La vita è bella - Istituto Pangea

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La vita è bella - Istituto Pangea
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La foresta sotto casa
on è necessario pensare alla foresta Amazzonica per parlare di perdita di biodiversità! Basta
prendere in considerazione
un ambiente assai più vicino
ed accessibile, ad esempio il
piccolo giardino che, spesso,
circonda la propria scuola.
Le scelte che si fanno nell’organizzare un qualsiasi spazio
verde rappresentano, infatti,
quasi obbligatoriamente, altrettanti attentati alla sua biodiversità. Invece di
cercare (spesso invano!) di ottenere un
impec-
N
cabile prato all’inglese, seminando una sola specie erbacea che dovrà essere tenuta,
poi, sotto stretto controllo chimico rispetto a formiche, talpe e insetti parassiti, si potrebbe provare a lasciare che
il prato conservi, almeno in
parte, la sua complessità e ricchezza di vita.
Privato solo parzialmente delle erbe più infestanti e regolarmente irrigato e tagliato,
un prato “spontaneo”, completo di fiorellini altrettanto
spontanei, può presentare un
aspetto davvero piacevole.
Per non parlare, poi, delle recinzioni!
Anche quando si scartano le
alternative “inanimate”, come
le reti o i tramezzi metallici, si
finisce di solito con lo scegliere
una
siepe
di tipo monocolturale: tutto alloro, o bosso, o pungitopo, o
evonimo. Una siepe mista, dove trovino posto anche piante
rustiche come il biancospino,
il prugnolo, la rosa canina riuscirà, invece, grazie alla varietà dei suoi componenti vegetali, a proteggersi meglio dai
parassiti specializzati; nei casi
più fortunati, può innescarsi
anche una lotta biologica, che
vede coccinelle e sirfidi nel
ruolo di agguerriti predatori
rispetto ad afidi, acari e ragnetti rossi (vedi il quaderno
“Studenti in erba” e il manuale
“A lezione in un’aula verde”).
Estinzione è per sempre
Gli studiosi calcolano che
ogni anno si estinguono dalle 35.000 alle 100.000 specie;
questo vuol dire che ogni
ora, secondo le previsioni
più prudenti, scompaiono
per sempre 4 specie.
Molte si estinguono senza
essere mai state conosciute
e descritte e, in genere, si
tratta di microrganismi, funghi, insetti, specie erbacee (a
volte contenenti principi essenziali per il progredire della farmacologia, dell’agricoltura, dell’industria).
La stessa sorte, tuttavia, può
capitare anche ad alberi, an-
fibi, rettili, uccelli e mammiferi. Ricordiamo, infine, che
grandi o piccoli, teneri o bruttini, utili o no, gli individui di
ogni specie hanno il diritto a
continuare ad esistere, indipendentemente dalla propria
bellezza, o dai vantaggi che
l’uomo ne può trarre.
Ricercare con i ragazzi
La siepe delle sorprese
Chi coinvolgere:
bambini della scuola dell’infanzia
Obiettivi:
• entrare in contatto
sensoriale con le forme e
i colori della natura;
• valorizzare il “gioco” e la
“manipolazione” come forme di apprendimento;
• cominciare ad osservare
alcune delle caratteristiche
e delle abitudini degli
animali (ad esempio la
“casa” e le “compagnie”
che preferiscono ecc.).
Proposte:
• una siepe fiorita, visitata
da coloratissime farfalle e
animata da ronzii di insetti
e voci di uccelli, è certa-
mente per un bambino (e
non solo!) una buona occasione per apprezzare, attraverso la vista, l’olfatto, l’udito, la varietà e la quantità di
forme di vita che la natura
offre e per imparare a dare
un nome ai “nuovi” animali
e alla “nuove” piante;
• perché non provare
inoltre, a manipolare gli
“oggetti naturali” per
imitare le forme viventi?
Si può ricostruire, in aula,
un bruco dal corpo snodato
e riprodurre una farfalla o
un uccellino con le foglie
cadute e incollate fra loro
con un po’ di fantasia
(vedi “Bruchi snodati” e
“Disegnare con le foglie”
del Quaderno “Giocare con
la natura”);
• anche un album, o un
libro con tante figure da
colorare può coinvolgere e
interessare. Utilizzando il
Quaderno “Giocare con la
natura”, si possono invitare
i bambini a servirsi di tante
matite colorate e (con l’assistenza di un adulto) di un
paio di forbici, per aiutare
ogni animale a ritrovare la
sua casa, oppure ad identificare, magari colorandolo
in modo diverso dagli altri,
un animale che è proprio
fuori del suo ambiente naturale (un leone fra cinghiali e lepri, ad esempio, o una
lucertola in fondo al mare).
Chi coinvolgere:
studenti delle scuole elementari, medie inferiori e
superiori (a diversi livelli
di approfondimento)
Obiettivi:
• dare concretezza al concetto di biodiversità attraverso osservazioni ed esperienze sulla realtà vicina;
• ribadire l’importanza
biologica della diversità,
rispetto alla semplificazione
e all’uniformità;
• acquisire consapevolezza dell’importanza delle
scelte colturali storicizzate
nella definizione dei paesaggi “tradizionali”.
Proposte:
• dopo un’attenta osserva-
zione, provate a contare e
ad annotare quanti tipi di
piante sono presenti: nella
siepe che circonda un campo coltivato, nella siepe di
un parco pubblico, nella
bordura spontanea che orla
una strada di campagna, e
confrontate i dati fra loro
(N. B. questo tipo di esercizio è particolarmente adatto per gli alunni delle scuole elementari poiché non
è necessario conoscere il
nome delle varie piante);
• organizzate un “safari”
fotografico su una siepe
spontanea;
• commentate il senso dell’affermazione del W.W.F.,
che definisce l’insieme
delle siepi che circondano
i campi coltivati come “il
bosco più lungo d’Italia”;
• l’uso delle piante come
recinzione agricola risale,
in molti casi, alla pratica
romana della centuriazione; ricercate ed elencate
i tipi di piante più usate
per delimitare i campi nel
vostro territorio e, successivamente, in altre regioni
d’Italia (in Toscana e in
Umbria sono i cipressi,
nel Lazio...);
• riflettete sull’importanza
di questa scelta nella
creazione di un paesaggio
caratteristico e ricercatene
le eventuali tracce anche
in quadri famosi.
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Scusi, Lei è favorevole o contrario?
on è facile orientarsi nel labirinto delle
informazioni, spesso contrastanti, a proposito delle biotecnologie vegetali o degli o.g.m. (organismi geneticamente modificati). Ci limiteremo, dunque ad esporre alcuni
degli argomenti“pro”e“contro”che tengono
studiosi e consumatori in bilico fra l’accettazione e il rifiuto di queste nuove tecnologie.
Una premessa è necessaria: l’agricoltura è al
centro di una situazione problematica che
vede, da un lato, la necessità di incrementare
la produzione di cibo per una popolazione mondiale in aumento, e, dall’altro, l’esigenza, altrettanto urgente, di utilizzare una tecnologia
ecocompatibile che non superi la capacità di
carico della biosfera e non saturi il suolo e l’acqua con i composti chimici utilizzati dall’agricoltura intensiva.
Il dilemma non è certamente di facile soluzione. Anche l’agricoltura cosiddetta biologica
che, ponendosi come alternativa all’agricoltura tradizionale, si serve di tecnologie più “dolci”, e riesce così a limitare il problema dell’inquinamento, non è in grado di soddisfare, da
sola, le richieste alimentari in continuo aumento, né di offrire soluzioni a problemi di altro tipo, in particolare la riduzione di biodiversità. Le piante geneticamente modificate,
invece, possono sembrare, sotto certi aspetti,
assai promettenti: l’introduzione, nel loro corredo genetico, di uno o più geni estranei, accuratamente scelti, può portare a risultati molto interessanti quali il miglioramento delle
caratteristiche nutrizionali, una notevole capacità di adattamento alla crescita in suoli aridi o poco fertili, oppure l’inattaccabilità rispetto
ad erbe infestanti e parassiti.
Perché, dunque, gli o.g.m. incontrano una
così diffusa ostilità?
Le critiche e le perplessità riguardano soprattutto tre aspetti: il possibile insorgere di allergie alimentari, una supposta resistenza indotta agli antibiotici, la possibilità che il polline
delle piante modificate vada a fecondare le
N
piante “normali” e che, quindi, le coltivazioni
sperimentali, possano, in un certo senso, sfuggire al controllo. Tutte e tre le critiche hanno
fondamento reale. Inoltre, le tesi della difesa
che si basano sostanzialmente sul rigore dei
controlli scientifici, hanno scarsa presa sulla
diffidenza dei consumatori, soprattutto perché
sono già stati molto pubblicizzati alcuni casi
di “fuga” dai controlli.
I sostenitori dei pregi degli o.g.m., propongono infine, un argomento di natura “storica”,
affermando che le altre tecniche ampiamente
usate in agricoltura negli ultimi decenni e commercialmente accettate, hanno già, di fatto,
omogeneizzato e massificato la maggior parte delle piante alimentari. L’introduzione di alcuni geni molto selezionati si limiterebbe, quindi, a rendere quelle stesse piante più “robuste”
e meglio difese dalle aggressioni di infestanti e parassiti (il che favorirebbe, fra l’altro, un
abbassamento nell’uso dei fitofarmaci).
Le resistenze dei consumatori (basate non tanto su considerazioni scientifiche quanto su
un’istintiva diffidenza per fragole inattaccabili dal freddo e pomodori che non marciscono
mai) rimangono, tuttavia, molto forti.
Tutti noi chiediamo soprattutto di sapere con
assoluta chiarezza, nell’acquistare un prodotto, se ci troviamo in presenza di un o.g.m.,
in modo da poter effettuare una scelta consapevole, rispettosa sia dei nostri gusti sia
delle esigenze della biodiversità e dell’ambiente. A questo proposito, l’associazione ambientalista Greenpeace ha stilato una lista di
prodotti, tutti indicati con il loro nome commerciale, divisi in tre grandi gruppi contrassegnati con i colori di un semaforo: verde per
i prodotti per i quali le aziende hanno assicurato di non utilizzare o.g.m., arancione per quelli che hanno espresso l’intenzione di intraprendere una produzione senza o.g.m., rosso,
invece, per le aziende che non hanno garantito l’esclusione di mangimi senza o.g.m. dal ciclo di produzione.
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f “Infettando” cellule vegetali
con l’Agribacterium modificato,
il gene estraneo viene inserito
in uno o più cromosomi
a Agrobacterium
b DNA circolare detto plasmide
c Gene estraneo
g Cromosoma con gene estraneo
d Plasmide in cui è stato inserito
il gene estraneo al posto di
un tratto di DNA originale
h Le cellule contenenti il gene
estraneo possono essere coltivate
in vitro e dare origine a piante
modificate geneticamente
e Cellula vegetale
c
a
b
d
f
e
g
h
Oggi si può introdurre un gene portatore
di un carattere utile (che codifica
resistenza al freddo, o a una specifica
malattia, o altro), in qualsiasi pianta.
Il protagonista è un batterio
(Agrobacterium) che in natura infetta
le piante trasferendo parte del proprio
patrimonio genetico ai crosmosomi
del vegetale ospite, impedendo la
rigenerazione dei tessuti. In laboratorio
è possibile inserire il gene desiderato
nel suo cromosoma circolare (plasmide),
con un’operazione di “taglia e cuci”
governata da appositi enzimi. Il batterio
così modificato verrà poi introdotto nelle
cellule vegetali ospiti, dando origine a
piante modificate geneticamente,
portatrici del nuovo carattere.
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Ricercare con i ragazzi
Nel cuore degli alimenti
Chi coinvolgere 1:
studenti delle scuole
elementari, medie inferiori
Obiettivi:
• comprendere le modificazioni che l’evoluzione
delle tecniche agrarie ha
imposto alla complessità
e alla biodiversità degli
ecosistemi naturali;
• valutare l’importanza
di un corretto rapporto
agricoltura - ambiente in
coerente continuità con il
territorio di appartenenza;
• saper raccogliere informazioni e schedare articoli
su argomenti scientifici di
attualità (in particolare, sull’uso degli o.g.m. in agricol-
tura e in campo alimentare).
Proposte:
• effettuate un’indagine
sul progressivo cambiamento delle tecniche agricole
che si sono avvicendate nel
territorio o nella regione in
cui vivete (maggior uso di
macchinari, sostituzione
delle coltivazioni multiple
con monocolture specializzate, diminuzione degli
spazi dedicati agli orti)
mettendo sempre in primo
piano l’aspetto della riduzione della biodiversità.
Programmate, se possibile,
anche la visita ad un’azienda agricola; per l’indagine
potranno essere utili
Chi coinvolgere 2:
studenti del biennio delle
scuole superiori.
Obiettivi:
• comprendere le semplificazioni che le pratiche
agrarie impongono alla
complessità di un ecosistema naturale;
• conoscere le nozioni
scientifiche fondamentali
necessarie per comprendere la tecnica di creazione
degli o.g.m.;
• saper raccogliere e valutare criticamente le informazioni fornite dai mezzi
di comunicazione su argomenti scientifici di attualità
quali la creazione di piante
geneticamente modificate.
Proposte:
• analizzate gli effetti
provocati, nel tempo, dall’impatto dell’agricoltura
sull’ambiente (distruzione
delle foreste e degli spazi
naturali, modificazione degli equilibri, semplificazione
delle reti trofiche) ponendo
sempre particolare attenzione all’aspetto della riduzione della biodiversità;
• ricercate, su fonti accreditate (testi scientifici o
riviste come “Le Scienze”,
“Sapere” e altro) le nozioni
necessarie per capire la
tecnica del DNA ricombinante, che è alla base della
creazione degli o.g.m.;
• raccogliete dati e notizie
sui settori di utilizzazione
degli o.g.m (silvicoltura,
medicina, ecc.), con particolare attenzione al campo
dell’agricoltura e dell’utilizzazione di piante geneticamente modificate a scopo
alimentare. È importante
registrare sempre sia i
pareri favorevoli degli
esperti, sia quelli contrari,
per avere un’informazione
abbastanza ampia da
permettere di esprimere
un’opinione personale
ragionevolmente motivata.
(oltre ai materiali scritti)
anche altri elementi ricavati
ad esempio, da interviste
agli anziani, o dall’esame
dei cibi tradizionali che
accompagnano le feste
folcloristiche locali;
• raccogliete notizie e dati
(tratti da articoli, interviste,
testimonianze televisive
ecc.) sui casi più noti e
spesso più stravaganti,
di creazione di o.g.m. per
scopi alimentari, registrando sempre le opinioni favorevoli e quelle contrarie.
Provate, con la dovuta
prudenza, ad esprimere
un’opinione personale
sull’argomento.
Quanto vale
la biodiversità?
l sistema complessivo
delle risorse biologiche
del nostro pianeta, secondo l’autorevole parere dell’U.I.C.N. (Unione Internazionale per la Conservazione
della Natura) ha un grande
valore, anzi, un’intera gamma di valori: quelli diretti
riguardano l’aspetto produttivo e commerciale delle
materie prime che determinano la ricchezza delle popolazioni, mentre quelli indiretti si riferiscono ad usi
non distruttivi, quali la fruizione estetica o la ricerca
scientifica. Esiste, infine, un
valore cosiddetto strategico
delle risorse biologiche, ossia
la possibilità di utilizzare, in
futuro, piante o animali di cui
al momento attuale, non si conoscono ancora le potenzialità: un esempio notissimo è
quello della Pervinca rosa della foresta pluviale del Madagascar che, a rischio di estinzione per la distruzione del
suo habitat, ha invece fornito all’umanità efficaci farmaci antitumorali.
I
Non dimentichiamo, infine,
che la biodiversità ha un valore “in sé”, quello etico, che
implica la tolleranza verso
ogni forma di vita e impone
la salvaguardia di quelle differenze fra specie e fra individui che costituiscono la
base culturale indispensabile anche per il rispetto della
diversità fra gli esseri umani.
Pervinca rosa
del Madagascar
(Catharanthus roseus)
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Bibliografia
Per essere informati
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Dossier Dire - Nel labirinto
della biodiversità
Supplemento al numero 291
del 16/12/1997 di Dire
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L’atlante di Gaia
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AA.VV.
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Ministero dell’Ambiente
Servizio Conservazione
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AA.VV.
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Ministero dell’Ambiente
Servizio Conservazione
della Natura 1995
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Biodiversità dall’analisi
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Per il piacere della lettura
APICIO
L’arte culinaria
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DURRELL G.
L’uccello beffardo
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Il giardino delle vecchie
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La tartaruga 2000
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L’uomo che piantava
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DURRELL G.
Gli aye-aye e io - una
spedizione in Madagascar
Garzanti, 1993
RICHAUD F.
Il signor giardiniere
Ponte alle Grazie, 1999
RIGONI STERN A.
Arboreto selvatico
Einaudi
Appunti
La vita è bella perché è varia
Giulia Sirgiovanni
illustrazioni
Luciano Bracci
immagini
Giorgio Biddittu, Clelia Caprioli
revisione didattico-scientifica
Rita De Stefano
progetto grafico
Gabriella Monaco
stampa e fotolito
Poligrafica Mancini
REGIONE LAZIO
Assessorato all'Ambiente
Dipartimento Ambiente
e Protezione Civile
Comune di Sabaudia
CITTÀ DI FONDAZIO
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