La Città Metropolitana di Reggio Calabria,Un

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La Città Metropolitana di Reggio Calabria,Un
La Città Metropolitana
Reggio Calabria
di
La Città Metropolitana di Reggio Calabria
Powered by Admin 28 agosto 2016
Chiariamoci le idee sui compiti e le attribuzioni della nuova
città metropolitana
La città metropolitana di Reggio Calabria (città metropolitana
di Rriggiu in dialetto reggino) rappresenta uno dei 10 enti
amministrativi del territorio italiano identificati dalla
legge del 7 aprile 2014 n. 56 recante “Disposizioni sulle
città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di
comuni“.
Gli enti città metropolitane vennero previsti per la prima
volta dalla legge n. 142 sul nuovo ordinamento degli enti
locali dell’8 giugno 1990, artt. 17-21.
Vennero in seguito inseriti anche nell’art. 114 della
Costituzione della Repubblica Italiana, a seguito della
modifica del titolo V della Carta, avvenuta nel 2001.
Nonostante vari tentativi legislativi, le città metropolitane
non hanno mai trovato realizzazione pratica, rimanendo solo
sulla carta, fino alla promulgazione della legge del 7 aprile
2014 n. 56 di cui sopra.
La città metropolitana di Reggio Calabria in particolare era
già stata prefigurata nell’ordinamento giuridico nazionale con
il decreto legge del 5 novembre 2012, n. 188 recante
“Disposizioni urgenti in materia di Province e Città
metropolitane”. [ 1 ]
La soppressione della provincia di Reggio Calabria con la
contestuale istituzione dell’omonima città metropolitana è
stata tuttavia posticipata, in quanto il comune capoluogo (il
cui sindaco, in sede di istituzione della città metropolitana,
dovrà anche assumere l’incarico di primo sindaco metropolitano
in attesa dell’approvazione del nuovo statuto metropolitano)
nell’ottobre 2012 è stato sciolto per infiltrazioni mafiose ex
art. 143 d.lgs. 267/2000 ed è stato commissariato.
Pertanto, l’istituzione della città metropolitana di Reggio
Calabria è rimandata al termine del mandato naturale
dell’attuale presidente della provincia, Giuseppe Raffa, nel
giugno 2016, dopo il quale sarà un “semestre bianco” durante
il quale ci sarà la transizione dalla provincia alla città
metropolitana.[2]Il 7 agosto 2016 si sono tenute le elezioni di
secondo livello per eleggere il primo consiglio metropolitano[3]
successivo all’abolizione della storica provincia.
Comuni metropolitani
La città metropolitana di Reggio Calabria dovrebbe
comprendere, oltre alla città capoluogo di Reggio Calabria, i
seguenti 96 comuni dell’omonima provincia:
Africo
Agnana Calabra
Anoia
Antonimina
Ardore
Bagaladi
Bagnara Calabra
Benestare
Bianco
Bivongi
Bova
Bova Marina
Bovalino
Brancaleone
Bruzzano Zeffirio
Calanna
Camini
Campo Calabro
Candidoni
Canolo
Caraffa del Bianco
Cardeto
Careri
Casignana
Caulonia
Ciminà
Cinquefrondi
Cittanova
Condofuri
Cosoleto
Delianuova
Feroleto della Chiesa
Ferruzzano
Fiumara
Galatro
Gerace
Giffone
Gioia Tauro
Gioiosa Ionica
Grotteria
Laganadi
Laureana di Borrello
Locri
Mammola
Marina di Gioiosa Ionica
Maropati
Martone
Melicucco
Melicuccà
Melito di Porto Salvo
Molochio
Monasterace
Montebello Ionico
Motta San Giovanni
Oppido Mamertina
Palizzi
Palmi
Pazzano
Placanica
Platì
Polistena
Portigliola
Reggio di Calabria
Riace
Rizziconi
Roccaforte del Greco
Roccella Ionica
Roghudi
Rosarno
Samo
San Ferdinando
San Giorgio Morgeto
San Giovanni di Gerace
San Lorenzo
San Luca
San Pietro di Caridà
San Procopio
San Roberto
Sant’Agata del Bianco
Sant’Alessio in Aspromonte
Sant’Eufemia d’Aspromonte
Sant’Ilario dello Ionio
Santa Cristina d’Aspromonte
Santo Stefano in Aspromonte
Scido
Scilla
Seminara
Serrata
Siderno
Sinopoli
Staiti
Stignano
Stilo
Taurianova
Terranova Sappo Minulio
Varapodio
Villa San Giovanni
Comuni maggiori per popolazione
I comuni con più di 10.000 abitanti[4] della città metropolitana
di Reggio Calabria sono:
Stemma
Comune
Popolazione
Reggio di Calabria
183 019
Gioia Tauro
19 858
Palmi
18 898
Siderno
18 238
Taurianova
15 623
Rosarno
14 874
Villa San Giovanni
13 757
Locri
12 480
Melito di Porto Salvo
11 333
Polistena
10 436
Cittanova
10 404
Bagnara Calabra
10 224
Reggio – Consiglio Metropolitano, i
consiglieri: “Abbassare i toni”
venerdì 26 agosto 2016
Fonte
e
link:
http://www.strill.it/citta/2016/08/reggio-consiglio-metropolit
ano-i-consiglieri-abbassare-i-toni/
“Nessuna aggressione politica, nessuna polemica, nessuno
scontro, tanto meno personalizzato come si vorrebbe far
apparire, solamente la volontà di chiarire ciò che sta
avvenendo soprattutto a beneficio dei cittadini che guardano
con grande attenzione, e grandi aspettative, alla nascita di
questo nuovo Ente” .
Inizia così la nota diffusa dai consiglieri metropolitani
Riccardo Mauro, Caterina Belcastro, Filippo Bova, Antonino
Castorina, Salvatore Mafrici, Demetrio Marino, Antonino
Nocera, Filippo Quartuccio, Fabio Scionti, Pierpaolo
Zavettieri, Giuseppe Zampogna e Domenico Giannetta.
“Qui non è una questione politica- continua la nota- ma di
correttezza istituzionale. Non esiste alcuna dicotomia tra
Raffa e Falcomatà. Chi tenta di mettere la questione su questo
piano sta certamente sbagliando il tiro. L’ordine del giorno
votato dal Consiglio Metropolitano è chiarissimo. Siamo di
fronte alla necessità di accelerare l’iter di costituzione del
nuovo Ente, che è guidato da rappresentanti democraticamente
eletti con un affluenza al voto elevatissima, dalla quasi
totalità degli amministratori dei Comuni della Città
Metropolitana.
Siamo convinti che ognuno abbia il preciso dovere di anteporre
sempre il bene delle istituzioni al proprio destino personale.
Crediamo che perpetrare il regime di prorogatio per qualche
decina di giorni o qualche mese non avrebbe alcuna utilità per
l’Ente, ma soprattutto non la avrebbe per i cittadini, che
attendono che la Città Metropolitana entri davvero nel pieno
delle sue funzioni.
Guardiamo a ciò che è avvenuto in altri contesti, ad esempio a
Venezia o Messina, dove il processo di transizione è stato
gestito conferendo agli eletti l’agibilità più assoluta.
Abbiamo affermato chiaramente in Consiglio Metropolitano che
la richiesta di dimissioni nei confronti del Presidente Raffa
non è un’offesa verso la sua persona, ma risponde alla
necessità di accelerare l’iter e conferire pieni poteri alla
Città Metropolitana.
Non ha senso continuare a trincerarsi dietro le debolezze
della Legge Delrio.
Nonostante questa riforma abbia avuto il merito di rispondere
ad una domanda di rinnovamento attesa da anni, è vero che alla
luce dei fatti il testo normativo necessita quantomeno di una
revisione.
Nessuno mette in dubbio che la riforma abbia dei limiti o
delle mancanze da colmare sul piano interpretativo. Lo abbiamo
affermato durante la prima riunione del Consiglio
Metropolitano e lo stesso Sindaco Falcomatà ha sollevato la
questione anche nelle sedi romane.
Ma proprio in virtù di questi aspetti è bene ricordare come
altri Presidenti di Provincia in Italia abbiano superato il
vulnus riscontrato, dimettendosi responsabilmente alla
scadenza naturale del mandato o all’elezione del Consiglio
Metropolitano e consegnando pieni poteri a quest’ultimo ed al
Sindaco Metropolitano, senza che venisse nominato alcun
commissario. Nessun timore dunque, il caso di Venezia è
emblematico. E per citare le parole della ex Presidente della
Provincia di Bologna Beatrice Draghetti, riteniamo che “quando
le norme in vigore sono deficitarie é importante fare di tutto
per compensare una situazione sfavorevole, che danneggerebbe
l’erogazione dei servizi e la sicurezza dei cittadini”.
L’invito dunque deve essere quello di abbassare i toni. Non
c’è alcuna volontà di andare contro, semmai la necessità di
guardare avanti, di rispondere in modo celere ed efficace alle
esigenze che il territorio ci sottolinea. Riteniamo sia il
momento di dimostrare grande compattezza e senso delle
istituzioni. Il Presidente Raffa valuti non perda questa
occasione “.
Città metropolitane, province, unione di
comuni: in vigore la legge Delrio
Fonte
e
link:
http://www.governo.it/approfondimento/citt-metropolitane-provi
nce-unione-di-comuni-vigore-la-legge-delrio/2912
In vigore dall’8 aprile 2014 la legge Delrio (Legge n.56 del 7
aprile 2014 “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle
province, sulle unioni e fusioni di comuni”) che ridisegna
confini e competenze dell’amministrazione locale.
Nel discorso programmatico del 24 febbraio 2014, il Presidente
del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi aveva auspicato
l’approvazione del provvedimento in tempi brevi.
In attesa della riforma del titolo V della Costituzione, le
province diventano “enti territoriali di area vasta”, con il
presidente della provincia eletto dai sindaci e dai
consiglieri dei comuni della provincia. Permangono solo due
livelli amministrativi territoriali a elezione diretta:
Regioni e Comuni. Già alle elezioni amministrative del 25
maggio 2014 non c’è stato il voto per le province, e non sono
stati eletti i previsti 86 presidenti, 700 assessori, 2.700
consiglieri; il risparmio iniziale derivante dall’applicazione
della legge è stimato in 110 milioni di euro.
La legge Delrio prevede la gratuità degli incarichi di:
presidente della provincia, consigliere, componente
dell’assemblea dei sindaci, sindaco metropolitano, consigliere
metropolitano, componente della conferenza metropolitana. La
gratuità decorrerà dalla data di insediamento degli organi
delle Città metropolitane e delle Province.
Dal 1º gennaio 2015, terminata la fase attuativa, l’assetto
istituzionale degli enti locali italiani sarà completamente
rinnovato, con Città metropolitane guidate dai sindaci dei
territori, con enti snelli per l’area vasta provinciale, senza
personale politico appositamente eletto e retribuito, con
incremento di unioni e fusioni dei Comuni, piani di
ristrutturazione e dismissione degli enti e delle aziende non
più funzionali.
Per dare avvio alla fase attuativa, il 14 maggio si è
insediato, presso il Dipartimento per gli Affari regionali
della Presidenza del Consiglio, il tavolo del confronto
istituzionale tra Governo, Regioni, Province e Comuni. Sul
sito del Dipartimento anche una sezione con le risposte ai
quesiti più frequenti dei soggetti istituzionali coinvolti nel
processo di attuazione della Legge, recentemente modificata in
alcuni punti dal decreto- legge 24 aprile 2014 n.66 e dal
decreto-legge 24 giugno 2014 n.90. Precisazioni e chiarimenti
tecnici sulla fase di avvio delle città metropolitane e delle
nuove province sono state fornite con la nota del 23 ottobre
2014 del Ministro per gli affari regionali e le autonomie.
Le Città metropolitane sono: Torino, Milano, Venezia, Genova,
Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria, più Roma
Capitale con disciplina speciale.
Per Reggio Calabria sarà necessario aspettare la scadenza
degli organi provinciali nel 2016.
Le città metropolitane hanno come finalità istituzionali
generali:
– cura dello sviluppo strategico del territorio metropolitano;
– promozione e gestione integrata dei servizi, delle
infrastrutture e delle reti di comunicazione di interesse
della città metropolitana;
– cura delle relazioni istituzionali afferenti al proprio
livello, ivi comprese quelle con le città e le aree
metropolitane europee.
Il territorio della città
metropolitana coincide con quello
della provincia omonima; dal 1º gennaio 2015
le
città
metropolitane subentrano alle province omonime. Gli organi
delle città metropolitane sono il sindaco, il consiglio, la
conferenza. Il sindaco metropolitano è di diritto il sindaco
del comune capoluogo.
Fonte: Ministro per gli Affari regionali / Legge n.56/2014
Dossier del 16 aprile 2014 aggiornato il 15 luglio 2014.
Ultimo aggiornamento il 27 ottobre 2014
Pubblicato il: 16 Aprile 2014
Aggiornato il: 27 Ottobre 2014
Un meritato riconoscimento
alla D.ssa Teresa Marafioti
Un genietto in casa
Powered by:
Fernando Cannizzaro (25 agosto 2016)
Un meritato riconoscimento alla D.ssa
Teresa Marafioti
Non è per esaltare i suoi meriti perchè non ne ha bisogno ma
solo per prendere atto dei suoi successi che coronano un lungo
periodo di studi, di sacrifici e di ricerche.
Nata a Reggio Calabria
dopo aver conseguito
la maturità
scientifica si è
laureata
brillantemente
in Medicina e
chirurgia presso l’Università di Messina e specializzata in
anatomia patologica presso la stessa Università . A 22 anni ha
ottenuto una borsa di studio dalla fondazione “Bonino &
Pulejo” e si è recata in Germania dove ha lavorato per quasi
otto anni presso l’Istituto di Patologia della Free University
di Berlino sotto la supervisione del Prof. Harald Stein – uno
dei redattori della WHO classificazione per le neoplasie
ematologiche essendo supportata come ricercatrice da uno
stipendio
della
Deutsche
Forschungsgemeinschaft.
Successivamente si è stabilita definitivamente ad Oxford e dal
2010 lavora come Primario di Ematopatologia presso il
Dipartimento di Anatomia Patologica dell’ University College
Hospital London.
Recentemente il suo lavoro e’ stato parte di un articolo
pubblicato sulla prestigiosa rivista “Science”.
A Berlino, la Dr Marafioti ha sperimentato la tecnica di
microdissezione che permetteva di isolare singole cellule da
sezioni di tessuto. Utilizzando questa tecnica e’ stato
possible analizzare il riarrangiamento genico delle
immunoglobuline in cellule neoplastiche di linfomi di Hodgkin
e non-Hodgkin. Uno di questi studi le ha consentito di
pubblicare come primo autore un articolo sul New England
Journal of Medicine (1997).
Successivamente, la dr Marafioti ha sviluppato un interesse
per lo studio di diversi fattori di trascrizione che regolano
l’espressione di molecole specifiche per linfociti B e T
dimostrando alerazioni di tali fattori di trascrizione nel
linfoma di Hodgkin (Blood 2001).
Nel febbraio 2000 la D.ssa Marafioti si è trasferita a Oxford
dove ha iniziato a lavorare come membro dell’Unità di
Immunodiagnostica diretta dal Prof. David Y Mason al Nuffield
Department of Clinal Laboratories Science presso il John
Radcliffe Hospital dell’ Università di Oxford guidato dal.
Dal 2001 al 2009 la dr Marafioti e’ stata responsabile di un
progetto di ricerca supportato dalla Leukaemia Research Fund
(LRF) il cui scopo principale è stato quello di caratterizzare
nuove molecole intracellulari come nuovi potenziali marcatori
diagnostici e prognostici per neoplasie ematologiche.
Il lavoro condotto a Oxford insieme a David Mason e al suo
team ha con successo portato a rilevanti publicazioni quali
quello sulla identificazione di un nuovo tipo di linfociti B
che potrebbero rappresentare la controparte normale di alcuni
sottotipi di linfoma (Blood 2003).
L’analisi immunoistochimica di una vasta gamma di marcatori
intracellulari effettuata su sezioni di tessuto in paraffina
consentiva di dimostrarne l’anormalita’ di espressione di tali
molecole nel linfoma di Hodgkin (Blood 2003), confermando cosi
precedenti studi molecolari.
Inoltre, alcune nuove molecole quali: a) PD-1, SAP e ICOS
hanno rivelato di avere importantza
diagnostica per
migliorare la diagnosi del linfoma angioimmunoblastico a
cellule T (Haematologica 2007), e b) l’adapter protein CD2AP
si e’ rivelata utile per la diagnosi di un linfoma molto
aggressivo che deriva dalle cellule dendritiche plasmacitoidi
(Blood 2008).
Nel gennaio 2010 la D.ssa Teresa Marafioti si trasferisce alla
University College di Londra (UCL) dove tuttora lavora come
primario di ematopatologia e dirige il servizio di
ematopatologia presso il Dipartimento di Anatomia Patologica.
UCL le riconosce il titolo di Reader in Haematopathology
conferitole dall’Universita’ di Oxford.
L’attività di ricerca della dr Marafioti e del suo gruppo,
unico a UCL e’ composto da un team di quattro assistenti di
ricerca, riunisce diversi tipi di tecniche che includono
immunoistochimica a biologia molecolare.
Il suo gruppo ha continuato a identificare nuovi biomarkers
applicabili migliorare la diagnosi e prognosi di sottotipi di
linfoma contribuendo cosi allo sviluppo di algoritmi utili per
stabilire trattamenti terapeutici personalizzati per la cura
di alcune neoplasie.
Esempi del suo recente lavoro sono l’identificazione di:
1. a) ICOS per la diagnosi del linfoma angioimmunoblastico
a cellule T (Haematologica 2010);
b) Stathmin – usato per identificare sottogruppi del
linfoma follicolare (Histopathology 2013);
2. c) BRAF (V600E) – possible target diagnostico e
terapeutico per un gruppo di linfomi diffuso a grandi
cellule B che deriva dalla leucemia linfocitica cronica
e conosciuto come sindrome di Richter (Br J Haematol
2014);
3. d) FOXP.1, proteina utile nella distinzione tra
iperplasia benigna follicolare e linfoma follicolare
tipo pediatrico (in corso di pubblicazione);
4. e ) G r a n u l i s y n , è s t a t o u n m a r k e r d i r i l e v a n z a
diagnostica per il linfoma delle cellule NK-T e per un
sottogruppo di linfomi a cellule T nella fattispecie
riconosciuto come Entheropathy-associated Intestinal T
cell lymphoma (EATL).
Il lavoro della D.ssa Marafioti ha portato allo sviluppo di
tecniche uniche come multiplex immunostaining (MMI).
Lo sviluppo di questa tecnica fa parte di studi collaborativi
con diversi gruppi di ricerca, come quelli guidati dai dottori
S. Quezada, C Swanton, M Linch, T Enver, M Pule, H Walczack, T
Meyer e K Peggs a University College London.
Uno di questi studi ha portato a confermare ulteriormente che
l’eterogeneità intra-tumorale, studiata in alcune neoplasie
polmonari, influenzi la presenza di determinati sottotipi di
linfociti T il che potenzialmente puo essere utilizzato per
nuovi approcci terapeutici quali l’immunoterapia
(Science
2016).
La dr Marafioti ha continuato a mantenere attive
collaborazioni accademiche nel campo dell’ematopatologia con i
gruppi di a) Prof. Stefano Pileri (Dipartimento Ematologia e
‘L. e A. Seràgnoli’ Scienze Oncologiche, Università di
Bologna, Italia); b) Prof Harald Stein (PathoDiagnostik
Institut, Berlino, Germania); b) Prof P Gaulard, (Dipartimento
di Patologia, Università di Creteil, Francia; c) Prof. Mariusz
Wasik (Dipartimento di Patologia, University of Pennsylvania,
Philadelphia, USA) d) Prof. Brunangelo Falini (Dipartimento di
Ematologia, Università di Perugia, Italia) ed e) Prof Yasodha
Natkunam (Dipartimento di Patologia, Università di Stanford
Hospital & Clinics, Stanford, Stati Uniti).
Come parte della sua attività di ricerca, il gruppo della
D.ssa Marafioti lavora anche con organizzazioni commerciali al
fine di validare la rilevanza clinica di nuove tecniche per lo
studio di tumori solidi e neoplasie ematologiche. In dettaglio
le collaborazioni commerciali includono: a) Ventana Medical
Systems/Roche Diagnostics (Tucson, Arizona, Stati Uniti
d’America); b) Spring Bioscience (Pleasanton, California,
Stati Uniti d’America); d) ADC Therapeutics (Losanna,
Svizzera); e) Shionogi Inc (Osaka, Giappone) ed f) ROCHE
Global Business Development Medical (Basilea, Svizzera).
Obiettivi futuri:
In
atto,
uno
dei
topics
di
interesse
del
team
e’
l’ottimizzazione di tecniche di multiplex immunofluorescenza
che consente di analizzare su singoli campioni di tessuti piu
di 10 biomarkers con lo scopo di
funzioni e strutture cellulari.
studiare ulteriormente
I risultati saranno analizzati utilizzando la piattaforma di
analisi per immagini di Definiens con i quali il gruppo del
Dott Marafioti ha in corso la collaborazione.
Ulteriori proggetti in crso prevedono l’applicazione di
techniche per l’analisi su sezioni di tessuto di microRNAs
mediante l’uso di RNAscope (ADC, Hayward, CA, USA).
A lungo termine, il team prevede di continuare studi per
l’identificazione e caratterizzazione di biomarker per la
diagnosi e la prognosi di neoplasie ematologiche e non.
Proprio di recente nel mese di Luglio 2016 la dr Marafioti ha
ricevuto il titolo onorifico di “San Procopiese illustre” per
avere fatto conoscere al mondo scientifico la forza della
cultura Calabrese.
https://www.youtube.com/watch?v=l94K65mxa_M
La fuga dei cervelli
A questo punto qualche breve considerazione si impone sulla
fuga dei cervelli dall’Italia. Perchè i migliori cervelli
scappano dall’Italia?
Perchè
in Italia le condizioni di lavoro sono meno favorevoli
degli altri Paesi da tutti i punti di vista: basse
remunerazioni , possibilità di carriera stroncate
e poca
soddisfazione. Fuori dai confini, i nostri ricercatori
riescono a produrre più dei loro colleghi stranieri dando
lustro e orgoglio a quei Paesi che formano meno ricercatori di
quanti ne hanno bisogno.
Secondo quanto si apprende dai giornali (Repubblica)
ogni
anno, circa 3mila ricercatori italiani – dottori di ricerca
che hanno conseguito il titolo accademico – prendono la via
dell’estero.
L’Italia, tra i Paesi europei più industrializzati, esporta
più ricercatori di quanti non ne importi dagli altri paesi.
Per il nostro Paese il saldo è paurosamente negativo: meno
13,2 per cento. In altre parole, perdiamo il 16,2 per cento di
ricercatori fatti in casa che si vanno a confrontare con i
colleghi stranieri e riusciamo ad attrarre il 3 per cento di
scienziati di altri paesi.
Il confronto con le nazioni europee di riferimento è
impietoso. “Per molte altre nazioni europee – scrive la
ricercatrice Brandi – le percentuali sono invece in pareggio,
come per la Germania, o positive come nel caso della Svizzera
e della Svezia (oltre il +20 per cento), del Regno Unito (+7,8
per cento) e Francia (+4,1 per cento). Perfino la Spagna, la
cui economia non brilla certamente, ci tiene a debita distanza
con una perdita.
Come impedire questo fenomeno di fuga dei cervelli?
Una
soluzione potrebbe essere quella di riassorbire i numeri in
esubero e retribuirli adeguatamente altrimenti l’esodo
condannerà l’Italia ad un inevitabile crollo produttivo e
sociale.
Con questo credo di aver dato il mio modesto contributo alla
mia amatissima
cuginetta, Teresa Marafioti, facendola
scorrere attraverso i miei siti sul web.
Un abbraccio da tuo cugino
Fernando
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La fuga dei cervelli
A questo punto qualche breve considerazione si impone
fuga dei cervelli dall’Italia.
scappano dall’Italia?
sulla
Perchè i migliori cervelli
Perchè in Italia le condizioni di lavoro sono meno favorevoli
degli altri Paesi da tutti i punti di vista: basse
remunerazioni , possibilità di carriera stroncate
e poca
soddisfazione. Fuori dai confini, i nostri ricercatori
riescono a produrre più dei loro colleghi stranieri dando
lustro e orgoglio a quei Paesi che formano meno ricercatori di
quanti ne hanno bisogno.
Secondo quanto si apprende dai giornali (Repubblica)
ogni
anno, circa 3mila ricercatori italiani – dottori di ricerca
che hanno conseguito il titolo accademico – prendono la via
dell’estero.
L’Italia, tra i Paesi europei più industrializzati, esporta
più ricercatori di quanti non ne importi dagli altri paesi.
Per il nostro Paese il saldo è paurosamente negativo: meno
13,2 per cento. In altre parole, perdiamo il 16,2 per cento di
ricercatori fatti in casa che si vanno a confrontare con i
colleghi stranieri e riusciamo ad attrarre il 3 per cento di
scienziati di altri paesi.
Il confronto con le nazioni europee di riferimento è
impietoso. “Per molte altre nazioni europee – scrive la
ricercatrice Brandi – le percentuali sono invece in pareggio,
come per la Germania, o positive come nel caso della Svizzera
e della Svezia (oltre il +20 per cento), del Regno Unito (+7,8
per cento) e Francia (+4,1 per cento). Perfino la Spagna, la
cui economia non brilla certamente, ci tiene a debita distanza
con una perdita.
Come impedire questo fenomeno di fuga dei cervelli?
Una
soluzione potrebbe essere quella di riassorbire i numeri in
esubero e retribuirli adeguatamente altrimenti l’esodo
condannerà l’Italia ad un inevitabile crollo produttivo e
sociale.
Con questo credo di aver dato il mio modesto contributo alla
mia amatissima
cuginetta, Teresa Marafioti, facendola
scorrere attraverso i miei siti sul web.
Un abbraccio da tuo cugino
Guarda il video:
Teresa Marafioti – San Procopiese Illustre
Fonte e link: San Procopio News
Fernando
SCORIE RADIOATTIVE SOTTERRATE
NELLE GROTTE DI: Grotteria,
Limina, Gambarie, Canolo,
Locri, Montebello Jonico (100
fusti), Motta San Giovanni,
Serra San Bruno
<007 SCORIE RADIOATTIVE
SOTTERRATE NELLE GROTTE DI: Grotteria, Limina, Gambarie,
Canolo, Locri, Montebello Jonico (100 fusti), Motta San
Giovanni, Serra San Bruno>
Fonte e link: http://www.telemia.it/news.php?news=2127
Un carteggio iniziato almeno dal 1992. Tra gli atti
desecretati sulle “navi dei veleni” e sull’omicidio dei
giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hrovatin ci sono anche quelle
note dei Servizi Segreti con cui viene segnalato l’interesse
delle cosche di ‘ndrangheta nello smaltimento illecito di
rifiuti tossici e radioattivi. Tra gli atti desecretati a
seguito della comunicazione del Presidente del Consiglio dei
Ministri, Matteo Renzi, alla Presidente della Camera, Laura
Boldrini, sono del resto ricorrenti le note di ringraziamento
indirizzate ai Servizi dai magistrati di Reggio Calabria per
la “proficua collaborazione”. Da quelle di Franco Scuderi, a
quelle di Francesco Neri e lo stesso Alberto Cisterna, nella
sua audizione del 1997 (anch’essa desecretata) ne parla.
Tante le note “riservate”.
La prima è del 17 novembre 1992, allorquando gli 007 del
Centro di Reggio Calabria segnalano come i fratelli Cesare e
Marcello Cordì, all’epoca latitanti, avrebbero gestito lo
smaltimento illegale di rifiuti tossici e radioattivi
provenienti da depositi del Nord e Centro Italia,
sotterrandoli lungo i canali scavati per la posa in opera di
tubi per metanodotti nel Comune di Serrata, in provincia di
Reggio Calabria: i rifiuti – è scritto nella nota dei Servizi
– “verrebbero sotterrato, grazie alla copertura dei predetti
fratelli, lungo canali scavati la posa dei tubi del
metanodotto in via di costruzione presso il fiume Mesima e più
precisamente nella contrada Vasi” con camion del Comitato
Autotrasportatori CAARM. Agli atti d’archivio, però, vi sono
anche le parole messe nero su bianco dagli 007 nell’ambito
delle indagini per la cattura del super latitante Giuseppe
Morabito, il “Tiradritto” di Africo, paese della Locride. E’
il 1994, Morabito verrà arrestato solo dieci anni dopo, ma già
in quell’occasione i Servizi segnalano che il latitante, in
cambio di una partita di armi, avrebbe concesso
l’autorizzazione a far scaricare, nella zona di Africo, un non
meglio precisato quantitativo di scorie tossiche e,
presumibilmente, anche radioattive, trasportate tramite
autotreni dalla Germania: “Gli accertamenti e le indagini
tuttora in corso – scriveranno dai Servizi – hanno consentito
di acclarare che l’area interessata allo scarico del materiale
radioattivo sarebbe compresa nel territorio sito alle spalle
di Africo e segnatamente nella zona di Santo Stefano-PardescaFiumara La Verde”. Affermazioni che verranno fatte sulla base
di dati di fatto abbastanza concreti: “In contrada Pardesca è
stato riscontrato un tratto di terreno argilloso rimosso di
recente, verosimilmente, per l’interramento di materiale di
ingombro. Nello stesso tratto è stato rinvenuto, altresì, un
bidone metallico di colore rosso adagiato sul terreno”. Le
notizie verranno comunicate al Ros dei Carabinieri di Reggio
Calabria, che nel 2004 arriverà alla cattura del “Tiradritto”.
Delle scorie, invece, nessuna traccia.
Ma non finisce qui, perché alle fine del 1994 i Servizi
Segreti segnalano l’esistenza di numerose discariche abusive
di rifiuti tossico-radioattivi, ubicate nella zona
aspromontana e nel vibonese, dove esponenti della cosca
Mammoliti avrebbero occultato sostanze pericolose provenienti
dall’Est Europa, via mare e via terra. Anche in questo caso,
la segnalazione verrà girata al Ros.
Gli atti desecretati a marchio SISMI e SISDE parlano anche di
un colloquio informale avvenuto all’inizio del 1995 con il
magistrato Francesco Neri, che coordinerà le indagini sulle
“navi dei veleni” e, in generale, sugli intrighi di natura
ambientale: indagini che avrebbero accertato l’esistenza di un
vasto traffico nazionale riguardante lo smaltimento illecito
di sostanze tossiche e radioattive attraverso il conferimento
in discariche abusive per conto di tre tra le famiglie
storiche della ‘ndrangheta reggina, i De Stefano, i Tegano e i
Piromalli.
Le note dei Servizi parlano addirittura di circa settemila
fusti sparsi nelle discariche del Nord Italia, a opera delle
cosche. Gli 007 arrivano anche a fare una mappatura: “Nella
provincia di Reggio Calabria, i luoghi dove si trovano le
discariche, per la maggior parte grotte, sono: Grotteria,
Limina, Gambarie, Canolo, Locri, Montebello Jonico (100
fusti), Motta San Giovanni, Serra San Bruno (Cz), Stilo,
Gioiosa Jonica, Fabrizia (Cz)”.
Un contesto in cui, oltre a quello di scorie, vi sarebbe stato
anche un traffico di uranio rosso. Segreti che vengono
riemergono a distanza di vent’anni. Lo stesso non può dirsi
delle scorie. E questo nonostante i Servizi Segreti parlassero
di “primi incoraggianti riscontri info-operativi”.
Attivando le proprie fonti, infatti, gli 007 acquisiranno
ulteriori dati: “Le discariche presenti in Calabria sarebbero
parecchie site, oltre che in zone aspromontane, nella
cosiddetta zona delle Serre (Serra San Bruno, Mongiana, ecc.)
nonché nel vibonese.
In quella zona la famiglia Mammoliti, competente per
territorio, avrebbe occultato rifiuti tossici-radioattivi
lungo gli scavi effettuati per la realizzazione del
metanodotto in quell’area”. Rifiuti che – stando alle note dei
Servizi – sarebbero arrivati dall’Est dell’Europa per mare e
per terra: “Il canale via mare prenderebbe il via da porti del
Mar Nero, dove le navi interessate oltre che scorie,
imbarcherebbero droga, armi e clandestini provenienti
dall’India e dintorni; il trasporto gommato proverrebbe da
paesi del nord Europa su tir, anch’essi utilizzati per il
trasporto di droga e armi”.
Fonte : il dispaccio Claudio Cordova
IL NOSTRO COMMENTO: Se dalle indagini effettuate o da
effettuare risulteranno fondate le superiori affermazioni
circa le discariche di scorie presenti in Calabria, il fatto è
di una gravità inaudita. Il Governo e la Magistratura
dovrebbero attivarsi immediatamente e disporre una indagine
accurata per scoprire i colpevoli e condannarli in modo
esemplare. Vergogna!
Giulietto Chiesa: "Gli USA
stanno perdendo il controllo
sul mondo"
Giulietto Chiesa: “Gli USA stanno perdendo il controllo sul
mondo”
Pubblicato il 01 ago 2016
Giulietto Chiesa delinea la crisi che innerva l’attuale potere
americano, attraversato da tensioni interne e spesso incapace
di governare i propri vassalli, a cominciare dalla Turchia.
Dalla presentazione di Putinfobia, avvenuta a Roma il 5 maggio
2016.
Rirpesa: Marcello Michelini
Pandora TV
Classificato 28 pagine del rapporto 9/11 sono la ‘pistola
fumante’ che collegano l’attacco di al-Qaeda con i migliori
livelli del governo saudita, dice l’ex presidente del Senate
Select Committee on Intelligence
Fonte
e
link:
https://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www
.dailymail.co.uk/news/article-3599596/Former-senator-claimsredacted-pages-congressional-report-9-11-smoking-gun-linkterrorist-attacks-levels-Saudi-Government.html&prev=search
• Graham è stato il co-presidente della inchiesta congiunta
del Congresso su intelligence
• Ha chiesto declassificazione di 28 pagine redatte da più di
un decennio
• Bush e Obama amministrazioni si sono rifiutati di unseal i
documenti
• 15 dei 19 dirottatori – e Osama bin Laden – erano tutti da
Arabia Saudita
• Per maggiori delle ultime
www.dailymail.co.uk/Obama
su
Barack
Obama
visitare
Con Hannah Parry Per Dailymail.com
Pubblicato: 19:18 GMT, 19 maggio 2016
L’ex US Sen Bob Graham dice redatto le pagine di un rapporto
del Congresso sulla 9/11 sono la ‘pistola fumante’ necessarie
per collegare gli attacchi terroristici con i massimi livelli
del governo saudita.
Graham, che ha co-presieduto l’inchiesta congiunta del
Congresso sull’intelligenza prima e dopo gli attacchi, ha
chiesto il rilascio delle 28 pagine censurate per più di un
decennio.
‘Potrebbero quelle 19 persone [Settembre 11 terroristi] hanno
effettuato una trama complessa come 9/11, pur mantenendo
l’anonimato, in alcuni casi per più di un anno e mezzo mentre
erano negli Stati Uniti senza avere qualche sostegno?’ ha
detto in un’intervista con Yahoo .
‘Credo che [i giornali sono] una pistola fumante … Penso che i
legami sono così molteplici e forti e rinforzando che è
difficile venire via dalla lettura di tutto questo materiale e
non sentire che ci fosse una rete di supporto e che rete di
sostegno è venuto da Arabia Saudita ‘.
Graham ha parlato dopo Senato ha approvato una legge che
permetterebbe 11 settembre le vittime ei loro parenti per
citare in giudizio l’Arabia Saudita sul suo possibile ruolo
negli attacchi del 2001.
Senatori ha approvato all’unanimità la giustizia contro
Sponsor del Terrorism Act, che ora dirige alla Camera dei
Rappresentanti, dove Speaker Paul Ryan ha espresso riserve.
Il presidente Obama si oppone anche la legge perché avrebbe
essenzialmente rinunciare alla dottrina della immunità
sovrana, che teme potrebbe rendere gli Stati Uniti vulnerabili
ad azioni legali in tutto il mondo.
Molti sono stati lasciati infuriato presso l’amministrazione
di ‘raccordo con l’Arabia Saudita’ il disegno di legge del
Congresso che potrebbe incriminarlo funzionari sauditi per la
peggiore mai attacco terroristico sul suolo americano.
Le famiglie delle vittime sono ora facendo una rinnovata
spinta per declassificare pagine del rapporto del Congresso
838 pagine che ritengono contenere prove chiave che il governo
saudita era legato agli attacchi.
Mentre si è rifiutato di chiamare le pagine redatte un coverup, Sen Graham ha descritto il continuo decisione di tenerli
classificati un ‘inganno aggressivo’.
Graham ha detto che le pagine anche aperto la porta a migliaia
di altri documenti che parlano alla presunta relazione tra
l’Arabia Saudita e il 19 dirottatori.
Il presidente Barack Obama (nella foto stringe la mano al re
saudita Salman bin Abdulaziz Al Saud, il 20 aprile) si oppone
una legge che consente 9/11 vittime a causa Arabia Saudita
perché sarebbe essenzialmente rinunciare alla dottrina della
immunità sovrana
Ha detto che le pagine erano ancora in corso di valutazione da
parte del direttore della National Intelligence James Clapper,
ma l’esame dovrebbe essere completato entro la fine di questa
settimana.
Avrebbero poi andare davanti a un gruppo di agenzie di
sicurezza e governative come l’FBI e Dipartimento di stato per
loro di fare raccomandazioni prima che fosse passato al
presidente che avrebbe l’ultima parola.
Graham ha detto che è cruciale per Obama declassificare le
pagine, non solo per permettere alle famiglie di 9/11 vittime
a chiedere giustizia per i loro cari, ma anche per mostrare
l’Arabia Saudita e altre nazioni che non vi erano conseguenze
di presunto sostenere attacchi terroristici contro gli Stati
Uniti.
Egli ha detto: ‘Penso che i sauditi che sanno quello che hanno
fatto e hanno una buona idea che gli Stati Uniti, almeno ai
livelli più alti, sa quello che hanno fatto e poi non è
successo niente.
‘Hanno interpretato questo come l’impunità e hanno continuato
a finanziare le organizzazioni terroristiche e di formare la
prossima generazione di reclute nelle loro moschee e madrase.’
L’ex senatore è anche la speranza che il nuovo disegno di
legge, che deve ancora essere approvata dalla Camera dei
Rappresentanti e firmata dal presidente Obama, si ‘aprire le
corti di giustizia alle famiglie e le vittime del 9/11.
‘Essa ha anche il potenziale di esporre una quantità enorme di
informazioni relative al coinvolgimento dell’Arabia Saudita in
9/11.’ Ha chiamato il disegno di legge ‘una grande vittoria’.
Graham (a sinistra) ha fatto saltare i funzionari Arabia
Saudita, che ha detto sono contro il disegno di legge Schumer
perché sono preoccupati che i loro legami con i terroristi
9/11 sarebbero stati rivelati. Il ministro degli Esteri Adel
al-Jubeir (a destra) ha detto che il suo paese avrebbe venduto
fino a $ 750 miliardi di dollari in titoli del Tesoro degli
Stati Uniti e le altre attività
Fino ad ora, l’amministrazione Obama ha rifiutato di rivelare
i contenuti delle pagine mancanti e sembra essere lasciando la
decisione al voto del Congresso.
I funzionari in Arabia Saudita come riferito ha detto che
l’amministrazione Obama si vendono fuori centinaia di miliardi
di dollari di asset americani se il Congresso approva una
legge che permetterebbe al governo saudita di essere ritenuta
responsabile per alcun ruolo negli attacchi dell’11 settembre.
L’avvertimento è stato consegnato dal ministro degli Esteri
saudita Adel al-Jubeir il mese scorso durante una visita a
Washington, il New York Times ha riferito.
Il ministro ha detto che il suo paese avrebbe venduto fino a $
750 miliardi di titoli del Tesoro degli Stati Uniti e le altre
attività prima che il disegno di legge li mette in pericolo.
Il disegno di legge dovrebbe togliere l’immunità da governi
stranieri nei casi ‘derivante da un attacco terroristico che
uccide un americano sul suolo americano’.
Candidato presidenziale democratico Hillary Clinton ha
sostenuto la normativa, dicendo: ‘Ovviamente, abbiamo avuto
modo di rendere chiunque che
terrorismo pagare un prezzo.
partecipa
o
sostiene
il
‘Dobbiamo anche essere consapevoli delle conseguenze che
potrebbero influenzare gli americani, sia militare o civile o
la nostra nazione’, ha detto il ABC questa settimana .
Parlando al New York Times , Mindy Kleinberg, il cui marito è
morto nel World Trade Center l’11 settembre, ha detto: ‘E’
sorprendente pensare che il nostro governo avrebbe eseguire i
sauditi sui propri cittadini. ‘
La signora Kleinberg è parte di un gruppo di familiari delle
vittime che spingono per la legislazione contro il paese del
Medio Oriente, ma finora tutti i tentativi di citare in
giudizio il Regno dell’Arabia Saudita hanno fallito.
Il gruppo dice che l’amministrazione Obama ha ‘sempre
schierato con il regno’, e quindi ostacolato i loro sforzi per
imparare ‘la verità sul ruolo di alcuni funzionari sauditi
hanno giocato nel complotto terroristico.’
I funzionari in Arabia Saudita hanno detto che
l’amministrazione Obama si vendono fuori centinaia di miliardi
di dollari di asset americani se il Congresso approva una
legge che permette al governo saudita di essere ritenuto
responsabile per 9/11
Lo scorso settembre, l’ultima causa promossa da famiglie delle
vittime degli attacchi di 9/11, è stato buttato fuori. Un
tentativo precedente nel 2013 non è riuscito anche a fare
alcun passo avanti.
Un giudice degli Stati Uniti ha dichiarato non vi erano prove
sufficienti che collega il paese del Golfo agli attacchi del
2001, che ha ucciso circa 3.000 persone.
Tra le prove respinto stati reclami da parte di un uomo in
custodia che un principe saudita ha contribuito a finanziare
la trama.
Dei 19 uomini dietro gli attacchi, 15 erano cittadini di
Arabia Saudita.
Jim Kreindler e Sean Carter, gli avvocati che rappresentano le
famiglie stanno lottando per avere 28 pagine di un 838 pagine
del rapporto del Congresso sugli attacchi, declassificati come
parte della causa contro il governo dell’Arabia Saudita.
Kreindler ha detto che la Casa Bianca potrebbe fare molto di
più per garantire la trasparenza.
‘L’amministrazione vede la tuta 9/11 famiglie come un ostacolo
al rapporto USA-Arabia’, ha detto NBC News.
Parlando della prossima visita del del Presidente per la
regione questa settimana e l’incontro con il re Salman, il
signor Carter ritiene che l’argomento dovrebbe essere
discusso.
‘Credo che dovrebbe aumentare non solo le 28 pagine, ma le
controversie irrisolte tra 9/11 famiglie e sauditi in
generale.’
Funzionari sauditi hanno minacciato di vendere centinaia di
miliardi di dollari di asset americani se il Congresso approva
una legge che permetterebbe al governo saudita di essere
ritenuta responsabile per alcun ruolo negli attacchi.
L’avvertimento è stato consegnato dal ministro degli Esteri
saudita Adel al-Jubeir il mese scorso durante una visita a
Washington.
Il ministro ha detto che il suo paese avrebbe venduto fino a $
750 miliardi di titoli del Tesoro degli Stati Uniti e le altre
attività prima che il disegno di legge li mette in pericolo.
L’amministrazione ha cercato di fermare il Congresso di
passare la legislazione, un disegno di legge del Senato
bipartisan.
Al-Juberi presumibilmente informato i legislatori durante un
viaggio a Washington che l’Arabia Saudita sarebbe stato
costretto a vendere un pezzo enorme di attività finanziarie
americane sul mercato mondiale, temendo la normativa potrebbe
diventare tribunali e Stati Uniti avrebbero quindi congelare i
beni.
Al-Juberi informato i legislatori durante un viaggio a
Washington che l’Arabia Saudita sarebbe stato costretto a
vendere un pezzo enorme di attività finanziarie americane sul
mercato mondiale
Il Times ha detto volontà di Riyadh per fornire effettivamente
sulla minaccia è discutibile, dal momento che la vendita fuori
quei beni sarebbe tecnicamente difficile e avrebbe danneggiato
il dollaro, contro la quale è ancorata la moneta nazionale
saudita.
Secondo la legge attuale degli Stati Uniti, le nazioni
straniere hanno un grado di immunità da essere citato in
giudizio in tribunali americani.
Il sovrano straniero immunità Act del 1976 è uno dei motivi
per cui le famiglie dell’11 settembre 2001 gli attacchi
terroristici in gran parte non sono riusciti a portare in
tribunale la famiglia reale saudita e beneficenza su sospetto
di sostenere finanziariamente gli attacchi.
Quindici dei 19 uomini che hanno dirottato quattro aerei e li
volato in obiettivi a New York e Washington nel 2001 erano
cittadini sauditi, anche se Riyadh ha sempre negato di avere
alcun ruolo negli attacchi.
Una commissione degli Stati Uniti istituito a seguito degli
attacchi inoltre concluso non vi era alcuna evidenza di
connivenza ufficiale saudita. Tuttavia, la Casa Bianca è stato
sotto pressione per declassare una sezione di 28 pagine del
rapporto che non fu mai pubblicato per motivi di sicurezza
nazionale.
Il presidente Obama deciderà se declassificare i documenti
sigillati entro giugno.
Le cosiddette pagine sono attualmente rinchiusi in un locale
interrato custodito Campidoglio e anche se possono essere
letti da membri del Congresso, le pagine che si dicono per
esporre il collegamento dell’Arabia Saudita agli attacchi,
restano classificati.
Si ritiene le pagine 28 potrebbero far luce sul denaro e le
connessioni utilizzati per finanziare gli attacchi e si dice
per includere le informazioni ‘suggerendo specifiche fonti di
sostegno straniero per alcuni dei dell’11 settembre
dirottatori mentre erano negli Stati Uniti,’ in base alle
l’introduzione del capitolo nel rapporto.
L’ex Florida il senatore Bob Graham ha detto che la Casa
Bianca ha chiarito a lui che una decisione sulle file segreti
sarebbe fatto nei prossimi due mesi.
Graham ha detto Fox News è stato ‘contento che dopo due anni
questa materia è in procinto di prendere una decisione da
parte del presidente’.
L’ex senatore ha da tempo una campagna per i documenti da
declassificati, ma entrambe le amministrazioni Bush e Obama
hanno sostenuto questo modo è stato un rischio per la
sicurezza nazionale.
Outrage: Mindy Kleinberg, il cui marito Alan è stato ucciso
negli attacchi al World Trade Center quasi 15 anni fa, dice
che è ‘stordito che il nostro governo avrebbe appoggiato i
sauditi sui propri cittadini’
Graham e altri critici ritengono che i file espongono
coinvolgimento dell’Arabia Saudita negli attacchi – qualcosa
che il governo degli Stati Uniti ha presumibilmente cercato di
tacere.
I tempi del rilascio potrebbe essere altamente significativo,
con il presidente di dirigersi verso l’Arabia Saudita per
incontrare i leader della regione la prossima settimana.
Senatore di New York Kirsten Gillibrand ha chiesto i documenti
per essere rilasciato prima del vertice che così Obama
potrebbe discutere le conseguenze con il governo saudita.
‘Se il presidente sta andando a incontrare la leadership
saudita e la famiglia reale, pensano che sarebbe opportuno che
il presente documento sia rilasciato prima il presidente fa
quel viaggio, in modo che possano parlare di tutto ciò che i
problemi sono in quel documento,’ Gillibrand detto.
Ha detto a CBS ’60 Minutes che era sicuro di come i sauditi
avrebbero reagito al rilascio, ma ha detto che i membri della
famiglia di 9/11 vittime meritavano di sapere che cosa hanno
detto i documenti.
Il presidente Obama arriverà a Riyadh il Mercoledì per
incontri con il re Salman e altri funzionari sauditi.
Ci sono stati a lungo domande sul coinvolgimento dell’Arabia
Saudita negli attacchi, che ha lasciato 2.977 persone
innocenti morti dopo quattro aerei di linea sono stati
dirottati e si schiantò contro entrambe le torri del World
Trade Center di New York, il Pentagono e un campo in
Shanksville, in Pennsylvania.
Il senatore Kirsten Gillibrand ha chiesto le pagine da 28 a
essere declassificati
A parte i dirottatori, di Al-Qaeda mastermind Osama bin Laden,
ucciso in un raid Usa sul suo covo ad Abbottabad, in Pakistan,
nel maggio 2011, era anche di origine saudita.
Era il figlio di un miliardario saudita con stretti legami con
la famiglia reale del regno.
‘I sauditi sanno quello che hanno fatto. Sappiamo quello che
hanno fatto ‘, ha detto Graham 60 minuti.
‘Ci sono un sacco di rocce là fuori che sono stati volutamente
pressarlo verso il basso, che se stavano girate, ci darebbe
una visione più ampia del ruolo saudita.’
Graham ha aggiunto che crede che i terroristi sono stati
‘sostanzialmente’ aiutato dai sauditi di governo arabi,
finanzieri e di beneficenza.
Casa leader della minoranza Nancy Pelosi chiamato anche per le
pagine da 28 a essere declassificati, dicendo che il rifiuto
di farlo è stato ‘un errore’, come ha aggiunto ai democratici
palificazione pressione su Obama.
‘Ho sempre sostenuto per fornire la massima trasparenza
possibile per il popolo americano in linea con proteggere la
nostra sicurezza nazionale’, ha detto.
Stampa della Casa Bianca Josh Earnest ha detto che non sapeva
se Obama aveva guardato i documenti se stesso sigillati.
Ha confermato i file sono stati in corso di revisione, ma ha
detto che la relazione della Commissione 9/11 hanno trovato
alcuna prova di al-Qaeda di essere finanziato da funzionari
sauditi.
Leggi di più:
• Obama a decidere sulla declassificazione 9/11 documenti
entro 60 giorni | Fox News
• Pressione si basa sulla gestione di Obama di declassificare
9/11 rapporto – CBS News
• www.nytimes.com / …
• Segreti 28 pagine di 9/11 Relazione Sotto Nuova controllo –
NBC News
• ‘This Week’ Trascrizione: Hillary Clinton, Bernie Sanders,
Paul Manafort, e Ken Cuccinelli – ABC News
• www.nydailynews ….
• Il New York Times – Breaking News, World News & Multimedia
IL NOSTRO COMMENTO: Gli attentati dell’11 settembre 2001 sono
stati una serie di quattro attacchi suicidi che causarono la
morte di circa 3. 000 persone, organizzati e realizzati da un
gruppo di terroristi aderenti ad al-Qaida contro obiettivi
civili e militari nel territorio degli USA. All’epoca il
Presidente degli USA era George W Bush. A distanza di 15 anni
ancora vengono fuori documenti per accertare la verità dei
fatti.
Guarda anche:
https://spacepress.info/?s=torri+gemelle&x=0&y=0
http://www.libereriflessioni.it/2011/05/03/osama-bin-laden-lo-
sceicco-del-terrore/#sthash.dFVX00LX.dpbs
Il PM che smaschera i potenti
della 'Ndrangheta
Il PM che smaschera i potenti della
‘Ndrangheta
di Giorgio Bongiovanni
Pubblicato: 05 Agosto 2016
Fonte
e
link:http://www.antimafiaduemila.com/rubriche/giorgio-bongiova
nni/61616-il-pm-che-smaschera-i-potenti-della-ndrangheta.html
La Calabria è una delle regioni dove più si tocca con mano il
problema della povertà e della disoccupazione. Eppure, per il
giro di denaro prodotto, questa stessa regione si qualifica
come la più ricca, superiore persino alla California (lo stato
più ricco degli Usa con un Pil di circa 2,2 trilioni di
dollari). Parliamo di decine di miliardi di euro, cifre da
capogiro di cui però la punta del nostro stivale non vede che
le briciole. Perché quei miliardi sono gestiti in toto dai
capi della ‘Ndrangheta, i veri padroni della Calabria, che
dispongono di pacchetti azionari nelle banche off shore e non
solo di tutto il mondo, e denaro liquido ricavato dal traffico
di droga (in particolare cocaina, di cui le cosche calabresi
detengono il monopolio nel mondo occidentale).
Da tempo ormai la ‘Ndrangheta ha scalato la classifica nel
settore del narcotraffico piazzandosi al primo posto, per anni
occupato da Cosa nostra. Oggi, dai confini dell’ex Jugoslavia
al Portogallo, dall’Alaska alla Terra del Fuoco, la polvere
bianca viaggia per mare, terra e aria sotto l’occhio vigile
dei calabresi.
La ‘Ndrangheta “fattura” ogni anno 70/80 miliardi di euro solo
in traffico di droga. Sono dati in realtà forfettari, ricavati
dai maggiori esperti a seguito dei sequestri di stupefacenti.
Ma molti di più sono i carichi di cocaina purissima che
riescono a passare inosservati, continuando ad alimentare
quello che è il settore criminale di gran lunga più
redditizio.
Oggi la ‘Ndrangheta, per gli attuali assetti, ramificazioni e
disponibilità finanziarie, è l’organizzazione criminale
nostrana più potente, il cui cuore batte a Reggio Calabria,
dove si stima che il numero degli affiliati arrivi alle
diecimila unità (si pensi che a Palermo, quasi quattro volte
più grande del capoluogo calabrese, la densità di affiliati si
aggira intorno alle mille unità).
A Reggio Calabria si sbarca a fatica il lunario, la percezione
della presenza mafiosa è scarsa, e forse proprio per questo è
qui che vengono gestiti immensi capitali finanziari.
Ma è sempre nella stessa città che la Direzione distrettuale
antimafia capitanata dal procuratore Cafiero De Raho (e
precedentemente da Giuseppe Pignatone e da Salvatore Boemi)
sta seguendo alcune tra le inchieste più scottanti che svelano
la vera struttura della ‘Ndrangheta: non così “orizzontale”
come si credeva, ma con una forma che ricorda la Cosa nostra
degli anni ’70, quando a capo della mafia siciliana c’era la
Cupola, la commissione formata dai principali capimafia poi
scalzata dalla furia dei corleonesi di Totò Riina.
E’ Giuseppe Lombardo, sostituto procuratore reggino, che con
le sue inchieste sta facendo emergere la nuova ipotesi del
cosiddetto “sistema circolare integrato”, svelando una
possibile ed inquietante verità: che la ‘Ndrangheta non è solo
un’organizzazione criminale che vota e fa votare, elargisce e
riceve favori, stipula alleanze con personaggi di potere. Ma
che addirittura questi ultimi sono soggetti interni alla mafia
calabrese. E che fanno parte della cosiddetta “cupola
invisibile”, un livello superiore ed occulto agli stessi
soldati delle cosche, della quale fanno parte componenti
“riservati” delle singole mafie.
E’ a questa sfera che apparterrebbe, secondo l’inchiesta
“Mammasantissima”, il senatore Antonio Caridi, il cui nome è
nella lista degli indagati del blitz scattato il mese scorso
per opera della Dda di Reggio Calabria, nello specifico del pm
Lombardo con il coordinamento di De Raho. “Dirigente ed
organizzatore della componente ‘riservata’ della ‘ndrangheta”
di cui “fruiva dell’appoggio, tramite la sua articolazione di
vertice cosca De Stefano in occasione di tutte le
consultazioni elettorali alle quali prendeva parte, dalla
prima candidatura (elezioni comunali 1997) alle elezioni
regionali del 2010”.
Così Lombardo descrive nella richiesta d’arresto la figura di
Caridi, per il quale ieri il Senato ha accolto la proposta
della Giunta per le Immunità di dire sì all’arresto. L’accusa,
per il politico, è di essere parte di quella componente
invisibile alla quale hanno accesso solo quei soggetti apicali
che dettano le strategie della ‘Ndrangheta.
Un livello riservato ben più alto rispetto alle singole e
tradizionali mafie, che cessano di essere “a compartimenti
stagno” per riunirsi intorno ad un tavolo comune. Oggi non
solo le inchieste giudiziarie hanno tracciato lo storico
rapporto d’affari tra mafie, in particolare ‘Ndrangheta e Cosa
nostra, ma si inizia a delineare la possibilità di un legame
ben più profondo, sancito da una cupola che presiede le
organizzazioni criminali e ne detta le strategie.
Una possibile rivoluzione rispetto alle straordinarie
intuizioni alle quali erano giunti, al tempo, Giovanni Falcone
e Paolo Borsellino, quando spiegavano che Cosa nostra a volte
dettava le alleanze, altre subiva quelle date dalla politica.
Allo stato dell’arte lo scenario che sembra prendere forma (e
che verrà vagliato in un prossimo processo) è quello in cui le
organizzazioni criminali possono esercitare il loro potere
solo se la componente invisibile lo consente in base alle
strategie da questa predisposte.
Ecco quindi la ragione per la quale pm come Giuseppe Lombardo
in Calabria e Nino Di Matteo in Sicilia non solo sono
minacciati, ma ufficialmente condannati a morte dalle mafie e,
in realtà, anche dal vero potere che vige in Italia: lo stesso
che Roberto Scarpinato e Saverio Lodato avevano delineato nel
libro scritto a quattro mani (“Il ritorno del Principe” edito
da Chiarelettere). Un sistema che oggi Lombardo e pochissimi
altri giudici iniziano a smascherare.
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link:
http://quifinanza.it/tasse/canone-rai-si-va-verso-la-class-act
ion/71315/
20/06/2016 – Il canone Rai in bolletta elettrica potrebbe
finire con una class action a cui potranno aderire tutti i
contribuenti interessati. Altroconsumo ha infatti impugnato il
decreto attuativo davanti al Tar.
A lasciare dubbi sono le numerose incongruenze contenute nel
decreto, emanato con 4 mesi di ritardo rispetto alla data
prevista, perché il Consiglio di Stato lo aveva bloccato per
norme non formulate in maniera adeguatamente chiara, oltre che
per la mancanza di garanzie sul rispetto della privacy nello
scambio di dati relativi ai contribuenti.
Il decreto è stato inoltre emanato dopo la scadenza per
l’invio di autodichiarazione di esenzione dal canone RAI e a
breve distanza da quella di luglio, quando si inizierà a
pagare il canone RAI 2016 con la bolletta elettrica.
Per l’invio dell’autodichiarazione, il direttore dell’Agenzia
delle Entrate, Rossella Orlandi, ha comunque spiegato che la
scadenza del 16 maggio era “necessaria alle aziende elettriche
per rispettare la scadenza del primo luglio” e che per non
creare troppi problemi ai contribuenti l’Agenzia ha “accettato
anche le dichiarazioni arrivate nei giorni immediatamente
successivi al 16” e ha “cercato di prendere proprio tutti i
dati”.
A tutto questo si somma il fatto che l’autodichiarazione, di
non possesso di apparecchi televisivi per i quali risulti
dovuta l’imposta, ha spostato l’onere della prova sul
contribuente: prima dichiarava il possesso e l’ufficio
preposto inviava il bollettino per il pagamento, ora si parte
dal presupposto che l’imposta sia dovuta a meno che il
contribuente non presenti autocertificazione, sotto propria
responsabilità penale, di non possesso o detenzione
dell’apparecchio.
In più il decreto attuativo, per questioni come i rimborsi per
errato addebito in bolletta, rimanda a successivi
provvedimenti: entro il 3 agosto l’Agenzia delle Entrate dovrà
emanarne uno con le modalità di richiesta di rimborso. Il
meccanismo dovrebbe essere il seguente:
istanze esaminate dallo sportello SAT delle Entrate
(ufficio territoriale di Torino);
entro 60 giorni trasmissione all’Acquirente unico
in altri 5 giorni lavorativi invio alle imprese
elettriche dei dati dei contribuenti per il rimborso;
accredito sulla prima bolletta utile.
Altre perplessità riguardano il fatto che, secondo quanto
sancito dalla Corte Costituzionale, il canone RAI deve essere
finalizzato esclusivamente al finanziamento del servizio
pubblico radiotelevisivo e non dell’azienda. Inoltre le
aziende elettriche non sono agenti di riscossione, sembra
quindi assurdo affidare loro questo compito, per il quale
probabilmente chiederanno anche compensi all’Agenzia delle
Entrate, costi che finiranno per pesare sulle tasche degli
stessi contribuenti.
In considerazione di tutti questi elementi, è in arrivo una
class action contro il canone RAI in bolletta elettrica, alla
quale potranno aderire tutti i contribuenti interessati.
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