Dieci tende rosse in giro per l`Italia per i diritti e il lavoro

Transcript

Dieci tende rosse in giro per l`Italia per i diritti e il lavoro
I N S E R T O D I I N F O R M A Z I O N E S U L L A V O R O N E L L’ A G R O I N D U S T R I A
Dieci tende rosse
in giro per l’Italia
per i diritti e il lavoro
di Alessandra Valentini
a tenda rossa con il logo Flai
Cgil, piantata in piazza della
Repubblica, non è passata certo
inosservata ai passanti, ai turisti
e a chi si è fermato a guardare la
scena, che spiccava tra i marmi chiari
dei colonnati e l’antracite scura dei
sampietrini. Così, sotto un cielo
variabile dal grigio all’azzurro, non
risparmiando qualche goccia di
pioggia, il 13 aprile è partita da Roma
la campagna Flai #cimettiamoletende,
che caratterizzerà il 2016, articolata in
dieci tende in movimento su tutto il
territorio nazionale. Tra gli altri,
alla conferenza stampa d’apertura,
erano presenti Stefania Crogi
e Serena Sorrentino.
Il segretario generale Flai ha spiegato
la nuova iniziativa intrapresa, con la
quale “ribadiamo la nostra volontà di
voler uscire da sedi e uffici, come già
abbiamo fatto con la campagna ‘il
sindacato di strada’, per andare ad
incontrare lavoratrici e lavoratori ed
essere a disposizione di chiunque
abbia bisogno di tutele e chiede il
L
rispetto dei propri diritti. La tenda è
sinonimo di casa e accoglienza,
e vuol essere una nuova casa del
popolo per chi sente la voglia e il
bisogno di confrontarsi, di far uscire
dall’invisibilità i problemi, di chi vuole
stare con la Cgil per trovare sostegno e
risposte. La Flai metterà radici laddove
ci sono questioni riguardanti il lavoro,
il territorio, la salvaguardia della salute
e dell’ambiente. Così allo stesso modo,
le nostre tende rimarranno piantate
finchè non riusciremo a ottenere una
legge giusta ed efficace contro il
caporalato, il lavoro nero, lo
sfruttamento”.
Nelle tende rosse si terranno vive
anche le grandi vertenze su cui è
impegnata tutta la Cgil. “Ci mettiamo
le tende – ha spiegato la leader
sindacale dell’agroindustria – per
affrontare la questione delle pensioni e
del rispetto dei contratti, oltre alle
grandi trattative della categoria e dei
territori. E a proposito di accoglienza,
si dovrebbe piantare una tenda anche
al Brennero per impedire la
costruzione di nuovi muri”.
La segretaria confederale Cgil ha
parlato di “una campagna dai tre
significati importanti: in primo luogo, è
un presidio per i diritti, visto che ce n’è
tanto bisogno in agricoltura per la
legalità e la sicurezza; secondo, sarà
un’occasione d’incontro per condividere
i problemi e portare solidarietà laddove
occorre; ultimo, ma non meno
prioritario, l’iniziativa risponde a una
domanda di accoglienza”.
Durante la conferenza stampa di
presentazione della campagna, hanno
preso la parola anche tre lavoratori, a
conferma che nelle tende i veri
protagonisti sono loro: Roland, del
comparto carni della Castelfrigo (in
provincia di Modena); Iuri, lavoratore
forestale di Arezzo; Antonietta,
bracciante nel Salernitano, che ha
iniziato a lavorare nelle serre a 16
anni (a pagina 3 troverete le loro
>
storie). Tutti hanno sottolineato
Valentini > Dieci tende rosse...
© S. CALEO/CGIL
le criticità dei propri settori di attività,
non solo per i fenomeni di
sfruttamento esistenti, ma anche
per problemi legati alla sicurezza,
al rispetto dei contratti e degli
orari di lavoro.
Ivano Gualerzi, segretario nazionale
Flai, ha esposto le prime date del
calendario delle tende: 18 aprile Latina
(vedi pagina 4), primi di maggio
Catania, poi a seguire Ragusa (seconda
settimana di maggio), Modena
(16 maggio), Messina (25 e 26 maggio),
Torino (31 maggio). Il 13 aprile, presso
la tenda rossa di Roma, è stato
possibile anche firmare a sostegno
della Carta dei diritti universali
del lavoro e dei tre quesiti referendari,
e molti cittadini si sono fermati e
hanno risposto positivamente alla
proposta Cgil.
Per essere aggiornati sul calendario
delle tende e sui materiali della
campagna #cimettiamoletende
si può andare sulla pagina dedicata
sul sito della Flai:
http://www.flai.it/ci-mettiamo-le-tende/ n
© S. CALEO/CGIL
n
LA CAMPAGNA
Sindacato di piazza
al fianco dei lavoratori
C
la volontà di ‘occupare’ e presidiare
un territorio per far conoscere
l’attività del sindacato e dare
supporto a lavoratori e lavoratrici, ma
soprattutto per sottolineare che la
Flai in determinate realtà ‘ci mette le
tende’, finchè non saranno risolte le
criticità presenti. In tal modo, le
grandi e piccole vertenze di un
territorio, di una realtà produttiva o
di un’area più vasta troveranno casa
nella tenda rossa della Flai per
ricercare soluzioni, per organizzare
mobilitazioni, per essere un punto
d’incontro e confronto circa quei
problemi.
La tenda rossa sarà la tenda dei diritti
e dell’accoglienza, sarà la casa di tutti
i lavoratori e le lavoratrici, dei
giovani e meno giovani e di tutti
coloro che vogliono vivere il proprio
territorio confrontandosi su temi ed
emergenze locali, ma anche
affrontando questioni più generali,
come pensioni, dissesto
idrogeologico, appalti, tutela del
lavoro, forestazione, caporalato,
legalità e lavoro migrante.
Nelle tende rosse ci sarà anche la
Carta dei diritti universali del lavoro
e si terrà la raccolta di firme a
sostegno della legge d’iniziativa
popolare e dei tre quesiti referendari
proposti dalla Cgil. Tutti questi temi
troveranno una loro declinazione
territoriale sempre con uno sguardo
rivolto al generale, per essere tutti
insieme più forti e incisivi nel
risolvere i problemi e nel tutelare i
diritti di chi lavora e di chi un lavoro
lo ha perso o ha difficoltà a trovarlo.
Con la tenda rossa, la Flai sarà
sindacato di strada e sindacato di
piazza, con la volontà di essere
sempre più al fianco dei lavoratori,
sempre più inclusiva e accogliente,
come realmente e plasticamente
l’idea della tenda rappresenta. n
© S. CALEO/CGIL
on la campagna nazionale
#cimettiamoletende la Flai Cgil
caratterizzerà la sua presenza
capillare sui territori,
proseguendo sulla scia del Sindacato
di strada, che, nato anch’esso come
campagna, si è poi consolidato nel
tempo e nelle regioni come pratica e
modalità di esercitare l’attività
sindacale in ogni luogo della penisola.
Come con i camper, le macchine e le
biciclette la Flai va ad incontrare i
lavoratori nei loro luoghi di lavoro,
così con l’iniziativa del 2016 appena
partita, il sindacato dell’agroindustria
Cgil pianterà tende rosse nelle realtà
più calde del Paese: saranno dieci,
che si muoveranno per l’Italia, nelle
piazze, nei luoghi di ritrovo, nei porti,
e se necessario, davanti ai campi e
alle industrie.
La presenza della tenda rossa e la
caratterizzazione della campagna con
l’hashtag #cimettiamoletende indica
© S. CALEO/CGIL
>
n LE STORIE
Grazie alla Flai siamo una forza
Nei racconti dei lavoratori, le battaglie
quotidiane contro le ingiustizie ricevute.
Il ruolo e l’importanza del sindacato
nel quadro delle rivendicazioni avviate
l settore forestale è spesso accomunato
a un sistema assistenzialistico. E gli operai
forestali sono visti spesso come inutili,
quasi come dei parassiti della nostra società.
È bene precisare che siamo un presidio contro le
calamità naturali e mettiamo la nostra
professionalità a disposizione della collettività.
Purtroppo, noi non veniamo mai menzionati per gli
interventi che svolgiamo durante le emergenze: in
quelle occasioni, si parla solo di vigili del fuoco e
volontari della protezione civile. Invece, ci siamo
anche noi in prima linea, spesso con attrezzature e
automezzi fatiscenti, non idonei; a volte, ci troviamo
a lavorare con strumenti che si rompono e
dobbiamo fare pure buon viso a cattiva sorte.
Per la forestazione, in alcune regioni si deve
parlare di emergenza drammatica. A monte
di ciò, vi è la riforma del Titolo V della Costituzione,
che ha demandato le competenze sulla
forestazione dallo Stato alle regioni. Queste ultime
utilizzano tali competenze in modo assai
© S. CALEO/CGIL
I
© S. CALEO/CGIL
Juri Tanzi, forestale
disomogeneo: ad esempio, i forestali siciliani
fanno capo direttamente alla Giunta regionale,
mentre in Umbria e in Puglia è presente un’agenzia
regionale che gestisce i lavoratori. Per quanto
riguarda il mio territorio, la Toscana, noi facciamo
capo alle unioni dei comuni. Altro soggetto
responsabile dello sfacelo in cui si trova il settore è
il Mipaaf (ministero delle Politiche agricole
alimentari e forestali), che ha sempre evitato di
creare una governance locale, di fatto,
abbandonando il proprio ruolo nei nostri confronti.
Dall’inizio dell’anno, la giunta toscana ha cancellato
le coperture per i fondi alla forestazione,
mettendo a repentaglio non solo gli stipendi
degli operai dipendenti della regione, anche se
gestiti dalle unioni dei comuni, ma complicando
anche tutte le operazioni che vengono
svolte in montagna e nei boschi. In un territorio ad
altissimo rischio idrogeologico, compromettere ogni
tipo di attività del genere vuol dire mettere a
repentaglio la vita dei cittadini che vivono nelle
comunità rurali e anche a valle, perché, purtroppo,
sappiamo bene che se ci sono problemi a monte,
inevitabilmente arrivano anche a valle. n
o iniziato a lavorare a 16 anni, e da allora
non è cambiato quasi niente. Il lavoro era
pesante tanti anni fa e lo è ancora adesso. Si
lavora dalle 6,45 alle 14,30, sempre con la
schiena piegata a tutte le temperature. D’estate,
sotto le serre, c’è un caldo tremendo, e quando si
esce fuori grondiamo tutti di sudore. D’inverno
non va meglio, esposti come siamo al freddo, alla
pioggia e al vento. La maggior parte delle donne
ha l’ernia del disco, perché sono costrette a stare
sempre con la schiena curva. La caporale non ti fa
alzare neanche se ti devi soffiare il naso, nè ci si
ferma per mangiare o bere né esistono bagni: ti
devi arrangiare come capita. La schiena abbassata
per 7 ore e mezza e un salario di 28 euro,
anche se in busta paga ne compaiono 50. Ma
questo è un fatto che va avanti da anni nella mia
zona: se oso ribellarmi, la padrona mi dice di
restare a casa. E mi devo anche ritenere fortunata,
perché ci sono aziende che pagano di meno. Così
lavorano i braccianti nel Salernitano.
Parecchie volte mi sono rivolta alla Flai
provinciale per veder rispettati i miei diritti. Ma
alla fine, ogni anno sono costretta a cambiare
azienda. Come possiamo lavorare così fino all’età
di 67 anni? Vorrei chiedere alla Fornero di
lavorare un’ora nelle condizioni in cui lo facciamo
noi tutti i giorni. A quell’età, può resistere chi
lavora dietro una scrivania, non noi, che già dopo
i cinquant’anni soffriamo di pesanti disturbi fisici.
Io ho due ernie del disco e due ernie cervicali e
non posso neanche mettermi in malattia,
altrimenti non mi fanno più lavorare. Sono anni
che lottiamo, seguite da Giovanna Basile,
segretaria generale Flai di Salerno; purtroppo non
ci sono controlli, e se qualcuno decide di recarsi
all’Ispettorato del lavoro, l’azienda – agricola o
conserviera che sia - lo viene a sapere prima che
facciamo ricorso. Mi auguro, che grazie anche alla
campagna #cimettiamoletende, riusciremo a
combattere tale piaga. n
H
CII M
C
ME
METTIAMO
ET
ET
TT
TIA
AMO LE
LE TENDE
TENDE
TE
DE
flai.it
FEDERAZIONE
LAVORATORI
LAV
AVORAT
ATORI
RIA
AGROINDUSTRIA
AGROINDUSTR
cimettiamoletende
cimettiamo
mettiamoletende
ende
Roland Ammond, comparto carni
a nove anni lavoro in Italia, alla
Castelfrigo in provincia di Modena. In
azienda c’erano tanti problemi: la
mensa, le pause, il mancato pagamento
di stipendi e tredicesima, le ferie non
concesse e neanche la malattia. Durante
l’orario di lavoro, se qualcuno abbandonava la
postazione per andare al bagno veniva
lasciato a casa, senza lavoro e senza paga, per
una settimana. Sembrava una battaglia molto
difficile, soprattutto perché siamo tutti
lavoratori stranieri. Poi, per fortuna, è arrivata
la Flai, e quando c’è un sindacato del genere
abbiamo visto che la vittoria è sicura al 100%.
Grazie alla Cgil, abbiamo ottenuto
l’applicazione del contratto nazionale. Uniti
con la Flai, abbiamo capito di essere una
forza, ottenendo un grande risultato dopo
nove giorni di sciopero. Non avevo mai visto
una mobilitazione del genere, anche perché
nel resto d’Europa e nel mio paese al massimo
si organizzano scioperi di un paio di giorni.
Era la prima volta che partecipavo a una
grande battaglia, e mi sono reso conto,
assieme ai miei colleghi, che tutti uniti e con
il sindacato al nostro fianco possiamo vincere.
Perciò, ringrazierò sempre la Cgil e la Flai. n
D
© S. CALEO/CGIL
Antonietta Botta, bracciante
n
LO SCIOPERO DEI BRACCIANTI NELL’AGRO PONTINO
Duemila indianiin piazza aLatina
di Alessandra Valentini
Latina – Littoria per i
nostalgici – la mattina del
18 aprile in piazza della
Libertà una folla
composta sotto una sola
bandiera, quella rossa della Flai
Cgil, e sotto lo striscione “stesso
sangue stessi diritti” si è data
appuntamento con il sindacato
per chiedere diritti, libertà,
dignità nel lavoro. A riempire la
piazza, intorno alla tenda rossa
della Flai Cgil, i lavoratori
indiani appartenenti alla
comunità Sikh che lavorano in
tutto l’agropontino in
agricoltura e nelle serre per
pochi euro l’ora – 3,50 quando
va bene – cioè circa la metà di
quanto sarebbe previsto dal
contratto di lavoro della
categoria. In estate i lavoratori
sono costretti persino a pagare
l’acqua da bere al caporale.
La misura è colma e i lavoratori
hanno deciso di dire basta e lo
hanno fatto insieme al
sindacato,insieme alla Flai:
hanno deciso di scioperare e
contemporaneamente ed in
circa 2.000 hanno protestato,
scrivendo una pagina storica.
La piazza di Latina, infatti, è
divenuta palcoscenico dello
loro storie, che lavoratori
giovani e meno giovani,
vincendo una iniziale
timidezza, hanno voluto
raccontare e raccontarsi. Hanno
parlato per ore nella loro lingua
e chi poteva ha parlato in
italiano o ha tradotto per gli
altri, per ore una piazza pacifica
e civilissima si è raccontata,
uscendo dall’invisibilità e
dall’indifferenza, visibili
anche a quanti passando in
piazza hanno finto di non
vedere e non capire.
Per la prima
volta, una folla
composta sotto
una sola bandiera
e all’insegna della
parola d’ordine
“Stesso sangue,
stessi diritti”
ha denunciato
le situazioni
di sfruttamento
subite sul lavoro
Da anni la Flai segue le vicende
e le vertenze dei lavoratori
agricoli indiani nella provincia,
denunciando situazioni di
grave sfruttamento, di
caporalato e a volte di riduzione
in schiavitù, di ricatti se non si
sta alle condizioni decise dal
padrone, anche quando magari
significa dormire in una serra o
in una stalla o dover abbassare
la testa in presenza del
padrone.
Sotto le bandiere rosse, che ogni
lavoratore in piazza ha voluto
impugnare con coscienza e con
orgoglio, hanno alzato la testa.
Appuntamento alle 9.30, la
piazza si è riempita lentamente
poiché i lavoratori arrivavano
da zone distanti alcuni
chilometri da Latina, con
autobus organizzati o con le
proprie macchine, facendo
anche più viaggi tra i borghi e
Latina. Anzi nel corso della
mattinata, man mano si
svolgeva lo sciopero e si
diffondeva la notizia del
successo del presidio, molti altri
A
Nella terra dei Sikh
Da dieci a dodici ore di lavoro quotidiano, per una paga oraria di 4, 3, 2 euro, rigorosamente in
nero o con buste paga false: questo è quel che percepiscono la gran parte dei lavoratori di origine
indiana Sikh (perlopiù provenienti dal Panjiab), che nell’Agro Pontino sono impiegati come
braccianti, nei campi o nelle serre, o come mungitori nelle stalle. Si tratta di una comunità di
almeno 30.000 unità, concentrate nell’area di Latina, Sabaudia e Terracina: sulle loro braccia si
tiene l’agricoltura della provincia. Chi non dorme in alloggi di fortuna, in serre o stalle, abita a
Borgo Hermada, a Sabaudia, a Bella Farnia: in quest’ultima località, nel residence con villette a
schiera vivono oggi un migliaio di persone. C’è il campetto da calcio, il negozio di alimentari con
prodotti indiani, ci sono le abitazioni affollatissime, il cui affitto è di circa 500 euro al mese: alcune
sono state affittate da agenzie, altre da privati, per altre ancora sembra ci sia il sequestro, e non è
chiaro a chi vada corrisposta la locazione.
Caporalato e sfruttamento sono solo una faccia della medaglia; l’altra - come per tanti migranti - è
costituita da viaggi costosissimi, che avvengono tramite intermediari, che in cambio di 5-7.000 euro
promettono un contratto di lavoro, e quindi la possibilità di restare in Italia come regolari. Quando
arrivano, l’illusione dura qualche mese, il tempo necessario per far scadere il permesso d’ingresso
e iniziare a pagare il debito per il viaggio in Italia. Da qui, la spirale di sfruttamento s’incastra a
quella del ricatto, del permesso di soggiorno da rinnovare, della condizione di povertà che porta ad
alloggi di fortuna, ma che comunque hanno un costo. Molti lavoratori vivono a Sabaudia, in
abitazioni normali e con un buon livello d’integrazione con la comunità locale, alla quale gli indiani
non hanno mai creato problemi o si sono resi protagonisti di azioni illecite; lo stesso, purtroppo,
non si può dire di quegli italiani che li sfruttano. Proprio a Sabaudia c’è il tempio di Sikh, luogo di
culto e d’incontro per tutta la comunità sparsa sul vasto territorio della pianura pontina, posto
accogliente anche per chi vuole conoscere i loro problemi: le porte del tempio, infatti, si sono
aperte anche ai rappresentanti della Flai, che da molto tempo sono presenti periodicamente con
A. V.
un banchetto per dare informazioni ai lavoratori sui propri diritti, il salario, i contratti.
lavoratori si sono messi sulla
via Litoranea e le Migliare in
cerca di un mezzo per
raggiungere la piazza. Dal palco
sono state tante le voci e le
testimonianze. Lavoratori ed
autorevoli esponenti della
comunità Sikh hanno preso la
parola per chiedere il rispetto
dei diritti e della dignità di chi
lavora. “Siamo ragazzi come gli
altri, non ce la facciamo a
sopportare ritmi e carichi di
lavoro disumani e ricevere 2 o 3
euro l’ora. Vogliamo il giusto e
non vogliamo dare fastidio a
nessuno”, così hanno
dichiarato sopra e sotto al
palco. “Siamo costretti ad
accettare 3,50 l’ora altrimenti il
padrone dice che non ci fa il
contratto e quindi non abbiamo
più il permesso di soggiorno”.
La Flai Cgil da anni è impegnata
sul territorio per contrastare il
caporalato e lo sfruttamento
che contamina il settore
agricolo ma in queste settimane
il contatto con i lavoratori è
stato continuo, intenso e piena
è stata la comprensione che
altre condizioni di lavoro sono
possibili. “Da oggi – ha spiegato
dal palco il segretario generale
della Flai Roma e Lazio,
Giuseppe Cappucci – parte un
nuovo percorso insieme a tutta
la comunità indiana, insieme a
tutti quelli che credono in
condizioni giuste di lavoro,
contro ogni forma di
sfruttamento, di ricatto e di
lavoro paraschiavistico.
Giovanni Mininni, segretario
nazionale Flai Cgil ha
evidenziato la “straordinaria
importanza di questa piazza, la
grande partecipazione. Questa
piazza chiede il rispetto dei
contratti e chiede che il Ddl
contro il caporalato sia
approvato in tempi brevi e
contenga tutte le misure
che chiediamo per contrastare
in modo efficace lo
sfruttamento nei campi. In
Regione Lazio dal 2014 è ferma
in Commissione una legge di
contrasto al caporalato,
è ora che questa legge sia
approvata, lo chiediamo anche
da questa piazza”.
Una piazza straordinaria non
solo per il valore sindacale e per
le richieste avanzate ma anche
per un aspetto che può
sembrare marginale ma parla
anch’esso di rispetto e dignità:
in piazza la Flai e la stessa
comunità indiana hanno
offerto acqua e succhi di frutta,
a fine manifestazione
sull’asfalto non vi era una
bottiglietta o un brik di succo.
Da domani si va avanti,
confortati da questa piazza
rossa, multietnica, e come ha
ricordato Cappucci a
conclusione del suo discorso:
“ha inizio una grande vertenza
sul lavoro agricolo nella
provincia su condizioni di
lavoro che nessuno è più
disposto ad accettare, noi
andiamo avanti e, come
dimostra la tenda rossa che
abbiamo montato,
#cimettiamoletende finché non
avremo risposte”. n
Direttore responsabile Guido Iocca • Editore Edit. Coop. società cooperativa di giornalisti, Via dei Frentani 4/a, 00185 - Roma • Iscritta al reg. naz. Stampa n. 76/2015 • Proprietà della testata Ediesse Srl • Ufficio abbonamenti 06/44888201,
[email protected] • Ufficio vendite 06/44888228, [email protected] • Grafica e impaginazione Massimiliano Acerra, Cristina Izzo, Ilaria Longo • 22 aprile 2016
Inserto d’informazione della Flai Cgil via L. Serra, 31, 00153 Roma - [email protected] • A cura di: Alessandra Valentini (coordinatore), Ivana Galli, Valentina Cecconi, Giuseppe Scifo, Valeria Cappucci • Segreteria Bruna Baglioni