Financial Times - Filtea
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Dipartimento Internazionale RASSEGNA STAMPA INTERNAZIONALE 23 - 27 marzo 2009 A cura di Maria Teresa Polico DIPARTIMENTO INTERNAZIONALE CGIL RASSEGNA STAMPA INTERNAZIONALE 23 - 27 marzo 2009 INDICE ARGOMENTO Unione europea TESTATA Germania I sindacati tedeschi trovano nuovi alleati nella crisi La coalizione tedesca litiga sull’Opel, forse inevitabilmente International Herald Tribune International Herald Tribune Irlanda L’ICTU rimanda lo sciopero nazionale Reé News Economia internazionale Non poi tanto libero commercio Financial Times Asia Gli incentivi alla vendita interna non sono una soluzione di lungo termine Financial Times Medio e Vicino Oriente Il leader del commercio: dobbiamo creare più posti di lavoro per i palestinesi The Jerusalem Post Stati Uniti La strada non presa The Economist 2 International Herald Tribune 25/03/09 I sindacati tedeschi trovano nuovi alleati nella crisi Reuters Di Kerstin Gehmlich Anna ha lavorato per il conglomerato tedesco Siemens AG per oltre 20 anni e non ha mai visto il bisogno di aderire a un sindacato, fino ad oggi. Dopo che la società l’ha spinta ad andare in pensione anticipata volontariamente, Anna si è iscritta all’IG Metall, il più grande sindacato tedesco, e non era la sola. A 40 anni è una degli oltre 2.000 lavoratori a Berlino che hanno aderito al sindacato metalmeccanico nell’ultimo anno, dando alla categoria locale l’aumento degli iscritti dalla riunificazione tedesca quasi 20 anni fa. “Vorrei avere qualcuno forte che mi sostiene in questi tempi”, ha affermato, rifiutando di dare il nome per preservare l’anonimato dato dal sindacato. “Accettare (pensionamento anticipato) significa che sarò una disoccupata a partire da maggio. Non voglio questo. Dove troverò un nuovo posto di lavoro in questa crisi?”. In Europa, i sindacati – la cui forza nella contrattazione collettiva è stata indebolita dalla disponibilità del lavoro poco costoso nei mercati emergenti – stanno riguadagnando influenza nella crisi, radunando grandi folle per invitare i governi a tutelare i lavoratori. Dalla Francia alla Grecia, dal Portogallo alla Gran Bretagna, i sindacati hanno organizzato raduni per protestare contro le politiche del governo, e chiedono più tutela dei posti di lavoro, o di aiutare i poveri. In Germania, poche proteste sindacali sono state dirette fino ad oggi contro il governo. La crisi ha invece spinto i politici e i datori di lavoro in un’inusuale alleanza con i gruppi lobbisti. Dopo anni di declino, i due più grandi sindacati tedeschi, IG Metall e il sindacato dei servizi Verdi hanno visto i loro iscritti tenere duro lo scorso anno rispettivamente a 2 milioni e 300 mila e 2 milioni e 200 mila. “I nuovi iscritti ci dicono di essere preoccupati per l’intera situazione economica”, ha affermato Klaus Abel della categoria di Berlino dell’IG Metall. “Molti vogliono affrontare questioni più vaste collegate alla crisi, ad esempio come regolare il capitalismo”. La sfida per i sindacati tedeschi nei prossimi anni futuri sarà far durare il recente aumento degli iscritti e tradurre i successi in risultati concreti nei negoziati sui salari – una missione difficile contro lo sfondo della crisi economica globale. ALLEATI IMPROBABILI L’influenza politica dei sindacati è stata sostenuta dal nuovo sostegno proveniente dai principali partiti e attraverso le alleanze con datori di lavoro precedentemente guardinghi verso il sindacato, che si stanno schierando con i gruppi lobbisti nel loro impegno condiviso di aiuto statale nella crisi. Nella casa produttrice dell’Opel, la direzione e i sindacati hanno unito le forze per chiedere al governo un aiuto per l’unità della General Motors in lotta. 3 La vedova miliardaria Maria-Elisabeth Schaeffler ha fatto un raduno unitamente ai sindacati nella sua casa di famiglia, chiedendo allo stato di aiutare il suo gruppo, che è pesantemente indebitato dopo aver acquistato il controllo di parti auto della Continental. Schaeffler, che da tempo ha respinto gli inviti a dare maggiore importanza al lavoratore nel gruppo che occupa 220.000 lavoratori, ha invertito il corso e ha concluso un accordo con l’IG Metall lo scorso mese. “Si tratta di una mossa tattica”, ha affermato Heiner Dribbusch, ricercatore senior presso l’Istituto di Economia e di Ricerca Sociale. “Le società come Schaeffler, che non erano particolarmente favorevoli ai sindacati prima della crisi, ora scoprono i benefici di un buon partenariato con i sindacati…Ma è ancora aperto se questo diventerà un orientamento”. Alcuni politici, ad eccezione forse del partito di opposizione a favore dell’impresa, FDP, sono anch’essi trascinati nella lite. “Tutti i partiti, ad eccezione dei Democratici Liberi stanno facendo uno sforzo per avvicinarsi ai sindacati”, afferma Dribbusch. Sei mesi prima delle elezioni generali, i politici della grande coalizione tedesca dei Social Democratici (SPD) e i conservatori del cancelliere Angela Merkel, sembravano aver già abbracciato alcune idee sindacali ed essersi avvicinati a loro. Lo sfidante del SPD della Merkel, il ministro degli esteri Frank-Walter Steinmeier, si è rivolto lo scorso mese ai lavoratori dell’Opel, chiarendo che era dalla loro parte. “Non siete stati voi a causare questa confusione”, ha affermato. “Avete preparato l’Opel per il futuro. Il personale e la direzione ha fatto questo. Voi avete provato che cosa possono ottenere sindacati forti e comitati aziendali forti”. Hagen Lesch dell’istituto economico ha affermato che i sindacati avevano tratto beneficio dalle recenti decisioni del governo: “L’opinione pubblica osserva che il governo si sta occupando delle richieste sindacali e questo rinforza la percezione della competenza dei sindacati”. RISCHI Ma la crisi non è senza rischi per i sindacati, come mostrano gli esempi dai vicini tedeschi. Con le società che iniziano a tagliare i posti di lavoro, il più grande sindacato spagnolo, le CC.OO, hanno affermato che alcuni iscritti hanno fermato il pagamento delle quote sindacali. In Francia e in Italia, le divisioni latenti tra i movimenti sindacali sulle strategie riguardo la crisi rischiano di aggravarsi. Con l’opposizione politica di centro sinistra divisa in Italia, la confederazione sindacale più grande e più militante, la CGIL, è diventata la principale attenzione dell’opposizione del paese al governo e ha accusato i sindacati moderati della CISL e della UIL di essere “filo-governativi”. In Francia, il piccolo sindacato radicale Sud ha raddoppiato il suo punteggio nelle elezioni dei tribunali del lavoro di dicembre, sostenendo il suo potenziale per spingere i sindacati più grandi a diventare più radicali. L’esperto sindacale Lesch ha affermato che la principale sfida dei sindacati tedeschi è stata fare che l’attuale ripresa del tesseramento continui. 4 “Per avere un impatto sostenuto sulla politica salariale, i sindacati hanno bisogno di maggiori iscritti. E’ importante per i sindacati raggiungere nuovi settori”, ha affermato, aggiungendo che i sindacati dovrebbero cercare di reclutare coloro più duramente colpiti dalla crisi – come i lavoratori a termine. (Ulteriori informazioni di Gavin Jopnesda Roma e Andrew Hay da Madrid; redazione di Louise Ireland e Sara Ledwith) Torna all’indice 5 International Herald Tribune 22/03/09 La coalizione tedesca litiga sull’Opel, forse inevitabilmente. Di Judy Dempsey Berlino. In una delle peggiori liti della coalizione fino ad oggi, i democratici cristiani del cancelliere Angela Merkel, si stanno scontrando con i loro partner social democratici riguardo il fatto se il governo debba farsi carico di un pacchetto azionario nella casa automobilistica in difficoltà, l’Opel, che dà lavoro a 25.000 persone in Germania. I funzionari delle due parti dicono che il contrasto riguardo al futuro della filiale europea della General Motors è diventato il gambetto d’apertura di una campagna elettorale federale, nella quale i candidati cercheranno di definire chi potrà meglio affrontare la crisi economica. Le elezioni dovranno avere luogo a settembre. L’Opel, situata a Russelcheim, vicino a Francoforte, rischia la bancarotta o persino la chiusura a causa di immensi problemi affrontati dalla General Motors negli Stati Uniti. La General Motors presenterà la prossima settimana piani di ristrutturazione all’amministrazione del presidente Obama, e si pensa che l’amministrazione decida quali misure prendere entro la fine di questo mese che riguarderanno a loro volta l’Opel. Ma gli analisti dicono che i partners della coalizione, invece di fare quadrato attorno al futuro dell’Opel, la stanno utilizzando per vantaggi elettorali. Le due parti ammettono che il mantenimento di qualsiasi unità interna a quella che è sempre stata una coalizione impacciata da quando si è formata alla fine del 2005, non è più possibile. Le differenze sono diventate così grandi, come mostra l’esempio dell’Opel, che entro la fine della scorsa settimana le due parti non sono riuscite neanche a mettersi d'accordo sull’agenda dell’ l’incontro settimanale. Il contrasto sull’Opel si è inasprito durante il fine settimana quando il ministro del lavoro Olaf Scholz, social democratico, ha affermato domenica che è responsabilità dello stato salvare l’Opel. L’Opel dà lavoro ad oltre 50.000 persone in Europa. “Non ho paura di un’azione dello stato nell’Opel”, ha affermato Scholz in un’intervista con il quotidiano a larga diffusione Bild am Sonntag. “Lasciare morire l’Opel sarebbe più che un errore. Sarebbe un imperdonabile fallimento del governo”. Ma Volker Kauder, leader parlamentare del blocco conservatore della Merkel, ha avvisato che il governo non è pronto a fare eccezioni alle società che affrontano seri problemi economici. “Ci dovrebbero essere le stesse regole per ogni società”, ha affermato Kauder a Leipziger Volkszeitung. “Non ci dovrebbero essere speciali condizioni per nessuno. Non c’è dubbio che lo stato vi entri direttamente”. Ma il governo ha minacciato di assumere il controllo della bancarotta della banca Hypo Real Estate, spiegando che il suo fallimento causerebbe ulteriori bancarotte nel settore finanziario. Kauder ha affermato che il governo sta ancora aspettando un “salvataggio convincente” della General Motors. “Senza nuovi investitori e senza un sostegno della sua stessa banca, l’Opel non può sperare in un aiuto”, ha aggiunto. 6 Karl-Theodor zu Guttemberg, ministro conservatore dell’economia, ha affermato che lo stato non sarebbe in grado di valutare l’assunzione del controllo dell’Opel perché è così intrecciata con la General Motors. In primo luogo, non esiste la garanzia che qualsiasi aiuto statale non finisca nelle sedi della General Motors a Detroit, ha affermato. Secondo, la General Motors aveva fissato i diritti di brevetto per le sue divisioni contro qualsiasi possibile piano di salvataggio da parte dell’amministrazione Barack, rendendo, secondo il ministro tedesco dell’economia, persino più difficile separare l’Opel dalla General Motors. Per svariate settimane, i social democratici hanno intensificato i loro tentativi di allontanarsi dal blocco della Merkel e di fissare la loro identità mentre si avvicinano le elezioni. I membri più anziani del partito, mentre cercano di sollecitare il sostegno dei sindacati riguardo alla posizione sull’Opel, hanno anche iniziato ad interrogarsi pubblicamente sulla dirigenza della Merkel e sulla sua gestione della crisi economica. Includonmo il ministro delle finanze Peer Steinbruck, che fino ad oggi si era astenuto dal criticare il cancelleire e aveva lavorato strettamente sulla crisi economica con lei; il ministro degli esteri Frank-Walter Steinmeier, che correrà contro la Merkel per il cancelliere; e Peter Struck, leader parlamentare dei social democratici. Tutti e tre hanno rilasciato interviste la scorsa settimana alle agenzie stampa nelle quali erano fortemente critici della Merkel. Nel frattempo, la dirigenza cristiano democratica, che è stata pubblicamente critica verso il cancelliere, si è stretta dietro di lei mentre i sociali democratici iniziano la loro campagna elettorale. Torna all’indice 7 Financial Times 24/03/09 Non poi tanto libero commercio Di Chris Cook Sono stati fatti paragoni tra gli aspetti dell’attuale crisi e gli errori della Grande Depressione nei recenti mesi. La politica fiscale ha confidato molto sul pensiero dell’economista John Maynard keynes e dell’industriale Andrew Mellon, mentre la politica monetaria è ricorsa alle analisi di Milton Friedman e Anna Jacobson Schwartz nel loro libro del 1963, A Monetary History of the United States. Ma coloro che sono apparsi i più grandi nel dibattito sull’economia mondiale sono Willis C. Hawley e il senatore Reed Smoot. Questi due legislatori americani erano gli sponsor del protezionismo al congresso – lo SmootHawley Tariff Act del 1930. Questa legge ha cercato di obbligare gli americani ad esaurire la debole capacità dell’economia nazionale aumentando il prezzo delle importazioni. Piuttosto prevedibile, ha aggravato la depressione americana e spinto il mondo in una spirale protezionista. Altri paesi hanno reagito erigendo barriere alle frontiere e il clima economico è peggiorato. I parallelismi con l’attuale rallentamento sono chiari: allora, come oggi, gli economisti erano ampiamente uniti a favore del libero commercio; allora, come oggi, l’umore popolare stava reagendo contro il libero mercato. Persino Alan Greenspan, l’ex presidente della Federal Reseve e sostenitore di una lieve regolamentazione, sta ora chiedendo una nazionalizzazione delle banche. Il ciclo dei negoziati di Doha si è bloccato. Le critiche relazioni bilaterali tra gli Stati Uniti e la Cina sono state danneggiate dalle critiche americane, soprattutto riguardo la manipolazione della valuta. Ci sono, inoltre, preoccupazioni riguardo sussidi nascosti e deboli protezioni del lavoro e ambientali. L’Unione europea ha utilizzato costantemente i suoi poteri “anti dumping” – le tasse imposte sulle importazioni sembrano essere ingiustamente basse – come lotta contro Washington e Pechino. Allo stesso tempo, la politica ha avuto occasionalmente un tono mercantilista. I pacchetti di inventivi fiscali hanno incontrato maggiore resistenza in Germania rispetto alle altre economie dei paesi avanzati perché il governo teme di essere rimbalzato nel salvataggio dei suoi partners commerciali. Le condizioni “Compra Americano” negli incentivi fiscali americani sono destinate a limitare l’ammontare della domanda che perderebbe all’estero. Nelle economie di mercato dei paesi emergenti, ci sono stati un mucchio di divieti all’esportazione di prodotti alimentari. Lo scorso anno, la Russia, il Kazakhistan, l’Indonesia, la Cambogia, il Brasile, l’India, la Cina l’Egitto, la Tanzania, il kenya e molti paesi dell’Africa sub sahariana hanno ristretto le esportazioni di prodotti alimentari. Grande parte delle tasse sanitarie ora dipendono per il 35% dal dazio sui semi di soia. Sebbene la rapida liberalizzazione dei recenti anni giungerà indubbiamente ad una fase di stallo, le brusche barriere alle frontiere non sono probabilmente le armi scelte dai moderni protezionisti. Nonostante le noiose minacce, esiste una leggera consapevolezza che questo sia un preludio ad un ciclo di seri aumenti delle tariffe. Sebbene molte economie dei paesi dei mercati emergenti abbiano dato spazio all’aumento di tariffe mentre stanno all’interno dei limiti fissati dall’Organizzazione Mondiale del Commercio, pochi lo vorranno, e l’innalzamento delle barriere occhio per occhio che ebbe luogo negli anni ’30 è improbabile che si ripeta. La maggior parte dei paesi emergenti sarà poco incline a disperdere le sue prospettive come stato membro dell’Unione europea in questo modo. 8 Le economie dell’Asia sudorientale confidano largamente sul fatto di far parte di lunghe e complesse catene logistiche. Lo stesso pezzo di tecnologia potrebbe passare in decine di paesi prima di raggiungere i consumatori. Nessun paese in questa catena desidera aumentare le tariffe, dal momento che l’aumento del prezzo delle importazioni aumenterebbe semplicemente il prezzo delle loro esportazioni e quindi minaccerebbe il loro reddito. Secondo Razze Sally e Fredrik Erixon del Centro europeo per la Politica Economica Internazionale, un centro di ricerca con sede a Bruxelles, gli anni ’70 rappresentano un precedente storico più appropriato che mostra i pericoli per il commercio derivanti dalla crisi. Dopo il crollo dell’oro e del petrolio, le tariffe doganali rimasero basse, ma aumentarono altri ostacoli per il libero commercio. La Francia notoriamente ha insistito sul fatto che i video cassette giapponesi siano entrate nel paese attraverso Poitiers – a 90 miglia dal più vicino porto. I sussidi erano profusi in lungo e largo mentre le industrie cercavano la protezione dalla concorrenza straniera. Gli interventi con effetti distorcenti sul commercio hanno prolungato la stagnazione. Sally e Erixon hanno sicuramente ragione. Invece, è impressionante come alcune società che hanno imparato come tirare l’acqua dal pozzo pubblico in quel periodo, siano, ancora una volta, in attesa del sostegno statale. La Chrysler e la Renault – veterani cacciatori di sussidi – sono ritornati all’aiuto pubblico. Gran parte del nuovo protezionismo di oggi sta emergendo come una risposta alla crisi finanziaria. Fingendo di aiutare le grandi imprese a far fronte i mercati creditizi, i governi nei paesi in via di sviluppo stanno sovvenzionando alcune società – in particolare nel settore auto. Le case automobilistiche avranno una capacità a livello mondiale sproporzionata e i posti di lavoro in qualche modo si perderanno. Ma, mentre la domanda crolla, i governi le stanno sostenendo per essere certi che qualunque sia il rafforzamento, questo avvenga altrove. Nicolas Sarkozy, presidente francese, è stato più sfrontato che mai. Ha apertamente suggerito che le case automobilistiche del paese avrebbero dovuto ridurre la loro forza lavoro nell’Europa orientale. Quando accettò un pacchetto di prestiti per la Renault e la Peugeot-Citroen, ricevette l’impegno da parte delle industrie che non ci sarebbero stati esuberi in Francia per due anni. Questo tipo di approccio è particolarmente doloroso per le economie dei paesi emergenti, che sono condannate a perdere nella corsa ai sussidi. Diversamente dalle economie occidentali. La maggior parte delle economie dei paesi emergenti può fare poco per sostenere le loro industrie. Il prestito è molto più difficile per i governi che hanno un classamento creditizio più debole – specialmente quando queste sono recentemente peggiorate ulteriormente. L’agenzia di classamento creditizio, Fitch, ha screditato la Bulgaria, l’Ungheria, il Kazakhstan e la Romania a novembre. Ma persino i più forti incontreranno delle difficoltà quando crescerà l’emissione di titoli delle più forti economie sviluppate: i titoli dei mercati emergenti potrebbero essere molto meno attraenti in paragone. Le necessità fiscali potrebbero scoraggiare le economie dei mercati emergenti dal perseguire schemi che prevedono sussidi sconsiderati. Un altro fronte in favore del protezionismo apertosi di recente che colpirà i mercati emergenti è la ristrutturazione delle banche mondiali. Ad ottobre, mentre i governi del mondo sviluppato contemplavano il crollo della Lehman Brothers, la banca per l’investimento, i politici si impegnavano a non permettere che le grandi istituzioni fossero inadempienti dei loro titoli. Questo significa, giustamente, assumere un certo controllo gestionale, per essere sicuri che non si possa abusare delle garanzie del governo e che si continui a fare prestiti nelle loro economie nazionali. 9 Di conseguenza, i ministri delle finanze stanno nervosamente assistendo a massicce perdite che dovranno arrestare, e dovranno avere del tempo per sostenere gli impegni d’oltremare delle banche. Si pensa che gli uomini d'affari rimpatrino il capitale, sotto la pressione dei loro azionisti statali. Per le economie dei paesi emergenti che hanno una vasta presenza di banche occidentali, questo provocherà dei problemi. I mercati dell’Europa orientale dovrebbero essere trattati relativamente bene perché sembra che ci sia una crescente comprensione tra i governi dell’Europa occidentale che un crollo del sistema bancario sulla soglia di casa loro colpirebbe l’intero continente. Ma è scarsa una preoccupazione simile riguardo al resto del mondo. La fuga di capitali – o la paura che possano fuggire – potrebbe condurre le economie dei paesi emergenti ad impostare, a reimpostare, o persino a rafforzare i controlli del capitale. Questo consentirebbe le politiche economiche nazionali a concentrarsi su un’attività economica senza doversi preoccupare del crollo della valuta. Le aree a rischio di crisi dei conti con l’estero dovrebbero adottarli. L’America del Sud è probabile che assisterà ad una limitazione alla fuga di capitali e Willem Buiter, professore di economia alla London School of Economics ed ex membro della Bank of England Monetary Policy Committee, ha previsto che “per lo meno alcune economie dei paesi emergenti dell’Europa centrale ed orientale e il Commonwealth di Stati Indipendenti imporranno i controlli del capitale per molto tempo”. I governi dei mercati dei paesi emergenti, in alcuni casi, potrebbero inasprire le regole sulla capitalizzazione delle istituzioni finanziarie locali. Ma i governi potrebbero persino utilizzare il timore della fuga di capitali per insistere su misure più pesanti – e autorizzare condizioni a favore di istituzioni straniere. Questo potrebbe iniziare nel settore finanziario, ma una volta radicato, si diffonderà sicuramente. Allo stesso tempo, la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo ha registrato un aumento di nuovi leggi che non sono favorevoli all’investimento diretto estero. Nel 1992, il 7.5% di nuove leggi importanti vietò l’investimento diretto estero. Il numero è aumentato a un quarto. Queste leggi tendono a concentrarsi sull’energia ma si stanno diffondendo anche ad altri settori. La Cina, ad esempio, sta utilizzando entrambi i tipi di tariffe per proteggere alcuni campioni del settore industriale, energetico e dei servizi. Alcuni mercati dei paesi emergenti, naturalmente, sono più a rischio di altri. L’Europa occidentale è più interessata all’Europa orientale di quanto non lo sia il mondo sviluppato verso i paesi emergenti dell’Asia. Alcune industrie sono meno rischiose di altre. Come regola, una stretta partecipazione nel sistema bancario o alimentare è pericoloso. Ma se i governi sono decisi a proteggere le loro industrie nazionali, troveranno una strada. L’Indonesia, ad esempio, ha imposto una normativa che dà la preferenza al cemento o alle acciaierie indonesiane a meno che non sia assegnato un prezzo con il 15% in più di un offerta proveniente da un offerente straniero. La spinta generale verso mercati aperti si è certamente fermata e questa crisi lascerà che le paure continuino. Ciononostante, una corsa generale alla protezione sembra ancora improbabile. Come dice Erixon: “Il nuovo protezionismo è meno preoccupante degli aumenti delle tariffe occhio per occhio degli anni ’30, ma danneggiano gravemente il commercio. I governi dovranno spendere dieci anni in negoziati sul commercio per liberarsi del protezionismo imposto durante la crisi”. Torna all’indice 10 Rté News 25/03/09 L’ICTU rimanda lo sciopero nazionale Il Consiglio esecutivo del Congresso Irlandese dei Sindacati ha annunciato che sta per rinviare la “giornata di azione” programmata per il prossimo lunedì. La notizia giunge mentre i dirigenti sindacali hanno deciso di ritornare ai negoziati con il governo sul pacchetto di misure per la ripresa dell’economia. Il segretario generale dell’ICTU, David Begg, ha affermato che i sindacati vogliono che il governo si impegni sui dieci punti del piano per la ripresa economica. Begg ha riferito a RTE’ News at One che la misura per le pensioni nel servizio pubblico non è stato il solo argomento trattato e che i sindacati vogliono discutere una serie di questioni che riguardano le tutele dei lavoratori, i mutui, il welfare sociale e una giusta riorganizzazione del sistema fiscale. I quattro sindacati degli insegnanti hanno votato per rimandare lo sciopero in seguito alla decisione dell’ICTU. INTO, ASTI,TUI e IFUT hanno tutti votato per rimandare lo sciopero programmato di una giornata. Il ministro degli Affari Esteri, Micheal Martin, ha accolto la decisione di revocare la “giornata di azione” e di riavviare i negoziati sul pacchetto di misure per la ripresa economica. Martin, parlando a Drivetime della RTE’ ha affermato che il governo è ansioso di sviluppare l’approccio societario collettivo verso quelle che ha definito le sfide più significative e più serie che il paese sta affrontando. L’azione di lunedì ha minacciato di creare seri disagi, in particolare al trasporto, alla sanità e ai servizi scolastici. Ma nei recenti anni, la campagna ha ricevuto un arresto significativo, quando gli iscritti di IMPACT, il sindacato più grande del settore pubblico, non riuscirono a raggiungere la maggioranza richiesta per sostenere l’azione. La scorsa notte, il 40 – 60% dell’Associazione dei Dipendenti Pubblici ha votato contro la partecipazione allo sciopero. L’invito ai negoziati di Taoiseach Brian Cowen è stato accolto da entrambi i sindacati e dall’organismo datoriale IBEC. I sindacati hanno continuamente criticato la strategia del governo per contrastare la crisi economica per aver colpito in modo sproporzionato la gente e i piccoli percettori di reddito. Taoiseach Brian Cowen ha affermato che I datori di lavoro e I sindacati hanno fatto la cosa giusta e che una giornata nazionale di azione avrebbe causato danni esterni. Torna all’indice 11 Financial Times 27/03/09 Gli incentivi al commercio interno non sono una soluzione di lungo termine Di Song Jung-a, John Reed e Bernard Simon Ieri, la Corea del Sud ha annunciato che gli incentivi fiscali incoraggeranno i consumatori a vendere le loro vecchie automobili – una misura che i governi nel mondo stanno valutando per stimolare i mercati moribondi dell’auto. Gli incentivi a vendere le vecchie automobili da rottamare hanno dato uno scossone alla domanda in Germania, dove l’immatricolazione delle automobili è aumentata lo scorso mese del 21.5%. Ma le critiche dicono che gli incentivi, sostenendo artificialmente la domanda, distorcono la concorrenza e preparano la strada al crollo futuro delle vendite. Negli Stati Uniti, il mercato auto più grande al mondo, gli sponsor della legge “in contanti-per-l’auto vecchia” stanno cercando di forgiare un consenso tra i diversi interessi prima di prendere la misura da votare al Congresso. Ieri, il governo della Corea del Sud ha detto che ha programmato la riduzione delle tasse sull’acquisto e sulla registrazione del 70% per i clienti che sostituiscono le automobili registrate prima del 2000. Gli incentivi fiscali si applicano a circa 5 milioni e mezzo di veicoli – un terzo circa del totale del paese – e entreranno in vigore tra maggio e dicembre. Il governo della Corea del Sud prevede anche di introdurre una liquidità finanziando le società ed espandendo il sostegno alla ricerca e all’aumento di nuovi automobili. La banca statale per lo sviluppo della Corea e altri investitori fisseranno un fondo di 1.000 miliardi di won (750 milioni di dollari) per incoraggiare un consolidamento dei produttori di parti auto. Le misure dicono che è la prima volta che Seul si è offerta di sostenere l’industria auto in difficoltà, che dà lavoro al 6.7% di forza lavoro della Corea del Sud e conta oltre il 10% delle esportazioni. La legge americana, introdotta la scorsa settimana da Betty Sutton, un rappresentante democratico dell’OHIO, presenterà da 3.000 a 5.000 dollari di incentivi per la vendita di auto ad alto consumo che hanno per lo meno otto anni contro una nuova automobile che consuma meno. Saranno presentati anche vouchers per il trasporto pubblico. La misura, nota come Legge di Assistenza al Consumatore per il Riciclo e il Risparmio, è sostenuta dalla General Motors, dalla Ford Motor e dalla Chrysler, e dal sindacato dei Lavoratori dell’Auto. I produttori esteri e i loro rivenditori nutrono dei timori, soprattutto perché gli incentivi si applicherebbero soltanto per l’acquisto di automobili costruire nel Nord America, incluso il Messico. Così, la popolare Prius della Toyota, che è assemblata in Giappone, non si qualificherà, anche se è tra le automobili a basso consumo sulla strada. 12 Un portavoce di Sutton ha affermato che gli sponsor della legge miravano a presentarla ai comitati per il trasporto, l’energia e il commercio della Camera dei rappresentanti entro le prossime settimane. In Europa, la Germania, la Francia, l’Italia, l’Austria, il Portogallo e la Spagna hanno tutti raschiato incentivi da diverse parti. Nel Regno Unito la Society of Motor and Traders sta spingendo il governo per introdurre 2.000 sterline per automobile. La Renault questo mese ha aumentato la produzione della Twingo e della Clio in risposta agli incentivi alla domanda racimolando bonus in Europa. In Germania, che questa settimana ha deciso di estendere il suo programma, gli autisti ricevono 2.500 euro se vendono automobili di nove o più anni. Alcuni produttori auto si sono uniti agli analisti dell’industria nel criticare gli incentivi. I produttori di auto tedesche, Daimler e BMW, sostengono che dalle misure hanno tratto beneficio i concorrenti come la Fiat, la Renault e l’Opel. Christian Streiff, direttore generale della Peugeot Citroen francese, questo mese ha descritto i bonus come uno “strumento pericoloso”, affermando di essere preoccupato dell’ “effetto contrario” una volta finite le vendite. Pete Kelly, esperto in previsioni economiche europee della JD Power and Associates, ha affermato: “provocano un aumento di attività, ma non appena gli incentivi sono tolti, i numeri tornano alla situazione precedente”. Torna all’indice 13 The Jerusalem Post 20/03/09 Il leader del commercio: dobbiamo creare più posti di lavoro per i palestinesi Di Brenda Gazzar La cosa più importante che Israele può fare per sviluppare l’economia palestinese è aiutare a creare posti di lavoro, ha affermato mercoledì il vice presidente della Camera di Commercio israeliana Folla di palestinesi che riceve aiuti alimentari al Centro di distribuzione delle Nazioni Unite nel campo profughi di Shati a Gaza City Netanyahu ha parl Arie Zeif, che ha tenuto una conferenza sulla questione ospitata dal Centro israelo-palestinese per la Ricerca e l’Informazione a Gerusalemme, ha affermato che il numero dei lavoratori palestinesi licenziati all’interno di Israele aumenterà e la Camera di Commercio prevede di proporre al primo ministro designato Benjamin Netanyahu che dovranno essere creati nuovi posti di lavoro e che dovranno essere attenuate le limitazioni agli spostamenti. Netanyahu ha parlato di un piano di pace economico che svilupperebbe l’economia palestinese in modo che un giorno sarà maturo per un accordo permanente con Israele. Netanyahu ha incontrato giovedì l’inviato del Quartetto, Tony Blair, per discutere di questo e di altri temi. “Se la gente lavorerà e avrà danaro, e se spenderà, il commercio migliorerà e l’intera economia funzionerà bene”, ha affermato Zeif. “Credo che aiuterà il processo di pace”, ha aggiunto. “Se ci sarà calma, se ci sarà occupazione e un modo per guadagnarsi da vivere, ci sarà un contesto migliore per dialogare. Sarà meno faticoso, e forse poi [sarà possibile] portare soluzione creative – ma questo è un passo politico, e abbiamo bisogno che il governo faccia questo”. Mentre ci sono stati periodi in cui oltre 100.000 lavoratori palestinesi provenienti dalla Cisgiordania e dalla Striscia di Gaza avevano permessi per lavorare all’interno di Israele, oggi ci sono circa 23.000 provenienti dalla Cisgiordania che hanno permessi per lavorare all’interno del paese e altri 23.000 ai quali è permesso lavorare negli insediamenti, ha affermato Zeif. “Se il numero di coloro che lavorano all’interno di Israele dovrà aumentare del 50% nel primo anno, ciò andrà molto bene”, ha affermato. 14 Inoltre, la camera proporrà anche di cambiare il costoso “sistema di trasporto con camion a catena” tra Israele e la Cisgiordania, in cui i prodotti sono trasferiti all’interno dei territori palestinesi su camion palestinesi e all’interno di Israele con camion israeliani. Forse una società di trasporto potrebbe essere utilizzata nei due territori per incoraggiare a ridurre le barriere tra le due parti, sebbene le questioni relative alla sicurezza dovrebbero essere affrontate. Anche con la creazione di zone industriali, Israele potrebbe incoraggiare a sveltire il trasferimento di merci nel porto di Ashdod e ad attenuare le restrizioni sugli uomini d’affari e su altre risorse umane. Molte proposte, però, saranno sottoposte a condizioni di sicurezza e alla situazione politica del momento. Il nuovo governo avrà a che fare non solo con l’economia israeliana, ma con l’economia della Cisgiordania, con l’economia della Striscia di Gaza controllata da Hamas, e con un nuovo sistema economico che dovrà essere sviluppato tra i due territori palestinesi. Zeif è membro del partito del Likud, ma ha sottolineato di aver parlato soltanto come rappresentante della Camera di Commercio. Torna all’indice 15 The Economist 19/03/09 La strada non presa Una volta gli americani si spostavano dove c’erano i posti di lavoro. Ma ora i proprietari di casa e le assicurazioni sanitarie congelano molti di loro sul posto. Neely Whites ha acquistato una vecchia casa rovinata nel New Orleans e l’ha ristrutturata. Sembrava veramente carina quando l’uragano Katrina la colpì. A seguito della tempesta, il quartiere dove ha vissuto è diventato persino più rozzo di prima. Stanco degli assassinii commessi sparando da un’auto in corsa, Whites si è spostato a Long Beach, nel Missisipi, e ha comprato una casa lì nel settembre del 2006. Non è stato il tempo migliore. Il mercato immobiliare è crollato subito. Dopo la fuga da una città che era letteralmente sotto acqua, Whites ora è bloccata in una casa che si definisce tale in senso figurativo. Gradirebbe avvicinarsi al suo nuovo lavoro come consulente finanziario, riducendo il pendolarismo giornaliero di un’ora a un qualcosa di meno faticoso. Ma non può vendere casa sua. Una casa identica alla sua è rimasta in vendita nel mercato per anni a 125.000 dollari e non ha trovato acquirenti. Il mutuo della signora Whites è superiore a 160.000 dollari. A peggiorare le cose, è il fatto che si trova nel mezzo di un divorzio. La mancata vendita della casa prolunga quel processo doloroso. La mobilità fa parte del sogno americano. Nel “The Grapes of Wrath”, quando la fattoria di Tom Joad nell’Oklaoma fu riacquistata, mise la sua famiglia in un camion scoppiettante e partì per la California. Le cose non andarono poi così bene per l’eroe John Steinbeck. Ma nel corso della storia, gli americani hanno affrontato le crisi economiche rialzandosi e spostandosi. La loro mobilità mina il mercato del lavoro americano flessibile e dinamico. Ora, la mobilità fa fronte a due minacce. Uno è il blocco degli alloggi. I prezzi delle case sono crollati del 27% dal loro picco nel 2006. Da dicembre dello scorso anno, un quinto di proprietari di case con mutui dovevano più del valore delle loro case. Queste persone probabilmente sono soltanto la metà di coloro che si spostano tra quelli che hanno casa, stima Joseph Gyouko e Fernado Ferreira della Wharton School of Business. Alcuni non possono affatto vendere le loro case. Altri potrebbero, ma non vogliono assumersi una grande perdita di un investimento che pensavano fosse sicuro come le case. In entrambi i casi, sono bloccati. Se un buon posto di lavoro arriva in un’altra città, non possono prenderlo. Questo effetto è in parte compensato dall’impatto della preclusione. Lo scorso mese soltanto 291.000 case hanno ricevuto un avviso di preclusione. I nuovi sfrattati non sono solo soltanto liberi, ma sono obbligati a spostarsi. Questo è un peccato, ma anche se si tratta di posti di lavoro che sono scarsi quasi ovunque, la mobilità perlomeno aumenta le possibilità di trovarne uno. Dieci anni fa, Andrew Oswald dell’università di Warwick in Gran Bretagna spiegò che l’uso eccessivo della proprietà della casa uccide il lavoro. Ha osservato che, in Europa, i paesi con un alto tasso di proprietà di case, come la Spagna, avevano tassi di disoccupazione più elevati di quelli in cui gli affitti erano più alti, come la Svizzera. Ha scoperto che questo effetto era più forte delle aliquote fiscali o del diritto del lavoro. 16 Se ci sono poche case in affitto, ha sostenuto, i giovani disoccupati che vivono con i genitori trovano difficile uscire e trovare lavoro. I lavoratori fissi si attaccano ai posti di lavoro verso i quali sono mal disposti, il che è inefficiente: fa lievitare i prezzi, riduce redditi e rende alcuni lavori antieconomici. Le aree con alte proprietà di case spesso hanno un forte ethos “non nel mio cortile”, con i residenti che si oppongono al nuovo sviluppo. I proprietari di casa si spostano più lontano degli affittuari, il che causa congestione e fa diventare il lavoro che richiede tempo più costoso per tutti. Oswald ha esortato i governi a smettere di finanziare la casa di proprietà. Pochi hanno ascoltato. L’America finanzia più del necessario. Gli occupanti proprietari di solito non pagano la tassa sui guadagni in conto capitale e possono detrarre gli interessi ipotecari dal loro reddito al netto delle imposte di legge. Fannie Mae e Freddie Mac, due aziende sostenute dal governo, hanno sprecato una fortuna nel promuovere la proprietà della casa tra coloro che hanno pochi crediti. L’altra minaccia alla mobilità è l’assicurazione sanitaria. Una società può acquistare l’assicurazione sanitaria per i propri dipendenti al lordo delle imposte; un individuo può acquistarla soltanto al netto delle imposte. Quindi, anche se un cospicuo aumento dei premi sta portando molte aziende ad abbandonare o a limitare la copertura, la maggior parte degli americani ottiene ancora la loro assicurazione sanitaria dai loro posti di lavoro. Questo rende difficile per chiunque con un figlio malato chiudere ed avviare una nuova impresa. Si rende, inoltre, più difficile passare ad altri posti di lavoro, nonostante una legge che aiuta i lavoratori a restare nei piani dell’azienda per 18 mesi dopo il loro congedo. Scott Adams dell’università del Wisconsin-Milwaukee ha scoperto che gli uomini sposati senza fonte alternativa di assicurazione avevano il 22% in meno di probabilità di passare ad altri posti di lavoro rispetto a quelli che, ad esempio, potevano avere la copertura dal datore di lavoro della loro moglie. L’assistenza sanitaria abbinata a un posto di lavoro può legare le persone a un posto di lavoro che odiano. Gerry Stover, che ora gestisce un gruppo di medici nella Virginia occidentale, ricorda il momento in cui la moglie era incinta e lui non poteva avere l’assicurazione sanitaria in una società privata. E’ diventato una guardia carceraria. Come dipendente pubblico, la sua famiglia era coperta dall’assistenza sanitaria. Ma il lavoro non è stato soddisfacente e non ha fatto buon uso dei suoi talenti. “Hai una radio e sei messo in una stanza con 70 criminali”. “Se ti mettono le mani al collo, premere il pulsante [panico]”, spiega. Alcune persone rimangono persino in matrimonio non riusciti perché hanno bisogno dell’assistenza sanitaria del loro coniuge. Come Alain Enthoven della Stanford University, ammette, questo dà un nuovo significato alla parole “matrimonio”. La recessione sembra aver rallentato la migrazione interna. Solo l’11,9% degli americani ha cambiato casa tra il 2007 e il 2008 – il ritmo più lento dagli anni ’40. Ma nessuno è stato immobilizzato. Il servizio postale incoraggia i dipendenti a spostarsi acquistando le loro case e vendendole in perdita. Un dirigente delle poste della Caroline del Sud ha recentemente venduto al suo datore di lavoro per 1 milione e 200 mila dollari. “Non c’è da meravigliarsi se i francobolli costano così tanto”, si lamenta un blogger. Torna all’indice 17