GOTICO Periodo storico: E`difficile assegnare a questo stile un

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GOTICO Periodo storico: E`difficile assegnare a questo stile un
GOTICO
Periodo storico:
E’difficile assegnare a questo stile un confine storico-politico e una chiara provenienza
etnica. Si presentano una serie di esperienze precedenti, lasciate aperte dal romanico
(volte
a crociera
costolonate, arco
acuto, archi
rampanti). Il
periodo
interessato
corrisponde al XI-XII sec., anche se non c’è una data precisa di inizio e fine.
Dopo la rinascita del 1000, in corrispondenza della stabilizzazione politica europea e della
creazione dei grandi Stati Nazionali, dell’incremento demografico e dello spostamento
della popolazione dalla campagna alla città ⇒ aumento della produzione edilizia e
maggior varietà di tipi edilizi a seguito dello sviluppo economico e del miglioramento
del tenore di vita
⇒ esigenza di una tecnologia e di un repertorio comune ⇒ il gotico individua un livello
unitario, europeo, della
cultura
architettonica,
che
interessa l’aspetto
tecnologico-
organizzativo
Aspetti politico-sociali: filosofia
scolastica -XII sec.- ordini monastici: benedettini
(Normandia/Inghilterra)-circestensi (Borgogna)-domenicani (Francia)– francescani (Italia)
Cattedrale: simbolo di cittadinanza.
Mappa diffusione:
Europa Occidentale.
Il centro di diffusione è in Francia (Ille de France) e da qui Spagna, Inghilterra,
Germania, Italia
e nelle regioni europee orientali di religione cattolica. In ogni
zona
l’architettura assume caratteri diversi (clima, fattori socio-politici).
In Italia il gotico è poco diverso dal Romanico, una tradizione talmente consolidata da
rendere difficile l’introduzione di novità così radicali.
Caratteri fondamentali:
-
Le chiese sono impostate generalmente su impianti longitudinali; meno frequenti
sono gli edifici a pianta centrale.
-
Distinzione
tra
scheletro portante
e riempimenti portati: l’architettura
può
assottigliare le strutture di sostegno (struttura puntiforme), svuotando il perimetro
murario delle funzioni portanti, aprendo numerose e ampie finestre con vetrate
policrome (fattore luce).
1
Pilastri, contrafforti e archi rampanti adempiono alla funzione
mentre
tamponamenti
statico-strutturale,
leggeri o vetrate consentono l’isolamento tra interno ed
esterno.
-
Continuità degli elementi costruttivi (crociera, arco acuto)
E’ attenuata la partizione longitudinale
in campate, mentre
rimane una netta
partizione trasversale. Il transetto ha la funzione di misurare la larghezza della
chiesa, abolendo la divisione in navate, affinché lunghezza e larghezza siano
comparabili all’altezza. L’aumento
dimensioni
di altezza deriva
planimetriche e altimetriche. Sono
da
evitate
un
equilibrio fra
cupole
e
le
tiburi che
interrompono la continuità della copertura.
E’ evitata con la gerarchia degli spessori la distinzione tra membrature principali e
secondarie.
-
Gli
elementi decorativi (pinnacoli,guglie) non
sono
elementi
formali ma
strettamente connessi alla struttura. Si assiste ad una lavorazione minuziosa, le
pareti di riempimento sono traforate, arricchite da vetrate colorate
-
L’illuminazione
diventa
più
intensa: estese vetrate anziché finestre
lineari e
puntiformi (diffusione della luce ⇒ percezione dello spazio gotico: non è un volume
chiuso e geometricamente definito, ma uno spazio trasfigurato dalla luce, concepito
in funzione di essa).
Elementi costruttivi (figg. 5-6)
Vengono
affinati alcuni
elementi
già
presenti
nel
Romanico,
con una tendenza
complessiva al verticalismo, alla leggerezza, alla razionalità e all’omogeneità, aspetti che
dipendono da una serie di innovazioni costruttive e non sono semplicemente formali.
Volta a crociera: è composta da archi ogivali diagonali e perimetrali.
-
i costoloni (nervature) seguono il
disegno degli archi perimetrali e diagonali e
costituiscono una specie di scheletro della crociera. La volta a crociera, scaricando le
spinte sui punti di appoggio, permette di concentrare le strutture portanti (pilastri a
fascio).
-
le vele assumono prevalente funzione di riempimento;
2
Arco ogivale: consente la realizzazione di altezze maggiori rispetto all’arco a tutto sesto
(la navata centrale ha un’altezza maggiore rispetto alle laterali).
I vantaggi rispetto all’arco a tutto sesto sono duplici:
-
statici:la risultante delle spinte generate dal peso proprio e dai carichi cade dentro
(molto più vicina) alla base del piedritto, per cui è possibile evitare massicci
contrafforti.
Il peso della copertura si esercita in spinte localizzate, neutralizzate con:
-
controspinte: archi rampanti, all’esterno, hanno
la
funzione di
controbilanciare le spinte della navata centrale molto alta e scaricarlo sulle pareti
esterne delle navate laterali.
-
pesi verticali :
pinnacoli, collocati in cima
agli
archi rampanti, hanno funzione
statico-strutturale di contrappeso, evitano lo spanciamento dell’arco e
convogliano le spinte verso il basso
pilastri a fascio
-
formali: la volta a crociera (telaio di nervature) permette di coprire qualunque
pianta. Si assiste a un nuovo rapporto tra altezza e larghezza e si può fissare a
piacere l’altezza in chiave. Quote planimetriche e altimetriche sono indipendenti.
Evoluzione
a) primi esempi (ille de France)
1) Sens (1130-1162) (figg.3-4)
volta ad ogiva, impostata sull’arco acuto; pianta su tre navate: centrale con volta a
crociera esapartita, laterali con volta a crociera quadripartita; alternanza della sezione
dei pilastri (progressiva riduzione massa muraria, contrafforti con setti); costoloni;
westwerk; matroneo (non praticabile)
2) S.Denis (1130-1144), arch. abate Suger (figg. 1-2)
westwerk; rinforzi
scandiscono la facciata
in quattro parti, volta
ad ogiva;
assottigliamento della muratura perimetrale, traforata da aperture; grandi contrafforti
assorbono funzione statico-strutturale (muratura puntiforme diventa ossatura portante);
costoloni; volte quadripartite; coro semicircolare.
b) affinamento dei caratteri
1) Noyon (figg. 15-16-17)
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2) Laon (figg. 7-8-9-10)
3) Notre Dame a Parigi (figg. 7-11-12-13-14-38)
4) Senlis
caratteri comuni:
Sviluppo del coro con cappelle radiali; presenza di tre navate: centrale (volta a
crociera esapartita), laterali (volte a crociera quadripartite); alternanza pilastri-colone;
suddivisione dell’alzato in quattro piani: arcate a piano terra, matroneo, triforium,
clair-etage (grandi aperture che danno luce alla navata centrale)
particolarità:
- Laon: eliminate le differenze fastidiose (alternanza di pilastri e colonne); linguaggio
reso omogeneo;uso dell’arco acuto; torre scalare in facciata; contrafforti laterali sul
perimetro murario
- Notre Dame (Parigi): assenza del triforium (dopo la ricostruzione, ma ci sono tracce
della preesistenza); aumenta la dimensione delle finestre dopo la ricostruzione del XIII
sec.; impiego di archi rampanti per il contenimento delle volte (l’altezza della
navata centrale richiede l’impiego di presidi statico-strutturali)
c) chiese inglesi (early gothic = gotico primitivo)
Canterbury: ricostruzione dopo incendio (1174) da Guglielmo da Sens; innegabile
l’apporto francese: volte
esapartite, membrature; grande
spazio
al
coro (motivi
liturgici); contrafforti; ampie finestrature; struttura puntiforme
d) gotico maturo (fine XII sec.): tutti i caratteri essenziali dello stile sono pienamente
realizzati
1) Chartres (figg.20-21-22) ricostruzione 1194-1230
Allargamento del transetto rispetto alla navata; coro su cinque campate; cappelle
circolari; deambulatorio; riutilizzo delle volte a crociera quadripartite; pilastri con la
stessa sezione; struttura muraria puntiforme con azione di contenimento attraverso
archi rampanti; alzato con tre piani (scompare il matroneo); grandi finestre; linguaggio
omogeneo (murature uguali); struttura portata all’esterno: contrafforti profondi e
archi rampanti, uniti da archettatura (elemento decorativo); introduzione di vetrate tra i
contrafforti. Altezza in chiave della volta della navata centrale: 38 m.
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L’influenza di Chartres si ha su una serie di altri esempi in cui si ravvisa una serie di
elementi comuni: alzato a tre piani, senza matroneo, con finestra superiore ingrandita
e doppio ordine di archi rampanti:
2) Soisson, inizio 1197-98 (figg.15): scomparsa del matroneo;
3)Reims, inizio 1211(figg.23-24-25-33-34): elementi architettonici
e decorativi (a
differenza di Chartres): doppio ordine di archi rampanti, guglie e archi rampanti
ornano i contrafforti; rimangono torri scalari; scheletro dell’edificio portato fuori
dall’involucro; altezza in chiave della volta della navata centrale: 40 m;
4) Amiens, inizio 1221 (figg.26-27-28-29): transetto particolarmente
sviluppato ;
cambiano le proporzioni; altezza in chiave della volta della navata centrale: 42,5 m;
5) Beauvais, 1225-1272 (figg.30-31-32) a compimento solo parte del coro e del
transetto; apice dello sviluppo in altezza (altezza in chiave della volta della navata
centrale: 44 m); massa muraria molto svuotata; doppia serie di archi rampanti; crollo
del 1284: fine della tendenza al superamento della formula di Chartres; insuccesso dal
punto di vista costruttivo.
e) Bourges, inizio 1195 (figg.18-19): contemporanea a Chartres ma vi sono notevoli
differenze.
Non c’è transetto; volte esapartite con doppie navate laterali; non ci sono cappelle
laterali; alternanza pilastri-colonne; alzato su tre livelli: piano terra con arcate sviluppate
in altezza; matroneo non praticabile; finestre del clair-etage; linguaggio omogeneo; cinque
navate; profondità spaziale; guglie e archi rampanti molto più sottili; sistema strutturale
meglio
studiato: maglia
più
sottile
ed
omogenea, migliore
resa della
funzione
strutturale del materiale; c’è una grande unità di volume.
Bourges esercita
influenza per
gli
aspetti strutturali su Le Mans, iniziata nel
1217(incompleta, solo coro)
f) Gotico rayonnant (gotico radiante) (metà XIII sec.): completa realizzazione dei principi
formali elaborati fra
il
1150 e
il
1230; alleggerimento
del sistema
costruttivo;
svuotamento totale delle masse murarie ; grandi vetrate policrome; raffinamento formale e
decorativo.
1) ricostruzione di Saint Deni (1231-81): ricchezza decorativa; le vetrate occupano
l’intero perimetro murario;
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2) Sainte Chapelle (Parigi) 1241-48 (figg.35-36-37): perimetro murario occupato dalle
vetrate; contrafforti solidi e puntiformi;
3) Cattedrale di Strasburgo 1236-76 (fig.39): i principi formali parigini si ritrovano
nelle finestre, nel triforium e nei pilastri delle arcate principali; solo le proporzioni
si allontanano dalle formule francesi (dimensioni ampie delle navate);
4) cattedrali di York e Exeter (UK) XIII sec.: estrema leggerezza e importanza delle
vetrate; nervature.
Chiese ad aula in Germania
Nel XII sec.. in Germania la forte resistenza alla penetrazione del nuovo stile non deriva
dall’esistenza di una tradizione monumentale consolidata, ma dal materiale predominante,
il laterizio, che determina l’estetica: le forme compatte dei monumenti in mattoni sono in
contraddizione con l’estrema leggerezza del gotico. Non si può parlare di gotico
completo: gli edifici prendono a prestito solo certi elementi (volte esapartite, finestre a
traforo, alternanza dei supporti: fig.40), che non rimettono in discussione l’alzato e la
struttura gotica ma non intaccano la dimensione dell’insieme. E’ ridotta l’altezza della
navata, con uno stile ancora vicino a quello basilicale, e per questo si parla di chiesa ad
aula.
Gotico in Italia
La penetrazione dell’ architettura gotica avviene grazie agli ordini monastici:
-
Cistercensi: abbazia di Fossanova (Roma) 1187 (fig. 42 e 44) e Casamari – 1203
(fig. 41 e 43), in cui si adotta il sistema delle volte ogivali
-
Francescani: basilica di S. Francesco Assisi – 1228-39
Lo stile non attecchisce come nel Nord Europa o in Spagna, in quanto ci sono diverse
intenzioni architettoniche. Insieme all’arco acuto e alle volte a crociera costolonate c’è la
presenza di una massa muraria ancora molto consistente.
a) architettura religiosa
1)
S. Francesco (Assisi), iniziata nel 1228 (figg. 46-47-48-49-50-51): massa muraria
molto consistente; vetrate non così ampie come nel gotico europeo; coesistenza di
affresco e vetrata (basilica inferiore e superiore sono completamente affrescate). La
chiesa superiore, a navata unica, è coperta con volte a crociera costolonate; poco
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illuminata; arco acuto, contrafforti cilindrici: ci sono veri e propri setti murari anziché
struttura puntiforme.
2)
S. Maria Novella (Firenze) XV sec. (fig. 52)- Arnolfo di Cambio - 1279; traduzione
italiana del gotico francese; volte a crociera quadripartite costolonate; archi acuti; pilastri
a fascio; accentuazione nell’altezza; la navata centrale centrale tuttavia non ha preminenza
su quelle laterali e il ritmo delle campate è ampio e disteso; policromia tipica toscana;
solo oculi tondi.
3)
S. Croce (Firenze) (fig. 53-54): forse Arnolfio da Cambio – 1294: non c’è copertura a
volta ma a capriate con grosso cornicione; archi acuti nella delimitazione delle navate
4)
Duomo di Siena (1322-60) (figg. 60-61-62). Ci sono alcuni temi romanici: braccio
longitudinale a tre campate, transetto, arco a tutto sesto, crocere quadripartite, massa
muraria passante. Elementi gotici: pilastri a fascio, rapporto tra altezza e larghezza della
navata principale; decorazione viva, con geometrizzazione; bicromia tipica toscana.
5)
Duomo di Orvieto 1304 (figg. 57-58-59): ripete il tema della facciata di Siena,
anche
se con maggiore
correttezza formale (piloni in linea, facciata
controllata
geometricamente); uso della capriata, forse per la diffidenza nell’uso della volta
(periodo dei grandi palazzi pubblici di Siena, Firenze).
6)
Duomo di Milano (figg. 69-70-71-72-73). E’ l’esempio più vicino al Gotico
d’Oltralpe. XIV sec., la facciata è della metà del XIX sec. Cinque navate. Compromesso:
altezza non eccessiva rispetto all’estensione in pianta (il gotico italiano non è proiettato in
alto come il francese). Temi gotici: archi rampanti, contrafforti, nervature, decorazioni,
grandi
vetrate, illuminazione colorata. Complessi
problemi
statici: casi
di
sottodimensionamento risolti con l’introduzione di catene in ferro (l’architettura francese
si realizza sul mito della perfetta realizzazione tecnica).
7-8) due celebri edifici veneziani del XIV sec: S. Giovanni e Paolo (Venezia) 1333 (figg.
63-64) e S. Gloriosa ai Frari 1330 (figg. 65-66) in cui si ravvisano: navata a pilastri
cilindrici di proporzioni eleganti, coro, cappelle laterali ⇒ grande raffinatezza di soluzioni
formali del gotico francese, applicati a piante tradizionali.
9) XV sec.: S. Petronio (Bologna) (figg. 67-68). I primi progetti superano in estensione
ed altezza il Duomo di Milano. Forma attuale: tre navate, abside unica, navate laterali
munite di cappelle; la forma dei pilastri deriva dal duomo di Firenze; abbondanza di
luce e senso delle proporzioni che unificano lo spazio ⇒ una delle più originali
creazioni del gotico italiano
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b) architettura civile: palazzi comunali
Nel XIII sec. in Italia le repubbliche cittadine creano un’architettura civile che per
lusso e qualità di elaborazione è paragonabile all’architettura religiosa. La crescente
indipendenza e la nuova ambizione delle città porta a costruzioni aperte verso l’esterno
con arcate a piano terra ed ampie aperture (bifore, trifore) al piano primo; balconi e ampie
scalinate esterne cancellano l’aspetto di fortezze militari delle costruzioni più antiche,
il cui ricordo rimane nelle merlature di coronamento e nelle torri di guardia.
All’interno il primo piano è normalmente occupato da una sala molto vasta, affrescata.
1) Palazzo del Capitano del Popolo di Orvieto (dopo 1250) (fig. 77)
2) Palazzo dei Priori di Perugia (1290) (fig. 78): successione ritmica delle trifore che
racchiudono rosoni: tema ripreso fino al Rinascimento
3) Palazzo Vecchio (Firenze) (fig. 74): rimane un po’ al di là della formula sopra
descritta, almeno nella sua forma esterna. Nervature, caditoie, rivestimento in pietra
grezza. La torre campanaria cade in falso (è disimmetrica); dimensione imponente;
disegno rigoroso delle alzate; nel portico: volta a crociera costolonata.
4) Palazzo della Signoria (Siena) (figg.75-76): palazzo a pianta non rettangolare ma a
conca, con tre pareti diversamente orientate: si sfrutta la differenza di livello della
piazza (Piazza del Campo) per avere cavea di teatro che ha come sfondo il palazzo
pubblico, ovvero si assiste a una composizione architettonica in cui partecipano tutti gli
edifici, con la comunicazione diretta tra palazzo e piazza.
5) Palazzo Ducale (Venezia) 1422 (figg.80-81-82-83). Si assiste alla presenza di tre
ordini. A piano terra: portico con arcate a sesto acuto; a primo piano: loggiato sorretto
da esili colonne, sormontate da archi acuti; sopra: parete liscia. Ci sono due portici
sovrapposti, che si infittiscono verso l’alto, formati da marmo bianco lavorato e sculture
che rappresentano le sacre scritture. Il volume vero sta sopra, ed è costituito dalla
facciata rivestita da mosaico. L’interesse va alla superficie, non alla struttura. Le
finestre non sono simmetriche.
7) Palazzo della Ragione (Milano) (fig.79).
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LA CITTA’ ALTOMEDIOEVALE E MEDIOEVALE
Con la progressiva dissoluzione dell’Impero Romano d’Occidente e le invasioni barbariche, la
vita delle città si contrae, vedendo una progressiva dispersione delle popolazioni nelle
campagne.
In molti casi le città, pure se molto contratte, si rinnovano sulla traccia di quelle antiche,
sfruttando le preesistenze romane (grandi edifici pubblici, anfiteatri, teatri, terme, sono ridotti
a rifugi, trasformati in fortezze: Arles (fig. 85), Nimes (fig.86); Lucca (fig. 87), e in molti
casi le comunità più piccole formano villaggi rurali. Le sistemazioni edilizie e urbane sono
distinte da un carattere del tutto spontaneo.
Intorno alla fine del X secolo si verifica una ripresa economica, che porta progressivamente
all’inurbamento delle
popolazioni
rurali, all’incremento
degli
abitanti delle
città,
all’espansione degli agglomerati urbani. Tali condizioni portano all’ampliamento delle cinte
murarie urbane, includendo i sobborghi, che si erano venuti formando a ridosso delle città, e
che spesso annoveravano diversi monasteri, ricchi centri produttivi.
Il sistema feudale inizia progressivamente a indebolirsi fino ad essere soppiantato dalla
formazione dei liberi Comuni, libere associazioni di liberi cittadini, in cui i ceti mercantili e
artigiani si qualificano come quelli economicamente e politicamente più forti. A questa nuova
situazione politica si associa un forte impulso all’attività edilizia pubblica e privata.
Intorno alla seconda metà del XIV secolo anche questo ordinamento politico e sociale muta
trasformandosi da libero Comune a Signoria, con un governo pienamente esercitato da una
sola potente famiglia o da gruppi di famiglie.
La forma della città medioevale non è univoca, essendo adattata liberamente a molteplici
circostanze storico-geografiche.
Possono esserne messi in luce solo alcuni caratteri generali:
- la cinta muraria vede progressive espansioni, spesso concentriche. Si vedano
gli
ampliamenti di Bologna (figg.88-89) e Brescia (fig. 90).
- la rete stradale è irregolare, ma è organizzata per formare uno spazio unitario, con gerarchie
tra le diverse arterie viarie, e senza separazione tra spazi pubblici e privati;
- lo spazio pubblico è strutturato in modo da ospitare le diverse istituzioni che governano la
città (vescovado - governo municipale - ordini religiosi – corporazioni - mercati).
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- pertanto lo spazio urbano presenta sempre più di un centro. Ha un centro religioso, con
cattedrale e palazzo vescovile; civile con il palazzo municipale; commerciale con palazzi
mercantili, logge, mercati.
Lo spazio pubblico è strutturato anche attraverso le piazze, spazi liberi su cui affacciano
edifici pubblici e privati. Pur essendo connotate da forme assai diverse, spesso irregolari e
spesso collegate in gruppi, le piazze medievali presentano una caratteristica assai diffusa che
le accomuna: sono prevalentemente degli spazi chiusi, su cui gli edifici affacciano formando
una quinta apparentemente continua, interrotta in pochi punti, spesso agli angoli, dalle strade
che vi si immettono (figg. 91-97). Nelle piazze raramente gli edifici più importanti si ergono
isolati, venendo più spesso costruiti come parti della quinta edilizia della piazza.
Le abitazioni della popolazione urbana sono modeste, densamente concentrate e spesso
sviluppate in altezza. In genere si costruiscono “case a schiera”, su lotti stretti e lunghi, con
botteghe al piede. Statuti cittadini spesso ne regolano il rapporto con la pubblica via.
Le residenze dei ceti più agiati, concentrate nel centro cittadino, sono spesso molto sviluppate
in altezza, dando luogo a
“case a torre” (Bologna, Firenze,…), con caratteri difensivi
accentuati (figg. 98- 104).
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