Prato Magno numero 1 - Comune di Loro Ciuffenna
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Prato Magno numero 1 - Comune di Loro Ciuffenna
Periodico del Comune di Loro – uscita trimestrale gratuita – Tribunale di Arezzo n.1\2016 del 29.03.2016 – Anno I n° ¼ - Marzo 2016 – www.comune.loro-ciuffenna.ar.it Editoriale En zo Brogi Un giornale tutto dedicato al Prato magno, del quale mi si è chiesto di fare il direttore. Beh, che dire… se non che ne sono onorato e molto contento. Onorato e contento perché, per me che sono nato a Buiano in un mulino di Poggio di Loro, da babbo mugnaio e mamma figlia di pastori transumanti che dalla Maremma portavano i greggi a pascolare sui prati di montagna, il Prato magno è da sempre quel “luogo dell’an ima” che ognuno di noi conserva nell'intimo più profondo. Quello delle origin i, dei ricord i, degli affetti, anche di qualche nostalgia per un mondo che era fatto di poche cose e dove il freddo era freddo davvero – ma che ancora oggi custodisce un grande patrimonio, fatto di natura, tradizioni, sapori, cultura, mestieri… Una grande montagna dalla testa calva, dove svetta la grande croce francescana di ferro, simbolo religioso ma anche punto di riferimento storico e geografico, crocevia di genti e simbolo laico e civile, all’un ione tra le due valli sottostanti, il Valdarno e il Casentino. Davvero una montagna sacra. E poi sono contento perché, in un periodo nel quale i g iornali troppo spesso chiudono, e dove gli spazi d i approfondimento e discussione si rarefanno, schiacciati sotto raffiche di frasi da 140 caratteri, il fatto che si decida di supportare la nascita di un nuovo giornale – e di carta, per di p iù - è una notizia che mi pare parecchio positiva. Lo sarà ancora di più se, come vogliamo , riusciremo a fare d i questo giornale uno strumento per conoscere e valorizzare la nostra montagna, il suo patrimonio e uno spazio di confronto per le sue comunità, che - p roprio co me da secoli fa il Prato magno - le tenga insieme e le unisca. E semp re, visto che da quassù è possibile, con lo sguardo alto e l’orizzonte aperto a 360°. Il nostro Carlo Portelli ospite al Museo dell’Accademia di Firenze Carlo da Loro Lucia Fiaschi – Stefano Luglioli Carlo di Galeotto Portelli della stirpe dei conti della Bordella - Portelli in uso nel Cinquecento ne è una diversa dizione - nacque a Loro ai primi del 1500. Iscrittosi nel 1537 alla Compagnia di San Luca o dei pittori, che a Firen ze raggruppava tutti coloro che svolgevano l'attività di pittore, nel 1539 partecipò alla finitura dei teleri dipinti per Palazzo Med ici in occasione delle nozze di Cosimo I ed Eleonora da Toledo. Al giovane pittore toccò metter mano alla Coronazione di Cosimo da parte dell'imperatore, lasciato incompiuto dal Salviati, che in quell'anno si era trasferito a Ro ma. Fu quello un esordio niente male per un giovane pittore che, dopo l'apprendistato nella bottega di Ridolfo del Gh irlandaio, si trovò a partecipare ad importanti imprese d'arte. valori del Paolo Parig i Nel corso della seduta del 26 gennaio il Consiglio Co munale di Loro Ciuffenna ha deliberato l’adesione alla Carta dei valori del Pratomagno. Il documento vuole essere un impegno morale verso la preservazione e la promo zione delle risorse della nostra montagna. (segue a pagina 4) Moreno Botti La più grande responsabilità che si sente nel ruolo di Sindaco di Loro Ciuffenna è quella di amministrare un territorio bellissimo e ricco d i cultura. Il peso di questa responsabilità va quindi distribuito bene sulle scelte e sulla qualità delle azioni affinché non si tramut i in carico di rottura, ma si sostanzi, all’inverso, in un rafforzamento della struttura portante della Co munità. L’idea di un periodico sul territorio e sulla cultura intitolato al Prato magno nasce quindi dalla volontà di usare, con umiltà, parsimonia ed ingegno, il no me d i questa montagna, luogo spirituale per la vita delle nostre genti, per raccontare non cosa ha fatto l’ammin istrazione, ma come la gente vive ed è vissuta. Il “Prato Magno” utilizzerà tecniche di stampa e diffusione moderne: su siti on-line la prima, via email la seconda. Solo una piccola parte del periodico sarà cartacea, per due motivi : raggiungere chi non ha ancora dimestichezza con i mezzi in formatici e diventare un qualcosa da collezionare e tramandare. Ut ilizzando un po’ di carta, ovvero quanto di più vicino vi è alle nostre foreste, ci sembrerà d i aver inciso nelle cortecce dei nostri alberi lo spirito delle nostre genti. La voce delle frazioni (pagina 5) I cambiamenti climatici: ci riguardano? Fabrizio D’Aprile (segue a pagina 2) Loro Ciu ffenna, uno dei borghi più belli d’Italia, non richiama l’attenzione solo per il paesaggio, per le pievi e le badie sparse nel suo territorio, bensì per la sua gente. Gente forte, operosa, impegnata a migliorare e mig liorarsi, che non dà peso ai sacrifici e alla fatica quando intravede una meta significativa da raggiungere. Proprio in questo ambito è nata l’idea di fare ricerca tra la popolazione e trarre fuori coloro che si sono impegnati in un’attività particolarmente significativa o perché il caso ha giocato una parte di tutto rilievo. Abbiamo in iziato con le donne perché il primo nu mero del gio rnale uscirà a marzo e l’8 di questo mese è un giorno di memo ria per un evento che ha segnato il genere femmin ile, ma è nostra intenzione continuare e far conoscere alla co munità il valore d i donne e uomini che assumono la fo rza dell’esempio. Il tema dei cambiamenti del clima ricorre periodicamente nell’informazione pubblica, ma quanto ci interessa da vicino? Soprattutto, è cosi rilevante rispetto ad altri problemi che provano duramente la vita individuale, sociale ed economica di oggi? La risposta è sì, i cambiament i climatici sono una delle maggiori preoccupazioni del nostro tempo e di quelli futuri. Lo testimoniano prima il Protocollo di Kyoto del 1997, poi la Conferen za di Montreal sul clima (2005), sino ai giorni recenti con la Conferen za d i Parig i (COP21) del 2015 ed anche una pietra miliare nella storia della Chiesa, la recente enciclica “Laudato Si” d i Papa Francesco su clima e b iodiversità. (segue a pagina 3) (segue a pag.3) La Tramontana di San Giustino (pagina 6) Il Pratomagno è la mia casa naturale (pagina 6) Donne che lasciano un segno Raffaella Simonti La Carta dei Pratomagno Prato Magno Prato Magno Marzo 2016 CARLO DA LORO Pietà (Compianto sul Cristo morto) (foto in basso) Olio su tavola, cm. 170 x 137, firmato e datato 1561, chiesa di Santa Maria Assunta. La tavola p roviene dalla Confraternita della Misericord ia di Loro Ciuffenna. Solo nel 1998, in occasione dei restauri venne alla luce la data di esecuzione, il 1561, e la firma del p ittore. Il dipinto raffigura il Cristo in Pietà adagiato sulle ginocchia della madre, il medesimo adottato da Michelangiolo per la Pietà vaticana. Colpisce qui la libertà compositiva del nostro per l'allargarsi delle braccia della madre a includere, nel gesto di dolore, tutto il corpo abbandonato del fig lio. (segue dalla prima pagina) Intorno alla metà degli anni '40 del Cinquecento dipinse una tavola con la Madonna e i Santi Lorenzo e Cecilia per la Pieve di Santa Cecilia a Decimo , una Crocefissione tra i Santi Benedetto e Francesco oggi nel Museo del Cenacolo d i San Salvi e la Trinità per la chiesa fiorentina di Santa Felicita. Nel 1548 Portelli, che comunque risiedeva a Loro, prese bottega a Firenze in via del Cocomero (oggi via Ricasoli), e dal 1552, in seguito alle nozze con Lucia d i Vittorio Torelli, ebbe casa a Firen ze in via Nuova di Ognissanti, dove nacque il figlio Alessandro, suo primogenito. Le nozze tra Margherita, sorella di Lucia, e l'orafo ro mano Pierpaolo Galeotti consentirono a Carlo l'accesso alle novità che costui portava dalla Francia, dove aveva vissuto, e in particolare alle bizzarre invenzioni del Rosso Fiorentino, che influenzò grandemente il nostro dacchè, intorno alla metà del secolo, Allegoria dell’Immacolata Concezione ebbe Carlo con questi familiarità. A partire dal 1555, e per una decina di anni, Portelli è assai attivo, e le commesse, molte ed importanti, fioccano, segno che la sua pittura incontra il gusto della colta committenza dell'epoca. Nel 1555 firma e data l'Annuciazione della Vergine per la ch iesa di Santa Maria Assunta di Loro, nel 1557 compie il lodato Martirio di San Romolo per la ch iesa di Cestello - oggi Santa Maria Maddalena dei Pazzi - nel 1561 dip inge il Compianto sul Cristo Annunciazione della Vergine (foto in prima pagina) Olio su tavola, cm 217 x 165, firmato e datato 1555, chiesa di Santa Maria Assunta. Si tratta di una tavola centinata, a lungo ignorata dalla critica, che è stata ampiamente rivalutata come uno dei capolavori del nostro a seguito dei restauri portati a compimento nel 1988, che ne hanno evidenziato le qualità compositive e la v ivacissima tavolozza. Certamente memore delle invenzioni del Rosso Fiorentino, che Carlo ben conosceva, appare ardita nella co mposizione, con l'imperios a gestualità dell'Angelo Annunziante, la bella torsione della Vergine e lo slancio dell'A ltissimo. Di grande fascino è la cromia, con il rosa acceso della veste di Maria a contrasto con il verde scuro del manto, e con i vivacissimi toni aranciat i delle ves ti dell'Angelo. In basso è visibile una figura maschile - dall'ab ito forse un chierico – fo rse il co mmittente della tavola. Lucia Fiaschi - Stefano Luglio li Morto, ancora per Loro, destinato alla Co mpagnia della Misericord ia, e nel 1566 firma e data l'Allegoria dell'Immacolata Concezione, oggi nella Galleria dell'Accademia, ma in origine destinata alla chiesa di Ognissanti. Nel 1563 si era iscritto alla neonata Accademia dell'arte del Disegno. L'Accademia, espressione della volontà del Granduca, organizzata e condotta da Giogio Vasari e da Vincenzo Borghin i, fu un organismo di assoluta rilevanza polit ica. Vi erano iscritti eminenti personalità dell'arte, e coloro che ne facevano parte acquisirono ruoli predominanti per l'organizzazione delle imp rese d'arte varate nel Granducato. I ruoli istituzionali che Portelli vi ricoprì, da festaiolo nel 1567, a consigliere tra il 1569 e il 1570, a console del 1572, tracciano il profilo di una carriera di alto profilo art istico e istituzionale. Proseguì dunque la sua carriera ottenendo sempre commesse di rilievo: fu incaricato assieme ad altri artisti di fama dei lavori per l'apparato per le nozze di Francesco I con Giovanna d'Austria, e si occupò dell'Adornamento del canto di Ognissanti; nel 1669 dipinse la Restituzione della Croce per la chiesa di Santa Maria Assunta a Olmi d i Borgo San Lo renzo, e venne - ma oramai era an ziano - coinvolto nell'imp resa collettiva dello Studiolo del principe Francesco in Palazzo Vecchio: «Carlo da Loro ha fatto un ovato che mi par una tavoluccia per un boto, ma egli è vecchio e fa quel che può», scriveva Borghini a Vasari. Si era infatti già al 1572, e Carlo , nominato console dell'Accademia, rinunciò alla carica, forse perchè si sentiva troppo anziano. Morì a Firen ze il 13 ottobre del 1574, e fu sepolto nella ch iesa di San Pancrazio. Carlo Portelli: Pittore eccentrico tra Rosso Fiorentino e Vasari. Con questo titolo è stata aperta il 22 d icembre 2015, alla Galleria dell’Accademia di Firen ze, una mostra sul nostro pittore lorese. La mostra, che avrebbe dovuto chiudere il 30 aprile, è stata prolungata fino al 30 giugno 2016. Sono state raccolte oltre cinquanta opere, tra le quali spiccano L’annunciazione della Vergine e La pietà, capolavori esposti nella parrocchia di Santa Maria Assunta di Loro Ciuffenna. È per rendere omaggio all’artista che abbiamo voluto inserire in questo numero un lavoro speciale dedicato alla sua figura. 2 Prato Magno Marzo 2016 I cambiamenti climatici: ci riguardano? (segue da pag.1) Fabrizio D’Aprile No, è vero assolutamente il contrario: il clima è sempre camb iato e continuerà a farlo: si pensi al periodo del Carbonifero, all’era dei dinosauri, alle ere glaciali e altre. Non c’è quindi da stupirsi o merav igliarsi. Uno dei problemi dei camb iamenti di o ggi è che avvengono in modo estremamente rapido, molto più di quanto i sistemi terrestri sembrano in grado di adattarsi o di sostenere. E “sostenere”, in questo caso, spesso vuol dire il modo e l’entità di co me noi usiamo la risorsa “Terra” dal livello locale a quello planetario. Infatti, il fun zionamento è un tutto unico, complesso quanto si vuole, ma unico. In Italia, co me altrove, la crescita della temperatura accelera vistosamente dagli anni ’80 in poi. Ben maggiore rispetto a quella della metà degli an ni 1840-1850, allora si che era ben più freddo … e infatti quelli sono gli anni che segnano convenzionalmente la fine del così detto “Piccolo Glaciale Medioevale”. Cosi, se si legge la Storia del nostro Paese considerando l’amb iente e il clima, ci si accorgerà che forse la permanenza dei Longobardi ad esempio nel Ch ianti, dei No rmanni in Sicilia o l’uso cosi diffuso dell’abete bianco da parte dei Monaci dovrebbe considerare le condizioni climatiche più ben fredde delle attuali e con periodi di neve e freddo intensi più lunghi nel centro e nord Europa. Senz’altro il Prato magno, con la sua variabilità di alt itudine, geomo rfologia e localizzazione geografica, ci potrebbe raccontare molte cose al riguardo. Fig. 1 Durante la seconda guerra mondiale, le temperature erano tra le più alte del secolo: solo nel decennio del 1870 si era arrivati quasi a questi valori. Dag li anni ‘50 in poi, le temperature in Italia hanno continuato a diminuire ma mai sino a valo ri più bassi di quelli degli anni ’30. Po i, negli anni ’80 esse hanno ricominciato a salire e tutt’oggi continuano senza riabbassarsi come invece accadeva dopo i picchi dei decenni precedenti. Questo accade anche da noi, qui in Toscana (Fig.1), che mostra l’andamento della temperatura med ia annua e delle med ie settennali a Camaldoli dal 1885 al 2014 (Autore: D’Aprile F.). Qu i, addirittura, si vede che dalla fine del 1800 fino agli anni ’30 le temperature calavano ma, da allora, hanno iniziato a salire in modo deciso e costante soprattutto dagli anni ’70 in poi. Intanto, cosa ci dice tutto questo? Molte cose, ad esempio che le tecniche e i modi di usare il nostro territorio e le sue risorse non possono essere nostalgie del passato ma occorre adeguarsi a questo nuova condizione climat ico-amb ientale ed accettare che i cambiamenti cu i assistiamo possono essere visti non solo come danni e peggioramenti ma anche come opportunità di rinnovamento, progresso e ricostruzione nel vivere la nostra terra, cioè un’occasione importante di sviluppo sostenibile. Donne loresi che lasciano il segno (segue da pag.1) Imprenditoria come storia di vita Raffaella Simonti Scarpe, una storia d’amore Piccola, figura sottile, sguardo fiero, voce chiara, un sorriso che la raccoglie tutta. Questa è Roberta, l’ideatrice di Chaca, la scarpa che dalla Setteponti fa il giro del mondo. Aveva 13 anni Roberta quando percepì lo strano fascino della scarpa. Non se ne spiegava il motivo, ma se la sentiva attaccata alla pelle. La mattina a scuola per l’ult imo anno di avviamento professionale , nel pomeriggio da Bigazzi a imparare i segreti della scarpa. Le dava emozione toccare la pelle, p iegarla, annusarla . Nel laboratorio c’era un ragazzo , Loren zo. I loro sguardi si incrociavano. Roberta Bellini, Loren zo Mealli e Sergio Goretti nel 1967 in un fondo preso in affitto aprono un laboratorio e prende il v ia la scarpa Charlotte. Ai tre l’anno successivo si unisce Valeriano Bidin i come modellista e la piccola azienda diventa autonoma. Lavorano senza sosta. Qualche anno dopo si trasferiscono a Malva nella sede attuale. E’ così grande che fa loro quasi spavento. Roberta ha 17 anni, la più piccola, ma è lei l’an ima del gruppo. Il responsabile commerciale torna sempre con buone notizie. Ormai padroni delle tecniche di lavorazione aprono la porta ai ragazzi del paese e si fanno maestri. Sicco me gli apprendisti hanno bisogno di tempo per imparare, Roberta, Loren zo e Sergio li suppliscono dove loro non arrivano. Nel 1973 la d itta riceve dalla Confindustria il Premio Qualità. Dentro la fabbrica l’at mosfera è amichevole, do mina però un motto: sorriso e rigore. Imparano tutti da quella piccola donna che si alza ogni mattina alle 5, che alle 5.30 è già in fabbrica ad accendere le macchine e che resta là finché il lavoro della giornata non è finito. Anche fino a mezzanotte. Il Calzaturificio Charlotte diventa Chaca, un’abbreviazione del nome precedente. Il successo continua. Il numero dei dipendenti ha superato le 50 unità. Dall’artig ianato sono passati all’industria. Aumenta anche il numero di coloro che lavorano all’esterno. Nel 1986 ricevono la visita di un collaboratore di Ferragamo, che guarda, osserva, controlla con molta attenzione. Seguono telefonate e incontri. Da questo momento Chaca lavora solo per Ferragamo in un rapporto di stima reciproca. Il 29 novembre 2008 il Consiglio Provinciale d i Arezzo premia Roberta Bellin i per la sua attività nell’azienda manifatturiera. Oggi, con i suoi 65 dipendenti in organico, le 450 paia d i scarpe che escono ogni giorno dai suoi cancelli, il Calzaturificio Chaca è una delle grandi realtà imp renditoriali del Valdarno Superiore e si prepara a festeggiare il cinquantesimo della sua fondazione. Ma ancora oggi alle 5.30 del mattino Roberta è là pronta ad accendere le macchine. Tuttavia il lavoro senza sosta che caratterizza la sua vita non l’ha fatta diventare sorda al dolore degli altri. E’ attiva nell’Unitalsi e ogni anno, insieme a Loren zo, consuma una delle sue tre settimane di ferie con i ragazzi portatori di handicap a Loreto o a Lourdes. Insieme alle sue donne, che ormai coinvolte regalano un po’ del loro tempo, lavora per il Calcit. Patrizia Borgheresi, da alcuni mesi presidente nazionale della Uniontessile-Confapi, sorride fiera. Non è stato facile, mi dice, arrivare a Ro ma da Loro Ciuffenna. La sua storia ha ormai più di trent’anni. Era il 1985 e aveva due figli piccoli da accudire quando decise di cambiare lavoro. Puntando sulle conoscenze acquisite in una piccola azienda di abbigliamento fece un’indagine nel territorio e riuscì a trovare nella periferia aretina una fabbrica che produceva sacchette da imballo per abbigliamento e calzature che le permise di lavorare nella rimessa di casa sua. Il lavoro le piaceva. Cinque anni più tardi, ormai pronta e sicura e più libera dagli impegni familiari, decise di in iziare la grande avventura. Affittò un locale più spazioso, assunse alcune giovani donne, cui lei insegnava i segreti del mestiere e iniziò a prendere contatti diretti con le grandi aziende del mercato italiano. Chiedeva incontri e presentava con sicurezza i suoi prodotti. Quando ricevette il primo ord ine, ebbe un attacco di panico, ma durò un attimo . Una dopo l’altra le grandi firme arrivavano tutte. Acquistò un fabbricato sullo stradone di Loro. Nel 1997 dall’Art igianato passò all’Industria. Il numero dei suoi collaboratori si era attestato sulle 15 unità. Sorrideva alla vita, ma con il nuovo millennio il mercato subisce camb iamenti. La concorrenza si fa più infida, la globalizzazione incalza. I suoi clienti iniziano a guardare oltre i confini e non danno peso alle distanze. Cercano la convenienza. Patrizia non si piega alla sorte. Nel 2003 va in Cina, poi in Turchia, l’anno dopo in Pakistan. Deve trovare la materia prima per le sue sacchette, il cotone, a un prezzo più favorevole, perché vuole offrire ai suoi clienti, oltre alla qualità, quella convenienza che loro cercano nelle ditte straniere. Se pur con diffico ltà, ci riesce. Lentamente l’attiv ità rip rende i suoi rit mi, il numero dei collaboratori non ha subito variazioni, anzi fa parte dei suoi obiettivi mantenere lo stato attuale. Quando gli ordin i richiedono un numero maggiore di lavoranti, si appoggia a una fabbrica in Albania, già testata e conforme ai suoi metodi di lavorazione. Patrizia cura da sola la ricerca d i mercato e la progettazione dell’immagine secondo gli schemi ricevuti dai clienti, i collaboratori si preoccupano della realizzazione dei prodotti in tutte le loro componenti. Nel corso degli anni la produzione si è notevolmente ampliata. Patrizia è imprenditrice non solo fattuale, ha capito la dinamica della picco la industria e la sua logica e si mette a disposizione degli altri. Nel 2001 entra nella Confapi Firenze. Quando la Confederazione subisce una ristrutturazione e diventa Nuova Confapi, Patrizia viene eletta presidente. Le sue qualità sono tali da richiamare l’attenzione di o rgani superiori e il 2 dicembre 2015 l’imprenditrice lorese diventa presidente nazionale della Uniontessile-Confapi. Si è appena concluso a Firenze l’evento internazionale, da lei organizzato, Il mondo a portata di PMI che ha avuto come obiettivo l’incontro della piccola e med ia imp resa con i compratori stranieri. 3 Prato Magno Marzo 2016 Il turismo a Loro Carta dei Valori del Pratomagno (segue da pagina 1) Nico letta Cellai Paolo Parig i Questo documento, redatto dal nostro Comune, da Ort ignano Raggiolo e l’Un ione dei Co muni del Casentino, ha nelle sue premesse la volontà delle parti aderenti di promuovere, curare e valorizzare le identità naturali e socio-culturali della nostra montagna. La carta è co mposta da dieci art icoli, che ne fissano intenti e finalità. Centrale è il tema della preservazione della conoscenza del territorio, delle sue risorse e delle sue necessità. I soggetti promotori si impegnano a mantenere i valori della tradizione e a favorire l’insediamento di nuovi abitanti, partendo dal presupposto che la montagna deve restare un luogo vivibile. Viene riconosciuto ai borghi il loro valore strategico, come presidi per il mantenimento dell’assetto idro-geologico e come centri per lo sviluppo economico, per conservare il territorio accessibile ai suoi abitanti e visitatori. Sarà fondamentale per tale scopo il sostegno dato alla mob ilità, mantenendo intatti i sentieri, le strade e i percorsi storici. Verranno favoriti gli studi sull’amb iente e la raccolta di dati, appoggiandosi di volta in volta agli enti competenti, come università e centri di ricerca. Al documento hanno già aderito molte associazioni sportive e di animazione culturale, appartenenti ai due versanti. Proprio a loro è dedicato un articolo della carta, che le vede protagoniste della promo zione turistica, del coinvolgimento a scopo didattico e della conservazione della flora e della fauna locale. Intenzione degli enti fondatori è anche quella di favorire e mettere nelle giuste condizioni di sviluppo le attività commerciali che vi si affacciano, o che lo faranno in futuro. Altro valore che si è voluto condividere è quello dell’ospitalità. Principio che appare quanto mai essenziale per pro muovere il turismo attraverso pubblicazioni, eventi e il coinvolgimento delle co munità che popolano la montagna e dei visitatori che la vorranno conoscere. Alla stesura è seguita una revisione, all’attenzione delle associazioni che vivono la montagna e dei vari comitati delle frazioni valdarnesi e casentinesi. Il fine principale della Carta dei valori del Pratomagno è quello di radicare nelle nostre coscienze la convinzione che il nostro territorio è un bene prezioso, che ci appartiene da sempre e per sempre dovrà essere amato e custodito. (documento disponibile sul sito del Comune, negli atti del Consiglio Comunale del 26\01\2016) Rifiuti Paolo Parig i La questione dello smaltimento e della gestione dei rifiuti è quanto mai centrale negli ult imi anni, sia in amb ito nazionale, che nelle picco le realtà locali. I contenitori d i rifiut i sono una parte vera e propria dell’arredo urbano delle nostre comunità. Sta al buonsenso di chi li usa e di chi li gestisce far si che questi non diventino uno scempio del paesaggio cittadino. L’arte del buon conferimento nasce dalla base imprescindibile del senso civico e della buona informazione. Smaltire i rifiuti in maniera corretta va a vantaggio della qualità della v ita e permette di controllare il costo dei servizi. Sotto questi aspetti ricade il problema sempre costante dell’abbandono dei rifiuti. Troppo spesso vediamo le nostre campagne deturpate da materiale di ogni genere, gettato con noncuranza dalla mano incivile dei soliti ignoti. Questo malcostume ricade su tutta la popolazione sia a livello morale, sia a livello economico. Il gestore unico dell’ATO Toscana Sud, ovvero SEI Toscana, offre oggigiorno strade diverse per la gestione di quei rifiut i non conferibili nei cassonetti stradali. Il primo è il conferimento nei centri di raccolta, situati in via Luciano Lama a Centro di Raccolta Loro Ciuffenna Via Luciano Lama L'Italia turistica è pro mossa a pieni voti da Expert system, leader in gestione delle informazioni, specializzata in ricerche socioeconomiche e dei co mportament i collettivi che ha presentato il Rapporto della percezione turistica. Il rapporto sintetizza il risultato dei contenuti di 570.000 post in lingua inglese pubblicati sui social media da persone che sono state in vacanza nel nostro paese nel 2014, in una scala sistemica imp iegata con valori da 1 a 100. Il risultato è 77, un valore ottimo , considerando che il valo re d i riferimento di buona percezione turistica in izia a quota 60. Tra g li elementi d i maggior successo risultano la ristorazione, la possibilità d i socializzazione offerta dalle p iazze e dai centri storici, lo shopping e la qualità dell'industria dell'ospitalità. Le località vincenti propongono un mix di bellezze paesaggistiche, interessi storico-artistici, offerta enogastronomica e alberghiera d i qualità. Una fotografia questa che rappresenta, per gli aspetti generali, la capacità di offerta culturale e turistica del Co mune di Loro Ciuffenna, che non è confinata solo nei musei e nelle opere d'arte, ma in qualcosa di intangibile, di estremamente accattivante che invita i visitatori e gli ospiti a tornare in questo attraente paese, rappresentato dalla sua autenticità, dalla co mplessità delle sue tradizioni e della sua storia. Con le circa 40 strutture ricettive, tra alberghi, residence, bed and breakfast, e case vacanza, questo Comune offre una possibilità di soggiorno varia e offerte di cantine, fattorie, ristoranti e anche di piccole botteghe, che Martedì Giovedì Sabato 17 - 19 17 - 19 La tabella riporta il numero delle presenze sul territorio per gli anni 2013 e 2014. Vengono evidenziati i dati dei mesi estivi e il totale dei due anni, ricavando poi le relative percentuali di aumento o diminuzione del flusso turistico. Facendo la media tra presenze di turisti italiani e stranieri, si può notare come il dato finale abbia evidenziato una tendenza all’aumento delle presenza sul territorio, nonostante il numero degli italiani sia in calo. 14 - 17 Centro di Raccolta località San Gi ustino Val darno Nei pressi del Campo sportivo Martedì Giovedì Sabato 10 - 12 10 - 12 10 - 13 Loro Ciuffenna e a San Giustino nei pressi del Campo Sport ivo. In secondo luogo, è possibile per tutti i cittadini rich iedere la raccolta dei rifiuti ingo mbranti a do micilio , chiamando l’apposito numero verde (800-127484) o co mp ilando il modulo di rich iesta online sul sito di SEI Toscana (www.seitoscana.it). Questo servizio costa € 24,40 a chiamata, cifra che viene equamente distribuita tra tutte le utenze. Questo vuol dire che non è il richiedente a caricarsi l’intero importo, ma esso viene accorpato al conto annuale del servizio e successivamente diviso tra tutti i cittadini. Nel malaugurato caso di abbandono rifiuti all’interno del vendono prodotti che conservano il ricordo e i sapori di un tempo. Le possibilità di escursioni offerte dalla vicinanza delle maggiori città d'arte sono da aggiungersi alle attrattive locali, rappresentate dalle visite al centro storico di uno dei Borghi p iù belli d'Italia, dalle possibilità culturali diversificate, dalle residenze storiche e dai relais chateaux, alle splendide ristrutturazioni di case coloniche e appartamenti dei borghi arroccati sulla montagna. L'offerta enogastronomica è una continua scoperta, le peculiarità dei vini, dei prodotti agricoli e delle ricette gastronomiche sono davvero notevoli in quantità e qualità. Le possibilità d i escursione offerte da luoghi d’arte come il Museo di Venturino Venturi, la chiesa dell’A rcipretura che ospita due opere significative d i Carlo Po rtelli e la magnifica Pieve di Gropina sono di primissimo livello. Un discorso a parte merita il Prato magno, montagna dal fascino inusuale, che ci suggerisce di camminare con lentezza per i suoi 60 km di sentieri C.A.I., gustare il silenzio dei suoi antichi borghi montani, d i salire in quota ammirando gli ampi panorami offert i dai prat i d'altura e facendosi ammaliare dai silenzi, dalla solitudine e dalla struggente bellezza di questi amp i spazi. Insomma un contesto turistico dalle tante sfaccettature, capace di offrire mo lteplicità d i aspetti, ma anche qualità della vita, sapori veri d i una terra ospitale e autentica. Dopo un anno di flessione rappresentato dal 2013, gli arriv i e le presenze turistiche iniziano a risalire, soprattutto per quanto riguarda i turisti stranieri che compensano la netta perdita dei turisti connazionali. Il dato totale reg istra un incremento ben superiore al dato nazionale attestato a 1,1 %. territorio co munale, possono effettuare la segnalazione al gestore sia il Co mune stesso, sia qualunque cittadino noti il problema,utilizzando il numero verde o contattando gli uffici co munali. L’abbandono oltre ad essere un segno grave d’inciviltà, diventa anche una scelta economicamente svantaggiosa per il cittadino. Il costo a carico della cittadinanza è notevolmente più alto rispetto al rit iro do miciliare. Questo viene determinato di volta in volta, a seconda del materiale, del peso e del tipo d’intervento che il gestore deve effettuare. Co me il costo del ritiro a domicilio e quello del conferimento ai centri di raccolta, anche quello dell’abbandono è ripartito sull’intera collettività: ogni conferimento, dal più piccolo al più grande, effettuato con tutte le modalità concepite, ricade sulla bolletta di tutti i cittadini. Sta quindi nel buon senso civico conferire i rifiuti nella maniera più corretta, differen ziando al massimo e ponendo attenzione su come e dove sia corretto depositare la nostra spazzatura. Tenendo alto questo livello d i attenzione, non potremo che guadagnarne in salute, decoro e anche sotto l’aspetto economico. 4 Prato Magno Marzo 2016 La voce delle frazioni Trappola Il Giardino Botanico della Trappola Teatrappola Modine Amicizia in palloncino Beppe di’Chiari Da Loro partivano numerose mu lattiere che si arramp icavano su per i boschi verso il Pratomagno. Guardando il monte, sulla destra del Ciuffenna, passando per il cosiddetto Salto della lepre si raggiungeva e si raggiunge tuttora il Molinaccio , piccolo mondo dove abito io, un montanaro poeta e artista, appassionato ricercatore di storie e realtà locali. La storia che sto per raccontare forse non la ricorderà nessuno. Nel mese di luglio 1978 trovai nei pressi di Fabriola i resti di un palloncino colorato con attaccato un rotolino di carta. Dato che nella l’unica risposta. Seguivano alcune informazioni sulla sua famig lia, diceva che Cristiano era orfano di padre e che considerava questo messaggio venuto dal cielo. Avendo vissuto io stesso da giovane questa triste esperienza, colsi l’occasione per fare sentire a questo bambino la mia più sentita vicinanza e g li scriss i una poesia: Successivamente giunsero lettere dalla scuola e dal co mune di S. M ichele e con l’interessamento dei sindaci dei due paesi, il 23 maggio 1983, ben 175 persone di Loro Ciuffenna, a bordo di tre pullman ed uno scuolabus del Co mune, valicarono l’Appennino, invadendo il centro di Sassuolo. L’accoglien za fu grandiosa, come se veramente si fosse venuti dal cielo.. Un modo nuovo di guardare il bosco Simonetta Bartolin i Danilo Lanini Era l'estate del 1997 quando, grazie all'intraprendenza e all'intuizione di Roberto Becherucci, presero letteralmente vita i personaggi e le situazioni nate dallo spirito creativo e ironico di Alberigo Baron i. Alberigo aveva vissuto la prima infan zia in Normandia, dove era nato. Quando la famig lia rientrò nel paese d’orig ine, il bambino si trovò immerso in una realtà del tutto diversa, che iniziò a guardare con occhio curioso e indagatore. Da grande sentì il desiderio di fissare sulla carta i suoi ricord i, i personaggi, le storie, i mod i di dire, perché, col passare del tempo, non perdessero i colori e il calo re del vissuto. Nasce così Teatrappola, su un palco scarno, con un canniccio intorno a fare da scena, ma col calore dei suoi personaggi, con l'entusiasmo dei suoi interpreti: trappolini neofiti ed emo zionati che recitano se stessi o persone conosciute o vissute nella propria famiglia, sempre cercando di identificarsi con la realtà che è stata raccontata, creando spesso un rapporto diretto con il pubblico. Questi personaggi che noi abbiamo appena intravisto e di cui i g iovani d'oggi ignorano totalmente l'esistenza Quando si parla d i Giardini Botanici si pensa immediatamente a collezioni d i piante stupefacenti, specie rare e preziose, mostra straordinaria della flora più appariscente. Il Giardino Botanico della Trappola nasce con uno spirito completamente diverso, quello di valorizzare la flora in loco, spesso ignorata e sconosciuta, nel suo amb iente naturale attorno alla Casa del Guard ia. Quest’ultima è mo lto più di una casa: racconta la storia dei boschi del Prato magno perché il suo vivaio serviva per rinnovare gli alberi ormai vecchi e veniva curato con passione e competenza. Fra gli alberi, residuo del vecchio vivaio, ci sono tante specie vegetali che si sono costruite il proprio habitat in perfetta armonia fra di loro. Felci, muschi e piccole ma generose piante med icinali, arbusti, orchidee…. Così è nata l’idea di creare un Giardino Botanico “naturale” per fare apprezzare a tutti questo mondo tanto silenzioso quanto eloquente. Molte specie presenti si potranno ritrovare durante le passeggiate nei boschi, salendo sul Pratomagno o camminando lungo le strade o i viottoli. Per le specie tipiche dei nostri boschi non presenti nell’area prescelta è previsto un supporto fotografico med iante poster descrittivi (piante arboree, arbustive e funghi). Questo Giardino Botanico si prefigura come incontro fra cultura scientifica ed amb iente con lo scopo di rendere le persone, in partico lare i ragazzi, che lo visiteranno protagonisti di utilizzazioni significative dell’amb iente e di occasioni d i benessere fisico e psichico. Si pensa che il Giardino Botanico della Trappola possa essere fruito dalle Scuole e dalle Associazion i Naturalistiche. Per questo, partendo dal “vissuto” nel giardino, si prevedono molte v ie di approfondimento passando dall’approccio sperimentale allo sviluppo teorico di ciò che è stato osservato. Per questo presso la Casa del Guardia verrà allestita uno spazio dove completare, a mezzo di adeguati sussidi, il concetto di Sistematica del Regno delle Piante e dei Funghi, conoscere le proprietà e l’utilizzo delle p iante medicinali, imparare a fare un erbario, indagare sui princip i dell’Ecologia, ecc. Si potranno fare mo lte cose perché tante sono le sollecitazioni che provengono dalla curiosità quando si entra nel magico mondo della Natura. Maria Pizziran i sono ormai sco mparsi: il pentolaio, che accomodava e ristagnava le pentole e richiamava le donne per comprare le mutande o i merletti da mettere nei corredi; il barrocciaio, corriere d'altri temp i che portava merci di ogni tipo negli angoli più remoti; e tanti altri ancora, così vivi e simpatici nella loro semplicità e ricch i di valori e d i u manità. Dal 2004/ 05 il testimone lasciato da Alberigo è passato a Simonetta Bartolini, che continua a frugare nella memo ria per rispolverare eventi, motti e figure da legare e assemblare per mettere in scena una nuova commedia. Il nostro è davvero un teatro povero! Nello scorso anno, a causa dell'inagibilità della Casa del Guard ia è diventato addirittura un homeless, ma sempre v ivo e capace di emo zionare ed evocare ricordi. Raramente abbiamo esportato questa nostra immagine in altre frazioni, l’attiv ità degli attori si limita al solo periodo estivo, ma Teatrappola e i suoi sostenitori continueranno la loro avventura per donare a tutti mo ment i piacevoli e importanti nel ricordo della nostra montagna. zona non vi erano né strade né sentieri mi sembrò strana la sua presenza. Incuriosito lo aprii e con grande sorpresa lessi queste parole: Mi chiamo C. F., abito a S. Michele dei Mucchietti a Sassuolo e prego chi troverà questo biglietto di scrivermi... Pensavo fosse un bambino e dato che mio fig lio Gianni aveva 8 anni, co lsi l’occasione per creare una amicizia oltre Appennino. Così scrissi all’ind irizzo trovato, specificando la posizione di Loro Ciuffenna rispetto alle province di Arezzo, Siena e Firenze. Dopo circa otto giorni mi giunse un’emozionante lettera. Era la madre d i C.F., che ringraziando mi per aver risposto al messaggio m’informò che fra i tanti palloncin i lanciati in aria da suo figlio e i suoi compagni, a chiusura della scuola, la mia era stata “Sulla cresta di vento, un palloncino Il carico di un biglietto portava Nutrito dallo scritto di un bambino Che già a dieci anni di padre mancava Tu che puoi andare là sopra alla gente Vammi a cercare quel ch’io più non vedo Vammi lontano e spargi la notizia In ricambio troverò un po’ di amicizia” E come dico oggi dissi allora che tanti palloncini volino ancora e tra messaggi frasi e parole siano portatori di speranza e amore. 5 Prato Magno Marzo 2016 Museo diffuso - San Jacopo di Modine La Tramontana Lucia Fiaschi Giovanni Ezechielli limite d i 30 ore, ma il sogno di tutti è quello di concluderla entro le 24 ore Siede in luogo alpestre sul fianco occidentale del Pratomagno, non lungi dal Ciuffenna, che scorre tra ripide balze alla sua sinistra. Della chiesa di San Iacopo a Modine si hanno notizie fino dal secolo XII. (G. Manneschi, Notizie storiche sul comune di Loro Ciuffenna, Memorie Valdarnesi, Ugo Viviani editore, 1921, pp.175 -176.). San Jacopo a Modine, ricordata dalla fine del XII secolo, appartenne alla parrocchia di Santa Maria a Querceto, e soltanto a partire dal 1642 ebbe il titolo parrocchiale. Attualmente è a p ianta rettangolare e mostra mo lti segni dei successivi rifacimenti. Probabilmente al tempo della fondazione l'oratorio ebbe un diverso orientamento, adesso è insolitamente orientato con la porzione absidale a occidente. L'interno, semplice e a nave unica, custodisce sulla parete meridionale un graffito su muro di Venturino Venturi, voluto dall'artista per affezione alla sua terra natale e in partico lare ai borghi della sua montagna. Il graffito raffigura una Maternità secondo la particolare declinazione del tema solito all'arte del Maestro. Il g rande volto della madre è accostato a quello del figlio, ed entrambi sono tracciati in semplificate forme circolari: il passaggio dalla circolarità del volto che fu quello di sua madre – all’astrazione circolare di ogni maternità. Il Pratomagno è la mia casa naturale limite d i 30 ore, ma il sogno di tutti è quello di concluderla entro le 24 ore per potersi fregiare della fibbia Alberto Lazzerini d’argento. La gara è a nu mero ch iuso. Per accedere alla competizione si deve Il Prato magno è la mia casa naturale, è prima di concludere almeno un’altra lo spirito silente che alberga nel mio gara tra quelle riconosciute cuore e che ne farà sempre parte. dall’o rganizzazione entro il mese di Molti di voi si staranno chiedendo chi novembre, ma questo non basta, visto io sia. Do manda più che lecita. M i che bisogna anche avere la fortuna di chiamo Alberto Lazzerini, 44 anni e essere sorteggiati. Solo 400 co rridori, sono figlio dell’ex sindaco Piero provenienti da tutto il mondo, Lazzerini. A mo lo sport e la natura e prenderanno il via l’ultimo fine ho trovato il modo di miscelarli in settimana di giugno! Io ho avuto la quella che per me è la disciplina fortuna ed anche l’onere di correrla sportiva più bella del mondo: la corsa. per ben due volte di fila ed essere E nello specifico il Trail Running. Si l’unico italiano alla parten za, ma corre dove non c’è asfalto, in nonostante l’esperienza e la montagna, nei deserti, nei boschi, sulla preparazione solo una volta sono neve. Come d ice mia madre, ho riuscito a finirla. Ma veniamo al sempre corso e sempre lo farò. Il mio racconto. Sono le 4.55 del mattino, tra primo podio lo raggiunsi a Rocca meno di 5 minuti prenderà il via la Ricciarda. La mia prima gara lunga è Western States. Sono teso, stata la Montelori- Croce del concentrato, pronto a scattare. Prato magno, andata e ritorno, 16 km. Finalmente il segnale. Si parte tra due Avevo nove anni. Sono ricord i ali di fo lla, che urlano, incitano e che indelebili che hanno fatto di me lo danno la carica. La prima salita lungo sportivo che sono oggi. Sia chiaro , le piste da sci si fa subito sentire nelle non sono un campione e nemmeno un gambe, i muscoli bruciano, ma fenomeno, sono semplicemente un l’entusiasmo regala emo zioni. Dopo appassionato che ha girato il mondo e 40’ mi sono liberato dalla tensione e che continua a farlo proprio per andare inizia la mia gara. Mi godo il a correre in terre favolose. Tante sono paesaggio e il suo fascino le co mpetizioni a cu i ho preso parte: la incontaminato. Sono talmente CCC (CourmayeurChampexestasiato che commetto il più banale Chamonix) d i 100 km intorno al degli errori, quello di inciampare Monte Bianco, la 111 km nel Deserto malamente e di cadere a terra col è proprio della elaborazione concettuale di Venturino, che vi pervenne agli inizi Del Namib in Namibia, la Western ginocchio destro completamente degli anni '60. Sono tratti consapevolmente archetipici, a indicare il passaggio States di 160 km in Californ ia e il girato. Mi rialzo quasi subito, sono ardito dalla mad re universale all'Universo in eterno divenire. L'impatto visivo è Tahoe 200 d i 331 km intorno al lago convinto di non essermi fatto nulla, straordinario, e i due volti stupiscono apparendo dilatati nella mite peno mbra della Tahoe tra gli Stati della Californ ia e invece mi sono procurato una chiesetta alpestre. del Nevada. Probabilmente dovrei distorsione e di lì a poco il ginocchio dare un filo temporale a queste gare, inizierà a gonfiare. Ma la mia voglia ma a conti fatt i, a chi interessa? Così il di andare avanti va oltre il dolore. primo racconto lo dedico a quella che Continuo a correre, a spingere. Il per me è e resterà sempre la Gara. La tempo passa, il sole cresce e la Western States non è una gara come temperatura sale paurosamente. Nei le altre, non è la più dura, ma è quella Canyon si raggiungono i 45°, la che ha più fascino. E’ la prima vera polvere fine co me il borotalco mi Ultra della storia: 160 km e 6000 m d i riemp ie i polmoni, mi fa bruciare la dislivello positivo da fare in un tempo gola. L’unica solu zione è quella di Le ricerche storiche ci danno pochi reperti su cui datare con certezza la nascita della Società Filarmon ica Sangiustinese, nascita voluta e legata strettamente a quel gruppo di persone che dettero vita alla costituzione della Società Operaia e di Mutuo Soccorso di San Giustino Valdarno. Il logo, rappresenta questo legame che sanciva anche il diritto di abitare la stessa casa. Nonostante le difficoltà possiamo comunque collocare nella seconda metà del 1800 la nascita della Filarmon ica che da allora ha scandito con le sue note tutti gli eventi del paese, feste religiose, civili, ricorren ze varie, portando come tutte le bande o filarmon iche il messaggio e la conoscenza musicale a patrimon io di tutti. Tra i docu menti cartacei rimasti nell’archivio possiamo annoverare una marcia proveniente da Livorno firmata O. Carlin i del 26 febbraio 1866. Sempre dello stesso anno una marcia del maestro Enrico Del Lungo, proveniente da Montevarchi, ma ancora prima la marcia del maestro Jean Tarditi del 1859 e una polka del 16 gennaio 1879 con dedica: all'onorevole Società Filarmonica di S. Giustino a firma Cappetti. Il 28 dicembre 1884 l'assemblea dei soci eleggeva a socio onorario la signora Elvira Bazzanti ved. Fabbri e il 7 febbraio 1885 le rilasciava un attestato a firma del segretario Droandi e del presidente Grat i. Si può affermare che bere con regolarità. Ogni 30/40 km ci sono le Aid Stations (ristori attrezzat i). Qui possiamo lasciare le nostre sacche con gli effetti personali che ci seguiranno per altra via. Il dolore al ginocchio aumenta di metro in metro , ma la mia determina zione a fin ire la gara è incrollabile. Per non disidratarmi mangio chili di frutta, soprattutto di cocomero. Sono passati più di 100 km e in alcuni ristori ci sono centinaia di famig lie che fanno pic-nic e che incitano i corridori, emo zioni uniche veramente. A 50 km dalla conclusione trovo Curt Casazza, un amico che correrà al mio fianco fino al traguardo. E’ notte, finalmente un po’ di fresco. Guadiamo un grosso fiu me, l’acqua è gelida ma al tempo stesso rigenerante, oramai mancano poche decine di chilometri, il sogno di concludere la gara in 24 h è svanito, a questa data il sodalizio era in vita da diversi anni. La famig lia FabbriBazzanti ha sostenuto per oltre un secolo la società stessa, confermato da una dedica di Achille Fabbri del 29 dicembre 1901 e come non ricordare la figura di Ernesto Fabbri-Bazzant i fino al 1955-57? Ma è negli anni 1975/1979 che la Società Filarmon ica di San Giustino Valdarno si trasforma in complesso caratteristico, introducendo prima una serie di tamburin i e po i le majorette e prendendo per nome quello che caratterizza tutt'oggi il paese, il forte vento che scende con impeto dal Prato magno, la Tra montana. Inizia così una intensa attività con la scuola di musica guidata dal compianto maestro Lu igi Stefanelli, con la scelta di un genere musicale idoneo ad accompagnare le coreografie delle majorette guidate da Rita Dragoni Gennai, con musica che manifestasse senso del rit mo e allegria. In pochissimi anni la Tramontana si è trovata a esibirsi in mo lte città e man ifestazion i importanti, sagre, feste e carnevali, sia in Italia che oltre i confini nazionali. Semp re in quel periodo la Tramontana si trasferì nella nuova sede presso il plesso scolastico di nuova costruzione. Una bellissima sede pensata e desiderata da tanti, ma concretizzata dall'allora sindaco Ro mano Rampi. Ancora oggi la Società vanta una scuola di musica e un corso per majorette guidati rispettivamente da Daniele Castellucci e Lisa Santini, cresciuti e format isi nel complesso caratteristico La Tramontana. ma non quella di finirla nel tempo limite. Mancano 16 km. Ultimo controllo medico. M i ero dimenticato di dire che ogni 40 km c’è il controllo med ico. Se non si rientra nei parametri previsti, si viene stoppati. Salgo sulla bilancia. Sono tranquillo, ma il med ico non è del mio avviso. Mi chiede se mi sento bene, se mi gira la testa, se lo stomaco mi dà noia. Sono sicuro nelle mie risposte, il dottore mi guarda, mi mette in mano una bottiglia d’acqua e mi dice di berla tutta. Ho l’ok a proseguire, riparto con la gioia nel cuore, spingo l’u ltimo tratto al massimo della velocità. Ecco la p ista di atletica, ancora 300 m. L’impianto è gremito di folla che mi incita, che applaude. Io sono un caleidoscopio di emo zioni. Tag lio il traguardo in 26 h 27’. Sono il quinto italiano ad aver concluso la gara più bella del mondo. 6 Prato Magno Marzo 2016 Un libro - Sergio Parti Sulla via di Gropina - Sandro Antichi Per arrivare alla pieve bisogna fare una breve passeggiata in mezzo a meravigliosi olivi che di tanto in tanto s’interrompono permettendoci così di godere del paesaggio circostante. Superata una piccola strettoia tra le case si scorge finalmente la pieve d i Gropina con la sua facciata appoggiata su una terrazza da cui si può ammirare un altro scorcio sul fondo valle. Le case, come se avessero un rispetto religioso, le corrono parallele su un fianco e sembra impossibile che tutto ciò possa essere nato spontaneamente. La facciata della p ieve mostra una scritta, Leone X, e p iù in alto sopra il rosone una piccola testa in pietra che sembra guardare incuriosita chi sta arrivando. All’interno della Pieve, la luce si sprig iona dalle trasparenze dell’alabastro con un morb ido color oro , l’unico tono di colore che arricchisce la severa architettura della ch iesa. Il resto infatti è pietra serena, scolpita sapientemente, dove ogni capitello è una scultura a sé. Si può guardare con gli occhi degli uo mini del medioevo: strani animali, sirene, cavalieri, mostri e soprattutto Dio. L’ambone con il suo disegno elegante rappresenta la parte più alta di questa lezione di scultura medievale: una sirena bifida, due colonne ofitiche e una decorazione che fa pensare all’horror vacui. Nella cripta si possono vedere i resti di due chiese e due croci patenti disegnate su lastre di candido marmo. Dal g iardino, posto sul retro della pieve, si può ammirare l’abside con colonne ofitiche già v iste nel pulpito. Sulle orme di Guido e della sua scienza musicale Salvatore Dell’Atti Entrando nella Pieve di San Pietro, situata nel borgo di Gropina, allo stupore si aggiunge un silenzio che ben si contrappunta alle p ietre, evocando antichi canti i quali si propagano per la vallata, mentre il massiccio del Prato magno restituisce echi remoti e suggestivi. Da Gropina, dopo una passeggiata fra i boschi, si arriva alla badia di Santa Trin ita in Alpe, fondata da due benedettini germanici tra il 950 e il 961. Coinciden za non casuale poiché la badia è poco distante da Talla, la quale si fregia dell’attribuzione dei natali di Gu ido Monaco (fine X - inizi dell’XI sec.), esattamente in località Castellaccia, non lontana da Loro Ciu ffenna. Il benedettino Sigeberto di Gemblou x lo cita co me Aretinus (Chronica del 1028), alludendo al luogo di nascita, pertanto l’orig ine aretina e non pomposiana o in altre città, anch e europee, appare verosimile. Guido poteva aver avuto contatti con importanti centri monastici casentinesi: Santa Trinita in Alpe oltre a San Fedele a Strumi, assorbendo l’humus spirituale, art istico e culturale dei luoghi. Ma chi è questo monaco su cui ancora oggi si scrive e si discute? Un musicus a cui si «permette di giudicare l’opera degli strumenti e il canto secondo principi speculativi e razionali» (Cattin), genius e inventore della notazione musicale moderna. Un ruolo importante, quello del musicus, contrapposto in età medievale a quello del cantor, come il Nostro chiarisce, indicando che solo costui conosce i fondamenti dell’ars musica, mentre chi fa ciò che non conosce è simile ad una bestia. Per approfondire l’Ars musica Gu ido si reca presso l’abbazia benedettina di Po mposa, tra le più famose nel Medioevo per la spiritualità e la cultura. A causa di incomprensioni, egli è costretto a rientrare ad Arezzo dov’è accolto dal vescovo Teodaldo (cui dedica il Micrologus) presso il centro di studi, sul colle del Pionta, dov’era attiva un’importante scuola di canto. Per il monaco è il contesto adatto a codificare, sviluppare e diffondere il suo metodo poiché l’imp ianto degli studi del Trivium e del Quadrivium, propedeutico per la formazione scolastica med ievale, permetteva di indiv iduare, anche in monasteri come Camaldoli e Stru mi, l’insegnamento di discipline apparentemente lontane come la med icina e la musica, benché già nel X secolo ad Arezzo il benedettino Oddone avesse scritto un Tonarium e un Dialogus de musica. È molto plausibile la presenza guidoniana nel nostro territorio e la divulgazione delle sue teorie nel periodo aretino (1025-1035 circa). Si può ipotizzare una sua “evangelizzazione musicale” nei seguenti luoghi spirituali: S. Andrea di Loro o San Michele Arcangelo (Anciolina), S. Angelo a Cafaggio lo, S. Maria Assunta (Poggio di Loro), la Pieve di San Giustino a Gabiano, ove poteva esserci un’attività musicale legata al canto. D’altronde, l’esistenza di importanti vie di co municazione - la via Abversa che passava proprio per Talla e Bad ia di Santa Trinita e la via Cassia che seguiva all’incirca l’attuale strada provinciale denominata dei Sette Ponti - poteva permettere anche a Guido di spostarsi in territorio aretino-casentinese, passando da Loro. Ormai sono trascorsi molti secoli e la musica, sviluppandosi attraverso vari percorsi, conserva ancora quelle forti radici in una terra che continua a dare nuovi frutti che si traducono in pensieri sonori dai mo lteplici volti. Incipit dell'inno Ut queant laxis in notazione quadrata su tetragramma. Ogni inizio di emistichio corrisponde al nome delle note Carlo Fabbri, Liletta Fornasari La Pieve di Gropina, Arte e Storia Servizio editoriale fiesolano, 2005. Co mpletano l’opera un ricco apparato di note (solida base per ulteriori approfondimenti) e una abbondante bibliografia. Il Sentiero di Oliviero Opera fondamentale per la conoscenza del monumento in oggetto, il testo è diviso in due parti, peraltro fortemente interconnesse. La prima, ad opera di Carlo Fabbri, tratta della storia della chiesa, allargando lo sguardo al territorio, a partire dalle prime testimonianze d i insediamenti u mani. Viene poi tracciata la storia dell’ed ificio ecclesiale: dalla chiesetta battesimale paleocristiana, alla pieve longobarda, fino alla p ieve ro manica. Particolare rilievo viene dato alle vicende legate al pulp ito longobardo che si trova all’interno della pieve, un vero monu mento nel monumento. Infine viene tracciata la storia più recente fino alla trasformazione della pieve in beneficio ecclesiastico sotto il patronato mediceo. La seconda parte, a cura di Liletta Fornasari, illustra l’aspetto artistico del ricco apparato iconografico presente nella chiesa. Viene puntigliosamente ricostruita la cronologia delle realizzazioni con acute considerazioni circa l’attribuzione delle opere. Di grande interesse è la ricostruzione della sequenza degli interventi costruttivi che portarono dalla pieve longobarda a quella ro manica. Suggestiva e avvincente è la lettura dei messaggi trasmessi dalle varie rappresentazioni. Una nota particolare meritano le immag ini che accompagnano il testo: di grandissima qualità ed estrema nitidezza, non rappresentano un mero abbellimento dell’opera, ma si integrano con la parte scritta in modo funzionale, pur restando di piacevolissima visione. Guido con Teodaldo al monocordo, Vienna, Nationalbibliothek, Cod. Lat. 51, c.35 v. Un interessante esempio di mano guidoniana. Il f. 200v del manoscritto V, 3 di Ebstorf (XV sec., Germania) presenta il celebre sistema mnemotecnico per aiutare i cantori nella lettura a prima vista. Oliviero Buccianti Poggio di Loro – Rocca Ricciarda Appoggio lo zaino in terra ed entro nella semioscurità silenziosa della piccola chiesa dedicata a S. Maria Assunta di Poggio di Loro. M i avvicino rispettosamente all’altare per ammirare da vicino il polittico quattrocentesco. Starei lì a lungo ad osservarlo in ogni suo particolare, ma so che altrettanta bellezza mi accompagnerà nel mio cammino verso Rocca Ricciarda insieme ad un dolce sole invernale. Passato di nuovo sotto la porta castellana, riemp io la mia borraccia d’acqua e vado in direzione della montagna. Alla fine del paese volto a sinistra e in pochi minuti mi ritrovo a camminare nel bosco. Gli alberi sono spogli e i lo ro tronchi mi appaiono così più maestosi e piacevolmente mostruosi. Il cielo sopra di me è azzu rro e calpestare le foglie secche, che coprono il sentiero senza nasconderlo, mi rende felice. Senza d iffico ltà arrivo a Gorg iti, passo davanti alla porta della sua piccola chiesa stretta tra le abitazioni e dopo il ponte sul Ciuffenna salgo a destra. Di lì a poco comincio a risalire il corso del torrente. Sono subito accolto dal gioioso rumore dell’acqua che gioca e saltella tra enormi massi d’arenaria. Ora è davvero un bel camminare e capisco perché molti artisti siano stati ammaliati da questi luoghi. Venturino veniva quassù a cercare ispirazione e la pietra da scolpire, Lorenzo Bonechi volle ambientare qui le Bagnanti, una delle sue opere più famose. Oltrepassato il ponticello di p ietra faccio un piccolo sforzo per salire su a Rocca Ricciarda. Mi sbuccio un’arancia seduto su una panchina. Davanti a me sulla valle si estende un panorama che riconcilia con il mondo. Riprendo il mio cammino per la stretta strada che taglia il borgo, ma non posso fare a meno di salire lassù sul cassero dell’antico castello, una solitaria sentinella del Pratomagno, antica dimora del nobile Gu icciardo. Tutte le volte che faccio quelle scale in ferro mi viene da pensare al Deserto dei Tartari di Buzzati, chissà perché. Un caffè e una frittella e imbocco la via del ritorno. Passo davanti al mu lino tornato a funzionare grazie all’amico Marcello e dopo il cimitero torno a camminare dentro il bosco. Quando, più in basso, il sentiero si biforca continuo a sinistra per arrivare in poco tempo a quanto rimane della maestà di Renaccio . Dopo tre ore ritorno comodamente a Poggio di Loro per una larga sterrata, contento di questa passeggiata che mi piace fare in ogni stagione. (La cartina di questo itinerario è disponibile, gratuitamente, presso l’ufficio Turistico di Loro Ciuffenna) 7 Prato Magno Marzo 2016 EVENTI Auditorium 2 aprile 21.15 Amletico da “ Hamlet” di W. Shakespeare una produzione KanterStrasse KanterStrasse regia: Andrea Giannoni musica e suoni: Marco Giunti tecnici: Marco Santambrogio, Eva Sgrò. con: Simone Martin i, Andrea Giannoni, Marco Giunti. 6 maggio 21.15 Io, l’erede Di Eduardo de Fili ppo La Brigata del 100 regia: Fabio Torzin i costumi: Jessica Viti con: Annalisa Bardelli, Matteo Bianconi, Nicola Bindi, A lessandro Ghezzi, Giulia Ghezzi, Letizia Giani, Francesca Insero, Paolo Parigi, Giaco mo Zanni. Biglietti Teatro: - i ntero €7,00 - ridotto €5,00 (iscritti al prestito della Bi blioteca Comunale di Loro Ciuffenna, soci della Filarmonica “G.Verdi” di Loro Ciuffenna) Biblioteca 21 aprile ore 20.30 Avvicinarsi all’Italiano Corso di Italiano per adulti stranieri livello base prima lezione Info: loren zo [email protected] 3485660867 (Lo renzo) La Filanda 5 marzo – 3 aprile Le donne viste dalle donne Mostra fotografica a cura Gruppo Fotoamatori Italo Baldi Aperta tutti i g iorni festivi dalle 16 alle 19 10 aprile ore 17.30 Presentazione del lib ro Loren zo Big i “50 Pievi Chiese e Badie del Valdarno Superiore” Arte, storia e religione. Aska Edizioni. Altri eventi 10 aprile LORO CIUFFENNA Le Vie dell’Orto Fiorito organizzato da Centro Co mmerciale Naturale 17 aprile LORO CIUFFENNA Vino nel Borgo: Visita guidata della Pieve di Gropina e di Lo ro Ciuffenna; degustazione di vini locali 10-11-12 giugno Il Cammino della Setteponti Da Masaccio a Piero della Francesca Partenza dalla Pieve di Cascia a Reggello e arrivo ad Arezzo. Pernottamento a Montemarciano per la notte del 10 giugno e a Castiglion Fibocchi nella notte dell’11 g iugno. Lungo il cammino saranno organizzat i mo menti culturali e ricreativ i a cura dei Co muni della Setteponti. 24 e 25 aprile LORO CIUFFENNA Sagra della Trota organizzata da Pro Loco Loro Ciu ffenna 5 giugno ore 9.30 ANCIOLINA 12^ Trofeo MTB “Borgo Anciolina” Gara di Mountain Bike INFO www.comune.loro-ciuffenna.ar.it 11 e 12 giugno LORO CIUFFENNA Festa Medioevale organizzata da Le Contrade sul Ciuffenna Ufficio Turistico 055 9170136 Prato Magno nasce per essere un periodico di divulgazione culturale, promozione del territorio e utilità per il cittadino. Chi volesse parteciparvi con storie e argomenti che possano rientrare nell’ambito di queste finalità, può entrare in contatto con la redazione scrivendo al seguente indirizzo: [email protected] (F. Magini) Re gistrazione: Tribunale di Arezzo n° 1\2016 del 29.03.2016 Proprie tà: Amministrazione comunale di Loro Ciuffenna Dire ttore Responsabile: Enzo Brogi Capore dattori: Raffaella Simonti, Paolo Parigi. Re dazione: Fabrizio D’Aprile, Lucia Fiaschi, Danilo Lanini, Stefano Luglioli. Impaginazione e grafica: Paolo Parigi Te stata: Alice Rovai Foto: Fotoamatori Ciuffenna “Italo Baldi” Stampa: Pixarprinting Spa, a Cimpress Company,via 1° Maggio, 8, 30020 Quarto d’Altino (VE). Hanno collaborato: Sandro Antichi, Simonetta Bartolini, Moreno Botti, Enzo Brogi, Oliviero Buccianti, Nicoletta Cellai, Giuseppe Chiari, Fabrizio D’Aprile, Salvatore Dell’Atti, Giovanni Ezechielli, Lucia Fiaschi, Danilo Lanini, Alberto Lazzerini, Stefano Luglioli, Fabio Magini, Paolo Parigi, Sergio Parti, Maria Pizzirani, Raffaella Simonti. Il giornale ve rrà distribuito gratuitamente, con uscite trimestrali. Punti di distribuzione : e dicole, biblioteca comunale e ufficio turistico Sarà possibile rice ve re il giornale online, facendone richiesta tramite mail. Info: [email protected] 8