N° 159 Ottobre 2014 - il sale - pluralismo, democrazia diretta

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N° 159 Ottobre 2014 - il sale - pluralismo, democrazia diretta
foglio pluralista, democratico e, quindi, rivoluzionario
anno 14 – numero 159 – Ottobre 2014
“La crescita economica in Italia…..!”
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2
Sommario

Pagine 4 e 5
Noi e l'Isis

Pagina 6 e 7
Sulla controversa questione del "diritto di anonimato sul web"
di Tonino D'Orazio
di Lucio Garofalo

Pagine 8 e 9
CONSIDERAZIONI VARIE
di Glauco

Pagine 10 e 11
Note autunnali

Pagine 12 e 13
Rio de Janeiro: guida semiseria ai prossimi mondiali di calcio
di Luciano Martocchia
di Ersilia Verlinghieri e Federico Venturini

Pagine 14 e 15
Il Royava: Un esempio da imitare!
di Antonio Mucci

Pagine 16 e 17
ABRUZZO "FORTE E GENTILE" (Ventesima Parte)

Pagina 18
Honk Kong, sotto l'ombrello

Pagina 19
I NOSTRI PRINCIPI
di Crescenzio Sancilio
di Manlio Dinucci
de "Il Sale"
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SENZA TITOLO
Notte, lascia che il prigioniero finisca il suo canto:
all’alba si libererà sulle ali / E l’impiccato penzolerà al vento:
Notte, rallenta la tua marcia: lascia che io versi sopra di te il mio cuore:
Forse tu hai dimenticato chi sono io / e quali siano i miei travagli.
Purtroppo le mie ore son cadute / furtivamente giù dalle tue mani.
Non pensare che io pianga di paura: le lacrime sono per la mia terra.
E per i miei bambini affamati / A casa senza padre:
Chi baderà a loro dopo la mia morte? / i miei due fratelli / prima di me salirono sul patibolo.
E come passerà i giorni mia moglie / Desolata e in lacrime?
Io non ho mai lasciato / un braccialetto attorno al suo polso / Quando la patria domandava armi.
ANONIMO PALESTINESE (Assassinato dagli Inglesi nel 1936)
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Noi e l’Isis
Tonino D’Orazio, 10 ottobre ’14.
Ha ragione Bergoglio e non solo. Siamo nella terza guerra mondiale. Il Nobel della pace Obama, in
tono trionfante ci ha spiegato che di nuovo i nord americani sono in guerra alla testa di un’alleanza
di ben 40 nazioni. Contro chi? Una creatura loro, l’Isis. Fantomatico gruppo che decapita, facendoci
urlare alla vendetta, all’impiccagione, ed essere in realtà utilizzati per altri scopi.
Intanto con questa scusa gli americani sono riusciti a distruggere i pozzi petroliferi della Siria e il
gasdotto proveniente dall’Iran. Cosa pensavano i siriani, di essersela scampata? E tutti quei civili
sfollati, cosa fuggono, le bombe intelligenti americane o la religione islamica? Lo strumento utile,
in barba alla Russia tenuta all’angolo, questa volta è l’Isis, già etichettata con facilità come
terrorista, manco fossero a casa loro. L’altra volta, per massacrare l’Iraq di Sadam ci furono le
fantomatiche “armi di distruzione di massa”. Poi ci fu l’amico della famiglia Bush, Bin Laden, e
l’altro fantomatico Al Qaida. Accusato della distruzione delle torri gemelle di New York, ormai
messo severamente e scientificamente in dubbio anche dai “non complottisti”. Di Al Qaida, a ben
riflettere, vi sono stati fuori area solo alcuni attentati, direi cinicamente, nel filo temporale
dell’occupazione dei vari stati petroliferi. A meno che la vita dei bianchi occidentali valga mille, o
dieci mila, di quelle arabe.
Ma chi sono e cosa vogliono? Resistono all’occupazione e al depredamento del loro paese
attaccando tutti, anche i “collaboratoristi”? Sfidano gli invasori? Strani ricordi. Sono utili ad un
nuovo massacro dei curdi (i curdi del nord iracheno si sono dichiarati autonomi, con i loro pozzi
petroliferi) aiutati dal silenzio storico dei turchi islamisti di Erdogan, quando si tratta di massacro di
quella etnia, che mostrano solo i muscoli aspettando di invadere parte della Siria? Non lo sapremo
mai, né dai notiziari televisivi né dai giornali, tutti allineati. Chi sono? Sono soltanto dei “cattivi”
che scorazzano, decapitano uno o due persone per farci diventare forcaioli e sfottono gli americani
facendole vestire di arancione, magari come i “prigionieri senza nome” torturati legalmente a
Guantanamo. Adesso decapitano anche le donne. A quando i bambini? Sembra un film costruito a
tappe con un crescendo tipico dei thriller. Non sapremo mai dove sono esattamente e quanti sono,
anche se volessimo seguire localizzando i bombardamenti gratuiti. Sembra abbiano solo carri
armati, in genere facili prede dell’aviazione sofisticata, eppure avanzano quasi senza resistenza,
malgrado i “bombardamenti” americani mirati. Possibile? Eppure avanzano contro i curdi. Sembra
incredibile che si nascondano dentro i pozzi di petrolio o sotto le tubature dei gasdotti. Certamente,
40 paesi alleati di uno che dirige e fa pagare dazio agli altri non sono mica poco. Solo Bergoglio
inveisce contro la terza guerra mondiale in atto. E qualcuno dice ancora che i bombardieri F-35 non
servono, invece ci saranno utili nel futuro prossimo. Come possiamo aiutare gli amici americani
senza quegli aerei?
Si sentono tutti minacciati da questi specialisti addestrati dai nord americani. Come dice la H.
Clinton:”Sono nostri e ci sono sfuggiti di mano”. Credibile? Saranno mica ancora “nostri” e stanno
svolgendo il compitino a loro affidato? Insomma i Talebani non servono più, Al Qaida nemmeno,
nell’immaginario collettivo dei bianchi (o filo-occidentali) forcaioli e guerrafondai bisognava creare
un altro nemico. Putin è ancora un osso duro. I musulmani sono ossa più tenere, basta anche
metterli gli uni contro gli altri. Eccolo allora nasce la creatura Isis, da non confondere con una
nuova tassa renziana nascosta dalla parola e dal gioco delle tre carte per impoverire i già poveri.
Ma l’immaginario western non finisce qui. Sia Cameron (GB) per l’Iraq che Hollande (Fr) per
l’Algeria, annunciano che daranno la caccia all’uomo fino a prendere “il” colpevole della
decapitazione, perché, malgrado tutto, i loro servizi segreti li hanno riconosciuti. Avranno presto
bisogno di un colpevole.
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Ma dobbiamo tremare un po’ anche noi, viste le minacce di attentati profferite per le metropolitane,
o i luoghi pubblici dei 40 paesi in guerra contro una tribù, anche se ben armata e con sofisticate
armi certamente non di loro produzione. Cosa pensare di tutte queste minacce che durano ormai da
più di 10 anni e in realtà mai avvenute? Sono bravi i servizi segreti oppure sono minacce fasulle
alimentate per tenere buone e obbedienti le popolazioni?
Perché preoccuparmi di disoccupazione e drammaticità sociale quando ho un “nemico” che vuole
uccidermi? Sarò al posto giusto e al momento giusto fuori dall’eventuale attentato? Devo evitare
metropolitane, bus e aeroporti? Sono drammatiche preoccupazioni virtuali, intrisi di una paura reale
e ben costruita per esserla.
Ma un’altra guerra, sottile e invadente sta venendo avanti. Di nuovo quella del petrolio.
Un'eventuale caduta del barile a 60 $, sarebbe un evento devastante per parecchie economie
recalcitranti. Qualche analista ipotizza che sia proprio Mosca il bersaglio principale di una strategia
che l’Arabia Saudita potrebbe aver concordato con gli Stati Uniti. Così Putin dovrà venderci il gas
al prezzo che diciamo noi e tenersi le sanzioni. Ma c’è anche il Venezuela nel mirino, oltre che
l’Argentina (che non vuole pagare arretrati e tassi di interesse agli strozzini internazionali) e il
Brasile (in fase pre-elettorale e partecipe della combriccola Brics recalcitrante all’impero), se non la
stessa Nigeria. Perché poi gli stati uniti hanno scelto di raggiungere e superare l’Arabia Saudita a
livello di esportazioni petrolifere? Sono rivali o diventati il gatto e la volpe contro tutti? E’
ipotizzabile la rapida e lucrosa costruzione di 1.000 petroliere per rifornire l’Europa, dopo aver
impostato con i nazi-fascisti ucraini il “litigio” con Mosca?
Siamo in grande amicizia, o servitù, con una piovra mostruosa convinta di volere e dovere imperare
sul mondo. Ha capito che da sola non ce la può fare, deve aprire troppi fronti, allora tocca un po’,
sotto l’egida dell’Onu o meno, dare una mano. Siamo felici e contenti di dargliela. Dio mi salvi
dagli amici.
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Sulla controversa questione del “diritto di anonimato sul web”
Detesto la saccenteria, l’arroganza, la supponenza dei numerosi “soloni” della
politica, sparsi a livello locale e nazionale. I quali pretendono di impartire lezioni dall’alto,
predicando bene e razzolando male, in alcuni casi predicando male e razzolando peggio.
Essi ignorano, tra le altre cose, che il diritto all’anonimato è una peculiarità
caratteristica della comunicazione tramite il web, una prerogativa lecita ed intrinseca alla
natura stessa di Internet, che è una rete virtuale indubbiamente anarcoide, ma è evidente
che costoro non amano, né tollerano la libertà quando questa viene esercitata realmente.
Anzi la temono e la osteggiano, viste anche le inclinazioni politiche di alcuni di essi,
simpatie manifestate apertamente a favore di un partito ipocrita e rinnegato come il Pd,
“democratico” solo di nome, ma autoritario ed antidemocratico nei fatti. Un partito che non
è più inquadrabile nemmeno nell’area del “centro-sinistra”. Un tempo si sarebbe definito
“socialdemocratico” in riferimento al PCI, ma era tutta un’altra storia.
Costoro, i “soloni della democrazia”, esibiscono forse il “coraggio” di mettere nome
e cognome per firmare i propri post e commenti, ma poi non hanno il coraggio che conta
effettivamente, vale a dire l’onestà intellettuale di raccontare la verità nella sua interezza,
mentre ne rappresentano solamente una frazione che, guarda caso, fornisce sempre la
versione più comoda e conveniente rispetto al proprio interesse “particulare”.
Personalmente non ho mai avuto problemi a metterci la faccia, non è mia abitudine
ripararmi dietro l’anonimato. Oltretutto c’è chi si dissimula in modo abile anche dietro la
propria immagine reale o dietro parole sottoscritte con il proprio nome e il cognome.
Inoltre, la vita reale non è certamente meno fittizia o meno ipocrita di quella virtuale.
Invece, a proposito di “verità”, si sa che la verità assoluta non appartiene a questo
mondo, ma può esisterne solo un’interpretazione parziale e limitata, che è sempre una
versione più o meno soggettiva e relativa. Eppure si preferisce raccontare soltanto la
versione che conviene maggiormente ai propri scopi. L’onestà ed il coraggio intellettuale
dovrebbero spingere ad aggiornare e completare il più possibile l’analisi, la conoscenza e la
rappresentazione della realtà, a prescindere dagli interessi egoistici di una fazione.
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Sarà probabilmente un mio limite personale, ma francamente non riesco a capire
questo bisogno di conoscere l’identità di chi scrive, che a mio avviso esprime un falso
problema.
Che l’identità sia reale o virtuale poco importa, visto che in molti casi l’identità di
una persona coincide con l’essere ugualmente fittizia e camuffata, anche quando appare
autentica. Basti pensare al celebre romanzo di Luigi Pirandello, “Uno, nessuno e centomila”,
in cui emerge la consapevolezza che l’identità di un uomo non è una, bensì molteplice, che
la realtà non è oggettiva in quanto si perde nel relativismo.
Dunque, il punto cruciale è ciò che uno dice, non chi lo dice. A tale riguardo mi viene
in mente Pasquino, la famosa “statua parlante” di Roma, una figura caratteristica della
città eterna. Nella Roma papalina, ai piedi della statua dell’imperatore Marco Aurelio,
anonimi autori appendevano nottetempo dei foglietti contenenti versi satirici mordaci e
dissacranti, rivolti contro i rappresentanti del potere dell’epoca. Questi epigrammi satirici
erano le famose “pasquinate”, che interpretavano il malumore e l’avversione popolare
contro la corruzione e l’arroganza del potere temporale dei papi. Dopo la caduta dello Stato
Pontificio, avvenuta in seguito alla presa di Roma nel 1870, si estinse anche la produzione
satirica contro il governo del papa-re. Ovviamente, la citazione della figura letteraria di
Pasquino non è casuale, in quanto rappresenta tuttora il simbolo allegorico di un sentimento
popolare beffardo e sarcastico che mette alla berlina ogni potere, uno spirito satireggiante
ed anarchico che si esprime nei versi pungenti scritti da anonimi autori che incarnano il
comune sentire del popolo di Roma.
Sempre a proposito di citazioni letterarie mi viene in mente Trilussa, pseudonimo di
Carlo Alberto Salustri, più esattamente l’anagramma del cognome. Gli esempi da citare in
tal senso sarebbero numerosi, dal momento che la storia della letteratura è zeppa di autori
che si sono avvalsi intenzionalmente di pseudonimi o nomi d’arte. Eppure, nessuno di questi
grandi scrittori è ricordato per la sua vera identità, bensì per le opere.
Lucio Garofalo
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CONSIDERAZIONI VARIE

1= Situazione Brasiliana??? Visto che subito dopo il Campionato del Mondo di calcio tutto e’
tornato nella …normalita’… Perche’ ?? Il Governo non pensa piu’ ad eliminare le favelas, la
malavita ha la sua fonte di approvvigionamento umano, i Brasiliani gente bravissima ed allegra
torna a ballar la Samba e organizzare il suo Carnevale. Detto questo vanno avanti con il loro
progresso economico/sociale .. appunto…. a ritmo Samba, ma sempre meglio che non in Italia.

2= ..continua.. considerazioni .. abbandono Euro. Voglio volutamente esagerare e fare il quadro
piu’ “CATASTROFICO” possibile. Se abbandoniamo l’’EURO non c’e’ ragione di pensare che il
cambio non sia quello con il quale siamo entrati nell’Euro e cioe’ circa 2000 . Il ns/ debito
pubblico che attualmente e’ di
circa
Euro a 2,300,000,000,000 (Leggasi
duemilatrecentomiliardi !!!!)diventerebbe di … (adesso provate a leggere o solo pensare cosa
sarebbe con la liretta/liruccia/lirina) 4,600,000,000,000,000. Cifra destinata sicuramente al
rialzo. Visto che gli Stati Europei non ci aiutano oggi, vi immaginate cosa farebbero il momento
in cui uscissimo “unilatermente” dall’Euro??? Ma si rendono conto gli Italiani, soprattutto i
vari Grillo, Salvini e compagni cosa significa avere un debito di questa portata?? Cosa
significherebbe andare in default. Catastroficamente non avremmo soldi per comperare
materie prime da trasformare con le nostre Industrie tornate competitive ah? ah?
Catastroficamente non avremmo soldi
per approvvigionarsi di energia ah? ah?
Catastroficamente non avremmo
la possibilita’ di riscaldare le ns/ case ah? ah?
Catastroficamente nessuno ci presterebbe piu’ soldi ah? ah? Catastroficamente le mamme e i
papa non avrebbero piu’ i soldi per comperare ai propri figli le centinaia di motorini allineati
per la riviera di Pescara ah? ah? A questo punto qualcuno potrebbe dire… ma che c’entra
questo MICRO CONCETTO SOCIO/ECONOMICO. C’entra ..c’entra… Perche’ i MACRO PROBLEMI
SOCIO/ECONOMICI sono la risultanza di tanti MICRO concetti/comportamenti/ attitudini del
popolo.
Vedete l’ HIV o l”Ebola sono dei MICRO organismi, ma se non si
affrontano/combattono/cambiano sfociano in letali MACRO epidemie. Ma questo potrebbe
essere oggetto di un altro articolo. Precedentemente ho detto “UNILATERALMENTE” perche’
lo scenario potrebbe essere differente se l’EURO dovesse crollare e quindi ogni Nazione torna
alla propria moneta. Sarebbe differente ”primo” perche’ il cambio iniziale di circa 2000, in
questo caso ci avvantaggerebbe in quanto la nostra moneta partirebbe con una valutazione
piu’ bassa rispetto alle altre, favorendo quindi le esportazioni e turismo da sempre nostri
capisaldi “Secondo”. Stavolta esaltiamo le nostre qualita’, dicendo che gli Italiani hanno
fantasia/tenacia/arte di arrangiarsi (purtroppo anche troppo).
3= Definizione spicciola e comprensibile a tutti di “anarchia”. Per natura lascio stare nelle mie
lucubrazioni i grandi filosofi/pensatori/enunciatori di teorie. Non sono comprensibili ai piu’.
Noi Italiani quanti Premier distruggiamo??. Parliamo dell’Ultimo ventennio reso ancora piu’
tragico dalla presenza di un particolare Soggetto (io che vivo all’estero l’ho particolarmente
sofferto).
9
Elenchiamo : BERLUSCONI , PRODI, ariBERLUSCONI, DINI, ari PRODI, D’ALEMA, ari ari ari
BERLUSCONI, MONTI , LETTA, RENZI (perche’ voi tutti sapete che non durera’ molto) ???? Ma
vogliamo concedere a qualcuno il tempo di fare qualcosa?? Oggi come oggi mi verrebbe da
dire che qualunque persona (nooo quella noooo??) sarebbe meglio dell’immobilizzo, del
rifiuto atavico di cambiare. La Democrazia che io conosco e che ho vissuto all’estero, e’ quella
che.. chi vince le elezioni decide fino a fine mandato e se ne prende la responsabilta’. Poi se
non va bene si cambia. Tutto il resto e’ ANARCHIA. Concetto semplicistico ma per questo
reale/razionale. Per me e’ penoso e mi diventa sempre piu’ incomprensibile vedere queste
trasmissioni di Talk Show dove ci sono una decina di sindacalisti che si attaccano,
contraddicono, argomentano.
Poi chiudono la trasmissione tutti felici e contenti di non aver concluso nulla, anzi di aver
confuso sempre piu’ il popolo. E’ OVVIO CHE GLI SVELTI E SPREGIUDICATI NE ABUSANO.
Voglio concludere dicendo che spesso mi viene in mente che il Governo Italiano dovrebbe
essere formato da ARMANI/ DOLCE E GABBANA/ GUCCI/MISSONI/PRADA/VERSACE/TODD/
MIU MIU etc etc perche’ l’italiano non ha ancora del tutto capito/accettato che la legge e’
uguale per tutti. Quindi con un governo del genere tutti i 60.000.000 potrebbero andare da
loro e dire, senta io questa legge la vorrei cosi e cosi.. no qui e’ troppo stretto… qui per favore
piu’ lungo… ma queste tasse mi stringono al collo ( attento perche’ se no non ti pago???)… no
questo e’ un modello che ho gia’ visto dal mio vicino ?????!!!
A QUESTO PUNTO VOI DIRETE, MA QUESTO E’ MATTO. No signori sotto il ridicolo si cela tanta
verita’.
Glauco
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Note autunnali
Luciano Martocchia
Tenetevi il Renzi che vi meritate !
Matteo Renzi è una nuova figura affacciatasi prepotentemente sulla scena ormai in putrefazione da
almeno vent’anni, da quando il cav. Banana, losco figuro, mafioso e ultra miliardario – in pieno
conflitto d’interessi – è sceso in campo nel 1994.
Questa considerazione ci porta dritto ad un paragone nefasto: la Repubblica di Weimar in Germania,
dove , dopo uno stallo che perdurava da almeno un decennio , si affacciò un certo Hitler e sappiamo
come finì.
A Livorno del ’21 nacque il Partito Comunista d’Italia, legato alle figure storiche di Gramsci ,
Terracini, Ingrao, ecc. , poi la guerra, la Resistenza, la sinistra della classe operaia degli anni 50-70 e
poi, almeno dal ’90 in poi, la Sinistra italiana ha abiurato alla sua missione, mi ha deluso
profondamente, partendo proprio dai suoi massimi rappresentanti di allora : Occhetto con la svolta della
Bolognina, D’Alema , Violante & C., i quali hanno permesso l’ascesa del cav. B. con il quale baffino
d’Alema stava costruendo la riforma costituzionale, per fare opposizione oggi perché messo da parte e
rottamato dalla scena politica italiana.
Inoltre baffino ha permesso la distruzione della Olivetti , sponsorizzando la cordata Colaninno per
l’acquisizione di Telecom, indebitandola e realizzando costoro plusvalenze miliardarie.
La Sinistra ha permesso con la Legge Biagi l’avvento della figura del precariato votata soprattutto da
questa sinistra residuale e confindustriale. Ma oggi , da quale pulpito viene la predica ? Tra Renzi e
D’Alema, non certo è da preferire l’asse D’Alema/Violante.
Poi il ruolo del Sindacato . Cosa ha fatto in questi anni? Poco ! E’ assente totalmente nelle nuove
generazioni del precariato e dei disoccupati ( ormai una marea) Ha difeso i suoi interessi conservativi,
cullandosi sugli allori: le quote tessere dei pensionati e dei dipendenti statali, inamovibili anche
quando rubano o non lavorano.
E’ in conflitto d’interessi perché si fa pagare dall’INPS le sue funzioni di Patronato ( se poi riesci a
trovare persone competenti per sbrigare una pratica pensionistica , fatemelo sapere )
L’articolo 18 , a mio avviso, non deve essere soppresso , deve tutelare i lavoratori licenziati
ingiustamente per discriminazione sociale, religiosa, ricatto sessuale, maternità sopraggiunta, ecc., e
quindi non può essere indennizzato dal giudice il lavoratore ingiustamente licenziato , ma deve essere
riassunto , questo Renzi lo deve capire. Nello stesso tempo però non bisogna permettere che ci si
nasconda con l’art. 18 per fare il comodo proprio ( i lavoratori dell’aeroporto di Fiumicino che rubavano
frugando nelle valigie furono licenziati, ma poi l’azienda che appaltava lo scarico bagagli fu costretta a
riassumerli )
Però, se vi fosse una seria prospettiva di ricollocamento di lavoratori in altri settori, come avviene nei
paesi scandinavi ad alto tasso di tutela sociale , si potrebbe arrivare al superamento dell’art. 18.
In Italia c’è uno stallo, il Movimento 5* è inconcludente, peccato, poteva essere una risorsa per
cambiare le cose ! La strategia di Grillo e Casaleggio è indecifrabile e a loro interno hanno molti
esponenti nazi fascisti, fanno molta demagogia ed hanno fatto errori gravi.
Libera Cannabis in libero Stato
La legislazione mondiale sulla cannabis per uso ricreativo è molto varia e non si limita alla dicotomia
legale/illegale, presentando molte variabili, dalla legalizzazione effettiva ad una tolleranza di fatto, fino
ad arrivare all’estremo opposto della condanna a morte in Estremo Oriente e Arabia.
La legislazione è complicata dalla distinzione fra vendita, trasporto, possesso e coltivazione. Mentre
vendita e trasporto, reati legati più degli altri alle organizzazioni criminali, sono perseguiti con durezza
in quasi tutto il mondo, il possesso è spesso tollerato o depenalizzato, e lo stesso vale per la coltivazione
personale. La coltivazione è completamente legale in Iran e Spagna e lo è stata per alcuni
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mesi nel 2002 in Svizzera (nei cantoni di Ginevra, Friburgo, Valais, Vaud, Neuchâtel, Bâle-Town e
Ticino). A parte l’Iran, dove la cannabis è coltivata a scopo alimentare e industriale, la Spagna cerca di
limitare il ricorso al mercato illegale con la libera coltivazione personale. L’unico Paese al mondo ad
avere legalizzato l’intera filiera è l’Uruguay, dove il mercato della droga è interamente sotto il diretto
controllo dello Stato; qui i consumatori, così come le farmacie, devono iscriversi ad un apposito registro
e lo Stato controlla la coltivazione. Anche il Colorado e lo Stato di Washington hanno legalizzato
l’intera filiera, in maniera anche più libera dell’Uruguay, non prevedendo un registro dei consumatori,
ma si scontrano con la totale illegalità a livello federale, il che causa non pochi contrasti.
Al contrario di quanto si potrebbe pensare, in Giamaica la cannabis è totalmente illegale, anche se viene
largamente tollerata, mentre l’Olanda, altro Paese della “cannabis libera” nell’immaginario europeo, in
realtà è lontana dal livello raggiunto dagli Stati sopra citati. Soltanto il possesso è legale, mentre il resto
rimane, almeno teoricamente, proibito al di fuori dei celebri “coffeeshop”, nei quali non si possono
acquistare più di 5 grammi a persona e dove i minorenni non possono entrare. In Europa un caso
particolare è quello del Portogallo, che ha depenalizzato tutte le droghe, anche quelle pesanti, iniziando
a trattare chi ne fa uso esclusivamente dal punto di vista medico anziché giuridico. Il resto dell’Europa
occidentale attua una progressiva depenalizzazione e tolleranza, soprattutto rispetto al possesso, con
l’esclusione della Francia e dei Paesi scandinavi, che attuano la “tolleranza zero”. La legislazione
mondiale sulla cannabis per uso terapeutico presenta paralleli con quella per uso ricreativo; gli Stati che
tollerano o depenalizzano l’uso ricreativo sono solitamente più disponibili a consentire l’uso terapeutico,
e viceversa le legislazioni più severe lo sono anche per la cannabis terapeutica.
L’uso esclusivamente terapeutico è legale o regolamentato in Canada, Repubblica Ceca e 20 Stati degli
USA, dove la cannabis, quando prescritta da un medico, è considerata un normale farmaco.
Da razzista a neocomunista, il salto non è male …
Il bello è che neppure i sessantottini del tempo che fu prendevano troppo sul serio la Corea: un po’ di
culto della personalità per Mao ci poteva anche stare, con tutto quello che aveva fatto (solo di buono, si
pensava), ma l’adorazione nei confronti dell’algido, pomposo Kim Il Sung, duce di una Corea che nei
suoi stand alla Festa dell’Unità vendeva la grappa alla vipera e regalava ai visitatori la ponderosa opera
omnia rilegata del suo duce era quantomeno imbarazzante.
Da allora cos’è cambiato? Poco e in peggio: il potere è passato agli eredi come in una monarchia e in
più siamo stati edotti delle orribili violazioni dei diritti umani e della miseria estrema che affliggono il
Paese. Che nonostante questo (speriamo non a causa di questo) ha fatto improvvisamente innamorare i
nostri neoliberisti.
Apripista, si ricorderà, fu l’ineffabile Antonio Razzi, che paragonò la Corea alla Svizzera per la pulizia
delle strade, un argomento forte anche dei nostri recenti visitatori, i più entusiasti dei quali sembrano
essere il leghista Salvini e il berlusconiano Giacomo Bezzi, mentre Razzi aveva già detto tutto il
possibile dopo la sua precedente missione, e il neo presidente della Camera di Commercio Gianni Bort
si è limitato (si fa per dire) a commentare, prima della partenza: “Non so se la Corea del Nord sia come
la Svizzera come ha sostenuto Razzi, ma mi premurerò di appurarlo”.
Principale scopo del viaggio, dicono più o meno tutti (attendiamo notizie dai deputati di Sel e M5S,
partecipi dell’impresa), era quello di avviare degli scambi economici; con un Paese, peraltro, sotto
embargo. E fin qui potrebbe anche andare. Ma i nostri, per non essere tacciati di cinismo, ignorano
tranquillamente tutto quanto si sa delle condizioni della Corea e concordemente spiegano che volevano
vedere coi loro occhi, senza pregiudizi. E cos’hanno visto? Le mille meraviglie.
Salvini: “Un senso di comunità splendido. Tantissimi bambini che giocano in strada e non con la
playstation, un grande rispetto per gli anziani, cose che ormai in Italia non ci sono più”. Sì, non hanno
l’automobile, “ma nemmeno criminalità e prostituzione, se è per questo”. Culto del Capo? “Sì, lì non
fanno altro che parlare del “Grande Maresciallo, il leader Kim Jong-un, ma da noi non si cantano le
lodi a Renzi tutti i santi giorni?”.
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Domenica, 30 Marzo 2014
Rio de Janeiro: guida semiseria ai
prossimi mondiali di calcio
idi Ersilia Verlinghieri e Federico Venturini
(…continua dal numero precedente)
Allo stesso tempo, il movimento comincia ad attuare non solo nelle strade, ma a
scoprire il potente mezzo delle assemblee popolari, che arrivano ad accogliere fino a
3mila persone nel largo São Francisco de Paula nel giugno del 2013.
Dallo scorso anno, in tutta la società si comincia a respirare un clima di cambiamento:
i discorsi finalmente si concentrano nel capire l'origine della violenza delle favelas, si
iniziano ad analizzare le carenze strutturali dell'educazione, della salute, le ragioni
della precarietà; sorgono assemblee settimanali di quartiere, si organizzano nuovi
collettivi
in
ogni
dove.
La Camara, sede delle istituzioni locali, nel cuore della città, diventa il luogo centrale del
conflitto: luogo di assemblee popolari continue, accampamenti stile occupy e
innumerevoli scontri con la polizia. In agosto, alle proteste si aggiungono numerosi gli
insegnanti, che entrano in sciopero per due mesi, a criticare un nuovo modello di
educazione privatizzata e controllata e sono fortemente supportati dal movimento. In
ottobre, durante un'altra manifestazione oceanica, proprio davanti allaCamara, i
manifestanti vengono nuovamente attaccati dalla polizia; più di 200 persone vengono
arrestate senza alcuna ragione. Alcuni di loro rimarranno in cella per mesi con accuse
ridicole o false che cadranno nei processi seguenti. Del resto, le pratiche violente della
polizia non sono nuove, per un corpo militare addestrato ancora ad uccidere ed a far
sparire i corpi impuemente nella favelas (vedi per esempio il caso dell'Amarildo). La tattica
della repressione, iniziata con il più brutale uso di gas lacrimogeni, pallottole di gomma (e
non solo), getti d'acqua e laser, nel tempo si è affinata, diventando meno scenica, ma più
sottile: arresti, infiltrazioni e falsificazione delle prove sono all'ordine del giorno. Insieme a
questo la polizia lavora fianco a fianco con i media 'di regime', nella corsa contro il tempo
per delegittimare la protesta, dividendo buoni e cattivi, giusto e sbagliato, vandali e
buoni manifestanti. Tuttavia, se tale lavoro sta pian piano riuscendo ad allontanare dalle
strade parte della classe media ben pensante, il popolo più povero, abituato a subire la
violenza dello stato quotidianamente, rimane sempre più spesso dalla parte delle
proteste. Inoltre la controinformazione di movimento ha giocato un ruolo fondamentale fin
di primi giorni: una rete fitta di giornalisti e fotografi, con una visione diretta da dentro il
movimento testimonia soprattutto sui social media quello che succede nelle strade, con un
tono spesso satirico, incredibilmente efficace e diretto.
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Souvenir consigliati e qualche conclusione. Come abbiamo visto, dopo il luglio del 2013, le
proteste sono calate di intensità, macontinuano quasi su base settimanale, pronte ad
esplodere in qualsiasi momento: enormi manifestazioni, scontri con la polizia, occupazioni
permanenti di fronte agli edifici pubblici strategici e scioperi di categoria (i netturbini per
esempio hanno paralizzato la città per 8 giorni durante il carnevale) sono andati avanti per
mesi sino ad ora.
Tutto è sintomo di continuità per un movimento capace di abbracciare le più
variegate lotte e metterle finalmente insieme, riconoscendone una matrice comune
nella critica al sistema capitalistico a al corrente modello di sviluppo. Allo stesso tempo,
godendo di un forte supporto popolare, con la sua forte critica ai partiti politici, la totale
orizzontalità e la sua strategica assenza di leader, ha potuto sperimentare nella
pratica nuove forme di autogestione e cambiamento sociale.
In un paese dove da anni non si vedeva una mobilitazione sociale per le strade,
narcotizzato dal supposto governo di sinistra, milioni di persone sono scese per le strade e
ci sono rimaste per quasi un anno. Tutto ciò è reso possibile da un minuzioso lavoro di
base costruito negli anni da collettivi, associazioni, sindacati, che giorno dopo giorno
affiancano la lotta del più debole. La sinistra vera non è solo una voce critica che si
leva ogni tanto, ma è fortemente presente all'interno del tessuto sociale, dove è capace
di costruire un'alternativa concreta e visibile al sistema dominante. Lo è nelle occupazioni
abitative Sem-Teto, nelle occupazioni di terre Sem-Terra, nei gruppi di supporto
nelle favela, nei gruppi di educazione popolare, nei sindacati (veri) in tutti i posti di lavoro,
nei centri sociali a servizio dei quartieri, nelle reti di solidarietà, negli svariati gruppi
studenteschi, ...
Quello che noi ci siamo portati a casa dal Brasile è il vedere, nonostante il tasso di
violenza, disuguaglianza e ingiustizia al di fuori del nostro immaginario, la volontà ferrea
di cambiamento da parte soprattutto dei più giovani e il supporto costante di buona
parte della popolazione. Abituati ad un paese vecchio, stanco, ossessionato dalla paura
della crisi e di cambiare, l'energia sprigionata dai nostri coetanei, in un contesto ben più
difficile, ci ha ridato tanta voglia di lottare ogni giorno e la speranza che un altro
mondo è veramente possibile. Nonostante anche loro sperimentino ogni giorno forme di
sfruttamento e precarietà, non sono complici di un immobilismo sociale e culturale che sta
strozzando l'Italia.
Insieme a questo c'è il pensiero di come il nostro modello di sviluppo, esportato come
vincente in ogni angolo di mondo, stia ancora lentamente distruggendo tanti modi diversi
di vivere che forse meritano ancora la pena di essere scoperti e salvati. E forse, invece di
guardare asettici i prossimi mondiali, potremmo continuare a chiederci quanta
sofferenza e ingiustizia si nasconde dietro il prossimo campionato.
Per noi, quest'estate, não vai ter Copa!
Ersilia Verlinghieri e Federico Venturini
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L’eroica lotta di Kobane
Il Rojava: Un esempio da imitare!
Antonio Mucci (16-10-14)
In mezzo a tanta barbarie e oscurantismo morale e ideale del Medio Oriente, emerge alla
luce l’Autogoverno del Rojava, cioè il Kurdistan occidentale, situato nella parte nord della Siria.
Questa situazione è venuta alla ribalta per la resistenza eroica della popolazione della città di
Kobane all’aggressione delle truppe dell’ISIS. I mass media hanno sempre mantenuto nascosto, e
continuano a farlo, il processo rivoluzionario in atto in questa regione. Ciò dimostra, anche se non
ce ne sarebbe bisogno, che lo scontro in atto in tutto il Medio Oriente non è per motivi religiosi o
etnici ma per imporre il volere e gli interessi dell’imperialismo americano e israeliano in tutta la
regione, spezzettando e disintegrando gli stati-nazione, per indebolirli e sottometterli. In questo
modo aprono le porte all’espansionismo israeliano che può realizzare il suo progetto sionista.
Attualmente per realizzare questo piano si servono dell’ISIS (Stato Islamico dell’Iraq e del
Levante), finanziato, armato, addestrato da loro stessi, sia direttamente che indirettamente; sono i
guerriglieri meglio pagati di tutta la zona, veri mercenari, moltissimi stranieri, tra cui sicuramente
molti agenti della CIA, particolarmente tra quelli provenienti dall’Occidente. Indubbiamente ci
saranno persone in buona fede, anche se fanatiche, mosse dal rifiuto della decadenza dei costumi e
della morale nell’Occidente. Il loro fondamentalismo religioso li porta a creare un Sultanato ed a
propiziare una società di tipo medioevale. Il loro capo Abu Bakr al-Baghdadi è un uomo addestrato
dalla CIA, è su tutti i giornali e, penso, anche i quadri dirigenti del movimento. Per questi motivi i
governanti americani se ne potranno disfare molto facilmente, quando non ne avranno più bisogno.
In mezzo a tanto squallore e degrado umano, con uomini che tagliano le teste ad altri
uomini, con mass media mondiali, tra cui l’italiano, che diffondono con piacere tanta bruttura su
tutto il pianeta, si è sviluppata la lotta per la difesa e l’affermazione della dignità umana. Questo è
ciò che stanno difendendo i guerriglieri curdi di Kobane e del Rojava.
Nel 2012, con il crearsi della guerra civile in Siria, gli abitanti di questo territorio hanno
proclamato la loro autonomia da Assad e dallo Stato siriano. Quindi hanno iniziato un processo di
auto-amministrazione e, nel novembre 2013, si sono dati una Costituzione che sicuramente è
all’avanguardia nel mondo di oggi. Voglio citarne alcune parti significative: “Le aree autonome
dell’autogoverno democratico non riconoscono il concetto di stato nazione e lo stato basato sul
potere militare, la religione ed il centralismo…..Noi, popoli delle Regioni Autonome, ci uniamo
attraverso la Carta in uno spirito di riconciliazione, pluralismo e partecipazione democratica, per
garantire a tutti di esercitare la propria libertà di espressione…..Costruendo una società libera
dall’autoritarismo, dal militarismo, dal centralismo e dall’intervento delle autorità religiose nella
vita pubblica, la Carta riconosce l’integrità territoriale della Siria con l’auspicio di mantenere la
pace al suo interno e a livello internazionale”. Inoltre viene affermata l’uguaglianza di uomini e
donne, l’eliminazione della discriminazione di genere, il diritto all’istruzione, al lavoro, alla salute,
a una abitazione adeguata, e inoltre si garantisce un sistema economico diretto ad assicurare le
esigenze quotidiane delle persone e una vita dignitosa.
Nel 2012, quando gli apparati governativi siriani hanno abbandonato il territorio kurdo, la
popolazione si è autorganizzata in 3 Cantoni ed ha istituito la Confederazione del Kurdistan Rojava.
La popolazione era composta da varie etnie che non hanno avuto nessun problema a confederarsi:
Curdi, Assiri, Turcomanni, Siriani, Arabi, Armeni. Si sono formate delle Comunità di villaggio in
cui la
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popolazione autogestisce la vita economica-sociale e politica, inoltre elegge i propri
candidati che partecipano alla vita politica e alle decisioni del Cantone. In questo modo si è creata
“la democrazia cantonale dal basso”.
I promotori di questo processo di cambiamento all’interno del popolo curdo sono i
comunisti del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), cioè il partito comunista curdo.
Particolarmente il suo segretario Abdullah Ocalan, incarcerato dal governo turco, ha attraversato
una fase di ripensamento e riflessione sulle esperienze politiche del passato e, a differenza dei
dirigenti del Partito Comunista Italiano, è rimasto nel campo proletario ed ha abbracciato le idee
dell’Autogestione, della Democrazia Diretta e della democrazia di base. Una evoluzione in senso
rivoluzionario-socialista non liberale-borghese. Queste idee sono state prese e fatte proprie da tutto
il partito e lo hanno portato a concepire l’obiettivo programmatico del Confederalismo
Democratico. Su questa base hanno rinunciato alla creazione di uno Stato Kurdo indipendente,
hanno superato il principio dei confini di Stato e mirano a una Federazione di popoli, di qualsiasi
religione e razza, che si uniscono sulla base della Confederazione Democratica.
Io mi auguro
tantissimo la vittoria
dei curdi di Kobane
ma, anche se non
avvenisse, ciò che loro
hanno realizzato è
indistruttibile perché
non
è
soltanto
materiale ma ideale e
spirituale.
Hanno
concepito e messo in
pratica un tipo di vita
economico-socialepolitico che è la
negazione del neoliberismo e dell’intero
sistema capitalista. E’
proprio vero che le risorse umane sono infinite e vengono fuori nei momenti peggiori della vita e
della storia: quando sembra tutto perso e senza speranza, l’essere umano risorge. Non a caso si è
inventato il concetto della Resurrezione che non fa parte soltanto della religione ma della vita
personale e sociale. Kobane è un incoraggiamento per tutti i paesi del mondo e quindi anche per
l’Italia. Gli scettici italiani, che pensano sempre che ogni ribellione è impossibile, dovrebbero
trarne insegnamento per capire che Kobane e l’Autogoverno del Rojava arriveranno anche in Italia.
Gli Italiani hanno scritto tante belle pagine nella Storia e ne scriveranno ancora.
L’esempio di Kobane e del Rojava passerà alla Storia come la Comune di Parigi, che aveva
perso ma aveva vinto. E’ la risposta alla Barbarie dilagante dello Stato Islamico e la soluzione per la
Siria-Iraq-Palestina-Medio Oriente e il mondo intero. E’ la soluzione per tutti gli sfruttati del mondo
in quanto la proprietà tende a passare da privata a sociale poiché la sua gestione non è più portata
avanti da poche persone ma da tutti. Questo è l’unico modo per realizzare la ripartizione della
ricchezza. In modo spontaneo e pacifico non avverrà mai.
L’alternativa a questa oligarchia mondiale è l’autogoverno dei popoli, dal potere di pochi al
potere di tutti. Non ci sono più classi intermedie che possono prendere il posto dei capitalisti. La
borghesia è l’ultima classe di potere nella Storia. I bolscevichi russi con la rivoluzione del 1917
hanno cercato di fare uno Stato Operaio di transizione al socialismo con la classe proletaria al
potere, ma questo si è dimostrato impossibile in quanto lo Stato o è o non è, non esiste una forma di
transizione, anche nella forma minima rimane sempre STATO, cioè uno strumento di repressione e
tirannia.
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CORREVA L’ANNO 1919
ABRUZZO
“FORTE E GENTILE”
(Ventesima Parte)
A monte di Scanno, si coltiva il frumento a 1800 metri di altezza: forse la massima altezza
della coltura granaria italiana.
IL LAGO DI SCANNO
Presso Scanno, separato dal paese per la collina di S. Egidio, su cui erge una piccola
chiesetta, è il lago di Scanno, a più di 900 metri, con un bacino ampio circa un chilometro quadrato.
Una enorme frana, in antichi tempi, ha ridotto a lago questo che era tratto di valle. Le sue
rive presentano i panorami più variati e pittoreschi: recessi oscuri e brevi, spiagge aperte, filari di
alberi cupi e cespugli di ginestre. Si specchia nelle acque il santuario della Madonna del Lago,
ombreggiato da querce gigantesche.
Le acque azzurre e limpide si colorano all’alba e al tramonto di riflessi e di colori fantastici.
Non soltanto gli appassionati delle bellezze naturali amano mettersi sulle rive del lago di
Scanno: esso è frequentato anche dai pescatori di trote, perché il lago va famoso per una squisita
qualità di questo pesce.
DA SULMONA
A CASTELLAMARE ADRIATICO
La ferrovia da Sulmona fa un largo angolo in direzione nord per raggiungere la valle della
Pescara che seguirà fino al mare.
Lungo quest’arco noi incontriamo:
Pratola Peligna – grosso borgo , che possiede un famoso santuario della Madonna della
Libera, a cui concorrono ogni anno, la prima domenica di maggio, molte migliaia di pellegrini.
Popoli – presso questo paese confluiscono insieme l’Aterno e il Sangro. Popoli è ricco di
mirabili bellezze naturali. Lo sovrasta un antico diruto castello dei duchi Cantelmo. Notevole è la
facciata della chiesa di San Francesco e il palazzo Taverna Ducale. Si trova a Popoli una sorgente di
acqua sulfurea con un piccolo stabilimento balneare.
Bussi – possiede stabilimenti industriali, per la lavorazione dell’alluminio, della soda, del
cloro, del carburo, ecc..
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Il treno, oltrepassa le lunghe gole di Tremonti e imboccata la valle della Pescara, ridente e
ubertosa, fiorente di ricchezze agricole e di opere industriali, scende rapido verso Chieti.
Chieti – Fra l’Alento e la Pescara, sopra una stretta collina, a 340 metri sul livello del mare,
sorge Chieti davanti ad un superbo ed esteso panorama.
L’antica Theate fu capitale dei Marrucini molti anni prima della fondazione di Roma.
Distrutta dai Visigoti, restaurata da Teodorico il Grande, incendiata da Pipino, Chieti risorse sotto i
principi Longobardi e Roberto Guiscardo la proclamò capitale degli Abruzzi.
Fu patria di Gaio Asinio Pollione.
Pochi ricordi restano della sua antichità, i ruderi di un anfiteatro, la chiesa di S. Maria in
Tricalle, la statua di San Giustino, opera di Nicola da Guardiagrele, e la Cripta, vecchia cattedrale.
Di moderno si ammira il monumento ai caduti, pregevole opera dello scultore comm. Pietro
Canonica.
Pietro Caraffa che fu papa nel 1555 col nome di Paolo IV vi fondò l’ordine dei Chierici
Teatini.
Città industriosa e commerciale ha attivi manifatturieri ed abili fabbricanti di funi, di corde
armoniche, di paste, di liquori e di confetture.
Il clima è salubre, ma freddo ed esposto ai venti.
Da Chieti il treno ci porta verso il mare a: Pescara.
Pescara – L’antica Aterno è oggi la più fiorente città d’Abruzzo.
E’ la patria del grandissimo poeta Gabriele d’Annunzio.
Situata alla destra del fiume omonimo, il territorio di Pescara, feracissimo, produce gran quantità di
cereali, ortaglie, frutta, oli e vini squisiti.
L’industria ed il commercio sono attivissimi. Vi sono importanti e rinomate fabbriche di liquori, di
acque gassose, di mobili, di paste alimentari, librerie, tipografie ecc.ecc.. Abbondante e squisita la
pesca. Annovera un porto che è fra i migliori d’Abruzzo.
Nei dintorni, è bella la foce della Pescara, dove si ancorano le barche adriatiche a grandi vele rosse
e gialle, e molto poetica è la pineta costeggiante la spiaggia.
Un magnifico ponte in ferro ad una sola travata, lungo 64 metri, la congiunge al comune di
Castellamare. Non sarà lontano il giorno in cui Castellamare e Pescara si uniranno per formare una
sola città.
Crescenzio Sancilio, memorie, 16-12-12)
…continua nel prossimo numero
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Hong Kong, sotto l'ombrello
Di fronte alla «Umbrella Revolution» (definizione made in Usa), il governo britannico si dice
«preoccupato» che a Hong Kong siano garantiti «i fondamentali diritti e le fondamentali
libertà».
Londra su questo può dare lezione.
Nell'Ottocento gli inglesi, per penetrare in Cina, ricorrono allo smercio di oppio che portano
dall'India, provocando enormi danni economici e sociali. Quando le autorità cinesi confiscano e
bruciano a Canton l'oppio immagazzinato, intervengono le truppe inglesi costringendo il
governo a firmare nel 1842 il Trattato di Nanchino, che impone tra l'altro la cessione di Hong
Kong alla Gran Bretagna. Da allora fino al 1997 Hong Kong è colonia britannica, sotto un
governatore inviato da Londra. I cinesi sono sfruttati dai monopoli britannici e segregati,
esclusi anche dai quartieri abitati da britannici. Scioperi e ribellioni vengono duramente
repressi. Dopo la nascita della Repubblica popolare nel 1949, Pechino, pur rivendicando la
sovranità su Hong Kong, la usa come porta commerciale, favorendone lo sviluppo.
La Hong Kong riannessa alla Cina quale regione amministrativa speciale, con 7,3 milioni di
abitanti su quasi 1,4 miliardi della Cina, ha oggi un reddito pro-capite di 38420 dollari annui,
più alto di quello italiano, quasi il sestuplo di quello della Cina. Ciò perché Hong Kong, quale
porta commerciale della Cina, è il 10° esportatore mondiale di merci e l'11° di servizi
commerciali. Inoltre, essa viene visitata ogni anno da oltre 50 milioni di turisti, dei quali 35
milioni cinesi. La crescita economica, pur inegualmenrte distribuita (v. il sottoproletariato
locale e straniero che campa con «l'arte di arrangiarsi»), ha portato a un generale miglioramento
delle condizioni di vita, confermato dal fatto che la durata media della vita è salita a 84 anni
(rispetto a 75 nell'intera Cina).
Il movimento studentesco nato a Hong Kong per chiedere che l'elezione del capo di governo sia
diretta e non condizionata da Pechino, è formato da giovani appartenenti in genere agli strati
sociali avvantaggiati dalla crescita economica.
Su questo sfondo si pone la domanda: perché, mentre si ignorano centinaia di milioni di
persone che in tutto il mondo lottano ogni giorno per i più elementari diritti umani in condizioni
ben peggiori, si trasformano alcune migliaia di studenti di Hong Kong, al di là delle loro stesse
rivendicazioni, in icona globale di lotta per la democrazia?
La risposta va cercata a Washington. Gli ispiratori e i capi di quello che viene definito «un
movimento senza leader» – dimostra un'ampia documentazione – sono collegati al
Dipartimento di stato e a sue emanazioni sotto forma di «organizzazioni non-governative», in
particolare la «Donazione nazionale per la democrazia» (Ned) e l'«Istituto democratico
nazionale» (Ndi) che, dotate di ingenti fondi, sostengono «gruppi democratici non-governativi»
in un centinaio di paesi.
Due esempi fra i tanti. Benny Tai, il docente di Hong Kong che ha lanciato il movimento
«Occupy Central» (v. il South China Morning Post del 27 settembre), è divenuto influente
grazie a una serie di forum finanziati da queste «ong». Martin Lee, fondatore del «Partito
democratico» di Hong Kong, è stato invitato a Washington dalla Ned e, dopo un briefing
teletrasmesso (2 aprile), è stato ricevuto alla Casa Bianca il 7 aprile dal vice-presidente Biden.
Da questi e altri fatti emerge una strategia, analoga a quella delle «rivoluzioni colorate» nell'Est
europeo, che, strumentalizzando il movimento studentesco, mira a rendere Hong Kong
ingovernabile e a creare movimenti analoghi in altre zone della Cina abitate da minoranze
nazionali.
Manlio Dinucci
Il manifesto
06/10/2014
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I NOSTRI PRINCIPI
1) Questo “Foglio” si autofinanzia e si autogestisce in tutto e per tutto, dalle
piccole alle grandi cose, in base al principio dell’AUTOGESTIONE!
2) Il principio della DEMOCRAZIA DIRETTA è alla base del nostro
funzionamento! Non c’è Comitato di Redazione né Direttore Responsabile!
L’Assemblea è sovrana, cioè decide tutto!
3) Parità di tempo e di spazio per tutti, nelle riunioni e nella pubblicazione
degli articoli (2 pagine di spazio per ognuno). Tutto ciò in nome della PARI
DIGNITA’ DELLE IDEE!.
4) Il Coordinatore nelle riunioni viene effettuato a rotazione da tutti, in base al
principio della ROTAZIONE DELLE CARICHE!
5) Si applica la formula “Articolo presentato da.....” per permettere ad
ognuno di pubblicare idee ed analisi scritte da altri, però da lui condivise. Questo in
nome del principio della PARTECIPAZIONE!
6) E’ necessario essere presenti nelle ultime 3 riunioni per avere il diritto di
voto alla quarta. Principio apparentemente contraddittorio con la sovranità assoluta
dell’assemblea ma funzionale ai fini organizzativi. Il nuovo arrivato deve avere il
tempo di capire il funzionamento e lo spirito del giornale!
7) Il motto “Una penna per tutti!” è in funzione della MASSIMA APERTURA
DEMOCRATICA!
8) Questo “Foglio” NON HA FINI DI PROPAGANDA E DI LUCRO, pertanto
rifiuta ogni forma pubblicitaria personale, a pagamento o gratuita!
9) “A tutti gli uomini è riconosciuto il diritto alla vita, alla libertà e al
perseguimento della felicità!”
10) L’ultimo principio non si può scrivere perché non esiste all’esterno, ma
soltanto dentro di noi e si chiama “Coscienza”. Questo principio lo mettiamo per
ultimo perché è il più difficile da capire in quanto generalmente viene considerato
“astratto”. In realtà è il primo principio perché senza la coscienza-convinzione che
questi principi-regole sono fondamentali per realizzare la libertà e la democrazia nel
gruppo, si decade nell’autoritarismo. L’esserne consapevoli significa essere
coscienti. Questo è il principio della COSCIENZA!
“IL SALE