Cover rivista dic 07 - Rotary Club Cagliari
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Cover rivista dic 07 - Rotary Club Cagliari
dicembre 2010 Periodico del Rotary Club Cagliari Distretto 2080 • Un club che cresce • La pinacoteca: patrimonio di Cagliari • L’eliminazione della malaria • Le antiche monete cagliaritane Sommario EDITORIALE La goccia nell’oceano – Lucio Artizzu Rotary Club Cagliari Periodico del Rotary Club Cagliari Distretto 2080 Anno di fondazione 1949 n. 1/2 dicembre 2010 Pubblicazione riservata ai soci Rotariani Direttore responsabile: Lucio Artizzu Comitato di redazione: Salvatore Fozzi, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giovanni Sanjust Segretaria di redazione: Anna Maria Muru pag. 1 IN PRIMO PIANO Un Club che cresce – Antonio Cabras L’idea geniale della Rotary Foundation – Angelo Cherchi La pinacoteca nazionale di Cagliari – Margherita Mugoni Contini Il Sovrano Militare Ordine di Malta – Stefano Oddini Carboni L’eliminazione della malaria in Sardegna – Ugo Carcassi Il Barocco a Cagliari – Michele Pintus Antiche monete in Sardegna – Antonio Lenza Alberto Ferrero Della Marmora – Marcello Marchi Un’area degradata diventa un parco verde – Mario Figus Incontro con la Brigata Sassari – Mauro Manunza Alziator e altri poeti: la poesia campidanese – Giovanni Sanjust Club e abaco – Marcello Marchi Facebook e i social network – Michele e Davide Rossetti Riflessioni sul Natale – Paolo Ritossa Il ritorno di un amico – Marcello Marchi La visita del Governatore Ricordo di Padre Visca – Paolo Ritossa Benvenuto ai nuovi soci 50 54 57 59 61 62 63 64 LE RIUNIONI Le presenze 66 Autorizzazione del Tribunale di Cagliari n. 171 del 18 agosto 1965 Progetto grafico e impaginazione Bruno Pittau – www.brokenart.org fotografie: Archivio Rotary e soci del Club Stampa e allestimento: Grafica del Parteolla, Dolianova (CA) _____________________________ Le opinioni espresse negli articoli firmati impegnano esclusivamente i loro autori. Hanno collaborato a questo numero: Lucio Artizzu • Antonio Cabras • Ugo Carcassi Angelo Cherchi • Mario Figus • Antonio Lenza Mauro Manunza • Margherita Mugoni Contini • Marcello Marchi Stefano Oddini Carboni • Michele Pintus • Paolo Ritossa Michele e Davide Rossetti • Giovanni Sanjust in copertina: Maestro fiammingo (ambito di Van Hemessen) “Fuga in Egitto” – Sex. XVI (ultimo quarto) – Tavola cm 151,5 x 133,7 Pinacoteca Nazionale di Cagliari 3 6 10 20 27 32 37 40 44 48 dicembre 2010 — Rotary Club Cagliari 1 EDITORIALE La goccia nell’oceano Lucio Artizzu S i dice che Madre Teresa di Calcutta, nota anche a Cagliari per le benefiche attività del suo Ordine, usasse quest’immagine per illustrare – con l’umiltà che le era solita – l’opera da lei compiuta in favore dell’umanità sofferente alla quale aveva dedicato tutta la sua vita. «Se tu prendi un secchio d’acqua dall’oceano, questo non si sentirà diminuito ma se nell’oceano tu versi un goccio d’acqua esso avrà una goccia in più». L’opera che noi rotariani compiamo nel mondo in favore di quella grande porzione di umanità afflitta da tanti mali è nient’altro che una goccia di sollievo nell’oceano del bisogno, in una vasta area di mondo nella quale, per certe popolazioni, anche un semplice bicchiere d’acqua rappresenta un bene irraggiungibile. Gocce d’acqua quelle che anche il nostro Rotary International versa nell’oceano delle più assolute povertà materiali e spirituali ma che tuttavia un’ombra di sollievo hanno portato nel campo della salute materiale e morale così che epidemie devastanti quali la mancanza d’acqua, la poliomielite, l’analfabetismo, le inesistenti strutture civili, hanno trovato nel Rotary un valido combattente. Sì, una goccia nel- l’oceano, è vero, ma è pur sempre una goccia e in più. Anche il nostro Club non si è sottratto al dovere della solidarietà e la sua “goccia” è stata offerta a sostegno di numerose iniziative fra le quali primeggia la Rotary Foundation. Così come le tante operazioni individuali, pur se di modeste dimensioni, l’hanno visto presente anche nell’Afghanistan (tramite la forza militare della Brigata Sassari), nel Benin, nel sostegno di programmi vari rivolti ai disabili e questo perché nel Rotary, in tutti i suoi soci, si è creata una viva consapevolezza del ruolo che i suoi soci hanno scelto di svolgere; ciò significa lavorare – soprattutto – per diventare sempre più numerosi al fine di essere più forti, chiamando a far parte delle nostre fila soci di alta levatura morale e disponibili all’impegno sociale in modo da onorare la prima regola del Rotary: il servizio al di sopra degli interessi personali. Ci attende, pertanto, e lo ribadiamo a metà del guado che stiamo attraversando, un compito molto importante: quello di dare nuovi impulsi, nuove energie, attuare nuovi programmi e progetti che genuinamente interpretino le aspettative e i bisogni della società che costituiscono il nostro impegno per gli anni tremila. 2 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Le festività natalizie che oggi diffondono un’aria di serena festa, accrescono il desiderio di essere sempre più solidali, di porre basi sempre più concrete all’amicizia. Ha scritto Paul Harris: «Le cose migliori della vita sono la gioia e l’amicizia; è veramente assurdo pensare che l’amicizia possa trovare limiti nei confini di una nazione, di una fede religiosa o di un credo politico; l’amicizia supera questi limiti; è lo strumento sempre affidabile della felicità. Amplia gli orizzonti e rende dolce la vita». Sappiamo che il Rotary ha fra i suoi valori fondanti proprio l’amicizia e questo sperimenta chi frequenta assiduamente il club, non per una fastidiosa necessità, ma per soddisfare una esigenza spirituale che nasce spontaneamente dal cuore. Occorre, pertanto, rafforzare questo sentimento così che la frequenza possa essere sempre più numerosa ed è giusto riconoscere che il nostro presidente Cabras – così come chi lo ha preceduto – si adopera lodevolmente per rendere le riunioni sempre più interessanti con i validi richiami culturali della Sardegna. Se volessimo fare un bilancio di questo mezzo anno di attività non potremmo che esprimere un giudizio positivo e, insomma, il nostro club non smentirebbe i meriti accumulati nei suoi sessant’anni di vita. Forse, nell’attività globale del Rotary, non è molto ma è pur sempre una goccia d’acqua in più versata nell’oceano. A tutti auguri di un buon Natale e di un sereno anno nuovo. ■ Costanzo Marchegiano, un amico che rimpiangiamo uesta Rivista lo aveva nel suo organigramma come Segretario di Redazione, sempre pronto a mantenere i contatti, a seguire gli incontri, a richiamare quanti erano comunque impegnati alla elaborazione di essa. Lo ha fatto sino a quando la malattia ha cominciato a minare la memoria costringendolo poi a lasciare il Club del quale era socio stimato e ben voluto per le sue doti di intelligenza viva e pronta e, soprattutto, di affabilità, di spirito di cordiale amicizia per tutti. Funzionario Bancario, è stato Direttore della Filiale di Cagliari del Credito Italiano, svolgendo il servizio con grande impegno e con lodevoli risultati, riscuotendo unanime apprezzamento. Assiduo partecipe alle riunioni e alle iniziative del Club, lascia di sé un commosso rimpianto. Alla moglie Mariella, che tanto spesso abbiamo avuto il piacere di avere ospite, che condivide l’impegno rotariano come socia dell’Inner Wheel, ai figli Michele e Francesca e a tutti i loro cari esprimiamo i sensi di affettuosa solidarietà. Q dicembre 2010 — Rotary Club Cagliari 3 Bilancio di metà anno Un Club che cresce Antonio Cabras a rivista sarà distribuita la sera in cui, riuniti con spirito di sincera e affettuosa amicizia, scambieremo gli auguri per il Natale e per il Nuovo Anno. Oltre che rivolgerli di persona ai soci e ai loro cari, desidero esprimerli anche in questa nota, specie per indirizzarla a chi fosse, purtroppo, impedito a condividere la gioia dell’incontro, formulando voti perché la speranza di tempi migliori riesca a vincere gli odierni non lieti presagi. L Questo è però anche il momento di uno sguardo a quanto sinora compiuto, una sorta di relazione sulle attività fin qui svolte, su quelle concluse e su quelle in fase di attuazione. Impropriamente si suole parlare di bilancio di mezzo anno: in realtà, poiché, per ragioni legate alla compilazione e pubblicazione della rivista, la nota viene scritta nei primi giorni di novembre, si tagliano i due mesi finali dell’anno e, ancora, iniziando, dopo la pausa estiva, la piena ripresa della vita del Club nel mese di settembre, altri due mesi del semestre sono in sostanza esclusi. Ne consegue che l’esame va a riguardare i progetti in corso d’opera che saranno realizzati, o troveranno sviluppo per conseguire i risultati in periodi ulteriori (nel quadro della continuità delle azioni del Club che non possono o non vogliono esaurirsi nel ristretto periodo annuale di ogni Presidente). La necessità di un esame contenuto in questi confini si è imposta ufficialmente quest’anno: la visita del Governatore (che viene riferita in questa rivista) è avvenuta il 21 ottobre scorso, con maggiore riduzione del periodo da osservare per riferire quanto compiuto. Occasione tuttavia per una attenta riflessione e, quindi, una dettagliata esposizione dei progetti in corso. Con la partecipazione, della quale sono molto grato, del Segretario, dei Consiglieri del Direttivo e dei Presidenti delle Commissioni, è stata predisposta una pubblicazione che illustrava compiutamente lo stato del Club. Ho avuto il piacere di ricevere il pieno apprezzamento del Governatore per il nostro lavoro che produrrà i suoi frutti nei prossimi otto mesi (dalla data in cui scrivo) nei quali ho l’onore, e l’onere di dirigere il Club, grazie alla collaborazione, che è stata sinora viva ed efficace, di quanti, nelle diverse funzioni, operano con me. La brevità della nota non consente che brevi cenni su quanto è stato fatto, su quanto accadrà nel tempo che precede la lettura della rivista, e sul prossimo semestre. Mi preme sottolineare l’importanza dello spettacolo della Scuola di Danza Atena che non solo ha consentito l’incasso di millecinquecento euro per il Fondo Polio Plus, già inviati, ma ha, soprattutto, permesso di far conoscere alle settecento persone, convenute nel Teatro, questa grandiosa, benemerita, eccezionale iniziativa del Rotary International. Nell’ambito della solidarietà internazionale, è degno di menzione l’incontro con il Comando della Brigata Sassari che ha illustrato la messa in opera delle attrezzature medicali raccolte dal Club nell’ospedale di Herat attuando un progetto che continua ad avere sviluppo: è già previsto l’invio di 4 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 due strumenti: lampada scialitica ed apparecchio radiologico, di cui è in corso il completo ricondizionamento. Nell’occasione il comandante ci ha comunicato il “desiderio” degli afgani di avere delle “riunite” (poltrone per dentisti) e in pochi giorni ne sono stati reperite quattro, che verranno inviate a giugno se, per quella data, la Sassari tornerà in Afghanistan. Nel discorso programmatico del luglio scorso, avevo messo l’accento sulla necessità di aumentare il numero dei soci in un rapporto espresso nel binomio quantità / qualità. Ad oggi sono entrati nel Club due giovani professionisti (entrambi non ancora quarantenni); nelle prossime riunioni saranno ammesse due signore (aumentando il numero delle donne); un terzo giovane verrà ammesso entro il 2010 ed un altro entrerà nel 2011. Debbo dire che l’assiduità, pur non raggiungendo i livelli dovuti e sperati, ha avuto incremento specie per il gradimento delle conversazioni programmate. A questo proposito ricordo che, chi raggiunge gli ottantacinque anni sommando età anagrafica a quella rotariana, ha titolo per chiedere l’esenzione dall’obbligo della frequenza. Nel nostro club i soci che hanno raggiunto quota ottantacinque e conquistato questo diritto sono il 50%, ma, sino ad ora nessuno se ne è avvalso. Sono particolarmente lieto che nell’anno della mia presidenza sei soci, che vantano una lunghissima appartenenza al Club, compiano ottanta anni: per tre, Lucio Artizzu, Giovanni Sanjust di Teulada, Beppe Casciu, i festeggiamenti sono fissati al 9 dicembre; il quarto, Angelo Aru, nato il 26 dicembre, riceverà gli auguri, dopo il compleanno, e verrà festeggiato il prossimo anno, insieme a Giuseppe Fois e Piero Nuti. In una scorsa riunione l’Assemblea dei soci ha designato Governatore per il 2013 / 2014 Salvatore Fozzi: è un riconoscimento dovuto ad un rotariano di grande valore, che ha sempre operato con intelligenza ed efficacia sia nel nostro Club sia nel Distretto; se gli fosse conferito l’incarico egli sareb- be il sesto dei nostri soci ad esercitare le funzioni di Governatore con evidente rinnovato prestigio per il Club. Merita essere ricordato l’esaltante successo del Progetto Ecoparco di Serbariu, progetto nato nel nostro Club, condiviso dai Club di Iglesias e Carbonia, presentato in un Convegno dai Presidenti Paolo Piccaluga ed Ettore Atzori, sapientemente coordinato da Mario Figus con la collaborazione di Maurizio Boaretto, che promuoveva un concorso internazionale di idee per poter realizzare nell’enorme discarica di residuati del carbone di Serbariu (circa cinquanta ettari per 25/35 metri di altezza) un vero Parco ecologico. L’11 dicembre in Carbonia avverrà, (il futuro è obbligatorio al momento dello scritto), la premiazione e saranno consegnati gli elaborati al Comune. Vi sarà una manifestazione di grande rilievo con l’intervento oltre che dei tre Club rotariani di Cagliari, Carbonia ed Iglesias e del PDG Alberto Cecchini, in rappresentanza del Governatore, del Presidente del Consiglio Regionale, degli Assessori Regionali all’Ecologia e alle Finanze (questi sta già operando per ottenere contributi europei per la realizzazione del progetto), del Presidente della Provincia e di tutti i ventuno Sindaci del Sulcis Iglesiente, nonché delle Associazioni imprenditoriali e sindacali. Lo straordinario diffuso interesse con il coinvolgimento di istituzioni pubbliche dimostra quanto l’idea sia vincente: è un progetto ampio che si propone il ripristino di aree degradate e che diventa anche suggerimento ed incentivo per eventuali applicazioni sia in campo nazionale che internazionale. Il Rotary, e il nostro Club con gli altri due coinvolti, è il motore di questa ambiziosa operazione ambientale e continuerà ad occuparsene, giacché gli è stato conferito il potere di incidere nella decisione degli interventi. Altro successo può prevedersi per l’azione in atto per la prevenzione primaria delle malformazioni congenite: il Club proseguendo nella campagna per l’assunzione dicembre 2010 — dell’acido folico, sta organizzando, per maggio 2011, una giornata di formazione per medici e paramedici, con intervento di specialisti di fama internazionale, in collaborazione con l’Unicef e l’Associazione Spina Bifida sia Nazionale che della Sardegna. Inoltre, con il sostegno di queste e della Federazione Italiana Malformazioni Genetiche, è già in bozza un manifesto 100x70 cm da collocarsi presso tutti gli Studi Medici della Sardegna allo scopo di illustrare i meccanismi di prevenzione delle predette malformazioni. Ho inteso soffermarmi su questi progetti perché sono un chiaro esempio di come il Rotary stia mutando, proiettandosi sempre di più all’esterno, per incidere sulla realtà sociale in cui opera. Questa è la richiesta Rotary Club Cagliari 5 dei Presidenti Internazionali e il nostro Club si adegua ed agisce da apripista. Nel prossimo semestre il Club organizzerà per l’area Sardegna l’IDIR (se ne dà notizia in altro foglio), anch’esso segno dell’apprezzamento che gode nel Distretto. Molti altri sono i progetti in corso che meriterebbero tutti di essere citati e illustrati per la loro importanza e per la loro rilevanza sociale; di essi se ne è ampiamente parlato nella loro presentazione e, durante la visita del Governatore; certamente, verrà illustrato il loro procedere nel corso di apposite riunioni. Auguri ancora a voi tutti amici rotariani e grazie per la partecipazione alla vita del Club. ■ illa Santa, l’ultimo castellano» così L’Unione Sarda del 19 settembre scorso dava titolo ad una intera pagina che pubblicava una intervista al nostro amico Alberto. Partendo dal diffuso stile anglosassone di aprire le dimore patrizie alla visita del pubblico, il giornalista poneva in evidenza come, in Sardegna, sia soltanto il nostro socio ad aprire la sua casa, unico castello abitato dell’isola. «V Nel corso dell’incontro era posta in luce l’importanza storica del monumento e del museo del Risorgimento: «Qui dentro – affermava Villa Santa – custodiamo tanti cimeli degli eventi che hanno fatto l’Italia perché il Risorgimento non finisce con la terza guerra d’indipendenza, ma si completa con la conquista di Trento e Trieste nel 1918». Seguivano appassionati riferimenti alle glorie militari della famiglia; al contributo dei sardi caduti in gran numero in quella guerra; alla persona del padre, Nino, illustre figura di soldato e studioso del diritto militare, aiutante di campo e segretario del Duca d’Aosta, ai documenti e agli oggetti di interesse storico che Egli affidò a chi era per lui «più un amico che un subalterno» ed, infine, agli sforzi, mancando qualsiasi aiuto finanziario pubblico, per la manutenzione del castello, oltre che con il modesto introito del biglietto, con altre iniziative private: un costante impegno della famiglia e soprattutto del rotariano Alberto Villa Santa che dimostra in tal modo di attuare nel concreto il principio del “servire” da lui costantemente seguito durante la sua lunghissima appartenenza al Rotary. 6 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Quando e perché nacque il Rotary L’idea geniale della Rotary Foundation PDG Angelo Cherchi l concetto e la prassi rotariana ha evoluto continuamente nel tempo seguendo l’esempio di Paul Harris, il quale disse: Il mondo sta cambiando e anche noi dobbiamo essere pronti a cambiare. La definizione attuale del Rotary è la seguente: il Rotary è una associazione di Rotary Club sparsi nei cinque Continenti; i Rotary Club sono costituiti da Persone, di ambo i sessi, appartenenti al mondo degli affari, delle professioni e dei servizi comunitari, unite fondamentalmente nell’ideale del servire, in altri termini nell’essere di aiuto al prossimo senza interessi personali: Service above self. Quando e perché è nato il Rotary? Il Rotary è nato il 23 febbraio 1905 a Chicago. Il nostro Fondatore, l’avvocato Paul P. Harris, aveva riunito tre amici ai quali espose la sua idea, che gli frullava nella testa da tanto tempo a seguito di tante esperienze di vita, soprattutto nell’ultimo periodo della sua vita in una città turbolenta e scarsa in concetti ed azioni legali e corrette. Egli pensava che un club costituito da persone di attività di lavoro completamente diverse (da cui il concetto di classifica) avrebbe favorito l’insorgere di rapporti di amicizia utili a loro stessi ed agli altri. I tre amici erano: Silvestre Schiele, commerciante di carbone, primo presidente del Club; Gustavus E. Loher, fondatore di una società commerciale; Hiram E. I Shorey, proprietario di una sartoria. Successivamente, Hiram non mantenne l’adesione al Club. Le adesioni al Club aumentarono rapidamente. Lo stesso Paul Harris ricorda che un certo numero di aderenti lasciarono il club, perché non ritenuto particolarmente utile per loro. L’obbligo della frequenza era tassativo. Secondo Paul Harris, i Soci del Rotary Club di Chicago avevano in così grande considerazione l’amicizia dei loro compagni che misero da parte ogni discussione politica e religiosa nel timore che questa potesse diventare fonte di dissidio, e furono ben ricompensati per la loro previdenza. Infatti, fin dall’inizio in tale Club esistevano soci di varia provenienza (americani, inglesi, tedeschi, ebrei) e di diversa religione (protestanti, cattolici, ebrei). Il nome di Rotary originò dall’abitudine iniziale di riunirsi in rotazione nei locali di lavoro dei singoli Soci, abitudine abbandonata quando il numero degli aderenti era notevolmente cresciuto, per cui iniziarono a riunirsi in vari ristoranti od alberghi per un pranzo o per la cena. L’amicizia tra i Soci crebbe rapidamente, costituendo l’elemento collante del Club e costituendo l’elemento iniziale della futura Prima Via d’azione. L’interesse personale dei primi Rotariani era certamente elevato, sia dal punto di vista spirituale che pratico, ma questo elemento personale non risultò sufficiente. Nacque pertanto un progetto di servizio al- dicembre 2010 — la Comunità di Chicago, consistente nell’organizzare Servizi Pubblici, allora completamente mancanti; l’iniziativa ebbe notevole successo, trasformando implicitamente il Club in una struttura di Servizio, prodromo della futura Terza via d’azione (Community Service). L’idea vincente di un Club composto da Persone di sesso maschile, appartenenti al mondo delle imprese e delle professioni, volto a sviluppare amicizie personali, ad agire in favore del prossimo, essendo anche tollerante in materia di razze e di religione portò rapidamente alla nascita di altri Club negli Stati Uniti: 1908, San Francisco; 1909: Oakland, California; Seattle; Los Angeles; New York. Nel 1910-11 fu organizzato il primo Congresso (Convention) del Rotary, che divenne la National Association of Rotary Clubs (Primo Presidente Paul Harris, primo Segretario Chelsie Perry). L’annata rotariana cominciò ad iniziare con il primo luglio. Nacque il primo RC a Winnipeg, in Canadà, ammesso al Rotary nell’anno seguente; e il Rotary divenne l’International Association of Rotary Clubs. Nello stesso Congresso fu approvata una piattaforma, elaborata dal RC di Seattle, tendente a colmare uno spazio lasciato vuoto nello statuto e nei regolamenti, mettendo in evidenza l’importanza della condotta morale e dei valori etici negli affari, cui si aggiunse lo slogan coniato da Sheldon: «Guadagna di più chi serve meglio». Nel 1911-12 il Rotary attraversò l’Atlantico: Rotary Club di Londra, Dublino, Belfast. Successivamente il Rotary si è ulteriormente e continuamente esteso a tutto il mondo, fino a raggiungere negli ultimi tempi Mosca e la Cina. In questa sede noi siamo attualmente interessati a seguire l’andamento della base teorica e strutturale della nostra organizzazione. Nel 1915 il Rotary si diede un “Rotary Code of Ethics” permettendo all’associazione di assumere la leadership nel combattere la corruzione e le pratiche d’affari scorrette, portando, assieme allo slogan Rotary Club Cagliari 7 «Guadagna di più chi serve meglio», all’aurea regola: «Fa per gli altri tutto ciò che gli altri vuoi che facciano per te». Quando il Rotary giunse in Italia, questo Codice fu malamente accettato dai nostri Rotary Club, perché modesto come Codice etico, essendo limitato al mondo degli affari. Lo stesso Codice fu uno dei contrasti tra la Chiesa Cattolica ed il Rotary assieme all’accusa di essere il Rotary una propaggine della Massoneria. Il problema fu almeno temporaneamente risolto grazie all’opera instancabile del nostro grande rotariano Ranelletti, del Presidente Internazionale, il cattolico messicano Sutton, e del gesuita Padre LaRosa. Paul Harris non era mai stato massone. Lo stesso Paul Harris nel valutare queste accuse, nel contesto della libertà religiosa del Rotary, liquidò il problema con le seguenti parole: «ovviamente ci sono rotariani che sono anche massoni, ma ci sono anche rotariani che sono anche cattolici; fuori del Rotary possono essere qualsiasi cosa, ma dentro il Rotary sono soltanto degli amici». Tuttavia, il Codice etico subì continue riserve portando a notevoli variazioni, come risulta ancora oggi dalle varie edizioni del Manuale di Procedura, tanto da portare al suo oscuramento: solo da poco, nella recente rassegna storica sulla seconda Via d’azione del Rotary, quella Professionale (Vocational Service), il Rotary ha orgogliosamente riaffermato che la seconda Via d’Azione ha costituito fin dall’inizio parte essenziale dello spirito del Rotary, tanto che anche il primo Rotary club aveva organizzato una commissione sulle metodiche degli affari. Come si è già ricordato, il Rotary aveva accettato il motto ideato da Arthur Frederick Shelton «He profits Most Who Serves Best». D’altra parte, il sistema delle classifiche ha rappresentato fin dall’inizio uno degli aspetti più significativi dell’associazione ed elemento qualificante della sua futura fenomenale crescita. Lo stesso Paul Harris considerava il singolo Rotariano come la connessione tra l’idealismo del Rotary e la sua impresa o la sua professione. 8 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Come si è già ricordato il Codice etico, adottato nel 1915, costituiva per i suoi promotori il capofila della lotta contro la corruzione e le scorrette pratiche negli affari. Tuttavia, il codice fu progressivamente contestato fino al suo oscuramento, ma i motti essenziali rimasero rimasti vivi, da tanto da essere ancora i Motti del Rotary, in primis «Service Above Self» e poi «They Profits Most Who Serves Best». Il Rotary ha continuato a influenzare la seconda Via d’Azione, a cominciare dal test delle Quattro Domande, proposto dal Herbert J. Taylor nel 1943 come componente ufficiale dell’Ideale del Servizio Professionale, trasfuso nell’Oggetto del Rotary: seguire elevati standard etici negli affari; dignità di tutte le occupazioni utili; considerare tutte le occupazioni come opportunità per servire la società; trasfusione del servizio professionale dal singolo Rotariano al Club; promozione dello scambio dei gruppi di studio (1965); organizzazione di laboratori di addestramento professionale e di seminari organizzativi; la dichiarazione dei Rotariani sulle imprese e sugli elevati standard etici (COL 1989). Ulteriori sviluppi: Programma dei volontari rotariani; correttezza nei rapporti d’affari o professionali tra rotariani; sviluppo di rapporti di amicizia tra rotariani; lotta contro l’analfabetismo; riduzione della povertà; miglioramento della salute. Nel 1952-53 gli Scopi del Rotary sono divenuti lo Scopo del Rotary con Quattro Vie d’Azione (Azione interna, professionale, di pubblico interesse, internazionale), cui recentemente si è aggiunta la quinta Via, dedicata ai Giovani. L’Azione di pubblico interesse (Community Service) concerne tutti i rapporti del singolo rotariano e dei Rotary Club con la comunità in cui vive ed agisce, come è stato molto analiticamente precisato dal Congresso del 1923 (23-34) e successive integrazioni e modifiche fino alla dichiarazione del 1992 (COL 92-286), estesa anche ai Corpi Rotariani Comunitari. L’Azione Internazionale ha preso piede dalla dichiarazione del 1919-20 sulla necessità della Pace e della Buona Volontà, è ri- badita nel 1951-52 come sviluppo della comprensione, la buona volontà e la pace tra le nazioni. Il Rotary ha ribadito le responsabilità dei singoli rotariani e dei Club nelle relazioni tra diverse nazioni. La sua attività si esplica in molteplici modi, tra cui il World Community Service (Azione di Pubblico interesse mondiale), lotta contro la fame, scambio di visite tra rotariani, Comitati interpaese, Gruppi di amici rotariani, professionali o di svago. Nei vari momenti della sua storia il Rotary ha preso iniziative in favore dei giovani, iniziative riassunte nel capitolo dedicato alla Quinta Via (Nuove Generazioni) nel Manuale di Procedura (Interact, Rotaract, RYLA, Scambio di giovani, Scambio di Nuove Generazioni). Ma il punto più elevato della sua storia il Rotary lo ha raggiunto con l’istituzione della Rotary Foundation, nata da una idea geniale di Arch Klemph e formalizzata in seguito come società senza fini di lucro (1983), che fornisce, attraverso contribuzioni volontarie di rotariani e di altri che liberamente vi concorrono, aiuti di carattere umanitario, culturale, educativo. Le principali erogazioni attuali sono le seguenti: Borse di studio, Borse per docenti universitari, Scambi di gruppi di studio, Sovvenzioni paritarie, Sovvenzioni distrettuali semplificate, 3H, tutte sotto i princìpi e la guida della Rotary Foundation. Ma l’apice della sua attività la Rotary Foundation lo ha raggiunto partecipando alla campagna di vaccinazione Polio Plus assieme al CDC di Atlanta e all’Unicef. Attualmente, la Fondazione Rotary ha intrapreso da sola la vaccinazione delle ultime regioni in cui la malattia persiste, riscuotendo l’ammirazione dei vecchi soci. L’azione interna costituisce l’elemento essenziale per l’attività del Club di appartenenza dedicata alla vita del Club medesimo e tutte le Altre attività rotariane. L’azione professionale di cui a lungo si è parlato costituisce tuttora un elemento essenziale per il Rotary, come autorevolmente si è ribadito nei Consigli di Legislazione del 1989 e 2004, con le Dichiarazioni dei dicembre 2010 — Rotariani sulle Professioni: richiedere ed ottenere elevati standard etici e considerare il valore sociale delle professioni in rapporto ai bisogni e ai problemi della società. L’azione di interesse pubblico richiama i rotariani al servizio in favore della comunità in cui vive ed opera. L’azione internazionale ha come scopo finale lo sviluppo dell’amicizia tra i soci e i paesi di tutto il mondo. L’organizzazione funzionale del Rotary ha subito in questi ultimi anni due importanti trasformazioni ad opera del piano direttivo del Distretto e di quello del Club. Il Piano direttivo del Distretto, originato inizialmente da una commissione voluta nel 1987 dal Presidente Chuck Keller e terminata nel 1992 ha portato a due importanti conseguenze: la nascita della figura dell’Assistente del Governatore; la modifica delle Commissioni distrettuali. Inoltre, il nuovo Piano direttivo del Club porta profonde modificazioni all’organizzazione del Club, rendendola più agile e funzionale. Le cinque vie d’azione costituiscono tuttora la base filosofica e pratica delle attività del Club, cui devono inspirarsi le Commissioni del Club, le quali sono state semplificate. Le Commissioni di base, permanenti, sono le seguenti: Effettivo, Pubbliche relazioni del Club, Amministrazione del Club, Progetti di servizio, Fondazione Rotary. Queste Commissioni sono in armonia con i due Piani direttivi, distrettuale e di Club, e possono essere integrate con qualsiasi altro Comitato o Commissione che il club ritenga necessario ed utile. Infine, l’attività del Rotary attualmente viene aggiornata e potenziata dai Piani Strategici del Rotary International e della Fondazione Rotary. L’ultima versione del Piano Strategico del Rotary International possiede una chiara Visione tendente a far diventare il Rotary l’organizzazione di servizio preferita. Il Piano possiede tre priorità strategiche, così riassunte: potenziare i club, accrescere l’azione umanitaria, migliorare l’immagine pubblica del Rotary, tutte basate sui seguenti Valori fondamentali: servizio, ami- Rotary Club Cagliari 9 cizia, diversità, integrità, leadership, chiaramente riassunti nel motto: Servire al di sopra di ogni interesse personale. Il Piano strategico sta modificando profondamente anche tutta l’attività della Fondazione Rotary per renderla atta a promuovere la comprensione, la buona volontà e la pace nel mondo, migliorando le condizioni di salute, sostenendo l’educazione ed attenuando la povertà. La strada per l’avvenire del Rotary è brillantemente aperta. ■ 10 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Storia, cronologia, patrimonio La pinacoteca nazionale di Cagliari Margherita Mugoni Contini Sono passati 137 anni dal giorno in cui l’allora Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Cagliari, il professore Patrizio Gennari, documentava per iscritto la creazione di quella che sarà dallo stesso definita “Pinacoteca” con «un titolo eccessivamente ampolloso» a proposito della presentazione del materiale che sarebbe poi stato custodito nelle sale destinate a divenire il Regio Museo nel Palazzo dell’Università, sito nel Quartiere di Castello. La storia della formazione della collezione dei dipinti si concretizza attraverso veri e propri espedienti non previsti dagli schemi consueti nel creare una pinacoteca. Contingenze fortunate favoriscono la raccolta dei quadri; un’altra data ci indica l’incameramento di importanti opere da parte del Regio Museo: nel 1866 si approva la legge sulla soppressione degli enti ecclesiastici. Tale evento permette una considerevole avocazione alla costituenda Pinacoteca di opere d’arte le più rilevanti, requisite da molti autorevoli edifici di culto della nostra città. Ancora, il 1875 segna l’anno di distruzione della chiesa di San Francesco di Stampace e la conseguente presa di possesso da parte della futura Galleria, della cifra più rilevante di RETABLI (1) conservati in Cagliari. L’allora Conservatore del Museo Vincenzo Crespi, nell’anno 1889, si attivò per creare il primo vero e proprio inventario delle numerose opere d’arte costituenti il Corpus pittorico. Intorno al 1897, alla fine quindi del secolo XIX, l’intero complesso artistico, unita- 1873: mente ad un considerevole quantitativo di reperti archeologici, viene fatto traslocare nel Palazzo Vivanet, inadatto del tutto, oltre che insufficiente di spazi, a poter ospitare la ormai importante (e ingombrante per le dimensioni dei retabli) raccolta. Tale situazione favorisce il progetto di realizzazione di un locale adeguato a custodire la Collezione. L’ingegnere Dionigi Scano, grande storico dell’Arte ed intellettuale raffinato, progetterà il Museo Regio di Piazza Indipendenza che sarà inaugurato nel 1905 e che incamererà il confinante Palazzo delle SEZIATE (2), il quale sarà destinato ad ospitare le opere storico-artistiche ed in seguito financo i manufatti di pertinenza folklorica. Le Seziate saranno così elette a Museo per una ottantina di anni. La seconda metà del secolo XX, esattamente il 1955, segna l’inizio dei lavori di restauro e trasformazione del Regio Arsenale, ubicato anche questo nel rione di Castello, in quella che diventerà la Cittadella dei Musei. Pur attraverso svariati problemi burocratici ed economici, la fabbrica vedrà la conclusione dei lavori intorno agli anni 1976/78, alla fine quindi degli anni ’70 del secolo XX. Bisognerà attendere il 1985 e un imponente allagamento nei locali delle Seziate, per riuscire a trasferire i manufatti artistici, per fortuna non danneggiati dall’acqua, nelle sale della nuova sede loro destinata per la conservazione e soprattutto la fruizione da parte del pubblico dei visitatori. Finalmente nel 1992 si avrà l’inaugurazione ufficiale della Pinacoteca Nazionale di Cagliari nella bellissima cornice della Cittadella dei Musei in piazza Arsenale. dicembre 2010 — Rotary Club Cagliari 11 La Cittadella dei Musei, Cagliari Mi corre il dovere di documentare che l’importante quadreria e in particolare i retabli, unitamente ai reperti archeologici, non costituiscono la sola ricchezza della Pinacoteca. Essa infatti possiede una considerevole e pregevole proprietà di ben altre collezioni riferentesi ad un guarnito patrimonio etnografico creatosi nel tempo con le svariate raccolte, frutto di donazioni ed acquisizioni. Si possono ammirare ed apprezzare, ahimè non assemblati in una sola esposizione permanente, ma con il sistema rotatorio dei reperti, per motivi di ristrettezze degli spazi: l’oggettistica, il materiale lapideo, la ceramica, l’ebanisteria, i tessuti e i ricami, l’arredo domestico, gli intrecci e i cestini, i gioielli, le armi (3); ed inoltre, alcuni quadri di artisti sardi, tra i più eminenti del XX secolo (4). L’itinerario si snoda lungo tre percorsi: piano superiore, piano intermedio, piano inferiore. 1. Il Retablo n tale contesto discorsivo, sento il dovere di apporre un inciso allo scopo di documentare il significato semantico e oggettivo del manufatto retablo, corredato con qualche informazione di carattere storico. Il 1326 segna la data d’ingresso nel Castello di Cagliari dei conquistatori Catalani e la effettiva e concreta appropriazione della Sardegna da parte della Corona d’Aragona. Tale evento comporta l’imposizione di un nuovo modo di amministrare l’Isola, come sempre, d’altronde, avviene per le terre conquistate. Anche l’arte viene coinvolta in questo rinnovamento: i moduli rappresentativi e iconografici delle opere vedono, dalla metà del secolo XIV in poi, l’ingresso del retaule nella figurazione pittorica (ed an- I che lapidea) di questi, il più delle volte, capolavori dalla policromia raffinata e smagliante di luci e ori. Il retaule, o retablo dalla variante linguistica castigliana, deriva il proprio nome dal termine latino retrotabula altaris, a significare la tavola dietro l’altare, in cui converge l’addobbo pittorico della cappella. Questo modulo decorativo vede la luce in contrapposizione ed in sostituzione della pittura murale e dei paliotti orizzontali imperanti nel periodo romanico e poco identificabili da parte dei fedeli, proprio per la posizione logistica, che non permetteva una osservazione attenta delle immagini, a causa della distanza che separava le persone oranti dalle opere. La formula, fino ad allora inedita, di rendere partecipi i devoti i quali, attraverso la contemplazione, dovevano essere ammaestrati ed indottrinati sulla verità della fede, si diffuse in Catalogna intorno alla fine del primo trentennio del secolo XIV, segnando, per tutta l’età gotica, l’arte pittorica della Penisola Ispanica. 12 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Giudizio Universale Santi Matteo e Antonio Abate; Annunciazione Adorazione dei Magi Maestro di Olzai – Retablo del Giudizio Universale (2 Tavole superstiti dal Retablo del G.U.) – Sec XVI (Primi) cm 184,2 x 56,5 – cm 183,5 x 57 Ovvio, per conseguenza, che la Sardegna venisse coinvolta in tale sottile operazione intellettuale e politico-religiosa! Fisicamente il retablo si presenta composto da una concatenazione di tavole lignee formanti due elementi fondamentali: uno inferiore, con procedimento orizzontale, denominato bancàl (basamento) e il superiore, sistemato in senso verticale al di sopra del basamento e molto più grande per dimensioni. Al centro del comparto superiore trova l’allogamento il compartiment (tavola centrale) con l’immagine del santo o santa cui è dedicata questa enorme pala d’altare. Sovente l’icona centrale vede protagonista la Madonna in trono con Bambino, definita con i più svariati appellativi. Sopra il compartiment abbiamo un riquadro decorativo, il cimàl, rappresentante, nella stragrande maggioranza dei dipinti, la Crocifissione. Ai lati, sempre del comparto alto, sono sistemati, in posizione verticale, i departiments, tavole aventi dimensioni più piccole e illustranti miracoli (i famosissimi milagros) e avvenimenti esistenziali del titolare del compartiment. Ognuno dei departiments è chiamato casa e la sequenza verticale delle casas, si definisce carrèr (via). I carrers sono le strade che incorniciano i departiments e vengono tenuti insieme tra loro da montanti; le casas, di contro, sono separate in senso orizzontale con una soluzione di archeggiature e fregi. Per ultimo, il guardapols (fascia inclinata) racchiude il retablo lungo le fiancate e nella parte superiore. Anonimo, Madonna col Bambino; Anonimo, Sacra Famiglia. sec XVIII - Olio su tela - cm 61 x 49 sec XVIII - Olio su tela - cm 105 x 75 2. Palazzo delle Seziate l palazzetto, noto ai cagliaritani veraci (e, mi si conceda, non più giovanissimi) per essere uno degli edifici di Castello più rinomati, è costruito su due piani insistenti su un alto zoccolo lapideo, al cui epicentro si schiude, ampia ed elegante, la cosiddetta Porta di San Pancrazio (dalla adiacente Torre, appunto, di San Pancrazio), o della Zecca che crea il transito tra le confinanti Piazza Indipendenza e Piazza Arsenale. I dicembre 2010 — Rotary Club Cagliari 3. a) L’Oggettistica l piccolo insieme di reperti appartenenti alla Collezione della nostra Pinacoteca, risulta di provenienza non conosciuta, ma si ipotizza pervenuto nella stessa, attraverso lasciti di privati o acquisizioni sul mercato antiquario. Si sottolinea l’importanza di due piatti da questua, di bottega tedesca, in rame sbalzato e punzonato, datati al XVI secolo e due interessantissime piccole sculture in lignite raffiguranti San Giacomo Pellegrino, probabilmente del XV secolo, e, quasi certamente, ex voto acquistati da devoti durante pellegrinaggi a Santiago di Compostela. Si evidenziano inoltre, due statuine raffiguranti Leoni sdraiati in bronzo dorato alti cm 15 e datati ai secoli XVIIXVIII. Mi corre l’obbligo di spendere poche parole, infine, ma per evidenziarne la grande importanza storica e artisticoantiquaria, sul famosissimo Acquamanile in forma di volatile, di bronzo, datato ai primi del secolo XII. Trovato in un terreno privato, in agro di Mores in regione San Salvatore, il reperto fu acquistato nel 1919. Studiato e ristudiato per la evidente importanza che rivestiva, anche ad una osservazione non proprio attentissima, nel 1946 venne attribuito dallo storico dell’Arte U. Monnaret de Villard, ed ancora nel 1967 da U. Scerrato, all’arabo Abd Al Malik il Cristiano. Nel 1969 e, con una riconferma nel 1970, R. Serra, lo ritiene «Opera proveniente da bottega pisana o veneziana realizzata da un artista legato alla cultura bizantina». I Anonimo. Acquamanile a forma di volatile. Sec. XII (primi) Bronzo Il nucleo originale, ad un solo piano, data all’ultimo quarto del XVI secolo-primo quarto del XVII secolo; invece il 1825, così come si legge nella epigrafe collocata sul portale, a ricordo dell’evento, comportò la sopraelevazione di un ulteriore piano della fabbrica. Scrivevo qualche riga più in alto, che le Seziate sono uno degli edifici più rinomati del Castello e questo perché (la loro denominazione proviene dal lemma di derivazione spagnola seziata, che in italiano significa seduta) in tale sito, i viceré spagnoli ascoltavano le suppliche ed anche le lamentazioni (e ciò io penso alquanto più frequentemente che non le suppliche) dei carcerati detenuti nella confinante Torre di San Pancrazio, nei giorni stabiliti per il ricevimento delle persone interessate ai colloqui, nei locali appunto delle cosiddette Seziate. 13 14 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 venute in un ripostiglio entro l’abitato nel villaggio di Pula». Antonio Taramelli nella Guida del Museo Nazionale di Cagliari datata 1914, riferisce di «materiali di età cristiana e medievale... vasi di varia forma, piatti, boccali, ciotole in terracotta invetriata a colori ed a riflessi metallici, di importazione ispano-araba, alcune con iscrizioni arabe, rinvenute in un ripostiglio di Pula». Il corpus del cosiddetto secondo gruppo, vede la luce nel 1967, durante i lavori di restauro della parrocchiale del paese di Settimo San Pietro e dedicata al santo eponimo. Lo sconvolgimento del pavimento, causato dal rifacimento dello stesso, permise il recupero di questo… “tesoro ceramico” e la probabile datazione, come termine ante quem, del XVIII secolo. Tenendo presente l’anno del restauro e cioè il 1967, che, per la prima volta dopo quasi tre secoli, vede rimestato il piano di calpestio della chiesa, sotto cui si trovava, sigillata in strato, la stoviglieria di cui si scrive e lo studio comparativo con fittili rinvenuti in altri siti della Sardegna, si è stati indotti a identificarli come oggetti di produzione indigena, con un margine di dubbio risicatissimo. Inoltre, l’attribuzione cronologica dei due interessanti, bellissimi lotti, è da considerarsi quasi del tutto sicura: il corpus “Pula” risale al secondo-terzo quarto del XIV secolo; il corpus “Settimo San Pietro” al XVI-XVII secolo. Riassumendo, il patrimonio ceramico della Pinacoteca può vantare, oltre ai numerosi reperti di area valenzana, ai fittili di produzione sarda, tre boccali di Malaga, un boccale pisano-ligure, una ciotola carenata di probabile produzione siciliana databile alla prima metà del secolo XIV, un piattello a calotta emisferica schiacciata e un piatto sempre a calotta emisferica schiacciata toscanoc) La ceramica l materiale fittile di proprietà della Pinaco- ligure entrambi datati al XVI-XVII secolo. teca cagliaritana, è proveniente da due did) L’ebanisteria stinti siti: Pula e Settimo San Pietro. Filippo ue reliquiari lignei riproducenti moNissardi dà notizie sulle ceramiche di Pula, delli architettonici rinascimentali e con grande dovizia di particolari. L’acquisizione del corpus pulese, data il 1896, quello manieristici e databili al XVI secolo, di madi Settimo S. P. è del 1967. Il nucleo di Pula nifattura toscana, fanno mostra di sé nel documenta «58 pezzi di stoviglie ispano- novero variegato delle proprietà della Piarabe». «24 stoviglie ispano-moresche, rin- nacoteca Nazionale di Cagliari. Vennero b) Il materiale Lapideo – Campana di Ugone a collezione lapidaria della Pinacoteca Nazionale di Cagliari contiene un insieme di materiali di diversa provenienza, epoca, tipologia. Sono stati identificati, studiati e inventariati circa 40 reperti tra lapidi funerarie (ritengo degna di menzione una in marmo datata al 1345, di cm 72 x 95, proveniente, secondo la documentazione del canonico Giovanni Spano, il quale scrive nel 1861, di averla «vista incastrata sopra la conca del lavatoio», dalla chiesa di San Francesco di Stampace ed appartenente per attribuzione di M. Burresi, 1983, alla bottega di Andrea Pisano, rappresentante «d(omi)na Vannucia Orla(n)di ... a(nno) D(omini) MCCCXLV», epigrafi (per tutte, l’Epigrafe dell’Arsenale, della misura di cm 50 x 60, e datata tra il 25 marzo e il 23 settembre 1263, secolo XIII, quindi); stemmi (da evidenziare 3 Stemmi Pisani di Cagliari, datati rispettivamente: a) Sec. XIII (ultimo quarto) XIV (primo quarto), cm 52 x 60; b) Sec. XIII (ultimo quarto) XIV (primo decennio), cm 36 x 38; c) Sec. XIV (primo decennio), cm 54 x 40, (tutti e tre i reperti sono in calcare); stemmi nobiliari; una statua acefala di Madonna con Bambino (Sec. XIV cm 64 x 43 in calcare); ancora, una Croce stazionale (Sec. XIV-XV cm 110 x 87 x 22 in marmo); un’altra Croce, sempre in marmo (Sec. XVI-XVII cm 71 x 56); capitelli; frammenti architettonici; chiavi di volta provenienti da demolizioni di chiese ed altro materiale di spolio. A chiudere, la arcinota Campana di Ugone, bronzea, datata al Secolo XIV (tra il 25.3.1381 e il 24.3.1382, del diametro massimo di cm 38,6). L I D dicembre 2010 — Rotary Club Cagliari 15 acquisiti dallo Stato, in seguito alla distruzione della chiesa di San Francesco di Stampace, nel 1877. Custodiscono reliquie di Santi Martiri sardi. Costruiti, il più grande in legno di mogano con intarsi in ebano, avorio e tartaruga, misura cm 148 x 87 x 14,5; il secondo, in ebano e avorio, è di cm 80 x 30 x 30. e) I tessuti e i ricami l meraviglioso e variopinto mondo dei manufatti tessili e dei ricami è, senza alcun tema di smentita, uno dei motivi di giusto orgoglio della Pinacoteca. La raffinata esecuzione dei reperti, unitamente alla oggettiva bellezza estetica, manifestano l’impareggiabile maestria delle tessitrici della terra sarda. L’arte del telaio veniva fatta imparare alle bambine fin dalla prima infanzia. Esse apprendevano la tecnica in modo del tutto naturale e, anzi, alcune artigiane particolarmente abili, documentavano il proprio talento, firmando con una iscrizione il manufatto che, più spesso, assurgeva a livello di capolavoro. Talvolta nei lavori destinati all’uso sacro (tovagliette, ad es.), o più spesso nelle bisacce, tessuto sulle tasche, era documentato il nome del proprietario o il luogo di produzione o la data. La più parte dei tessili della Pinacoteca è frutto di acquisizione, agli inizi degli anni venti del XX secolo, di ricche raccolte create nel tempo da appassionati ed eruditi collezionisti: Pischedda, Todde, Piras-Mocci, Dallai. Un altro buon numero di reperti risulta, purtroppo, di provenienza sconosciuta. Tale grande importanza patrimoniale, fu documentata con l’esposizione della collezione dell’Avvocato Efisio Pischedda, alla Mostra di Etnografia Italiana che si tenne a Roma nel 1911; il fondo Pischedda fu uno dei più ammirati ed apprezzati da studiosi e visitatori. I tessuti e i ricami di cui brevemente tratto, rappresentano un vasto repertorio di manufatti, raccolti e assemblati dai primitivi proprietari, tenendo conto soprattutto del loro valore estetico e della loro destinazione d’uso. Si ascrivono quasi esclusivamente come appartenuti alla classe sociale più abbiente, e per la preziosità e per la raffinatezza nell’esecuzione propriamente materiale. Le opere numericamente più documentate sono i copricassa (koberikàsha) e i copritavolo (koberibàncu), manufatti di foggia rettangolare impiegati per essere posti sopra le cassapanche e sui tavoli, con la finalità, oltre che di abbellire, di riservare i mobili dalla polvere e da eventuali altre offese esterne. Quasi tutti questi oggetti raffinati, sono originari dell’area geografica dell’Oristanese, in particolare di Morgongiori, Mogoro, Mogorella, Usellus, Siamanna. La lavorazione, accuratissima, si avvale dell’uso di lane sarde tinte con coloranti vegetali dalle tenui gradazioni cromatiche, più raramente con I Bisaccia (Bertula) – Alto Oristanese (Morgongiori?). Ordito e trama in cotone, trama supplementare in lanetta e seta: applicazioni in seta, velluto e cotone. l’uso di lane d’importazione, vivaci nei forti colori. Frequente la presenza di fili dorati e argentati, della seta da ricamo,di applicazioni in seta sui bordi e di fiocchetti in taffetas o serici, espressione di un gusto di grande classe ed eleganza. Per quanto interessa il campo decorativo, l’Oristanese si caratterizza per una enorme quantità di motivi ornamentali, distinguendosi senza ombra di dubbio dalle altre zone sarde; i motivi vegetali e floreali riproducono i seguenti motivi: la ghianda (sa landi), la vite (sa ua), il garofano (su gravellu), la rosa (s’arrosa); i motivi antropomorfi: il ballo tondo (su ballu tundu), gli sposi a cavallo (is isposus a cuaddu), la donnina (sa pippiedda); quelli zoomorfi: l’aquila (s’abila), il cervo (su 16 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 kervu), il cavallo (su kaddhu), l’unicorno (s’a unu korru), il pavone (su paone); la simbologia cristiana mette in campo la croce (sa rughe), l’ostensorio (?), l’angioletto (s’angheleddhu), il monogramma di Cristo (?); non mancano certamente i motivi geometrici, numerosi e utili a riempire gli spazi vuoti. Degna di grande attenzione inoltre, la ricca collezione di bisacce (bèrtulas), rettangoli ripiegati a formare due grandi tasche dal decoro uguale e simmetrico. La tecnica di tessitura delle bèrtulas dell’Oristanese è, nella parte esterna, quella denominata a lauru o a bagas; l’interno delle tasche e il retro, sono fatte con la tecnica c.d. a briàli. Le coperte (burras o mantas) sono ottenute con la tessitura a tre teli longitudinali, poi cuciti tra loro, con l’uso del telaio orizzontale, che non consentiva un’ampiezza maggiore del manufatto. Il telaio verticale, più antico, è usato in Barbagia, ad Aritzo e a Talana, per realizzare le mantas di sola lana. Un ultimo cenno non può mancare riguardo ai copriletto di cotone bianco (is fànugas), lavorati a pibiònis. Ancora, troviamo le strisce lunghe (ingirialèttus), sempre di cotone bianco, che ornavano il letto, molto alto, a baldacchino, con cavalletti (a krìspiris). Vari ed elegantissimi sono i motivi che abbelliscono gli ingirialettus: antropomorfi, zoomorfi, fitomorfi, geometrici ed infine un originale motivo riproducente la corona gigliata del Carmelo, denominata sa mustra de su Carmine. Ultima nell’elencazione, la riproduzione della moneta del sesino, detta sa mustra de su sisinu. f) L’arredo domestico tradizionale: i cassoni e gli intagli oche parole per documentare questi importanti oggetti dell’arredo domestico in Sardegna. Sono realizzati quasi esclusivamente in legno di castagno e hanno forma di parallelepipedo. Vengono denominati kasha, kashitta, kashoneddhu, a seconda della dimensione. In Logudoro e in Campidano la cassa grande si definisce arka e la piccola arkitta o arceddha. Tutte indistintamente, fino a tempi non troppo lontani dai nostri, risultano essere tinte in colore rosso con l’u- P so del sangue di bue o di pecora. Il manufatto ligneo di derivazione barbaricina presenta un decoro a intaglio sul paliotto, quello di fattura lussurgese, di contro, è intagliato solamente nella cornice. Vari motivi vegetali sono impiegati per abbellire le casse di Santu Lussurgiu, più basse e assai più raffinate, come esecuzione, tra tutte quelle sarde. Figurazioni di animali e motivi geometrici, ornano invece le arkas, senz’altro più austere nella loro fierezza quasi barbarica, ma non per questo meno belle. g) Gli intrecci e i cestini manufatti di fibre vegetali, per lo più erbe palustri, ma non solo, sono nella stragrande maggioranza, stati acquistati dalla Pinacoteca il 30 giugno del 1925 dalla Collezione Sanjust e comprendono un consistente numero di canestri (palineddhas), corbule (krobis), corbelle (krobeddhas), crivelli (ciulirus), cofanetti (koffinus), cestinetti e cestelli di varia foggia e di diverso uso, qualche paniere (kanisteddhas), quasi tutti creati con ordito in culmi di grano e trama in giunco, con applicazioni in stoffe di pregio nei reperti più eleganti e, per i manufatti delle zone fluviali e marittime, con l’uso della palma nana sia per l’ordito che per la trama. I h) I gioielli manufatti preziosi in oro e, più spesso, in argento (e questo per la facilità di reperire questo metallo nobile nelle miniere di Sardegna), fanno bella mostra di sé nella Pinacoteca. Questi monili sono, in gran parte, stati acquisiti in un arco temporale che si protrae dal 1923 al 1929. La più rilevante e per numero di reperti e per bellezza e per valore intrinseco degli stessi è la Collezione Sanjust, fatta propria da parte della Pinacoteca in data 12.2.1925. È conseguenza quasi naturale, che tali preziosi appartenessero soprattutto alle classi nobili e ai ricchi borghesi, colti e oramai bene avvezzi a sapere stimare con intelligenza gli oggetti di valore; queste gioie erano, ad ogni buon conto (ed io aggiungo giustamente), ben presenti nel corredo ornamentale dei ceti I dicembre 2010 — Kannaka. Oro- tecnica a laminazione, filigrana. Sec XIX popolari, seppure molto meno pregiate, ma ricalcanti le stesse tipologie (catene, spille, bottoni). Le influenze esterne hanno, fino a un certo punto, condizionato la fisionomia di questi oggetti. Infatti il gusto “barbarico” di cui parla Giovanni Lilliu o «la persistente e polemica affermazione di arcaismo nelle forme bizantino-romaniche» evidenziate da Corrado Maltese, «sono la riprova della grande volontà dei sardi di mantenere intatta il più possibile la loro identità primitiva». “Primitiva” sì ma, voglio con determinazione e convinzione affermare, certamente non priva di forte impronta aristocratica, seppure di segno, appunto, “barbarico”. Questo, nonostante le inevitabili influenze iberiche, determinate dal dominio ultrasecolare da parte del regno di Spagna. Ma io sarei più propensa a individuare con maggiore convincimento, una certa quale suggestione, nell’uso della tecnica della granulazione, di derivazione punica, di influssi etruschi (non dimentichiamo gli scambi com- Rotary Club Cagliari 17 merciali tra i Sardi del periodo Nuragico e le città-stato dell’Etruria). Senza fingere di non ricordare che le grandi rotte commerciali portavano i nostri conterranei ad intrattenere rapporti di buon negozio finanche col mondo mediorientale. E non scordando che la Sardegna, nei secoli, ha visto transitare sul proprio suolo, non sempre con pacifici intenti, un numero imponente di genti forestiere. Queste vicissitudini hanno fatto sì che tante culture abbiano dato, in definitiva, il loro contributo allo sviluppo di un canone autoctono, fatto di raffinati stilemi che possiamo, a buon diritto, rivendicare oramai come Stile Sardo. Le collezioni pertinenti alla Pinacoteca, coprono un arco temporale che possiamo datare oscillante tra i secoli XVII e XIX. I temi ornamentali dei nostri gioielli sono limitati a poche tipologie, ripetute con una costanza quasi identitaria, come a voler sottolineare che la grazia della gioia preziosa, risiede più nella sapienza esecutiva dei maestri orafi, piuttosto che nella varietà dei motivi decorativi! La filigrana è lavorata, nella quasi totalità dei manufatti, con il motivo della spirale, singola in forma di cerchio concentrico, o, più sovente doppia, in guisa di doppio ricciolo. Nei preziosi d’argento si trova la rosetta, realizzata con la tecnica della incisione, oppure per fusione. La rosetta inoltre, rappresenta il motivo dominante, una sorta di fossile guida, in quasi tutti gli oggetti della Sardegna, siano essi in legno, in ferro, o appartengano al mondo architettonico, sia religioso che civile. La simbologia, a parte quella canonica che riguarda gli amuleti, non è rappresentata da grande varietà di segni, sia nell’ambito religioso (i simboli della Passione), che nel contesto profano (le mani che si stringono negli anelli nuziali). Si sottolineano i due motivi che potremmo definire canonici: il cuore e gli uccelli. Il simbolo del cuore, spesso stilizzato con eleganza nei manufatti per lo più barbaricini (soggòli, fibbie), è, d’altronde, riprodotto presso le culture di tutto il mondo. Gli uccelli si evidenziano in una notevole diversità di raffigurazioni; l’aquila bicipite in primis, e, a seguire, identici sia nell’ambito sacro, che nel profano, falchi, grifi, aquile fortemente ripetitivi nella resa iconografica. Oltre ai rapaci, vi è una serie di animali e animaletti domestici che fa bella mostra di sé, soprattutto nei gioielli. Colombe, pavoncelle, galli, gallinelle, sovente stilizzati in stilemi che oggi troveremmo attualissimi. Cagnolini, volpi, qualche raro gattino sono esemplati nel bestiario dei quadrupedi. Le tecniche di lavorazione utilizzate sono prevalentemente le seguenti: filigrana, granulazione, laminazione, incisione, traforo, sbalzo, fusione, bulino, cesello, 18 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 stampo… (spero di non avere tediato con la noiosa elencazione); superfluo sottolineare che i maestri orafi manifestano una perizia di livello superbo. Nel novero dei preziosi, meritano un cenno i Rosari, splendidi e originali per la presenza delle sontuose patene (sa pattena) che il più delle volte sostituiscono la croce nella parte terminale dell’oggetto di culto. La patena risulta composta da una medaglia ottenuta dalla sovrapposizione di due lamine sbalzate, e contornata da una cornice in filigrana di foggia circolare, ovale o poligonale. Spirali contrapposte e di uguali dimensioni, avvolgono l’insieme, susseguendosi e formando il disegno del ricciolo doppio. All’interno della medaglia, sono sistemati piccoli oggetti di devozione, che la trasformano in un reliquiario. I crocifissi poi, sono costantemente effigiati secondo l’iconografia canonica del Christus Patiens, vincolato alla croce dai tre chiodi, il capo reclinato e incoronato di spine, il diaframma bloccato nello spasimo dell’agonia. Talvolta, a concludere la Sacra Rappresentazione, si documentano o i simboli ossei della Morte, oppure, a rappresentare il sacro segno del sangue e della resurrezione, una pietra rossa castonata nel monile benedetto. Un interessante repertorio è documentato dai simpaticissimi e originali Spuligadentes (lett. Stuzzicadenti). Si ipotizza da parte di eminenti antropologi che, oltre alla valenza igienicopratica, essi possano assolvere ad una funzione apotropaica. L’idea, invadente il mondo del magico, spiegherebbe la ripetizione costante del prototipo, con varianti iconografiche, alla soluzione monotematica: dall’epicentro dell’oggetto (di foggia cordiforme, zoomorfa, antropomorfa riproducente un cavaliere) si dipartono due elementi ricurvi contrapposti, l’uno appuntito all’estremità (lo spuligadentes vero e proprio), l’altro terminante in forma arrotondata di cucchiaino. Il monile, quasi sempre in argento, veniva esibito dal possessore, appeso al petto con una catena (a giunkigliu) o, in guisa di ciondolo, a documentare, probabilmente, una ricca alimentazione a base di carne! Il particolare, farebbe individuare nella ostentata esibizione del monile, la sua valenza propiziatoria e apotropaica, ad un tempo. La collana (kannaka), presente in tutti gli emisferi dai tempi più antichi, è documentata in Sardegna sotto forma di monile in oro. Comprende varie tipologie, che, ad ogni buon conto, vede presente come una ripetizione canonica, il vago di forma sferica o ovoide, formato da una lamina liscia o traforata, arricchita da decori in filigrana o lavorati a sbalzo. I vaghi sono uniti fra di loro da gale di filigrana. Ora, un cenno sugli amuleti sardi. Il Malocchio, costante terrore presso tutti i popoli della Terra, ha il suo scaramantico oggetto dell’esorcizzazione, nell’amuleto (Sa Sabbeccia), che deve servire a preservare dalle disgrazie. I nostri talismani rientrano pienamente nelle tipologie mediterranee: conchiglie (cypraea, turbo rugosus, meglio noto come occhio di Santa Lucia); pietre colorate, bianche, nere di onice ed anche di legno tinto; ambra, corallo, cristallo di rocca, pasta vitrea, vetro, residui ossei, denti di animale, chele di crostacei, pezzettini di tessuto o di carta con sopra scritte formule magiche. Insomma un campionario di tutto rispetto, avente lo scopo di possedere un forte potere apotropaico. E se i materiali sono il più delle volte poveri, la magia che sprigionano col fluido incorporato all’interno di essi, merita che siano montati in argento, metallo pregiato con la forza intrinseca di allontanare e neutralizzare gli influssi maligni! Ancora, nel variegato campionario di accessori di pregio, non può mancare una menzione ai pendenti, di cui su lasu (dal termine spagnolo lazo, col significato di laccio, a identificare il nastro di seta, per lo più di colore nero, entro il quale vien fatto passare il pendente da sistemare stretto al collo), naturalmente in oro, è emblema dell’arte orafa sarda. La gioia è formata da tre scomparti eseguiti con lamine traforate, ornate con la filigrana e le perline (di fiume) scaramazze. Il primo scomparto, il più vicino alla fettuccia, è anche il più grande e ha forma di fiocco doppio, con castone centrale; il mediano, ch’è di regola il più piccolo, ha, anch’esso un incavo centrale, con pietra di colore diverso; l’ultimo scomparto, infine, è costituito da un cam- dicembre 2010 — meo, o più di frequente, da un castone. Gli orecchini, (Sas Oritzinas), oltre agli esemplari comuni, a cerchio e a navicella, meritano una parola, per sottolineare quelli dalla tipologia (probabilmente mutuata dall’eredità bizantina) a tre piastre laminate e traforate, sorrette, all’attaccatura dell’orecchio, da un comparto in forma di fiore. Le placche, in oro, di notevoli dimensioni, sono provviste di una “corniciatura” (S’inghiriu) in filigrana, o in fogliettine esterne lavorate al bulino, il corpo interamente ricoperto di “scaramazze”. Inutile rimarcare l’impatto regale de Sa Dama indossante il costume sardo della festa, di per sé sontuoso, arricchito dai meravigliosi orecchini e dal resto del corredo aureo, provvisto inoltre, di anelli (sos Aneddhos), a fascia filigranata, a granulazione, di foggia geometrica, per lo più romboidale, o con le manine che si stringono; di spille d’oro (Sas Isprillas), a disegno floreale, cordiforme, a stella (Sa mustra ’e su frore, su coro, s’isteddhu), appuntati al petto, alla benda del capo (Sa tiazzola); di bottoni d’oro o anche d’argento (giornalieri) (Sos ’uttones – sos vuttones – sos buttones), fatti con due lamine a semicerchio o troncoconiche filigranate, traforate o a granulazione, saldate insieme; di soggòli, catene (Su giunkhigliu), fibbie, portachiavi (S’Aneddu ’e sas kraes); ed infine di spille e ciondoli con castoni di cammei in turchese, malachite, ambra, agata, onice, corallo, avorio, vetro, conchiglia. i) Le armi a più importante ed interessante collezione pubblica d’armi sarde che possiamo documentare, è, senz’ombra di dubbio, la Raccolta Imeroni, acquisita dalla Pinacoteca in data 20.8.1926. La serie vanta pregevoli esemplari di coltelli e fucili, di creazione tutta isolana. La consumata esperienza degli artigiani dei paesi di Pattada e di Arbus, nello specifico, per quanto riguarda la forgiatura dei metalli, ci restituisce le belle e rinomate lame Pattadesas e Arburesas. Sento qui il dovere di ricordare i più abili coltellai di Pattada: Zintu e Fogarizzu. Il fucile sardo, originale e senza L Rotary Club Cagliari 19 uguali al mondo nella categoria delle armi da fuoco, si identifica immediatamente per alcune peculiarità: è un monocanna molto lungo e sottile, con acciarino a pietra, calcio appiattito e a “pinna” molto corto, il guardamano alquanto largo, ricoperto pressoché del tutto di metallo decorato elegantemente a bassorilievo. Viene detto in lingua sarda rispettivamente: Kannetta o Kannetteddha per non confonderlo col generico Fusili o Fusile o per distinguerlo dalla doppietta denominata Iskupetta o Skupetta. Celebrato per la notevole precisione, forse per avere la canna molto lunga che concede un rilevante traguardo di tiro. Quasi mai l’arma è corredata del mirino; questo fa pensare che la mira dei nostri fucilieri fosse frutto di consumata esperienza e di grande conoscenza della Kannetta. 4. Maestri Sardi del XX sec. proposito dei maestri sardi del XX secolo, mi corre l’obbligo di riferire un commento personale al riguardo! Una ripetuta e attenta osservazione critica praticata nel corso degli anni, mi inducono ad affermare con determinazione, al di là della risultanza folklorica quasi esiziale che viene più spesso loro attribuita dai critici conterranei (quasi una sorta di pudore misto a ritrosia nel volere riconoscere originalità e sicurezza di segno ai maestri della terra di Sardegna), che i nostri artisti manifestino una personalissima interpretazione e documentaria e paesaggistica e antropologica elevata ad un rango di pittura alta nell’ambito di un patrimonio iconografico che armonicamente bene si alloga nel panorama nobile dell’Arte italiana del XX secolo. I Nostri pittori esprimono una creatività al contempo selvaggia e sapiente: selvaggia nel senso di liberamente significare tutta la meravigliosa, luminosa cromia degli spazi, sapiente nella consumata esperta conoscenza della pittura italiana ed europea contemporanea che si confronta, ma giammai si mescola in forma di mimesi, all’originalità dei maestri sardi. ■ A 20 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Moderni per Tradizione Il Sovrano Militare Ordine di Malta Stefano Oddini Carboni “TUITIO FIDEI ET OBSEQUIUM PAUPERUM” Impresa dell’Ordine di Malta differenza di tutti gli Ordini Monastico-Combattenti nati durante il periodo delle prime crociate, il Sovrano Militare Ordine di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi di Malta gode ininterrottamente ancora oggi di ottima salute e grande vitalità nel pieno possesso di una indipendenza che gli permette di meglio destinare le proprie risorse spirituali, umane e materiali ai fini di raggiungere l’obbiettivo principale della sua attività: la difesa della fede nella tutela dei poveri e dei malati. Il perché di questa semplice evidenza è da ricercarsi nel mantenimento, durante tutto il periodo della avventurosa e travagliata vita dell’Ordine Gerosolimitano, della sua vocazione “Ospitaliera”, vocazione ancor oggi attualissima ed alla cui attuazione sono devolute tutte le sue energie. È importante notare che non è mai venuta meno la continuità storica e l’indipendenza istituzionale dell’Ordine a partire dalla sua fondazione e che parallelamente è rimasta immutata la sua vocazione Ospitaliera. Tutto ebbe inizio infatti nell’XI sec. a Gerusalemme ove era attestata l’esistenza da parte di mercanti di Amalfi di una struttura di accoglienza dei pellegrini malati attiva tra il 1014 e il 1068 denominata dalle fonti come Xenodochium in titolo di S. Giovanni Eleymon (l’Elemosiniere). A Tale struttura ricalcava dei modelli bizantini presistenti ove erano previsti, per esempio, la presenza stabile di medici e speziali dediti alla cura dei malati. E si può già notare quello che sarà una caratteristica di grande modernità nella Ospitalità attuata dall’Ordine: la fusione di metodiche e saperi che, permeando la Palestina di quei tempi, territorio di confine fra Islamici, Bizantini e “Franchi”, confluivano insieme ad una importante cultura medica ebraica nella gestione dei “Signori Malati”. In questo crogiuolo di culture si innestò il sentimento della “Charitas” cristiana che nell’Europa occidentale era in forte affermazione, anche grazie all’azione degli “Ordini Mendicanti” propugnatori di un rinnovamento morale e religioso della Chiesa di Roma. Quando nel 1099 i cosiddetti “Crociati” conquistarono Gerusalemme, il Beato Gerardo, considerato il fondatore dell’Ordine, regge da tempo le sorti dell’“Ospitale” di San Giovanni (nel frattempo divenuto il più occidentale San Giovanni Battista). Numerose testimonianze riportano con meraviglia dell’esistenza di questo Ospedale. Quando nel 1113 Papa Pasquale II approva la regola dell’“Ordo Equitum Hospitaliorum Sancti Johannis Hierosolymitani” forse non immaginava che gli sarebbe sopravvissuto di quasi mille anni. dicembre 2010 — Rotary Club Cagliari 21 Il trattamento dei malati non prevedeva distinzioni di sesso o religione, come testimonia la leggenda del Saladino che si finge malato indigente e viene caritatevolmente curato, sacrificando addirittura il cavallo del Gran Maestro il cui cuore opportunamente cucinato ne rappresentò la terapia adeguata. Le Regole emanate in successione ben stabilirono i criteri da adottarsi per i singoli malati, per la gestione dell’Ospedale (che rapidamente diventarono numerosi anche nell’Europa occidentale sempre collegati a presidi, commende o monasteri dell’Ordine). (Robert G., The Order of Malta and its politics of health from the 14th to the 18th centuries Hist Sci Med. 1996; 30 (1): 73-5.) Pergamena dall’Archivio dello “Ospidale S. Catterina” in Venezia, 14 marzo 1251 L’OSPEDALE DI GERUSALEMME (1120-1199) REGOLA DELL’OSPEDALE DEL BEATO RAIMONDO DI PUY (1120-1160) «quando l’ammalato arriverà, sia accolto così: riceva il santo sacramento dopo aver confessato i propri peccati al priore, sia portato in un letto e là, come se fosse un signore, ogni giorno, prima del pranzo dei fratelli, sia nutrito caritatevolmente secondo le possibilità della casa». CAPITOLO GENERALE DELL’OSPEDALE SOTTO RUGGERO DI MOULINS (1181): si danno istruzioni dettagliate sul letto del malato, gli accessori, il ruolo dei cavalieri e dei sergenti al momento dell’accoglienza e per la sorveglianza e si specifica che: «…in secondo luogo, è decretato con l’assenso dei fratelli che per gli infermi dell’ospedale di Gerusalemme dovranno essere assunti quattro dottori, competenti, qualificati per esaminare l’orina, riconoscere le diverse malattie e capaci di somministrare i rimedi appropriati» Ad ulteriore testimonianza della modernità dell’approccio terapeutico, vengono inoltre definiti dei criteri di “specializzazione” per talune patologie. Venne prescritto, per esempio, l’affidamento ove possibile degli affetti dalla lebbra alle strutture dell’Ordine di San Lazzaro. (L’ordine di Malta e le scienze mediche: 1048-1912 Carlo Fedeli – Pisa, F. Mariotti, stamp., 1913.) È ragionevole pensare che essendo i Cavalieri Giovanniti dei formidabili combattenti vi fosse grande vantaggio a possedere strutture adeguate al loro mantenimento in salute e che si sfruttasse ogni conoscenza medico-chirurgica esistente, clinicamente utile, indipendentemente dalla sfera culturale dalla quale derivasse. Dopo le numerose battaglie che si combattevano in quei territori le “Infermerie dell’Ordine” rappresentavano senza dubbio le punte di diamante del sistema sanitario dei “Regni Franchi” al quale riferirsi per curare i feriti. L’influsso della medicina e della cultura islamica non si limita, quindi, alle terapie sul singolo paziente, ma influenza anche l’architettura dei numerosi presidi che l’Ordine possedeva in Terrasanta. Gli studi archeologici e le fonti coeve testimoniano infatti dell’organizzazione di importanti spazi dedicati all’Ospitalità anche nei possenti Castelli Ospitalieri di Margat e del Krack des Chevaliers. (Kennedy H., Crusader Castles. Cambridge Univ. Press. Cambridge 1994; Muller-Wiener W., Castles of the Crusaders. Thames and Hudson, London 1966) Le “Infermerie” erano situate nelle parti più interne e protette dei castelli, sovente vicino alla Cappella Magistrale. Tali castelli, definiti “concentrici” in quanto circondati da vari ordini di mura con spazi interposti destinati ad attività artigiane e mercantili, sarebbero stati, 22 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Crack des Chevaliers Margat Crack des Chevaliers Margat secondo alcuni autori, molto influenzati dai “Ribat” islamici. (Toll C. Arabic Medicine and Hospitals in the Middle Ages: a probable model for the Military Orders’ care for the sick.) Pianta del Crack des Chevaliers, Siria Sala Grande dell’Ospedale dei Cavalieri Giovanniti nella Città di Acri 1187-1291 Galea dell’Ordine dei Giovanniti di Gerusalemme di Rodi, sec XV. Il “Ribat” è una istituzione nella quale si riunivano per alcuni predeterminati anni dei giovani uomini non sposati che, coordinati all’interno di una comunità monastica che albergava in particolari castelli dalla tipica architettura a corte interna, si adoperavano nella Jhiad, la guerra santa di conquista da portarsi al di là dei limiti delle terre islamiche. Nella fede islamica ben si contemperavano lo sforzo combattente e la fede in Allah, sempre sia Benedetto, il Vittorioso. Nel sentimento Cristiano, invece, si notava una stridente contraddizione fra l’uso della forza e l’amore verso il prossimo. La composizione fra i due sentimenti impegnò i teologi contemporanei, fra i quali anche Bernardo da Chiaravalle (poi San Bernardo) che nel suo “De laude nova militia” indicò il nuovo prototipo di impegno cristiano nei monaci-combattenti appartenenti ai vari Ordini sorti in Terrasanta. A testimonianza della pervicacia con la quale i Giovanniti sentivano la loro missione ospitaliera anche nei periodi di maggior pericolo laddove vi era la “Casa Madre” lì vi era un “Ospedale”. Durante le fasi finali delle riconquista dei territori d’oltremare palestinesi da parte delle armate del Saladino, i Giovanniti, già persa la Città Santa, aprono e gestiscono una importante struttura ospitaliera, tutt’ora esistente, ad Acri; sino all’ultimo definitivo assedio. Dopo la perdita dei territori palestinesi ed un periodo trascorso a Cipro, i Giovanniti, con l’aiuto del genovese Vignolo dè Vignoli ed il gradimento dei bizantini, conquistarono e si installarono a Rodi (1310) ed alcune isole vicine. L’Ordine, da ora in poi detto “di Rodi”, modificò radicalmente le sue prerogative divenendo una importan- dicembre 2010 — Gli “ammalati di san Lazzaro” devono essere curati nelle proprie case ma soggetti a restrizioni: «...i lebbrosi non possono avere rapporti sociali con i sani; …le persone sane non possono acquistare merci dai lebbrosi sotto pena di pesanti sanzioni; …i lebbrosi non possono esercitare alcuni mestieri, se non con il permesso delle autorità sanitarie, le autorità sanitarie devono controllare che nessun bene materiale prodotto dai lebbrosi passi ai sani» Disposizione del Gran Maestro Emery d’Amboise (1510-1532) Rotary Club Cagliari 23 te forza militare marittima, in quei tempi campo di superiorità tecnica nel confronto con gli Ottomani, e costruì imponenti fortificazioni nei suoi nuovi territori. Inoltre, nel solco della tradizione Ospitaliera, venne costruito il famoso Ospedale, ancora oggi visitabile. Vanno ricordate numerose innovazioni che furono operate in questo periodo, fra le quali la consuetudine di imbarcare un medico ed un “barbiere” nei legni dell’Ordine dediti alla guerra “di corsa”. La conquista delle isole dei Cavalieri della “Religione” impegnerà gli Ottomani a lungo e solo Solimano il Magnifico vi riuscirà nel 1523 dopo un lungo assedio e la concessione ai Cavalieri superstiti di lasciare vivi Rodi con l’onore delle armi. Grave errore strategico da parte dei “Turchi” poiché questo drappello di Cavalieri costituirà il nucleo di uomini che fonderanno una spina nel fianco dell’Impero Ottomano: la Signoria dei Giovanniti sull’isola di Malta. Sicuramente il Grande Ospedale di Rodi era la più celebre e moderna istituzione dell’epoca. Era composto da un Salone di 51 x 12 m, con svariate camere accessorie, refettori, cucine, uffici e, inusuale per l’epoca, stanze da bagno. Nella ala sud vi erano gli alloggi del personale e la grande farmacia, la cui gestione era minuziosamente prescritta negli statuti della “Domus Hospitalis”. Al primo piano vi erano 11 stanze intorno ad una galleria che venivano utilizzate per l’isolamento dei pazienti con malattie infettive. (V. Mallia-Milanes; A Pilgimage of Faith, War and Charity. Pisa University Press 2006) L’assedio di Acri. Il Gran Maestro Ospitaliere Mathieu de Clermont difende le mura nel 1291. Chateau de Versailles. D. Papety (1815-1849) Influssi della Medicina Araba ed Ebraica sin dalla fondazione dell’Ordine: • Grbadin o Antidotarium di Mesuè il giovane; • Canone di Medicina di Avicenna (aggiornamento di trattati grecoantichi); • Averroè e Maimonide (medico di Riccardo Cuor di Leone). Queste disposizioni attestano che, sebbene i lebbrosi continuassero ad essere ritenuti una minaccia per la comunità, non erano considerati così infettanti da richiedere la loro reclusione in lebbrosari. Quando venivano ammessi in ospedale (la Sacra Infermeria) i lebbrosi dovevano essere curati in apposite stanzette isolate. Nel 1530 il Gran Maestro Fra’ Philippe de Villiers de l’Isle Adam prese possesso dell’isola di Malta, ceduta all’Ordine dall’Imperatore Carlo V con l’approvazione di Papa Clemente VII. Prontamente i Cavalieri vi organizzarono imponenti difese e ricostruirono una flotta che per qualità non temeva confronti. Inoltre ripresero la loro attività Ospitaliera, organizzandola in modo tale da divenire un esempio per le strutture simili in Europa. Istituirono la figura del “Proto-Medicus”, che doveva essere “laureato” in Medicina ed aver compiuto 24 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Rodi nella carta ottomana di Piri Reis (1526) Il Grande Ospedale di Rodi l’apprendistato in Napoli o a Salerno, standardizzarono le procedure prevedendo i controlli di qualità sulle prestazioni, studiarono disposizioni architettoniche razionali per la disposizione dei letti e degli ambienti; ricercarono, in sostanza, il massimo della qualità. Questo in nome di Dio Onnipotente e nell’ottica dei vantaggi materiali che comportava trasferendo alla loro vocazione Ospitaliera una gerarchizzazione militare. (R. Ellul-Micallef, Lo sviluppo dei servizi medici a Malta durante la presenza dell’Ordine, in “Mediterranean Rehabilitation Conference”, Malta 11-10-2000) La struttura Ospitaliera godeva di grande rispetto e prestigio e il Grande Ospitaliere, che di solito apparteneva alla Lingua di Francia, conservava con puntiglio le prerogative di indipendenza ed autonomia della organizzazione medica, come da più fonti ben rimarcato. Evitando qualunque ingerenza anche da parte, per esempio, della pur temutissima “Santa Inquisizione”. Persino durante il “Grande Assedio” di Malta si continuò l’opera Ospitaliera. E quando nel 1565 i Cavalieri, guidati dal Gran Maestro Fra’ Jean de la Vallette, riuscirono a difendersi da più di tre mesi di guerra portata direttamente nell’isola, dovettero ricostruire la città quasi completamente distrutta. Nonostante l’urgenza del momento suggerisse di impegnarsi esclusivamente in difese militari, costruirono una delle loro più grandi opere: la “Sacra Infermeria”. La “Sacra Infermeria” come si presenFu alloggiata al centro della nuova città, spostata ta oggi e, sopra, come era raffigurata in una incisione d’epoca. leggermente rispetto alla prima, battezzata La Vallet- dicembre 2010 — Rotary Club Cagliari 25 Matteo Perez d’Aleccio “Il Grande Assedio” al Forte Sant’Elmo ta in onore dell’eroico Gran Maestro che guidò la resistenza alle truppe ottomane. (Cassar Paul; A medical history of Malta, London 1964) Le azioni dei Cavalieri di Malta non si limitarono alla gestione della Sovranità dell’isola, ma programmarono anche gli sviluppi futuri nel campo dell’educazione sanitaria rimanendo in contatto con la famosa “Scuola Medica Salernitana” e riuscirono a rendersi autonomi nella creazione di una classe medica importante e riconosciuta a livello europeo. Nel 1571 la storica battaglia di Lepanto segna un arresto della fase espansiva ottomana nel Mediterraneo occidentale e la flotta dell’Ordine, considerata una delle più potenti del Mediterraneo, contribuì non poco alla distruzione della potenza navale della Sublime Porta. Ma il ruolo di sentinella del Mediterraneo Occidentale non distoglie l’Ordine di Malta dalla sua missione, fondarono infatti una Università ed una Scuola Medica e si gettarono inoltre le basi per una “medicina sociale”, con il controllo delle epidemie e il trattamento domiciliare dei lungodegenti e dei malati di lebbra. Riassumendo vediamo quali furono le innovazioni nei principali campi: La Prevenzione sanitaria con l’isolamento dei contagiosi, sterilizzazione, termodistruzione dei pagliericci e delle coperte. La redazione di Protocolli studiati e diffusi che prevedevano un letto per ammalato (!), lo studio collegiale delle patologie, la preparazione di cartelle cliniche, la corretta preparazione dei medicamenti. L’effettuazione di sistemi di Controllo degli ambienti, dei laboratori e dei farmacisti con previste gravi pene anche per lievi negligenze. In conclusione nel Medioevo la Medicina andò incontro a notevoli progressi, come sostiene lo studioso Frontespizio di The History of the Knights of Malte «La Santa Casa dell’Ospedale ha l’abitudine di accogliere gli ammalati, uomini e donne, ed ha l’abitudine di avere dei medici in pianta stabile che si prendono cura degli ammalati, preparano gli sciroppi per loro e forniscono loro tutto ciò che è necessario». dagli Statuti della fine del XII secolo G.B. Scarano (Elementi di Storia della Medicina; Piccin Ed.) «grazie all’istituzione di centri di insegnamento, Università, con l’opera dei Monaci copisti, l’insegnamento dell’anatomia, la critica intelligente agli Antichi Maestri, l’esaltazione della medicina preventiva, l’istituzione di Ospedali e Lazzareti, l’introduzione della quarantena, il trionfo dell’alchimia preludio della chimica e con l’inizio della medicina sociale». Ed in queste parole ritroviamo tutto l’Excursus Medico dell’Ordine di Malta. Le situazioni cambiano ed il furore Napoleonico spazza via anche i Cavalieri di Malta, con- 26 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Ferdinand von Hompesch zu Bolheim, Gran Maestro dell’Ordine di Malta (1797-1799) quista l’isola e requisisce le proprietà dell’Ordine in Francia. L’ultimo Gran Maestro che esercitò la sovranità su Malta, von Hompesch, fu destituito per tradimento dagli stessi Cavalieri, anche se forse nella conquista dell’isola un ruolo importante di fiancheggiatori l’ebbero gli appartenenti alla “Lingua di Francia”. Inizia un periodo travagliato nel quale divenne anche Gran Maestro lo Zar di tutte le Russie Paolo I, sia pure per soli due anni, sino al ritorno in Sicilia e nel 1834 l’Ordine si stabilisce definitivamente a Roma. L’Ordine di Malta oggi è una Monarchia elettiva ed al suo Gran Maestro la Chiesa riconosce dignità Cardinalizia, gode delle prerogative internazionali di autonomia e sovranità e possiede in Roma, garantiti da extraterritorialità, il Palazzo Magistrale, in via Condotti 68, e la Villa Magistrale sull’Aventino. Possiede inoltre il Forte Sant’Angelo a La Valletta in Malta. L’Ordine intrattiene relazioni diplomatiche con scambio di Ambasciatori con 104 Stati in tutto il mondo – molti dei quali non cattolici – cui vanno aggiunte rappresentanze presso alcuni Paesi europei e presso Organismi Europei ed Organizzazioni, possiede sue leggi e tribunali, batte moneta e stampa francobolli. Oggi più che mai la sua vocazione Ospitaliera è esaltata ed è al centro della spiritualità e della vita dei Cavalieri. Molti ospedali dell’Ordine sono localizzati in Europa e più precisamente in Germania, in Francia, in Belgio, in Inghilterra e in Italia. La maggior parte sono policlinici. L’Ospedale dell’Ordine a Roma, dedicato a San Giovanni Battista, è specializzato nella neuro-riabilitazione. L’ospedale in Inghilterra e alcuni in Germania hanno unità specializzate nella terapia del dolore per i malati terminali. Dipartimenti simili operano in Argentina, Australia, Italia, Sud Africa e Stati Uniti. L’utilizzo di terapie all’avanguardia, l’aiuto fornito da volontari appositamente formati, in un ambiente che opera secondo i principi etici cattolici è parte rilevante dell’attività sanitaria dell’Ordine. Nel Padiglione Baduel, alla Magliana a Roma, operano gli ambulatori specializzati in oculistica, chirurgia, dermatologia, otorino, neurologia, fisiatria, ortopedia, allergologia, endocrinologia, diabetologia, urologia, radiologia con TAC, MOC e radiologia tradizionale. Riveste una particolare importanza l’Ospedale ostetrico di Betlemme: con il coordinamento dell’Associazione francese, tutto l’Ordine contribuisce alla sua operatività. Offrendo alle donne della regione l’unica possibilità di dare alla luce i propri figli in una struttura dagli standard medici di livello europeo, fornisce un servizio indispensabile alla popolazione dell’area di Betlemme. L’indipendenza internazionale dell’Ordine, la perdita dei suoi territori e quindi delle relative necessità di amministrazione, come ha affermato S.A.E. il Principe Gran Maestro Fra’ Andrew Bertie, (“L’Ordine di Malta: la solidarietà come ponte tra Occidente e Oriente”. Lectio magistralis, Università Cattolica di Milano 2610-2006) permettono oggi ai Giovanniti sparsi in tutto il Mondo di ritrovarsi nella vocazione primigenia di Ospitalieri in sintonia col loro motto “Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum”. ■ dicembre 2010 — Rotary Club Cagliari 27 Sessant’anni dopo: un esempio di civiltà L’eliminazione della Malaria in Sardegna Ugo Carcassi rganizzato dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia, con il patrocinio dell’Università, della Regione Autonoma della Sardegna e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha avuto luogo, il 28 settembre 2010, nell’Aula Magna dell’Università, sotto la presidenza del Professor Mario Piga, la Cerimonia Inaugurale del Convegno Internazionale: “L’eliminazione della Malaria in Sardegna. 60 anni dopo”. Il Convegno aveva lo scopo di riconsiderare gli eventi legati alla secolare presenza della Malaria in Sardegna alla luce delle varie campagne antimalariche ed in particolare quella sostenuta dalla Rockefeller Foundation e valutare la situazione così come si va delineando sei decenni dopo la completa eliminazione della Malaria nell’Isola. Hanno pronunciato indirizzi di saluto l’Assessore alla Sanità della Regione Sardegna On. Antonello Liori, il Sindaco di Cagliari Dottor Emilio Floris. Ha presentato l’Evento il Rettore Professor Giovanni Melis ed ha svolto l’allocuzione introduttiva il Professor Mario Piga. O La prima lettura dal titolo La WHO e l’eliminazione della Malaria nei Paesi europei. Storia recente e tendenze attuali, è stata svolta dal Professor Vladimir P. Sergiev (Mosca) Rappresentante, anche, della OMS Europa. Egli ha sottolineato che il controllo della Malaria costituisce uno degli impegni preminenti della OMS Europa che si propone lo scopo di eliminare la Malaria in tutte le Nazioni dell’area di sua competenza nel prossimo futuro. Nell’ultimo quarto del XX secolo si sono verificate molteplici epidemie malariche in diversi Paesi europei. Tuttavia grazie ad i contributi del Fondo Globale per combattere l’Aids, la Tubercolosi e la Malaria (GFATM) e ad una stretta collaborazione con l’Ufficio della Regione Europa dell’OMS, fin dal 2008, tutti i Paesi malarici della Regione avevano iniziato la fase di eliminazione e le strategie nazionali riguardanti la Malaria erano state aggiornate al fine di affrontare al meglio la scommessa concernente l’eliminazione della malattia. Attualmente quando un paese registra zero casi di Malaria “acquisita localmente” 28 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 ★ Focolai di Anopheles Labranchiae ancora presenti in Sardegna (Boccolini e coll., 2007) per almeno tre anni consecutivi esso può richiedere all’OMS la Certificazione del raggiunto status di assenza di Malaria. I Paesi della Regione Europa OMS devono ora fronteggiare la sfida posta dalla Malaria “importata” costituita sia dalla prevenzione delle morti causate da Malaria da Plasmodium Falciparum, sia dal reimpianto della trasmissione “locale” della Malaria da Plasmodium Vivax. Si è verificata ora una tendenza stabile dell’aumento del numero dei casi registrati di Malaria “importata”. Il numero maggiore di casi di questo tipo si è verificato in Francia, Germania, Italia ed Inghilterra, ma circa i ¾ di questi casi riguardano la Francia e la Gran Bretagna. La specie predominante “importata” è costituita dal P. Falciparum. Essa è responsabile dei tre quarti di tutti i casi importati. In conseguenza di una cattiva diagnosi di Malaria “importata” il numero dei decessi causati da Malaria da P. Falciparum in Europa è in aumento. Il coefficiente di mortalità in alcuni Paesi ha raggiunto il 10%. La Malaria benigna da P. Vivax non ha avuto esisti letali e per questo il problema della Malaria “importata” è stato trascurato. Tuttavia anche questa forma può favorire il reimpianto della trasmissione locale. Secondo quanto programmato dalla OMS Europa la totale eliminazione della Malaria entro il 2015 si profila un risultato raggiungibile. Il successo dell’eradicazione della Malaria in Sardegna 60 anni fa resta ancora oggi un attraente esempio per molte Nazioni europee. L’eliminazione della Malaria “indigena” in Europa aiuterà a realizzare le aspirazioni riguardanti la creazione di complessi industriali, di iniziative commerciali e turistiche in Paesi attualmente affetti dalla Malaria. In conseguenza delle migrazioni umane e delle correnti turistiche verso Paesi dove la Malaria è endemica questa affezione continua ad essere importata all’interno di aree che sono state classificate come esenti dalla malattia. Sono quindi necessari corsi di aggiornamento per medici dei Paesi europei che riguardino la rapida diagnosi ed il trattamento della Malaria “importata” unitamente ad una migliore educazione concernente le misure di profilassi antimalarica di tutte le persone che si rechino in zone tropicali contribuendo in questo modo a diminuire la cifra di morti per Malaria nella Regione Europa OMS. Il Professor Robert Sallares (Manchester), storico e patologo molecolare, ha presentato poi una relazione dal titolo L’arrivo della Malaria in Italia nell’antichità. Nelle premesse ha precisato che i vettori della Malaria più importanti sono costituiti nel Mediterraneo Occidentale dall’Anopheles Labranchiae e nel Mediterraneo Orientale ed in alcune zone dell’Italia dall’Anopheles Sacharovi. Entrambe le zanzare e la stessa Malaria si sono diffuse verso il nord, attraverso il Mediterraneo, qualche tempo dopo la fine dell’Era Glaciale. A partire dal 750 a.C. i Fenici stabilirono loro colonie in Sardegna. In questo stesso periodo le popolazioni indigene di cultura nuragica mantennero contatti con gli Etruschi dell’Italia centrale. A partire dal 540 a.C. Cartagine iniziò la conquista della Sardegna ed è probabile che questi movimenti di dicembre 2010 — popolazione abbiano trasportato sia la Malaria che le zanzare nell’Isola. La prima notizia di un’armata romana impegnata nella conquista della Sardegna e decimata da una malattia porta la data del 234 a.C. Vi furono epidemie (probabilmente) malariche nel 215 a.C. e nel 124 a.C. Strabone descrisse la Sardegna come terra insalubre in estate, specialmente, nelle zone fertili delle pianure, mentre Cicerone era consapevole del rischio della trasmissione della Malaria in Sardegna anche durante l’inverno, al contrario di quello che avveniva nel Lazio. Gli eserciti romani dovevano quindi evitare le zone insalubri della Sardegna. La più antica menzione, 181 a.C., di una “mala aria”, endemica nell’Italia Centrale, si deve ad un autore contemporaneo, Catone il Vecchio, che fa riferimento a Graviscae, porto della città etrusca di Tarquinia. Sia la stessa Malaria che la zanzara Anopheles Labranchiae probabilmente raggiunsero il porto di Tarquinia con le imbarcazioni provenienti dalla Sardegna ed anche da quelle direttamente provenienti dal nord Africa. Le terre umide erano necessarie per generare grandi popolazioni di zanzare. Sia l’Anopheles Labranchiae che l’Anopheles Sacharovi si sviluppano meglio in ambienti lievemente salmastri più di altre specie di zanzare simili che non sono vettori efficienti della Malaria umana. In questo modo l’A. Labranchiae, proveniente dal nord Africa, è stata capace di stabilirsi e moltiplicarsi lungo le coste dell’Italia Centrale e del sud. In Sardegna l’A. Labranchiae ha sfruttato in passato la mancanza di competizione da parte di altri vettori per svilupparsi in ambienti quali i torrenti di montagna situati fra i 500-1000 metri. Questo contribuisce a spiegare la maggiore intensità della Malaria nell’Isola nel passato in confronto con l’Italia centrale. Le fonti di studio della Malaria nell’antichità sono costituite da dati documentari antichi e rendiconti storici, da ricerche su biomolecole antiche provenienti da sche- Rotary Club Cagliari 29 letri e mummie estratte da zone archeologiche, dallo studio di anomalie presenti in ossa “antiche” indicanti genotipi che forniscono qualche resistenza alla Malaria come ad esempio la Talassemia. Risultati particolarmente interessanti sono stati ottenuti dallo studio di un Cimitero per bambini (Lugnano in Teverina), risalente al V secolo d.C., situato sulle rovine di una Villa Romana del I secolo d.C. Nella parte della Villa portata alla luce sono state ritrovate 47 tombe prevalentemente appartenenti a nati prematuramente o neonati. L’alta mortalità infantile era normale nelle antiche popolazioni tuttavia il fatto che metà degli inumati fossero feti fa pensare ad una malattia capace non solo di provocare un’alta mortalità infantile ma di produrre anche un’alta frequenza di nascite premature in donne gravide. La Malaria da P. Falciparum è una di queste malattie. È stato fatto un tentativo per verificare questa ipotesi estraendo DNA malarico dalle ossa di 5 degli antichi scheletri. Lo studio del DNA antico amplificato, proveniente da uno dei 5 scheletri, ha dimostrato la presenza del Genoma del P. Falciparum. I risultati degli scavi di Lugnano hanno fornito abbondanti prove dell’attuazione di rituali apotropaici (capaci di allontanare o distruggere gli influssi malefici) contro la malattia. Essi erano costituiti ad esempio da una dozzina di cuccioli (di cane) mutilati, da un artiglio di zampa di corvo e dallo scheletro di un rospo. La relazione, del Sallares, conclude sottolineando che sia il P. Falciparum che l’A. Labranchiae raggiunsero la Sardegna e l’Italia Centrale via mare dal nord Africa durante il I millennio a.C. Questo venne facilitato da aumentati commerci interregionali e da spostamenti della popolazione tra le spiagge del sud e del nord del Mediterraneo in conseguenza della colonizzazione Fenicia e Greca del Mediterraneo occidentale a partire dall’800 a.C., seguito dalla con- 30 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 quista della Sardegna da parte dei cartaginesi e successivamente dalla conquista da parte dei romani sia della Sardegna che del nord Africa. Questi dati dimostrano l’utilità delle indagini che utilizzano le biomolecole. Queste ricerche hanno, tra l’altro, consentito di documentare di recente la presenza di DNA malarico nella mummia del Faraone Tutankhamun. La terza relazione dal titolo La Malaria in Sardegna. Un maleficio scomparso? è stata svolta dal Professor Ugo Carcassi (Cagliari). Egli ha ricordato che nel 1980, sotto la sua presidenza, la Facoltà di Medicina aveva organizzato, in accordo con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Istituto Italiano di Medicina Sociale, il Ministero della Sanità e la Regione Sardegna, un Congresso internazionale per celebrare Il 30mo Anniversario dell’eliminazione della Malaria in Sardegna. In quella occasione aveva svolto la Lettura introduttiva ugualmente intitolata La Malaria in Sardegna. Un maleficio scomparso? Nel corso della presentazione il Professor Carcassi aveva ricordato il ruolo importante esercitato dal Professor Claudio Fermi (Sassari) nel definire la prima mappa della distribuzione della Malaria nell’Isola, dal Professor Giuseppe Cambosu (Sassari) quale organizzatore di un Corso specifico per il conseguimento del Diploma in Malariologia, dal Professor Giuseppe Brotzu (Cagliari) quale consulente del Comitato Internazionale per la Lotta Antimalarica in Sardegna, dal Prof. Antonio Spanedda (Cagliari) quale autore delle prime ricerche sulla distribuzione delle anofeli nell’Isola e dal Dottor Marco Gallus (Cagliari) quale Direttore, per vent’anni, del Centro Regionale Anti-insetti (CRAI). Quest’ultimo organismo era stato istituito per espresso intervento del Professor Brotzu che riteneva indispensabile il controllo anti-anofelico una volta conclusa l’attività dell’ERLAAS, in modo da impedire il reimpiantarsi delle anofeli. Il Relatore aveva anche ricordato il contributo fondamentale dato dalla Rocke- feller Foundation per l’istituzione dell’ERLAAS, Organismo che in una campagna continuativa e massiva, svolta dal 1946 al 1950 aveva portato alla totale eliminazione della Malaria in Sardegna. Era stato anche sottolineato che gli scopi della Rockefeller Foundation erano rivolti alla verifica della capacità del DDT di eradicare l’Anopheles Labranchiae ed altri vettori dall’Isola portando in questo modo alla scomparsa della Malaria. È ora noto che per la particolare configurazione dell’Isola l’eradicazione dell’Anopheles Labranchiae non era riuscita mentre l’eliminazione totale della Malaria era stata ottenuta. La Relazione esponeva anche i risultati ottenuti per dimostrare, per la prima volta, con un metodo scientifico attendibile, le cause responsabili della presenza di Talassemia e Favismo nelle zone pianeggianti e malariche e l’assenza di queste affezioni nelle zone montuose non malariche. Lo spunto era stato fornito dalle ricerche del Professor Mourant sulla Distribuzione dei Gruppi Sanguigni nel mondo che indicavano come i sardi avessero un profilo emogruppale particolare. In base a queste premesse l’Équipe Sarda poteva dimostrare che la popolazione delle zone montagnose e di quelle pianeggianti era etnicamente omogenea e che il fattore di selezione era costituito dalla presenza della Malaria, che favorendo la sopravvivenza dei soggetti talassemici e fabici (G-6-Pd carenti) ne manteneva le frequenze a valori altissimi. Ricerche di genetica di popolazione eseguite dal Professor Luca Cavalli-Sforza confermavano la peculiare costituzione genetica dei sardi che apparivano distinguibili anche dagli italiani. Successive ricerche del Professor Licinio Contu e del suo gruppo documentavano che l’antigene di istocompatibilita (HLAB35) era capace, nei sardi, di esercitare un’azione competitiva nei confronti della Malaria favorendo i portatori di Talassemia e di Favismo. Tuttavia la scomparsa della Malaria aveva favorito il permanere di alte dicembre 2010 — frequenze sia del Favismo che della Talassemia che per scomparire in maniera significativa necessiteranno di molte centinaia di anni. Le ricerche attuali delineano due diverse prospettive: una riguarda il possibile innalzamento entro il 2020 della temperatura del globo che trasformando le zone subtropicali, di cui fanno parte l’Italia e la Sardegna, in zone tropicali le renderebbe tendenzialmente malariche; la seconda eventualità riguarda il rischio del reimpiantarsi della Malaria in conseguenza dell’aumento dei casi di Malaria “da importazione” legata al massivo afflusso di lavoratori provenienti da zone malariche o da turisti provenienti da aree in di Malaria endemia. Rotary Club Cagliari 31 Va infine segnalato che dopo la scomparsa della Malaria alcune malattie autoimmuni quali: la Sclerosi Multipla, il Diabete Mellito tipo I, la Tiroidite autoimmune e la Celiachia sono considerevolmente aumentate in Sardegna. Questi dati non devono necessariamente indicare un rapporto diretto tra scomparsa della Malaria ed incremento della frequenza di queste affezioni. Appare quindi evidente che nuove ed accurate ricerche in questo senso sono necessarie ed urgenti. Questi sono i problemi attuali che l’Organizzazione Mondiale della Sanità Europa e le Istituzioni Sanitarie dei vari Paesi devono ora fronteggiare. ■ anfred Brosche e Michele Bajorek, un rotariano tedesco del Club Bad Reichehnall – Berchtesgaden ed un nostro socio, il primo è in vacanza a Santa Margherita di Pula ed il nostro Michele, Direttore del Centro Trasfusionale dell’Ospedale Brotzu, sta svolgendo il suo impegnativo lavoro. Un malore costringe il turista all’urgente ricovero nel Reparto di Gastroenterologia dell’Ospedale e, anche per la scarsa conoscenza della nostra lingua e per un malaugurato concomitante incidente alla moglie ricoverata all’Ospedale Marino avendo riportato una frattura, per superare il difficile momento, ricorre al Rotary. Si rivolge al Governatore del Distretto ed apprende che nell’Ospedale lavora il nostro socio; lo contatta e Michele si rende da subito disponibile, interessandosi presso i colleghi, recandosi a trovarlo ogni giorno della degenza e, da ultimo, con opportuno intervento terapeutico, rendendogli possibile il ritorno in Germania. Grato per quanto il nostro amico ha operato per lui, ha voluto comunicare al Presidente Ninni Cabras l’accaduto concludendo così la lettera: «mi ha fatto piacere che l’amicizia Rotary funziona anche nel bisogno». M Noi ne siamo altrettanto convinti, tanto più quando nel “servire” rotariano è impegnata una persona di esemplari qualità come Michele Bajorek. 32 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 La chiesa di San Giuseppe in Castello Il Barocco a Cagliari: origini e testimonianze Michele Pintus del 1983 il Convegno Nazionale promosso dall’Istituto di Architettura della Facoltà di Ingegneria di Cagliari ( da qualche anno il vecchio Istituto di Architettura è diventato la Facoltà di Architettura) su “Arte e Cultura del ’600 e ’700 in Sardegna”, nell’ambito del programma “Arte e Cultura nell’Italia del ’600” curato dal Comitato Nazionale Berniniano d’intesa con l’Accademia Nazionale dei Lincei. In due intense giornate (2-3 maggio) di lavoro tra Cagliari e Sassari un cospicuo numero di studiosi, tra cui molti sardi, hanno analizzato e dibattuto le problematiche culturali della Sardegna nella fase di passaggio dall’orbita politica spagnola a quella sa- È bauda, tra l’affermarsi della Controriforma, la diffusione della “cultura piemontese” e il trionfo del barocco. Le caratteristiche di un nuovo modo di fare architettura, identificate poi con il termine “barocco” dalla critica più recente, prendono il via dalla soluzione proposta nella Chiesa del Gesù a Roma da Jacopo Barozzi detto il Vignola, iniziata nel 1568. A Cagliari, la chiesa di Sant’Agostino, costruita nel 1597, presenta inequivocabili riferimenti con il gusto rinascimentale, che si protrae per tutto il Seicento in momenti che vedono ancora vivi aspetti dell’architettura gotica, come per esempio il presbiterio della parrocchiale di Gesturi, del 1674. La chiesa di San Giuseppe da via Corte d’Appello La chiesa di San Giuseppe da via Santa Croce dicembre 2010 — Rotary Club Cagliari Si può dire che il manifestarsi di chiari richiami all’architettura barocca italiana e iberica avviene, qui da noi, quasi in contemporanea con la progressiva immissione della cultura piemontese ad opera di ingegneri e architetti sabaudi, inviati in Sardegna per ragioni militari ma molto attivi anche nell’architettura civile. L’architettura barocca di Cagliari, come peraltro tutta quella della Sardegna, non deve essere intesa come diffusione, per quanto di periferia o postuma, degli schemi stilistici del barocco colto, ma piuttosto come importazione di modelli italiani, elaborazione, o anche solo influenza, di modelli ispanici e interpretazioni popolari. Si possono riconoscere almeno tre dei filoni tipologici nella grande produzione barocca, quello dei moduli provenienti dall’arte italiana, quello di influenza spagnola e quello popolare autoctono. Ad essi corrispondono tante opere che, a volerle limitare alla città di Cagliari e anche solo all’attività di culto, è impensabile descrivere in questo breve articolo che, come specifica il titolo, si limiterà alla descrizione della chiesa di S. Giuseppe. Questa realizzazione è legata alla fattiva presenza in Cagliari degli Scolopi, impegnati nel portare avanti l’attività di insegnamento per i poveri, iniziata nel 1597 proprio da S. Giuseppe Calasanzio, in attuazione di quei principi portati avanti dalla Chiesa dopo il Concilio di Trento. Non si può però non ricordare il grandioso complesso di Santa Croce in Castello, la fervida attività della Compagnia di Gesù con la bellissima chiesa di S. Michele nel quartiere Stampace e l’opera delle numerose Confraternite con l’Oratorio di Santo Cristo e di S. Giovanni nel quartiere Villanova e S. Sepolcro nel quartiere Marina. Su queste e altre importanti realizzazioni si potrà tornare in un prossimo futuro con specifiche monografie. Gli Scolopi arrivano a Cagliari il 6 novembre 1640 e si sistemano in un primo momento nell’ex convento francescano di S. Maria del Gesù, vicino alla porta Jesus, nel complesso della ex Manifattura Tabacchi. Poco dopo, grazie alla donazione da parte della Città di quattro case nei pressi della Torre dell’Elefante e di altri appartamenti confinanti donati da un privato cittadino, i Padri Scolopi possono disporre di un complesso con chiesa e collegio ben descritti in una “Visitatio” del 1645. «Il complesso è formato da una casa abbastanza piccola, ma di quattro piani: piano terra con chiesa, due stanze, cantine e scuole dei piccoli – primo piano che racchiude ancora il vano della chiesa e locali per la scuola – secondo piano per l’oratorio e per le celle (descritti molto poveri) – terzo piano con un refettorio grande, cucina e dormitorio». 33 La posa della prima pietra della chiesa di S. Giuseppe Calasanzio è del 1663, diversi anni dopo la reintegrazione dell’Ordine soppresso nel 1646; dopo varie vicissitudini, interruzioni e riprese la chiesa si conclude nel 1735. Lo schema tipologico della chiesa di S. Giuseppe è quello dei progetti che la Domus Generalizia di Roma diffonde nelle diverse sedi sparse in tutta Europa, come può evincersi dal raffronto con il S. Giuseppe Calasanzio di Chieti e il S. Pantaleo di Roma. La chiesa di Cagliari, come quella di Chieti, ha navata uni- Facciata Pianta 34 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Planimetria generale Vista del fronte principale Sezione longitudinale Sezione trasversale ampia Sezione trasversale ca con tre cappelle per ogni lato e il presbiterio. La navata è ricoperta con una volta a botte che si imposta su una trabeazione, retta da paraste doriche, di gusto classico. Vi sono, alternati, metope e triglifi con una cornice modanata a dentelli, che continua anche nel vano del presbiterio. La cappella maggiore, costruita poco dopo il 1672, è coperta da una cupola a pianta ottagona raccordata al vano quadrato con pennacchi e poggiante su un alto tamburo con finestre, in parte cieche. La cupola è conclusa da una lanterna, anch’essa ottagona ed è ricoperta esternamente da laterizio. Le cappelle, intercomunicanti, sono voltate a botte ed inquadrate da archi a tutto sesto su piedritti e con una voluta decorativa in chiave. dicembre 2010 — Rotary Club Cagliari Il tipo di organismo, alquanto particolare, non deriva dall’ambiente culturale cagliaritano e sardo in genere. Esso è originato dalla giustapposizione di uno spazio autonomo centrale, il presbiterio, e la navata longitudinale, raccorciata e conclusa con un arcone, l’arco di trionfo, a fare da soluzione di continuità. Tutto secondo un “modello” in grado di soddisfare la doppia funzione delle chiese degli Scolopi, quella religiosa per la celebrazione della messa riservata agli allievi e quella più strettamente legata all’attività didattica con rappresentazioni teatrali, concerti musicali degli allievi, ecc. In queste occasioni, una grande tenda chiude lo spazio sacro del presbiterio, lo isola come ambiente definito e concluso anche architettonicamente, e lo separa da quello della navata, temporaneamente utilizzabile per attività non religiose. A destra del presbiterio, un piccolo vano conduce alla sacrestia a pianta quadrangolare coperta con una volta a padiglione unghiata, decorata con affreschi. Questi dipinti, pur di non particolare fattura, sono un interessante documento, mostrando in un «trompe l’oeil» S. Giuseppe Calasanzio che fonda l’Ordine attorniato dai suoi religiosi e da angeli con raffigurazioni simboliche. Nelle lunette delle unghie compaiono inoltre figure allegoriche. Per una scala di marmo, un tempo comunicante con il collegio, si accede al piano superiore che ha, posti longitudinalmente alla navata, tre ambienti per parte, voltati a botte. Questi vani sovrastano le cappelle laterali della chiesa e si affacciano al suo interno mediante ampie finestre, che si ripetono sul lato esterno. Un’altra scala porta al campanile costituito da un vano aperto a due luci, dove è una campana di bronzo, che riporta la data del 1585 e il nome, illeggibile, dell’autore. Deve dunque trattarsi di una campana riutilizzata e di cui si ignora la provenienza, essendo stata costruita la chiesa, come si è detto, nel sec. XVII. Situata nel quartiere di Castello, la chiesa di S. Giuseppe si apre su un ripido slargo originato dal confluire di alcune strade (vie S. Giuseppe, Corte d’Appello, S. Croce e vico I de’ Genovesi) verso la porta della torre dell’Elefante, che sorge quasi attigua alla chiesa stessa. L’esiguità dello spazio non permette di cogliere completamente il prospetto dell’edificio, che rivela nuovi e suggestivi particolari col variare dei punti di vista. Alla chiesa è addossato l’ex collegio dei Padri Scolopi, un tempo unito ad essa e attualmente utilizzato come sede di una scuola pubblica. Il complesso sorge su un’area un tempo a ridosso delle fortificazioni poligonali, che univano la porta Castello (o del Leone) alla 35 Il presbiterio torre dell’Elefante: un cronista del ’600, Giorgio Aleo, ricorda che due delle quattro torri «redondas y muy altas», poste lungo le mura, furono demolite per costruire le Scuole pie nel 1640. L’attuale via S. Giuseppe è infatti la sistemazione del viottolo che congiungeva i due baluardi precedentemente ricordati. Il prospetto della chiesa, preceduto da una breve scalinata asimmetrica, è suddiviso in due ordini. mediante una cornice modanata, fortemente aggettante e ornata di dentelli. L’ordine inferiore è costituito da sei lesene, una per ciascuna estremità della facciata e due coppie che inquadrano il portale in pietra. Questo è sormontato da una cornice ancora aggettante e a dentelli, che si ripete nel timpano curvo spezzato, contenente lo stemma degli Scolopi; i lati sono ornati invece con volute e festoni. La parte superiore del prospetto nasconde, sovrastandola, la copertura in campigiane: raccordata a quella inferiore da due ali curve, è ancora scan- 36 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 L’interno della chiesa dita da due coppie di lesene e conclusa orizzontalmente da una cornice simile alle altre già descritte. In asse con il portale si vede un vano cieco ad arco ribassato che contiene un finestrino, mentre sotto il coronamento orizzontale è murata una lapide. L’aspetto più caratterizzante del prospetto è, senza dubbio, il ripetersi delle lesene e delle cornici dentellate che lo segnano verticalmente e orizzontalmente, mentre hanno particolare gusto i capitelli delle lesene che innestano su volute ioniche decorazioni di tipo vegetale, come uva, melagrane, etc. Il prospetto laterale che si affaccia sulla via S. Giuseppe è molto semplice e animato da lunettoni che illuminano le cappelle laterali e da finestre ad. arco ribassato, che danno luce ai vani superiori. Esso forma una cortina con la costruzione dell’ex-collegio nella quale si apre un bel portale in pietra, sovrastato dallo stemma dell’Ordine. L’arredo della chiesa, al momento del rilievo del 1982, è ridotto quasi solo al ricco altar maggiore con colonne tortili e marmi policromi che accoglie un mediocre quadro con la Madonna, il Bambino e alcuni Santi. Addossato al pilastro compreso fra la seconda e la terza cappella di sinistra vi è poi un pulpito, sempre in marmi policromi, che rivela lo stesso linguaggio figurativo dell’altare. È ancora visibile un quadro della Vergine con il Bambino, pregevole soprattutto per la bella cornice di tartaruga con fregi in bronzo e lapislazzuli montati in argento. Vi è inoltre un gruppo di piccole statue lignee, di fattura settecentesca, che compongono una Deposizione. In un angolo sono poi abbandonati due angeli in marmo ai piedi della Croce, che fanno parte di un crocifisso oggi perduto. L’arredo ligneo della sacrestia, ancora in situ, pur se gravemente deteriorato, è un bell’esempio di ebanisteria, eseguito appositamente per questo spazio. Sulle pareti sono ancora visibili quadri con i ritratti di alcuni arcivescovi cagliaritani. L’aspetto della chiesa è irriconoscibile rispetto all’attenta e minuziosa descrizione che ne fa il canonico Giovanni Spano nella sua «Guida»; egli la ricorda ricca di quadri e decorazioni che non esistono più. Già la descrizione del Cugia, successiva alla soppressione del collegio degli Scolopi, per effetto delle leggi Siccardi, rivela diversi mutamenti nella disposizione degli arredi, ma l’evento determinante è stato certamente il bombardamento che colpì la chiesa nel 1943, distruggendone, oltre al prospetto, parte delle cappelle e della copertura. Non vi è più traccia di molti quadri che ornavano la chiesa, mentre è ancora visibile nell’angolo sinistro presso il presbiterio la bomba di ferro, lasciata dagli anglo-olandesi sul «techo de este colegio» il 12 agosto 1708. La chiesa fu ripristinata fra il 1948 e il 1952 a cura del Genio Civile di Cagliari. Risalgono a tale ricostruzione infatti le balaustre in marmo con colonnine cilindriche e alcuni semplicissimi altari, sempre in marmo, di stile novecentesco. ■ SITO INTERNET DEL CLUB: www.rotarycagliari.org E-mail del club: [email protected] dicembre 2010 — Rotary Club Cagliari 37 Circolazione monetaria in epoca aragonese Antiche monete in Sardegna Antonio Lenza n nuovo sistema monetario viene introdotto in Sardegna con un decreto di Giacomo II, Re d’Aragona e di Sardegna, che sancisce una monetazione aragonese nell’isola. La coniazione di moneta grossa d’argento e di moneta minuta di biglione (lega di rame e argento in cui prevale il rame ) viene inizialmente effettuata a Villa di Chiesa (Iglesias) a seguito di un provvedimento dell’Infante don Alfonso, datato 12 febbraio 1324, che accorda alla città uno speciale privilegio di Zecca. In pratica gli aragonesi istituiscono una nuova unità monetaria, cioè un valore base col quale i Sardi, sudditi della Corona, dovranno misurare ed esprimere tutti i valori. Vengono coniate due bellissime monete con le seguenti denominazioni: – alfonsini d’argento: monete grosse del valore di 18 denari o di 1 soldo e mezzo; – alfonsini minuti: monete di mistura del valore di un denaro e di contenuto d’argento pari allo 0,17%. Per la prima volta da una zecca sarda viene battuta una moneta del valore di 1 denaro, tale da rappresentare l’unità di base del “sistema di conto e dei prezzi interni”. Il nuovo sistema monetario bandisce dalla circolazione nell’isola le monete non sarde, in particolare i denari di Pisa e di Genova ancora presenti nelle transazioni locali, a partire dal 1330, anno in cui il re Alfonso IV vieta l’utilizzo in Sardegna d’ogni moneta forestiera a eccezione di quelle auree. U In breve tempo gli alfonsini alimentano in misura prevalente la circolazione monetaria dell’intera Sardegna. Pertanto dal 1326 in poi le transazioni che hanno corso a Cagliari vengono regolate in moneta di alfonsini. Alla nuova unità monetaria si accompagnano due monete di conto, cioè i suoi multipli immaginari, il soldo (pari a 12 denari) e la lira di alfonsini (pari a 240 denari). Per il commercio interno e per le spese quotidiane di maggior valore il popolo cagliaritano basa i propri calcoli sulla moneta d’argento, una buona moneta perché justi boni ponderis, sempre più utilizzata anche per le transazioni con i mercati esterni. Una moneta, peraltro, destinata proprio per la bontà del suo valore intrinseco all’incetta all’esterno dell’isola, nonché al suo interno per la fabbricazione di oggetti di argenteria. Circa l’andamento dei prezzi dei beni primari nel mercato cagliaritano e del livello dei salari in questo periodo storico, sono di grande interesse alcuni dati espressi in “denari” davvero singolari per quanto riguarda il potere di acquisto della moneta in circolazione: Alfonsino sardo 38 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 • frumento • olio • formaggio • carne di maiale • pecora o montone • carne di vacca • carne di bue 0,4 3,5 9.0 5.0 6.0 2.5 1,7 al kg per un litro al kg al kg per un quarto al kg al kg Sorprendente è la relazione tra i prezzi sopra esposti e l’andamento dei salari: • operaio qualificato (falegname, muratore ecc.) GIORNATA DI LAVORO 1 REMUNERAZIONE 3 soldi (36 denari) * 4 soldi (48 denari) ** * durante la stagione invernale nella quale la prestazione era di otto ore lavorative; ** durante la stagione estiva, nella quale la prestazione era di dodici ore lavorative. Alfonsino d’oro Tre cagliaresi Per tutto il secolo XIV il salario medio di un operaio cagliaritano qualificato è di 42 denari per dieci ore di lavoro, cioè pari a 4,2 denari all’ora. Il valente numismatico e storico della materia Mario Forteleoni, dal quale ho attinto i dati sopra riportati, sottolinea che rapportando i prezzi dei beni primari con la paga oraria di 4,2 denari risulta all’incirca, che un chilo di formaggio equivaleva a due ore di lavoro qualificato, un quarto di pecora o di montone a un’ora e mezzo, un chilo di maiale a poco più di un’ora, un chilo di carne bovina (in media) a mezz’ora, un chilo di frumento a sei minuti. In sostanza, l’operaio qualificato cagliaritano di quel periodo può permettersi di nutrire abbondantemente la sua famiglia con meno di un quarto del suo salario. Appare inoltre sorprendente il raffronto del livello dei prezzi dei generi alimentari di più largo consumo e dei salari correnti a Cagliari con quelli delle più ricche città degli stati italiani, il cui tenore di vita è certamente tra i più elevati nella stessa Europa. A metà circa del Trecento un operaio qualificato di Venezia deve lavorare tre volte più a lungo di quello cagliaritano per comprare un litro d’olio, tre volte di più per un quarto di montone, quattro volte di più per un chilo di carne bovina e cinque volte di più per un chilo di frumento. Il contenuto di fino della lira di alfonsini non subisce alcuna variazione per oltre 60 anni. Due tipi di alfonsini minuti vengono battuti nella zecca di Bonaire, a Cagliari. Entrano nella circolazione cittadina anche i mezzi alfonsini d’argento e il mezzo alfonsino minuto, primo esempio di mezzo denaro di tutta la monetazione sarda. Insieme agli alfonsini circolano a Cagliari le monete catalane, largamente utilizzate negli scambi commerciali in un rapporto esatto di 1 a 1,5 tra il valore della lira sarda e quella di Barcellona – cioè in sostanza tra i rispettivi denari – che consenta rapidi calcoli mentali facili per tutti nelle operazioni di pagamento con moneta di Barcel- dicembre 2010 — Rotary Club Cagliari Fabbricazione di monete durante il Medioevo. La xilografia di Hans Burgkmair illustra le varie fasi dell’operazione, dalla fusione del metallo alla coniazione. lona per lo scambio di beni e l’erogazione di servizi i cui prezzi sono espressi in alfonsini. Il valore della lira sarda coincide invece con quello della lira di Genova. Per l’intero periodo aragonese la monetazione si svolge con l’alfonsino e il mezzo alfonsino d’argento, nonché con l’alfonsino e il mezzo alfonsino minuto di mistura. Nel 1442 per la prima volta una moneta sardo-aragonese viene chiamata reale, con la coniazione di reali d’argento del valore di tre soldi di minuti nonché di reali minuti (dobler) che si accoppiano agli alfonsini minuti. Questa coniazione è disposta da Alfonso V nella zecca di Iglesias, che con queste battiture cessa la propria attività, mentre contemporaneamente nella zecca di Cagliari vengono battuti alfonsini d’argento. Le monete d’oro che circolano a Cagliari sono poche: il fiorino di Firenze, il ducato di Venezia, il fiorino d’Aragona. Va sottolineato che il commercio internazionale è a Cagliari di modesta entità e le monete d’argento rimangono dominanti nel capoluogo sardo sia nel Quattrocento che nel Cinquecento. La valuta aurea è strettamente riservata ai pagamenti molto rilevanti e sistematica è la tesaurizzazione delle monete d’oro che riprendono a circolare solo in 39 occasioni del tutto particolari per la rarefazione delle monete d’argento che si determina nel corso dei decenni per le ragioni precedentemente indicate (incetta da parte degli argentieri, estrazione dal regno) sia per gli alfonsini d’argento sia per le stesse monete d’argento catalano-aragonesi che subiscono identico fenomeno nel territorio d’origine; la loro immissione nel mercato isolano e nel capoluogo diventa sempre più esigua – tanto da stabilirne il divieto di estrazione – a motivo del ristretto volume di scambi commerciali. Il potere liberatorio delle monete di mistura non corrisponde in Sardegna alla sua teorica funzione di moneta divisionale utile per i bisogni ricorrenti e i piccoli commerci della popolazione, ma di fatto, nei secoli XIV e XV questa moneta si surroga come intermediario degli scambi anche nel mercato cagliaritano ai nominali sia argentei che aurei, la cui coniazione si riduce drasticamente anche per la progressiva scarsità dei due metalli nobili. In pratica i nominali aurei non vengono più ritenuti necessari e non sono più coniati nelle zecche sarde, nonostante i tentativi di Pietro IV e di Alfonso V. Ultima novità della monetazione sardo-aragonese è la emissione del cagliarese e del suo multiplo da due cagliaresi, una moneta destinata a durare nella circolazione cagliaritana. Con questo nome verranno battute nella zecca di Cagliari tutte le monete minute fino all’ultima coniazione nel 1813, disposta da Vittorio Emanuele I di Savoia. ■ 40 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Un innamorato della Sardegna Alberto Ferrero Della Marmora Marcello Marchi Nel 1978, il Club, accogliendo la proposta di Marcello Serra, grazie anche al decisivo impegno di Angelo Cherchi, promosse un Premio da assegnare a persona o istituzione non sarde che avessero con la propria opera contribuito alla valorizzazione della Sardegna, al suo progresso economico, sociale e culturale, alla sua migliore conoscenza in Italia e all’estero, da intitolarsi ad «Alberto Ferrero Lamarmora, il più efficace e convincente intermediario tra la Sardegna (da lui acutamente illustrata e interpretata) e l’Europa». Da allora il Premio, al quale sono stati via via chiamati a partecipare, in rotazione, gli altri Club cittadini, è stato assegnato a istituzioni e studiosi di grande rilievo. Quest’anno, è il nostro Club ad organizzare la XXVI edizione. o scorso anno, dalla fine di Giugno a tutto novembre, si è tenuta a Cagliari, nelle sale del Centro Comunale d’Arte e Cultura il Ghetto, la mostra “L’esploratore innamorato. Alberto Ferrero della Marmora e la sua Sardegna”. Il titolo sintetizza mirabilmente la figura e l’opera dell’Uomo che, come nessun altro prima, e neanche dopo, ha studiato la nostra terra visitandone ripetutamente ogni luogo, anche il più remoto, e in questo suo continuo contatto si è appassionato ad essa fino ad innamorarsene. Non nutriva certo questa passione il Viceré Ignazio Thaon de Revel che lo ricevette nel 1819, in occasione del primo dei suoi viaggi, e, «…fingendo stupore e compassione, (gli) disse sorridendo: “Comment, mon cher, vous qui n’y etes pas obligé”. La Marmora – che narra l’episodio nel primo capitolo dell’Itinerario del viaggio in Sardegna – scrive che costui, come tutti i funzionari piemontesi inviati nell’isola, fosse deluso da essa e, sorpreso che taluno vi si recasse di sua volontà, avesse spiritosamente alluso «ad un certo aneddoto galante, nel quale si fa comparire e parlare un L marito che è sposato con una donna brutta e che si rivolge ad un terzo personaggio (all’amante di costei)». La Marmora aveva trent’anni quando fece «la sua prima corsa» in Sardegna, e, come riferisce in una delle prime note dello scritto citato, allora si occupava «quasi esclusivamente di caccia e di ornitologia». Nato a Torino nel 1789, terzo di undici figli (la sorellina gemella morì poco dopo la nascita) apparteneva a una famiglia di prestigiosa aristocrazia, i cui membri avevano ricoperto altissime cariche civili, militari e religiose (un suo antenato Filippo Ferrero Della Marmora era stato viceré di Sardegna dal 1773 al 1777). Fu avviato alla carriera delle armi entrando nel 1806 nella prestigiosa Scuola Militare di Fontainebleau (allora il Piemonte era provincia dell’Impero napoleonico). Ne uscì con il grado di sottotenente di fanteria ed anche con una buona conoscenza degli elementi fondamentali della geologia, geodesia e scienza naturale. Cognizioni che poi approfondì raggiungendo un ottimo livello in tali materie che furono a base delle sue ricerche e delle osservazioni scientifiche su di esse. dicembre 2010 — Partecipò alle campagne napoleoniche distinguendosi per valore tanto che nel 1813 gli venne conferita la Legion d’onore, che, con la Restaurazione, nel 1816, fu sostituita dall’Ordine Militare di Savoia; solo nel 1850, gli fu concesso di fregiarsi dell’onorificenza francese. Si è detto che compì il primo viaggio in Sardegna nel 1819, ma, come egli scrive nella nota citata, «lo studio e l’esplorazione del patrimonio archeologico dell’isola e soprattutto dei nuraghi, che avevano attirato la mia attenzione fin dalla visita precedente, formarono lo scopo del mio secondo viaggio, effettuato dal 1820 al 1821». La terza visita non fu volontaria e la permanenza nella nostra terra fu ben più lunga. Sospettato di aderire ai movimenti liberali che verranno severamente repressi nel 1821, venne esonerato dal servizio militare e spedito in Sardegna ove risedette dal 1822 sino al 1831. «…fu durante un soggiorno obbligato di quasi dieci anni nell’Isola che cercai di mettere a profitto l’inattività nella quale mi immergevano l’interruzione momentanea della mia carriera militare, e un vero e proprio confino fuori dal Continente, applicandomi alla pubblicazione di un ampio lavoro su questo paese». Infatti, in quegli anni, 1826, esce a Parigi la prima edizione del Voyage en Sardaigne de 1819 à 1825 ou Description statistique, physique et politique de cette ile, avec de recherches sur ses productions naturelles et ses antiquités. L’opera ebbe successive edizioni e venne ampliata, corredata dalle tavole dell’Atlante e pubblicata in tre parti nel 1839 (geografia fisica ed umana della Sardegna), 1840 (sue antichità), 1857 (geologia). Nel 1860 uscì l’Itinerair de l’ile de Sardaigne. Deve dirsi che il confino non imponeva limiti molto ristretti così che il La Marmora poté muoversi a piacimento nell’Isola, anche perché, pur essendo costretto a permanervi, nel 1825 fu riammesso nell’esercito e venne addetto allo Stato maggiore del Viceré. «Richiamato in servizio attivo sul Continente nel 1831… ottenni l’autorizzazione a recarmi in Sardegna per più primavere di Rotary Club Cagliari 41 Alberto Ferrero Della Marmora seguito,… per far avanzare più efficacemente i lavori della carta…». Trattasi della Carta dell’Isola di Sardegna alla scala di 1:250.000 pubblicata in due fogli nel 1845 alla cui compilazione La Marmora aveva proceduto prima da solo, ed a sue spese, poi con la collaborazione del maggiore Carlo de Candia, con una incessante attività di triangolazione trigonometrica. Anzi, a questo proposito, sembra opportuno ricordare a quanti hanno letto l’Itinerario, e far presente a chi ne sia ignaro, un bizzarro episodio occorsogli allorché, nel 1835, provvedeva alla triangolazione dei dintorni di Cagliari: la mattina, sulla estremità meridionale della cresta di Monte Urpino, aveva eretto un punto trigonometrico collocando, al centro del foro di un piccolo pilastro costruito con pietre sovrapposte e cementate, «un pezzo di canna che spuntava verticalmente», per distinguerlo lo rese più visibile infilando in una spaccatura di essa una lettera ripiegata che aveva in tasca. Nel pomeriggio, da un punto prossimo alla Scaffa, mirò il teodolite sul segnale che era sopra la torre di San Pancrazio e poi su 42 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 quello di Monte Urpino. Si accorse che si era accostato al pilastrino un cacciatore che vi girò intorno incuriosito, dopo «lo vidi molto distintamente prendere la mia lettera, aprirla, leggerla, portarla con sé qualche passo più in là e poi… Confesso che se in quell’istante avessi potuto cambiare il tubo del cannocchiale in un cannone ben carico, avrei aperto il fuoco…». Nel 1840, nominato generale, ebbe l’incarico di comandare la Regia Scuola di Marina a Genova. Nel 1848 fu inviato a Venezia a disposizione del Governo provvisorio, venne poi sostituito dal generale Guglielmo Pepe. Nel marzo 1849 fu inviato in Sardegna come Commissario Reale straordinario con pieni poteri; sette mesi dopo rassegnò la carica tenendo il Comando generale militare dell’isola e, nell’agosto del 1851, andò in pensione, ma soggiornò ancora altre cinque volte in Sardegna. La sua permanenza in terra sarda, in diverse riprese, fu di tredici anni: «ho abitato, visitato, attraversato e anche governato questo paese, dall’anno 1819 al 1855: talvolta sistemato in una semplice capanna di pastore o di pescatore fatta di frasche, rannicchiato giornate intere sotto una roccia o sotto un albero, in cima a una montagna dove avevo stabilito la mia stazione trigonometrica, e talvolta ricevendo ospitalità sotto le volte fastose di un palazzo che più tardi divenne per qualche anno, mio malgrado, la mia dimora ufficiale». La Marmora oltre le difficoltà sopra elencate e le altre che le asperità dei luoghi, la mancanza di vie d’accesso, il pericolo della malaria gli erano d’ostacolo, dovette superarne anche più temibili e, addirittura, rischiose per la sua vita. Corse la sventura di essere ucciso da un gruppo di banditi come racconta nel capitolo VII dell’Itinerario. Il 3 maggio 1823, recandosi da Nuoro a Siniscola, nella Valle di Marreri, sparò due colpi abbattendo due gruccioni, uccelli che raccolse per farne oggetto di studio. Nel frattempo il suo domestico e la guida cui aveva affidato il cavallo si erano allontanati, precedendolo nel cammino. All’improvviso venne raggiunto da un manipolo di otto-dieci uomini e «...un gran colpo di calcio di fucile mi fece perdere l’equilibrio e cadere. In un batter d’occhio mi saltarono addosso con fucili, spade e pistole puntate sul petto…». Gli strapparono il fucile, catturarono anche la guida ed il domestico. Vi furono momenti di difficoltà di comunicazione non comprendendosi a vicenda, sin quando La Marmora distinse «perfettamente le parole di un uomo dallo sguardo feroce che brandendo su di (lui) una lunga spada da cavalleria diceva: “Bollo segai sa conca”. Voglio tagliargli la testa». Il domestico poté avvicinarsi a lui e con tono pietoso gli disse: «io ci avevo sempre pensato che facendo questa vita ci sarebbe capitata una cosa simile». Pur in quei tristi momenti, La Marmora, ripensando che parole simili erano state dette da Sancio Panza a Don Chisciotte, scoppiò in una risata. Questa ebbe l’effetto di calmare l’animo dei banditi e, finalmente, dopo essersi informati della sua persona e delle ragioni del suo girare, venne messa a fuoco la ragione dell’aggressione. Uno degli uomini aveva al pascolo dei maiali, dopo gli spari agli uccelli, non avendo trovato uno dei suini, si era convinto che fosse stato ucciso o ferito da La Marmora, nonostante gli venissero mostrati gli uccelli abbattuti, anche perché era allora convinzione diffusa tra i contadini sardi che non si potesse sprecare una carica contro dei volatili. La Marmora infine decise di pagare il costo del maiale. Le operazioni di pagamento avvennero in un punto appartato dove venne condotto da uno di quegli uomini che aveva un aspetto più umano e più dolce e che gli aveva dato assicurazioni sulla sua incolumità. Pur avendo dovuto attingere il denaro dalla maggior somma che aveva in una borsa tra il bagaglio caricato sul cavallo, non essendo sufficiente quella che portava in dosso, non vi fu alcuna mossa per sottrargliela. Il giuramento di mantenere il segreto fu prestato in ginocchio su una piccola fossa scavata nel terreno in cui erano stati posati due rami in croce. Allontanatosi a cavallo con il fucile che gli era stato restituito, ma con la veste che era stata strappata, rimessa su alla meglio dicembre 2010 — con i lunghi spilli adoperati per infilzare farfalle ed altri insetti, La Marmora fece appena in tempo ad evitare una ventina di altri banditi appostati a Monte Piccinno. La storia ha un lieto fine che dimostra come in Lui oltre le passioni per l’esplorazione e la raccolta di dati scientifici vi fosse anche un animo nobile e generoso che riusciva a comprendere le disperate condizioni in cui tanti sardi erano costretti a vivere. Dal parroco di Dorgali, pochi giorni dopo l’avventura con i banditi, apprese che fra essi vi erano persino due suoi nipoti e poi, anche con altre ricerche, conobbe il nome della persona che gli era sembrata più umana delle altre, che era alla macchia per aver sottratto con violenza un parente dalle mani della forza pubblica. Chiese ed ottenne la grazia dal Viceré e così, ogni volta che si recava a Dorgali, fu da lui ospitato e fece anche da padrino al figlio. Il suo costante interesse per la Sardegna lo spinse, da parlamentare, era stato eletto Senatore del Regno nel 1848, a numerosissimi interventi per invocare o sostenere rimedi che potessero soddisfare le necessità della regione che egli, meglio di qualunque altro, conosceva. La mostra citata all’inizio di questa nota è stata particolarmente felice nell’illustrare l’opera di questo aristocratico, militare, politico con una fortissima spinta a conoscere attraverso l’osservazione diretta e quindi, ad esplorare quanto vi era di incognito o di descrizione superficiale o non provata, dallo spirito e dall’educazione multiculturali, illuministi, assommando in Rotary Club Cagliari 43 mirabile unione grandi doti di geografo, naturalista, geologo, archeologo, storico. Anche se, per questo aspetto, egli merita critiche per aver ritenuto vere le famose Carte d’Arborea ed aver fondato sulla veridicità di esse molte ricostruzioni storiche. Con lui tanti studiosi, fra i quali Carlo Baudi di Vesme, Pietro Martini, Vittorio Angius, ritennero autentici quei documenti ricevendo sostegno, nel 1855, da un conforme giudizio dell’Accademia delle Scienze di Torino che proprio da La Marmora era stata sollecitata ad esaminarli. Solo nel 1870 l’Accademia delle Scienze di Berlino ne dichiarò la falsità, giudizio poi ribadito definitivamente dall’illustre storico Theodor Mommsen. Così come falsi erano i “bronzetti nuragici” che tanto interesse avevano suscitato in Lui. Deve mettersi in chiaro che, pur imponendo l’accertata falsità delle Carte una revisione di tutte le asserzioni che vengono basate su di esse, ciò è assolutamente insufficiente per formulare altre riserve sulla ben più ampia complessiva raccolta di dati, rilievi, osservazioni, giudizi, che l’opera di questo eminente studioso contiene. Anzi, poiché il falso poteva apparire come la scoperta di documenti che provavano l’importanza della civiltà e della cultura sarda e la presenza attiva della Sardegna nella “STORIA”, La Marmora può essere stato indotto a darvi tanto credito poiché “innamorato” com’era dell’isola riteneva in tal modo di conferirle maggiore lustro. ■ ccorrerebbe una rubrica fissa per segnalare i tanti riconoscimenti ad Angelo Aru per la sua attività di ricerca e il suo importante contributo allo studio, alla difesa e al migliore sfruttamento dei suoli. Nel numero scorso si era data notizia del premio attribuitogli in Sardegna. Ora, nell’ottobre scorso, il Consiglio Nazionale degli Agronomi e Forestali, gli ha assegnato il premio per essersi distinto nella propria carriera con attività di rilievo in campo nazionale e internazionale. Ma, ed ecco la necessità della rubrica, un altro prestigioso premio sta per essergli attribuito a Palermo, nel corso della Giornata Mondiale dei Suoli, di questo dicembre, dalle Società Italiana di Scienze del Suolo e Società Italiana di Pedologia per la sua prestigiosa carriera scientifica. O 44 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Concluso il concorso di idee Un’area degradata diventa un parco verde Mario Figus l prossimo 11 dicembre, con il convegno di premiazione del Concorso di Idee, giunge alla sua conclusione la prima tappa del progetto che i Rotary Club Cagliari, Carbonia e Iglesias hanno indetto con la finalità di concretizzare una nuova opportunità di sviluppo per il territorio del Sulcis Iglesiente, che coniughi il recupero di aree abbandonate a causa della cessazione delle attività minerarie con l’offerta di nuove opportunità di studio e di lavoro alle giovani generazioni di questo territorio. Quanta strada abbiamo fatto da quando più di due anni fa è nata l’idea di trasformare un’area abbandonata e degradata di Carbonia in un parco scientifico! Sembra incredibile quanto l’entusiasmo e la determinazione dei presidenti succedutisi nel corso di questi due anni di lavoro e degli instancabili amici rotariani del nostro Club e dei Club di Carbonia ed Iglesias, siano I riusciti a trasformare un’utopia in solide basi per lo sviluppo di un progetto! Fin dal 2008 i tre Club promotori hanno formato una grande squadra che negli scorsi due anni, pur leggermente modificata, ha mantenuto intatto il suo cuore pulsante ed ha lavorato con compattezza e convinzione per raggiungere questo primo risultato. Le lunghe serate di discussioni e di lavoro nel mio studio hanno cementato un rapporto di stretta e sincera amicizia tra tutti i membri della Commissione. Un ringraziamento particolare va agli amici, rotariani e non, che hanno costituito la commissione giudicante e che hanno lavorato con il nostro stesso entusiasmo. La competenza e la severità con cui hanno giudicato il lavoro di nove agguerriti gruppi di professionisti è un elemento fondamentale dell’elevata qualità del lavoro che i nostri Club hanno svolto. dicembre 2010 — Rotary Club Cagliari Tavola del progetto “Vena Verde”, vincitore del concorso. Progetto “Guardare il passato per trovare il futuro”. L’entusiasmo e la determinazione della nostra commissione hanno trascinato i due principali attori protagonisti della futura realizzazione: la LIGESTRA, società proprietaria dei terreni, ed il Comune di Carbonia, nostro partner e principale finanziatore del progetto. Non possiamo dimenticare che fin dalla nascita dell’idea dell’Ecoparco, i nostri due compagni di strada hanno condiviso il nostro sogno e si sono impegnati solidalmente in un duro lavoro, grazie al quale oggi possiamo a buona ragione ritenere che l’Ecoparco non sia più un sogno di pochi visionari, ma un progetto con solide basi e con le carte a posto per incamminarsi verso la sua fase realizzativa. Infatti, mentre i nostri Club si curavano del Concorso di Idee, LIGESTRA si adoperava per completare la caratterizzazione del sito e per attuare tutte le indagini volte a verificare l’assenza di qualsiasi stato di contaminazione. L’approvazione degli studi di caratterizzazione da parte della Regione Sarda, avvenuta nello scorso mese di aprile, sancisce la fattibilità della destinazione a “Parco Urbano” dei circa 50 ettari di discarica, prevista nel nuovo Piano Urbanistico Comunale, che nel frattempo il Comune si impegnava a redigere. In altri termini, oggi si può affermare che il grande sforzo ed il notevole impegno economico profuso dalla 45 LIGESTRA e l’integrazione dell’Ecoparco nella pianificazione urbana di Carbonia garantiscono l’esistenza dei presupposti urbanistici, ambientali ed autorizzativi necessari per avviare la fase progettuale ed attuativa dell’opera. Il nuovo P.U.C. prevede anche lo sviluppo di tutto il compendio circostante, destinato ad ospitare i servizi ricettivi, scientifici e commerciali che costituiranno le infrastrutture necessarie a sostenere l’iniziativa. Oltre ai nostri partner non posso dimenticare tutti gli altri sponsor, il nostro Distretto, il Parco Geominerario, la Provincia di Carbonia-Iglesias e la Presidenza del Consiglio Regionale, che ci hanno consentito di organizzare il Convegno Internazionale di ottobre 2008 e che hanno sovvenzionato i premi minori, le pubblicazioni e tutti gli eventi che fino ad ora hanno segnato il nostro cammino. Non sembra inutile ricordare che fino ad oggi il nostro progetto, pur avendo comportato rilevanti esborsi, è stato interamente finanziato con risorse esterne e non ha prelevato un solo Euro dalle casse dei nostri tre Club! La qualità dei nove elaborati pervenuti è stata considerata dalla Commissione Giudicante mediamente molto buona, ed alcuni progetti hanno presentato vere e proprie connotazioni di eccellenza su singoli temi specifici. L’Amministrazione Comunale ha ritenuto gli elaborati un’ottima base per l’impostazione del progetto che verrà presentato dal Comune alla Regione Sarda ed alla Unione Europea perché ne finanzino le fasi realizzative, ed ha chiesto ai nostri 46 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Rotary di premiare tutti i progetti, in modo da poter disporre di tutti gli elaborati. Possiamo dire che questo è un ulteriore passo verso la realizzazione dell’Ecoparco. Al progetto vincitore (Vena Verde dell’Arch. Fulvia Premoli) andrà il primo premio di 25.000 Euro ed al secondo classificato (Il mito di Proserpina dell’arch. Eros Colzani) andrà un rimborso spese di 3.000 Euro. Due sculture di artisti sardi di rilievo internazionale, soci dei nostri Club, saranno riservate ai progetti a cui sono state attribuite menzioni speciali. Tali menzioni sono state riservate al progetto ORGANISMI SPONTANEI (Capogruppo Arch. Tommaso Franceschi) premiato in quanto proposto da un gruppo di professionisti giovani (tutti al di sotto dei 31 anni), distintosi per l’originalità delle soluzioni architettoniche e per l’efficacia della rappresentazione grafica ed al progetto S.E.R.B.A.R.I.U. (Capogruppo Arch. Maria Irene Cardillo) segnalato dai tre Rotary Club organizzatori del concorso e dal Comune di Carbonia per l’elevata qualità degli elaborati pervenuti e per la rilevanza e l’originalità delle soluzioni di sfruttamento delle energie rinnovabili adottate, particolarmente interessanti in considerazione del fatto che Carbonia nel suo piano urbanistico comunale si propone come laboratorio e palestra di sperimentazione di temi energetici innovativi. Gli altri premi sono costituiti da litografie in serie limitata e da serigrafie su lamina d’argento. Non nascondo che per coronare il nostro lavoro nutro una speranza: quella che possa essere annunciata nel corso del convegno l’approvazione definitiva da parte della Regione del Piano Urbanistico Comunale e che vengano illustrati i lineamenti dell’accordo di programma tra lo stesso Comune e LIGESTRA, che la Facoltà di Architettura dell’Università di Cagliari sta predisponendo e che costituirà lo strumento di pianificazione di dettaglio dello sviluppo di tutto il compendio che circonda l’Ecoparco. La strada da percorrere fino a vedere realizzati il Giardino delle Miniere, Il Centro di Eccellenza per gli studi di ingegneria naturalistica, i grandi bacini di fitodepurazione, il Teatro sull’acqua, etc. è ancora lunga e chissà quanti ostacoli dovranno essere superati da qui al momento della posa del primo mattone! So che alcuni di coloro che mi leggono ritengono che il cammino già percorso sia pienamente soddisfacente e che il ruolo del Rotary nel progetto Ecoparco si possa concludere a questo punto. Il punto di vista di chi scrive è che il ruolo propulsivo del Rotary sia veramente importante da adesso in poi, dato che la vera sfida non può che essere il sostegno e la mobilitazione delle nostre migliori risorse per vedere realizzato il progetto. Spero quindi che il nostro cammino non si fermi a questa pur importante tappa, ma prosegua con il sostegno non solo dei nostri tre Rotary, che mi auguro consentano la prosecuzione dell’attività della Commissione Ecoparco nei loro Piani Direttivi dei prossimi anni, ma anche del Distretto, risorsa indispensabile nel momento in cui si dovranno attivare i contatti con i partner europei del progetto. Il nostro intervento potrà orientarsi lungo le seguenti linee d’azione: • L’attivazione della rete di contatti con partner internazionali, fondamentale nella costituzione della compagine che dovrà realizzare e gestire le attività scientifiche dell’Ecoparco; • L’accompagnamento ed il sostegno del progetto nella fase di reperimento dei fondi necessari per la sua realizzazione; dicembre 2010 — • La partecipazione ad una cabina di regia che, insieme al Comune ed alla società proprietaria delle aree, accompagni lo sviluppo dell’iter progettuale. L’azione dei nostri club è stata e verrà guidata dalla visione del nuovo Piano Strategico del Rotary International che si raffigura nel seguente principio: «Il Rotary è una organizzazione di servizio costituita da Club dinamici, attivi (action-oriented), con il cui contributo è possibile migliorare le condizioni di vita nel mondo». In conclusione, a sostegno del mio augurio rivolto ai Club di prosecuzione dell’atti- Rotary Club Cagliari 47 vità della nostra commissione, vorrei citare il nostro Past Governor Alberto Cecchini che in un recente articolo su ROTARY scrive: «Il Rotary International chiede oggi ai suoi Club di agire, di essere attivi, di proporre programmi efficaci e, soprattutto di pensare ad iniziative di ampio respiro e cooperare con altre organizzazioni per essere protagonisti di un processo di sviluppo sostenibile, che dia all’associazione, in una prospettiva futura, una maggiore incisività d’azione sia a livello locale che internazionale». ■ esteggiamenti in casa di Angelo Deplano, iscritto da ventitré anni al Rotary Club Cagliari. Il figlio Marcello ha assunto l’incarico di Amministratore Unico della Relight CEE, società polacca controllata dall’italiana Relight, con la quale si occuperà di gestire lo sviluppo dei Parchi eolici in Polonia e nei Paesi Baltici, coordinando un team di professionisti polacchi di comprovata esperienza nel settore. L’obiettivo è la realizzazione di parchi per 300 MW, con una joint-venture del valore di 175 milioni di euro già firmata per la prima fase di 100 MW. F In precedenza Marcello ha assunto incarichi manageriali nel quartier generale europeo della Procter & Gamble e della Bridgestone, a Bruxelles, dopo aver conseguito la laurea in ingegneria meccanica e l’MBA presso l’INSEAD di Fontainebleau. Le nostre congratulazioni al socio Angelo Deplano ed al figlio Marcello. 48 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Gradita visita al Club Incontro con la Brigata Sassari Mauro Manunza a Brigata Sassari ha reso visita al nostro Club per ringraziare dell’invio di attrezzature sanitarie all’ospedale di Herat. Ricevuti dal presidente Ninni Cabras in una quanto mai affollata riunione di soci, il comandante del 151° reggimento, colonnello Sossio Andreottola, e il tenente colonnello Francesco Bruno hanno riferito l’esito dell’iniziativa, illustrando inoltre la situazione in Afghanistan e il quadro delle operazioni affidate al contingente italiano, di cui i “sassarini” hanno fatto parte sino a pochi mesi fa, lasciando in quel tormentato paese profondi segni di alta professionalità, altruismo e spirito di pace. I soldati italiani sono quasi tutti dislocati nella zona occidentale, in quanto il tricolore svetta sul Comando regionale Ovest, responsabile di un territorio vasto all’incirca come il nord Italia e collocato nella città di Herat. Lì opera un importante ospedale, che deve proprio agli italiani la realizzazione di un reparto pediatrico e che serve l’intera provincia: un milione e mezzo di abitanti nell’enorme area che confina con il Turkmenistan e l’Iran. Il Rotary Club Cagliari aveva puntato l’attenzione su quell’importante centro sanitario, predisponendo negli anni scorsi un progetto di aiuti. Dopo aver mandato alcune casse che contenevano fra l’altro una moderna culla termica acquistata dai soci, alla fine del 2009 si è concretizzata la seconda e più consistente spedizione di apparecchiature, “rastrellate” grazie alla disponibilità dell’ospedale “Brotzu” e di alcuni privati. Si tratta di attrezzature tutte nuove di zecca e adatte al caso: una poltrona-letto elettromeccanica Siemens-Siropa per interventi di chirurgia ambulatoriale e per impianto odontoiatrico; una lampada-faro L fornita di 6 lampade di ricambio (che non comporta alcuna manutenzione); un set di mobili nuovi per attrezzare un ambulatorio chirurgico (piano lavello completo di lavabo e rubinetteria, un mobile sottolavello, tre mobili sottoripiano, due servomobili di facile assemblaggio); un ortopantomografo Siemens modello OP10 con gli accessori per sviluppare le lastre, semplice nell’uso e nelle riparazioni; un aspiratore mobile bivaso. L’iniziativa prese le mosse quando il club era presieduto da Adriano Corrias (purtroppo scomparso pochi anni dopo), la cui proverbiale dedizione nei confronti dei bambini era anche professionale: dirigeva infatti la Clinica pediatrica dell’Università. Così, l’operazione Afghanistan (coordinata dal medico Giusepe Masnata) è andata avanti sostenuta dalla convinzione dei presidenti Salvatore Fozzi, Paolo Ritossa, Paolo Piccaluga e Marinella Ferrai Cocco Ortu. Fu quest’ultima a consegnare formalmente al colonnello Andreottola l’elenco delle attrezzature, imballate e messe a disposizione della Brigata. E il 10 febbraio scorso i militari consegnarono le apparecchiature all’ospedale di Herat. Alla semplice e toccante cerimonia erano presenti il generale Alessandro Veltri (che allora comandava la brigata ed era al vertice del Regional Command West in Afghanistan), i dirigenti medici (dottor Rashid capo del Dipartimento della sanità della provincia di Herat, il dottor Sayed Naim Alemi direttore dell’ospedale e il dottor Ayob Nyaz che dirige il reparto interessato), oltre a numerose altre autorità dell’Isaf, tra le quali Alicia Stack (deputy chief of Staff Stability), Joseph Banavige della Stabily Operation, Marco Urago capo della Cooperazione italiana di Herat e i colonnelli Mario dicembre 2010 — Luppa, Luciano Giannicola, Claudio Dei e Sossio Andreottola (comandante del 151° reggimento della Brigata Sassari e coordinatore del trasferimento). Sanitari e militari trasmisero un messaggio di gratitudine al club e alla sua presidente. Il generale Veltri dichiarò fra l’altro che l’iniziativa «rafforza lo spirito di fratellanza tra l’Italia e l’Afghanistan», e consegnò la targa e il gagliardetto del club, poi affissi nell’ospedale. Rientrati i “Dimonius” dall’Afghanistan, il colonnello Andreottola e i suoi più stretti collaboratori hanno voluto personalmente raccontare ai soci del club come l’operazione sia andata felicemente in porto. Nell’occasione, l’ufficiale ha rivelato un particolare che era rimasto a lungo riservato e che ha G Rotary Club Cagliari 49 commosso tutti i soci: subito dopo la morte del professor Corrias, la sua valigetta con gli essenziali attrezzi professionali fu spedita a Herat. Così volle la vedova, il cui silenzioso gesto ha naturalmente ingigantito il sentimento di stima e affetto che gli amici rotariani nutrono per lei. L’esempio di Marinella, peraltro, incoraggia il club a proseguire per questa strada, perché infatti il progetto di azione internazionale rivolto ad aiutare la popolazione afgana non è concluso: sono pronte a partire per Herat quattro “riunite” (poltrone odontoiatriche multiuso) e se ne cercano altre, perché l’ospedale destinatario ne ha gran bisogno. Il Rotary, dunque, cerca aiuto per poter distribuire aiuti. ■ iovedì 2 dicembre si sono svolte le elezioni per il Presidente 2012-2013 e per il Consiglio Direttivo, che collaborerà con Michele ROSSETTI nel prossimo anno rotariano 2011-2012. Mauro MANUNZA è stato eletto Presidente per il 2012-2013 mentre per il Consiglio Direttivo per l’anno di presidenza di Michele Rossetti sono stati eletti Paolo Ciani, Giuseppe Cocco, Paola Dessì, Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, a cui bisogna aggiungere il PP Antonio Cabras che ne fa parte per diritto. Ai cari amici Michele e Mauro e a tutti i componenti del nuovo Consiglio Direttivo gli auguri più affettuosi di buon lavoro da parte di tutto il Club per l’impegnativo compito che li attende. Auguri di buon Rotary a tutti. 50 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Contributo alla conoscenza del costume cagliaritano Alziator e altri poeti: la poesia campidanese Giovanni Sanjust ul finire degli anni ’60 Francesco Alziator tenne al Rotary, di cui era autorevole socio, una conversazione sui poeti dialettali campidanesi, nel tentativo di suscitare interesse verso questa forma di poesia che – senza assurgere alla dignità della grande poesia – testimoniava in poemetti o sonetti dignitosissimi il fluire della vita sociale dei cagliaritani di fine Ottocento e dei primi decenni del Novecento. Ebbe favorevoli riscontri, tanto da suggerirgli l’idea di pubblicare la documentazione, faticosamente raccolta, in un libro che volle dedicare al Rotary Club di Cagliari nella ricorrenza del ventesimo anniversario della sua fondazione. Il saggio, pubblicato nel 1969 dalla Editrice fratelli Fossataro con il titolo invero poco invitante Testi campidanesi di poesia popolareggiante è oggi introvabile. Rispetto alla Storia della Letteratura della Sardegna, pubblicata nel 1954 il saggio oggi in esame è un testo minore, ma merita, secondo me, la più attenta considerazione per le osservazioni e le scoperte che illuminano il testo. I poeti popolareggianti presi in esame sono cinque: Efisio Pintor Sirigu, Ottone Bacaredda, Cesare Saragat, Ignazio Cogotti e Gaetano Canelles, un campionario ridotto ma significativo della poesia vernacolare che ha costantemente accompagnato la vita comunitaria dei cagliaritani di fine ’800 e primi del ’900, senza distinzione di censo e di cultura. Con molta umiltà Alziator chiarisce subito gli scopi e i limiti della sua ricerca. Rifacendosi all’ideale rotariano del servire «mi venne in mente – scrive – di riunire una serie di testi che potessero essere utili al filologo, al glottologo, al critico, ai Sardi e no e a tutti coloro che in questa umile ma faticosa opera di S raccolta potessero trovare campo e motivo di ricerca o anche un semplice invito alla lettura». E aggiunge: «questi testi, seppure non hanno i numeri per trasformarsi in caso letterario, hanno però la loro importanza, non fosse altro che come contributo ad una migliore conoscenza di taluni momenti e aspetti del costume e della tradizione isolana». Alziator fa un’altra considerazione. Si tratta di testi non più in circolazione, in più di un caso inediti. «Questa scarsa diffusione – osserva – si deve forse anche al fatto che, in realtà, la poesia popolare in dialetto campidanese, anche se questo è il più diffuso nell’isola, non ha mai avuto un grande successo tra i sardi. Sulle scritture degli autori in dialetto campidanese ha infatti sempre gravato un doppio anatema: l’antico, universale disprezzo per la poesia dialettale e il preconcetto che il logudorese sia l’idioma letterario per eccellenza, convinzioni che, a guardar bene, sono le facce di uno stesso modo di vedere, per di più tanto superato ma che appare così duro a morire. I poeti presi in esame hanno avuto tutti un ruolo importante nella Società cagliaritana. La loro poesia quindi è tanto più valida perché preceduta e sostenuta da un’esperienza culturale che permette loro di cogliere l’insieme e i particolari, pur conservando intatta la freschezza dell’ispirazione popolare. Ed infatti si rifà sempre alle tradizioni dei paesi campidanesi, o agli aspetti minori della vita cittadina, ai personaggi cari al popolino, all’ironia tipicamente cagliaritana sulle persone provenienti dalla campagna, che trova la sua massima espressione nel sonetto “Su majolu” di Tatano Canelles». dicembre 2010 — SU MAJOLU Sa lliaga prus manna de Casteddu po chini no ddu scit est su majolu chi de bidda ’n ddi benit, solu-solu po fai fortuna, ancora piccioccheddu! Bogau su callu e postu su cappeddu istudiendi a moda de bestiolu, in sa vida senz’atturu consolu, de mixinas o leîs pigat s’aneddu! Sa schina pinnichendi innoi o innia allompit a zittari, o prus a susu: tottu in Casteddu porit capitai! Poniddi guantus, gruxis, oreria! Faiddu deputau, mancai de prusu; ma de majolu non ddi bessit mai! La piaga maggiore di Cagliari – se qualcuno non lo sa – è il burino che se ne viene dal paese, solo soletto, quando ancora è un ragazzino, per far fortuna! Mutata la berretta paesana nel cappello e sgobbando come un mulo, trascorrendo l’esistenza senza mai concedersi uno svago, si laurea in medicina o in leggi! Strisciando dinanzi a questo ed a quello, si fa una posizione nell’amministrazione civica o in posti più importanti: a Cagliari può capitare di tutto! Tuttavia, anche se inguantato, con onorificenze, ingioiellato, eletto deputato o arrivato anche più in alto, il burino resterà sempre burino. Si è già accennato alla difficoltà incontrata dall’autore nel reperire i testi della produzione poetica dei cinque, in gran parte inedita. Questa difficoltà è particolarmente evidente nel caso di Efisio Pintor Sirigu per il quale, in assenza di testi autografati, ci si è dovuti affidare al riconoscimento dello stile della scrittura e alla continuità della attribuzione. Pintor Sirigu, nato a Cagliari nel 1765 e morto nel 1814, laureato in giurisprudenza, è ricordato dal Manno come uno dei giuristi più illustri del foro cagliaritano e da Pietro Martini e Pasquale Tola come uno dei maggiori poeti dialettali. Una parte importante della sua produzione vernacolare è dedicata alle allegorie del mondo animale, nelle quali è facilmente rintracciabile un ritratto della Società a lui contemporanea, una Società – afferma Alziator – sessualmente frustrata, Rotary Club Cagliari 51 nella quale la donna è la costante ossessione. Spesso – spiega – alla base del personaggio animale, equivalente dell’autore, sono la brutale gelosia, la pretesa maschile dell’esclusiva, l’espressione di una società basata sulla tradizionale e indiscutibile superiorità dell’uomo e schiavitù della donna. I poemetti di Efisio Pintor Sirigu hanno grande vivacità ed eleganza, anche quando trattano (e accade abbastanza spesso) argomenti per l’epoca decisamente scabrosi. Per Ottone Bacaredda la poesia dialettale fu un momento di piacevole distrazione dalle sue importanti attività. Personaggio di grande spessore, sindaco leggendario della sua Cagliari, protagonista assoluto della modernizzazione della capitale dell’Isola, Bacaredda (nato a Cagliari nel 1849 e morto nel 1921) fu anche professore ordinario di diritto commerciale nell’Ateneo cagliaritano, deputato al Parlamento e scrittore fecondo di romanzi, novelle e testi teatrali. Di lui si conoscono due sole poesie in dialetto campidanese; la più nota, “Sa Rivoluzzioni”, rivela l’insensibilità di questo grande uomo ad afferrare la gravità della crisi economica e sociale che colpiva non soltanto Cagliari ma l’Italia e l’intera Europa. SA RIVOLUZZIONI De Terraprenu a sa Prazza ’e su trigu Est totu sa zittadi avvolotara; S’intendit un’ammuinu, unu murigu, Unu buddiri de genti sfainara. Si bint’is facis grogas che sa gêra Ghettant is ogus ciccidas de fogu, Bessit a pillu un’arrogu ’e bandera: De boxis malas si prenit su logu. Zerriant chi no’ est manera e si spiliri, Chi no c’est caridari e religioni, Chi troppu seus arroxius de suffriri E ch’in ci bolit sa rivoluzzioni! E giai d’ognunu tocca de gorteddu Già si pigat de sanguni s’arrancu... Heus a biri s’arruina de Casteddu Puit’hanti cresciu sa sparedda a francu. 52 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Dal Terrapieno alla Piazza del grano tutta la città è in tumulto; si sente un vociare, un agitarsi, un ribollire di sfaccendati. I visi sono pallidi come fossero di cera, gli sguardi sono fiammeggianti, appare un brindello di bandiera: dovunque si bercia malamente. Si grida che quello non è il modo di scorticare il prossimo, ché non c’è carità né religione, che la gente è arcistufa di soffrire e ci vuole la rivoluzione. Tutti già mettono mano ai coltelli e si fiuta il sangue nell’aria... Vedremo la rovina di Cagliari perché hanno aumentato gli sparloti ad una lira. Il fatto che Bacaredda fosse un reazionario – afferma Alziator – seppure un reazionario alla cagliaritana, e cioè senza fiele e senza cattiveria è certo. La lettura del suo libro L’89 cagliaritano può togliere ogni dubbio a chi ancora ne avesse. Rispetto a Pintor Sirigu e a Bacaredda, inseriti pienamente nella vita politica e sociale del capoluogo, Cesare Saragat, che pure da studente aveva vissuto a lungo in Veneto e a Torino, è agli antipodi. Ha infatti trascorso la sua vita da isolato, badando alla famiglia e alle sue proprietà, facendo la spola tra Sanluri, suo paese natale, e Cagliari. Nato nel 1867, si sposò due volte ed ebbe complessivamente sei figli. Morì a Cagliari nel 1929. La sua poesia risente di questa scelta di vita. Il contadino di Cesare Saragat – nota Francesco Alziator – è il sanlurese, un coltivatore diretto nutrito di saggezza borghese che soffre la nostalgia del paese natio anche se ne sta lontano soltanto per qualche mese. In Cesare Saragat – prosegue – c’è davvero qualcosa di effettivamente vivo, della solarità della piana sanlurese. In lui non ci sono ombre o complessi, ma la distensione senza tormenti, la nostalgia che non è mai tristezza, il gusto dello scolaretto per la marachella. Egli è al tempo stesso il più genuino e il più infranciosato di letteratura dei nostri popolareggianti: però il suo dialetto sanlurese è quello autentico del contadino e del bracciante. Ma nella produzione di Saragat – conclude Alziator – c’è qualcosa di nuovo: l’esperienza del poeta popolareggiante che fa il grande salto e passa il mare. Ma ciò rimane in sordina poiché la saggezza sanlurese supera tutto e il fondo isolano prevale. Una minuziosa descrizione della vita e delle abitudini del popolino cagliaritano è il fulcro della poesia di un poeta di Villacidro, Ignazio Cogotti, nato nel 1868 e morto nel 1946 a 78 anni. Laureato in giurisprudenza, padre di sei figli, esercitò con successo l’avvocatura e fu sindaco del paese natale. Nella sua poesia, in perfetto dialetto cagliaritano, Cogotti esprime una società di povera gente senza drammi, senza aspirazioni ma anche senza frustrazioni. Le vecchie tradizioni – osserva Alziator – affiorano gustosamente dai suoi versi: la famiglia riunita a Natale nella cucina fumosa, i “piccioccus de crobi” che divorano agnolotti, e su fastiggiu, l’amore dalla finestra fatto tutto di sguardi, di piccoli cenni e di interminabili attese, con la bella ritrosa al balcone e lo spasimante che monta la guardia sul marciapiede davanti alla casa. Nei versi di Ignazio Cogotti vi è la testimonianza reale della società cagliaritana di quei tempi. Alziator cita in particolare “Deu e Chica” stupenda rappresentazione di una coppia popolana, calzolaio lui, donna a mezzo servizio lei, che vivono in una casetta che è un guscio, ma che – scrive – è anche, a saperla guardare, un universo. DEU E CHICA Sa domu mia è una scatul’e luminus, strinta strinta, non c’è de si girai: duas cadiras, su lettu po corcai, su banghittu e duas formas po bottinus! Seus coiaus de cinc’annus e, mischinus, a forza de cosiri e arresolai, una michetta non si manca mai, e feus invidia finzas a is bixinus. Chica, a dda biri, girat che unu fusu: cosit e scaquat e prenciat in biancu e fai cumandus in Castedd’e susu; e sempri allirga, cun s’aggiudu miu, ponit a parti calincunu francu e giai dogn’annu fait unu pipiu! dicembre 2010 — La mia casa è come una scatola di fiammiferi, stretta stretta, non c’è spazio per rivoltarsi: due sedie, il letto per coricarsi, il deschetto e due forme da scarpe! Siamo sposati da cinque anni, e, poverelli, a furia di cucire e risuolare, un pane non ci manca mai e facciamo invidia perfino ai vicini. Chica, se tu la osservi, gira come un fuso: cuce, lava, stira e lavora a mezzo servizio in Castello; sempre allegra, anche con il mio guadagno, mette da parte qualche lira e ormai ogni anno ha un bimbo! Gaetano Canelles, l’ultimo dei poeti presentati nel libro, godette di larga popolarità fra i cagliaritani della sua generazione, nonostante la sua produzione poetica non sia stata mai pubblicata in volume a stampa. Nato a Cagliari nel 1876, discendente da una delle più antiche famiglie del patriziato sardo-catalano, percorse una brillante carriera nella magistratura. Morì nel 1942. La poesia vernacolare è stata la passione della sua vita: purtroppo gran parte delle sue composizioni – circolata soltanto manoscritta – è andata perduta. Restano 25 poesie, molte delle quali di carattere osceno. Alziator non è tenero con il Canelles. «La sua voce – scrive – è certamente quella di un reazionario che crede nella superiorità dell’aristocrazia come classe privilegiata che non tollera contaminazioni o concor- Rotary Club Cagliari 53 renti. Una classe che il sangue blu, venutole per grazia di Dio, rende superiore al volgo profano. La satira contro i burini è costante e prorompe ad ogni occasione: in un tram molto affollato che pone a contatto di gomito lo schizzinoso patrizio con “genti brutta, carrigh’e priogu, mali imparara e chi fragat a bentu” o per il paesano con sa berritta, il callu sardu “cosa ischiviosa, chi pasat su priogu de babbu in fillu”». Ma non sono solo i “biddunculi” ad essere presi di mira: Nel poemetto su Sant’Efisio il Santo diventa l’occasione per una presa di posizione in difesa della tradizione e dell’aristocrazia e per una pesante presa per il bavero di un paio di personaggi “maiuscoli” della Cagliari degli anni Venti. Con questa sua fatica Alziator ha recuperato un patrimoio inestimabile di tradizioni, consuetudini, tessuto di vita di un lungo periodo della storia cagliaritana. Ma questo tesoro è rimasto pressoché sconosciuto. L’auspicio è che grazie all’attenzione che in questi ultimi anni è stata dedicata al grande cagliaritano, Testi campidanesi di poesia popolareggiante possa essere ristampato e diffuso tra le giovani generazioni cagliaritane. ■ l nostro Club è stato affidato il compito di organizzare nel prossimo primo semestre del 2011 un IDIR per tutti i Club della Sardegna. La sigla, che significa Istituto di formazione rotariana, indica un appuntamento indirizzato soprattutto ai nuovi soci, ma rivolto anche ai più anziani e costituisce un importante momento di formazione, indirizzo, conoscenza e scambio di informazioni sulle attività perseguite dal Rotary International, dal Distretto e dai singoli Club. A La scelta del nostro Club, per l’importanza dell’evento, costituisce riconoscimento dei suoi meriti. A tutti i soci va quindi rivolto un caldo invito per una loro collaborazione e una folta partecipazione. 54 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 La gioia degli ottant’anni Club e abaco Marcello Marchi baco è la prima parola di un Vocabolario italiano (nessuno dei 25 “manzoniani” lettori si spaventi!, non si arriverà sino all’ultima: zuzzurellone) e definisce, oltre che la tavola, parte superiore del capitello, l’arte di calcolare i numeri ed anche il mezzo pratico che agevola a contare. Appunto una tavola, che è da considerare la prima macchina calcolatrice. In realtà l’abaco non era una vera e propria “macchina”, non essendo meccanica, ma consisteva in una tavoletta sparsa di cera, o di altra materia che si prestava ad essere incisa, sulla quale erano tracciate delle righe verticali parallele su cui si facevano scorrere delle pietruzze (calculi in latino) che potevano essere spostate lungo la linea adiacente. L’invenzione avrebbe avuto origine in Cina nel IX secolo a.C. e si sarebbe diffusa nel mondo greco e romano, trasformandosi poi in pallottolieri di aspetti diversi (in Inghilterra a forma di scacchiera, da cui il nome di Cancelliere dello Scacchiere dato al Ministro del Tesoro), evolvendosi successivamente in macchine da calcolo sino agli straordinari strumenti dei giorni nostri. Il riferimento al passato, a dire il vero, è un espediente per esporre numeri rotariani che riguardano 5 soci che nel 2010 compiono 80 anni, vecchi soci che vantano 400 anni anagrafici e 160 anni di appartenenza al Club; chi scrive è compreso nell’anno rotariano 2009-2010 ed è stato molto affettuosamente festeggiato, essendo Presidente Marinella Ferrai Cocco-Ortu, il 14 gennaio, proprio il giorno del compleanno; gli altri 4 sono Lucio Artizzu (nato il 16/8), Giovanni Sanjust di Teulada (nato il 26/10), Giuseppe Casciu (nato il 30/11) ed Angelo Aru (nato il 26/12), tutti quindi compresi nell’anno rotariano 2010/2011 presieduto da Ninni Cabras che con il Direttivo ha deciso di festeggiare il 9 dicembre Lucio, Giovannino e Beppe, e di rimandare il saluto festoso ad Angelo – tenuto conto dell’intervallo di tempo che precede il giorno della nascita – al primo semestre del 2011 nel quale compiono 80 anni anche Giuseppe Fois e Piero Nuti (che ci auguriamo di poter riavere con noi). A La nota è perciò limitata ai tre soci, perché chi scrive viene fortunatamente liberato dal parlare di sé avendo già ricevuto gli auguri in una speciale riunione dell’anno rotariano trascorso. Vecchi soci, si è detto, ma non soci vecchi. È noto che un personaggio di una commedia di Terenzio afferma: «Senectus ipsa est morbus». Visione pessimistica dell’età avanzata non condivisa da Cicerone che nel De senectute esalta i vantaggi della terza età e cita, a sostegno delle sue tesi, il caso del novantenne Sofocle che, in tribunale, ove lo avevano tradotto i figli per interdirlo, lesse l’Edipo a Colono che aveva appena terminato di comporre. Ora nessuno vorrà imporre a Lucio, Giovannino e Beppe, di leggerci un dramma appena scritto! A prescindere dalla rivoluzione che, soprattutto negli anni che essi hanno trascorso, si è compiuta con un impensabile allungamento della durata dell’età dell’uomo per le scoperte di farmaci e rimedi per debellare o, comunque, curare le malattie, – per tutti e tre gli amici dobbiamo dire che tagliano il traguardo con spirito vivissimo. Certo, sarebbe sciocco ritenere che anch’essi, come tutti quelli, me compreso, che contano tanti anni (per ritornare all’abaco: 8 decenni, 16 lustri, 80 anni, 960 mesi, 29.220 giorni, 700.800 ore…) non abbiano avuto attacchi alla loro salute, non abbiano perso parte delle loro forze fisiche, non abbiano più l’ardore dei tempi in cui erano meno anziani. Ma, se questi sono i dicembre 2010 — dati negativi del momento che vivono, ve ne sono altri mirabilmente positivi che si sono acquisiti e che possono accrescersi. Vi è anzitutto l’esperienza maturata; vi è una maggiore saggezza nell’esaminare la realtà; vi è maggiore comprensione per gli altri ai quali si possono perdonare gli errori ricordando che in quelli stessi si è forse involontariamente caduti; vi è maggiore facilità a risolvere situazioni intravvedendo per quanto appreso nel proprio vissuto le soluzioni migliori. Se tutto questo può dirsi in via generale, queste virtù di una compiuta maturità, questi pregi sono propri e mirabilmente vivi ed operanti nei nostri tre amici pur nella diversità delle loro esperienze di vita. Lucio, giornalista professionista di gran livello, per lungo tempo Capo Ufficio Stampa della Regione, è laureato in Lingue e Letterature straniere ed è autore di saggi e, in particolare, ha curato la traduzione delle opere di cinque scrittori-viaggiatori inglesi che hanno visitato la Sardegna in un periodo che va dalla prima metà dell’800 (J.W. Tyndale 1849) al corrispondente periodo del ’900 (D. Goldring 1930), e del libro Origine e Uomini del Rotary, pagine scelte di Paul Harris. Ha con ammirabile scrupolo impiegato le sue pregevoli doti di scienza per mantenere viva la parlata cagliaritana, per trarla dall’oblio in cui stava cadendo, rifacendosi alle opere letterarie di quegli autori che avevano richiamato i vocaboli in uso nel passato, cantando le tradizioni, gli usi e i vari aspetti della vita quotidiana. Il frutto di questa lunga, impegnativa e complessa indagine è stato il Dizionario di Cagliari edito dal nostro amico Salvatore Fozzi. Con altrettanta intensità Lucio si è occupato delle vicende storiche sarde, pubblicando il libro Lord Nelson e la Sardegna, e di Cagliari, in particolare del culto di S. Efisio e della intima relazione con la vita cittadina, con il libro Storia di Efisio Martire in Cagliari. Presidente del Club nel 1998/1999 è stato Governatore del Distretto nel 2004/2005. Rotary Club Cagliari 55 Questa intensa dedizione al lavoro, svolto, come appare chiaro da quanto esposto, anche e soprattutto nell’ambito del Rotary, permane anche oggi. Lucio, Presidente della Commissione Rivista e Notiziario, dirige questa pubblicazione coordinando i vari apporti, seguendo criteri che le sue ammirevoli doti di giornalista e scrittore gli suggeriscono, contribuendo con vari saggi ad arricchirne il contenuto. Fa inoltre parte della Commissione Informazione e Formazione Rotariana ma, quel che più conta, al di là di questi incarichi, è il ruolo che costantemente tiene, anche perché gli è costantemente attribuito: quello di essere fonte lucida e saggia per le attività che il Club svolge o per problemi che dovessero porsi. Il secondo dei festeggiati è Giovanni, o meglio Giovannino come è stato sempre chiamato, Sanjust di Teulada, anch’egli giornalista, redattore sin da giovane del Quotidiano Sardo, che ha poi seguito la professione nella sede regionale della Rai come capo redattore diventandone poi Direttore per molti anni. Cavaliere del Sovrano Militare Ordine di Malta, è anche Delegato per la Sardegna. Titolo ed incarico di alto prestigio conferitigli oltre che per la ultrasecolare nobiltà familiare per l’esemplare personalità morale e sociale. Sempre impegnato in attività benefiche e di soccorso, per un lungo periodo è stato Presidente degli Istituti riuniti di ricovero minorili con complessi compiti di amministrazione. È nel Rotary da lunghissimo tempo – ben 36 anni – e ha sempre partecipato a tutte le attività rotariane. Per molte volte è stato Consigliere del Direttivo e, nel 1998/1999, Presidente del Club dando impulso al progetto per il giardino di San Lucifero, che verrà inaugurato l’anno successivo e alla iniziativa per l’ospedalizzazione domiciliare. È sempre stato in prima linea nel collaborare ai programmi relativi ai giovani o più propriamente culturali, dando tante volte il suo efficace contributo per lo svolgimento ed il buon esito degli archeotour. 56 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Anche oggi Giovannino è presente nel Club, non solo perché frequenta con assiduità le riunioni ma perché ha sempre vivo interesse per le azioni che esso promuove, al di là degli incarichi specifici affidatigli (fa parte della Commissione per la Rivista e vi collabora da sempre sia nella impostazione del numero sia pubblicandovi saggi di varia natura sempre molto degni di apprezzamento; partecipa anche alla Commissione Azione Internazionale – Comitato Interpaese). Scrivendo, nel libro edito per 50 anni del Club, sui Governatori da esso espressi, ha affermato che «sono la testimonianza più bella dell’essenza del Rotary, la sua aderenza al tessuto sociale ed umano della nostra terra». Giovannino è oggi più che mai convinto di ciò ed ha trasmesso ai figli questo coinvolgente impegno nel Rotary. Efisio, avvocato, è socio di Cagliari Sud, e Luisa, interprete distrettuale che tutti noi abbiamo avuto il piacere di conoscere ed apprezzare, è socia di Roma Colosseo, Club di cui lo scorso anno è stata Presidente. Giuseppe Casciu – Beppe – è altro giovane ottantenne che ha vissuto i 27 anni di appartenenza al Club con tanta intensità da costituirne un pilastro portante. Il riferimento ad un elemento architettonico è imposto dalla sua professione di ottimo ingegnere e valente urbanista che ha lasciato segni di interventi di grande rilievo nel territorio. Per citare i più noti basterebbe ricordare la sistemazione di Marina Piccola o la ricostruzione di Tratalias. Quello stesso impegno su cui ha fondato il suo lavoro, Beppe lo ha speso nel Club. Sarebbe troppo lungo elencare quanto da lui compiuto. Anche qui non si può procedere che per cenni: lo splendido viaggio in Toscana, i vari saggi pubblicati come opere singole o inseriti in più vaste raccolte rotariane, la cura di Mostre, il contributo agli Archeotour, e, soprattutto due interventi straordinari che, pur con il contributo di altri, soltanto per suo merito hanno trovato attuazione: Giardino di San Lucifero e Progetto per il Largo Carlo Felice. Nel libro edito per i 60 anni del Club, vincendo la ritrosia di Beppe a dover riferire del suo operare, il Presidente e la Commissione per il sessantennio, lo hanno convinto a scrivere la storia di queste due iniziative di rilevante importanza per la città e di grande ricaduta di giudizi di vivo elogio per il Club. A tali scritti, ovviamente, si rimandano i lettori. Qui però preme ribadire quanto, per naturale modestia, Beppe ha celato. Entrambi gli interventi senza il suo personale e gravoso interessamento, le sue cure incessanti, i tempi rubati alla libera professione, non avrebbero avuto compimento. Anche Beppe è stato molte volte nel Direttivo del Club che ha presieduto nel 1994/1995 celebrando il 45° anniversario della fondazione, pubblicando saggi, organizzando la Mostra “Orme Pisane in Sardegna” e dibattiti sulla vita della città. Il 2010 vede Beppe ancora pronto all’azione. È Presidente della Commissione Rotary per la città e sviluppa un progetto, avviato nello scorso anno da Marinella Ferrai Cocco-Ortu, per un portale in bronzo per la Chiesa di San Lucifero e, iniziativa questa di più facile attuazione, per elaborare e disporre schede di commento storico artistico per la Chiesa di Santa Croce. Il riferimento a un trinomio femminile è la dovuta, naturale conclusione dello scritto: Maria, Elisa e Giulietta, mogli di Lucio, Giovannino e Beppe, inseparabili compagne di una felice, serena unione; esse con vivace intelligenza, con intenso affetto e con adesione comprensiva alle iniziative dei loro cari, li sorreggono e confortano nell’agire. A queste nostre carissime amiche che, con influsso familiare interno, possono giungere ad incidere nella vita del Club, a loro che spesso ci fanno il piacere di partecipare alle riunioni, va un sentito ringraziamento di tutti noi, e, in particolare di chi scrive, nel mesto rimpianto di colei che era tanto cara anche a Maria, Elisa e Giulietta. ■ dicembre 2010 — Rotary Club Cagliari 57 Fra i siti più visitati del mondo Facebook e i social network Michele e Davide Rossetti a recente realizzazione del film “The social network”, dedicato agli inizi di Facebook ed al suo fondatore ventiquattrenne Mark Zuckerberg, ha contribuito a consacrare il mito di quella che è una delle iniziative di maggior successo della Rete ed a suscitare l’interesse per i social network anche da parte di coloro che non ne sono utilizzatori. Facebook, dopo soli 6 anni di esistenza, è diventato quest’anno il secondo sito web più visitato al mondo (dopo Google), con più di 500 milioni di utenti attivi e l’azienda è stata recentemente valutata 14 miliardi di dollari. Il sito è gratuito per gli utenti e si sostiene con la pubblicità. Ma che cosa sono esattamente Facebook, Twitter, MySpace e gli altri, che cosa sono i social network nella Rete e perché hanno tanto successo? Per social network o rete sociale si intende generalmente un gruppo di persone connesse tra loro da legami sociali, quali rapporti di lavoro, amicizia, vincoli di parentela, interessi comuni. In questa accezione i Rotary Club sono anch’essi reti sociali. La diffusione di Internet, uno dei più straordinari mezzi di comunicazione inventati dall’uomo, ha dato un nuovo significato al termine “reti sociali”, anche se sarebbe più proprio parlare di “servizi di social network” o di “siti di social network”. Su Wikipedia troviamo la seguente definizione: «Un servizio di rete sociale, o servizio di social network, consiste in una struttura informatica che gestisce nel Web le reti basate su relazioni sociali. La struttura è identificata per mezzo di un sito web di riferimento del social network». L In pratica un sito di social network permette all’utente di creare e visualizzare in rete un proprio profilo personale (con informazioni a piacere su interessi, lavoro, passioni), creare una lista di contatti, invitando i propri amici e conoscenti a far parte della propria rete, e scorrere la lista di contatti dei propri amici al fine di allargare la cerchia, un po’ secondo il principio “gli amici dei miei amici sono miei amici”. Gli utenti utilizzano poi il sito per scambiare messaggi, “chattare”, pubblicare pensieri, condividere foto, video, musica e quant’altro. È bene ricordare che Internet, per la sua intrinseca caratteristica di network, è sempre stata, fin dagli albori, un luogo di aggregazione sociale e di condivisione: in principio con la email; mailing list e liste di discussione sono state ed ancora sono un metodo semplice ed efficace per tenere in contatto tra loro gruppi di persone e comunità e diffondere informazioni al loro interno. Le chat hanno poi conosciuto una grande fortuna, permettendo di fare nuove conoscenze e nuove amicizie. I forum sono tuttora uno strumento prezioso per la diffusione della conoscenza e lo scambio di esperienze ed informazioni, come ben sa chi li utilizza nell’ambito della propria professione. Devo confessare che, non essendo un utilizzatore, se non saltuario, di Facebook, ho avuto un attimo di imbarazzo quando la redazione della nostra rivista mi ha chiesto un pezzo sull’argomento. Ho quindi pensato che fosse meglio dar voce a chi Facebook utilizza quotidianamente, come la maggior parte dei ragazzi. 58 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Quello che segue è il pensiero di mio figlio Davide. «Facebook è interazione. Tramite questo social network le persone possono comunicare tra loro indipendentemente dal posto in cui si trovano. Facebook è uno strumento mediatico libero da censure, indipendente e che lascia ciascun utente libero di decidere come utilizzarlo. Facebook mette in contatto persone di ogni provenienza, età, sesso, religione e cultura. Ha un’interfaccia grafica semplice, addirittura banale, facilissima da usare; consente la condivisione del materiale più disparato: video, foto, musica, link e siti, che vengono ogni secondo condivisi pubblicamente. Facebook ha moltissime funzionalità. Personalmente lo trovo un ottimo modo per rimanere in contatto con le persone che incontro nel corso della mia vita, soprattutto durante i viaggi. Con loro, grazie a Facebook, posso scambiare idee ed informazioni di ogni genere. Facebook inoltre mi consente, attraverso la mia bacheca, di tenere una sorta di pubblica biografia, che riassume i miei pensieri e le mie giornate, attraverso foto, video, link e cambiamenti di stato. È veramente comodo anche per organizzarmi con le persone che vedo tutti i giorni, un degno sostituto del cellulare, attraverso i messaggi ed attraverso la chat che mi consente di tenere una conversazione in tempo reale. All’inizio ero molto scettico su Facebook, ma un mio amico indiano mi ha creato un contatto perché voleva sentirmi anche al mio ritorno in Italia. Ora ho più di 800 “amici” di ogni parte del mondo, diversi dei quali non ho mai, ovviamente, visto. È un ottimo modo di socializzare, ma un consiglio: non usatelo per flirtare, molte ragazze continuano a reputare “nerd” gli assidui frequentatori dei social network. Come per ogni cosa, non bisogna esagerare neanche con Facebook, perché tende a creare un’elevata dipendenza; molte persone passano tutte le loro giornate dietro al computer. A mio parere questo avviene perché Facebook ti dà una sorta di senso di controllo sul tuo mondo, su tutte le persone che conosci, su tutti i tuoi “amici”: la tua home page diventa così una piccola torretta di controllo. La privacy su Facebook, al contrario di ciò che spesso si pensa, è facilissima da gestire; alzare le barriere attorno alle proprie informazioni ed alla propria bacheca è veramente semplice e sicuro, si può addirittura impedire ad un singolo utente di visualizzare un singolo elemento della propria scheda, come ad esempio i link pubblicati o le proprie foto. Facebook ha quindi lati positivi e lati negativi, dipende solo ed esclusivamente dall’uso che se ne fa». Non credo sia necessario aggiungere altro alle sue parole, se non la definizione del termine “nerd” utilizzato tra i giovani per indicare una persona intellettualmente dotata ma dalla scarsa attitudine alla socializzazione. ■ dicembre 2010 — Rotary Club Cagliari 59 Nostalgia del presepio Riflessioni sul Natale Paolo Ritossa ccingendomi a scrivere per la nostra rivista un articolo sul Natale, ho subito recepito la difficoltà del compito affidatomi per il fatto che sull’argomento si è scritto diffusamente e si corre perciò il rischio di ripetersi. Ogni anno, infatti, viene riproposto, con le più svariate argomentazioni, il fatto che il Natale abbia perso, per la maggioranza delle persone, le sue più autentiche caratteristiche di festività cristiana per diventare una ricorrenza nella quale trionfa il consumismo più sfrenato al quale è difficile sottrarsi. Si pensava che la fase di crisi economica che stiamo attraversando potesse costituire un freno alla frenesia delle spese ed invece, a consuntivo, si scopre regolarmente che si è A speso più dell’anno precedente. Si viene così coinvolti in una corsa al regalo da fare o da ricambiare, agli addobbi della casa, all’albero, ai preparativi del cenone e del pranzo con parenti e amici, e resta poco tempo da dedicare a comportamenti o riflessioni più importanti e consoni all’evento. Tutto ciò è particolarmente difficile da accettare da persone che, come me, hanno conosciuto periodi meno prosperi e più austeri e che, tuttavia, hanno una profonda nostalgia del periodo in cui la celebrazione era più sobria e più mistica, più carica del vero spirito della festività religiosa. Quanta cura e quanto coinvolgimento venivano posti nella preparazione del Presepe al quale partecipavano grandi e piccini! 60 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 L’idea del Natale era fortemente identificata in quella di una capanna con Gesù appena nato, la Madonna e San Giuseppe, il bue e l’asinello ed, all’esterno, pochi pastorelli con le loro pecorelle, un fiume fatto di carta argentata, un piccolo specchio per un laghetto. Monte Urpinu veniva spogliato del suo muschio per rivestire prati e colline. Dopo la cena della vigilia o dopo la Messa di mezzanotte, si andava a letto e i regali si scoprivano al mattino, sotto l’albero o ai piedi del letto quando, ognuno nell’intimità del proprio risveglio, scopriva con emozione se i suoi desideri erano stati esauditi. Ora è più frequente che i regali si scoprano la notte della vigilia, subito dopo il cenone, in una confusione generale nella quale la gioia per quanto riceviamo si associa all’attenzione verso i regali degli altri. La presenza dei bambini può e deve aiutarci a ricreare le atmosfere magiche ed intime del Natale. Ricordo con commozione gli occhioni spalancati di uno dei miei figli che, sporgendosi dalla sponda del lettino, guardava ammutolito e sbalordito un piccolo cane di pezza che scodinzolava sul tappeto. Ora tutto si esaurisce in una notte nella quale, in un ambiente rutilante di luci e tra gli avanzi del cenone, piccoli e grandi, frastornati e confusi, bruciano in poche ore il loro senso del Natale. D’altra parte troviamo episodi che impongono serie riflessioni sui desideri delle persone. Uno zingarello, al quale veniva chiesto quale regalo desiderasse per Natale, rispose: «Un semaforo per pochi giorni solamente per me». Io del mio Natale da bambino ho un solo ricordo. Il giorno della vigilia, nel pieno rigore dell’inverno, mio padre fece arrivare a casa una grande cima di pino. A portarlo era un ragazzino scalzo, miseramente vestito, ancora sporco di fango. Ricordo che mia madre gli fece fare un bagno caldo, lo rivestì adeguatamente con miei indumenti e gli diede una piccola somma di denaro per rendere la sua festa un poco più lieta. Ho sempre pensato che avremmo dovuto fare di più e, ancora oggi, penso a quell’episodio portandomi dietro un senso di colpa. Io, certamente, da bambino devo avere trascorso qualche Natale memorabile per l’eccezionalità della festa o l’importanza dei regali ma non ne ricordo uno. L’unico è quello che ho prima citato, forse perché quell’episodio lo rese diverso ma, credo, ancora di più perché ci consentì di essere buoni. Occorre riappropriarsi del profondo significato della festa cristiana, delle più autentiche e belle tradizioni. Credo, ad esempio, che frequentare la novena possa aiutarci, giorno per giorno, a respirare l’aria più vera del Natale. La mistica atmosfera della cerimonia, l’intenso profumo d’incenso che si spande nell’aria, i dolci versi cantilenanti in clara vox redarguit obscura quaeque personans… ci portano lontano in un tempo più sereno nel quale i sentimenti prevalevano sulla materialità. Ma questo non può essere sufficiente a dare alla festività il giusto significato cristiano. Il Natale deve rappresentare una grande opportunità per rivolgerci verso il nostro prossimo più bisognoso d’aiuto con trasporto e generosità. Teniamoci occupati con buone azioni e avremo meno tempo per le cose futili, non abbiamo paura e remore di alcun genere, lasciamoci andare con slancio generoso verso chi ha difficoltà a trovare la giusta serenità nel prossimo Natale. In tal senso sarebbe bello che lo spirito del Natale si estendesse nel tempo e pervadesse la nostra vita. Noi rotariani, oltre alle azioni personali o di club, dobbiamo sentire ora un forte impegno verso la comunità vincenziana di Padre Visca, recentemente scomparso. Quei bambini, quei ragazzi ed i loro assistenti passeranno un triste Natale ma forse il nostro affetto e la nostra generosità potranno servire a farli sentire meno soli. Sono sicuro che staremo meglio anche noi, più leggeri e meno oppressi dalle preoccupazioni, preparati a respirare a pieni polmoni l’aria di un Natale sereno con i nostri cari, forse con qualche inutile regalo in meno ma col cuore pieno di dolcissima gioia. ■ dicembre 2010 — Rotary Club Cagliari 61 I meriti di Eugenio Lazzari Il ritorno di un amico Marcello Marchi ella riunione del 28 ottobre scorso abbiamo avuto il grande piacere di riavere con noi Eugenio Lazzari. Dopo un’assenza dovuta ad un difficile intervento operatorio per ridare sufficiente mobilità alla gamba destra (purtroppo, son lontani i tempi in cui volava da un palo all’altro della porta del Cagliari e poi del Pisa!) Eugenio è tornato, con sua moglie Nucci, sempre graditissima, a dimostrare come l’amore per il Rotary, da lui sempre coltivato con tanta passione e con l’apporto di azioni continue e di grande rilievo in tutti i campi in cui il Club ha operato, continui ad animarlo. Questo lungo periodo di forzata inattività (dal maggio del corrente anno, giacché in aprile aveva svolto un brillante, efficace, profondo intervento nel Convegno su La Protezione dell’ambiente e la Gestione del sistema delle acque costiere), è stato allietato dal premio conferitogli dalla Università di Pisa come “diamantino”, avendo conseguito presso quell’Ateneo la laurea in ingegneria civile idraulica nel 1949, 60 anni or sono. Specializzatosi in Idrodinamica presso il Massachusetts Institute of Tecnology di Boston, ha conseguito la libera docenza in Idraulica nel 1961; nel 1970 è primo ternato nel concorso alla cattedra di Idraulica della Università di Cagliari, dove, dall’anno accademico 1971-1972 è chiamato ad insegnare tale disciplina sino al 1997 quando è andato fuori ruolo. Sarebbe troppo lungo, in questa nota, dire dei meriti di Eugenio Lazzari e dei riconoscimenti attribuitigli. Autore di ben oltre cento tra memorie, relazioni, conferenze, ha anche pubblicato opere di carattere storico (in particolare sul Rotary) e N musicale (da ultimo il libro sull’Ideologia massonica nella vita e nella Musica di Mozart) valendosi dei suoi studi: ha, infatti, studiato musica e, in particolare, il pianoforte sin da bambino approfondendo la conoscenza di quest’arte e la sua storia. Il centro della sua vita, però, è sempre stata L’ACQUA ed il modo di avere la disponibilità necessaria per una «responsabile valutazione di possibilità e fabbisogni, di criteri di ripartizione tra impieghi civili ed impieghi industriali e agricoli». Sto citando testualmente quanto detto (e poi scritto) da Lazzari nel 1993, alla consegna del Premio La Marmora a Costantino Fassò, nostro socio per lungo tempo durante la sua permanenza a Cagliari, Professore di Idraulica e di Meccanica dei Fluidi nell’Università dal 1958 al 1982. Ed ancora, dopo aver sostenuto che «La storia dell’umanità conosce l’affermarsi di grandi civiltà dell’acqua, sorte a causa dell’abbondanza di risorse idriche» e che «conosce, però, anche la faticosa costruzione di una civiltà della sete», fa preciso riferimento alla storia dell’Isola esaltando la civiltà nuragica che ha costruito gli insediamenti «attorno alle avare risorse sorgentizie o alle vene sotterranee», civiltà che ha dovuto svilupparsi affrontando la poverissima dotazione idrica e quindi «con una poverissima agricoltura sub-arida, regolata dall’incerto succedersi di precipitazioni torrenziali e di lunghi periodi di siccità». Eugenio ha sempre operato, anche con varii interventi del Club per trovare rimedi validi a superare questo difficile stato. Per primi, noi suoi amici del Club, gliene siamo grati. ■ 62 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Proficuo scambio di opinioni La visita del Governatore criveva Paul Harris nel La mia strada verso il Rotary che, essendo sorti a migliaia nuovi Club, essi vennero «…raggruppati in Distretti, alla guida dei quali ogni anno veniva eletto un Governatore, il quale accettava la responsabilità di adoperarsi per la diffusione del Rotary nel proprio Distretto e per una ulteriore diffusione delle attività e dei principi rotariani». Oggi i Club sono quasi quarantamila, con 1.228.303 soci e oltre 500 distretti, distribuiti in tutto il mondo con a capo un Governatore, che al fine di esercitare quelle attività di promozione e di controllo, compie una visita annuale al Club. Nell’anno rotariano in corso è Governatore del nostro Distretto 2080, Roberto Scandelluri. È un avvocato, specializzato in Diritto Tributario che ha ricoperto incarichi di alto rilievo nazionale operando nelle associazioni del Commercio (è stato fra l’altro Segretario Regionale Confcommercio della Sardegna, terra che ben conosce sin da giovane avendo svolto servizio come Ufficiale dei Carabinieri). Socio del Club Roma Appia Antica, ne è stato Presidente e si è attivamente impegnato nel Distretto. Autore di molti saggi, specie in diritto tributario, di grande interesse. Il 21 ottobre ha visitato il nostro Club. Presidente e Segretario lo hanno accolto con lo spirito di amicizia che lega i rotariani fra loro e che sussiste anche con chi giunge con lo specifico compito di esaminare lo stato di salute del Club, i risultati raggiunti, quelli progettati e sperati, le eventuali manchevolezze. Il giudizio è stato ampiamente positivo, come lo stesso Governatore ci ha detto la sera della riunione, affollata da tanti soci ed ospiti e nel corso della quale è stato pre- S sentato il nuovo socio, l’avvocato Enzo Pinna. Roberto Scandelluri, con parole appassionate, ha messo in luce i valori fondamentali del Rotary e si è congratulato per aver constatato che il Club è ricco di tanti progetti che meritano successo perché volti a proiettare il Rotary all’esterno con particolare importanza per alcuni di essi. Il merito va ascritto a Ninni Cabras, solerte presidente, all’onnipresente segretario Alessandro Palmieri, ai Consiglieri del direttivo e ai presidenti delle commissioni. È stato formato un opuscolo, anzi date le dimensioni ed il taglio, è meglio definirlo un libro, nel quale sono esposti, con la succinta storia del Club, le iniziative in corso e quelle da attuarsi nel prossimo futuro. Gli incontri che sono prescritti in queste circostanze sono stati ricchi di scambi di opinioni e tutt’altro che asettiche riunioni di rito. Ninni Cabras ha accompagnato il governatore dal Sindaco Emilio Floris, rotariano di Cagliari Est, che si è premurato di lasciare una riunione di speciale interesse che lo impegnava, per ricevere l’ospite intrattenendosi a lungo con lui con vivissima cordialità. Altrettanto buon esito ha avuto la visita al prefetto, Giovanni Balsamo che, anch’egli sospendendo la sua partecipazione ad un importante incontro dell’ufficio, ha manifestato, tra l’altro, con tale disponibilità, il suo interesse per il Rotary e per la persona che lo rappresentava accogliendola con tanta simpatia. Il nostro Presidente, con grande sensibilità e spirito di unione solidale con gli altri Club cittadini, ha esteso l’invito ai Presidenti di ciascuno di essi che sono tutti intervenuti, dimostrando così anche all’esterno e, soprattutto, alle Istituzioni, l’incisiva presenza del Rotary nella realtà cittadina. ■ dicembre 2010 — Rotary Club Cagliari 63 Rimpianto per un grand’uomo Ricordo di Padre Visca Paolo Ritossa ei giorni scorsi ci ha lasciato prematuramente Padre Visca, l’anima ed il braccio dell’Oasi Vincenziana di Terra Mala, alla quale periodicamente forniamo il nostro piccolo contributo morale e materiale. Con alcuni soci ci siamo ritrovati al suo funerale che si è tenuto nella Parrocchia della Medaglia Miracolosa nel primo pomeriggio durante un forte temporale. Si poteva pensare che l’orario e la situazione atmosferica potesse condizionare la partecipazione all’ultimo saluto ad un grande uomo di Chiesa ed invece colpiva la grande presenza di una folla caratterizzata da una grande eterogeneità delle persone. Bambini e grandi, religiosi e laici, rappresentanti di tante razze, amministratori e semplici cittadini, tutti ugualmente uniti nella riconoscenza per l’opera umanitaria, per l’esempio di vita lasciatoci. Nella moltitudine spiccavano ai primi banchi i piccoli ospiti della casa vincenziana, visi smarriti fuori dal calore umano della famiglia che il grande sacerdote era riuscito a creare attorno a loro, gli occhi pieni di lacrime. Qualcuno di loro tanto piccolo da continuare a cercare ancora la presenza di Padre Visca. Raramente, credo, che il termine “Padre” sia stato e potrà essere usato in modo più completo. La cerimonia funebre, concelebrata in modo solenne da tanti sacerdoti amici del defunto, ha rappresentato un momento di altissima commozione ed in diverse occasioni è stato impossibile trattenere il pianto. Il sacerdote officiante ha ricordato con la voce rotta dal pianto la nobile figura di Padre Visca, un grande cuore dentro una scorza solo apparentemente rude. N Il momento più commovente è stato quando, sul finire della cerimonia, i bambini, tenendosi per mano, hanno formato un cerchio che è andato sempre più stringendosi attorno alla bara, in un ultimo intenso abbraccio, quasi a sottolinerare che Padre Visca fosse solo loro. Quei bambini hanno attraversato nella loro ancora breve vita momenti dolorosi e il sacerdote, con la sua opera, alleviava le loro paure e li rendeva più sicuri in un futuro che può riservare ancora molte incertezze. La sua forza era in una profonda fede testimoniata dalle sue ultime ore quando, ancora più straziante era il momento del distacco dai suoi bambini e quando le sue ultime parole, confidate a Suor Anna, furono «Dio è con noi». Quando uscimmo dalla Chiesa la pioggia era cessata e in cielo splendeva un grande arcobaleno. La presenza di Padre Visca è insostituibile, ma la sua organizzazione continua per opera delle splendide persone che con amore e spirito di sacrificio vi operano. Il nostro Club deve trarre da questo doloroso momento l’impegno a fornire a quei bambini, a quei ragazzi, tutti ora molto tristi, a quelle meravigliose persone sulle quali grava ora una grande responsabilità, un segno di una profonda, forte e amorevole solidarietà. Si avvicina il Natale, e raramente potremo avere in futuro un occasione per dimostrare quando grande sia il Rotary Club di Cagliari. ■ 64 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Benvenuto ai nuovi soci CHRISTIAN CADEDDU LAURA JOTTINI RICCARDO LASIC LUCIA PAGELLA ENZO PINNA È nato a S. Gavino Monreale il 21 maggio 1973. Maturità scientifica nel 1991; nel 1998 laurea in Medicina nell’Università di Cagliari, ove consegue la specializzazione in Cardiologia e poi il Dottorato in Scienze Cardiovascolari. Dal 2003 al 2006 è dirigente medico di Cardiologia presso il Policlinico Universitario di Monserrato e dal 2006 Ricercatore di Cardiologia presso l’Università di Cagliari. Insegna malattie dell’apparato Cardiovascolare nelle lauree specialistiche in Assistente Sanitario, Tecnici della prevenzione e in Scienze Infermieristiche e come professore aggregato nella Università di Cagliari. Docente di Ecocardiologia e di Dietoterapia Cardiovascolare rispettivamente nella Scuole di specializzazione in Cardiologia e Scienza dell’alimentazione. Autore e coautore di numerose pubblicazioni e relatore in diversi congressi nazionali ed internazionali. Exchange student (1989/90) presso il Rotary Club di Tiburon-Belvedere, San Francisco (USA); socio del Rotaract Cagliari che ha presieduto nel 2000/01. Suo zio era il nostro caro socio, Franco Trois; altro zio, Giampaolo Trois è socio di Cagliari Nord e il fratello Raoul di Munich International. Lingue: Inglese fluente. Hobby: sci, calcio, nuoto, tennis, musica, viaggi e letture varie. È sposato con Laura Cassisa, cardiologa. Socia del Rotary di Quartu S.E., per esigenze personali ha lasciato quel Club, ed è stata ammessa nel nostro. Ha un curriculum molto ricco di notizie sulle attività svolte nel campo della cultura e in questa ristrettissima nota si è costretti a citare solo le più importanti. Nata a Brescia il 29 agosto 1934, risiede a Cagliari dal 1947; nel 1958 si è laureata presso la nostra Università in Lingue e Letterature Straniere, con specializzazione in inglese. Ha sempre insegnato tale lingua in vari Istituti: dalla scuole di istruzione secondaria, all’Università e, in particolar modo, nella Facoltà di Scienze Politiche, dove, dopo essere stata Professore Incaricato, Associato e Straordinario è diventata Professore Ordinario dal 1993 al 2006. Ha partecipato a seminari, convegni, corsi di studio con comunicazioni e relazioni. Ha frequentato, avendo vinto prestigiose borse di studio, a corsi di perfezionamento in Gran Bretagna e negli Stati Uniti; ha attivato, sulla base del programma ERASMUS, scambi culturali con quattro Università britanniche. Ha svolto ricerca scientifica prevalentemente nel campo della linguistica inglese e della metodologia dell’insegnamento della lingua rivolta soddisfare non solo interessi di carattere teorico ma a tradursi nella sperimentazione, considerando l’attività didattica e quella scientifica strettamente legate e interdipendenti. Nato a Cagliari il 15 luglio 1964. Laureato con lode presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Cagliari. Socio di maggioranza ed Amministratore della Sardavetri Sas, azienda operante dal 1959 nel settore della seconda lavorazione del vetro piano per l’edilizia e l’arredamento. L’azienda opera prevalentemente a livello regionale con clienti anche esteri e fornitori in ambito nazionale, comunitario ed extra CEE. Ha conoscenza buona della lingua inglese e ridotta del francese. Socio onorario del Rotaract di Cagliari, da lui presieduto nel 1985/86; nel 1987/88 ha ricoperto l’incarico di Tesoriere del Distretto Rotaract. Ha partecipato a due corsi Ryla e ad uno scambio giovani in Inghilterra. Appassionato di architettura, arti applicate e design, in particolare dei periodi Liberty e Decò, ha maturato per lavoro e per passione, una certa dimestichezza nell’ambito dell’edilizia. Amante dei viaggi è stato più volte negli Stati Uniti ed in Canada ed ha una buona conoscenza dell’Europa Occidentale. È sposato con Paola Pin, laureata in Chimica, Funzionario dell’EnaS, hanno due figlie di 8 e 5 anni. I suoi genitori, Mario e Paola, nostri carissimi amici, saranno ben lieti di avere nel Club un figlio che segua il felice cammino del padre. Nata a Firenze il 31 maggio 1936. A Cagliari dal 1950 (ove il padre, Capo Compartimento dell’ANAS, era stato trasferito). Vi consegue la maturità classica e si laurea in Giurisprudenza con 110 e lode discutendo una tesi che le fa vincere una borsa di studio della Cattedra di Diritto penale. Di tale disciplina è prima Assistente volontario e poi entra nella terna degli idonei del concorso per Assistente ordinario. Nel 1960 sposa Saverio Mariani, apprezzato avvocato civilista, purtroppo scomparso tempo fa. Nel 1961 supera l’esame di Procuratore legale ed inizia la libera professione. Nel 1962 è nominata Assistente incaricato e collabora con la rivista “Rassegna Giuridica Sarda”. Nel 1968 vince un concorso nazionale per procuratore legale dell’INAIL e svolge a Cagliari l’attività professionale per l’Istituto occupandosi prevalentemente di responsabilità civile presentando diverse relazioni sulla materia in vari Congressi. Dal 1992, vinto il relativo concorso, è Coordinatore Regionale dell’Avvocatura dell’INAIL. Nel 1996 lascia l’Istituto per dedicarsi alla libera professione,verso la quale orienta il figlio Alessandro laureato in Giurisprudenza. Ha una figlia, Monica, laureata in Scienza dell’Educazione che lavora nel sociale. È nato a Cagliari, l’11 giugno 1971, ed esercita, con il padre Eligio, rotariano di Cagliari Sud, la professione di avvocato, occupandosi di controversie stragiudiziali e giudiziali in materia di diritto del lavoro (pubblico e privato), della previdenza sociale e sindacale. Svolge l’attività di consulenza principalmente nei seguenti settori: organizzazione del personale; relazioni sindacali; riconversione, riorganizzazione e ristrutturazione aziendale; gestione delle imprese in stato “crisi”. Dall’inizio del 2010, ricopre, per conto del Regione la carica di Presidente del Comitato per la Rappresentanza Negoziale della Regione Sarda (Co.Ra.N.). È uno dei soci fondatori (ed, attualmente, consigliere e tesoriere) dell’“A.SA.GI.” (Associazione Sarda Giuslavoristi). Nel tempo libero si dedica allo sport (tennis, mountain bike – mbt, sci), a viaggi e letture (prevalentemente sulla politica del lavoro in ambito europeo e sulla storia del nazismo durante la seconda guerra mondiale) È sposato con Barbara Monni, anch’essa avvocato. Sono genitori di una bambina, Beatrice, di cinque anni. dicembre 2010 — Rotary Club Cagliari 65 COMMISSIONI ANNO 2010-2011 EFFETTIVO Presidente coordinatore: Michele PINTUS A. 070 403277 – U. 070 403277 – F. 070 402131 – C. 335 1255480 – E-mail: [email protected] • AMMISSIONI Presidente: Ettore ATZORI A. 070 663601 – U. 070 495019 – F. 070 495019 C. 328 6553019 – E-mail: [email protected] Componenti: Ezio Castagna, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Guido Maxia, Roberto Nati • CLASSIFICHE E SVILUPPO DELL’EFFETTIVO Presidente: Paolo RITOSSA A. 070 490866 – U. 070 400176 – F. 070 400176 C. 335 5470545 – E-mail: [email protected] Componenti: Alberto CoccoOrtu, Massimo Frongia, Cecilia Onnis, Michele Rossetti • INFORMAZIONE E FORMAZIONE ROTARIANA Presidente: Angelo CHERCHI A. 070 280329 – U. 070 666142 – C. 349 5643436 E-mail: [email protected] Componenti: Lucio Artizzu, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Marcello Marchi, Paolo Piccaluga PROGETTI DI SERVIZIO Presidente coordinatore: Carlo CARCASSI A. 070 307897 – U. 070 6093172 – F. 070 6092936 C. 368 3076564 – E-mail: [email protected] • SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALI – “COMBATTIAMO LE DROGHE” Presidente: Maria Pia LAI GUAITA A. 070 303739 – U. 070 6757280 – C. 333 4730483 E-mail: [email protected] Componenti: Francesco Birocchi, Paola Dessì, Giuseppe Fois, Antonio Lenza, Cecilia Onnis, Giampaolo Piras • SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SANITARI “VELA SOLIDALE” Presidente: Giuseppe MASNATA A. 070 670902 – U. 070 539424 – F. 070 70539570 C. 348 3359200 E-mail: [email protected] Componenti: Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Stefano Liguori, Marcello Marchi, Paolo Ritossa • SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALI “OASI DI SAN VINCENZO” Presidente: Gaetano GIUA MARASSI A. 070 303897 – U. 070 487987 – F. 070 453858 C. 333 2227752 – E-mail: [email protected] Componenti: Paolo Ciani, Angelo Deplano, Maria Pia Lai Guaita, Marcello Marchi, Mauro Rosella • SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALI “IL DONO DEL SANGUE” Presidente: Michele BAJOREK A. 070 805308 – U. 070 543102 – C. 338 6110189 E-mail: [email protected] Componenti: Efisio Bayre, Vittorio Giua Marassi, Giorgio La Nasa • SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALI “PER UNA NUOVA VITA” Presidente: Stefano LIGUORI A. 070 291494– U. 070 71191 – F. 070 71773 C. 335 6285574 – E-mail: [email protected] Componenti: Berto Balduzzi, Giuseppe Casciu, Mario Figus, Carlo Andrea Lecca, Paolo Piccaluga • SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALI “NON BUTTIAMO VIA IL CIBO” Presidente: Marco RODRIGUEZ A. 070 291912 – U. 070 22109 – F. 070 22334 C. 348 6026851 – E-mail: [email protected] Componenti: Guido Chessa Miglior, Vittorio Giua Marassi, Paola Giuntelli, Guido Maxia, Giampaolo Piras • SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SANITARI “PREVENZIONE MALFORMAZIONI” Presidente: Giuseppe MASNATA A. 070 670902 – U. 070 539424 – F. 070 70539570 C. 348 3359200 – E-mail: [email protected] Componenti: Efisio Bayre, Ulisse Figus, Giorgio La Nasa, Carlo Andrea Lecca, Stefano Oddini Carboni • ROTARY PER LA CITTÀ VALORIZZAZIONE PATRIMONIO ARTISTICO “PORTONE DI SAN LUCIFERO” – “SANTA CROCE” Presidente: Giuseppe CASCIU A. 070 480371 – U. 070 303714 – F. 070 344952 C. 348 3016784 – E-mail: [email protected] Componenti: Giovanni Maria Campus, Ugo Carcassi, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Fozzi, Vittorio Pilloni • ROTARY PER LA CITTÀ “LE PIAZZE TRA PASSATO E FUTURO” Presidente: Michele PINTUS A. 070 403277 – U. 070 403277 – F. 070 402131 – C. 345 1255480 E-mail: [email protected] Componenti: Giovanni Maria Campus, Maria Pia Lai Guaita, Franco Passamonti, Mauro Rosella, Angelo Strinna • ROTARY PER LA CITTÀ “PROTEZIONE DELL’AMBIENTE – ECOPARCO” Presidente: Mario FIGUS A. 070 488251 – U. 070 6848996 – F. 070 680481 C. 346 7102308 – E-mail: [email protected] Componenti: Maurizio Boaretto, Giovanni Maria Campus, Mauro Manunza, Paolo Piccaluga, Antonio Scrugli • AZIONE INTERNAZIONALE “ATTREZZATURE SANITARIE” Presidente: Giuseppe MASNATA A. 070 670902 – U. 070 539424 – F. 070 70539570 C. 348 3359200 – E-mail: [email protected] Componenti: Michele Bajorek, Giovanni Casciu, Salvatore Ferro, Mario Graziano Figus, Salvatore Lostia di Santa Sofia • AZIONE INTERNAZIONALE – “RISORSE IDRICHE” Presidente: Giulia VACCA A. 070 42995 – U. 070 6069078 – C. 335 220245 E-mail: [email protected] Componenti: Angelo Aru, Giovanni Barrocu, Paolo Fadda, Eugenio Lazzari, Giorgio Sanna • AZIONE INTERNAZIONALE “COMITATO INTERPAESE” Presidente: Ugo CARCASSI A. 070 655150 – U. 070 9660090 – F. 070 9660096 C. 336 691113 – E-mail: [email protected] Componenti: Giovanni Barrocu, Alessio Grazietti, Giorgio La Nasa, Giovanni Sanjust GIOVANI GENERAZIONI Presidente coordinatore: Maria Luigia MURONI A. 070 490848 – C. 347 8590788 E-mail: [email protected] • PARTNER NEL SERVIRE – ROTARACT Presidente: Paola DESSÌ A. 070 531216 – U. 070 6006405 – C. 347 4113008 E-mail: [email protected] Componenti: Marcello Caletti, Roberto Nati, Antonio Scrugli • RYLA Presidente: Stefano LIGUORI A. 070 291494 – U. 070 71191 – F. 070 71773 – C. 335 6285574 – E-mail: [email protected] Componenti: Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Paolo Piccaluga • SCAMBIO GIOVANI / ASSOCIAZIONE Presidente: Franco STAFFA A. 070 291494 – U. 070 71191 – F. 070 71773 – C. 335 6285574 – E-mail: [email protected] Componenti: Ettore Atzori, Salvatore Ferro, Michele Rossetti Amministrazione del CLUB Presidente coordinatore: Paolo PICCALUGA A. 070 486662 – F. 070 486662 – C. 335 6210120 E-mail: [email protected] • ASSIDUITÀ Presidente: Massimo FRONGIA A. 070 345029 – U. 070 305456 - 307732 – F. 070 303006 C. 333 5778889 – E-mail: [email protected] Componenti: Lino Cudoni, Mario Graziano Figus, Mauro Manunza, Giampaolo Piras, Margherita Mugoni • PROGRAMMI Presidente: Caterina LILLIU A. 070 42285 – U. 070 6062496 – C. 328 7762757 E-mail: [email protected] - [email protected] Componenti: Ercole Bartoli, Rafaele Corona, Pasquale Mistretta, Paola Piras, Michele Rossetti • RIVISTE E NOTIZIARIO DEL CLUB Presidente: Lucio ARTIZZU A. 070 273485 – F. 070 255458 – C. 339 6197991 E-mail: [email protected] Componenti: Salvatore Fozzi, Mauro Manunza Marcello Marchi, Giovanni Sanjust • SITO WEB Presidente: Michele ROSSETTI A. 070 304038 – U. 070 400240 – F. 070 4526207 C. 335 7276641 – E-mail: [email protected] • RAPPORTI CON LA STAMPA Presidente: Mauro MANUNZA A. 070 780056 – C. 348 5206167 E-mail: [email protected] Componenti: Francesco Birocchi, Giovanni Sanjust FONDAZIONE ROTARY E PUBBLICHE RELAZIONI Presidente coordinatore: Salvatore FOZZI A. 070 272471 – U. 070 2110346 – F. 070 2111165 C. 335 1230120 – E-mail: [email protected] • RACCOLTA FONDI E POLIOPLUS Presidente: Stefano ODDINI CARBONI A. 070 654420 – U. 070 654420 – F. 070 654420 C. 336 8136967 – E-mail: [email protected] Componenti: Francesco Argiolas, Paola Dessì, Paola Giuntelli, Marcello Marchi, Gigi Picciau • GSE / ALUMNI Presidente: Franco STAFFA A. 070 532102 – U. 070 402835 – F. 070 402966 C. 328 7299397 – E-mail: [email protected] Componenti: Lino Cudoni, Andrea Lixi, Guido Maxia, Vittorio Pilloni • PUBBLICHE RELAZIONI Presidente: Paola DESSÌ A. 070 531216 – U. 070 6006405 – C. 347 4113008 E-mail: [email protected] Componenti: Pasquale Mistretta, Paola Piras, Mauro Rosella 66 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Le riunioni del Club 1 LUGLIO Presiede: Antonio Cabras Riunione: Assemblea del Club. Relatore: il Presidente illustra il programma dell’anno e la composizione delle commissioni. Sono presenti I soci: Lucio Artizzu, Efisio Bajre, Michele Bajorek, Giovanni Barroccu, Maurizio Boaretto, Flavio Carboni, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani, Rafaele Corona, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Massimo Frongia, Maria Pia Lai Guaita, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Guido Maxia, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri, Michele Pintus, Marco Rodriguez, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Antonio Scrugli, Alberto Villa santa. 8 LUGLIO Presiede: Antonio Cabras Riunione: cena dell’affiatamento. Relatore: esibizione del Maestro Luigi Puddu e del collega Simone Onnis, i vini “raccontati” dalla signora Giuliana Dalla Longa. Sono presenti I soci: Ettore Atzori, Michele Bajorek, Berto Balduzzi, Giovanni Barroccu, Ercole Bartoli, Francesco Birocchi, Christian Cadeddu, Giovanni Maria Campus, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani, Gustavo Cicconardi, Vincenzo Cincotta, Rafaele Corona, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Paola Dessì, Paolo Fadda, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Massimo Frongia, Paola Giuntelli, Alessio Grazietti, Maria Pia Lai Guaita, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Giuseppe Loddo, Guido Maxia, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Gian Paolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giulia Vacca Cau, Alberto Villa Santa. Sono presenti in sala le Signore: Maria Grazia Atzori, Mariuccia Balduzzi, Marina Birocchi, Elia Maria Cabras, Mirella Campus, Maria Vittoria Carcassi, Haydee Casciu, Giulietta Casciu, Maria Pia Ciani, Franca Cincotta, Maria Rosaria Corona, Germana Cudoni, Paola Deplano, Anna Maria Fadda, Pietrina Ferro, Franca Fozzi, Maria Teresa Frau, Anna Frongia, Rosanna Grazietti, Lia Lixi, Bruna Loddo, Maria Vittoria Maxia, Cinzia Nati, Patrizia Palmieri, Maria Teresa Piccaluga, Marina Pintus, Giuseppina Ritossa, Maria Grazia Rosella, Maura Rossetti. Consorti: Antonello Cau. Ospiti del Club: Luigi Puddu, Simone Onnis, Ilenia Cara, Clara Putzolu, Piero Canopoli, Giu- liana Dalla Longa con le figlie Greta e Arianna, il dr. Angelo Concas, il presidente del Rotaract Paola Carcassi e Riccardo Succu Ospiti dei soci: di Paolo Piccaluga la cognata Rita Masala, di Gustavo Cicconardi i genitori Antonio e Flora Valboa ed il figlio Andrea, di Gianni Campus l’ing. Ernesto Reali di Salvatore Ferro il figlio Enrico, di Alessandro Palmieri la figlia Valentina, di Antonio Cabras l’avv. Stefanino Casti e la signora avv. Elena D’Angelo, le figlie Alessandra con il marito Nicola Corvo e Cristiana con il marito Stefano Agus, di Christian Cadeddu il fratello Fabio. 15 LUGLIO Presiede: Antonio Cabras Riunione: la via degli zar, da San Pietroburgo a Mosca. Relatore: Paolo Piccaluga. Sono presenti I soci: Lucio Artizzu, Giovanni Barroccu, Maurizio Boaretto, Marcello Caletti, Carlo Carcassi, Giuseppe Casciu, Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Rafaele Corona, Angelo Deplano, Mario Graziano Figus, Giuseppe Fois, Massimo Frongia, Gaetano Giua Marassi, Paola Giuntelli Pietrangeli, Maria Pia Lai Guaita, Caterina Lilliu, Margherita Mugoni, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Marco Rodriguez, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Alberto villa Santa. Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Lina Fois, Luisanna Giua Marassi, Maria Teresa Piccaluga, Bibi Pilloni, Marina Pintus, Loredana Piras. Consorti: Michele Pietrangeli 9 SETTEMBRE Presiede: Antonio Cabras Riunione: la V via del Rotary. Relatore: Pgd. Angelo Cherchi. Sono presenti I soci: Ettore Atzori, Ercole Bartoli, Francesco Birocchi, Carlo Carcassi, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Silvano Costa, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Massimo Frongia, Giorgio La Nasa, Maria Pia Lai Guaita, Antonio Lenza, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Roberto Nati, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Gian Paolo Ritossa, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada, Giorgio Sanna, Antonio Scrugli. Sono presenti in sala le Signore: Maria Grazia Atzori, Elia Maria Cabras, Maria Corrias, Cinzia nati, Marina Pintus. Ospiti del Club: Paola Carcassi presidente Rotaract con Lucia Ambrosio, Nicola Cossu, Andrea Fanni, Carmen Piras, Antonello Fiori, Mar- co Floris, Giorgio Aime, Carola Neri, Riccardo Lasic, Paola Pin. Ospiti dei soci: di Ettore Atzori la figlia Benedetta, di Silvano Costa Gino Caproni. 16 SETTEMBRE Presiede: Antonio Cabras Riunione: la Brigata Sassari. Relatore: il colonnello Sossio Andreottola Comandante del 151° RGT. Fanteria Sassari. Sono presenti I soci: Lucio Artizzu, Efisio Bajre, Michele Bajorek, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Flavio Carboni, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Paola Dessì, Salvatore Ferro, Mario Graziano Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Maria Pia Lai Guaita, Luigi Lepori, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Giuseppe Loddo, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano Oddini Carboni, Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Gian Paolo Ritossa, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada, Antonio Scrugli, Alberto Villa Santa. Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Giulia Bajre, Elia Maria Cabras, Maria Rosaria Corona, Germana Cudoni, Maria Grazia Figus, Lina Fois, Ginetta Lepori, Lia Lixi, Tiziana Masnata, Patrizia Palmieri, Marina Pintus. Ospiti del Club: l’Ammiraglio Gerald Talarico Comandante Marisardegna, il Colonnello Sossio Andreottola Comandante del 151° RGT. Fanteria Sassari, il Ten. Col. Sandro Porqueddu, il ten. Col. Francesco bruno, il magg. Mario Piras, il Cap. Magg. Melis, il sig. Sergio Simoncelli con la moglie Luciana e la signora Anna Locci. Ospiti dei soci: di Paola Dessì la dr.ssa Annalisa Aru, di Giuseppe Masnata la mamma cecilia, di Luigi Lepori il dr. Emanuele Corona di Roberto Nati il dr. Riccardo Lasic di Michele Pintus il sig. Renato Vincis. 30 SETTEMBRE Presiede: Antonio Cabras Riunione: l’aristocrazia cagliaritana. Relatore: dr.ssa Marina Valdes. Sono presenti I soci: Leo Ambrosio, Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori, Giovanni Barroccu, Christian Cadeddu, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Lino Cudoni, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Maria Pia Lai Guaita, Antonio Lenza, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Stefano Oddini dicembre 2010 — Carboni, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Marco Rodriguez, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada, Alberto Villa Santa. Sono presenti in sala le Signore: Maria Grazia Ambrosio, Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Haydee Casciu, Franca Cincotta, Maria Rosaria Corona, Maria Corrias, Maria Rosaria Lenza, Giovanna Passamonti, Maria Teresa Piccaluga, Marina Pintus, Maria Grazia Rosella. Ospiti del Club: il prof. Sergiev direttore dell’istituto Martsinovsky di Parassitologia medica e tropicale di Mosca, il dr. Sallare research fellow dell’Istituto dell’Università di Manchester il sig. Gabriele Addis e il dr. Riccardo Lasic. Ospiti dei soci: di Stefano Oddini Carboni la signora Maria Vittoria Amat di San Filippo. 7 OTTOBRE Presiede: Antonio Cabras Riunione: isola mito, ai geologi l’ardua sentenza. Relatore: dr. Sergio Frau Sono presenti I soci: Leo Ambrosio, Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori, Michele Bajorek, Maurizio Boaretto, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani, Rafaele Corona, Silvano Costa, Angelo Deplano, Paola Dessì, Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Massimo Frongia, Alessio Grazietti, Maria Pia Lai Guaita, Andrea Lixi, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Alessandro Palmieri, Franco Passamonti, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Gian Paolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Pier Francesco Staffa, Giulia Vacca Cau, Alberto Villa Santa. Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Lia Lixi, Giovanna Passamonti, Marina Pintus, Maria Grazia Rosella. Ospiti del Club: il Past Governor Luciano Di Martino con la signora Gemma, il sig. Giovanni Manca, il dr. Sergio Frau e il dr. Riccardo Lasic. Ospiti dei soci: di Ettore Atzori l’avv. Enzo Pinna, di Mauro Rosella l’ing. Gabriele Peretti e la signora Alessandra Pelegatti, di Silvano Costa il sig. Gino Caproni, di Gian Paolo Ritossa il prof. Massimo Fantola ed il rag. Nicola Porcu, di Margherita Mugoni l’avv. Lerri Pagella. 14 OTTOBRE Presiede: Antonio Cabras Riunione Sardi e Piemontesi due classi dirigenti a confronto. Relatore: Stefano Pira Sono presenti I soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori, Efisio Bajre, Ercole Bartoli, Christian Cadeddu, Rotary Club Cagliari Marcello Caletti, Giovanni Maria Campus, Ugo Carcassi, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Silvano Costa, Angelo Deplano, Mario Figus, Ulisse Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Gaetano Giua Marassi, Paola Giuntelli, Maria Pia Lai Guaita, Caterina Lilliu, Giuseppe Loddo, Mario Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Gian Paolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada, Angelo Strinna, Alberto Villa Santa. Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Giulia Bajre, Elia Maria Cabras, Maria Gabriella Caletti, Mirella Campus, Giulietta Casciu, Maria Corrias, Lina Fois, Bruna Loddo, Gabriella Olla, Maria Teresa Piccaluga, Marina Pintus, Maria Grazia Rosella, Paola Strinna, Ospiti del Club: l’avv. Enzo Pinna e il dr. Riccardo Lasic. 21 OTTOBRE Presiede: Antonio Cabras Riunione visita del Governatore Sono presenti I soci: Leo Ambrosio, Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Efisio Bajre, Michele Bajorek, Berto Balduzzi, Giovanni Barroccu, Ercole Bartoli, Flavio Carboni, Mario Carta, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Ezio Castagna, Angelo Cerchi, Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Rafaele Corona, Silvano Costa, Lino Cudoni, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Enzo Ferrarsi, Salvatore Ferro, Mario Figus, Mario Graziano Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Gaetano Giua Marassi, Maria Pia Lai Guaita, Antonio Lenza, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Giuseppe Loddo, Salvatore Lostia di S. Sofia, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano Oddini Carboni, Giovanni Olla, Cecilia Onnis Damele, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus, Gian Paolo Ritossa, Marco Rodriguez, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada, Giulia Vacca Cau, Alberto Villa Santa. Ospiti del Club: il Governatore Roberto Scabelluri, il Segretario Distrettuale Luigi Apuzzo, l’Assistente del Governatore Rita Dedola, il presidente del Rotaract Paola Carcassi, Lucia Ambrosio, Francesca Fiorilla, Giorgia Fiorilla, l’avv. Lerri Pagella e il dr. Piergiorgio Poddighe. Sono presenti in sala le Signore: Maria Grazia Ambrosio, Maria Artizzu, Giulia Bajre, Mariuccia Balduzzi, Elia Maria Cabras, Nina Carta, Haydee Casciu, Maria Pia Ciani, Franca Cincotta, Maria Rosaria Corona, Maria Gabriella Ferrarsi, Lina Fois, Franca Fozzi, Maria Teresa Frau, Luisanna Giua Marassi, Maria Rosaria 67 Lenza, Bruna Loddo, Maria Lostia di S. Sofia, Tiziana Masnata, Mariella Mistretta, Cinzia Nati, Patrizia Palmieri, Maria Teresa Piccaluga, Barbara Pinna, Marina Pintus, Giuseppina Ritossa, Diana Rodriguez, Elisabetta Sanjust di Teulada, ed i consorti: Giacomo Damele Ospiti dei soci: di Paolo Ciani il dr. Paolo Soru e la signora Maria Luisa Garbato, di Giuseppe Masnata la mamma Cecilia, di Roberto Nati il dr. Riccardo Lasic e la signora Paola Pin, di Antonio Cabras l’avv. Stefanino Casti, l’avv. Elena d’Angelo la figlia Cristiana con il marito geom. Stefano Agus. 28 OTTOBRE Presiede: Antonio Cabras Riunione Sardegna e malaria, passato e futuro Relatore Ugo Carcassi Sono presenti I soci: Lucio Artizzu, Efisio Bajre, Giovanni Barroccu, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Angelo Cerchi, Paolo Ciani, Rafaele Corona, Silvano Costa, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Maria Pia Lai Guaita, Giorgio La Nasa, Eugenio Lazzari, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis Damele, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada, Alberto Villa Santa. Ospiti del Club: l’avv. Lerri Pagella. Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Lina Fois, Marina Pintus, Elena Lazzari, Maria Grazia Rosella. ed i consorti: Giacomo Damele Ospiti dei soci: di Ugo Carcassi la signora Andreina Caddeo ed il dr. Carlo Figari, di Silvano Costa Gino Caproni, di Eugenio Lazzari la signora Ina Tasca. 11 NOVEMBRE Presiede: Antonio Cabras. Assemblea del Club per la nomina a candidato Governatore del socio P.P. Salvatore Fozzi. Argomento della serata: l’invidia. Relatore: Prof. Sergio Lodde Soci presenti i soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori, Michele Bajorek, Giovanni Barroccu, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Graziano Figus, Ulisse Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Massimo Frongia, Gaetano Giua Marassi, Giorgio La Nasa, Maria Pia Lai Guaita, Antonio Lenza, Caterina Lilliu, 68 Rotary Club Cagliari — dicembre 2010 Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Guido Maxia, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano Oddini Carboni, Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri, Larri Pagella, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Paola Piras, Gian Paolo Ritossa, Marco Rodriguez, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada, Antonio Scrugli, Pier Francesco Staffa, Alberto Villasanta. Sono presenti le signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Franca Cincotta, Maria Rosaria Corona, Marinella Corrias, Maria Grazia Figus, Elisabetta La Nasa, Maria Rosaria Lenza, Maria Immacolata Marchegiano, Maria Teresa Piccaluga, Maria Grazia Rosella Ospiti del Club: il relatore prof. Sergio Lodde. Ospiti dei soci: di Paolo Piccaluga la signora Rita Masala. 18 NOVEMBRE Presiede: Maria Luigia Muroni. Argomento della serata: Rotary Foundation, GSE. Relatore: Salvatore Fozzi, Giovanni Barroccu, Orsola Altea e Dario Ferraro Sono presenti i soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Giovanni Barroccu, Maurizio Boaretto, Christian Cadeddu, Ugo Carcassi, Angelo Cherchi, Rafaele Corona, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Maria Pia Lai Guaita, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Marcello Marchi, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus, Michele Rossetti. Sono presenti le signore: Maria Artizzu, Lia Cimino, Maria Rosaria Corona, Marina Pintus. Ospiti del Club: Orsola Altea, Dario Ferraro e Silvia Scanu. 25 NOVEMBRE Presiede: Antonio Cabras. Argomento della serata: La scimmia, il drago, la farfalla. Riflessioni sulla Cina. Relatore: Prof.ssa Annamria Baldussi Sono presenti i soci: Lucio Artizzu, Giovanni Barroccu, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Paolo Ciani, Angelo Cherchi, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Silvano Costa, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Laura Jottini, Maria Pia Lai Guaita, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Marcello Marchi, Guido Maxia, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Paola Piras, Giampaolo Ritossa, Marco Rodriguez, Pierfrancesco Staffa, Michele Rossetti, Alberto Villasanta. Sono presenti le signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Haydee Casciu, Giulietta Casciu, Maria Rosaria Corona, Maria Corrias, Lia Lixi, Maria Vittoria Maxia, Marina Pintus. Ospiti del Club: Annamaria Baldussi, Paola Carcassi, Antonello Fiori, Simon Hauck. Rotariani in visita: Mario Morelli, Rotary Roma Centenario. Ospiti dei soci: di Silvano Costa, Luigi Caproni. ROTARY INTERNATIONAL – DISTRETTO 2080 ITALIA ROTARY CLUB CAGLIARI ORGANIGRAMMA DEL CLUB Anno Rotariano 2010 / 2011 Presidente Antonio CABRAS A. 070 401767 – U. 070 401767 – F. 070 401767 C. 347 0780364 – E-mail: [email protected] Presidente uscente Marinella FERRAI COCCO-ORTU A. 070 284643 – U. 070 669450 – F. 070 653401 C. 338 2258309 – E-mail: [email protected] Presidente eletto Michele ROSSETTI A. 070 304038 – U. 070 400240 – F. 070 4526207 C. 335 7276641 – E-mail: [email protected] Vicepresidenti Maria Luigia MURONI A. 070 490848 – C. 347 8590788 E-mail: [email protected] Michele PINTUS A. 070 403277 – U. 070 403277 – F. 070 402131 C. 335 1255480 – E-mail: [email protected] Segretario Alessandro PALMIERI A. 070 668556 – F. 070 668556 – C. 335 6547556 E-mail: [email protected] Tesoriere Salvatore FERRO A. 070 488321 – U. 070 6094345 – F. 070 4520704 C. 347 0391241 – E-mail: [email protected] Prefetto Paolo CIANI A. 070 371787 – U. 070 371913 – F. 070 371913 C. 328 9844811 – E-mail: [email protected] Consiglieri Carlo CARCASSI A. 070 307897 – U. 070 6093172 – F. 070 6092936 C. 368 3076654 – E-mail: [email protected] Cecilia ONNIS A. 070 309015 – U. 070 666286 – C. 338 9535027 E-mail: [email protected] Paolo PICCALUGA A. 070 486662 – F. 070 486662 – C. 335 6210120 E-mail: [email protected] La polio sparirà per sempre