Lirica, audizioni per sette opere,MONTEFIORE
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Lirica, audizioni per sette opere,MONTEFIORE
Lirica, audizioni per sette opere Li hanno indetti l’associazione musicale Praeludium di Montefiore e l’orchestra sinfonica Rossini di Pesaro in collaborazione con la III stagione lirica del Teatro della regina di Cattolica. Scadenza delle iscrizioni il 28 febbraio, l’appuntamento è il 2 e 3 marzo 2011 (10/13 e 15/20) a Montefiore al Teatro Malatesta. Si stanno cercando cantanti (primi e secondi cast) per il Trovatore, Nabucco, Traviata (Verdi), il Tabarro (Puccini), Cavalleria rusticana (Mascagni), la Vedova allegra (F. Lehar) e Don Giovanni (Mozart). I candidati potranno essere scelti anche per l’attività concertistica delle compagnie, o per altre opere estive o in teatri collegati. Inviare curriculum e foto recente alla email [email protected] Quota di iscrizione euro 25. I candidati verranno ricontattati dalla segreteria per maggiori informazioni logistiche. informazioni: [email protected] recapito telefonico: 335 6871770 – fax 0541 980367 sito: www.praeludium.org MONTEFIORE - TEATRO DIALETTALE 12 febbraio – Compagnia “I giovne amarcord” di Misano: “La fiola dla Casandra…”. Testo e regia Roberto Semprini. 19 febbraio – Compagnia “La carovana”: “Eredità malideta”, testo PP Gabrielli, regia Bucci, Baschetti e Gabrielli. 26 febbraio – Compagnia “Laboratorio sul dialetto la Butega”: “Spezghe ad dialet”, cura di Francesco Gabellini. 5 marzo – Compagnia La burla: “A cuntaden nov de prit”, testo di P.P. Gabrielli – regia della compagnia Suor Caterina da Montespino, una bellissima suora di 100 anni IL PERSONAGGIO - Il piroscafo Vulcania salpò dal porto di Napoli l’11 ottobre 1947. Aveva appena attraversato indenne le turbolenze della seconda Guerra mondiale, riconsegnata alla Società italiana di navigazione dagli americani. La tratta era rimasta invariata: Genova, Napoli, New York. Tra gli oltre 1400 passeggeri che poteva ospitare la grande nave, quasi 24.000 tonnellate di stazza, c’era anche un gruppetto di suore, sottana fino ai piedi e cuffia scura. Le 13 sorelle, maestre pie dell’Addolorata, entrarono nel pancione del transatlantico, lungo quasi 200 metri, terza classe, destinazione Louisiana, nel sud degli Stati Uniti. Verso un’America colorata di nero, dove però gli afroamericani, “i negri”, stavano ai margini. Suor Caterina Palazzi era la più anziana del gruppo. E forse per una responsabilità che si sentiva addosso proprio per quel particolare dell’età, era quella che infondeva più coraggio, non aveva paura, e rincuorava anche le altre. Ed è ancora così. Ora di anni ne ha compiuti 100, suor Caterina, o sister Catherine, come la chiamano laggiù è ancora la più anziana, la memoria storica di una meta raggiunta. Sono passati 64 anni dall’imbarco e la partenza: dal ponte di una nave che sembrava immensa, partivano verso un paese dove tutto era più grande. Caterina Palazzi è originaria di Montespino di Mondaino, è nata nel 1911 e il sette gennaio ha compiuto un secolo. La storia della sua vocazione ha come sfondo gli anni ’20 e ’30. Le sue braccia e le sue dita veloci a lavorare la lana e cucire i tessuti erano per la madre una grande speranza: “Perdo una figlia” diceva. Da tempo Caterina parlava della chiamata che sentiva da Dio, ma questo voleva dire privare la famiglia di un’ottima sarta che poteva aiutare in casa. Solo attorno ai 25 anni ebbe la possibilità di andare a Tavoleto, nel convento delle maestre pie dell’Addolorata e vestire il velo. Con altre 12 sorelle dell’ordine fondato da Elisabetta Renzi, rispose alla richiesta del vescovo di Alexandria (cittadina della Louisiana), Charles Pasquale Greco, nato da genitori italiani, di andare laggiù a fondare delle scuole per bambini con gravi disagi, legati alla povertà e alla malattia mentale. Soprattutto bambini di colore. “Quando partirono – racconta Giorgio Segantini, nipote di primo grado di suor Caterina, che racconta di lei e mostra le foto che gli inviava dalla Louisiana – ci dissero di pregare per loro. E noi pregavamo per le nostre suore che andavano in America”. L’inizio infatti fu difficile. Il vescovo di Alexandria non poteva provvedere a tutto. Diede loro un alloggio ma al resto dovettero fare fronte con l’ingegno e il sacrificio, in un paese straniero del quale non conoscevano nemmeno la lingua. “What do they eat?”. Si chiedeva la gente con l’accento strascicato dei “dixies”, gli abitanti del sud, che le vedevano chine sui campi a raccogliere chissà quale tipo di verdura. Non erano altro che il corrispondente delle nostre erbe di campagna, costrette anche a questo, all’inizio, per non fare la fame. Le risorse erano poche, una volta suor Caterina raccontò che per compassione un proprietario terriero della zona ammazzò un bue e glielo diede in dono per Natale. Da tanti erano guardate con sospetto o comunque diffidenza. Spettò a loro farsi amare da quella comunità, come accadde piuttosto in fretta. La prima sede della loro scuola fu un ex albergo, acquistato dal vescovo Greco nella cittadina di Clarks. Il primo anno si presero cura di sette bambini. Nel secondo oltre 300, provenienti da 34 stati diversi della federazione. Creature che soffrivano gravi disagi. In tutti i sensi. Il primo e, forse, il più difficile da superare, era quello del colore della pelle. In quella che già allora poteva definirsi come la più grande democrazia del mondo e che, solo da pochi anni, aveva sconfitto il male assoluto al di là dell’oceano, soprattutto negli stati del Sud come la Louisiana ancora accettava che il mondo fosse diviso in due. Di là da venire erano le lotte per i diritti civili che cominciarono solo negli anni ’50. Martin Luther King era poco più che un ragazzo. La prima protesta contro la discriminazione razziale sarebbe stata quella di Rosa Parks, che si rifiutò di cedere il posto a un bianco sull’autobus, a Montgomery, Alabama, altro stato razzista del sud. Ma era il 1955. Anche Rosa Parks faceva la sarta, proprio come suor Caterina, e divenne una delle figure simbolo nella lotta contro la discriminazione. Il contesto quindi era a loro sfavore. La loro scuola, per la gente del luogo, era quella dei negri handicappati. Solo col tempo impararono ad apprezzare il lavoro delle suore italiane. Iscrivendo addirittura i loro bambini, finalmente i bianchi con i neri e non il contrario. Sister Catherine insegnava economia domestica, i lavori di casa. Aveva la patente e andava a nord-ovest a fare la spesa e a trovare le consorelle a Shreveport. Intanto nascevano nuove scuole e arrivavano altre suore. Quando la diocesi ebbe a disposizione le risorse finanziarie poterono spostarsi da Clarks ad Alexandria, uno dei centri più importanti dello stato, in un campus ben attrezzato, dove assieme a loro operano tutt’ora pediatri professionisti ed esperti nel recupero di deficienze mentali e fisiche, medici e infermiere. E poi c’era l’Italia e il paese, dove nessuna delle sorelle rinunciava a tornare periodicamente. Per ritrovare i propri cari e per raccontare la vita che avevano trovato laggiù, in un profondo sud così diverso. Facevano a turni, ogni anno un gruppetto di loro faceva visita ai parenti e non mancava mai il giro dei paesi vicini per andare a portare i saluti alle famiglie di quelle che erano rimaste in America. “Caterina ogni volta che tornava in Italia ci raccontava di come qui fosse tutto più piccolo. A cominciare dalle auto – ricorda ancora il cugino Giorgio – ma anche le case e i palazzi”. Certo Alexandria non era New York, però da una parte all’altra dell’Atlantico la differenza era enorme. “Ci faceva notare come da loro non mancassero il frigorifero, la lavatrice o la lavastoviglie. Quando da noi ancora molti non avevano luce elettrica o acqua corrente in casa”. Che il loro fosse un lavoro prezioso non lo sapevano solamente le famiglie di afroamericani, che bussavano alla loro porta. E nemmeno solo i giovani recuperati che finalmente avevano la possibilità di aspirare a una vita normale, un’istruzione, un successo. Lo riconobbe anche il futuro presidente Kennedy, allora rampante senatore, che era cattolico praticante. Quando il permesso temporaneo per le suore stava per scadere, senza possibilità di rinnovo, su appello dello stesso vescovo Greco fece approvare una legge in senato per ovviare alla rigidità delle norme americane sull’immigrazione. Così anche un pezzo di storia, quella che si scrive con la “s” maiuscola, è entrata nell’opera delle maestre pie dell’Addolorata sbarcate con una grande nave in America 64 anni fa. Sister Catherine, o suor Caterina, come la chiamerebbero a Mondaino, ora si riposa nella casa di Shreveport assieme al sister Mary B, detta “suor bicicletta” per via della sua sana abitudine a pedalare. Con un secolo sulle spalle in un paese ora davvero così più grande. Grazie anche a lei. Matteo Marini Museo di Saludecio, un sacco di visitatori Trecento opere, tra cui due quadri giovanili del Cagnacci. Una sua opera Piccolo, di valore, quanto sconosciuto. Conserva due opere giovanili di Guido Cagnacci, pittore santarcangiolese di livello assoluto. In tutto le opere esposte sono circa trecento: dipinti, sculture, arredi sacri, paramenti liturgici ricamati, oggetti devozionali, una serie di suppellettili liturgiche in argento, dovute ad orafi romani del Settecento, ex voto. Si tratta di opere legate alla storia, alla cultura e alla religiosità del paese e del territorio, e in buona parte alla devozione, ancora vivissima, per il Beato Amato Ronconi, protettore di Saludecio. Tra i dipinti importanti anche un Giovan Francesco Nagli, detto “il Centino”; Aperto nel 2001, il Museo Beato Amato Saludecio appartiene alla parrocchia di Saludecio. Il Museo è la testimonianza culturale dello sviluppo economico della cittadina, vero e proprio faro della Valconca nell’800. La sua chiesa, dedicata a San Biagio, è una piccola cattedrale a croce greca. E che cosa dire della dozzina di palazzi nobiliari nel borgo. Coriano, tutti a teatro La regia e’ affidata a Francesco Tonti, già protagonista di grande successo con La compagnia dei Ciarlatani, che qui coniuga la vocazione registica a quella per il dialetto. Il 5 marzo, ore 21,15, Sergio Casabianca e Marco Moretti sono impegnati in una nuova produzione dal titolo Tanimodi, esilarante duetto di personaggi nati nel secolo scorso, basato sui meccanismi di una comicità brillante, immediata e dai ritmi molto alti. Continua tutti i martedì sera dalle 20.45 nella salalaboratorio di Corte, La Butèga del dialetto romagnolo, curata dal poeta e drammaturgo riccionese Francesco Gabellini.. La partecipazione è gratuita. Teatro, piccolo grande pubblico scrigno CULTURA - Organizzata dal Comune di Montescudo presso quel gioiellino di teatro dell’800 che è il Rosaspina, anche quest’anno il cartellone teatrale trova grande consenso di pubblico. La rassegna invernale denominata “Oltremisura” si muove sotta la direzione artistica di L’attoscuro Teatro. La commedia dialettale del sabato resta l’elemento trainante che riempie le serate all’insegna del divertimento per i numerosi appassionati del genere. Va sottolineato che questa è la rassegna dialettale più vecchia e importante di tutta la provincia di Rimini, arrivata quest’anno alla 18^ edizione. - 12 febbraio, ore 21: “L’inventor” – Compagnia Jarmidied di Rimini.. - 19 febbraio, ore 21: “Una cura speciela” – Compagnia Quei dal Funtanele di Riccione. - 26 febbraio, ore 21: “Gnènca e chèn e mov la coda per senza gnint” – Compgnia I Volontari di Turno di Morciano di Romagna. - 5 marzo, ore 21: “S’un fà è s-ciop e fà la rivultèla” – Compagnia E teatre Rimnes del Dopolavoro ferroviario di Rimini. - 9 marzo (fuori rassegna), ore 21: “Buon compleanno Manu” in ricordo del piccolo Manuel. - 12 marzo, ore 21: “A ognu’èun e su mistir… e l’ignurènt ma la cariola!” – Compagnia La Mulnela di Santarcangelo di Romagna. G. S. Orizzonte, bel percorso grande mangiata L’appuntamento è nella mattinata del 5 marzo. Due le partenze per raggiungere Coriano. Una viene data dal parcheggio del cinema Settebello di Rimini. L’altra davanti ai Magazzini Oliviero di Misano Adriatico. Il percorso è tutto in salsa corianese e dintorni: Coriano, Croce, Montescudo (punto di ristoro), Ospedaletto, Cerasolo. L’arrivo, a Cerasolo, è nel mega piazzale dei magazzini Orizzonte. Lo scorso anno venne servita una grigliata di salsicce e l’immancabile Sangiovese. Gli organizzatori ancora non sanno con che cosa accoglieranno i partecipanti. Di certo non deluderanno le attese. Afferma Righini, il presidente del sodalizio: “Sarà una giornata bellissima; speriamo nel bel tempo”. Il Gs Dopo Lavoro Ferroviario – Orizzonte Complementi di Arredo porta in calendario una delle giornate più belle dello sport di Rimini questa volta. Si tratta della Rimini in bici; vi prendono parte miglia di riminesi e non solo: vecchi, bambini… Quando le scuole bianco e nero erano in l’Italia allora era una delle regioni più povere d’Europa e queste terre ancora di più. E non è un caso se le istantanee di inizio ‘900 giunte fino a noi appartengono all’opera delle Maestre Pie dell’Addolorata, l’ordine fondato da quel gigante Elisabetta Renzi, che racchiudeva tre paesi: Mondaino, Saludecio e Coriano. Scritto da Gino Valeriani, un bel testimone di Montescudo e della Valconca con i suoi libri, reca la collaborazione di Gilberto Arcangeli (assessore a Montescudo, nonché un appassionato della storia del suo paese), Giancarlo Frisoni (da sempre compagno di viaggio dei lavori di Valeriani) e Silvano Incanti. “La maggior parte delle fotografie di questa ricerca vengono dagli archivi fotografici Candiotti e Polverelli. Entrambi i “reporter” hanno documentato con bella verve la loro terra. Un libro di fotografie che è un agevole libro di storia economica e del costume. Da consigliare soprattutto ai figli. Biblioteca prestiti 2010, 15.500 CULTURA - Compera meno libri e riduce l’orario causa la crisi economica ma aumentano di poco i prestiti e si continua ad espandere fuori la biblioteca di Coriano diretta da Paolo Zaghini. Iniziamo dai dati positivi: l’avvio del nuovo sistema informatico Indice 2, l’aumento consistente delle presenze in sede, la donazione di 2 biblioteche private importanti (per oltre 4.000 titoli), l’attività del Gruppo Lettura, il consolidarsi dei Centri Lettura con l’apertura (il 29 gennaio 2011) del nuovo Centro Lettura “Tasini” a San Clemente. Dice Zaghini: “Insomma, seppur con luci ed ombre, ha confermato il suo essere punto di riferimento per tantissimi studenti e lettori: di Coriano sì, ma anche di tanti Comuni vicini”. I prestiti I prestiti complessivi nel 2010 (Coriano più i Centri Lettura di Ospedaletto, Montecolombo, Montescudo, Saludecio e Montefiore Conca) (compresi i 98 prestiti interbibliotecari) sono stati 15.507 contro i 14.856 del 2009, con una media mensile di 1.292 pezzi (contro i 1.238 dell’anno precedente). Con un incremento, rispetto al 2009, del 4,38 %. Il mese con il maggior numero di prestiti è stato settembre 2010 con 1.494 prestiti; il minor numero di prestiti è stato effettuato ad agosto 2010 con 1.150 prestiti. I prestiti della sola Biblioteca “Battarra” nel 2010 sono stati 14.709. Gli altri 798 prestiti sono stati effettuati a Ospedaletto (129), Montescudo (92), Montecolombo (61), Saludecio (516). Montefiore Conca funziona solo come consultazione in loco del “fondo Carcano”. Gli iscritti storici sono 4.524 (1.887 maschi e 2.637 femmine). Gli iscritti attivi (cioè quelli che nel 2010 hanno usufruito di un servizio della Biblioteca) sono stati 1.553 (contro i 1.397 del 2009). I nuovi iscritti 2010 sono stati 581 (257 maschi e 324 femmine). Gli abilitati al prestito di materiale video (è un servizio a pagamento che costa 12 euro una tantum) sono 742 (contro i 698 nel 2009). Gli abilitati al servizio WI-FI (cioè la possibilità di utilizzare il proprio computer portatile o la postazione fissa in Biblioteca usufruendo della rete pubblica) sono 407 (di cui 61 nuovi nel 2010). I materiali prestati, solo a Coriano, sono stati: libri 8.808 (di cui 6.252 della sezione adulti e 2.556 della sezione ragazzi) (contro gli 8.460 del 2009); materiale video (VHS e DVD) 5.673 (contro i 6.070 del 2009); materiale audio (CD e LP musicali) 228 (contro i 321 del 2009). Letture Una piccola classifica delle letture: per la sezione adulti, anche nel 2010 come nel 2009, è Stieg Larsson che si posiziona al primo posto (24 prestiti per “La regina dei castelli di carta”) e al secondo posto (20 prestiti ognuno per “La ragazza che giocava con il fuoco” e “Uomini che odiano le donne”); al terzo posto, ex-aequo, con 18 prestiti Glenn Cooper “La biblioteca dei morti” e Dan Brown “Il simbolo perduto”; al quarto posto con 16 prestiti Fabio Volo “Il tempo che vorrei”; al quinto posto, ex aequo, con 15 prestiti Niccolò Ammaniti “Io non ho paura” e Paolo Giordano “La solitudine dei numeri primi”. Gli italiani sono imbecilli? E allora Katia, avendo incontrato Karima dall’estetista, chiama la polizia, dopo di che la volante arriva, ferma Karima e la porta in questura. Erano le sette di sera del 21 maggio 2010. Katia avvertì della cosa la nuova coinquilina di Karima, la prostituta brasiliana Michelle. Michelle, a sua volta, ne informò l’amica Miriam Loddo, che aveva il numero di telefono di Silvio Berlusconi (“la Repubblica”, 26 gennaio 2011). E Miriam raccontò tutto a Berlusconi: Karima, accusata di furto, era finita in questura per essere identificata. Ma Michelle, interrogata dai magistrati, attribuì a se stessa il merito della telefonata a Berlusconi. «Sono stata io ad avvertire il premier – ha raccontato Michelle ai magistrati – avevo da tempo il suo numero di telefono». Michelle aveva frequentato più volte, in passato, la residenza di Arcore. E proprio Berlusconi le aveva «lasciato in quel periodo un riferimento da usare in caso di difficoltà» (così il “Corriere della Sera” del 15 gennaio 2011). Informato da Michelle o da Miriam, il premier telefonò alla questura, dichiarando che Karima aveva un rapporto di parentela con, nientemeno, il presidente egiziano Mubarak e che la riminese Minetti, consigliera regionale Pdl a Milano, sarebbe passata in questura per ricevere in affido Karima. La Minetti era stata soubrette in diverse rubriche Mediaset ed era diventata consigliera regionale per volontà dello stesso Berlusconi. La riminese, ricevuto l’ordine di Berlusconi, andò in questura a prelevare Karima, ma non la tenne con sé come avrebbe dovuto essendo affidataria: la consegnò a Michelle (davvero un bell’affido, finito nelle mani di una prostituta). L’affido è previsto per i minorenni, non per i maggiorenni. Berlusconi dichiarerà in seguito: «si è trattato solo di un gesto caritatevole nei confronti di una ragazza che dicevano essere in grande difficoltà». Pura carità cristiana, insomma. Chissà quanti si farebbero aiutare così, nell’ Italia di oggi, anziché suicidarsi, come qualcuno ha fatto, perché caduti in miseria. Solo degli imbecilli possono credere che Berlusconi abbia l’abitudine di aiutare le persone in «grande difficoltà»: donne, uomini, giovani, vecchi, persone di mezza età. Gli italiani sono imbecilli? I giudici della Procura di Milano non sono degli imbecilli. Suppongono che Berlusconi abbia avuto un preciso interesse personale che lo ha spinto ad allontanare Karima, portata in questura per furto, dalle indagini della polizia. L’articolo 112 della Costituzione italiana dice: «Il pubblico ministero ha l’ obbligo di esercitare l’azione penale»: quando, ovviamente, sospetta che sia stato commesso un reato. I magistrati, cui Saviano ha recentemente dedicato la sua laurea honoris causa in giurisprudenza, fanno il loro dovere: sospettano che siano stati commessi dei reati; indagano e scoprono che Karima, minorenne, è stata una delle frequentatrici della residenza berlusconiana di Arcore, anche per giorni e notti intere. Risulta evidente che Berlusconi aveva telefonato alla questura di Milano perché non voleva che ciò emergesse. La Procura interroga Karima e, per saperne di più, intercetta le telefonate delle altre giovani frequentatrici della villa di Arcore. Di qui la sua duplice accusa a Berlusconi con richiesta di giudizio immediato: prostituzione minorile (II comma dell’ articolo 600 bis: pena da 6 mesi a 3 anni) e, per la bugia raccontata per telefono alla questura di Milano, concussione (articolo 317, pena da 4 a 12 anni). Ma non basta. A tre altre persone, indagate da oltre tre mesi e quindi non passibili di giudizio immediato, la Procura ha rivolto l’accusa di induzione alla prostituzione per avere arruolato prostitute accompagnate alle feste di Arcore: la già ricordata Minetti, il direttore del TG 4 Emilio Fede e l’agente delle star della televisione Lele Mora. Questi i fatti, naturalmente tutti negati dagli avvocati del premier e da tutta la troupe dei suoi cortigiani travestiti da politici. Tutto questo ha fatto subito il giro del mondo, non giovando certo al buon nome dell’ Italia. L’informazione più triste e squallida emersa dalle intercettazioni telefoniche l’hanno fornita quei padri che hanno esortato le figlie a sfruttare la situazione, evitando di farsi scavalcare da altre ragazze più furbe nell’ ottenere soldi e favori del premier. Che belle famiglie ci sono in Italia! di Alessandro Roveri Libero docente dell’Università di Roma