corso radio - Protezione civile Magenta

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corso radio - Protezione civile Magenta
di RICCARDI FABRIZIO – IZ0FVJ Resp. TLC pro-tempore dell’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco in Congedo
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** PRESENTAZIONE
** CONOSCERE GLI APPARATI
** CONOSCERE LE ANTENNE
** TECNICHE DI COMUNICAZIONE-traffico via ripetitore
** FONTI ENERGETICHE e RISPARMIO ENERGETICO
** USO DEGLI APPARECCHI RTX
• Esempi di comunicazioni radio
PRESENTAZIONE
A volte ci si trova, in situazioni di emergenza, ad avere tra le mani quello che, in normali occasioni,
ritengo sia il più bel mezzo di comunicazione di massa.
Con la radio, infatti, persone di tutto il mondo, di ogni estrazione sociale, credo religioso, colore
della pelle, tenore di vita, entrano in contatto tra loro venendo così a conoscenza di altre realtà di
vita diverse dalle proprie.
E’ quindi uno stupendo strumento di comunicazione che esula da ogni tipo di differenza che
caratterizzano l’umanità.
In normali situazioni di vita quotidiana, la Radio è utilizzata a livello commerciale, a livello
hobbistico, a livello professionale, privato.
Ma cosa succede se, in situazioni avverse, le normali tecniche di comunicazione vengono meno? E
se in caso di calamità, di eventi catastrofici, la rete telefonica salta, la rete dei cellulari và fuori uso,
e si avesse l’immediato ed urgente bisogno di chiedere aiuto, di fornire informazioni alle Pubbliche
Autorità su quanto accaduto, comunque di coordinare le operazioni di soccorso, come
comunichiamo o chiediamo aiuto?
Con la Radio.
Esso, infatti, è il mezzo più veloce ed affidabile che permette di mettere in contatto, in tempi brevi, i
siti colpiti da calamità e ogni organizzazione intervenuta per portare la propria opera di soccorso.
Molte volte, però, succede che chi si trova ad operare in radio trova difficoltà nello smistare e
dirigere le comunicazioni da impartire al personale intervenuto. A volte capita che chi ha la radio in
mano, vuoi per curiosità o per scarsa cognizione del funzionamento, vuoi per lo stress della
situazione in cui si trova ad operare, non sia in grado di fornire un buon servizio di comunicazione,
causando il rallentamento delle operazioni di soccorso, con conseguente spreco di energie, uomini,
mezzi, ma soprattutto di tempo prezioso affinché la situazione di emergenza sia risolta in tempi
brevi.
Questo corso altro non vuol essere che una guida alla conoscenza dei vari tipi di apparati, di
antenne, delle fonti energetiche, delle tecniche di utilizzo della Radio, così da trovarsi in emergenza
preparati a qualsiasi condizione di utilizzo.
Molte cose presenti sono frutto della mia attività radiantistica, con collegamenti in quasi tutto il
globo, ed altre cose sono frutto dello scambio di idee e curiosità con molti altri radioamatori italiani
ed esteri.
RICCARDI FABRIZIO
CONOSCERE GLI APPARATI
Nel campo degli apparati ricetrasmittenti distinguiamo tre grosse famiglie, che si distinguono a
seconda del loro utilizzo:
** APPARATI FISSI. Sono cioè quegli apparati radio che per le loro caratteristiche operative,
esprimono il meglio di loro in situazioni di installazione fissa, e cioè presso abitazioni, circoli, e
comunque presso immobili. Viene da sé che questi apparati, proprio per le loro caratteristiche,
implicano tutta una serie di particolari accorgimenti che non è possibile avere come se si
operasse o in portatile, o in mobile.
Ad esempio, sarebbe possibile montare un traliccio di 18 metri sulla nostra macchina, o una
antenna direttiva full-size per le HF sul nostro camper? Oppure, sarebbe possibile avere
continuamente una fonte di alimentazione sicura, cosa che ci dà invece l’energia elettrica
presente nelle nostre case? No; eccone allora spiegata la particolarità dell’installazione fissa.
** APPARATI VEICOLARI. Sono cioè tutti quegli apparati che sono stati concepiti per uso
mobile, o comunque su installazioni agevolmente trasportabili.
Basti pensare agli apparati CB montati nei camper, alle radio che le Forze dell’Ordine hanno
All’interno delle loro macchine.
Succede a volte che questo tipo di apparati vengano installati in sedi fisse, offrendo comunque
ottimi risultati operativi.
** APPARATI PORTATILI. I portatili, sono quindi tutti gli apparati che possono essere spostati e
trasportati agevolmente a mano.
Sono quelli che utilizziamo nelle esercitazioni, e sono quelle che vengono assegnate ad ogni
Operatore che le porta sempre con sé durante il servizio.
A proposito di questa distinzione, i regolamenti che regolano il traffico radio prevedono che
apparecchi concepiti come portatili o come veicolari, non possano essere installati in sede fissa.
Comunque vediamo, singolarmente per ogni categoria, da cosa è costituita, come è fatta una radio.
APPARATI per STAZIONE FISSA
Dalla foto, che raffigura un rtx di una
nota marca, posiamo subito distinguere
le seguenti parti: MICROFONO
PALMARE, TASTIERA di
CONTROLLO. Ultima parte questa
dove sono presenti il visore della
frequenza e tutti i pulsanti che ne
caratterizzano le diverse funzioni.
La parte che sta dietro la TASTIERA è
il corpo radio, quello cioè che ne
racchiude tutta la circuiteria, tutti i
meccanismi che compongono la radio
stessa.
Questa è la parte
posteriore. Ci
troveremo sempre il
connettore
dell’alimentazione, la
presa dell’antenna, la
presa di massa, prese
per eventuali accessori
e controlli a volte non
presenti sulla tastiera
di controllo.
APPARATI VEICOLARI
Questo apparecchio non si differenzia di molto dal
precedente.
Quello che ne determina la MOBILITA’(veicolare appunto)
di operatività, sono le particolari caratteristiche costruttive: la
sensibilità del ricevitore più elevata, rispetto ad un RTX
fisso, le dimensioni, la facilità di installazione permettono
l’uso agevole di questo apparecchio in mezzi mobili quali
camper, camion, roulotte, autoveicoli.
Proprio per questa caratteristica, questo tipo di apparati è
detta VEICOLARE.
APPARATI PORTATILI
Un portatile è caratterizzato dal fatto che lo si può portare con sé molto agevolmente.
Questo tipo di apparato è costituito dalle seguenti parti:
• ANTENNA . E’ la parte che risalta subito agli occhi in quanto è l’elemento più
lungo.
• DISPLAY. Serve a visualizzare la frequenza sulla quale si opera.
• TASTIERA. E’ il mezzo col quale vengono impostate le frequenze sull’rtx.
• PTT. Acronimo di Push To Talk, è il pulsante che spreme quando si deve
trasmettere.
• MONI. Pulsante che, se premuto, permette il monitoraggio di una certa frequenza,
dando la possibilità a stazioni con segnale debole di superare la soglia dello
SQUELCH.
• SQUELCH. Questo comando serve praticamente ad eliminare il “fruscio di fondo”.
Inoltre, agendo su questo comando si dà la possibilità di entrare in comunicazione
con noi alle stazioni che, a seconda dell’entità del loro segnale, siano in grado di
“passare” la soglia di silenziamento da noi impostata.
Sono presenti, in tutti i portatili, la levetta di sgancio della batteria, e la presa
per l’alimentazione esterna, che serve sia a ricaricare la batteria dell’rtx, e sia
per alimentare direttamente l’rtx da una fonte di alimentazione esterna.
Gli apparecchi che useremo in emergenza, come quelli che si usano in normali condizioni di
operatività, vengono definiti RICETRASMITTENTI, sia che essi sia FISSI, VEICOLARI o
PORTATILI. Ciò vuol dire che con lo stesso apparecchio possiamo ricevere e trasmettere.
Ad esempio, se stiamo attendendo una comunicazione dal nostro funzionario, e prestiamo ascolto
alla radio aspettando di essere chiamati, in questo caso l’apparecchio funziona da RICEVITORE.
Nel momento in cui siamo noi che dobbiamo trasmettere un qualsiasi messaggio, allora
l’apparecchio funzionerà da TRASMETTITORE relativamente al tempo in cui noi stiamo
trasmettendo una qualsiasi informazione.
CONOSCERE LE ANTENNE
Una volta che abbiamo visto come è fatto un apparecchio ricetrasmittente, passiamo a conoscere
l’elemento che determina la qualità della trasmissione: l’ANTENNA.
Come per i ricetrasmettitori, l’antenna ha una duplice funzione:
** in RICEZIONE, l’antenna ha il compito di captare i segnali che da altre stazioni trasmittenti
vengono irradiati nell’atmosfera, ed inviarli al ricevitore del nostro apparecchio affinché, dopo
alcune elaborazioni, siano a noi comprensibili;
** in TRASMISSIONE, l’antenna ha il compito di irradiare il segnale prodotto dal trasmettitore che
noi abbiamo sollecitato.
Queste sono le funzioni principali di un’antenna; è però possibile che ci siano antenne prettamente
RICEVENTI, concepite e costruite solo ed espressamente per l’attività di ricezione, ed antenne
concepite per essere utilizzatre sia in trasmissione che in ricezione, dette per
RICETRASMISSIONI.
Quelle che a noi interessano, finalizzate quindi alla nostra attività, sono quelle per
RICETRASMISSIONI.
In particolare, abbiamo 4 grandi gruppi:
** OMNIDIREZIONALI. Sono OMNIDIREZIONALI le antenne che ricevono da ogni direzione, e
che irradiano il segnale in tutte le direzioni.
Esempio: le antenne dei nostri portatili sono omnidirezionali, le verticali che montiamo sui
nostri mezzi sono omnidirezionali;
** DIRETTIVE. Sono DIRETTIVE quelle antenne che ricevono e irradiano, trasmettono, segnali
da un punto preciso e per un punto preciso;
** PARABOLE. Quelle normalmente utilizzate per le comunicazioni satellitari;
** DIPOLI e FILARI. I primi, i DIPOLI, sono antenne costituite da due conduttori, uno dei quali
funge da mezzo di irradiazione del segnale, e l’altro funge da piano di massa per l’antenna. Nel
campo delle ricetrasmissioni i dipoli permettono un raggio d’azione più ampio, perché utilizzano
anche gli strati alti dell’atmosfera per diffondere il segnale..
Le FILARI, come si può già capire dal nome, sono antenne costituite semplicemente da filo
elettrico.
Paragonando le emissioni in gamma VHF e UHF al comportamento della luce, possiamo dire che
potremmo usare per queste emissioni antenne OMNIDIREZIONALI e DIRETTIVE.
Esempio: la luce di una lampadina si diffonde in maniera omnidirezionale.
Il segnale che irradiamo con le antenne dei nostri portatili, dei nostri mezzi mobili, si
diffonde in maniera OMNIDIREZIONALE.
Le NATENNE VERTICALI, quindi, sono antenne OMNIDIREZIONALI.
DIRETTIVE. Possiamo prendere in esempio le antenne della TV, le cosiddette logaritmiche.
Esse, concepite per la sola ricezione, sono state progettate affinché la miglior
ricezione si abbia puntando l’antenna verso un punto ben preciso.
DIPOLI o FILARI. Per capire quali sono le antenne chiamate dipoli o filari, basti pensare alla
antenne installate in alcuni siti di trasmissione RAI: se ci troviamo a passare
nelle vicinanze di centri trasmittenti broadcasting, noteremo dei tralicci, o torri,
dalle quali si stendono lunghi tratti di “filo”. Quelli sono i dipoli.
CONSIDERAZIONE: A seconda della frequenza che si utilizza, affinché il segnale trasmesso sia di
ottima qualità è bene usare antenne dedicate.
Come facciamo a capire se l’antenna che utilizziamo è adatta alla frequenza che stiamo usando?
Ci sono due possibilità: o ci rivolgiamo ad un negoziante del ramo, e ci facciamo consigliare il tipo
di antenna in base alla frequenza e all’uso che ne dobbiamo fare, oppure ce le autocostruiamo.
Nel primo caso, ossia se ci rivolgiamo ad un negoziante specializzato, una volta acquistata l’antenna
non dobbiamo far altro che seguire le istruzioni di montaggio, affinché possiamo installarla nel
migliore dei modi, ed ottenere i risultati ottenuti da chi ha progettato e costruito l’antenna stessa.
Se ci dovessimo trovare nell’esigenza di costruirci da soli un’antenna, dobbiamo innanzitutto sapere
su che frequenza si dovrà trasmettere, e tenere sempre a mente la formuletta seguente:
dove
“lambda” è la lunghezza d’onda espressa in metri;
“F”, espressa in Mhz(MegaHerz), è la frequenza sulla quale vogliamo operare.
ESEMPIO in VHF. Ammesso che vogliamo trasmettere sui 144Mhz, deduciamo che:
“lambda”=300/144= 2,083(periodico) metri
Da questa formula, quindi possiamo dire innanzitutto che trasmetteremo sui
“2 metri”. Ciò non significa nient’altro che la frequenza che andremo ad usare
ha una lunghezza d’onda di 2 metri.
Ecco perché diciamo di trasmettere sui “2 metri”.
ESEMPIO in UHF: vogliamo trasmettere sui 432 Mhz.
Quindi, sempre considerando sempre la formula di prima, deduciamo che:
“lambda”=300/432=0,694(periodico) metri.
Da questa formula possiamo dire che trasmetteremo sui 70 centimetri, il che
vuol dire che trasmetteremo su una frequenza che ha una lunghezza d’onda
di 70 centimetri.
ESEMPIO in HF: vogliamo trasmettere sui 7,050 Mhz.
Quindi:
“lambda”=300/7,050=42,55 metri.
In questo caso si usa dire che trasmetteremo sui “40 metri”, proprio perché la
Frequenza che andremo ad utilizzare ha una lunghezza d’onda di 40 metri.
Quindi, dopo questi semplici esempi, possiamo ben dire che ad ogni frequenza la sua antenna.
TECNICHE DI COMUNICAZIONE
Traffico via ripetitore
Per quanto riguarda le comunicazioni in situazione di emergenza, considerato il fatto che le onde
elettromagnetiche generate dai nostri apparecchi ricetrasmittenti si propagano in maniera diretta in
tutte le direzioni, le antenne da utilizzare affinché il servizio radio sia di qualità superiore sono le
OMNIDIREZIONALI, proprio per la loro caratteristica di irradiare e ricevere da tutte le parti.
Quando ci si trova in emergenza, bisogna considerare anche la conformazione del sito in cui ci si
trova a lavorare. Per quanto ci riguarda, sarebbe bene trasmettere sempre da luoghi abbastanza alti;
è buona norma non trasmettere se ci si trova all’interno di “buche”, “conche” o comunque se ci si
trova al di sotto del livello del terreno circostante. E’ buona norma anche non trasmettere se ci si
trova circondati da strutture metalliche o altri ostacoli in genere: questo proprio perché le onde in
VHF e UHF, propagandosi in maniera diretta, possono venire ostacolate o intralciate dagli
impedimenti che ci circondano
Quando se ne renda necessario l’uso, per particolari impedimenti o per particolari conformazioni
del terreno, è possibile effettuare traffico radio via “ripetitore”.
Questo disegno ci fa vedere proprio il caso appena detto: infatti, le due macchine, che si trovano
una da una parte ed una dall’altra parte della montagna, per comunicare hanno bisogno del
RIPETITORE.
Il RIPETITORE altro non è che un sistema di ricetrasmettitori collegati tra loro che permettono le
comunicazioni tra stazioni che in condizioni particolari non possono comunicare.
I ripetitori, come modalità di emissione, lavorano in “duplex”: essi, cioè, trasmettono e ricevono su
due frequenze separate. Il ripetitore, costituito da un sistema di rtx, ha bisogno di due frequenze per
funzionare: la frequenza di INGRESSO, e quella di USCITA. La frequenza di ingresso è quella che
si usa per attivare la trasmissione del ponte. Il ponte riceve questa trasmissione, e la ritrasmette sulla
frequenza di uscita, che poi è quella sulla quale ricevono le altre radio sintonizzate.
Capita a volte che, per attivare(“aprire o eccitare” il ponte) sia necessario un tono a 1750 Hz.
Succede invece che a volte, per evitare che le trasmissioni vengano disturbate o che alcuni segnali
che non devono essere ritrasmessi lo siano, sia necessario l’uso di un cosiddetto “SUBTONO” che
permette il transito delle comunicazioni. Questo subtono possiamo considerarlo come la chiave
d’accesso al ripetitore stesso. In questo caso, il ripetitore va in trasmissione solo se la radio che
trasmette invia quel subtono specifico; una volta ch il ripetitore decodifica il subtono, abilita la
trasmissione. In caso contrario, non abilita la trasmissione.
La differenza di frequenza tra quella di trasmissione e quella di ricezione è detta OFFSET.
In VHF la “spaziatura” e di 600 Khz; questa è anche chiamata “shift”, che può essere o negativo
(sifht a meno 600 Khz), o positivo (shift a +600 Khz) a seconda della collocazione all’interno del
band-plane (piano di ripartizione delle frequenze) dei singoli ripetitori.
In UHF la “spaziatura” è di 1,6 Mhz; detta spaziatura, come per le VHF, può essere positiva o
negativa.
Per una maggior resa operativa è buon costume posizionare i ponti ripetitori sulle sommità di
montagne o comunque su luoghi abbastanza alti e liberi da impedimenti metallici, liberi da ostacoli
in genere, ma soprattutto liberi da altre emissioni radio che potrebbero ostacolare la funzionalità del
ponte ripetitore stesso.
FONTI ENERGETICHE e RISPARMIO ENERGETICO
Se consideriamo l’installazione fissa degli rtx, come fonte di alimentazione possiamo
tranquillamente usufruire della rete elettrica domestica.
ATTENZIONE: i moderni apparecchi vengono alimentati a 13,8V: MAI COLLEGARE
DIRETTAMENTE GLI APPARATI DIRETTAMENTE ALLA RETE a 220 Volts.
Mediante l’uso di alimentatori opportuni, che provvedono a trasformare la tensione da 220V alla
tensione di alimentazione degli rtx, noi possiamo alimentare i nostri apparecchi senza problemi. A
riguardo rammento che in questi casi è bene scegliere l’opportuno alimentatore in base alla potenza
che l’rtx è in grado di erogare.
Esempio: se il nostro rtx eroga a piena potenza 100W, ed assorbe 20A, è impensabile alimentarlo
con un alimentatore che fornisce al massimo 15A. Danneggeremo l’alimentatore e molto
probabilmente il rtx.
Se il nostro apparecchio a piena potenza assorbe 20A, dovremo alimentarlo con un alimentatore che
fornisce dai 20A, 25A in su. Eviteremo così di “affaticare” il nostro alimentatore e di bruciare i
nostri apparecchi.
Se consideriamo l’installazione su mezzi mobili, dobbiamo comunque considerare la capacità della
batteria di fornire i giusti ampere al nostro apparecchio. Questo per evitare di compromettere
l’efficienza dell’impianto elettrico del veicolo e l’efficienza dell’apparecchio stesso.
Particolare attenzione, secondo me, và posta all’alimentazione dei portatili.
Sappiamo tutti che i portatili sono alimentati a batteria, come sappiamo che le batterie hanno
comunque una limitata autonomia.
Le batterie, per operare nel pieno delle loro capacità, hanno bisogno di regolari cicli di ricarica.
Seguendo infatti regolari periodi di ricarica, le batterie riescono materialmente a cedere tutta
l’energia immagazzinata durante la ricarica, assicurando così il giusto funzionamento degli
apparecchi da esse alimentati.
Ecco perché, in ogni situazione, è bene centellinare con cura la trasmissioni al fine di razionalizzare
il consumo di energia.
Per evitare che si abbiano dei problemi di aprrovigionamento energetico durante le operazioni in cui
ci si troverà ad operare, ogni organizzazione che interverrà dovrebbe munirsi, come minimo, di un
gruppo elettrogeno, minimo di un paio di transverter, (circuiti che trasformano la corrente da 12V a
220V), e per ogni apparecchio rtx portatile di una batteria di scorta, così da ovviare ad eventuali
problemi di alimentazione.
A tal fine ho definito alcune norme di comportamento che hanno trovato, e trovano tuttora, largo
riscontro durante la mia attività radiantistica.
In situazioni di emergenza, che speriamo tutti non capitino mai, dove le normali tecniche di
comunicazione non sono in grado di operare, i radioamatori in genere e comunque le
radiocomunicazioni sono il solo mezzo di collegamento.
In ogni situazione in cui ci troveremo ad operare, il buon uso degli rtx contribuirà ad accrescere il
livello di operatività del gruppo, e contribuirà alla veloce e buona riuscita del servizio.
Con gli rtx è possibile tenere sotto controllo qualsiasi situazione in cui c’è il bisogno di conoscere
ogni momento la situazione in cui si opera. E’ necessario quindi che chi ha in consegna gli rtx sia in
grado di operare al meglio, per non rallentare la risoluzione dell’intervento, e per non mettere in
cattiva luce il gruppo.
USO DEGLI APPARECCHI RTX
Esempi di comunicazioni radio
Per saper utilizzare bene un rtx, è buona norma conoscerne il funzionamento e come è fatto.
Normalmente, gli rtx che utilizzeremo sono molto semplici nei comandi, per cui mi soffermerò su
pochi, ma essenziali, aspetti.
Un portatile, di qualunque modello, NON VA MAI PRESO PER L’ANTENNA. Prendendo un rtx
per l’antenna se ne compromette il funzionamento, perché col passare del tempo o con ripetuti
strattoni, è probabile che l’antenna stessa si danneggi, causando così l’inutilità della radio stessa.
Trasmettere inutilmente, senza i dovuti tempi di attesa tra un passaggio e l’altro, causa l’accavallarsi
e la non comprensione delle comunicazioni. Questa situazione è molto deleteria, perché
compromette tutta l’operatività del gruppo, causando quindi un ulteriore problema, un ulteriore
impedimento alla riuscita di un servizio.
A tal proposito, chi opera nel nostro campo sa bene che è bene operare al fine di risolvere il
problema, e non per crearne altri.
Limitare le trasmissioni all’essenziale vuol dire risparmiare il più possibile l’energia delle batterie
dei nostri rtx; ciò è di vitale importanza, perché se nel bel mezzo di un’operazione capita che le
batterie di un rtx siano scariche, avremmo del lavoro in più da svolgere, con conseguente
appesantimento delle operazioni e aumento di stress e stanchezza degli operatori.
A coloro i quali utilizzeranno gli rtx, va detto che durante il servizio bisogna prestare la massima
attenzione alla radio, perché in qualunque momento può giungere una richiesta di aiuto, una
comunicazione urgente, o comunque qualsiasi tipo di informazione utile.
Non recepire il messaggio è come parlare al vento.
ESEMPIO DI COMUNICAZIONE
La mia idea è quella di istituire una nostra maglia radio, efficiente, sicura, veloce e funzionale. A tal
fine descriverò alcune figure molto importanti, figure che comporranno la nostra rete di
comunicazione.
Quindi, la maglia radio sarà così composta:
CAPO MAGLIA, che per comodità abbrevieremo con la dicitura “ C M “. Il capomaglia è colui
che dirige le operazioni, è colui che si prodiga affinché ogni cosa funzioni, ogni meccanismo di
intervento sia il più efficace possibile. Il capomaglia, inoltre, è colui che si interfaccia con le
Pubbliche Autorità qualora se ne abbia la presenza, e con queste pianifica interventi e operazioni. E’
colui che dirama eventuali messaggi, comunicazioni e direttive al fine di avere sempre un quadro
aggiornato della situazione e delle operazioni che si effettuano.
OPERATORE, al quale per comodità assegneremo un numero progressivo, in base al numero delle
persone alle quali è affidato un rtx. ( 01, 02, 03….)
L’operatore è, innanzitutto, il responsabile in todos dell’apparecchio affidatogli. Egli ne risponderà
personalmente dell’uso improprio, di eventuali danni causati da uso improprio.
Operativamente parlando, l’operatore è il diretto anello di congiunzione tra la situazione in cui si
opera ed il CM. Con quest’ultimo intratterrà ogni tipo di comunicazione utile a fornire al CM stesso
un quadro completo della situazione.
Ricordo che anche l’operatore, dove ce ne sia la presenza, si interfaccerà con le Autorità presenti.
Prima di qualsiasi decisione, spostamento, o intervento sarà l’operatore che dovrà darne tempestiva
comunicazione al CM.
Se si verificasse una situazione in cui un operatore sia implicato in una situazione di emergenza, o
sia oggetto di una richiesta di aiuto, se questo non si sente in grado di risolvere la richiesta
autonomamente, ASSOLUTAMENTE NON DEVE INTERVENIRE O PRENDERE DECISIONI.
L’insicurezza, a volte, è fonte di ulteriori problemi.
Deve quindi chiamare il CM, riferire la situazione ed attendere istruzioni.
Un buon metodo di gestione delle comunicazioni radio, a mio avviso, è quello che (non a caso)
utilizzano i VIGILI DEL FUOCO.
Essi usano una procedura che non lascia spazio ad errori, incomprensioni, o messaggi non
compresi. I VVFF, nel loro comunicare, effettuano “passaggi” brevi e concisi, includendo una
intrinseca richiesta di conferma dell’avvenuta ricezione della direttiva impartita.
Riferendosi sempre ai VVFF, essi usano dei codici semplici che accorciano ancora di più le
comunicazioni, rendendo efficace il traffico di informazioni.
All’inizio di ogni servizio, verranno affidate le radio agli operatori.
IMPORTANTE: aspetto da non sottovalutare ASSOLUTAMENTE, è quello che
TUTTE LE TRASMISSIONI CHE VENGONO EFFETTUATE, SU FREQUENZE
ASSEGNATE O SU FREQUENZE DI APPOGGIO VENGONO MONITORATE DAL
MINISTERO DELLE COMUNICAZIONI; l’invito, quindi, è quello di evitare
turpiloqui, parole troppo “colorite”, messaggi o comunicazioni inutili, semplici
“portanti”, e di attenersi quindi al buon senso, all’educazione, al rispetto
comunque delle leggi che regolano l’uso delle ricetrasmittenti.
Per cominciare, colui che gestirà le comunicazioni provvederà a mettere in opera gli rtx.
Consegnate le radio, si effettuerà una prova di trasmissione, al fine di accertare la totale effettiva
efficienza della maglia radio.
La prova radio si effettua così: supponiamo una situazione in cui ad operare ci siano il CM e cinque
operatori. Consegnate le radio, il CM esordirà nel seguente modo:
** ** ATTENZIONE A TUTTA LA MAGLIA RADIO. CM RICHIEDE A TURNO
CONFERMA DI OPERATIVITA’ RADIO….. ** **
A turno, partendo dall’op. 01 si risponderà:
** 01 A CM…01 A CM…BUONA LA PROVA….RICEZIONE OTTIMA…. In questo modo si
dà al CM la conferma che la ricezione della sua comunicazione è ottimale.
Il CM, da parte sua, risponderà:
** ** CM a 01…CM a 01…. OTTIMA ANCHE LA TUA….
Una volta che la 01 ha finito, la 02 si adopererà nello stesso modo, attendendo la conferma dal CM
che è tutto ok.
Lasciamo passare qualche istante, e poi via via tutti gli operatori opereranno nella maniera suddetta.
IN QUESTO MODO, TUTTI HANNO LA CERTEZZA DELLA EFFICIENZA DELLA
MAGLIA RADIO.
Espletata questa procedura, si può dare inizio al servizio.
Qualsiasi comunicazione tra il CM e i singoli operatori, si avrà nel seguente modo:
** ** CM a 01…CM a 01… Così il CM chiama gli operatori
** ** 01 a CM..avanti CM, 01 in ascolto… Così l’operatore interpellato dà la conferma
dell’avvenuta chiamata a lui rivolta dal CM.
** ** Per la 01….ho bisogno che (e trasmette il messaggio necessario)…appena hai notizie
comunica…..
L’operatore interpellato risponderà:
** 01 a CM…ricevuto. Provvedo subito: come ho notizie ti chiamo….01 in ascolto…
In questa maniera l’op. 01 trasmette al CM la conferma della ricezione del messaggio, mettendo il
CM stesso a conoscenza che ogni sviluppo relativo gli sarà tempestivamente comunicato. Fatto ciò,
l’op. 01 si rimette in ascolto, attendendo altre istruzioni o semplicemente per dar modo ad altri
operatori di poter comunicare.
Grosso modo, questà è la maniera di comunicare col CM: tra gli operatori della maglia radio, la
maniera è pressoché identica.
Esempio: se la 02 deve chiamare la 05, essa chiamerà “05 da 02…05 da 02….
La 05, che avrà SICURAMENTE ascoltato la chiamata, risponderà “avanti 02…05 in ascolto… E
così via.
Parlo per esperienza vissuta in ambito radiantistico, e basandomi su una intensa attività di ascolto
proprio sulle frequenze dei VVFF, penso che la maniera di comunicare sopra descritta sia la
migliore, perché seguendo la suddetta si tagliano a priori problemi di comprensione, di
accavallamento di comunicazioni proprio perché in ogni singolo messaggio trasmesso è inclusa una
richiesta di conferma di avvenuta ricezione della comunicazione, limitando al minimo tempo ed
energia che in situazioni di emergenza sono utilissime.