Prato Magno numero 1 - Comune di Loro Ciuffenna

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Prato Magno numero 1 - Comune di Loro Ciuffenna
Periodico del Comune di Loro – uscita trimestrale gratuita – Tribunale di Arezzo n.1\2016 del 29.03.2016 – Anno I n° ¼ - Marzo 2016 – www.comune.loro-ciuffenna.ar.it
Editoriale
En zo Brogi
Un giornale tutto dedicato al
Prato magno, del quale mi si è chiesto
di
fare
il
direttore.
Beh, che dire… se non che ne sono
onorato
e
molto
contento.
Onorato e contento perché, per me che
sono nato a Buiano in un mulino di
Poggio di Loro, da babbo mugnaio e
mamma figlia di pastori transumanti
che dalla Maremma portavano i greggi
a pascolare sui prati di montagna, il
Prato magno è da sempre quel “luogo
dell’an ima” che ognuno di noi
conserva nell'intimo più profondo.
Quello delle origin i, dei ricord i, degli
affetti, anche di qualche nostalgia per
un mondo che era fatto di poche cose e dove il freddo era freddo davvero –
ma che ancora oggi custodisce un
grande patrimonio, fatto di natura,
tradizioni,
sapori,
cultura,
mestieri… Una grande montagna dalla
testa calva, dove svetta la grande
croce francescana di ferro, simbolo
religioso ma anche punto di
riferimento storico e geografico,
crocevia di genti e simbolo laico e
civile, all’un ione tra le due valli
sottostanti, il Valdarno e il Casentino.
Davvero una montagna sacra. E poi
sono contento perché, in un periodo
nel quale i g iornali troppo spesso
chiudono, e dove gli spazi d i
approfondimento e discussione si
rarefanno, schiacciati sotto raffiche di
frasi da 140 caratteri, il fatto che si
decida di supportare la nascita di un
nuovo giornale – e di carta, per di p iù
- è una notizia che mi pare parecchio
positiva. Lo sarà ancora di più se,
come vogliamo , riusciremo a fare d i
questo giornale uno strumento per
conoscere e valorizzare la nostra
montagna, il suo patrimonio e uno
spazio di confronto per le sue
comunità, che - p roprio co me da
secoli fa il Prato magno - le tenga
insieme e le unisca. E semp re, visto
che da quassù è possibile, con lo
sguardo alto e l’orizzonte aperto a
360°.
Il nostro Carlo Portelli ospite
al Museo dell’Accademia di
Firenze
Carlo da Loro
Lucia Fiaschi – Stefano Luglioli
Carlo di Galeotto Portelli della stirpe
dei conti della Bordella - Portelli in
uso nel Cinquecento ne è una diversa
dizione - nacque a Loro ai primi del
1500. Iscrittosi nel 1537 alla
Compagnia di San Luca o dei pittori,
che a Firen ze raggruppava tutti coloro
che svolgevano l'attività di pittore, nel
1539 partecipò alla finitura dei teleri
dipinti per Palazzo Med ici in
occasione delle nozze di Cosimo I ed
Eleonora da Toledo.
Al giovane pittore toccò metter mano
alla Coronazione di Cosimo da parte
dell'imperatore, lasciato incompiuto
dal Salviati, che in quell'anno si era
trasferito a Ro ma. Fu quello un
esordio niente male per un giovane
pittore che, dopo l'apprendistato nella
bottega di Ridolfo del Gh irlandaio, si
trovò a partecipare ad importanti
imprese d'arte.
valori
del
Paolo Parig i
Nel corso della seduta del 26 gennaio
il Consiglio Co munale di Loro
Ciuffenna ha deliberato l’adesione alla
Carta dei valori del Pratomagno. Il
documento vuole essere un impegno
morale verso la preservazione e la
promo zione delle risorse della nostra
montagna.
(segue a pagina 4)
Moreno Botti
La più grande responsabilità che si
sente nel ruolo di Sindaco di Loro
Ciuffenna è quella di amministrare un
territorio bellissimo e ricco d i cultura.
Il peso di questa responsabilità va
quindi distribuito bene sulle scelte e
sulla qualità delle azioni affinché non
si tramut i in carico di rottura, ma si
sostanzi,
all’inverso,
in
un
rafforzamento della struttura portante
della Co munità. L’idea di un periodico
sul territorio e sulla cultura intitolato
al Prato magno nasce quindi dalla
volontà di usare, con umiltà,
parsimonia ed ingegno, il no me d i
questa montagna, luogo spirituale per
la vita delle nostre genti, per
raccontare non cosa ha fatto
l’ammin istrazione, ma come la gente
vive ed è vissuta. Il “Prato Magno”
utilizzerà tecniche di stampa e
diffusione moderne: su siti on-line la
prima, via email la seconda. Solo una
piccola parte del periodico sarà
cartacea, per due motivi : raggiungere
chi non ha ancora dimestichezza con i
mezzi in formatici e diventare un
qualcosa
da
collezionare
e
tramandare. Ut ilizzando un po’ di
carta, ovvero quanto di più vicino vi è
alle nostre foreste, ci sembrerà d i aver
inciso nelle cortecce dei nostri alberi
lo spirito delle nostre genti.
La voce delle frazioni
(pagina 5)
I cambiamenti climatici:
ci riguardano?
Fabrizio D’Aprile
(segue a pagina 2)
Loro Ciu ffenna, uno dei borghi più belli d’Italia, non richiama l’attenzione solo per
il paesaggio, per le pievi e le badie sparse nel suo territorio, bensì per la sua gente.
Gente forte, operosa, impegnata a migliorare e mig liorarsi, che non dà peso ai
sacrifici e alla fatica quando intravede una meta significativa da raggiungere.
Proprio in questo ambito è nata l’idea di fare ricerca tra la popolazione e trarre fuori
coloro che si sono impegnati in un’attività particolarmente significativa o perché il
caso ha giocato una parte di tutto rilievo. Abbiamo in iziato con le donne perché il
primo nu mero del gio rnale uscirà a marzo e l’8 di questo mese è un giorno di
memo ria per un evento che ha segnato il genere femmin ile, ma è nostra intenzione
continuare e far conoscere alla co munità il valore d i donne e uomini che assumono
la fo rza dell’esempio.
Il tema dei cambiamenti del clima
ricorre
periodicamente
nell’informazione pubblica, ma
quanto ci interessa da vicino?
Soprattutto, è cosi rilevante rispetto
ad altri problemi che provano
duramente la vita individuale,
sociale ed economica di oggi?
La risposta è sì, i cambiament i
climatici sono una delle maggiori
preoccupazioni del nostro tempo e
di quelli futuri. Lo testimoniano
prima il Protocollo di Kyoto del
1997, poi la Conferen za di
Montreal sul clima (2005), sino ai
giorni recenti con la Conferen za d i
Parig i (COP21) del 2015 ed anche
una pietra miliare nella storia della
Chiesa, la recente enciclica
“Laudato Si” d i Papa Francesco su
clima e b iodiversità.
(segue a pagina 3)
(segue a pag.3)
La Tramontana di San
Giustino
(pagina 6)
Il Pratomagno è la mia
casa naturale
(pagina 6)
Donne che lasciano un segno
Raffaella Simonti
La Carta dei
Pratomagno
Prato Magno
Prato Magno Marzo 2016
CARLO DA LORO
Pietà (Compianto sul Cristo morto)
(foto in basso)
Olio su tavola, cm. 170 x 137, firmato
e datato 1561, chiesa di Santa Maria
Assunta. La tavola p roviene dalla
Confraternita della Misericord ia di
Loro Ciuffenna. Solo nel 1998, in
occasione dei restauri venne alla luce
la data di esecuzione, il 1561, e la
firma del p ittore. Il dipinto raffigura il
Cristo in Pietà adagiato sulle
ginocchia della madre, il medesimo
adottato da Michelangiolo per la Pietà
vaticana. Colpisce qui la libertà
compositiva del nostro per l'allargarsi
delle braccia della madre a includere,
nel gesto di dolore, tutto il corpo
abbandonato del fig lio.
(segue dalla prima pagina)
Intorno alla metà degli anni '40 del
Cinquecento dipinse una tavola con la
Madonna e i Santi Lorenzo e Cecilia
per la Pieve di Santa Cecilia a
Decimo , una Crocefissione tra i Santi
Benedetto e Francesco oggi nel
Museo del Cenacolo d i San Salvi e la
Trinità per la chiesa fiorentina di
Santa Felicita. Nel 1548 Portelli, che
comunque risiedeva a Loro, prese
bottega a Firenze in via del Cocomero
(oggi via Ricasoli), e dal 1552, in
seguito alle nozze con Lucia d i
Vittorio Torelli, ebbe casa a Firen ze
in via Nuova di Ognissanti, dove
nacque il figlio Alessandro, suo
primogenito. Le nozze tra Margherita,
sorella di Lucia, e l'orafo ro mano
Pierpaolo Galeotti consentirono a
Carlo l'accesso alle novità che costui
portava dalla Francia, dove aveva
vissuto, e in particolare alle bizzarre
invenzioni del Rosso Fiorentino, che
influenzò grandemente il nostro
dacchè, intorno alla metà del secolo,
Allegoria dell’Immacolata Concezione
ebbe Carlo con questi familiarità.
A partire dal 1555, e per una decina di
anni, Portelli è assai attivo, e le
commesse, molte ed importanti,
fioccano, segno che la sua pittura
incontra il gusto della colta
committenza dell'epoca.
Nel 1555 firma e data l'Annuciazione
della Vergine per la ch iesa di Santa
Maria Assunta di Loro, nel 1557
compie il lodato Martirio di San
Romolo per la ch iesa di Cestello - oggi
Santa Maria Maddalena dei Pazzi - nel
1561 dip inge il Compianto sul Cristo
Annunciazione della Vergine
(foto in prima pagina)
Olio su tavola, cm 217 x 165, firmato e datato 1555,
chiesa di Santa Maria Assunta. Si tratta di una
tavola centinata, a lungo ignorata dalla critica, che è
stata ampiamente rivalutata come uno dei
capolavori del nostro a seguito dei restauri portati a
compimento nel 1988, che ne hanno evidenziato le
qualità compositive e la v ivacissima tavolozza.
Certamente memore delle invenzioni del Rosso
Fiorentino, che Carlo ben conosceva, appare ardita
nella co mposizione, con l'imperios a gestualità
dell'Angelo Annunziante, la bella torsione della
Vergine e lo slancio dell'A ltissimo. Di grande
fascino è la cromia, con il rosa acceso della veste di
Maria a contrasto con il verde scuro del manto, e
con i vivacissimi toni aranciat i delle ves ti
dell'Angelo. In basso è visibile una figura maschile
- dall'ab ito forse un chierico – fo rse il co mmittente
della tavola.
Lucia Fiaschi - Stefano Luglio li
Morto, ancora per Loro, destinato alla
Co mpagnia della Misericord ia, e nel
1566 firma e data l'Allegoria
dell'Immacolata Concezione, oggi
nella Galleria dell'Accademia, ma in
origine destinata alla chiesa di
Ognissanti.
Nel 1563 si era iscritto alla neonata
Accademia dell'arte del Disegno.
L'Accademia,
espressione
della
volontà del Granduca, organizzata e
condotta da Giogio Vasari e da
Vincenzo Borghin i, fu un organismo
di assoluta rilevanza polit ica. Vi erano
iscritti eminenti personalità dell'arte, e
coloro che ne facevano parte
acquisirono ruoli predominanti per
l'organizzazione delle imp rese d'arte
varate nel Granducato. I ruoli
istituzionali che Portelli vi ricoprì, da
festaiolo nel 1567, a consigliere tra il
1569 e il 1570, a console del 1572,
tracciano il profilo di una carriera di
alto profilo art istico e istituzionale.
Proseguì dunque la sua carriera
ottenendo sempre commesse di
rilievo: fu incaricato assieme ad altri
artisti di fama dei lavori per l'apparato
per le nozze di Francesco I con
Giovanna d'Austria, e si occupò
dell'Adornamento del canto
di
Ognissanti; nel 1669 dipinse la
Restituzione della Croce per la chiesa
di Santa Maria Assunta a Olmi d i
Borgo San Lo renzo, e venne - ma
oramai era an ziano - coinvolto
nell'imp resa collettiva dello Studiolo
del principe Francesco in Palazzo
Vecchio: «Carlo da Loro ha fatto un
ovato che mi par una tavoluccia per un
boto, ma egli è vecchio e fa quel che
può», scriveva Borghini a Vasari. Si
era infatti già al 1572, e Carlo ,
nominato console
dell'Accademia,
rinunciò alla carica, forse perchè si
sentiva troppo anziano. Morì a Firen ze
il 13 ottobre del 1574, e fu sepolto
nella ch iesa di San Pancrazio.
Carlo Portelli:
Pittore eccentrico tra Rosso
Fiorentino e Vasari.
Con questo titolo è stata aperta il
22 d icembre 2015, alla Galleria
dell’Accademia di Firen ze, una
mostra sul nostro pittore lorese. La
mostra, che avrebbe dovuto
chiudere il 30 aprile, è stata
prolungata fino al 30 giugno 2016.
Sono state raccolte oltre cinquanta
opere, tra le quali spiccano
L’annunciazione della Vergine e
La pietà, capolavori esposti nella
parrocchia di Santa Maria Assunta
di Loro Ciuffenna. È per rendere
omaggio all’artista che abbiamo
voluto inserire in questo numero un
lavoro speciale dedicato alla sua
figura.
2
Prato Magno Marzo 2016
I cambiamenti climatici: ci riguardano? (segue da pag.1)
Fabrizio D’Aprile
No, è vero assolutamente il contrario: il clima è sempre camb iato e continuerà a farlo: si pensi al periodo del Carbonifero, all’era dei dinosauri, alle ere glaciali e altre. Non
c’è quindi da stupirsi o merav igliarsi. Uno dei problemi dei camb iamenti di o ggi è che avvengono in modo estremamente rapido, molto più di quanto i sistemi terrestri
sembrano in grado di adattarsi o di sostenere. E “sostenere”, in questo caso, spesso vuol dire il modo e l’entità di co me noi usiamo la risorsa “Terra” dal livello locale a
quello planetario. Infatti, il fun zionamento è un tutto unico, complesso quanto si vuole, ma unico. In Italia, co me altrove, la crescita della temperatura accelera vistosamente
dagli anni ’80 in poi. Ben maggiore rispetto a quella della metà degli an ni 1840-1850, allora si che era ben più freddo … e infatti quelli sono gli anni che segnano
convenzionalmente la fine del così detto “Piccolo Glaciale Medioevale”. Cosi, se si legge la Storia del nostro Paese considerando l’amb iente e il clima, ci si accorgerà che
forse la permanenza dei Longobardi ad esempio nel Ch ianti, dei No rmanni in Sicilia o l’uso cosi diffuso dell’abete bianco da parte dei Monaci dovrebbe considerare le
condizioni climatiche più ben fredde delle attuali e con periodi di neve e freddo intensi più lunghi nel centro e nord Europa. Senz’altro il Prato magno, con la sua variabilità
di alt itudine, geomo rfologia e localizzazione geografica, ci potrebbe raccontare molte cose al riguardo.
Fig. 1
Durante la seconda guerra mondiale, le temperature erano tra le più alte del secolo: solo nel decennio del 1870
si era arrivati quasi a questi valori. Dag li anni ‘50 in poi, le temperature in Italia hanno continuato a diminuire
ma mai sino a valo ri più bassi di quelli degli anni ’30. Po i, negli anni ’80 esse hanno ricominciato a salire e
tutt’oggi continuano senza riabbassarsi come invece accadeva dopo i picchi dei decenni precedenti. Questo
accade anche da noi, qui in Toscana (Fig.1), che mostra l’andamento della temperatura med ia annua e delle
med ie settennali a Camaldoli dal 1885 al 2014 (Autore: D’Aprile F.). Qu i, addirittura, si vede che dalla fine del
1800 fino agli anni ’30 le temperature calavano ma, da allora, hanno iniziato a salire in modo deciso e costante
soprattutto dagli anni ’70 in poi. Intanto, cosa ci dice tutto questo? Molte cose, ad esempio che le tecniche e i
modi di usare il nostro territorio e le sue risorse non possono essere nostalgie del passato ma occorre adeguarsi
a questo nuova condizione climat ico-amb ientale ed accettare che i cambiamenti cu i assistiamo possono essere
visti non solo come danni e peggioramenti ma anche come opportunità di rinnovamento, progresso e
ricostruzione nel vivere la nostra terra, cioè un’occasione importante di sviluppo sostenibile.
Donne loresi che lasciano il
segno (segue da pag.1)
Imprenditoria come storia di
vita
Raffaella Simonti
Scarpe, una storia d’amore
Piccola, figura sottile, sguardo fiero,
voce chiara, un sorriso che la
raccoglie tutta. Questa è Roberta,
l’ideatrice di Chaca, la scarpa che
dalla Setteponti fa il giro del mondo.
Aveva 13 anni Roberta quando
percepì lo strano fascino della scarpa.
Non se ne spiegava il motivo, ma se la
sentiva attaccata alla pelle. La mattina
a scuola per l’ult imo anno di
avviamento professionale , nel
pomeriggio da Bigazzi a imparare i
segreti della scarpa. Le dava emozione
toccare la pelle, p iegarla, annusarla .
Nel laboratorio c’era un ragazzo ,
Loren zo.
I
loro
sguardi
si
incrociavano.
Roberta
Bellini,
Loren zo Mealli e Sergio Goretti nel
1967 in un fondo preso in affitto
aprono un laboratorio e prende il v ia
la scarpa Charlotte. Ai tre l’anno
successivo si unisce Valeriano Bidin i
come modellista e la piccola azienda
diventa autonoma. Lavorano senza
sosta.
Qualche anno dopo si
trasferiscono a Malva nella sede
attuale. E’ così grande che fa loro
quasi spavento. Roberta ha 17 anni, la
più piccola, ma è lei l’an ima del
gruppo. Il responsabile commerciale
torna sempre con
buone notizie.
Ormai padroni delle tecniche di
lavorazione aprono la porta ai ragazzi
del paese e si fanno maestri. Sicco me
gli apprendisti hanno bisogno di
tempo per imparare, Roberta, Loren zo
e Sergio li suppliscono dove loro non
arrivano. Nel 1973 la d itta riceve
dalla Confindustria il Premio Qualità.
Dentro la fabbrica l’at mosfera è
amichevole, do mina però un motto:
sorriso e rigore. Imparano tutti da
quella piccola donna che si alza ogni
mattina alle 5, che alle 5.30 è già in
fabbrica ad accendere le macchine e
che resta là finché il lavoro della
giornata non è finito. Anche fino a
mezzanotte. Il Calzaturificio Charlotte
diventa Chaca, un’abbreviazione del
nome precedente.
Il successo
continua. Il numero dei dipendenti ha
superato le 50 unità. Dall’artig ianato
sono passati all’industria. Aumenta
anche il numero di coloro che
lavorano all’esterno. Nel 1986
ricevono la visita di un collaboratore
di Ferragamo, che guarda, osserva,
controlla con molta attenzione.
Seguono telefonate e incontri. Da
questo momento Chaca lavora solo
per Ferragamo in un rapporto di stima
reciproca. Il 29 novembre 2008 il
Consiglio Provinciale d i Arezzo
premia Roberta Bellin i per la sua
attività nell’azienda manifatturiera.
Oggi, con i suoi 65 dipendenti in
organico, le 450 paia d i scarpe che
escono ogni giorno dai suoi cancelli, il
Calzaturificio Chaca è una delle
grandi realtà imp renditoriali del
Valdarno Superiore e si prepara a
festeggiare il cinquantesimo della sua
fondazione. Ma ancora oggi alle 5.30
del mattino Roberta è là pronta ad
accendere le macchine. Tuttavia il
lavoro senza sosta che caratterizza la
sua vita non l’ha fatta diventare sorda
al dolore degli altri. E’ attiva
nell’Unitalsi e ogni anno, insieme a
Loren zo, consuma una delle sue tre
settimane di ferie con i ragazzi
portatori di handicap a Loreto o a
Lourdes. Insieme alle sue donne, che
ormai coinvolte regalano un po’ del
loro tempo, lavora per il Calcit.
Patrizia Borgheresi, da alcuni mesi
presidente
nazionale
della
Uniontessile-Confapi, sorride fiera.
Non è stato facile, mi dice, arrivare a
Ro ma da Loro Ciuffenna. La sua
storia ha ormai più di trent’anni. Era il
1985 e aveva due figli piccoli da
accudire quando decise di cambiare
lavoro. Puntando sulle conoscenze
acquisite in una piccola azienda di
abbigliamento fece un’indagine nel
territorio e riuscì a trovare nella
periferia aretina una fabbrica che
produceva sacchette da imballo per
abbigliamento e calzature che le
permise di lavorare nella rimessa di
casa sua. Il lavoro le piaceva. Cinque
anni più tardi, ormai pronta e sicura e
più libera dagli impegni familiari,
decise di in iziare la grande avventura.
Affittò un locale più spazioso, assunse
alcune giovani donne, cui lei
insegnava i segreti del mestiere e
iniziò a prendere contatti diretti con le
grandi aziende del mercato italiano.
Chiedeva incontri e presentava con
sicurezza i suoi prodotti. Quando
ricevette il primo ord ine, ebbe un
attacco di panico, ma durò un attimo .
Una dopo l’altra le grandi firme
arrivavano tutte.
Acquistò un
fabbricato sullo stradone di Loro. Nel
1997
dall’Art igianato
passò
all’Industria. Il numero dei suoi
collaboratori si era attestato sulle 15
unità. Sorrideva alla vita, ma con il
nuovo millennio il mercato subisce
camb iamenti. La concorrenza si fa più
infida, la globalizzazione incalza.
I suoi clienti iniziano a guardare oltre i
confini e non danno peso alle distanze.
Cercano la convenienza. Patrizia non
si piega alla sorte. Nel 2003 va in
Cina, poi in Turchia, l’anno dopo in
Pakistan. Deve trovare la materia
prima per le sue sacchette, il cotone, a
un prezzo più favorevole, perché
vuole offrire ai suoi clienti, oltre alla
qualità, quella convenienza che loro
cercano nelle ditte straniere. Se pur
con diffico ltà, ci riesce. Lentamente
l’attiv ità rip rende i suoi rit mi, il
numero dei collaboratori non ha subito
variazioni, anzi fa parte dei suoi
obiettivi mantenere lo stato attuale.
Quando gli ordin i richiedono un
numero maggiore di lavoranti, si
appoggia a una fabbrica in Albania,
già testata e conforme ai suoi metodi
di lavorazione. Patrizia cura da sola la
ricerca d i mercato e la progettazione
dell’immagine secondo gli schemi
ricevuti dai clienti, i collaboratori si
preoccupano della realizzazione dei
prodotti in tutte le loro componenti.
Nel corso degli anni la produzione si è
notevolmente ampliata. Patrizia è
imprenditrice non solo fattuale, ha
capito la dinamica della picco la
industria e la sua logica e si mette a
disposizione degli altri. Nel 2001 entra
nella Confapi Firenze. Quando la
Confederazione
subisce
una
ristrutturazione e diventa Nuova
Confapi,
Patrizia
viene
eletta
presidente. Le sue qualità sono tali da
richiamare l’attenzione di o rgani
superiori e il 2 dicembre 2015
l’imprenditrice
lorese
diventa
presidente
nazionale
della
Uniontessile-Confapi. Si è appena
concluso
a
Firenze
l’evento
internazionale, da lei organizzato, Il
mondo a portata di PMI che ha avuto
come obiettivo l’incontro della piccola
e med ia imp resa con i compratori
stranieri.
3
Prato Magno Marzo 2016
Il turismo a Loro
Carta dei Valori del Pratomagno (segue da pagina 1)
Nico letta Cellai
Paolo Parig i
Questo documento, redatto dal nostro Comune, da Ort ignano Raggiolo e l’Un ione
dei Co muni del Casentino, ha nelle sue premesse la volontà delle parti aderenti di
promuovere, curare e valorizzare le identità naturali e socio-culturali della nostra
montagna. La carta è co mposta da dieci art icoli, che ne fissano intenti e finalità.
Centrale è il tema della preservazione della conoscenza del territorio, delle sue
risorse e delle sue necessità. I soggetti promotori si impegnano a mantenere i
valori della tradizione e a favorire l’insediamento di nuovi abitanti, partendo dal
presupposto che la montagna deve restare un luogo vivibile. Viene riconosciuto ai
borghi il loro valore strategico, come presidi per il mantenimento dell’assetto
idro-geologico e come centri per lo sviluppo economico, per conservare il
territorio accessibile ai suoi abitanti e visitatori. Sarà fondamentale per tale scopo
il sostegno dato alla mob ilità, mantenendo intatti i sentieri, le strade e i percorsi
storici. Verranno favoriti gli studi sull’amb iente e la raccolta di dati,
appoggiandosi di volta in volta agli enti competenti, come università e centri di
ricerca. Al documento hanno già aderito molte associazioni sportive e di
animazione culturale, appartenenti ai due versanti. Proprio a loro è dedicato un
articolo della carta, che le vede protagoniste della promo zione turistica, del
coinvolgimento a scopo didattico e della conservazione della flora e della fauna
locale. Intenzione degli enti fondatori è anche quella di favorire e mettere nelle
giuste condizioni di sviluppo le attività commerciali che vi si affacciano, o che lo
faranno in futuro. Altro valore che si è voluto condividere è quello dell’ospitalità.
Principio che appare quanto mai essenziale per pro muovere il turismo attraverso
pubblicazioni, eventi e il coinvolgimento delle co munità che popolano la
montagna e dei visitatori che la vorranno conoscere. Alla stesura è seguita una
revisione, all’attenzione delle associazioni che vivono la montagna e dei vari
comitati delle frazioni valdarnesi e casentinesi. Il fine principale della Carta dei
valori del Pratomagno è quello di radicare nelle nostre coscienze la convinzione
che il nostro territorio è un bene prezioso, che ci appartiene da sempre e per
sempre dovrà essere amato e custodito.
(documento disponibile sul sito del Comune, negli atti del Consiglio Comunale del 26\01\2016)
Rifiuti
Paolo Parig i
La questione dello smaltimento e della
gestione dei rifiuti è quanto mai
centrale negli ult imi anni, sia in
amb ito nazionale, che nelle picco le
realtà locali. I contenitori d i rifiut i
sono una parte vera e propria
dell’arredo urbano delle nostre
comunità. Sta al buonsenso di chi li
usa e di chi li gestisce far si che questi
non diventino uno scempio del
paesaggio cittadino. L’arte del buon
conferimento
nasce dalla base
imprescindibile del senso civico e
della buona informazione. Smaltire i
rifiuti in maniera corretta va a
vantaggio della qualità della v ita e
permette di controllare il costo dei
servizi. Sotto questi aspetti ricade il
problema
sempre
costante
dell’abbandono dei rifiuti. Troppo
spesso vediamo le nostre campagne
deturpate da materiale di ogni genere,
gettato con noncuranza dalla mano
incivile dei soliti ignoti. Questo
malcostume ricade su tutta la
popolazione sia a livello morale, sia a
livello economico. Il gestore unico
dell’ATO Toscana Sud, ovvero SEI
Toscana, offre oggigiorno strade
diverse per la gestione di quei rifiut i
non conferibili nei cassonetti stradali.
Il primo è il conferimento nei centri di
raccolta, situati in via Luciano Lama a
Centro di Raccolta Loro Ciuffenna
Via Luciano Lama
L'Italia turistica è pro mossa a pieni
voti da Expert system, leader in
gestione
delle
informazioni,
specializzata in ricerche socioeconomiche e dei co mportament i
collettivi che ha presentato il
Rapporto della percezione turistica.
Il rapporto sintetizza il risultato dei
contenuti di 570.000 post in lingua
inglese pubblicati sui social media da
persone che sono state in vacanza nel
nostro paese nel 2014, in una scala
sistemica imp iegata con valori da 1 a
100. Il risultato è 77, un valore ottimo ,
considerando che il valo re d i
riferimento di buona percezione
turistica in izia a quota 60. Tra g li
elementi d i maggior successo risultano
la ristorazione, la possibilità d i
socializzazione offerta dalle p iazze e
dai centri storici, lo shopping e la
qualità dell'industria dell'ospitalità.
Le località vincenti propongono un
mix di bellezze paesaggistiche,
interessi
storico-artistici,
offerta
enogastronomica e alberghiera d i
qualità. Una fotografia questa che
rappresenta, per gli aspetti generali, la
capacità di offerta culturale e turistica
del Co mune di Loro Ciuffenna, che
non è confinata solo nei musei e nelle
opere d'arte, ma in qualcosa di
intangibile,
di
estremamente
accattivante che invita i visitatori e gli
ospiti a tornare in questo attraente
paese, rappresentato
dalla
sua
autenticità, dalla co mplessità delle sue
tradizioni e della sua storia. Con le
circa 40 strutture ricettive, tra
alberghi, residence, bed and breakfast,
e case vacanza, questo Comune offre
una possibilità di soggiorno varia e
offerte di cantine, fattorie, ristoranti e
anche di piccole botteghe, che
Martedì Giovedì Sabato
17 - 19
17 - 19
La tabella riporta il numero delle
presenze sul territorio per gli
anni 2013 e 2014. Vengono
evidenziati i dati dei mesi estivi e
il totale dei due anni, ricavando
poi le relative percentuali di
aumento o diminuzione del flusso
turistico. Facendo la media tra
presenze di turisti italiani e
stranieri, si può notare come il
dato finale abbia evidenziato una
tendenza all’aumento delle
presenza sul territorio,
nonostante il numero degli
italiani sia in calo.
14 - 17
Centro di Raccolta località San
Gi ustino Val darno
Nei pressi del Campo sportivo
Martedì Giovedì Sabato
10 - 12
10 - 12
10 - 13
Loro Ciuffenna e a San Giustino nei
pressi del Campo Sport ivo.
In secondo luogo, è possibile per tutti i
cittadini rich iedere la raccolta dei
rifiuti ingo mbranti a do micilio ,
chiamando l’apposito numero verde
(800-127484) o co mp ilando il modulo
di rich iesta online sul sito di SEI
Toscana (www.seitoscana.it). Questo
servizio costa € 24,40 a chiamata,
cifra che viene equamente distribuita
tra tutte le utenze. Questo vuol dire
che non è il richiedente a caricarsi
l’intero importo, ma esso viene
accorpato al conto annuale del
servizio e successivamente diviso tra
tutti i cittadini. Nel malaugurato caso
di abbandono rifiuti all’interno del
vendono prodotti che conservano il
ricordo e i sapori di un tempo. Le
possibilità di escursioni offerte dalla
vicinanza delle maggiori città d'arte
sono da aggiungersi alle attrattive
locali, rappresentate dalle visite al
centro storico di uno dei Borghi p iù
belli d'Italia, dalle possibilità culturali
diversificate, dalle residenze storiche e
dai relais chateaux, alle splendide
ristrutturazioni di case coloniche e
appartamenti dei borghi arroccati sulla
montagna. L'offerta enogastronomica
è una continua scoperta, le peculiarità
dei vini, dei prodotti agricoli e delle
ricette gastronomiche sono davvero
notevoli in quantità e qualità. Le
possibilità d i escursione offerte da
luoghi d’arte come il Museo di
Venturino
Venturi,
la
chiesa
dell’A rcipretura che ospita due opere
significative d i Carlo Po rtelli e la
magnifica Pieve di Gropina sono di
primissimo livello. Un discorso a parte
merita il Prato magno, montagna dal
fascino inusuale, che ci suggerisce di
camminare con lentezza per i suoi 60
km di sentieri C.A.I., gustare il
silenzio dei suoi
antichi borghi
montani, d i salire in quota ammirando
gli ampi panorami offert i dai prat i
d'altura e facendosi ammaliare dai
silenzi, dalla solitudine e dalla
struggente bellezza di questi amp i
spazi. Insomma un contesto turistico
dalle tante sfaccettature, capace di
offrire mo lteplicità d i aspetti, ma
anche qualità della vita, sapori veri d i
una terra ospitale e autentica. Dopo un
anno di flessione rappresentato dal
2013, gli arriv i e le presenze turistiche
iniziano a risalire, soprattutto per
quanto riguarda i turisti stranieri che
compensano la netta perdita dei turisti
connazionali. Il dato totale reg istra un
incremento ben superiore al dato
nazionale attestato a 1,1 %.
territorio co munale, possono effettuare
la segnalazione al gestore sia il
Co mune stesso, sia qualunque
cittadino noti il problema,utilizzando
il numero verde o contattando gli
uffici co munali. L’abbandono oltre ad
essere un segno grave d’inciviltà,
diventa
anche
una
scelta
economicamente svantaggiosa per il
cittadino. Il costo a carico della
cittadinanza è notevolmente più alto
rispetto al rit iro do miciliare. Questo
viene determinato di volta in volta, a
seconda del materiale, del peso e del
tipo d’intervento che il gestore deve
effettuare. Co me il costo del ritiro a
domicilio e quello del conferimento ai
centri di raccolta, anche quello
dell’abbandono è ripartito sull’intera
collettività: ogni conferimento, dal più
piccolo al più grande, effettuato con
tutte le modalità concepite, ricade
sulla bolletta di tutti i cittadini.
Sta quindi nel buon senso civico
conferire i rifiuti nella maniera più
corretta, differen ziando al massimo e
ponendo attenzione su come e dove
sia corretto depositare la nostra
spazzatura. Tenendo alto questo
livello d i attenzione, non potremo che
guadagnarne in salute, decoro e anche
sotto l’aspetto economico.
4
Prato Magno Marzo 2016
La voce delle frazioni
Trappola
Il Giardino Botanico della
Trappola
Teatrappola
Modine
Amicizia in palloncino
Beppe di’Chiari
Da
Loro
partivano
numerose
mu lattiere che si arramp icavano su per
i boschi verso il Pratomagno.
Guardando il monte, sulla destra del
Ciuffenna, passando per il cosiddetto
Salto della lepre si raggiungeva e si
raggiunge tuttora il
Molinaccio ,
piccolo mondo dove abito io, un
montanaro
poeta
e
artista,
appassionato ricercatore di storie e
realtà locali. La storia che sto per
raccontare forse non la ricorderà
nessuno. Nel mese di luglio 1978
trovai nei pressi di Fabriola i resti di
un palloncino colorato con attaccato
un rotolino di carta. Dato che nella
l’unica risposta. Seguivano alcune
informazioni sulla sua famig lia,
diceva che Cristiano era orfano di
padre e che considerava questo
messaggio venuto dal cielo. Avendo
vissuto io stesso da giovane questa
triste esperienza, colsi l’occasione per
fare sentire a questo bambino la mia
più sentita vicinanza e g li scriss i una
poesia:
Successivamente giunsero lettere dalla
scuola e dal co mune di S. M ichele e
con l’interessamento dei sindaci dei
due paesi, il 23 maggio 1983, ben 175
persone di Loro Ciuffenna, a bordo di
tre pullman ed uno scuolabus del
Co mune, valicarono l’Appennino,
invadendo il centro di Sassuolo.
L’accoglien za fu grandiosa, come se
veramente si fosse venuti dal cielo..
Un modo nuovo di guardare il
bosco
Simonetta Bartolin i
Danilo Lanini
Era l'estate del 1997 quando, grazie
all'intraprendenza e all'intuizione di
Roberto
Becherucci,
presero
letteralmente vita i personaggi e le
situazioni nate dallo spirito creativo e
ironico di Alberigo Baron i. Alberigo
aveva vissuto la prima infan zia in
Normandia, dove era nato. Quando la
famig lia rientrò nel paese d’orig ine, il
bambino si trovò immerso in una
realtà del tutto diversa, che iniziò a
guardare con occhio curioso e
indagatore. Da grande sentì il
desiderio di fissare sulla carta i suoi
ricord i, i personaggi, le storie, i mod i
di dire, perché, col passare del tempo,
non perdessero i colori e il calo re del
vissuto. Nasce così Teatrappola, su un
palco scarno, con un canniccio intorno
a fare da scena, ma col calore dei suoi
personaggi, con l'entusiasmo dei suoi
interpreti: trappolini neofiti ed
emo zionati che recitano se stessi o
persone conosciute o vissute nella
propria famiglia, sempre cercando di
identificarsi con la realtà che è stata
raccontata,
creando spesso un
rapporto diretto con il pubblico.
Questi personaggi che noi abbiamo
appena intravisto e di cui i g iovani
d'oggi ignorano totalmente l'esistenza
Quando si parla d i Giardini Botanici si
pensa immediatamente a collezioni d i
piante stupefacenti, specie rare e
preziose, mostra straordinaria della
flora più appariscente. Il Giardino
Botanico della Trappola nasce con
uno spirito completamente diverso,
quello di valorizzare la flora in loco,
spesso ignorata e sconosciuta, nel suo
amb iente naturale attorno alla Casa
del Guard ia. Quest’ultima è mo lto più
di una casa: racconta la storia dei
boschi del Prato magno perché il suo
vivaio serviva per rinnovare gli alberi
ormai vecchi e veniva curato con
passione e competenza. Fra gli alberi,
residuo del vecchio vivaio, ci sono
tante specie vegetali che si sono
costruite il proprio habitat in perfetta
armonia fra di loro. Felci, muschi e
piccole
ma
generose
piante
med icinali, arbusti, orchidee…. Così è
nata l’idea di creare un Giardino
Botanico
“naturale”
per
fare
apprezzare a tutti questo mondo tanto
silenzioso quanto eloquente. Molte
specie presenti si potranno ritrovare
durante le passeggiate nei boschi,
salendo
sul
Pratomagno
o
camminando lungo le strade o i
viottoli.
Per le specie tipiche dei nostri boschi
non presenti nell’area prescelta è
previsto un supporto fotografico
med iante poster descrittivi (piante
arboree, arbustive e funghi).
Questo Giardino Botanico si prefigura
come incontro fra cultura scientifica
ed amb iente con lo scopo di rendere le
persone, in partico lare i ragazzi, che
lo
visiteranno
protagonisti
di
utilizzazioni
significative
dell’amb iente e di occasioni d i
benessere fisico e psichico. Si pensa
che il Giardino Botanico della
Trappola possa essere fruito dalle
Scuole
e
dalle
Associazion i
Naturalistiche. Per questo, partendo
dal “vissuto” nel giardino, si
prevedono
molte
v ie
di
approfondimento
passando
dall’approccio
sperimentale
allo
sviluppo teorico di ciò che è stato
osservato. Per questo presso la Casa
del Guardia verrà allestita uno spazio
dove completare, a mezzo di adeguati
sussidi, il concetto di Sistematica del
Regno delle Piante e dei Funghi,
conoscere le proprietà e l’utilizzo
delle p iante medicinali, imparare a
fare un erbario, indagare sui princip i
dell’Ecologia, ecc. Si potranno fare
mo lte cose perché tante sono le
sollecitazioni che provengono dalla
curiosità quando si entra nel magico
mondo della Natura.
Maria Pizziran i
sono ormai sco mparsi: il pentolaio,
che accomodava e ristagnava le
pentole e richiamava le donne per
comprare le mutande o i merletti da
mettere nei corredi; il barrocciaio,
corriere d'altri temp i che portava
merci di ogni tipo negli angoli più
remoti; e tanti altri ancora, così vivi e
simpatici nella loro semplicità e ricch i
di valori e d i u manità.
Dal 2004/ 05 il testimone lasciato da
Alberigo è passato a Simonetta
Bartolini, che continua a frugare nella
memo ria per rispolverare eventi, motti
e figure da legare e assemblare per
mettere in scena una nuova commedia.
Il nostro è davvero un teatro povero!
Nello
scorso
anno,
a
causa
dell'inagibilità della Casa del Guard ia
è diventato addirittura un homeless,
ma sempre v ivo e capace di
emo zionare ed evocare ricordi.
Raramente abbiamo esportato questa
nostra immagine in altre frazioni,
l’attiv ità degli attori si limita al solo
periodo estivo, ma Teatrappola e i
suoi sostenitori continueranno la loro
avventura per donare a tutti mo ment i
piacevoli e importanti nel ricordo
della nostra montagna.
zona non vi erano né strade né sentieri
mi sembrò strana la sua presenza.
Incuriosito lo aprii e con grande
sorpresa lessi queste parole: Mi
chiamo C. F., abito a S. Michele dei
Mucchietti a Sassuolo e prego chi
troverà questo biglietto di scrivermi...
Pensavo fosse un bambino e dato che
mio fig lio Gianni aveva 8 anni, co lsi
l’occasione per creare una amicizia
oltre
Appennino.
Così scrissi
all’ind irizzo trovato, specificando la
posizione di Loro Ciuffenna rispetto
alle province di Arezzo, Siena e
Firenze. Dopo circa otto giorni mi
giunse un’emozionante lettera. Era la
madre d i C.F., che ringraziando mi per
aver risposto al messaggio m’informò
che fra i tanti palloncin i lanciati in aria
da suo figlio e i suoi compagni, a
chiusura della scuola, la mia era stata
“Sulla cresta di vento, un palloncino
Il carico di un biglietto portava
Nutrito dallo scritto di un bambino
Che già a dieci anni di padre
mancava
Tu che puoi andare là sopra alla
gente
Vammi a cercare quel ch’io più non
vedo
Vammi lontano e spargi la notizia
In ricambio troverò un po’ di
amicizia”
E come dico oggi dissi allora
che tanti palloncini volino ancora
e tra messaggi frasi e parole
siano portatori di speranza e amore.
5
Prato Magno Marzo 2016
Museo diffuso - San Jacopo di Modine
La Tramontana
Lucia Fiaschi
Giovanni Ezechielli
limite d i 30 ore, ma il sogno di tutti è
quello di concluderla entro le 24 ore
Siede in luogo alpestre sul fianco
occidentale del Pratomagno, non
lungi dal Ciuffenna, che scorre tra
ripide balze alla sua sinistra. Della
chiesa di San Iacopo a Modine si
hanno notizie fino dal secolo XII.
(G. Manneschi, Notizie storiche sul comune di
Loro Ciuffenna, Memorie Valdarnesi, Ugo
Viviani editore, 1921, pp.175 -176.).
San Jacopo a Modine, ricordata dalla fine del XII secolo, appartenne alla
parrocchia di Santa Maria a Querceto, e soltanto a partire dal 1642 ebbe il titolo
parrocchiale. Attualmente è a p ianta rettangolare e mostra mo lti segni dei
successivi rifacimenti. Probabilmente al tempo della fondazione l'oratorio ebbe un
diverso orientamento, adesso è insolitamente orientato con la porzione absidale a
occidente. L'interno, semplice e a nave unica, custodisce sulla parete meridionale
un graffito su muro di Venturino Venturi, voluto dall'artista per affezione alla sua
terra natale e in partico lare ai borghi della sua montagna. Il graffito raffigura una
Maternità secondo la particolare declinazione del tema solito all'arte del Maestro.
Il g rande volto della madre è accostato a quello del figlio, ed entrambi sono
tracciati in semplificate forme circolari: il passaggio dalla circolarità del volto che fu quello di sua madre – all’astrazione circolare di ogni maternità.
Il Pratomagno è la mia
casa naturale
limite d i 30 ore, ma il sogno di tutti è
quello di concluderla entro le 24 ore
per potersi fregiare della fibbia
Alberto Lazzerini
d’argento. La gara è a nu mero ch iuso.
Per accedere alla competizione si deve
Il Prato magno è la mia casa naturale, è
prima di concludere almeno un’altra
lo spirito silente che alberga nel mio
gara
tra
quelle
riconosciute
cuore e che ne farà sempre parte.
dall’o rganizzazione entro il mese di
Molti di voi si staranno chiedendo chi
novembre, ma questo non basta, visto
io sia. Do manda più che lecita. M i
che bisogna anche avere la fortuna di
chiamo Alberto Lazzerini, 44 anni e
essere sorteggiati. Solo 400 co rridori,
sono figlio dell’ex sindaco Piero
provenienti da tutto il mondo,
Lazzerini. A mo lo sport e la natura e
prenderanno il via l’ultimo fine
ho trovato il modo di miscelarli in
settimana di giugno! Io ho avuto la
quella che per me è la disciplina
fortuna ed anche l’onere di correrla
sportiva più bella del mondo: la corsa.
per ben due volte di fila ed essere
E nello specifico il Trail Running. Si
l’unico italiano alla parten za, ma
corre dove non c’è asfalto, in
nonostante
l’esperienza
e
la
montagna, nei deserti, nei boschi, sulla
preparazione solo una volta sono
neve. Come d ice mia madre, ho
riuscito a finirla. Ma veniamo al
sempre corso e sempre lo farò. Il mio
racconto. Sono le 4.55 del mattino, tra
primo podio lo raggiunsi a Rocca
meno di 5 minuti prenderà il via la
Ricciarda. La mia prima gara lunga è
Western
States.
Sono
teso,
stata la Montelori- Croce del
concentrato, pronto
a scattare.
Prato magno, andata e ritorno, 16 km.
Finalmente il segnale. Si parte tra due
Avevo nove anni. Sono ricord i
ali di fo lla, che urlano, incitano e che
indelebili che hanno fatto di me lo
danno la carica. La prima salita lungo
sportivo che sono oggi. Sia chiaro ,
le piste da sci si fa subito sentire nelle
non sono un campione e nemmeno un
gambe, i muscoli bruciano, ma
fenomeno, sono semplicemente un
l’entusiasmo regala emo zioni. Dopo
appassionato che ha girato il mondo e
40’ mi sono liberato dalla tensione e
che continua a farlo proprio per andare
inizia la mia gara. Mi godo il
a correre in terre favolose. Tante sono
paesaggio
e
il
suo
fascino
le co mpetizioni a cu i ho preso parte: la
incontaminato.
Sono
talmente
CCC
(CourmayeurChampexestasiato che commetto il più banale
Chamonix) d i 100 km intorno al
degli errori, quello di inciampare
Monte Bianco, la 111 km nel Deserto
malamente e di cadere a terra col
è proprio della elaborazione concettuale di Venturino, che vi pervenne agli inizi
Del Namib in Namibia, la Western
ginocchio
destro
completamente
degli anni '60. Sono tratti consapevolmente archetipici, a indicare il passaggio
States di 160 km in Californ ia e il
girato. Mi rialzo quasi subito, sono
ardito dalla mad re universale all'Universo in eterno divenire. L'impatto visivo è
Tahoe 200 d i 331 km intorno al lago
convinto di non essermi fatto nulla,
straordinario, e i due volti stupiscono apparendo dilatati nella mite peno mbra della
Tahoe tra gli Stati della Californ ia e
invece
mi sono procurato una
chiesetta alpestre.
del Nevada. Probabilmente dovrei
distorsione e di lì a poco il ginocchio
dare un filo temporale a queste gare,
inizierà a gonfiare. Ma la mia voglia
ma a conti fatt i, a chi interessa? Così il
di andare avanti va oltre il dolore.
primo racconto lo dedico a quella che
Continuo a correre, a spingere. Il
per me è e resterà sempre la Gara. La
tempo passa, il sole cresce e la
Western States non è una gara come
temperatura sale paurosamente. Nei
le altre, non è la più dura, ma è quella
Canyon si raggiungono i 45°, la
che ha più fascino. E’ la prima vera
polvere fine co me il borotalco mi
Ultra della storia: 160 km e 6000 m d i
riemp ie i polmoni, mi fa bruciare la
dislivello positivo da fare in un tempo
gola. L’unica solu zione è quella di
Le ricerche storiche ci danno pochi
reperti su cui datare con certezza la
nascita della Società Filarmon ica
Sangiustinese, nascita voluta e legata
strettamente a quel gruppo di persone
che dettero vita alla costituzione della
Società Operaia e di Mutuo Soccorso
di San Giustino Valdarno. Il logo,
rappresenta questo legame che sanciva
anche il diritto di abitare la stessa
casa.
Nonostante
le
difficoltà
possiamo comunque collocare nella
seconda metà del 1800 la nascita della
Filarmon ica che da allora ha scandito
con le sue note tutti gli eventi del
paese, feste religiose, civili, ricorren ze
varie, portando come tutte le bande o
filarmon iche il messaggio e la
conoscenza musicale a patrimon io di
tutti. Tra i docu menti cartacei rimasti
nell’archivio possiamo annoverare una
marcia proveniente da Livorno firmata
O. Carlin i del 26 febbraio 1866.
Sempre dello stesso anno una marcia
del maestro Enrico Del Lungo,
proveniente da Montevarchi, ma
ancora prima la marcia del maestro
Jean Tarditi del 1859 e una polka del
16 gennaio 1879 con dedica:
all'onorevole Società Filarmonica di
S. Giustino a firma Cappetti. Il 28
dicembre 1884 l'assemblea dei soci
eleggeva a socio onorario la signora
Elvira Bazzanti ved. Fabbri e il 7
febbraio 1885 le rilasciava un attestato
a firma del segretario Droandi e del
presidente Grat i. Si può affermare che
bere con regolarità. Ogni 30/40 km ci
sono le Aid Stations (ristori attrezzat i).
Qui possiamo lasciare le nostre sacche
con gli effetti personali che ci
seguiranno per altra via. Il dolore al
ginocchio aumenta di metro in metro ,
ma la mia determina zione a fin ire la
gara è incrollabile.
Per non
disidratarmi mangio chili di frutta,
soprattutto di cocomero. Sono passati
più di 100 km e in alcuni ristori ci
sono centinaia di famig lie che fanno
pic-nic e che incitano i corridori,
emo zioni uniche veramente. A 50 km
dalla conclusione trovo Curt Casazza,
un amico che correrà al mio fianco
fino al traguardo. E’ notte, finalmente
un po’ di fresco. Guadiamo un grosso
fiu me, l’acqua è gelida ma al tempo
stesso rigenerante, oramai mancano
poche decine di chilometri, il sogno di
concludere la gara in 24 h è svanito,
a questa data il sodalizio era in vita da
diversi anni. La famig lia FabbriBazzanti ha sostenuto per oltre un
secolo la società stessa, confermato da
una dedica di Achille Fabbri del 29
dicembre 1901 e come non ricordare
la figura di Ernesto Fabbri-Bazzant i
fino al 1955-57? Ma è negli anni
1975/1979 che la Società Filarmon ica
di San Giustino Valdarno si trasforma
in
complesso
caratteristico,
introducendo prima una serie di
tamburin i e po i le majorette e
prendendo per nome quello che
caratterizza tutt'oggi il paese, il forte
vento che scende con impeto dal
Prato magno, la Tra montana. Inizia
così una intensa attività con la scuola
di musica guidata dal compianto
maestro Lu igi Stefanelli, con la scelta
di un genere musicale idoneo ad
accompagnare le coreografie delle
majorette guidate da Rita Dragoni
Gennai, con musica che manifestasse
senso del rit mo e allegria. In
pochissimi anni la Tramontana si è
trovata a esibirsi in mo lte città e
man ifestazion i importanti, sagre, feste
e carnevali, sia in Italia che oltre i
confini nazionali. Semp re in quel
periodo la Tramontana si trasferì nella
nuova sede presso il plesso scolastico
di nuova costruzione. Una bellissima
sede pensata e desiderata da tanti, ma
concretizzata
dall'allora
sindaco
Ro mano Rampi. Ancora oggi la
Società vanta una scuola di musica e
un corso per majorette guidati
rispettivamente da Daniele Castellucci
e Lisa Santini, cresciuti e format isi nel
complesso
caratteristico
La
Tramontana.
ma non quella di finirla nel tempo
limite. Mancano 16 km. Ultimo
controllo medico. M i ero dimenticato
di dire che ogni 40 km c’è il controllo
med ico. Se non si rientra nei parametri
previsti, si viene stoppati. Salgo sulla
bilancia. Sono tranquillo, ma il
med ico non è del mio avviso. Mi
chiede se mi sento bene, se mi gira la
testa, se lo stomaco mi dà noia. Sono
sicuro nelle mie risposte, il dottore mi
guarda, mi mette in mano una bottiglia
d’acqua e mi dice di berla tutta. Ho
l’ok a proseguire, riparto con la gioia
nel cuore, spingo l’u ltimo tratto al
massimo della velocità. Ecco la p ista
di atletica, ancora 300 m. L’impianto è
gremito di folla che mi incita, che
applaude. Io sono un caleidoscopio di
emo zioni. Tag lio il traguardo in 26 h
27’. Sono il quinto italiano ad aver
concluso la gara più bella del mondo.
6
Prato Magno Marzo 2016
Un libro - Sergio Parti
Sulla via di Gropina - Sandro Antichi
Per arrivare alla pieve bisogna fare una breve
passeggiata in mezzo a meravigliosi olivi che di
tanto in tanto s’interrompono permettendoci così
di godere del paesaggio circostante.
Superata una piccola strettoia tra le case si scorge
finalmente la pieve d i Gropina con la sua facciata
appoggiata su una terrazza da cui si può ammirare
un altro scorcio sul fondo valle.
Le case, come se avessero un rispetto religioso, le corrono parallele su un fianco e
sembra impossibile che tutto ciò possa essere nato spontaneamente.
La facciata della p ieve mostra una scritta, Leone X, e p iù in alto sopra il rosone una
piccola testa in pietra che sembra guardare incuriosita chi sta arrivando. All’interno
della Pieve, la luce si sprig iona dalle trasparenze dell’alabastro con un morb ido color
oro , l’unico tono di colore che arricchisce la severa architettura della ch iesa.
Il resto infatti è pietra serena, scolpita sapientemente, dove ogni capitello è una
scultura a sé. Si può guardare con gli occhi degli uo mini del medioevo: strani animali,
sirene, cavalieri, mostri e soprattutto Dio. L’ambone con il suo disegno elegante
rappresenta la parte più alta di questa lezione di scultura medievale: una sirena bifida,
due colonne ofitiche e una decorazione che fa pensare all’horror vacui. Nella cripta si
possono vedere i resti di due chiese e due croci patenti disegnate su lastre di candido
marmo. Dal g iardino, posto sul retro della pieve, si può ammirare l’abside con
colonne ofitiche già v iste nel pulpito.
Sulle orme di Guido e della sua scienza musicale
Salvatore Dell’Atti
Entrando nella Pieve di San Pietro, situata nel borgo di Gropina, allo stupore si
aggiunge un silenzio che ben si contrappunta alle p ietre, evocando antichi canti i
quali si propagano per la vallata, mentre il massiccio del Prato magno restituisce
echi remoti e suggestivi. Da Gropina, dopo una passeggiata fra i boschi, si arriva
alla badia di Santa Trin ita in Alpe, fondata da due benedettini germanici tra il 950
e il 961. Coinciden za non casuale poiché la badia è poco distante da Talla, la quale
si fregia dell’attribuzione dei natali di Gu ido Monaco (fine X - inizi dell’XI sec.),
esattamente in località Castellaccia, non lontana da Loro Ciu ffenna. Il benedettino
Sigeberto di Gemblou x lo cita co me Aretinus (Chronica del 1028), alludendo al
luogo di nascita, pertanto l’orig ine aretina e non pomposiana o in altre città, anch e
europee, appare verosimile. Guido poteva aver avuto contatti con importanti centri
monastici casentinesi: Santa Trinita in Alpe oltre a San Fedele a Strumi,
assorbendo l’humus spirituale, art istico e culturale dei luoghi. Ma chi è questo
monaco su cui ancora oggi si scrive e si discute? Un musicus a cui si «permette di
giudicare l’opera degli strumenti e il canto secondo principi speculativi e
razionali» (Cattin), genius e inventore della notazione musicale moderna. Un ruolo
importante, quello del musicus, contrapposto in età medievale a quello del cantor,
come il Nostro chiarisce, indicando che solo costui conosce i fondamenti dell’ars
musica, mentre chi fa ciò che non conosce è simile ad una bestia. Per approfondire
l’Ars musica Gu ido si reca presso l’abbazia benedettina di Po mposa, tra le più
famose nel Medioevo per la spiritualità e la cultura. A causa di incomprensioni,
egli è costretto a rientrare ad Arezzo dov’è accolto dal vescovo Teodaldo (cui
dedica il Micrologus) presso il centro di studi, sul colle del Pionta, dov’era attiva
un’importante scuola di canto. Per il monaco è il contesto adatto a codificare,
sviluppare e diffondere il suo metodo poiché l’imp ianto degli studi del Trivium e
del Quadrivium, propedeutico per la formazione scolastica med ievale, permetteva
di indiv iduare, anche in monasteri come Camaldoli e Stru mi, l’insegnamento di
discipline apparentemente lontane come la med icina e la musica, benché già nel X
secolo ad Arezzo il benedettino Oddone avesse scritto un Tonarium e un Dialogus
de musica. È molto plausibile la presenza guidoniana nel nostro territorio e la
divulgazione delle sue teorie nel periodo aretino (1025-1035 circa). Si può
ipotizzare una sua “evangelizzazione musicale” nei seguenti luoghi spirituali: S.
Andrea di Loro o San Michele Arcangelo (Anciolina), S. Angelo a Cafaggio lo, S.
Maria Assunta (Poggio di Loro), la Pieve di San Giustino a Gabiano, ove poteva
esserci un’attività musicale legata al canto. D’altronde, l’esistenza di importanti
vie di co municazione - la via Abversa che passava proprio per Talla e Bad ia di
Santa Trinita e la via Cassia che seguiva all’incirca l’attuale strada provinciale
denominata dei Sette Ponti - poteva permettere anche a Guido di spostarsi in
territorio aretino-casentinese, passando da Loro. Ormai sono trascorsi molti secoli
e la musica, sviluppandosi attraverso vari percorsi, conserva ancora quelle forti
radici in una terra che continua a dare nuovi frutti che si traducono in pensieri
sonori dai mo lteplici volti.
Incipit dell'inno Ut queant laxis in
notazione quadrata su tetragramma.
Ogni inizio di emistichio corrisponde
al nome delle note
Carlo Fabbri, Liletta Fornasari
La Pieve di Gropina, Arte e Storia
Servizio editoriale fiesolano, 2005.
Co mpletano l’opera un ricco apparato
di note (solida base per ulteriori
approfondimenti) e una abbondante
bibliografia.
Il Sentiero di Oliviero
Opera fondamentale per la conoscenza
del monumento in oggetto, il testo è
diviso in due parti, peraltro fortemente
interconnesse. La prima, ad opera di
Carlo Fabbri, tratta della storia della
chiesa, allargando lo sguardo al
territorio, a partire dalle prime
testimonianze d i insediamenti u mani.
Viene poi tracciata la storia
dell’ed ificio ecclesiale: dalla chiesetta
battesimale paleocristiana, alla pieve
longobarda, fino alla p ieve ro manica.
Particolare rilievo viene dato alle
vicende legate al pulp ito longobardo
che si trova all’interno della pieve, un
vero monu mento nel monumento.
Infine viene tracciata la storia più
recente fino alla trasformazione della
pieve in beneficio ecclesiastico sotto il
patronato mediceo. La seconda parte,
a cura di Liletta Fornasari, illustra
l’aspetto artistico del ricco apparato
iconografico presente nella chiesa.
Viene puntigliosamente ricostruita la
cronologia delle realizzazioni con
acute
considerazioni
circa
l’attribuzione delle opere. Di grande
interesse è la ricostruzione della
sequenza degli interventi costruttivi
che portarono dalla pieve longobarda
a quella ro manica. Suggestiva e
avvincente è la lettura dei messaggi
trasmessi dalle varie rappresentazioni.
Una nota particolare meritano le
immag ini che accompagnano il testo:
di grandissima qualità ed estrema
nitidezza, non rappresentano un mero
abbellimento dell’opera, ma si
integrano con la parte scritta in modo
funzionale,
pur
restando
di
piacevolissima visione.
Guido con Teodaldo al monocordo, Vienna,
Nationalbibliothek, Cod. Lat. 51, c.35 v.
Un interessante esempio di mano guidoniana.
Il f. 200v del manoscritto V, 3 di Ebstorf (XV
sec., Germania) presenta il celebre sistema
mnemotecnico per aiutare i cantori nella lettura
a prima vista.
Oliviero Buccianti
Poggio di Loro – Rocca Ricciarda
Appoggio lo zaino in terra ed entro
nella semioscurità silenziosa della
piccola chiesa dedicata a S. Maria
Assunta di Poggio di Loro. M i
avvicino rispettosamente all’altare per
ammirare da vicino il polittico
quattrocentesco. Starei lì a lungo ad
osservarlo in ogni suo particolare, ma
so che altrettanta bellezza mi
accompagnerà nel mio cammino verso
Rocca Ricciarda insieme ad un dolce
sole invernale. Passato di nuovo sotto
la porta castellana, riemp io la mia
borraccia d’acqua e vado in direzione
della montagna. Alla fine del paese
volto a sinistra e in pochi minuti mi
ritrovo a camminare nel bosco. Gli
alberi sono spogli e i lo ro tronchi mi
appaiono così più maestosi e
piacevolmente mostruosi. Il cielo
sopra di me è azzu rro e calpestare le
foglie secche, che coprono il sentiero
senza nasconderlo, mi rende felice.
Senza d iffico ltà arrivo a Gorg iti, passo
davanti alla porta della sua piccola
chiesa stretta tra le abitazioni e dopo il
ponte sul Ciuffenna salgo a destra. Di
lì a poco comincio a risalire il corso
del torrente. Sono subito accolto dal
gioioso rumore dell’acqua che gioca e
saltella tra enormi massi d’arenaria.
Ora è davvero un bel camminare e
capisco perché molti artisti siano stati
ammaliati da questi luoghi. Venturino
veniva quassù a cercare ispirazione e
la pietra da scolpire, Lorenzo Bonechi
volle ambientare qui le Bagnanti, una
delle sue opere più
famose.
Oltrepassato il ponticello di p ietra
faccio un piccolo sforzo per salire su a
Rocca
Ricciarda.
Mi
sbuccio
un’arancia seduto su una panchina.
Davanti a me sulla valle si estende un
panorama che riconcilia con il mondo.
Riprendo il mio cammino per la stretta
strada che taglia il borgo, ma non
posso fare a meno di salire lassù sul
cassero dell’antico castello, una
solitaria sentinella del Pratomagno,
antica dimora del nobile Gu icciardo.
Tutte le volte che faccio quelle scale
in ferro mi viene da pensare al
Deserto dei Tartari di Buzzati, chissà
perché. Un caffè e una frittella e
imbocco la via del ritorno. Passo
davanti al mu lino tornato a funzionare
grazie all’amico Marcello e dopo il
cimitero torno a camminare dentro il
bosco. Quando, più in basso, il
sentiero si biforca continuo a sinistra
per arrivare in poco tempo a quanto
rimane della maestà di Renaccio .
Dopo tre ore ritorno comodamente a
Poggio di Loro per una larga sterrata,
contento di questa passeggiata che mi
piace fare in ogni stagione.
(La cartina di questo itinerario è disponibile, gratuitamente,
presso l’ufficio Turistico di Loro Ciuffenna)
7
Prato Magno Marzo 2016
EVENTI
Auditorium
2 aprile 21.15
Amletico
da “ Hamlet” di W. Shakespeare
una produzione KanterStrasse
KanterStrasse
regia: Andrea Giannoni
musica e suoni: Marco Giunti
tecnici: Marco Santambrogio, Eva
Sgrò.
con: Simone
Martin i,
Andrea
Giannoni, Marco Giunti.
6 maggio 21.15
Io, l’erede
Di Eduardo de Fili ppo
La Brigata del 100
regia: Fabio Torzin i
costumi: Jessica Viti
con: Annalisa Bardelli, Matteo
Bianconi, Nicola Bindi, A lessandro
Ghezzi, Giulia Ghezzi, Letizia Giani,
Francesca Insero, Paolo Parigi,
Giaco mo Zanni.
Biglietti Teatro:
- i ntero €7,00
- ridotto €5,00 (iscritti al prestito
della Bi blioteca Comunale di Loro
Ciuffenna, soci della Filarmonica
“G.Verdi” di Loro Ciuffenna)
Biblioteca
21 aprile ore 20.30
Avvicinarsi all’Italiano
Corso di Italiano per adulti stranieri
livello base
prima lezione
Info: loren zo [email protected]
3485660867 (Lo renzo)
La Filanda
5 marzo – 3 aprile
Le donne viste dalle donne
Mostra fotografica
a cura
Gruppo Fotoamatori Italo Baldi
Aperta tutti i g iorni festivi
dalle 16 alle 19
10 aprile ore 17.30
Presentazione del lib ro
Loren zo Big i
“50 Pievi Chiese e Badie del
Valdarno Superiore” Arte, storia e
religione.
Aska Edizioni.
Altri eventi
10 aprile
LORO CIUFFENNA
Le Vie dell’Orto Fiorito
organizzato da
Centro Co mmerciale Naturale
17 aprile
LORO CIUFFENNA
Vino nel Borgo: Visita guidata della
Pieve di Gropina e di Lo ro Ciuffenna;
degustazione di vini locali
10-11-12 giugno
Il Cammino della Setteponti
Da Masaccio a Piero della Francesca
Partenza dalla Pieve di Cascia
a Reggello e arrivo ad Arezzo.
Pernottamento a Montemarciano per
la notte del 10 giugno e a Castiglion
Fibocchi nella notte dell’11 g iugno.
Lungo il cammino saranno organizzat i
mo menti culturali e ricreativ i a cura
dei Co muni della Setteponti.
24 e 25 aprile
LORO CIUFFENNA
Sagra della Trota
organizzata da
Pro Loco Loro Ciu ffenna
5 giugno ore 9.30
ANCIOLINA
12^ Trofeo MTB “Borgo Anciolina”
Gara di Mountain Bike
INFO
www.comune.loro-ciuffenna.ar.it
11 e 12 giugno
LORO CIUFFENNA
Festa Medioevale
organizzata da
Le Contrade sul Ciuffenna
Ufficio Turistico 055 9170136
Prato Magno nasce per essere un periodico di divulgazione
culturale, promozione del territorio e utilità per il cittadino.
Chi volesse parteciparvi con storie e argomenti che possano
rientrare nell’ambito di queste finalità, può entrare in
contatto con la redazione scrivendo al seguente indirizzo:
[email protected]
(F. Magini)
Re gistrazione:
Tribunale di Arezzo n° 1\2016 del 29.03.2016
Proprie tà:
Amministrazione comunale di Loro Ciuffenna
Dire ttore Responsabile:
Enzo Brogi
Capore dattori:
Raffaella Simonti, Paolo Parigi.
Re dazione:
Fabrizio D’Aprile, Lucia Fiaschi, Danilo Lanini, Stefano Luglioli.
Impaginazione e grafica:
Paolo Parigi
Te stata:
Alice Rovai
Foto:
Fotoamatori Ciuffenna “Italo Baldi”
Stampa:
Pixarprinting Spa, a Cimpress Company,via 1° Maggio, 8, 30020
Quarto d’Altino (VE).
Hanno collaborato:
Sandro Antichi, Simonetta Bartolini, Moreno Botti, Enzo Brogi,
Oliviero Buccianti, Nicoletta Cellai, Giuseppe Chiari, Fabrizio
D’Aprile, Salvatore Dell’Atti, Giovanni Ezechielli, Lucia Fiaschi,
Danilo Lanini, Alberto Lazzerini, Stefano Luglioli, Fabio Magini,
Paolo Parigi, Sergio Parti, Maria Pizzirani, Raffaella Simonti.
Il giornale ve rrà distribuito gratuitamente, con uscite trimestrali.
Punti di distribuzione : e dicole, biblioteca comunale e ufficio
turistico
Sarà possibile rice ve re il giornale online, facendone richiesta
tramite mail.
Info:
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