuto
nulla. E il capogruppo Pdl al
Comune, Beniamino Scarfone,
afferma: ««La notizia secondo
cui il Ministero degli Interni
avrebbe sollecitato la Prefettura di Reggio Calabria a relazionare sulla gestione della Multiservizi SpA al momento risulta
priva di riscontro. In merito all'iniziativa annunciata dall'on.
Lo Moro riteniamo sia corretto
ricordare che il sistema delle
società miste è stato concepito
dalla Giunta Falcomatà. Suggeriamo quindi all'on. Lo Moro,
nella sua esigenza di chiarezza,
di domandarsi come mai le procedure di gara che hanno determinato la scelta dei partner privati nelle società miste sia stata
attuata dal Sindaco f. f. Naccari
Carlizzi a pochi giorni dalle elezioni amministrative del 2002.
Tanto per amore di chiarezza».
PDCI Su proposta del leader del partito Oliviero Diliberto
Tripodi nella segreteria nazionale
con l’incarico per il Mezzogiorno
Il segretario regionale dei Comunisti italiani, Michelangelo
Tripodi, è entrato a far parte
nella segreteria nazionale del
partito.
La decisione è stata assunta
durante la prima riunione della direzione nazionale del Partito, uscita dal recente sesto
congresso nazionale di Rimini, che ha proceduto all’elezione della nuova segreteria
nazionale.
«Su proposta del leader nazionale Oliviero Diliberto – si
legge in un comunicato stampa – , il segretario calabrese
del PdCI Michelangelo Tripodi è entrato a far parte del
massimo organismo di direzione politica del Partito dei
Comunisti Italiani e, contestualmente, gli è stato assegnato il delicato incarico di responsabile del Dipartimento
Mezzogiorno.
Un settore di lavoro, quello
del Dipartimento Mezzogiorno, che – continua il comunicato –, oggi più che mai, rap-
Oliviero Diliberto e Michelangelo Tripodi
presenta il tema sul quale, nonostante le politiche anti-meridionali portate avanti in
questi anni dal passato governo di Berlusconi e Bossi, si
giocano il futuro e le reali prospettive di salvezza dell’Italia,
che, al di là delle ignobili provocazioni leghiste, senza un
Mezzogiorno moderno, produttivo e sviluppato, è desti-
nata al default e al tracollo definitivo.
Nella fase di tremenda crisi
che attraversa il nostro paese
– conclude il comunicato del
Partito dei Comunisti italiani–
assumono un valore profetico
le parole di Antonio Gramsci
quando affermava che «il Sud
è l’emblema del fallimento del
capitalismo italiano».
Gazzetta del Sud Mercoledì 23 Novembre 2011
31
Cronaca di Reggio
.
Ieri la cerimonia d’intitolazione dell’aula magna della sede al sovrintendente capo
Alla Provincia la cerimonia promossa dalla Lega Navale
La memoria di Buompane
rivive al XII reparto mobile
Nel nome di De Grazia
il premio a difesa del mare
Giuffrè: i nostri uomini danno prova di equilibrio e professionalità
Il riconoscimento è stato assegnato a Laura Violi
Mariangela Viglianisi
Eleonora Delfino
La memoria di chi ha portato la
divisa come una seconda pelle,
di chi con dedizione e alto senso
del dovere si è speso per i valori
della giustizia. L’aula magna del
XII reparto mobile della Polizia
da ieri porta il nome di Marcellino Buompane, il sovrintendente
vittima di un incidente rientrando dal servizio di vigilanza al
centro di prima accoglienza di
Sant’Anna di Isola di Capo Rizzuto a Crotone. Il sovrintendente che ha saputo con il rigore morale del suo operato interpretare
lo spirito che anima il reparto
mobile, impegnato sempre in
prima fila là dove ce n’è più bisogno, diventa un simbolo da ricordare.
Una figura che la Polizia non
dimentica tanto da scegliere di
intitolargli i locali di un reparto
in cui il sovrintendente ha svolto
tanti anni di servizio. Una cerimonia semplice ma toccante in
cui la vedova alla presenza dei
vertici del Corpo ha scoperto una
targa che porta il nome di Marcellino Buompane, sotto lo
sguardo di diversi agenti che
hanno condiviso con il sovrintendente tanti giorni, tante missioni. Una targa che l’arcivescovo metropolita Vittorio Mondello benedice esaltando i «valori di
professionalità, giustizia e fraternità» che hanno motivato
l’operato dell’uomo e dell’agente, auspicando che tutti
nell’esempio di queste figure «ri-
L’arcivescovo Vittorio
Mondello ha
benedetto la targa in
memoria di Buompane
Santi Giuffrè consegna un attestato a Dario Buompane figlio del sovrintendente capo scomparso nel 2007
cerchino il vero e il bene». Sulle
note del “Silenzio” il prefetto
Luigi Varratta presente alle cerimonia assieme al questore Carmelo Casabona, depone una corona di alloro in memoria di tutti
i caduti della Polizia.
«Era un uomo buono e un poliziotto integerrimo – sostiene
Benedetto Sanna dirigente del
XII reparto mobile – come testimoniano i colleghi che hanno
condiviso gioie e dolori professionali. D’altra parte è significativo che a questa cerimonia siano arrivati colleghi da Siracusa e
da Napoli per ricordare il grande
valore della figura di Buompane.
La Polizia – aggiunge Sanna – è
una madre affettuosa verso i
suoi figli sfortunati, ha “adottato” nella sua famiglia la moglie e
il figlio che indossa con orgoglio
la divisa alla Questura di Roma».
Sanna ricorda la figura di un professionista che ha prestato servizio nel reparto mobile «che ha un
ruolo chiave per l’ordine pubblico in una realtà complessa come». Una squadra «sempre in
prima fila che con coraggio e
professionalità si sposta da un
capo all’altro da Lampedusa alla
Val di Susa, là dove le emergenze
lo richiedono. Uomini a cui sento
di dire grazie che ci fanno sentire
orgogliosi di essere poliziotti».
Cerimonia che riporta in riva
allo Stretto il già questore Santi
Giuffrè, dirigente generale della
Polizia, prefetto, nelle funzioni
di Direttore centrale per la polizia stradale presso il Dipartimento della Ps. «È una cerimonia importante che ricorda le nostre vittime i nostri sacrifici, le vite immolate per affermare i principi della giustizia».
«Il nostro sforzo – prosegue
Giuffrè – è quello di guardare al
passato, di vivere con cosapevolezza il presente e proiettarci nel
futuro». Una capacità di fare tesoro delle esperienze vissute che
«ci fa affrontare le difficoltà di
traversie nazionali e internazionali che acuiscono i conflitti sociali che attraversano le piazze».
Quelle piazze in cui i nostri uomini «dimostrano grande equilibrio e professionalità. Del resto –
sostiene con orgoglio il già questore reggino – siamo l’unica Polizia europea che può contare su
una scuola di Ordine pubblico.
Perchè la piazza insegna, forma,
certo è un lavoro duro che portiamo avanti tra mille difficoltà,
anche economiche, con i riflettori sempre puntati addosso, riuscendo sempre a garantire alta
professionalità».
Con il conferimento del premio
di studio “De Grazia”, per la terza
volta la Lega navale italiana lega
il suo nome al capitano di fregata
Natale De Grazia, con l’obiettivo
di mantenere vivi il ricordo e l’attenzione sull’ufficiale superiore
delle Capitanerie, figura di spicco per le qualità professionali, intellettuali e morali, scomparso
nel 1995 in circostanze non ancora del tutto chiarite mentre indagava sul traffico di rifiuti pericolosi verso il Sud Italia.
In riconoscimento all’operato
di De Grazia, la Lega navale ha
deciso di istituire questo premio
indirizzato a un laureato
dell’area dello Stretto che abbia
discusso una tesi riguardante
l’ecosistema marino e consistente in un premio in denaro e una
targa. La cerimonia si è svolta alla Provincia, alla presenza della
vedova De Grazia, Anna Vespia,
e di autorità civili, politiche, religiose e militari tra cui il comandante Vincenzo De Luca. Al tavolo dei relatori i rappresentanti
della Lega navale: il presidente
della sezione reggina Rosario
Ventura, il presidente nazionale
Francesco Paoli, il delegato regione Calabria Sud Valerio Berti
e Francesco Foti del comitato di
assegnazione del premio.
Un contributo prezioso che
quest’anno è stato assegnato alla
dottoressa Laura Violi, neo laureata in “Biologia ed ecologia
dell’ambiente marino costiero”
all’università di Messina. La giovane biologa si è laureata con il
massimo dei voti e la lode discutendo la tesi riguardante l’analisi
del tratto costiero tra Punta Pellaro e Brancaleone attraverso
analisi bentoniche e eco tossicologiche. «La costa ionica nel com-
Valerio Berti, Francesco Paoli, Rosario Ventura, Francesco Foti
plesso ha un’alta biodiversità –
ha commentato la Violi – e questo è positivo per l’intero ecosistema e soprattutto per la tartaruga Caretta Caretta che vi nidifica. Purtroppo ho dovuto registrare una tossicità abbastanza
elevata nei sedimenti di Punta
Pellaro».
Di seguito i saluti delle autorità politiche, in primis il vicepresidente del Consiglio regionale
Alessandro Nicolò: «Il premio di
studio è un modo nobile per ricordare una figura altrettanto
nobile che ha lasciato traccia di
sé con il suo operato». Per il presidente della Provincia Giuseppe
Raffa «non si può dimenticare il
sacrificio di De Grazia, dobbiamo fare in modo che il suo lavoro
e impegno non vengano dispersi.
Un pensiero alla famiglia e ai sacrifici compiuti dopo la perdita di
questo grande uomo». Il sindaco
Demetrio Arena ha condiviso
con De Grazia «gli anni della gioventù, la passione per la vela e
per lo sport. Il suo sorriso era la
caratteristica principale di una
personalità impossibile da dimenticare. La sua morte rinsalda
in noi la volontà di fare del mare
una risorsa per la città». Il presidente della Lega navale, Paoli,
ha raccolto l’invito del primo cittadino e sottolineato «il radicamento della Lega Navale sul territorio regionale attraverso le delegazioni. Questo è il momento
di dare la propria disponibilità
agli altri, di fare della vela uno
sport alla portata di tutti».
Barche accessibili a tutti, il sogno del diversamente abile Angelo Marra: «Se a Trieste ho visto
persone governare la barca solo
con il mento, perché non aprire
un polo nautico accessibile a tutti
anche qui senza dover spostarci
con notevole dispendio economico?».
Un’opportunità
lavorativa
nella propria terra d’origine è infine l’auspicio della premiata
Laura Violi: «L’amore verso la
mia città è pari a quello verso il
mare e tutti i cetacei».
Mercoledì 23 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
32
Cronaca di Reggio
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Falsa partenza del processo contro il clan Serraino. Dopo Regione e Provincia si è costituito anche il Comune
Epilogo, il Viminale sarà parte civile
Incompatibile la Tarsia, il Tribunale sarà presieduto da Silvana Grasso
Piero Gaeta
Ieri doveva cominciare il processo “Epilogo” che si celebra
con il rito ordinario davanti al
Tribunale reggino. Ma c’è stato subito un inghippo: la presidente designata Olga Tarsia,
infatti, aveva presieduto il Tribunale del Riesame che si era
pronunciato su questi stessi
imputati e dunque si trovava
in una posizione di evidente
incompatibilità. Tanto evidente che non è stato necessario
nemmeno che gli avvocati sollevassero l’eccezione, perché il
presidente del Tribunale Luciano Gerardis ha già disposto
che al posto della presidente
Tarsia ci sarà la dottoressa Silvana Grasso. E lunedì è stata
fissata un’altra udienza in cui
il processo potrà essere incardinato di fronte a un Tribunale
regolarmente costituito.
Nell’udienza di ieri, tuttavia, c’è stato anche il tempo
per un adempimento: la presentazione delle richieste di
costituzione di parte civile da
parte del Comune e, soprattutto, da parte del Ministero
dell’Interno. Sull’ammissibilità di tali richieste, che seguono quelle di Regione e Provincia che sono già costituite, do-
Il Cedir ospita gli uffici giudiziari. La dott. Silvana Grasso presiederà il Tribunale
vrà dare una risposta il Tribunale nella prossima udienza.
Il processo “Epilogo” vede
alla sbarra degli imputati Alessandro e Demetrio Serraino,
Antonino Alati detto “u babà”,
Maurizio Cortese, Fabio Antonino Giardiniere, Giovanni Siclari e Francesco Tomasello,
che sono difesi dagli avvocati
Francesco Calabrese, Carlo
Morace, Emanuele Genovese,
Antonio Managò, Michele
Priolo, Giacomo Iaria, Nino
Delfino e Santo Iaria.
Tutti imputati che sono rimasti impigliati nell'inchiesta
"Epilogo" condotta dai magistrati della Procura distrettuale reggina alla fine del settembre 2010 che si concluse con
numerosi arresti per i reati di
associazione mafiosa, estorsione aggravata, danneggia-
mento e minaccia aggravata,
porto e detenzione abusiva di
armi, intestazione fittizia di
beni.
Tra i nomi degli imputati
spiccano quelli di Demetrio
Serraino, fratello del defunto
«boss della montagna», Francesco Serraino, il nipote di
quest'ultimo, Alessandro, e
Fabio Giardiniere, genero di
Domenico Serraino. I tre sono
imputati nella veste di promotori del sodalizio criminale e,
oltre che per i capi d'imputazione originari, sono stati accusati anche dalle recenti dichiarazioni del collaboratore
di giustizia Vittorio Giuseppe
Fregona, indicato dagli investigatori come componente
del clan.
L'indagine portata avanti
dai Carabinieri si basò su numerose intercettazioni telefoniche e ambientali e su dichiarazioni convergenti di collaboratori di giustizia che stanno
alla base della poderosa ordinanza di custodia cautelare in
carcere di 689 pagine che ha
portato agli arresti, alle perquisizioni e agli avvisi garanzia contro i presunti affiliati al
clan Serraino.
Il rito abbreviato di “Epilogo” inizierà il prossimo 9 gennaio nei confronti di altri 13
imputati. Si tratta di Domenico Daniele Caccamo, Giovanni
Morabito, Sebastiano Pitasi,
Domenico Russo, Francesco
Russo (classe 1973), Francesco Sgrò, Antonino Barbaro,
Ivan Valentino Nava, Francesco Russo (classe 1963), Felice
Lavena, Antonino Pirrello,
Salvatore Scopelliti e Anna
Maria Teresa Adamo.
PROCESSO CLAN LO GIUDICE Sono iniziate le arringhe difensive nel rito abbreviato davanti al gup Oliva
«Romolo non è mafioso e non era l’armiere della cosca»
Ha parlato per oltre due ore
l’avv. Emanuele Genovese monopolizzando quasi interamente l’udienza del processo contro
presunti affiliati al clan Lo Giudice che, con il rito abbreviato,
si sta svolgendo dinnanzi al gup
Daniela Oliva. Il penalista ha
evidenziato al giudice che
«Consolato Romolo ha un’armeria e ha sempre lavorato
onestamente. È vero che ha
avuto in custodia le armi di Antonino Cortese ma ha regolarmente denunciato il fatto alla
Questura. E – ha insistito l’avv.
Genovese – non esiste negli atti
del processo alcuna prova che
dimostri che il mio cliente sapesse chi fosse il Cortese». Inoltre, ha ribadito Genovese «non
esistono collaboratori che abbiano mai indicato Romolo come mafioso o affiliato a cosche».
Il pm Beatrice Ronchi,
nell’udienza precedente ha
chiesto le condanne di Antonino Lo Giudice e Consolato Villani, previa applicazione della ri-
duzione di pena prevista per i
collaboratori di giustizia, rispettivamente a 10 e 9 anni di
reclusione. Il pubblico ministero ha, inoltre, chiesto al giudice
di condannare anche gli altri 5
imputati che, come i due pentiti, hanno scelto il rito abbreviato: Demetrio Giuseppe Gangemi a 11 anni e 4 mesi di reclusione, Consolato Romolo a 10
anni, Madalina Turcanu a 10
anni e 4 mesi, Paolo Sesto Cortese a 6 anni, Giuseppe Perricone a 5 anni e 1800 euro di mul-
Consolato Romolo
ta. Complessivamente gli anni
chiesti dal pm sono poco più di
60.
Il processo è nato dall’operazione condotta lo scorso 19
aprile dalla Dda contro la cosca
Lo Giudice. In sede di udienza
preliminare, celebrata a inizio
agosto, erano comparsi 24 persone: in 7 avevano scelto il rito
abbreviato, altri 12, rimasti in
ordinario, erano stati rinviati a
giudizio (il processo è fissato
per gennaio prossimo) e 5 avevano patteggiato.(p.g.)
Il Cids scrive all’assessore provinciale Lamberti Castronuovo
Un tavolo istituzionale per la legalità
Un tavolo istituzionale per la legalità. Il presidente del Cids
(Comitato interprovinciale per
il diritto alla sicurezza), Demetrio Costantino scrive all’assessore provinciale alla Legalità,
Eduardo Lamberti Castronuovo
per sollecitare l’istituzione di
questo nuovo strumento. «Dopo quanto emerge dalle operazioni delle Forze dell’ordine
con le numerose inchieste volte
a colpire criminali collusi e affaristi è necessario che tutti
prioritariamente rivolgano la
massima attenzione in questa
lotta. Il susseguirsi di fatti inquietanti l’alto numero di soggetti coinvolti, dimostrano che
non si trovi di fronte a episodi,
ma a un deprecabile contesto di
potere esistente da lungo tempo che bisogna combattere».
«Per questo – aggiunge Costantino – pur comprendendo i
suoi impegni occorre accelerare i tempi, superare i ritardi,
istituire l’annunciato tavolo
istituzionale, stabilire programmi coinvolgere quanti sia-
no disponibili a lottare e lavorare».
«Nel recente passato – ricorda il presidente del Cids – precedenti assessori alla Legalità
animati da buone intenzioni
hanno istituito il tavolo ma senza risultati. Si faccia presto ora,
si affronti il problema con l’entusiasmo e la volontà che lei sa
bene imprimere e se può rivolga l’attenzione al problema,
mobilitando anche quanti operano all’interno dell’Amministrazione provinciale».
Alessandro Nicolò, Pasquale Amato, Marco De Ponte e Eleonora Scrivo
Iniziativa in sinergia con Actionaid
Il premio Nosside
abbraccia Haiti
e la solidarietà
Cristina Cortese
L’onda lunga della solidarietà
incrocia e abbraccia il Nosside,
concorso globale di poesia organizzato dal Centro Studi Bosio sotto l’egida dell’Unesco,
dando nuovo valore aggiunto
a quel carattere universale
della cultura che il prof. Pasquale Amato ha sempre rivendicato quale tratto distintivo del premio.
Così, in attesa che venerdì
prossimo si accendano i riflettori sulla premiazione del vincitore assoluto, l’italiano Giannicola Ceccarossi e sulla magica atmosfera che vede coinvolti poeti e pubblico, intanto il
premio ha visto un momento
qualificante nell’aula “Falcomatà” dell’università per Stranieri “Dante Alighieri”. Qui,
secondo evento finale dell’iniziativa giunta alla ventisettesima edizione, è stato il seminario sul tema “Il Premio Nosside
per Haiti con Actionaid International Italia” che ha messo a
fuoco il sostegno concreto offerto ad uno dei Paesi più poveri e disastrati del mondo e
vittima del terremoto del gennaio 2010.
«Ci siamo fatti promotori di
una raccolta di fondi e abbiamo adottato a distanza una
bambina haitiana. E con ciò
abbiamo dimostrato una cosa
importante: che il Nosside non
soltanto chiede, ma è pronto
anche a dare»: così Pasquale
Amato dà senso profondo alla
affermazione per cui «non c'è
niente di più bello che avere
poco e dare egualmente a chi
ha meno di te». Dunque, il
Nosside si dimostra capace di
guardare avanti e superare se
stesso, avvolgendosi di calore
umano che non è solo quello
della poesia. E se il premio nel
suo percorso ha saputo innestare l’identità delle singole
nazioni e l’orgoglio delle loro
tradizioni unendo popoli e costumi, di fatto si conferma
sempre più planetario, come
dimostrano i 360 concorrenti
che nel 2010 erano 291; i 64
Stati (58 nel 2010) e le 61 lingue coinvolte (47 nel 2010). E
ciò, nonostante le risorse economiche sempre minori.
«Questa espansione è stata
possibile grazie al sostegno di
aziende, associazioni, movimenti e singoli in Italia e
all’estero e all’impegno della
rete sempre più estesa di collaboratori volontari in ogni parte del mondo», spiega Amato,
ricordando «l’eguaglianza e la
fratellanza tra popoli, lingue e
culture alla base di tutto».
E torniamo ad Haiti, uno dei
luoghi del mondo in cui si sta
peggio. Il sostegno all’azione
umanitaria di ActionAid International nel disastrato Paese
dei Carabi, non sarà la panacea di tutti i mali, ma è certamente qualcosa. Soprattutto,
il Nosside, con la raccolta di
fondi e l’adozione di una bambina haitiana, entra a pieno titolo nella costruzione di un
mondo più giusto dove vi sia-
Il premio di poesia
presieduto da Amato
ha adottato una
bambina haitiana
no pari diritti ed opportunità
per tutti. In questa direzione, è
andato l’intervento del vicepresidente del Consiglio regionale Alessandro Nicolò per il
quale «la poesia si colora di solidarietà e sprigiona la forza in
grado di cambiare il mondo
con piccoli gesti. Un altro traguardo nel cammino dell’unico concorso globale di poesia
che, in nome dell’arte più alta,
unisce e mette a confronto culture e tradizioni lontane, annullando distanze e confini».
Ancora,
dal
pro-rettore
dell’università Dante Alighieri
prof. Antonino Zumbo, dal segretario generale di ActionAid
Italia Marco De Ponte e della
referente territoriale di ActionAid Eleonora Scrivo una importante condivisione: la presenza del premio di Poesia
Nosside al fianco di ActionAidè arricchisce di umanità e solidarietà la fratellanza dei popoli.
Gazzetta del Sud Mercoledì 23 Novembre 2011
35
Reggio Tirrenica
.
GIOIA TAURO L’esposto è stato inviato anche alle Procure
SAN GIORGIO Ucciso in una rapina
Ospedale nella Piana,
il Comune punta
a delegittimare
la scelta della Regione
Una fiaccolata
per non dimenticare
Antonio Giovinazzo
Attilio Sergio
SAN GIORGIO MORGETO
Rizzo, Saccomanno, Bellofiore e Nardi. Sotto l’area sulla sorgerà l’ospedale
Contestata l’area indicata e ribadita la volontà
dei sindaci che avevano prospettato un altro sito
Gioacchino Saccà
GIOIA TAURO
La battaglia per l’ubicazione del
nuovo ospedale continua. Ieri, a
Gioia Tauro, nel corso di una conferenza stampa promossa dal
“Comitato spontaneo per l’ospedale unico della Piana” tenuta a
Palazzo Sant'Ippolito e alla quale
col sindaco Bellofiore il vicesindaco Rizzo e l’assessore Nardi, ha
partecipato l’avv. Giacomo Saccomanno, componente e portavoce ufficiale dello stesso comitato; è stato reso noto che in data 21
novembre, quindi giusto due
giorni addietro, è partito un atto
stragiudiziale di diffida e messa
in mora del quale sono destinatari il Direttore generale dell’Asp 5,
dott. Squillacioti, il presidente
della Provincia di Reggio, dott.
Raffa, il Commissario straordinario alla Sanità, nella persona del
legale rappresentante pro tempore presso la Regione Calabria, il
responsabile della Protezione civile in Roma, il Ministero della salute in persona del Ministro in carica.
Per conoscenza e perchè vengano assunte le dovute e necessarie iniziative è stato inoltrato anche alle Procure di Catanzaro
Reggio Calabria e Palmi, alla Procura della Corte dei Conti di Ca-
tanzaro, al Prefetto di Reggio Calabria. «I problemi affrontati e denunciati – ha detto il Sindaco di
Gioia avv. Renato Bellofiore – sono due. Il primo riguarda l’ubicazione sui terreni dell’Istituto
Agrario di Palmi che non vengono
messi a disposizione gratuitamente ma invece costeranno come si evince da documenti ben
precisi 350mila euro. Viene meno
quindi la giustificazione addotta
a suo tempo quando era stato segnalato e indicato a grande maggioranza dai Sindaci del comprensorio il sito di Cannavà. Purtroppo la Provincia non era proprietaria di tale terreno sul quale,
impropriamente e illegittimamente, è già stato previsto il progetto di massima mentre sullo
stesso, è notorio, c'era un vincolo
di esclusiva destinazione d’uso
scolastico. Non lo si vuole realizzare a Cannavà? Bene il comitato
ha indicato un sito alternativo: in
contrada Bettina, lungo la provinciale che porta a Rizziconi, la
Regione Calabria è proprietaria
di ben 17 ettari, già utilizzati come campo sperimentale dell’Arssa, parte dei quali potrebbero essere messi a disposizione gratuitamente per la nuovo struttura
ospedaliera». L'avv. Giacomo
Saccomanno ha spostato il tiro
parlando
«della
sicurezza
dell’ospedale di Polistena per
quanto riguarda la stabilità strutturale. È un problema affrontato
sin dal 2008 – ha ribadito – per il
quale dagli enti e dalle autorità
competenti non è arrivata alcuna
risposta. Gli edifici che lo ospitano non sono adeguati dal punto
di vista sismico e per questo riteniamo responsabili quanti hanno
competenza in materia. Se dovesse succedere qualcosa, e il nostro
territorio è a rischio sismico, cosa
succederà?», si è chiesto Saccomanno. «Nel nostro atto stragiudiziale poniamo anche questi interrogativi e diffidiamo quanti riteniamo responsabili di questa
realtà che ha dell’incredibile». Il
vicesindaco di Gioia Tauro architetto Jacopo Rizzo, a proposito
della scelta del sito, ha denunciato «un’azione ben precisa rispondente ad un preciso disegno politico che non ha tenuto conto della
volontà espressa dai sindaci che si
sono pronunziati a stragrande
maggioranza per il sito di Cannavà». L’assessore alle Politiche sociali del Comune di Gioia Tauro,
Salvatore Nardi, non ha esitato a
parlare di «fatti inquietanti che
hanno sovvertito la volontà popolare. Ma l’Asp, che continua a
sperperare e a pagare fitti altissimi per locali che non servono più,
ha fatto finta di niente».
GIOIA TAURO Inquietante episodio lunedì sera in via Vespucci
Sale il livello delle intimidazioni
raffiche di mitra contro un negozio
GIOIA TAURO. Raffiche di mitra
sono state esplose a Gioia Tauro
contro una vetrina di esposizione e contro la porta di ingresso
di un negozio di jeanseria e di
abbigliamento casual ubicato in
via Vespucci, incrocio con via
Fermi, una strada molto trafficata che collega via Tripodi a via
Giovanni XXIII al quartiere “Jossa”. È accaduto qualche minuto
prima delle 22 di lunedì e sul
grave episodio svolgono indagini gli agenti della Sezione investigativa del Commissariato di
Polizia sotto le direttive del vicequestore dott. Francesco Rattà.
Contro la vetrata antiproiettile e
contro la porta a vetri dell’ingresso un commando ha indiriz-
zato numerosi colpi di kalashinkov e sul posto, in strada, sono
stati raccolti almeno trenta bossoli esplosi, a quanto si è potuto
apprendere, di calibro 9x21.
Il titolare del negozio è un
commerciante piuttosto noto a
Gioia Tauro, A.M, 39 anni, che
opera da anni nel settore
dell’abbigliamento. Due pattuglie delle volanti, in servizio in
zona, sono subito intervenute
sul posto grazie anche ad una telefonata che ha informato
dell’accaduto attraverso il 113
la centrale operativa del Commissariato. Quindi via Vespucci
si è stata raggiunta dagli agenti
della Sezione investigativa e gli
specialisti della Scientifica.
Il dirigente Ps Francesco Rattà
CRIMINALITÀ Una nota di Galimi
Cinquefrondi, troppi furti
il Pd invita alla reazione
CINQUEFRONDI. Riguardo alla
lunga sequela di furti con scasso, soprattutto di fucili da caccia, all’interno delle abitazioni,
e di danneggiamenti dell’arredo
pubblico, non risparmiando
nulla, dalla villa comunale alle
scuole, per passare dall’illuminazione pubblica, esprime
preoccupazione ed indignazione, il consigliere comunale del
Pd Michele Galimi, il quale lancia un appello a tutte le forze politiche e sociali presenti sul territorio, affinché ci sia «una ribellione vera in grado di dare spe-
Quasi sicuramente chi ha esploso le raffiche in rapidissima successione è giunto in via Vespucci
unitamente ad un complice in
sella ad un motociclo.
A quell'ora molti abitanti della zona erano davanti al televisore, per cui il crepitio della micidiale arma utilizzata per far
fuoco da brevissima distanza è
stato nettamente percepito da
tante persone che dopo l’arrivo
sul posto delle volanti si sono
portate in strada.
I colpi hanno provocato fori
molto vistosi alla vetrina ed alla
porta.
All’interno del negozio, caratterizzato da locali molto ampi, si sono pure registrati dei
danni che non sono stati comunque quantificati. Il titolare A.M.
è stato sentito a lungo dagli investigatori che seguono tutte le
possibili piste, privilegiando comunque quella di un danneggiamento collegabile all’attività
criminale del racket. (g.s)
MELICUCCÀ Parlamentare tra il 1968 e il 1976 è morto all’età di 97 anni
Commozione per la scomparsa del sen. Dinaro
Antonio Ligato
MELICUCCÀ
Profonda commozione ha suscitato tra la cittadinanza, la scomparsa del sen. Carmelo Dinaro.
Galantuomo e benefattore. Un
uomo di altri tempi. Carmelo Dinaro era nato il 18 maggio 1914 a
Melicuccà. Venne eletto senatore
il 19 maggio 1968 nel collegio di
Palmi con 13.818 voti di preferenza. Nel corso della legislatura (dal
5 giugno 1968 al 24 maggio
1972) fece parte del gruppo
dell’Msi e ricoprì i seguenti incarichi: membro della 7ª Commissione permanente (Istruzione pub-
Il senatore Carmelo Dinaro
blica) dal 5 luglio 1968 al 24 maggio 1972. Fu membro, inoltre,
nello stesso periodo della Commissione parlamentare riordinamento amministrazione Stato.
Nella VI Legislatura (dal 25 maggio 1972 al 4 luglio 1976) sempre
con il gruppo del Msi - Destra Nazionale, fece parte della Commissione consultiva norme a favore
dei dipendenti dello Stato e della
commissione parlamentare per le
questioni regionali, nonché fu
membro dal 2 ottobre 1972 al 3
luglio 1976 della Commissione
norme delegate ministero beni
culturali e ambientali. Infine, dal
12 marzo 1975 al 19 giugno 1976
fece parte della Commissione
parlamentare d’inchiesta su condizioni e livelli dei trattamenti retributivi e normativi. Carmelo Dinaro fu padre del brillante diplomatico Ivanoe, prematuramente
scomparso. Il giovane aveva anche collaborato con il nostro giornale pubblicando il 17 maggio del
1963 un saggio sul poeta Lorenzo
Calogero. Al suo rientro a Roma,
Ivanoe Dinaro volle donare al Museo Nazionale d’arte orientale di
Roma, numerose opere d’arte. Da
parte sua, lo scomparso senatore
ebbe a donare numerosi volumi
degli atti parlamentari alla biblioteca comunale di Melicuccà.
ranza ad un paese che sembra
invece prendere la strada della
rassegnazione e dell’assuefazione». Nell’esprimere solidarietà e
vicinanza alla famiglie vittime
di furti con scasso, il consigliere
d’opposizione si dice convinto
che gli ultimi fenomeni di danneggiamento delle scuole pubbliche e della stessa villa comunale, «denotano la partecipazione di una fascia minorile che
sembra sempre più sbandata e
verso la quale invece occorrerebbero progetti di avvicinamento e recupero».(a.se)
Nell’affermare l’avversione e la
condanna ad ogni forma di violenza e sopraffazione, nel giorno del primo anniversario dalla
sua barbara uccisione durante
un tentativo di rapina del fucile
nel corso di una battuta di caccia, l’Amministrazione comunale, come da impegno assunto
dal consiglio comunale, ha ricordato Antonio Giovinazzo e
lo ha fatto attraverso un momento di preghiera (una santa
messa nella chiesa SS. Annunziata dell’ex Convento dei Padri
Domenicani) e di raccoglimento (una fiaccolata della memoria per le vie principali del paese).
«È trascorso un anno da
quando, una mano assassina –
ha sottolineato il sindaco Carlo
Cleri prima dei due momenti
per ricordare Antonio – ha privato la nostra comunità di un
giovane padre, onesto lavoratore, apprezzato da tutti per il
suo mite carattere, per la sua disponibilità e per la sua innata
simpatia e gioia di vivere».
Il primo cittadino, nel ricordare che «ignoti criminali, con
un atto di puro terrorismo mafioso, subdolo e vigliacco lo
hanno sottratto alla sua giovane famiglia, lasciando nel più
profondo dolore e disperazione
gli amati genitori, congiunti e
parenti tutti», ha parlato di «un
atto di inaudita quanto gratuita
violenza che la onesta e tranquilla comunità sangiorgese ha
condannato e respinto con assoluta determinazione». A distanza di un anno, sia la comunità civile che quella ecclesiale,
hanno voluto ribadire immutato affetto e vicinanza alla famiglia di Antonio Giovinazzo,
La fiaccolata a San Giorgio
esprimendo sincera solidarietà. In una chiesa gremita, tutta
San Giorgio Morgeto si è stretta
attorno ai familiari di Antonio
per ricordare la sua memoria.
Don Salvatore Larocca,
aprendo la celebrazione eucaristica, ha parlato di barbara
uccisione di un giovane che
muore innocentemente per
mano assassina, figlia di una
cultura di morte che non può
passare, aggiungendo che la
criminalità non è un qualcosa
che deve rientrare nel nostro
stile di vita e nel nostro modo di
pensare. Durante l’omelia, don
Salvatore ha chiesto giustizia e
pace.
«Il primato dell’amore deve
superare il primato dell’indifferenza – ha concluso don Salvatore – rimbocchiamoci le maniche, per una cultura di legalità e
di vita, essendo, agli occhi delle
giovani generazioni, operatori
di giustizia e di pace, maestri e
modelli liberi da ogni compromesso. A nessuno è consentito
di togliere la vita ad un altro uomo». Al termine della funzione
religiosa, in tanti, candele in
mano, rischiarando le vie principali del paese, hanno dato vita ad una fiaccolata silenziosa.
SANITÀ La Squillacioti indica gli obiettivi
LAUREANA
Inaugurato a Palmi
nei locali del Pentimalli
il poliambulatorio
Droga,
patteggia
quattro anni
e due mesi
PALMI. Si muove qualcosa in
PALMI. Ha patteggiato una
condanna a 4 anni e 2 mesi
Giuseppe Zangari 45enne di
Laureana di Borrello, accusato del reato di coltivazione in
un terreno di sua proprietà di
sostanza stupefacente del tipo cannabis indica, in un terreno ricadente nell’agro di
Laureana. In particolare la
coltivazione riguardava oltre
500 piantine alte fino a 2 metri distribuite in un terreno di
circa 5000 metri quadrate.
I fatti contestati a Zangari,
difeso dall’avvocato Guido
Contestabile, sono stati rilevati dalla Compagnia dei Carabinieri di Gioia Tauro e dallo Squadrone Cacciatori di
Vibo Valentia nel mese di
agosto di quest’anno, a seguito di una perquisizione personale e locale nei confronti
dell’imputato e di alcune sue
proprietà.
A seguito della decisione
assunta con l’accordo tra le
parti (pubblico ministero
dott. D’Andrea), il Gip del
Tribunale di Palmi, Luca Colitta ha infine disposto la misura degli arresti domiciliari
sostitutiva di quella sino ad
oggi in vigore della custodia
in carcere, nei confronti di
Giuseppe Zangari. Decisione
assunta dal Gip essendo venute meno le esigenze di carattere cautelare nei confronti dello stesso imputato e
tenendo conto della positiva
condotta tenuta in carcere. (i.p.)
materia di sanità a Palmi. Nella
giornata di ieri, infatti, è stato
inaugurato il poliambulatorio
medico alla presenza del direttore generale dell’Asp 5 Rosanna Squillacioti. Come in precedenti incontri, l’evento si è presto trasformato in una occasione
per discutere di sanità e, in particolare, affrontare le polemiche
relative alle disposizioni dell’atto aziendale e del prossimo
ospedale nuovo della Piana di
Gioia Tauro.
Proprio su questo argomento
l’ultima polemica in ordine di
tempo è stata sollevata dalla vicina Gioia Tauro, con l’atto stragiudiziale promosso dal comitato di cittadini pro-ospedale unico che mette in dubbio la cessione dei terreni della scuola agraria per il nuovo ospedale che dovrebbe sorgere a Palmi. La Squillacioti, pur rispettando l’iniziativa, ha ribadito ancora una volta
«che è ormai certo che l’ospedale
sorgerà a Palmi».
Il poliambulatorio inaugurato nei locali dell’ospedale “Pentimalli” è suddiviso in diversi reparti (cardiologia, endocrinologia, geriatria, oculistica, ortopedia). Inoltre è stato inaugurato il
nuovo locale che ospita il consultorio, attivo in città da oltre
30 anni. Prossimo obiettivo è
l’inaugurazione dei nuovi locali
per la dialisi per i quali servono
ancora 80 mila euro. Alla cerimonia inaugurale hanno preso
parte i consiglieri provinciali
Giovanni Barone e Giuseppe Sa-
La Squillacioti taglia il nastro
letta, lo staff della Squillacioti
con i dottori Leone, Balzamà,
Cananzi e Putortì e quanti hanno lavorato per portare a termine i lavori di realizzazione della
struttura. «Il nostro insediamento – ha sottolineato la Squillacioti – è avvenuto 11 mesi fa ed al
momento del nostro ingresso
abbiamo trovato una situazione
allarmante, con strutture molto
fatiscenti. Abbiamo lavorato sia
per rientrare dal debito del bilancio 2008/2009 e per offrire
una sanità migliore ai cittadini
della Calabria». Tra gli annunci
il prossimo spostamento del distretto sanitario da Polistena a
Palmi e, proprio Palmi, insieme
a Siderno, ci sarà la “casa della
salute”.
«I tempi sono cambiati – ha
concluso la Squillacioti – e non
possiamo più permetterci
l’ospedale sotto casa, per cui oggi noi non stiamo tagliando in
maniera indiscriminata ma stiamo razionalizzando. È il Ministero che ce lo chiede».(i.p.)
Mercoledì 23 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
36
Reggio Ionica
.
Si ripropone il solito problema: i Comuni sono in debito con la società che eroga il servizio
S. LORENZO M.
Melito e S. Lorenzo non pagano
L’Ased non raccoglie più i rifiuti
Sabato
di solidarietà
con la colletta
alimentare
Azzarà: «Il canone non viene saldato da tempo: così non ce la facciamo»
Maria Manti
MARINA DI SAN LORENZO
Giuseppe Toscano
MELITO
I Comuni ritardano i pagamenti e l’Ased risponde con la
sospensione del servizio. Da
oggi, secondo quanto è stato
comunicato ai sindaci di Melito Porto Salvo e San Lorenzo,
l’azienda concessionaria non
effettuerà le operazioni di raccolta e smaltimento dei rifiuti
solidi urbani. Si annunciano
giorni delicati e di tensione
per quanto concerne l’aspetto
igienico sanitario.
Nella lettera inoltrata per
conoscenza anche al prefetto
di Reggio Calabria, dott. Luigi
Varratta,
l’amministratore
unico di Ased, Rosario Azzarà,
manifesta una condizione di
estremo disagio, amplificata
dell’accumularsi dei ritardi nei
pagamenti dei corrispettivi.
«Presso i Comuni di Melito
Porto Salvo e di San Lorenzo –
informa Azzarà – svolgiamo
attività di igiene urbana. Da
molto tempo entrambi i Comuni non saldano il canone
mensile dovuto e solo dopo
pressioni di ogni genere ci
hanno erogato soltanto delle
briciole. Allo stato attuale nessuna banca è più disposta a
fornirci la liquidità necessaria
per sopperire ai mancati pagamenti dei Comuni citati. È da
ricordare che la nostra società
dà lavoro a 35 persone». Che
ovviamente vanno remunerate, anche con quanto corrispondono mensilmente i Comuni in cui viene svolto il servizio. Nel dare notizia alla popolazione della sospensione
del servizio, l’Ased spiega le
motivazioni del proprio agire
e, allo stesso tempo, invita
Le maestranze dell’Ased in occasione della protesta inscenata lo scorso mese di giugno
l’utenza a dare corso a piccoli
accorgimenti per evitare l’accumularsi di spazzatura attorno ai cassonetti: «Informiamo
gli utenti che il servizio di raccolta rifiuti e attività annesse è
fermo. Riteniamo altresì doveroso informare la cittadinanza
che la sospensione non è dovuta a capricciose decisioni
dell’Ased, ma a una reale difficoltà finanziaria dovuta al
mancato pagamento di quanto dovuto dai Comuni interessati e alla conseguente impossibilità di attingere alla fornitura di carburante. Ci scusiamo per il disagio e in considerazione del fatto che non siamo in grado di stabilire quando e se il servizio sarà riattivato, invitiamo la cittadinanza a
ridurre la produzione dei rifiu-
ti e procedere ad una migliore
selezione degli stessi, onde
evitare il formarsi di cumuli di
sacchetti
maleodoranti
all’esterno dei cassonetti e il
conseguente rischio igienico-sanitario».
Il contenzioso Ased-Amministrazioni comunali non è
una novità. Giusto alcuni mesi
addietro, accompagnate dai
delegati sindacali di categoria,
le maestranze avevano inscenato una manifestazione davanti al municipio di Melito
Porto Salvo. Esasperati dai
cinque mesi trascorsi senza
aver potuto percepire neppure
un centesimo, gli operai avevano deciso di passare alle vie
di fatto. Era seguito un incontro con il sindaco, Giuseppe Iaria, al quale era stato sollecita-
Nonostante il maltempo, grande partecipazione alle celebrazioni
to una sorta di piano di rientro, per quanto concerne il pagamento dei debiti che il Comune aveva nei confronti della concessionaria dei servizi di
igiene urbana. La soluzione,
frutto della mediazione intavolata, aveva consentito di
adottare una misura tampone,
accompagnata dall’impegno,
da parte degli amministratori,
di sanare il debito nel più breve tempo possibile.
In quella circostanza il sindaco aveva detto che il Comune si trovava in una condizione di temporanea crisi di liquidità, dovuta al mancato introito di crediti, per un totale di
diversi milioni di euro, vantati
nei confronti dei cittadini, per
tributi evasi o tardati pagamenti.
Sabato, anche la Laurentianum conferma l’appuntamento con la 15. giornata della colletta alimentare, un’iniziativa
di gratuità e condivisione che
consente di fare la spesa per
chi ha bisogno. Il presidente
Antonino Mangiola (il primo a
sinistra nella foto con i volontari), ricorda che l’associazione
assiste mensilmente 300 persone che versano in stato di indigenza. «E prevediamo anche la “merenda sociale”, che
permetterà a tanti bambini di
potere, almeno una volta a
settimana, di vivere un momento autentico di solidarietà
e socializzazione». I volontari
saranno dislocati nei due supermercati di Marina di San
Lorenzo e Condofuri. Presenti
anche i ragazzi dell’Azione
cattolica, guidati dal loro presidente Daniela Labate.
«Lo scorso anno – aggiunge
Mangola – sono stati impegnati
120.000
volontari;9.400 tonnellate di cibo sono state raccolte e donate;
8159 le strutture caritative
aiutate
che
accolgono
1.400.000 poveri in Italia. Numeri che speriamo di superare
in questa edizione grazie
all’aiuto dei cittadini».
CONDOFURI Armi, appalti ed elezioni
Processo Konta Korion,
il commissario Pizzonia
svela tanti retroscena
CONDOFURI. Venti minuti di
deposizione per spiegare la genesi e lo sviluppo dell’inchiesta
sfociata nell’operazione Konta
Korion. Al processo con il rito
ordinario, in fase di celebrazione davanti alla II sezione penale del Tribunale di Reggio Calabria, in composizione collegiale, il dottore Giuseppe Pizzonia (nella foto durante una
conferenza stampa), all’epoca
dei fatti dirigente del Commissariato di pubblica sicurezza di
Condofuri Marina, ha parlato
delle attività che hanno caratterizzato la fase investigativa
ed ha ricostruito alcuni fatti ed
episodi, indicando anche i nomi delle persone protagoniste
degli stessi. Pizzonia, a cui non
è stata posta nessuna domanda
in sede di controesame, ha detto che la decisione di mettere
sotto controllo l’autovettura di
Rodà era stata presa in seguito
ad un attentato incendiario.
La microspia piazzata
nell’abitacolo aveva permesso,
secondo la ricostruzione di Pizzonia, di appurare come lo
stesso Rodà avesse contatti con
Concetto Candido che era proprietario di un’abitazione in
contrada Straci. In quell’abitazione avvenivano degli incontri con alcuni personaggi in seguito “attenzionati”, tra cui
Maurizio Iaria, Lorenzo Fascì,
Carmelo Manti. In più tracce
audio tra quelle captate, ha
spiegato Pizzonia, era emerso
che Fascì avesse armi nella sua
disponibilità. Durante gli incontri, nell’abitazione di contrada Straci, si parlava anche
di politica e della imminente
consultazione elettorale per il
rinnovo del consiglio comunale di Condofuri. Riguardo
all’ambito degli appalti pubblici, l’ex commissario di Condofuri ha detto che c’erano più
imprenditori che ambivano ad
accaparrarseli. Uno di questi
era stato più volte controllato.
Sempre davanti alla stessa abitazione era stata piazzata una
telecamera, con l’obiettivo di
verificare chi erano i frequentatori abituali.
Il dottore Giuseppe Pizzonia
ha concluso la sua “ricostruzione”, spiegando come buona
parte del lavoro d’indagine era
stato condotto dai suoi uomini,
tra cui l’ispettore Luceri. Quest’ultimo sarà sentito in occasione della prossima udienza.
Udienza che è stata fissata per
il prossimo 6 dicembre e che
consentirà di entrare ulteriormente nei meandri dell’operazione che è stata portata a termine nel mese di aprile dello
scorso anno.(g.t.)
PALIZZI Le ha presentate il sindaco Autolitano: saranno realizzate nell’ambito del Pisl
Bicentenario di Montebello Tante “idee-progetto” per cambiare
una festa di musica e cultura
Pietro Parisi
PALIZZI
Federico Strati
MONTEBELLO JONICO
Festa grande a Montebello per
il bicentenario della nascita del
Comune. Nonostante le avverse condizioni atmosferiche
tanti cittadini anno voluto presenziare alla giornata celebrativa dell’evento, fortemente
voluta dall’amministrazione
comunale e celebrata in modo
impeccabile dal comitato organizzatore presieduto dal dott.
Antonino Zema. Ampio spazio
è stato dato anche al 150. anniversario dell’Unità d’Italia ed
allo storico passaggio di Garibaldi dal territorio montebellese.
Presenti, fra gli altri, il consigliere regionale Pasquale Tripodi, il sindaco Antonio Guarna, gli assessori Giuseppe
Crea, Oreste Barbaro, Franco
Foti e Bruno Macheda e vari
esponenti del civico consesso,
sia di maggioranza che di opposizione. Anche il primo cittadino di Motta San Giovanni,
Paolo Laganà, non ha voluto
mancare
all’appuntamento,
mentre il vicepresidente del
Consiglio regionale Alessandro
Nicolò, assente per motivi istituzionali, ha inviato una missiva al sindaco Guarna congratulandosi per l’importante traguardo raggiunto dalla cittadina ionica.
Dalla sfilata della banda musicale alla cavalcata garibaldina verso il centro storico (con
tanto di presenza di cavalieri
dalle camicie rosse a simboleggiare il passaggio di Garibaldi
Zema, Guarna, Sclapari, Crea, Foti, Tripodi, Aparo alla scopertura della lapide
da Montebello), dalla celebrazione eucaristica officiata da
don Roberto Aparo (con sottofondo musicale del coro “Don
Pietro Polimeni”, diretto da
Vincenzo Malacrinò) alla scopertura di una lapide commemorativa in piazza Municipio:
questo il ricco palinsesto di
eventi in programma. Un giusto mix fra musica, politica,
cultura e tradizioni religiose in
grado di coinvolgere tutta la
cittadinanza per l’intera giornata.
Gran finale con un convegno sulla storia di Montebello
nella sala consiliare di via Portovegno. Alla discussione, moderata dalla giornalista Anna
Briante, hanno partecipato i
prof. Luigi Sclapari, Angela
Martino, Filippo Arillotta,
Franco Tuscano e Tito Squillaci. Tante le tematiche trattate
nel corso della tavola rotonda:
dall’evoluzione del nome Montebello al suo decurionato, dai
beni culturali del territorio
quali fattori dello sviluppo alle
minoranze etniche e linguistiche
del
comprensorio.
Un’esposizione di opere di
scrittori e poeti del territorio
ha fatto da degno contorno.
Montebello ha così compiuto duecento anni di vita. Era infatti il 1811 quando Gioacchino Murat, re delle Due Sicilie,
elevò il territorio montebellese
da Universitas a Comune autonomo della Calabria. Il relativo
decreto, con il quale venivano
riordinate le circoscrizioni del
Regno di Napoli e venivano indicate le Universitas trasformate in Comuni, fu successivamente ratificato a Parigi da Napoleone. Pirotecnici fuochi
d’artificio hanno concluso una
giornata indimenticabile per
tutti.
Qualcosa si muove per quanto
riguarda il look, e non solo, della
cittadina. Nella sala della biblioteca, l’Amministrazione ha presentato alla cittadinanza le idee
progettuali
da
realizzare
nell’ambito dei Pisl (Piani integrati di sviluppo locali). I comparti interessati sono lo “sviluppo turistico” e “la qualità della
vita”, un connubio che, secondo
il sindaco Sandro Autolitano,
dovrebbe imprimere un impulso
decisivo alla promozione del
territorio. «La presentazione dei
progetti nella sala del Consiglio,
– riferisce il sindaco – è stata anche l’occasione per offrire la possibilità ai cittadini, non solo di
prendere visione degli stessi
progetti che, se finanziati, potrebbero cambiare il volto del
paese, ma anche di dare il proprio contributo con idee e osservazioni». Nell’assemblea sono
state presentate diverse proposte tra cui quella per lo sviluppo
turistico. Palizzi ha un litorale di
7 km, ed un percorso mare-monti che si compie in 10 minuti. «Il
progetto in questione – ricorda
Autolitano – prevede, tra l’altro,
una pista ciclabile e pedonale
che, proseguendo l’attuale via
Marina, giungerebbe fino al porticciolo di Granè, con un ponte
di legno sulla fiumara, collocato
più verso il mare, rispetto all’attuale ponte stradale e ferroviario. Su questo percorso dobbiamo riqualificare le vie che porta-
Il progetto della scuola di Spropoli
no al mare e rimettere in attività
l’anfiteatro, grazie al completamento del sottopasso, con l’ingresso a lato (est) della stazione
ferroviaria. Pensiamo anche alla
messa in funzione del Museo del
mare (nei locali dell’ex macello)
e alla costruzione di un ricovero
per barche di piccolo cabotaggio
nel golfo di Granè». Per quanto
riguarda il piano sul miglioramento della “qualità della vita”,
sono previsti due interventi, il
primo concerne gli impianti
sportivi. L’idea, è quella di creare una piccola cittadella dello
sport, aggiungendo alle attuali
installazioni uno spazio coperto
con un “pallone”. L’altro intervento mira alla riqualificazione
dell’ex scuola elementare della
frazione di Spropoli, rendendola una “casa sociale”, con piccola
sala che dovrà essere usata per
convegni, sala emeroteca (recentemente offerta al Comune
da un privato) e salette per ricreazione e momenti di socializzazione. MELITO VERSO LE ELEZIONI Seconda riunione per precisare intenti comuni
Il centrosinistra sottoscrive un “patto etico”
MELITO. L’appuntamento con le
urne è ancora lontano ma l’agone politico sta già dando i primi
segnali di risveglio. Incontri, interpartitiche, abboccamenti si
susseguono in vista delle elezioni che porteranno al rinnovo del
Consiglio. A Melito si voterà in
primavera. I partiti del centrosinistra hanno cominciato a riunirsi, ponendosi in prima battuta l’obiettivo di fissare i parametri che faranno da punto di riferimento alle scelte che andranno
ad assumere da qui a breve.
Dal doppio incontro tenuto
nello spazio di una quindicina di
giorni, sono emersi aspetti “poli-
ticamente interessanti”. Prima
fra tutte la scelta di porre l’accento sulla necessità di dare «un
segnale di discontinuità col passato e di puntare chiaramente
sull’affermazione dell’etica inerente l’agire politico». La sintesi
della seconda interpartitica è
stata condensata in una nota.
«Prosegue – si legge – il dialogo
fra i partiti del centrosinistra
nella prospettiva delle prossime
elezioni amministrative. Nei locali del circolo Italia dei valori di
Melito Porto Salvo, si sono riuniti il segretario cittadino dell’Idv,
Antonino Minniti, il segretario
del circolo del Partito Democra-
tico, Concetto Laganà, Angelo
Marra del Partito dei Comunisti
italiani e Sebastiano Romeo, responsabile cittadino di Sinistra
ecologia e libertà. I partecipanti,
in linea con quanto discusso in
occasione dell’incontro precedente, hanno condiviso alcuni
punti fondamentali che dovranno caratterizzare la prossima
campagna elettorale. In particolare si è posto l’accento sulla necessità di una forte discontinuità
rispetto al passato, la riaffermazione dell’eticità nell’agire politico attraverso la sottoscrizione
di un patto etico tra i candidati
che aspirano all’elezione».
Massima attenzione dovrà
essere riservata «alle problematiche riguardanti lo sviluppo socioeconomico» e al rafforzamento «di un percorso politico
che rompa coi modi stantii e familistici che non tengono conto
degli interessi generali». A tal
proposito «al fine di ampliare il
contributo di idee nell’ottica del
cambiamento», è stato deciso
«di coinvolgere negli incontri
successivi i partiti di centro presenti sul territorio melitese, le
diverse associazioni e i corpi intermedi impegnati a vario titolo
nel difficile tessuto cittadino».(g.t.)
38
Mercoledì 23 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
Reggio Ionica
.
PROCESSO “SESSÈ” Aveva patteggiato la pena a sette anni e 20 giorni. Troppi
LOCRI La notizia rimbalzata dal congresso della Rete pediatrica
La Cassazione annulla senza rinvio Campi scuola regionali
i ragazzi con diabete
la sentenza di Guerino Berlingeri per
Squillacioti: fondamentale l’aspetto educativo
Gli atti trasmessi al Tribunale di Locri per un nuovo procedimento
Pino Lombardo
LOCRI
Piero Gaeta
REGGIO CALABRIA
La VI sezione della Corte di Cassazione, in accoglimento di ricorso
proposto dall’avv. Giacomo laria,
ha annullato senza rinvio la sentenza del Tribunale di Locri con la
quale era stato condannato Guerino Rocco Berlingeri alla pena di
7 anni sette e 20 giorni di reclusione per il reato di spaccio in concorso e continuato di cocaina in
più occasioni e a diversi soggetti,
nell'ambito dell'operazione “Sessè”. Il Berlingeri chiedeva di patteggiare la pena che però, non trovava, nonostante il consenso del
pm, accoglimento da parte del
gup che, consequenzialmente disponeva il rinvio a giudizio innanzi al Tribunale di Locri. In quella
sede Berlingeri, sulla scorta di
una recente sentenza della Corte
Costituzionale,
riproponeva
istanza di patteggiamento che veniva accolta ma in misura superiore a quella già concordata in
precedenza e comunque superiore ai 5 anni, tenuto conto della recidiva reiterata e tenuto conto
delle singole imputazioni contestate che globalmente portavano
a superare i limiti edittali. A seguito del patteggiamento al Berlingeri venivano concessi i domiciliari.
Avverso alla sentenza veniva
proposto ricorso in Cassazione, in
cui veniva segnalato che, seppur
fosse intervenuto un accordo sostanziale sulla pena fra le parti, il
superamento dei limiti edittali
nel calcolo della pena, rendevano
l’accordo illegittimo e quindi anche la sentenza che l’aveva ratificato. Il ricorso veniva trasmesso
alla VII sezione della Corte di Cassazione che notoriamente ingloba i ricorsi che vengono definiti in
L’operazione “Sessè” si era interessata di un’organizzazione dedita allo spaccio di droga
prima battuta inammissibili e che
vengono discussi senza la partecipazione del difensore. Contro tale
collocazione del ricorso, l’avv.
Giacomo laria proponeva una
memoria difensiva nella quale, richiamando una giurisprudenza
della stessa Suprema Corte, segnalava come la sentenza contenesse un vizio determinato non
solo dall’effettuazione di un patteggiamento in un momento successivo rispetto al quale non poteva essere applicato un aumento di
pena, ed in ogni caso segnalava
come il superamento dei limiti
della pena andavano a violare la
norma sul cosiddetto “patteggiamento allargato”.
La Corte di Cassazione riteneva la memoria meritevole di accoglimento e trasmetteva il ricorso
per la trattazione dalla VII alla VI
sezione per la trattazione nel merito. In tale sede, il Procuratore
Giacomo Iaria
OPERAZIONE CIARAMELLA Traffico internazionale di cocaina
Assolto Domenico Capogreco
Condannati gli altri 5 imputati
Rocco Muscari
LOCRI
Con una conferma, quattro
sconti di pena e un’assoluzione si è concluso davanti alla
Corte di Appello di Reggio Calabria il secondo grado del
processo denominato “Ciaramella”.
La Corte presieduta da Lilia
Gaeta (a latere i giudici Adriana Costabile e Daniele Cappuccio), ha disposto la conferma a 5 anni di carcere nei confronti di Bedrijie Kurti, pena
che la donna ha praticamente
già scontato.
Nonostante la richiesta di
conferma delle pena, formula-
ta dal pg Adriana Fimiani, la
Corte ha rideterminato la condanna per Raphael Bayer in
anni 17 di reclusione, condannato dal Tribunale di Locri il
22 maggio del 2009 a 18 anni
e 6 mesi. Sconto di pena anche per Marijian Horvat, alias
“Zoran”, per il quale sono stati
disposti 21 anni di reclusione
rispetto ai 24 e 6 mesi. Diminuita di tre anni la condanna
per Hugues Recchia, alias “il
Marsigliese”, che dovrà scontare 18 anni di carcere. Infine
per Hazir Kurti si passa dai 9
disposti a Locri ai 7 anni e 6
mesi. Questo ultimo, difeso
dall’avvocato Antonio Nocera,
tra il pre-sofferto e l’indulto
otterrà la scarcerazione.
Torna in libertà, dopo circa
quattro anni tra detenzione e
arresti domiciliari, Domenico
Capogreco, (cl. 74), mandato
assolto dalla Corte d’Appello
«per non aver commesso il fatto», già condannato in primo
grado a 8 anni di reclusione.
All’epoca della sentenza di
Locri l’avvocato Pietro Luccisano, del foro di Messina, difensore di Capogreco, era apparso amareggiato per la condanna inflitta al proprio assistito, annunciando “fiducioso” il ricorso in appello.
Avverso alla sentenza di secondo grado l’avv. Antonio
Nocera ha preannunciato di
Generale della Cassazione con requisitoria scritta chiedeva fosse
comunque dichiarata l’inammissibilità del ricorso. L’avv. laria, invece, si opponeva indicando come fosse determinante non solo
sotto il profilo formale ma anche
sotto il profilo sostanziale perché
veniva violato il canone della ragionevolezza della pena concordata. La Corte di Cassazione (presidente Agrò, relatore Rotundo)
annullava senza rinvio la sentenza del Berlingeri con restituzione
degli atti al Tribunale di Locri e
con conseguente annullamento
della sentenza.
A seguito di tale annullamento
la pena e l’intero procedimento è
da ritenersi annullato con l’ovvia
conseguenza che tutto dovrà ripartire dall’inizio e che la carcerazione finora patita è stata realizzata sulla scorta di una pena ritenuta illegittima.
attendere il deposito delle
motivazioni per impugnare il
dispositivo in Cassazione.
Il processo prende il nome
dell’operazione “Ciaramella”,
scattata il 21 ottobre del
2005, che ha stroncato un ingente traffico di cocaina gestito dalla ‘ndrangheta calabrese, che importava in Italia droga proveniente da paesi europei, segnatamente la Spagna e
l’Olanda e dal Sud America,
Perù, Paraguay, Uruguay,
Brasile.
L’operazione, coordinata
dalla Dda di Reggio Calabria,
è stata effettuata dai carabinieri del Ros con la cooperazione delle polizie spagnola,
olandese, francese, belga e
serba. Nel corso dell’azione
sono stati sequestrati circa
ventisei chili di cocaina. Il
traffico era gestito da soggetti
riconducibili a presunte cosche di San Luca e di Africo.
GERACE Doppio appuntamento promosso da Regione e Arci
Con l’occhio ai 150 anni dell’Unità
sotto esame “Le ragioni degli altri”
Vincenzo Cataldo
GERACE
Appuntamento venerdì e sabato con la manifestazione
“150 anni dell’Unità d’Italia.
Le ragioni degli altri”, promossa dalla Regione a e attuata dall’Arci di Lamezia-Vibo.
Un incontro «eretico e ortodosso insieme – come afferma
l’assessore Mario Caligiuri –
nella convinzione che la cultura rappresenti lo strumento
fondamentale per capire e
quindi per fare, accelerando il
processo di cambiamento sociale che in Italia e in Calabria
è sempre più avvertito».
Venerdì (ore 17.30) nella
sala consiliare si terrà l’incontro con il prof. Vittorio Daniele
dell’Università di Catanzaro e
co-autore, insieme a Paolo
Malanima del libro “Il divario
Nord-Sud
in
Italia
1861-2011”, in cui riporta
un’analisi lucida e appassionata delle differenze di sviluppo tra il Nord e il Sud del Pae-
se. L’incontro con l’autore sarà
preceduto da una breve performance teatrale “ La festa
dell’oblìo - Memoria e ipocrisia sull'unità d’Italia” della
compagnia Proskenion. Sabato alle ore 21, nella chiesa di
San Francesco, il concerto di
Antiche Ferrovie Calabro-Lucane, gruppo musicale calabrese nato nel 2009 su un progetto di Ettore Castagna, musicista e ricercatore del mondo
etno-musicale
meridionale.
Vittorio Daniele
Per tenere sotto controllo il “diabete mellito di tipo 1”, forma di
diabete presente prevalentemente nei bambini e nei giovani,
occorre predisporre un piano
complessivo di assistenza dove
«è fondamentale l’aspetto educativo, integrato con competenze multidisciplinari e con servizi
assistenziali dedicati». Questo in
sintesi quanto emerso dalla due
giorni del 2° congresso della Rete
diabetologica pediatrica calabrese, organizzato dalla Diabetologia pediatrica del locale
ospedale e che ha visto la totale
partecipazione dei centri che
fanno parte della “Rete”, nonchè
degli operatori sanitari, di quelli
della Scuola e delle Istituzioni.
Nella giornata di apertura,
svoltasi nel Palazzo della cultura, il dg dell’Azienda sanitaria,
Rosanna Squillacioti, ha espresso soddisfazione per il lavoro che
la
diabetologia
pediatrica
dell’ospedale di Locri sta portando avanti non solo nell’Aso di
Reggio-Locri ma «come centro di
coordinamento della rete calabrese, su tutto il territorio regionale». Il direttore generale ha anche illustrato il progetto triennale, che avendo già ottenuto il finanziamento dalla Regione di
100 mila euro, «consentirà di poter affrontare le tematiche
dell’educazione terapeutica dei
ragazzi con diabete nel contesto
di campi scuola regionali organizzati in Calabria.”
Nella prima sessione, “Scuola
e Diabete”, la dottoressa Mariella Bruzzese, responsabile del
Centro di diabetologia pediatrica di Locri, ha illustrato il progetto (un cd multimediale e un libretto di facile consultazione
L’intervento del dg dell’Asp 5 Rosanna Squillacioti (prima da dx)
realizzati grazie al contributo di
numerosi centri italiani di diabetologia pediatrica, tra cui anche
quello di Locri) che il gruppo di
studio Siedp ha elaborato per gli
operatori scolastici. Nel corso
della tavola rotonda, cui sono intervenuti Paola Pisanti rappresentante del ministero della Salute, Antonino Orlando direttore
generale del dipartimento regionale Tutela della salute e l’assessore regionale Mario Caligiuri, è
stata evidenziata l’importanza
che riveste il progetto della “rete” anche in considerazione
«dell’aumento d’incidenza della
malattia, registrata in tutto il nostro Paese e in Calabria in particolare, dove negli ultimi anni si
segnalano dalle 40 alle 50 nuove
diagnosi l’anno».
Nella seconda giornata, svoltasi a Siderno, è stato affrontato
il tema “Diabete e autoimmuni-
tà”, evidenziando come il fenomeno sia «in costante aumento,
di pari passo con l’aumentare
dell’incidenza del diabete». In
quella sede è intervenuto Dario
Iafusco dell’ Università di Napoli, soffermatosi su “diabete tipo 2
e altre forme di diabete non-autoimmune”. Ad illustrare i dati
calabresi sono stati Corrado
Mammì del Centro di genetica
medica dell’Azienda ospedaliera
di Reggio Calabria, e la dottoressa Fiorella Deberardinis di Paola,
mentre a parlare degli aspetti innovativi che le nuove tecnologie
hanno introdotto nella cura del
diabete sono stati i proff. Pietro
Buono e Fortunato Lombardo
delle Università di Napoli e di
Messina, mentre i dottori Nicola
Lazzaro e Felice Criniti, rispettivamente dell’Asp di Crotone e
Catanzaro, hanno illustrato la situazione in Calabria.
ROCCELLA Intervista con il vicepresidente nazionale dell’Ardel
Comune, il ruolo del ragioniere
strategico per la programmazione
Stefania Parrone
ROCCELLA
Quella del ragioniere è una figura spesso nascosta nella vita degli enti locali, eppure riveste un
ruolo da protagonista per il buon
funzionamento della macchina
amministrativa.
Un ruolo che l’Ardel, l’associazione senza fini di lucro che riunisce i ragionieri dipendenti degli Enti locali, nata per curare gli
interessi funzionali della categoria nonché la formazione tecnica
e l’aggiornamento degli iscritti,
da anni è impegnata a perfezionare anche attraverso seminari,
convegni e incontri di studio.
Lo sa bene Giuseppe Curciarello, da vent’anni responsabile
del Servizio finanziario del Comune di Roccella e di recente,
nel corso dell’ultimo direttivo
nazionale dell’Ardel svoltosi a
Roma, eletto vicepresidente nazionale dell’Ardel con delega per
le regioni dell’Italia meridionale
e insulare.
«Il ruolo strategico del ragioniere comunale – spiega il dr.
Curciarello – inizia dalla programmazione: compete infatti a
lui la verifica di veridicità delle
previsioni di entrata e di compatibilità delle previsioni di spesa
dei bilanci. Transita, poi, dalle
sue competenze l’efficacia
dell’azione di spesa dell’ente: solo con l’apposizione del suo visto
di regolarità contabile, comprendente anche l’attestazione
di copertura finanziaria, diventano eseguibili le determinazioni comportanti impegni di spesa
adottate dai singoli responsabili
di servizio. Rientra infine tra i
Giuseppe Curciarello
suoi compiti il controllo interno
di regolarità amministrativa e
contabile ed il coordinamento e
la gestione dell’attività finanziaria: quella del responsabile del
Servizio finanziario di un Comune in qualche modo rappresenta
l’ultimo baluardo a difesa
dell’uso corretto e coerente delle
risorse pubbliche. Sgominati i
Coreco, resi praticamente inoffensivi i segretari comunali negli
anni ‘90, in attesa che la Corte dei
Conti trovi gli spazi per condurre
un controllo efficace sui risultati,
resta il ragioniere a far da argine».
– Di fronte a un simile fardello di incombenze, come è tutelata la figura del ragioniere comunale?
«L’attuale ordinamento disegna con sufficiente chiarezza le
funzioni del Responsabile dei
servizi finanziari, non ne qualifica il ruolo e, soprattutto, non ne
dispone garanzie e tutele. E’ necessario quindi che la qualificazione professionale del ragioniere venga ridefinita».
–È possibile che la scelta dei
requisiti, per chi esercita un
controllo di interesse generale
come quello di regolarità contabile ed amministrativa, possa spettare al singolo ente?
«Il ruolo e la sua frequenza
giustifica ampiamente l’istituzione di un apposito albo, con
conseguenti garanzie per i cittadini di competenza dei responsabili e obblighi di idoneità ed aggiornamento. Sia pure prerogativa del sindaco la scelta del soggetto, ma almeno, sia individuato in un elenco di professionisti
riconosciuti come tali, e non attraverso un incarico “fiduciario”
che può portare a preferire un
improvvisato laureato in filosofia a chi ha titoli ed esperienza
nel settore. Creare un albo significherebbe anche dare visibilità a
chi vuole svolgere questa professione. Non avrebbe una funzione
corporativa, quindi, ma servirebbe a creare un mercato di professionisti».
– Dopo i positivi riscontri ottenuti nell’ultimo convegno
nazionale dell’Ardel, nel settembre scorso a Roccella, quali
altre iniziative sono in programma?
«Abbiamo in mente un protocollo d’intesa con la Fondazione
Ifel (Istituto per la finanza e
l’economia locale) per la promozione di studi, seminari, incontri,
iniziative culturali e di informazione d’interesse economico e finanziario per le pubbliche amministrazioni locali e la realizzazione di una convenzione con i
Comuni della Calabria per garantire assistenza tecnica e formativa al personale incaricato ed
utilizzato negli uffici finanziari».
Gazzetta del Sud Mercoledì 23 Novembre 2011
29
Cronaca di Catanzaro
Largo Serravalle, 9 - Cap 88100
Tel 0961.723010 / Fax 0961.723012
[email protected]
Concessionaria: Publikompass S.p.A.
Largo Serravalle, 9 - Cap 88100
Tel. 0961.724090 / Fax 0961.744317
[email protected]
Arpacal, si presenta
il comitato di garanzia
Si presenta oggi, alle
ore 10, nella sede
dell’Arpacal il
Comitato unico di
garanzia dell’Ente
.
ALLI Il vertice in Prefettura con la Protezione civile nazionale si è concluso con un’ipotesi per la gestione che prevede l’affidamento a Palazzo De Nobili
Discarica, la via d’uscita “porta” al Comune
Ieri è andato in tilt l’impianto di Pianopoli: previste nuove difficoltà nello smaltimento della spazzatura
Andrea Celia Magno
IL PM SI OPPONE: PERCOLATO NEL FIUME
La soluzione per uscire dall’emergenza rifiuti dovrebbe essere il
passaggio di proprietà della discarica di Alli, o delle relative
competenze di gestione, al Comune. Solo così si potrebbe sbloccare
lo stallo in cui si trova l’impianto
di smaltimento, per cui neanche
la straordinaria ondata di maltempo ha imposto un rinvio della
riunione convocata ieri sera in
Prefettura.
Il sindaco Michele Traversa,
l’assessore comunale all’Ambiente Franco Nania, l’ormai ex commissario delegato all’emergenza
ambientale Graziano Melandri, il
numero due della Protezione civile nazionale Nicola Dell’Acqua e il
prefetto Antonio Reppucci hanno
discusso per circa due ore per cercare di trovare le soluzioni di più
immediata attuazione per risolvere l’emergenza spazzatura a
Catanzaro cercando di riaprire,
almeno parzialmente, la discarica situata alle porte del capoluogo. Adesso tutto passa dall’incontro che lo stesso Dell’Acqua dovrebbe avere oggi con il presidente della Giunta regionale Giuseppe Scopelliti, in cui non si parlerà
solamente della discarica catanzarese, ma anche di chi sarà il
prossimo commissario delegato:
colui che potrebbe dover traghettare gli uffici e le relative competenze, gestiti fino alla settimana
scorsa da Melandri, alla classe politica calabrese. Melandri, infatti,
ha presentato le dimissioni da
commissario delegato in seguito
alla sua iscrizione nel registro degli indagati per il secondo filone
dell’inchiesta “Pecunia non olet”.
A fine riunione è stato il sindaco Traversa a sintetizzare i punti
salienti toccati nel corso dell’incontro: «Le soluzioni a cui si potrebbe arrivare saranno il passaggio di proprietà, o in secondo luogo la sola gestione della discarica,
al Comune. A tal fine verranno
studiate le formulazioni giuridiche ad hoc e le relative coperture
finanziarie per poter rendere operativo il passaggio. Tutto andrà
poi riferito al presidente Scopelliti». La riapertura dell’impianto sarà fondamentale per cercare di
circoscrivere l’emergenza rifiuti
in cui è piombata la città da un
mese a questa parte e che sarà an-
I legali chiedono
il dissequestro
I legali della Enertech, la società che gestisce la discarica
di Alli, hanno chiesto al Tribunale della Libertà il dissequestro dell'impianto.
Nel corso dell'udienza davanti ai giudici del riesame
(presieduto da Adalgisa Rinardo), il sostituto procuratore Carlo Villani ha chiesto che
venga rigettata la richiesta dei
legali della Enertech e ha depositato la relazione di un perito nella quale sono illustrate
le presunte violazioni commesse. In particolare la Procura sostiene che il percolato
prodotto dalla discarica veniva scaricato nel fiume Alli per
poi finire a mare. Al termine
dell'udienza i giudici del Tribunale della Libertà si sono riservati di decidere sulla richiesta di dissequestro.
Il sequestro della struttura,
effettuato dai carabinieri del
Noe, risale allo scorso 14 ottobre, ed è stato disposto
nell’ambito di indagini che
hanno permesso di verificare
lo sversamento di percolato
nel fiume Alli, con conseguente grave inquinamento ambientale. In quella stessa occasione tre indagati furono raggiunti da un avviso di garanzia, tutti amministratori e tecnici della società Enertech. A
luglio la stessa società era stata coinvolta in un altro filone
d’inchiesta, condotto della
Guardia di finanza su una presunta maxi evasione fiscale,
sfociato nel sequestro di beni
per svariati milioni di euro.
Quanto all’ultima tranches
delle indagini, che giovedì
scorso ha visto finanzieri e carabinieri eseguire un provvedimento cautelare a carico di
sette persone – con due persone condotte in carcere, tre ai
domiciliari, e due sottoposte
all’obbligo di presentazione
alla polizia giudiziaria -, è attesa per domani la decisione
del giudice per le indagini preliminari Abigail Mellace in
merito all’ulteriore richiesta
del pubblico ministero titolare
dell’inchiesta, Carlo Villani, di
applicazione dell’interdizione
dai pubblici uffici nei confronti di due funzionari dell’Ufficio del commissario per
l’emergenza ambientale in
Calabria indagati, Domenico
Richichi – che ad agosto si è
dimesso dall’incarico di responsabile del procedimento
– e Simone Lo Piccolo. Il pm
ha revocato la medesima richiesta nei confronti di un terzo indagato, Graziano Melandri, ex Commissario per
l’emergenza ambientale in
Calabria, che venerdì scorso
ha dato le dimissioni subito
accolte dal dipartimento della
Protezione civile. Dimissioni
che hanno reso, di fatto, inutile un'eventuale interdizione.
L'ormai ex commissario è
indagato per la violazione della disciplina in materia di imposte sui redditi per avere
emesso quattro ordinanze con
le quali ha liquidato alla società Enertech la somma complessiva di 1 milione e 335 mila euro. Contestazioni di natura fiscale anche per altri due
indagati: Domenico Richichi e
Simone Lo Piccolo; anche loro, nel corso dei rispettivi interrogatori, hanno risposto alle domande del gip Mellace
chiarendo la loro posizione rispetto alle accuse sostenute
dal pm Villani.
Resta in carcere, per il momento, il principale indagato,
l'imprenditore veneto Stefano
Gavioli, 54 anni, creatore della Enertech e vero e proprio
"colosso" nel settore dei rifiuti
in Calabria.(g.m.)
ONCOLOGICO Il Rettore: agire subito. Se i sanitari del De Lellis non vogliono venire a Germaneto si studierà un’integrazione diversa
maneto l’oncologia e la radioterapia del presidio Ciaccio. Tale
ipotesi però non incontra il gradimento di diversi sanitari del
Ciaccio (il capo dipartimento,
dott. Stefano Molica, non ha nascosto le sue perplessità) e anche
alcuni politici non sembrano entusiasti. Ma anche su questo
punto il rettore guarda al risultato. «Saremmo lietissimi di accogliere le professionalità del Ciaccio – osserva il prof. Quattrone –
ma se ritengono di dover rimanere dove sono, si potrà trovare
un altro modello di integrazione. Si può avviare un percorso di
integrazione funzionale pur
mantenendo i reparti nei locali
del Ciaccio. Noi siamo aperti ad
ogni ipotesi. Senza impuntature.
Occorre essere operativi. Uscire
dal pantano. E anche la Regione
mi sembra molto decisa a farlo».
Il Rettore, par di capire, tenterà
di mettere a profitto l’impasse
creata dall’impugnativa spingendo l’Ente regionale a concretizzare le sue buone intenzioni
sul mantenimento in vita della
Fondazione Campanella.
Il tavolo tecnico-politico riunito ieri sera in Prefettura
cora più marcata fin da oggi, per i
problemi logistici della discarica
di Pianopoli: «Per il maltempo di
questi giorni – ha continuato il
primo cittadino – l’impianto nel
lametino è andato in tilt. Quindi
non potremo più inviare in
quell’impianto le 140 tonnellate
di rifiuti sulle 240 complessive
che la città produce giornalmente. Aprire la discarica di Alli, dunque, sarà essenziale perché se va
in tilt Pianopoli lo fa, di conseguenza, tutta la regione. In sostanza, con questa riunione operativa, sono state pensate soluzioni ad una doppia crisi: quella dei
rifiuti in città e quella della discarica». Dalla soluzione dell’una,
passa quella dell’altra.
Dovesse essere realmente ap-
provata la soluzione “comunale”
per Alli, non sarà l’intero impianto a ricadere sotto la giurisdizione
amministrativa cittadina: solo la
parte più vecchia della discarica e
le vasche di raccolta sarebbero di
pertinenza comunale, mentre i lavori di ampliamento dello stesso
sito, ancora in una fase molto arretrata, sono rimaste di pertinenza di Enerambiente-Enertech.
In attesa che le sue dimissioni
vengano ratificate dal Consiglio
dei Ministri, il generale Melandri
ha ipotizzato, al termine della riunione, una fase transitoria per la
fine dell’esperienza commissariale «che sta andando certamente
verso la chiusura definitiva, ma
probabilmente non immediata, a
partire dall’1 gennaio 2012».
L’emergenza si trascina da un mese
Il nodo della discarica
aspetta di essere sciolto ormai da oltre un mese. Il
problema è esploso dopo il
sequestro preventivo della
discarica disposto dal gip
del Tribunale su richiesta
della Procura della Repubblica.
In questo momento le circa
240 tonnellate prodotte
quotidianamente nel capoluogo vengono smaltite solo in parte fra Lamezia e
Pianopoli. Il resto, come si
nota ormai in quasi tutti i
quartieri, rimane per alcuni giorni nei cassonetti o,
peggio ancora, intorno ai
contenitori ciclicamente
stracolmi.
Il sindaco Traversa ha più
volte lamentato le problematiche di ordine igienico-sanitario, sollecitando
soluzioni che consentano il
regolare espletamento del
servizio di raccolta della
spazzatura su tutto il territorio comunale. In queste
ore potrebbe essere formalizzata la via d’uscita.
Fondazione, si va avanti. Apertura al Ciaccio
Betty Calabretta
L’idea è quella di andare avanti
in ogni caso, nonostante l’impugnativa davanti alla Corte Costituzionale deliberata dal Governo Monti. La legge regionale sulla Fondazione Tommaso Campanella per la ricerca e la cura dei
tumori non perde efficacia fino
alla pronuncia della Consulta,
che non è detto sia sfavorevole al
provvedimento approvato dal
Consiglio regionale. Nel frattempo, il provvedimento “salva-oncologico” deve essere attuato. È questo l’orientamento
condiviso dalla Regione e
dall’Università Magna Graecia
per come emerso dai colloqui intercorsi ieri tra le due Istituzioni
che stanno cercando di venire a
capo della complessa vicenda.
«Poiché l’impugnativa non sospende l’efficacia della legge commenta il rettore dell’Ateneo
prof. Aldo Quattrone - nelle more che ciò accada si vuole riorganizzare la Fondazione Campanella e trovare una soluzione alternativa per salvaguardare il
centro d’eccellenza, i pazienti e il
personale che lavora nel polo oncologico. L’importante è agire.
Uscire dal pantano. Stare a guardare non è una buona soluzione». Ecco perché lunedì prossimo, 28 novembre, si terrà un incontro Ateneo-Regione «che non
dovrà essere interlocutorio ma
risolutivo», annuncia il Rettore,
più che mai convinto della necessità di definire una materia che
di tutto ha bisogno fuorché di attendismo. All’incontro parteciperà per la Regione il direttore
generale della Presidenza, avv.
Franco Zoccali, con il quale peraltro Quattrone ha contatti continui come pure con i vertici della
Fondazione.
«Occorre subito trovare una
soluzione alternativa per tutelare il personale - fa osservare il
Rettore - e rimodulare la convenzione tra Regione e Ateneo. La ridefinizione dell’intesa prevede
infatti che la Fondazione Campanella venga alleggerita di circa la metà del personale, che andrà al Policlinico Mater Domini
insieme alla metà dei posti letto
della Fondazione (che diventeranno 60)».
Una Fondazione più snella,
insomma, poiché privata dei reparti non specificatamente oncologici per come prevede il Piano di rientro.
«Certo dovremo vedere – aggiunge Quattrone – come continuare a prestare assistenza con
meno personale e comunque
non rinunciando all’opzione della Regione di creare a Germaneto un polo oncologico regionale». Quanto all’impugnativa, «alcuni costituzionalisti non ritengono che la legge 35 presenti
profili di illegittimità. In ogni caso vanno trovate soluzioni, c’è
tutto un sistema che non può
aspettare, abbiamo il dovere di
essere operativi».
INTEGRAZIONE CON IL CIACCIO.
Il rettore prof. Aldo Quattrone
Il primario del Ciaccio, Stefano Molica
Cardine dell’intesa con la Regione è l’integrazione tra il policlinico Mater Domini e l’azienda
ospedaliera Pugliese-Ciaccio da
realizzarsi attraverso la Fondazione Campanella che dovrebbe
accogliere nella sua sede di Ger-
Mercoledì 23 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
32
Cronaca di Catanzaro
.
FALSE FATTURE Tutti prosciolti per l’accusa di falso ideologico mentre è rimasta in piedi quella di truffa
Condannati quattro amministratori
Si tratta di Verrengia, Brutto, Ruberto e Bruno. Assolti Critelli e Vescio
Quattro condanne e due assoluzioni. Si è concluso con questo esito il processo a carico di
cinque pubblici amministratori, nonchè di un titolare di
un’agenzia di viaggi, coinvolti
nell’inchiesta su presunti rimborsi non dovuti erogati dagli
enti pubblici di appartenenza.
Sono stati completamente
scagionati Domenico Critelli,
imputato in qualità di consigliere provinciale del Nuovo
Psi, ed Ercole Vescio titolare di
un’agenzia di viaggi (difesi rispettivamente da Maria Antonietta Iorfida e Eugenio Perrone). Condannati invece: ad un
anno e due mesi di reclusione
Emilio Verrengia, imputato
nella sua qualità di ex assessore
comunale ai Trasporti di Catanzaro e capogruppo dell’Udc
in consiglio provinciale; ad un
anno e dieci mesi Tommaso
Brutto, quale assessore provinciale ai Trasporti, ex capogruppo dell’Udc in consiglio comunale, e consigliere a Palazzo de
Nobili; ad un anno e sei mesi
Peppino Ruberto, quale consigliere provinciale dell’Udc; ad
un anno Vincenzo Bruno, quale
capogruppo provinciale ex Ds,
e presidente della Comunità
montana Fossa del Lupo (condannati anche a pene compre-
Emilio Verrengia
Tommaso Brutto
Peppino Ruberto
se tra 100 e 600 euro).
Il tribunale monocratico ha
fatto cadere per tutti le accuse
di falsità ideologica in atto
pubblico, come aveva chiesto
anche il pubblico ministero e,
quanto alle varie contestazioni
di truffa aggravata ai danni di
ente pubblico, ha assolto gli
imputati per alcune ipotesi
condannandoli per altre ed infliggendo pene superiori a
quelle richieste dal pm (ma con
concessione dei benefici di legge), il quale aveva proposto per
tutti un anno di reclusione (tra
gli avvocati impegnati Nicola
Domenico Critelli
Vincenzo Bruno
OMICIDIO DURO Dopo l’arresto di sabato
Ornella Bevilacqua
non risponde al gip
Si è avvalsa della facoltà di non
rispondere Ornella Bevilacqua,
38 anni, sottoposta a custodia in
carcere dopo la condanna a 30
anni di reclusione giunta
nell’ambito del processo per
l’omicidio di Nicola Duro,
l’idraulico incensurato di 26 anni, ucciso il 17 giugno 2010 davanti un bar di viale Isonzo, nella
zona sud del capoluogo.
Sabato scorso Bevilacqua, poco dopo la lettura della sentenza,
è stata condotta in cella dagli uomini della Squadra mobile, che
hanno così eseguito un provvedimento emesso dal giudice per le
indagini preliminari su richiesta
del sostituto procuratore Simona Rossi - la quale ha coordinato
l'inchiesta sull'omicidio Duro -,
in base ad un asserito pericolo di
fuga dell’imputata, nonchè di
reiterazione del reato. E proprio
in relazione a quell'ordinanza
cautelare la Bevilacqua è comparsa davanti al gip di Castrovillari, oggi, dove però ha scelto il
silenzio senza voler fare alcuna
dichiarazione. Contro il provvedimento i difensori della 38enne, gli avvocati Antonio Ludovico e Salvatore Staiano, presenteranno al Tribunale del riesame
un ricorso che potrebbe essere
discusso la settimana prossima.
Ornella Bevilacqua era l’unica
dei cinque maggiorenni imputati
per l’omicidio Duro ancora in libertà. Assieme alla donna il giu-
dice dell’udienza preliminare, al
termine dei giudizi abbreviati,
ha condannato a trenta anni di
reclusione anche il marito, Donato Passalacqua, 41 anni, ritenuto uno dei capi carismatici degli zingari di viale Isonzo, a Catanzaro, accusato di essere con la
moglie il mandante dell’omicidio Duro, ed il loro figlio, Antonio Passalacqua, di 19 anni, che
avrebbe materialmente sparato
a Duro. Sedici anni sono stati inflitti invece a Samuele Pezzano,
21 anni, che secondo l’accusa
avrebbe accompagnato con l’auto e poi atteso il killer sul luogo in
cui Duro è stato ucciso, e Domenico Romagnino, che assieme al
minorenne M. P., avrebbe attirato la vittima sul luogo dell’agguato su precisa richiesta di Donato
Passalacqua. Il minorenne era
stato già giudicato e condannato
a 12 anni di reclusione in primo
grado il 9 febbraio 2011, poi ridotti a 10 anni in appello il 26 settembre scorso.(g.m.)
Domani il congresso di cardionefrologia
Il legame tra le malattie
del rene e del cuore
Si svolgerà domani al Campus
universitario di Germaneto (aula G3, corpo G, livello 1), il primo Congresso di Cardionefrologia promosso congiuntamente
dalle sezioni calabresi della Società Italiana di Nefrologia e della Società Italiana di Cardiologia.
Pur note da tempo solo negli
ultimi anni, si è giunti a considerare le interazioni tra malattie
renali e cardiovascolari come
una sorta di circolo vizioso in cui
ciascun apparato influenza negativamente l’altro. I pazienti
con patologie renali hanno una
più elevata incidenza di malattie
cardiovascolari. Inoltre, una
compromissione sia della fun-
L’accensione prevista per i primi giorni di dicembre. Incontro sulla viabilità in centro
Luminarie sul Corso, a Santa Maria e Lido
Commercianti: a Natale più parcheggi
La Giunta comunale, presieduta
dal sindaco Michele Traversa e su
proposta dell’assessore al Turismo Nicola Armignacca, ha autorizzato la predisposizione di tutti
gli atti necessari per l’installazione delle luminarie nell’approssimarsi delle feste di Natale e di fine anno. Nello specifico, l’illuminazione natalizia sarà approntata su corso Mazzini, nel quartiere
di Santa Maria, e a Lido.
«L’Amministrazione comunale – ha affermato l’assessore Armignacca – si prepara con cura ed
anticipo a creare un sereno clima
natalizio addobbando le vie del
centro cittadino con luminarie
natalizie la cui accensione è prevista per i primi giorni di dicembre. Seppure in un periodo di forti ristrettezze economiche l’Amministrazione Comunale, per
espressa volontà del sindaco Michele Traversa, ha deciso di dotare la città degli addobbi di Natale.
Uno sforzo finanziario compiuto
al fine di premiare ed incentivare
le tante attività commerciali ed i
cittadini e contribuire a rendere
Le luminarie di qualche anno fa su corso Mazzini
il Capoluogo più bello ed accogliente. Personalmente – ha concluso l’assessore Armignacca –
auspico che si possa, in futuro,
addivenire ad una migliore sinergia e ad una compartecipazione
anche finanziaria, da parte dei
commercianti e delle associazioni di categoria, nonché di tutti
quegli operatori che hanno a cuore la nostra città».
Intanto, gli assessori Ermanno
Ferragina (attività economiche)
e Massimo Lomonaco (traffico e
Cantafora, Massimo Scuteri,
Arturo Bova, Nunzio Raimondi, Giovanni Mosca, Mariantonietta Iorfida, Alessia Mazza e
Maria Rotella).
La tesi accusatoria descritta
nella richiesta di rinvio a giudizio parlava, per la precisione,
di fatture che sarebbero state
gonfiate o emesse relativamente a spese inesistenti, con un giro di documenti falsi per ottenere rimborsi non dovuti dagli
Enti pubblici di appartenenza Comune o Provincia -, viaggi
per familiari e amici consumati
a “sbafo”. Un quadro emerso
da un’inchiesta della Sezione di
Pg della Guardia di Finanza, in
cui diversi amministratori pubblici non avrebbero avuto remore a commettere dei reati in
spregio delle proprie funzioni,
per somme a volte irrisorie - le
cifre vanno da poche decine di
euro a qualche centinaio per
fattura -. Il processo – in cui nè
Provincia nè Comune di Catanzaro si sono costituiti parte civile -, è iniziato nell’ottobre del
2008 e, tra rinvii e cambi del
giudice titolare, si è concluso, a
distanza di oltre tre anni, con la
sentenza emessa ieri contro la
quale i difensori dei condannati ricorreranno in appello.(g.m.)
viabilità) hanno incontrato i rappresentanti di Confcommercio,
Confesercenti, Confartigianato,
CNA per un confronto a tutto
campo tra l’Amministrazione comunale e le organizzazioni del
commercio sul sistema di viabili-
zione cardiaca sia della funzione
renale si trova molto frequentemente in pazienti che presentano numerosi fattori di rischio
per malattie cardiovascolari
quali diabete mellito, dislipidemia, obesità e anemia, che a loro
volta amplificano ulteriormente
il danno cardiaco. Per i presidenti del convegno, la dottoressa
Teresa Papalia (Società di Nefrologia) e il professore Ciro Indolfi (Società di Cardiologia),
l’appuntamento scientifico sarà
importante per verificare lo stato dell’arte sulla appropriatezza
degli interventi e sui possibili
correttivi da usare per ridurre il
rischio cardiovascolare del paziente neuropatico.
tà e parcheggio su corso Mazzini
durante le prossime festività natalizie. In rappresentanza dei
consumatori, era presente un dirigente di Adiconsum. Per la polizia municipale erano presenti il
colonnello Cardamone e il maggiore Tarantino.
Le organizzazioni del commercio, esprimendo un giudizio
complessivamente favorevole alla nuova organizzazione del traffico e della sosta sul corso, hanno
chiesto alcuni correttivi e sollecitato un ulteriore potenziamento
dei servizi di trasporto.
In particolare, le organizzazioni hanno chiesto al Comune di
studiare forme che possano incentivare il parcheggio degli
utenti durante il periodo natalizio, facilitando la sosta anche
nella fascia oraria che va dalle 18
alle 20,30.
I rappresentanti della Giunta,
oltre a confermare che nei prossimi giorni inizieranno le operazioni di montaggio delle luminarie da via Indipendenza a piazza
Roma (con interventi specifici
anche su Bellavista e sul ponte
Morandi), si sono riservati di
analizzare con i tecnici (polizia
municipale e assessorato al traffico) le proposte delle organizzazioni dei commercianti e dei consumatori che saranno poi portate
al vaglio della prossima seduta
dell’Esecutivo.(g.m.)
Salvatore Scalzo ed Eugenio Occhini
Sulla incompatibilità del sindaco Traversa
Scalzo e Occhini
chiedono l’intervento
del prefetto Reppucci
Danilo Colacino
«Concordiamo con la dichiarazione del sindaco Michele Traversa, successiva alla tragedia di
ieri, inerente alla necessità di
impedire la cementificazione
selvaggia della città». È iniziata
così la conferenza stampa della
minoranza, tenutasi ieri a Palazzo De Nobili, convocata per discutere
dell’incompatibilità,
sancita dalla Consulta qualche
settimana fa, tra la carica di sindaco e quella di parlamentare
dell’on. Michele Traversa. Malgrado la presenza dei soli capigruppo Salvatore Scalzo per il
Partito Democratico ed Eugenio
Occhini per Rifondazione Comunista, l’iniziativa dei due
esponenti del centrosinistra è
stata condivisa anche da Antonio Argirò e Umberto Aracri.
Scalzo ha esordito così: «Dovevamo agire per senso di responsabilità, pur sapendo che l’on.
Traversa può ricoprire bene entrambi i ruoli. Ma non è questo il
punto. Il tempo per lavorare è
merce rara e non può essere disperso in mille rivoli». Il competitor dell’attuale primo cittadino
ha rincarato la dose: «È vero che
dopo il pronunciamento della
Corte Costituzionale dovrebbe
essere la Camera a prenderne atto e procedere. Ma è un aspetto
che non ci compete, salvo l’auspicio che i competenti organismi di Montecitorio decidano in
tempi brevi. Noi ci occupiamo
invece degli aspetti amministrativi della città. Ragion per cui, facendo ricorso agli strumenti che
ci appresta il Testo Unico sugli
Enti Locali abbiamo sollecitato il
prefetto Antonio Reppucci, l’autorità che proprio in base al Tuel
ha l’obbligo di intervenire entro
dieci giorni dalla notifica della
presentazione dell’istanza, anche investendo della questione il
ministero dell’Interno. Ma esiste
un’altra via, l’esposto alla sezione civile del Tribunale da parte
di un qualunque cittadino. Ritengo che accadrà anche questo,
nel caso in cui la nostra prima
azione non sortisca effetti. L’on.
Traversa deve fare una scelta,
anche perché Catanzaro ha bisogno di una guida stabile e, soprattutto, a tempo pieno. Anche
perché ci sono tante delicate
questioni da fronteggiare. Non
possiamo avere un sindaco part
time». A seguire Occhini: «I giudici della Consulta sono stati
chiari, l’on. Traversa non avrebbe potuto rinunciare a uno dei
due prestigiosi incarichi solo se
avesse amministrato una città
piccola. Al di sotto dei ventimila
abitanti. Ma noi siamo una realtà che conta quasi centomila
persone. Eppure l’on. Traversa e
la coalizione che lo sostiene
sembrano far finta di niente. Disarmante l’atteggiamento del
primo cittadino durante la scorsa civica assise, quando gli abbiamo chiesto lumi in merito alla vicenda. Stesso discorso dicasi per gli esponenti più in vista
delle forze che lo appoggiano.
Noi, viceversa, non vogliamo essere altrettanto “distratti”. Anzi.
Riteniamo di avere il preciso dovere – ha aggiunto – di andare fino in fondo, pretendendo che il
sindaco renda noto cosa intende
fare e si comporti in maniera
consequenziale. Solo pochi mesi
fa ha ottenuto un consenso plebiscitario e non dovrebbe avere
dubbi su come orientarsi, anche
se è un aspetto a cui non siamo
interessati. Ribadiamo soltanto
che in un momento come quello
attuale la classe politica ha l’obbligo di essere adamantina, senza ricorrere ai vecchi bizantinismi. Atteggiamenti ambigui che
diminuiscono la credibilità e la
fiducia della gente».
Punti essenziali in ottica promozione
Ritorna al successo
la Junior Basket Lido
È tornata alla vittoria la Junior Basket Lido, riscattando
la sconfitta subita a Gioia
Tauro. Ed infatti in un PalaCorvo gremito da un folto
pubblico, il team catanzarese
ha battuto l’Olimpic Reggio
Calabria. Ciò nonostante il
tormentato pre-partita nel
corso del quale coach Astorino ha dovuto rinunciare a
Tassoni e Vilardi. Al loro posto sono stati impiegati Quaresima e l’esordiente Raffaele
Gigliotti. Solito, comunque, il
quintetto con Pirillo in regia,
Marino e Durante sul perimetro ed il duo Tassoni-Fall sotto
canestro. Equilibrato il primo
quarto con Lazzara e Arilotta
che hanno messo in difficoltà
la difesa della squadra locale
che, tuttavia, era avanti (18 a
16).
Nel secondo mini-parziale
è salito in cattedra Tassoni
che ha trascinato i compagni
al primo vero breack con un
+6 (22 a 18). Il comportamento nella prima parte del
match ha subìto la svolta de-
finitiva al rientro dell’intervallo dei giovani Basile, Durante e Gallella, in grado di
aumentare l’intensità della
gara e di far prendere il volo
alla Junior Basket. Punteggio
21 a 12.
Nell’ultimo quarto gli atleti
giallorossi hanno giustamente pensato di gestire la partita,
operazione riuscita senza particolari affanni e fino al +21
finale. Tassoni ancora una
volta è stato il laeder del gruppo; Gallella, Durante e Basile
hanno, come si è detto, imposto al match ritmi elevati. Si è
rivisto Quaresima, in grado di
dare minuti alle rotazioni di
coach Astorino. Il tutto nel
contesto di una bella partita,
apprezzata dalla cornice di
fans della Jbl ed anche di appassionati dello sport della
palla a canestro, mentre importante è risultata la vittoria
in chiave pool promozione.
Sabato prossimo trasferta a
Reggio per incontrare la matricola del torneo, ovvero la
Basket Soccorso.(v.m.)
Gazzetta del Sud Mercoledì 23 Novembre 2011
35
Cosenza - Provincia
.
PAOLA Il pg Facciolla ha chiesto alla Corte d’assise di rilevare la mancata contestazione dell’aggravante
Un delitto di chiara matrice mafiosa
Stefano Mannarino venne assassinato per vendicare la morte di La Rosa
Arcangelo Badolati
PAOLA
Un omicidio di mafia. Condotto
per motivi di vendetta dopo l’uccisione di Antonello La Rosa, fatto
fuori per aver messo il naso nei lavori di ammodernamento della
stazione ferroviaria di Paola pretendendo 50.000 euro di “pizzo”.
Soldi che spettavano alla cosca
storica e dominante di Paola.
Stefano Mannarino, che aveva
partecipato all’agguato teso a La
Rosa, fu dunque successivamente
ammazzato come prevedono le
“regole” mafiose. “Regole” richiamate nelle intercettazioni svolte
durante le indagini, evidenziate
dal Gup Pingitore nella sentenza
di condanna emessa lo scorso anno contro le quattro persone imputate del delitto Mannarino e
confermate dalle confessioni rese
da uno dei presunti assassini. È
stato il sostituto procuratore generale Eugenio Facciolla a ribadirlo, ieri, davanti alla Corte d’assise
di appello di Catanzaro. Il requirente ha invitato i giudici di secondo grado a rilevare d’ufficio la
mancata contestazione dell’aggravante della mafiosità e ritrasmettere gli atti per l’esercizio di
una nuova azione penale. In via
subordinata, il togato ha chiesto la
conferma della condanna di pri-
La bara con il corpo di Mannarino
Il sostituto procuratore generale Eugenio Facciolla
Il pentito Stefano Di Vanno
mo grado (trent’anni di reclusione) inflitta in sede di rito abbreviato a Stefano Di Vanno, 47 anni, di
Roma, Domenico e Vincenzo La
Rosa, di 55 e 53, e Elena Serpa, 82,
di Paola. L’assoluzione degli imputati e, in via subordinata, la riduzione della pena è stata invece
invocata dagli avvocati Giuseppe
Bruno, Giancarlo Pittelli e Massimo Zicarelli difensori degli imputati. La sentenza è prevista per il
sei dicembre. Domenico La Rosa,
durante le indagini preliminari, si
è assunto tutte le responsabilità
dell’accaduto, mentre Di Vanno
ha svelato i retroscena del delitto.
Quest’ultimo, provati i rigori della
detenzione, ha deciso di “cantare”
aggiungendosi alla schiera di pentiti che affolla la scena giudiziaria
cosentina. «Sono stato io per primo, usando un pezzo di legno trovato nel camino, a colpire Stefano
Mannarino»: al pg Eugenio Facciolla, il “picchiatore” capitolino
ha svelato con dovizia di particolari, le fasi dell’uccisione del trentaduenne paolano poi trovato cadavere tra i rovi di contrada Fiumarella.«Lo colpii e poi uscii fuori
e gli altri continuarono a infierire»: Mannarino venne massacrato
in casa di Elena Serpa, madre di
Antonello La Rosa, ammazzato il
25 ottobre del 2008 nella cittadina tirrenica.
ROGGIANO GRAVINA Resta in carcere Gianluca Bevelacqua accusato dell’omicidio di Emilia Cupone
I giudici del Riesame respingono l’istanza difensiva
un patteggiamento, dato che il
loro assistito rischia addirittura l’ergastolo.
È passata così la tesi accusatoria della Procura di Cosenza
per come ipotizzata dal procuratore capo Dario Granieri e
dal sostituto Giuseppe Visconti; il tutto aggravato proprio
dai futili motivi e soprattutto
dalla crudeltà posta in essere.
Il tutto corroborato dalle certosine indagini svolte nell’immediatezza dei fatti dai militari dell’Arma coordinati dal
luogotenente Stanislao Porchia.
L’indagato, che di recente è
stato sottoposto all’interrogatorio di garanzia per “rogatoria”, dopo la delega del Gip di
Cosenza ad un collega sicilia-
no, si trova sempre richiuso alla casa circondariale “Pagliarelle” di Palermo, sezione psichiatrica del carcere siciliano.
L’uomo – per quanto è trapelato – avrebbe solo fatto delle
ammissioni parziali. A più di
un mese e mezzo dalla scomparsa di Emilia Cupone, la storia si arricchisce di un nuovo
tassello. L’indagato, giusto per
ricordare la vicenda, fu quasi
subito accusato di omicidio
volontario aggravato dopo
quanto accaduto nella mattinata dell’8 ottobre. In un primo momento si era parlato solo di omissione di soccorso;
dopo il fatto delittuoso l’uomo
venne accompagnato nel reparto di Psichiatria dell’Annunziata di Cosenza. CETRARO Aieta alla cerimonia con la quale è stato inaugurato l’utilizzo del gas naturale
all’esecuzione dei lavori».
I benefici che i cittadini trarranno da questo servizio concorrono a raggiungere standard europei di qualità della vita. «La metanizzazione di Cetraro - ha aggiunto Leonardo
Rinaldi di Gas natural distribuzione Italia - è il risultato di un
investimento di quasi 7 milioni
di euro che ha permesso di realizzare trantaquattro chilometri di nuova rete, oltre a 1.500
derivazioni. Grazie a queste
nuove infrastrutture, stimiamo
di arrivare a distribuire a quasi
tremila nuovi clienti finali, la
fonte di energia più sostenibile
tra quelle di origine fossile».
La metanizzazione di Cetraro rientra in un progetto di più
ampio respiro. Come già annunciato nel giugno 2010, Gas
natural distribuzione Italia si è
impegnata a portare il metano
in altri sette comuni della provincia di Cosenza: Acquappesa, Albidona, Alessandria del
Carretto, Castroregio, Plataci,
San Lorenzo Bellizzi e Verbicaro. Complessivamente si tratta
di un investimento di quasi 20
milioni di euro per la posa di
136 chilometri di rete attraverso cui Gas natural distribuzione Italia stima di arrivare a servire nel solo territorio calabrese più di 5 mila nuovi utenti.
Alessandro Amodio
ROGGIANO GRAVINA
Il teatro della morte di Emilia Cupone: è l’8 ottobre
Gianluca Bevelacqua resta in
carcere. Il Tribunale del riesame ha respinto l’istanza dei difensori dell’indagato che puntavano a una eventuale “infermità mentale” dopo la perizia
psichiatrica. Per l’uomo di 34
anni, accusato dell’omicidio
volontario pluriaggravato di
Emilia Cupone, di 51 anni (avvenuto l’8 ottobre), si avvicina
la richiesta di rinvio a giudizio.
L’istanza potrebbe essere presto formalizzata dal pm Giuseppe Visconti. Ai difensori di
fiducia dell’indagato, gli avvocati Lucio e Carlo Esbardo (di
Roggiano Gravina), la facoltà
di chiedere il rito abbreviato o
«Con la rete del metano la comunità
guadagna punti nella scala della civiltà»
Antonello Troya
CETRARO
Un evento dedicato al gas naturale, che promette calore ma
soprattutto risparmio nelle case dei cittadini. Si è chiusa con
una manifestazione, nella quale è stato ribadito proprio questo concetto, la parte più consistente dei lavori di costruzione della rete per la distribuzione del metano nella città, evento atteso da tanto tempo.
Il momento è stato celebrato
alla Marina con l’accensione
della prima fiammella alimentata a gas naturale: questo
evento ha segnato la conclusione ufficiale dei lavori per la
realizzazione del primo tratto
di rete che collega la dorsale
nazionale di trasporto ai contatori di un primo nucleo di abitazioni, attività commerciali e
industriali cittadine. Ad annunciarlo è stato il sindaco
Giuseppe Aieta, di concerto
con Gas natural distribuzione
Italia che, attraverso la sua par-
La zona della Marina in cui si è svolta la cerimonia di inaugurazione della rete del metano
tecipazione maggioritaria nella
società concessionaria Cetraro
distribuzione gas Srl, gestirà il
servizio di distribuzione del
metano nel territorio comunale, come stabilito dall’accordo
siglato lo scorso dicembre
2008.
«La conclusione di questa
prima porzione di rete, avvenuta nei tempi previsti, è certamente un traguardo molto importante nel percorso di sviluppo infrastrutturale della nostra
città» ha affermato il sindaco
Giuseppe Aieta. «Per i cittadini
di Cetraro questa scelta significa aver guadagnato gradi di civiltà e aver mostrato responsabilità e maturità anche in riferimento ai disagi conseguiti
Il Poliambulatorio viene ospitato nei locali ospedalieri
SCALEA Il direttore territoriale dell’Asp
«Centro salute mentale
e Psichiatria infantile
rimangono in funzione»
Tiziana Ruffo
SCALEA
Non sono è stati soppressi né
Csm (Centro di salute mentale) né il servizio di neuropsichiatria infantile erogati
dal Poliambulatorio. A chiarire questo equivoco, la cui
“voce” è circolata nei giorni
scorsi, è il direttore della
struttura
territoriale
dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza (che copre il territorio a cavallo tra
Tortora a Belvedere Marittimo) Pierluigi Cosentino, che
in una nota smentisce le voci
circolate su un paventato
smantellamento di servizi essenziali erogati dal Distretto
sanitario Praia a Mare – Scalea.
Cosentino rimette nei giusti binari la questione e liquida in maniera secca le tante
disinformazioni che hanno
solo alimentato confusione
tra i cittadini. «Una notizia
non vera – spiega Cosentino
– dal momento che il Centro
di salute mentale di Scalea è
compreso nell’Atto aziendale
di riordino della rete ospedaliera. Anzi, penso che riusciremo a implementare con
nuove attività per andare incontro
alle
richieste
dell’utenza. Probabilmente
l’equivoco è sorto nel corso
della passata stagione estiva
quando il responsabile del
presidio, il dottor Arturo Sica, è stato impiegato anche
nella struttura ospedaliera di
Cetraro».
Discorso simile anche per
il servizio di Neuropsichiatria infantile erogato sempre
nella la struttura sanitaria di
località Petrosa a Scalea.
«Anche qui – dichiara Pierluigi Cosentino – smentisco
categoricamente. Vero è che
questo servizio soffre di una
carenza di personale ma,
proprio nella settimana appena trascorsa, c’è stato un
incontro dei tre direttori distrettuali del Tirreno cosentino con il commissario
straordinario dell’Azienda
sanitaria provinciale di Cosenza, Gianfranco Scarpelli».
Nel corso della riunione si è
discusso su come omogeneizzare il servizio in questione e si è deciso – ha aggiunto il direttore del Distretto sanitario Praia a Mare-Scalea – di spostare le unità di logopedia e neuropsichiatria da uno dei due distretti meridionali, Amantea
e Paola – Cetraro, al nostro».
Agenda telefonica cittadina
AMANTEA
FARMACIE
De Luca
Morelli
De Grazia (Camp.)
Madia
SANITÀ
Croce Rossa Italiana
GUARDIA MEDICA
Tel. 0982491221
EMERGENZA
Carabinieri
Polizia municipale
Guardia di Finanza
Corpo forestale
82425363
Tel. 098241773
098241279
098246014
0982425761
0982424140
Tel. 098241000
098241256
098241052
098275069
CETRARO
FARMACIE
Caruso
Ciuffi
Saporiti
SANITÀ
Ospedale civile
Pronto soccorso
GUARDIA MEDICA
Tel. 098291073
EMERGENZA
Carabinieri
Polizia
Polizia municipale
Guardia di Finanza
Corpo forestale
Tel. 098291398
098291018
098291230
Tel. 09829771
0982999472
FARMACIE
Arrigucci
Cilento
Sganga
SANITÀ
Ospedale civile
Pronto soccorso
Croce Rossa Italiana
GUARDIA MEDICA
Tel. 0982581410
EMERGENZA
Carabinieri
Polizia
Polizia stradale
Polizia municipale
Guardia di finanza
Vigili del fuoco
Corpo forestale
COMUNE
Municipio
TELEFONI UTILI
Tribunale
Comunità montana
Biblioteca comunale
Protezione civile
Inps
Inail
Tel. 0982587316
0982612439
0982582276
Tel. 09825811
09825811
0982613553
Tel. 0982582301
0982622311
0982622211
0982582622
0982613477
0982582519
0982582516
Tel. 098258001
Tel. 0982582758
098257536
0982580307
0982589759
0982582451
0982622511
S. MARCO A.
Tel. 098291251
0982999282
098291246
098291104
098292037
FUSCALDO
FARMACIE
Licursi
GUARDIA MEDICA
Tel. 098289001
EMERGENZA
Carabinieri
Polizia municipale
Corpo forestale
COMUNE
Municipio
PAOLA
Tel. 0982686031
Tel. 098289223
098289001
098289121
Tel. 098289203
FARMACIE
Aloia
Pisano
SANITÀ
Ospedale civile
GUARDIA MEDICA
Tel. 0984511725
EMERGENZA
Carabinieri
Polizia municipale
Corpo forestale
COMUNE
Municipio
TELEFONI UTILI
Biblioteca
Curia Vescovile
Giudice di Pace
Inps
Tel. 0984512141
0984512123
Tel. 09845101
Tel. 0984512003
0984512135
0984525205
Tel. 0984512089
Tel. 0984511433
0984512000
0984512087
0984511534
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Gazzetta del Sud Mercoledì 23 Novembre 2011
Cosenza - Provincia
.
CORIGLIANO Il collaboratore di giustizia ha assegnato il ruolo di boss della ‘ndrina a Maurizio Barilari, mentre ha scagionato dalle accuse il fratello Fabio
Santa Tecla, Converso “inchioda” il capoclan
Grande attesa per le dichiarazioni che renderanno in aula i pentiti Vincenzo Curato e Giovanni Cimino
Emilia Pisani
CORIGLIANO
Saranno ascoltati il prossimo 12
dicembre Vincenzo Curato e
Giovanni Cimino. Saranno loro i
protagonisti assoluti della seconda udienza del processo
“Santa Tecla”, quello che sta seguendo il rito ordinario e che
coinvolge soltanto 7 degli oltre
90 imputati finiti nelle maglie
dell’inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia.
Gli altri, ben 87, hanno infatti
scelto l’abbreviato, che è già arrivato alle fasi conclusive con le arringhe degli avvocati difensori.
Il prossimo 30 novembre toccherà all’avvocato Ernesto D’Ippolito, che rappresenta Mario Straface. Quest’ultimo potrebbe anche decidere di rilasciare alcune
dichiarazioni in quell’occasione,
raccontando così la sua versione
dei fatti. In questo probabile intervento potrebbero esserci anche parole riferite a suo fratello
Franco, deceduto mentre si trovava agli arresti domiciliari, seguendo la linea difensiva tracciata dal legale Emanuele Monte
(che compone l’ufficio di difesa
degli Straface insieme agli avvocati D’Ippolito e Serravalle).
Altra questione rilevante è
quella dei fratelli Fabio e Maurizio Barilari, difesi dall’avvocato
Salvatore Sisca, che hanno scelto il rito ordinario. Nell’udienza
del prossimo 12 dicembre, davanti alla Corte di Rossano (presidente De Vuono, a latere D'Alfonso e Zizzari) saranno
ascoltati i collaboratori di giustizia Cimino e Curato. Le dichiarazioni di quest’ultimo, noto negli
ambienti malavitosi come “u
cassanisi”, svolgono un ruolo determinante nell’inchiesta “Santa
Tecla” tirando in ballo numerosi
esponenti della politica cittadi-
na e dell’imprenditoria sibarita.
Curato non solo traccia un percorso – secondo le dichiarazioni
raccolte dalla pubblica accusa
rappresentata dal pm Vincenzo
Luberto – ma fornisce un quadro
interpretativo dell’intera vicenda criminale finita ora nelle aule
di giustizia. Nel corso dell’ultima
udienza è stato ascoltato il collaboratore Gianpiero Converso,
che “inchioda” Maurizio Barilari
riconoscendogli il ruolo di boss
del “locale” di Corigliano, mentre descrive come estraneo ai fatti malavitosi il fratello Fabio.
Maurizio Barilari fu arrestato
due anni fa nel corso dell’operazione Timpone Rosso, processo
attualmente in corso presso la
Corte d’Assise di Cosenza. Nelle
sue dichiarazioni rilasciate sui
banchi del Tribunale di Rossano,
il coriglianese Converso, si è autodefinito ex “picciotto” del clan
un tempo guidato da Santo Carelli. Converso è collaboratore di
giustizia dal 2004, è stato “arruolato” nel clan di Carelli sul finire degli anni Ottanta presentato all’organizzazione da Vincenzo Fabbricatore. Converso si è
spesso allontanato dalla sua città d’origine trasferendosi a Verona nonostante, per sua stessa
ammissione, abbia ricoperto il
ruolo di capo della ‘ndrina coriglianese per 15 giorni, ruolo assegnatogli, come lui stesso ha dichiarato, da Franco Abbruzzese
detto “Dentuzzo”, capo della cosca degli “zingari” di Cassano allo Ionio. Nel corso dell’esame del
pm Vincenzo Luberto e del controesame dell’avvocato dei Barilari, Converso ha ripercorso numerosi episodi, in particolare
quelli riguardanti il traffico di
droga e le estorsioni che avrebbero fruttato ben 130 mila euro
di cui la metà sarebbe stata destinata a Maurizio Barilari.
CORIGLIANO
Valorizzare
le tradizioni
nel periodo
natalizio
Fondamentali per “Santa Tecla” le dichiarazioni dei pentiti
Il giudizio ordinario si sta svolgendo nel Tribunale di Rossano
CORIGLIANO Il governatore sarà presente all’incontro del comitato di sorveglianza
Sviluppo rurale, Scopelliti venerdì al Castello
CORIGLIANO. Si terrà venerdì
mattina presso il Castello di
Corigliano l’incontro del Comitato di sorveglianza Psr, incentrato sull’illustrazione dello
stato di attuazione del Programma di sviluppo rurale e
sulle relative previsioni finanziarie. I lavori saranno aperti
dal presidente della Regione a,
Giuseppe Scopelliti, e dall’assessore all’agricoltura Michele
Trematerra. Giuseppe Zimbalatti, direttore generale agricoltura, foreste e forestazione,
Maurizio Nicolai, del comparto
Autorità di gestione del Psr Calabria, illustreranno le attività
messe in campo. All’incontro
saranno inoltre presenti i rappresentanti della Commissione
europea Agata Zdanowicz e
Maria Merlo, i rappresentanti
del Ministero delle politiche
agricole, alimentari e forestali
e della Rete rurale nazionale.
Per quanto riguarda l’ordine
del giorno, saranno discussi i
seguenti punti: stato di attuazione del programma e previ-
CORIGLIANO Appello lanciato ai commissari prefettizi dal Forum del terzo settore
sioni finanziarie al 31 dicembre 2011; proposte di adeguamento o modifiche del programma finalizzate a meglio
realizzarne gli obiettivi e la gestione finanziaria; relazione
sulle attività di valutazione in
itinere e sul sistema di monitoraggio; organizzazione del sistema dei controlli; stato di attuazione del Piano di informazione e comunicazione. Alle 15
ci sarà poi la conferenza stampa per presentare le risultanze
dell’incontro.(jo.fu.)
Giuseppe Scopelliti
CORIGLIANO Lectio magistralis sul tema
Servizi sociali e cultura, è emergenza Cattolicesimo e società
CORIGLIANO. Lancia un allarme
sui servizi sociali e sulla cultura
a Corigliano il coordinamento
del forum del terzo settore. «Gli
addetti ai lavori sono più che
preoccupati sulla prosecuzione
di alcuni importanti progetti come ad esempio i servizi assistenziali ai disabili e agli anziani e sulla scadenza di gare di appalto per la gestione di strutture
al servizio del territorio il centro
di eccellenza, il teatro Valente,
solo per fare altri esempi. Su
queste ed altre delicate ed importanti problematiche in
campo sociale e culturale, ed in
generale, per il piano degli interventi, avevamo richiesto già
alla precedente amministrazione ed ultimamente anche all’attuale commissario straordina-
Il Centro d’eccellenza
rio che, in itinere, o meglio,
prima dell’attuazione definitiva, ci fosse un coinvolgimento
sulla realizzazione del piano
ed una discussione con le associazioni del terzo settore, in
ottemperanza alle direttive regionali e che si “istituzionalizzasse” finalmente, con il Forum, un tavolo programmatore degli interventi contestualmente alla sua fase operativa.
Poiché non si comprendeva e
non si comprende ancora oggi
perché Corigliano debba rinunciare alle tante occasioni di
sviluppo economico, culturale e
sociale ed alle tante esperienze
positive maturate negli anni
passati, grazie anche e soprattutto a più attenti e lungimiranti amministratori della “cosa
pubblica”». «Ci domandiamo allora – continuano i responsabili
del Forum – perché si verificano “anomalie” e “mala gestione” nonostante il commissariamento del nostro comune
per infiltrazioni mafiose e ci siano, ancora oggi, all’interno della casa comunale, apparati burocratici che fanno il bello ed il
cattivo tempo in merito alla aggiudicazione o alla gestione di
particolari e delicati appalti e
servizi di fondamentale importanza per le fasce più deboli della popolazione e con una valenza economica non indifferente
per l’intero territorio si tratta
pur sempre di centinaia di migliaia di euro per molti i progetti
soprattutto in un periodo di crisi come questo».(emi.pis.)
SPEZZANO A. FaSpixana e Fmb: «La vostra soddisfazione è festa dell’ipocrisia»
Stop al depuratore, attacco anarchico ai politici
Johnny Fusca
SPEZZANO ALBANESE
Il depuratore che la Das srl voleva
installare a Spezzano Albanese,
in località Infascinato, «non è stato realizzato principalmente perché s’è opposta la gente del paese,
supportata dalla associazioni ambientaliste e dagli anarchici di FaSpixana e Fmb». Lo afferma con
forza Domenico Liguori, esponente dei due gruppi anarchici,
che sottolinea poi come la soddisfazione con cui gli amministratori spezzanesi hanno accolto il rigetto del ricorso presentato al Tar
da parte della società in questione
– che voleva comunque realizzare
l’impianto per “rifiuti speciali non
pericolosi” nonostante la delibera
negativa del Comune – sia solo
«una festa dell’ipocrisia». E tutto
ciò, sottolinea Liguori, «mentre
rifiuti, fogne a cielo aperto, percolato e inquinamento della rete
idrica sovrastano il paese, in un
contesto che, tra le solite beghe
infantili ma non disinteressate
della maggioranza, lascia intravedere grossi business che si affacciano all’orizzonte per le solite
bande tecnico-politiche su piano
strutturale, allargamento cimitero, ecc». L’intento primo di Liguori è comunque quello di ribadire
la «verità storica», ossia «quella
verità che sta lì a testimoniare che
l’unica vera oppositrice alla costruzione dell’ecomostro è stata
l’intera comunità arbëreshe, coadiuvata sinceramente nell’azione
solo dagli anarchici della Faspixana, dai libertari della Fmb e dagli
ambientalisti. Se non ci fossimo
mobilitati – rammenta l’esponente anarchico – la Giunta comunale di allora non avrebbe esitato un
attimo nel permettere l’installazione del depuratore, allora definito come “l’affare del secolo” che
avrebbe risanato le casse comunali; e l’opposizione consiliare
dell’epoca, alla quale del depura-
tore, in tutta verità, non gliene
fregava un bel niente, avrebbe
continuato a gridare contro lo
scandalo dell’ecomostro strumentalizzando la questione». Liguori ricorda infatti come in realtà siano state la FaSpixana e la
Fmb a «chiedere l’assemblea pubblica tenutasi poi l’8 maggio del
2008» e come siano stati gli stessi
gruppi «a smascherare pubblicamente i trascorsi scandalosi della
Das srl con apposita documentazione e manifesto pubblicato il 15
maggio del 2008, nel quale tra
l’altro si chiedeva la revoca della
delibera sull’accordo con la
Das».
Il “Giordani” rievoca
il pensiero di Rosmini
Ernesto Paura
CORIGLIANO
Alla ripresa delle attività, il
Centro culturale cattolico “Igino Giordani” si è nuovamente
posto all’attenzione di molti
con la “lectio magistralis”:
«Cattolici e società-Momenti e
valori del pensiero politico di
Antonio Rosmini », tenuta dal
prof. Franco Pistoia nell’Auditorium di Santa Maria Maggiore, davanti ad un nutrito uditorio. Tale incontro è stato dedicato alla memoria del prof. Tonino Salerno, educatore convinto, attivo nell’impegno sociale, ricco di spirito d’amicizia,
uomo di fede. Ad aprire i lavori
con una breve introduzione è
stato il dott. Vincenzo De Simone, il quale ha tracciato una sintesi delle attività svolte dal
“Centro” durante lo scorso anno annunciando anche le iniziative che saranno realizzate a
breve. Parole di incoraggiamento per i promotori e per
quanti frequentano tali tipi di
lezioni, sono state poi pronunziate da don Santo Aquilino. Da
parte sua, il relatore, prof.
Franco Pistoia, in premessa ha
voluto subito mettere in evidenza l’assonanza che vi è tra
l’argomento posto in discussione, quale punto di riferimento
del pensiero politico dei cattolici, e quelli dei precedenti incontri, promossi sempre dal “Centro Giordani”. Pistoia ha quindi
spaziato in lungo e in largo sull’
opera di Rosmini, pensatore e
scrittore, avversato in vita e anche dopo la morte. Venne, però, beatificato il 18 novembre
2007. Oggi, il suo pensiero è
studiato e approfondito in Italia in Europa e nel mondo. Di
questo grande personaggio, Pistoia ha voluto – tra l’altro – fare
rilevare come lo stesso «ha difeso la libertà della Chiesa, affrontando sfide e insidie, senza
accettare compromesso alcuno. Là dove la Chiesa non è libera, non c’è libertà». Il relatore
ha, quindi, esposto – seppure in
breve – anche le linee del federalismo rosminiano e la sua
concezione dell’uomo, della famiglia, della comunità. «Con le
“Cinque piaghe della Chiesa” e
con la “Costituzione secondo la
giustizia sociale” e con l’opuscolo-appendice
sull’“Unità
d’Italia”, Rosmini – ha evidenziato Pistoia – esprime amore
alla Chiesa e alla patria e dà indicazioni sulla via da seguire
per uscire dalle difficoltà e
camminare verso la costruzione dell’avvenire». A giudizio di
Pistoia, infine, «i fermenti che si
registrano da qualche tempo
nel mondo cattolico vanno letti
con attenzione e razionalità. I
cattolici, la cui presenza nella
società e nell’impegno politico
è oggi auspicata da tante parti
come forza viva e bene vitale,
devono partire, o ripartire, nel
dialogo limpido e nell’ascolto
delle voci del mondo contemporaneo,da punti fermi inderogabili: solo così potranno esercitare un ruolo incisivo».
CORIGLIANO. Tutto pronto per
le manifestazioni natalizie organizzate dal comitato Corigliano in Azione. «Il comitato –
fanno sapere gli organizzatori
– sta adoperandosi per la buona riuscita di queste iniziative
con la collaborazione delle associazioni cittadine “S.oe.S.” e
“Econsol” e la disponibilità di
comunità parrocchiali, commercianti, rappresentanti di
realtà produttive locali. Si
tratta, in realtà, di più iniziative, completamente gratuite e
aperte alla partecipazione di
tutta la cittadinanza, che puntano ad essere momenti di aggregazione e sana socializzazione tra quanti condividono
medesimi obiettivi e valori, festeggiando le imminenti festività natalizie e l’avvento del
nuovo anno all’insegna della
difesa e della valorizzazione
delle tradizioni coriglianesi e
dell’orgoglio di una appartenenza. Le iniziative prevedono l’allestimento di stands
enogastronomici con degustazione gratuita di prodotti tipici e dolci locali, promozione di
produzioni culturali sul dialetto coriglianese, mostre di
fotografie d’epoca, momenti
di musica popolare, esposizioni di creazioni artistiche ed artigianali». Si parte il primo dicembre dalle 15 alle 19, presso
Villa Margherita.(emi.pis.)
SPEZZANO A.
Il circolo
democratico
per il reddito
garantito
SPEZZANO ALBANESE. S’è discusso del reddito minimo garantito nell’incontro pubblico
organizzato nei giorni scorsi
dal circolo spezzanese del Pd.
Ospite la dirigente nazionale
del partito, Enza Bruno Bossio, che ha dialogato con i presenti e chiarito il proprio pensiero sul tema della serata.
L’esponente del partito di Bersani ha definito il reddito minimo garantito come «uno
strumento per liberare i giovani dal ricatto del bisogno»,
pur sottolineando che la bontà di un progetto concreto che
vada in questa direzione non
può non essere supportata da
una «precisa volontà politica». Ad anticipare le parole
della Bruno Bossio, che ha definito lo strumento oggetto
del dibattito «una strada per
dare un futuro ai giovani», ci
ha pensato il segretario locale
del Pd, Ferdinando Nociti, il
cui intervento è stato introdotto dalla moderatrice
dell’incontro, Manuela Giordano. Nociti ha affermato che
il progetto sarebbe un «deterrente valido contro la manodopera delinquenziale e le
clientele dei politici», invitando i colleghi consiglieri di
maggioranza ad occuparsene.
Sono poi intervenuti al dibattito Gabriele Petrone, membro del Comitato Rmg Calabria, Antonio Scaglione, sindaco di Tarsia, e Paolo Gallucci, giovane esponente del locale circolo del Pd.(jo.fu.)
Gazzetta del Sud Mercoledì 23 Novembre 2011
41
Cronaca di Vibo
Via M.T. Cicerone, 15 - Cap 89900
Tel. 0963.44034-472005 / Fax 0963.44192
[email protected]
Stalking, incontri
al Filangieri e Capialbi
Si terranno domani
e venerdi prossimo
(Filangieri e Capialbi)
gli incontri per
conoscere lo stalking
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Via M.T. Cicerone, 15 - Cap 89900
Tel./Fax 0963.45551 [email protected]
.
GOLDEN HOUSE Di fronte alla domanda se si sente moralmente responsabile dell’alluvione l’ex sindaco reagisce: «Ho dato tutto me stesso»
Il pm attacca e suscita le ire di Sammarco
L’amministratore chiamato a testimoniare afferma pure di non aver dato atti di indirizzo ai dirigenti
Nicola Lopreiato
«Ha sentito le recenti dichiarazioni del sindaco di Genova? Non
si sente anche lei moralmente responsabile della disastrosa alluvione del 3 luglio 2006?». Una
domanda “inquisitoria” o più
semplicemente una provocazione da collocare nella dialettica
processuale, in questo caso piuttosto accesa, che molto spesso
tiene banco in alcuni processi e
che quasi sempre vede contrapposte accusa e difesa? È un interrogativo di fronte al quale gli avvocati degli imputati propendono per la prima ipotesi, mentre
per la pubblica accusa la domanda posta al testimone rientra in
una strategia che solo al termine
del dibattimento si potrà conoscere.
Ad infiammare il processo davanti al Tribunale collegiale (presidente De Luca a latere Piscitelli
e Gallo) è stata la testimonianza
dell’ex sindaco Franco Sammarco. Sentito alla presenza di un legale (avv. Ferdinando Pietropaolo) perché ancora indagato in
procedimento di reato connesso
per il quale la Procura ha chiesto
l’archiviazione, Sammarco è andato oltre la semplice risposta alla domanda della pubblica accusa rappresentata dal procuratore
Mario Spagnuolo “travolgendo”
persino i tentativi del presidente
che intendevano fermarlo: «Mi
lasci dire signor giudice, io
nell’alluvione ho dato tutto me
stesso. Non mi sento responsabile di nulla...».
La testimonianza dell’ex sindaco, tuttavia, riguardava l’operazione denominata Golden
House, quella che nel febbraio
del 2009 portò la Guardia di Finanza a sequestrare 120 appartamenti in fase di realizzazione in
località Santa Venere di Vibo Marina (area ex Gaslini) e di alcuni
corpi di fabbrica a Bivona dove
era in costruzione il residence “Le
Marinate”. Il sequestro scattò
perché quegli immobili erano
stati realizzati su aree dichiarate
alluvionate. Imputati, gli imprenditori Francesco Mirabello,
Antonio La Gamba (deceduto) e
Pietro Naso; nonché il progettista
Gioele Pelagi e l’arch. Giacomo
Consoli, all’epoca dei fatti dirigente della ripartizione urbani-
COMUNE Ultima data utile: 30 novembre
Prorogato il termine
per la riduzione
del canone acqua
Il procuratore Mario Spagnuolo
L’ex sindaco Franco Sammarco
L’area ex Gaslini sulla quale sono stati posti sotto sequestro due palazzine in fase di realizzazione
stica di palazzo “Luigi Razza”.
Rispondendo alle prime domande del pm l’ex sindaco si è
soffermato sulla fase antecedente l’alluvione del 3 luglio 2006,
«quando l’attenzione maggiore –
ha sottolineato Sammarco – era
più rivolta alle frequenti mareggiate che il litorale subiva, anziché alle esondazioni dei torrenti
e agli allagamenti». Mentre per
quanto concerne gli obblighi che
il piano di assetto idrogeologico
(Pai) imponeva alle amministrazioni l’ex sindaco ha riferito non
essere mai stato informato.
Altre domande del pm hanno
riguardato, soprattutto, la fase
post alluvione, nonché le misure
adottate dall’amministrazione
comunale per dare sostegno alla
popolazione; le iniziative intraprese per cercare di mitigare i disagi e fronteggiare i pericoli che
quella disastrosa alluvione, che
lasciò tre morti lungo la statale
18, aveva provocato. Sammarco,
che ieri avrebbe potuto benissimo avvalersi della facoltà di non
rispondere ha, invece, ritenuto
sottoporsi all’esame «per dare un
contributo all’accertamento della verità». L’ex sindaco si è quindi
soffermato sul Piano Versace
(uno), lo studio che fotografa la
disastrosa realtà idrogeologica e
nello stesso tempo mette in evidenza tutte le zone a rischio. E
dopo una serie di domande riguardanti la trasmissione dello
studio a palazzo “Luigi Razza”,
Sammarco, anche se non ha fatto
riferimento ad alcuna riunione
tecnica specifica, ha detto che vi
era preoccupazione per il futuro
dell’edilizia. In quella fase si discuteva molto sulla messa in sicurezza. Relativamente alle costruzioni finite nell’operazione Golden House ha detto di essersi recato a Bivona in compagnia di un
vigile urbano, perché aveva avuto una segnalazione per una presunta irregolarità. «Ma ho visto
che la distanza dal mare era addirittura superiore a quella degli altri fabbricati. Chiesi spiegazioni
pure al dirigente Consoli e mi disse che tutto era a posto».
L’ex sindaco a precisa domanda del pm ha detto che dopo l’alluvione non ha mai dato indirizzi
al dirigente. Affermazione che ha
indotto il pm ad osservare come
mai l’amministrazione in quel
frangente, anche per ammissione
dell’ex assessore Carmelo Aiello,
avesse raccomandato al progettista del Piano strutturale comunale (prof. Karrer) a tenere conto
del piano Versace e lo stesso non
avesse fatto in maniera ufficiale
con i dirigenti del Comune.
In sede di controesame l’ex
sindaco, dopo aver chiarito che il
Comune non è stato coinvolto nel
programma di delocalizzazione,
ha chiarito di avere avuto dei colloqui con l’Abr dalla quale ha
avuto risposte che lo studio di
Versace doveva passare al vaglio
dell’autorità di bacino. L’udienza
riprenderà martedì prossimo con
il prof. Pasquale Versace.
È stato prorogato al 30 novembre prossimo il termine di scadenza per il pagamento delle
bollette dell’acqua. Entro lo stesso termine potrà essere presentata dai cittadini la richiesta di
riduzione del canone acqua
2010.
A renderlo noto l’assessore ai
Tributi Nicola Manfrida, il quale, in una nota, comunica che la
riduzione sarà attuata nella misura del 30 per cento per le utenze di Vibo città e del 50 per cento
per le utenze di Piscopio e Vena
Inferiore. In ogni caso, coloro i
quali hanno già presentato
istanza di riduzione entro il 13
settembre scorso (termine precedentemente fissato per avere
diritto al benefit) sulla bolletta
ricevuta o in arrivo troveranno
la voce “meno 30 per cento” o
“meno 50 per cento”. «Il benefit
– chiarisce Manfrida – è anche
un modo per incentivare gli
utenti alla regolarizzazione e
premiare chi è in regola». I cittadini che sono in ritardo con il pagamento del canone che intendono regolarizzare entro il pros-
L’ingresso di palazzo “Luigi Razza” sede del Municipio
COMUNE Il consigliere del gruppo Misto ribadisce: «Una soluzione a termine. Dopo l’adozione del Psc che cosa si farà?»
Sblocco dell’edilizia, per Selvaggio tante illegittimità
Marialucia Conistabile
Sblocco dell’edilizia? Soltanto fumo negli occhi per il consigliere
comunale Vito Selvaggio (gruppo
Misto) nel senso che se sblocco ci
potrà essere, sarà a tempo “determinato” vale a dire sino all’adozione del Piano strutturale comunale. Il tutto tralasciando – cosa
impossibile per il consigliere comunale – alcuni aspetti. Il primo
legato alla sentenza del Tribunale
del 20 marzo 2009 considerato
che nulla da allora a oggi è cambiato e che pertanto restano applicabili le argomentazioni dei
giudici – «Per l’effetto il rilascio
dei permessi a costruire da parte
del Comune, contraddicendo totalmente alle prescrizioni del Piano Versace 1 è condotta che...appare connotata da illegittimità
idonea a ritenere il fumus dei de-
litti di abuso contestati e dei reati
di natura urbanistica» – il secondo
legato all’illegittimità che caratterizzerebbe gli atti «in quanto un
parere non può superare un’ordinanza» e, soprattutto, il nodo costituito dall’ordinanza n. 61
emessa dal commissario all’emergenza dopo l’alluvione del 3 luglio 2006. Ordinanza che vincola
ogni intervento alla messa in sicurezza (Piano Versace) e «che è ancora in vigore», ricorda Selvaggio
«e che dispone che le agevolazioni
concernenti il rilascio a costruire
(sempre che contengano una
espressa dichiarazione di compatibilità alle situazioni di rischio indicate dal Camilab) sono consentite sino all’adeguamento degli
strumenti comunali di cui alla legge regionale 19/2002, cioè fino
all’adozione del Psc».
Pertanto Selvaggio pone alcu-
Vito Selvaggio
ni interrogativi: «Come farà il dirigente dell’Urbanistica a rilasciare permessi a costruire dopo
l’adozione del Psc? Avrà forse lo
stesso dirigente il potere di abrogare l’ordinanza 61? Ha trovato
una soluzione alternativa circa il
divieto (Piano Versace) di realizzazione di nuovi incrementi edilizi sino alla messa in sicurezza dei
versanti in pendìo lato mare?».
E ancora per il consigliere comunale i vincoli delle ordinanze
21 e 61 si ripercuotono anche sul
Psc, in quanto «qualora venisse
adottato non sarebbe operativo se
non si rispettano le condizioni
delle due ordinanze Loiero. Dunque – rileva – qualunque parere è
fuori ogni logica rispetto ai principi stabiliti dalla legge». Ma non è
tutto perché Selvaggio contesta,
come già fatto in Consiglio, la determina del dirigente all’Urbanistica sullo sblocco dell’edilizia.
Documento per il quale aveva
chiesto l’annullamento per autotutela «per avere il dirigente imposto al Consiglio un provvedimento illegittimo, attraverso la
determina recante linee di indi-
Nicola D’Agostino
rizzo transitorie, invertendone le
competenze attribuite invece al
potere del consiglio comunale». A
tal riguardo Selvaggio ricorda
che, nella seduta dello scorso 15
novembre, la sua richiesta di annullamento della determina è sta-
simo 30 novembre potranno beneficiare ugualmente della riduzione recandosi, però, con la
bolletta all’ufficio tributi. Per godere dell’agevolazione bisognerà essere in regola con i pagamenti (si terrà conto dei cinque
anni precedenti: 2005-2009). E
per coloro i quali non sono in regola e minacciano ricorso, forse
è il caso che prestino attenzione
perchè in sede giudiziale il Comune potrebbe richiedere il pagamento degli anni arretrati.
«La scelta di ridurre il canone in
maniera differenziata del 30 oppure del 50 – spiega ancora
Manfrida – non è avvenuta a caso, ma è stata concertata con le
associazioni presenti sul territorio tenendo conto del disagio subìto dagli utenti».
Infatti, mentre per i cittadini
di Vibo, a causa delle altalenanti
ordinanze di divieto di utilizzo
dell’acqua, i giorni disagiati sono stati 22, per quelli di Vena sono e di Piscopio stati invece 50.
In linea di massima la riduzione
media in bolletta sarà di circa 35
euro.(v.s.)
ta ritenuta improponibile dal segretario generale «ma nessuno
sembrava attratto dall’obbligo di
verificare il secondo aspetto sostanziale, cioè se quella determina dovesse concepirsi illegittima,
ossia connotata da una violazione
amministrativa o altro».
E ancora altro aspetto che per
Selvaggio rappresenta un paradosso, è relativo al fatto che nella
seduta di Consiglio dell’8 novembre è stata approvata a maggioranza la sua proposta articolata in
3 punti. Ebbene il secondo «consiste nella presa d’atto che le agevolazioni concernenti il permesso a
costruire sono consentite sino
all’adozione del Psc». A suo parere, dunque, parte dei consiglieri
di maggioranza dovrà spiegarsi
«come una volontà espressa dal
Consiglio prima, possa essere poi
disattesa dal dirigente che assie-
me al sindaco Nicola D’Agostino e
all’assessore Sabatino Falduto,
non si sono ancor posti il problema di tale antitesi dal momento
che il primo cittadino ha dichiarato ufficialmente chiusa la partita
dello sblocco dell’edilizia». Selvaggio pertanto si riserva di avanzare altre contestazioni «tese a offrire le mie soluzioni più consoni –
evidenzia – al profilo legale e al
servizio della gente che non ce la
fa più a essere martire di una miriade di richieste documentali
inopportune e inique, fonti di soggettive improvvisazioni; le frazioni marine e Vibo Marina ne sono
un esempio fulgido in quanto assoggettate ad altri vincoli partoriti da uno studio-parere definito
dagli stessi firmatari tale e non
surrogatorio rispetto a quello obbligatorio previsto dalla normativa statale e regionale. È fondamentale però precisare che l’introduzione di nuovi vincoli portatori di una più estesa paralisi edificatoria a Vibo Marina è stata sostenuta, anzi non contestata, da
chi avrebbe potuto presidiare le
esigenze di quel territorio».