La vita è bella - Istituto Pangea
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La vita è bella - Istituto Pangea
12 La foresta sotto casa on è necessario pensare alla foresta Amazzonica per parlare di perdita di biodiversità! Basta prendere in considerazione un ambiente assai più vicino ed accessibile, ad esempio il piccolo giardino che, spesso, circonda la propria scuola. Le scelte che si fanno nell’organizzare un qualsiasi spazio verde rappresentano, infatti, quasi obbligatoriamente, altrettanti attentati alla sua biodiversità. Invece di cercare (spesso invano!) di ottenere un impec- N cabile prato all’inglese, seminando una sola specie erbacea che dovrà essere tenuta, poi, sotto stretto controllo chimico rispetto a formiche, talpe e insetti parassiti, si potrebbe provare a lasciare che il prato conservi, almeno in parte, la sua complessità e ricchezza di vita. Privato solo parzialmente delle erbe più infestanti e regolarmente irrigato e tagliato, un prato “spontaneo”, completo di fiorellini altrettanto spontanei, può presentare un aspetto davvero piacevole. Per non parlare, poi, delle recinzioni! Anche quando si scartano le alternative “inanimate”, come le reti o i tramezzi metallici, si finisce di solito con lo scegliere una siepe di tipo monocolturale: tutto alloro, o bosso, o pungitopo, o evonimo. Una siepe mista, dove trovino posto anche piante rustiche come il biancospino, il prugnolo, la rosa canina riuscirà, invece, grazie alla varietà dei suoi componenti vegetali, a proteggersi meglio dai parassiti specializzati; nei casi più fortunati, può innescarsi anche una lotta biologica, che vede coccinelle e sirfidi nel ruolo di agguerriti predatori rispetto ad afidi, acari e ragnetti rossi (vedi il quaderno “Studenti in erba” e il manuale “A lezione in un’aula verde”). Estinzione è per sempre Gli studiosi calcolano che ogni anno si estinguono dalle 35.000 alle 100.000 specie; questo vuol dire che ogni ora, secondo le previsioni più prudenti, scompaiono per sempre 4 specie. Molte si estinguono senza essere mai state conosciute e descritte e, in genere, si tratta di microrganismi, funghi, insetti, specie erbacee (a volte contenenti principi essenziali per il progredire della farmacologia, dell’agricoltura, dell’industria). La stessa sorte, tuttavia, può capitare anche ad alberi, an- fibi, rettili, uccelli e mammiferi. Ricordiamo, infine, che grandi o piccoli, teneri o bruttini, utili o no, gli individui di ogni specie hanno il diritto a continuare ad esistere, indipendentemente dalla propria bellezza, o dai vantaggi che l’uomo ne può trarre. Ricercare con i ragazzi La siepe delle sorprese Chi coinvolgere: bambini della scuola dell’infanzia Obiettivi: • entrare in contatto sensoriale con le forme e i colori della natura; • valorizzare il “gioco” e la “manipolazione” come forme di apprendimento; • cominciare ad osservare alcune delle caratteristiche e delle abitudini degli animali (ad esempio la “casa” e le “compagnie” che preferiscono ecc.). Proposte: • una siepe fiorita, visitata da coloratissime farfalle e animata da ronzii di insetti e voci di uccelli, è certa- mente per un bambino (e non solo!) una buona occasione per apprezzare, attraverso la vista, l’olfatto, l’udito, la varietà e la quantità di forme di vita che la natura offre e per imparare a dare un nome ai “nuovi” animali e alla “nuove” piante; • perché non provare inoltre, a manipolare gli “oggetti naturali” per imitare le forme viventi? Si può ricostruire, in aula, un bruco dal corpo snodato e riprodurre una farfalla o un uccellino con le foglie cadute e incollate fra loro con un po’ di fantasia (vedi “Bruchi snodati” e “Disegnare con le foglie” del Quaderno “Giocare con la natura”); • anche un album, o un libro con tante figure da colorare può coinvolgere e interessare. Utilizzando il Quaderno “Giocare con la natura”, si possono invitare i bambini a servirsi di tante matite colorate e (con l’assistenza di un adulto) di un paio di forbici, per aiutare ogni animale a ritrovare la sua casa, oppure ad identificare, magari colorandolo in modo diverso dagli altri, un animale che è proprio fuori del suo ambiente naturale (un leone fra cinghiali e lepri, ad esempio, o una lucertola in fondo al mare). Chi coinvolgere: studenti delle scuole elementari, medie inferiori e superiori (a diversi livelli di approfondimento) Obiettivi: • dare concretezza al concetto di biodiversità attraverso osservazioni ed esperienze sulla realtà vicina; • ribadire l’importanza biologica della diversità, rispetto alla semplificazione e all’uniformità; • acquisire consapevolezza dell’importanza delle scelte colturali storicizzate nella definizione dei paesaggi “tradizionali”. Proposte: • dopo un’attenta osserva- zione, provate a contare e ad annotare quanti tipi di piante sono presenti: nella siepe che circonda un campo coltivato, nella siepe di un parco pubblico, nella bordura spontanea che orla una strada di campagna, e confrontate i dati fra loro (N. B. questo tipo di esercizio è particolarmente adatto per gli alunni delle scuole elementari poiché non è necessario conoscere il nome delle varie piante); • organizzate un “safari” fotografico su una siepe spontanea; • commentate il senso dell’affermazione del W.W.F., che definisce l’insieme delle siepi che circondano i campi coltivati come “il bosco più lungo d’Italia”; • l’uso delle piante come recinzione agricola risale, in molti casi, alla pratica romana della centuriazione; ricercate ed elencate i tipi di piante più usate per delimitare i campi nel vostro territorio e, successivamente, in altre regioni d’Italia (in Toscana e in Umbria sono i cipressi, nel Lazio...); • riflettete sull’importanza di questa scelta nella creazione di un paesaggio caratteristico e ricercatene le eventuali tracce anche in quadri famosi. 13 14 Scusi, Lei è favorevole o contrario? on è facile orientarsi nel labirinto delle informazioni, spesso contrastanti, a proposito delle biotecnologie vegetali o degli o.g.m. (organismi geneticamente modificati). Ci limiteremo, dunque ad esporre alcuni degli argomenti“pro”e“contro”che tengono studiosi e consumatori in bilico fra l’accettazione e il rifiuto di queste nuove tecnologie. Una premessa è necessaria: l’agricoltura è al centro di una situazione problematica che vede, da un lato, la necessità di incrementare la produzione di cibo per una popolazione mondiale in aumento, e, dall’altro, l’esigenza, altrettanto urgente, di utilizzare una tecnologia ecocompatibile che non superi la capacità di carico della biosfera e non saturi il suolo e l’acqua con i composti chimici utilizzati dall’agricoltura intensiva. Il dilemma non è certamente di facile soluzione. Anche l’agricoltura cosiddetta biologica che, ponendosi come alternativa all’agricoltura tradizionale, si serve di tecnologie più “dolci”, e riesce così a limitare il problema dell’inquinamento, non è in grado di soddisfare, da sola, le richieste alimentari in continuo aumento, né di offrire soluzioni a problemi di altro tipo, in particolare la riduzione di biodiversità. Le piante geneticamente modificate, invece, possono sembrare, sotto certi aspetti, assai promettenti: l’introduzione, nel loro corredo genetico, di uno o più geni estranei, accuratamente scelti, può portare a risultati molto interessanti quali il miglioramento delle caratteristiche nutrizionali, una notevole capacità di adattamento alla crescita in suoli aridi o poco fertili, oppure l’inattaccabilità rispetto ad erbe infestanti e parassiti. Perché, dunque, gli o.g.m. incontrano una così diffusa ostilità? Le critiche e le perplessità riguardano soprattutto tre aspetti: il possibile insorgere di allergie alimentari, una supposta resistenza indotta agli antibiotici, la possibilità che il polline delle piante modificate vada a fecondare le N piante “normali” e che, quindi, le coltivazioni sperimentali, possano, in un certo senso, sfuggire al controllo. Tutte e tre le critiche hanno fondamento reale. Inoltre, le tesi della difesa che si basano sostanzialmente sul rigore dei controlli scientifici, hanno scarsa presa sulla diffidenza dei consumatori, soprattutto perché sono già stati molto pubblicizzati alcuni casi di “fuga” dai controlli. I sostenitori dei pregi degli o.g.m., propongono infine, un argomento di natura “storica”, affermando che le altre tecniche ampiamente usate in agricoltura negli ultimi decenni e commercialmente accettate, hanno già, di fatto, omogeneizzato e massificato la maggior parte delle piante alimentari. L’introduzione di alcuni geni molto selezionati si limiterebbe, quindi, a rendere quelle stesse piante più “robuste” e meglio difese dalle aggressioni di infestanti e parassiti (il che favorirebbe, fra l’altro, un abbassamento nell’uso dei fitofarmaci). Le resistenze dei consumatori (basate non tanto su considerazioni scientifiche quanto su un’istintiva diffidenza per fragole inattaccabili dal freddo e pomodori che non marciscono mai) rimangono, tuttavia, molto forti. Tutti noi chiediamo soprattutto di sapere con assoluta chiarezza, nell’acquistare un prodotto, se ci troviamo in presenza di un o.g.m., in modo da poter effettuare una scelta consapevole, rispettosa sia dei nostri gusti sia delle esigenze della biodiversità e dell’ambiente. A questo proposito, l’associazione ambientalista Greenpeace ha stilato una lista di prodotti, tutti indicati con il loro nome commerciale, divisi in tre grandi gruppi contrassegnati con i colori di un semaforo: verde per i prodotti per i quali le aziende hanno assicurato di non utilizzare o.g.m., arancione per quelli che hanno espresso l’intenzione di intraprendere una produzione senza o.g.m., rosso, invece, per le aziende che non hanno garantito l’esclusione di mangimi senza o.g.m. dal ciclo di produzione. 15 f “Infettando” cellule vegetali con l’Agribacterium modificato, il gene estraneo viene inserito in uno o più cromosomi a Agrobacterium b DNA circolare detto plasmide c Gene estraneo g Cromosoma con gene estraneo d Plasmide in cui è stato inserito il gene estraneo al posto di un tratto di DNA originale h Le cellule contenenti il gene estraneo possono essere coltivate in vitro e dare origine a piante modificate geneticamente e Cellula vegetale c a b d f e g h Oggi si può introdurre un gene portatore di un carattere utile (che codifica resistenza al freddo, o a una specifica malattia, o altro), in qualsiasi pianta. Il protagonista è un batterio (Agrobacterium) che in natura infetta le piante trasferendo parte del proprio patrimonio genetico ai crosmosomi del vegetale ospite, impedendo la rigenerazione dei tessuti. In laboratorio è possibile inserire il gene desiderato nel suo cromosoma circolare (plasmide), con un’operazione di “taglia e cuci” governata da appositi enzimi. Il batterio così modificato verrà poi introdotto nelle cellule vegetali ospiti, dando origine a piante modificate geneticamente, portatrici del nuovo carattere. 16 Ricercare con i ragazzi Nel cuore degli alimenti Chi coinvolgere 1: studenti delle scuole elementari, medie inferiori Obiettivi: • comprendere le modificazioni che l’evoluzione delle tecniche agrarie ha imposto alla complessità e alla biodiversità degli ecosistemi naturali; • valutare l’importanza di un corretto rapporto agricoltura - ambiente in coerente continuità con il territorio di appartenenza; • saper raccogliere informazioni e schedare articoli su argomenti scientifici di attualità (in particolare, sull’uso degli o.g.m. in agricol- tura e in campo alimentare). Proposte: • effettuate un’indagine sul progressivo cambiamento delle tecniche agricole che si sono avvicendate nel territorio o nella regione in cui vivete (maggior uso di macchinari, sostituzione delle coltivazioni multiple con monocolture specializzate, diminuzione degli spazi dedicati agli orti) mettendo sempre in primo piano l’aspetto della riduzione della biodiversità. Programmate, se possibile, anche la visita ad un’azienda agricola; per l’indagine potranno essere utili Chi coinvolgere 2: studenti del biennio delle scuole superiori. Obiettivi: • comprendere le semplificazioni che le pratiche agrarie impongono alla complessità di un ecosistema naturale; • conoscere le nozioni scientifiche fondamentali necessarie per comprendere la tecnica di creazione degli o.g.m.; • saper raccogliere e valutare criticamente le informazioni fornite dai mezzi di comunicazione su argomenti scientifici di attualità quali la creazione di piante geneticamente modificate. Proposte: • analizzate gli effetti provocati, nel tempo, dall’impatto dell’agricoltura sull’ambiente (distruzione delle foreste e degli spazi naturali, modificazione degli equilibri, semplificazione delle reti trofiche) ponendo sempre particolare attenzione all’aspetto della riduzione della biodiversità; • ricercate, su fonti accreditate (testi scientifici o riviste come “Le Scienze”, “Sapere” e altro) le nozioni necessarie per capire la tecnica del DNA ricombinante, che è alla base della creazione degli o.g.m.; • raccogliete dati e notizie sui settori di utilizzazione degli o.g.m (silvicoltura, medicina, ecc.), con particolare attenzione al campo dell’agricoltura e dell’utilizzazione di piante geneticamente modificate a scopo alimentare. È importante registrare sempre sia i pareri favorevoli degli esperti, sia quelli contrari, per avere un’informazione abbastanza ampia da permettere di esprimere un’opinione personale ragionevolmente motivata. (oltre ai materiali scritti) anche altri elementi ricavati ad esempio, da interviste agli anziani, o dall’esame dei cibi tradizionali che accompagnano le feste folcloristiche locali; • raccogliete notizie e dati (tratti da articoli, interviste, testimonianze televisive ecc.) sui casi più noti e spesso più stravaganti, di creazione di o.g.m. per scopi alimentari, registrando sempre le opinioni favorevoli e quelle contrarie. Provate, con la dovuta prudenza, ad esprimere un’opinione personale sull’argomento. Quanto vale la biodiversità? l sistema complessivo delle risorse biologiche del nostro pianeta, secondo l’autorevole parere dell’U.I.C.N. (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) ha un grande valore, anzi, un’intera gamma di valori: quelli diretti riguardano l’aspetto produttivo e commerciale delle materie prime che determinano la ricchezza delle popolazioni, mentre quelli indiretti si riferiscono ad usi non distruttivi, quali la fruizione estetica o la ricerca scientifica. Esiste, infine, un valore cosiddetto strategico delle risorse biologiche, ossia la possibilità di utilizzare, in futuro, piante o animali di cui al momento attuale, non si conoscono ancora le potenzialità: un esempio notissimo è quello della Pervinca rosa della foresta pluviale del Madagascar che, a rischio di estinzione per la distruzione del suo habitat, ha invece fornito all’umanità efficaci farmaci antitumorali. I Non dimentichiamo, infine, che la biodiversità ha un valore “in sé”, quello etico, che implica la tolleranza verso ogni forma di vita e impone la salvaguardia di quelle differenze fra specie e fra individui che costituiscono la base culturale indispensabile anche per il rispetto della diversità fra gli esseri umani. Pervinca rosa del Madagascar (Catharanthus roseus) 17 18 Bibliografia Per essere informati AA.VV. Dossier Dire - Nel labirinto della biodiversità Supplemento al numero 291 del 16/12/1997 di Dire AA.VV. L’atlante di Gaia Zanichelli, 1996 AA.VV. Biodiversità e protezione della natura Ministero dell’Ambiente Servizio Conservazione della Natura 1993 AA.VV. Linee strategiche e programma preliminare per l’attuazione della convenzione sulla biodiversità in Italia Ministero dell’Ambiente Servizio Conservazione della Natura 1995 FERRARI C. Biodiversità dall’analisi alla gestione Zanichelli, 2001 ISTITUTO PANGEA (a cura di) Appunti sulla biodiversità 1999 NESI SIRGIOVANNI S. 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