La Città Metropolitana di Reggio Calabria,Un
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La Città Metropolitana di Reggio Calabria,Un
La Città Metropolitana Reggio Calabria di La Città Metropolitana di Reggio Calabria Powered by Admin 28 agosto 2016 Chiariamoci le idee sui compiti e le attribuzioni della nuova città metropolitana La città metropolitana di Reggio Calabria (città metropolitana di Rriggiu in dialetto reggino) rappresenta uno dei 10 enti amministrativi del territorio italiano identificati dalla legge del 7 aprile 2014 n. 56 recante “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni“. Gli enti città metropolitane vennero previsti per la prima volta dalla legge n. 142 sul nuovo ordinamento degli enti locali dell’8 giugno 1990, artt. 17-21. Vennero in seguito inseriti anche nell’art. 114 della Costituzione della Repubblica Italiana, a seguito della modifica del titolo V della Carta, avvenuta nel 2001. Nonostante vari tentativi legislativi, le città metropolitane non hanno mai trovato realizzazione pratica, rimanendo solo sulla carta, fino alla promulgazione della legge del 7 aprile 2014 n. 56 di cui sopra. La città metropolitana di Reggio Calabria in particolare era già stata prefigurata nell’ordinamento giuridico nazionale con il decreto legge del 5 novembre 2012, n. 188 recante “Disposizioni urgenti in materia di Province e Città metropolitane”. [ 1 ] La soppressione della provincia di Reggio Calabria con la contestuale istituzione dell’omonima città metropolitana è stata tuttavia posticipata, in quanto il comune capoluogo (il cui sindaco, in sede di istituzione della città metropolitana, dovrà anche assumere l’incarico di primo sindaco metropolitano in attesa dell’approvazione del nuovo statuto metropolitano) nell’ottobre 2012 è stato sciolto per infiltrazioni mafiose ex art. 143 d.lgs. 267/2000 ed è stato commissariato. Pertanto, l’istituzione della città metropolitana di Reggio Calabria è rimandata al termine del mandato naturale dell’attuale presidente della provincia, Giuseppe Raffa, nel giugno 2016, dopo il quale sarà un “semestre bianco” durante il quale ci sarà la transizione dalla provincia alla città metropolitana.[2]Il 7 agosto 2016 si sono tenute le elezioni di secondo livello per eleggere il primo consiglio metropolitano[3] successivo all’abolizione della storica provincia. Comuni metropolitani La città metropolitana di Reggio Calabria dovrebbe comprendere, oltre alla città capoluogo di Reggio Calabria, i seguenti 96 comuni dell’omonima provincia: Africo Agnana Calabra Anoia Antonimina Ardore Bagaladi Bagnara Calabra Benestare Bianco Bivongi Bova Bova Marina Bovalino Brancaleone Bruzzano Zeffirio Calanna Camini Campo Calabro Candidoni Canolo Caraffa del Bianco Cardeto Careri Casignana Caulonia Ciminà Cinquefrondi Cittanova Condofuri Cosoleto Delianuova Feroleto della Chiesa Ferruzzano Fiumara Galatro Gerace Giffone Gioia Tauro Gioiosa Ionica Grotteria Laganadi Laureana di Borrello Locri Mammola Marina di Gioiosa Ionica Maropati Martone Melicucco Melicuccà Melito di Porto Salvo Molochio Monasterace Montebello Ionico Motta San Giovanni Oppido Mamertina Palizzi Palmi Pazzano Placanica Platì Polistena Portigliola Reggio di Calabria Riace Rizziconi Roccaforte del Greco Roccella Ionica Roghudi Rosarno Samo San Ferdinando San Giorgio Morgeto San Giovanni di Gerace San Lorenzo San Luca San Pietro di Caridà San Procopio San Roberto Sant’Agata del Bianco Sant’Alessio in Aspromonte Sant’Eufemia d’Aspromonte Sant’Ilario dello Ionio Santa Cristina d’Aspromonte Santo Stefano in Aspromonte Scido Scilla Seminara Serrata Siderno Sinopoli Staiti Stignano Stilo Taurianova Terranova Sappo Minulio Varapodio Villa San Giovanni Comuni maggiori per popolazione I comuni con più di 10.000 abitanti[4] della città metropolitana di Reggio Calabria sono: Stemma Comune Popolazione Reggio di Calabria 183 019 Gioia Tauro 19 858 Palmi 18 898 Siderno 18 238 Taurianova 15 623 Rosarno 14 874 Villa San Giovanni 13 757 Locri 12 480 Melito di Porto Salvo 11 333 Polistena 10 436 Cittanova 10 404 Bagnara Calabra 10 224 Reggio – Consiglio Metropolitano, i consiglieri: “Abbassare i toni” venerdì 26 agosto 2016 Fonte e link: http://www.strill.it/citta/2016/08/reggio-consiglio-metropolit ano-i-consiglieri-abbassare-i-toni/ “Nessuna aggressione politica, nessuna polemica, nessuno scontro, tanto meno personalizzato come si vorrebbe far apparire, solamente la volontà di chiarire ciò che sta avvenendo soprattutto a beneficio dei cittadini che guardano con grande attenzione, e grandi aspettative, alla nascita di questo nuovo Ente” . Inizia così la nota diffusa dai consiglieri metropolitani Riccardo Mauro, Caterina Belcastro, Filippo Bova, Antonino Castorina, Salvatore Mafrici, Demetrio Marino, Antonino Nocera, Filippo Quartuccio, Fabio Scionti, Pierpaolo Zavettieri, Giuseppe Zampogna e Domenico Giannetta. “Qui non è una questione politica- continua la nota- ma di correttezza istituzionale. Non esiste alcuna dicotomia tra Raffa e Falcomatà. Chi tenta di mettere la questione su questo piano sta certamente sbagliando il tiro. L’ordine del giorno votato dal Consiglio Metropolitano è chiarissimo. Siamo di fronte alla necessità di accelerare l’iter di costituzione del nuovo Ente, che è guidato da rappresentanti democraticamente eletti con un affluenza al voto elevatissima, dalla quasi totalità degli amministratori dei Comuni della Città Metropolitana. Siamo convinti che ognuno abbia il preciso dovere di anteporre sempre il bene delle istituzioni al proprio destino personale. Crediamo che perpetrare il regime di prorogatio per qualche decina di giorni o qualche mese non avrebbe alcuna utilità per l’Ente, ma soprattutto non la avrebbe per i cittadini, che attendono che la Città Metropolitana entri davvero nel pieno delle sue funzioni. Guardiamo a ciò che è avvenuto in altri contesti, ad esempio a Venezia o Messina, dove il processo di transizione è stato gestito conferendo agli eletti l’agibilità più assoluta. Abbiamo affermato chiaramente in Consiglio Metropolitano che la richiesta di dimissioni nei confronti del Presidente Raffa non è un’offesa verso la sua persona, ma risponde alla necessità di accelerare l’iter e conferire pieni poteri alla Città Metropolitana. Non ha senso continuare a trincerarsi dietro le debolezze della Legge Delrio. Nonostante questa riforma abbia avuto il merito di rispondere ad una domanda di rinnovamento attesa da anni, è vero che alla luce dei fatti il testo normativo necessita quantomeno di una revisione. Nessuno mette in dubbio che la riforma abbia dei limiti o delle mancanze da colmare sul piano interpretativo. Lo abbiamo affermato durante la prima riunione del Consiglio Metropolitano e lo stesso Sindaco Falcomatà ha sollevato la questione anche nelle sedi romane. Ma proprio in virtù di questi aspetti è bene ricordare come altri Presidenti di Provincia in Italia abbiano superato il vulnus riscontrato, dimettendosi responsabilmente alla scadenza naturale del mandato o all’elezione del Consiglio Metropolitano e consegnando pieni poteri a quest’ultimo ed al Sindaco Metropolitano, senza che venisse nominato alcun commissario. Nessun timore dunque, il caso di Venezia è emblematico. E per citare le parole della ex Presidente della Provincia di Bologna Beatrice Draghetti, riteniamo che “quando le norme in vigore sono deficitarie é importante fare di tutto per compensare una situazione sfavorevole, che danneggerebbe l’erogazione dei servizi e la sicurezza dei cittadini”. L’invito dunque deve essere quello di abbassare i toni. Non c’è alcuna volontà di andare contro, semmai la necessità di guardare avanti, di rispondere in modo celere ed efficace alle esigenze che il territorio ci sottolinea. Riteniamo sia il momento di dimostrare grande compattezza e senso delle istituzioni. Il Presidente Raffa valuti non perda questa occasione “. Città metropolitane, province, unione di comuni: in vigore la legge Delrio Fonte e link: http://www.governo.it/approfondimento/citt-metropolitane-provi nce-unione-di-comuni-vigore-la-legge-delrio/2912 In vigore dall’8 aprile 2014 la legge Delrio (Legge n.56 del 7 aprile 2014 “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni”) che ridisegna confini e competenze dell’amministrazione locale. Nel discorso programmatico del 24 febbraio 2014, il Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi aveva auspicato l’approvazione del provvedimento in tempi brevi. In attesa della riforma del titolo V della Costituzione, le province diventano “enti territoriali di area vasta”, con il presidente della provincia eletto dai sindaci e dai consiglieri dei comuni della provincia. Permangono solo due livelli amministrativi territoriali a elezione diretta: Regioni e Comuni. Già alle elezioni amministrative del 25 maggio 2014 non c’è stato il voto per le province, e non sono stati eletti i previsti 86 presidenti, 700 assessori, 2.700 consiglieri; il risparmio iniziale derivante dall’applicazione della legge è stimato in 110 milioni di euro. La legge Delrio prevede la gratuità degli incarichi di: presidente della provincia, consigliere, componente dell’assemblea dei sindaci, sindaco metropolitano, consigliere metropolitano, componente della conferenza metropolitana. La gratuità decorrerà dalla data di insediamento degli organi delle Città metropolitane e delle Province. Dal 1º gennaio 2015, terminata la fase attuativa, l’assetto istituzionale degli enti locali italiani sarà completamente rinnovato, con Città metropolitane guidate dai sindaci dei territori, con enti snelli per l’area vasta provinciale, senza personale politico appositamente eletto e retribuito, con incremento di unioni e fusioni dei Comuni, piani di ristrutturazione e dismissione degli enti e delle aziende non più funzionali. Per dare avvio alla fase attuativa, il 14 maggio si è insediato, presso il Dipartimento per gli Affari regionali della Presidenza del Consiglio, il tavolo del confronto istituzionale tra Governo, Regioni, Province e Comuni. Sul sito del Dipartimento anche una sezione con le risposte ai quesiti più frequenti dei soggetti istituzionali coinvolti nel processo di attuazione della Legge, recentemente modificata in alcuni punti dal decreto- legge 24 aprile 2014 n.66 e dal decreto-legge 24 giugno 2014 n.90. Precisazioni e chiarimenti tecnici sulla fase di avvio delle città metropolitane e delle nuove province sono state fornite con la nota del 23 ottobre 2014 del Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Le Città metropolitane sono: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria, più Roma Capitale con disciplina speciale. Per Reggio Calabria sarà necessario aspettare la scadenza degli organi provinciali nel 2016. Le città metropolitane hanno come finalità istituzionali generali: – cura dello sviluppo strategico del territorio metropolitano; – promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione di interesse della città metropolitana; – cura delle relazioni istituzionali afferenti al proprio livello, ivi comprese quelle con le città e le aree metropolitane europee. Il territorio della città metropolitana coincide con quello della provincia omonima; dal 1º gennaio 2015 le città metropolitane subentrano alle province omonime. Gli organi delle città metropolitane sono il sindaco, il consiglio, la conferenza. Il sindaco metropolitano è di diritto il sindaco del comune capoluogo. Fonte: Ministro per gli Affari regionali / Legge n.56/2014 Dossier del 16 aprile 2014 aggiornato il 15 luglio 2014. Ultimo aggiornamento il 27 ottobre 2014 Pubblicato il: 16 Aprile 2014 Aggiornato il: 27 Ottobre 2014 Un meritato riconoscimento alla D.ssa Teresa Marafioti Un genietto in casa Powered by: Fernando Cannizzaro (25 agosto 2016) Un meritato riconoscimento alla D.ssa Teresa Marafioti Non è per esaltare i suoi meriti perchè non ne ha bisogno ma solo per prendere atto dei suoi successi che coronano un lungo periodo di studi, di sacrifici e di ricerche. Nata a Reggio Calabria dopo aver conseguito la maturità scientifica si è laureata brillantemente in Medicina e chirurgia presso l’Università di Messina e specializzata in anatomia patologica presso la stessa Università . A 22 anni ha ottenuto una borsa di studio dalla fondazione “Bonino & Pulejo” e si è recata in Germania dove ha lavorato per quasi otto anni presso l’Istituto di Patologia della Free University di Berlino sotto la supervisione del Prof. Harald Stein – uno dei redattori della WHO classificazione per le neoplasie ematologiche essendo supportata come ricercatrice da uno stipendio della Deutsche Forschungsgemeinschaft. Successivamente si è stabilita definitivamente ad Oxford e dal 2010 lavora come Primario di Ematopatologia presso il Dipartimento di Anatomia Patologica dell’ University College Hospital London. Recentemente il suo lavoro e’ stato parte di un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista “Science”. A Berlino, la Dr Marafioti ha sperimentato la tecnica di microdissezione che permetteva di isolare singole cellule da sezioni di tessuto. Utilizzando questa tecnica e’ stato possible analizzare il riarrangiamento genico delle immunoglobuline in cellule neoplastiche di linfomi di Hodgkin e non-Hodgkin. Uno di questi studi le ha consentito di pubblicare come primo autore un articolo sul New England Journal of Medicine (1997). Successivamente, la dr Marafioti ha sviluppato un interesse per lo studio di diversi fattori di trascrizione che regolano l’espressione di molecole specifiche per linfociti B e T dimostrando alerazioni di tali fattori di trascrizione nel linfoma di Hodgkin (Blood 2001). Nel febbraio 2000 la D.ssa Marafioti si è trasferita a Oxford dove ha iniziato a lavorare come membro dell’Unità di Immunodiagnostica diretta dal Prof. David Y Mason al Nuffield Department of Clinal Laboratories Science presso il John Radcliffe Hospital dell’ Università di Oxford guidato dal. Dal 2001 al 2009 la dr Marafioti e’ stata responsabile di un progetto di ricerca supportato dalla Leukaemia Research Fund (LRF) il cui scopo principale è stato quello di caratterizzare nuove molecole intracellulari come nuovi potenziali marcatori diagnostici e prognostici per neoplasie ematologiche. Il lavoro condotto a Oxford insieme a David Mason e al suo team ha con successo portato a rilevanti publicazioni quali quello sulla identificazione di un nuovo tipo di linfociti B che potrebbero rappresentare la controparte normale di alcuni sottotipi di linfoma (Blood 2003). L’analisi immunoistochimica di una vasta gamma di marcatori intracellulari effettuata su sezioni di tessuto in paraffina consentiva di dimostrarne l’anormalita’ di espressione di tali molecole nel linfoma di Hodgkin (Blood 2003), confermando cosi precedenti studi molecolari. Inoltre, alcune nuove molecole quali: a) PD-1, SAP e ICOS hanno rivelato di avere importantza diagnostica per migliorare la diagnosi del linfoma angioimmunoblastico a cellule T (Haematologica 2007), e b) l’adapter protein CD2AP si e’ rivelata utile per la diagnosi di un linfoma molto aggressivo che deriva dalle cellule dendritiche plasmacitoidi (Blood 2008). Nel gennaio 2010 la D.ssa Teresa Marafioti si trasferisce alla University College di Londra (UCL) dove tuttora lavora come primario di ematopatologia e dirige il servizio di ematopatologia presso il Dipartimento di Anatomia Patologica. UCL le riconosce il titolo di Reader in Haematopathology conferitole dall’Universita’ di Oxford. L’attività di ricerca della dr Marafioti e del suo gruppo, unico a UCL e’ composto da un team di quattro assistenti di ricerca, riunisce diversi tipi di tecniche che includono immunoistochimica a biologia molecolare. Il suo gruppo ha continuato a identificare nuovi biomarkers applicabili migliorare la diagnosi e prognosi di sottotipi di linfoma contribuendo cosi allo sviluppo di algoritmi utili per stabilire trattamenti terapeutici personalizzati per la cura di alcune neoplasie. Esempi del suo recente lavoro sono l’identificazione di: 1. a) ICOS per la diagnosi del linfoma angioimmunoblastico a cellule T (Haematologica 2010); b) Stathmin – usato per identificare sottogruppi del linfoma follicolare (Histopathology 2013); 2. c) BRAF (V600E) – possible target diagnostico e terapeutico per un gruppo di linfomi diffuso a grandi cellule B che deriva dalla leucemia linfocitica cronica e conosciuto come sindrome di Richter (Br J Haematol 2014); 3. d) FOXP.1, proteina utile nella distinzione tra iperplasia benigna follicolare e linfoma follicolare tipo pediatrico (in corso di pubblicazione); 4. e ) G r a n u l i s y n , è s t a t o u n m a r k e r d i r i l e v a n z a diagnostica per il linfoma delle cellule NK-T e per un sottogruppo di linfomi a cellule T nella fattispecie riconosciuto come Entheropathy-associated Intestinal T cell lymphoma (EATL). Il lavoro della D.ssa Marafioti ha portato allo sviluppo di tecniche uniche come multiplex immunostaining (MMI). Lo sviluppo di questa tecnica fa parte di studi collaborativi con diversi gruppi di ricerca, come quelli guidati dai dottori S. Quezada, C Swanton, M Linch, T Enver, M Pule, H Walczack, T Meyer e K Peggs a University College London. Uno di questi studi ha portato a confermare ulteriormente che l’eterogeneità intra-tumorale, studiata in alcune neoplasie polmonari, influenzi la presenza di determinati sottotipi di linfociti T il che potenzialmente puo essere utilizzato per nuovi approcci terapeutici quali l’immunoterapia (Science 2016). La dr Marafioti ha continuato a mantenere attive collaborazioni accademiche nel campo dell’ematopatologia con i gruppi di a) Prof. Stefano Pileri (Dipartimento Ematologia e ‘L. e A. Seràgnoli’ Scienze Oncologiche, Università di Bologna, Italia); b) Prof Harald Stein (PathoDiagnostik Institut, Berlino, Germania); b) Prof P Gaulard, (Dipartimento di Patologia, Università di Creteil, Francia; c) Prof. Mariusz Wasik (Dipartimento di Patologia, University of Pennsylvania, Philadelphia, USA) d) Prof. Brunangelo Falini (Dipartimento di Ematologia, Università di Perugia, Italia) ed e) Prof Yasodha Natkunam (Dipartimento di Patologia, Università di Stanford Hospital & Clinics, Stanford, Stati Uniti). Come parte della sua attività di ricerca, il gruppo della D.ssa Marafioti lavora anche con organizzazioni commerciali al fine di validare la rilevanza clinica di nuove tecniche per lo studio di tumori solidi e neoplasie ematologiche. In dettaglio le collaborazioni commerciali includono: a) Ventana Medical Systems/Roche Diagnostics (Tucson, Arizona, Stati Uniti d’America); b) Spring Bioscience (Pleasanton, California, Stati Uniti d’America); d) ADC Therapeutics (Losanna, Svizzera); e) Shionogi Inc (Osaka, Giappone) ed f) ROCHE Global Business Development Medical (Basilea, Svizzera). Obiettivi futuri: In atto, uno dei topics di interesse del team e’ l’ottimizzazione di tecniche di multiplex immunofluorescenza che consente di analizzare su singoli campioni di tessuti piu di 10 biomarkers con lo scopo di funzioni e strutture cellulari. studiare ulteriormente I risultati saranno analizzati utilizzando la piattaforma di analisi per immagini di Definiens con i quali il gruppo del Dott Marafioti ha in corso la collaborazione. Ulteriori proggetti in crso prevedono l’applicazione di techniche per l’analisi su sezioni di tessuto di microRNAs mediante l’uso di RNAscope (ADC, Hayward, CA, USA). A lungo termine, il team prevede di continuare studi per l’identificazione e caratterizzazione di biomarker per la diagnosi e la prognosi di neoplasie ematologiche e non. Proprio di recente nel mese di Luglio 2016 la dr Marafioti ha ricevuto il titolo onorifico di “San Procopiese illustre” per avere fatto conoscere al mondo scientifico la forza della cultura Calabrese. https://www.youtube.com/watch?v=l94K65mxa_M La fuga dei cervelli A questo punto qualche breve considerazione si impone sulla fuga dei cervelli dall’Italia. Perchè i migliori cervelli scappano dall’Italia? Perchè in Italia le condizioni di lavoro sono meno favorevoli degli altri Paesi da tutti i punti di vista: basse remunerazioni , possibilità di carriera stroncate e poca soddisfazione. Fuori dai confini, i nostri ricercatori riescono a produrre più dei loro colleghi stranieri dando lustro e orgoglio a quei Paesi che formano meno ricercatori di quanti ne hanno bisogno. Secondo quanto si apprende dai giornali (Repubblica) ogni anno, circa 3mila ricercatori italiani – dottori di ricerca che hanno conseguito il titolo accademico – prendono la via dell’estero. L’Italia, tra i Paesi europei più industrializzati, esporta più ricercatori di quanti non ne importi dagli altri paesi. Per il nostro Paese il saldo è paurosamente negativo: meno 13,2 per cento. In altre parole, perdiamo il 16,2 per cento di ricercatori fatti in casa che si vanno a confrontare con i colleghi stranieri e riusciamo ad attrarre il 3 per cento di scienziati di altri paesi. Il confronto con le nazioni europee di riferimento è impietoso. “Per molte altre nazioni europee – scrive la ricercatrice Brandi – le percentuali sono invece in pareggio, come per la Germania, o positive come nel caso della Svizzera e della Svezia (oltre il +20 per cento), del Regno Unito (+7,8 per cento) e Francia (+4,1 per cento). Perfino la Spagna, la cui economia non brilla certamente, ci tiene a debita distanza con una perdita. Come impedire questo fenomeno di fuga dei cervelli? Una soluzione potrebbe essere quella di riassorbire i numeri in esubero e retribuirli adeguatamente altrimenti l’esodo condannerà l’Italia ad un inevitabile crollo produttivo e sociale. Con questo credo di aver dato il mio modesto contributo alla mia amatissima cuginetta, Teresa Marafioti, facendola scorrere attraverso i miei siti sul web. Un abbraccio da tuo cugino Fernando Guarda filmanto Clicca QUI La fuga dei cervelli A questo punto qualche breve considerazione si impone fuga dei cervelli dall’Italia. scappano dall’Italia? sulla Perchè i migliori cervelli Perchè in Italia le condizioni di lavoro sono meno favorevoli degli altri Paesi da tutti i punti di vista: basse remunerazioni , possibilità di carriera stroncate e poca soddisfazione. Fuori dai confini, i nostri ricercatori riescono a produrre più dei loro colleghi stranieri dando lustro e orgoglio a quei Paesi che formano meno ricercatori di quanti ne hanno bisogno. Secondo quanto si apprende dai giornali (Repubblica) ogni anno, circa 3mila ricercatori italiani – dottori di ricerca che hanno conseguito il titolo accademico – prendono la via dell’estero. L’Italia, tra i Paesi europei più industrializzati, esporta più ricercatori di quanti non ne importi dagli altri paesi. Per il nostro Paese il saldo è paurosamente negativo: meno 13,2 per cento. In altre parole, perdiamo il 16,2 per cento di ricercatori fatti in casa che si vanno a confrontare con i colleghi stranieri e riusciamo ad attrarre il 3 per cento di scienziati di altri paesi. Il confronto con le nazioni europee di riferimento è impietoso. “Per molte altre nazioni europee – scrive la ricercatrice Brandi – le percentuali sono invece in pareggio, come per la Germania, o positive come nel caso della Svizzera e della Svezia (oltre il +20 per cento), del Regno Unito (+7,8 per cento) e Francia (+4,1 per cento). Perfino la Spagna, la cui economia non brilla certamente, ci tiene a debita distanza con una perdita. Come impedire questo fenomeno di fuga dei cervelli? Una soluzione potrebbe essere quella di riassorbire i numeri in esubero e retribuirli adeguatamente altrimenti l’esodo condannerà l’Italia ad un inevitabile crollo produttivo e sociale. Con questo credo di aver dato il mio modesto contributo alla mia amatissima cuginetta, Teresa Marafioti, facendola scorrere attraverso i miei siti sul web. Un abbraccio da tuo cugino Guarda il video: Teresa Marafioti – San Procopiese Illustre Fonte e link: San Procopio News Fernando SCORIE RADIOATTIVE SOTTERRATE NELLE GROTTE DI: Grotteria, Limina, Gambarie, Canolo, Locri, Montebello Jonico (100 fusti), Motta San Giovanni, Serra San Bruno <007 SCORIE RADIOATTIVE SOTTERRATE NELLE GROTTE DI: Grotteria, Limina, Gambarie, Canolo, Locri, Montebello Jonico (100 fusti), Motta San Giovanni, Serra San Bruno> Fonte e link: http://www.telemia.it/news.php?news=2127 Un carteggio iniziato almeno dal 1992. Tra gli atti desecretati sulle “navi dei veleni” e sull’omicidio dei giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hrovatin ci sono anche quelle note dei Servizi Segreti con cui viene segnalato l’interesse delle cosche di ‘ndrangheta nello smaltimento illecito di rifiuti tossici e radioattivi. Tra gli atti desecretati a seguito della comunicazione del Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, alla Presidente della Camera, Laura Boldrini, sono del resto ricorrenti le note di ringraziamento indirizzate ai Servizi dai magistrati di Reggio Calabria per la “proficua collaborazione”. Da quelle di Franco Scuderi, a quelle di Francesco Neri e lo stesso Alberto Cisterna, nella sua audizione del 1997 (anch’essa desecretata) ne parla. Tante le note “riservate”. La prima è del 17 novembre 1992, allorquando gli 007 del Centro di Reggio Calabria segnalano come i fratelli Cesare e Marcello Cordì, all’epoca latitanti, avrebbero gestito lo smaltimento illegale di rifiuti tossici e radioattivi provenienti da depositi del Nord e Centro Italia, sotterrandoli lungo i canali scavati per la posa in opera di tubi per metanodotti nel Comune di Serrata, in provincia di Reggio Calabria: i rifiuti – è scritto nella nota dei Servizi – “verrebbero sotterrato, grazie alla copertura dei predetti fratelli, lungo canali scavati la posa dei tubi del metanodotto in via di costruzione presso il fiume Mesima e più precisamente nella contrada Vasi” con camion del Comitato Autotrasportatori CAARM. Agli atti d’archivio, però, vi sono anche le parole messe nero su bianco dagli 007 nell’ambito delle indagini per la cattura del super latitante Giuseppe Morabito, il “Tiradritto” di Africo, paese della Locride. E’ il 1994, Morabito verrà arrestato solo dieci anni dopo, ma già in quell’occasione i Servizi segnalano che il latitante, in cambio di una partita di armi, avrebbe concesso l’autorizzazione a far scaricare, nella zona di Africo, un non meglio precisato quantitativo di scorie tossiche e, presumibilmente, anche radioattive, trasportate tramite autotreni dalla Germania: “Gli accertamenti e le indagini tuttora in corso – scriveranno dai Servizi – hanno consentito di acclarare che l’area interessata allo scarico del materiale radioattivo sarebbe compresa nel territorio sito alle spalle di Africo e segnatamente nella zona di Santo Stefano-PardescaFiumara La Verde”. Affermazioni che verranno fatte sulla base di dati di fatto abbastanza concreti: “In contrada Pardesca è stato riscontrato un tratto di terreno argilloso rimosso di recente, verosimilmente, per l’interramento di materiale di ingombro. Nello stesso tratto è stato rinvenuto, altresì, un bidone metallico di colore rosso adagiato sul terreno”. Le notizie verranno comunicate al Ros dei Carabinieri di Reggio Calabria, che nel 2004 arriverà alla cattura del “Tiradritto”. Delle scorie, invece, nessuna traccia. Ma non finisce qui, perché alle fine del 1994 i Servizi Segreti segnalano l’esistenza di numerose discariche abusive di rifiuti tossico-radioattivi, ubicate nella zona aspromontana e nel vibonese, dove esponenti della cosca Mammoliti avrebbero occultato sostanze pericolose provenienti dall’Est Europa, via mare e via terra. Anche in questo caso, la segnalazione verrà girata al Ros. Gli atti desecretati a marchio SISMI e SISDE parlano anche di un colloquio informale avvenuto all’inizio del 1995 con il magistrato Francesco Neri, che coordinerà le indagini sulle “navi dei veleni” e, in generale, sugli intrighi di natura ambientale: indagini che avrebbero accertato l’esistenza di un vasto traffico nazionale riguardante lo smaltimento illecito di sostanze tossiche e radioattive attraverso il conferimento in discariche abusive per conto di tre tra le famiglie storiche della ‘ndrangheta reggina, i De Stefano, i Tegano e i Piromalli. Le note dei Servizi parlano addirittura di circa settemila fusti sparsi nelle discariche del Nord Italia, a opera delle cosche. Gli 007 arrivano anche a fare una mappatura: “Nella provincia di Reggio Calabria, i luoghi dove si trovano le discariche, per la maggior parte grotte, sono: Grotteria, Limina, Gambarie, Canolo, Locri, Montebello Jonico (100 fusti), Motta San Giovanni, Serra San Bruno (Cz), Stilo, Gioiosa Jonica, Fabrizia (Cz)”. Un contesto in cui, oltre a quello di scorie, vi sarebbe stato anche un traffico di uranio rosso. Segreti che vengono riemergono a distanza di vent’anni. Lo stesso non può dirsi delle scorie. E questo nonostante i Servizi Segreti parlassero di “primi incoraggianti riscontri info-operativi”. Attivando le proprie fonti, infatti, gli 007 acquisiranno ulteriori dati: “Le discariche presenti in Calabria sarebbero parecchie site, oltre che in zone aspromontane, nella cosiddetta zona delle Serre (Serra San Bruno, Mongiana, ecc.) nonché nel vibonese. In quella zona la famiglia Mammoliti, competente per territorio, avrebbe occultato rifiuti tossici-radioattivi lungo gli scavi effettuati per la realizzazione del metanodotto in quell’area”. Rifiuti che – stando alle note dei Servizi – sarebbero arrivati dall’Est dell’Europa per mare e per terra: “Il canale via mare prenderebbe il via da porti del Mar Nero, dove le navi interessate oltre che scorie, imbarcherebbero droga, armi e clandestini provenienti dall’India e dintorni; il trasporto gommato proverrebbe da paesi del nord Europa su tir, anch’essi utilizzati per il trasporto di droga e armi”. Fonte : il dispaccio Claudio Cordova IL NOSTRO COMMENTO: Se dalle indagini effettuate o da effettuare risulteranno fondate le superiori affermazioni circa le discariche di scorie presenti in Calabria, il fatto è di una gravità inaudita. Il Governo e la Magistratura dovrebbero attivarsi immediatamente e disporre una indagine accurata per scoprire i colpevoli e condannarli in modo esemplare. Vergogna! Giulietto Chiesa: "Gli USA stanno perdendo il controllo sul mondo" Giulietto Chiesa: “Gli USA stanno perdendo il controllo sul mondo” Pubblicato il 01 ago 2016 Giulietto Chiesa delinea la crisi che innerva l’attuale potere americano, attraversato da tensioni interne e spesso incapace di governare i propri vassalli, a cominciare dalla Turchia. Dalla presentazione di Putinfobia, avvenuta a Roma il 5 maggio 2016. Rirpesa: Marcello Michelini Pandora TV Classificato 28 pagine del rapporto 9/11 sono la ‘pistola fumante’ che collegano l’attacco di al-Qaeda con i migliori livelli del governo saudita, dice l’ex presidente del Senate Select Committee on Intelligence Fonte e link: https://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www .dailymail.co.uk/news/article-3599596/Former-senator-claimsredacted-pages-congressional-report-9-11-smoking-gun-linkterrorist-attacks-levels-Saudi-Government.html&prev=search • Graham è stato il co-presidente della inchiesta congiunta del Congresso su intelligence • Ha chiesto declassificazione di 28 pagine redatte da più di un decennio • Bush e Obama amministrazioni si sono rifiutati di unseal i documenti • 15 dei 19 dirottatori – e Osama bin Laden – erano tutti da Arabia Saudita • Per maggiori delle ultime www.dailymail.co.uk/Obama su Barack Obama visitare Con Hannah Parry Per Dailymail.com Pubblicato: 19:18 GMT, 19 maggio 2016 L’ex US Sen Bob Graham dice redatto le pagine di un rapporto del Congresso sulla 9/11 sono la ‘pistola fumante’ necessarie per collegare gli attacchi terroristici con i massimi livelli del governo saudita. Graham, che ha co-presieduto l’inchiesta congiunta del Congresso sull’intelligenza prima e dopo gli attacchi, ha chiesto il rilascio delle 28 pagine censurate per più di un decennio. ‘Potrebbero quelle 19 persone [Settembre 11 terroristi] hanno effettuato una trama complessa come 9/11, pur mantenendo l’anonimato, in alcuni casi per più di un anno e mezzo mentre erano negli Stati Uniti senza avere qualche sostegno?’ ha detto in un’intervista con Yahoo . ‘Credo che [i giornali sono] una pistola fumante … Penso che i legami sono così molteplici e forti e rinforzando che è difficile venire via dalla lettura di tutto questo materiale e non sentire che ci fosse una rete di supporto e che rete di sostegno è venuto da Arabia Saudita ‘. Graham ha parlato dopo Senato ha approvato una legge che permetterebbe 11 settembre le vittime ei loro parenti per citare in giudizio l’Arabia Saudita sul suo possibile ruolo negli attacchi del 2001. Senatori ha approvato all’unanimità la giustizia contro Sponsor del Terrorism Act, che ora dirige alla Camera dei Rappresentanti, dove Speaker Paul Ryan ha espresso riserve. Il presidente Obama si oppone anche la legge perché avrebbe essenzialmente rinunciare alla dottrina della immunità sovrana, che teme potrebbe rendere gli Stati Uniti vulnerabili ad azioni legali in tutto il mondo. Molti sono stati lasciati infuriato presso l’amministrazione di ‘raccordo con l’Arabia Saudita’ il disegno di legge del Congresso che potrebbe incriminarlo funzionari sauditi per la peggiore mai attacco terroristico sul suolo americano. Le famiglie delle vittime sono ora facendo una rinnovata spinta per declassificare pagine del rapporto del Congresso 838 pagine che ritengono contenere prove chiave che il governo saudita era legato agli attacchi. Mentre si è rifiutato di chiamare le pagine redatte un coverup, Sen Graham ha descritto il continuo decisione di tenerli classificati un ‘inganno aggressivo’. Graham ha detto che le pagine anche aperto la porta a migliaia di altri documenti che parlano alla presunta relazione tra l’Arabia Saudita e il 19 dirottatori. Il presidente Barack Obama (nella foto stringe la mano al re saudita Salman bin Abdulaziz Al Saud, il 20 aprile) si oppone una legge che consente 9/11 vittime a causa Arabia Saudita perché sarebbe essenzialmente rinunciare alla dottrina della immunità sovrana Ha detto che le pagine erano ancora in corso di valutazione da parte del direttore della National Intelligence James Clapper, ma l’esame dovrebbe essere completato entro la fine di questa settimana. Avrebbero poi andare davanti a un gruppo di agenzie di sicurezza e governative come l’FBI e Dipartimento di stato per loro di fare raccomandazioni prima che fosse passato al presidente che avrebbe l’ultima parola. Graham ha detto che è cruciale per Obama declassificare le pagine, non solo per permettere alle famiglie di 9/11 vittime a chiedere giustizia per i loro cari, ma anche per mostrare l’Arabia Saudita e altre nazioni che non vi erano conseguenze di presunto sostenere attacchi terroristici contro gli Stati Uniti. Egli ha detto: ‘Penso che i sauditi che sanno quello che hanno fatto e hanno una buona idea che gli Stati Uniti, almeno ai livelli più alti, sa quello che hanno fatto e poi non è successo niente. ‘Hanno interpretato questo come l’impunità e hanno continuato a finanziare le organizzazioni terroristiche e di formare la prossima generazione di reclute nelle loro moschee e madrase.’ L’ex senatore è anche la speranza che il nuovo disegno di legge, che deve ancora essere approvata dalla Camera dei Rappresentanti e firmata dal presidente Obama, si ‘aprire le corti di giustizia alle famiglie e le vittime del 9/11. ‘Essa ha anche il potenziale di esporre una quantità enorme di informazioni relative al coinvolgimento dell’Arabia Saudita in 9/11.’ Ha chiamato il disegno di legge ‘una grande vittoria’. Graham (a sinistra) ha fatto saltare i funzionari Arabia Saudita, che ha detto sono contro il disegno di legge Schumer perché sono preoccupati che i loro legami con i terroristi 9/11 sarebbero stati rivelati. Il ministro degli Esteri Adel al-Jubeir (a destra) ha detto che il suo paese avrebbe venduto fino a $ 750 miliardi di dollari in titoli del Tesoro degli Stati Uniti e le altre attività Fino ad ora, l’amministrazione Obama ha rifiutato di rivelare i contenuti delle pagine mancanti e sembra essere lasciando la decisione al voto del Congresso. I funzionari in Arabia Saudita come riferito ha detto che l’amministrazione Obama si vendono fuori centinaia di miliardi di dollari di asset americani se il Congresso approva una legge che permetterebbe al governo saudita di essere ritenuta responsabile per alcun ruolo negli attacchi dell’11 settembre. L’avvertimento è stato consegnato dal ministro degli Esteri saudita Adel al-Jubeir il mese scorso durante una visita a Washington, il New York Times ha riferito. Il ministro ha detto che il suo paese avrebbe venduto fino a $ 750 miliardi di titoli del Tesoro degli Stati Uniti e le altre attività prima che il disegno di legge li mette in pericolo. Il disegno di legge dovrebbe togliere l’immunità da governi stranieri nei casi ‘derivante da un attacco terroristico che uccide un americano sul suolo americano’. Candidato presidenziale democratico Hillary Clinton ha sostenuto la normativa, dicendo: ‘Ovviamente, abbiamo avuto modo di rendere chiunque che terrorismo pagare un prezzo. partecipa o sostiene il ‘Dobbiamo anche essere consapevoli delle conseguenze che potrebbero influenzare gli americani, sia militare o civile o la nostra nazione’, ha detto il ABC questa settimana . Parlando al New York Times , Mindy Kleinberg, il cui marito è morto nel World Trade Center l’11 settembre, ha detto: ‘E’ sorprendente pensare che il nostro governo avrebbe eseguire i sauditi sui propri cittadini. ‘ La signora Kleinberg è parte di un gruppo di familiari delle vittime che spingono per la legislazione contro il paese del Medio Oriente, ma finora tutti i tentativi di citare in giudizio il Regno dell’Arabia Saudita hanno fallito. Il gruppo dice che l’amministrazione Obama ha ‘sempre schierato con il regno’, e quindi ostacolato i loro sforzi per imparare ‘la verità sul ruolo di alcuni funzionari sauditi hanno giocato nel complotto terroristico.’ I funzionari in Arabia Saudita hanno detto che l’amministrazione Obama si vendono fuori centinaia di miliardi di dollari di asset americani se il Congresso approva una legge che permette al governo saudita di essere ritenuto responsabile per 9/11 Lo scorso settembre, l’ultima causa promossa da famiglie delle vittime degli attacchi di 9/11, è stato buttato fuori. Un tentativo precedente nel 2013 non è riuscito anche a fare alcun passo avanti. Un giudice degli Stati Uniti ha dichiarato non vi erano prove sufficienti che collega il paese del Golfo agli attacchi del 2001, che ha ucciso circa 3.000 persone. Tra le prove respinto stati reclami da parte di un uomo in custodia che un principe saudita ha contribuito a finanziare la trama. Dei 19 uomini dietro gli attacchi, 15 erano cittadini di Arabia Saudita. Jim Kreindler e Sean Carter, gli avvocati che rappresentano le famiglie stanno lottando per avere 28 pagine di un 838 pagine del rapporto del Congresso sugli attacchi, declassificati come parte della causa contro il governo dell’Arabia Saudita. Kreindler ha detto che la Casa Bianca potrebbe fare molto di più per garantire la trasparenza. ‘L’amministrazione vede la tuta 9/11 famiglie come un ostacolo al rapporto USA-Arabia’, ha detto NBC News. Parlando della prossima visita del del Presidente per la regione questa settimana e l’incontro con il re Salman, il signor Carter ritiene che l’argomento dovrebbe essere discusso. ‘Credo che dovrebbe aumentare non solo le 28 pagine, ma le controversie irrisolte tra 9/11 famiglie e sauditi in generale.’ Funzionari sauditi hanno minacciato di vendere centinaia di miliardi di dollari di asset americani se il Congresso approva una legge che permetterebbe al governo saudita di essere ritenuta responsabile per alcun ruolo negli attacchi. L’avvertimento è stato consegnato dal ministro degli Esteri saudita Adel al-Jubeir il mese scorso durante una visita a Washington. Il ministro ha detto che il suo paese avrebbe venduto fino a $ 750 miliardi di titoli del Tesoro degli Stati Uniti e le altre attività prima che il disegno di legge li mette in pericolo. L’amministrazione ha cercato di fermare il Congresso di passare la legislazione, un disegno di legge del Senato bipartisan. Al-Juberi presumibilmente informato i legislatori durante un viaggio a Washington che l’Arabia Saudita sarebbe stato costretto a vendere un pezzo enorme di attività finanziarie americane sul mercato mondiale, temendo la normativa potrebbe diventare tribunali e Stati Uniti avrebbero quindi congelare i beni. Al-Juberi informato i legislatori durante un viaggio a Washington che l’Arabia Saudita sarebbe stato costretto a vendere un pezzo enorme di attività finanziarie americane sul mercato mondiale Il Times ha detto volontà di Riyadh per fornire effettivamente sulla minaccia è discutibile, dal momento che la vendita fuori quei beni sarebbe tecnicamente difficile e avrebbe danneggiato il dollaro, contro la quale è ancorata la moneta nazionale saudita. Secondo la legge attuale degli Stati Uniti, le nazioni straniere hanno un grado di immunità da essere citato in giudizio in tribunali americani. Il sovrano straniero immunità Act del 1976 è uno dei motivi per cui le famiglie dell’11 settembre 2001 gli attacchi terroristici in gran parte non sono riusciti a portare in tribunale la famiglia reale saudita e beneficenza su sospetto di sostenere finanziariamente gli attacchi. Quindici dei 19 uomini che hanno dirottato quattro aerei e li volato in obiettivi a New York e Washington nel 2001 erano cittadini sauditi, anche se Riyadh ha sempre negato di avere alcun ruolo negli attacchi. Una commissione degli Stati Uniti istituito a seguito degli attacchi inoltre concluso non vi era alcuna evidenza di connivenza ufficiale saudita. Tuttavia, la Casa Bianca è stato sotto pressione per declassare una sezione di 28 pagine del rapporto che non fu mai pubblicato per motivi di sicurezza nazionale. Il presidente Obama deciderà se declassificare i documenti sigillati entro giugno. Le cosiddette pagine sono attualmente rinchiusi in un locale interrato custodito Campidoglio e anche se possono essere letti da membri del Congresso, le pagine che si dicono per esporre il collegamento dell’Arabia Saudita agli attacchi, restano classificati. Si ritiene le pagine 28 potrebbero far luce sul denaro e le connessioni utilizzati per finanziare gli attacchi e si dice per includere le informazioni ‘suggerendo specifiche fonti di sostegno straniero per alcuni dei dell’11 settembre dirottatori mentre erano negli Stati Uniti,’ in base alle l’introduzione del capitolo nel rapporto. L’ex Florida il senatore Bob Graham ha detto che la Casa Bianca ha chiarito a lui che una decisione sulle file segreti sarebbe fatto nei prossimi due mesi. Graham ha detto Fox News è stato ‘contento che dopo due anni questa materia è in procinto di prendere una decisione da parte del presidente’. L’ex senatore ha da tempo una campagna per i documenti da declassificati, ma entrambe le amministrazioni Bush e Obama hanno sostenuto questo modo è stato un rischio per la sicurezza nazionale. Outrage: Mindy Kleinberg, il cui marito Alan è stato ucciso negli attacchi al World Trade Center quasi 15 anni fa, dice che è ‘stordito che il nostro governo avrebbe appoggiato i sauditi sui propri cittadini’ Graham e altri critici ritengono che i file espongono coinvolgimento dell’Arabia Saudita negli attacchi – qualcosa che il governo degli Stati Uniti ha presumibilmente cercato di tacere. I tempi del rilascio potrebbe essere altamente significativo, con il presidente di dirigersi verso l’Arabia Saudita per incontrare i leader della regione la prossima settimana. Senatore di New York Kirsten Gillibrand ha chiesto i documenti per essere rilasciato prima del vertice che così Obama potrebbe discutere le conseguenze con il governo saudita. ‘Se il presidente sta andando a incontrare la leadership saudita e la famiglia reale, pensano che sarebbe opportuno che il presente documento sia rilasciato prima il presidente fa quel viaggio, in modo che possano parlare di tutto ciò che i problemi sono in quel documento,’ Gillibrand detto. Ha detto a CBS ’60 Minutes che era sicuro di come i sauditi avrebbero reagito al rilascio, ma ha detto che i membri della famiglia di 9/11 vittime meritavano di sapere che cosa hanno detto i documenti. Il presidente Obama arriverà a Riyadh il Mercoledì per incontri con il re Salman e altri funzionari sauditi. Ci sono stati a lungo domande sul coinvolgimento dell’Arabia Saudita negli attacchi, che ha lasciato 2.977 persone innocenti morti dopo quattro aerei di linea sono stati dirottati e si schiantò contro entrambe le torri del World Trade Center di New York, il Pentagono e un campo in Shanksville, in Pennsylvania. Il senatore Kirsten Gillibrand ha chiesto le pagine da 28 a essere declassificati A parte i dirottatori, di Al-Qaeda mastermind Osama bin Laden, ucciso in un raid Usa sul suo covo ad Abbottabad, in Pakistan, nel maggio 2011, era anche di origine saudita. Era il figlio di un miliardario saudita con stretti legami con la famiglia reale del regno. ‘I sauditi sanno quello che hanno fatto. Sappiamo quello che hanno fatto ‘, ha detto Graham 60 minuti. ‘Ci sono un sacco di rocce là fuori che sono stati volutamente pressarlo verso il basso, che se stavano girate, ci darebbe una visione più ampia del ruolo saudita.’ Graham ha aggiunto che crede che i terroristi sono stati ‘sostanzialmente’ aiutato dai sauditi di governo arabi, finanzieri e di beneficenza. Casa leader della minoranza Nancy Pelosi chiamato anche per le pagine da 28 a essere declassificati, dicendo che il rifiuto di farlo è stato ‘un errore’, come ha aggiunto ai democratici palificazione pressione su Obama. ‘Ho sempre sostenuto per fornire la massima trasparenza possibile per il popolo americano in linea con proteggere la nostra sicurezza nazionale’, ha detto. Stampa della Casa Bianca Josh Earnest ha detto che non sapeva se Obama aveva guardato i documenti se stesso sigillati. Ha confermato i file sono stati in corso di revisione, ma ha detto che la relazione della Commissione 9/11 hanno trovato alcuna prova di al-Qaeda di essere finanziato da funzionari sauditi. Leggi di più: • Obama a decidere sulla declassificazione 9/11 documenti entro 60 giorni | Fox News • Pressione si basa sulla gestione di Obama di declassificare 9/11 rapporto – CBS News • www.nytimes.com / … • Segreti 28 pagine di 9/11 Relazione Sotto Nuova controllo – NBC News • ‘This Week’ Trascrizione: Hillary Clinton, Bernie Sanders, Paul Manafort, e Ken Cuccinelli – ABC News • www.nydailynews …. • Il New York Times – Breaking News, World News & Multimedia IL NOSTRO COMMENTO: Gli attentati dell’11 settembre 2001 sono stati una serie di quattro attacchi suicidi che causarono la morte di circa 3. 000 persone, organizzati e realizzati da un gruppo di terroristi aderenti ad al-Qaida contro obiettivi civili e militari nel territorio degli USA. All’epoca il Presidente degli USA era George W Bush. A distanza di 15 anni ancora vengono fuori documenti per accertare la verità dei fatti. Guarda anche: https://spacepress.info/?s=torri+gemelle&x=0&y=0 http://www.libereriflessioni.it/2011/05/03/osama-bin-laden-lo- sceicco-del-terrore/#sthash.dFVX00LX.dpbs Il PM che smaschera i potenti della 'Ndrangheta Il PM che smaschera i potenti della ‘Ndrangheta di Giorgio Bongiovanni Pubblicato: 05 Agosto 2016 Fonte e link:http://www.antimafiaduemila.com/rubriche/giorgio-bongiova nni/61616-il-pm-che-smaschera-i-potenti-della-ndrangheta.html La Calabria è una delle regioni dove più si tocca con mano il problema della povertà e della disoccupazione. Eppure, per il giro di denaro prodotto, questa stessa regione si qualifica come la più ricca, superiore persino alla California (lo stato più ricco degli Usa con un Pil di circa 2,2 trilioni di dollari). Parliamo di decine di miliardi di euro, cifre da capogiro di cui però la punta del nostro stivale non vede che le briciole. Perché quei miliardi sono gestiti in toto dai capi della ‘Ndrangheta, i veri padroni della Calabria, che dispongono di pacchetti azionari nelle banche off shore e non solo di tutto il mondo, e denaro liquido ricavato dal traffico di droga (in particolare cocaina, di cui le cosche calabresi detengono il monopolio nel mondo occidentale). Da tempo ormai la ‘Ndrangheta ha scalato la classifica nel settore del narcotraffico piazzandosi al primo posto, per anni occupato da Cosa nostra. Oggi, dai confini dell’ex Jugoslavia al Portogallo, dall’Alaska alla Terra del Fuoco, la polvere bianca viaggia per mare, terra e aria sotto l’occhio vigile dei calabresi. La ‘Ndrangheta “fattura” ogni anno 70/80 miliardi di euro solo in traffico di droga. Sono dati in realtà forfettari, ricavati dai maggiori esperti a seguito dei sequestri di stupefacenti. Ma molti di più sono i carichi di cocaina purissima che riescono a passare inosservati, continuando ad alimentare quello che è il settore criminale di gran lunga più redditizio. Oggi la ‘Ndrangheta, per gli attuali assetti, ramificazioni e disponibilità finanziarie, è l’organizzazione criminale nostrana più potente, il cui cuore batte a Reggio Calabria, dove si stima che il numero degli affiliati arrivi alle diecimila unità (si pensi che a Palermo, quasi quattro volte più grande del capoluogo calabrese, la densità di affiliati si aggira intorno alle mille unità). A Reggio Calabria si sbarca a fatica il lunario, la percezione della presenza mafiosa è scarsa, e forse proprio per questo è qui che vengono gestiti immensi capitali finanziari. Ma è sempre nella stessa città che la Direzione distrettuale antimafia capitanata dal procuratore Cafiero De Raho (e precedentemente da Giuseppe Pignatone e da Salvatore Boemi) sta seguendo alcune tra le inchieste più scottanti che svelano la vera struttura della ‘Ndrangheta: non così “orizzontale” come si credeva, ma con una forma che ricorda la Cosa nostra degli anni ’70, quando a capo della mafia siciliana c’era la Cupola, la commissione formata dai principali capimafia poi scalzata dalla furia dei corleonesi di Totò Riina. E’ Giuseppe Lombardo, sostituto procuratore reggino, che con le sue inchieste sta facendo emergere la nuova ipotesi del cosiddetto “sistema circolare integrato”, svelando una possibile ed inquietante verità: che la ‘Ndrangheta non è solo un’organizzazione criminale che vota e fa votare, elargisce e riceve favori, stipula alleanze con personaggi di potere. Ma che addirittura questi ultimi sono soggetti interni alla mafia calabrese. E che fanno parte della cosiddetta “cupola invisibile”, un livello superiore ed occulto agli stessi soldati delle cosche, della quale fanno parte componenti “riservati” delle singole mafie. E’ a questa sfera che apparterrebbe, secondo l’inchiesta “Mammasantissima”, il senatore Antonio Caridi, il cui nome è nella lista degli indagati del blitz scattato il mese scorso per opera della Dda di Reggio Calabria, nello specifico del pm Lombardo con il coordinamento di De Raho. “Dirigente ed organizzatore della componente ‘riservata’ della ‘ndrangheta” di cui “fruiva dell’appoggio, tramite la sua articolazione di vertice cosca De Stefano in occasione di tutte le consultazioni elettorali alle quali prendeva parte, dalla prima candidatura (elezioni comunali 1997) alle elezioni regionali del 2010”. Così Lombardo descrive nella richiesta d’arresto la figura di Caridi, per il quale ieri il Senato ha accolto la proposta della Giunta per le Immunità di dire sì all’arresto. L’accusa, per il politico, è di essere parte di quella componente invisibile alla quale hanno accesso solo quei soggetti apicali che dettano le strategie della ‘Ndrangheta. Un livello riservato ben più alto rispetto alle singole e tradizionali mafie, che cessano di essere “a compartimenti stagno” per riunirsi intorno ad un tavolo comune. Oggi non solo le inchieste giudiziarie hanno tracciato lo storico rapporto d’affari tra mafie, in particolare ‘Ndrangheta e Cosa nostra, ma si inizia a delineare la possibilità di un legame ben più profondo, sancito da una cupola che presiede le organizzazioni criminali e ne detta le strategie. Una possibile rivoluzione rispetto alle straordinarie intuizioni alle quali erano giunti, al tempo, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, quando spiegavano che Cosa nostra a volte dettava le alleanze, altre subiva quelle date dalla politica. Allo stato dell’arte lo scenario che sembra prendere forma (e che verrà vagliato in un prossimo processo) è quello in cui le organizzazioni criminali possono esercitare il loro potere solo se la componente invisibile lo consente in base alle strategie da questa predisposte. Ecco quindi la ragione per la quale pm come Giuseppe Lombardo in Calabria e Nino Di Matteo in Sicilia non solo sono minacciati, ma ufficialmente condannati a morte dalle mafie e, in realtà, anche dal vero potere che vige in Italia: lo stesso che Roberto Scarpinato e Saverio Lodato avevano delineato nel libro scritto a quattro mani (“Il ritorno del Principe” edito da Chiarelettere). Un sistema che oggi Lombardo e pochissimi altri giudici iniziano a smascherare. 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A lasciare dubbi sono le numerose incongruenze contenute nel decreto, emanato con 4 mesi di ritardo rispetto alla data prevista, perché il Consiglio di Stato lo aveva bloccato per norme non formulate in maniera adeguatamente chiara, oltre che per la mancanza di garanzie sul rispetto della privacy nello scambio di dati relativi ai contribuenti. Il decreto è stato inoltre emanato dopo la scadenza per l’invio di autodichiarazione di esenzione dal canone RAI e a breve distanza da quella di luglio, quando si inizierà a pagare il canone RAI 2016 con la bolletta elettrica. Per l’invio dell’autodichiarazione, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, ha comunque spiegato che la scadenza del 16 maggio era “necessaria alle aziende elettriche per rispettare la scadenza del primo luglio” e che per non creare troppi problemi ai contribuenti l’Agenzia ha “accettato anche le dichiarazioni arrivate nei giorni immediatamente successivi al 16” e ha “cercato di prendere proprio tutti i dati”. A tutto questo si somma il fatto che l’autodichiarazione, di non possesso di apparecchi televisivi per i quali risulti dovuta l’imposta, ha spostato l’onere della prova sul contribuente: prima dichiarava il possesso e l’ufficio preposto inviava il bollettino per il pagamento, ora si parte dal presupposto che l’imposta sia dovuta a meno che il contribuente non presenti autocertificazione, sotto propria responsabilità penale, di non possesso o detenzione dell’apparecchio. In più il decreto attuativo, per questioni come i rimborsi per errato addebito in bolletta, rimanda a successivi provvedimenti: entro il 3 agosto l’Agenzia delle Entrate dovrà emanarne uno con le modalità di richiesta di rimborso. Il meccanismo dovrebbe essere il seguente: istanze esaminate dallo sportello SAT delle Entrate (ufficio territoriale di Torino); entro 60 giorni trasmissione all’Acquirente unico in altri 5 giorni lavorativi invio alle imprese elettriche dei dati dei contribuenti per il rimborso; accredito sulla prima bolletta utile. Altre perplessità riguardano il fatto che, secondo quanto sancito dalla Corte Costituzionale, il canone RAI deve essere finalizzato esclusivamente al finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo e non dell’azienda. Inoltre le aziende elettriche non sono agenti di riscossione, sembra quindi assurdo affidare loro questo compito, per il quale probabilmente chiederanno anche compensi all’Agenzia delle Entrate, costi che finiranno per pesare sulle tasche degli stessi contribuenti. In considerazione di tutti questi elementi, è in arrivo una class action contro il canone RAI in bolletta elettrica, alla quale potranno aderire tutti i contribuenti interessati. Leggi anche: Canone Rai in bolletta, via ai controlli sulla residenza Canone Rai: in vigore il decreto, ma è caos sulle disdette Chi non paga il canone RAI? Le risposte di Virgilio Genio Tutto sul canone Rai Canone Rai, alcuni esempi di chi deve (o non deve) pagare Come pagare la bolletta senza pagare il canone