Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate

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Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate
Comune di Pesaro
Servizio Qualità Ambiente
Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate
Ricognizione dei casi di eccellenza nazionale
Elaborato da
SOMMARIO
1
Premessa ......................................................................................................... 3
2
Eco Industrial Park ........................................................................................... 5
3
Le Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA)..................................... 7
4
3.1
Principale riferimento normativo a livello nazionale.................................................... 7
3.2
APEA e strumenti urbanistici comunali.......................................................................12
3.3
Leggi e regolamenti Regionali in materia di APEA.......................................................13
3.2.1.
Regione Toscana .................................................................................................................... 13
3.2.2.
Regione Emilia Romagna ....................................................................................................... 15
3.2.3.
Regione Marche..................................................................................................................... 18
3.2.4.
Regione Piemonte.................................................................................................................. 20
3.4
Elementi comuni dei regolamenti regionali ................................................................21
3.5
Principali vantaggi .....................................................................................................23
Casi di eccellenza nazionali e progetti pilota .................................................. 25
4.1
Provincia di Bologna ..................................................................................................25
4.1.1.
Ponte Rizzoli........................................................................................................................... 25
4.1.2.
San Carlo ................................................................................................................................ 25
4.1.3.
Cento di Budrio ...................................................................................................................... 26
4.1.4.
Tavernelle .............................................................................................................................. 26
4.1.5.
Gumiera ................................................................................................................................. 27
4.2
Provincia di Parma.....................................................................................................27
4.2.6.
4.3
Spip 2 ..................................................................................................................................... 27
Regione Marche ........................................................................................................28
4.3.1.
Gestione Ambientale Integrata del Distretto Industriale e artigianale pesarese.................. 28
4.3.2.
Comunità Montana Alto e Medio Metauro........................................................................... 29
4.3.3.
Comune di Monte San Vito.................................................................................................... 30
4.3.4.
Area industriale “ZIPA Verde” – Comune di Jesi.................................................................... 31
1 di 36
4.4
5
Regione Toscana........................................................................................................33
4.4.1.
1 Macrolotto Industriale di Prato .......................................................................................... 33
4.4.2.
Area industriale S. Croce sull’Arno – Un esempio di gestione dei rifiuti ............................... 34
Bibliografia .................................................................................................... 35
Rev 0
Settembre 2010
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1 Premessa
Viviamo in un’epoca in cui si passa da una visione idilliaca dello sviluppo industriale e della globalizzazione,
intesa come circolo virtuoso, gioco a somma positiva, “win - win situation” in cui tutti vincono,
all’atteggiamento opposto di chi predica il catastrofismo e l’impoverimento generale. Su un punto c’è
convergenza e unanimità di posizioni: il sistema terra vive un costante depauperamento delle risorse
naturali ed un continuo peggioramento delle qualità ambientale dei suoi ecosistemi.
Una possibile linea d’azione è stata proposta dal vertice di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile del 2002
che ha indicato gli obiettivi e gli strumenti per l’integrazione della dimensione ambientale nelle strategie di
sviluppo, riconoscendo il ruolo necessario e positivo delle imprese per coniugare crescita economica e
protezione dell’ambiente e per porre fine al conflitto tra ambiente e crescita industriale. Ciò richiede studio e
applicazioni di processi e metodi che permettano alle imprese di affrontare le sfide in campo ambientale e di
utilizzarle per avere maggiore vantaggio competitivo facendo dell’ambiente un’opportunità.
Solo guardando all’area industriale come un “sistema” è possibile proporre strategie, metodi e strumenti
efficaci per la tutela ambientale e la sicurezza della popolazione, in grado di rispondere alle esigenze di tutti
i portatori di interesse presenti su un determinato contesto territoriale.
Le aggregazioni industriali rappresentano un considerevole vantaggio rispetto alle imprese individuali, in
quanto possono usufruire di servizi ambientali comuni con risparmi in termini di costi e di gestione.
L’esercizio comune dei servizi idrici e fognari, l'offerta di formazione ambientale, il trattamento degli
effluenti e dei rifiuti pericolosi possono, per esempio, ridurre i costi unitari e favorire le imprese nell'impegno
verso la tutela ambientale.
Per favorire l’accrescimento e lo sviluppo degli impianti produttivi di beni e servizi, in armonia con il
territorio, l’ambiente, la salute e la sicurezza, e quindi per applicare nei fatti lo sviluppo sostenibile, si sono
individuate negli ultimi anni le seguenti principali linee d’azione:
o
semplificare ed unificare le procedure autorizzative degli impianti produttivi secondo le indicazioni della
L. 59/97 e s.m.i.;
o
dotare delle necessarie infrastrutture i siti dell’industria italiana minimizzandone il grado di
frammentarietà e la distanza dai mercati;
o
sviluppare Aree ecologicamente attrezzate, per gli impianti e le tecnologie ad alta efficienza ambientale
ed in grado di attirare investimenti tecnologicamente avanzati e competitivi anche a livello
internazionale;
o
arricchire la dotazione infrastrutturale del Paese per favorire l’integrazione fra le diverse aree a livello
nazionale ed europeo, anche ai fini di un riequilibrio Nord-Sud;
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o
valorizzare i comportamenti volontari e prevedere “incentivi” anche normativi per le imprese che
adottino procedure, (come ad es. l’EMAS), volte a garantire la compatibilità ambientale, la salute e la
sicurezza, instaurando, di fatto, un nuovo tipo di rapporto tra amministrazione e imprese.
Per questo motivo accanto agli strumenti amministrativi basati sulla regolamentazione diretta (norme di
legge, volte ad imporre determinati comportamenti e standard, seguite da meccanismi di controllo e
sanzione), di cui si è constatato se non il fallimento almeno l’insufficienza, si stanno diffondendo strumenti
di tipo economico come le tasse (o le tariffe) ambientali, le misure di incentivazione per l’introduzione di
tecnologie pulite ed a minor impatto ambientale quali sgravi fiscali, contributi in conto capitale, ecc. e
strumenti di tipo volontario come l’EMAS (Reg. CE 1221/2009) o percorsi come quelli delle Aree Produttive
Ecologicamente Attrezzate, basati su dinamiche di mercato, dirette a favorire un rapporto nuovo tra
imprese, istituzioni e pubblico, che sia fondato sulla trasparenza, sul supporto reciproco e sulla
collaborazione.
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2 Eco Industrial Park
L’introduzione del concetto di area produttiva, pensata in chiave ambientale, dotata di requisiti tecnici ed
organizzativi finalizzati a minimizzare ed a gestire in modo integrato le pressioni sull’ambiente, nasce dalla
necessità di sostituire il cosiddetto approccio “end of pipe” (abbattimento dell’inquinamento a fine ciclo)
con il principio di precauzione e prevenzione dall’inquinamento. In particolare non si tratta di agire sulle
specifiche dotazioni ambientali delle imprese, come avvenuto fino ad ora, ma di organizzare il sito
produttivo in modo da agevolare, sia economicamente sia tecnicamente, le singole imprese insediate a
realizzare i loro obiettivi ambientali, siano essi prescrittivi o volontari.
A partire dagli anni ’90 negli Stati Uniti, ma anche in Asia ed Europa, si sono diffuse sperimentazioni
volontarie volte alla realizzazione di parchi produttivi attenti alla minimizzazione degli impatti
sull’ambiente.
In particolare gli Eco-Industrial Park sono stati teorizzati da Lowe, Moran e Holmes nel manuale sulle aree
eco-industriali degli Stati Uniti. Una definizione di parco eco-industriale è stata inoltre proposta dal U.S.
President’s Council on Sustainable Development, nel 1996. Secondo tale definizione, un parco ecoindustriale è “una Comunità di imprese che cooperano tra loro e con la Comunità locale per ripartire
efficientemente le risorse (informazioni, materiali, energia, infrastrutture ed ambiente naturale), con
l’obiettivo di perseguire l’efficienza economica, la qualità ambientale ed un equo sviluppo delle risorse
umane nelle aziende e nella Comunità locale”.
Gli Eco-Industrial Park si presentano come comunità d’imprese legate da una gestione comune che cercano
di migliorare le proprie prestazioni ambientali, economiche e sociali, attraverso la collaborazione nel
trattare questioni ambientali e l’impiego di risorse (inclusa energia, acqua, materiali).
Questo approccio integrato persegue il raggiungimento di benefici collettivi superiori a quelli che si
avrebbero dalla somma dei benefici individuali che ciascuna impresa otterrebbe singolarmente.
Il percorso per raggiungere tale obiettivo include un nuovo disegno o una riqualificazione delle
infrastrutture e della pianificazione dell’area produttiva, una produzione più pulita, la preservazione
dall’inquinamento l’efficienza energetica e la cooperazione fra imprese.
Gli eco-parchi industriali rappresentano quindi una strategia per attuare il concetto dell'ecologia
industriale, attraverso la collaborazione tra le imprese.
Un’altra definizione che ha incontrato una vasta accettazione tra gli esperti è la seguente: un parco ecoindustriale è “un sistema industriale progettato per gli scambi energetici e dei materiali, che minimizzi
l'utilizzo di energia e di materie prime, riduca la produzione di rifiuti e sviluppi al suo interno relazioni
economicamente, ecologicamente e socialmente sostenibili”.
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Lo sviluppo di tali parchi è ancora ad uno stadio iniziale, nonostante negli ultimi anni tale concetto si stia
diffondendo, sia nel settore pubblico sia privato, all’interno dei progetti volti allo sviluppo economico
sostenibile. Lo sviluppo maggiore si è riscontrato negli Stati Uniti, seguiti dall’Europa, dal Canada e dagli
stati asiatici.
Permane però ancora una mancanza di una precisa definizione di parco eco-industriale e di requisiti tecnici
che possano fare di un parco industriale un eco-parco. Anche se alcuni progetti di ricerca hanno tentato di
identificare le caratteristiche essenziali dei parchi eco-industriali, attualmente non esiste chiarezza in
materia ed una struttura univoca per la loro realizzazione e, soprattutto, non possiamo ancora celebrare un
parco eco-industriale completamente realizzato ed operativo.
Esistono, inoltre, oltre al parco eco-industriale, altre forme con cui si possono manifestare i criteri
dell’ecologia industriale. Le più diffuse sono:
-
un network di imprese all’interno di una regione che utilizza alcuni sottoprodotti piuttosto che
scartarli come rifiuti (per esempio, Styrian recycling network, Austria);
-
aggregato di imprese che si occupano di riciclaggio e recupero di materie prime dai rifiuti (per
esempio, London Remade Eco-Industrial Sites, United Kingdom; Green Park, United Kingdom);
-
insieme di imprese che utilizzano tecnologie ambientali o che producono prodotti verdi. Spesso in
tali parchi è incluso un centro di ricerca, si svolge una funzione di dimostrazione di tecnologie
innovative e si pone l’accento sul tema dell’educazione ambientale, della ricerca e dello sviluppo
(Ecosite du Pays de Thau, France; Hartberg Oko Park, Austria; Stockholm Environmental Science
Park, Sweden; Sunflower Farm Ecological Technology Centres, Poland);
-
parco industriale progettato intorno ad un singolo tema ambientale (per esempio, un parco che
utilizza energia solare o eolica,…) (per esempio, Dyfi Eco Park, United Kingdom);
-
parco in cui è particolarmente curato l’inserimento di edifici ed infrastrutture nell’ambiente
circostante e che utilizza metodi di progettazione e tecniche di costruzione eco-compatibili. In molti
casi tali parchi sono sviluppati all’interno di progetti di rigenerazione o decontaminazione di aree
industrializzate (per esempio, Emscher Park, Germany; Trafford Park, United Kingdom);
-
un’area mista commerciale, industriale, residenziale dove le imprese cercano di rafforzare la
propria collaborazione attraverso lo scambio di energia, acqua e rifiuti.
In pratica, mancando una rigorosa definizione di parco eco-industriale, viene generalmente utilizzata in
modo impreciso tale espressione per riferirsi ad un’area in cui sono sperimentati alcuni strumenti e metodi
dell’ecologia industriale sopra citati.
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3 Le Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA)
3.1 Principale riferimento normativo a livello nazionale
D.Lgs. n. 112/98 (Bassanini) – art. 26
Art. 26. Aree industriali e aree ecologicamente attrezzate
1. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano disciplinano, con proprie leggi, le aree
industriali e le aree ecologicamente attrezzate, dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari a
garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell'ambiente. Le medesime leggi disciplinano altresì le
forme di gestione unitaria delle infrastrutture e dei servizi delle aree ecologicamente attrezzate da parte di
soggetti pubblici o privati, anche costituiti ai sensi di quanto previsto dall'articolo 12 della legge 23
dicembre 1992, n. 498, e dall'articolo 22 della legge 8 giugno 1990, n. 142, nonché le modalità di
acquisizione dei terreni compresi nelle aree industriali, ove necessario anche mediante espropriazione. Gli
impianti produttivi localizzati nelle aree ecologicamente attrezzate sono esonerati dall'acquisizione delle
autorizzazioni concernenti la utilizzazione dei servizi ivi presenti.
2. Le regioni e le province autonome individuano le aree di cui al comma 1 scegliendole prioritariamente tra
le aree, zone o nuclei già esistenti, anche se totalmente o parzialmente dismessi. Al procedimento di
individuazione partecipano gli enti locali interessati.
La normativa nazionale rimanda alle singole Regioni il compito di disciplinare la materia; ponendo però
alcuni elementi di riferimento basilari:
-
le aree ecologicamente attrezzate sono caratterizzate da forme di gestione unitaria delle
infrastrutture e dei servizi;
-
le aree ecologicamente attrezzate sono dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari a
garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell'ambiente;
-
gli impianti produttivi localizzati nelle aree ecologicamente attrezzate sono esonerati
dall'acquisizione delle autorizzazioni concernenti la utilizzazione dei servizi ivi presenti.
Le innovazioni introdotte dalle Aree Ecologicamente Attrezzate possono quindi essere sinteticamente
ricondotte a:
1. modalità gestionali unitarie
Un’Apea richiede una gestione unitaria dei servizi e delle infrastrutture d'area in essa presenti. Tale
gestione è finalizzata a: offrire economie di scala alle aziende insediate nell'Apea, garantire alle stesse
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aziende supporto e assistenza in termini burocratici, tecnici e formativi, e a perseguire un continuo
percorso di qualificazione urbanistica e ambientale attraverso il raggiungimento di elevati obiettivi di
qualità.
Al Soggetto Gestore è affidata la gestione complessiva dell'Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata, e la
generale responsabilità in merito a:
•
Analisi Ambientale del contesto produttivo rappresenta lo strumento base per definire le criticità
esistenti nell’area e per fornire gli elementi conoscitivi necessari ad individuare i principi e gli
indirizzi che devono informare l’attività del soggetto gestore. L’esito dell’analisi consente di trarre
utili indicazioni per l’individuazione delle priorità da considerare nell’assegnazione dei lotti e per la
definizione di obiettivi ambientali di area. Attraverso tale Analisi sono evidenziati gli aspetti
significativi connessi alle attività produttive presenti nell’Area produttiva o a quelle di cui si prevede
l’insediamento. L’Analisi prende in esame il sistema produttivo di riferimento nelle varie
componenti ambientale,sociale ed economica valutando come le attività presenti e/o attese
nell’area, incidano su di esse sia a livello locale che globale.
I contenuti del documento devono quindi prevedere:
-
l’inquadramento territoriale dell’area con l’identificazione e la misurazione delle problematiche che
caratterizzano lo stato dell’ambiente, anche mediante la definizione di una serie di indicatori in
grado di caratterizzare tutte le componenti ambientali di riferimento. Tali indicatori, misurabili e
comparabili, permetteranno in futuro sia la valutazione dei miglioramenti o dei peggioramenti
dell’area, sia il confronto con altri contesti territoriali simili;
-
l’identificazione, la quantificazione e la valutazione degli aspetti e degli impatti ambientali
determinati dalle attività svolte e/o attese nell’area. Tale ricognizione deve mettere in luce il
contributo dell’insediamento e delle sue attività alle criticità ambientali locali tenendo conto delle
risposte messe in atto in ambito APEA.
-
le priorità di intervento individuate per la mitigazione degli effetti indesiderati, per la qualificazione
dell’area e/o per il suo adeguamento ai criteri di sostenibilità;
-
una valutazione circa le attività che potrebbero risultare maggiormente compatibili con i processi
produttivi insediati ed in generale con il sistema economico locale anche in relazione ad iniziative di
simbiosi industriale e di chiusura dei cicli produttivi;
-
informazioni circa l’evoluzione nel tempo dei parametri monitorati anche attraverso grafici e
indicatori di tendenza.
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L’Analisi deve essere aggiornata con cadenza almeno triennale, e in ogni caso tutte le volte in cui
intervengano modifiche significative nell’ambito dell’assetto produttivo, organizzativo o gestionale
dell’area (es.: insediamento di un numero rilevante di nuove imprese) nella pianificazione o nella
situazione territoriale (es.: realizzazione di una nuova infrastruttura a servizio dell’area).
L’aggiornamento dell’Analisi può consistere in una relazione sintetica che descriva i principali
cambiamenti intervenuti e riporti l’andamento degli indicatori relativi all’analisi territoriale e
settoriale.
•
Programma Ambientale: in funzione dei risultati emersi dall'analisi, individua priorità e azioni volte
a conseguire una gestione di qualità e un miglioramento continuo nel tempo;
•
Monitoraggio delle attività previste per la corretta gestione ambientale dell'area.
2. servizi e impianti collettivi
L’APEA deve essere dotata di impianti comuni per la gestione degli aspetti ambientali in coerenza con il
programma ambientale. In particolare:
-
le infrastrutture comuni ricadono sotto la responsabilità del Soggetto Gestore;
-
la responsabilità del Soggetto Gestore nella gestione degli impianti comuni deve essere
documentata in modo appropriato.
L’Apea può essere dotata anche d’impianti di pertinenza dei singoli soggetti insediati, ma la loro operatività
dovrà risultare coerente con gli obiettivi di tutela ambientale dell’area. In tal caso:
-
il Soggetto Gestore deve garantire un ruolo di indirizzo sulle modalità di gestione dei singoli
impianti (riferiti a singole imprese) attraverso un atto formale sottoscritto dai soggetti insediati;
-
il Soggetto Gestore deve assicurare che ogni singolo impianto, benché individuale, funzioni in modo
sinergico, ove possibile, con gli altri o, comunque, senza interferire negativamente con essi;
Gli ambiti di pertinenza delle responsabilità dei soggetti insediati e del Soggetto Gestore devono essere
opportunamente documentati.
Di seguito si riportano alcuni esempi di Infrastrutture di area:
-
area di stoccaggio rifiuti collettiva
-
impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili
-
depuratore consortile delle acque reflue
-
sistema di recupero delle acque
-
altre dotazioni per la mitigazione degli impatti
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Di seguito si riportano alcuni esempi di Servizi centralizzati:
-
gestione comune delle emergenze
-
gestione centralizzata delle aree verdi e degli spazi comuni
-
gruppi di acquisto per la fornitura di energia
-
borsa di recupero dei rifiuti
-
logistica
-
formazione su ambiente e sicurezza
3. Semplificazioni amministrative e vantaggi per le aziende insediate
A titolo puramente esemplificativo si indicano alcuni vantaggi e benefici che le aziende possono conseguire
all’interno di un’APEA:
-
Riduzione dei singoli oneri amministrativi e gestionali per la gestione degli impatti ambientali
relativi alle attività produttive insediate nell’area.
Gli impianti produttivi localizzati nelle aree ecologicamente attrezzate sono esonerati dall'acquisizione delle
autorizzazioni concernenti l’utilizzazione dei servizi ivi presenti; in particolare il soggetto gestore può
acquisire l’autorizzazione unica ambientale a nome delle stesse imprese, riducendo così tempi e costi. Le
autorizzazioni attribuibili a un unico soggetto per conto dell’intera APEA potrebbero essere le seguenti:
a) autorizzazione allo scarico di acque reflue, nel caso in cui esista un unico scarico per tutta
l’area, del quale è titolare il SG;
b) concessione di derivazione d’acqua, nel caso in cui esista un’unica opera di presa per
tutta l’area, della quale è titolare il SG;
c) autorizzazione alla realizzazione di impianti di smaltimento e recupero, nel caso in cui
esista un unico impianto gestito dal SG;
d) autorizzazione all’esercizio di operazioni di smaltimento e recupero, nel caso in cui il SG
effettui tali operazioni nell’area;
e) comunicazione per l’esercizio di operazioni di recupero di rifiuti, nel caso in cui il SG
effettui tali operazioni nell’area;
f) autorizzazioni per servizi ed attività gestiti tramite consorzi.
-
Riduzione dei controlli da parte degli Enti di controllo ambientale e delle contestazioni della
comunità locale grazie alla continua comunicazione ambientale effettuata verso le istituzioni ed il
pubblico.
10 di 36
-
Sviluppo di sinergie fra le imprese attraverso sistemi di recupero e riciclo delle materie prime e
degli scarti di produzione;
-
Risvolti positivi in termini di immagine;
-
Costi per la gestione delle parti comuni o per l’erogazione di servizi a quote agevolate (il trasporto
collettivo, la gestione delle risorse umane, le attività commerciali e di marketing, i servizi bancari e
assicurativi, che rappresentano costi con incidenza importante quando affrontati singolarmente
dalle imprese);
-
Miglioramento della gestione ambientale delle aziende, minimizzando i rischi di incidenti
ambientali, ottimizzando l’uso di energia e delle risorse;
-
Risparmio economico per economie di scala, sia in fase di bonifica e costruzione (contratto unico di
bonifica, riduzione degli impegni amministrativi da espletare, ecc.) che di gestione
(razionalizzazione dei servizi, ecc.). I risparmi economici risultano non sempre quantificabili in fase
di progettazione
-
Sinergie per il conseguimento della certificazione ambientale delle singole imprese e monitoraggio
ambientale.
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3.2 APEA e strumenti urbanistici comunali
La progettazione e la realizzazione di un’APEA deve necessariamente coordinarsi con gli strumenti
urbanistici e con le previsioni regolamentari vigenti. A tale proposito l’art. 2, cc. 1, 2 e 3, D.P.R. 447/98
dispone che: “La individuazione delle aree da destinare all'insediamento di impianti produttivi, in
conformità alle tipologie generali e ai criteri determinati dalle regioni, anche ai sensi dell'articolo 26, del
decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, è effettuata dai comuni, salvaguardando le eventuali prescrizioni
dei piani territoriali sovracomunali. Qualora tale individuazione sia in contrasto con le previsioni degli
strumenti urbanistici comunali vigenti, la variante è approvata, in base alle procedure individuate con legge
regionale, ai sensi dell'articolo 25, comma 1, lettera a), della legge 28 febbraio 1985, n. 47. Il
provvedimento, che il comune è tenuto a trasmettere immediatamente alla regione e alla provincia, ai fini
dell’adozione dei provvedimenti di rispettiva competenza, è subordinato alla preventiva intesa con le altre
amministrazioni eventualmente competenti. Tale intesa va in sede di conferenza di servizi, convocata dal
sindaco del comune interessato, ai sensi e per effetto dell'articolo 14 della legge 7 agosto 1990, n. 241 ,
come modificata dall'articolo 17 della legge 15 maggio 1997, n. 127.
In sede di individuazione delle aree da destinare all'insediamento di impianti produttivi di cui al comma 1, il
consiglio comunale può subordinare l'effettuazione degli interventi alla redazione di un piano per gli
insediamenti produttivi ai sensi dell'articolo 27 della legge 22 ottobre 1971, n. 865.
Resta ferma, ove non sia richiesto il piano di cui al comma 2, la necessità dell'esistenza delle opere di
urbanizzazione o di apposita convenzione con le amministrazioni competenti al fine di procedere alla
realizzazione delle medesime contemporaneamente alla realizzazione delle opere. In tal caso, la
realizzazione degli impianti è subordinata alla puntuale osservanza dei tempi e delle modalità indicati nella
convenzione”.
L’art. 25, c. 2, g), D.Lgs. 112/98 prevede che, nel procedimento in materia di autorizzazione
all’insediamento d’attività produttive, nel caso in cui il progetto di insediamento sia in contrasto con uno
strumento urbanistico, si possa ricorrere ad una Conferenza di servizi, la cui determinazione costituisce
proposta di variante, sulla quale deve pronunciarsi definitivamente il Consiglio comunale.
I piani per gli insediamenti produttivi sono, dunque, strumenti urbanistici d’attuazione, la cui formazione
non è obbligatoria. Tali piani possono essere adottati soltanto dai Comuni muniti di strumento urbanistico
generale, poiché non possono comprendere aree non inserite da tale strumento in una zona omogenea
destinata ad insediamenti produttivi. Essi non possono derogare alle destinazioni funzionali; possono
tuttavia assumere valore di variante allo strumento urbanistico generale in relazione alla localizzazione
delle opere di pubblico interesse ed alle previsioni relative alle caratteristiche edilizie delle costruzioni da
realizzarsi nella zona (altezza, distanze, indici di fabbricabilità).
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In ogni caso, come previsto dall’art. 57, D.Lgs. 112/98, la pianificazione territoriale comunale deve
necessariamente essere compatibile e in linea con lo strumento fondamentale della pianificazione
urbanistica il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) che assume il valore e gli effetti dei
piani di tutela nei settori della protezione della natura, della tutela dell’ambiente, delle acque e della difesa
del suolo e della tutela delle bellezze naturali e che, ai sensi dell’art. 20, D.Lgs. 267/00, “determina gli
indirizzi generali di assetto del territorio......”.
3.3 Leggi e regolamenti Regionali in materia di APEA
Ad oggi, le Regioni che hanno emanato leggi e regolamenti in materia di APEA secondo quanto previsto
dall’art 26 del DLgs 112/98 sono 8:
-
Toscana
-
Emilia Romagna
-
Marche
-
Piemonte
-
Liguria
-
Abruzzo
-
Calabria
-
Puglia
Il dibattito a livello nazionale sulle APEA evidenzia la difficoltà delle Regioni ad integrare uno strumento così
innovativo e complesso nel quadro normativo inerente il governo del territorio. Le difficoltà maggiori sono
riconducibili sia al radicale mutamento dell’oggetto di intervento (dal singolo sito produttivo al contesto
che lo accoglie) che al coordinamento dei numerosi attori chiamati in causa nelle varie fasi che
contraddistinguono un’APEA (individuazione, progettazione, realizzazione, gestione).
Di seguito si riportano i principali riferimenti normativi delle Regioni che maggiormente si sono segnalate
nel percorso d’identificazione e definizione degli aspetti di maggior rilievo per rendere applicabile ad
un’aera produttiva la disciplina sulle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate.
3.2.1. Regione Toscana
Legge Regione Toscana 87/1998 – art. 181 : Attribuzione agli enti locali e disciplina generale delle funzioni e
dei compiti amministrativi in materia di artigianato, industria, fiere e mercati, commercio, turismo, sport,
1
Come modificato da l.r. 22 dicembre 2003, n. 61 , art.10.
13 di 36
internazionalizzazione delle imprese e camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, conferiti
alla Regione dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112
Decreto del Presidente della Giunta Regionale 2 dicembre 2009, n. 74/R - Regolamento in materia di Aree
produttive ecologicamente attrezzate (APEA) in attuazione dell’ articolo 18 della legge regionale 10
dicembre 1998, n. 87 (Attribuzione agli enti locali e disciplina generale delle funzioni e dei compiti
amministrativi in materia di artigianato, industria, fiere e mercati, commercio, turismo, sport,
internazionalizzazione delle imprese e camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, conferiti
alla Regione dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112).
Il regolamento, colmando una lacuna presente nell’ordinamento regionale, mette a disposizione del
sistema produttivo regionale un ulteriore strumento volontario per la sostenibilità negli ambiti produttivi,
capace di valorizzare la convergenza tra politiche ambientali pubbliche e strumenti sviluppati nell’ambito
della gestione ambientale d’impresa attraverso un nuovo modo di affrontare le tematiche ambientali a
livello territoriale.
Il Regolamento distingue le APEA in:
a) aree nuove da realizzare come APEA: aree produttive da realizzare su terreni non edificati o su aree
appartenenti ad insediamenti dismessi; sono ricomprese le aree derivanti da interventi di trasformazione di
insediamenti esistenti che comportano, anche a causa della rilevanza urbanistico-territoriale, la
realizzazione di un insediamento del tutto diverso dal precedente.
Gli strumenti di pianificazione territoriale o gli atti di governo del territorio riguardanti aree sulle quali il
comune intende realizzare APEA, devono contenere:
-
un’analisi ambientale del contesto produttivo, idonea a valutare le pressioni ambientali
determinate dalle attività previste;
-
la definizione di priorità nell’assegnazione dei lotti coerenti con gli esiti dell’analisi ambientale e con
le pressioni derivanti dalle eventuali attività già insediate;
-
la previsione di infrastrutture e sistemi necessari al fine di garantire la tutela della salute, della
sicurezza e dell'ambiente;
-
criteri, modalità e requisiti per l’individuazione del SG;
-
schema della convenzione in cui sono specificate le linee di indirizzo per le politiche ambientali
dell’APEA.
b) aree esistenti da riqualificare come APEA.
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Il processo di riqualificazione finalizzato ad acquisire la denominazione APEA presuppone un accordo fra
comune competente, le imprese insediate e i titolari di diritti reali o personali di godimento sull’area
interessata; l’accordo contiene:
-
l’individuazione del SG;
-
lo schema della convenzione in cui sono specificate le linee di indirizzo per le politiche ambientali
dell’APEA;
-
l’obbligo delle imprese insediate e dei titolari dei diritti reali firmatari di adottare le regole di
previste per l’APEA;
-
l’individuazione, delle semplificazioni amministrative e procedurali che il comune si obbliga a porre
in essere.
c) APEA sovracomunali: aree produttive il cui rilievo dimensionale o qualitativo produce effetti sociali,
territoriali ed ambientali diffusi su più comuni, anche quando l’area interessi il territorio amministrato da
un solo comune.
Recentemente con la Delibera n. 1245 del 28/12/2009 sono stati approvati i Criteri prestazionali per la
definizione delle prestazioni ambientali delle Aree produttive ecologicamente attrezzate (APEA);
Sono invece in corso di definizione
-
Modalità svolgimento verifiche da parte della Regione;
-
Definizione del sistema di calcolo per misurare il grado di allineamento ai requisiti APEA;
3.2.2. Regione Emilia Romagna
La Regione Emilia Romagna con la Legge 20/2000 (art. A-14) indica che tutti i nuovi ambiti specializzati per
attività produttive di rilievo sovracomunale devono assumere i caratteri di aree ecologicamente attrezzate,
individuando gli Accordi Territoriali quali strumenti di attuazione.
Nel giugno 2007 è stato approvato l'Atto di indirizzo regionale per la realizzazione delle Aree
ecologicamente attrezzate. L'Atto di indirizzo regionale definisce le modalità di realizzazione e gestione
delle Apea. L'approccio segue i principi di precauzione e prevenzione dell'inquinamento e di uno sviluppo
economico e produttivo sostenibile.
I principali contenuti dell'Atto di Indirizzo sono:
a) Distinzione di contenuto e di percorso tra aree nuove ed aree esistenti:
-
Apea
NUOVE:
interventi
su
terreni
non
precedentemente
ampliamento/trasformazione di rilevanza tale da trasformare l'area.
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edificati
oppure
-
Apea ESISTENTI: definite sulla base di un accordo tra istituzioni e imprese viene redatto un
Programma di miglioramento progressivo delle dotazioni e delle prestazioni ambientali dell'area,
finalizzato al raggiungimento di obiettivi di particolare qualità.
b) Individuazione del percorso attuativo e gestionale:
Regione
Coordinamento,
finanziamento e controllo sul
monitoraggio
Province/Comuni
Indirizzo e controllo
- Definisce le linee di indirizzo - Provvede alla identificazione delle
per la realizzazione delle Apea aree secondo i piani urbanisitici
- Sigla accordi di cooperazione - Individua il Soggetto responsabile
con gli Enti locali
della gestione in accordo con i privati
- Finanzia gli studi, le
ricognizioni e le analisi per
l'identificazione delle aree
Soggetto Gestore
Gestione
- Effettua l'Analisi ambientale
iniziale e la predisposizione del
Programma ambientale dell'Apea
- Provvede unitariamente alla
gestione delle infrastrutture e dei
servizi
- Fissa le linee di indirizzo per l'analisi
ambientale iniziale e la predisposizione - Facilita l'ottenimento e il rinnovo
delle autorizzazioni e dei certificati
del Programma Ambientale
per le imprese insediate
c) Indicazione delle caratteristiche urbanistiche ed ambientali (differenziate per le aree nuove ed
esistenti)
Condizione necessaria per la qualificazione di area ecologicamente attrezzata è un assetto che presenta un
elevato standard di qualità rispetto alle norme in vigore, rispondente a criteri di sviluppo sostenibile, e che
deve essere frutto della ricerca di performance ambientali d'eccellenza.
LA PROVINCIA DI BOLOGNA
La Provincia di Bologna in questi anni ha condotto studi e sperimentazioni al fine di promuovere e
realizzare insediamenti produttivi di qualità sul proprio territorio. Nel Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale (Ptcp) ha assunto le seguenti politiche relativamente agli ambiti produttivi:
-
su 190 ambiti produttivi esistenti, lo sviluppo è ammesso solo in 14 ambiti, scelti in funzione di: il
loro rilievo sovracomunale, la loro elevata accessibilità rispetto alla viabilità presente e futura, la
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loro collocazione in territori non interessati da rischio di versante (in pianura) e che non
interferissero con aree di tutela naturalistica;
-
i 14 ambiti di sviluppo devono diventare Apea;
-
la pianificazione urbanistica di tutti gli ambiti produttivi di rilievo sovracomunale, deve avvenire
mediante Accordo Territoriale, strumento previsto dalla Legge urbanistica regionale (art.15, LR
20/2000) e che deve essere sottoscritto dai Comuni territorialmente coinvolti nell'ambito e la
Provincia. Tale Accordo dovrà stabilire:
1. assetto dello sviluppo delle aree produttive sovracomunali;
2. modalità e impegni per qualificare le aree come ecologicamente attrezzate;
3. istituzione del fondo di perequazione territoriale, destinando parte delle risorse alla
qualificazione Apea degli ambiti esistenti.
Sempre a livello provinciale, sono state elaborate le Linee guida Apea allo scopo di fornire uno strumento
operativo utile alle amministrazioni comunali che si stanno confrontando con la pianificazione e
progettazione delle aree industriali, uno strumento che:
-
definisce il processo da seguire per conseguire la qualifica Apea, e i soggetti coinvolti in tale
processo,
-
definisce quali sono gli obiettivi prestazionali da perseguire;
-
suggerisce le principali azioni da effettuare nella progettazione urbanistica, ambientale ed edilizia
(da tradursi in un piano urbanistico, in un corretto layout territoriale e in apposite norme tecniche);
-
indica quali siano le modalità e le principali azioni per attuare efficacemente la gestione unitaria per
l'intero ambito;
-
fa discendere da tutto questo un sistema attraverso cui verificare l'effettivo raggiungimento dello
status di Apea.
Tale lavoro conserva un carattere fortemente sperimentale, pertanto sarà oggetto di aggiornamenti e
miglioramenti, sia alla luce dei risultati ottenuti nelle sperimentazioni avviate, sia sulla base del confronto
con gli enti locali e con le categorie interessate.
Per quanto riguarda i nuovi ampliamenti delle aree industriali di livello sovra comunale, la Provincia di
Bologna attribuisce la qualifica di Apea quando:
-
è stata elaborata un'Analisi Ambientale iniziale, che è parte integrante degli elaborati del Piani
urbanistici attuativi (Pua);
17 di 36
-
è stata raggiunta una reale eccellenza nella progettazione dei Pua attraverso cui si attuano i nuovi
ampliamenti.;
-
è prevista, all'interno della Convenzione urbanistica del Pua, l'adesione obbligatoria delle nuove
aziende insediate al Soggetto Gestore (nelle forme ritenute più opportune rispetto alla specifica
forma giuridica individuata). Qualora non fosse già stato individuato il Soggetto Gestore, il Pua deve
prevedere l'istituzione obbligatoria di un organismo preposto alla gestione transitoria dell'area
oggetto dell'intervento, che comprenda i soggetti attuatori degli interventi urbanistici e le aziende
che progressivamente si insedieranno nell'area;
-
è compreso nella convenzione del Pua l'impegno da parte dei soggetti attuatori (impegno da
trasmettersi in tutti gli atti di vendita, anche quelli successivi al primo) alla redazione di un piano
programmatico di gestione delle infrastrutture e dei servizi comuni da realizzare nelle nuove aree;
tale piano assume il valore di primo Programma Ambientale per le nuove aree, in attesa del
Programma Ambientale relativo all'intero ambito.
Sito della Provincia di Bologna dedicato alle APEA
http://www.provincia.bologna.it/imprese/Engine/RAServePG.php/P/251911360504
3.2.3. Regione Marche
La politica regionale, al fine di instaurare processi di razionalizzazione e di riqualificazione dell’uso
produttivo del territorio, è rivolta alla promozione e diffusione di aree produttive ecologicamente
attrezzate.
Con l'articolo 14 della Legge Regionale n. 16/2005 disciplina la materia delle Aree produttive
ecologicamente attrezzate definendole quelle aree destinate ad attività industriali, artigianali e commerciali
dotate di requisiti urbanistico-territoriali, edilizi ed ambientali di qualità, nonché di infrastrutture, sistemi
tecnologici e servizi caratterizzati da forme di gestione unitaria, atti a garantire un efficiente utilizzo delle
risorse naturali ed il risparmio energetico.
Le Linee Guida per le aree produttive ecologicamente attrezzate della regione Marche sono state emesse in
fase sperimentale a Gennaio 2005, mentre sono in corso di emanazione le Linee Guida definitive, che
conterranno tra l'altro:
-
i requisiti urbanistico-territoriali, edilizi ed ambientali di qualità;
-
le infrastrutture, i sistemi tecnologici ed i servizi di cui devono essere dotate le aree, le loro
modalità di utilizzo da parte delle imprese nonché le loro forme di gestione unitaria;
-
i criteri, i tempi e le modalità per la caratterizzazione dei nuovi insediamenti come aree produttive
ecologicamente attrezzate;
18 di 36
-
i criteri per riqualificare le aree produttive esistenti secondo gli standard delle aree produttive
ecologicamente attrezzate;
-
i criteri per la semplificazione amministrativa a favore delle attività produttive insediate nelle aree
produttive ecologicamente attrezzate;
-
le modalità per favorire l'implementazione di sistemi di gestione ambientale, anche di area e la loro
successiva certificazione;
-
le modalità di eventuale acquisizione dei terreni compresi nelle aree produttive ecologicamente
attrezzate.
Le linee guida regionali hanno lo scopo di promuovere la progressiva diffusione di nuovi standard
progettuali e gestionali per le aree produttive delle Marche, fornendo un punto di riferimento per tutti i
soggetti (pubblici e privati), che vogliano attivare iniziative per la realizzazione e gestione di aree produttive
secondo principi di ecoefficienza.
I nuovi standard tecnologici e gestionali, ispirati ai principi dell’ecoefficienza, dovranno coinvolgere sia le
nuove aree produttive sia quelle esistenti.
La disciplina normativa in materia di APEA della regione Marche non presenta caratteri distintivi rispetto a
quella precedentemente esaminata, essendo anche questa incentrata su alcuni elementi essenziali quali:
-
la gestione dell’area produttiva ecologicamente attrezzata e delle sue infrastrutture e servizi
-
le infrastrutture e servizi comuni
-
i requisiti urbanistici, territoriali, edilizi ed ambientali
-
ipotesi di semplificazioni amministrative
Particolarmente completo e dettagliato, rispetto anche alle esperienze regionali più mature, è il sistema, in
fase di approvazione, di valutazione delle APEA. Questo è in grado di confrontare tra loro aree diverse sulla
base di criteri comuni. Nelle Linee Guida di prossima approvazione sono stati definiti dei requisiti tali da
prescindere dalle specificità delle attività e dei relativi processi, “generalizzando” e rendendo così
indipendente la valutazione dalle tipologie di attività presenti, la cui specificità richiederebbe di fatto
l’implementazione di un numero indefinibile di sistemi di valutazione. Tutti i criteri identificati sono stati
articolati in aree di valutazione e categorie, specificando per ognuno:
-
l’obiettivo ambientale di riferimento
-
la fase di valutazione
-
la fase del percorso autorizzativo
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-
l’ambito di applicazione (aree nuove/esistenti e manifatturiere/terziarie)
-
l’indicatore e l’unità di misura di riferimento.
Sito della Regione Marche dedicato alle APEA
http://www.regione.marche.it/Home/Struttureorganizzative/AmbienteePaesaggio/APEA/tabid/806/De
fault.aspx
3.2.4. Regione Piemonte
La Regione Piemonte disciplina le aree produttive ecologicamente attrezzate nella Legge regionale 22
novembre 2004, n. 34 "Interventi per lo sviluppo delle attività produttive".
La legge individua, quali principi-cardine della politica industriale regionale:
-
lo sviluppo e la qualificazione delle attività produttive;
-
l'incremento della competitività;
-
la crescita del sistema produttivo e dell'occupazione in una prospettiva di sviluppo sostenibile e di
contenimento dei consumi energetici.
La l.r. 34/2004 stabilisce che la Regione, per raggiungere i predetti obiettivi, possa avvalersi di diversi
strumenti di politica industriale in modo coerente ed integrato con le proprie competenze. Fra gli strumenti
di politica industriale attivabili a livello regionale la legge indica, fra gli altri, gli interventi di supporto della
realizzazione di infrastrutture per il sistema produttivo e le aree ecologicamente attrezzate caratterizzate
da:
-
una gestione centralizzata ed unitaria di servizi ed infrastrutture, ivi compresi gli impianti comuni
per l'efficiente soddisfacimento del fabbisogno energetico delle imprese insediate atti a garantire il
corretto utilizzo delle risorse;
-
la prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo;
-
il risparmio energetico;
-
la riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti;
-
la tutela della salute e della sicurezza, grazie alla dotazione di un sistema di monitoraggio costante
delle emissioni inquinanti.
Con la l.r. 34/2004 (art. 18, c. 2) la Regione Piemonte ha stabilito che “la realizzazione e la gestione delle
aree attrezzate per attività produttive e delle aree ecologicamente attrezzate spetta ai comuni, singoli o
associati, ed alle comunità montane. Le province e la città metropolitana, sentiti i comuni e le comunità
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montane, concorrono alla definizione della programmazione regionale in materia, mediante programmi
provinciali o metropolitani”.
La Giunta regionale con D.G.R. n. 30-11858 del 28 luglio 2009, pubblicata sul 1° Supplemento al B.U.R. n. 31
del 06 agosto 2009, ha adottato le Linee guida per le aree produttive ecologicamente attrezzate (APEA).
Le linee guida sono state predisposte con la finalità di costituire un riferimento per le amministrazioni e gli
amministratori, i professionisti, gli imprenditori, i tecnici e gli operatori del settore e per chiunque abbia
necessità di ecologicamente attrezzate (APEA).
L’obiettivo è di fornire un supporto conoscitivo per la programmazione, pianificazione, progettazione e
gestione di aree produttive sostenibili, siano esse di nuova realizzazione o di riqualificazione di ambiti già
esistenti.
La prima parte del testo riguarda l’introduzione al tema attraverso la definizione del contesto di riferimento
in termini strategici, metodologici e normativi al fine di consentire un’adeguata conoscenza del panorama
complessivo all’interno del quale si cala la necessità di promuovere, a livello regionale, la diffusione di un
nuovo sistema di approccio alle dinamiche di sviluppo del sistema produttivo piemontese.
La seconda parte affronta in modo sintetico il livello teorico-tecnico, funzionale alla scala progettuale,
mediante la definizione di criteri per la localizzazione, di requisiti prestazionali da soddisfare, di aspetti da
prendere in considerazione, sintetizzati in “schede operative” di facile consultazione per la costruzione del
processo di realizzazione di aree produttive ecologicamente attrezzate.
Nella terza parte si pongono le basi per il riconoscimento delle peculiarità di un’APEA, definendo un sistema
di classificazione funzionale a promuovere percorsi graduali di miglioramento delle caratteristiche
complessive degli insediamenti produttivi.
Sito della Regione Piemonte con informazioni su APEA
http://www.regione.piemonte.it/sit/argomenti/pianifica/sostenibilita/index.htm
3.4 Elementi comuni dei regolamenti regionali
A) Distinzione di contenuto e di percorso tra aree nuove ed aree esistenti:
•
aree produttive ecologicamente attrezzate nuove: interventi su terreni precedentemente non
edificati o su aree dismesse. Questi interventi permettono di prevedere nell’area (realizzata o
trasformata), fin da subito, le caratteristiche di area ecologicamente attrezzata;
•
aree produttive ecologicamente attrezzate esistenti: aree produttive esistenti per le quali è
stabilito, tramite un accordo tra istituzioni ed imprese presenti nell’area, un programma di
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miglioramento progressivo delle dotazioni e delle prestazioni ambientali, finalizzato al
raggiungimento dei caratteri di Apea.
B) Individuazione, in modo differenziato per le aree nuove e per le aree esistenti, del percorso attuativo e
gestionale:
•
individuazione e regolamentazione dell’area più idonea ad ospitare un insediamento produttivo e
più adatta ad essere allestita e gestita nell’osservanza dei migliori parametri urbanistico territoriali;
•
attribuzione in capo agli enti locali o alle loro forme associative della responsabilità in merito
all’attività di indirizzo e controllo nell’attuazione dell’Apea, con particolare riferimento alla
predisposizione delle linee di indirizzo in merito alla realizzazione della analisi ambientale iniziale,
alla redazione delle linee generali di politica ambientale che dovranno definire i criteri alla base
della gestione ambientale e di qualità dell’area e al monitoraggio della sua attuazione e gestione; di
particolare rilievo è la scelta di prevedere che tali enti locali (comuni e Province) si avvalgano di
norma di un "Comitato di indirizzo" quale sede in cui costruire le scelte per l'Apea coinvolgendo i
soggetti e le imprese insediate o da insediare nell'area e realizzando un miglioramento della
"governance" per tali azioni;
•
individuazione di un Soggetto Responsabile, cui fa capo la responsabilità della gestione dell’Area
produttiva ecologicamente attrezzata, attraverso il pieno coinvolgimento delle imprese insediate
nell’area medesima;
•
definizione degli atti principali necessari per la realizzazione dell’area. In particolare:
•
o
definizione degli accordi territoriali con gli enti pubblici coinvolti e degli accordi con le
imprese insediate o interessate ad insediarsi nell’area ecologicamente attrezzata; questi
ultimi dovranno contenere l’impegno delle imprese medesime a rispettare le linee di
indirizzo contenute nel programma ambientale dell’area e le condizioni economiche e
finanziarie per l’insediamento;
o
definizione del programma ambientale dell’area ecologicamente attrezzata;
attività di monitoraggio nel tempo al fine di verificare il raggiungimento degli obiettivi di
miglioramento continuo delle prestazioni dell’area ecologicamente attrezzata prefissati nel
programma ambientale;
C) Indicazione delle caratteristiche urbanistiche ed ambientali, in modo differenziato per le aree nuove e
per le aree esistenti: condizione necessaria per la qualificazione di area ecologicamente attrezzata è
costituita da un assetto che presenta un elevato standard di qualità rispetto alle norme in vigore,
rispondente a criteri di sviluppo sostenibile, e che deve essere frutto della ricerca di performances
ambientali d’eccellenza.
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3.5 Principali vantaggi
Di seguito si riportano, a titolo puramente esemplificativo, alcuni vantaggi e benefici che le aziende
possono conseguire all’interno di un’APEA:
-
Riduzione dei singoli oneri amministrativi e gestionali per la gestione degli impatti ambientali
relativi alle attività produttive insediate nell’area.
Gli impianti produttivi localizzati nelle aree ecologicamente attrezzate sono esonerati dall'acquisizione delle
autorizzazioni concernenti la utilizzazione dei servizi ivi presenti; in particolare il soggetto gestore può
acquisire l’autorizzazione unica ambientale a nome delle stesse imprese, riducendo così tempi e costi.
Le autorizzazioni attribuibili ad un unico soggetto per conto dell’intera APEA potrebbero essere le seguenti:
a) autorizzazione allo scarico di acque reflue, nel caso in cui esista un unico scarico per tutta
l’area, del quale è titolare il SG;
b) concessione di derivazione d’acqua, nel caso in cui esista un’unica opera di presa per
tutta l’area, della quale è titolare il SG;
c) autorizzazione alla realizzazione di impianti di smaltimento e recupero, nel caso in cui
esista un unico impianto gestito dal SG;
d) autorizzazione all’esercizio di operazioni di smaltimento e recupero, nel caso in cui il SG
effettui tali operazioni nell’area;
e) comunicazione per l’esercizio di operazioni di recupero di rifiuti, nel caso in cui il SG
effettui tali operazioni nell’area;
f) autorizzazioni per servizi ed attività gestiti tramite consorzi.
-
Riduzione dei controlli da parte degli Enti di controllo ambientale e delle contestazioni della
comunità locale grazie alla continua comunicazione ambientale effettuata verso le istituzioni ed il
pubblico.
-
Sviluppo di sinergie fra le imprese attraverso sistemi di recupero e riciclo delle materie prime e
degli scarti di produzione.
-
Realizzazione di sistemi per la massimizzazione dell’efficienza energetica quali la cogenerazione,
l’uso di fonti rinnovabili.
-
Realizzazione di sistemi di razionalizzazione nell’uso delle acque, con conseguente risparmio a
livello di singola impresa.
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-
Risvolti positivi in termini di immagine.
-
Costi per la gestione delle parti comuni o per l’erogazione di servizi a quote agevolate (il trasporto
collettivo, la gestione delle risorse umane, le attività commerciali e di marketing, i servizi bancari e
assicurativi, che rappresentano costi con incidenza importante quando affrontati singolarmente
dalle imprese).
-
Miglioramento della gestione ambientale delle aziende, minimizzando i rischi di incidenti
ambientali, ottimizzando l’uso di energia e delle risorse.
-
Risparmio economico per economie di scala, sia in fase di bonifica e costruzione (contratto unico di
bonifica, riduzione degli impegni amministrativi da espletare, ecc.) che di gestione
(razionalizzazione dei servizi, ecc.). I risparmi economici risultano però non sempre quantificabili in
fase di progettazione.
-
Sinergie per il conseguimento della certificazione ambientale delle singole imprese e monitoraggio
ambientale.
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4 Casi di eccellenza nazionali e progetti pilota
4.1 Provincia di Bologna
Le sperimentazioni avviate sul territorio provinciale sono 5.
4.1.1. Ponte Rizzoli
E' la prima area in Provincia di Bologna a cui è stata attribuita la qualifica Apea. L'ampliamento Apea
consiste in 23 ha, di cui un terzo a prezzi convenzionati. L'ambito esistente vede già insediate 238 aziende: il
settore metallurgico e meccanico sono i più rappresentativi, con molte imprese specializzate nella
subfornitura. Sono inoltre presenti nell'area alcune aziende impegnate nella produzione di carta e articoli
per la stampa, fra le quali si distingue un'azienda leader nel campo dell'editoria.
Secondo quanto previsto nell' Accordo Territoriale, i Comuni dell'Associazione Valle dell'Idice hanno
predisposto un bando di pre-adesione (marzo 2005); sono pervenute 83 domande. Questo strumento ha
permesso di avere prime informazioni sulle imprese interessate ad insediarsi nell'area, utili a una
progettazione più mirata alle esigenze delle stesse; inoltre è stata stilata una graduatoria per l'inserimento
nella zona a prezzi convenzionati (25.000 mq), da riservare prioritariamente per i trasferimenti di aziende
localizzate a San Lazzaro di Savena.
La prima fase del lavoro è stata caratterizzata dalla redazione di un'Analisi Ambientale dell'ambito
produttivo esistente, finalizzata all'individuazione delle criticità presenti; parallelamente è stata svolta
un'indagine sul fabbisogno di servizi, attraverso un coinvolgimento diretto degli imprenditori locali e delle
associazioni di categoria.
4.1.2. San Carlo
L'area industriale di San Carlo è situata tra Imola e Bologna (in territorio di Castel San Pietro e Castel
Guelfo), in una posizione che favorisce l'accesso alla viabilità locale e nazionale (casello autostradale a 0,5
km). Ambito produttivo aperto all'insediamento di attività produttive e commerciali, è tra i più estesi della
provincia di Bologna. Le attività manifatturiere rappresentano il 63% delle unità produttive presenti; tra
questi il settore produttivo più rilevante risulta quello metalmeccanico; si segnale una forte presenza del
settore delle costruzioni, delle gomme e materie plastiche, e della carta. Le attività commerciali
appartengono sia al commercio all'ingrosso che quello al dettaglio. Sono presenti diversi operatori che si
occupano di trasporto, movimentazione e magazzinaggio delle merci di cui si avvalgono molte delle aziende
presenti.
E' in fase di attuazione un ampliamento di 25 ha nel territorio di Castel Guelfo. Il piano particolareggiato
prevede:
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-
la sistemazione, recupero idraulico e naturalistico dell'asta del Canale di Medicina dal comparto S.
Paolo all'area della cassa di Trefolci, come previsto dallo studio "La progettazione ecologica
dell'ambito produttivo San Carlo";
-
fasce a verde per mitigare l'impatto con la zona agricola circostante;
-
la realizzazione di casse di laminazione, finalizzate a garantire l'invarianza idraulica e a favorire la
riqualificazione naturalistica dell'area di Trefolci;
-
l'insediamento prioritario di imprese collegate ad attività preesistenti, al fine di una gestione
sostenibile della mobilità, tendendo a produzioni a ciclo finito nell'ambito;
-
prescrizioni più vincolistiche rispetto all'atto di indirizzo regionale sull'efficienza energetica degli
edifici. L'impianto di illuminazione pubblica sarà a basso consumo. E' inoltre prevista la
realizzazione di una centrale di cogenerazione ad alto rendimento e rete di teleriscaldamento;
-
lo sviluppo di reti telematiche.
4.1.3. Cento di Budrio
Ambito a destinazione produttiva e commerciale, già oggi vede la presenza di oltre 100 imprese
prevalentemente del settore metalmeccanico, fortemente orientate all'export e specializzate nella
produzione di leghe leggere e lavorazioni meccaniche, nella fabbricazione di prodotti in metallo, motori per
autoveicoli e motocicli, oltre che nella produzione di cemento. Si candida inotre a a ricoprire un ruolo
importante nel campo dell'industria agro-alimentare. L'area di espansione (in prima fase 40ha) ospiterà
infatti un'importante industria legata alla lavorazione e trasformazione della patata, oggi collocata nel
centro urbano di Budrio.
E' attualmente in corso la procedura urbanistica per l'approvazione del piano attuativo, che dovrà portare a
sintesi i temi di sviluppo e sostenibilità precedentemente impostati, e alla qualifica del nuovo insediamento
quale Area produttiva ecologiacamente attrezzata e per quanto riguarda l'insediamento a carattere
commerciale di Area commerciale ecologicamente attrezzate (Acea) , così come previsto dal Piano del
Commercio della Provincia di Bologna.
4.1.4. Tavernelle
L'ambito produttivo "Tavernelle" è l'ampliamento di un polo industriale esistente, posto al confine fra i
comuni di Sala Bolognese e Calderara di Reno. L'area è delimitata sul lato est dal tracciato del futuro
"Passante Nord". Ambito produttivo destinato all'insediamento di attività produttive e terziarie, vede già
oggi la presenza di oltre 200 imprese, delle quali la metà appartenenti al settore manifatturiero, tra le quali
spicca un'azienda leader nella fabbricazione di ingranaggi per organi di trasmissione. E' inoltre presente un
gruppo di aziende di piccole dimensioni specializzate nella produzione di articoli in gomma e materie
plastiche e di apparecchiature elettroniche.
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4.1.5. Gumiera
Rappresenta un'iniziativa importate per un piccolo Comune in una zona marginale di montagna, che investe
in un'area "industriale" (4,6 ha) al fine di portare lavoro sul proprio territorio in maniera sostenibile.
L'operazione è stata pensata come volano per un'economia "verde": è previsto l'insediamento di imprese
operanti nel settore della cosmesi naturale e biologica, contribuiranno alla diffusione sul territorio della
coltivazione di piante officinali. Inoltre sarà sviluppata anche la filiera legno-energia.
I principali elementi che qualificano il progetto sono:
-
risparmio energetico: gli edifici rispetteranno i parametri casaclima A; il primo edificio costituirà un
cantiere-scuola. L'impianto per l'illuminazione pubblica sarà a risparmio energetico. I sistemi di
gestione integrata degli edifici e di regolazione dell'illuminazione pubblica permetteranno un
risparmio di circa il 30% dell'energia elettrica necessaria a tali servizi con sistemi tradizionali;
-
cogenerazione a cippato e teleriscaldamento;
-
tutela ambientali: è previsto il recupero delle acque grigie e meteoriche per diversi utilizzi come
scarichi wc, lavaggio abiti e superfici esterne e interne, irrigazione del verde. Oltre un quarto della
superficie del parco industriale è a verde);
-
gestione dei rifiuti: è prevista un'isola ecologica a sud del comparto. Attraverso l'ottimizzazione del
sistema di accettazione e di controllo dei rifiuti conferiti, può essere spinto lo sviluppo della
raccolta differenziata. Le misure tecniche saranno accompagnate da una campagna d'informazione
mirata al personale delle imprese insediate.
4.2 Provincia di Parma
4.2.6. Spip 2
La zona di espansione produttiva “Cà Rossa”conosciuta anche come “SPIP 2” ha le seguenti caratteristiche:
-
580.000 mq di superficie territoriale (scarica qui la mappa di SPIP 2)
-
71.000 mq di verde attrezzato
-
55.000 mq di parcheggi
-
343.000 mq di superficie fondiaria suddivisa in 26 lotti (scarica qui per un elenco dei lotti)
-
241.000 mq di SLU (180.000 produttivo, 36.000 direzionale, 10.000 commerciale e 5.000 ricettivo)
SPIP 2 è stata progettata e pensata secondo criteri urbanistico territoriali avanzati e di qualità sia per le
funzioni assegnate e i servizi previsti sia per la qualità infrastrutturale delle opere di urbanizzazione.
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All'interno dell’area sono previsti 80.000 mq di verde attrezzato, alberghi, uffici, negozi, uno scalo
ferroviario interno . Le opere di urbanizzazione dell’area comprendono una rete fognaria separata per
acque bianche e acque nere, una rete acquedottistica duale, meccanismi di recupero delle acque
meteoriche e di trattamento delle acque di prima pioggia, barriere di mitigazione acustica e paesaggistica.
Contemporaneamente all’inizio dei lavori per le opere di urbanizzazione ha preso avvio la trattativa
commerciale per la vendita dei diversi lotti produttivi.
4.3 Regione Marche
4.3.1. Gestione Ambientale Integrata del Distretto Industriale e artigianale
pesarese
Il progetto “Gestione Ambientale Integrata del Distretto industriale e artigianale pesarese” è la
prosecuzione operativa dell’attività di pianificazione strategica intrapresa dal comune di Pesaro e dai
comuni del distretto pesarese che, attraverso il Programma Ambientale di Sviluppo Sostenibile del Distretto
Pesarese (PASSO DP), hanno individuato cinque obiettivi strategici su cui concentrare progettualità e risorse
per garantire uno sviluppo duraturo che sia economicamente e socialmente sostenibile:
Attraverso le attività del progetto, che il Comune di Pesaro ha realizzato con il coinvolgimento del ‘Unione
dei Comuni Pian del Bruscolo , si è giunti alla definizione di interventi “cantierabili” sia sotto il profilo della
fattibilità tecnico-economica che della dimensione “organizzativa gestionali”. In particolare gli ambiti
produttivi coinvolti nel progetto sono:
-
area di Selva Grossa,
ricadenti del Comune di Pesaro;
-
area di Talacchio,
ricadente nel Comune di Colbordolo;
-
area di Osteria Nuova,
ricadente nel Comune di Montelabbate;
Area di Montecchio,
ricadente nel Comune di Sant’Angelo in Lizzola;
-
Area di San Germano,
ricadenti nel Comune di Tavullia.
Obiettivo ultimo è implementare una politica ambientale del Distretto attraverso una Gestione integrata
ed unitaria (vedi la sottoscrizione di un Protocollo d’Intesa per la Graduale trasformazione delle aree
produttive del distretto pesarese in aree produttive ecologicamente attrezzate) e la realizzazione
d’interventi di miglioramento ambientale.
In particolare i temi ambientali interessati da azioni di miglioramento sono:
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-
-
-
-
gestione dei rifiuti: progetto definitivo per realizzazione di un sistema di gestione integrato a livello
distrettuale con modalità domiciliare (azienda per azienda) e stazioni ecologiche (in riferimento al
criterio eco sostenibile “riduzione della produzione dei rifiuti”). In particolare è stato redatto un
progetto definitivo per una stazione ecologica tra gli ambiti produttivi di Montecchio e Osteria
Nuova
energia: progetto preliminare che individua un sistema di autoproduzione di energia termica ed
elettrica accoppiando cogenerazione con fotovoltaico, tentando attraverso l’adozione di piccoli
impianti di calmierare i costi energetici sostenuti dalle imprese.
logistica delle merci: progetto preliminare: progettazione di una piattaforma logistica, in rete con
le altre aree di sosta, localizzata sulla “Montelabbatese” che possa rispondere alle esigenze di
organizzazione della logistica locale.
gestione del paesaggio: linee guida per le aree produttive del distretto, suddivise per categorie di
opere (corridoi ecologici, viabilità, parcheggi, aree verdi attrezzate, criteri progettuali per nuovi
insediamenti) ipotizzando i costi di realizzazione, la possibile fattibilità, il tipo di gestione.
Nel corso del 2010 si sta procedendo con un nuovo percorso progettuale che ponga le basi per l’attivazione
del processo di governance e di strumenti organizzativi funzionali all’individuazione della figura del Gestore
Unico per l’attivazione del Programma di Gestione Ambientale del distretto industriale e artigianale
pesarese.
4.3.2. Comunità Montana Alto e Medio Metauro
Progetto di riqualificazione ambientale delle 62 aree produttive, attraverso l’individuazione e la definizione
di una loro struttura gestionale ed attraverso lo sviluppo di interventi atti a garantire il risparmio energetico
nel sistema di pubblica illuminazione, la gestione comune dei rifiuti e la gestione sostenibile delle acque
meteoriche.
In particolare:
-
Definita di una struttura gestionale mediante l’individuazione di un Soggetto Gestore delle aree
produttive della Comunità Montana dell’Alto Medio Metauro e l’individuazione di manager di area
produttiva a livello dei 9 Comuni del comprensorio.
-
Realizzato un progetto preliminare per il miglioramento della gestione dei rifiuti, attraverso un
sistema unico di raccolta e destinazione ad un centro di cernita e selezione delle varie frazioni;
progettata a livello preliminare la possibilità di realizzare una rete unica di raccolta, trattamento e
rilancio delle acque meteoriche; e realizzato un progetto definitivo per ridurre i consumi energetici
connessi all’illuminazione pubblica delle are produttive, attraverso la sostituzione proiettori dei
corpi illuminanti, utilizzo lampade a basso consumo, utilizzo dei sensori di luminosità e dei
regolatori di flusso e attraverso la costituzione di una rete unica di gestione e controllo.
-
Realizzazione di un percorso condiviso e partecipato a sostegno delle scelte del Soggetto gestore.
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4.3.3. Comune di Monte San Vito
E’ prevista la realizzazione di due Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate, attraverso la riqualificazione
delle esistenti e la progettazione degli ampliamenti.
Le due aree sono individuate dal PRG vigente come zone industriali e artigianali e sono situate in località
Borghetto e Le Cozze/Ponte Felice.
Il percorso progettuale è stato organizzato in step, che fanno riferimento all’elaborazione di materiali
specifici quali il Quadro Conoscitivo, le Linee Guida, i Piani Particolareggiati.
Nello specifico, i campi di indagine hanno riguardato:
-
andamento e sviluppo economico: analisi delle imprese insediate, costruzione di scenari possibili di
sviluppo;
-
mobilità e logistica: elaborazione dello schema delle infrastrutture viarie di servizio alle aree di
nuova espansione e il loro collegamento con il sistema esistente, disegno dell’accessibilità su modo
collettivo sia mediante collegamenti in sede riservata che attraverso l’attivazione di servizi di
trasporto a servizio dell’area, disegno delle relazioni a servizio della mobilità lenta ciclopedonale sia
di collegamento con il territorio circostante e la città, che all’interno delle aree industriali;
-
integrazione paesaggistica, mitigazione degli impatti, verde e ambiente: individuazione delle
differenti tipologie di impianti relative ai corridoi ecologici, al verde filtro e di mitigazione degli
impatti, al verde per le attività ricreative, al verde per la creazione di microclima;
-
approvvigionamenti idrici e acque meteoriche: individuazione di una modalità di gestione del
sistema di approvvigionamento idrico che consenta efficienza e risparmio delle acque primarie
(pozzi di alimentazione dell’acquedotto industriale e pozzi delle imprese), oltre che un migliore
controllo degli afflussi alla rete dei canali superficiali;
-
qualità dell’aria: redazione del Piano di gestione ambientale della qualità dell’aria, che contempli il
piano di rilevamento, la fissazione di valori limite di qualità dell’aria, la fissazione dei valori delle
emissioni di impianti sulla base della migliore tecnologia disponibile;
-
rumore: monitoraggio del rumore presente nelle aree esistenti e di futura realizzazione, calcolo del
livello sonoro presente in facciata agli edifici in progetto in corrispondenza dei locali più esposti,
calcolo del contributo acustico in facciata all’edificio generato dal traffico indotto del nuovo
comparto e di eventuali sorgenti fisse;
-
elettromagnetismo: determinazione dell’induzione elettrica e magnetica immessa da sorgenti in
bassa ed alta frequenza;
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-
energia: fattibilità di realizzazione di un impianto di cogenerazione, non solo per le imprese
insediate ma anche per i comparti residenziali di nuova realizzazione, come anche previsto dal
Piano Energetico Regionale; verifica della possibilità di impiego di altre tecnologie per la produzione
di energia;
-
gestione ed efficienza rifiuti: definizione delle quantità e delle tipologie della produzione dei rifiuti,
costituzione di strutture per la raccolta collettiva dei rifiuti da inviare ai consorzi obbligatori
(cellulosici, vetro, legno, oli) in altre filiere (compostaggio), definizione di maccordi tra le imprese
ed un unico prestatore di servizio per la gestione dei rifiuti industriali non riciclabili, azioni di
formazione ed informazione sulle possibilità tecniche e gestionali di riduzione della produzione di
rifiuti all’interno dei processi produttivi aziendali, monitoraggio delle quantità e delle tipologie di
rifiuti prodotti all’interno dell’area industriale.
-
caratteristiche prestazionali degli edifici: definizione delle caratteristiche energetiche e di tipologia
di materiali degli edifici e possibili strategie di intervento;
-
piano ambientale di cantiere: individuazione degli aspetti ambientali ed i relativi
impatti;definizione degli obiettivi ambientali e delle modalità operative attraverso procedure ed
istruzioni specifiche che garantiscano la qualità del lavori, informazione e formazione delle
maestranze in modo tale da renderle capaci di applicare corrette regole comportamentali,
sensibilizzazione alle problematiche ambientali tutte le imprese operanti in cantiere;
-
- piano di monitoraggio: strumento di controllo del grado di sostenibilità dell’area industriale, che
consente di valutare periodicamente gli aspetti ambientali, sociali ed economici attraverso una
serie di indicatori rappresentativi. Esso diviene pertanto uno strumento essenziale a supporto del
Soggetto Gestore nelle attività di programmazione delle politiche di sviluppo dell’APEA.
Il progetto ha affrontato anche il tema del Programma di Gestione Ambientale (PGA), attraverso la
costituzione di un Forum, composto da tutti gli attori interessati (proprietari delle aziende insediate e dei
terreni di nuova urbanizzazione, enti gestori, associazioni di categoria), con lo scopo di condividere le
informazioni raccolte e arricchirle
4.3.4. Area industriale “ZIPA Verde” – Comune di Jesi
Zipa Verde è il progetto di un’area industriale innovativa di circa 45 ha. Con il masterplan vengono definiti i
principi insediativi e ambientali posti alla base delle realizzazioni della nuova area e insieme a essi viene
proposta una strategia di attuazione che tiene conto fin da ora di obiettivi gestionali quali la futura gestione
ambientale integrata o una politica per l’innovazione tecnologica.
Zipa Verde è un’area produttiva ecologicamente attrezzata dove diventano elementi costitutivi:
-
l’attenzione al verde,
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-
al sistema delle acque,
-
al risparmio energetico (si prevede la possibilità di impiegare il calore prodotto dall’ex zuccherificio
Sadam attraverso un sistema di teleriscaldamento. Il sistema a maglie è in grado di distribuire
acqua calda sanitaria e per il riscaldamento e condizionamento a tutti i lotti).
-
alla produzione di energia alternativa (il tetto del portico sarà attrezzato con pannelli fotovoltaici a
film sottili, per una potenza complessiva di picco di 300 kW)
-
alla realizzazione di una mobilità sostenibile.
Questi temi non sono trattati in modo separato e autoreferenziale ma composti in un quadro unitario,
cosicché con Zipa Verde si raggiungono un livello di eccellenza nel campo della sostenibilità ambientale e
una forte caratterizzazione simbolica dell’immagine dell’area. Zipa Verde è infatti un’occasione per definire
un nuovo paesaggio. Un paesaggio che sappia percepire e mettere in valore alcuni elementi fondanti di
questo luogo, primo fra tutti il carattere di corridoio ecologico che l’attuale area agricola costituisce. Questa
pausa costituisce una preziosa risorsa visiva oltreché ambientale e simbolica che il progetto propone di
valorizzare e riprendere attraverso la creazione di un asse verde, un parco- giardino da collocare come
cuore centrale del nuovo impianto urbanistico.
Il progetto Zipa Verde intende proporsi come obiettivo prioritario quello di diventare area di insediamento
privilegiata per le iniziative a elevato contenuto tecnologico che vanno avviandosi e/o sviluppandosi nella
regione Marche e nella provincia di Ancona in particolare: l’agglomerazione spaziale gioca un ruolo
fondamentale per lo sviluppo e la capacità innovativa di imprese innovative.
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4.4 Regione Toscana
4.4.1. 1 Macrolotto Industriale di Prato
L'area industriale del 1° Macrolotto comprende 600.000 mq. di edifici industriali ove operano 301 imprese
e trovano impiego circa 3500 addetti.
Il CONSER s.c.c.r.l. è il "Consorzio Servizi del 1° Macrolotto Industriale di Prato è stato costituito al fine
gestire le opere rimaste di proprietà dei lottizzanti (acquedotto industriale e antincendio, rete telematica),
ed ha tra i suoi scopi la realizzazione di nuovi servizi centralizzati in grado di fare apprezzare le economie di
scala anche alle micro e piccole imprese operanti nella lottizzazione.
Il CONSER è proprietario dell'impianto di trattamento e riciclo delle acque e l'acquedotto industriale a
servizio del I° Macrolotto, gestito dalla Coop IDRA.
L’impianto di trattamento è in grado di distribuire circa 3.000.000 di mc di acqua riciclata: un equivalente
volume di acqua primaria viene, quindi, risparmiato e lasciato disponibile in falda per gli usi civili di circa
65.000 abitanti equivalenti/anno.
L'acqua di trattamento e riciclo è distribuita tramite un acquedotto realizzato da CONSER per i seguenti
scopi:
-
nel ciclo produttivo tessile (quindi, a scopo industriale per le aziende idroesigenti);
-
a scopi antincendio (per l’intero macrolotto);
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-
nelle torri di raffreddamento (presso le aziende con ciclo produttivo a umido);
-
nei servizi igienici del più importante centro direzionale del I° Macrolotto
All’interno del I° Macrolotto vengono erogati dal Conser alcuni servizi centralizzati quali:
-
Mobility manager con servizio di car pooling e car saring;
-
Servizio di lavanderia centralizzata;
-
Servizio di farmacia centralizzata ;
-
Asilo nido interaziendale.
4.4.2. Area industriale S. Croce sull’Arno – Un esempio di gestione dei rifiuti
Nell’area industriale sono presenti prevalentemente aziende del settore conciario. La lavorazione del cuoio
produce come scarto il carniccio, originato da raschiatura meccanica. Un consorzio locale, a cui aderiscono
più di 200 concerie, ritira questo sottoprodotto e lo tratta estraendone le proteine e le parti grasse. Ogni
anno vengono trattate circa 80.000 tonnellate di materiale, che sono poi trasformate in fertilizzante per
l’agricoltura. Il concime così prodotto è stato ritenuto idoneo per l’agricoltura biologica e certificato
dall’Ente AIAB di Bologna. Presso la stessa area industriale è eseguito anche il trattamento dei fanghi del
sistema di depurazione. Una società mista pubblico privata provvede a ritirare questo materiale ed a
miscelarlo con additivi minerali, per la produzione di materiali inerti ad uso edile.
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5 Bibliografia
Casi di eccellenza nella gestione delle aree industriali operanti nel panorama nazionale e internazionale –
Ervet (2006)
Le aree ecologicamente attrezzate nella legislazione regionale – Formez 2006
Linee guida per le aree produttive ecologicamente attrezzate della regione Marche- 2005
Linee guida per le Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate Regione Piemonte 2009
Linee Guida per la realizzazione di Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate - Provincia di Bologna 2007
Studio di fattibilità per la riqualificazione dell’area produttiva “Chiusa di Ginestreto” cura del Centro per la
Modellistica Ambientale Facoltà di Scienze Ambientali, Università degli Studi di Urbino – 2006
Gestione Ambientale Integrata del Distretto Industriale e Artigianale pesarese - 2008
Ecoland an ecological approach for the next decades- 2006
Risparmio energetico negli edifici ad uso produttivo – Provincia di Bologna 2008
Llinee guida per l'insediamento e la gestione di aree produttive sostenibili – L’esperienza del progetto Life
Siam - 2007
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