Cover rivista dic 07 - Rotary Club Cagliari

Transcript

Cover rivista dic 07 - Rotary Club Cagliari
dicembre 2010
Periodico del Rotary Club Cagliari
Distretto 2080
• Un club che cresce
• La pinacoteca: patrimonio di Cagliari
• L’eliminazione della malaria
• Le antiche monete cagliaritane
Sommario
EDITORIALE
La goccia nell’oceano – Lucio Artizzu
Rotary Club Cagliari
Periodico del Rotary Club Cagliari
Distretto 2080
Anno di fondazione 1949
n. 1/2
dicembre 2010
Pubblicazione riservata
ai soci Rotariani
Direttore responsabile:
Lucio Artizzu
Comitato di redazione:
Salvatore Fozzi,
Mauro Manunza,
Marcello Marchi,
Giovanni Sanjust
Segretaria di redazione:
Anna Maria Muru
pag. 1
IN PRIMO PIANO
Un Club che cresce – Antonio Cabras
L’idea geniale della Rotary Foundation – Angelo Cherchi
La pinacoteca nazionale di Cagliari
– Margherita Mugoni Contini
Il Sovrano Militare Ordine di Malta
– Stefano Oddini Carboni
L’eliminazione della malaria in Sardegna – Ugo Carcassi
Il Barocco a Cagliari – Michele Pintus
Antiche monete in Sardegna – Antonio Lenza
Alberto Ferrero Della Marmora – Marcello Marchi
Un’area degradata diventa un parco verde – Mario Figus
Incontro con la Brigata Sassari – Mauro Manunza
Alziator e altri poeti: la poesia campidanese
– Giovanni Sanjust
Club e abaco – Marcello Marchi
Facebook e i social network – Michele e Davide Rossetti
Riflessioni sul Natale – Paolo Ritossa
Il ritorno di un amico – Marcello Marchi
La visita del Governatore
Ricordo di Padre Visca – Paolo Ritossa
Benvenuto ai nuovi soci
50
54
57
59
61
62
63
64
LE RIUNIONI
Le presenze
66
Autorizzazione
del Tribunale di Cagliari
n. 171 del 18 agosto 1965
Progetto grafico e impaginazione
Bruno Pittau – www.brokenart.org
fotografie:
Archivio Rotary e soci del Club
Stampa e allestimento:
Grafica del Parteolla, Dolianova (CA)
_____________________________
Le opinioni espresse negli
articoli firmati impegnano
esclusivamente i loro autori.
Hanno collaborato a questo numero:
Lucio Artizzu • Antonio Cabras • Ugo Carcassi
Angelo Cherchi • Mario Figus • Antonio Lenza
Mauro Manunza • Margherita Mugoni Contini • Marcello Marchi
Stefano Oddini Carboni • Michele Pintus • Paolo Ritossa
Michele e Davide Rossetti • Giovanni Sanjust
in copertina: Maestro fiammingo (ambito di Van Hemessen)
“Fuga in Egitto” – Sex. XVI (ultimo quarto) – Tavola cm 151,5 x 133,7
Pinacoteca Nazionale di Cagliari
3
6
10
20
27
32
37
40
44
48
dicembre 2010 —
Rotary Club Cagliari
1
EDITORIALE
La goccia
nell’oceano
Lucio Artizzu
S
i dice che Madre Teresa di Calcutta, nota anche a Cagliari per le
benefiche attività del suo Ordine,
usasse quest’immagine per illustrare – con l’umiltà che le era solita – l’opera da lei compiuta in favore dell’umanità sofferente alla quale aveva dedicato tutta la sua vita.
«Se tu prendi un secchio d’acqua dall’oceano, questo non si sentirà diminuito ma se nell’oceano tu versi un goccio d’acqua esso
avrà una goccia in più».
L’opera che noi rotariani compiamo nel
mondo in favore di
quella grande porzione di umanità afflitta
da tanti mali è
nient’altro che una
goccia di sollievo nell’oceano del bisogno,
in una vasta area di
mondo nella quale, per
certe popolazioni, anche un
semplice bicchiere d’acqua rappresenta un bene irraggiungibile.
Gocce d’acqua quelle che anche il nostro Rotary International versa nell’oceano
delle più assolute povertà materiali e spirituali ma che tuttavia un’ombra di sollievo
hanno portato nel campo della salute materiale e morale così che epidemie devastanti quali la mancanza d’acqua, la poliomielite, l’analfabetismo, le inesistenti
strutture civili, hanno trovato nel Rotary
un valido combattente. Sì, una goccia nel-
l’oceano, è vero, ma è pur sempre una goccia e in più.
Anche il nostro Club non si è sottratto al
dovere della solidarietà e la sua “goccia” è
stata offerta a sostegno di numerose iniziative fra le quali primeggia la Rotary Foundation. Così come le tante operazioni individuali, pur se di modeste dimensioni,
l’hanno visto presente anche nell’Afghanistan (tramite la forza militare della
Brigata Sassari), nel Benin, nel
sostegno di programmi vari
rivolti ai disabili e questo
perché nel Rotary, in
tutti i suoi soci, si è
creata una viva consapevolezza del ruolo
che i suoi soci hanno
scelto di svolgere; ciò
significa lavorare –
soprattutto – per diventare sempre più numerosi al fine di essere
più forti, chiamando a far
parte delle nostre fila soci di
alta levatura morale e disponibili all’impegno sociale in modo da onorare la prima regola del Rotary: il servizio
al di sopra degli interessi personali.
Ci attende, pertanto, e lo ribadiamo a
metà del guado che stiamo attraversando,
un compito molto importante: quello di
dare nuovi impulsi, nuove energie, attuare
nuovi programmi e progetti che genuinamente interpretino le aspettative e i bisogni
della società che costituiscono il nostro impegno per gli anni tremila.
2
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Le festività natalizie che oggi diffondono un’aria di serena festa, accrescono il desiderio di essere sempre più solidali, di
porre basi sempre più concrete all’amicizia. Ha scritto Paul Harris: «Le cose migliori della vita sono la gioia e l’amicizia; è
veramente assurdo pensare che l’amicizia
possa trovare limiti nei confini di una nazione, di una fede religiosa o di un credo
politico; l’amicizia supera questi limiti; è lo
strumento sempre affidabile della felicità.
Amplia gli orizzonti e rende dolce la vita».
Sappiamo che il Rotary ha fra i suoi valori fondanti proprio l’amicizia e questo
sperimenta chi frequenta assiduamente il
club, non per una fastidiosa necessità, ma
per soddisfare una esigenza spirituale che
nasce spontaneamente dal cuore. Occorre,
pertanto, rafforzare questo sentimento così che la frequenza possa essere sempre più
numerosa ed è giusto riconoscere che il nostro presidente Cabras – così come chi lo
ha preceduto – si adopera lodevolmente
per rendere le riunioni sempre più interessanti con i validi richiami culturali della
Sardegna. Se volessimo fare un bilancio di
questo mezzo anno di attività non potremmo che esprimere un giudizio positivo e,
insomma, il nostro club non smentirebbe i
meriti accumulati nei suoi sessant’anni di
vita. Forse, nell’attività globale del Rotary,
non è molto ma è pur sempre una goccia
d’acqua in più versata nell’oceano.
A tutti auguri di un buon Natale e di un
sereno anno nuovo.
■
Costanzo Marchegiano,
un amico che rimpiangiamo
uesta Rivista lo aveva nel suo organigramma come Segretario di Redazione,
sempre pronto a mantenere i contatti, a
seguire gli incontri, a richiamare quanti
erano comunque impegnati alla elaborazione di
essa. Lo ha fatto sino a quando la malattia ha
cominciato a minare la memoria costringendolo
poi a lasciare il Club del quale era socio stimato
e ben voluto per le sue doti di intelligenza viva e
pronta e, soprattutto, di affabilità, di spirito di
cordiale amicizia per tutti.
Funzionario Bancario, è stato Direttore della
Filiale di Cagliari del Credito Italiano, svolgendo
il servizio con grande impegno e con lodevoli risultati, riscuotendo unanime apprezzamento.
Assiduo partecipe alle riunioni e alle iniziative del Club, lascia di sé un commosso rimpianto.
Alla moglie Mariella, che tanto spesso abbiamo avuto il piacere di avere ospite,
che condivide l’impegno rotariano come socia dell’Inner Wheel, ai figli Michele e
Francesca e a tutti i loro cari esprimiamo i sensi di affettuosa solidarietà.
Q
dicembre 2010 —
Rotary Club Cagliari
3
Bilancio di metà anno
Un Club
che cresce
Antonio Cabras
a rivista sarà distribuita la sera in
cui, riuniti con spirito di sincera e
affettuosa amicizia, scambieremo gli
auguri per il Natale e per il Nuovo Anno.
Oltre che rivolgerli di persona ai soci e ai
loro cari, desidero esprimerli anche in questa nota, specie per indirizzarla a chi fosse,
purtroppo, impedito a condividere la gioia
dell’incontro, formulando voti perché la
speranza di tempi migliori riesca a vincere
gli odierni non lieti presagi.
L
Questo è però anche il momento di uno
sguardo a quanto sinora compiuto, una sorta di relazione sulle attività fin qui svolte, su
quelle concluse e su quelle in fase di attuazione. Impropriamente si suole parlare di
bilancio di mezzo anno: in realtà, poiché,
per ragioni legate alla compilazione e pubblicazione della rivista, la nota viene scritta
nei primi giorni di novembre, si tagliano i
due mesi finali dell’anno e, ancora, iniziando, dopo la pausa estiva, la piena ripresa
della vita del Club nel mese di settembre,
altri due mesi del semestre sono in sostanza
esclusi. Ne consegue che l’esame va a riguardare i progetti in corso d’opera che saranno realizzati, o troveranno sviluppo per
conseguire i risultati in periodi ulteriori (nel
quadro della continuità delle azioni del
Club che non possono o non vogliono esaurirsi nel ristretto periodo annuale di ogni
Presidente). La necessità di un esame contenuto in questi confini si è imposta ufficialmente quest’anno: la visita del Governatore (che viene riferita in questa rivista) è
avvenuta il 21 ottobre scorso, con maggiore
riduzione del periodo da osservare per riferire quanto compiuto. Occasione tuttavia
per una attenta riflessione e, quindi, una
dettagliata esposizione dei progetti in corso.
Con la partecipazione, della quale sono
molto grato, del Segretario, dei Consiglieri
del Direttivo e dei Presidenti delle Commissioni, è stata predisposta una pubblicazione che illustrava compiutamente lo stato del Club.
Ho avuto il piacere di ricevere il pieno
apprezzamento del Governatore per il nostro lavoro che produrrà i suoi frutti nei
prossimi otto mesi (dalla data in cui scrivo)
nei quali ho l’onore, e l’onere di dirigere il
Club, grazie alla collaborazione, che è stata sinora viva ed efficace, di quanti, nelle
diverse funzioni, operano con me.
La brevità della nota non consente che
brevi cenni su quanto è stato fatto, su
quanto accadrà nel tempo che precede la
lettura della rivista, e sul prossimo semestre. Mi preme sottolineare l’importanza
dello spettacolo della Scuola di Danza Atena che non solo ha consentito l’incasso di
millecinquecento euro per il Fondo Polio
Plus, già inviati, ma ha, soprattutto, permesso di far conoscere alle settecento persone, convenute nel Teatro, questa grandiosa, benemerita, eccezionale iniziativa
del Rotary International.
Nell’ambito della solidarietà internazionale, è degno di menzione l’incontro con il
Comando della Brigata Sassari che ha illustrato la messa in opera delle attrezzature
medicali raccolte dal Club nell’ospedale di
Herat attuando un progetto che continua
ad avere sviluppo: è già previsto l’invio di
4
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
due strumenti: lampada scialitica ed apparecchio radiologico, di cui è in corso il completo ricondizionamento. Nell’occasione il
comandante ci ha comunicato il “desiderio” degli afgani di avere delle “riunite”
(poltrone per dentisti) e in pochi giorni ne
sono stati reperite quattro, che verranno
inviate a giugno se, per quella data, la Sassari tornerà in Afghanistan.
Nel discorso programmatico del luglio
scorso, avevo messo l’accento sulla necessità di aumentare il numero dei soci in un
rapporto espresso nel binomio quantità /
qualità. Ad oggi sono entrati nel Club due
giovani professionisti (entrambi non ancora quarantenni); nelle prossime riunioni
saranno ammesse due signore (aumentando il numero delle donne); un terzo giovane verrà ammesso entro il 2010 ed un altro
entrerà nel 2011.
Debbo dire che l’assiduità, pur non raggiungendo i livelli dovuti e sperati, ha avuto incremento specie per il gradimento delle conversazioni programmate. A questo
proposito ricordo che, chi raggiunge gli ottantacinque anni sommando età anagrafica a quella rotariana, ha titolo per chiedere
l’esenzione dall’obbligo della frequenza.
Nel nostro club i soci che hanno raggiunto
quota ottantacinque e conquistato questo
diritto sono il 50%, ma, sino ad ora nessuno se ne è avvalso.
Sono particolarmente lieto che nell’anno della mia presidenza sei soci, che vantano una lunghissima appartenenza al Club,
compiano ottanta anni: per tre, Lucio Artizzu, Giovanni Sanjust di Teulada, Beppe
Casciu, i festeggiamenti sono fissati al 9 dicembre; il quarto, Angelo Aru, nato il 26
dicembre, riceverà gli auguri, dopo il compleanno, e verrà festeggiato il prossimo anno, insieme a Giuseppe Fois e Piero Nuti.
In una scorsa riunione l’Assemblea dei
soci ha designato Governatore per il 2013 /
2014 Salvatore Fozzi: è un riconoscimento
dovuto ad un rotariano di grande valore,
che ha sempre operato con intelligenza ed
efficacia sia nel nostro Club sia nel Distretto; se gli fosse conferito l’incarico egli sareb-
be il sesto dei nostri soci ad esercitare le
funzioni di Governatore con evidente rinnovato prestigio per il Club.
Merita essere ricordato l’esaltante successo del Progetto Ecoparco di Serbariu,
progetto nato nel nostro Club, condiviso
dai Club di Iglesias e Carbonia, presentato
in un Convegno dai Presidenti Paolo Piccaluga ed Ettore Atzori, sapientemente coordinato da Mario Figus con la collaborazione di Maurizio Boaretto, che promuoveva
un concorso internazionale di idee per poter realizzare nell’enorme discarica di residuati del carbone di Serbariu (circa cinquanta ettari per 25/35 metri di altezza)
un vero Parco ecologico.
L’11 dicembre in Carbonia avverrà, (il
futuro è obbligatorio al momento dello
scritto), la premiazione e saranno consegnati gli elaborati al Comune. Vi sarà una
manifestazione di grande rilievo con l’intervento oltre che dei tre Club rotariani di
Cagliari, Carbonia ed Iglesias e del PDG
Alberto Cecchini, in rappresentanza del
Governatore, del Presidente del Consiglio
Regionale, degli Assessori Regionali all’Ecologia e alle Finanze (questi sta già operando per ottenere contributi europei per la
realizzazione del progetto), del Presidente
della Provincia e di tutti i ventuno Sindaci
del Sulcis Iglesiente, nonché delle Associazioni imprenditoriali e sindacali.
Lo straordinario diffuso interesse con il
coinvolgimento di istituzioni pubbliche dimostra quanto l’idea sia vincente: è un progetto ampio che si propone il ripristino di
aree degradate e che diventa anche suggerimento ed incentivo per eventuali applicazioni sia in campo nazionale che internazionale.
Il Rotary, e il nostro Club con gli altri
due coinvolti, è il motore di questa ambiziosa operazione ambientale e continuerà
ad occuparsene, giacché gli è stato conferito il potere di incidere nella decisione degli
interventi.
Altro successo può prevedersi per l’azione in atto per la prevenzione primaria delle malformazioni congenite: il Club proseguendo nella campagna per l’assunzione
dicembre 2010 —
dell’acido folico, sta organizzando, per
maggio 2011, una giornata di formazione
per medici e paramedici, con intervento di
specialisti di fama internazionale, in collaborazione con l’Unicef e l’Associazione
Spina Bifida sia Nazionale che della Sardegna.
Inoltre, con il sostegno di queste e della
Federazione Italiana Malformazioni Genetiche, è già in bozza un manifesto 100x70
cm da collocarsi presso tutti gli Studi Medici della Sardegna allo scopo di illustrare i
meccanismi di prevenzione delle predette
malformazioni.
Ho inteso soffermarmi su questi progetti perché sono un chiaro esempio di come il
Rotary stia mutando, proiettandosi sempre
di più all’esterno, per incidere sulla realtà
sociale in cui opera. Questa è la richiesta
Rotary Club Cagliari
5
dei Presidenti Internazionali e il nostro
Club si adegua ed agisce da apripista.
Nel prossimo semestre il Club organizzerà per l’area Sardegna l’IDIR (se ne dà
notizia in altro foglio), anch’esso segno dell’apprezzamento che gode nel Distretto.
Molti altri sono i progetti in corso che
meriterebbero tutti di essere citati e illustrati per la loro importanza e per la loro
rilevanza sociale; di essi se ne è ampiamente parlato nella loro presentazione e, durante la visita del Governatore; certamente,
verrà illustrato il loro procedere nel corso
di apposite riunioni.
Auguri ancora a voi tutti amici rotariani
e grazie per la partecipazione alla vita del
Club.
■
illa Santa, l’ultimo castellano» così L’Unione Sarda del 19 settembre
scorso dava titolo ad una intera pagina che pubblicava una intervista
al nostro amico Alberto. Partendo dal diffuso stile anglosassone di
aprire le dimore patrizie alla visita del pubblico, il giornalista poneva in evidenza
come, in Sardegna, sia soltanto il nostro socio ad aprire la sua casa, unico castello
abitato dell’isola.
«V
Nel corso dell’incontro era posta in luce l’importanza storica del monumento e
del museo del Risorgimento: «Qui dentro – affermava Villa Santa – custodiamo tanti cimeli degli eventi che hanno fatto l’Italia perché il Risorgimento non finisce con
la terza guerra d’indipendenza, ma si completa con la conquista di Trento e Trieste nel 1918». Seguivano appassionati riferimenti alle glorie militari della famiglia;
al contributo dei sardi caduti in gran numero in quella guerra; alla persona del padre, Nino, illustre figura di soldato e studioso del diritto militare, aiutante di campo e segretario del Duca d’Aosta, ai documenti e agli oggetti di interesse storico che
Egli affidò a chi era per lui «più un amico che un subalterno» ed, infine, agli sforzi,
mancando qualsiasi aiuto finanziario pubblico, per la manutenzione del castello,
oltre che con il modesto introito del biglietto, con altre iniziative private: un costante impegno della famiglia e soprattutto del rotariano Alberto Villa Santa che
dimostra in tal modo di attuare nel concreto il principio del “servire” da lui costantemente seguito durante la sua lunghissima appartenenza al Rotary.
6
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Quando e perché nacque il Rotary
L’idea geniale della
Rotary Foundation
PDG Angelo Cherchi
l concetto e la prassi rotariana ha evoluto continuamente nel tempo seguendo
l’esempio di Paul Harris, il quale disse:
Il mondo sta cambiando e anche noi dobbiamo essere pronti a cambiare.
La definizione attuale del
Rotary è la seguente: il Rotary è una associazione di
Rotary Club sparsi nei cinque Continenti; i Rotary
Club sono costituiti da
Persone, di ambo i sessi,
appartenenti al mondo
degli affari, delle professioni e dei servizi comunitari, unite fondamentalmente nell’ideale del servire, in altri termini nell’essere di aiuto al
prossimo senza interessi personali: Service
above self.
Quando e perché è nato il Rotary?
Il Rotary è nato il 23 febbraio 1905 a
Chicago. Il nostro Fondatore, l’avvocato
Paul P. Harris, aveva riunito tre amici ai
quali espose la sua idea, che gli frullava
nella testa da tanto tempo a seguito di tante esperienze di vita, soprattutto nell’ultimo periodo della sua vita in una città turbolenta e scarsa in concetti ed azioni legali
e corrette. Egli pensava che un club costituito da persone di attività di lavoro completamente diverse (da cui il concetto di
classifica) avrebbe favorito l’insorgere di
rapporti di amicizia utili a loro stessi ed
agli altri. I tre amici erano: Silvestre Schiele, commerciante di carbone, primo presidente del Club; Gustavus E. Loher, fondatore di una società commerciale; Hiram E.
I
Shorey, proprietario di una sartoria. Successivamente, Hiram non mantenne l’adesione al Club. Le adesioni al Club aumentarono rapidamente. Lo stesso Paul Harris
ricorda che un certo numero di aderenti lasciarono il club, perché
non ritenuto particolarmente
utile per loro. L’obbligo
della frequenza era tassativo. Secondo Paul Harris, i Soci del Rotary Club
di Chicago avevano in così grande considerazione
l’amicizia dei loro compagni che misero da parte
ogni discussione politica e
religiosa nel timore che questa
potesse diventare fonte di dissidio,
e furono ben ricompensati per la loro previdenza. Infatti, fin dall’inizio in tale Club
esistevano soci di varia provenienza (americani, inglesi, tedeschi, ebrei) e di diversa
religione (protestanti, cattolici, ebrei).
Il nome di Rotary originò dall’abitudine
iniziale di riunirsi in rotazione nei locali di
lavoro dei singoli Soci, abitudine abbandonata quando il numero degli aderenti era
notevolmente cresciuto, per cui iniziarono
a riunirsi in vari ristoranti od alberghi per
un pranzo o per la cena. L’amicizia tra i
Soci crebbe rapidamente, costituendo l’elemento collante del Club e costituendo l’elemento iniziale della futura Prima Via d’azione. L’interesse personale dei primi Rotariani era certamente elevato, sia dal punto
di vista spirituale che pratico, ma questo
elemento personale non risultò sufficiente.
Nacque pertanto un progetto di servizio al-
dicembre 2010 —
la Comunità di Chicago, consistente nell’organizzare Servizi Pubblici, allora completamente mancanti; l’iniziativa ebbe notevole successo, trasformando implicitamente il Club in una struttura di Servizio,
prodromo della futura Terza via d’azione
(Community Service).
L’idea vincente di un Club composto da
Persone di sesso maschile, appartenenti al
mondo delle imprese e delle professioni,
volto a sviluppare amicizie personali, ad
agire in favore del prossimo, essendo anche
tollerante in materia di razze e di religione
portò rapidamente alla nascita di altri Club
negli Stati Uniti: 1908, San Francisco;
1909: Oakland, California; Seattle; Los Angeles; New York.
Nel 1910-11 fu organizzato il primo Congresso (Convention) del Rotary, che divenne la National Association of Rotary Clubs
(Primo Presidente Paul Harris, primo Segretario Chelsie Perry). L’annata rotariana
cominciò ad iniziare con il primo luglio.
Nacque il primo RC a Winnipeg, in Canadà, ammesso al Rotary nell’anno seguente; e il Rotary divenne l’International
Association of Rotary Clubs.
Nello stesso Congresso fu approvata una
piattaforma, elaborata dal RC di Seattle,
tendente a colmare uno spazio lasciato
vuoto nello statuto e nei regolamenti, mettendo in evidenza l’importanza della condotta morale e dei valori etici negli affari,
cui si aggiunse lo slogan coniato da Sheldon: «Guadagna di più chi serve meglio».
Nel 1911-12 il Rotary attraversò l’Atlantico: Rotary Club di Londra, Dublino, Belfast. Successivamente il Rotary si è ulteriormente e continuamente esteso a tutto il
mondo, fino a raggiungere negli ultimi
tempi Mosca e la Cina.
In questa sede noi siamo attualmente
interessati a seguire l’andamento della base teorica e strutturale della nostra organizzazione.
Nel 1915 il Rotary si diede un “Rotary
Code of Ethics” permettendo all’associazione di assumere la leadership nel combattere la corruzione e le pratiche d’affari
scorrette, portando, assieme allo slogan
Rotary Club Cagliari
7
«Guadagna di più chi serve meglio», all’aurea regola: «Fa per gli altri tutto ciò che
gli altri vuoi che facciano per te».
Quando il Rotary giunse in Italia, questo Codice fu malamente accettato dai nostri Rotary Club, perché modesto come Codice etico, essendo limitato al mondo degli
affari. Lo stesso Codice fu uno dei contrasti tra la Chiesa Cattolica ed il Rotary assieme all’accusa di essere il Rotary una
propaggine della Massoneria. Il problema
fu almeno temporaneamente risolto grazie
all’opera instancabile del nostro grande rotariano Ranelletti, del Presidente Internazionale, il cattolico messicano Sutton, e del
gesuita Padre LaRosa. Paul Harris non era
mai stato massone. Lo stesso Paul Harris
nel valutare queste accuse, nel contesto
della libertà religiosa del Rotary, liquidò il
problema con le seguenti parole: «ovviamente ci sono rotariani che sono anche
massoni, ma ci sono anche rotariani che sono anche cattolici; fuori del Rotary possono
essere qualsiasi cosa, ma dentro il Rotary
sono soltanto degli amici».
Tuttavia, il Codice etico subì continue
riserve portando a notevoli variazioni, come risulta ancora oggi dalle varie edizioni
del Manuale di Procedura, tanto da portare al suo oscuramento: solo da poco, nella
recente rassegna storica sulla seconda Via
d’azione del Rotary, quella Professionale
(Vocational Service), il Rotary ha orgogliosamente riaffermato che la seconda Via
d’Azione ha costituito fin dall’inizio parte
essenziale dello spirito del Rotary, tanto
che anche il primo Rotary club aveva organizzato una commissione sulle metodiche
degli affari. Come si è già ricordato, il Rotary aveva accettato il motto ideato da
Arthur Frederick Shelton «He profits Most
Who Serves Best». D’altra parte, il sistema
delle classifiche ha rappresentato fin dall’inizio uno degli aspetti più significativi dell’associazione ed elemento qualificante della sua futura fenomenale crescita. Lo stesso Paul Harris considerava il singolo Rotariano come la connessione tra l’idealismo
del Rotary e la sua impresa o la sua professione.
8
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Come si è già ricordato il Codice etico,
adottato nel 1915, costituiva per i suoi promotori il capofila della lotta contro la corruzione e le scorrette pratiche negli affari.
Tuttavia, il codice fu progressivamente contestato fino al suo oscuramento, ma i motti
essenziali rimasero rimasti vivi, da tanto da
essere ancora i Motti del Rotary, in primis
«Service Above Self» e poi «They Profits
Most Who Serves Best». Il Rotary ha continuato a influenzare la seconda Via d’Azione, a cominciare dal test delle Quattro Domande, proposto dal Herbert J. Taylor nel
1943 come componente ufficiale dell’Ideale
del Servizio Professionale, trasfuso nell’Oggetto del Rotary: seguire elevati standard
etici negli affari; dignità di tutte le occupazioni utili; considerare tutte le occupazioni
come opportunità per servire la società; trasfusione del servizio professionale dal singolo Rotariano al Club; promozione dello
scambio dei gruppi di studio (1965); organizzazione di laboratori di addestramento
professionale e di seminari organizzativi; la
dichiarazione dei Rotariani sulle imprese e
sugli elevati standard etici (COL 1989). Ulteriori sviluppi: Programma dei volontari
rotariani; correttezza nei rapporti d’affari o
professionali tra rotariani; sviluppo di rapporti di amicizia tra rotariani; lotta contro
l’analfabetismo; riduzione della povertà;
miglioramento della salute.
Nel 1952-53 gli Scopi del Rotary sono divenuti lo Scopo del Rotary con Quattro Vie
d’Azione (Azione interna, professionale, di
pubblico interesse, internazionale), cui recentemente si è aggiunta la quinta Via, dedicata ai Giovani.
L’Azione di pubblico interesse (Community Service) concerne tutti i rapporti del
singolo rotariano e dei Rotary Club con la
comunità in cui vive ed agisce, come è stato molto analiticamente precisato dal Congresso del 1923 (23-34) e successive integrazioni e modifiche fino alla dichiarazione
del 1992 (COL 92-286), estesa anche ai
Corpi Rotariani Comunitari.
L’Azione Internazionale ha preso piede
dalla dichiarazione del 1919-20 sulla necessità della Pace e della Buona Volontà, è ri-
badita nel 1951-52 come sviluppo della
comprensione, la buona volontà e la pace
tra le nazioni. Il Rotary ha ribadito le responsabilità dei singoli rotariani e dei Club
nelle relazioni tra diverse nazioni. La sua
attività si esplica in molteplici modi, tra cui
il World Community Service (Azione di
Pubblico interesse mondiale), lotta contro
la fame, scambio di visite tra rotariani, Comitati interpaese, Gruppi di amici rotariani, professionali o di svago.
Nei vari momenti della sua storia il Rotary ha preso iniziative in favore dei giovani, iniziative riassunte nel capitolo dedicato alla Quinta Via (Nuove Generazioni) nel
Manuale di Procedura (Interact, Rotaract,
RYLA, Scambio di giovani, Scambio di
Nuove Generazioni).
Ma il punto più elevato della sua storia
il Rotary lo ha raggiunto con l’istituzione
della Rotary Foundation, nata da una idea
geniale di Arch Klemph e formalizzata in
seguito come società senza fini di lucro
(1983), che fornisce, attraverso contribuzioni volontarie di rotariani e di altri che liberamente vi concorrono, aiuti di carattere
umanitario, culturale, educativo. Le principali erogazioni attuali sono le seguenti:
Borse di studio, Borse per docenti universitari, Scambi di gruppi di studio, Sovvenzioni paritarie, Sovvenzioni distrettuali
semplificate, 3H, tutte sotto i princìpi e la
guida della Rotary Foundation.
Ma l’apice della sua attività la Rotary
Foundation lo ha raggiunto partecipando
alla campagna di vaccinazione Polio Plus
assieme al CDC di Atlanta e all’Unicef.
Attualmente, la Fondazione Rotary ha
intrapreso da sola la vaccinazione delle ultime regioni in cui la malattia persiste, riscuotendo l’ammirazione dei vecchi soci.
L’azione interna costituisce l’elemento
essenziale per l’attività del Club di appartenenza dedicata alla vita del Club medesimo e tutte le Altre attività rotariane.
L’azione professionale di cui a lungo si è
parlato costituisce tuttora un elemento essenziale per il Rotary, come autorevolmente si è ribadito nei Consigli di Legislazione
del 1989 e 2004, con le Dichiarazioni dei
dicembre 2010 —
Rotariani sulle Professioni: richiedere ed
ottenere elevati standard etici e considerare il valore sociale delle professioni in rapporto ai bisogni e ai problemi della società.
L’azione di interesse pubblico richiama i
rotariani al servizio in favore della comunità in cui vive ed opera.
L’azione internazionale ha come scopo
finale lo sviluppo dell’amicizia tra i soci e i
paesi di tutto il mondo.
L’organizzazione funzionale del Rotary
ha subito in questi ultimi anni due importanti trasformazioni ad opera del piano direttivo del Distretto e di quello del Club. Il
Piano direttivo del Distretto, originato inizialmente da una commissione voluta nel
1987 dal Presidente Chuck Keller e terminata nel 1992 ha portato a due importanti
conseguenze: la nascita della figura dell’Assistente del Governatore; la modifica
delle Commissioni distrettuali.
Inoltre, il nuovo Piano direttivo del Club
porta profonde modificazioni all’organizzazione del Club, rendendola più agile e funzionale. Le cinque vie d’azione costituiscono tuttora la base filosofica e pratica delle
attività del Club, cui devono inspirarsi le
Commissioni del Club, le quali sono state
semplificate. Le Commissioni di base, permanenti, sono le seguenti: Effettivo, Pubbliche relazioni del Club, Amministrazione
del Club, Progetti di servizio, Fondazione
Rotary. Queste Commissioni sono in armonia con i due Piani direttivi, distrettuale e di
Club, e possono essere integrate con qualsiasi altro Comitato o Commissione che il
club ritenga necessario ed utile.
Infine, l’attività del Rotary attualmente
viene aggiornata e potenziata dai Piani
Strategici del Rotary International e della
Fondazione Rotary.
L’ultima versione del Piano Strategico
del Rotary International possiede una chiara Visione tendente a far diventare il Rotary l’organizzazione di servizio preferita.
Il Piano possiede tre priorità strategiche,
così riassunte: potenziare i club, accrescere
l’azione umanitaria, migliorare l’immagine
pubblica del Rotary, tutte basate sui seguenti Valori fondamentali: servizio, ami-
Rotary Club Cagliari
9
cizia, diversità, integrità, leadership, chiaramente riassunti nel motto: Servire al di
sopra di ogni interesse personale.
Il Piano strategico sta modificando
profondamente anche tutta l’attività della
Fondazione Rotary per renderla atta a promuovere la comprensione, la buona volontà e la pace nel mondo, migliorando le
condizioni di salute, sostenendo l’educazione ed attenuando la povertà.
La strada per l’avvenire del Rotary è
brillantemente aperta.
■
10
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Storia, cronologia, patrimonio
La pinacoteca nazionale
di Cagliari
Margherita Mugoni Contini
Sono passati 137
anni dal giorno in
cui l’allora Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di
Cagliari, il professore Patrizio Gennari, documentava per iscritto la creazione di quella che sarà dallo stesso definita “Pinacoteca” con «un titolo eccessivamente ampolloso» a proposito della presentazione del materiale che sarebbe poi stato custodito nelle
sale destinate a divenire il Regio Museo nel
Palazzo dell’Università, sito nel Quartiere
di Castello.
La storia della formazione della collezione dei dipinti si concretizza attraverso
veri e propri espedienti non previsti dagli
schemi consueti nel creare una pinacoteca.
Contingenze fortunate favoriscono la
raccolta dei quadri; un’altra data ci indica
l’incameramento di importanti opere da
parte del Regio Museo: nel 1866 si approva
la legge sulla soppressione degli enti ecclesiastici. Tale evento permette una considerevole avocazione alla costituenda Pinacoteca di opere d’arte le più rilevanti, requisite da molti autorevoli edifici di culto della
nostra città.
Ancora, il 1875 segna l’anno di distruzione della chiesa di San Francesco di
Stampace e la conseguente presa di possesso da parte della futura Galleria, della cifra
più rilevante di RETABLI (1) conservati in
Cagliari. L’allora Conservatore del Museo
Vincenzo Crespi, nell’anno 1889, si attivò
per creare il primo vero e proprio inventario delle numerose opere d’arte costituenti
il Corpus pittorico.
Intorno al 1897, alla fine quindi del secolo XIX, l’intero complesso artistico, unita-
1873:
mente ad un considerevole quantitativo di
reperti archeologici, viene fatto traslocare
nel Palazzo Vivanet, inadatto del tutto, oltre che insufficiente di spazi, a poter ospitare la ormai importante (e ingombrante per
le dimensioni dei retabli) raccolta. Tale situazione favorisce il progetto di realizzazione di un locale adeguato a custodire la Collezione. L’ingegnere Dionigi Scano, grande
storico dell’Arte ed intellettuale raffinato,
progetterà il Museo Regio di Piazza Indipendenza che sarà inaugurato nel 1905 e
che incamererà il confinante Palazzo delle
SEZIATE (2), il quale sarà destinato ad
ospitare le opere storico-artistiche ed in seguito financo i manufatti di pertinenza
folklorica. Le Seziate saranno così elette a
Museo per una ottantina di anni.
La seconda metà del secolo XX, esattamente il 1955, segna l’inizio dei lavori di restauro e trasformazione del Regio Arsenale,
ubicato anche questo nel rione di Castello,
in quella che diventerà la Cittadella dei
Musei. Pur attraverso svariati problemi burocratici ed economici, la fabbrica vedrà la
conclusione dei lavori intorno agli anni
1976/78, alla fine quindi degli anni ’70 del
secolo XX.
Bisognerà attendere il 1985 e un imponente allagamento nei locali delle Seziate,
per riuscire a trasferire i manufatti artistici, per fortuna non danneggiati dall’acqua,
nelle sale della nuova sede loro destinata
per la conservazione e soprattutto la fruizione da parte del pubblico dei visitatori.
Finalmente nel 1992 si avrà l’inaugurazione ufficiale della Pinacoteca Nazionale
di Cagliari nella bellissima cornice della
Cittadella dei Musei in piazza Arsenale.
dicembre 2010 —
Rotary Club Cagliari
11
La Cittadella dei Musei, Cagliari
Mi corre il dovere di documentare che l’importante
quadreria e in particolare i retabli, unitamente ai reperti archeologici, non costituiscono la sola ricchezza
della Pinacoteca.
Essa infatti possiede una considerevole e pregevole
proprietà di ben altre collezioni riferentesi ad un guarnito patrimonio etnografico creatosi nel tempo con le
svariate raccolte, frutto di donazioni ed acquisizioni.
Si possono ammirare ed apprezzare, ahimè non assemblati in una sola esposizione permanente, ma con il sistema rotatorio dei reperti, per motivi di ristrettezze
degli spazi: l’oggettistica, il materiale lapideo, la ceramica, l’ebanisteria, i tessuti e i ricami, l’arredo domestico, gli intrecci e i cestini, i gioielli, le armi (3); ed
inoltre, alcuni quadri di artisti sardi, tra i più eminenti del XX secolo (4).
L’itinerario si snoda lungo tre percorsi: piano superiore, piano intermedio, piano inferiore.
1. Il Retablo
n tale contesto discorsivo, sento il dovere di apporre
un inciso allo scopo di documentare il significato semantico e oggettivo del manufatto retablo, corredato
con qualche informazione di carattere storico.
Il 1326 segna la data d’ingresso nel Castello di Cagliari dei conquistatori Catalani e la effettiva e concreta appropriazione della Sardegna da parte della Corona d’Aragona. Tale evento comporta l’imposizione di
un nuovo modo di amministrare l’Isola, come sempre,
d’altronde, avviene per le terre conquistate.
Anche l’arte viene coinvolta in questo rinnovamento: i moduli rappresentativi e iconografici delle
opere vedono, dalla metà del secolo XIV in poi, l’ingresso del retaule nella figurazione pittorica (ed an-
I
che lapidea) di questi, il più
delle volte, capolavori dalla
policromia raffinata e smagliante di luci e ori.
Il retaule, o retablo dalla variante linguistica castigliana,
deriva il proprio nome dal termine latino retrotabula altaris,
a significare la tavola dietro
l’altare, in cui converge l’addobbo pittorico della cappella.
Questo modulo decorativo vede
la luce in contrapposizione ed
in sostituzione della pittura
murale e dei paliotti orizzontali
imperanti nel periodo romanico
e poco identificabili da parte
dei fedeli, proprio per la posizione logistica, che non permetteva una osservazione attenta
delle immagini, a causa della
distanza che separava le persone oranti dalle opere.
La formula, fino ad allora
inedita, di rendere partecipi i
devoti i quali, attraverso la contemplazione, dovevano essere
ammaestrati ed indottrinati
sulla verità della fede, si diffuse
in Catalogna intorno alla fine
del primo trentennio del secolo
XIV, segnando, per tutta l’età
gotica, l’arte pittorica della Penisola Ispanica.
12
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Giudizio Universale Santi Matteo e Antonio Abate;
Annunciazione Adorazione dei Magi
Maestro di Olzai – Retablo del Giudizio Universale (2 Tavole
superstiti dal Retablo del G.U.) – Sec XVI (Primi)
cm 184,2 x 56,5 – cm 183,5 x 57
Ovvio, per conseguenza, che la Sardegna venisse
coinvolta in tale sottile operazione intellettuale e politico-religiosa!
Fisicamente il retablo si presenta composto da una
concatenazione di tavole lignee formanti due elementi
fondamentali: uno inferiore, con procedimento orizzontale, denominato bancàl (basamento) e il superiore,
sistemato in senso verticale al di sopra del basamento e
molto più grande per dimensioni. Al centro del comparto superiore trova l’allogamento il compartiment
(tavola centrale) con l’immagine del santo o santa cui è
dedicata questa enorme pala d’altare. Sovente l’icona
centrale vede protagonista la Madonna in trono con
Bambino, definita con i più svariati appellativi.
Sopra il compartiment abbiamo un riquadro decorativo, il cimàl, rappresentante, nella stragrande maggioranza dei dipinti, la Crocifissione. Ai lati, sempre
del comparto alto, sono sistemati, in posizione verticale, i departiments, tavole aventi dimensioni più piccole e illustranti miracoli (i famosissimi milagros) e avvenimenti esistenziali del titolare del compartiment.
Ognuno dei departiments è chiamato casa e la sequenza verticale delle casas, si definisce carrèr (via). I
carrers sono le strade che incorniciano i departiments
e vengono tenuti insieme tra loro da montanti; le casas, di contro, sono separate in senso orizzontale con
una soluzione di archeggiature e fregi. Per ultimo, il
guardapols (fascia inclinata) racchiude il retablo lungo le fiancate e nella parte superiore.
Anonimo, Madonna col Bambino;
Anonimo, Sacra Famiglia.
sec XVIII - Olio su tela - cm 61 x 49
sec XVIII - Olio su tela - cm 105 x 75
2. Palazzo delle Seziate
l palazzetto, noto ai cagliaritani veraci (e, mi si conceda,
non più giovanissimi) per essere
uno degli edifici di Castello più
rinomati, è costruito su due
piani insistenti su un alto zoccolo lapideo, al cui epicentro si
schiude, ampia ed elegante, la
cosiddetta Porta di San Pancrazio (dalla adiacente Torre,
appunto, di San Pancrazio), o
della Zecca che crea il transito
tra le confinanti Piazza Indipendenza e Piazza Arsenale.
I
dicembre 2010 —
Rotary Club Cagliari
3. a) L’Oggettistica
l piccolo insieme di reperti
appartenenti alla Collezione
della nostra Pinacoteca, risulta
di provenienza non conosciuta,
ma si ipotizza pervenuto nella
stessa, attraverso lasciti di privati o acquisizioni sul mercato
antiquario.
Si sottolinea l’importanza di
due piatti da questua, di bottega tedesca, in rame sbalzato e
punzonato, datati al XVI secolo
e due interessantissime piccole
sculture in lignite raffiguranti
San Giacomo Pellegrino, probabilmente del XV secolo, e,
quasi certamente, ex voto acquistati da devoti durante pellegrinaggi a Santiago di Compostela.
Si evidenziano inoltre, due
statuine raffiguranti Leoni
sdraiati in bronzo dorato alti
cm 15 e datati ai secoli XVIIXVIII. Mi corre l’obbligo di
spendere poche parole, infine,
ma per evidenziarne la grande
importanza storica e artisticoantiquaria, sul famosissimo Acquamanile in forma di volatile,
di bronzo, datato ai primi del
secolo XII. Trovato in un terreno privato, in agro di Mores in
regione San Salvatore, il reperto fu acquistato nel 1919. Studiato e ristudiato per la evidente importanza che rivestiva, anche ad una osservazione non
proprio attentissima, nel 1946
venne attribuito dallo storico
dell’Arte U. Monnaret de Villard, ed ancora nel 1967 da U.
Scerrato, all’arabo Abd Al Malik il Cristiano. Nel 1969 e, con
una riconferma nel 1970, R.
Serra, lo ritiene «Opera proveniente da bottega pisana o veneziana realizzata da un artista
legato alla cultura bizantina».
I
Anonimo. Acquamanile a forma di volatile. Sec. XII (primi) Bronzo
Il nucleo originale, ad un solo piano, data all’ultimo
quarto del XVI secolo-primo quarto del XVII secolo;
invece il 1825, così come si legge nella epigrafe collocata sul portale, a ricordo dell’evento, comportò la sopraelevazione di un ulteriore piano della fabbrica.
Scrivevo qualche riga più in alto, che le Seziate sono uno degli edifici più rinomati del Castello e questo
perché (la loro denominazione proviene dal lemma di
derivazione spagnola seziata, che in italiano significa
seduta) in tale sito, i viceré spagnoli ascoltavano le
suppliche ed anche le lamentazioni (e ciò io penso alquanto più frequentemente che non le suppliche) dei
carcerati detenuti nella confinante Torre di San Pancrazio, nei giorni stabiliti per il ricevimento delle persone interessate ai colloqui, nei locali appunto delle cosiddette Seziate.
13
14
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
venute in un ripostiglio entro l’abitato nel
villaggio di Pula». Antonio Taramelli nella
Guida del Museo Nazionale di Cagliari datata 1914, riferisce di «materiali di età cristiana e medievale... vasi di varia forma,
piatti, boccali, ciotole in terracotta invetriata a colori ed a riflessi metallici, di importazione ispano-araba, alcune con iscrizioni
arabe, rinvenute in un ripostiglio di Pula».
Il corpus del cosiddetto secondo gruppo, vede la luce nel 1967, durante i lavori di restauro della parrocchiale del paese di Settimo San Pietro e dedicata al santo eponimo.
Lo sconvolgimento del pavimento, causato
dal rifacimento dello stesso, permise il recupero di questo… “tesoro ceramico” e la probabile datazione, come termine ante quem,
del XVIII secolo. Tenendo presente l’anno
del restauro e cioè il 1967, che, per la prima
volta dopo quasi tre secoli, vede rimestato il
piano di calpestio della chiesa, sotto cui si
trovava, sigillata in strato, la stoviglieria di
cui si scrive e lo studio comparativo con fittili rinvenuti in altri siti della Sardegna, si è
stati indotti a identificarli come oggetti di
produzione indigena, con un margine di
dubbio risicatissimo. Inoltre, l’attribuzione
cronologica dei due interessanti, bellissimi
lotti, è da considerarsi quasi del tutto sicura: il corpus “Pula” risale al secondo-terzo
quarto del XIV secolo; il corpus “Settimo
San Pietro” al XVI-XVII secolo. Riassumendo, il patrimonio ceramico della Pinacoteca può vantare, oltre ai numerosi reperti di area valenzana, ai fittili di produzione
sarda, tre boccali di Malaga, un boccale pisano-ligure, una ciotola carenata di probabile produzione siciliana databile alla prima metà del secolo XIV, un piattello a calotta emisferica schiacciata e un piatto sempre a calotta emisferica schiacciata toscanoc) La ceramica
l materiale fittile di proprietà della Pinaco- ligure entrambi datati al XVI-XVII secolo.
teca cagliaritana, è proveniente da due did) L’ebanisteria
stinti siti: Pula e Settimo San Pietro. Filippo
ue reliquiari lignei riproducenti moNissardi dà notizie sulle ceramiche di Pula,
delli architettonici rinascimentali e
con grande dovizia di particolari. L’acquisizione del corpus pulese, data il 1896, quello manieristici e databili al XVI secolo, di madi Settimo S. P. è del 1967. Il nucleo di Pula nifattura toscana, fanno mostra di sé nel
documenta «58 pezzi di stoviglie ispano- novero variegato delle proprietà della Piarabe». «24 stoviglie ispano-moresche, rin- nacoteca Nazionale di Cagliari. Vennero
b) Il materiale Lapideo –
Campana di Ugone
a collezione lapidaria della Pinacoteca
Nazionale di Cagliari contiene un insieme
di materiali di diversa provenienza, epoca, tipologia. Sono stati identificati, studiati e inventariati circa 40 reperti tra lapidi funerarie
(ritengo degna di menzione una in marmo
datata al 1345, di cm 72 x 95, proveniente,
secondo la documentazione del canonico
Giovanni Spano, il quale scrive nel 1861, di
averla «vista incastrata sopra la conca del
lavatoio», dalla chiesa di San Francesco di
Stampace ed appartenente per attribuzione
di M. Burresi, 1983, alla bottega di Andrea
Pisano, rappresentante «d(omi)na Vannucia
Orla(n)di ... a(nno) D(omini) MCCCXLV»,
epigrafi (per tutte, l’Epigrafe dell’Arsenale,
della misura di cm 50 x 60, e datata tra il 25
marzo e il 23 settembre 1263, secolo XIII,
quindi); stemmi (da evidenziare 3 Stemmi
Pisani di Cagliari, datati rispettivamente: a)
Sec. XIII (ultimo quarto) XIV (primo quarto), cm 52 x 60; b) Sec. XIII (ultimo quarto)
XIV (primo decennio), cm 36 x 38; c) Sec.
XIV (primo decennio), cm 54 x 40, (tutti e
tre i reperti sono in calcare); stemmi nobiliari; una statua acefala di Madonna con
Bambino (Sec. XIV cm 64 x 43 in calcare);
ancora, una Croce stazionale (Sec. XIV-XV
cm 110 x 87 x 22 in marmo); un’altra Croce,
sempre in marmo (Sec. XVI-XVII cm 71 x
56); capitelli; frammenti architettonici;
chiavi di volta provenienti da demolizioni di
chiese ed altro materiale di spolio. A chiudere, la arcinota Campana di Ugone, bronzea,
datata al Secolo XIV (tra il 25.3.1381 e il
24.3.1382, del diametro massimo di cm
38,6).
L
I
D
dicembre 2010 —
Rotary Club Cagliari
15
acquisiti dallo Stato, in seguito alla distruzione della
chiesa di San Francesco di Stampace, nel 1877. Custodiscono reliquie di Santi Martiri sardi. Costruiti, il più
grande in legno di mogano con intarsi in ebano, avorio
e tartaruga, misura cm 148 x 87 x 14,5; il secondo, in
ebano e avorio, è di cm 80 x 30 x 30.
e) I tessuti e i ricami
l meraviglioso e variopinto mondo dei manufatti tessili e
dei ricami è, senza alcun tema di smentita, uno dei motivi di giusto orgoglio della Pinacoteca. La raffinata esecuzione dei reperti, unitamente alla oggettiva bellezza
estetica, manifestano l’impareggiabile maestria delle tessitrici della terra sarda. L’arte del telaio veniva fatta imparare alle bambine fin dalla prima infanzia. Esse apprendevano la tecnica in modo del tutto naturale e, anzi,
alcune artigiane particolarmente abili, documentavano il
proprio talento, firmando con una iscrizione il manufatto
che, più spesso, assurgeva a livello di capolavoro. Talvolta
nei lavori destinati all’uso sacro (tovagliette, ad es.), o più
spesso nelle bisacce, tessuto sulle tasche, era documentato
il nome del proprietario o il luogo di produzione o la data.
La più parte dei tessili della Pinacoteca è frutto di acquisizione, agli inizi degli anni venti del XX secolo, di ricche
raccolte create nel tempo da appassionati ed eruditi collezionisti: Pischedda, Todde, Piras-Mocci, Dallai. Un altro
buon numero di reperti risulta, purtroppo, di provenienza
sconosciuta. Tale grande importanza patrimoniale, fu documentata con l’esposizione della collezione dell’Avvocato Efisio Pischedda, alla Mostra di Etnografia Italiana che
si tenne a Roma nel 1911; il fondo Pischedda fu uno dei
più ammirati ed apprezzati da studiosi e visitatori. I tessuti e i ricami di cui brevemente tratto, rappresentano
un vasto repertorio di manufatti, raccolti e assemblati
dai primitivi proprietari, tenendo conto soprattutto del
loro valore estetico e della loro destinazione d’uso. Si
ascrivono quasi esclusivamente come appartenuti alla
classe sociale più abbiente, e per la preziosità e per la
raffinatezza nell’esecuzione propriamente materiale. Le
opere numericamente più documentate sono i copricassa (koberikàsha) e i copritavolo (koberibàncu), manufatti di foggia rettangolare impiegati per essere posti sopra le cassapanche e sui tavoli, con la finalità, oltre che
di abbellire, di riservare i mobili dalla polvere e da
eventuali altre offese esterne. Quasi tutti questi oggetti
raffinati, sono originari dell’area geografica dell’Oristanese, in particolare di Morgongiori, Mogoro, Mogorella,
Usellus, Siamanna. La lavorazione, accuratissima, si
avvale dell’uso di lane sarde tinte con coloranti vegetali
dalle tenui gradazioni cromatiche, più raramente con
I
Bisaccia (Bertula) – Alto Oristanese
(Morgongiori?). Ordito e trama in
cotone, trama supplementare in
lanetta e seta: applicazioni in seta,
velluto e cotone.
l’uso di lane d’importazione, vivaci nei forti colori. Frequente la
presenza di fili dorati e argentati, della seta da ricamo,di applicazioni in seta sui bordi e di fiocchetti in taffetas o serici, espressione di un gusto di grande classe ed eleganza. Per quanto interessa il campo decorativo, l’Oristanese si caratterizza per una
enorme quantità di motivi ornamentali, distinguendosi senza
ombra di dubbio dalle altre zone
sarde; i motivi vegetali e floreali
riproducono i seguenti motivi: la
ghianda (sa landi), la vite (sa
ua), il garofano (su gravellu), la
rosa (s’arrosa); i motivi antropomorfi: il ballo tondo (su ballu
tundu), gli sposi a cavallo (is
isposus a cuaddu), la donnina
(sa pippiedda); quelli zoomorfi:
l’aquila (s’abila), il cervo (su
16
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
kervu), il cavallo (su kaddhu), l’unicorno
(s’a unu korru), il pavone (su paone); la
simbologia cristiana mette in campo la croce (sa rughe), l’ostensorio (?), l’angioletto
(s’angheleddhu), il monogramma di Cristo
(?); non mancano certamente i motivi geometrici, numerosi e utili a riempire gli spazi
vuoti. Degna di grande attenzione inoltre, la
ricca collezione di bisacce (bèrtulas), rettangoli ripiegati a formare due grandi tasche dal decoro uguale e simmetrico. La tecnica di tessitura delle bèrtulas dell’Oristanese è, nella parte esterna, quella denominata
a lauru o a bagas; l’interno delle tasche e il
retro, sono fatte con la tecnica c.d. a briàli.
Le coperte (burras o mantas) sono ottenute
con la tessitura a tre teli longitudinali, poi
cuciti tra loro, con l’uso del telaio orizzontale, che non consentiva un’ampiezza maggiore del manufatto. Il telaio verticale, più antico, è usato in Barbagia, ad Aritzo e a Talana, per realizzare le mantas di sola lana. Un
ultimo cenno non può mancare riguardo ai
copriletto di cotone bianco (is fànugas), lavorati a pibiònis. Ancora, troviamo le strisce
lunghe (ingirialèttus), sempre di cotone
bianco, che ornavano il letto, molto alto, a
baldacchino, con cavalletti (a krìspiris). Vari ed elegantissimi sono i motivi che abbelliscono gli ingirialettus: antropomorfi, zoomorfi, fitomorfi, geometrici ed infine un originale motivo riproducente la corona gigliata del Carmelo, denominata sa mustra de su
Carmine. Ultima nell’elencazione, la riproduzione della moneta del sesino, detta sa
mustra de su sisinu.
f) L’arredo domestico tradizionale:
i cassoni e gli intagli
oche parole per documentare questi importanti oggetti dell’arredo domestico in
Sardegna. Sono realizzati quasi esclusivamente in legno di castagno e hanno forma di
parallelepipedo. Vengono denominati kasha,
kashitta, kashoneddhu, a seconda della dimensione. In Logudoro e in Campidano la
cassa grande si definisce arka e la piccola
arkitta o arceddha. Tutte indistintamente,
fino a tempi non troppo lontani dai nostri,
risultano essere tinte in colore rosso con l’u-
P
so del sangue di bue o di pecora. Il manufatto ligneo di derivazione barbaricina presenta un decoro a intaglio sul paliotto, quello di fattura lussurgese, di contro, è intagliato solamente nella cornice. Vari motivi vegetali sono impiegati per abbellire le casse di
Santu Lussurgiu, più basse e assai più raffinate, come esecuzione, tra tutte quelle sarde. Figurazioni di animali e motivi geometrici, ornano invece le arkas, senz’altro più
austere nella loro fierezza quasi barbarica,
ma non per questo meno belle.
g) Gli intrecci e i cestini
manufatti di fibre vegetali, per lo più erbe palustri, ma non solo, sono nella stragrande maggioranza, stati acquistati dalla
Pinacoteca il 30 giugno del 1925 dalla Collezione Sanjust e comprendono un consistente numero di canestri (palineddhas),
corbule (krobis), corbelle (krobeddhas),
crivelli (ciulirus), cofanetti (koffinus), cestinetti e cestelli di varia foggia e di diverso
uso, qualche paniere (kanisteddhas), quasi
tutti creati con ordito in culmi di grano e
trama in giunco, con applicazioni in stoffe
di pregio nei reperti più eleganti e, per i
manufatti delle zone fluviali e marittime,
con l’uso della palma nana sia per l’ordito
che per la trama.
I
h) I gioielli
manufatti preziosi in oro e, più spesso, in
argento (e questo per la facilità di reperire questo metallo nobile nelle miniere di
Sardegna), fanno bella mostra di sé nella
Pinacoteca. Questi monili sono, in gran
parte, stati acquisiti in un arco temporale
che si protrae dal 1923 al 1929. La più rilevante e per numero di reperti e per bellezza
e per valore intrinseco degli stessi è la Collezione Sanjust, fatta propria da parte della
Pinacoteca in data 12.2.1925. È conseguenza
quasi naturale, che tali preziosi appartenessero soprattutto alle classi nobili e ai ricchi
borghesi, colti e oramai bene avvezzi a sapere stimare con intelligenza gli oggetti di
valore; queste gioie erano, ad ogni buon
conto (ed io aggiungo giustamente), ben
presenti nel corredo ornamentale dei ceti
I
dicembre 2010 —
Kannaka. Oro- tecnica a laminazione,
filigrana. Sec XIX
popolari, seppure molto meno
pregiate, ma ricalcanti le stesse
tipologie (catene, spille, bottoni). Le influenze esterne hanno,
fino a un certo punto, condizionato la fisionomia di questi oggetti. Infatti il gusto “barbarico” di cui parla Giovanni Lilliu o «la persistente e polemica
affermazione di arcaismo nelle
forme bizantino-romaniche»
evidenziate da Corrado Maltese,
«sono la riprova della grande
volontà dei sardi di mantenere
intatta il più possibile la loro
identità primitiva». “Primitiva”
sì ma, voglio con determinazione e convinzione affermare, certamente non priva di forte impronta aristocratica, seppure di
segno, appunto, “barbarico”.
Questo, nonostante le inevitabili influenze iberiche, determinate dal dominio ultrasecolare da parte del regno di Spagna.
Ma io sarei più propensa a individuare con maggiore convincimento, una certa quale suggestione, nell’uso della tecnica della granulazione, di derivazione
punica, di influssi etruschi (non
dimentichiamo gli scambi com-
Rotary Club Cagliari
17
merciali tra i Sardi del periodo Nuragico e le città-stato
dell’Etruria). Senza fingere di non ricordare che le
grandi rotte commerciali portavano i nostri conterranei
ad intrattenere rapporti di buon negozio finanche col
mondo mediorientale. E non scordando che la Sardegna, nei secoli, ha visto transitare sul proprio suolo, non
sempre con pacifici intenti, un numero imponente di
genti forestiere. Queste vicissitudini hanno fatto sì che
tante culture abbiano dato, in definitiva, il loro contributo allo sviluppo di un canone autoctono, fatto di raffinati stilemi che possiamo, a buon diritto, rivendicare
oramai come Stile Sardo.
Le collezioni pertinenti alla Pinacoteca, coprono un
arco temporale che possiamo datare oscillante tra i secoli XVII e XIX.
I temi ornamentali dei nostri gioielli sono limitati a
poche tipologie, ripetute con una costanza quasi identitaria, come a voler sottolineare che la grazia della gioia
preziosa, risiede più nella sapienza esecutiva dei maestri
orafi, piuttosto che nella varietà dei motivi decorativi!
La filigrana è lavorata, nella quasi totalità dei manufatti, con il motivo della spirale, singola in forma di cerchio
concentrico, o, più sovente doppia, in guisa di doppio
ricciolo. Nei preziosi d’argento si trova la rosetta, realizzata con la tecnica della incisione, oppure per fusione.
La rosetta inoltre, rappresenta il motivo dominante,
una sorta di fossile guida, in quasi tutti gli oggetti della
Sardegna, siano essi in legno, in ferro, o appartengano
al mondo architettonico, sia religioso che civile. La simbologia, a parte quella canonica che riguarda gli amuleti, non è rappresentata da grande varietà di segni, sia
nell’ambito religioso (i simboli della Passione), che nel
contesto profano (le mani che si stringono negli anelli
nuziali). Si sottolineano i due motivi che potremmo definire canonici: il cuore e gli uccelli. Il simbolo del cuore, spesso stilizzato con eleganza nei manufatti per lo
più barbaricini (soggòli, fibbie), è, d’altronde, riprodotto presso le culture di tutto il mondo. Gli uccelli si evidenziano in una notevole diversità di raffigurazioni; l’aquila bicipite in primis, e, a seguire, identici sia nell’ambito sacro, che nel profano, falchi, grifi, aquile fortemente ripetitivi nella resa iconografica. Oltre ai rapaci, vi è una serie di animali e animaletti domestici che fa
bella mostra di sé, soprattutto nei gioielli. Colombe, pavoncelle, galli, gallinelle, sovente stilizzati in stilemi che
oggi troveremmo attualissimi. Cagnolini, volpi, qualche
raro gattino sono esemplati nel bestiario dei quadrupedi. Le tecniche di lavorazione utilizzate sono prevalentemente le seguenti: filigrana, granulazione, laminazione, incisione, traforo, sbalzo, fusione, bulino, cesello,
18
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
stampo… (spero di non avere tediato con la
noiosa elencazione); superfluo sottolineare
che i maestri orafi manifestano una perizia
di livello superbo. Nel novero dei preziosi,
meritano un cenno i Rosari, splendidi e originali per la presenza delle sontuose patene
(sa pattena) che il più delle volte sostituiscono la croce nella parte terminale dell’oggetto di culto. La patena risulta composta
da una medaglia ottenuta dalla sovrapposizione di due lamine sbalzate, e contornata
da una cornice in filigrana di foggia circolare, ovale o poligonale. Spirali contrapposte e
di uguali dimensioni, avvolgono l’insieme,
susseguendosi e formando il disegno del ricciolo doppio. All’interno della medaglia, sono sistemati piccoli oggetti di devozione, che
la trasformano in un reliquiario. I crocifissi
poi, sono costantemente effigiati secondo l’iconografia canonica del Christus Patiens,
vincolato alla croce dai tre chiodi, il capo reclinato e incoronato di spine, il diaframma
bloccato nello spasimo dell’agonia. Talvolta,
a concludere la Sacra Rappresentazione, si
documentano o i simboli ossei della Morte,
oppure, a rappresentare il sacro segno del
sangue e della resurrezione, una pietra rossa
castonata nel monile benedetto. Un interessante repertorio è documentato dai simpaticissimi e originali Spuligadentes (lett. Stuzzicadenti). Si ipotizza da parte di eminenti
antropologi che, oltre alla valenza igienicopratica, essi possano assolvere ad una funzione apotropaica. L’idea, invadente il
mondo del magico, spiegherebbe la ripetizione costante del prototipo, con varianti
iconografiche, alla soluzione monotematica:
dall’epicentro dell’oggetto (di foggia cordiforme, zoomorfa, antropomorfa riproducente un cavaliere) si dipartono due elementi ricurvi contrapposti, l’uno appuntito all’estremità (lo spuligadentes vero e proprio),
l’altro terminante in forma arrotondata di
cucchiaino. Il monile, quasi sempre in argento, veniva esibito dal possessore, appeso
al petto con una catena (a giunkigliu) o, in
guisa di ciondolo, a documentare, probabilmente, una ricca alimentazione a base di
carne! Il particolare, farebbe individuare
nella ostentata esibizione del monile, la sua
valenza propiziatoria e apotropaica, ad un
tempo. La collana (kannaka), presente in
tutti gli emisferi dai tempi più antichi, è documentata in Sardegna sotto forma di monile in oro. Comprende varie tipologie, che,
ad ogni buon conto, vede presente come una
ripetizione canonica, il vago di forma sferica
o ovoide, formato da una lamina liscia o
traforata, arricchita da decori in filigrana o
lavorati a sbalzo. I vaghi sono uniti fra di loro da gale di filigrana. Ora, un cenno sugli
amuleti sardi. Il Malocchio, costante terrore
presso tutti i popoli della Terra, ha il suo
scaramantico oggetto dell’esorcizzazione,
nell’amuleto (Sa Sabbeccia), che deve servire a preservare dalle disgrazie. I nostri talismani rientrano pienamente nelle tipologie
mediterranee: conchiglie (cypraea, turbo
rugosus, meglio noto come occhio di Santa
Lucia); pietre colorate, bianche, nere di onice ed anche di legno tinto; ambra, corallo,
cristallo di rocca, pasta vitrea, vetro, residui
ossei, denti di animale, chele di crostacei,
pezzettini di tessuto o di carta con sopra
scritte formule magiche. Insomma un campionario di tutto rispetto, avente lo scopo di
possedere un forte potere apotropaico. E se i
materiali sono il più delle volte poveri, la
magia che sprigionano col fluido incorporato all’interno di essi, merita che siano montati in argento, metallo pregiato con la forza
intrinseca di allontanare e neutralizzare gli
influssi maligni! Ancora, nel variegato campionario di accessori di pregio, non può
mancare una menzione ai pendenti, di cui
su lasu (dal termine spagnolo lazo, col significato di laccio, a identificare il nastro di
seta, per lo più di colore nero, entro il quale
vien fatto passare il pendente da sistemare
stretto al collo), naturalmente in oro, è emblema dell’arte orafa sarda. La gioia è formata da tre scomparti eseguiti con lamine
traforate, ornate con la filigrana e le perline
(di fiume) scaramazze. Il primo scomparto,
il più vicino alla fettuccia, è anche il più
grande e ha forma di fiocco doppio, con castone centrale; il mediano, ch’è di regola il
più piccolo, ha, anch’esso un incavo centrale, con pietra di colore diverso; l’ultimo
scomparto, infine, è costituito da un cam-
dicembre 2010 —
meo, o più di frequente, da un castone. Gli
orecchini, (Sas Oritzinas), oltre agli esemplari comuni, a cerchio e a navicella, meritano una parola, per sottolineare quelli dalla tipologia (probabilmente mutuata dall’eredità bizantina) a tre piastre laminate e
traforate, sorrette, all’attaccatura dell’orecchio, da un comparto in forma di fiore. Le
placche, in oro, di notevoli dimensioni, sono
provviste di una “corniciatura” (S’inghiriu)
in filigrana, o in fogliettine esterne lavorate
al bulino, il corpo interamente ricoperto di
“scaramazze”. Inutile rimarcare l’impatto
regale de Sa Dama indossante il costume
sardo della festa, di per sé sontuoso, arricchito dai meravigliosi orecchini e dal resto
del corredo aureo, provvisto inoltre, di anelli (sos Aneddhos), a fascia filigranata, a granulazione, di foggia geometrica, per lo più
romboidale, o con le manine che si stringono; di spille d’oro (Sas Isprillas), a disegno
floreale, cordiforme, a stella (Sa mustra ’e
su frore, su coro, s’isteddhu), appuntati al
petto, alla benda del capo (Sa tiazzola); di
bottoni d’oro o anche d’argento (giornalieri)
(Sos ’uttones – sos vuttones – sos buttones),
fatti con due lamine a semicerchio o troncoconiche filigranate, traforate o a granulazione, saldate insieme; di soggòli, catene (Su
giunkhigliu), fibbie, portachiavi (S’Aneddu
’e sas kraes); ed infine di spille e ciondoli
con castoni di cammei in turchese, malachite, ambra, agata, onice, corallo, avorio, vetro, conchiglia.
i) Le armi
a più importante ed interessante collezione pubblica d’armi sarde che possiamo documentare, è, senz’ombra di dubbio, la Raccolta Imeroni, acquisita dalla Pinacoteca in data 20.8.1926. La serie vanta
pregevoli esemplari di coltelli e fucili, di
creazione tutta isolana. La consumata
esperienza degli artigiani dei paesi di Pattada e di Arbus, nello specifico, per quanto
riguarda la forgiatura dei metalli, ci restituisce le belle e rinomate lame Pattadesas e
Arburesas. Sento qui il dovere di ricordare
i più abili coltellai di Pattada: Zintu e Fogarizzu. Il fucile sardo, originale e senza
L
Rotary Club Cagliari
19
uguali al mondo nella categoria delle armi
da fuoco, si identifica immediatamente per
alcune peculiarità: è un monocanna molto
lungo e sottile, con acciarino a pietra, calcio appiattito e a “pinna” molto corto, il
guardamano alquanto largo, ricoperto
pressoché del tutto di metallo decorato elegantemente a bassorilievo. Viene detto in
lingua sarda rispettivamente: Kannetta o
Kannetteddha per non confonderlo col generico Fusili o Fusile o per distinguerlo dalla doppietta denominata Iskupetta o Skupetta. Celebrato per la notevole precisione,
forse per avere la canna molto lunga che
concede un rilevante traguardo di tiro.
Quasi mai l’arma è corredata del mirino;
questo fa pensare che la mira dei nostri fucilieri fosse frutto di consumata esperienza
e di grande conoscenza della Kannetta.
4. Maestri Sardi del XX sec.
proposito dei maestri sardi del XX secolo, mi corre l’obbligo di riferire un
commento personale al riguardo!
Una ripetuta e attenta osservazione critica praticata nel corso degli anni, mi inducono ad affermare con determinazione, al
di là della risultanza folklorica quasi esiziale che viene più spesso loro attribuita
dai critici conterranei (quasi una sorta di
pudore misto a ritrosia nel volere riconoscere originalità e sicurezza di segno ai
maestri della terra di Sardegna), che i nostri artisti manifestino una personalissima
interpretazione e documentaria e paesaggistica e antropologica elevata ad un rango di
pittura alta nell’ambito di un patrimonio
iconografico che armonicamente bene si alloga nel panorama nobile dell’Arte italiana
del XX secolo.
I Nostri pittori esprimono una creatività
al contempo selvaggia e sapiente: selvaggia
nel senso di liberamente significare tutta la
meravigliosa, luminosa cromia degli spazi,
sapiente nella consumata esperta conoscenza della pittura italiana ed europea
contemporanea che si confronta, ma giammai si mescola in forma di mimesi, all’originalità dei maestri sardi.
■
A
20
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Moderni per Tradizione
Il Sovrano Militare
Ordine di Malta
Stefano Oddini Carboni
“TUITIO FIDEI ET
OBSEQUIUM PAUPERUM”
Impresa dell’Ordine di Malta
differenza di tutti gli Ordini
Monastico-Combattenti
nati durante il periodo
delle prime crociate, il Sovrano Militare Ordine di
San Giovanni di Gerusalemme di Rodi di Malta gode ininterrottamente ancora oggi di ottima salute e
grande vitalità nel pieno
possesso di una indipendenza
che gli permette di meglio destinare le proprie risorse spirituali,
umane e materiali ai fini di raggiungere
l’obbiettivo principale della sua attività:
la difesa della fede nella tutela dei poveri e dei malati.
Il perché di questa semplice evidenza è
da ricercarsi nel mantenimento, durante
tutto il periodo della avventurosa e travagliata vita dell’Ordine Gerosolimitano, della sua vocazione “Ospitaliera”, vocazione
ancor oggi attualissima ed alla cui attuazione sono devolute tutte le sue energie.
È importante notare che non è mai venuta meno la continuità storica e l’indipendenza istituzionale dell’Ordine a partire
dalla sua fondazione e che parallelamente è
rimasta immutata la sua vocazione Ospitaliera.
Tutto ebbe inizio infatti nell’XI sec. a
Gerusalemme ove era attestata l’esistenza
da parte di mercanti di Amalfi di una struttura di accoglienza dei pellegrini malati attiva tra il 1014 e il 1068 denominata dalle
fonti come Xenodochium in titolo di S.
Giovanni Eleymon (l’Elemosiniere).
A
Tale struttura ricalcava dei modelli bizantini presistenti ove erano
previsti, per esempio, la presenza stabile di medici e speziali dediti alla cura dei malati.
E si può già notare quello che sarà una caratteristica di grande modernità nella
Ospitalità attuata dall’Ordine: la fusione di metodiche e
saperi che, permeando la Palestina di quei tempi, territorio di confine fra Islamici, Bizantini e “Franchi”, confluivano insieme ad una importante cultura medica ebraica nella gestione dei “Signori Malati”.
In questo crogiuolo di culture si innestò
il sentimento della “Charitas” cristiana che
nell’Europa occidentale era in forte affermazione, anche grazie all’azione degli “Ordini Mendicanti” propugnatori di un rinnovamento morale e religioso della Chiesa
di Roma.
Quando nel 1099 i cosiddetti “Crociati”
conquistarono Gerusalemme, il Beato Gerardo, considerato il fondatore dell’Ordine,
regge da tempo le sorti dell’“Ospitale” di
San Giovanni (nel frattempo divenuto il
più occidentale San Giovanni Battista).
Numerose testimonianze riportano con
meraviglia dell’esistenza di questo Ospedale.
Quando nel 1113 Papa Pasquale II approva la regola dell’“Ordo Equitum Hospitaliorum Sancti Johannis Hierosolymitani”
forse non immaginava che gli sarebbe sopravvissuto di quasi mille anni.
dicembre 2010 —
Rotary Club Cagliari
21
Il trattamento dei malati non prevedeva distinzioni
di sesso o religione, come testimonia la leggenda del
Saladino che si finge malato indigente e viene caritatevolmente curato, sacrificando addirittura il cavallo del
Gran Maestro il cui cuore opportunamente cucinato ne
rappresentò la terapia adeguata.
Le Regole emanate in successione ben stabilirono i
criteri da adottarsi per i singoli malati, per la gestione
dell’Ospedale (che rapidamente diventarono numerosi
anche nell’Europa occidentale sempre collegati a
presidi, commende o monasteri dell’Ordine).
(Robert G., The Order of Malta and its politics of health from
the 14th to the 18th centuries Hist Sci Med. 1996; 30 (1): 73-5.)
Pergamena dall’Archivio dello
“Ospidale S. Catterina” in Venezia,
14 marzo 1251
L’OSPEDALE DI GERUSALEMME
(1120-1199)
REGOLA DELL’OSPEDALE DEL BEATO
RAIMONDO DI PUY (1120-1160)
«quando l’ammalato arriverà,
sia accolto così: riceva il santo
sacramento dopo aver confessato i
propri peccati al priore, sia portato
in un letto e là, come se fosse un
signore, ogni giorno, prima del
pranzo dei fratelli, sia nutrito
caritatevolmente secondo le
possibilità della casa».
CAPITOLO GENERALE DELL’OSPEDALE
SOTTO RUGGERO DI MOULINS (1181):
si danno istruzioni dettagliate sul
letto del malato, gli accessori, il
ruolo dei cavalieri e dei sergenti al
momento dell’accoglienza e per la
sorveglianza e si specifica che:
«…in secondo luogo, è decretato
con l’assenso dei fratelli che per gli
infermi dell’ospedale di
Gerusalemme dovranno essere
assunti quattro dottori, competenti,
qualificati per esaminare l’orina,
riconoscere le diverse malattie e
capaci di somministrare i rimedi
appropriati»
Ad ulteriore testimonianza della modernità
dell’approccio terapeutico, vengono inoltre definiti dei
criteri di “specializzazione” per talune patologie.
Venne prescritto, per esempio, l’affidamento ove
possibile degli affetti dalla lebbra alle strutture
dell’Ordine di San Lazzaro.
(L’ordine di Malta e le scienze mediche: 1048-1912 Carlo Fedeli
– Pisa, F. Mariotti, stamp., 1913.)
È ragionevole pensare che essendo i Cavalieri Giovanniti dei formidabili combattenti vi fosse grande
vantaggio a possedere strutture adeguate al loro mantenimento in salute e che si sfruttasse ogni conoscenza
medico-chirurgica esistente, clinicamente utile, indipendentemente dalla sfera culturale dalla quale derivasse. Dopo le numerose battaglie che si combattevano
in quei territori le “Infermerie dell’Ordine” rappresentavano senza dubbio le punte di diamante del sistema
sanitario dei “Regni Franchi” al quale riferirsi per curare i feriti.
L’influsso della medicina e della cultura islamica
non si limita, quindi, alle terapie sul singolo paziente,
ma influenza anche l’architettura dei numerosi presidi
che l’Ordine possedeva in Terrasanta. Gli studi archeologici e le fonti coeve testimoniano infatti dell’organizzazione di importanti spazi dedicati all’Ospitalità
anche nei possenti Castelli Ospitalieri di Margat e del
Krack des Chevaliers.
(Kennedy H., Crusader Castles. Cambridge Univ. Press. Cambridge 1994;
Muller-Wiener W., Castles of the Crusaders. Thames and Hudson, London 1966)
Le “Infermerie” erano situate nelle parti più interne e protette dei castelli, sovente vicino alla Cappella
Magistrale.
Tali castelli, definiti “concentrici” in quanto circondati da vari ordini di mura con spazi interposti destinati ad attività artigiane e mercantili, sarebbero stati,
22
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Crack des Chevaliers Margat
Crack des Chevaliers Margat
secondo alcuni autori, molto influenzati dai “Ribat”
islamici.
(Toll C. Arabic Medicine and Hospitals in the Middle Ages: a
probable model for the Military Orders’ care for the sick.)
Pianta del Crack des Chevaliers, Siria
Sala Grande dell’Ospedale dei
Cavalieri Giovanniti nella Città di
Acri 1187-1291
Galea dell’Ordine dei Giovanniti di
Gerusalemme di Rodi, sec XV.
Il “Ribat” è una istituzione nella quale si riunivano
per alcuni predeterminati anni dei giovani uomini non
sposati che, coordinati all’interno di una comunità
monastica che albergava in particolari castelli dalla tipica architettura a corte interna, si adoperavano nella
Jhiad, la guerra santa di conquista da portarsi al di là
dei limiti delle terre islamiche.
Nella fede islamica ben si contemperavano lo sforzo combattente e la fede in Allah, sempre sia Benedetto, il Vittorioso.
Nel sentimento Cristiano, invece, si notava una stridente contraddizione fra l’uso della forza e l’amore
verso il prossimo.
La composizione fra i due sentimenti impegnò i
teologi contemporanei, fra i quali anche Bernardo da
Chiaravalle (poi San Bernardo) che nel suo “De laude
nova militia” indicò il nuovo prototipo di impegno cristiano nei monaci-combattenti appartenenti ai vari
Ordini sorti in Terrasanta.
A testimonianza della pervicacia con la quale i Giovanniti sentivano la loro missione ospitaliera anche nei
periodi di maggior pericolo laddove vi era la “Casa
Madre” lì vi era un “Ospedale”.
Durante le fasi finali delle riconquista dei territori
d’oltremare palestinesi da parte delle armate del Saladino, i Giovanniti, già persa la Città Santa, aprono e
gestiscono una importante struttura ospitaliera, tutt’ora esistente, ad Acri; sino all’ultimo definitivo assedio.
Dopo la perdita dei territori palestinesi ed un periodo trascorso a Cipro, i Giovanniti, con l’aiuto del genovese Vignolo dè Vignoli ed il gradimento dei bizantini, conquistarono e si installarono a Rodi (1310) ed alcune isole vicine.
L’Ordine, da ora in poi detto “di Rodi”, modificò radicalmente le sue prerogative divenendo una importan-
dicembre 2010 —
Gli “ammalati di san Lazzaro”
devono essere curati nelle proprie
case ma soggetti a restrizioni:
«...i lebbrosi non possono avere
rapporti sociali con i sani;
…le persone sane non possono
acquistare merci dai lebbrosi sotto
pena di pesanti sanzioni;
…i lebbrosi non possono esercitare
alcuni mestieri, se non con il
permesso delle autorità sanitarie, le
autorità sanitarie devono controllare
che nessun bene materiale prodotto
dai lebbrosi passi ai sani»
Disposizione del Gran Maestro
Emery d’Amboise (1510-1532)
Rotary Club Cagliari
23
te forza militare marittima, in quei tempi campo di superiorità tecnica nel confronto con gli Ottomani, e costruì imponenti fortificazioni nei suoi nuovi territori.
Inoltre, nel solco della tradizione Ospitaliera, venne
costruito il famoso Ospedale, ancora oggi visitabile.
Vanno ricordate numerose innovazioni che furono
operate in questo periodo, fra le quali la consuetudine
di imbarcare un medico ed un “barbiere” nei legni dell’Ordine dediti alla guerra “di corsa”.
La conquista delle isole dei Cavalieri della “Religione” impegnerà gli Ottomani a lungo e solo Solimano il
Magnifico vi riuscirà nel 1523 dopo un lungo assedio e
la concessione ai Cavalieri superstiti di lasciare vivi
Rodi con l’onore delle armi.
Grave errore strategico da parte dei “Turchi” poiché
questo drappello di Cavalieri costituirà il nucleo di uomini che fonderanno una spina nel fianco dell’Impero
Ottomano: la Signoria dei Giovanniti sull’isola di Malta.
Sicuramente il Grande Ospedale di Rodi era la più
celebre e moderna istituzione dell’epoca.
Era composto da un Salone di 51 x 12 m, con svariate camere accessorie, refettori, cucine, uffici e, inusuale per l’epoca, stanze da bagno.
Nella ala sud vi erano gli alloggi del personale e la
grande farmacia, la cui gestione era minuziosamente
prescritta negli statuti della “Domus Hospitalis”.
Al primo piano vi erano 11 stanze intorno ad una
galleria che venivano utilizzate per l’isolamento dei
pazienti con malattie infettive.
(V. Mallia-Milanes; A Pilgimage of Faith, War and Charity. Pisa University Press 2006)
L’assedio di Acri. Il Gran Maestro
Ospitaliere Mathieu de Clermont
difende le mura nel 1291. Chateau de
Versailles. D. Papety (1815-1849)
Influssi della Medicina
Araba ed Ebraica sin dalla
fondazione dell’Ordine:
• Grbadin o Antidotarium di
Mesuè il giovane;
• Canone di Medicina di Avicenna
(aggiornamento di trattati grecoantichi);
• Averroè e Maimonide (medico di
Riccardo Cuor di Leone).
Queste disposizioni attestano che, sebbene i lebbrosi continuassero ad essere ritenuti una minaccia per la
comunità, non erano considerati così infettanti da richiedere la loro reclusione in lebbrosari.
Quando venivano ammessi in ospedale (la Sacra
Infermeria) i lebbrosi dovevano essere curati in apposite stanzette isolate.
Nel 1530 il Gran Maestro Fra’ Philippe de Villiers de
l’Isle Adam prese possesso dell’isola di Malta, ceduta
all’Ordine dall’Imperatore Carlo V con l’approvazione
di Papa Clemente VII.
Prontamente i Cavalieri vi organizzarono imponenti difese e ricostruirono una flotta che per qualità non
temeva confronti.
Inoltre ripresero la loro attività Ospitaliera, organizzandola in modo tale da divenire un esempio per le
strutture simili in Europa.
Istituirono la figura del “Proto-Medicus”, che doveva essere “laureato” in Medicina ed aver compiuto
24
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Rodi nella carta ottomana di Piri Reis
(1526)
Il Grande Ospedale di Rodi
l’apprendistato in Napoli o a Salerno, standardizzarono le procedure prevedendo i controlli di qualità sulle
prestazioni, studiarono disposizioni architettoniche razionali per la disposizione dei letti e degli ambienti; ricercarono, in sostanza, il massimo della qualità.
Questo in nome di Dio Onnipotente e nell’ottica dei
vantaggi materiali che comportava trasferendo alla loro vocazione Ospitaliera una gerarchizzazione militare.
(R. Ellul-Micallef, Lo sviluppo dei servizi medici a Malta durante
la presenza dell’Ordine, in “Mediterranean Rehabilitation Conference”, Malta 11-10-2000)
La struttura Ospitaliera godeva di grande rispetto e
prestigio e il Grande Ospitaliere, che di solito apparteneva alla Lingua di Francia, conservava con puntiglio
le prerogative di indipendenza ed autonomia della organizzazione medica, come da più fonti ben rimarcato.
Evitando qualunque ingerenza anche da parte, per
esempio, della pur temutissima “Santa Inquisizione”.
Persino durante il “Grande Assedio” di Malta si
continuò l’opera Ospitaliera.
E quando nel 1565 i Cavalieri, guidati dal Gran
Maestro Fra’ Jean de la Vallette, riuscirono a difendersi da più di tre mesi di guerra portata direttamente
nell’isola, dovettero ricostruire la città quasi completamente distrutta. Nonostante l’urgenza del momento
suggerisse di impegnarsi esclusivamente in difese militari, costruirono una delle loro più grandi opere: la
“Sacra
Infermeria”.
La “Sacra Infermeria” come si presenFu alloggiata al centro della nuova città, spostata
ta oggi e, sopra, come era raffigurata
in una incisione d’epoca.
leggermente rispetto alla prima, battezzata La Vallet-
dicembre 2010 —
Rotary Club Cagliari
25
Matteo Perez d’Aleccio “Il Grande Assedio” al Forte Sant’Elmo
ta in onore dell’eroico Gran Maestro che guidò la resistenza alle truppe ottomane.
(Cassar Paul; A medical history of Malta, London 1964)
Le azioni dei Cavalieri di Malta non si limitarono
alla gestione della Sovranità dell’isola, ma programmarono anche gli sviluppi futuri nel campo dell’educazione sanitaria rimanendo in contatto con la famosa
“Scuola Medica Salernitana” e riuscirono a rendersi
autonomi nella creazione di una classe medica importante e riconosciuta a livello europeo.
Nel 1571 la storica battaglia di Lepanto segna un arresto della fase espansiva ottomana nel Mediterraneo
occidentale e la flotta dell’Ordine, considerata una delle più potenti del Mediterraneo, contribuì non poco alla
distruzione della potenza navale della Sublime Porta.
Ma il ruolo di sentinella del Mediterraneo Occidentale non distoglie l’Ordine di Malta dalla sua missione,
fondarono infatti una Università ed una Scuola Medica e si gettarono inoltre le basi per una “medicina sociale”, con il controllo delle epidemie e il trattamento
domiciliare dei lungodegenti e dei malati di lebbra.
Riassumendo vediamo quali furono le innovazioni
nei principali campi:
La Prevenzione sanitaria con l’isolamento dei contagiosi, sterilizzazione, termodistruzione dei pagliericci e delle coperte.
La redazione di Protocolli studiati e diffusi che prevedevano un letto per ammalato (!), lo studio collegiale delle patologie, la preparazione di cartelle cliniche,
la corretta preparazione dei medicamenti.
L’effettuazione di sistemi di Controllo degli ambienti, dei laboratori e dei farmacisti con previste gravi pene anche per lievi negligenze.
In conclusione nel Medioevo la Medicina andò incontro a notevoli progressi, come sostiene lo studioso
Frontespizio di The History of the
Knights of Malte
«La Santa Casa dell’Ospedale ha
l’abitudine di accogliere gli
ammalati, uomini e donne, ed ha
l’abitudine di avere dei medici in
pianta stabile che si prendono cura
degli ammalati, preparano gli
sciroppi per loro e forniscono loro
tutto ciò che è necessario».
dagli Statuti della fine del XII secolo
G.B. Scarano (Elementi di Storia della Medicina; Piccin Ed.)
«grazie all’istituzione di centri
di insegnamento, Università,
con l’opera dei Monaci copisti,
l’insegnamento dell’anatomia,
la critica intelligente agli Antichi Maestri, l’esaltazione della
medicina preventiva, l’istituzione di Ospedali e Lazzareti, l’introduzione della quarantena, il
trionfo dell’alchimia preludio
della chimica e con l’inizio della
medicina sociale».
Ed in queste parole ritroviamo tutto l’Excursus Medico dell’Ordine di Malta.
Le situazioni cambiano ed il
furore Napoleonico spazza via
anche i Cavalieri di Malta, con-
26
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Ferdinand von Hompesch zu Bolheim,
Gran Maestro dell’Ordine di Malta
(1797-1799)
quista l’isola e requisisce le proprietà dell’Ordine in Francia.
L’ultimo Gran Maestro che
esercitò la sovranità su Malta, von
Hompesch, fu destituito per tradimento dagli stessi Cavalieri, anche se forse nella conquista dell’isola un ruolo importante di fiancheggiatori l’ebbero gli appartenenti alla “Lingua di Francia”.
Inizia un periodo travagliato
nel quale divenne anche Gran
Maestro lo Zar di tutte le Russie
Paolo I, sia pure per soli due
anni, sino al ritorno in Sicilia e
nel 1834 l’Ordine si stabilisce
definitivamente a Roma.
L’Ordine di Malta oggi è una
Monarchia elettiva ed al suo
Gran Maestro la Chiesa riconosce dignità Cardinalizia, gode
delle prerogative internazionali
di autonomia e sovranità e possiede in Roma, garantiti da extraterritorialità, il Palazzo Magistrale, in via Condotti 68, e la
Villa Magistrale sull’Aventino.
Possiede inoltre il Forte
Sant’Angelo a La Valletta in
Malta.
L’Ordine intrattiene relazioni diplomatiche con
scambio di Ambasciatori con 104 Stati in tutto il mondo – molti dei quali non cattolici – cui vanno aggiunte
rappresentanze presso alcuni Paesi europei e presso
Organismi Europei ed Organizzazioni, possiede sue
leggi e tribunali, batte moneta e stampa francobolli.
Oggi più che mai la sua vocazione Ospitaliera è
esaltata ed è al centro della spiritualità e della vita dei
Cavalieri.
Molti ospedali dell’Ordine sono localizzati in Europa e più precisamente in Germania, in Francia, in Belgio, in Inghilterra e in Italia. La maggior parte sono
policlinici.
L’Ospedale dell’Ordine a Roma, dedicato a San
Giovanni Battista, è specializzato nella neuro-riabilitazione. L’ospedale in Inghilterra e alcuni in Germania
hanno unità specializzate nella terapia del dolore per i
malati terminali. Dipartimenti simili operano in Argentina, Australia, Italia, Sud Africa e Stati Uniti. L’utilizzo di terapie all’avanguardia, l’aiuto fornito da volontari appositamente formati, in un ambiente che
opera secondo i principi etici cattolici è parte rilevante
dell’attività sanitaria dell’Ordine.
Nel Padiglione Baduel, alla Magliana a Roma, operano gli ambulatori specializzati in oculistica, chirurgia, dermatologia, otorino, neurologia, fisiatria, ortopedia, allergologia, endocrinologia, diabetologia, urologia, radiologia con TAC, MOC e radiologia tradizionale.
Riveste una particolare importanza l’Ospedale
ostetrico di Betlemme: con il coordinamento dell’Associazione francese, tutto l’Ordine contribuisce alla sua
operatività. Offrendo alle donne della regione l’unica
possibilità di dare alla luce i propri figli in una struttura dagli standard medici di livello europeo, fornisce un
servizio indispensabile alla popolazione dell’area di
Betlemme.
L’indipendenza internazionale dell’Ordine, la perdita dei suoi territori e quindi delle relative necessità di
amministrazione, come ha affermato S.A.E. il Principe
Gran Maestro Fra’ Andrew Bertie, (“L’Ordine di Malta: la solidarietà come ponte tra Occidente e Oriente”.
Lectio magistralis, Università Cattolica di Milano 2610-2006) permettono oggi ai Giovanniti sparsi in tutto
il Mondo di ritrovarsi nella vocazione primigenia di
Ospitalieri in sintonia col loro motto “Tuitio Fidei et
Obsequium Pauperum”.
■
dicembre 2010 —
Rotary Club Cagliari
27
Sessant’anni dopo: un esempio di civiltà
L’eliminazione della
Malaria in Sardegna
Ugo Carcassi
rganizzato
dalla Facoltà
di Medicina e
Chirurgia, con il patrocinio dell’Università, della Regione
Autonoma della Sardegna e dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS),
ha avuto luogo, il 28
settembre 2010, nell’Aula Magna dell’Università, sotto la
presidenza del Professor Mario Piga, la
Cerimonia Inaugurale del Convegno
Internazionale: “L’eliminazione della
Malaria in Sardegna. 60 anni dopo”.
Il Convegno aveva lo scopo di riconsiderare gli eventi legati
alla secolare presenza della Malaria in
Sardegna alla luce delle varie campagne
antimalariche ed in particolare quella
sostenuta dalla Rockefeller Foundation e
valutare la situazione così come si va delineando sei decenni dopo la completa eliminazione della Malaria nell’Isola.
Hanno pronunciato indirizzi di saluto
l’Assessore alla Sanità della Regione Sardegna On. Antonello Liori, il Sindaco di
Cagliari Dottor Emilio Floris.
Ha presentato l’Evento il Rettore Professor Giovanni Melis ed ha svolto l’allocuzione introduttiva il Professor Mario
Piga.
O
La prima lettura
dal titolo La WHO e
l’eliminazione della
Malaria nei Paesi europei. Storia recente
e tendenze attuali, è
stata svolta dal Professor Vladimir P.
Sergiev (Mosca) Rappresentante, anche,
della OMS Europa.
Egli ha sottolineato che il controllo
della Malaria costituisce uno degli impegni
preminenti
della OMS Europa
che si propone lo
scopo di eliminare la
Malaria in tutte le
Nazioni dell’area di
sua competenza nel
prossimo futuro.
Nell’ultimo quarto del XX secolo si sono
verificate molteplici epidemie malariche in
diversi Paesi europei. Tuttavia grazie ad i
contributi del Fondo Globale per combattere l’Aids, la Tubercolosi e la Malaria
(GFATM) e ad una stretta collaborazione
con l’Ufficio della Regione Europa dell’OMS, fin dal 2008, tutti i Paesi malarici
della Regione avevano iniziato la fase di
eliminazione e le strategie nazionali
riguardanti la Malaria erano state aggiornate al fine di affrontare al meglio la
scommessa concernente l’eliminazione della malattia.
Attualmente quando un paese registra
zero casi di Malaria “acquisita localmente”
28
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
★ Focolai di Anopheles Labranchiae
ancora presenti in Sardegna (Boccolini e coll., 2007)
per almeno tre anni consecutivi
esso può richiedere all’OMS la
Certificazione del raggiunto
status di assenza di Malaria.
I Paesi della Regione Europa
OMS devono ora fronteggiare la
sfida posta dalla Malaria “importata” costituita sia dalla prevenzione delle morti causate da
Malaria da Plasmodium Falciparum, sia dal reimpianto della
trasmissione “locale” della
Malaria da Plasmodium Vivax.
Si è verificata ora una tendenza stabile dell’aumento del
numero dei casi registrati di
Malaria “importata”. Il numero
maggiore di casi di questo tipo si
è verificato in Francia, Germania, Italia ed Inghilterra, ma circa i ¾ di questi casi riguardano
la Francia e la Gran Bretagna.
La specie predominante “importata” è costituita dal P. Falciparum. Essa è responsabile dei
tre quarti di tutti i casi importati.
In conseguenza di una cattiva diagnosi di Malaria
“importata” il numero dei decessi causati da Malaria
da P. Falciparum in Europa è in aumento. Il coefficiente di mortalità in alcuni Paesi ha raggiunto il
10%.
La Malaria benigna da P. Vivax non ha avuto esisti
letali e per questo il problema della Malaria “importata” è stato trascurato. Tuttavia anche questa forma
può favorire il reimpianto della trasmissione locale.
Secondo quanto programmato dalla OMS Europa
la totale eliminazione della Malaria entro il 2015 si profila un risultato raggiungibile.
Il successo dell’eradicazione della Malaria in
Sardegna 60 anni fa resta ancora oggi un attraente esempio per molte Nazioni europee.
L’eliminazione della Malaria “indigena” in Europa
aiuterà a realizzare le aspirazioni riguardanti la
creazione di complessi industriali, di iniziative commerciali e turistiche in Paesi attualmente affetti dalla
Malaria.
In conseguenza delle migrazioni umane e delle correnti turistiche verso Paesi dove la Malaria è endemica
questa affezione continua ad essere importata all’interno di aree che sono state classificate come esenti
dalla malattia. Sono quindi necessari corsi di aggiornamento per medici dei Paesi europei che riguardino
la rapida diagnosi ed il trattamento della Malaria “importata” unitamente ad una migliore educazione concernente le misure di profilassi antimalarica di tutte le
persone che si rechino in zone tropicali contribuendo
in questo modo a diminuire la cifra di morti per
Malaria nella Regione Europa OMS.
Il Professor Robert Sallares (Manchester), storico e
patologo molecolare, ha presentato poi una relazione
dal titolo L’arrivo della Malaria in Italia nell’antichità.
Nelle premesse ha precisato che i vettori della
Malaria più importanti sono costituiti nel Mediterraneo Occidentale dall’Anopheles Labranchiae e nel
Mediterraneo Orientale ed in alcune zone dell’Italia
dall’Anopheles Sacharovi.
Entrambe le zanzare e la stessa Malaria si sono diffuse verso il nord, attraverso il Mediterraneo, qualche
tempo dopo la fine dell’Era Glaciale.
A partire dal 750 a.C. i Fenici stabilirono loro
colonie in Sardegna. In questo stesso periodo le popolazioni indigene di cultura nuragica mantennero contatti con gli Etruschi dell’Italia centrale.
A partire dal 540 a.C. Cartagine iniziò la conquista
della Sardegna ed è probabile che questi movimenti di
dicembre 2010 —
popolazione abbiano trasportato sia la
Malaria che le zanzare nell’Isola.
La prima notizia di un’armata romana
impegnata nella conquista della Sardegna
e decimata da una malattia porta la data
del 234 a.C. Vi furono epidemie (probabilmente) malariche nel 215 a.C. e nel 124 a.C.
Strabone descrisse la Sardegna come
terra insalubre in estate, specialmente,
nelle zone fertili delle pianure, mentre Cicerone era consapevole del rischio della
trasmissione della Malaria in Sardegna anche durante l’inverno, al contrario di quello che avveniva nel Lazio. Gli eserciti romani dovevano quindi evitare le zone insalubri della Sardegna.
La più antica menzione, 181 a.C., di una
“mala aria”, endemica nell’Italia Centrale,
si deve ad un autore contemporaneo,
Catone il Vecchio, che fa riferimento a
Graviscae, porto della città etrusca di Tarquinia.
Sia la stessa Malaria che la zanzara
Anopheles Labranchiae probabilmente
raggiunsero il porto di Tarquinia con le imbarcazioni provenienti dalla Sardegna ed
anche da quelle direttamente provenienti
dal nord Africa.
Le terre umide erano necessarie per
generare grandi popolazioni di zanzare. Sia
l’Anopheles Labranchiae che l’Anopheles
Sacharovi si sviluppano meglio in ambienti lievemente salmastri più di altre specie di
zanzare simili che non sono vettori efficienti della Malaria umana. In questo modo l’A.
Labranchiae, proveniente dal nord Africa,
è stata capace di stabilirsi e moltiplicarsi
lungo le coste dell’Italia Centrale e del sud.
In Sardegna l’A. Labranchiae ha sfruttato in passato la mancanza di competizione da parte di altri vettori per svilupparsi in ambienti quali i torrenti di montagna situati fra i 500-1000 metri. Questo
contribuisce a spiegare la maggiore intensità della Malaria nell’Isola nel passato in
confronto con l’Italia centrale.
Le fonti di studio della Malaria nell’antichità sono costituite da dati documentari
antichi e rendiconti storici, da ricerche su
biomolecole antiche provenienti da sche-
Rotary Club Cagliari
29
letri e mummie estratte da zone archeologiche, dallo studio di anomalie presenti
in ossa “antiche” indicanti genotipi che
forniscono qualche resistenza alla Malaria
come ad esempio la Talassemia.
Risultati particolarmente interessanti
sono stati ottenuti dallo studio di un
Cimitero per bambini (Lugnano in Teverina), risalente al V secolo d.C., situato sulle
rovine di una Villa Romana del I secolo
d.C.
Nella parte della Villa portata alla luce
sono state ritrovate 47 tombe prevalentemente appartenenti a nati prematuramente
o neonati. L’alta mortalità infantile era
normale nelle antiche popolazioni tuttavia
il fatto che metà degli inumati fossero feti
fa pensare ad una malattia capace non solo
di provocare un’alta mortalità infantile ma
di produrre anche un’alta frequenza di
nascite premature in donne gravide.
La Malaria da P. Falciparum è una di
queste malattie. È stato fatto un tentativo
per verificare questa ipotesi estraendo
DNA malarico dalle ossa di 5 degli antichi
scheletri.
Lo studio del DNA antico amplificato,
proveniente da uno dei 5 scheletri, ha dimostrato la presenza del Genoma del P.
Falciparum.
I risultati degli scavi di Lugnano hanno
fornito abbondanti prove dell’attuazione di
rituali apotropaici (capaci di allontanare o
distruggere gli influssi malefici) contro la
malattia.
Essi erano costituiti ad esempio da una
dozzina di cuccioli (di cane) mutilati, da
un artiglio di zampa di corvo e dallo
scheletro di un rospo.
La relazione, del Sallares, conclude sottolineando che sia il P. Falciparum che l’A.
Labranchiae raggiunsero la Sardegna e l’Italia Centrale via mare dal nord Africa durante il I millennio a.C. Questo venne facilitato da aumentati commerci interregionali
e da spostamenti della popolazione tra le
spiagge del sud e del nord del Mediterraneo
in conseguenza della colonizzazione Fenicia e Greca del Mediterraneo occidentale a
partire dall’800 a.C., seguito dalla con-
30
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
quista della Sardegna da parte dei cartaginesi e successivamente dalla conquista da
parte dei romani sia della Sardegna che del
nord Africa. Questi dati dimostrano l’utilità delle indagini che utilizzano le biomolecole.
Queste ricerche hanno, tra l’altro, consentito di documentare di recente la presenza di DNA malarico nella mummia del
Faraone Tutankhamun.
La terza relazione dal titolo La Malaria
in Sardegna. Un maleficio scomparso? è
stata svolta dal Professor Ugo Carcassi
(Cagliari).
Egli ha ricordato che nel 1980, sotto la
sua presidenza, la Facoltà di Medicina aveva organizzato, in accordo con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Istituto
Italiano di Medicina Sociale, il Ministero
della Sanità e la Regione Sardegna, un
Congresso internazionale per celebrare Il
30mo Anniversario dell’eliminazione della
Malaria in Sardegna. In quella occasione
aveva svolto la Lettura introduttiva ugualmente intitolata La Malaria in Sardegna.
Un maleficio scomparso?
Nel corso della presentazione il Professor
Carcassi aveva ricordato il ruolo importante
esercitato dal Professor Claudio Fermi (Sassari) nel definire la prima mappa della distribuzione della Malaria nell’Isola, dal Professor Giuseppe Cambosu (Sassari) quale
organizzatore di un Corso specifico per il
conseguimento del Diploma in Malariologia,
dal Professor Giuseppe Brotzu (Cagliari)
quale consulente del Comitato Internazionale per la Lotta Antimalarica in Sardegna,
dal Prof. Antonio Spanedda (Cagliari) quale
autore delle prime ricerche sulla distribuzione delle anofeli nell’Isola e dal Dottor Marco Gallus (Cagliari) quale Direttore,
per vent’anni, del Centro Regionale Anti-insetti (CRAI). Quest’ultimo organismo era
stato istituito per espresso intervento del
Professor Brotzu che riteneva indispensabile
il controllo anti-anofelico una volta conclusa
l’attività dell’ERLAAS, in modo da impedire il reimpiantarsi delle anofeli.
Il Relatore aveva anche ricordato il contributo fondamentale dato dalla Rocke-
feller Foundation per l’istituzione dell’ERLAAS, Organismo che in una campagna
continuativa e massiva, svolta dal 1946 al
1950 aveva portato alla totale eliminazione
della Malaria in Sardegna.
Era stato anche sottolineato che gli
scopi della Rockefeller Foundation erano
rivolti alla verifica della capacità del DDT
di eradicare l’Anopheles Labranchiae ed
altri vettori dall’Isola portando in questo
modo alla scomparsa della Malaria.
È ora noto che per la particolare configurazione dell’Isola l’eradicazione dell’Anopheles Labranchiae non era riuscita
mentre l’eliminazione totale della Malaria
era stata ottenuta.
La Relazione esponeva anche i risultati
ottenuti per dimostrare, per la prima volta,
con un metodo scientifico attendibile, le
cause responsabili della presenza di Talassemia e Favismo nelle zone pianeggianti
e malariche e l’assenza di queste affezioni
nelle zone montuose non malariche. Lo
spunto era stato fornito dalle ricerche del
Professor Mourant sulla Distribuzione dei
Gruppi Sanguigni nel mondo che indicavano come i sardi avessero un profilo
emogruppale particolare. In base a queste
premesse l’Équipe Sarda poteva dimostrare che la popolazione delle zone
montagnose e di quelle pianeggianti era etnicamente omogenea e che il fattore di selezione era costituito dalla presenza della
Malaria, che favorendo la sopravvivenza
dei soggetti talassemici e fabici (G-6-Pd
carenti) ne manteneva le frequenze a valori
altissimi.
Ricerche di genetica di popolazione eseguite dal Professor Luca Cavalli-Sforza
confermavano la peculiare costituzione genetica dei sardi che apparivano distinguibili anche dagli italiani.
Successive ricerche del Professor Licinio
Contu e del suo gruppo documentavano
che l’antigene di istocompatibilita (HLAB35) era capace, nei sardi, di esercitare
un’azione competitiva nei confronti della
Malaria favorendo i portatori di Talassemia
e di Favismo. Tuttavia la scomparsa della
Malaria aveva favorito il permanere di alte
dicembre 2010 —
frequenze sia del Favismo che della Talassemia che per scomparire in maniera
significativa necessiteranno di molte centinaia di anni.
Le ricerche attuali delineano due diverse
prospettive: una riguarda il possibile innalzamento entro il 2020 della temperatura
del globo che trasformando le zone subtropicali, di cui fanno parte l’Italia e la
Sardegna, in zone tropicali le renderebbe
tendenzialmente malariche; la seconda
eventualità riguarda il rischio del reimpiantarsi della Malaria in conseguenza dell’aumento dei casi di Malaria “da importazione”
legata al massivo afflusso di lavoratori
provenienti da zone malariche o da turisti
provenienti da aree in di Malaria endemia.
Rotary Club Cagliari
31
Va infine segnalato che dopo la scomparsa della Malaria alcune malattie autoimmuni quali: la Sclerosi Multipla, il Diabete Mellito tipo I, la Tiroidite autoimmune e la Celiachia sono considerevolmente aumentate in Sardegna.
Questi dati non devono necessariamente
indicare un rapporto diretto tra scomparsa
della Malaria ed incremento della frequenza di queste affezioni. Appare quindi evidente che nuove ed accurate ricerche in
questo senso sono necessarie ed urgenti.
Questi sono i problemi attuali che l’Organizzazione Mondiale della Sanità Europa e
le Istituzioni Sanitarie dei vari Paesi devono ora fronteggiare.
■
anfred Brosche e Michele Bajorek, un rotariano tedesco del Club
Bad Reichehnall – Berchtesgaden ed un nostro socio, il primo è in vacanza a Santa Margherita di Pula ed il nostro Michele, Direttore del
Centro Trasfusionale dell’Ospedale Brotzu, sta svolgendo il suo impegnativo
lavoro. Un malore costringe il turista all’urgente ricovero nel Reparto di Gastroenterologia dell’Ospedale e, anche per la scarsa conoscenza della nostra
lingua e per un malaugurato concomitante incidente alla moglie ricoverata
all’Ospedale Marino avendo riportato una frattura, per superare il difficile
momento, ricorre al Rotary. Si rivolge al Governatore del Distretto ed apprende che nell’Ospedale lavora il nostro socio; lo contatta e Michele si rende da
subito disponibile, interessandosi presso i colleghi, recandosi a trovarlo ogni
giorno della degenza e, da ultimo, con opportuno intervento terapeutico, rendendogli possibile il ritorno in Germania. Grato per quanto il nostro amico ha
operato per lui, ha voluto comunicare al Presidente Ninni Cabras l’accaduto
concludendo così la lettera: «mi ha fatto piacere che l’amicizia Rotary funziona anche nel bisogno».
M
Noi ne siamo altrettanto convinti, tanto più quando nel “servire” rotariano
è impegnata una persona di esemplari qualità come Michele Bajorek.
32
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
La chiesa di San Giuseppe in Castello
Il Barocco a Cagliari:
origini e testimonianze
Michele Pintus
del 1983 il Convegno Nazionale promosso dall’Istituto di Architettura
della Facoltà di Ingegneria di Cagliari ( da qualche anno il vecchio Istituto di
Architettura è diventato la Facoltà di Architettura) su “Arte e Cultura del ’600 e ’700
in Sardegna”, nell’ambito del programma
“Arte e Cultura nell’Italia del ’600” curato
dal Comitato Nazionale Berniniano d’intesa
con l’Accademia Nazionale dei Lincei. In
due intense giornate (2-3 maggio) di lavoro
tra Cagliari e Sassari un cospicuo numero
di studiosi, tra cui molti sardi, hanno analizzato e dibattuto le problematiche culturali della Sardegna nella fase di passaggio
dall’orbita politica spagnola a quella sa-
È
bauda, tra l’affermarsi della Controriforma, la diffusione della “cultura piemontese” e il trionfo del barocco.
Le caratteristiche di un nuovo modo di
fare architettura, identificate poi con il termine “barocco” dalla critica più recente,
prendono il via dalla soluzione proposta
nella Chiesa del Gesù a Roma da Jacopo
Barozzi detto il Vignola, iniziata nel 1568.
A Cagliari, la chiesa di Sant’Agostino,
costruita nel 1597, presenta inequivocabili
riferimenti con il gusto rinascimentale, che
si protrae per tutto il Seicento in momenti
che vedono ancora vivi aspetti dell’architettura gotica, come per esempio il presbiterio della parrocchiale di Gesturi, del 1674.
La chiesa di San Giuseppe da via Corte d’Appello
La chiesa di San Giuseppe da via Santa Croce
dicembre 2010 —
Rotary Club Cagliari
Si può dire che il manifestarsi di chiari richiami all’architettura barocca italiana e iberica avviene, qui da
noi, quasi in contemporanea con la progressiva immissione della cultura piemontese ad opera di ingegneri e
architetti sabaudi, inviati in Sardegna per ragioni militari ma molto attivi anche nell’architettura civile.
L’architettura barocca di Cagliari, come peraltro
tutta quella della Sardegna, non deve essere intesa come diffusione, per quanto di periferia o postuma, degli
schemi stilistici del barocco colto, ma piuttosto come
importazione di modelli italiani, elaborazione, o anche
solo influenza, di modelli ispanici e interpretazioni popolari. Si possono riconoscere almeno tre dei filoni tipologici nella grande produzione barocca, quello dei
moduli provenienti dall’arte italiana, quello di influenza spagnola e quello popolare autoctono. Ad essi
corrispondono tante opere che, a volerle limitare alla
città di Cagliari e anche solo all’attività di culto, è impensabile descrivere in questo breve articolo che, come
specifica il titolo, si limiterà alla descrizione della chiesa di S. Giuseppe. Questa realizzazione è legata alla
fattiva presenza in Cagliari degli Scolopi, impegnati
nel portare avanti l’attività di insegnamento per i poveri, iniziata nel 1597 proprio da S. Giuseppe Calasanzio, in attuazione di quei principi portati avanti dalla
Chiesa dopo il Concilio di Trento. Non si può però non
ricordare il grandioso complesso di Santa Croce in Castello, la fervida attività della Compagnia di Gesù con
la bellissima chiesa di S. Michele nel quartiere Stampace e l’opera delle numerose Confraternite con l’Oratorio di Santo Cristo e di S. Giovanni nel quartiere Villanova e S. Sepolcro nel quartiere Marina. Su queste e
altre importanti realizzazioni si potrà tornare in un
prossimo futuro con specifiche monografie.
Gli Scolopi arrivano a Cagliari il 6 novembre 1640 e
si sistemano in un primo momento nell’ex convento
francescano di S. Maria del Gesù, vicino alla porta Jesus, nel complesso della ex Manifattura Tabacchi. Poco dopo, grazie alla donazione da parte della Città di
quattro case nei pressi della Torre dell’Elefante e di altri appartamenti confinanti donati da un privato cittadino, i Padri Scolopi possono disporre di un complesso
con chiesa e collegio ben descritti in una “Visitatio” del
1645. «Il complesso è formato da una casa abbastanza
piccola, ma di quattro piani: piano terra con chiesa,
due stanze, cantine e scuole dei piccoli – primo piano
che racchiude ancora il vano della chiesa e locali per la
scuola – secondo piano per l’oratorio e per le celle (descritti molto poveri) – terzo piano con un refettorio
grande, cucina e dormitorio».
33
La posa della prima pietra
della chiesa di S. Giuseppe Calasanzio è del 1663, diversi anni
dopo la reintegrazione dell’Ordine soppresso nel 1646; dopo
varie vicissitudini, interruzioni
e riprese la chiesa si conclude
nel 1735. Lo schema tipologico
della chiesa di S. Giuseppe è
quello dei progetti che la Domus Generalizia di Roma diffonde nelle diverse sedi sparse
in tutta Europa, come può evincersi dal raffronto con il S. Giuseppe Calasanzio di Chieti e il
S. Pantaleo di Roma.
La chiesa di Cagliari, come
quella di Chieti, ha navata uni-
Facciata
Pianta
34
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Planimetria generale
Vista del fronte principale
Sezione longitudinale
Sezione trasversale ampia
Sezione trasversale
ca con tre cappelle per ogni lato e il presbiterio. La navata è ricoperta con una
volta a botte che si imposta su una trabeazione, retta da paraste doriche, di gusto
classico. Vi sono, alternati, metope e triglifi con una cornice modanata a dentelli,
che continua anche nel vano del presbiterio. La cappella maggiore, costruita poco
dopo il 1672, è coperta da una cupola a
pianta ottagona raccordata al vano quadrato con pennacchi e poggiante su un alto tamburo con finestre, in parte cieche.
La cupola è conclusa da una lanterna, anch’essa ottagona ed è ricoperta esternamente da laterizio.
Le cappelle, intercomunicanti, sono voltate a botte ed inquadrate da archi a tutto
sesto su piedritti e con una voluta decorativa in chiave.
dicembre 2010 —
Rotary Club Cagliari
Il tipo di organismo, alquanto particolare, non deriva dall’ambiente culturale cagliaritano e sardo in genere. Esso è originato dalla giustapposizione di uno
spazio autonomo centrale, il presbiterio, e la navata
longitudinale, raccorciata e conclusa con un arcone,
l’arco di trionfo, a fare da soluzione di continuità. Tutto secondo un “modello” in grado di soddisfare la doppia funzione delle chiese degli Scolopi, quella religiosa
per la celebrazione della messa riservata agli allievi e
quella più strettamente legata all’attività didattica con
rappresentazioni teatrali, concerti musicali degli allievi, ecc. In queste occasioni, una grande tenda chiude lo
spazio sacro del presbiterio, lo isola come ambiente definito e concluso anche architettonicamente, e lo separa da quello della navata, temporaneamente utilizzabile per attività non religiose.
A destra del presbiterio, un piccolo vano conduce
alla sacrestia a pianta quadrangolare coperta con una
volta a padiglione unghiata, decorata con affreschi.
Questi dipinti, pur di non particolare fattura, sono un
interessante documento, mostrando in un «trompe
l’oeil» S. Giuseppe Calasanzio che fonda l’Ordine attorniato dai suoi religiosi e da angeli con raffigurazioni simboliche. Nelle lunette delle unghie compaiono
inoltre figure allegoriche.
Per una scala di marmo, un tempo comunicante con
il collegio, si accede al piano superiore che ha, posti
longitudinalmente alla navata, tre ambienti per parte,
voltati a botte. Questi vani sovrastano le cappelle laterali della chiesa e si affacciano al suo interno mediante
ampie finestre, che si ripetono sul lato esterno.
Un’altra scala porta al campanile costituito da un
vano aperto a due luci, dove è una campana di bronzo,
che riporta la data del 1585 e il nome, illeggibile, dell’autore. Deve dunque trattarsi di una campana riutilizzata e di cui si ignora la provenienza, essendo stata
costruita la chiesa, come si è detto, nel sec. XVII.
Situata nel quartiere di Castello, la chiesa di S. Giuseppe si apre su un ripido slargo originato dal confluire
di alcune strade (vie S. Giuseppe, Corte d’Appello, S.
Croce e vico I de’ Genovesi) verso la porta della torre
dell’Elefante, che sorge quasi attigua alla chiesa stessa.
L’esiguità dello spazio non permette di cogliere completamente il prospetto dell’edificio, che rivela nuovi e
suggestivi particolari col variare dei punti di vista.
Alla chiesa è addossato l’ex collegio dei Padri Scolopi, un tempo unito ad essa e attualmente utilizzato come sede di una scuola pubblica. Il complesso sorge su
un’area un tempo a ridosso delle fortificazioni poligonali, che univano la porta Castello (o del Leone) alla
35
Il presbiterio
torre dell’Elefante: un cronista
del ’600, Giorgio Aleo, ricorda
che due delle quattro torri «redondas y muy altas», poste lungo le mura, furono demolite per
costruire le Scuole pie nel 1640.
L’attuale via S. Giuseppe è infatti la sistemazione del viottolo
che congiungeva i due baluardi
precedentemente ricordati.
Il prospetto della chiesa,
preceduto da una breve scalinata asimmetrica, è suddiviso in
due ordini. mediante una cornice modanata, fortemente aggettante e ornata di dentelli. L’ordine inferiore è costituito da sei
lesene, una per ciascuna estremità della facciata e due coppie
che inquadrano il portale in
pietra. Questo è sormontato da
una cornice ancora aggettante e
a dentelli, che si ripete nel timpano curvo spezzato, contenente lo stemma degli Scolopi; i lati sono ornati invece con volute
e festoni. La parte superiore del
prospetto nasconde, sovrastandola, la copertura in campigiane: raccordata a quella inferiore
da due ali curve, è ancora scan-
36
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
L’interno della chiesa
dita da due coppie di lesene e conclusa
orizzontalmente da una cornice simile alle
altre già descritte. In asse con il portale si
vede un vano cieco ad arco ribassato che
contiene un finestrino, mentre sotto il coronamento orizzontale è murata una lapide.
L’aspetto più caratterizzante del prospetto è, senza dubbio, il ripetersi delle lesene e delle cornici dentellate che lo segnano verticalmente e orizzontalmente, mentre hanno particolare gusto i capitelli delle
lesene che innestano su volute ioniche decorazioni di tipo vegetale, come uva, melagrane, etc.
Il prospetto laterale che si affaccia sulla
via S. Giuseppe è molto semplice e animato
da lunettoni che illuminano le cappelle laterali e da finestre ad. arco ribassato, che
danno luce ai vani superiori. Esso forma
una cortina con la costruzione dell’ex-collegio nella quale si apre un bel portale in pietra, sovrastato dallo stemma dell’Ordine.
L’arredo della chiesa, al momento del
rilievo del 1982, è ridotto quasi solo al ricco
altar maggiore con colonne tortili e marmi
policromi che accoglie un mediocre quadro
con la Madonna, il Bambino e alcuni Santi.
Addossato al pilastro compreso fra la seconda e la terza cappella di sinistra vi è poi
un pulpito, sempre in marmi policromi,
che rivela lo stesso linguaggio figurativo
dell’altare.
È ancora visibile un quadro della Vergine con il Bambino, pregevole soprattutto
per la bella cornice di tartaruga con fregi in
bronzo e lapislazzuli montati in argento. Vi
è inoltre un gruppo di piccole statue lignee,
di fattura settecentesca, che compongono
una Deposizione. In un angolo sono poi abbandonati due angeli in marmo ai piedi
della Croce, che fanno parte di un crocifisso oggi perduto.
L’arredo ligneo della sacrestia, ancora
in situ, pur se gravemente deteriorato, è un
bell’esempio di ebanisteria, eseguito appositamente per questo spazio. Sulle pareti
sono ancora visibili quadri con i ritratti di
alcuni arcivescovi cagliaritani.
L’aspetto della chiesa è irriconoscibile rispetto all’attenta e minuziosa descrizione
che ne fa il canonico Giovanni Spano nella
sua «Guida»; egli la ricorda ricca di quadri e
decorazioni che non esistono più. Già la descrizione del Cugia, successiva alla soppressione del collegio degli Scolopi, per effetto
delle leggi Siccardi, rivela diversi mutamenti nella disposizione degli arredi, ma l’evento determinante è stato certamente il bombardamento che colpì la chiesa nel 1943, distruggendone, oltre al prospetto, parte delle
cappelle e della copertura. Non vi è più traccia di molti quadri che ornavano la chiesa,
mentre è ancora visibile nell’angolo sinistro
presso il presbiterio la bomba di ferro, lasciata dagli anglo-olandesi sul «techo de
este colegio» il 12 agosto 1708.
La chiesa fu ripristinata fra il 1948 e il
1952 a cura del Genio Civile di Cagliari. Risalgono a tale ricostruzione infatti le balaustre in marmo con colonnine cilindriche e
alcuni semplicissimi altari, sempre in marmo, di stile novecentesco.
■
SITO INTERNET DEL CLUB: www.rotarycagliari.org
E-mail del club: [email protected]
dicembre 2010 —
Rotary Club Cagliari
37
Circolazione monetaria in epoca aragonese
Antiche monete
in Sardegna
Antonio Lenza
n nuovo sistema monetario viene
introdotto in Sardegna con un decreto di Giacomo II, Re d’Aragona e
di Sardegna, che sancisce una monetazione
aragonese nell’isola.
La coniazione di moneta grossa d’argento e di moneta minuta di biglione (lega
di rame e argento in cui prevale il rame )
viene inizialmente effettuata a Villa di
Chiesa (Iglesias) a seguito di un provvedimento dell’Infante don Alfonso, datato 12
febbraio 1324, che accorda alla città uno
speciale privilegio di Zecca.
In pratica gli aragonesi istituiscono una
nuova unità monetaria, cioè un valore base col quale i Sardi, sudditi della Corona,
dovranno misurare ed esprimere tutti i valori.
Vengono coniate due bellissime monete
con le seguenti denominazioni:
– alfonsini d’argento: monete grosse
del valore di 18 denari o di 1 soldo e mezzo;
– alfonsini minuti: monete di mistura
del valore di un denaro e di contenuto d’argento pari allo 0,17%.
Per la prima volta da una zecca sarda
viene battuta una moneta del valore di 1
denaro, tale da rappresentare l’unità di
base del “sistema di conto e dei prezzi interni”.
Il nuovo sistema monetario bandisce
dalla circolazione nell’isola le monete non
sarde, in particolare i denari di Pisa e di
Genova ancora presenti nelle transazioni
locali, a partire dal 1330, anno in cui il re
Alfonso IV vieta l’utilizzo in Sardegna d’ogni moneta forestiera a eccezione di quelle
auree.
U
In breve tempo gli alfonsini alimentano
in misura prevalente la circolazione monetaria dell’intera Sardegna. Pertanto dal
1326 in poi le transazioni che hanno corso a
Cagliari vengono regolate in moneta di
alfonsini. Alla nuova unità monetaria si accompagnano due monete di conto, cioè i
suoi multipli immaginari, il soldo (pari a
12 denari) e la lira di alfonsini (pari a 240
denari).
Per il commercio interno e per le spese
quotidiane di maggior valore il popolo cagliaritano basa i propri calcoli sulla moneta d’argento, una buona moneta perché justi boni ponderis, sempre più utilizzata anche per le transazioni con i mercati esterni.
Una moneta, peraltro, destinata proprio
per la bontà del suo valore intrinseco all’incetta all’esterno dell’isola, nonché al suo
interno per la fabbricazione di oggetti di
argenteria.
Circa l’andamento dei prezzi dei beni
primari nel mercato cagliaritano e del livello dei salari in questo periodo storico,
sono di grande interesse alcuni dati espressi in “denari” davvero singolari per quanto riguarda il potere di acquisto della moneta in circolazione:
Alfonsino sardo
38
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
• frumento
• olio
• formaggio
• carne di maiale
• pecora o montone
• carne di vacca
• carne di bue
0,4
3,5
9.0
5.0
6.0
2.5
1,7
al kg
per un litro
al kg
al kg
per un quarto
al kg
al kg
Sorprendente è la relazione tra i prezzi sopra esposti e l’andamento dei salari:
• operaio qualificato (falegname, muratore ecc.)
GIORNATA DI LAVORO
1
REMUNERAZIONE
3 soldi (36 denari) *
4 soldi (48 denari) **
* durante la stagione invernale nella quale la prestazione era di
otto ore lavorative;
** durante la stagione estiva, nella quale la prestazione era di dodici ore lavorative.
Alfonsino d’oro
Tre cagliaresi
Per tutto il secolo XIV il salario medio di un operaio
cagliaritano qualificato è di 42 denari per dieci ore di
lavoro, cioè pari a 4,2 denari all’ora.
Il valente numismatico e storico della materia Mario
Forteleoni, dal quale ho attinto i dati sopra riportati,
sottolinea che rapportando i prezzi dei beni primari con
la paga oraria di 4,2 denari risulta all’incirca, che un
chilo di formaggio equivaleva a due ore di lavoro qualificato, un quarto di pecora o di montone a un’ora e
mezzo, un chilo di maiale a poco più di un’ora, un chilo di carne bovina (in media) a mezz’ora, un chilo di frumento a sei
minuti.
In sostanza, l’operaio qualificato cagliaritano di quel periodo
può permettersi di nutrire abbondantemente la sua famiglia
con meno di un quarto del suo
salario. Appare inoltre sorprendente il raffronto del livello dei
prezzi dei generi alimentari di
più largo consumo e dei salari
correnti a Cagliari con quelli
delle più ricche città degli stati
italiani, il cui tenore di vita è
certamente tra i più elevati nella
stessa Europa. A metà circa del
Trecento un operaio qualificato
di Venezia deve lavorare tre volte più a lungo di quello cagliaritano per comprare un litro d’olio, tre volte di più per un quarto di montone, quattro volte di
più per un chilo di carne bovina
e cinque volte di più per un chilo di frumento.
Il contenuto di fino della lira
di alfonsini non subisce alcuna
variazione per oltre 60 anni.
Due tipi di alfonsini minuti
vengono battuti nella zecca di
Bonaire, a Cagliari. Entrano
nella circolazione cittadina anche i mezzi alfonsini d’argento e
il mezzo alfonsino minuto, primo esempio di mezzo denaro di
tutta la monetazione sarda.
Insieme agli alfonsini circolano a Cagliari le monete catalane, largamente utilizzate negli
scambi commerciali in un rapporto esatto di 1 a 1,5 tra il valore della lira sarda e quella di
Barcellona – cioè in sostanza tra
i rispettivi denari – che consenta rapidi calcoli mentali facili
per tutti nelle operazioni di pagamento con moneta di Barcel-
dicembre 2010 —
Rotary Club Cagliari
Fabbricazione di monete durante il Medioevo. La xilografia di
Hans Burgkmair illustra le varie fasi dell’operazione, dalla fusione del metallo alla coniazione.
lona per lo scambio di beni e l’erogazione di servizi i
cui prezzi sono espressi in alfonsini. Il valore della lira
sarda coincide invece con quello della lira di Genova.
Per l’intero periodo aragonese la monetazione si
svolge con l’alfonsino e il mezzo alfonsino d’argento,
nonché con l’alfonsino e il mezzo alfonsino minuto di
mistura.
Nel 1442 per la prima volta una moneta sardo-aragonese viene chiamata reale, con la coniazione di reali d’argento del valore di tre soldi di minuti nonché di
reali minuti (dobler) che si accoppiano agli alfonsini
minuti. Questa coniazione è disposta da Alfonso V nella zecca di Iglesias, che con queste battiture cessa la
propria attività, mentre contemporaneamente nella
zecca di Cagliari vengono battuti alfonsini d’argento.
Le monete d’oro che circolano a Cagliari sono poche: il fiorino di Firenze, il ducato di Venezia, il fiorino
d’Aragona. Va sottolineato che il commercio internazionale è a Cagliari di modesta entità e le monete d’argento rimangono dominanti nel capoluogo sardo sia
nel Quattrocento che nel Cinquecento.
La valuta aurea è strettamente riservata ai pagamenti molto rilevanti e sistematica è la tesaurizzazione
delle monete d’oro che riprendono a circolare solo in
39
occasioni del tutto particolari
per la rarefazione delle monete
d’argento che si determina nel
corso dei decenni per le ragioni
precedentemente indicate (incetta da parte degli argentieri,
estrazione dal regno) sia per gli
alfonsini d’argento sia per le
stesse monete d’argento catalano-aragonesi che subiscono
identico fenomeno nel territorio
d’origine; la loro immissione nel
mercato isolano e nel capoluogo
diventa sempre più esigua –
tanto da stabilirne il divieto di
estrazione – a motivo del ristretto volume di scambi commerciali.
Il potere liberatorio delle
monete di mistura non corrisponde in Sardegna alla sua
teorica funzione di moneta divisionale utile per i bisogni ricorrenti e i piccoli commerci della
popolazione, ma di fatto, nei secoli XIV e XV questa moneta si
surroga come intermediario degli scambi anche nel mercato
cagliaritano ai nominali sia argentei che aurei, la cui coniazione si riduce drasticamente
anche per la progressiva scarsità dei due metalli nobili. In
pratica i nominali aurei non
vengono più ritenuti necessari e
non sono più coniati nelle zecche sarde, nonostante i tentativi
di Pietro IV e di Alfonso V.
Ultima novità della monetazione sardo-aragonese è la emissione del cagliarese e del suo
multiplo da due cagliaresi, una
moneta destinata a durare nella
circolazione cagliaritana. Con
questo nome verranno battute
nella zecca di Cagliari tutte le
monete minute fino all’ultima
coniazione nel 1813, disposta da
Vittorio Emanuele I di Savoia.
■
40
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Un innamorato della Sardegna
Alberto Ferrero
Della Marmora
Marcello Marchi
Nel 1978, il Club, accogliendo la proposta di Marcello Serra, grazie anche al
decisivo impegno di Angelo Cherchi, promosse un Premio da assegnare a persona
o istituzione non sarde che avessero con la propria opera contribuito alla valorizzazione della Sardegna, al suo progresso economico, sociale e culturale, alla sua
migliore conoscenza in Italia e all’estero, da intitolarsi ad «Alberto Ferrero Lamarmora, il più efficace e convincente intermediario tra la Sardegna (da lui acutamente illustrata e interpretata) e l’Europa».
Da allora il Premio, al quale sono stati via via chiamati a partecipare, in rotazione, gli altri Club cittadini, è stato assegnato a istituzioni e studiosi di grande rilievo.
Quest’anno, è il nostro Club ad organizzare la XXVI edizione.
o scorso anno, dalla fine di Giugno a
tutto novembre, si è tenuta a Cagliari, nelle sale del Centro Comunale
d’Arte e Cultura il Ghetto, la mostra “L’esploratore innamorato. Alberto Ferrero
della Marmora e la sua Sardegna”.
Il titolo sintetizza mirabilmente la figura e l’opera dell’Uomo che, come nessun altro prima, e neanche dopo, ha studiato la
nostra terra visitandone ripetutamente
ogni luogo, anche il più remoto, e in questo
suo continuo contatto si è appassionato ad
essa fino ad innamorarsene.
Non nutriva certo questa passione il Viceré Ignazio Thaon de Revel che lo ricevette nel 1819, in occasione del primo dei suoi
viaggi, e, «…fingendo stupore e compassione, (gli) disse sorridendo: “Comment,
mon cher, vous qui n’y etes pas obligé”. La
Marmora – che narra l’episodio nel primo
capitolo dell’Itinerario del viaggio in Sardegna – scrive che costui, come tutti i funzionari piemontesi inviati nell’isola, fosse
deluso da essa e, sorpreso che taluno vi si
recasse di sua volontà, avesse spiritosamente alluso «ad un certo aneddoto galante, nel quale si fa comparire e parlare un
L
marito che è sposato con una donna brutta
e che si rivolge ad un terzo personaggio (all’amante di costei)».
La Marmora aveva trent’anni quando
fece «la sua prima corsa» in Sardegna, e,
come riferisce in una delle prime note dello
scritto citato, allora si occupava «quasi
esclusivamente di caccia e di ornitologia».
Nato a Torino nel 1789, terzo di undici
figli (la sorellina gemella morì poco dopo la
nascita) apparteneva a una famiglia di prestigiosa aristocrazia, i cui membri avevano
ricoperto altissime cariche civili, militari e
religiose (un suo antenato Filippo Ferrero
Della Marmora era stato viceré di Sardegna
dal 1773 al 1777). Fu avviato alla carriera
delle armi entrando nel 1806 nella prestigiosa Scuola Militare di Fontainebleau (allora il Piemonte era provincia dell’Impero
napoleonico). Ne uscì con il grado di sottotenente di fanteria ed anche con una buona
conoscenza degli elementi fondamentali
della geologia, geodesia e scienza naturale.
Cognizioni che poi approfondì raggiungendo un ottimo livello in tali materie che furono a base delle sue ricerche e delle osservazioni scientifiche su di esse.
dicembre 2010 —
Partecipò alle campagne napoleoniche
distinguendosi per valore tanto che nel 1813
gli venne conferita la Legion d’onore, che,
con la Restaurazione, nel 1816, fu sostituita
dall’Ordine Militare di Savoia; solo nel
1850, gli fu concesso di fregiarsi dell’onorificenza francese.
Si è detto che compì il primo viaggio in
Sardegna nel 1819, ma, come egli scrive
nella nota citata, «lo studio e l’esplorazione
del patrimonio archeologico dell’isola e soprattutto dei nuraghi, che avevano attirato
la mia attenzione fin dalla visita precedente, formarono lo scopo del mio secondo
viaggio, effettuato dal 1820 al 1821».
La terza visita non fu volontaria e la
permanenza nella nostra terra fu ben più
lunga. Sospettato di aderire ai movimenti
liberali che verranno severamente repressi
nel 1821, venne esonerato dal servizio militare e spedito in Sardegna ove risedette dal
1822 sino al 1831.
«…fu durante un soggiorno obbligato di
quasi dieci anni nell’Isola che cercai di
mettere a profitto l’inattività nella quale mi
immergevano l’interruzione momentanea
della mia carriera militare, e un vero e proprio confino fuori dal Continente, applicandomi alla pubblicazione di un ampio
lavoro su questo paese». Infatti, in quegli
anni, 1826, esce a Parigi la prima edizione
del Voyage en Sardaigne de 1819 à 1825 ou
Description statistique, physique et politique de cette ile, avec de recherches sur ses
productions naturelles et ses antiquités.
L’opera ebbe successive edizioni e venne
ampliata, corredata dalle tavole dell’Atlante e pubblicata in tre parti nel 1839 (geografia fisica ed umana della Sardegna),
1840 (sue antichità), 1857 (geologia). Nel
1860 uscì l’Itinerair de l’ile de Sardaigne.
Deve dirsi che il confino non imponeva
limiti molto ristretti così che il La Marmora
poté muoversi a piacimento nell’Isola, anche
perché, pur essendo costretto a permanervi,
nel 1825 fu riammesso nell’esercito e venne
addetto allo Stato maggiore del Viceré.
«Richiamato in servizio attivo sul Continente nel 1831… ottenni l’autorizzazione a
recarmi in Sardegna per più primavere di
Rotary Club Cagliari
41
Alberto Ferrero Della Marmora
seguito,… per far avanzare più efficacemente i lavori della carta…».
Trattasi della Carta dell’Isola di Sardegna alla scala di 1:250.000 pubblicata in
due fogli nel 1845 alla cui compilazione La
Marmora aveva proceduto prima da solo,
ed a sue spese, poi con la collaborazione del
maggiore Carlo de Candia, con una incessante attività di triangolazione trigonometrica. Anzi, a questo proposito, sembra opportuno ricordare a quanti hanno letto l’Itinerario, e far presente a chi ne sia ignaro,
un bizzarro episodio occorsogli allorché, nel
1835, provvedeva alla triangolazione dei
dintorni di Cagliari: la mattina, sulla estremità meridionale della cresta di Monte Urpino, aveva eretto un punto trigonometrico
collocando, al centro del foro di un piccolo
pilastro costruito con pietre sovrapposte e
cementate, «un pezzo di canna che spuntava verticalmente», per distinguerlo lo rese
più visibile infilando in una spaccatura di
essa una lettera ripiegata che aveva in tasca. Nel pomeriggio, da un punto prossimo
alla Scaffa, mirò il teodolite sul segnale che
era sopra la torre di San Pancrazio e poi su
42
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
quello di Monte Urpino. Si accorse che si
era accostato al pilastrino un cacciatore che
vi girò intorno incuriosito, dopo «lo vidi
molto distintamente prendere la mia lettera, aprirla, leggerla, portarla con sé qualche
passo più in là e poi… Confesso che se in
quell’istante avessi potuto cambiare il tubo
del cannocchiale in un cannone ben carico,
avrei aperto il fuoco…».
Nel 1840, nominato generale, ebbe l’incarico di comandare la Regia Scuola di Marina
a Genova. Nel 1848 fu inviato a Venezia a
disposizione del Governo provvisorio, venne
poi sostituito dal generale Guglielmo Pepe.
Nel marzo 1849 fu inviato in Sardegna
come Commissario Reale straordinario con
pieni poteri; sette mesi dopo rassegnò la carica tenendo il Comando generale militare
dell’isola e, nell’agosto del 1851, andò in
pensione, ma soggiornò ancora altre cinque
volte in Sardegna.
La sua permanenza in terra sarda, in diverse riprese, fu di tredici anni: «ho abitato, visitato, attraversato e anche governato
questo paese, dall’anno 1819 al 1855: talvolta sistemato in una semplice capanna di
pastore o di pescatore fatta di frasche, rannicchiato giornate intere sotto una roccia o
sotto un albero, in cima a una montagna
dove avevo stabilito la mia stazione trigonometrica, e talvolta ricevendo ospitalità
sotto le volte fastose di un palazzo che più
tardi divenne per qualche anno, mio malgrado, la mia dimora ufficiale».
La Marmora oltre le difficoltà sopra elencate e le altre che le asperità dei luoghi, la
mancanza di vie d’accesso, il pericolo della
malaria gli erano d’ostacolo, dovette superarne anche più temibili e, addirittura, rischiose per la sua vita. Corse la sventura di
essere ucciso da un gruppo di banditi come
racconta nel capitolo VII dell’Itinerario. Il 3
maggio 1823, recandosi da Nuoro a Siniscola, nella Valle di Marreri, sparò due colpi abbattendo due gruccioni, uccelli che raccolse
per farne oggetto di studio. Nel frattempo il
suo domestico e la guida cui aveva affidato il
cavallo si erano allontanati, precedendolo
nel cammino. All’improvviso venne raggiunto da un manipolo di otto-dieci uomini
e «...un gran colpo di calcio di fucile mi fece
perdere l’equilibrio e cadere. In un batter
d’occhio mi saltarono addosso con fucili,
spade e pistole puntate sul petto…».
Gli strapparono il fucile, catturarono
anche la guida ed il domestico. Vi furono
momenti di difficoltà di comunicazione
non comprendendosi a vicenda, sin quando
La Marmora distinse «perfettamente le parole di un uomo dallo sguardo feroce che
brandendo su di (lui) una lunga spada da
cavalleria diceva: “Bollo segai sa conca”.
Voglio tagliargli la testa».
Il domestico poté avvicinarsi a lui e con
tono pietoso gli disse: «io ci avevo sempre
pensato che facendo questa vita ci sarebbe
capitata una cosa simile». Pur in quei tristi
momenti, La Marmora, ripensando che parole simili erano state dette da Sancio Panza
a Don Chisciotte, scoppiò in una risata.
Questa ebbe l’effetto di calmare l’animo dei
banditi e, finalmente, dopo essersi informati della sua persona e delle ragioni del suo
girare, venne messa a fuoco la ragione dell’aggressione. Uno degli uomini aveva al pascolo dei maiali, dopo gli spari agli uccelli,
non avendo trovato uno dei suini, si era convinto che fosse stato ucciso o ferito da La
Marmora, nonostante gli venissero mostrati
gli uccelli abbattuti, anche perché era allora
convinzione diffusa tra i contadini sardi che
non si potesse sprecare una carica contro dei
volatili. La Marmora infine decise di pagare
il costo del maiale. Le operazioni di pagamento avvennero in un punto appartato dove venne condotto da uno di quegli uomini
che aveva un aspetto più umano e più dolce
e che gli aveva dato assicurazioni sulla sua
incolumità. Pur avendo dovuto attingere il
denaro dalla maggior somma che aveva in
una borsa tra il bagaglio caricato sul cavallo, non essendo sufficiente quella che portava in dosso, non vi fu alcuna mossa per sottrargliela. Il giuramento di mantenere il segreto fu prestato in ginocchio su una piccola fossa scavata nel terreno in cui erano stati posati due rami in croce.
Allontanatosi a cavallo con il fucile che
gli era stato restituito, ma con la veste che
era stata strappata, rimessa su alla meglio
dicembre 2010 —
con i lunghi spilli adoperati per infilzare
farfalle ed altri insetti, La Marmora fece
appena in tempo ad evitare una ventina di
altri banditi appostati a Monte Piccinno.
La storia ha un lieto fine che dimostra
come in Lui oltre le passioni per l’esplorazione e la raccolta di dati scientifici vi fosse
anche un animo nobile e generoso che riusciva a comprendere le disperate condizioni in cui tanti sardi erano costretti a vivere.
Dal parroco di Dorgali, pochi giorni dopo
l’avventura con i banditi, apprese che fra
essi vi erano persino due suoi nipoti e poi,
anche con altre ricerche, conobbe il nome
della persona che gli era sembrata più
umana delle altre, che era alla macchia per
aver sottratto con violenza un parente dalle mani della forza pubblica. Chiese ed ottenne la grazia dal Viceré e così, ogni volta
che si recava a Dorgali, fu da lui ospitato e
fece anche da padrino al figlio.
Il suo costante interesse per la Sardegna
lo spinse, da parlamentare, era stato eletto
Senatore del Regno nel 1848, a numerosissimi interventi per invocare o sostenere rimedi che potessero soddisfare le necessità
della regione che egli, meglio di qualunque
altro, conosceva.
La mostra citata all’inizio di questa nota è stata particolarmente felice nell’illustrare l’opera di questo aristocratico, militare, politico con una fortissima spinta a
conoscere attraverso l’osservazione diretta
e quindi, ad esplorare quanto vi era di incognito o di descrizione superficiale o non
provata, dallo spirito e dall’educazione
multiculturali, illuministi, assommando in
Rotary Club Cagliari
43
mirabile unione grandi doti di geografo,
naturalista, geologo, archeologo, storico.
Anche se, per questo aspetto, egli merita critiche per aver ritenuto vere le famose
Carte d’Arborea ed aver fondato sulla veridicità di esse molte ricostruzioni storiche.
Con lui tanti studiosi, fra i quali Carlo Baudi di Vesme, Pietro Martini, Vittorio Angius, ritennero autentici quei documenti ricevendo sostegno, nel 1855, da un conforme
giudizio dell’Accademia delle Scienze di
Torino che proprio da La Marmora era stata sollecitata ad esaminarli. Solo nel 1870
l’Accademia delle Scienze di Berlino ne dichiarò la falsità, giudizio poi ribadito definitivamente dall’illustre storico Theodor
Mommsen.
Così come falsi erano i “bronzetti nuragici” che tanto interesse avevano suscitato
in Lui.
Deve mettersi in chiaro che, pur imponendo l’accertata falsità delle Carte una revisione di tutte le asserzioni che vengono
basate su di esse, ciò è assolutamente insufficiente per formulare altre riserve sulla
ben più ampia complessiva raccolta di dati, rilievi, osservazioni, giudizi, che l’opera
di questo eminente studioso contiene. Anzi,
poiché il falso poteva apparire come la scoperta di documenti che provavano l’importanza della civiltà e della cultura sarda e la
presenza attiva della Sardegna nella “STORIA”, La Marmora può essere stato indotto
a darvi tanto credito poiché “innamorato”
com’era dell’isola riteneva in tal modo di
conferirle maggiore lustro.
■
ccorrerebbe una rubrica fissa per segnalare i tanti riconoscimenti ad Angelo Aru per la sua attività di ricerca e il suo importante contributo allo studio, alla difesa e al migliore sfruttamento dei suoli.
Nel numero scorso si era data notizia del premio attribuitogli in Sardegna. Ora, nell’ottobre scorso, il Consiglio Nazionale degli Agronomi e Forestali, gli ha assegnato il premio per essersi distinto nella propria carriera con attività di rilievo in campo nazionale e internazionale.
Ma, ed ecco la necessità della rubrica, un altro prestigioso premio sta per essergli attribuito a Palermo, nel corso della Giornata Mondiale dei Suoli, di questo dicembre, dalle Società
Italiana di Scienze del Suolo e Società Italiana di Pedologia per la sua prestigiosa carriera
scientifica.
O
44
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Concluso il concorso di idee
Un’area degradata
diventa un parco verde
Mario Figus
l prossimo 11 dicembre, con il convegno
di premiazione del Concorso di Idee,
giunge alla sua conclusione la prima
tappa del progetto che i Rotary Club Cagliari, Carbonia e Iglesias hanno indetto
con la finalità di concretizzare una nuova
opportunità di sviluppo per il territorio del
Sulcis Iglesiente, che coniughi il recupero
di aree abbandonate a causa della cessazione delle attività minerarie con l’offerta di
nuove opportunità di studio e di lavoro alle giovani generazioni di questo territorio.
Quanta strada abbiamo fatto da quando
più di due anni fa è nata l’idea di trasformare un’area abbandonata e degradata di
Carbonia in un parco scientifico! Sembra
incredibile quanto l’entusiasmo e la determinazione dei presidenti succedutisi nel
corso di questi due anni di lavoro e degli
instancabili amici rotariani del nostro Club
e dei Club di Carbonia ed Iglesias, siano
I
riusciti a trasformare un’utopia in solide
basi per lo sviluppo di un progetto!
Fin dal 2008 i tre Club promotori hanno
formato una grande squadra che negli
scorsi due anni, pur leggermente modificata, ha mantenuto intatto il suo cuore pulsante ed ha lavorato con compattezza e
convinzione per raggiungere questo primo
risultato. Le lunghe serate di discussioni e
di lavoro nel mio studio hanno cementato
un rapporto di stretta e sincera amicizia tra
tutti i membri della Commissione.
Un ringraziamento particolare va agli
amici, rotariani e non, che hanno costituito
la commissione giudicante e che hanno lavorato con il nostro stesso entusiasmo. La
competenza e la severità con cui hanno
giudicato il lavoro di nove agguerriti gruppi di professionisti è un elemento fondamentale dell’elevata qualità del lavoro che
i nostri Club hanno svolto.
dicembre 2010 —
Rotary Club Cagliari
Tavola del progetto “Vena Verde”, vincitore del concorso.
Progetto “Guardare il passato per trovare il futuro”.
L’entusiasmo e la determinazione della nostra commissione hanno trascinato i due principali attori protagonisti della futura realizzazione: la LIGESTRA, società proprietaria dei terreni, ed il Comune di Carbonia, nostro partner e principale finanziatore del progetto. Non possiamo dimenticare che fin dalla nascita
dell’idea dell’Ecoparco, i nostri due compagni di strada hanno condiviso il nostro sogno e si sono impegnati solidalmente in un duro lavoro, grazie al quale oggi
possiamo a buona ragione ritenere che l’Ecoparco non
sia più un sogno di pochi visionari, ma un progetto con
solide basi e con le carte a posto per incamminarsi verso la sua fase realizzativa.
Infatti, mentre i nostri Club si curavano del Concorso di Idee, LIGESTRA si adoperava per completare la
caratterizzazione del sito e per attuare tutte le indagini
volte a verificare l’assenza di qualsiasi stato di contaminazione. L’approvazione degli studi di caratterizzazione da parte della Regione Sarda, avvenuta nello
scorso mese di aprile, sancisce la fattibilità della destinazione a “Parco Urbano” dei circa 50 ettari di discarica, prevista nel nuovo Piano Urbanistico Comunale,
che nel frattempo il Comune si impegnava a redigere.
In altri termini, oggi si può affermare che il grande
sforzo ed il notevole impegno economico profuso dalla
45
LIGESTRA e l’integrazione
dell’Ecoparco nella pianificazione urbana di Carbonia garantiscono l’esistenza dei presupposti urbanistici, ambientali
ed autorizzativi necessari per
avviare la fase progettuale ed
attuativa dell’opera.
Il nuovo P.U.C. prevede anche lo sviluppo di tutto il compendio circostante, destinato ad
ospitare i servizi ricettivi, scientifici e commerciali che costituiranno le infrastrutture necessarie a sostenere l’iniziativa.
Oltre ai nostri partner non
posso dimenticare tutti gli altri
sponsor, il nostro Distretto, il
Parco Geominerario, la Provincia di Carbonia-Iglesias e la
Presidenza del Consiglio Regionale, che ci hanno consentito di
organizzare il Convegno Internazionale di ottobre 2008 e che
hanno sovvenzionato i premi
minori, le pubblicazioni e tutti
gli eventi che fino ad ora hanno
segnato il nostro cammino. Non
sembra inutile ricordare che fino ad oggi il nostro progetto,
pur avendo comportato rilevanti esborsi, è stato interamente finanziato con risorse esterne e
non ha prelevato un solo Euro
dalle casse dei nostri tre Club!
La qualità dei nove elaborati
pervenuti è stata considerata
dalla Commissione Giudicante
mediamente molto buona, ed alcuni progetti hanno presentato
vere e proprie connotazioni di
eccellenza su singoli temi specifici. L’Amministrazione Comunale ha ritenuto gli elaborati
un’ottima base per l’impostazione del progetto che verrà presentato dal Comune alla Regione
Sarda ed alla Unione Europea
perché ne finanzino le fasi realizzative, ed ha chiesto ai nostri
46
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Rotary di premiare tutti i progetti, in modo da poter disporre di tutti gli elaborati. Possiamo dire che questo è
un ulteriore passo verso la realizzazione dell’Ecoparco.
Al progetto vincitore (Vena Verde dell’Arch. Fulvia
Premoli) andrà il primo premio di 25.000 Euro ed al
secondo classificato (Il mito di Proserpina dell’arch.
Eros Colzani) andrà un rimborso spese di 3.000 Euro.
Due sculture di artisti sardi di rilievo internazionale,
soci dei nostri Club, saranno riservate ai progetti a cui
sono state attribuite menzioni speciali. Tali menzioni
sono state riservate al progetto ORGANISMI SPONTANEI (Capogruppo Arch. Tommaso Franceschi) premiato in quanto proposto da un gruppo di professionisti giovani (tutti al di sotto dei 31 anni), distintosi per
l’originalità delle soluzioni architettoniche e per l’efficacia della rappresentazione grafica ed al progetto
S.E.R.B.A.R.I.U. (Capogruppo Arch. Maria Irene Cardillo) segnalato dai tre Rotary Club organizzatori del
concorso e dal Comune di Carbonia per l’elevata qualità degli elaborati pervenuti e per la rilevanza e l’originalità delle soluzioni di sfruttamento delle energie
rinnovabili adottate, particolarmente interessanti in
considerazione del fatto che Carbonia nel suo piano
urbanistico comunale si propone come laboratorio e
palestra di sperimentazione di temi energetici innovativi. Gli altri premi sono costituiti da litografie in serie
limitata e da serigrafie su lamina d’argento.
Non nascondo che per coronare il nostro lavoro nutro una speranza: quella che possa essere annunciata
nel corso del convegno l’approvazione definitiva da
parte della Regione del Piano Urbanistico Comunale e
che vengano illustrati i lineamenti dell’accordo di programma tra lo stesso Comune e LIGESTRA, che la Facoltà di Architettura dell’Università di Cagliari sta
predisponendo e che costituirà lo strumento di pianificazione di dettaglio dello sviluppo di tutto il compendio che circonda l’Ecoparco.
La strada da percorrere fino
a vedere realizzati il Giardino
delle Miniere, Il Centro di Eccellenza per gli studi di ingegneria naturalistica, i grandi
bacini di fitodepurazione, il
Teatro sull’acqua, etc. è ancora
lunga e chissà quanti ostacoli
dovranno essere superati da qui
al momento della posa del primo mattone!
So che alcuni di coloro che
mi leggono ritengono che il
cammino già percorso sia pienamente soddisfacente e che il
ruolo del Rotary nel progetto
Ecoparco si possa concludere a
questo punto. Il punto di vista di
chi scrive è che il ruolo propulsivo del Rotary sia veramente importante da adesso in poi, dato
che la vera sfida non può che essere il sostegno e la mobilitazione delle nostre migliori risorse
per vedere realizzato il progetto.
Spero quindi che il nostro
cammino non si fermi a questa
pur importante tappa, ma prosegua con il sostegno non solo
dei nostri tre Rotary, che mi auguro consentano la prosecuzione
dell’attività della Commissione
Ecoparco nei loro Piani Direttivi
dei prossimi anni, ma anche del
Distretto, risorsa indispensabile
nel momento in cui si dovranno
attivare i contatti con i partner
europei del progetto. Il nostro
intervento potrà orientarsi lungo
le seguenti linee d’azione:
• L’attivazione della rete di
contatti con partner internazionali, fondamentale nella costituzione della compagine che
dovrà realizzare e gestire le attività scientifiche dell’Ecoparco;
• L’accompagnamento ed il
sostegno del progetto nella fase
di reperimento dei fondi necessari per la sua realizzazione;
dicembre 2010 —
• La partecipazione ad una cabina di
regia che, insieme al Comune ed alla società proprietaria delle aree, accompagni lo
sviluppo dell’iter progettuale.
L’azione dei nostri club è stata e verrà
guidata dalla visione del nuovo Piano Strategico del Rotary International che si raffigura nel seguente principio: «Il Rotary è
una organizzazione di servizio costituita da
Club dinamici, attivi (action-oriented), con
il cui contributo è possibile migliorare le
condizioni di vita nel mondo».
In conclusione, a sostegno del mio augurio rivolto ai Club di prosecuzione dell’atti-
Rotary Club Cagliari
47
vità della nostra commissione, vorrei citare
il nostro Past Governor Alberto Cecchini
che in un recente articolo su ROTARY scrive: «Il Rotary International chiede oggi ai
suoi Club di agire, di essere attivi, di proporre programmi efficaci e, soprattutto di
pensare ad iniziative di ampio respiro e
cooperare con altre organizzazioni per essere protagonisti di un processo di sviluppo
sostenibile, che dia all’associazione, in una
prospettiva futura, una maggiore incisività
d’azione sia a livello locale che internazionale».
■
esteggiamenti in casa di Angelo Deplano, iscritto da ventitré anni al Rotary
Club Cagliari. Il figlio Marcello ha assunto l’incarico di Amministratore Unico della Relight CEE, società polacca controllata dall’italiana Relight, con la
quale si occuperà di gestire lo sviluppo dei Parchi eolici in Polonia e nei Paesi Baltici, coordinando un team di professionisti polacchi di comprovata esperienza nel
settore. L’obiettivo è la realizzazione di parchi per 300 MW, con una joint-venture
del valore di 175 milioni di euro già firmata per la prima fase di 100 MW.
F
In precedenza Marcello ha assunto incarichi manageriali nel quartier generale
europeo della Procter & Gamble e della Bridgestone, a Bruxelles, dopo aver conseguito la laurea in ingegneria meccanica e l’MBA presso l’INSEAD di Fontainebleau.
Le nostre congratulazioni al socio Angelo Deplano ed al figlio Marcello.
48
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Gradita visita al Club
Incontro con la
Brigata Sassari
Mauro Manunza
a Brigata Sassari ha reso visita al nostro
Club per ringraziare dell’invio di attrezzature sanitarie all’ospedale di Herat. Ricevuti dal presidente Ninni Cabras in
una quanto mai affollata riunione di soci, il comandante del 151° reggimento, colonnello
Sossio Andreottola, e il tenente colonnello
Francesco Bruno hanno riferito l’esito dell’iniziativa, illustrando inoltre la situazione in Afghanistan e il quadro delle operazioni affidate
al contingente italiano, di cui i “sassarini” hanno fatto parte sino a pochi mesi fa, lasciando in
quel tormentato paese profondi segni di alta
professionalità, altruismo e spirito di pace.
I soldati italiani sono quasi tutti dislocati nella zona occidentale, in quanto il tricolore svetta sul Comando regionale Ovest,
responsabile di un territorio vasto all’incirca come il nord Italia e collocato nella città
di Herat. Lì opera un importante ospedale,
che deve proprio agli italiani la realizzazione di un reparto pediatrico e che serve l’intera provincia: un milione e mezzo di abitanti nell’enorme area che confina con il
Turkmenistan e l’Iran.
Il Rotary Club Cagliari aveva puntato
l’attenzione su quell’importante centro sanitario, predisponendo negli anni scorsi un
progetto di aiuti. Dopo aver mandato alcune casse che contenevano fra l’altro una
moderna culla termica acquistata dai soci,
alla fine del 2009 si è concretizzata la seconda e più consistente spedizione di apparecchiature, “rastrellate” grazie alla disponibilità dell’ospedale “Brotzu” e di alcuni
privati. Si tratta di attrezzature tutte nuove
di zecca e adatte al caso: una poltrona-letto
elettromeccanica Siemens-Siropa per interventi di chirurgia ambulatoriale e per impianto odontoiatrico; una lampada-faro
L
fornita di 6 lampade di ricambio (che non
comporta alcuna manutenzione); un set di
mobili nuovi per attrezzare un ambulatorio
chirurgico (piano lavello completo di lavabo e rubinetteria, un mobile sottolavello, tre
mobili sottoripiano, due servomobili di facile assemblaggio); un ortopantomografo
Siemens modello OP10 con gli accessori per
sviluppare le lastre, semplice nell’uso e nelle riparazioni; un aspiratore mobile bivaso.
L’iniziativa prese le mosse quando il club
era presieduto da Adriano Corrias (purtroppo scomparso pochi anni dopo), la cui proverbiale dedizione nei confronti dei bambini
era anche professionale: dirigeva infatti la
Clinica pediatrica dell’Università. Così, l’operazione Afghanistan (coordinata dal medico Giusepe Masnata) è andata avanti sostenuta dalla convinzione dei presidenti Salvatore Fozzi, Paolo Ritossa, Paolo Piccaluga
e Marinella Ferrai Cocco Ortu. Fu quest’ultima a consegnare formalmente al colonnello Andreottola l’elenco delle attrezzature,
imballate e messe a disposizione della Brigata. E il 10 febbraio scorso i militari consegnarono le apparecchiature all’ospedale di
Herat. Alla semplice e toccante cerimonia
erano presenti il generale Alessandro Veltri
(che allora comandava la brigata ed era al
vertice del Regional Command West in Afghanistan), i dirigenti medici (dottor Rashid
capo del Dipartimento della sanità della
provincia di Herat, il dottor Sayed Naim
Alemi direttore dell’ospedale e il dottor
Ayob Nyaz che dirige il reparto interessato),
oltre a numerose altre autorità dell’Isaf, tra
le quali Alicia Stack (deputy chief of Staff
Stability), Joseph Banavige della Stabily
Operation, Marco Urago capo della Cooperazione italiana di Herat e i colonnelli Mario
dicembre 2010 —
Luppa, Luciano Giannicola, Claudio Dei e
Sossio Andreottola (comandante del 151°
reggimento della Brigata Sassari e coordinatore del trasferimento). Sanitari e militari
trasmisero un messaggio di gratitudine al
club e alla sua presidente. Il generale Veltri
dichiarò fra l’altro che l’iniziativa «rafforza
lo spirito di fratellanza tra l’Italia e l’Afghanistan», e consegnò la targa e il gagliardetto
del club, poi affissi nell’ospedale.
Rientrati i “Dimonius” dall’Afghanistan,
il colonnello Andreottola e i suoi più stretti
collaboratori hanno voluto personalmente
raccontare ai soci del club come l’operazione sia andata felicemente in porto. Nell’occasione, l’ufficiale ha rivelato un particolare
che era rimasto a lungo riservato e che ha
G
Rotary Club Cagliari
49
commosso tutti i soci: subito dopo la morte
del professor Corrias, la sua valigetta con gli
essenziali attrezzi professionali fu spedita a
Herat. Così volle la vedova, il cui silenzioso
gesto ha naturalmente ingigantito il sentimento di stima e affetto che gli amici rotariani nutrono per lei. L’esempio di Marinella, peraltro, incoraggia il club a proseguire
per questa strada, perché infatti il progetto
di azione internazionale rivolto ad aiutare la
popolazione afgana non è concluso: sono
pronte a partire per Herat quattro “riunite”
(poltrone odontoiatriche multiuso) e se ne
cercano altre, perché l’ospedale destinatario
ne ha gran bisogno. Il Rotary, dunque, cerca
aiuto per poter distribuire aiuti.
■
iovedì 2 dicembre si sono svolte le elezioni per il
Presidente 2012-2013 e per il Consiglio Direttivo,
che collaborerà con Michele ROSSETTI nel
prossimo anno rotariano 2011-2012.
Mauro MANUNZA è stato eletto Presidente per il 2012-2013 mentre per il Consiglio Direttivo per l’anno di presidenza di Michele Rossetti sono stati eletti Paolo Ciani, Giuseppe
Cocco, Paola Dessì, Salvatore Ferro, Mario Figus, Salvatore Fozzi, Maria Luigia Muroni,
Roberto Nati, a cui bisogna aggiungere il PP Antonio Cabras che ne fa parte per diritto.
Ai cari amici Michele e Mauro e a tutti i componenti del nuovo Consiglio Direttivo gli
auguri più affettuosi di buon lavoro da parte di tutto il Club per l’impegnativo compito che
li attende. Auguri di buon Rotary a tutti.
50
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Contributo alla conoscenza del costume cagliaritano
Alziator e altri poeti:
la poesia campidanese
Giovanni Sanjust
ul finire degli anni ’60 Francesco Alziator tenne al Rotary, di cui era autorevole
socio, una conversazione sui poeti dialettali campidanesi, nel tentativo di suscitare
interesse verso questa forma di poesia che –
senza assurgere alla dignità della grande poesia – testimoniava in poemetti o sonetti dignitosissimi il fluire della vita sociale dei cagliaritani di fine Ottocento e dei primi decenni del
Novecento. Ebbe favorevoli riscontri, tanto da
suggerirgli l’idea di pubblicare la documentazione, faticosamente raccolta, in un libro
che volle dedicare al Rotary Club di Cagliari
nella ricorrenza del ventesimo anniversario
della sua fondazione. Il saggio, pubblicato nel
1969 dalla Editrice fratelli Fossataro con il
titolo invero poco invitante Testi campidanesi di poesia popolareggiante è oggi introvabile. Rispetto alla Storia della Letteratura della Sardegna, pubblicata nel 1954 il
saggio oggi in esame è un testo minore, ma
merita, secondo me, la più attenta considerazione per le osservazioni e le scoperte che
illuminano il testo. I poeti popolareggianti
presi in esame sono cinque: Efisio Pintor
Sirigu, Ottone Bacaredda, Cesare Saragat,
Ignazio Cogotti e Gaetano Canelles, un
campionario ridotto ma significativo della
poesia vernacolare che ha costantemente
accompagnato la vita comunitaria dei
cagliaritani di fine ’800 e primi del ’900,
senza distinzione di censo e di cultura. Con
molta umiltà Alziator chiarisce subito gli
scopi e i limiti della sua ricerca. Rifacendosi
all’ideale rotariano del servire «mi venne in
mente – scrive – di riunire una serie di testi
che potessero essere utili al filologo, al glottologo, al critico, ai Sardi e no e a tutti coloro che in questa umile ma faticosa opera di
S
raccolta potessero trovare campo e motivo
di ricerca o anche un semplice invito alla
lettura». E aggiunge: «questi testi, seppure
non hanno i numeri per trasformarsi in caso letterario, hanno però la loro importanza, non fosse altro che come contributo ad
una migliore conoscenza di taluni momenti
e aspetti del costume e della tradizione
isolana». Alziator fa un’altra considerazione. Si tratta di testi non più in circolazione, in più di un caso inediti. «Questa
scarsa diffusione – osserva – si deve forse
anche al fatto che, in realtà, la poesia popolare in dialetto campidanese, anche se
questo è il più diffuso nell’isola, non ha mai
avuto un grande successo tra i sardi. Sulle
scritture degli autori in dialetto campidanese ha infatti sempre gravato un doppio
anatema: l’antico, universale disprezzo per
la poesia dialettale e il preconcetto che il
logudorese sia l’idioma letterario per eccellenza, convinzioni che, a guardar bene,
sono le facce di uno stesso modo di vedere,
per di più tanto superato ma che appare
così duro a morire. I poeti presi in esame
hanno avuto tutti un ruolo importante nella
Società cagliaritana. La loro poesia quindi è
tanto più valida perché preceduta e
sostenuta da un’esperienza culturale che
permette loro di cogliere l’insieme e i particolari, pur conservando intatta la freschezza dell’ispirazione popolare. Ed infatti si
rifà sempre alle tradizioni dei paesi campidanesi, o agli aspetti minori della vita cittadina, ai personaggi cari al popolino, all’ironia tipicamente cagliaritana sulle persone provenienti dalla campagna, che trova
la sua massima espressione nel sonetto “Su
majolu” di Tatano Canelles».
dicembre 2010 —
SU MAJOLU
Sa lliaga prus manna de Casteddu
po chini no ddu scit est su majolu
chi de bidda ’n ddi benit, solu-solu
po fai fortuna, ancora piccioccheddu!
Bogau su callu e postu su cappeddu
istudiendi a moda de bestiolu,
in sa vida senz’atturu consolu,
de mixinas o leîs pigat s’aneddu!
Sa schina pinnichendi innoi o innia
allompit a zittari, o prus a susu:
tottu in Casteddu porit capitai!
Poniddi guantus, gruxis, oreria!
Faiddu deputau, mancai de prusu;
ma de majolu non ddi bessit mai!
La piaga maggiore di Cagliari – se qualcuno non lo
sa – è il burino che se ne viene dal paese, solo soletto, quando ancora è un ragazzino, per far fortuna!
Mutata la berretta paesana nel cappello e sgobbando
come un mulo, trascorrendo l’esistenza senza mai
concedersi uno svago, si laurea in medicina o in leggi!
Strisciando dinanzi a questo ed a quello, si fa una
posizione nell’amministrazione civica o in posti più
importanti: a Cagliari può capitare di tutto! Tuttavia, anche se inguantato, con onorificenze, ingioiellato, eletto deputato o arrivato anche più in alto, il
burino resterà sempre burino.
Si è già accennato alla difficoltà incontrata dall’autore nel reperire i testi della
produzione poetica dei cinque, in gran
parte inedita. Questa difficoltà è particolarmente evidente nel caso di Efisio Pintor
Sirigu per il quale, in assenza di testi autografati, ci si è dovuti affidare al riconoscimento dello stile della scrittura e alla continuità della attribuzione. Pintor Sirigu,
nato a Cagliari nel 1765 e morto nel 1814,
laureato in giurisprudenza, è ricordato dal
Manno come uno dei giuristi più illustri del
foro cagliaritano e da Pietro Martini e
Pasquale Tola come uno dei maggiori poeti
dialettali.
Una parte importante della sua produzione vernacolare è dedicata alle allegorie del mondo animale, nelle quali è
facilmente rintracciabile un ritratto della
Società a lui contemporanea, una Società –
afferma Alziator – sessualmente frustrata,
Rotary Club Cagliari
51
nella quale la donna è la costante ossessione. Spesso – spiega – alla base del personaggio animale, equivalente dell’autore,
sono la brutale gelosia, la pretesa maschile
dell’esclusiva, l’espressione di una società
basata sulla tradizionale e indiscutibile superiorità dell’uomo e schiavitù della donna. I poemetti di Efisio Pintor Sirigu hanno
grande vivacità ed eleganza, anche quando
trattano (e accade abbastanza spesso) argomenti per l’epoca decisamente scabrosi.
Per Ottone Bacaredda la poesia dialettale fu un momento di piacevole distrazione dalle sue importanti attività. Personaggio di grande spessore, sindaco
leggendario della sua Cagliari, protagonista assoluto della modernizzazione della
capitale dell’Isola, Bacaredda (nato a Cagliari nel 1849 e morto nel 1921) fu anche
professore ordinario di diritto commerciale
nell’Ateneo cagliaritano, deputato al Parlamento e scrittore fecondo di romanzi, novelle e testi teatrali. Di lui si conoscono due
sole poesie in dialetto campidanese; la più
nota, “Sa Rivoluzzioni”, rivela l’insensibilità di questo grande uomo ad afferrare la
gravità della crisi economica e sociale che
colpiva non soltanto Cagliari ma l’Italia e
l’intera Europa.
SA RIVOLUZZIONI
De Terraprenu a sa Prazza ’e su trigu
Est totu sa zittadi avvolotara;
S’intendit un’ammuinu, unu murigu,
Unu buddiri de genti sfainara.
Si bint’is facis grogas che sa gêra
Ghettant is ogus ciccidas de fogu,
Bessit a pillu un’arrogu ’e bandera:
De boxis malas si prenit su logu.
Zerriant chi no’ est manera e si spiliri,
Chi no c’est caridari e religioni,
Chi troppu seus arroxius de suffriri
E ch’in ci bolit sa rivoluzzioni!
E giai d’ognunu tocca de gorteddu
Già si pigat de sanguni s’arrancu...
Heus a biri s’arruina de Casteddu
Puit’hanti cresciu sa sparedda a francu.
52
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Dal Terrapieno alla Piazza del grano tutta la città è
in tumulto; si sente un vociare, un agitarsi, un ribollire di sfaccendati.
I visi sono pallidi come fossero di cera, gli sguardi sono fiammeggianti, appare un brindello di bandiera:
dovunque si bercia malamente.
Si grida che quello non è il modo di scorticare il prossimo, ché non c’è carità né religione, che la gente è
arcistufa di soffrire e ci vuole la rivoluzione.
Tutti già mettono mano ai coltelli e si fiuta il sangue
nell’aria... Vedremo la rovina di Cagliari perché hanno aumentato gli sparloti ad una lira.
Il fatto che Bacaredda fosse un
reazionario – afferma Alziator – seppure
un reazionario alla cagliaritana, e cioè senza fiele e senza cattiveria è certo. La lettura
del suo libro L’89 cagliaritano può togliere
ogni dubbio a chi ancora ne avesse.
Rispetto a Pintor Sirigu e a Bacaredda,
inseriti pienamente nella vita politica e sociale del capoluogo, Cesare Saragat, che
pure da studente aveva vissuto a lungo in
Veneto e a Torino, è agli antipodi. Ha infatti trascorso la sua vita da isolato, badando
alla famiglia e alle sue proprietà, facendo
la spola tra Sanluri, suo paese natale, e
Cagliari. Nato nel 1867, si sposò due volte
ed ebbe complessivamente sei figli. Morì a
Cagliari nel 1929. La sua poesia risente di
questa scelta di vita. Il contadino di Cesare
Saragat – nota Francesco Alziator – è il
sanlurese, un coltivatore diretto nutrito di
saggezza borghese che soffre la nostalgia
del paese natio anche se ne sta lontano
soltanto per qualche mese. In Cesare Saragat – prosegue – c’è davvero qualcosa di effettivamente vivo, della solarità della piana
sanlurese. In lui non ci sono ombre o complessi, ma la distensione senza tormenti, la
nostalgia che non è mai tristezza, il gusto
dello scolaretto per la marachella. Egli è al
tempo stesso il più genuino e il più infranciosato di letteratura dei nostri popolareggianti: però il suo dialetto sanlurese è quello autentico del contadino e del bracciante.
Ma nella produzione di Saragat – conclude
Alziator – c’è qualcosa di nuovo: l’esperienza del poeta popolareggiante che fa il
grande salto e passa il mare. Ma ciò rimane
in sordina poiché la saggezza sanlurese supera tutto e il fondo isolano prevale.
Una minuziosa descrizione della vita e
delle abitudini del popolino cagliaritano è
il fulcro della poesia di un poeta di Villacidro, Ignazio Cogotti, nato nel 1868 e
morto nel 1946 a 78 anni. Laureato in
giurisprudenza, padre di sei figli, esercitò
con successo l’avvocatura e fu sindaco del
paese natale. Nella sua poesia, in perfetto
dialetto cagliaritano, Cogotti esprime una
società di povera gente senza drammi, senza aspirazioni ma anche senza frustrazioni.
Le vecchie tradizioni – osserva Alziator –
affiorano gustosamente dai suoi versi: la
famiglia riunita a Natale nella cucina fumosa, i “piccioccus de crobi” che divorano
agnolotti, e su fastiggiu, l’amore dalla
finestra fatto tutto di sguardi, di piccoli
cenni e di interminabili attese, con la bella
ritrosa al balcone e lo spasimante che monta la guardia sul marciapiede davanti alla
casa. Nei versi di Ignazio Cogotti vi è la testimonianza reale della società cagliaritana
di quei tempi. Alziator cita in particolare
“Deu e Chica” stupenda rappresentazione
di una coppia popolana, calzolaio lui, donna a mezzo servizio lei, che vivono in una
casetta che è un guscio, ma che – scrive – è
anche, a saperla guardare, un universo.
DEU E CHICA
Sa domu mia è una scatul’e luminus,
strinta strinta, non c’è de si girai:
duas cadiras, su lettu po corcai,
su banghittu e duas formas po bottinus!
Seus coiaus de cinc’annus e, mischinus,
a forza de cosiri e arresolai,
una michetta non si manca mai,
e feus invidia finzas a is bixinus.
Chica, a dda biri, girat che unu fusu:
cosit e scaquat e prenciat in biancu
e fai cumandus in Castedd’e susu;
e sempri allirga, cun s’aggiudu miu,
ponit a parti calincunu francu
e giai dogn’annu fait unu pipiu!
dicembre 2010 —
La mia casa è come una scatola di fiammiferi, stretta
stretta, non c’è spazio per rivoltarsi: due sedie, il letto
per coricarsi, il deschetto e due forme da scarpe!
Siamo sposati da cinque anni, e, poverelli, a furia di
cucire e risuolare, un pane non ci manca mai e facciamo invidia perfino ai vicini.
Chica, se tu la osservi, gira come un fuso: cuce, lava,
stira e lavora a mezzo servizio in Castello; sempre allegra, anche con il mio guadagno, mette da parte
qualche lira e ormai ogni anno ha un bimbo!
Gaetano Canelles, l’ultimo dei poeti presentati nel libro, godette di larga popolarità
fra i cagliaritani della sua generazione,
nonostante la sua produzione poetica non
sia stata mai pubblicata in volume a stampa. Nato a Cagliari nel 1876, discendente da
una delle più antiche famiglie del patriziato
sardo-catalano, percorse una brillante carriera nella magistratura. Morì nel 1942. La
poesia vernacolare è stata la passione della
sua vita: purtroppo gran parte delle sue
composizioni – circolata soltanto manoscritta – è andata perduta. Restano 25 poesie, molte delle quali di carattere osceno.
Alziator non è tenero con il Canelles. «La
sua voce – scrive – è certamente quella di
un reazionario che crede nella superiorità
dell’aristocrazia come classe privilegiata
che non tollera contaminazioni o concor-
Rotary Club Cagliari
53
renti. Una classe che il sangue blu, venutole
per grazia di Dio, rende superiore al volgo
profano. La satira contro i burini è costante
e prorompe ad ogni occasione: in un tram
molto affollato che pone a contatto di gomito lo schizzinoso patrizio con “genti brutta,
carrigh’e priogu, mali imparara e chi fragat
a bentu” o per il paesano con sa berritta, il
callu sardu “cosa ischiviosa, chi pasat su
priogu de babbu in fillu”». Ma non sono solo i “biddunculi” ad essere presi di mira:
Nel poemetto su Sant’Efisio il Santo diventa l’occasione per una presa di posizione in
difesa della tradizione e dell’aristocrazia e
per una pesante presa per il bavero di un
paio di personaggi “maiuscoli” della
Cagliari degli anni Venti.
Con questa sua fatica Alziator ha recuperato un patrimoio inestimabile di
tradizioni, consuetudini, tessuto di vita di
un lungo periodo della storia cagliaritana.
Ma questo tesoro è rimasto pressoché
sconosciuto. L’auspicio è che grazie all’attenzione che in questi ultimi anni è stata
dedicata al grande cagliaritano, Testi
campidanesi di poesia popolareggiante
possa essere ristampato e diffuso tra le giovani generazioni cagliaritane.
■
l nostro Club è stato affidato il compito di organizzare nel prossimo primo
semestre del 2011 un IDIR per tutti i Club della Sardegna. La sigla, che significa Istituto di formazione rotariana, indica un appuntamento indirizzato soprattutto ai nuovi soci, ma rivolto anche ai più anziani e costituisce un importante momento di formazione, indirizzo, conoscenza e scambio di informazioni
sulle attività perseguite dal Rotary International, dal Distretto e dai singoli Club.
A
La scelta del nostro Club, per l’importanza dell’evento, costituisce riconoscimento dei suoi meriti.
A tutti i soci va quindi rivolto un caldo invito per una loro collaborazione e
una folta partecipazione.
54
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
La gioia degli ottant’anni
Club
e abaco
Marcello Marchi
baco è la prima parola di un Vocabolario italiano (nessuno dei 25 “manzoniani” lettori si spaventi!, non si arriverà sino all’ultima: zuzzurellone) e definisce, oltre che la tavola, parte superiore
del capitello, l’arte di calcolare i numeri ed anche il
mezzo pratico che agevola a contare. Appunto una tavola, che è da considerare la prima macchina calcolatrice. In realtà l’abaco non era una vera e propria
“macchina”, non essendo meccanica, ma consisteva in
una tavoletta sparsa di cera, o di altra materia che si
prestava ad essere incisa, sulla quale erano tracciate
delle righe verticali parallele su cui si facevano scorrere delle pietruzze (calculi in latino) che potevano essere spostate lungo la linea adiacente. L’invenzione
avrebbe avuto origine in Cina nel IX secolo a.C. e si sarebbe diffusa nel mondo greco e romano, trasformandosi poi in pallottolieri di aspetti diversi (in Inghilterra a forma di scacchiera, da cui il nome di Cancelliere
dello Scacchiere dato al Ministro del Tesoro), evolvendosi successivamente in macchine da calcolo sino agli
straordinari strumenti dei giorni nostri.
Il riferimento al passato, a dire il vero, è un espediente per esporre numeri rotariani che riguardano 5 soci che
nel 2010 compiono 80 anni, vecchi soci che vantano 400
anni anagrafici e 160 anni di appartenenza al Club; chi
scrive è compreso nell’anno rotariano 2009-2010 ed è
stato molto affettuosamente festeggiato, essendo Presidente Marinella Ferrai Cocco-Ortu, il 14 gennaio, proprio il giorno del compleanno; gli altri 4 sono Lucio Artizzu (nato il 16/8), Giovanni Sanjust di Teulada (nato il
26/10), Giuseppe Casciu (nato il 30/11) ed Angelo Aru
(nato il 26/12), tutti quindi compresi nell’anno rotariano 2010/2011 presieduto da Ninni Cabras che con il Direttivo ha deciso di festeggiare il 9 dicembre Lucio, Giovannino e Beppe, e di rimandare il saluto festoso ad Angelo – tenuto conto dell’intervallo di tempo che precede
il giorno della nascita – al primo semestre del 2011 nel
quale compiono 80 anni anche Giuseppe Fois e Piero
Nuti (che ci auguriamo di poter riavere con noi).
A
La nota è perciò limitata ai
tre soci, perché chi scrive viene
fortunatamente liberato dal
parlare di sé avendo già ricevuto gli auguri in una speciale riunione dell’anno rotariano trascorso.
Vecchi soci, si è detto, ma
non soci vecchi.
È noto che un personaggio
di una commedia di Terenzio
afferma: «Senectus ipsa est
morbus». Visione pessimistica
dell’età avanzata non condivisa
da Cicerone che nel De senectute esalta i vantaggi della terza
età e cita, a sostegno delle sue
tesi, il caso del novantenne
Sofocle che, in tribunale, ove lo
avevano tradotto i figli per interdirlo, lesse l’Edipo a Colono
che aveva appena terminato di
comporre.
Ora nessuno vorrà imporre a
Lucio, Giovannino e Beppe, di
leggerci un dramma appena
scritto!
A prescindere dalla rivoluzione che, soprattutto negli anni che essi hanno trascorso, si è
compiuta con un impensabile
allungamento della durata dell’età dell’uomo per le scoperte
di farmaci e rimedi per debellare o, comunque, curare le malattie, – per tutti e tre gli amici
dobbiamo dire che tagliano il
traguardo con spirito vivissimo.
Certo, sarebbe sciocco ritenere
che anch’essi, come tutti quelli,
me compreso, che contano tanti
anni (per ritornare all’abaco: 8
decenni, 16 lustri, 80 anni, 960
mesi, 29.220 giorni, 700.800
ore…) non abbiano avuto attacchi alla loro salute, non abbiano perso parte delle loro forze fisiche, non abbiano più l’ardore dei tempi in cui erano meno anziani. Ma, se questi sono i
dicembre 2010 —
dati negativi del momento che vivono, ve
ne sono altri mirabilmente positivi che si
sono acquisiti e che possono accrescersi.
Vi è anzitutto l’esperienza maturata; vi
è una maggiore saggezza nell’esaminare la
realtà; vi è maggiore comprensione per gli
altri ai quali si possono perdonare gli errori ricordando che in quelli stessi si è forse
involontariamente caduti; vi è maggiore facilità a risolvere situazioni intravvedendo
per quanto appreso nel proprio vissuto le
soluzioni migliori.
Se tutto questo può dirsi in via generale,
queste virtù di una compiuta maturità,
questi pregi sono propri e mirabilmente vivi ed operanti nei nostri tre amici pur nella
diversità delle loro esperienze di vita.
Lucio, giornalista professionista di gran
livello, per lungo tempo Capo Ufficio
Stampa della Regione, è laureato in Lingue
e Letterature straniere ed è autore di saggi
e, in particolare, ha curato la traduzione
delle opere di cinque scrittori-viaggiatori
inglesi che hanno visitato la Sardegna in un
periodo che va dalla prima metà dell’800
(J.W. Tyndale 1849) al corrispondente periodo del ’900 (D. Goldring 1930), e del libro Origine e Uomini del Rotary, pagine
scelte di Paul Harris.
Ha con ammirabile scrupolo impiegato
le sue pregevoli doti di scienza per mantenere viva la parlata cagliaritana, per trarla
dall’oblio in cui stava cadendo, rifacendosi
alle opere letterarie di quegli autori che
avevano richiamato i vocaboli in uso nel
passato, cantando le tradizioni, gli usi e i
vari aspetti della vita quotidiana.
Il frutto di questa lunga, impegnativa e
complessa indagine è stato il Dizionario di
Cagliari edito dal nostro amico Salvatore
Fozzi.
Con altrettanta intensità Lucio si è occupato delle vicende storiche sarde, pubblicando il libro Lord Nelson e la Sardegna, e di Cagliari, in particolare del culto
di S. Efisio e della intima relazione con la
vita cittadina, con il libro Storia di Efisio
Martire in Cagliari.
Presidente del Club nel 1998/1999 è stato Governatore del Distretto nel 2004/2005.
Rotary Club Cagliari
55
Questa intensa dedizione al lavoro, svolto, come appare chiaro da quanto esposto,
anche e soprattutto nell’ambito del Rotary,
permane anche oggi. Lucio, Presidente della Commissione Rivista e Notiziario, dirige
questa pubblicazione coordinando i vari
apporti, seguendo criteri che le sue ammirevoli doti di giornalista e scrittore gli suggeriscono, contribuendo con vari saggi ad arricchirne il contenuto. Fa inoltre parte della
Commissione Informazione e Formazione
Rotariana ma, quel che più conta, al di là di
questi incarichi, è il ruolo che costantemente tiene, anche perché gli è costantemente
attribuito: quello di essere fonte lucida e
saggia per le attività che il Club svolge o per
problemi che dovessero porsi.
Il secondo dei festeggiati è Giovanni, o
meglio Giovannino come è stato sempre
chiamato, Sanjust di Teulada, anch’egli
giornalista, redattore sin da giovane del
Quotidiano Sardo, che ha poi seguito la
professione nella sede regionale della Rai
come capo redattore diventandone poi Direttore per molti anni.
Cavaliere del Sovrano Militare Ordine
di Malta, è anche Delegato per la Sardegna.
Titolo ed incarico di alto prestigio conferitigli oltre che per la ultrasecolare nobiltà
familiare per l’esemplare personalità morale e sociale.
Sempre impegnato in attività benefiche
e di soccorso, per un lungo periodo è stato
Presidente degli Istituti riuniti di ricovero
minorili con complessi compiti di amministrazione.
È nel Rotary da lunghissimo tempo –
ben 36 anni – e ha sempre partecipato a
tutte le attività rotariane. Per molte volte è
stato Consigliere del Direttivo e, nel
1998/1999, Presidente del Club dando impulso al progetto per il giardino di San Lucifero, che verrà inaugurato l’anno successivo e alla iniziativa per l’ospedalizzazione
domiciliare. È sempre stato in prima linea
nel collaborare ai programmi relativi ai
giovani o più propriamente culturali, dando tante volte il suo efficace contributo per
lo svolgimento ed il buon esito degli archeotour.
56
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Anche oggi Giovannino è presente nel
Club, non solo perché frequenta con assiduità le riunioni ma perché ha sempre vivo
interesse per le azioni che esso promuove,
al di là degli incarichi specifici affidatigli
(fa parte della Commissione per la Rivista
e vi collabora da sempre sia nella impostazione del numero sia pubblicandovi saggi
di varia natura sempre molto degni di apprezzamento; partecipa anche alla Commissione Azione Internazionale – Comitato
Interpaese).
Scrivendo, nel libro edito per 50 anni
del Club, sui Governatori da esso espressi,
ha affermato che «sono la testimonianza
più bella dell’essenza del Rotary, la sua
aderenza al tessuto sociale ed umano della
nostra terra».
Giovannino è oggi più che mai convinto
di ciò ed ha trasmesso ai figli questo coinvolgente impegno nel Rotary. Efisio, avvocato, è socio di Cagliari Sud, e Luisa, interprete distrettuale che tutti noi abbiamo
avuto il piacere di conoscere ed apprezzare,
è socia di Roma Colosseo, Club di cui lo
scorso anno è stata Presidente.
Giuseppe Casciu – Beppe – è altro giovane ottantenne che ha vissuto i 27 anni di
appartenenza al Club con tanta intensità
da costituirne un pilastro portante. Il riferimento ad un elemento architettonico è imposto dalla sua professione di ottimo ingegnere e valente urbanista che ha lasciato
segni di interventi di grande rilievo nel territorio. Per citare i più noti basterebbe ricordare la sistemazione di Marina Piccola o
la ricostruzione di Tratalias. Quello stesso
impegno su cui ha fondato il suo lavoro,
Beppe lo ha speso nel Club. Sarebbe troppo
lungo elencare quanto da lui compiuto.
Anche qui non si può procedere che per
cenni: lo splendido viaggio in Toscana, i
vari saggi pubblicati come opere singole o
inseriti in più vaste raccolte rotariane, la
cura di Mostre, il contributo agli Archeotour, e, soprattutto due interventi straordinari che, pur con il contributo di altri, soltanto per suo merito hanno trovato attuazione: Giardino di San Lucifero e Progetto
per il Largo Carlo Felice.
Nel libro edito per i 60 anni del Club,
vincendo la ritrosia di Beppe a dover riferire del suo operare, il Presidente e la Commissione per il sessantennio, lo hanno convinto a scrivere la storia di queste due iniziative di rilevante importanza per la città
e di grande ricaduta di giudizi di vivo elogio per il Club. A tali scritti, ovviamente, si
rimandano i lettori. Qui però preme ribadire quanto, per naturale modestia, Beppe ha
celato. Entrambi gli interventi senza il suo
personale e gravoso interessamento, le sue
cure incessanti, i tempi rubati alla libera
professione, non avrebbero avuto compimento.
Anche Beppe è stato molte volte nel Direttivo del Club che ha presieduto nel
1994/1995 celebrando il 45° anniversario
della fondazione, pubblicando saggi, organizzando la Mostra “Orme Pisane in Sardegna” e dibattiti sulla vita della città.
Il 2010 vede Beppe ancora pronto all’azione. È Presidente della Commissione Rotary per la città e sviluppa un progetto, avviato nello scorso anno da Marinella Ferrai
Cocco-Ortu, per un portale in bronzo per la
Chiesa di San Lucifero e, iniziativa questa
di più facile attuazione, per elaborare e disporre schede di commento storico artistico
per la Chiesa di Santa Croce.
Il riferimento a un trinomio femminile è
la dovuta, naturale conclusione dello scritto: Maria, Elisa e Giulietta, mogli di Lucio,
Giovannino e Beppe, inseparabili compagne di una felice, serena unione; esse con
vivace intelligenza, con intenso affetto e
con adesione comprensiva alle iniziative
dei loro cari, li sorreggono e confortano
nell’agire. A queste nostre carissime amiche che, con influsso familiare interno,
possono giungere ad incidere nella vita del
Club, a loro che spesso ci fanno il piacere di
partecipare alle riunioni, va un sentito ringraziamento di tutti noi, e, in particolare di
chi scrive, nel mesto rimpianto di colei che
era tanto cara anche a Maria, Elisa e Giulietta.
■
dicembre 2010 —
Rotary Club Cagliari
57
Fra i siti più visitati del mondo
Facebook e i
social network
Michele e Davide Rossetti
a recente realizzazione del film “The
social network”, dedicato agli inizi
di Facebook ed al suo fondatore ventiquattrenne Mark Zuckerberg, ha contribuito a consacrare il mito di quella che è
una delle iniziative di maggior successo
della Rete ed a suscitare l’interesse per i social network anche da parte di coloro che
non ne sono utilizzatori.
Facebook, dopo soli 6 anni di esistenza,
è diventato quest’anno il secondo sito web
più visitato al mondo (dopo Google), con
più di 500 milioni di utenti attivi e l’azienda è stata recentemente valutata 14 miliardi di dollari. Il sito è gratuito per gli utenti
e si sostiene con la pubblicità.
Ma che cosa sono esattamente Facebook, Twitter, MySpace e gli altri, che cosa
sono i social network nella Rete e perché
hanno tanto successo?
Per social network o rete sociale si intende generalmente un gruppo di persone connesse tra loro da legami sociali, quali rapporti di lavoro, amicizia, vincoli di parentela, interessi comuni. In questa accezione i
Rotary Club sono anch’essi reti sociali.
La diffusione di Internet, uno dei più
straordinari mezzi di comunicazione inventati dall’uomo, ha dato un nuovo significato al termine “reti sociali”, anche se sarebbe più proprio parlare di “servizi di social network” o di “siti di social network”.
Su Wikipedia troviamo la seguente definizione: «Un servizio di rete sociale, o servizio di social network, consiste in una
struttura informatica che gestisce nel Web
le reti basate su relazioni sociali. La struttura è identificata per mezzo di un sito web
di riferimento del social network».
L
In pratica un sito di social network permette all’utente di creare e visualizzare in
rete un proprio profilo personale (con
informazioni a piacere su interessi, lavoro,
passioni), creare una lista di contatti, invitando i propri amici e conoscenti a far parte della propria rete, e scorrere la lista di
contatti dei propri amici al fine di allargare la cerchia, un po’ secondo il principio
“gli amici dei miei amici sono miei amici”.
Gli utenti utilizzano poi il sito per scambiare messaggi, “chattare”, pubblicare
pensieri, condividere foto, video, musica e
quant’altro.
È bene ricordare che Internet, per la sua
intrinseca caratteristica di network, è sempre stata, fin dagli albori, un luogo di aggregazione sociale e di condivisione: in
principio con la email; mailing list e liste di
discussione sono state ed ancora sono un
metodo semplice ed efficace per tenere in
contatto tra loro gruppi di persone e comunità e diffondere informazioni al loro interno. Le chat hanno poi conosciuto una
grande fortuna, permettendo di fare nuove
conoscenze e nuove amicizie. I forum sono
tuttora uno strumento prezioso per la diffusione della conoscenza e lo scambio di
esperienze ed informazioni, come ben sa
chi li utilizza nell’ambito della propria professione.
Devo confessare che, non essendo un
utilizzatore, se non saltuario, di Facebook,
ho avuto un attimo di imbarazzo quando la
redazione della nostra rivista mi ha chiesto
un pezzo sull’argomento.
Ho quindi pensato che fosse meglio dar
voce a chi Facebook utilizza quotidianamente, come la maggior parte dei ragazzi.
58
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Quello che segue è il pensiero di mio figlio Davide.
«Facebook è interazione.
Tramite questo social network le persone possono
comunicare tra loro indipendentemente dal posto in
cui si trovano.
Facebook è uno strumento mediatico libero da censure, indipendente e che lascia ciascun utente libero di
decidere come utilizzarlo.
Facebook mette in contatto persone di ogni provenienza, età, sesso, religione e cultura.
Ha un’interfaccia grafica semplice, addirittura banale, facilissima da usare; consente la condivisione del
materiale più disparato: video, foto, musica, link e siti, che vengono ogni secondo condivisi pubblicamente.
Facebook ha moltissime funzionalità. Personalmente lo trovo un ottimo modo per rimanere in contatto con le persone che incontro nel corso della mia vita, soprattutto durante i viaggi.
Con loro, grazie a Facebook, posso scambiare idee
ed informazioni di ogni genere.
Facebook inoltre mi consente, attraverso la mia bacheca, di tenere una sorta di pubblica biografia, che
riassume i miei pensieri e le mie giornate, attraverso
foto, video, link e cambiamenti di stato.
È veramente comodo anche per organizzarmi con le
persone che vedo tutti i giorni, un degno sostituto del
cellulare, attraverso i messaggi ed attraverso la chat
che mi consente di tenere una conversazione in tempo
reale.
All’inizio ero molto scettico su Facebook, ma un
mio amico indiano mi ha creato un contatto perché voleva sentirmi anche al mio ritorno in Italia.
Ora ho più di 800 “amici” di
ogni parte del mondo, diversi
dei quali non ho mai, ovviamente, visto.
È un ottimo modo di socializzare, ma un consiglio: non
usatelo per flirtare, molte ragazze continuano a reputare
“nerd” gli assidui frequentatori
dei social network.
Come per ogni cosa, non bisogna esagerare neanche con
Facebook, perché tende a creare un’elevata dipendenza; molte
persone passano tutte le loro
giornate dietro al computer.
A mio parere questo avviene
perché Facebook ti dà una sorta di senso di controllo sul tuo
mondo, su tutte le persone che
conosci, su tutti i tuoi “amici”:
la tua home page diventa così
una piccola torretta di controllo.
La privacy su Facebook, al
contrario di ciò che spesso si
pensa, è facilissima da gestire;
alzare le barriere attorno alle
proprie informazioni ed alla
propria bacheca è veramente
semplice e sicuro, si può addirittura impedire ad un singolo
utente di visualizzare un singolo elemento della propria scheda, come ad esempio i link pubblicati o le proprie foto.
Facebook ha quindi lati positivi e lati negativi, dipende solo ed esclusivamente dall’uso
che se ne fa».
Non credo sia necessario aggiungere altro alle sue parole, se
non la definizione del termine
“nerd” utilizzato tra i giovani
per indicare una persona intellettualmente dotata ma dalla
scarsa attitudine alla socializzazione.
■
dicembre 2010 —
Rotary Club Cagliari
59
Nostalgia del presepio
Riflessioni
sul Natale
Paolo Ritossa
ccingendomi a scrivere per la nostra
rivista un articolo sul Natale, ho subito recepito la difficoltà del compito affidatomi per il fatto che sull’argomento si è scritto diffusamente e si corre perciò
il rischio di ripetersi.
Ogni anno, infatti, viene riproposto, con
le più svariate argomentazioni, il fatto che il
Natale abbia perso, per la maggioranza delle persone, le sue più autentiche caratteristiche di festività cristiana per diventare una
ricorrenza nella quale trionfa il consumismo
più sfrenato al quale è difficile sottrarsi. Si
pensava che la fase di crisi economica che
stiamo attraversando potesse costituire un
freno alla frenesia delle spese ed invece, a
consuntivo, si scopre regolarmente che si è
A
speso più dell’anno precedente. Si viene così coinvolti in una corsa al regalo da fare o
da ricambiare, agli addobbi della casa, all’albero, ai preparativi del cenone e del
pranzo con parenti e amici, e resta poco
tempo da dedicare a comportamenti o riflessioni più importanti e consoni all’evento.
Tutto ciò è particolarmente difficile da
accettare da persone che, come me, hanno
conosciuto periodi meno prosperi e più austeri e che, tuttavia, hanno una profonda
nostalgia del periodo in cui la celebrazione
era più sobria e più mistica, più carica del
vero spirito della festività religiosa.
Quanta cura e quanto coinvolgimento
venivano posti nella preparazione del Presepe al quale partecipavano grandi e piccini!
60
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
L’idea del Natale era fortemente identificata
in quella di una capanna con Gesù appena
nato, la Madonna e San Giuseppe, il bue e
l’asinello ed, all’esterno, pochi pastorelli con
le loro pecorelle, un fiume fatto di carta argentata, un piccolo specchio per un laghetto.
Monte Urpinu veniva spogliato del suo
muschio per rivestire prati e colline.
Dopo la cena della vigilia o dopo la Messa di mezzanotte, si andava a letto e i regali si scoprivano al mattino, sotto l’albero o
ai piedi del letto quando, ognuno nell’intimità del proprio risveglio, scopriva con
emozione se i suoi desideri erano stati esauditi. Ora è più frequente che i regali si scoprano la notte della vigilia, subito dopo il
cenone, in una confusione generale nella
quale la gioia per quanto riceviamo si associa all’attenzione verso i regali degli altri.
La presenza dei bambini può e deve
aiutarci a ricreare le atmosfere magiche ed
intime del Natale. Ricordo con commozione gli occhioni spalancati di uno dei miei
figli che, sporgendosi dalla sponda del lettino, guardava ammutolito e sbalordito un
piccolo cane di pezza che scodinzolava sul
tappeto. Ora tutto si esaurisce in una notte
nella quale, in un ambiente rutilante di luci e tra gli avanzi del cenone, piccoli e
grandi, frastornati e confusi, bruciano in
poche ore il loro senso del Natale.
D’altra parte troviamo episodi che impongono serie riflessioni sui desideri delle
persone. Uno zingarello, al quale veniva
chiesto quale regalo desiderasse per Natale,
rispose: «Un semaforo per pochi giorni solamente per me».
Io del mio Natale da bambino ho un solo ricordo. Il giorno della vigilia, nel pieno
rigore dell’inverno, mio padre fece arrivare
a casa una grande cima di pino. A portarlo
era un ragazzino scalzo, miseramente vestito, ancora sporco di fango. Ricordo che mia
madre gli fece fare un bagno caldo, lo rivestì adeguatamente con miei indumenti e gli
diede una piccola somma di denaro per rendere la sua festa un poco più lieta. Ho sempre pensato che avremmo dovuto fare di più
e, ancora oggi, penso a quell’episodio portandomi dietro un senso di colpa.
Io, certamente, da bambino devo avere
trascorso qualche Natale memorabile per
l’eccezionalità della festa o l’importanza
dei regali ma non ne ricordo uno.
L’unico è quello che ho prima citato,
forse perché quell’episodio lo rese diverso
ma, credo, ancora di più perché ci consentì
di essere buoni.
Occorre riappropriarsi del profondo significato della festa cristiana, delle più autentiche e belle tradizioni. Credo, ad esempio, che frequentare la novena possa aiutarci, giorno per giorno, a respirare l’aria
più vera del Natale. La mistica atmosfera
della cerimonia, l’intenso profumo d’incenso che si spande nell’aria, i dolci versi cantilenanti in clara vox redarguit obscura
quaeque personans… ci portano lontano in
un tempo più sereno nel quale i sentimenti
prevalevano sulla materialità.
Ma questo non può essere sufficiente a
dare alla festività il giusto significato cristiano.
Il Natale deve rappresentare una grande
opportunità per rivolgerci verso il nostro
prossimo più bisognoso d’aiuto con trasporto e generosità. Teniamoci occupati
con buone azioni e avremo meno tempo per
le cose futili, non abbiamo paura e remore
di alcun genere, lasciamoci andare con
slancio generoso verso chi ha difficoltà a
trovare la giusta serenità nel prossimo Natale. In tal senso sarebbe bello che lo spirito del Natale si estendesse nel tempo e pervadesse la nostra vita.
Noi rotariani, oltre alle azioni personali
o di club, dobbiamo sentire ora un forte
impegno verso la comunità vincenziana di
Padre Visca, recentemente scomparso.
Quei bambini, quei ragazzi ed i loro assistenti passeranno un triste Natale ma forse il nostro affetto e la nostra generosità
potranno servire a farli sentire meno soli.
Sono sicuro che staremo meglio anche
noi, più leggeri e meno oppressi dalle preoccupazioni, preparati a respirare a pieni polmoni l’aria di un Natale sereno con i nostri
cari, forse con qualche inutile regalo in meno ma col cuore pieno di dolcissima gioia.
■
dicembre 2010 —
Rotary Club Cagliari
61
I meriti di Eugenio Lazzari
Il ritorno
di un amico
Marcello Marchi
ella riunione del 28 ottobre scorso
abbiamo avuto il grande piacere di
riavere con noi Eugenio Lazzari.
Dopo un’assenza dovuta ad un difficile intervento operatorio per ridare sufficiente
mobilità alla gamba destra (purtroppo, son
lontani i tempi in cui volava da un palo all’altro della porta del Cagliari e poi del Pisa!) Eugenio è tornato, con sua moglie
Nucci, sempre graditissima, a dimostrare
come l’amore per il Rotary, da lui sempre
coltivato con tanta passione e con l’apporto di azioni continue e di grande rilievo in
tutti i campi in cui il Club ha operato, continui ad animarlo.
Questo lungo periodo di forzata inattività (dal maggio del corrente anno, giacché
in aprile aveva svolto un brillante, efficace,
profondo intervento nel Convegno su La
Protezione dell’ambiente e la Gestione del
sistema delle acque costiere), è stato allietato dal premio conferitogli dalla Università di Pisa come “diamantino”, avendo
conseguito presso quell’Ateneo la laurea in
ingegneria civile idraulica nel 1949, 60 anni or sono. Specializzatosi in Idrodinamica
presso il Massachusetts Institute of Tecnology di Boston, ha conseguito la libera docenza in Idraulica nel 1961; nel 1970 è primo ternato nel concorso alla cattedra di
Idraulica della Università di Cagliari, dove,
dall’anno accademico 1971-1972 è chiamato
ad insegnare tale disciplina sino al 1997
quando è andato fuori ruolo.
Sarebbe troppo lungo, in questa nota,
dire dei meriti di Eugenio Lazzari e dei riconoscimenti attribuitigli. Autore di ben
oltre cento tra memorie, relazioni, conferenze, ha anche pubblicato opere di carattere storico (in particolare sul Rotary) e
N
musicale (da ultimo il libro sull’Ideologia
massonica nella vita e nella Musica di Mozart) valendosi dei suoi studi: ha, infatti,
studiato musica e, in particolare, il pianoforte sin da bambino approfondendo la
conoscenza di quest’arte e la sua storia.
Il centro della sua vita, però, è sempre
stata L’ACQUA ed il modo di avere la disponibilità necessaria per una «responsabile valutazione di possibilità e fabbisogni, di
criteri di ripartizione tra impieghi civili ed
impieghi industriali e agricoli». Sto citando
testualmente quanto detto (e poi scritto) da
Lazzari nel 1993, alla consegna del Premio
La Marmora a Costantino Fassò, nostro socio per lungo tempo durante la sua permanenza a Cagliari, Professore di Idraulica e
di Meccanica dei Fluidi nell’Università dal
1958 al 1982.
Ed ancora, dopo aver sostenuto che «La
storia dell’umanità conosce l’affermarsi di
grandi civiltà dell’acqua, sorte a causa dell’abbondanza di risorse idriche» e che «conosce, però, anche la faticosa costruzione
di una civiltà della sete», fa preciso riferimento alla storia dell’Isola esaltando la civiltà nuragica che ha costruito gli insediamenti «attorno alle avare risorse sorgentizie o alle vene sotterranee», civiltà che ha
dovuto svilupparsi affrontando la poverissima dotazione idrica e quindi «con una
poverissima agricoltura sub-arida, regolata
dall’incerto succedersi di precipitazioni
torrenziali e di lunghi periodi di siccità».
Eugenio ha sempre operato, anche con varii interventi del Club per trovare rimedi
validi a superare questo difficile stato.
Per primi, noi suoi amici del Club, gliene siamo grati.
■
62
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Proficuo scambio di opinioni
La visita
del Governatore
criveva Paul Harris nel La mia strada
verso il Rotary che, essendo sorti a migliaia nuovi Club, essi vennero
«…raggruppati in Distretti, alla guida dei
quali ogni anno veniva eletto un Governatore, il quale accettava la responsabilità di
adoperarsi per la diffusione del Rotary nel
proprio Distretto e per una ulteriore diffusione delle attività e dei principi rotariani».
Oggi i Club sono quasi quarantamila,
con 1.228.303 soci e oltre 500 distretti, distribuiti in tutto il mondo con a capo un
Governatore, che al fine di esercitare quelle attività di promozione e di controllo,
compie una visita annuale al Club.
Nell’anno rotariano in corso è Governatore del nostro Distretto 2080, Roberto
Scandelluri.
È un avvocato, specializzato in Diritto
Tributario che ha ricoperto incarichi di alto rilievo nazionale operando nelle associazioni del Commercio (è stato fra l’altro Segretario Regionale Confcommercio della
Sardegna, terra che ben conosce sin da giovane avendo svolto servizio come Ufficiale
dei Carabinieri). Socio del Club Roma Appia Antica, ne è stato Presidente e si è attivamente impegnato nel Distretto. Autore di
molti saggi, specie in diritto tributario, di
grande interesse.
Il 21 ottobre ha visitato il nostro Club.
Presidente e Segretario lo hanno accolto
con lo spirito di amicizia che lega i rotariani fra loro e che sussiste anche con chi
giunge con lo specifico compito di esaminare lo stato di salute del Club, i risultati
raggiunti, quelli progettati e sperati, le
eventuali manchevolezze.
Il giudizio è stato ampiamente positivo,
come lo stesso Governatore ci ha detto la
sera della riunione, affollata da tanti soci
ed ospiti e nel corso della quale è stato pre-
S
sentato il nuovo socio, l’avvocato Enzo
Pinna. Roberto Scandelluri, con parole appassionate, ha messo in luce i valori fondamentali del Rotary e si è congratulato per
aver constatato che il Club è ricco di tanti
progetti che meritano successo perché volti
a proiettare il Rotary all’esterno con particolare importanza per alcuni di essi.
Il merito va ascritto a Ninni Cabras, solerte presidente, all’onnipresente segretario
Alessandro Palmieri, ai Consiglieri del direttivo e ai presidenti delle commissioni. È
stato formato un opuscolo, anzi date le dimensioni ed il taglio, è meglio definirlo un
libro, nel quale sono esposti, con la succinta storia del Club, le iniziative in corso e
quelle da attuarsi nel prossimo futuro.
Gli incontri che sono prescritti in queste
circostanze sono stati ricchi di scambi di
opinioni e tutt’altro che asettiche riunioni
di rito.
Ninni Cabras ha accompagnato il governatore dal Sindaco Emilio Floris, rotariano
di Cagliari Est, che si è premurato di lasciare una riunione di speciale interesse che lo
impegnava, per ricevere l’ospite intrattenendosi a lungo con lui con vivissima cordialità.
Altrettanto buon esito ha avuto la visita al
prefetto, Giovanni Balsamo che, anch’egli
sospendendo la sua partecipazione ad un
importante incontro dell’ufficio, ha manifestato, tra l’altro, con tale disponibilità, il suo
interesse per il Rotary e per la persona che lo
rappresentava accogliendola con tanta simpatia. Il nostro Presidente, con grande sensibilità e spirito di unione solidale con gli altri
Club cittadini, ha esteso l’invito ai Presidenti di ciascuno di essi che sono tutti intervenuti, dimostrando così anche all’esterno e,
soprattutto, alle Istituzioni, l’incisiva presenza del Rotary nella realtà cittadina.
■
dicembre 2010 —
Rotary Club Cagliari
63
Rimpianto per un grand’uomo
Ricordo
di Padre Visca
Paolo Ritossa
ei giorni scorsi ci ha lasciato prematuramente Padre Visca, l’anima ed
il braccio dell’Oasi Vincenziana di
Terra Mala, alla quale periodicamente forniamo il nostro piccolo contributo morale e
materiale.
Con alcuni soci ci siamo ritrovati al suo
funerale che si è tenuto nella Parrocchia
della Medaglia Miracolosa nel primo pomeriggio durante un forte temporale.
Si poteva pensare che l’orario e la situazione atmosferica potesse condizionare la
partecipazione all’ultimo saluto ad un
grande uomo di Chiesa ed invece colpiva la
grande presenza di una folla caratterizzata
da una grande eterogeneità delle persone.
Bambini e grandi, religiosi e laici, rappresentanti di tante razze, amministratori e
semplici cittadini, tutti ugualmente uniti
nella riconoscenza per l’opera umanitaria,
per l’esempio di vita lasciatoci.
Nella moltitudine spiccavano ai primi
banchi i piccoli ospiti della casa vincenziana, visi smarriti fuori dal calore umano
della famiglia che il grande sacerdote era
riuscito a creare attorno a loro, gli occhi
pieni di lacrime. Qualcuno di loro tanto
piccolo da continuare a cercare ancora la
presenza di Padre Visca. Raramente, credo,
che il termine “Padre” sia stato e potrà essere usato in modo più completo.
La cerimonia funebre, concelebrata in
modo solenne da tanti sacerdoti amici del
defunto, ha rappresentato un momento di
altissima commozione ed in diverse occasioni è stato impossibile trattenere il pianto.
Il sacerdote officiante ha ricordato con
la voce rotta dal pianto la nobile figura di
Padre Visca, un grande cuore dentro una
scorza solo apparentemente rude.
N
Il momento più commovente è stato
quando, sul finire della cerimonia, i bambini, tenendosi per mano, hanno formato
un cerchio che è andato sempre più stringendosi attorno alla bara, in un ultimo intenso abbraccio, quasi a sottolinerare che
Padre Visca fosse solo loro.
Quei bambini hanno attraversato nella
loro ancora breve vita momenti dolorosi e
il sacerdote, con la sua opera, alleviava le
loro paure e li rendeva più sicuri in un futuro che può riservare ancora molte incertezze.
La sua forza era in una profonda fede
testimoniata dalle sue ultime ore quando,
ancora più straziante era il momento del
distacco dai suoi bambini e quando le sue
ultime parole, confidate a Suor Anna, furono «Dio è con noi».
Quando uscimmo dalla Chiesa la pioggia era cessata e in cielo splendeva un
grande arcobaleno.
La presenza di Padre Visca è insostituibile, ma la sua organizzazione continua per
opera delle splendide persone che con amore e spirito di sacrificio vi operano.
Il nostro Club deve trarre da questo doloroso momento l’impegno a fornire a quei
bambini, a quei ragazzi, tutti ora molto tristi, a quelle meravigliose persone sulle quali grava ora una grande responsabilità, un
segno di una profonda, forte e amorevole
solidarietà.
Si avvicina il Natale, e raramente potremo avere in futuro un occasione per dimostrare quando grande sia il Rotary Club di
Cagliari.
■
64
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Benvenuto ai nuovi soci
CHRISTIAN CADEDDU
LAURA JOTTINI
RICCARDO LASIC
LUCIA PAGELLA
ENZO PINNA
È nato a S. Gavino Monreale il 21
maggio 1973. Maturità scientifica nel 1991; nel 1998 laurea in
Medicina nell’Università di Cagliari, ove consegue la specializzazione in Cardiologia e poi il Dottorato
in Scienze Cardiovascolari. Dal
2003 al 2006 è dirigente medico
di Cardiologia presso il Policlinico
Universitario di Monserrato e dal
2006 Ricercatore di Cardiologia
presso l’Università di Cagliari. Insegna malattie dell’apparato Cardiovascolare nelle lauree specialistiche in Assistente Sanitario, Tecnici della prevenzione e in Scienze Infermieristiche e come professore aggregato nella Università di
Cagliari. Docente di Ecocardiologia e di Dietoterapia Cardiovascolare rispettivamente nella Scuole
di specializzazione in Cardiologia
e Scienza dell’alimentazione. Autore e coautore di numerose pubblicazioni e relatore in diversi congressi nazionali ed internazionali.
Exchange student (1989/90)
presso il Rotary Club di Tiburon-Belvedere, San Francisco (USA); socio del Rotaract Cagliari che ha presieduto nel 2000/01. Suo zio era
il nostro caro socio, Franco Trois; altro zio, Giampaolo Trois è socio di
Cagliari Nord e il fratello Raoul di
Munich International.
Lingue: Inglese fluente.
Hobby: sci, calcio, nuoto, tennis,
musica, viaggi e letture varie.
È sposato con Laura Cassisa,
cardiologa.
Socia del Rotary di Quartu S.E.,
per esigenze personali ha lasciato
quel Club, ed è stata ammessa
nel nostro. Ha un curriculum molto ricco di notizie sulle attività
svolte nel campo della cultura e
in questa ristrettissima nota si è
costretti a citare solo le più importanti. Nata a Brescia il 29 agosto 1934, risiede a Cagliari dal
1947; nel 1958 si è laureata
presso la nostra Università in Lingue e Letterature Straniere, con
specializzazione in inglese. Ha
sempre insegnato tale lingua in
vari Istituti: dalla scuole di istruzione secondaria, all’Università
e, in particolar modo, nella Facoltà di Scienze Politiche, dove,
dopo essere stata Professore Incaricato, Associato e Straordinario è diventata Professore Ordinario dal 1993 al 2006. Ha partecipato a seminari, convegni, corsi
di studio con comunicazioni e relazioni. Ha frequentato, avendo
vinto prestigiose borse di studio,
a corsi di perfezionamento in
Gran Bretagna e negli Stati Uniti;
ha attivato, sulla base del programma ERASMUS, scambi culturali con quattro Università britanniche. Ha svolto ricerca scientifica
prevalentemente nel campo della
linguistica inglese e della metodologia dell’insegnamento della lingua rivolta soddisfare non solo interessi di carattere teorico ma a
tradursi nella sperimentazione,
considerando l’attività didattica e
quella scientifica strettamente legate e interdipendenti.
Nato a Cagliari il 15 luglio 1964.
Laureato con lode presso la Facoltà di Economia e Commercio
dell’Università di Cagliari. Socio
di maggioranza ed Amministratore della Sardavetri Sas, azienda
operante dal 1959 nel settore
della seconda lavorazione del vetro piano per l’edilizia e l’arredamento. L’azienda opera prevalentemente a livello regionale
con clienti anche esteri e fornitori in ambito nazionale, comunitario ed extra CEE. Ha conoscenza
buona della lingua inglese e ridotta del francese. Socio onorario del Rotaract di Cagliari, da lui
presieduto nel 1985/86; nel
1987/88 ha ricoperto l’incarico
di Tesoriere del Distretto Rotaract. Ha partecipato a due corsi
Ryla e ad uno scambio giovani in
Inghilterra. Appassionato di architettura, arti applicate e design, in particolare dei periodi Liberty e Decò, ha maturato per lavoro e per passione, una certa dimestichezza nell’ambito dell’edilizia. Amante dei viaggi è stato
più volte negli Stati Uniti ed in
Canada ed ha una buona conoscenza dell’Europa Occidentale.
È sposato con Paola Pin, laureata
in Chimica, Funzionario dell’EnaS, hanno due figlie di 8 e 5
anni. I suoi genitori, Mario e Paola, nostri carissimi amici, saranno
ben lieti di avere nel Club un figlio che segua il felice cammino
del padre.
Nata a Firenze il 31 maggio
1936. A Cagliari dal 1950 (ove il
padre, Capo Compartimento dell’ANAS, era stato trasferito). Vi
consegue la maturità classica e si
laurea in Giurisprudenza con 110
e lode discutendo una tesi che le
fa vincere una borsa di studio della Cattedra di Diritto penale. Di
tale disciplina è prima Assistente
volontario e poi entra nella terna
degli idonei del concorso per Assistente ordinario. Nel 1960 sposa
Saverio Mariani, apprezzato avvocato civilista, purtroppo scomparso tempo fa.
Nel 1961 supera l’esame di
Procuratore legale ed inizia la libera professione.
Nel 1962 è nominata Assistente incaricato e collabora con la
rivista “Rassegna Giuridica Sarda”.
Nel 1968 vince un concorso
nazionale per procuratore legale
dell’INAIL e svolge a Cagliari l’attività professionale per l’Istituto
occupandosi prevalentemente di
responsabilità civile presentando
diverse relazioni sulla materia in
vari Congressi. Dal 1992, vinto il
relativo concorso, è Coordinatore
Regionale dell’Avvocatura dell’INAIL. Nel 1996 lascia l’Istituto
per dedicarsi alla libera professione,verso la quale orienta il figlio
Alessandro laureato in Giurisprudenza. Ha una figlia, Monica, laureata in Scienza dell’Educazione
che lavora nel sociale.
È nato a Cagliari, l’11 giugno
1971, ed esercita, con il padre
Eligio, rotariano di Cagliari Sud, la
professione di avvocato, occupandosi di controversie stragiudiziali e
giudiziali in materia di diritto del
lavoro (pubblico e privato), della
previdenza sociale e sindacale.
Svolge l’attività di consulenza
principalmente nei seguenti settori: organizzazione del personale;
relazioni sindacali; riconversione,
riorganizzazione e ristrutturazione aziendale; gestione delle imprese in stato “crisi”. Dall’inizio
del 2010, ricopre, per conto del
Regione la carica di Presidente del
Comitato per la Rappresentanza
Negoziale della Regione Sarda
(Co.Ra.N.). È uno dei soci fondatori (ed, attualmente, consigliere
e tesoriere) dell’“A.SA.GI.” (Associazione Sarda Giuslavoristi).
Nel tempo libero si dedica allo
sport (tennis, mountain bike –
mbt, sci), a viaggi e letture (prevalentemente sulla politica del lavoro in ambito europeo e sulla
storia del nazismo durante la seconda guerra mondiale)
È sposato con Barbara Monni,
anch’essa avvocato. Sono genitori di una bambina, Beatrice, di cinque anni.
dicembre 2010 —
Rotary Club Cagliari
65
COMMISSIONI ANNO 2010-2011
EFFETTIVO
Presidente coordinatore: Michele PINTUS
A. 070 403277 – U. 070 403277 – F. 070 402131
– C. 335 1255480 – E-mail: [email protected]
• AMMISSIONI
Presidente: Ettore ATZORI
A. 070 663601 – U. 070 495019 – F. 070 495019
C. 328 6553019 – E-mail: [email protected]
Componenti: Ezio Castagna, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi,
Guido Maxia, Roberto Nati
• CLASSIFICHE
E SVILUPPO DELL’EFFETTIVO
Presidente: Paolo RITOSSA
A. 070 490866 – U. 070 400176 – F. 070 400176
C. 335 5470545 – E-mail: [email protected]
Componenti: Alberto CoccoOrtu, Massimo Frongia,
Cecilia Onnis, Michele Rossetti
• INFORMAZIONE E FORMAZIONE
ROTARIANA
Presidente: Angelo CHERCHI
A. 070 280329 – U. 070 666142 – C. 349 5643436
E-mail: [email protected]
Componenti: Lucio Artizzu, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi,
Marcello Marchi, Paolo Piccaluga
PROGETTI
DI SERVIZIO
Presidente coordinatore: Carlo CARCASSI
A. 070 307897 – U. 070 6093172 – F. 070 6092936
C. 368 3076564 – E-mail: [email protected]
• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALI –
“COMBATTIAMO LE DROGHE”
Presidente: Maria Pia LAI GUAITA
A. 070 303739 – U. 070 6757280 – C. 333 4730483
E-mail: [email protected]
Componenti: Francesco Birocchi, Paola Dessì, Giuseppe Fois,
Antonio Lenza, Cecilia Onnis, Giampaolo Piras
• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SANITARI
“VELA SOLIDALE”
Presidente: Giuseppe MASNATA
A. 070 670902 – U. 070 539424 – F. 070 70539570
C. 348 3359200
E-mail: [email protected]
Componenti: Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Stefano Liguori,
Marcello Marchi, Paolo Ritossa
• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALI
“OASI DI SAN VINCENZO”
Presidente: Gaetano GIUA MARASSI
A. 070 303897 – U. 070 487987 – F. 070 453858
C. 333 2227752 – E-mail: [email protected]
Componenti: Paolo Ciani, Angelo Deplano,
Maria Pia Lai Guaita, Marcello Marchi, Mauro Rosella
• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALI
“IL DONO DEL SANGUE”
Presidente: Michele BAJOREK
A. 070 805308 – U. 070 543102 – C. 338 6110189
E-mail: [email protected]
Componenti: Efisio Bayre, Vittorio Giua Marassi,
Giorgio La Nasa
• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALI
“PER UNA NUOVA VITA”
Presidente: Stefano LIGUORI
A. 070 291494– U. 070 71191 – F. 070 71773
C. 335 6285574 – E-mail: [email protected]
Componenti: Berto Balduzzi, Giuseppe Casciu, Mario Figus,
Carlo Andrea Lecca, Paolo Piccaluga
• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SOCIALI
“NON BUTTIAMO VIA IL CIBO”
Presidente: Marco RODRIGUEZ
A. 070 291912 – U. 070 22109 – F. 070 22334
C. 348 6026851 – E-mail: [email protected]
Componenti: Guido Chessa Miglior, Vittorio Giua Marassi,
Paola Giuntelli, Guido Maxia, Giampaolo Piras
• SVILUPPO COMUNITARIO – ASPETTI SANITARI
“PREVENZIONE MALFORMAZIONI”
Presidente: Giuseppe MASNATA
A. 070 670902 – U. 070 539424 – F. 070 70539570
C. 348 3359200 – E-mail: [email protected]
Componenti: Efisio Bayre, Ulisse Figus, Giorgio La Nasa,
Carlo Andrea Lecca, Stefano Oddini Carboni
• ROTARY PER LA CITTÀ
VALORIZZAZIONE PATRIMONIO ARTISTICO
“PORTONE DI SAN LUCIFERO” – “SANTA CROCE”
Presidente: Giuseppe CASCIU
A. 070 480371 – U. 070 303714 – F. 070 344952
C. 348 3016784 – E-mail: [email protected]
Componenti: Giovanni Maria Campus, Ugo Carcassi, Marinella
Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Fozzi, Vittorio Pilloni
• ROTARY PER LA CITTÀ
“LE PIAZZE TRA PASSATO E FUTURO”
Presidente: Michele PINTUS
A. 070 403277 – U. 070 403277 – F. 070 402131 – C. 345
1255480
E-mail: [email protected]
Componenti: Giovanni Maria Campus, Maria Pia Lai Guaita,
Franco Passamonti, Mauro Rosella, Angelo Strinna
• ROTARY PER LA CITTÀ
“PROTEZIONE DELL’AMBIENTE – ECOPARCO”
Presidente: Mario FIGUS
A. 070 488251 – U. 070 6848996 – F. 070 680481
C. 346 7102308 – E-mail: [email protected]
Componenti: Maurizio Boaretto, Giovanni Maria Campus,
Mauro Manunza, Paolo Piccaluga, Antonio Scrugli
• AZIONE INTERNAZIONALE
“ATTREZZATURE SANITARIE”
Presidente: Giuseppe MASNATA
A. 070 670902 – U. 070 539424 – F. 070 70539570
C. 348 3359200 – E-mail: [email protected]
Componenti: Michele Bajorek, Giovanni Casciu, Salvatore
Ferro, Mario Graziano Figus, Salvatore Lostia di Santa Sofia
• AZIONE INTERNAZIONALE – “RISORSE IDRICHE”
Presidente: Giulia VACCA
A. 070 42995 – U. 070 6069078 – C. 335 220245
E-mail: [email protected]
Componenti: Angelo Aru, Giovanni Barrocu, Paolo Fadda,
Eugenio Lazzari, Giorgio Sanna
• AZIONE INTERNAZIONALE
“COMITATO INTERPAESE”
Presidente: Ugo CARCASSI
A. 070 655150 – U. 070 9660090 – F. 070 9660096
C. 336 691113 – E-mail: [email protected]
Componenti: Giovanni Barrocu, Alessio Grazietti,
Giorgio La Nasa, Giovanni Sanjust
GIOVANI
GENERAZIONI
Presidente coordinatore: Maria Luigia MURONI
A. 070 490848 – C. 347 8590788
E-mail: [email protected]
• PARTNER NEL SERVIRE – ROTARACT
Presidente: Paola DESSÌ
A. 070 531216 – U. 070 6006405 – C. 347 4113008
E-mail: [email protected]
Componenti: Marcello Caletti, Roberto Nati, Antonio Scrugli
• RYLA
Presidente: Stefano LIGUORI
A. 070 291494 – U. 070 71191 – F. 070 71773 – C. 335 6285574
– E-mail: [email protected]
Componenti: Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto,
Paolo Piccaluga
• SCAMBIO GIOVANI / ASSOCIAZIONE
Presidente: Franco STAFFA
A. 070 291494 – U. 070 71191 – F. 070 71773 – C. 335 6285574
– E-mail: [email protected]
Componenti: Ettore Atzori, Salvatore Ferro, Michele Rossetti
Amministrazione
del CLUB
Presidente coordinatore: Paolo PICCALUGA
A. 070 486662 – F. 070 486662 – C. 335 6210120
E-mail: [email protected]
• ASSIDUITÀ
Presidente: Massimo FRONGIA
A. 070 345029 – U. 070 305456 - 307732 – F. 070 303006
C. 333 5778889 – E-mail: [email protected]
Componenti: Lino Cudoni, Mario Graziano Figus, Mauro Manunza,
Giampaolo Piras, Margherita Mugoni
• PROGRAMMI
Presidente: Caterina LILLIU
A. 070 42285 – U. 070 6062496 – C. 328 7762757
E-mail: [email protected] - [email protected]
Componenti: Ercole Bartoli, Rafaele Corona, Pasquale Mistretta,
Paola Piras, Michele Rossetti
• RIVISTE E NOTIZIARIO DEL CLUB
Presidente: Lucio ARTIZZU
A. 070 273485 – F. 070 255458 – C. 339 6197991
E-mail: [email protected]
Componenti: Salvatore Fozzi, Mauro Manunza
Marcello Marchi, Giovanni Sanjust
• SITO WEB
Presidente: Michele ROSSETTI
A. 070 304038 – U. 070 400240 – F. 070 4526207
C. 335 7276641 – E-mail: [email protected]
• RAPPORTI CON LA STAMPA
Presidente: Mauro MANUNZA
A. 070 780056 – C. 348 5206167
E-mail: [email protected]
Componenti: Francesco Birocchi, Giovanni Sanjust
FONDAZIONE
ROTARY E
PUBBLICHE RELAZIONI
Presidente coordinatore: Salvatore FOZZI
A. 070 272471 – U. 070 2110346 – F. 070 2111165
C. 335 1230120 – E-mail: [email protected]
• RACCOLTA FONDI E POLIOPLUS
Presidente: Stefano ODDINI CARBONI
A. 070 654420 – U. 070 654420 – F. 070 654420
C. 336 8136967 – E-mail: [email protected]
Componenti: Francesco Argiolas, Paola Dessì, Paola Giuntelli,
Marcello Marchi, Gigi Picciau
• GSE / ALUMNI
Presidente: Franco STAFFA
A. 070 532102 – U. 070 402835 – F. 070 402966
C. 328 7299397 – E-mail: [email protected]
Componenti: Lino Cudoni, Andrea Lixi, Guido Maxia,
Vittorio Pilloni
• PUBBLICHE RELAZIONI
Presidente: Paola DESSÌ
A. 070 531216 – U. 070 6006405 – C. 347 4113008
E-mail: [email protected]
Componenti: Pasquale Mistretta, Paola Piras, Mauro Rosella
66
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Le riunioni del Club
1 LUGLIO
Presiede: Antonio Cabras
Riunione: Assemblea del Club.
Relatore: il Presidente illustra il programma
dell’anno e la composizione delle commissioni.
Sono presenti
I soci: Lucio Artizzu, Efisio Bajre, Michele Bajorek, Giovanni Barroccu, Maurizio Boaretto, Flavio Carboni, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu,
Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Guido Chessa
Miglior, Paolo Ciani, Rafaele Corona, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Massimo Frongia, Maria Pia Lai Guaita,
Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Guido Maxia,
Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Cecilia
Onnis, Alessandro Palmieri, Michele Pintus,
Marco Rodriguez, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Antonio Scrugli, Alberto Villa santa.
8 LUGLIO
Presiede: Antonio Cabras
Riunione: cena dell’affiatamento.
Relatore: esibizione del Maestro Luigi Puddu e
del collega Simone Onnis, i vini “raccontati”
dalla signora Giuliana Dalla Longa.
Sono presenti
I soci: Ettore Atzori, Michele Bajorek, Berto
Balduzzi, Giovanni Barroccu, Ercole Bartoli,
Francesco Birocchi, Christian Cadeddu, Giovanni Maria Campus, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi,
Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani, Gustavo Cicconardi, Vincenzo Cincotta, Rafaele Corona, Lino Cudoni,
Angelo Deplano, Paola Dessì, Paolo Fadda, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Massimo Frongia,
Paola Giuntelli, Alessio Grazietti, Maria Pia Lai
Guaita, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Giuseppe
Loddo, Guido Maxia, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri,
Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Gian Paolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giulia
Vacca Cau, Alberto Villa Santa.
Sono presenti in sala le Signore: Maria
Grazia Atzori, Mariuccia Balduzzi, Marina Birocchi, Elia Maria Cabras, Mirella Campus, Maria
Vittoria Carcassi, Haydee Casciu, Giulietta Casciu, Maria Pia Ciani, Franca Cincotta, Maria Rosaria Corona, Germana Cudoni, Paola Deplano,
Anna Maria Fadda, Pietrina Ferro, Franca Fozzi,
Maria Teresa Frau, Anna Frongia, Rosanna Grazietti, Lia Lixi, Bruna Loddo, Maria Vittoria
Maxia, Cinzia Nati, Patrizia Palmieri, Maria Teresa Piccaluga, Marina Pintus, Giuseppina Ritossa, Maria Grazia Rosella, Maura Rossetti.
Consorti: Antonello Cau.
Ospiti del Club: Luigi Puddu, Simone Onnis,
Ilenia Cara, Clara Putzolu, Piero Canopoli, Giu-
liana Dalla Longa con le figlie Greta e Arianna,
il dr. Angelo Concas, il presidente del Rotaract
Paola Carcassi e Riccardo Succu
Ospiti dei soci: di Paolo Piccaluga la cognata Rita Masala, di Gustavo Cicconardi i genitori Antonio e Flora Valboa ed il figlio Andrea, di Gianni Campus l’ing. Ernesto Reali di Salvatore Ferro il figlio Enrico, di Alessandro Palmieri la figlia Valentina, di Antonio Cabras l’avv. Stefanino Casti e la signora avv. Elena D’Angelo, le figlie Alessandra con il marito Nicola Corvo e Cristiana con il marito Stefano Agus, di Christian
Cadeddu il fratello Fabio.
15 LUGLIO
Presiede: Antonio Cabras
Riunione: la via degli zar, da San Pietroburgo a
Mosca.
Relatore: Paolo Piccaluga.
Sono presenti
I soci: Lucio Artizzu, Giovanni Barroccu, Maurizio Boaretto, Marcello Caletti, Carlo Carcassi,
Giuseppe Casciu, Paolo Ciani, Vincenzo Cincotta, Rafaele Corona, Angelo Deplano, Mario
Graziano Figus, Giuseppe Fois, Massimo Frongia, Gaetano Giua Marassi, Paola Giuntelli Pietrangeli, Maria Pia Lai Guaita, Caterina Lilliu,
Margherita Mugoni, Alessandro Palmieri, Paolo
Piccaluga, Michele Pintus, Giampaolo Piras,
Marco Rodriguez, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Alberto villa Santa.
Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Lina Fois, Luisanna
Giua Marassi, Maria Teresa Piccaluga, Bibi Pilloni, Marina Pintus, Loredana Piras.
Consorti: Michele Pietrangeli
9 SETTEMBRE
Presiede: Antonio Cabras
Riunione: la V via del Rotary.
Relatore: Pgd. Angelo Cherchi.
Sono presenti
I soci: Ettore Atzori, Ercole Bartoli, Francesco
Birocchi, Carlo Carcassi, Angelo Cherchi, Paolo
Ciani, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Silvano Costa, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Paola Dessì, Marinella Ferrai
Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Massimo Frongia,
Giorgio La Nasa, Maria Pia Lai Guaita, Antonio
Lenza, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Roberto Nati, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Gian Paolo
Ritossa, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di
Teulada, Giorgio Sanna, Antonio Scrugli.
Sono presenti in sala le Signore: Maria
Grazia Atzori, Elia Maria Cabras, Maria Corrias,
Cinzia nati, Marina Pintus.
Ospiti del Club: Paola Carcassi presidente Rotaract con Lucia Ambrosio, Nicola Cossu, Andrea Fanni, Carmen Piras, Antonello Fiori, Mar-
co Floris, Giorgio Aime, Carola Neri, Riccardo
Lasic, Paola Pin.
Ospiti dei soci: di Ettore Atzori la figlia Benedetta, di Silvano Costa Gino Caproni.
16 SETTEMBRE
Presiede: Antonio Cabras
Riunione: la Brigata Sassari.
Relatore: il colonnello Sossio Andreottola Comandante del 151° RGT. Fanteria Sassari.
Sono presenti
I soci: Lucio Artizzu, Efisio Bajre, Michele Bajorek, Francesco Birocchi, Maurizio Boaretto, Flavio Carboni, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Angelo Cherchi, Guido Chessa Miglior, Alberto
Cocco Ortu, Rafaele Corona, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Paola Dessì, Salvatore Ferro, Mario
Graziano Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi,
Maria Pia Lai Guaita, Luigi Lepori, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Giuseppe Loddo, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata,
Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano Oddini Carboni, Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Gian Paolo Ritossa, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada, Antonio Scrugli, Alberto Villa Santa.
Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Giulia Bajre, Elia Maria Cabras, Maria
Rosaria Corona, Germana Cudoni, Maria Grazia Figus, Lina Fois, Ginetta Lepori, Lia Lixi, Tiziana Masnata, Patrizia Palmieri, Marina Pintus.
Ospiti del Club: l’Ammiraglio Gerald Talarico
Comandante Marisardegna, il Colonnello Sossio
Andreottola Comandante del 151° RGT. Fanteria Sassari, il Ten. Col. Sandro Porqueddu, il
ten. Col. Francesco bruno, il magg. Mario Piras,
il Cap. Magg. Melis, il sig. Sergio Simoncelli con
la moglie Luciana e la signora Anna Locci.
Ospiti dei soci: di Paola Dessì la dr.ssa Annalisa Aru, di Giuseppe Masnata la mamma cecilia, di Luigi Lepori il dr. Emanuele Corona di Roberto Nati il dr. Riccardo Lasic di Michele Pintus
il sig. Renato Vincis.
30 SETTEMBRE
Presiede: Antonio Cabras
Riunione: l’aristocrazia cagliaritana.
Relatore: dr.ssa Marina Valdes.
Sono presenti
I soci: Leo Ambrosio, Lucio Artizzu, Angelo Aru,
Ettore Atzori, Giovanni Barroccu, Christian Cadeddu, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni
Casciu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Vincenzo
Cincotta, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias,
Lino Cudoni, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco
Ortu, Salvatore Ferro, Salvatore Fozzi, Maria
Pia Lai Guaita, Antonio Lenza, Caterina Lilliu,
Mauro Manunza, Marcello Marchi, Margherita
Mugoni, Maria Luigia Muroni, Stefano Oddini
dicembre 2010 —
Carboni, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri,
Paolo Piccaluga, Michele Pintus, Marco Rodriguez, Mauro Rosella, Michele Rossetti, Giovanni
Sanjust di Teulada, Alberto Villa Santa.
Sono presenti in sala le Signore: Maria
Grazia Ambrosio, Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Haydee Casciu, Franca Cincotta, Maria
Rosaria Corona, Maria Corrias, Maria Rosaria
Lenza, Giovanna Passamonti, Maria Teresa Piccaluga, Marina Pintus, Maria Grazia Rosella.
Ospiti del Club: il prof. Sergiev direttore dell’istituto Martsinovsky di Parassitologia medica
e tropicale di Mosca, il dr. Sallare research fellow dell’Istituto dell’Università di Manchester il
sig. Gabriele Addis e il dr. Riccardo Lasic.
Ospiti dei soci: di Stefano Oddini Carboni la
signora Maria Vittoria Amat di San Filippo.
7 OTTOBRE
Presiede: Antonio Cabras
Riunione: isola mito, ai geologi l’ardua sentenza.
Relatore: dr. Sergio Frau
Sono presenti
I soci: Leo Ambrosio, Lucio Artizzu, Angelo
Aru, Ettore Atzori, Michele Bajorek, Maurizio
Boaretto, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Guido Chessa Miglior, Paolo Ciani, Rafaele Corona, Silvano Costa, Angelo Deplano, Paola Dessì, Salvatore
Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano
Frau, Massimo Frongia, Alessio Grazietti, Maria
Pia Lai Guaita, Andrea Lixi, Mauro Manunza,
Marcello Marchi, Margherita Mugoni, Maria
Luigia Muroni, Alessandro Palmieri, Franco
Passamonti, Michele Pintus, Giampaolo Piras,
Gian Paolo Ritossa, Mauro Rosella, Michele
Rossetti, Pier Francesco Staffa, Giulia Vacca
Cau, Alberto Villa Santa.
Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Lia Lixi, Giovanna
Passamonti, Marina Pintus, Maria Grazia Rosella.
Ospiti del Club: il Past Governor Luciano Di
Martino con la signora Gemma, il sig. Giovanni
Manca, il dr. Sergio Frau e il dr. Riccardo Lasic.
Ospiti dei soci: di Ettore Atzori l’avv. Enzo Pinna, di Mauro Rosella l’ing. Gabriele Peretti e la
signora Alessandra Pelegatti, di Silvano Costa il
sig. Gino Caproni, di Gian Paolo Ritossa il prof.
Massimo Fantola ed il rag. Nicola Porcu, di
Margherita Mugoni l’avv. Lerri Pagella.
14 OTTOBRE
Presiede: Antonio Cabras
Riunione Sardi e Piemontesi due classi dirigenti a confronto.
Relatore: Stefano Pira
Sono presenti
I soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori,
Efisio Bajre, Ercole Bartoli, Christian Cadeddu,
Rotary Club Cagliari
Marcello Caletti, Giovanni Maria Campus, Ugo
Carcassi, Giuseppe Casciu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias,
Silvano Costa, Angelo Deplano, Mario Figus,
Ulisse Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi,
Gaetano Giua Marassi, Paola Giuntelli, Maria
Pia Lai Guaita, Caterina Lilliu, Giuseppe Loddo,
Mario Manunza, Marcello Marchi, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Giovanni Olla, Cecilia Onnis, Alessandro
Palmieri, Paolo Piccaluga, Michele Pintus,
Giampaolo Piras, Gian Paolo Ritossa, Mauro
Rosella, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di
Teulada, Angelo Strinna, Alberto Villa Santa.
Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Giulia Bajre, Elia Maria Cabras, Maria
Gabriella Caletti, Mirella Campus, Giulietta Casciu, Maria Corrias, Lina Fois, Bruna Loddo, Gabriella Olla, Maria Teresa Piccaluga, Marina
Pintus, Maria Grazia Rosella, Paola Strinna,
Ospiti del Club: l’avv. Enzo Pinna e il dr. Riccardo Lasic.
21 OTTOBRE
Presiede: Antonio Cabras
Riunione visita del Governatore
Sono presenti
I soci: Leo Ambrosio, Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Efisio Bajre, Michele Bajorek, Berto Balduzzi, Giovanni Barroccu, Ercole Bartoli, Flavio
Carboni, Mario Carta, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Ezio Castagna, Angelo Cerchi, Paolo
Ciani, Vincenzo Cincotta, Rafaele Corona, Silvano Costa, Lino Cudoni, Marinella Ferrai Cocco
Ortu, Enzo Ferrarsi, Salvatore Ferro, Mario Figus, Mario Graziano Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Gaetano Giua Marassi, Maria Pia Lai Guaita, Antonio Lenza, Caterina Lilliu, Andrea Lixi, Giuseppe Loddo, Salvatore Lostia di S. Sofia, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe Masnata, Pasquale Mistretta, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano Oddini Carboni,
Giovanni Olla, Cecilia Onnis Damele, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus, Gian Paolo Ritossa, Marco Rodriguez, Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada, Giulia Vacca Cau, Alberto Villa Santa.
Ospiti del Club: il Governatore Roberto Scabelluri, il Segretario Distrettuale Luigi Apuzzo,
l’Assistente del Governatore Rita Dedola, il presidente del Rotaract Paola Carcassi, Lucia Ambrosio, Francesca Fiorilla, Giorgia Fiorilla, l’avv.
Lerri Pagella e il dr. Piergiorgio Poddighe.
Sono presenti in sala le Signore: Maria
Grazia Ambrosio, Maria Artizzu, Giulia Bajre,
Mariuccia Balduzzi, Elia Maria Cabras, Nina
Carta, Haydee Casciu, Maria Pia Ciani, Franca
Cincotta, Maria Rosaria Corona, Maria Gabriella Ferrarsi, Lina Fois, Franca Fozzi, Maria Teresa Frau, Luisanna Giua Marassi, Maria Rosaria
67
Lenza, Bruna Loddo, Maria Lostia di S. Sofia,
Tiziana Masnata, Mariella Mistretta, Cinzia Nati, Patrizia Palmieri, Maria Teresa Piccaluga,
Barbara Pinna, Marina Pintus, Giuseppina Ritossa, Diana Rodriguez, Elisabetta Sanjust di
Teulada,
ed i consorti: Giacomo Damele
Ospiti dei soci: di Paolo Ciani il dr. Paolo Soru e la signora Maria Luisa Garbato, di Giuseppe Masnata la mamma Cecilia, di Roberto Nati
il dr. Riccardo Lasic e la signora Paola Pin, di
Antonio Cabras l’avv. Stefanino Casti, l’avv.
Elena d’Angelo la figlia Cristiana con il marito
geom. Stefano Agus.
28 OTTOBRE
Presiede: Antonio Cabras
Riunione Sardegna e malaria, passato e futuro
Relatore Ugo Carcassi
Sono presenti
I soci: Lucio Artizzu, Efisio Bajre, Giovanni
Barroccu, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Angelo Cerchi, Paolo Ciani, Rafaele Corona, Silvano
Costa, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore
Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano
Frau, Maria Pia Lai Guaita, Giorgio La Nasa,
Eugenio Lazzari, Caterina Lilliu, Mauro Manunza, Marcello Marchi, Margherita Mugoni, Maria
Luigia Muroni, Cecilia Onnis Damele, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus, Giampaolo Piras, Mauro Rosella,
Michele Rossetti, Giovanni Sanjust di Teulada,
Alberto Villa Santa.
Ospiti del Club: l’avv. Lerri Pagella.
Sono presenti in sala le Signore: Maria Artizzu, Elia Maria Cabras, Lina Fois, Marina Pintus, Elena Lazzari, Maria Grazia Rosella.
ed i consorti: Giacomo Damele
Ospiti dei soci: di Ugo Carcassi la signora Andreina Caddeo ed il dr. Carlo Figari, di Silvano
Costa Gino Caproni, di Eugenio Lazzari la signora Ina Tasca.
11 NOVEMBRE
Presiede: Antonio Cabras.
Assemblea del Club per la nomina a candidato
Governatore del socio P.P. Salvatore Fozzi.
Argomento della serata: l’invidia.
Relatore: Prof. Sergio Lodde
Soci presenti
i soci: Lucio Artizzu, Angelo Aru, Ettore Atzori,
Michele Bajorek, Giovanni Barroccu, Carlo Carcassi, Ugo Carcassi, Giovanni Casciu, Giuseppe
Casciu, Angelo Cherchi, Paolo Ciani, Vincenzo
Cincotta, Alberto Cocco Ortu, Rafaele Corona,
Lino Cudoni, Angelo Deplano, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro, Mario
Graziano Figus, Ulisse Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Giuliano Frau, Massimo Frongia,
Gaetano Giua Marassi, Giorgio La Nasa, Maria
Pia Lai Guaita, Antonio Lenza, Caterina Lilliu,
68
Rotary Club Cagliari — dicembre 2010
Mauro Manunza, Marcello Marchi, Giuseppe
Masnata, Guido Maxia, Pasquale Mistretta,
Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Roberto Nati, Stefano Oddini Carboni, Giovanni
Olla, Cecilia Onnis, Alessandro Palmieri, Larri
Pagella, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Giampaolo Piras, Paola Piras, Gian Paolo Ritossa, Marco
Rodriguez, Mauro Rosella, Michele Rossetti,
Giovanni Sanjust di Teulada, Antonio Scrugli,
Pier Francesco Staffa, Alberto Villasanta.
Sono presenti le signore: Maria Artizzu,
Elia Maria Cabras, Franca Cincotta, Maria Rosaria Corona, Marinella Corrias, Maria Grazia Figus, Elisabetta La Nasa, Maria Rosaria Lenza,
Maria Immacolata Marchegiano, Maria Teresa
Piccaluga, Maria Grazia Rosella
Ospiti del Club: il relatore prof. Sergio Lodde.
Ospiti dei soci: di Paolo Piccaluga la signora
Rita Masala.
18 NOVEMBRE
Presiede: Maria Luigia Muroni.
Argomento della serata: Rotary Foundation,
GSE.
Relatore: Salvatore Fozzi, Giovanni Barroccu,
Orsola Altea e Dario Ferraro
Sono presenti
i soci: Lucio Artizzu, Ettore Atzori, Giovanni
Barroccu, Maurizio Boaretto, Christian Cadeddu, Ugo Carcassi, Angelo Cherchi, Rafaele Corona, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu, Salvatore Ferro,
Mario Figus, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi,
Giuliano Frau, Maria Pia Lai Guaita, Caterina
Lilliu, Andrea Lixi, Marcello Marchi, Margherita
Mugoni, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis,
Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele Pintus, Michele
Rossetti.
Sono presenti le signore: Maria Artizzu, Lia
Cimino, Maria Rosaria Corona, Marina Pintus.
Ospiti del Club: Orsola Altea, Dario Ferraro e
Silvia Scanu.
25 NOVEMBRE
Presiede: Antonio Cabras.
Argomento della serata: La scimmia, il drago,
la farfalla. Riflessioni sulla Cina.
Relatore: Prof.ssa Annamria Baldussi
Sono presenti
i soci: Lucio Artizzu, Giovanni Barroccu, Giovanni Casciu, Giuseppe Casciu, Paolo Ciani, Angelo Cherchi, Rafaele Corona, Piergiorgio Corrias, Silvano Costa, Lino Cudoni, Angelo Deplano, Paola Dessì, Marinella Ferrai Cocco Ortu,
Salvatore Ferro, Giuseppe Fois, Salvatore Fozzi, Laura Jottini, Maria Pia Lai Guaita, Caterina
Lilliu, Andrea Lixi, Marcello Marchi, Guido
Maxia, Margherita Mugoni, Maria Luigia Muroni, Cecilia Onnis, Larry Pagella, Alessandro Palmieri, Paolo Piccaluga, Enzo Pinna, Michele
Pintus, Giampaolo Piras, Paola Piras, Giampaolo Ritossa, Marco Rodriguez, Pierfrancesco
Staffa, Michele Rossetti, Alberto Villasanta.
Sono presenti le signore: Maria Artizzu,
Elia Maria Cabras, Haydee Casciu, Giulietta Casciu, Maria Rosaria Corona, Maria Corrias, Lia
Lixi, Maria Vittoria Maxia, Marina Pintus.
Ospiti del Club: Annamaria Baldussi, Paola
Carcassi, Antonello Fiori, Simon Hauck.
Rotariani in visita: Mario Morelli, Rotary Roma
Centenario.
Ospiti dei soci: di Silvano Costa, Luigi Caproni.
ROTARY INTERNATIONAL – DISTRETTO 2080 ITALIA
ROTARY CLUB CAGLIARI
ORGANIGRAMMA DEL CLUB
Anno Rotariano 2010 / 2011
Presidente
Antonio CABRAS
A. 070 401767 – U. 070 401767 – F. 070 401767
C. 347 0780364 – E-mail: [email protected]
Presidente uscente
Marinella
FERRAI COCCO-ORTU
A. 070 284643 – U. 070 669450 – F. 070 653401
C. 338 2258309 – E-mail: [email protected]
Presidente eletto
Michele ROSSETTI
A. 070 304038 – U. 070 400240 – F. 070 4526207
C. 335 7276641 – E-mail: [email protected]
Vicepresidenti
Maria Luigia MURONI
A. 070 490848 – C. 347 8590788
E-mail: [email protected]
Michele PINTUS
A. 070 403277 – U. 070 403277 – F. 070 402131
C. 335 1255480 – E-mail: [email protected]
Segretario
Alessandro PALMIERI
A. 070 668556 – F. 070 668556 – C. 335 6547556
E-mail: [email protected]
Tesoriere
Salvatore FERRO
A. 070 488321 – U. 070 6094345 – F. 070 4520704
C. 347 0391241 – E-mail: [email protected]
Prefetto
Paolo CIANI
A. 070 371787 – U. 070 371913 – F. 070 371913
C. 328 9844811 – E-mail: [email protected]
Consiglieri
Carlo CARCASSI
A. 070 307897 – U. 070 6093172 – F. 070 6092936
C. 368 3076654 – E-mail: [email protected]
Cecilia ONNIS
A. 070 309015 – U. 070 666286 – C. 338 9535027
E-mail: [email protected]
Paolo PICCALUGA
A. 070 486662 – F. 070 486662 – C. 335 6210120
E-mail: [email protected]
La polio sparirà per sempre