minori facbook
Transcript
minori facbook
TICINO "Sono bambini, ma scrivono su Facebook ed entrano nei siti pornografici" Moltissimi minori in Ticino usano internet, alcuni conversano di sesso, altri incontrano sconosciuti. E i genitori? . Articolo di Salvatore Medici (15 settembre 2012) “Sei mai entrato in siti vietati ai minori, siti violenti o a carattere pornografico?”. A questa domanda, il 38% di un campione di bambini ticinesi di scuola elementare ha risposto affermativamente, più di quelli di scuola media, meno dei ragazzi di scuola media superiore (63%). “Si tratta di percentuali elevate, ma nella realtà la situazione è ben diversa, sono molte più elevate, soprattutto per quanto riguarda le scuole elementari. I ragazzi che accedono ai siti porno sono tantissimi. La maggioranza dei giovani ha cercato intenzionalmente queste immagini o filmati. Molti ci sono finiti casualmente”, conferma Lara Zgraggen, collaboratrice scientifica SUPSI. Insieme con Michele Mainardi, direttore Dipartimento formazione e apprendimento SUPSI, ha condotto lo studio “Minori in Internet 2012”, un sondaggio su 1'736 allievi della Svizzera italiana per verificare i loro comportamenti nella rete. Gli allievi sono stati selezionati da scuole elementari (II ciclo), scuole medie (I-IV classe),scuole medie superiori (I-IV classe) e scuole speciali. Lo studio ripete in modo più approfondito la ricerca fatta sempre dalla SUPSI nel 2009. Internet e Facebook - Ma partiamo dall’inizio e cioè da quanti minori usano internet. Tanti. Il 90% dei bambini delle scuole elementari lo fa, la percentuale aumenta alle scuole medie dove raggiunge il 98% e comprende quasi la totalità (pari al 99.5%) dei ragazzi di scuola media superiore. Alle scuole speciali la percentuale di fruizione è pari al 92% degli allievi. Ma l’elemento più interessante è la presenza sui social network. Il 34% di bambini di scuola elementare è iscritto su Facebook o su Messenger. “Se si considera che fino ai 13 anni, l’uso di Facebook è vietato - spiega la dottoressa Zgraggen - significa che i bambini hanno intenzionalmente mentito sulla loro età. La maggioranza di essi informa un genitore che o non è consapevole della norma legale vigente, oppure acconsente senza la consapevolezza delle potenzialità e dei rischi legati a questi strumenti.” Incontri con sconosciuti - Un dato incoraggiante è la diminuzione di allievi che trattano con sconosciuti. Si passa dal 57% del 2009 al 30% circa nel 2012. “Il dato significativo però è che malgrado ciò, sono aumentati i ragazzi che dopo essere stati contattati da uno sconosciuto, accettano di incontrarlo. Alle medie superiori la percentuale è molto alta. Quindi ad una minore sollecitazione, non corrisponde un comportamento più prudente. Su internet inoltre- continua Lara Zgraggen – si fanno anche incontri spiacevoli. L’aspetto preoccupante è che sono pochissimi i giovani che ne parlano con un adulto. Ci sono percentuali molto basse di condivisione. Questo accade per tutti i comportamenti, dalle conversazioni a carattere sessuale ai casi di bullismo. Le reazioni dei ragazzi tendono a non coinvolgere i familiari, al limite ne parlano con gli amici. Ma se ad un ragazzo di scuola media di 12 anni, uno sconosciuto chiede informazioni relative alla sua sessualità, la condivisione con un adulto è fondamentale”. Il 22% dei ragazzi delle scuole medie superiori ticinesi ha detto di aver intrattenuto conversazioni di carattere sessuale. “Ci siamo resi conto che c’è una differenza nei comportamenti tra maschio e femmine. Le seconde tendono a chiudere la conversazione, mentre i primi tendono a divertirsi”. Regole e genitori - Dai diversi dati dello studio emerge che i bambini sembrano essere maggiormente esposti a situazioni potenzialmente pericolose e si trovano con minori competenze necessarie a proteggersi. I genitori da questo punto di vista sembrano avere grandi responsabilità: “Rispetto al 2009 – aggiunge Lara Zgraggen c’è stato un calo dei bambini di scuola elementare che ricevono consigli dai genitori, si è passati da un 65% a un 51%. Malgrado aumenti la fruizione di internet, diminuisce stranamente l’attenzione dei genitori. I consigli e le regole forniti sono molto generici, riguardano i limiti di tempo, i siti pericolosi, la salvaguardia della privacy, il contatto con gli sconosciuti. Il bambino anche se non vuole, con una semplice ricerca, rischia di incappare in queste situazioni. ”. Lo studio dimostra chiaramente che l’assenza dei genitori condiziona la fruizione della Rete dei bambini. I minori che sono a casa da soli durante le pause dei pasti principali, per esempio, tendono ad utilizzare in modo più frequente la Rete, rispetto ai compagni e compagne che godono della presenza di almeno un familiare. Inoltre, se il computer si trova in un luogo comune della casa o almeno un genitore non lavora, diminuisce la percentuale di bambini che stanno su Facebook, o che hanno contatti con sconosciuti ed entrano nei siti pornografici. “Questo vuole dire che le regole incidono molto e che è fondamentale l’accompagnamento e la presenza dei genitori”, conclude la dottoressa Zgraggen. Ovviamente lo studio approfondisce molti altri aspetti del rapporto tra minori ed internet e gli elementi trattati sono solo quelli più preoccupanti che emergono dalla ricerca.